Dell’umiltà Venduta t6h4n

Lorenzo Amadei

Dell’umiltà venduta

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Titolo : Dell’umiltà venduta Autore : Lorenzo Amadei ISBN: 9788867512089 Prima edizione digitale 2012

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Avevamo consapevolezza che zone comodamente mantenute di polemiche nell’emorragia periferica dei cervelli avrebbero strapazzato mosse dal tempo le necessità di farci indennizzo. Crolli viventi noi bloccati dalle esclusioni che non sapevamo accorgerci degli sfigati resuscitati in un sacco onnipresente d’avvertite delicatezze di noie sismiche sul grattacielo delle provocazioni mai recuperate.

Chiusi da una battuta che non parla regolabili decisionisti nei movimenti e nelle illazioni in un’impeccabile lascito di traspirante aria vaticana con funzionabile faciloneria abbatteremo in una stretta lega di voglie il sorriso della meraviglia. Cuore schietto coraggio visitato nell’ultima stagione negata hai trapiantato in me il male salato per scagionare l’onore martoriato di una confessione di maledizione nell’accesso svenato fuori dal tunnel struggente

delle gemellate persecuzioni di demoniache scorciatoie sporcate di un’inversa sodomizzata tormenta sconvolta da una tempistica buonanotte nei venti dell’orrore arenati dalle regole. Pescatore misterioso nuoto nella rivincita rinunciata assistenza della vergogna. Sicuro e tempestoso impotente gobbo baccalà di una ripresa professionistica sul dirottamento inguaribile di un rimasto signor nessuno dai ravvicinati e dagl’accerchiati sono stato venduto

senza peso. Aspettando la toccata aspettativa della mia evoluzione riutilizzato nel recitato riscrivere il sopportabile cambio del rimpianto temo che la dotta scartata gavetta nell’esegesi monologhista vantata sia diventata tipico convincimento per intrufolarmi da liberalizzato tra le preparate coesistenze di una corposa perfezionistica messa intestinale. Trascorro le giornate sui binari dispari della disperazione pregando per scherzo forato di solitudine di un defenestrato troppo dormire.

Mettono merli a rintracciare la vita a giudizio dei media nel cospicuo funerale di uno spostamento perduto a sorprendere il significato badante di un’incinta sindacalista trasferita tra le favole che sanno vendere servite aiuti di vini. Funziono piegato nell’incompresa riciclata angheria dell’ingloriosa gloria manualmente capitata da una rimborsata rimessa ovazione nell’oscuro impegno di una tumorale divina interfaccia a ritagliare

i paranormali poli della vita e della morte nell’ordinario soprannaturale in dimensione completamente dettagliata. Adesso consegno angeli ati dalla scaricabile mente che piega la carne con correzione privilegiata nel ristorante apostolo delle santità. Rivivo il pomo fanatismo di uno scambio ricco con me stesso che culminerà sull’influenzato declino contro pezzi di donne insignificanti. Ombre sull’orologio delle fatalità cannibali salti d’ipertimesia senza capire il seguito arieggiato amore

di un clown Lorenzo muta fotografia tremendamente vestita d’irrealtà. Gridiamo repressi di un’intrusione concessa sull’imminente trucco delle folgoranti conferme. Nel convitto imperdibile l’uragano marziano di un dio prenotato a tempo nei vigliacchi giorni dell’intimità tace. Se tatuata scomparisse la torre delle offerte vicino al cedro salvato dei rastrellamenti della rabbia il biglietto letale di una contraria sfida di coraggio nel merdaio morboso delle rivolte ci lascerà.

Ho pensato ad altro nelle riunite scoppiate emozioni compiute da un’incantevole creato riporto d’inseminazione. Ho pensato di uccidermi nel prematrimoniale assoluto addio alitato doppiamente da tentativi fragili d’architettata artificialità. Insegno nell’oceano l’afrodisiaco taglio al seno nella parte liberata dalla protesi e nei glutei segreti nella piatta fenomenologia delle virtù. Alle calcagna la tentazione di un allarme pacifico da una cocca spuntata udienza per pescare

prima di chiudere un’era il pazzo papale luogo in cui si recava Cristo tra mogli scappate e drammatici ventagli di sudore. Rivivo l’apocalisse interrogata da una colossale considerazione incontrata e ammirata nella sbagliata faraonica punizione piramidale dalla trappola formicida civiltà accanto all’oscuro restauro della libertà. Tornano le culle repressive degli eroi l’ultimo accoppato ato di un’aria potente e strana mistero di vita che sta per arruolarmi nella speciale regolatrice corsa secondo l’affisso volto di una giustizia innocente a ballare esplorata

dal chiedere all’aorta di sfatare il codice vero dell’aspettare. La scomparsa della chiarezza stabilizza l’accoglienza della diversità scaramantica a sfruttare l’eterna bugiarda presa di una disputa rispettata nelle elaborazioni della rivolta della parola regolata a dominare il maschilismo venereo mosso da una riportata disperata lotta di frustrazione annebbiata. Inquilino spietato del vivere benedetto da un o ebreo ostaggio separato di un miglioramento a tua insaputa forbice anziana che preannuncia insoddisfatta

il giusto riscattarsi mangiato da una suprema rivincita dimettiti! Tu nella disastrosa fantasia di un famigerato cambiamento non sai percepire quel fango di palude imbarazzante che nei fondamentali patti di fronte all’emergenza alleata col protocollo sensitivo di una stipula in salita osi fronteggiare senza una proposta di risveglio barbarico per una fuga fica di un non sapevo. Stretto nell’inaspettata scema minaccia di ritirarmi dai vorrei ho ritrovato l’esile acquisire in uno scheletro

condizionato dal rintracciare il nero postino di una coinvolta sicurezza spiazzata dalle decisioni consegnate a un’integra ragione. Mi esilio sadico per sventare stroncare mediterraneo impulso che tenta inaspettato di scaldare il chiuso lunario di una costosa coincidenza che taglia sottile contrapporre falso d’intrusione abitata da un’ideologia che suggerisce un ramo omicidio di ossa da materasso sprofondate nel sonno. Caos nottetempo lascio il portafortuna del vivere

e mi barrico nell’insonnia destabilizzata da una rassicurata giusta chiusura dell’infanzia. Vedrò di conoscermi sotto la preghierina individualista con lo spazzolino platonico di lavati estetici incendi di coperte dispensate per ripagarmi la tolta discussione a preservare il tocco di una compagna di viveri in sacrificio testato su chilometri lasciati ai bacini fondati da notti ovvie con lo svelato recitato recupero di una sindrome d’isolamento sepolta col pigiama della solitudine. Fare sopralluoghi maliziosi

indubbiamente ricercati tra i dimenticati. Farlo nei macelli dove i vecchi giocano alla mamma sfuggiti a sanguinose prescrizioni. Fare gli onorevoli contrappelli nell’indignazione mai trovata sul montascale degli autoritari dell’umiltà venduta. Farlo in un’espressiva atipica salita per chi festeggia in loro il riscattato folle desiderio di un possessivo autoriprodursi all’esserci. Bui preferenziali d’immunitario abbinamento polemizzano col selenio umido di una controllata cresciuta nascita di funzionamento divino.

Sensoriali bambine editrici di preparazioni latenti bagnate di rese amano il cognome marcato di una vicina erezione. Zucchero di una volta benzina che facevamo sguardo di contraddizioni lievitate considerando il ringraziare portato ad un semplice stare senza stipendio costringendo persino le impressioni a tentare di diffondere i cinguettii afferrati delle proposte incolumità a mitragliatrice enigmi ed aquile zavorrate d’espiazione giustiziata. Senza scampo eravamo girasoli nel senso legittimo di una piega di sole

disposti ad escogitare traffici bui senza badare alla redenzione di un’immaginaria rivalità nell’epicentro pescato di bussole a colazione tra teenagers trasferite da grandi nelle nostre allora piccole stanze della sessualità. Guastata da un incominciato scommettere su strani patriarchi Hitleriani guardiana dell’ecstasy si accontentava d’incantonarsi il volto d’assassine filastrocche di memoria. Arrampicata come una gitana che giace determinata nella bara convinta

di una temutissima scordata musa forbice d’angelo tagli e uccidi segregata nel caparbio disposto interruttore di congedata sposa in una mattina intoccabile non alla tua altezza. Accanto a un vassoio tiro l’andare correndo da bullo sul silenzioso aspettare mentre si uccide il perdere esigente su due zampe di marijuana compressa in un autentico rubare il cartello esplosivo della ricca noia nel mal funzionante cervello assassino segreto

di un addestramento di famiglia perbene. Giustiziato vivere a pagamento e si spiega anche l’amore mai testimone di testa sul mito ghiacciato di nude gelate risposte volte nei giorni bambini a domandarsi… perchè? Ho lasciato in questa nottataccia decisa la via ingannatrice di un’ubriaca richiesta di paziente chiusa agitazione per consentire alle mie ruote di mettere il pannolino distrofico di un affetto mai avvicinato dall’infarto. Telefonicamente idolo di me stesso getto la vanga incaricata da un’amnesia

nella futurista riuscita di un costruito irregolare commento di una percepita indecisione. Perso nell’unta scambiata esecuzione di religiosi denominatori corporali nell’ospedale dei trovatori impanati della corruzione si specchiano nobiltà nel riflesso vicario scambio di una conferenza a bilancio sul fuoco assistito di una erella di cornuti spirituali. Il tè del crimine è un cabarettista magistrato che recupera in un minuto l’economico accesso

di una kermesse di spaghetti sconosciuti a contatto con uno stormo d’uccelli inchiappettatori. Riuscirò da matto a fare pacchi inconfessati d’abbandono? Riuscirò a perdere l’arrivederci mangiato dalle trovate? Riuscirò da riposato ad equivalermi da sprecato nell’azzardata tensione di un inizio? Riuscirò nel mestiere bardato dell’immaginazione nella pressante e in disuso congelata sporcatura dei centesimi? Riuscirò a cedere il moderato scartato motorino chiesto per correre per convincere il coprigambe a fasciarmi meglio?

Riuscirò a mollare i grossi panini prevedibili di un’atmosfera assoluta di giusti irriverenti pizzichi di pungente affamata fortuna? Riuscirò a farmi manica intestata e costruita dallo scaldacollo a lasciarmi sarcastico timoniere del bisogno? Riuscirò ad amare chi si estingue nella cascata vita? Pulisco e capisco chi vale se relaziono il potere apostrofando chi si faccia strabiliante campo di cordialità con fermezza costruito sulle previsioni atte a mantenere

l’impianto del chiedere nel segno inosservato dell’educazione orale e su manfrine recluse nella premessa scurrile che offende chi corrisponde in termini plateali a un lamentato nulla finalmente aggiustato. Grasso da assumere nelle impure sensazioni trattandosi di me caricato da compresse moltiplicate provocazioni sull’acqua brevettata da postumi estrogeni agisco tra i masticabili ripetuti sintomi per la riduzione di un’atrofizzata eliminazione

di ponderare il girovita nel combattuto fastidioso sonno. Orientato a consigli mai applicati utile accumulo di disturbi complessi la mattina costringo le ore a misurarmi per un rimedio mai introdotto. La dieta. Coperto di rivisitata scarsa meritocrazia mi basterà esibirmi nel meraviglioso ripescaggio della castità per palesarmi autografato di ritocchi e di consueta palliativa caparbietà nella recitazione scoperta con le donne nella modesta decisa scalogna ad eliminare

sul proclamato pubblicitario sorriso il profilo rimasto delle nude ate armonie. Cecchino del niente sparo accodato bucato reo dell’apparire innocente tra le favole vere della morte regalate a un secondo ignominiosamente ato. Poi riceverete immagini drappeggiate di scatti in un corretto pellegrinaggio di pernottamento interrotto da una risposta assicurata. In accordo con un accompagnatore che intervallerà la libertà prescelta

per riunire esclamativi esempi nei civici portamenti dei dati e delle località saranno riportate le materialità. Infedeli con tempismo ci trasformiamo accademici del fuorigioco calibrato posteggiati tra i disastri squali arrampicatori nella reggia gloriosa di una matematica immedesimata insolita automazione sessuale impuniti dalle mai cominciate mogli. Se non erro ho in bocca il sentire inadeguato del disgusto che batte spiazzato nel disagio distanziato dallo smussare le sembianze di una petulante tastiera di sapori

di una pulente aspettativa del pretendere inventata dalla paura d’invecchiare. Ma cambierò il nascondere di questa pietà cercando d’accorciare il cibo smembrato da una cieca iniziativa di gola cercata nel concedermi un composto assolo mai completamente digerito. Calpestano gli appelli della controparte chi scompare sottoposto al fuggire in un muto aeroporto di lentezza abbigliato a manovre vitali d’azzardo. Distribuiscono farmacie protette dalle incombenze sciagurate dei disagi le supplenti sganciate rotte procurate dai rischi e dai controlli per decreto. Si smarriscono i recuperati tromboni politici del cazzo

che assaltano i parolai delle repubbliche messi nel ferro e buttati sul fuoco dentro i palazzi dispersi e nudi. E sugli scaffali dell’addiaccio del non potere la decisione del non decidere. Pensi a una goccia dilettante a un raggomitolato scagionare una cravatta che piano piano regina dell’addome sul bivio cancellato dei bottoni cade. Resti balena che bacia un’emozione che illumina la fine tormentata. Graffiano gli stupratori nelle università sconvolte col cappio riavvolto

a respirare le spogliate remissive voci. Nel rivestito brivido dell’abbandono accanto a una somara pensierosa ho ritrovato puzza di poesia in un esame non troppo calpestato di un inseminato orgoglio. Nessuna incertezza copre l’eccezione pecuniaria non accontentata perchè obbligatorie le confusioni sanno riconoscerci per fìngersi operaie del precipitare. Pignoramenti salati che non mancheranno di assumere l’esistenzialista comunale incombenza ando per ordini caduti nella plurimandataria reintroduzione dell’ottimismo. Crolla il dividerci insolitamente alternativo

quando lucidamente sul rifugio tallonato di un monolocale si ripareranno inverosimilmente le perdite. Osate l’irriverente ressa di lacrime e pesanti stonate per settimane nel brutto apparire sull’obiettivo allegato. Osate le quote diaboliche le temperature paperine davanti alla ninna nanna sul versante sorpreso delle ondate squagliate di un agitato rimescolamento.

Il copiato principiante preferisce la nobiltà della protezione e mette i drammi nel diffamato superspettacolo di un risultato divorato da un’immaturità deragliata. Si rifarà pupazzo mai trovato dominante sparuto investitore nel pingue pozzo di cenere specializzata. Sostituito di fragilità imiterà nel suo pregevole incostante odio la partitura oliata delle frustrazioni. Freddo a favore dobbiamo contattarci avvicinate interferenze se chiamassi distrofie i pazienti rovinati lasciti senza procedure.

Cerco di comunicarmi toccando il definito guasto scivolato piacere sull’ipotetica sofferenza che sbava l’infernale caduta di un aggio per un ritrovo che stringo nel perso trasformare il sopraggiungere disperato del fallimento. Allungo il terremoto del ritorno per ricevere la bile viva delle reincarnazioni nella dissoluzione ovvia che con sobrietà e con cautela sulla patina della demagogia invecchia il seguito

di fallaci sconfortanti parametri di declassato ringraziamento. Diamo maschi rigori per vincere mutilati memoriali nell’arbitrale sciolta rabbia che silenziosa si accoda offesa tra i rimbalzi invitati dei misfatti. Sfoghiamo parallele primavere caricate a pagamento sull’obelisco fuori posizione sull’eretta rinnovata notte missionaria di cadere su strade femmine in bizzarri giorni seppelliti di filosofia in bianco. Rincorrono le occasioni che c’insegnano ad appartenere ai riguardi rimasti attesi

dei complimenti nella variopinta improbabile preserale disponibilità di un’affamata bottega settentrionale. Superattese ed imperfette sfuggite in un contenitore a spalla infiltrate madonne riempiono a sorpresa l’affiancato compenso ricordato a turno dagl’arrangiati miracoli. Restare drogati d’incontinenti labbra termoregolatrici furfanti o batteri danzatori radiografati da una sfigurata cappella che non capisce un cazzo. Consentiamo agl’annoiati i lasciti del fare sul filo avvicinato

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stretto a correre sull’attualità e sui canali televisivi compiendo adolescenti cambi senza spiegazioni proibite diligente e nemico del fingere fraternizzo coi licantropi superuomini che non chiariscono il trascritto infermieristico continuare sull’ipocrisia e sulla falsità. Ambasciatore di una scatenata natia ribellione infedele nell’ego battuto dai padrini nel sonno da magistrato eugenetico giungo sconosciuto all’approdo degli ammazzamenti di pensiero. Grammi soppesati di rischio arrivo ristretto a scagionare l’inesauribile contrasto

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LORENZO AMADEI

L’autore vive a Sassuolo (Mo) in via Cavallotti 284. E’ nato a Mirandola (Mo) il 20 aprile 1955.

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