Marco Ferrarato, Marco Bovo
Introduzione al Bilancio di Sostenibilità
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Indice dei contenuti
Qualche considerazione introduttiva sulla Corporate Social Responsibility Lo sviluppo della strategia aziendale “CSR-oriented” Come è composto un Bilancio di Sostenibilità Alcune considerazioni conclusive BIBLIOGRAFIA
Qualche considerazione introduttiva sulla Corporate Social Responsibility
Le significative trasformazioni che hanno caratterizzato lo scenario socioeconomico degli ultimi decenni e la condizione di obiettivo ipersfruttamento del pianeta hanno imposto un ripensamento dei modelli di produzione e di consumo, in un’ottica di ricerca di crescente sostenibilità. Oggi la società è sempre più sbilanciata verso una polarizzazione delle classi (ricchi e poveri, con la progressiva scomparsa della classe media) e uno sfruttamento eccessivo delle risorse ambientali. In Italia e nei principali distretti industrializzati occidentali si consuma “come se si avessero a disposizione quattro pianeti”; da inizio anno al 20 agosto 2013 sono state consumate tutte le risorse che la Terra riesce a rigenerare ordinariamente in 12 mesi. In tale condizione, il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR) ha assunto una grande rilevanza nell’ambito delle nuove logiche manageriali, delineando un modello virtuoso di gestione e governo dell’impresa dedito al bilanciamento degli interessi di tutti gli stakeholder, grazie all’integrazione volontaria dei tradizionali obiettivi economici con altri di natura ambientale e sociale. Un profilo definitorio della CSR è riscontrabile, a livello europeo, nella Comunicazione della Commissione Europea del 25.10.2011 (Com. 2011-681), nella quale viene abbozzata una “rinnovata strategia 2011-2014” in materia di Responsabilità Sociale d’impresa, che è definita come “la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”. Obiettivo della Commissione, tramite questa comunicazione, è determinare un cambio di o verso una più incisiva applicazione delle buone pratiche ambientali e sociali (oltre che economiche), anche grazie a modelli operativi e di rendicontazione avanzati e trasparenti. Lo stesso art. 41 della Costituzione Italiana, nel proclamare che “l'iniziativa economica privata è libera”, stabilisceche la stessa “non può svolgersi in
contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” e al terzo comma che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. È in tale contesto normativo e di interesse istituzionale che si è rafforzata l’esigenza di rendicontare a trecentosessanta gradi l’operato aziendale e sono scaturiti i principi guida dettati dal Global Reporting Initiative (GRI) per la redazione del Bilancio di Sostenibilità. Oggi, a fronte di continui disastri ambientali (ad es. Ilva di Taranto, disastro Costa Concordia, alimenti contaminati da diossina e salmonella, fuoriuscite di petrolio) e delle turbolenze sociali dettate dalla crisi economica (es.: speculazioni finanziarie, tagli al personale, incremento della disoccupazione, ecc..), il bilancio di sostenibilità è ritenuto uno strumento indispensabile per innalzare il grado di trasparenza del proprio operato aziendale nei confronti di tutti gli stakeholder, soprattutto nei casi in cui azienda e territorio convivono in un contesto di simbiosi necessaria (aziende del settore alimentare, multiutilities del settore dell’energia, dello smaltimento dei rifiuti, aziende estrattive, enti territoriali di gestione del ciclo idrico integrato, società pubblico-private, ecc..).
Lo sviluppo della strategia aziendale “CSR-oriented”
Nascita e sviluppo dei modelli di rendicontazione
Il codice civile del 1942 è specchio di un contesto territoriale italiano sostanzialmente preindustriale ad ampia superficie rurale e di una singolare cecità verso la tutela dell’ambiente, come testimonia fra l’altro il ritardo con cui è stato adottato il primo corpo normativo sistematico in materia (il Codice dell’Ambiente, Decreto legislativo 03.04.2006 n° 152) e in generale le discipline di settore (negli anni ’90, nei quali si è iniziato a parlare di elettromagnetismo, di rumore, di inquinamento atmosferico e a redigere normative specifiche). Tale cecità invero non è stata solo italiana: il Protocollo di Kyoto, per esempio, arriva solo a fine 1997 con alcuni eccellenti detrattori. Per decenni l’unico riferimento normativo in materia ambientale, a parte le generalissime statuizioni costituzionali (anche a livello sociale), è stato l’art. 844 c.c., il quale disciplina le “immissioni” nel fondo altrui (di rumore, inquinamento, polveri, fumo ecc.), illegittime quando superino la “normale tollerabilità avuto riguardo alla condizione dei luoghi”. La disposizione codicistica, nonostante le interpretazioni giuridicamente discutibili sul legame tra art. 844 c.c. e art. 32 Cost. quale norma di tutela diretta della salute e sul dibattuto “danno esistenziale”, è ancora oggi connotata dai caratteri di predialità con cui era stata formulata ed è tutrice più della proprietà che delle persone in una comunità. In tale quadro non stupisce che le norme codicistiche che impongono alle imprese italiane obblighi informativi abbiano concentrata la propria attenzione esclusivamente su aspetti economici, patrimoniali e finanziari, dando prevalente risalto ai fenomeni aziendali capaci di tradursi in risultati apprezzabili in valori monetari.
Anche in questo caso solo negli ultimi anni si è assistito ad un’apertura del legislatore verso l’emersione di dati di natura qualitativa, riferibili ad aspetti rilevanti sul piano sociale ed ambientale (si vedano le modifiche apportate all’art. 2428 c.c. dal D.Lgs. n.32 del 2007), mettendo sempre più al centro del contesto il ruolo fondamentale di tutti gli stakeholder. Al fine di distinguere il bilancio civilistico in senso stretto da quello contenente l’informativa socio ambientale, si sono diffuse svariate espressioni indicanti tale report a volte fuorvianti anche per esperti del settore. Ecco perché è doveroso sin d’ora chiarire che bilancio di missione, bilancio sociale e bilancio di sostenibilità non sono sinonimo dello stesso strumento e che nel corso degli ultimi anni a livello mondiale sono state compiutamente definite delle linee guida per rendicontare ogni aspetto socio-ambientale in grado di attenuare il rischio di autoreferenzialità. Dei tre, il Bilancio di Sostenibilità è lo strumento di reporting di elezione, il più completo e concettualmente sviluppato. Tra gli schemi di rendicontazione più accreditati a livello nazionale e internazionale dobbiamo ricordare: - Gli standard del GBS (Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale), utili esclusivamente per rappresentare il valore aggiunto creato dalle imprese e la sua successiva distribuzione nei confronti degli stakeholder; - Gli standard del GRI (Global Reporting Initiative), considerati dei riferimenti assoluti per definire ogni singolo aspetto del “global report” esaltando la logica della cosiddetta “triple bottom line”; - Gli standard del Ability (AA1000) per verificare la messa in atto di processi dediti allo stakeholder engagement – interventi essenziali per attuare una corretta politica di trasparenza nei confronti di tutti i portatori di interessi. - Lo standard Social ability SA8000 che tratta temi come lavoro minorile, lavoro forzato, discriminazione, salute e sicurezza, libertà di associazione. I riferimenti dettati dal Global Reporting Iniziative (GRI) - organizzazione no profit alla quale aderiscono aziende multinazionali proveniente da svariati settori, nonché società di revisione contabile e di consulenza aziendale (già
membro del IRRC “International Integrated Reporting Committee” alla pari dello IASB) – sono l’impianto tecnico sul quale si innestano gli ulteriori indicatori sopraelencati diventando parte integrante nelle procedure di sviluppo del report; di conseguenza le linee guida del GRI (oggi giunte alla versione G3.1) rappresentano il massimo grado di adesione volontaria ad un progetto di ability. Per indicare che un report è stato redatto in base ai principi del GRI, i redattori dell’elaborato dovranno dichiarare il Livello di applicazione del GRI Reporting Framework utilizzando il sistema “GRI Application Levels”. Il sistema prevede tre Livelli di applicazione (C, B e A), al fine di soddisfare le necessità di coloro che redigono il report per la prima volta, dei redattori più esperti e di quelli con esperienza intermedia. I criteri di reporting a ciascun livello riflettono il Livello di applicazione o di copertura del GRI Reporting Framework. Se il bilancio è stato oggetto di assurance (certificazione professionale di conformità) a ciascun livello può essere aggiunto un “più” (+) (C+, B+, A+). Uno sguardo alle linee guida del GRI 3.1 Secondo l’espressione enunciata direttamente nelle linee guida - secondo il GRI - “Il reporting di sostenibilità consiste nella misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità (ability) nei confronti di stakeholder sia interni sia esterni, in relazione alla performance dell’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile”. Il GRI contando sulla collaborazione di un ampio gruppo di esperti appartenenti alle più svariate categorie di stakeholder, dopo una serie di consultazioni, unite a esperienze pratiche, ha lavorato alla costituzione ed al continuo miglioramento del suo Reporting Framework modello generalmente riconosciuto per il reporting della performance economica, ambientale e sociale. Il Framework comprende le Linee guida per il reporting di sostenibilità, i Protocolli degli Indicatori, i Protocolli Tecnici e i Supplementi di settore. Per ciascun Indicatore di performance contenuto nelle Linee guida esistono dei Protocolli di indicatori. Detti Protocolli forniscono definizioni, guide alla compilazione e altre informazioni per assistere coloro che redigono il report e per assicurare coerenza nell’interpretazione degli Indicatori di performance. I
Supplementi di settore integrano le Linee guida con interpretazioni e consigli sull’applicazione delle Linee guida in un determinato settore e comprendono Indicatori di performance specifici di settore. I Supplementi di settore applicabili dovranno essere utilizzati in aggiunta alle Linee guida piuttosto che come sostituti delle stesse.
Come è composto un Bilancio di Sostenibilità
Parte 1 - descrive i tre elementi principali del processo di reporting. Al fine di assistere nella definizione degli argomenti da includere nel report, questa sezione affronta i Principi di reporting di materialità, inclusività degli stakeholder, contesto di sostenibilità e completezza, unitamente a una breve serie di verifiche relative a ciascun Principio. L’applicazione di questi Principi e dell’Informativa standard determina gli argomenti e gli Indicatori da includere nel report. A ciò fanno seguito i Principi di equilibrio, comparabilità, accuratezza, tempestività, affidabilità e chiarezza, unitamente ai test da utilizzare per raggiungere un livello qualitativo adeguato delle informazioni contenute nel report. Questa prima sezione, ovviamente in termini di ability, assolve la funzione fatta dai postulati del Bilancio Civilistico ai fini informativi. Parte 2 - contiene l’Informativa standard da includere nei report di sostenibilità. Le Linee guida identificano le informazioni significative e materialmente rilevanti per la maggior parte delle organizzazioni e di interesse per la maggior parte degli stakeholder, al fine di comunicare i tre tipi di Informativa standard: - strategia e profilo: definisce il contesto generale per la comprensione della performance dell’organizzazione, quali strategia, profilo e governance; - modalità di gestione: illustra il modo in cui un’organizzazione affronta una determinata serie di argomenti, allo scopo di fornire il contesto per comprendere la performance in una specifica area; - indicatori di performance: fornisce informazioni comparative sulla performance economica, ambientale e sociale dell’organizzazione. Indicatori di Performance Economica - descrivono il flusso di capitale tra i vari stakeholder e i principali impatti economici dell’organizzazione sulla società. E’ in questa sezione che ai fini della disclosure del Valore Aggiunto
distribuito agli stakeholder si utilizzano anche le linee guida dettate dal Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (GBS). Indicatori di Performance Ambientale – analizzano le performance relativa agli input (ad esempio, materie prime, energia, acqua) e agli output (ad esempio, emissioni, scarichi, rifiuti) mettendo in luce eventuali esternalità positive o negative. Pratiche di Lavoro e condizioni adeguate - fornire un’informativa sintetica sugli elementi dell’approccio di gestione descritti di seguito, in riferimento ai seguenti aspetti relativi al lavoro (CCNL, numero dipendenti, infortuni, turnover, mansioni specifiche,ecc…). Diritti Umani - in questa sezione i temi trattati riguardano la nondiscriminazione, l’uguaglianza di genere, la libertà di associazione, la contrattazione collettiva, il lavoro minorile, il lavoro forzato ed obbligatorio e i diritti delle popolazioni indigene. Indicatori di Performance sulla società - in particolare,si ricercano informazioni sui rischi associati a corruzione,intimidazione nel processo decisionale pubblico epratiche di monopolio. Responsabilità di Prodotto – sezione dove siaffrontano gli aspetti relativi ai prodottie ai servizi dell’organizzazione che si ripercuotonodirettamente sui clienti, in particolare, salute e sicurezza,informazioni ed etichettatura, marketing e privacy.
Alcune considerazioni conclusive
Dall’esperienza pratica, dall’analisi della dottrina in materia e dall’evoluzione del contesto socioeconomico, si configurano tutte le condizioni per la diffusione capillare dello strumento presso imprese di grandi e medie dimensioni, soprattutto se operanti nei settori ambientale o alimentare. Appare evidente, infatti, la stretta correlazione tra l'adozione di un sistema di organizzazione e rendicontazione trasparente e l'apprezzamento degli stakeholder in settori di così profonda importanza sociale. Non solo multiutilities e industrie del cibo: oggi è importante rendicontare e rendere trasparente l'attività d'impresa anche quando la stessa abbia un marcato impatto ambientale (aeroporti, piste da corsa) o quando sia soggetta ad inopportuni complottismi (aziende farmaceutiche, centri di ricerca). Il Bilancio di Sostenibilità, concepito come strumento tecnico, offre alle aziende l’opportunità di sintetizzare tutte le procedure messe in atto per garantire all’impresa un futuro sostenibile sotto ogni punto di vista. Lo strumento in esame ben si presta - ed in effetti spesso è questo l'unico fine per il quale viene redatto - a fungere da strumento di comunicazione o addirittura "pubblicità" per un'impresa, anche considerata la sempre più forte attenzione dei consumatori per la questione socio ambientale e il gradimento per prodotti ecosostenibili. Va rilevato fra l’altro che i più avanzati parametri di redazione del Report di Sostenibilità richiedono all’azienda l’adozione di una serie di adempimenti normativi ai quali dovrebbe già aver fatto fronte. Statuto, Patti Parasociali, Bilancio Civilistico, Relazione sulla Gestione da parte degli amministratori, Relazione di conformità contabile, Modello di Organizzazione e Gestione dei Rischi (D.Lgs. 231/01), Codice Etico, eventuale Modello per la Privacy e per la gestione dei dati sensibili, Dichiarazione Ambientale, Certificazione per la sicurezza, Certificazioni ISO sono i cardini per la stesura di un bilancio conforme alle migliori prassi internazionali.
BIBLIOGRAFIA
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