IL PRINCIPE SENZA REGNO
Roberto Bruno, Adriana Riposio
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Indice
Il principe Il gigante che non usava il cervello Il fiume ghiottone Il viaggio Il principe e il mondo degli inganni Le scarpe volanti L'orco G... Il principe e il drago Regole dello spazzolino magico Consigli per diventare grandi.
Indice
1 Il principe.
2 Il gigante che non usava il cervello.
3 Il fiume ghiottone.
4 Il viaggio.
5 Il principe e il mondo degli inganni.
6 Le scarpe volanti.
7 L'orco G...
8 Il principe e il drago.
9 Regole dello spazzolino magico.
10 Consigli per diventare grandi.
Il principe
C'era una volta un piccolo paese, anzi no… era grande quanto una città…
C'era una volta una piccola città e in quella città c'era un posto strano, speciale, dove viveva… un principe!
Un principe senza regno!
Lui non faceva il principe: non comandava nessuno, si alzava al mattino e andava a lavorare…
Il suo lavoro era bello, aiutava tante persone e tutti gli volevano bene per questo.
Non aveva un regno, aveva una casa piccola piccola e una mamma, la regina, che lavorava anche lei.
Il suo papà era volato in cielo…
In questo strano regno tutti volevano bene alla regina e al principe che lavorava…
Lavorava così tanto che ad un certo punto si stancò e pensò che sarebbe stato bello non stare più da solo ma avere una principessa a cui voler bene.
Partì, andò lontano e ritornò ma non trovò la principessa che voleva: erano tutte troppo principesse e non parlavano con lui.
Smise così, per un po', di cercare perché era stanco di non sentire nessuna risposta anche se lui era gentile…
Aveva incontrato tante principesse che o erano belle o si credevano belle e non volevano parlare con lui delle cose che aveva nel cuore.
E allora?
E allora si stancò e per un po' non cercò, continuò a lavorare poi dopo un po' mise un messaggio in una bottiglia, dentro aveva scritto cosa c'era nel suo cuore e lo lasciò andare nel fiume.
Il fiume lo portò non tanto lontano… lo trovò una ragazza che eggiava da sola e lo aprì…
Per poco non piangeva leggendolo ma lo lesse una… due… tre… quattro volte poi decise di rispondere: scrisse anche lei le cose che aveva nel cuore, legò il messaggio alla zampina di un piccione viaggiatore.
Quando in principe ricevette la risposta, le chiese di trovarsi nella città dove lui viveva, esattamente alle nove di un certo giorno.
La ragazza andò in quella bella città dove viveva il principe, era settembre e faceva caldo, c'era una piazza con una grande chiesa e tutta la gente era fuori a mangiare il gelato…
Arrivò il principe con la sua carrozza nera, con una pariglia di quattro cavalli neri e dentro era molto bella, con specchi, sedili di stoffa rossa… Era così bella che la guidava solo lui.
Si salutarono e pian piano cominciarono a parlare ma nessuno aveva vergogna dell'altro, anzi, stavano bene a parlare insieme e andarono a mangiare il gelato in una città vicina.
L'orologio del campanile di questa città suonava le dieci e loro parlavano, suonava le undici e loro parlavano, suonava mezzanotte e loro parlavano, suonò l'una e dissero: “Oh cielo! È tardi!” e tornarono a casa.
Nel salutare quella strana principessa che gli faceva sorridere il cuore, il principe disse: “ Ma ci vedremo ancora?”
La principessa era sorpresa e disse solo: ”Eh?!”
E si salutarono ma non ò tanto tempo che incominciarono a mandarsi i
messaggi con il piccione viaggiatore.
Poveri piccioni quanto volare facevano da una città all'altra!
A furia di piccioni, di lavoro e di speranza, i nostri due principi si videro di nuovo ed andarono di nuovo in quella città speciale e, parla che ti parla, i loro cuori cominciarono a battere un po' più forte, cominciarono a sentire una cosa strana che assomiglia al solletico al cuore, quando si vedevano…
Chi li guardava non aveva dubbi, si stavano innamorando…
Il tempo ava, l'estate diventava autunno e i nostri due si volevano così bene che decisero di fidanzarsi…
Ma questa è un'altra storia… per ora finisce qui…
La principessa cosa farà?
L'amore sboccerà?
Chi a leggere continua poi lo scoprirà…
Il gigante che non usava il cervello
Quante avventure questo principe!
Sembrava che si fossero messi tutti d'accordo per farlo correre qua e là e non farlo riposare mai…
Questa volta la cosa era seria, un terribile gigante che… bim… bum… bam…
Quando camminava sembrava il terremoto e ascoltandolo sembrava sciocco.
A grandi i marciava sulla città ed era così poco furbo che si sedette nella vallata e bloccò così tutto il corso del fiume: i campi erano secchi, le anatre non potevano nuotare…
Disastro!
Ci provò il sindaco, ci provò il parroco, ci provò il comandante dei carabinieri a farlo andar via con le buone o con le cattive ma lui niente, era convinto di essere un genio, voleva misurarsi con uno davvero intelligente, il più intelligente della città, voleva far capire a tutti che era lui il più intelligente.
Il vecchio saggio decise di intervenire perché tutta la città era in pericolo e chiamò il principe senza regno a misurarsi con lo stolto gigante.
La gara era molto semplice: una sola domanda e se per primo avesse risposto il gigante, beh, si sa che fine avrebbe fatto la città ma, se a rispondere fosse stato il principe, il gigante avrebbe dovuto andarsene…
Ed ecco la domanda: non si può vedere né toccare
il cuore può incendiare
non si può neanche comprare
ma le ali del coraggio ti può dare…
Pensarono un'ora poi il principe, che aveva cercato in tutti i libri del mondo, provò, senza tanto pensare, a rispondere: ”L'amore!” e indovinò.
E il gigante… con le pive nel sacco, rosso rosso di vergogna, la vallata traversò e lontano lontano a pensare tante cose se ne andò…
Il fiume ghiottone
Dove eravamo rimasti? Ah sì! Il principe e la principessa si volevano già un po' di bene…
No, tanto bene e continuavano ad incontrarsi e stare insieme, il loro cuore batteva forte forte quando erano insieme e faceva capire a tutti e due che il bene che si volevano diventava sempre più grande…
Il principe aveva un amico, un amico strano, lo chiamavano signor Trovatutto, lui aveva una bottega fantastica dove potevi trovare pennelli, colori a tempera, matite, pastelli, fogli colorati e tanti bambini che andavano a scuola compravano da lui quello che serviva.
Il signor Trovatutto si chiamava così perché davvero sapeva trovare ogni cosa e conosceva tanti segreti della città, come quello del fiume ghiottone…
“Ma no!” direte voi…
Sì, sì…
Un fiume che mangiava, si mangiava esattamente le fondamenta delle case…
Che guaio!
Le case senza le fondamenta sono un po' come persone senza piedi che fanno fatica a stare su.
E mangia mangia…
Mangia, mangia… il fiume si pappò le fondamenta di una casa che al principe piaceva tanto.
Lì voleva costruire un nuovo posto dove lavorare e accogliere tante persone perché lui faceva il dottore… “Mamma mia!” pensò “E adesso?”
Andò sulla riva del fiume per capire cosa succedesse ma… niente!
La casa sembrava stare su ma il fiume sotto gorgogliava e sembrava volersela pappare tutta…
Che mistero!
Il principe era proprio triste perché nulla poteva aiutarlo a realizzare quel sogno, eppure era un bel sogno!
Così non si perdette d'animo e disse di voler continuare la sua ricerca, andò proprio sul greto del fiume e capì che era ghiotto di pietre.
Attraversò la città e si fermò in una cava, così riempì la carrozza di grossi sassi, li portò dal fiume ghiottone e li lasciò andare giù.
Pian piano il fiume smise di gorgogliare: si stava mangiando le pietre e così smise di mangiarsi le case…
E la casa che il principe vorrebbe?
Resta lì, intanto lui mette monetine nel suo salvadanaio, per poterla comprare, un giorno…
Il viaggio
I sogni, si dice, sono solo l'inizio del viaggio che serve per farli diventare realtà…
Quella volta, però, le cose andarono un po' diversamente.
Il principe un brutto giorno si ammalò gravemente e sembrava che non ce la dovesse fare a vivere…
Stava male, tanto male…
La regina piangeva molto preoccupata e la principessa non lo lasciava mai solo…
I dottori più bravi non riuscivano a trovare qualcosa che potesse guarirlo e la speranza era poca.
Distrutta dalla stanchezza, la principessa andò dall'uomo più anziano e saggio della città, era l'ultima speranza…
L'uomo le disse: ”Un rimedio c'è! Ma è difficilissimo trovarlo… Devi andare
dall'altra parte della terra, trovare una fonte e riempire questa bottiglietta alla sorgente sul monte più alto del pianeta”.
“Mamma mia!” pensò la principessa “Ce la farò?”
Partì, però, a dorso d'aquila e sopra un asino, a piedi persino, ci arrivò…
Era stanca morta ma prese la bottiglietta e si avviò per tornare, era una lotta contro il tempo!
Doveva farcela!
Arrivò che era troppo tardi…
Ma lei no!
Non si voleva arrendere: versò la bottiglietta sulle labbra e sugli occhi del principe che pian piano si svegliò!
Immaginate la contentezza!
Non lasciò mai solo il suo principe finché non fu guarito e solo allora la principessa, stanca ma felice tornò a casa sua.
Il principe e il mondo degli inganni
A volte, anche le persone più sincere non riescono a capirsi…
Al nostro principe e alla nostra principessa, un brutto dì, successe proprio così…
Come forse sapete… no… non lo sapete ancora…
Ricominciamo: dovete sapere che vicino al posto dove lavorava il principe, il suo studio da dottore, c'era una grande voliera piena di piccioni, gufi, allocchi, civette e altri uccelli, sempre rifornita di vaschette con cibo e acqua, sempre aperta, insomma gli uccelli viaggiatori che arrivavano lì con un messaggio per il principe erano ben accolti e felici tornavano con la risposta.
Il principe, in questo modo, comunicava con i suoi pazienti e andava, se era necessario, a visitarli.
Un brutto giorno successe che nella voliera si fermò uno strano piccione con una piccola corda attaccata alla zampa ma alla corda non era legato alcun messaggio…
Tempo dopo, una ricca signora un po' vanitosa e per niente gentile si presentò nello studio del nostro principe–dottore molto molto arrabbiata…
“Perché non è venuto a visitarmi? Chi si crede di essere?
Io le ho mandato ben due piccioni viaggiatori, insomma!”.
Il principe non capiva, cercava di scusarsi ma la signora continuava il suo rimprovero.
Il breve, il giorno prima, la signora aveva mandato dal principe un piccione viaggiatore dietro l'altro chiedendogli aiuto perché stava proprio male ma il principe non era andato a visitarla, disubbidendo così al giuramento che fanno tutti i dottori…
Il problema era che il principe non ricordava di aver letto i messaggi della signora, così la accompagnò alla voliera e la signora riconobbe i suoi piccioni, tra l'altro senza piume.
Che guaio per il principe!
La signora se ne andò scocciata e nel cercare di capire, il principe ricordò che la principessa era stata a trovarlo proprio quel giorno e per rendersi utile aveva pulito la voliera.
Arrabbiatissimo, anzi furioso, andò dalla principessa e la rimproverò: “Come hai potuto perdere o prendere un messaggio che mi serve per lavorare?” e se ne andò…
La principessa che non era colpevole, si arrabbiò anche lei, pianse molto ma non era disposta a dire ciò che non aveva fatto ed era sincera!
Mandò una lettera piena di rabbia al principe ma non gli parlò.
Leggendo la risposta il principe non capiva ma poi trovò in un angolo in mezzo alle piume, i due messaggi, allora capì…
Si mise subito a mandare le scuse alla principessa ma lei non accettò…
Non parlò con il principe né gli mandò messaggi per giorni e il principe cominciava a sentirsi triste ma non lo faceva capire…
Una sera, decise di riconquistare la sua principessa e andò con un bravo violinista sotto il suo balcone e le recitò quella strana poesia che lei gli aveva letto quando si erano conosciuti.
Si volevano troppo bene per separarsi così, la principessa scese, chiese scusa per non aver capito e lui le domandò scusa per non essersi fidato, poi andarono alla voliera per capire cosa fosse successo…
Appena entrati sentirono un rumore terribile: i piccioni della ricca signora erano ancora lì e stavano bisticciando .
Sembravano due pappagalli impazziti tanto gridavano e dovettero prenderli per le zampe per dividerli.
“Roba da matti“ disse il principe e guardò giù: accartocciati c'erano ancora i due messaggi…
Riportarono i due indisciplinati piccioni alla padrona che guardandoli ammise l'errore: aveva mandato sullo stesso tragitto i due piccioni più invidiosi e permalosi della sua voliera, capaci solo di litigare.
La signora mise in castigo i due piccioni e chiese scusa.
Il principe, il giorno dopo, la visitò.
Le scarpe volanti
Un giorno di primavera un po' strano, così caldo da sembrare estate, il principe si accorse che nel suo studio da dottore mancavano molte cose…
Doveva fare un po' di spese e detto-fatto, attaccò i cavalli alla carrozza e partì.
Andò in un grande magazzino per comprare tutto quello che gli serviva e quando arrivò, incontrò uno strano personaggio…
Era molto ben vestito, aveva un grande turbante sulla testa e parlava in modo strano…
Salutò il principe in modo gentile e il nostro principe non credette ai suoi occhi quando vide… un tappeto volante!
Timidamente chiese al ricco signore se poteva vederlo e con fare gentile lui lo accolse: “Salite amico mio! Vi porterò ad ammirare la vostra splendida vallata!”
E così fece.
Volarono sul fiume, sulle colline e sulla vallata e tornarono alla carrozza che era
quasi il tramonto.
Il principe era così felice che invitò il misterioso signore a casa sua per quella sera.
Misterioso era davvero!
Veniva dalla Persia, era un po' dottore e un po' mago e viaggiava per imparare sempre più cose sulla medicina.
Visitò lo studio del principe e quella sera dormì a casa sua.
La mattina dopo era festa e il principe gli chiese un favore: ”Amico mio, prestami se puoi il tuo tappeto magico per quest'oggi, stasera te lo renderò… Voglio fare una sorpresa alla mia principessa…”.
E così fece: portò la sua amata in giro per la vallata, quasi a toccare le nuvole, le preparò un pic-nic in montagna tra gli stambecchi e le marmotte e la sera rimase con lei a guardare le stelle, poi la riaccompagnò a casa e riportò il tappeto al suo amico.
“Sei stato onesto, buono, leale” gli disse il mago persiano “voglio farti un regalo!”
Gli donò delle strane scarpe… volanti!
Due piccole ali dorate dietro al calcagno le facevano alzare da terra…
“Che meraviglia!” pensò il principe.
Il mago ripartì e il principe usò le sue scarpe volanti per arrivare più in fretta dai suoi pazienti ma…
Ma la città aveva ancora bisogno di lui: il gigante sciocco era tornato per vendicarsi.
Questa volta, seduto in mezzo alla piazza, minacciava di buttare giù tutti i palazzi della città.
C'era di nuovo bisogno del principe e lui, pensa e ripensa, indossò le sue scarpe volanti e che strano fu per il gigante vedere quel minuscolo essere che volava qua e là!
Non capì subito cosa fosse e il principe volò sempre più velocemente finché al gigante non girò la testa e cadde svenuto.
Zitti zitti lo legarono: mani, piedi, ginocchia, gomiti e testa e ci vollero ben venti aquile, cinquanta aironi, trenta cicogne, sessanta fenicotteri, quaranta rondini e cinquanta falchi che insieme si alzarono in volo, portando nel becco le corde che tenevano legato il gigante.
Fecero un viaggio di dieci giorni e lo lasciarono sulle coste dell'Inghilterra, quindi fecero ritorno ai loro nidi.
Il principe continuò a prendersi cura dei suoi pazienti, a volare da loro con le sue magiche scarpe ed amare la sua principessa.
L'orco G...
C'è chi dice che sia stato l'orco di Pollicino, feroce come nessun altro, ma lui in questa idea proprio non si riconosce, anzi…
Qualsiasi orco non avrebbe disdegnato un tenero bambino a colazione, ma lui no!
Ogni volta che gli si presentava qualcuno più debole di lui, lo aiutava, era un orco al contrario!
Se poteva, aiutava gli altri e per questo, nel mondo degli orchi, lui proprio non ci sapeva stare, del resto della sua vita non ricordava niente, sapeva solo che il suo cuore era strano…
Così, non contento della sua vita da orco, se ne andò, mise le sue cose in un fagotto e partì su una barca e remò, remò, remò… finché non si addormentò e la corrente lo cullò portandolo su un fiume basso, un torrente, quasi in secca durante l'estate.
Quel torrente bagnava una piccola città e l'orco al contrario si ritrovò sul greto con la barca.
Lì ava con la sua carrozza… il principe, vide quel povero omone che,
appena si svegliò si mise a piangere da sembrare un bambino e gli andò vicino.
L'omone raccontò la sua storia: da dove veniva e perché era lì ma neanche sapeva il suo nome, sapeva solo che era un orco.
Il principe lo guardò bene: ”Orco? Perché? Guardati allo specchio!” gli disse, “Sei alto, robusto, i tuoi occhi non sono cattivi, anzi, i tuoi vestiti strappati si possono cambiare e il tuo viso può sorridere.”
L'orco non capiva: era la prima volta che qualcuno gli parlava in modo gentile e scoppiò di nuovo a piangere.
“Basta! Per carità! So a mala pena stare a galla! Non piangere più o qui dovremo nuotare!”
L'orco fece un sorrisino e fu così che conobbe il suo primo vero amico.
Il principe era un tipo preciso, a volte schizzinoso, ma aveva il cuore grande e portò l'orco a casa sua.
L'omone si fece un bel bagno e mangiò, divorò un sacco di cose poi si mise a dormire come un bimbo su un gran lettone.
Il giorno dopo, con un vestito nuovo regalatogli dal principe, andarono a cercare un lavoro…
Cosa sapeva fare un orco?
Cerca e cerca, nessuno voleva farlo lavorare e stava quasi per abbandonare le speranze quando un vecchietto dal viso buono ò con un carretto di frutta e verdura da vendere al mercato.
L'orco guardò tutte quelle cose e si ricordò quando, da ragazzino, coltivava l'orto ed era anche molto bravo!
Il nonnino, fragile e stanco, lo guardò negli occhi e con la voce un po' tremante gli disse: ”Bravaaavo ragazzo! Ti piace coltivare la terra, eh?”
Lui fece segno di sì e il nonno, senza perdere tempo, gli disse: ”Vieeeeni con me! Vediamo cosa sai fare! Se guadagnamo bene, da oggi lavorerai con me!”
E fu un successo: vendettero tutto e guadagnarono bene.
Fu così che l'orco diventò un contadino e trovò anche un papà: il vecchietto decise di adottare quel ragazzone come un figlio e per la prima volta l'orco ricolmo d'amore ricordò il suo nome… Guido…
Fu così che Guido e il suo papà lavorarono e furono felici per un po' finché il vecchio padre non si ammalò e se ne andò in cielo.
Guido era pieno di dolore ma voleva far vedere al suo papà lassù che tutte quelle cose che aveva imparato erano servite a qualcosa.
Ristrutturò la casetta e la fece diventare molto bella e chiamò altre due persone a lavorare con lui.
La fattoria si ingrandiva e diventava bellissima…
Facevano anche il vino!
Un bel giorno, il principe venne a trovarlo e gli presentò la sua principessa.
Fu una bellissima giornata: fecero uno spuntino e una lunga eggiata per i campi e le colline, Guido era felice!
Alla fine della lunga giornata, Guido si addormentò contento di avere degli amici sinceri.
Il principe e il drago
Erano giorni di terribile… odore!
Un odore forte, quasi acido, si respirava per tutta la città e avvolgeva la vallata…
Era forte, si sentiva di giorno ma di notte un po’ meno, chissà perché…
Il saggio era senza parole e senza idee per risolvere il problema, quando si ricordò che forse aveva ancora un asso nella manica: il principe.
Lo chiamò implorando perché i nasi dei poveri abitanti erano allo stremo delle forze… e non solo i nasi!
Il coraggioso dottorino si avviò, non prima di aver preso con sé una bella molletta da bucato e le sue scarpe volanti…
Percorse tutta la città e dalla collina sopra la grande chiesa si alzò in volo.
In un batter d’occhio fu in fondo alla bellissima vallata, resa tremenda da quel fetore…
Lassù, quasi dove si vedevano le prime marmotte e nascevano i torrenti, c’era una grotta e da lì veniva l’odore…
Buio, nero e pieno di odore acido, forse di zolfo, l’ambiente metteva paura anche al principe, ma si fece coraggio…
Andò un po’ più avanti, e per poco una fiammata non lo ridusse in cenere…
Aveva il cuore che batteva troppo forte, ma proseguì, sentì anche caldo: c’era del vapore che usciva…
Usciva… da un enorme nasone…
Era un nasone di drago!
“Ecco chi manda questo odore terribile! Sei tu!!” disse il principe.
Il drago, offeso, per poco non lo arrostì come uno spiedino, poi il principe continuò, cercando di trovare un modo per parlare con l’enorme creatura che non si muoveva mai più di un o, quasi che non volesse mangiarsi o arrostire il principe, neanche per antipasto…
Che il drago fosse a dieta?
Il principe cercò di prendere tempo, facendo complimenti al bestione, gli chiese di fargli vedere la coda, le squame, le orecchie…
Ma la creatura non si muoveva…
Dietro di lui, un’enorme oggetto azzurro stava adagiato sulle foglie e il drago sembrava volerlo proteggere…
Poi, pian piano, l’animale capì che poteva fidarsi, questo perché i draghi sono creature magiche, capaci di leggere nella mente e nel cuore degli umani…
Il dottore-principe mostrò la sua borsa da medico e solo allora il bestione si fece capire: aprì l’enorme bocca con ben centootto denti di cui ben venti con la carie!
Un moto di ribrezzo, schifo direte voi, attraversò il volto del principe ma lui era un medico e aveva il dovere di curare chi gli chiedeva aiuto…
Si mise così all’opera…
Trapanò, pulì, chiuse ben venti enormi buchi nei dentoni del drago e ci vollero sette giorni…
Solo alla fine l’enorme essere gli diede fiducia e svelò il suo segreto: era una
dragonessa e quell’enorme cosa azzurra era l’uovo con il suo piccolo…
Il principe prese parola e le disse: “Cara signora drago, bene non va… o impari a lavarti i tuoi bei dentoni o nel giro di un anno li perderai tutti e mangerai solo pastina in brodo!”
La dragonessa non capiva, allora il principe le mostrò un oggetto speciale: il primo spazzolino magico, oggetto di sua invenzione, brevettato con le fate e capace di diventare grande quanto i denti che deve lavare…
Spiegò e rispiegò alla dragonessa come doveva lavare i denti, le raccomandò anche una bella doccia e una pulitura delle orecchie ogni sera, poi sentì… cric… croc…
L’ovone si stava schiudendo! Ne uscì uno splendido draghetto che, come se fosse un cagnolino, prese a leccare il principe…
La mamma drago piangeva dalla gioia e abbracciò il principe, così forte che stava per stritolarlo…
Il principe raccomandò a mamma drago le regole della pulizia, comprese quelle dello spazzolino magico che, se cercate bene, troverete anche voi, poi con le sue scarpe magiche, stanchissimo, tornò a casa e dormì…
Dormì davvero tanto e quando raccontò la strana storia alla principessa, lei quasi non ci credeva…
Regole dello spazzolino magico
Dopo aver mangiato, anche a colazione e merenda, lavati bene i denti.
Spazzola sempre dal rosa verso il bianco, i denti davanti e anche quelli dietro, dalla parte esterna e anche dentro…
Meno dolci e più frutta e verdura: salvano la dentatura.
Un po' di fluoro aiuta lo spazzolino magico a tenere i denti sani, chiedi al pediatra ed al dentista.
Consigli per diventare grandi.
Va a letto presto tutte le sere,
a lungo alzato non rimanere.
Per una giornata da vero leone,
fai una buona colazione.
Le orecchie sono due e la bocca una sola,
ascolta prima di parlare, sia a casa sia a scuola.
Mangia sempre un po' di frutta e verdura
e crescerai senza paura.
Il fa schifo non esiste,
il non mi piace è meno triste.
Stai ben composto
e tutto va al suo posto.
Riordina dopo aver giocato
e ogni gioco sarà ben conservato.
Dopo mangiato lava bene i tuoi dentini,
cresceranno robusti e carini.
IL PRINCIPE SENZA REGNO
Roberto Bruno è nato a Tortona (AL) nel 1975, laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria a Pavia, odontoiatra presso il proprio studio dentistico in Tortona, ricercatore e co-fondatore di un centro di ricerca no-profit.
Interessato a nuove frontiere dell'odontoiatria e fedele alle basi dell'odontoiatria, non poteva non occuparsi dell'educazione all'igiene orale e quale miglior momento per iniziare se non dai sogni, dalle favole?
Ecco che scienza, fattori tecnici e creativi si fondono in un processo quasi inverso grazie all'apporto indispensabile di una collaboratrice "speciale".
Adriana Riposio è nata a Alessandria nel 1977, laureata in scienze dell’educazione, lavora come insegnante nella scuola dell'infanzia, secondo circolo di Tortona (AL).
Ha sempre avuto una ione per la scrittura, invero mai coltivata seriamente, ma stavolta ha deciso di provarci, mettendo nero su bianco una favola raccontata “a braccio” ai suoi bambini durante il riposo pomeridiano…
La storia, con sua grande sorpresa, è piaciuta ai bambini ed ecco che è nata la storia del principe, idea incoraggiata e poi tecnicamente realizzata con il “suo più grande sostenitore” che guarda caso è coautore della fiaba…
Nuove fiabe con il sorriso… per bambini sereni