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Michele Ghilotti

Insert Coin

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Questo libro è stato realizzato con BackTypo un prodotto di Simplicissimus Book Farm

Indice dei contenuti

INSERT COIN “COME VA?” PIACERE IO MI CHIAMO SEBASTIAN PADRI E FIGLI ESSERE O AVERE? LA NOTTE THE MASTER ESTRATTO CONTO SPRAZZI DI VITA INSERT COIN (CORTO CIRCUITO CEREBRALE) DISCORSI DA BAR ESTRATTO CONTO DOLCE SILENZIO KOREA NATURA UMANA MESSICO E NUVOLE (E SCOMMESSE) AMICA BANCA

BOTTE DA ORBI CHE RESTITUISCONO LA VISTA AI CIECHI IL SISTEMA IN GINOCCHIO DA TE CIAO A TUTTI L'AUTORE Ringraziamenti

INSERT COIN

“Il gioco è un suicidio senza morte”.

Eccomi qua.

Lo spazio è decisamente ristretto, l’aria scarseggia ed è piuttosto viziata, direi che praticamente non respiro, ma questo adesso come adesso vi assicuro che non è un problema.

Come non è un problema l'odore di legno marcio, visto che nemmeno lo sento.

I problemi, ammesso che ancora ce ne siano, sono altri, visto che mi trovo in una cassa da morto e non è un gioco, mi trovo in una cassa da morto perchè sono MORTO.

Sì, sono privo di vita, morto, defunto, traato, estinto, deceduto, andato, schiattato, esanime, ato a miglior vita, mancato all'affetto dei miei cari... Ditelo come cazzo vi pare ma la sostanza è che sono morto.

Bene, adesso sono sicuro che qualcuno di voi dirà "..e come fai a raccontarci la storia se sei morto.." oppure "..sì certo..il morto che parla … e scrive.."

Ok, facciamo così, se tra di voi c'è qualcuno non vivo e che sa cosa significhi essere morto lo autorizzo a buttare questo libro nel cesso e a cagarci sopra.

Diversamente, se come credo nessuno di voi ha mai vissuto l’esperienza della morte, fatemi il fottuto piacere di andare avanti con la lettura e di lasciarmi continuare la mia storia, così magari capirete anche voi cosa significhi "essere morti".

Insomma, vi offro la possibilità di fare il grande viaggio con me gratuitamente senza bisogno di rinunciare alle vostre vite quindi non rompetemi le palle con domande scontate ed inutili e lasciatemi in pace.

Non ve lo hanno insegnato da piccoli il "rispetto per i morti"?!?

Allora, cominciamo a fare un po’ di pulizia tra le credenze più diffuse.

Innanzitutto non sono uno spirito immateriale, un fantasma o cose del genere. Il mio corpo c'è ancora e lo sento ancora tale e quale a com'era quando ero vivo, tant'è vero che in questo momento ho una mano sulle palle e le sento belle dure e piene come quando viaggiavano a pieno regime.

Che ci faccio in una bara con una mano sulle palle?

Ve lo spiego subito. Quando ho capito che sarebbe finita … ma veramente finita, insomma quando ho capito che forse sarei veramente morto, mi sono subito toccato i gioielli di famiglia, peccato che poi sono morto davvero e ora la mia

mano è ancora laggiù.

Come sono morto? Tempo al tempo, questa parte ve la spiegherò più avanti, ora siamo ancora alla demolizione dei falsi miti.

Allora, partiamo dalle certezze. Non sono in Paradiso perché qui è troppo brutto per essere il Paradiso.

Non credo tuttavia di essere nemmeno all'Inferno, perché la Divina Commedia ai tempi di scuola me la sono dovuta sciroppare anche io e mi sento di dire che in fondo non si sta così male come si dovrebbe stare in un posto del genere.

Escludo categoricamente di essere al Purgatorio perché per tutto il tempo in cui sono stato in vita di purghe vi assicuro che ne ho prese in quantità industriale.

Tornando al discorso delle palle, vi riconfermo che queste sono le MIE palle e quindi possiamo escludere anche qualsiasi tipo di reincarnazione in un altro essere.

Quindi buttate a mare anche il filone della metempsicosi, reincarnazione e affini.

Dimenticate anche i tunnel con in fondo la luce o del secondo in cui vi a davanti tutta la vostra vita.

Tutte stronzate!

A me non è successo niente di tutto questo, sono al mio funerale, sono dentro una cassa di legno tre metri sottoterra e sono morto..

“COME VA?”

Serata disastrosa, e devo dire che non è la prima volta. Nottata praticamente insonne, ma purtroppo è quasi la norma. Risveglio sostanzialmente traumatico, anche questo abbastanza tipico per me. Che si fa in questi casi? Colazione al bar. Che altro se non una bella colazione al bar? Colazione al bar..sì.. pieno di speranze e con il grande desiderio di ritrovare la pace perduta …. ma non sempre le cose vanno come uno se le aspetta … Per la precisione, le cose non vanno MAI come uno se le aspetta, quando quel “uno” (l’uno che se le aspetta intendo) sono io. “Come va?”… Mi giro e vedo sto damerino immobile a pochi centimetri da me. Ma che cazzo significa “come va”? Esiste una forma nella nostra lingua più idiota e inutile di questa?!? Come va...come va.. come va … Ripeto, ma secondo voi esiste una domanda più idiota, deficiente, falsa e ipocrita di questa?!? Ma chi sei? Ma cosa vuoi da me? Uno non può nemmeno farsi la sua colazione con calma al bancone del bar?!?

E poi, scusate, ma esattamente, "come va" cosa? O forse dovrei dire “come va” chi? Quale cazzo sarebbe il soggetto di questa domanda?!? Forse si intende "come va la vita". Ok, allora se vuoi sapere questo, per quale assurdo motivo non mi chiedi semplicemente "come va la vita" ?!? E comunque, voglio dire, secondo voi a quello che fa la domanda poi interessa sul serio la risposta? Cioè, chi lo chiede è veramente interessato a come si sente la persona a cui lo sta chiedendo e alla qualità della vita di quest'ultima? Io penso proprio di no. Voi che dite? E'una di quelle domande del parlato quotidiano che la fottutissima società borghese ti impone di fare ogni volta che incontri qualcuno per salvare le cosiddette "apparenze", per rispettare il cosiddetto "bon ton"... Ma chi cazzo se ne frega del bon ton!?!? Per quanto mi riguarda non so nemmeno cosa sia il “bon ton”.. Adesso gli rispondo io a sto cretino... "Come va? Ho sentito bene? Mi hai chiesto come va, giusto? Vuoi davvero sapere come va? Ok, adesso te lo dico io COME VA... Allora, adesso sono in questo bar e come puoi vedere sto bevendo il mio caffè. Per il resto diciamo che ogni fottuta mattina mi sveglio alle sei in punto per andare a are le successive dodici ore in un bresaolificio.

Arrivo, timbro il cartellino e poi mi piazzo davanti alla mia macchina. Una meravigliosa pressa per mettere la carne sottovuoto dove o un minimo di dieci ore a insacchettare bresaole che arriveranno sui banchi degli alimentari e dei supermercati di tutta Italia. Quando stacco sono così distrutto che arrivo a casa da mia madre, consumo una delle cene peggiori che tu possa immaginare visto che mia madre è una pessima cuoca, e poi mi fiondo direttamente a letto per ritrovare le energie necessarie a ricominciare tutto da capo il giorno successivo. Insomma, sono un poveraccio senza né arte né parte che non sa nemmeno perchè respira. Un figlio di puttana inutile e rancoroso. Tengo a precisare che ho usato questo termine volgare per un semplice motivo, ed esso non ha nessuna attinenza con la professione di mia madre, che è una semplice casalinga, ho usato questo termine per meglio collocare la posizione ricoperta da mio padre. Eh sì, perchè la puttana in questione è il mio babbo, che un giorno quando io avevo appena dieci anni ci riunì in cucina e ci disse che se ne andava per sempre perchè doveva seguire "la sua strada" che purtroppo non era la nostra, e questo "percorso" doveva per forza compierlo da solo e senza di me e di mamma. Sul momento ci rimanemmo entrambi malissimo. Mia madre a dire la verità non se ne è mai fatta una ragione e tutt'oggi ogni giorno si aspetta che lui torni a casa. Io dopo un primo periodo di scoramento totale mi ripresi. Almeno fino al giorno in cui non lo rincontrai dal vivo. Certo, nel frattempo mollai la scuola senza mai diplomarmi e feci in tempo ad essere bocciato due volte all'esame della patente, ad essere licenziato da un paio di posti che mi aveva procurato mamma e ad essere cornificato dalla mia (ex) morosa che si mise con il mio (ex) migliore amico ...

Ecco, dicevamo che tuttavia poi mi ripresi, ma solo fino al giorno del nostro inaspettato incontro. Ero ad un addio al celibato di uno dei miei (pochi) amici, ed eravamo in un night di quarta categoria. A un certo punto mi trovai a un paio di metri da mio padre. Potete immaginare quanto possa essere degradante e squallido vedere proprio padre in un posto del genere, ma non credo possiate neanche lontanamente immaginare come possa essermi sentito io in quel frangente. Perchè in fondo in fondo tra un padre e un figlio maschio c'è sempre una sorta di complicità che nella sfera sessuale tende ad esaltare e a portare all'estremo ogni tipo di situazione, una complicità che porta spesso a perdonare all'altro qualsiasi tipo di comportamento anche se moralmente deprecabile. Il problema è che lui quella sera era sul palchetto del night a fare spettacolo. Però non era nei panni di un cliente arrapato come se ne vedono a bizzeffe in queste fogne di posti, no, lui era sul palco ed era travestito da donna e faceva dei giochi vomitevoli con una bottiglia. Ora capisci perchè sono un figlio di puttana? e di GRANDISSIMA PUTTANA aggiungerei.. Tra le altre cose il mio nuovo migliore amico (il precedente come sapete mi aveva fottuto la donna) Gabriele Annunziato, soprannominato "il sommo water" per l'assonanza col poeta e per via dell'alito mortifero, mi disse che lui andava spesso in quel locale, e quella "puttana" era da anni l'attrazione principale. Bene, dopo quella sera cominciai ad utilizzare delle droghe pesanti fino ad arrivare all'eroina, che utilizzo tutt'ora, solo nei week end però, perchè come sai in settimana lavoro, mangio e dormo. Mi chiedevi come va? Beh..diciamo che nonostante tutto non mi lamento, ma se

tu NON MI ROMPESSI I COGLIONI POTREBBE ANDARE MOLTO MEGLIO..RICEVUTO?" Alla fine del mio discorso (totalmente inventato da cima a fondo come avrete immaginato) il tizio mi scruta con uno sguardo simile a quello che hanno le mucche che vedono are un treno nei pressi del loro pascolo. Questo sguardo però dura solamente qualche frazione di secondo, perchè viene sostituito subito da uno molto più aggressivo, che diventa quasi feroce quando mi scansa mettendomi una mano sulla spalla. "Ma chi cazzo sei?!? Togliti dalle palle idiota!" Io leggermente spaventato da questo cambio di registro mi ritraggo come un giunco al vento e vedo che lui si fionda dritto sulla bionda che era dietro di me e le chiede "Scusami amore, eccomi. Allora dicevo... come va?"

PIACERE IO MI CHIAMO SEBASTIAN

Eccoci qua. Cerchiamo di sorvolare sullo spiacevole equivoco del Bar. Comincia il viaggio ragazzi. Partiamo dalle presentazioni come in ogni primo incontro che si rispetti. Ah…scusate, stavo quasi per dimenticarmelo. La storiella che ho raccontato al tizio del Bar è totalmente inventata da cima a fondo. Credo che nessuno avrebbe potuto nutrire veri dubbi in proposito, però non si sa mai… Ecco la verità su di me. Io mi chiamo Callegari Sebastian, non ho genitori stranieri o alcolizzati, tuttavia devo dire che forse a bere era l’impiegato dell’anagrafe che si dimenticò la “O” finale del mio nome originario quando registrò l’atto di nascita e quindi da quel giorno divenni Sebastian. Ho trentasette anni e vengo da un posto che francamente non mi fa impazzire, per non dire mi fa proprio cagare, in compenso posso dirvi che è popolato da una massa di idioti, il che contribuisce non poco ad aiutarmi a sentirmi sempre di più un pesce fuor d’acqua, una mosca bianca, un diverso, un reietto, un ghettizzato, insomma un fottuto paria di questa malata società. Che poi se ci penso bene forse anche da un’altra parte non sarebbe cambiato un cazzo. Sì, perché alla fine non credo che il vero problema siano i miei concittadini o il luogo dove vivo.

Probabilmente in un’altra città, popolata da altra gente sarei nella medesima situazione. La verità è che io e il mondo siamo due pianeti diversi e lontani, separati da milioni di anni luce di vuoto. Avete presente le parole “fuori luogo”? Ecco, io sono uno di quelli che ovunque lo metti sarà sempre e comunque “fuori luogo”. Cioè, se vado ad una festa, un contesto quindi dove è richiesta una certa convivialità, state certi che la mia convivialità sarà oltremisura fastidiosa per tutti gli altri partecipanti. Se vado ad un funerale, un contesto quindi dove è richiesta una certa contrizione, state certi che il mio grado di contrizione supererà di gran lunga quello dei parenti più stretti del defunto, risultando quindi stucchevole e finto. Se si parla di politica mi infervoro al punto da sembrare un attivista terrorista fiancheggiatore delle Brigate Rosse, se invece fingo disinteresse vengo accusato di becero qualunquismo. Insomma, in ogni situazione e vicino a qualunque persona risulto sempre e comunque stonato, piuttosto che indelicato o fastidioso, spesso inutile e ridondante, in due fottute parole perennemente “fuori luogo”. Faccio un lavoro che non mi piace dove mi pagano meno del dovuto, ma di questo avremo modo di parlare più avanti, o forse non ne parleremo proprio, almeno del primo, perché dovete sapere che di lavori ne faccio due ed il secondo è decisamente il più “importante” della mia vita. In questo momento sono single. Per la precisione sono “Single per scelta” come si suol dire, ma non nel senso canonico che questa ridicola definizione ha acquisito nel parlato corrente, perché io sinceramente una donna la vorrei anche. Cercherò di spiegarvelo sinteticamente. In sostanza una mia discutibile “scelta” di vita fa in modo che le ragazze operino a loro volta una “scelta” di non rovinarsi la vita mettendosi con me.

Quindi sono tecnicamente “single per una scelta che fa scegliere le donne di non scegliere me per la scelta del loro partner”. Che poi non è corretto nemmeno metterla giù così. Perché una relazione più o meno stabile in verità ce l’ho, e dura da ben sette anni. La mia ragazza (temporaneamente ex ragazza) si chiama Leila. E’una donna che come vi dicevo più volte ha scelto di liberarsi di me, però fino ad oggi per fortuna è sempre tornata, e sono certo che tornerà anche stavolta, e sono certo che anche stavolta terminerò il mio momentaneo momento da single. Detto questo, è doveroso informarvi che esercito comunque un discreto fascino sul mondo femminile e le proposte non mancano. Ed è proprio in questi ciclici momenti di “stallo” con Leila che mi getto in nuove esperienze e mi apro a nuove conoscenze Per esempio, giusto questa mattina al mio risveglio oltre al caffè per colazione mi sono sciroppato questo meraviglioso sms inviatomi da una mia “amica”alle quattro di notte, e quando arrivano sms in quegli orari potete stare certi che si tratta di merda pura! Comunque non vorrei influenzare troppo la corte quindi giudicate da soli, visto che non ho cambiato nemmeno una virgola. ok....ultimo tentativo..anche se non è da me "strisciare" così. Ma mi sembra così strano che non ti fai più vivo senza motivo apparente.. mi avevi detto che ti danno fastidio tutti, ma non credevo di esser compresa anch'io..Ho peccato di modestia! Non fraintendere, non voglio essere fastidiosa,asfissiante, pesante,noiosa,lagnosa o quant'altro... voglio solo che tu sappia che io con te ci sarei uscita ancora (e non sbuffare,sai?!) perchè con te son stata bene...e mi era parso che non stavi male nemmeno tu. Altro peccato di modestia da parte mia.. In effetti non sono mai stata molto sveglia in queste cose! si poteva uscire assieme anche in amicizia,guardare sto cavolo di enigmista e parlare della lunga marcia... ma se non ti piaccio non c'è problema!cioè, c'è ma solo x me! Mi sono un po' incartata, non mi sono spiegata bene, ma non è facile scrivere sapendo che chi legge probabilmente trova la cosa divertente o, peggio ancora,

patetica! . Oh Cristo... ma come cazzo sei ridotta?!? Perdonate la piccola radiografia che mi appresto ad eseguire ma forse non avete colto tutte le stronzate contenute nel messaggio. “MI AVEVI DETTO CHE TI DAN FASTIDIO TUTTI,MA NON CREDEVO DI ESSERE COMPRESA ANCH’IO..” Sì, è esattamente così, è così più o meno da trent’anni. Mi dan fastidio tutti, e in questo momento TUTTI sei tu. “..CON TE SON STATA BENE E MI ERA PARSO CHE NON STAVI MALE NEMMENO TU” Sorvolando sui tuoi problemi di “congiuntivite” (non quella oculare ma quella linguistica) non mi dici nulla di nuovo…Tutte stanno bene con me, ma quella sera ero ubriaco marcio e credo che tu non abbia notato un piccolo particolare. Ok, sono piuttosto ben dotato ma se non te ne sei accorta, l'arnese non si è alzato di un millimetro. Neanche questo tipo di segnali riesci a capire?!? Tutto ciò è pazzesco, è pazzesco tutto l'universo femminile e quello che avviene dentro le loro menti è semplicemente spaventoso. “SI POTEVA USCIRE INSIEME ANCHE IN AMICIZIA” Ma cosa cazzo significa uscire insieme in amicizia?!? Andiamo ad ubriacarci e poi ruttiamo tutta la sera? Facciamo una partita a poker fino alle cinque del mattino? Andiamo a distruggere le gomme della macchina facendo freni a mano a cento all’ora? Parliamo delle partite di campionato dell’Inter ? No perché, nel caso è esattamente questo che solitamente faccio io quando esco coi miei amici. Ti va sul serio? Beh, anche se fosse , a me non va. “MA NON È FACILE SCRIVERE SAPENDO CHE CHI LEGGE

PROBABILMENTE TROVA LA COSA DIVERTENTE O, PEGGIO ANCORA, PATETICA!” Che per te non sia facile scrivere è un fatto, visto che non sono sicuro che tu abbia la licenzia media per il resto Ciccia sei fuori strada di brutto, niente di tutto questo. Forse non ci siamo capiti, non mi fai divertire e non ti trovo affatto patetica. Tu mi fai semplicemente vomitare! Hai capito? V - O - M - I - T - A - R - E cazzo! Avete presente quando si beve un chupito? Il bicchierino di rhum accompagnato dal bicchierino di pera che si bevono a bomba? Bene, inizialmente è un’esperienza piuttosto piacevole perché in bocca rimane il dolce sapore della pera. Dopo pochi secondi però il rhum risale la china e si fa sentire di brutto, a quel punto stai certo che ti verrà da vomitare. Ecco, con lei è così, i primi due minuti che iamo insieme sembrano quasi piacevoli, dopodiché subentra una sensazione di nausea clamorosa e ti viene da vomitare come sul ponte di una nave in tempesta. Io non riesco mai a capacitarmi di quanto impegno e quante energie investano le donne per essere infelici. Con la metà degli sforzi potrebbero cambiare il mondo. Questa situazione però comincia a darmi decisamente sui nervi. Ma è possibile che incontri solamente personaggi di questo tipo? Sono una calamita di sfigate nevrotiche o di bagasce improponibili. Ma che cazzo ho fatto di male nella vita? Beh.. effettivamente un po’ di stronzate le ho combinate ma credo in ogni caso di meritarmi qualcosina di meglio. Fanculo a tutti e soprattutto a tutte e in particolare a lei, adesso quasi quasi se non dovessi uscire me ne andrei volentieri a letto. Anche se forse sarebbe più corretto dire che esco proprio per non andare a letto. Sì, perché io ci provo sempre ad andare a letto, ma non mi addormento, non

prendo mai sonno subito... Non prendo mai sonno e basta. Perchè? Mi chiedete il perchè? Perchè penso, sì, vi sembrerà strano ma penso anche io. E penso tanto.. A cosa penso? A tante cose. A cosa? Penso che ci sono tante cose che mi fanno incazzare, tante cose di cui farei volentieri a meno, tante cose che mi fanno are la voglia di avere un figlio. Tipo le macchinette mangiasoldi, le bombe intelligenti, le modelle anoressiche, i moralisti, il poker, lo shopping, le guerre giuste, le macchinette mangiasoldi , le missioni di pace, i politici, la corruzione, la mafia, i debiti di gioco, la camorra, il poker, il terrorismo, i debiti di gioco, i preti pedofili, l'invidia, l'ipocrisia, l'arroganza, facebook, i reality, le macchinette mangiasoldi , il pensiero debole, i debiti di gioco, i pubblicitari, i gol di mano, i segreti all'italiana, il poker, il precariato, le macchinette mangiasoldi, la malasanità, le aziende farmaceutiche, i treni sporchi, il poker, un bambino che muore, i debiti di gioco, le case fatte di sabbia che crollano, le macchinette mangiasoldi, il doping, la chirurgia plastica, i debiti di gioco, le mucche pazze, il razzismo, il post sbornia, i colleghi falsi, il lavoro in nero, il poker, i dittatori, il capitalismo, l'imperialismo, le macchinette mangiasoldi, la pena di morte, i debiti di gioco, l'effetto della coca che svanisce, le macchinette mangiasoldi, gli accendini sugli aerei, i finti pentiti, il poker, gli stupratori, gli imbonitori televisivi, la faziosità, la paura del futuro, i debiti di gioco, le macchinette mangiasoldi, la xenofobia, il 3 per 2 al supermercato, la solitudine, i borghesi, il poker, il conformismo, il conformismo dell'anticonformismo, il nobel per la pace, il mercimonio della figa, le macchinette mangiasoldi, i paradisi fiscali, i falsi invalidi, i comici che non fanno ridere, il poker, i giornalisti schierati, la borsa, le borse da mille euro, le paghe da cinquecento euro, i genocidi di serie B, le macchinette mangiasoldi, l'immunità parlamentare, le sigarette, le banche, i derivati, i cimiteri per cani, la bomba atomica, il poker, la tortura, le macchinette mangiasoldi, i benpensanti, i debiti di gioco, i barbieri per gatti, l'integralismo, quelli che pontificano, il ponte sullo stretto, le macchinette mangiasoldi, la mancia obbligatoria, le leggi stupide che indeboliscono quelle giuste, i debiti di gioco, i pettegolezzi, il poker, la guida in stato di ebbrezza, la chiusura delle case chiuse, l'esportazione della democrazia, la paura del diverso, i debiti di gioco. Certo, come avrete notato in questo pentolone notturno ci sono alcuni pensieri

ricorrenti, ma questo è solamente perché fanno parte di quello che definisco il mio secondo “lavoro”. Fortunatamente ad una certa ora ciclicamente smetto di pensare a tutte queste tristi considerazioni ed il flusso dei miei pensieri si interrompe, ma non per dormire come pensereste voi, no, sarebbe troppo facile... Il flusso si interrompe esclusivamente per lasciare posto a degli incubi, perchè io sono uno che non si fa mancare mai niente, e quindi appena prendo sonno finisco proiettato in un mondo allucinante, allucinato e forse pure un po’ allucinogeno... Questo chiaramente fino al mattino, fino ad ogni fottuto mattino, fino a che non suona la sveglia che mi richiama all'ordine. Ma quale ordine dico io?!? Come cazzo si fa ad andare a lavorare dopo nottate del genere?!!? Tuttavia ogni mattina al lavoro ci devo andare comunque e ci arrivo sempre in queste condizioni pietose, ma come vi ho detto all’inizio della storia non ho nessuna intenzione di parlarvi del mio lavoro, almeno non del primo, quindi saltiamo direttamente al punto in cui timbro il cartellino e mi tolgo dai coglioni. Stasera ho intenzione di andare a visitare un localino di cui mi parla spesso il mio fraterno amico Jack (detto “The Master”), di cui però non mi ricordo mai il nome, ma questo per ora conta poco. Quel che conta è che Jack è proprietario di un locale ed è raro che spenda parole così importanti per la concorrenza, quindi credo proprio che ne varrà la pena. O magari vuole mandarmi là semplicemente per sfasciarlo… Vabbè … in ogni caso ci sarà da divertirsi. Mi fiondo in macchina e sparo dritto verso casa perché voglio farmi una doccia rinfrancante prima di uscire. Dopo la doccia cazzeggio sempre un tot di tempo sul divano prima di decidermi ad uscire, ma stasera mi alzo abbastanza presto e risalgo in macchina diretto nel posto dove non so nemmeno io cosa troverò, forse semplicemente perché non so

minimamente cosa sto cercando, anche se sono abbastanza certo di cosa NON sto cercando, o meglio, di cosa non vorrei trovare, o meglio ancora, so bene da cosa sto fuggendo.

PADRI E FIGLI

Pazzesco. Sì, è decisamente pazzesco, o forse sarebbe più corretto dire paradossale. Fatto sta che la situazione a questo punto della vicenda ha quasi del ridicolo. Ho ato la maggior parte della mia vita da solo e ora che sono tre metri sottoterra dentro una bara di legno là fuori ci sono tutti. E per tutti intendo proprio TUTTI. Per la precisione tutti tranne due, Jack e Leila, e poco conta se i due che mancano sono gli unici che hanno veramente significato qualcosa nella mia vita. E’più che comprensibile che loro due non ci siano… Diciamo che ci sono tutti.. E sono tutti qui per me… Si sa che quando muore un giovane è una perdita incalcolabile per tutta la comunità e allora ci si riunisce al gran completo per salutare il proprio figlio perduto. E’incredibile a quali folli livelli sappia arrivare qualche volta l’ipocrisia umana. Ho constatato di persona quanto può risultare fastidioso ed insopportabile quel sentimento di una bassezza estrema che chiamiamo “comione”. Di per sé la comione sarebbe un sentimento altissimo, di una nobiltà d’animo rara se non unica. Segno distintivo di alcuni degli uomini e delle donne più grandi della storia dell’umanità intera.

Qualche esempio? Beh, sappiate che era uno dei sentimenti peculiari di Gesù Cristo, quindi direi che non serve aggiungere altro. Quando la comione però diviene “comione di massa” allora si trasforma in qualcosa di assolutamente insopportabile. E’un meccanismo che si verifica per esempio quando in televisione arriva la notizia di qualche catastrofe naturale tipo inondazioni, terremoti o epidemie. Allora come per magia per qualche minuto, per qualche ora, al massimo per qualche giorno tutti ci si stringe per mano e si forma un gigantesco cerchio immaginario intorno alle vittime e ai superstiti di queste tragedie. La morte di un giovane in una piccola comunità scatena le medesime reazioni. E infatti al mio funerale come vi dicevo c’è veramente il tutto esaurito. Ci sono persone che non ho mai visto in vita mia, e stanno pure piangendo. Ma piangendo per chi?!? Manco mi conoscevate! Certo, l’importante è mostrare bene a tutto il pubblico presente che si è contriti, quasi lacerati dalla grave perdita. Poco importa se i vostri occhi non hanno mai nella vita incontrato i miei. Ora l’importante è che quegli occhi siano zuppi di lacrime e che i miei invece siano chiusi. A questo punto avrei una bella domanda : “Dove cazzo eravate TUTTI quando ero in vita?!?? Dove eravate quando vomitavo sangue solo nel mio letto?!? Dove eravate mentre stavo compiendo il tentativo di suicidio più lungo della storia (un gesto della durata di una ventina di anni per la precisione)?!? Ma in fondo chissene frega di questi finti parrucconi benpensanti politicamente

corretti, educati e socialmente integrati.. La cosa che mi fa male, ma veramente male, è che là fuori ci sono anche mio padre e mio nonno. Vi rendete conto di cosa possa significare sopravvivere al proprio figlio?!? E al proprio nipote?!? Anche per questo merito veramente di bruciare all’Inferno per sempre … se solo esistesse un Inferno … La mia è la generazione di quelli che non sono stati né in trincea né in fabbrica, e che hanno avuto sufficiente libertà da non sapere cosa farsene.. La generazione della bambagia, della pappa pronta, dei debosciati, dei mammoni , degli smidollati...chiamatela un po’ come volete, ma vorrei mettere bene in chiaro un paio di cose. Mio nonno ha fatto la guerra ed è tornato a casa sulle sue gambe (in senso letterale visto che è tornato a piedi dalla Grecia), lui lottava per la libertà personale in senso esteso, la libertà di una nazione, la libertà di un pezzo di mondo.. Mio padre ha fatto il sessantotto e tutti gli anni di piombo in prima linea nelle piazze e oggi è un felice pensionato, lui lottava per la libertà di espressione, la libertà di esprimere dissenso.. Veniamo a me. Io sostanzialmente non ho fatto un cazzo per più di trent'anni e senza nemmeno accorgermi di quante possibilità avessi, di quanta libertà mi avessero regalato le lotte dei miei cari, ora mi ritrovo dentro una bara senza nulla da ricordare. E' proprio vero il detto che chi ha pane non ha denti. Ricordo quanti litigi coi miei, e io che arroccato sulle mie posizioni rispondevo sempre "..ai tuoi tempi era molto più facile fare le cose.. era più facile realizzarsi.. avere un ideale..."

Che povero stronzo.. .avevo tutto e non sapevo neanche godermelo.. Non sono stato capace di raggiungere nessun obbiettivo semplicemente perché non ne avevo. Se non hai sogni sei immobile … se non hai sogni sei finito. Una specie di sogno in verità ce l’avevo … Volevo aprire un locale in Messico con un mio amico, ma non so nemmeno se lo desideravo sul serio o se era un modo per non apparire totalmente fallito agli occhi degli altri o semplicemente per prendere sonno la sera facendo tacere la mia coscienza.. Quante volte ho sentito frasi come “Se solo ne avesse voglia potrebbe spaccare il mondo …” “Avrebbe potuto pilotare lo Shuttle o vincere il Nobel per la medicina. Se solo fosse nato da un’altra parte … se solo avesse avuto le possibilità che hanno i figli dei ricchi … ” Dai miei, da qualche professore, dai miei amici, da qualche ragazzina innamorata.. Tutte stronzate! Se avessi avuto qualche soldo in più me lo sarei giocato, come ho fatto con tutti quelli che avevo, e pure con quelli che non avevo per la verità … Dicevano tutti che avevo molto talento. Sì? E in cosa precisamente? Perché io in trentasette anni non l'ho mica capito quale fosse il "mio talento". Magari adesso che sto per fare il grande viaggio posso chiederlo al Padre Eterno...ammesso che ci sia. Curiosa la vita.. Quando hai tutto vai alla ricerca del nulla. E allora invece di creare desideri

distruggere. E allora invece di crescere distruggi te stesso. Certo, l'ambiente in cui cresci e vivi è senza dubbio decisivo per lo sviluppo di una persona. Non ha nessun senso giudicare i comportamenti di una persona senza metterli in stretta connessione con l'ambiente da cui questa persona proviene. La "volontà del nulla" può provenire da diversi fattori, ma non si può certo ridurre esclusivamente alla mera produzione di una certa realtà sociale. Il nichilismo non è figlio di una città, di un quartiere o di un gruppo di persone. Diciamo che al limite può essere un "nipote" o "pronipote" dell'ambiente in cui cresci, però è soprattutto e prima di tutto un "figlio tuo". Il nichilismo è un mostro senza volto che si annida dentro tutti noi. E' un nulla che si nutre di nulla e che desidera infinitamente nulla. E tu, mentre cerchi di combatterlo, senza nemmeno accorgerti lo nutri ancor di più, lo ingigantisci fino a che non ti stritola. E se sei poco fortunato, come il sottoscritto, magari vai a finire dentro una bara prima del tempo. Perchè ognuno prova a dare le "sue" risposte e a generare le "sue" soluzioni al problema, c'è chi comincia a bere, chi si droga, chi si butta sul lavoro, chi sullo shopping sfrenato. Io ho scelto il gioco. Io ho giocato e ho perso. Io ho giocato e ho perso tutto.

ESSERE O AVERE?

“Essere o Avere? Avere o Essere?” Domanda epocale e destinale di tutta l’esistenza umana da millenni. Ora mi direte.” E chissene frega!”. E io vi dico “..calma ragazzi, che ci arriviamo”. Vedrete che seguendo il mio ragionamento capirete e condividerete la mia linea. Il discorso è complesso, ma solo in apparenza. Possiamo dire che Avere ed Essere sono categorie esistenziali, entrambe fanno parte delle infinite potenzialità della natura umana: alla base della categoria esistenziale dell'avere vi è un fattore biologico, in sostanza un vero e proprio istinto, il più ancestrale di tutti, la spinta alla sopravvivenza, alla base della categoria esistenziale dell'essere c'è il bisogno di superare il proprio isolamento, che è una condizione specifica dell'esistenza umana. A decidere quale modalità avrà il sopravvento per la maggioranza è la struttura sociale con le sue norme ed i suoi valori. Ma quello che mi preme sottolineare in questo momento è il loro senso puramente linguistico grammaticale. Essere ed Avere sono i verbi ausiliari, vera propria architrave nella costruzione di quasi tutte le forme verbali della nostra lingua. Bene, ora la domanda sorgerà spontanea “ Perché tutte queste stronzate?!?” Ok, cercherò di semplificare il concetto, ma sappiate che tra Essere ed Avere si può giocare un’intera esistenza! Come? Allora, provate a pensare all’abisso che intercorre tra le seguenti frasi :

“Avere un problema” ed “Essere un problema” “Avere freddo” ed “Essere freddo” oppure ancora “Avere un cane” ed “Essere un cane” Ecco dopo questa piccola digressione voglio raccontarvi una breve storiella autobiografica. La storiella dove il cretino, cioè io, alla fine capisce appieno la differenza tra AVERE ed ESSERE. Una sera di un paio di mesi fa, in uno dei consueti momenti di pausa di riflessione preso da Leila, vado ad una festa in quel locale un po’ underground vicino al porto, il Cafè Etnik. Negli ultimi anni è stato tutto un proliferare di locali del genere. Interni spaziosi ma al tempo stesso intimi, ampia veranda piena di tavolini in legno e divanetti dove rilassarsi e bersi un drink in compagnia. Come ogni mercoledì, per via della sapiente lungimiranza dei gestori, le ragazze universitarie possono bere gratis, il che genera un clamoroso effluvio di fiche di ogni nazionalità ed un’altrettanto debordante invasione di maschi carichi di testosterone a livelli spropositati. Non che muoia per serate del genere, però in tutta sincerità ogni tanto fa piacere are qualche ora in mezzo a questi studentelli (e studententelle) sbevazzando coi “ragazzi”. I “ragazzi” in questione solitamente sono i miei amici fraterni Jack detto “The Master” e Gabriele “Sommo Water” Annunziato (sì, proprio lui, l’unica persona realmente esistente della storia che inventai al bar). Tuttavia quella sera venne solamente il Sommo, visto che Jack, per ovvie ragioni campanilistiche, preferisce sempre evitare di lasciare soldi in altri locali che non siano il suo! Il Sommo Water è amico di vecchia, anzi direi vecchissima data.

Non ricordo più nemmeno bene come ci conoscemmo visto che eravamo così piccoli che i ricordi sono veramente sbiaditi. E’difficile per me definirlo semplicemente un amico. Ecco, forse sarebbe più corretto rappresentarlo come la vera e propria personificazione dell’Amicizia. Con Jack invece è diverso. E’un’amicizia nata più recentemente, quindi un sentimento forse meno romantico ma ugualmente intenso e sicuramente più maturo. Lui è un gran cazzone, una sorta di filosofo moderno, ma non del tipo dei tuttologi tromboni, no, lui è per la filosofia applicata. Lui è come se fosse alla continua ricerca dell’essenza ultima delle cose, e ogni giorno è pronto a buttare nel cesso il sapere acquisito in favore di nuove teorie che testa direttamente sul campo, ovvero la realtà del quotidiano. Comunque di entrambi i miei compari ci sarà tempo e modo di parlare più avanti, ora torniamo alla nostra storia del Cafè Etnik. Non starò qui a tediarvi con tutti i particolari della serata, anche perché non è che fu poi così memorabile, eccezion fatta per l’incontro che ebbi proprio alla fine di suddetta serata. La fine della serata che poi rappresentò l’inizio di una clamorosa storia di sesso sfrenato durata un buon mesetto con tale Inge, studentessa svedese in Italia per l’Erasmus. Dovete sapere che la mia vita sentimentale è sempre stata abbastanza complessa. O meglio, in verità di complesso non c’è proprio nulla. Nel senso che Io amo Leila e Leila ama me. Quindi una cosa piuttosto lineare e cristallina direi. Le cosiddette “complessità” ce le creiamo squisitamente e gratuitamente io e lei da soli e in totale autonomia. Ciclicamente ci allontaniamo, per poi riprenderci, per poi allontanarci, per poi

riprenderci, per poi picchiarci, per poi amarci per poi lasciarci e per poi riprenderci. Ogni tanto penso addirittura che le mie numerose scappatelle siano solamente frutto di un disegno inconscio che si crea esclusivamente per apprezzare appieno la mia donna, e ripeto, la mia donna, la mia unica donna, è e sarà per sempre Leila. Ogni tradimento, ogni fottuto guaio che combino è solo e soltanto una grande molla che mi spinge di nuovo verso di lei. Detto questo, anche se ci sarebbe molto altro da aggiungere sul tema, torniamo alla nostra storia, torniamo ad Inge. Ci incontrammo fuori dal Cafè Etnik, lei era rimasta senza un aggio per tornare a casa e il buon Sebastian, da vero gentiluomo quale sono, si offrì di riaccompagnarla. Sarà stata l’euforia alcolica della serata, sarà stato che ero incazzato nero con Leila, sarà stato il mio fascino, sarà stata la rinomata puttanaggine delle ragazze nordiche, insomma, una cosa tira l’altra, e finimmo a letto insieme. Ora, ai fini della mia digressione su Essere ed Avere, non ha nessuna importanza cosa successe quella notte e nemmeno quelle successive. Fu una meravigliosa storia di sesso clandestino, vissuta quasi per intero a casa sua, ma non è questo quello che conta e infatti non vi racconterò nessun particolare scabroso di questa esperienza. Mi interessa invece saltare direttamente al finale e per la precisione al trenta di Aprile, cioè la mattinata successiva ad un mega festone in un altro locale notturno di cui non mi ricordo il nome, e dove ricordo però che ai una bellissima serata con Inge. Mi sveglio ancora inebetito dai fumi dell’alcool accendo il telefonino e subito la vibrazione mi preannuncia l’arrivo di un messaggio. E’di Inge. Apro il SMS e leggo queste testuali parole :

“SEBASTIAN, MI DISPIACE VERAMENTE TANTO MA HO UN RITARDO”. Sul momento non mi soffermo più di tanto anche perché ho il disperato e devastante desiderio di un caffè così mi trascino in cucina per prepararmelo. Poi, mentre prendo una tazzina dallo scaffale non so come e non so bene perché il mio cervello di colpo si riattiva e comincia a funzionare a mille. Mille come i millilitri di sangue che messi in movimento all’interno del mio corpo dalle mani magicamente confluiscono direttamente nella mia testa, lasciando ahimè, che la tazzina mi sfugga e si frantumi sonoramente sul pavimento. “ho un ritardo”…”Ho un Ritardo”…”HO UN RITARDO”??!?!? Ma come un ritardo?!?!? Che cazzo sta dicendo questa?!?! UN RITARDO. UN R- I-T-A-R-D-O. Digito immediatamente il numero di Inge e con qualche coccio della tazzina ancora conficcato nei miei poveri piedi nudi comincio ad urlare. “INGE DIMMI CHE STAI SCHERZANDO…DIMMI IMMEDIATAMENTE CHE TUTTO QUESTO E’UN FOTTUTO SCHERZO, PERCHE’A VOI SVEDESI PIACE SCHERZARE VERO? DIMMI CHE NON E’VERO CHE HAI UN RITARDO” Dall’altra parte silenzio, poi dopo qualche secondo la svedesina comincia a parlare. “Amore calmati, stai urlando e mi stai distruggendo un orecchio! Che problema c’è? Massì Seb, come dite voi italiani quando arriverete in qualche posto dopo l’orario previsto? Lo dite sempre dai!

Insomma se invece di arrivare alle dieci, arriverò alle undici vuol dire che HO UN RITARDO…giusto amore?” A questo punto appoggio il telefonino sul tavolo, mi siedo e con calma comincio a togliermi i cocci dalla pianta del piede uno ad uno. Credo di averne contati ventotto. Ventotto, come gli anni di Leila, come il tram più famoso di Lisbona, come i chiodini conficcati sotto i miei piedi e vi assicuro che non sono un fachiro. Poi prendo un bel respiro e mi rimpossesso del telefono. “Brutta vichinga troglodita ignorante, che cazzo ti ci hanno mandato a fare i tuoi genitori in Italia a studiare?!? Si dice SONO IN RITARDO brutta cretina, si dice SONO IN RITARDO non HO UN RITARDOOOOOOOO” Dopodichè getto il cellulare dalla finestra e caccio un urlo che nemmeno Tarzan o Pappalardo sarebbero stati in grado di emettere. Fine della storiella. Non credo serva aggiungere altro… Avete capito ora che pazzesche differenze possono esistere tra ESSERE ed AVERE?

LA NOTTE

Con Leila è tutto diverso. Lei è diversa, lei mi fa sentire diverso. Quando ci siamo conosciuti la pensavo così, e per i primi mesi è stato veramente così. Con Leila credevo di poter cambiare, di diventare qualcosa che non sono. Con Leila ora è tutto uguale. Tutto è tornato come prima. Io sono sempre uguale. Ci siamo Io, il mio mondo del cazzo e poi tutto il resto in un angolino. Tutto il resto compresa Leila… E non ricordo più nemmeno esattamente come e quando questo mio mondo sia cominciato. Cioè, io sono qui a parlare di questo nuovo mondo come se effettivamente rappresenti un cambiamento rispetto ad un mondo precedente, ad uno stile di vita precedente, ad un sistema di cose che ha avuto quindi un cambiamento. Se ci penso bene però non è che sono poi così tanto sicuro che esista sul serio un “prima” e un “dopo”. Ogni tanto penso di essere sempre stato così, che le cose siano sempre andate così, che quindi non sia cominciato proprio un bel niente, a meno che tutto questo si sia generato con la mia nascita stessa. Io gioco, gioco tanto. Vinco poco e perdo tanto, ma questo vi assicuro che è la parte meno importante di tutta la questione. Un giorno perdi un pezzo da venti, un giorno perdi dei pezzi da cinquanta, poi

cominci coi pezzi verdi e gialli e poi non capisci più nulla. Allora magari ogni tanto ti prendi una pausa dal tavolo e pensi "forse tutto sommato potrei provare a fottere quella macchinetta". E il tunnel che stai scavando, che TI stai scavando, diventa ancora più profondo. Perchè la macchinetta mangiasoldi è il vero e proprio abisso del giocatore. Lì sei solo tu contro di lei. Nessun rapporto umano come potrebbe esserci ad un tavolo da gioco. No, lì non si parla, e tu non vuoi sentire nessuna voce, vuoi solo che la macchina faccia tintinnare i soldi sullo sportellino di metallo. E’pure e semplice merda autoreferenziale, è una fossa solipsistica dove si affoga senza alcuna speranza di salvezza. Le ore ano, la vista si annebbia, non capisci nemmeno più cosa stia facendo il tuo dito che continua a schiacciare tasti all'infinito. Fumi come un disperato e non pensi a nulla. La mente è vuota, anestetizzata, persa.. Un giorno vinci, tre giorni perdi, poi vinci di nuovo e poi riperdi tutto e poi perdi e poi perdi e poi perdi ancora. E allora i soldi ritornano ad essere ciò che materialmente sono. Dei pezzi di carta colorata e puzzolente. Senza nessun valore intrinseco. Numeri che vanno a sommarsi o a detrarsi da altri numeri su dei conti infiniti che per te non tornano mai. O meglio, sul piano puramente matematico i conti tornano, peccato che la cifra finale per te sia sempre preceduta da un segno "meno". E giorno dopo giorno a quel meno si accodano cifre sempre più grandi, fino a che prendono dimensioni che non avresti mai nemmeno immaginato. E allora smetti pure di farli quei conti, butti i foglietti e cerchi di dimenticare

tutto. Rapporti quelle cifre alle tue buste paga e allora ti viene da vomitare, e allora capisci che non c'è via d'uscita. Devi giocare e giocare ancora nella speranza di tornare giù, verso l'asticella dello zero, verso il "pareggio di bilancio". La verità è che non c'è nessuna speranza di azzerare quel debito nemmeno nell'arco di venti o trent'anni. La verità è che quei soldi ormai li hai persi , anche se in verità non li hai mai nemmeno avuti, perchè la maggior parte te li sei fatti prestare, li hai "segnati"... Ma non hai perso solo quelli... Si perdono veri e propri pezzi di vita... E quelli poi non si recuperano più. Per quelli come me il momento peggiore in assoluto è la notte... Vi ho già spiegato a grandi linee quali pensieri fanno da contorno ai miei addormentamenti, e se vi ricordate bene ce ne erano alcuni molto più ricorrenti di altri. Ecco forse nell’euforia delle presentazioni ho leggermente bluffato ( termine a me molto molto caro), nel senso che ho aggiunto a quelli ricorrenti anche due o trecento pensieri che in verità non è che ci siano proprio sempre. Cosa veramente non mi fa dormire ve lo voglio spiegare adesso… La notte torni a casa e non c'è nessuno che ti aspetta nel letto. E allora pensi alla giornata appena conclusa. E allora pensi a quanto sei mancato alla vita. E allora ti accorgi di quanto ti manca la vita. E allora pensi a quanto sei mancato in tutta la giornata a tutti quelli che tengono

a te. Perché tu, tutti i fottuti giorni sparisci, ti volatilizzi e per loro diventi irraggiungibile. Alcuni addirittura pensano di essere inadeguati, di non riuscire a darti quello che vuoi, quello che meriti. Si sentono imperfetti. E tu te ne freghi perché non hai tempo per le persone, per i sentimenti, per la vita. La tua vita è tutta lì, dentro a quella macchinetta che continua a far girare sullo schermo i pupazzetti o la frutta o le galline e mille altre immagini che non sai neanche più cosa sono. L'importante è che ne escano tre uguali sulla stessa fila così poi puoi sentire il tintinnio dei soldi che escono a fiotti dalla bocca del mostro.. La notte sei solo. La notte ti a davanti tutto il film della fottuta giornata. E non è come guardare i film in tv o al cinema. Non puoi cambiare canale o uscire dalla sala di proiezione. Quel film, quel maledetto film sei obbligato a guardartelo tutto, magari pure più di una volta. E allora magari cominci a bere o a farti, così da ottenebrare la mente e i pensieri, così magari ti addormenti, così da fare a meno di rivedere quel film, il film dove il protagonista sei tu, e sei un protagonista di merda in una storia di merda. Ore ed ore ed ore che svaniscono, che diventano secondi. Ore bruciate nel nulla di mille partite, di mille giocate. Il tempo, che oggi è l’unico vero bene che ci è rimasto, si sbriciola fino diventare polvere inutile spazzata via dal rullare dei gettoni. Non conta più niente a che ore cominci e a che ore finisci, perché tanto non hai più impegni, non hai più scadenze o appuntamenti da rispettare. A un certo punto l’orologio non te lo metti nemmeno più tanto è inutile e

controproducente guardare l’ora, oppure semplicemente lo impegni per poter racimolare quattro soldi da giocare. Perché a un certo punto per avere soldi faresti di tutto, ti venderesti anche un rene se solo fosse semplice trovare un posto dove farlo e veloce l’intervento. Vai a chiedere i soldi a tua nonna o alla tua vecchia zia, e se non te li danno glieli freghi dalla borsa mentre lei si addormenta sul divano davanti alla televisione. Oppure vai in banca a cambiare le sterline e i dollari che papà tiene nel comodino da anni. Soldi su soldi su soldi che non ti restano in tasca nemmeno un minuto, che ano da mani lerce ad altre mani lerce. Le dita unte che puzzano di fumo, di banconote usurate, di carte, del metallo delle monetine. Te le i nei capelli sudati. Perché in quei momenti sudi. Quando perdi sudi. La pressione ti schiaccia, il battito si accelera e tu sudi e ti sembra di non avere più tempo per recuperare quello che hai perso. Non sei più eccitato come quando sei uscito di casa. Non sei più eccitato come quando sei andato al bancomat a prelevare. A un certo punto le luci si spengono, i locali chiudono, i soldi finiscono, e tu vai a casa stordito. Cammini come un automa fino alla porta. E'già notte. E lungo il cammino ti ricordi che saresti dovuto are da lei, o che eri d'accordo per una birra con lui o che avevi promesso che avresti guardato la partita con loro. Lei, lui, loro...non contano un cazzo per te. Ti viene da piangere perché li hai delusi anche oggi, ma alla fine non contano un cazzo.. Tu ormai hai dei nuovi amici, che sai che non sono amici come dovrebbero essere amici gli amici, ma non te ne frega niente perché le tue giornate le vuoi are a giocare e loro giocano.

Giocano tutti i giorni proprio come giochi tu, e allora sono tuoi amici. E allora giocate insieme. E allora le mani lerce a cui i i soldi sono le loro, sono quelle dei tuoi nuovi amici. E quando arriva la notte e loro se ne vanno sei solo. Il momento peggiore in assoluto è la notte... La notte torni a casa e non c'è nessuno. E allora ti dici che non è possibile, ti dici che quella sarà stata l'ultima volta, ti dici che appena arriverà domani tu cambierai. Domani comincerai una vita nuova e poi.. E poi? E poi che succede? Poi arriva domani... E domani è uguale a oggi, che era uguale a ieri, che era uguale a un mese fa e non sai più neanche quando questo "uguale" è cominciato veramente, perché poi cominci a pensare che è stato sempre così, che sei nato così....che morirai così.. A quel punto la morte diverrebbe una liberazione..una vittoria. Allora vorresti dormire e non svegliarti più, come se l'unico modo per vincere sia perdere tutto, ma veramente tutto.. Come se l'unico modo per vivere sia morire.

THE MASTER

Ricordo quella sera come se fosse ieri, anzi, come se fosse oggi, come se fosse adesso… D'altronde sarebbe assurdo il contrario. Sì, perché stiamo parlando di una delle serate più importanti di tutta la mia infelice esistenza. Uno di quei giorni che ti segnano per sempre, uno di quei giorni che vanno a scolpire un prima e un dopo nella globalità della tua vita. Una serata che mi riguardo come fosse un film ogni volta che sono triste o che non riesco a venire a capo di qualche problema. Una specie di salvagente mentale, un’oasi nel deserto della memoria, il pensiero felice che faceva volare Peter Pan.. Il ricordo è così dolce e così nitido che ho proprio voglia di condividerlo con voi. Ecco qua … diciamo che è andata più o meno così… Arrivo davanti all’entrata del locale e mi becco una scritta che francamente ammetto di non aver mai visto né sentito prima. “Solentiname”… e che lingua sarebbe? Solentiname? E che cazzo significa Solentiname? Ma che minchia di nome è Solentiname?!? Appena entro mi trovo subito il bancone in legno pieno di candele e bicchieri, il tutto avvolto da luci soffuse ed un’atmosfera fumosa, speziata, quasi onirica. I colori di tutto il locale sono caldi ed intensi, sembrano fondere le sfumature

caraibiche con quelle dell’Africa nera, del Sudamerica e dell’India. Insomma uno di quei posti che comunemente chiamiamo “etnici”, ma forse questo è anche qualcosa di più, mi verrebbe quasi di definirlo “tribale”… Dietro al banco c’è il barista o forse il gestore o forse entrambe le cose o forse niente di tutto questo. Un tipo smilzo, alto coi capelli corti ricci e neri come il carbone anche se qua e là colorati d’argento, pochi sprazzi per la verità, ma che ti danno l’idea di uno che ha vissuto e per vissuto intendo proprio VISSUTO. Questo primo grossolano “identikit” mi porta a fare delle semplici considerazioni… Cappelli ricci e neri … pelle caffèlatte … Insomma il classico tipo che potrebbe essere al cinquanta per cento un Mohamed, al cinquanta per cento un Mustafà e all’ un per cento chessò … un sco. Il totale fa centouno per cento mi direte giustamente voi, ed effettivamente avete ragione, ma quando uno si fa questo tipo di viaggi mentali davanti ad una persona è uno stronzo coglione razzista retrogrado troglodita al centouno per cento, e anche se io sono tutt’altro che un razzista stavolta mi tocca proprio autoammonirmi per il mio approccio mentale ... Per la cronaca il nostro amico dietro al bancone, come avrete facilmente intuito, si chiamava veramente sco, anche se tutti lì lo chiamavano Jack, ed era un ligure da due generazioni con qualche goccia di sangue valtellinese e di maghrebino aveva solo le sembianze, o magari nemmeno quelle visto che sono tutti film mentali del sottoscritto, e chi è il sottoscritto per dire se uno è maghrebino o no? “Ciao amigo, che prendi?” mi fa lui sorridendo e guardandomi negli occhi. “Mmmh ..fammi una pinta di birra chiara, ne hai di buone?” “Non lo so se sono buone. Di certo ho le migliori della città, hai preferenze o faccio io?”

“ Il boss qui dentro sei tu…mi fido..” Mi spina un bel birrone e me lo porge sul bancone, io ringrazio e dopo aver dato una leccatina alla schiuma mi sparo un sorso che da solo dimezza la pinta. Dopo un attimo di silenzio mi lancio con la domanda che voglio fare dal momento in cui ho varcato l’entrata di questo posto. “Senti un po’…posso farti una domanda?” sco molla il bicchiere che stava asciugando e si gira verso di me. “ Allora, vediamo un po’… l’ordinazione l’hai già fatta, la cucina è già chiusa, quindi ti restano solo due possibili domande … Ad una ti rispondo subito : mi chiamo sco e non sono Marocchino, però per chi entra nel mio locale sono Jack. Per la seconda ci vorrà un attimo ma se vuoi mi spino una birra anche io e ti spiego che significa “Solentiname”…” Il sorso di birra mi va quasi di traverso. Mi ha letteralmente letto nel pensiero! E chi cazzo è questo?!?!? Un medium? Uno stregone? Alt un attimo … ma che sto dicendo? Ma chi cazzo sono io piuttosto! Mi si legge in faccia così tanto che sono un ignorante cazzone razzista?!? Evidentemente sì … Forse non serve nessuna dote soprannaturale per capire cosa pensa un idiota seduto al bancone di un bar come me.. “Che dire amico.. hai fatto centro. Effettivamente il nome del tuo locale mi ha incuriosito da subito..” gli rispondo posando la birra sul bancone fingendo acuto interesse ma soprattutto cercando di censurare totalmente la considerazione sulla sua nazionalità che ahimè dentro di me mi ero veramente fatto. “Allora, sarò breve, Solentiname non è solamente il mio locale, no, è un luogo

che esiste veramente, è un arcipelago di isole del Venezuela, un piccolo paradiso incontaminato. Ed è soprattutto una canzone dei Mano Negra…” “Mano Negra? Sinceramente non li conosco…” dico io. “Non avevo dubbi..ora si sono sciolti. Magari conosci il cantante, Manu Chau…” “Oh cazzo, quello sì che lo conosco…CLANDESTINO, KING OF THE BONGO…” e comincio a canticchiare la canzone forse più famosa, almeno per me, dello zingaro francospagnolo. “Ecco bravo, è proprio lui..Comunque per loro Solentiname è qualcosa di più di un arcipelago, è quasi un luogo dell’anima, un luogo dove tutta la merda di questo mondo non esiste, un luogo libero…un luogo di serenità..” Queste ultime parole di sco, anzi da ora e per sempre chiamiamolo Jack, mi colpiscono dritto in faccia. E mi fanno incazzare non poco ad essere sincero. Mi viene voglia di ribattere subito, ed infatti ribatto. “Ah sì, un luogo di libertà e felicità? Sai cosa penso? Penso proprio che un posto così non esista da nessuna parte. Penso che non possa esistere in nessun universo.. Hai presente come è fatto il mondo reale? Te lo dico io, sai io ci rifletto tutte le notti…Io penso alle macchinette mangisasoldi, a cose tipo le bombe intelligenti, le modelle anoressiche, i moralisti, lo shopping, le guerre giuste, le missioni di pace, i politici, la corruzione, la mafia, la camorra, il terrorismo, i preti pedofili, l'invidia, l'ipocrisia, l'arroganza, facebook, i reality, il pensiero debole, i pubblicitari, i gol di mano, i segreti all'italiana, il precariato, la malasanità, le aziende farmaceutiche, i treni sporchi, un bambino che muore, le case fatte di sabbia che crollano, il doping, la chirurgia plastica, le mucche pazze, il razzismo, il post sbornia, i colleghi falsi, il lavoro in nero, i dittatori, il capitalismo,

l'imperialismo, la pena di morte, l'effetto della coca che svanisce, gli accendini sugli aerei, i finti pentiti, gli stupratori, gli imbonitori televisivi, la faziosità, la paura del futuro, la xenofobia, il 3 per 2 al supermercato, la solitudine, i borghesi, il conformismo, il conformismo dell'anticonformismo, il nobel per la pace, il mercimonio della figa, i paradisi fiscali, i falsi invalidi, i comici che non fanno ridere, i giornalisti schierati, la borsa, le borse da mille euro, le paghe da cinquecento euro, i genocidi di serie B, l'immunità parlamentare, le sigarette, le banche, i derivati, i cimiteri per cani, la bomba atomica, la tortura, i benpensanti, i barbieri per gatti, l'integralismo, quelli che pontificano, il ponte sullo stretto, la mancia obbligatoria, le leggi stupide che indeboliscono quelle giuste, i pettegolezzi, la guida in stato di ebbrezza, la chiusura delle case chiuse, l'esportazione della democrazia, la paura del diverso. Ecco, io penso che il mondo sia questo…” Jack, con mia grande delusione non sembra minimamente colpito da quello che io consideravo una disanima assoluta, quasi da intellettuale, sulla nostra fottuta modernità. “Cazzo, e tu pensi a tutte queste cose? Ne hai di tempo eh..che lavoro fai? E poi dove sarebbe questo mondo cattivo di cui mi parli? Dentro o fuori?” Quest’ultima domanda mi lascia decisamente spiazzato e infatti riesco a farfugliare ben poco. “Dentro o fuori? Che significa? Dentro dove?” “Vorrei capire se tutta sta roba di cui mi hai parlato sta là fuori o magari si trova dentro di te. Per esempio guarda quella coppia col bambino seduti a quel tavolo. Credi che pensino a tutte quelle splendide cose di cui mi hai parlato?” “Ah..ora attacchi con la solita solfa dell’amore, della famiglia del Mulino bianco eccetera? Ciccio, con me queste stronzate non attaccano, lascia perdere..” “Bah..secondo me tu dovresti rivedere la tua posizione pivello..” “Pivello a chi!?!? Dovrei rivedere la mia posizione? Ma non sparare stronzate! Rivedere la mia posizione..e su cosa esattamente?!? Sul mondo?

Sulla società? Sulle donne? Su cosa?” A questo punto Jack mi guarda con un ghigno che mi fa incazzare non poco e con supponenza mi dice : “No..mi sa che non ci siamo capiti..Pivello… Devi rivedere la tua posizione qua dentro. Devi semplicemente girare lo sgabello e vedrai che vicino alla famiglia del Mulino Bianco c’è una gnocca che non ti toglie gli occhi di dosso da quando sei entrato nel mio locale!” Incasso il colpo sentendomi un coglione totale, anzi, un vero e proprio pivello e infatti da quel giorno è così che mi chiamerà Jack. Mi volto come consigliato dal mio neo psicologo barista stronzo signor tuttosò, futuro migliore amico ecc... Incrocio lo sguardo di una brunetta con frangetta che mi stende al primo colpo.. Ragazzi, ho provato un discreto numero di droghe nella mia vita, quasi tutte a dire la verità, ma vi assicuro che una botta come questa non l’ho mai beccata. Mi tremano le ginocchia, sono fuso, fatto, rincoglionito, totalmente fottuto. Raggiungo il suo tavolo come in trance, e non ricordo nemmeno di aver camminato, no anzi, sono sicuro di non averlo fatto. Probabilmente sono arrivato da lei lievitando, o su un tappeto volante o su cosa cazzo non ne ho idea.. Arrivo da lei senza mai staccare gli occhi dai suoi. “Piacere, io mi chiamo Sebastian..” “Ciao, io sono Leila..” mi risponde lei. Siamo così vicini che mi sembra di respirare il suo profumo da ore. Ci baciamo come se fosse la cosa più scontata da fare in un momento del genere. Ci baciamo come se fosse la cosa più naturale del mondo, ci baciamo come se fosse l’ultima cosa prima di morire …

Quando mi stacco dalle sue labbra mi sembra che sia ata un’ora, e come avrete immaginato sono ancora più fuso, fatto, rincoglionito e fottuto di prima. Riesco solamente a dire “ Ma dove sei stata tutto questo tempo?” Lei mi sfiora di nuovo le labbra e mi sussurra “Sono stata su un arcipelago, se ti va ti ci porto una di queste sere…” “Perché no…” A quel punto, con gli occhi negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo, senza guardare Jack, senza nessuna esitazione ( e senza pagare), prendiamo la porta e ce ne andiamo.. Ricordo che sull’uscio pensai : Qualcuno diceva “Nessun uomo è un’isola”, bene, allora se questo è vero non significa però che due persone non possano essere un arcipelago… Ecco, questa è la storia della serata più emozionante della mia vita. Forse un pochino romanzata ma vi assicuro che io me la ricordo così, quindi è così e basta. Quella brunetta è Leila, la mia ragazza e spesso ex ragazza. Quel barista, e molto altro, è sco …. il maestro … Jack … The Master.. Quello che mi ha fatto conoscere Leila, quello che mi porterà in Messico per una vita nuova Fratello di sventura in questo pazzo pazzo mondo.

ESTRATTO CONTO

Ecco la situazione aggiornata ad oggi. Oggi che significa mi chiederete? Cioè, oggi quando? Bella domanda.. Ma dovete capire, nel caso non lo abbiate già fatto, che per gente come me i giorni, i mesi, le date in generale perdono ogni importanza. Compleanni, anniversari, ricorrenze scompaiono totalmente dai nostri calendari, anzi, ad essere preciso scompaiono proprio pure i calendari. Per noi esiste solo e solamente OGGI, adesso, qui ed ora. Tanto ieri era identico ad oggi, e sarà identico pure a domani. I giorni si susseguono ma è come se il tempo presente si espandesse all’infinito, andando a creare una sorta di Oggi cosmico senza soluzione di continuità, imperituro e totale. Comunque ad oggi, cioè oggi, vi stavo dicendo che la situazione è la seguente ed è ben documentata sul foglietto che tengo nel portafogli : Jack The Master (lo conoscete già) - 100 euro avere ( non li avrò mai) Sommo Water (lo conoscete già) - 500 euro avere (vedi sopra) Il Lurido – 4000 euro dare (2mila persi e 2mila segnati) Dr. Paolo Manusardi - 1500 euro dare Guido Pertini – 3500 euro dare

Korea – 15000 euro (5mila persi e 10mila prestati) dare Macchinette mangiasoldi : 2000 euro dati Lotto e affini : 1000 euro dati Totalone : sono sotto di ventisette testoni! Tremila come avete visto li ho letteralmente bruciati in macchinette e giochi statali (bello stato di merda). I restanti ventiquattromila li ho persi al tavolo del poker. Queste sono le cifre in ballo relative agli ultimi due mesi. E come vi dicevo sono tutte annotate su un foglietto. E’curioso come per noi giocatori il portafogli riguadagni appieno la sua funzione originaria, cioè veramente quella di “contenitore di fogli”. Già, perché noi siamo sempre pieni fogli e foglietti vari con nomi, cifre e magari anche qualche indirizzo o numero di telefono. I soldi veri e propri infatti là dentro ci rimangono veramente poco, per la precisione diciamo il tempo del tragitto dal bancomat al bar. iamo ora ad esaminare i nomi dei creditori. I primi due li conoscete già e sono i miei amici. I miei unici amici. E infatti a loro devo molto ma nessun euro, anzi, per la precisione me li devono loro, ma è roba vecchia e non saranno certo quelle briciole a ricoprire il buco che ho creato. E poi anche fossero migliaia di euro, a loro non li chiederei mai. Coi creditori invece il rapporto è decisamente diverso. Cominciamo dal primo, Il Lurido, al secolo Giacomo Sorce.

E’ il proprietario del bar dove vado solitamente a giocare. Normalmente giochiamo a poker nel suo scantinato, e per evitare grane con gli sbirri, si gioca sempre il giorno di chiusura, che è il martedì, oppure ogni sera dopo che il Lurido abbassa la saracinesca. Lo scantinato possiamo dire che lo gestisce in franchising per conto di Korea, di cui vi parlerò dopo. Di giorno invece, visto il beneplacito dello Stato (bello stato di merda), si può giocare alle macchinette mangiasoldi senza nessun problema. Il Lurido ne ha messe addirittura quattro visto che ha un discreto naso per gli affari e ha capito che sui grandi numeri prodotti da quei personaggi che hanno qualche problema col gioco, come il sottoscritto, si può fare un discreto gruzzoletto mensile tra soldi inseriti e indotti vari (bevande, panini e snack). Il bastardo, o meglio, il Lurido , e ora capirete anche perché, tra le altre cose si è messo pure a fare credito ai giocatori, e non esiste maialata peggiore che tu possa fare ad uno come noi. Nel senso che per un giocatore avere un conto aperto è un po’ come per un alcolizzato trovarsi vicino al letto una spina della birra perennemente aperta a mo’ di fontanella o lasciare una chiave nella cella di un carcerato. Chiaramente il nostro caro gestore si premura di scalare tutti questi prestiti dalle sporadiche vincite di noi poveracci e quando si tratta di consegnarci i sudati proventi del nostro gioco detrae sempre il “prestato”, più un piccolo surplus che considera il dovuto interesse del prestito. Poca roba, ma pure sempre una cresta su un’altra cresta! Se poi qualcuno tarda a vincere o a restituire i prestiti a tutta la “pratica” al suo amico Korea. Veniamo al secondo creditore. L’esimio Dottor Paolo Manusardi, chirurgo plastico di fama che esercita nello studio privato ricavato dalla sua monumentale villa in collina.

Un maiale da non so quante centinaia di migliaia di euro l’anno ben inserito in tutti gli ambienti che contano. Il classico professionista pieno di contatti importanti e ammanicato con tutti gli esponenti della borghesia locale. Principalmente in quanto ha per così dire “restaurato” tutte le mogli (e ogni tanto pure le amanti) dei papaveri della mia città. Qui però bisogna fare un piccolo distinguo. Diciamo che le mogli di “quelli che contano” possono essere di due categorie. Per quanto riguarda la prima, quella delle cosiddette “cariatidi”, si è attenuto professionalmente al compitino richiesto, quindi le ha ringiovanite di una ventina di anni e poco importa se le ha di fatto trasformate in orribile statue di cera, mentre per la seconda, che potremmo definire quella delle “giovani arrampicatrici”, si è limitato ad interventi più blandi. In sostanza per le prime c’è stato un vero e proprio lavoro di macelleria chirurgica mentre le più giovani (che solitamente sono le amanti) le ha semplicemente ritoccate. Però nel vero senso etimologico della parola. Cioè ri-toccate, ovvero toccate di nuovo. Il porco praticamente prima le “toccava”, e questo avveniva nei lettoni delle stanze più fiche del villone, e poi le “ri-toccava”, e questo avveniva sui lettini asettici del suo studio. Poca roba, le solite stronzate tipo seno, labbra o naso. Tra l’altro su ragazze che non avevano alcun bisogno di cambiare una virgola dei loro corpi, ma si sa, le femmine sono fatte così. Sempre insoddisfatte ed insicure. Vabbè, non serve sapere altro sul personaggio per ora.

Tra l’altro ci ho giocato solo una sera in un tavolo dove non mi sarei mai dovuto sedere, ma quando uno è un cretino… Avete presente quella moderna massima che recita più o meno così “Non rendere mai reale una relazione nata sul web”? Bene, questo non vale solo per le chat ma anche per i pokeristi! Già, perché in un periodo giocavo spesso online con il nickname “The Shark”. Si fanno partite con giocatori di tutta Italia e pure con giocatori esteri. Una sera in cui al tavolo tutti erano in vena di scrivere in pratica è emerso che addirittura in tre erano miei concittadini. “The Doctor” il nostro Manusardi, “Silver Bullet” cioè Filippo Guardini un direttore di banca, e “Ronaldo76” ovvero Gino Pazzagli un panettiere del centro. Mentre si gioca si chatta e una stronzata tira l’altra e cosa ci inventiamo? Perché non vedersi per un bel poker dal vivo? Già, perché no dissi io. E infatti andammo tutti in un appartamento che il Dottore usava per questo tipo di svaghi e fu lì che mi spiumò i millecinquecento euro. D'altronde quando uno è coglione, ed io lo sono oltre ogni ragionevole dubbio come direbbero in tribunale, è giusto che da coglione paghi le conseguenze della sua coglioneria e quindi questo debito credo che sia il più cretino ed evitabile tra tutti i debiti che mi son costruito nella mia triste carriera. Vorrei sottolineare a margine di queste considerazioni che proprio per la natura della questione avrete capito che TUTTI questi debiti sarebbero facilmente evitabili, se non addirittura inconcepibili, quantomeno per qualsiasi persona degna di questo titolo, il titolo di “persona” intendo, quindi se io arrivo a definire un qualsiasi debito come “evitabile” converrete con me e con la mia enorme incazzatura quando parlo della sconfitta subita dal Dottor Manusardi. Comunque lasciamo perdere ed andiamo oltre.

Ora tocca a Guido Pertini. Questo grandissimo sacco di merda, perchè non mi vengono in mente altri eufemismi per definire il personaggio in questione, possiamo considerarlo un "regalo" del Sommo Water. Sì, perchè al mio amico Gabriele piace molto sperimentare, conoscere nuove persone. Lui ce lo dice sempre "Voi siete troppo fossilizzati sulle stesse cose, sulle stesse persone...bisogna spaziare ragazzi.." In assoluto devo dire che ha perfettamente ragione. Un uomo dovrebbe sempre essere aperto al cambiamento. Peccato che per lui "spaziare" significhi semplicemente cambiare bisca! Ecco quindi che una sera mi propone di andare a fare un poker con dei suoi nuovi amici (parola grossa) in un bar sicuro dove si può giocare tranquilli. Normalmente non faccio cazzate di questo tipo, perchè dovete sapere che per un giocatore è assolutamente sconsigliabile se non vietato entrare in nuovi tavoli dove non si conosce bene gli avversari. Anzi, la regola da seguire è esattamente quella opposta, ovvero invitare nuovi polli al TUO tavolo con i TUOI abituali compagni di gioco. Sperimentare va bene per mille altri aspetti della vita, ma nel gioco vi assicuro che la sperimentazione corrisponde sempre ad una grossa inculata. E infatti quella sera andò proprio così. Accettai la proposta di Gabriele perchè venivo da alcune serate molto positive e mi sentivo molto carico così gli dissi "Massì..andiamo a spiumare questi polli.." Fu così che conobbi Guido Pertini e fu così che con quattro, e ripeto quattro, bluff diversi mi ha spiumato tremila cinquecento euro. Il bello è che lo stronzo gode quando ti spenna bluffando.

Credo che a lui non interessino nemmeno più di tanto i soldi che guadagna. No, per lui il gioco è un gioco nel gioco. A lui piace giocare con il tuo cervello e coi tuoi nervi. A lui piace svitarti il cranio e cagarci dentro. Infatti, alla fine di tutte quattro le mani sopraccitate mi ha sempre mostrato le carte guardandomi negli occhi con uno sguardo beffardo e dominante. Non aveva in mano un emerito cazzo! Se solo avessi detto semplicemente "VEDO" a tutti i suoi rilanci ora avrei un debito in meno ed un bel gruzzolo in più per poter sanare le altre sconfitte. Ora eccoci arrivati a Korea. Il mio incubo ricorrente. La vera nota dolente di tutta la lista. Sì perché in primis sono quindicimila cucuzze, e poi quello è pericoloso. Korea, al secolo Tommaso Piperno, figlio di Salvatore Piperno, ovvero il boss della mala che ha in mano tutto il traffico di droga della città. Tutti sanno che quando schiatterà il vecchio sarà Tommasino a prendere il suo posto, e il bastardo sta facendo pratica. Per ora gli fanno gestire il “reparto bische” e qualche giro di marijuana, ma il porco continua ad allargarsi. Lo chiamano così per il particolare taglio degli occhi. Insomma avrete capito che il nostro amico sembra il figlio di Bruce Lee. Qualcuno dice che sia il frutto di una scappatella del vecchio Salvatore con una puttana cinese. Comunque che sia vero o no, nessuno ha il coraggio di raccontare a voce troppo alta questo pettegolezzo né tantomeno pronunciare il suo soprannome.

Gestisce come vi ho già detto diverse bische clandestine in città, tra cui quella del Lurido. E’un personaggio sinistro, alto e magro, sembra quasi un fantasma. In pochi sono in grado di reggere il suo sguardo, io no di certo e ho i miei buoni motivi che vi racconterò più avanti. Ah.. quasi dimenticavo, last but not least come direbbero gli inglesi (grande popolo di bookmakers), il caro Tommaso è anche il capo di Leila. Sì, lo stronzo è il boss della fabbrica dove lavora la mia ragazza, che tra l’altro mi ha detto più volte che fa venire i brividi anche a lei. E’un viscido, e ci sono giorni che fa il giro alla catena di montaggio per importunare le operaie. Leila dice che con lei non ha mai esagerato però la cosa mi da fastidio comunque. Riassumendo posso dire che il bastardo tiene per le palle me con i debiti e la mia ragazza con il lavoro. Pessima situazione di cui dovrò trovare una soluzione al più presto. Bene, dopo questa girandola di personaggi improponibili, posso dire che la situazione parla di un ivo a mio carico di ventisettemila euro. Non ho la minima idea di dove andare a recuperarli. O meglio, so dove andare, e sono certo che con un po’ di culo riuscirò a risalire la china, basta indovinare la serata giusta e magari trovare qualche pollo nuovo. In ogni modo questo è quanto. Oggi le cose stanno così. Domani si vedrà, quel che conta è solo oggi. Domani non esiste.

SPRAZZI DI VITA

Sono morto, e su questo direi che non c'è alcun dubbio. E non aspettatevi colpi di scena hollywoodiani tipo una resurrezione dell'ultimo minuto o un ritorno sottoforma di fantasma. Niente di tutto ciò amici, come vi ho già ribadito più volte, sono schiattato e non si torna più indietro. L'unica cosa viva dentro di me è nelle mie orecchie ed è il frastuono metallico dell'avvitatore che il becchino ha usato per sigillare per sempre la mia cassa con otto viti. La vera questione adesso è un'altra. Com'è possibile che io sia morto? Cioè, parliamoci chiaro. Vorrei farvi una domanda secca che richiede una risposta altrettanto secca. Qual è la conditio sine qua non, il primo requisito, il presupposto principale per poter morire, per poter dire che una persona è morta? Non pensiate che ora stia cercando di mettere in dubbio la mia condizione presente, però, per farvi capire meglio la mia perplessità, vi darò io la risposta. Prima ancora che una causa esterna o interna per un decesso, prima ancora di un'arma del delitto, prima ancora di un movente, prima ancora di una malattia, prima ancora della mancanza di respiro o battito cardiaco, prima ancora di tutte queste stronzate c'è qualcosa di assolutamente basilare per poter parlare di morte. Sarò breve.

Una persona per essere morta deve prima di tutto essere stata viva in precedenza! Ecco, il dubbio che mi rode dentro a questa cassa è semplicemente questo. Come cazzo faccio ad essere morto se praticamente non sono mai stato vivo?!? E con “ vivo” intendo un qualcosina in più del mero respirare o del mero vegetare. Ragazzi la vita di un giocatore non è vita. E'un andare avanti per inerzia. E'un triste sopravvivere agli eventi, procedendo come un cavallo col paraocchi mentre la vita vera ti scorre ai lati, dove tu non vedi niente e ti perdi tutto. Io non ho mai vissuto veramente, e quei pochi sprazzi di vita vera li ho letteralmente bruciati come se fossero una sigaretta. Perchè a ben pensarci degli sprazzi di vita ce li ho avuti anch'io. I momenti ati con Leila, specialmente i primi, sono stati assolutamente magnifici. Ci siamo conosciuti la sera stessa in cui conobbi anche Jack. Curioso vero? Forse le uniche due vere costanti di tutta la mia vita, oltre al gioco chiaramente, le conobbi la stessa sera nello stesso posto. Il locale di Jack. Fu una serata speciale, quasi magica. Sentii quasi da subito che tra noi c’era un’energia particolare. Dopo il primo monumentale bacio al Solentiname ci baciammo di nuovo all’ingresso del suo appartamento. Fu dolcissimo. Ci perdemmo l’uno nei respiri dell’altra.

Già da quella sera mi chiamava SE. Ero diventato il “suo” SE. Un mese dopo il primo viaggio insieme. Scegliemmo il Portogallo quasi per caso. A Lisbona è stato semplicemente meraviglioso. Forse le uniche due settimane di tutta la mia vita dove posso dire di essere stato realmente felice,realmente libero e sereno. Le eggiate lungo il Bairro Alto, i pomeriggi ati al Cafè Pessoa, con il barista gay che mi lanciava sguardi languidi e Leila che fingeva di ingelosirsi. Il tragitto del tram ventotto dove lei insinuava le sue mani nelle mie parti intime cercando di non farsi vedere dagli altri eggeri. C’era complicità, c’era spensieratezza, c’era gioia. La città mi aveva riaperto la mente. Leila mi aveva riaperto il cuore. Poi una sera ci è venuto in mente che avevamo voglia di mare e allora il giorno dopo abbiamo deciso di prendere un treno per andare a Faro, nell’Algarve, proprio in fondo al Portogallo. Abbiamo trovato una pensioncina modesta e l’abbiamo fatta diventare il nostro castello incantato. Le giornate ate sull’Ilha deserta, un isoletta poco distante da Faro raggiungibile con un traghetto. Centinia di metri di spiaggia incontaminata sull’oceano dove non c’era nessuno, nemmeno un chioschetto per prendere l’acqua da bere. Solo noi i gabbiani e i camaleonti. Facevamo l’amore sul bagnasciuga fino al tramonto. Le serate ate a cazzeggiare per le viuzze e le piazzette dentro le mura

fortificate. E poi le cene nei locali malfamati del porto dove non c’era nemmeno un turista e dove ho mangiato il pesce più buono di tutta la mia vita. C’eravamo solo io e lei. Se e Leila. Il nostro stare insieme che trascendeva tutto e tutti. Ogni tanto la sera fantasticavamo sulla possibilità di non tornare mai più in Italia, di restare laggiù e lasciarci tutto alle spalle. Io avrei fatto il pescatore come i nostri amici del posto e lei avrebbe venduto collanine ai turisti. In quei giorni ho pensato addirittura che sarebbe potuto essere “per sempre”. Ma per me “per sempre” è qualcosa di troppo azzardato. Per me l’unico “per sempre” che sia mai esistito è la folle corsa all’autodistruzione, per me l’unico “per sempre” è stato solo il gioco.. Infatti da quando tornammo a casa le cose peggiorarono. Io precipitai nel tunnel dei miei problemi e chiusi la porta al resto del mondo, lei compresa. Probabilmente fu questa la cosa che le fece più male. Il non condividere i problemi che avevo. L’averla esclusa dalle mie vicende come se fosse una sconosciuta. Non so nemmeno più quantificare il numero di volte in cui ci siamo lasciati, le cosiddette pause di riflessione. Di certo non abbiamo mai fatto quel o in più che ci avrebbe reso una vera coppia, una cosa unica, una famiglia… Certo, lei mi ha tradito, ma questo non significa nulla.

Io pure l’ho tradita, l’ho tradita dal primo all’ultimo giorno della nostra storia. E non intendo i tradimenti tradizionali, quelli fisici con donne in carne ed ossa. L’ho tradita perché non sono mai stato sincero. Non sono mai stato in grado di dirle che al primo posto c’erano altre cose, che la mia mente era altrove, che il mio tornare sempre da lei era dettato dalla disperazione e non dall’amore. Che avrebbe dovuto fare?!? Aspettarmi all’infinito e buttare nel cesso la sua vita? No, questo sarebbe stato francamente troppo. In fondo dentro di me lo avevo sempre saputo che prima o poi sarebbe andata a cercare da qualcun altro tutto quello che le avevo fatto mancare io. E infatti successe esattamente così.. Ma ora non me ne frega niente cercare di capire il perché, il come, il quando…. E’andata così e basta. Se non è una bestemmia poter dire che anche io ho avuto degli sprazzi di vita è solo e soltanto merito di Leila…. E solo a lei sono legati i veri rimpianti della mia esistenza. L’unica persona che veramente mi abbia mai dato qualcosa di vero ha in cambio ricevuto solo mazzate fino all’ultimo. Le ho lasciato segni indelebili. Le ho regalato un biglietto gratuito in prima classe per l’infelicità, con sensi di colpa e rimorsi di coscienza come compagni di viaggio. L’ho fatta diventare quello che non era… Le ho fatto fare quello che non voleva..

Fino all’ultimo….

INSERT COIN (CORTO CIRCUITO CEREBRALE)

Prelievo al bancomat, sigaretta, dritto al Bar e fanculo al mondo. Un caffè un diecino e poi serata da Leila. Un diecino, un semplice e banalissimo dieci euro e poi giuro che vado da lei. In fondo che ci vuole? Solo un po’ di banalissimo e sacrosanto autocontrollo. Tutto qui. Sebastian Callegari quando vuole è dotato di grande autocontrollo. Eccomi dal Lurido… Dieci euro nell’erogatore e poi via veloci dal mio amore. Prendo la mia sedia e tutti fuori dalle palle non voglio vedere né parlare con nessuno dieci euro vai che stavolta bastano questi è piena da far schifo la fotto la fotto la fotto gira gira sigaretta birra e partiamo oggi ti inculo bella vai vai ci metto meno di mezz'ora a sbancarti sputa le monetine game over insert coin facciamo altri dieci che vediamo chi è il più forte birra sigaretta che cazzo di musica in questo bar maledetto Lurido cambia disco Cristo che sfiga c'era quasi la fila di diamanti bastarda che non sei altro insert coin facciamo venti euro che magari si sveglia fan sempre così all’inizio devono scaldarsi è impossibile che non paghi quel vecchio oggi pomeriggio ci avrà giocato almeno trecento euro e li voglio prendere io sigaretta ma qui c'è qualcosa che non va insert coin venti euro che son quelli buoni vai cazzo sputa Lurido cambiami sto pezzo da cento e fammi un caffè poi una bella sigaretta insert coin e vai con il venti e dammi sta combinazione cazzo di una stronza non è possibile birretta per scacciare la sfiga Leila non ti preoccupare cascasse il cielo stasera arriverò in orario cazzo insert coin questi sono i venti buoni gira gira che si vola tre forzieri in diagonale bella lì adesso si sfalsa il giro e sputa sicuro vai sigaretta alza la posta alza la posta insert coin venti euro di speranza e comincia a cambiarmi sto centone pago anche le birre e il caffè di prima e dammi due gratta da dieci che se non gira qui girerà di là gratta gratta un cazzo fanculo al gratta e vinci non vinco mai insert

coin venti euro che cazzo di ore sono devo andare da Leila che si incazza di brutto stavolta insert coin ultimi venti e vado da lei cazzo sputa qualcosa merda Lurido maledetto che hai fatto a sta macchinetta è più stitica di mia nonna ma come abbiamo fatto a uscire dalla coppa così che squadra di merda ogni anno la stessa storia acquistiamo giocatori di merda spendendo miliardi su miliardi e a fine stagione non abbiamo mai in mano un cazzo gira e dammi sti diamanti insert coin ormai non posso lasciarla così di sicuro se mi alzo dalla sedia in tempo zero il primo stronzo che a con un euro sbanca di brutto è sempre così mettiamo il venti della vita che va dai dai gira Leila Leila cazzo Leila vabbè è abituata infondo sono in ritardo solo di un'ora vai stronza vai sigaretta fammi una birra Lurido e portami un pacchetto di Diana Blu insert coin una bella birra ghiacciata ghiacciata e gelida come le fottute cesoie del porco quelle cesoie maledette che non riesco a dimenticare quelle cesoie da giardiniere che vorrei tanto infilare nel culo di qualcuno o nel vetro di questa macchinetta stronza ultimo venti e vado che cazzo di caldo pazzesco birra no stasera non gioco ragazzi niente carte niente poker spennate qualcun altro devo fottere questa stronzetta vai con la fila di forzieri sì ora ci siamo ci siamo cazzo alza la posta alza che gira alza ma vaffanculo paga però non è possibile abbassa la posta e poi alza e vai insert coin venti senza paura Seba che è matematico che ora sputa tutto sms di Leila dove sei e dove cazzo pensi che sia arrivo arrivo stai calma sigaretta insert coin metto sto venti che puzza di vittoria se solo esistesse un tasto per puntarli tutti in colpo sarebbe fantastico birretta due ore di ritardo che saranno mai Leila insert coin son quasi finiti cazzo mettiamo sto ventello e via chissà se Leila sta già dormendo bah io vorrei tanto fare un po’ di sesso è l’unica cosa che vorrei da questa serata a parte sbancare la macchinetta ma mi sa che Leila non sarà tanto dell’idea quando arriverò da lei ma poi quando arriverò da lei se continua così ci lascio le piume su questa sedia sigaretta ma vaffanculo Lurido io non ci vengo più in questo bar di merda dimentica pure i soldi che ti devo insert coin se mollo di sicuro qualche stronzo la sbanca con un euro quindi sigaretta venti euro e andiamo vai ti prego vai non ce la faccio più son sotto di ventisettemila euro in banca ne ho tremila che cazzo faccio dove cazzo vado come faccio a pagare Korea quello tra un po’ mi taglia le palle questo è garantito ma in fondo chissenefrega prima o dopo tanto questa vita fottuta finirà e sono sicuro che finirà male quindi non ha senso aspettare facciamola finita subito ogni tanto vado a letto con la speranza di non svegliarmi più sigaretta e birra tre ore di ritardo Leila mi ha mandato affanculo anche stavolta sono un fallito faccio pena insert coin prendi sto venti e paga come faccio a mettere insieme i soldi per andare in Messico con Jack in Messico staremo da Dio basta stronzate basta tutto nuova vita mare sole in Messico stan tutti bene tequila burritos e mare che

figata ci andremo io e Jack e fuck the world e poi magari ci apriamo un localino sulla spiaggia e iamo i giorni a bere scopare e pescare come se non esistesse un domani senza giocare a niente senza perdere niente senza debiti tensioni e rotture di palle Jack Jack cazzo se mi vedesse adesso mi prenderebbe a pugni faccio pietà sono imbarazzante per l'umanità intera dammi sti cazzo di diamanti paga paga paga mentire a Leila ormai è come respirare semplice e involontario ma perchè mento anche a Jack lui non lo merita lui è il mio socio è il mio amico è mio fratello sono uno schifoso sarebbe meglio spararsi ma prima devo sbancare devo vincere insert coin fanculo forse dovrei chiamare Leila ma che gli dico venti euro e vado a casa e non ci penso più vai bella vai sputameli tutti vai che si parte per il Messico e fanculo a tutti insert coin segnami cento euro Lurido che poi sbanco e te li restituisco insieme agli altri portami anche una birra che ora sbanco gira adesso gira di brutto alza la posta Seba alza cazzo vai che sbanco vai cazzo no adesso si è fermata di nuovo non è possibile ma perché quando esco di casa non vado direttamente da Leila invece di fottermi sempre in questo posto maledetto gira dai dai sputa insert coin e mettiamo sto venti che non ce la faccio più cazzo dammi lo schermo di diamanti che sbanco tutto vai gira spara fuori i soldi sigaretta della vittoria e via dai dai ci credo ma in cosa credo non credo in niente non ho mai creduto in niente esiste solo la sfiga gira gira voglio andare a letto voglio andare a letto chiudere gli occhi non riaprirli più non vedere più un cazzo insert coin BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

DISCORSI DA BAR

Ogni tanto anche un fottuto drogato del gioco come me sente forte la necessità di un momento di riposo. E’raro a dir la verità, però succede anche a noi di avere quei cosidetti momenti di rigetto. Momenti nei quali vedere un mazzo di carte ti provoca nausea, momenti nei quali si ritorna ad essere persone più o meno normali, persone che sentono forte il bisogno di stare a discorrere con altre persone. Questo è uno di quei momenti. Questa sera Sebastian desidera semplicemente stare un po’ di tempo tranquillo e sereno. Serata di pausa da tutto. Leila, le carte, le macchinette, i debiti... Fanculo. Niente di tutto ciò, vado dal mio amico Jack per qualche birra e un tot di cazzate al bancone. Ogni tanto ci vuole una serata così. E'molto liberatoria, anche se il più delle volte finisce che il Master mi cazzia per qualche mia mancanza, e visto che sono tante, e lui le conosce tutte, in pratica mi cazzia sempre. Ma se non ti cazzia il tuo migliore amico chi dovrebbe farlo dico io?!? E poi alla fine metà delle birre me le offre lui e l'altra metà me le segna sul conto aperto che ho nel suo locale, quindi chissene frega delle cazziate e avanti con le cazzate.

Comunque è pur sempre una sera dove la mia volontà si ricorda di esistere, una sera dove Sebastian batte Gioco d’azzardo uno a zero. Certo, il fatto di non avere un euro in tasca mi ha aiutato parecchio ad evitare il gioco, però dipende dai punti di vista.. In fondo avrei anche potuto chiedere il solito piccolo prestito al Lurido... Ma non stasera. No, stasera non avevo proprio cazzi di strisciare di nuovo da quel porco per avere due soldi da giocare. O forse semplicemente sono così saturo che ho bisogno di uno sfogo. Non c’è niente è meglio del bancone del Solentiname e nessuno è più indicato di Jack per una confessione/sfogo e per qualche birra in tranquillità. Il pub oggi secondo me è quello che era la piazza per gli antichi greci, il caffè parigino per i letterati dell’ottocento o l’assemblea in fabbrica per gli operai degli anni settanta. Una zona franca dove i pensieri e le parole possono scorrere libere. Un posto dove puoi essere te stesso fino in fondo. Cominciamo con una birra media e qualche discorso soft tipo l'eliminazione dell'Inter dalla coppa. Poi a un certo punto finiamo a parlare del mio lavoro, e non ricordo neanche più perchè, comunque quando si arriva al lavoro si finisce sempre male...e infatti.. "Pivello, è da quando ti conosco che mi dici che il tuo lavoro ti fa cagare. Però mi risulta che ci sei andato anche oggi e ci andrai anche domani. Ti sembra sensato?" " Mamma mia Jack, quando fai così ti tirerei un pugno nei denti.. Cazzo di un professore maestro di vita dei miei coglioni!

Ma secondo te per me è facile?!?" "Se la tua vita non ti piace...cambiala. Stiamo parlando della TUA vita, e ti ricordo che hai diritto solamente ad una vita, quindi se non ti sbrighi potrebbe essere troppo tardi... E poi anche Leila...quante volte vi siete lasciati? "Boh..sai che ho perso il conto? Con questa credo che siano almeno dieci..." "Nella vita si può sbagliare tutto ma non l'amore. E'troppo importante. Non credi che sarebbe decisamente meglio metterci una pietra sopra e ognuno per la sua strada?" "Cazzo non ce la fai proprio a non metterti sul piedistallo. Devi sempre dire a tutti cosa è giusto e cosa no.. Comunque, sì, ci ho pensato tante volte, però dai...non posso farle questo. Mi fa piacere che tu da amico pensi alla mia felicità, però non è giusto. Sarebbe proprio da egoista. Leila non se lo merita..." "Appunto..." "Appunto cosa?" "Io lo dicevo per lei mica per te Pivello.. Prima ti togli dalle palle in maniera definitiva e prima lei riuscirà a rifarsi una vita degna di questo nome" " Ah..ti ringrazio, sei proprio un amico..." "Non c'è di che fratello...birretta?" "Massì...fammi un bel birrone e fanculo a tutti sti discorsi!!" “Comunque in queste condizioni tu non ci vieni in Messico…” Il sorso di birra mi va quasi di traverso.

Questa non me l’aspettavo, o meglio, era un po’ che me l’aspettavo ma stavo quasi cominciando a pensare che non sarebbe più arrivata… Provo comunque la finta, ma me ne pento praticamente in diretta.. “Cazzo dici Jack?!?” “Dico che in Messico se stai così non ti ci porto. Starei più tranquillo con uno spacciatore di Tijuana come socio.” “Ma non dire stronzate… Che significa?” “Pivello, forse non lo hai notato, ma non sono Leila. Le minchiate che spari magari lei se le beve, io no. Stai ancora giocando, e stai giocando di brutto vero? Te lo sei ricordato di fare il visto? Ti ricordi che tra un mese dobbiamo andare in Messico per il sopralluogo? Ti ricordi che devi are in agenzia per i biglietti? Ti ricordi che ti ho dato i soldi per pagarli?” Abbasso lo sguardo, ed è sempre così. Non sono mai riuscito a reggere lo sguardo di Jack quando mi parla in quel modo. Abbasso lo sguardo e vedo le mie nocche diventare bianche mentre stringo il bicchiere di birra. "Ci sto lavorando Jack...ci sto lavorando…Per il visto e l’agenzia non ho avuto tempo. Non me lo sono dimenticato ma veramente non ho avuto tempo. Non è facile, però ultimamente gioco meno.." "Che significa che giochi meno? Meno ore? Meno soldi? Ti si legge in faccia, e le facce non mentono mai. Ci sei dentro come e più di prima.

Io ti voglio bene, ma non andiamo là in vacanza.. A me serve un socio, e un socio di cui mi posso fidare.." "Senti allora facciamo così.. Vacci da solo in Messico visto che non esiste nessuno al tuo livello. Io non ce la farò mai, quindi tanto vale che prendi il primo aereo e vai a inaugurare il tuo fottuto locale." "Urka..e questo sarebbe il tuo modo di tirar fuori le palle? Bene Pivello, stai facendo dei bei progressi..." Cristo quanto lo odio quando fa così! Lo odio perchè mi sovrasta, perchè mi punge sul vivo, perchè non riesco mai vincere un duello verbale con lui. Lo odio perchè pensa di avere sempre ragione. Lo odio perchè HA ragione.. Incasso pure sto colpo, l'ultimo, mi bevo la mezza birra rimasta in un solo sorso e mi congedo così "Bravo Jack, sei il migliore. Lo sai che ci sono due cose che non tiro mai fuori. Le palle e i soldi...quindi segnami sta birra e vattene affanculo amigo" Senza incrociare mai il suo sguardo prendo la porta e mi tuffo fuori alla ricerca di una ventata di aria fresca come se fossi un carcerato alla prima ora d'aria dopo un mese di isolamento. Procedo veloce verso casa e ripenso a cosa mi ha detto il mio migliore amico. Mi spiace dirlo... Jack.. Jack.. Hai tanti pregi fratello, ma qui non ci siamo.

Non sai niente di cosa sto vivendo, non sai niente di cosa vivo tutti i fottuti giorni da mattina a sera. Non puoi capire...nessuno può capire. Nessuno mi può aiutare. Non esisterà mai nessun Messico per me. Sono un morto che cammina

ESTRATTO CONTO

Ecco la situazione aggiornata ad oggi. E oggi non è l’oggi dell’altra volta, cioè dell’ultimo estratto conto, oggi è un altro oggi che però non so che giorno preciso ma solamente che è oggi e oggi non è poi nemmeno oggi, ma è più precisamente adesso. E adesso la situazione è decisamente diversa rispetto all’ultimo estratto conto. Sì, perché alcuni creditori sono scomparsi, e anche se potrebbe sembrare a prima vista una buona notizia, in realtà non lo è. Non lo è per niente. E vi spiego anche perché. Cercherò di sintetizzare. La situazione adesso è la seguente : Jack The Master - 100 euro avere ( come già vi dissi non li avrò mai) Sommo Water - 500 euro avere (vedi sopra) Guido Pertini – 3500 euro dare Korea – 25000 euro dare Ho evitato di segnalare i dati relativi alle macchinette mangiasoldi per cercare di non vomitare. Come avrete notato sono spariti il Dr. Paolo Manusardi,

che ho provveduto a spiumare una sera nel suo appartamento dopo che lo avevo beccato al Solentiname dove era andato farsi un drink per un dopo cena e pre scopata con una delle sue squinzie. Beccarlo in una situazione del genere fu un gran colpo di culo per me. Il dottorino quando è in dolce compagnia in sostanza non capisce più un cazzo. Credo sia normale per un erotomane come lui. Ecco, tra i mille vizi di quel porco mi sento di dire che le donne sono sicuramente più deleterie del gioco. Aggiungeteci poi quattro o cinque cocktail e un violento litigio con la fichetta di turno e il gioco è fatto. Il chirurgo plastico di fama era così imbenzinato di alcool, adrenalina, testosterone e rabbia che è stato un vero gioco da ragazzi disintegrarlo in un testa testa notturno. Gli avevo semplicemente lasciato intendere al bancone che sarei stato disponibile per una partitella nelle prossime settimane per saldare i nostri conti, ma mai avrei pensato che quella partitella ce la saremmo giocata quella sera stessa! Probabilmente per una volta gli dei del poker erano dalla mia parte, o forse altri dei erano in collera col Manusardi. Comunque sia quella sera cancellai dalla mia fottuta lista il dottore e per non avere ulteriori guai decisi di cancellarlo anche dalla mia vita, rifiutando tutte le sue successive sfide al tavolo verde del poker online. L’altro creditore magicamente scomparso è il Lurido, che in realtà non è scomparso totalmente, o meglio, lui in quanto creditore è scomparso sul serio, ma i soldi che gli dovevo purtroppo no. Infatti il buon Sorce da vero lurido quale è, per essere sicuro di farmi pagare ha provveduto a girare il suo credito a Korea. Quindi tra interessi, crediti girati e stronzate varie ora devo al piccolo boss Tommaso Piperno ben venticinquemila euro cazzo!

E la cosa non mi piace affatto… Prima o poi dovrò anche parlarne con Leila, ma quella è completamente fusa. Un giorno mi sono permesso di chiamare “Korea” il suo capo e questa che fa? Mi piazza una scenata che non mi ha mai fatto nemmeno quando arrivo con quattro ore di ritardo! “Se, non mi piace che lo chiami così. Si chiama Tommaso Piperno e non dimenticarti che è il mio capo” “Oh cazzo Leila…mamma mia.. Lo sai che in giro lo chiamano così, lo sai che oltre che della tua fabbrica si occupa anche di un sacco di cose. E poi non eri tu che mi avevi detto che ti faceva venire i brividi?” “ E con questo? E poi non ti ho mai detto nulla del genere…lasciamo perdere che è meglio va…” “Sì..mi sa proprio che è meglio se lasciamo perdere se no mi incazzo di brutto…” Ma vi rendete conto?!? Pur di venirmi contro si mette pure a difendere quel maiale. Bah..chi le capisce è bravo…anzi, le altre donne le capisco benissimo, è Leila che rimarrà sempre un mistero per me, quindi è più corretto dire chi LA capisce è bravo. Comunque devo trovare il modo di risolvere questa cazzo di situazione oppure rischio di finire molto male. E poi non vorrei mai che quello se la prendesse con Leila. Non me lo perdonerei mai. Però dove cazzo li trovo tutti quei soldi?!? Ieri Jack mi ha consigliato di andare in banca. Ma come cazzo stai!?!? Gli ho detto. Secondo te la soluzione dei miei problemi è andare in banca?

E a fare cosa esattamente? Avrò sì e no tremila euro sul conto e me ne servono altri ventiduemila. Vuoi che mi prostituisca con lo sportellista gay della banca?!? Lui però mi ha detto che lo fa spesso. Cioè, gli è già capitato due o tre volte di andare in banca a chiedere un fido, credo si chiami così se non ho capito male. In pratica tu chiedi….. e loro ti preparano un piano di rientro ecc.ecc. In pratica la stessa identica cosa che fa Korea ma con tassi d’interesse decisamente diversi, e poi da loro nessuno ti spezzerà mai un pollice, al massimo ti prendono la macchina o un pezzo della casa… All’inizio mi sembrava una gran stronzata, ma quasi quasi ci faccio un pensierino. In fondo così potrei evitare di dirlo a Leila e liberarmi del debito con quel mostro.. Vedremo, tentar non nuoce. Vi farò sapere

DOLCE SILENZIO

Ogni tanto penso che per me e Leila la parola futuro non abbia nessun significato. Penso che non ci sia nessuna reale possibilità di creare una vita insieme. Ogni tanto siamo così lontani che sembra di vivere su due pianeti diversi. La realtà è che non siamo su due pianeti diversi, no, la verità è che noi SIAMO due pianeti diversi. Siamo lontani come due pianeti e come i pianeti siamo separati da anni luce di vuoto, puro e semplice vuoto. Un vuoto che in questi sette anni si è ampliato all’inverosimile, un vuoto che probabilmente non è percorribile nemmeno con le gigantesche astronavi aerospaziali dei film. Un vuoto che ingurgita tutto, tra noi c’è solo silenzio, il silenzio perenne del vuoto galattico. Il silenzio ormai è divenuto l’unica vera costante dei nostri incontri, un silenzio che ci divora come un avvoltoio che scarnifica il corpo di un prigioniero morente. All’inizio la cosa ci dava fastidio, era quantomeno imbarazzante. Ora sinceramente non ce ne frega più un cazzo. Siamo come due cadaveri piazzati casualmente in lettini adiacenti nello stanzone freddo dell’obitorio. Siamo lì immobili, in silenzio…. Silenzio. C’è solo silenzio. Silenzio. C’è un silenzio che avvolge ed ovatta tutta la cucina. Un silenzio surreale. Uno di quei silenzi che “parlano” come dicono i fini oratori.

Ho avuto l’ennesima serata di merda al tavolo del Lurido, e Korea mi ha detto tramite i suoi amichetti che sta perdendo la pazienza. Il cuore mi batte forte dentro al petto, come il timer impazzito di una bomba, come la grancassa di una banda di paese, e sembra quasi che voglia uscire fuori dalla gabbia toracica ed andarsene per i fatti suoi. Tutto il sangue sembra confluire dentro al petto caldo ed il resto del corpo è come se fosse un qualcosa di estraneo e fastidioso. E’sempre così quando torno da lei dopo una delle mie fottute serate ate a giocare. E’sempre così perché ogni volta che arrivo in ritardo, cioè sempre, mi accorgo che potrebbe essere l’ultima, mi accorgo che forse la cosa più normale del mondo sarebbe che lei mi mandasse affanculo per sempre. E allora di colpo mi accorgo di quanto ho bisogno di lei, di quanto la amo, o forse di quanto mi sono autoconvinto di amarla per restare a galla. Ora sono come un pollo disossato, come la larva di un insetto gigante. Non so che farmene delle mie gambe, così le tengo immobili ed accavallate sotto il tavolo. Non so che farmene nemmeno delle mie braccia, pure quelle fastidiose ed inutili, così le tengo incrociate sopra tavolo. Lei posa il piattino e si siede di fronte a me. Mi a il cucchiaino e poi abbassa lo sguardo e aspetta. Ci sono tante cose da dire, adesso. Ci sono tante situazioni da chiarire, adesso. Ma da dove comincio? E poi io non sono in grado di cominciare. Non credo sarei in grado nemmeno di ribattere, quindi figuriamoci se comincio io… Ho un ritardo (non come quello che aveva Inge, quindi direi che sono in ritardo)

di quattro ore. Ho una cena fredda sul tavolo. Ho una donna incazzata seduta davanti a me. Però mi ha appena ato un dolce. E’la mia donna…forse.. Per tutto il tragitto verso casa di lei ci avevo pensato, mentre parcheggiavo la macchina ci avevo pensato. Prima di inserire la chiave nella toppa mi si era raggelato il sangue. “Sarà ancora la chiave giusta? Avrà cambiato la serratura per chiudermi fuori per sempre?” Le mie paure svaniscono in un attimo e si sciolgono nel giro morbido e fluido della chiave nella serratura. Ci sono tante cose da dire, adesso. Ci sono tante situazioni da chiarire, adesso. Prima di entrare in casa pensavo, o meglio, speravo che si sarebbero esaurite tutte nello spazio che separa l’ingresso dalla cucina. Invece siamo stati zitti. Siamo stati in silenzio. Silenzio. C’è solo silenzio. Silenzio. C’è un silenzio che avvolge ed ovatta tutta la cucina. Un silenzio surreale. Uno di quei silenzi che “parlano” come dicono i fini oratori. La prima cosa che sento è il freddo del metallo del cucchiaino, poi c’è solo il dolce che si scioglie sulla lingua ed è come una rinascita a vita nuova, il cuore è irrorato da un fiume di piacere e una parte del cervello che credevo addormentata, che fino ad un attimo prima era ancorata allo schermo di una macchinetta, magicamente si risveglia. Si risveglia al punto che mi suggerisce anche l’esordio nel discorso. “Cos’è questa libidine di dolce?”

Già.. questa fu l’unica stupida, inutile cosa che riuscii a dire in quel momento. E desiderai cancellarla un secondo dopo averla detta. “Se, non farlo. Non farlo mai con me. Non sono uno dei tuoi amici cretini, quindi non provarci nemmeno con me…” mi dice lei nello stesso momento in cui tolgo il cucchiaino dalla bocca. Ora è lì immobile vicino al tavolo, e lo domina come se fosse un Dio dell'Antico Testamento pronto a scagliare la sua ira sul peccatore. "Ma ti rendi conto di quanto sei stronzo?!? Tu nemmeno te ne accorgi di cosa stai facendo…di cosa CI stai facendo…Sei in ritardo di quasi cinque ore e l’unica cosa che ti viene in mente è chiedermi cos’è questa libidine di dolce?!?" E’curioso come la brutalità del suo approccio si fondesse e confondesse con la dolcezza che impregnava la mia bocca. Ne nacque un insolito mix che generò una tracotante e adrenalinica agitazione che mi scosse tutto il corpo come un brivido infinito. Che intenzioni avrà stavolta? Vorrà rimettersi con me e questo dolcetto è il bentornato? Mmh..Non diciamo stronzate…il tono della sua voce di certo non dice questo… Avrà trovato un altro uomo e vuole indorarmi la pillola con il suo dolce più riuscito? Ecco…questo è molto più plausibile…però no, dai , che c’entra un dolce in un addio? Se vuole farmi fuori perché ha deciso di deliziarmi col suo dolce più riuscito?.. e se fosse avvelenato? .. e se fosse proprio il suo dolce più riuscito l’arma del delitto? Ma non diciamo cazzate.. Se avesse voluto avrebbe potuto uccidermi altre due o trecento volte. Che c’è di diverso nel ritardo di stasera? E’come tutti gli altri…è un classico, è scontato. Un mio ritardo ormai non lo quoterebbe più nemmeno un bookmaker di Londra. "Se, io per te dove sono? A che punto sono esattamente sulla tua scala?"

Ecco, anche questa è un classico, diciamo che questa domanda è ricorrente almeno quanto i miei ritardi. "Dai Leila, che razza di domanda è? Lo sai..." "Cosa? Cosa dovrei sapere? Che vengo dopo Jack? Dopo il Messico? Dopo le carte, le macchinette o la birra? E'quello il mio posto Se?" Abbasso la testa e la prendo tra le mani scompigliandomi i capelli, come se questo gesto potesse magicamente farmi uscire da quella stanza. Vorrei essere ovunque ma non lì, non lì vicino a lei, non lì vicino a lei che mi dice quelle cose. "Ti rendi conto che per me non ci sei mai? Arrivi a tutte le ore della notte e ti aspetti che io ci sia sempre. Ma tu quando ci sei per me?!? Se, io così non ce la faccio..." "E'stata una serata di merda...ho cominciato a giocare e poi non ho più visto l'orologio. Davvero, non mi sono proprio accorto dell'orario..." Lei scuote la testa e non dice nulla. Sembra quasi che stia per piangere. Avrei voluto stringerla a me e non lasciarla più. Avrei voluto avere la forza di prenderla con dolcezza e cancellare tutto in un abbraccio. Avrei voluto dirle le parole giuste. E invece non ho fatto niente di tutto questo. Sono rimasto immobile sulla mia sedia. Quel maledetto o verso di lei che mi aveva sempre chiesto non lo feci nemmeno quella sera.

La verità è che quel o non lo farò mai. Sono sempre stato immobile. Immobile e in silenzio come un pupazzo di pezza senza gli occhi. "Ma dove sei finito Se? Dove cazzo sei finito?!? Io non so più nemmeno chi sei, te ne rendi conto??" E poi di nuovo silenzio. Silenzio. C’è solo silenzio. Silenzio. C’è un silenzio che avvolge ed ovatta tutta la cucina. Un silenzio surreale. Uno di quei silenzi che “parlano” come dicono i fini oratori. Un silenzio insopportabile che mi entra fin dentro a tutte le ossa. E'sempre così con lei. Mi sento così in colpa nei suoi confronti che non riesco mai dire niente. Incasso e basta. Incasso e resto fermo ed immobile…in attesa del perdono, o della fine… Sento la sua mano che sfiora la mia. Rialzo la testa, riapro gli occhi umidi e incrocio i suoi. Scanso col mio pollice la lacrima che riga la sua guancia. Ci guardiamo in silenzio. E’un silenzio diverso però. Questo è un silenzio dolce, è un silenzio che avvolge ma per coccolarci.. Lei si siede cavalcioni sulle mie gambe e mi mette le braccia al collo. Istintivamente cerco nelle tasche le sigarette e il telefono per toglierlo ma ci trovo solamente la mia erezione che cresce.

Sento il suo profumo e la stringo forte a me. “Non servono parole adesso Se…” mi sussurra nell’orecchio. “Stiamo in silenzio come sull’isola…solo io e te…respiriamoci..”. Quelle furono le ultime parole che dissi prima di cominciare a baciarla. Poi solo silenzio. Siamo stati in quel dolce silenzio fino al mattino. Non dimenticherò mai il silenzio di quella notte. Abbiamo fatto l’amore sul tavolo della cucina. Poi sul divano, poi nel letto. Lo abbiamo fatto come se nessuno di noi due avesse un domani. E’stato semplicemente magnifico. Io ancora non lo sapevo, ma quella fu l’ultima volta che feci l’amore con Leila.

KOREA

Forse vi ho già descritto a grandi linee come sono le mie notti. E credo di avervi anche già spiegato che oltre ad una marea di pensieri malati spesso sono popolate da incubi. Bene, è arrivato il momento di raccontarvi del mio incubo ricorrente, perché tutti hanno un incubo ricorrente, e chi non ce l’ha è semplicemente un fottuto privilegiato. Il mio incubo ricorrente è legato ad una serata di un po’ di tempo fa, una serata che ricordo come fosse ieri, anzi come fosse oggi, come fosse adesso. E infatti è così che ve la voglio raccontare…come se avvenisse ora. Qui ed ora. Una serata praticamente perfetta. Sì, praticamente, che non significa “totalmente” perfetta, significa “quasi” perfetta. Per me il totalmente perfetto non esiste, non è mai esistito, non esisterà mai. C’è sempre qualcosa, un dettaglio, un piccolo imprevisto che contribuisce a rovinare tutto. Ed è così anche stasera, anche se io non posso nemmeno immaginarmi il finale. Il Lurido sconsolato ripone le carte nell’astuccio. La partita è finita. Ho appena vinto millecinquecento euro. Ci ho messo quattro ore, ma stasera ho sbancato il tavolo.

Il Lurido è l’ultimo a lasciare il tavolo, gli altri se ne sono già andati da un po’. “Hai avuto culo Seba, solo culo. La prossima volta me li riprendo tutti ricordatelo brutto stronzo!” “Sì..sì.. la prossima volta. Tranquillo, nel frattempo allenati un po’” Abbasso la testa e rido, ripongo i pezzi da cento nel portafoglio quando sento la porta dello scantinato chiudersi con un sibilo sinistro. Mi alzo di scatto e vedo tre uomini che si dirigono verso di me con tre sedie, al che penso… Bastardo di un Lurido, non sai proprio perdere… che bel regalino che mi hai fatto. Due sono grossi, ma grossi grossi, enormi direi. Quello in mezzo invece è più smilzo, pieno di gel e con gli occhi a mandorla. Sono Korea e i suoi due gorilla autisti esattori spacca pollici factotum e guardiaspalle. Comincio a sudare. Posano le sedie e si siedono al tavolo, il tavolo che avevo appena sbancato. I gorilla sono ai miei fianchi e Korea è di fronte a me. “Bene bene, il nostro Sebastiano mi sa che è stato molto fortunato questa sera…” Lo stronzo è l’unica persona al mondo che mi chiama SEBASTIANO, il che se possibile contribuisce a farmelo odiare ancora di più. “Eh..sì. Ho avuto culo, è andata abbastanza bene..” “Abbastanza? Hai vinto millecinquecento euro. Sono una bella somma non credi?” “Sì Tommaso, direi che sono proprio una bella somma..” La mia sudorazione aumenta a dismisura. So bene dove vuole arrivare quel

bastardo e non mi piace per niente. “Sebastiano, te lo ricordi che noi due abbiamo un conto in sospeso vero? Te lo ricordi?” “Tranquillo, non sono cose che dimentico. Se non ho ancora saldato è solamente perché ultimamente ho avuto un po’ di spese da fare con la mia ragazza e…” “Ah già…Ragazzi, dovete sapere che Sebastiano ha proprio una bella fidanzata. Si chiama Leila, lavora per me su in fabbrica, ed è veramente un bocconcino…” La mia sudorazione magicamente si interrompe, tutto il sangue si accumula velocemente nella testa e senza nemmeno accorgermi mi parte un pugno sul tavolo e ancora peggio mi esce di bocca un “ Brutto stronzo non la devi nemmeno nominare Leila hai ca…” Non faccio in tempo a finire la frase che uno dei due gorilla, quello alla mia destra, mi gira il braccio dietro la schiena con una mano, con l’altra mi prende il collo e mi sbatte la testa sul tavolo. Poi prendendomi per i capelli mi alza la testa di modo che possa guardare il suo capo mentre mi parla. “Sebastiano.. Sebastiano, perché fai così? Io odio le parolacce. Non hai idea di quanto mi diano fastidio. Le trovo assolutamente insopportabili..” Nel frattempo il gorilla alla mia sinistra mi prende l’altro braccio e tenendomi per il polso mi mette la mano sul tavolo. Poi consegna a Korea qualcosa che sul momento non riuscii a distinguere ma che di lì a poco mi avrebbe quasi fatto svenire dallo spavento. “Vedi Sebastiano, io le parolacce le odio così tanto che mi sento proprio in dovere di darti una piccola punizione. Vedi queste? Sono delle cesoie, servono per tagliare i rametti dei miei bonsai. Che ne dici se proviamo con il tuo mignolino?” Korea si alza e si avvicina a me.

Il rotto in culo si avvicina con quelle cazzo di cesoie e io credo di essere stato sul punto di vomitare ma ho cercato di trattenermi con tutte le mie forze. Nel frattempo il gorilla che mi teneva la mano me la alza in modo che il mignolo finisca esattamente dentro le lame della cesoia di Korea. Non dimenticherò mai la sensazione di gelo metallico che sentii sul mio dito in quel momento. “Ti prego Tommaso non farlo…ti prego non volevo.. Ti giuro che non lo farò mai più.. ti giuro che ti pagherò tutti i soldi che ti devo…” “Ma Sebastiano, che c’è? Tu stai piangendo… Non si addice ad un vero uomo. Come farai a prenderti cura di Leila se non sai essere uomo?” “Ti giuro che ti pago tutto…se mi lasci andare io ti pago tutto. Prendi questi millecinquento euro e poi ne ho ancora un po’ nel portafoglio. Prendi tutto ma lasciami andare ti prego..” “Lo so..lo so che pagherai tutto Sebastiano. Pagherai tutto perché sei un bravo ragazzo. Facciamo così. Questi me li prendo a copertura degli interessi del mio prestito. Perché te lo ricordi che ti ho prestato dei soldi vero Sebastiano” A quel punto strinse leggermente le cesoie e le lame mi provocarono un leggero taglio sul dito che cominciò subito a sanguinare. Credo che se il suo gorilla non mi avesse tenuto assolutamente immobile la mano probabilmente mi sarei dimenato al punto da tagliarmi il mignolo da solo. Ero così agitato che per un attimo ho pensato che gli occhi mi sarebbero esplosi fuori dalle orbite. “Cristo fermateviiii…” Non so se fu veramente merito di Cristo però si fermarono sul serio. “Prendete i soldi e lasciate andare questo pezzente. Credo che abbia capito cosa gli succederà se non si comporta bene..”

Uno dei due gorilla mi guarda schifato prima di consegnare il portafoglio a Korea. “Capo, questo si è pisciato addosso…” E non solo, se proprio devo dirvi tutta la verità pochi secondi dopo che mi lasciarono libero cominciai pure a vomitare. Mi contorcevo su me stesso in preda agli spasmi. Non mi accorsi neanche che se ne erano già andati. Mi ritrovai sdraiato nel mio piscio col mio vomito a pochi centimetri dalla faccia. Nemmeno allo zoo avevo mai sentito un odore simile. Dentro alla schifosa pozzanghera c’era anche il mio portafoglio, vuoto, ma a quello ero abituato. Ecco, ci sono delle notti in qui mi sembra di essere ancora nello scantinato del Lurido. E allora mi sembra ancora di sentire quell’odore insopportabile e la sensazione di freddo sul mignolo. Allora mi rannicchio come un bambino con le ginocchia al petto e mi massaggio la mano. Mi massaggio la mano che per dieci minuti rimase tra le fredde lame della cesoia di Korea. I dieci minuti più lunghi della mia vita. I dieci minuti che troppe volte tornano a tormentare il mio sonno. Questo è Tommaso Piperno, il figlio del boss. Questo è Korea, la persona a cui una volta mi sono rivolto per un prestito e che ora rivuole da me ventimila euro.

Questo è Korea, fottuto protagonista del mio incubo ricorrente.

NATURA UMANA

Vedete, tutti noi abbiamo una sorta di scala degli affetti dove finisce tutta la miriade di gente con cui ci interfacciamo nella vita. Vita...vita.. certo, parlare di vita da dentro questa cassa forse è un tantino fuori luogo, ma infondo chi se non uno che l'ha già vissuta per intero può permettersi veramente di parlare di "vita"? Cioè, provate a guardare la cosa da un altro punto di vista, ovvero il mio. Voi che siete là fuori e che siete ancora vivi non avete ancora concluso il percorso previsto, mentre io a differenza vostra sono arrivato fino in fondo e posso parlare con cognizione di causa. Insomma, la tesi di laurea si discute quando di fatto si sono conclusi i corsi e gli esami universitari e non a metà o a tre quarti, quindi lasciate che di vita ne parli io che son già "laureato"con 110 e morte e voi ascoltate e se volete prendete appunti come dei bravi studentelli. A questo punto preparatevi ad una lezione che sarà un misto di filosofia spiccia, psicologia da bar, sociologia di bassa lega e un pizzico di qualunquismo genuino. Il risultato finale tuttavia sono certo che sarà una sintesi che difficilmente potrete non condividere. Dicevamo, tutti noi abbiamo una sorta di scala degli affetti dove finisce tutta la miriade di gente con cui ci interfacciamo nella vita. In cima a questa ideale scala si collocano le persone più care come i membri della propria famiglia o gli amici di vecchia data ed è molto difficile, se non impossibile sconvolgere questo stato delle cose perché queste persone rappresentano lo zoccolo duro delle nostre vite e in loro riponiamo infinita

fiducia. C’è un momento però nella vita in cui un perfetto sconosciuto o sconosciuta magicamente stravolge questa scala e dal nulla si va a collocare al primo posto staccando nettamente tutti gli altri. Avrete certamente capito che questo momento è il momento dell’innamoramento. Inizialmente devo dire che fu così anche per me. Quando conobbi Leila di colpo tutto prese una luce diversa, o meglio, l'unica luce per un certo periodo fu lei e tutto il resto rimase inevitabilmente in ombra. Un classico delle umane vicende insomma, e anche se non ci crederete, per un periodo (abbastanza breve a dir la verità) anche il sottoscritto è stato per così dire una persona normale come tutti voi. Quando ci innamoriamo la persona amata diviene il centro di ogni nostro moto emozionale e tutti gli altri ano in secondo piano. Bene, ora concorderete tutti che generalmente esiste anche una seconda scala dove collochiamo tutto ciò che ora per semplificare definirò “non persona” ed è quel marasma costituito dai nostri valori, i nostri ideali, i nostri hobbies, le nostre credenze, insomma metteteci un po’ quello che volete ma sono certo che avete capito.. Allo stesso modo che per la scala delle persone di cui vi parlavo prima, ogni uomo ha delle inclinazioni naturali che lo portano a costituire una sorta di classifica anche per le proprie attività e quindi ci sarà chi mette al primo posto il proprio lavoro, chi la propria immagine, chi i propri ideali, chi l’attività fisica, chi la politica,chi lo sport, chi la propria squadra del cuore e chi più ne ha più ne metta . Anche questa scala però è soggetta a violenti cambiamenti. E volete sapere cosa rappresenta il corrispettivo dell’innamoramento in questa nuova classifica? Ve lo dico io cos’è, è la droga. Sì, la fottuta droga.

Ecco, la droga è quello che per le persone è un innamoramento, un fulmine a ciel sereno che sconvolge totalmente la tua scala di valori personali e ne prende immediatamente e violentemente la testa della classifica. Anche se tu non l’hai mai neanche sfiorata, anche se viene continuamente demonizzata, anche se da sempre è uno dei tabù della nostra società se tu ne entri in contatto il risultato finale è devastante. A quel punto tutto perde valore, tutto a in secondo piano, la tua mente corre costantemente a lei, il tuo fisico ne ha un bisogno crescente e maledettamente intenso. Appena hai un minuto di libertà ti fai e poco dopo aver finito ti fai di nuovo e poi di nuovo ancora… Questo vortice di merda è la droga. Bene, direi che la premessa può considerarsi ufficialmente conclusa. Ora prendete tutte queste ovvietà che vi ho elencato e buttatele nel cesso, perché nel nostro racconto la droga come la concepite voinon c’entra assolutamente niente. O meglio, c’entra e c’entra eccome, dobbiamo semplicemente estendere il termine tradizionale di droga ad altre dipendenze, allora possiamo tener buone quelle considerazioni. Insomma, dobbiamo uscire dal cliché classico per cui le droghe sono solamente delle sostanze ed allargare il concetto ad alcuni aspetti pregnanti della nostra esistenza. E sono proprio queste nuove tipologie di droga che contraddistinguono la nostra modernità. Le dipendenze dalla pornografia per esempio, o lo shopping compulsivo, o come nel nostro caso il gioco d’azzardo. La mia era una fottuta droga, e come fanno spesso tutte le droghe ha segnato la fine della mia esistenza, ha decretato la mia morte.

Certo, non posso parlare di una vera e propria overdose come potrebbe succedere ad un eroinomane, o di coma etilico e cirrosi epatica come potrebbe succedere ad un alcolizzato. No, non è intaccando direttamente le tue funzioni vitali che il gioco ti uccide. E’una droga più subdola e infingarda. E’chiaro che non è tecnicamente giocando che sono finito con le mani sulle palle e due pallottole nel petto, però posso dire con discreta certezza che se non fossi entrato in quel tunnel ora non sarei dentro a questa cassa di legno. Chi mi ha sparato? Calma, calma… E’ancora troppo prestoper questo, ho voglia di raccontarvi ancora qualche simpatica storiella. Qualche storiella di me, di Jack, del Sommo Water, di Leila, del Lurido, di Korea e delle stronzate che combinavo quando ero sulla terra.

MESSICO E NUVOLE (E SCOMMESSE)

Sto facendo un grande lavoro su me stesso. E ne sono fiero. Sì, perché sto facendo tutto da solo. Niente Leila, niente Jack, niente psicologi o stronzate del genere. Siamo io e Sebastian e basta. Perché il problema ce l’abbiamo io e Sebastian, e nessun altro. Se non avessi tutti quei debiti avrei già smesso di giocare. Se non ci fossero gli uomini di Korea pronti a tagliarmi le palle appena mi vedono state certi che non metterei più nemmeno un euro nelle macchinette. Ma come faccio? Il mio lavoro mi assicura uno stipendio onorevole ma assolutamente inutile davanti ai debiti che mi son costruito. Insomma, solo con quell’entrata il mio piano di rientro sarà almeno decennale! Quindi mi servono soldi freschi e mi servono subito. E in Italia se vuoi fare soldi in tempo zero o ti butti nel mondo della mala oppure devi giocare. Devi giocare, devi picchiare duro e devi vincere… E’questo l’unico motivo per cui sto ancora giocando.

Devo vincere per essere libero. E’per questo che ho “investito” mille dei duemila euro che mi aveva dato Jack per pagare la sua quota del nostro viaggio in Messico. Una zingarata tra amici, ma soprattutto un modo per gettare le basi per il nostro sogno di aprire un locale laggiù. L’idea è di farci un paio di settimane di sole e tequile e poi di cominciare a trovare i contatti giusti per la nostra futura attività. Peccato che adesso non ho più i soldi per prendere i biglietti! Se avessero fruttato come pensavo ora non sarei qui a tirarmi le storie. Sono due settimane che mi nego al telefono e ho evitato accuratamente anche di farmi vedere in “zona Solentiname”. Jack non è scemo, e sicuramente avrà mangiato la foglia… Ma come cazzo faccio ad andare da lui a dirgli che non ho ancora preso i biglietti perché mi son giocato metà della sua quota?!? Oggi vado in agenzia e provo a convincere la ragazza a darmi i biglietti e la prenotazione dell’albergo pagando solo un acconto così almeno ho qualcosa da mostrare a Jack. Per il resto qualcosa mi inventerò. Intanto mi serve qualcosa per il mio amico. Mi faccio stampare la prenotazione, tanto lui non capisce un cazzo di computer, ricevute on line e cose del genere. Anzi, lo avverto immediatamente via sms. “Ciao Jack, scusa ma ho avuto i miei soliti cazzi con Leila in questi giorni. Ora è tutto ok. Stasera o al locale con i biglietti amigo.

Prepara i bermuda e gli infradito. Si parte!!!”. Bene, e ora in agenzia. Tanto quella ragazzina la conosco e sono anche abbastanza certo di piacerle. La intorto con quattro moine e me ne torno a casa coi biglietti. Insomma, la giornata è pianificata e non bisogna commettere errori. Peccato che per gli sfigati come me l’imprevisto sia sempre dietro l’angolo. L’imprevisto d’altronde è una delle costanti della mia vita. L’imprevisto ha anche un nome ed un cognome, e pure un soprannome. Gabriele Annunziato, il Sommo Water. Lo becco fuori dal Lurido e mi dice “Birretta?” Perché no penso io. Una birra e poi me ne vado in agenzia. Una birra tira l’altra e si parte a sparare cazzate. Gli spiego che tra un mese si va in Messico e che devo andare in agenzia per pagamenti e pratiche varie. Al che mi dice “Cazzo ma come siete ridotti? Ancora in agenzia andate?!? Io faccio tutto online. Più veloce, meno sbattimenti.” “ Lo so, lo so… Anche Leila me l’ha detto. Anzi si era pure offerta di fare tutto lei dal suo ufficio. Ma a Jack le operazioni online piacciono poco…” "Ma ti sembra normale che nel 2012 il tuo amico non abbia un computer?!?"

"Te l'ho già detto un sacco di volte Gabry, Jack è fatto così. Non è un retrogrado, semplicemente la considera un'inutile perdita di tempo e di diottrie. Per lui dieci minuti davanti a uno schermo sono come una puntura nel culo per te." "Ok Seba, bella metafora, ma forse dovresti fargli notare che il mondo sta cambiando. Che quello virtuale ormai ha quasi soppiantato quello reale. Dovresti vedere ad esempio i siti del poker… cazzo sono una figata unica…” “Sì.. sì… li conosco. Ma si perde tutto il romanticismo dai.. Io preferisco ancora il buon vecchio tavolo verde del Lurido e le vostre facce da cazzo dal vivo!” “Su questo forse non hai tutti i torti.. Vabbè, le birre le pago io. Dai che ti accompagno in agenzia, tanto non ho un cazzo da fare oggi pomeriggio…” “Strano…” dico io, e ce ne andiamo ridendo come due idioti. Gabriele è senza dubbio un cazzone ma gli voglio un sacco di bene. E’difficile non adorare una persona del genere. Immaginatevi un panda ciccione con gli occhi azzurri, totalmente innocuo e incredibilmente simpatico. Un animalone fedele e leale, sempre pronto a difenderti in ogni situazione. E poi ci conosciamo praticamente dall’asilo. Ci siam parati il culo a vicenda per una trentina di anni ormai. Diciamo che per Jack nutro più ammirazione, una sorta di senso di emulazione mentre per il Sommo Water potrei parlare di amore puro, di un senso di protezione. Ma come si fa a non amare quel sacco di lardo? Un amore disinteressato e pure un po’ smemorato, visto che tendo a dimenticare

tutte le volte che mi son cacciato nei guai per colpa sua. Oggi è una di queste di volte. Sì, perché dopo il bar avremmo dovuto andare all’agenzia, peccato che non ci arrivammo mai. O meglio, per la precisione in un’agenzia arrivammo, ma non era di viaggi…era la SNAI… Il destino crudele decise che un paio di traverse prima della mia agenzia ci fosse quella di scommesse. O forse non fu proprio il destino. Effettivamente ripensandoci fu Gabriele che mi disse “Conosco una scorciatoia, guadagniamo almeno un quarto d’ora, fidati di me..” Curioso, visto che il percorso normalmente dura dieci minuti.. Ma sul momento non ci diedi peso e lo ascoltai. Lo stronzo aveva un piano, e il suo piano era proprio quello di portarmi col muso davanti alla vetrina della SNAI. Vedete, quando due malati del gioco come noi si trovano davanti a queste agenzie è un po’ come quando una donna si trova davanti ad una boutique o un ciccione davanti a un fast food… Attrazione fatale e irreversibile. Se poi uno dei malati in questione va in giro con una busta piena di contanti il disastro è assicurato. Ci siamo guardati per non più di un secondo. Poi senza proferire parola ci siamo fiondati dentro lo stanzone. Un paradiso pieno di schermi, maxischermi e sportelli.

Da qui in poi i ricordi sono un po’ annebbiati, come spesso succede quando il demone si impossessa del tuo corpo. E’una scossa elettrico/adrenalinica fulminante. Il demone tende ad offuscare ed ottenebrare la tua mente. Perdi in lucidità e la volontà diventa molle…molle.. molle.. Calcio Basket Ciclismo Tennis Cavalli Pallanuoto Pallavolo Pallamano Cricket Bton Ping Pong Scherma Nuoto Rugby Baseball Hockey Corsa delle Lumache le Olimpiadi dei giocatori drogati di gioco non so nemmeno da cosa cominciare son pieno di soldi e ne guadagnerò così tanti che chiudo tutti i conti con quegli stronzi allora mettiamone duecento su questa sequenza mista che è più semplice di quanto non sembri infondo mi servono solo il Borussia Dortmund vincente sul Kaiserslautern il Bayern Monaco sul Mainz il Bordeaux sul Lilla il Paok Salonicco sull'Aek Atene lo Standard Liegi sul Bruges poi i pareggi tra Maiorca e Malaga Atletico Madrid Valencia e Everton Bolton poi possiamo giocarci pure un paio di centoni sul sistema con dentro le partite di serie B e già se vanno queste di viaggi in Messico me ne pago dieci e restituisco pure qualcosa a Korea così me lo tolgo dalle palle per un po’ sarebbe veramente magnifico chiudere i conti con tutti gli stronzi e cambiare vita che poi non si tratta nemmeno di cambiarla perché per cambiarla dovresti averne una e la mia è tutto fuorchè una vita ma poi chi può parlare di vita chi vive davvero chi può presentarsi davanti a Dio e dire di aver vissuto sul serio se poi becchiamo pure i risultati della notte NBA facciamo veramente il botto cazzo potremmo giocarci le vincenti tra Lakers e Jazz Clippers e Memphis e poi farne una a parte con anche i punteggi Toronto Raptors sotto di venti con i San Antonio Spurs Sacramento perde di dieci con i Thunder Boston batte di cinque Indiana e Orlando fa la stessa cosa con Atlanta ma qua dentro non ne vendono di alcolici cazzo pazzesco e uno che scommette che dovrebbe fare e le sigarette dove le fumo magari dovrei proprio smettere di fumare visto che con i miei ritmi se eliminassi questa spesa potrebbero restarmi un po’ di soldi in più per giocare poi se becco anche i primi tempi di Manchester City Swansea e Arsenal Wolves siamo a cavallo anche se la Premier non è mai piaciuta più di tanto chissà cosa ne penserebbe Jack di un posto come questo probabilmente gli darebbe fuoco all'istante con me e Gabriele dentro ma se tutto va come deve andare lui non scoprirà niente e noi tra un mese saremo sdraiati davanti al mare dei caraibi magari prendo pure un regalino per Leila così la pianta di rompermi le palle che

poi devo ancora decidere se portarmi pure lei in Messico ma credo che Jack non sarebbe per niente d’accordo e poi a dire la verità anche io non sono poi così convinto di portarmela sarebbe una rottura di palle pensandoci bene forse è meglio lasciarla dov’è e partire senza più guardarsi indietro che poi è esattamente il piano del mio amico Jack che se però scopre che mi sto giocando i suoi soldi mi ammazza a questo punto non so se è peggio che mi becchi Korea mentre vinco o Jack mentre gioco ma alla fine non lo scoprirà mai perché i suoi soldi li triplicherò alla fine di questa giornata però se i Dallas Mavericks ano sul campo dei Nuggets e lo metto insieme alla vittoria di Chicago su New Jersey la quota si alza potrei pure togliere quelle partite del campionato greco per provare la botta sulla coppa di Francia i cavalli non mi son mai piaciuti e non ho mai capito come facciano a piacere ai giocatori il sommo water ci gioca sempre e dice che se non giochi ai cavalli non sei nessuno ma a me non fotte un cazzo dei cavalli che poi qualcuno lo avrà mai chiesto ai cavalli se a loro piace fare le corse dei cavalli non credo proprio anzi penso che se mi mettessero una sella e mi frustassero a sangue per correre ammazzerei chiunque nel raggio di kilometri lasciamoli proprio perdere i cavalli adesso devo trovare qualche altra combinazione interessante visto che giocano pure le semifinali Federer Murray e Nadal Tsonga sembrano scontate però il se sul cemento è forte mi ricordo che una volta giocava un altro se nero con le treccine e quello era forte di brutto soprattutto sulla terra rossa era un mezzo cantante flippato ma giocava veramente bene ora suo figlio gioca a basket nei Chicago Bulls quasi quasi un cinquanta ce lo punto che poi cosa sono cinquanta euro con tutti quelli che ho dentro la busta e tutti quelli che guadagnerò non mi importa più niente di niente con questa giocata chiudo con tutti e me ne vado in Messico laggiù la vita non è come da noi è una vita diversa la gente è diversa io sarò diverso perché in Messico nessuno sa chi sono cosa faccio cosa mi porto dietro nessuno sa che sono Sebastian il perdente Sebastian il giocatore fottuto che si è giocato la vita e ha perso tutto Sebastian che ha debiti con chiunque e la notte non riesce ad addormentarsi in Messico non ci sono nemmeno i letti si dorme sulle amache dopo essersi riempiti di burritos e tequila e dopo che ci si è riempiti di burritos e tequila state certi che si dorme sicuro il Messico il Messico già il Messico cazzo niente biglietti nemmeno stasera e con cosa cazzo mi presento da Jack e poi che ore saranno adesso ci vado o non ci vado da Jack forse è meglio se non ci vado però gli scrivo un sms che faccio massì ci devo andare ormai non so cosa inventarmi ma ci vado prima però una bella puntata sul campionato turco che riserva sempre delle belle sorprese intanto metto Besiktas perdente e Galatasaray che pareggia in casa così le quote della vittoria si alzano perché se non osi non vinci e le scommesse scontate non pagano mai e poi e poi e poi i

millecinquecento euro sono finiti evaporati o meglio investiti sì perché questo è stato un investimento e non vi immaginate nemmeno che cifra tornerà nelle mie tasche basta che Bryant e Durant giochino come devono giocare e Duncan e Ginobili si ricordino di aver vinto un sacco di anelli ma tanto non ho dubbi questo è il giorno giusto vaiiiiiiiiiiii cazzoooooooooooo. Completamente frastornati ci siamo rincontrati all’uscita pieni di scontrini e foglietti vari con le nostre rispettive scommesse. Il sommo water mi abbraccia e mi dice “Fratello, questo sì che è un pomeriggio da leoni!”. “Puoi dir giuro amigo…. Però..adesso mi spieghi con che biglietti mi presenterò da Jack?!?” “Ma ancora che pensi a quei luridi biglietti?!? Domani saremo quasi miliardari e sai quanti ne potrai comprare di biglietti per il Messico? “ “Cazzo hai ragione… però stasera gli avevo dato la mia parola. Devo andare Gabry, qualcosa mi inventerò ma devo andare..” Al che il sommo water mi guarda un po’ perplesso. “Fai un po’ come ti pare. Vuoi che ti accompagni?” “NO GRAZIE. Ti dirò di più.. facciamo che non mi accompagnerai mai più da nessuna parte..” E giù a ridere come due coglioni. Saluto il mio amico, quello che ho fatto felice, e mi incammino verso l’altro, quello che farò incazzare. Ero così frastornato dal pomeriggio ato a scommettere che non riuscivo nemmeno a preparare una scusa plausibile da sciorinare a Jack. Il sole era già tramontato ma c’era qualcosa di strano nell’immagine che avevo davanti.

Non sembrava il solito Solentiname. E’come se da una fotografia o da un quadro fosse stato tolto qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa. Fu solo avvicinandomi che mi accorsi di una cosa piuttosto palese. L’insegna era spenta! Luci spente, serrande abbassate, finestre chiuse. Sulla saracinesca troneggiava un cartello con scritto “CHIUSO”. Cosa strana visto che era sì tardi, ma non così tardi da essere oltre l’orario di chiusura del Solentiname. Sul momento mi sembrò molto sospetto e la presi quasi come se fosse un messaggio di Jack nei miei confronti. Mi sentii tremendamente in colpa. Mi accesi una sigaretta e a poco a poco il disagio se ne andò come il fumo che soffiavo fuori dalla bocca. Anzi, devo dire che rimasi in qualche maniera addirittura sollevato di non averlo incontrato. Sì, perché è vero che mi ero presentato proprio per vedere lui, ma durante tutto il percorso verso il locale avevo cambiato idea almeno dieci volte. Che cazzo gli avrei raccontato?!? In fondo meglio avere ancora un po’ di tempo… Almeno il tempo di vedere i risultati di tutte le partite su cui avevo scommesso. Tornai a casa felice di non aver dovuto ferire il mio amico. Tornai a casa felice e convinto di non aver bruciato il mio denaro. Ancora non lo sapevo, ma da quelle scommesse avrei guadagnato la miseria di

duecentocinquanta euro a fronte di una giocata totale di millecinquecento. Ancora non lo sapevo ma in Messico non ci sarei mai andato. Ancora non lo sapevo, ma Jack dietro al bancone del Solentiname non l’avrei più visto. Mai più… Ancora non lo sapevo ma un altro pezzo di vita, della mia vita, se era andato per sempre…

AMICA BANCA

Era già da un po’ che questa idea malsana mi frullava nella testa. Jack me lo aveva consigliato più volte. Già, ora lui non c’è più, e forse è colpa mia se ha tagliato la corda, ma per me è un po’ come se fosse sempre qui. Ogni tanto i suoi consigli riecheggiano ancora nella mia testa. Ogni tanto sono anche tornato fino all’entrata del Solentiname sperando di trovarlo aperto, sperando di rivedere la faccia da culo del mio maestro.. Tutto inutile… Jack è andato. Sono solo. Punto e basta. In fondo l’ho sempre saputo che il mio destino sarebbe stato questo. I giocatori non possono avere rapporti umani veri, sinceri e duraturi. I giocatori come me non riescono a vivere come le altre persone, non riescono a vivere con le altre persone, riescono solamente ad usarle e deluderle. Jack se ne è andato, Leila c’è e non c’è, ma prima o poi se ne andrà anche lei ed io sarò solo. Io sono solo. Sono solo e senza soldi. Però ancora per poco. Ho deciso di provare la sortita in banca. Infondo chissene fotte, nella peggiore delle ipotesi mi diranno “Ci dispiace ma non è possibile soddisfare la sua richiesta..” O qualcosa del genere.

Jack però diceva che alla fine non fanno neanche tante domande. Cioè, tu entri chiedi il prestito, gli mostri l’ultima busta paga e loro fanno un controllino e poi ti smollano i soldi. Ed effettivamente quando ho chiamato al telefono mi hanno detto esattamente questo, quindi sono partito con il mio ultimo CUD, la copia della busta paga, un appuntamento col direttore e un sacco di speranze. Quando entro noto che la Banca è totalmente diversa da come me la ricordavo. Devo dire che negli ultimi anni non è che ci sia andato poi così tante volte, anzi, credo proprio che negli ultimi tre non ci ho proprio mai messo piede. Faccio tutto online e non ricordo nemmeno più quando fu esattamente l’ultima volta che mi hanno visto di persona. Adesso assomiglia molto ad una via di mezzo tra moderna stazione ferroviaria ed una sala scommesse. Due maxischermi piatti dove al posto degli orari dei treni ano le news in tempo reale delle borse di tutto il mondo inframezzate da qualche spot della banca. Una marea di gente in coda ad ognuno dei sei sportelli ed un damerino rigorosamente in giacca e cravatta a centro salone che accoglie le persone che entrano. “Benvenuto, posso esserle utile? Che tipo di pratica desidera richiedere ?” Addirittura il maggiordomo hanno… “Ho un appuntamento col direttore per un fido. Sono Sebastian Callegari.” “Un attimo solo signor Callegari” Questo si volta e sento che farfuglia qualcosa al telefonino. “Bene, ora la mia collega Claudia l’accompagnerà nell’ufficio del dottor Guardini.”

Faccio un cenno di ok con la testa e vedo una sventola in tailleur che si dirige verso di me. “Venga, Signor Callegari, venga pure…” Claudia, forse è un po’ prematuro visto che ci siamo appena conosciuti, però se continui a sculettare così vengo veramente! Ecco, in quei venti o trenta metri che mi separavano dall’ufficio del direttore mi sono convinto che in ogni caso questo mio ritorno in banca sarebbe stato positivo. Vi assicuro che in vita mia ho visto veramente pochi culi come quello di Claudia. Quando arriviamo a destinazione sono ancora così frastornato e ho ancora gli occhi ad altezza chiappe che penso proprio che Claudia mi abbia preso per un maniaco. Poco male, e poi forse il suo ruolo all’interno della banca è proprio quello di stordire i clienti prima che qualche squalo della finanza dia loro e ai loro risparmi il colpo di grazia … Ora non starò a descrivervi l’ufficio del dottor Guardini perché elencare le piante e i quadri presenti sarebbe insopportabilmente noioso. Sappiate che comunque era poco più piccolo di casa mia. Mi avvicino alla poltrona di fronte alla sua scrivania e quando ci stringiamo la mano restiamo per qualche secondo a fissarci. Io questo devo averlo già visto da qualche parte … ma dove? Che poi deve essere grossomodo anche il pensiero che è ato nella testa di lui. Che poi deve essere grossomodo quello che a nella testa di chiunque si trovi davanti un viso già visto ma non ancora totalmente identificato. Quella diffusa sensazione vicina alla certezza di conoscere un volto ed una

persona che però è ancora parzialmente avvolta da qualche dubbio destinato a dissiparsi solitamente nel giro di pochi istanti. E infatti questa situazione di stallo apparente durò sì e no un paio di secondi, cioè fino a quando il direttore non prese la parola. “Sebastian Callegari … ma certo sei tu. Tu sei The Shark!” “Oh mamma… Dottor Guardini. Dottor Filippo Guardini … Non ci posso credere … The Silver Bullet!” Ebbene sì, era proprio lui. Quel direttore di banca con cui avevo giocato spesso a poker online e che aveva partecipato a quella penosa serata nell’appartamento del Manusardi. Cazzo, questo pezzo da novanta con questo ufficio è un fottuto giocatore! “Bene bene Sebastian come vanno le cose? Se sei qui non benissimo…ahahaha” La sua risata mi investe come un tir, ma cerco di stare al gioco e non mi scompongo più di tanto. Poi lui attacca. “Allora, mi hanno detto che hai chiesto questo incontro per avere un fido giusto?” “Eh sì dottore.. avrei proprio bisogno del vostro aiuto. Sa, sto mettendo su casa con la mia ragazza e le spese sono veramente tante quindi pensavo che…” A questo punto lui mi interrompe con una risata ancora più fragorosa della precedente. Mi sto incazzando di brutto. Non sono certo venuto qui per farmi ridere in faccia da questa mezza sega. Ma devo contenermi, quei soldi mi servono. “Sebastian, non è che hai qualche debituccio da saldare..” A questo punto mi gioco il jolly pure io e mi metto a ridere come un coglione. “Beh.. insomma, sì, forse qualche debituccio effettivamente ce l’ho. Insomma lei

sa come va il poker, un giorno si vince un giorno si perde e poi…” “Certo Sebastian, capisco bene il tuo discorso. Infondo sono un giocatore anche io no? Allora… il lavoro come va? Fammi un po’ vedere le carte che hai portato..” Con mano leggermente tremante gli o i documenti che mi ero portato e lui se li spulcia per non più di trenta secondi. Non sono nemmeno certo che li abbia letti sul serio. Ora il bastardo non ride più. Mi guarda negli occhi ed è molto serio. “Vedi, qui mi hanno parlato di un prestito di trentamila euro. Con noi non sei mai andato in rosso. Hai un buon lavoro e sei assunto a tempo indeterminato. Sono ottime credenziali, ma per quella cifra mi servirebbe qualcosa in più. E poi noi due sappiamo del tuo hobby … Insomma, piace anche me giocare però qui di giochi ne facciamo pochi. Sai, noi dobbiamo tutelarci..” “Non capisco…cosa intende?” “Voglio essere franco con te Sebastian. Vedi, se per esempio ci fosse un qualcuno che potesse garantire per te le cose potrebbero cambiare…” Questa è una mazzata in pieno volto. Qualcuno che garantisce per me?!? E dove cazzo lo trovo? L’unica persona al mondo che può ancora garantire per me è il Sommo Water, ma credo non sia il caso. “Guardi direttore…questo è un po’ un problema..insomma io..” “Sebastian, i problemi non esistono. Esistono solo approcci sbagliati. Sai, quando mi hanno comunicato la tua richiesta mi sono permesso di fare qualche piccola ricerca. Lo sapevi che tua zia Elsa è nostra correntista da più di trent’anni?

E lo sai che tua zia ha versato somme molto molto importanti da noi?” La zia Elsa. Certo.. La zia Elsa… Quella grandissima vacca stronza ingrata maiala della zia Elsa. Quella che ha tagliato i ponti con la mia famiglia da più di dieci anni per uno stupido litigio con la mamma. Quella che quando mi vede per strada si gira dall’altra parte. La zia Elsa… certo.. siamo a cavallo. “Eh…guardi, non lo so se la zia sia proprio dell’idea di garantire per me. Vede, i rapporti si sono un po’ raffreddati ultimamente e non sono certo che verrebbe qui per me…” “Ma Sebastian, non serve mettere in piedi una cosa del genere. So tra l’altro che tua zia non sta benissimo di salute ultimamente e l’ultima cosa che le serve ora sarebbe un’inutile camminata fino alla banca. Qui si tratta di una banalissima firma su un documento.” Non capisco a che gioco stia giocando questo stronzo. Insomma, il prestito me lo vuole dare o no? Ha una faccia da culo come pochi mentre mi porge un foglio che ha appena tolto dalla sua cartelletta. “Ecco Sebastian, come ti dicevo si tratta di una banalissima firma di tua zia in quello spazietto in fondo. Lo vedi? Una firma dove lei garantisce per te e i soldi sono tuoi. Semplice no?” Ma dove cazzo vuoi arrivare? Semplice, banale… ma che cazzo sta dicendo questo? “Capisco, però ecco… dovrei andare da zia, parlarle, convincerla…non lo so se…” “Ma come la fai difficile Sebastian. Stiamo parlando di una firmetta su un foglio. Voglio dire… una firmetta tipo questa…”

Quando mi avvicina un altro documento comincio a capire il piano del maiale. E’un foglio di cui francamente non capisco quasi nulla ma vedo che alla fine c’è la firma di mia zia. La riconosco perché sarebbe impossibile per chiunque non riconoscerla in mezzo a due milioni di altre firme. Sembra la scrittura di un bambino delle elementari che ha appena imparato l’alfabeto. ELSA CALLEGARI… Il pezzo di gran merda è proprio un pezzo di gran merda come il suo ruolo impone, ma non avrei mai immaginato che potesse esserlo a questo livello. Qui siamo ai limiti della truffa. Ma quali limiti … qui siamo alla truffa e basta! Vabbè, ma alla fine che problemi mi sto facendo? Quei soldi mi servono, Dio sa quanto mi servono e mia zia Elsa è una stronza, Dio sa quanto è stronza.. Siamo in ballo e allora balliamo cazzo! “Ah…Dottor Guardini, non avevo capito che la pratica si poteva concludere in maniera così semplice. Ogni tanto tendo a complicare le cose oltre misura…” “Vedi che ci capiamo Sebastian? Aspetta solo un secondo che ho una telefonata…” Al che prende il telefonino e facendo ruotare la sua enorme sedia in pelle si volta verso i quadri che troneggiano dietro la sua scrivania. Ci metto meno di due secondi a far tacere l’embrione malaticcio che ho al posto della coscienza e senza esitare firmo il foglio che mi ha ato il Guardini. Poco dopo la sedia ruota di nuovo, lui appende il telefono, prende il foglio e mi dice : “Allora, dove eravamo rimasti? Ah sì. La richiesta di trentamila euro.

Scusa ma con la telefonata mi ero un attimo perso. Allora vediamo un po’…il tuo conto è in regola… il CUD anche… la busta paga mi sembra buona e a quanto pare c’è anche qualcuno che garantisce per te. Bene, direi che per quanto mi riguarda non c’è nessun problema di sorta. Questo è il contratto. Al più tardi domani nel primo pomeriggio i soldi verranno caricati sul tuo conto. Direi che non c’è nient’altro da aggiungere, mi serve una tua firma qui, una qui, una in fondo e poi abbiamo finito” Firmo il malloppone di carte e già sento l’adrenalina che sale all’impazzata. Sono già per aria quando stringo la mano a Guardini e non capisco nemmeno cosa mi dice. Prendo le mie carte ed esco dal suo ufficio in preda ad un’euforia quasi infantile. Avrò i soldi !!! Domani avrò i soldi cazzooooooooooooo!!! Solamente un paio di minuti dopo essere uscito dalla banca comincio a rendermi conto di tutto. Dottor Filippo Guardini … Silver Bullet … che lurido maiale. Questo mi smolla trentamila euro, che dovrò restituirgli con un tasso d’interesse che non ho nemmeno letto. Mi prosciugherà il conto e se non basterà se li riprenderà dal conto di mia zia. Che razza di bastardo… Adesso vorrei che qualcuno mi spiegasse esattamente quali differenze ci sono tra questo esimio direttore di banca e Korea. Voglio dire, questi sono due porci schifosi fatti della stessa pasta e che vogliono la stessa cosa. Silver Bullet …pazzesco.. Aveva architettato tutto. E se succede qualcosa me la dovrò vedere io in tribunale con mia zia…

Ma in fondo che cazzo me ne frega di mia zia? Domani avrò i soldi! Cazzo, posso finalmente pagare quel porco di Korea e liberarmi per sempre della catena che mi messo al collo. In più mi restano un sacco di altri soldi da “investire” come più mi piace…e se va come deve andare li farò fruttare e nessuno scoprirà niente di quello che è successo in quell’ufficio. Chissà perché non l’ho fatto prima! Ma chi se l’aspettava che quelli delle banche fossero così!?!? Se lo avessi scoperto prima non avrei mai chiesto quel fottuto prestito a Korea e forse la mia vita sarebbe stata diversa.. Ma in fondo non ha senso ragionare in questo modo. Chissene frega di come poteva andare, è andata così e basta. L’importante è che ora sia finita. Nel mio zainetto c’è tutto quello che serve per liberarmi di Korea, dei suoi gorilla, della paura… Basta guardarsi le spalle ogni volta che imbocco un via senza anti, basta cacarmi sotto quando mi sembra che una macchina mi stia seguendo e basta aver paura a girare le chiavi nella toppa della porta di casa mia. Basta stronzate, ora ho i soldi. Ora ho l’unica cosa che mi mancava veramente, ed è tutto dentro il mio zainetto. Che poi magari potrei anche non darglieli proprio tutti.. Massì, magari posso dargliene diecimila per farlo stare buono e con gli altri mi diverto un po’. Sulla via di casa vedo dall’altra parte della strada Gabriele che esce da un

negozio di dischi. Mi viene quasi voglia di attraversare e raccontargli tutto. Del consiglio di Jack, della banca, di mia zia, di Guardini, di silver Bullett, della firma, di cosa farò coi soldi. Ma poi ci penso e decido che forse è meglio restare coperti. Forse per oggi ne ho fatte abbastanza e forse è il caso di andare a casa a farmi un bel bagno rilassante per pianificare le mie prossime mosse. Quando incrocio il suo sguardo e vedo che mi saluta ricambio e gli urlo che vado di fretta faccio il segno del telefonino come per dire che l’avrei chiamato. Ancora non lo sapevo, ma quello fu l’ultimo saluto che feci a Gabriele. Fu l’ultima volta che vidi Gabriele Annunziato. Fu l’ultima volta che incrociai lo sguardo del Sommo Water…

BOTTE DA ORBI CHE RESTITUISCONO LA VISTA AI CIECHI

Sarà mezz’ora che sono sdraiato a pelle d’orso in questo vicolo. Mezz’ora, o forse più, non ne ho idea. Potrebbero anche essere giorni. Di certo nessuno mi ha notato perché non ho ricevuto soccorsi. O forse è proprio perché mi hanno riconosciuto che non è venuto a vedere nessuno cosa mi era successo. Perché a nessuno frega niente di un coglione come me. Quando si vive una vita come la mia il minimo che ti possa capitare è proprio essere ignorato. Sì, perché in questo mondo fottuto una persona riversa per terra senza sensi può portare solo guai. Può essere solamente un drogato da evitare per non prendere delle malattie, o un malvivente che sta schiattando perché è semplicemente quello che si merita, o un mendicante che può portarti solo scocciature fastidiose se non guai, o magari un poveraccio come me che in ogni caso è meglio lasciare dov’è. Perché poi se lo soccorri magari devi pure portartelo a casa e dargli un bicchiere di acqua, una coperta e un pasto caldo, oppure devi chiamare i soccorsi e poi aspettare fino a che i soccorsi arrivano, e quando arrivano devi spiegargli come lo hai trovato e magari ti tocca anche salire sull’ambulanza. Insomma in qualsiasi modo la rigiri, uno sdraiato per strada non è mai una persona in difficoltà da aiutare ma sempre e comunque una rottura di coglioni, e allora è meglio tirare dritto e far finta di non averlo visto. E’meglio tirare dritto perché anche se non hai assolutamente nulla da fare di certo non è soccorrere un poveraccio quello che vuoi fare. In questo mondo fottuto tutti hanno sempre qualcosa da fare, tutti hanno sempre poco tempo da dedicare agli altri perché il

tempo per gli altri porterebbe via troppo tempo al poco tempo che hanno per loro stessi e il tempo per loro stessi è l’unico tempo che vogliono difendere e impegnare all’interno del lasso di tempo di una giornata. La mia di giornata era partita in modo splendido. Sono ato in banca e come mi aveva promesso Silver Bullet i soldi erano già sul mio conto. Li ho prelevati tutti e me ne sono andato con una busta piena di bigliettoni. Cazzo non avevo mai visto così tanti soldi tutti insieme. Neanche sapevo che esistessero quei pezzi viola da cinquecento!! Ho messo la busta nello zainetto e sono uscito bello tronfio e pieno di buone intenzioni. Credo di aver fatto due, massimo trecento metri prima di incontrare i due bestioni. Probabilmente mi stavano aspettando. Anzi, solo un cretino ebbe l’avverbio probabilmente, diciamo piuttosto che sicuramente mi stavano aspettando, e non mi stavano aspettando per un semplice saluto. No, stavolta non si sono limitati alle solite minacce che mi facevano di solito. Ho preso così tante botte che le ultime non le sentivo neanche più. Credo che esista una specie di soglia che una volta superata ti rende insensibile. I gorilla di Korea picchiano veramente duro. Sono due armadi di quasi due metri per un centinaio di chili. Sono i due bastardi che mi tenevano nello scantinato del Lurido mentre Korea mi stava per tranciare un dito con quelle cazzo di cesoie che mi sogno tutte le notti. Uno è Safet, un ex pugile Croato o Albanese o di non so dove, comunque uno

dell’est, venuto da noi a cercare fortuna. Dicono fosse un ottimo dilettante, discreta tecnica e un gran gancio sinistro, un gancio sinistro mortifero che mi ha fracassato la mascella. L’altro è Tonino il playboy, un gigantesco bisonte di una bruttezza indicibile. E’brutto ma così brutto che come spesso capita in questi ambienti, gli affibbiarono un soprannome totalmente agli antipodi rispetto alla realtà delle cose. Quindi per tutti è diventato appunto “il playboy “anche se con la faccia che ha con lui non ci starebbe nemmeno una puttana di professione pagata anche solo per tenerlo per mano in strada. I due energumeni mi hanno letteralmente massacrato. Nemmeno quella volta che papà mi beccò con una canna ne presi così tante, e vi assicuro che quella volta il babbo mi mandò all’ospedale. Credo di avere un paio di costole rotte o qualcosa del genere. Quando tossisco sputo fiotti di sangue e ho gli occhi così gonfi che non riesco a capire se sono aperti o chiusi perché non vedo assolutamente un cazzo. Certo, che Korea volesse i soldi lo avevo capito da un po’ di tempo, come avevo capito che prima o poi avrei preso una camionata di botte, ma finchè non succede pensi sempre di poterla fare franca, pensi di essere più furbo di loro, di poterli infinocchiare all’infinito. Solo che questo infinito stavolta è finito, e i due bestioni mi hanno massacrato di botte. Ma sapete qual è la cosa più curiosa di tutta questa storia? Che i due idioti mi hanno lasciato lo zaino con dentro i soldi! Sono così decerebrati che non hanno nemmeno pensato di aprirlo per dare un’occhiata. Mi hanno semplicemente detto che questo era l’ultimo avvertimento e poi giù botte peggio che su un ring di wrestling. Che poi le botte dei lottatori di wrestling sono tutte finte.

Non ho mai visto una goccia di sangue in quegli incontri. Le botte che ho preso io invece erano proprio botte vere. Comunque è successa un’altra cosa molto curiosa che ora vi racconterò. E’successo che in questo stadio di morte apparente nel quale mi hanno lasciato sono molto più sveglio di quando sono veramente sveglio. Cioè, è come se un tot di nebbia che avevo in testa si fosse di colpo diradata per lasciare spazio ad un cielo limpido e scintillante. Forse è stato quel calcio di Tonino il playboy che mi ha preso proprio sulla tempia … E’successo che la mia mente ora è lucida come non mai. E’successo che il mio cuore ha ripreso a pompare sangue, sentimenti ed emozioni. Ebbene sì, ho dei sentimenti anche io. Ma non è questa la vera notizia. E'successo che tutte quelle botte mi hanno fatto capire che voglio ancora qualcosa da questa fottuta vita. Che voglio ancora avere una vita e voglio viverla. Io adesso lo so cosa voglio e voglio una cosa sola. Io adesso voglio alzarmi e andare da Leila. In questa specie di folle dormiveglia mi sono rivisto come se fosse un film tutta la nostra storia. Dalla sera al Solentiname quando ci conoscemmo, la prima volta che facemmo l’amore, la vacanza a Lisbona, tutti i nostri litigi e le riappacificazioni. Ora voglio alzarmi, andare da Leila e dirle tutto, tutte le stronzate che ho fatto, tutti i soldi che devo al suo capo, voglio abbracciarla, stringerla e non lasciarla mai più.

Voglio riprendermi tutto il tempo che ho perso, voglio riprendermi tutti i pezzi di noi che ho lasciato per strada in questa mia fottuta vita vissuta al contrario. Io adesso di vita ne voglio una nuova. Una vita da ricominciare adesso. Io voglio una vita insieme a lei. Basta stronzate, basta fughe da lei e da me stesso, basta giocare. Ho buttato nel cesso tutto me stesso trascinandoci dentro anche chi avevo vicino. Dentro a questo gorgo ci è finita anche Leila che ha avuto la sola colpa di essersi innamorata di me. Ma adesso il gorgo non mi fa più paura, il gorgo non è nemmeno più un gorgo, il gorgo è diventato una minuscola pozzanghera di fango. Non si può avere paura di una banalissima pozzanghera di fango. Non mi fa più paura niente. Non ho paura delle botte di Safet, non ho paura dei calci di Tonino il playboy, non possono farmi niente perché i loro pugni e i loro calci non possono arrivare fino alla mia anima, non possono sfiorare nemmeno lontanamente il mio cuore. Sono pugni e calci e basta. Dolore fisico. Puro e semplice dolore fisico, e il dolore fisico si può curare. Non ho paura del dolore fisico. Non ho paura delle cesoie gelide di Korea, non ho paura di quello spaventaeri impomatato. Non può farmi niente con le sue minacce, può solo mandarmi contro quei due bestioni che mi hanno steso oggi. Mi hanno steso sì, ma io mi rialzo. Mi hanno steso ma il mio spirito adesso è forte, il mio spirito non possono portarmelo via nemmeno con le pistole o i carri armati. Sono solo due bestioni pieni di muscoli.

Sono due bestioni comandati da uno spaventaeri. Se fossero qui adesso mi alzerei e li riempirei di botte, prima uno e poi l’altro. O forse li massacrerei insieme. Perché adesso con un solo pugno farei tremare i pilastri del cielo, potrei spazzare via dalla faccia della terra tutto l’esercito degli scagnozzi di Korea muovendo un solo dito. Adesso non c’è niente e nessuno che possa fermarmi, sono così pieno di forza e consapevolezza che è come se fossi vuoto. Ma vuoto come l’infinità dello spazio. Sì, vuoto perché tutta la merda, tutte le scorie velenose, tutto lo schifo della mia vita non sono più in me. Niente più desideri o bisogni corporali, pura essenza che basta a se stessa. Sono pura essenza di uomo come un uomo dovrebbe essere, così leggero e scarico da poter fluttuare sopra le umane bassezze, ma al tempo stesso pregno di una forza abbacinante. Fluido come l’acqua e come l’acqua pronto a prendere la forma di ogni cosa per poi scorrere via in un infinito divenire. Adesso sono finalmente libero. Non ci sono più catene né gioghi. Non ci sono più gioghi … non ci sono più giochi …. Non ho più paura di niente, nemmeno di me stesso. L’unica mia paura è quella di perdere lei. L’ho persa così tante volte che ora finalmente ho capito che non voglio solo ritrovarla, io voglio tenermela, e voglio tenermela per sempre. E’curioso che tutto questo mi sia palesato mentre sono riverso in una pozza di sangue e merda, ma che volete che vi dica? Lassù probabilmente il regista ha deciso per un finale pulp…molto pulp.

Adesso mi alzo e spacco il culo al mondo! Non so più nemmeno se li riaprirò questi miei poveri occhi, ma sono certo che ora finalmente ci vedo!

IL SISTEMA

Se c’è una cosa positiva nella mia situazione attuale è che ho un sacco di tempo per pensare. E vi assicuro che da qui le cose si vedono in maniera decisamente diversa. Non lo so, è come se la morte ti faccia maturare, ti faccia cogliere sfumature che mentre eri sulla terra nemmeno immaginavi potessero esistere, è come se da questa cassa si possa arrivare un po’ più in là e capire ciò che era sempre stato un mistero… Di certo da qui posso rivedere me stesso con altri occhi, ma non solo… Insomma, dalla mia nuova camera da letto posso avere il necessario distacco dalle umane vicende per comprenderle appieno. Per capirci, da qui sono riuscito a cogliere alcune cose che avvengono sulla terra che mentre ero sulla terra non pensavo potessero avvenire su un pianeta come la terra. Comunque partiamo dai punti fermi. Io ero un giocatore. Un “giocatore compulsivo” per la precisione. Credo che i tromboni della psicologia usino questo termine per definire quelli come me. Io ho giocato e ho perso. Ma non ho perso solo io… La cosa è molto più complessa di quanto potrebbe lasciar credere la morte di un povero coglione come me.

Quest'anno si sono giocati più o meno ottanta miliardi di euro nei vari giochi gestiti dallo stato. E questi sono dati ufficiali, verificati e verificabili. Non oso pensare poi quanti ne siano circolati nei tavoli verdi dove conducevo la mia fottuta esistenza. Quelli gestiti da gentaglia come Korea, che hanno capito che il gioco è una gallina dalle uova d’oro, capace di incassi sicuramente inferiori rispetto al traffico di droga ma di contro con molti meno rischi. Comunque in questa zona d’ombra per fortuna non esiste nessun dato ufficiale, quindi limitiamoci a considerare i soldi “puliti”. Questo è uno stato(uno dei tanti se non tutti) che ha legalizzato, istituzionalizzato e non ultimo lucrato su delle scatolette con scritto sopra “IL FUMO UCCIDE”. Cazzate da qualunquista? Forse…Però provate a pensare bene a cosa significhi sul serio tutto questo. E’come se un padre desse al proprio figlio una pistola premurandosi però di dirgli “Attento perché potresti anche uccidere te stesso o chi ti sta intorno. Ricordati che io te l’ho detto…” Perché è esattamente questo quello che è successo con le sigarette.. Il Grande Padre Italia vende morte a tutti i figli che la desiderino. Tanto io te l’ho detto, anzi, per la precisione te l’ho scritto a grandi lettere su ogni pacchetto, quindi se muori l’hai voluto tu…. Sei tu che devi dire semplicemente NO. “Just say no…” Geniale spot di una campagna americana contro le droghe.. Un modo come un altro per lavarsi le manacce…

Le sigarette possono essere un buon esempio di come la corruzione del nostro sistema arrivi produrre una situazione dove il “Padre” nuoce ai propri “figli” per il bene dei figli stessi. Sì, perché è grazie alle tasse che si possono produrre servizi, assistenza e infrastrutture, quindi il risultato finale di questa folle equazione è che possiamo dire che “le sigarette producono il bene della comunità”. Le sigarette, ma non solo loro. E allora sentirete degli spot pubblicitari che invitano a “Bere responsabilmente” o a “Giocare con moderazione”. Qui non contano più le sigarette o gli alcolici o le macchinette. Lo schema è sempre lo stesso. Basta avvertire! Ma vi rendete conto cazzo?!?! Torniamo al padre dell’esempio delle sigarette. Ce lo vedete consegnare la pistola al figlio dicendo “Mi raccomando, spara responsabilmente e con moderazione..” Che dire? Fanculooooooo!! Ma alla fine il fulcro del discorso potrebbe sembrare sempre lo stesso. In fondo anche qui si parla di soldi. E certo per i conti pubblici quei soldi non sono diversi da quelli che entrano grazie alla benzina o alla tassa sulla casa o sul lavoro dipendente o sulle aziende. I soldi delle macchinette o del lotto non valgono meno di quelli recuperati con le bollette di elettricità e gas.

Insomma i soldi sono sempre soldi. Ricordate che razza di frullati di stronzate spappola cervello che ronzavano nella mia testa mentre giocavo alle macchinette? Ma sono soldi…soldi freschi. Un’entrata sicura e continuativa per le casse del paese. Poco importa se davanti a quei mostri si consumino esistenze, si sfascino famiglie o finiscano degli amori.. Però io non penso che qui sia solamente una questione di mero denaro. No, il gioco fa comodo a chi comanda anche per altri motivi. Questa è una questione da calare nel fitto tessuto che compone il “sistema” e i suoi strumenti di controllo, e se non la si interpreta in questa ottica è impossibile coglierne gli aspetti più nascosti. Il gioco rende molli, il gioco rende deboli, il gioco rende stupidi. Il gioco rende schiavi. E’molto più semplice guadagnarsi il consenso degli stupidi. E’molto più semplice gestire il dissenso dei deboli. E’molto più semplice avere il controllo sugli schiavi. Marx parlava di “oppio dei popoli” in relazione alla religione. Oggi potremmo dire che la rete ha stretto così tanto le sue maglie che l’oppio è nell’aria che respiriamo. La droga, il gioco, la moda, la televisione, la malainformazione, la struttura del mondo del lavoro, la politica. Tutti strumenti per ottenebrare le menti e per fiaccare le volontà forti della massa.. Bisogna cambiare approccio e punto di vista.

E’tutto da rivedere come una immane battaglia tra i pochi e la moltitudine. Tra la classe dirigente che sputa sangue e si aggrappa con le unghie al mostruoso sistema che ha generato e cerca in tutti i modi di fare in modo che la massa resti divisa e disorganizzata. Stupida, molle e succube. In un’ottica di questo genere tutto è da rileggere in una maniera diversa. E allora per esempio il carcere non è più un’istituzione correttiva. Non è più quella struttura che dovrebbe fungere da momentaneo periodo non solo di espiazione di colpa ma anche e soprattutto di "riforma"dell'individuo in vista di un ritorno nella società. Questi sono degli aspetti apparentemente fondanti del sistema carcerario. Bene, peccato che là dentro si formino esclusivamente “professori del crimine”, professionisti della malavita, disadattati cronici. Tutti con un biglietto di prima classe per il treno di ritorno alla base, cioè la cella! Vi siete mai chiesti perché in carcere ci finiscono sempre le stesse persone? Ci finisce sempre la gente ai margini della società, perché il sistema vuole che resti sempre e comunque “ai margini”. Perché sarebbe troppo rischioso dare loro la possibilità di “entrare nel sistema”. Perché la paura vera è che questa gente lo trasformi in qualcosa di diverso. In tutti i tribunali troneggia la scritta “La legge è uguale per tutti” Col tempo nelle battute da bar è stato aggiunto “..ma per qualcuno è più uguale..” Io mi sento di andare oltre e dire che “La Legge è uguale per tutti quelli uguali tra loro”

Ovvero, c’è una legge unica e lineare per gli extracomunitari che è diversa da quella unica e lineare per i banchieri che è diversa da quella dei malavitosi che è diversa da quella dei pentiti che è diversa da quella dei politici che è diversa da quella dei personaggi dello spettacolo che è diversa da quella dei panettieri e così via. Ogni “categoria” ha la sua fetta personalizzata di legislazione in base al grado di importanza e inserimento che ha nel sistema. Chi è fuori invece, come vi dicevo, deve per forza restare fuori in quanto minaccia. Chi sta già bene non ha voglia di lottare, non ha bisogno di lottare, perchè non ha bisogno di nessun cambiamento. Le sacche di popolazione ai margini invece reclamano spazio vitale, reclamano un progresso che investa tutti. Queste sono le minacce più pericolose per la classe dirigente. La forza della massa è incommensurabile e fa molta più paura di un crollo della borsa e forse anche di una guerra. La forza creatrice della società è tutta dentro questa gente. E questa gente fa paura a chi comanda. E’per questo che con un sapiente gioco bilanciando alla perfezione Disinformazione e Malainformazione la realtà viene trasformata e rivenduta nella maniera che il sistema ritiene più utile in base al momento in essere. Ed ecco perchè le migliaia di messicani, che cercano di varcare il confine ed entrare in America alla ricerca di una vita migliore, sono sicuramente degli spacciatori o nella migliore delle ipotesi degli stupratori o protettori di puttane. Ecco perchè il flusso di maghrebini nel mediterraneo è senza dubbio l'inizio di un attacco terroristico del mondo arabo, o nella migliore delle ipotesi una massa di futuri delinquenti musulmani che vogliono rubarci il benessere e cancellare le nostre certezze culturali e religiose.

Ci bombardano così tanto con queste stronzate che poi la gente finisce per crederci sul serio, e allora invece di unione si genera divisione. E allora invece di apertura culturale si generano solo odio e paura. La moltitudine deve stare divisa perchè unita sarebbe troppo pericolosa! Bisogna assolutamente separarli, metterli gli uni contro gli altri. Non sia mai che si uniscano ed un giorno decidano che ne hanno abbastanza di noi! Questi sono i pensieri di chi comanda. Queste sono le linee guida di chi tira i fili del mondo.. Chissenefrega se con tutte quelle droghe stiamo crescendo una generazione di amebe sociali ed intellettuali. E allora ecco perché ogni tanto penso veramente che forse a "loro" va veramente bene così. Penso che forse "loro" vogliano che noi diventiamo così.. Sì, perchè la conoscenza scaccia la paura, e una massa senza paura è una massa molto più pericolosa. Una massa sveglia e vigile è più forte. Una massa consapevole è vogliosa di cambiamento, di spazi vitali dove esprimere la sua creatività e dove far esplodere la sua forza vivifica. E forse questa forza potrebbe spazzare via tutto il sistema in essere. E forse questa forza potrebbe creare un mondo diverso dove non ci sarà più spazio per il "regime" in essere. E allora ben vengano il gioco, le droghe o l’alcool, che poi alla fine non sono nemmeno così diversi tra loro. L’importante è che i cervelli siano anestetizzati, l’importante è che le volontà

siano soggiogate da questi demoni. Sarà più facile così tenere a bada il dissenso, gestire lo scontro generato dalla rivalsa sociale. E’come combattere contro un esercito fiaccato dalle malattie. La vittoria è quasi scontata. Ecco, tutto questo è una parte di quello che ho capito dentro questa cassa. Sì, perché da vivo ero troppo dentro a questo sistema per accorgermi che non mi stavano succhiando solamente tutti i soldi. Mi hanno portato via la mia creatività, la mia possibilità di essere cambiamento, la mia possibilità di essere me stesso nel mondo. Mi hanno portato via la vita.

IN GINOCCHIO DA TE

E’incredibile come la vita sia in grado di contorcersi su se stessa e rigenerarsi magicamente dalle proprie stesse ceneri. Non ci sono cazzi. La vita vuole vita, e quando ti reclama non puoi far finta di non aver sentito, non puoi nasconderti dietro l’apatia o il senso di colpa. Arriva un momento in cui bisogna muoversi, arriva un momento in cui bisogna vivere, e vivere fino in fondo. E’incredibile quanto nitida sappia essere la via una volta che si svela ai tuoi occhi. Ed è pazzesco che si sia presentata al mio sguardo proprio quando i miei occhi non erano nemmeno in grado di aprirsi. Ho preso così tante botte dai gorilla di Korea che ho pregato di morire per finire di soffrire. Ho dovuto mettere praticamente un piede nell’altro mondo per capire che volevo restare in questo di mondo, nella metà dei vivi, e ci volevo restare perché c’era Leila! Ci ho messo praticamente sette anni a capire che Leila era la risposta a tutti i miei dubbi, che lei era l’unica via d’uscita dalla buca che mi stavo scavando da solo. L’ho messa in un angolo centinaia di volte ma lei non è mai scomparsa, non si è mai arresa. Leila è vita. Leila è la mia vita.

E io adesso la rivoglio. Io la mia vita la rivoglio tutta, la rivoglio tutta con gli interessi. Non c’è niente che possa fermarmi adesso, e non vorrei essere in nessun posto se non dove c’è lei. Non vorrei essere vicino a nessun altro se non a lei, e se stare vicino a lei significa allontanarmi da tutto allora lo farò. Voglio fare tutto quello che posso per ricostruire la nostra storia. Forse è già tardi, forse …. ma forse no. Se ci fosse Jack probabilmente direbbe una delle sue frasi lapidarie del tipo "Pivello, non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta …" Jack … già Jack. Il mio amico Jack...Ormai è un mese che non ho sue notizie. A quest’ora sarà in Messico, a realizzare il suo sogno. Sì, perché quelli come Jack i sogni non li lasciano morire con la luce del mattino. Loro li inseguono, li rincorrono finchè hanno fiato e poi li raggiungono. Jack, fratello, non sai quanto sono fottutamente incazzato con me stesso per quello che ho fatto … Forse con lui è veramente troppo tardi. Ma che cazzo, è andata così e basta. Lui mi direbbe "Concentrati su quello che hai e non pensare a quello che non hai.." E quello che ho adesso è Leila. Che poi forse non è proprio così, cioè, devo ancora andare a riprendermela, quindi forse sarebbe più corretto dire che non ce l'ho. Insomma, ce l’ho o non ce l’ho o ce l’avrò … avete capito... Mi dirigo verso casa sua a o spedito con un energia che pensavo di aver perso un sacco di tempo fa.

Nel tragitto le mando un sms "Amore, ti aspetto a casa. Fai presto da tua madre, ho una sorpresa per te". Ancora dieci minuti e sarò da lei. Le voglio far vedere lo zaino. E’lo zaino che ci permetterà di chiudere definitivamente con questa vita. Le voglio dire un sacco di cose. Le voglio dire tutte quelle cose che non le ho detto i questi ultimi anni. Salgo le scale quasi in preda ad un raptus. Sento dei rumori, forse Leila è già tornata, forse è lei che vuole farmi una sorpresa, forse … Giro la chiave e mi fiondo dentro l’appartamento "Amore, che ci fai già a casa? Non dovevi cenare da tua madre? Ho una sorpresa per te, ho una sorpresa per noi.. Non hai idea di cosa ho fatto ieri … sono andato in …" La frase mi si tronca in gola e resta incompleta. Resta incompleta perché per un attimo la voce non esce più. Soffocata da un macigno che mi occlude la gola. La mia voce è rimasta dentro, coperta da un’altra voce … "Dicci, dicci … Sebastiano, che sorpresa hai? Dove sei andato? I miei uomini mi hanno raccontato del vostro incontro dell’altro giorno …" Quella voce … quella fottuta voce...quel tono … quel fottuto tono..... SEBASTIANO …

Per un attimo, una frazione di secondo o poco più, mi sono rivisto disteso nello scantinato del Lurido. Mi è sembrato addirittura di sentire di nuovo l'odore acre di piscio e vomito della pozza dove ero riverso. Non è possibile. Non può essere lui. Lui non può essere qui. Non è possibile, non ci credo, non voglio credere che lui sia qui.. "Che cazzo significa Leila, che cazzo ci fa lui qui?!?" Ancora quella voce....quella flemma … "Calma, calma Sebastiano.. Lo sai che non mi piace questo tono.. Ti ricordi l’ultima volta che hai detto le parolacce in mia presenza? Stavi quasi per perdere un dito …" Che gran bastardo...Però è vero. Mi sono cacato sotto per mesi. Ma ora basta... "Chiudi quella fogna brutto stronzo!" "Oh..che sorpresa! Sebastiano, non ti ricordavo così. Sei diventato un vero duro … Non te la fai più addosso come una volta. Te la ricordi quella volta Sebastiano?" " Sì.. me lo ricordo, ma stavolta non ci sono i tuoi gorilla. Io ti ammazzo, che cazzo ci fai a casa di Leila?!?" "La casa di Leila? Ma questa è casa mia … è sempre stata casa mia, casa nostra … vero zuccherino?" Ho caldo, un caldo tremendo. Sudo come un animale braccato. Zuccherino? Casa mia? Questo è un incubo. E lei perché lo guarda così? Perché gli prende la mano? Non è possibile, non può essere vero. Non adesso cazzo. Non adesso che le cose potevano cambiare..

Ma infondo come potevo pensare di poter cambiare qualcosa che non esiste più. Qualcosa che io stesso mi ero impegnato a distruggere. Tutti questi pensieri mi esplodono in testa mentre Leila si siede sulle gambe di Korea e gli mette un braccio attorno al collo sfiorandogli le guance con un bacio. “SE, pensavi veramente che ti avrei aspettato all’infinito? Pensavi veramente che avrei buttato nel cesso la mia vita nell’attesa che un fallito si accorgesse di me?” Ho la gola secca e le gambe mi cedono di colpo come quelle di un pugile appena travolto da diretto in pieno volto. Non riesco a mettere insieme nemmeno due parole sensate. Mi sembra di essere nel centro di un vortice che mi inghiottisce centrifugando tutto il mio corpo all’impazzata. “Sebastiano, ora sì che ti riconosco. Un povero pezzente inginocchiato in attesa dell’elemosina. I miei uomini ti hanno visto uscire dalla banca con lo zainetto e avrebbero potuto portartelo via dieci metri dopo l’uscita, ma questa storia volevo chiuderla di persona, e volevo chiuderla qui. E’ora di chiudere i conti Sebastiano…” Proprio mentre rialzo la testa vedo sulla linea del mio sguardo il buco della canna della pistola di Korea pronta a spararmi in mezzo agli occhi, ma non me ne frega più niente. La paura se ne è andata da un pezzo ormai, anche se dire un pezzo per un tempo che non ha nemmeno superato il minuto è forse eccessivo, ma vi assicuro che da quando ho aperto la porta della casa di Leila per me sono ati almeno dieci anni. Una scalata del calvario partita con la voce di Korea e forse adesso conclusa con la sua pistola. La paura è svanita appena ho rimesso insieme i tasselli di questo fottuto mosaico, appena ho realizzato che Leila mi tradiva con l’uomo che mi ha

rovinato la vita, col mio incubo peggiore.. “Spara e facciamola finita cinese del cazzo….” Noto con piacere che il mio colpo è andato a segno perché lo stronzo ha scansato di scatto Leila dalle sue ginocchia ed ora ha perso quella maledetta flemma che lo accompagna sempre. E’incazzato nero e mi resteranno sì e no cinque secondi prima che mi faccia secco, ma almeno sono riuscito a farlo incazzare di brutto! Me ne andrò a testa alta per una volta.. “Aspetta Tommy, non sparare …” Mai nella vita la voce di Leila mi era sembrata così musicale come in questo momento. Una parte di me, quella più vera, ci aveva sempre creduto. Lo sapevo che mi amava ancora cazzo! “..non sparare Tommy … VOGLIO FARLO IO” Mai nella vita la voce di Leila mi era sembrata così inquietante come in questo momento. Una parte di me, quella più idiota, come sempre non aveva capito niente. Lo sapevo che era una puttana cazzo! Korea le porge la pistola. “Massì … così mi piaci zuccherino. E’giusto che sia tu a liberarti di quel poveraccio.” “Leila, non fare pazzie. Pensa a tutte le cose belle che abbiamo ato insieme… Pensa a Lisbona, pensa a…” “Chiudi quella bocca e mettiti in ginocchio SE” “Spara zuccherino, spara e vedrai che saremo felici…”

Ok, i giochi sono veramente finiti… non c’è più niente da fare. Mi inginocchio e prendo la testa tra le mani. Non riesco guardarla mentre mi spara. Non voglio portarmi nella bara l’immagine di Leila che mi spara, non voglio che…. BOOOOOOOM Un botto fragoroso anestetizza tutti i miei pensieri e mi fa sobbalzare disteso sul pavimento. Sento l’odore del legno del parquet e mi sembra l’aroma più bello che abbia mai sentito in vita mia. Sento quell’odore, sento ancora gli odori e quando i miei occhi incrociano un piccolo rigagnolo di sangue che si avvicina alla mia faccia una certezza si fa largo nella mia testa… ci sento, ci vedo…SONO ANCORA VIVO. Korea è disteso sul divano e la sua camicia di seta è bromba di sangue. Leila lo ha fatto secco. La mia donna mi ha salvato. La mia donna mi ama ancora. “Amore lo sapevo che non poteva essere vero… lo sapevo che era tutta una finta.. lo sapevo che…” “Stai zitto idiota! Stai fermo dove sei.” “Ma che significa Leila? Posa quella pistola, è tutto finito…” La sua risata mi incenerisce e mi entra fin dentro le viscere. Una risata isterica quasi folle che mi fa raggelare il sangue. Non l’ho mai sentita ridere in quel modo. “Non è ancora finita SE….ora tocca a te” “Amore davvero, non pensiamo più a quello che è stato, non mi interessa di quello che è successo stasera..

Troverò una soluzione. Nasconderemo il corpo, fuggiremo..non lo so ma qualcosa faremo..” Il suo sguardo è privo di sussulti, sembra quasi privo di vita. E’come una lama che taglia i miei occhi di burro. Mi sta guardando come si guarda un pedofilo o un criminale nazista o … o che so …. un giocatore compulsivo … “Ti rendi conto di cosa mi hai costretto a fare?!? Mi hai fatto diventare l’amante di quel bastardo. Hai una minima idea di quanto mi fe schifo farmi anche solo sfiorare da quel porco? E sei tu che l’hai voluto Se, sei tu che mi hai costretto a farlo! Ma ora basta, ora non ce la faccio più. Ora devi pagare anche tu per tutto quello che mi hai fatto.” “Non fare pazzie Leila, non puoi farlo … Se lo fai sarai fottuta per sempre, ti troveranno, ti prenderanno. Se non sarà la polizia ci penserà la famiglia di Korea che è ancora peggio. Quelli non avranno pace finchè non ti avranno mandato sottoterra. Vieni qui, ce la faremo anche stavolta.. ce l’abbiamo sempre fatta insieme. Possiamo nascondere il cadavere di quel maiale. Possiamo lasciarci tutto alle spalle capisci? Non me ne frega niente di te e Korea, del ato, di tutti gli errori che ho fatto. Voglio chiudere con tutte queste stronzate, voglio chiudere per sempre con questa vita. Ho trentamila euro possiamo andarcene e dimenticare tutto, possiamo tornare a Lisbona o a Faro o dove vuoi tu.

Non mi importa niente, basta stare insieme. Noi due e nient’altro, noi due e basta. Il vecchio Se non esiste più.. Partiamo domattina col primo volo, non ci troverà nessuno. Leila possiamo farcela, posa quella pistola e vieni qui.” “ Ma non ti vedi? Sei patetico… Di che vita stai parlando? Sono sette anni che mi riempi di stronzate SE. Io ti amavo, io ti ho amato come non ne hai nemmeno un’idea, ma adesso è finita. Non ti preoccupare per me, me la caverò. Ti sei già dimenticato che io stasera ero a cena da mia madre? Korea l’hai ucciso tu non ricordi? Tutti in città sapevano che gli dovevi un mucchio di soldi. Tutti in città sapevano di cos’era capace Korea. Vi siete incontrati da me mentre io non c’ero. E’nata una lite per i vostri schifosi giri di denaro e nel parapiglia sono partiti dei colpi. Siete rimasti secchi tutti e due. Lo chiamano regolamento di conti finito male. Quando sono arrivata era già troppo tardi … Una grande perdita per tutta la comunità, sei d’accordo SE? Un boss della malavita e un biscazziere fallito pieno di debiti senza famiglia e senza amici. Ti ringrazio per i soldi. Quelli me li terrò volentieri, a parziale risarcimento di una vita rovinata. Rovinata da TE.” E’pazzesco accorgersi di quanta verità c’è nelle sue parole.

E’pazzesco accorgersi che effettivamente la sua versione potrebbe avere un senso. E’pazzesco che nonostante tutto io ci creda ancora… Credo ancora che forse potrei convincerla a non ammazzarmi, ma d’altronde un coglione è coglione fino all’ultimo, fino a un o dal baratro… “Leila che cazzo stai dicendo? Non puoi farlo, non è credibile. Qualcuno andrà a fondo e capiranno come è andata. Finirai in prigione. Non puoi farcela da sola. Dove andrai adesso? Pensaci cazzo Leila, cosa farai uscita da questa stanza con dentro due cadaveri?!? Non puoi farcela da sola. Dove andrai?” Appena finita questa frase sento la porta aprirsi. Forse qualcuno ha sentito gli spari, forse è la polizia, forse ho ancora una speranza… Ma questo flebile sogno dura poche frazioni di secondo. Il tempo di sentire una voce che mi fa raggelare il sangue… “Per una volta nella vita hai ragione Pivello… Leila non ce la può fare da sola. Tuttavia sono abbastanza convinto che insieme a me potrebbe anche riuscire a cavarsela… Certo, anche il tuo zainetto ci sarà utile. Sai il Messico è un posto splendido, sole, mare, tequila, bella gente.. Insomma il classico paradiso … Ah… dimenticavo, laggiù non esiste l’estradizione, quindi credo proprio che dormiremo sonni tranquilli..” Sono rimasto in silenzio per qualche secondo o forse minuto o forse per l’eternità …

Li ho osservati mentre si lanciavano sguardi d’intesa, li ho guardati mentre si baciavano …. Poi ho sbottato..mi sono alzato e ho cominciato ad urlare come un pazzo. “Sparate brutti stronzi..SPARATEEEEEEE..” Jack e Leila, il mio migliore amico e la mia ragazza, come in una fottuta storia che mi inventai per gioco un giorno in un bar… La fottuta storia della mia vita, una vita che finalmente forse sta per finire. Se la fine di Korea nonostante tutto quello che avevo scoperto su Leila, mi aveva comunque lasciato ancora qualche barlume di speranza, qualche sembianza di un desiderio di andare avanti, ora non c’è più niente. Jack…da lui no…questo non posso sopportarlo.. Sto così male che forse sono già morto e non me ne sono ancora accorto. L’udito è ovattato, le orecchie sembrano turate dal cotone che mi metteva mia madre quando da piccolo avevo l’otite. L’occhio è stanco…pesante…la palpebra mi sembra pesi più di tutto il mio corpo… Istintivamente mi inginocchio davanti a Leila…metto le mani sul pacco e attendo il mio destino inerme… Jack è scomparso…Leila è l’unica cosa che vedo…Leila è l’ultima cosa che vedo…due botti quasi nemmeno sento…e poi…e poi…BUIO.

CIAO A TUTTI

Mi sembra di sentire dei rumori… Forse finalmente qualcuno o qualcosa sta venendo a prendermi. Non posso e non voglio credere che l’eternità che mi attende si riduca a questo, si riduca a queste quattro assi di legno… Certo, a ben pensarci però, a vita di merda forse è giusto che segua morte di merda, per lasciare il posto ad un aldilà di merda per poi concludere con un’eternità di merda. Che io abbia condotto una vita di quel tipo non ci sono dubbi. Essere uccisi dalla propria donna che ti aveva tradito con l’uomo che ti ha fottuto la vita per realizzare un disegno perverso che l’avrebbe portata tra le braccia del tuo migliore amico direi che può benissimo essere definita una “morte di merda”. Se poi l’aldilà è quello che sto provando dentro alla bara in questo momento, non voglio proprio nemmeno provare ad immaginare cosa mi aspetti per l’eternità… In ogni modo però, se così doveva andare, forse è giusto che a premere il grilletto sia stata proprio lei. La giusta conclusione di un amore estremo. Eros e Tanatos dicevano i Greci..o forse nel mio caso sarebbe più corretto parlare di Euros e Tanatos … Infondo la pistola in mano è come se glie l’avessi messa io. Sono stato io a caricare i proiettili, sono stato io a togliere la sicura, sono stato

io a dire “Spara!”. Beh...quello effettivamente lo dissi sul serio…. E forse avrebbe dovuto spararmi molto tempo fa… Mi spiace solamente di non avere avuto le palle per fare tutto da solo. Sì, perché a ben pensarci avrei dovuto suicidarmi. Sarebbe stato meglio per tutti…forse. Ora lei dovrà convivere anche con questo rimorso. Che poi non lo so se avrà realmente rimorsi.. Anzi, mi sa proprio che si sentirà molto più sollevata. Ora potrà finalmente ricostruirsi una vita. Libera da preoccupazioni, libera da tensioni, libera da problemi e sofferenze, libera da me… Speriamo che quel bastardo di Jack sappia prendersi cura di lei e che sia in grado di renderla felice. Ma infondo chissene fotte di Leila, di Jack, di Korea e di tutto il resto. E’andata così e basta. In fondo però è anche una questione di punti di vista. Cioè, provate un attimo a cambiare prospettiva e a rivedere tutta la vicenda da un’angolazione decisamente diversa. Ovvero se la vediamo come l’esistenza di uno che, nonostante tonnellate e tonnellate di problemi personali, ha di fatto contribuito alla felicità della donna che amava e del suo migliore amico, perché è esattamente questo quello che è successo, allora la mia è stata una vita meravigliosa! Insomma la vita di uno che si è immolato per il bene altrui.

Una specie di Madre Teresa col vizietto del gioco, un Santo giocatore, o forse quello era bevitore… vabbè, avete capito. Comunque non me ne frega niente, vedetela come vi pare, non mi interessa il vostro giudizio. Io da qui non posso fare nulla, io da qui non sono nulla… Non ho mai fatto un emerito cazzo per cambiare le cose e infatti le cose hanno preso l’unico corso che potevano prendere. Non aveva nessun senso recriminare quando ero in vita, quindi figuriamoci adesso. Mi sono rotto le palle di rimuginare su quel che è stato. Sono stufo…sono stanco… Come è finita con Jack e Leila? Ah già...i due piccioncini …immaginavo vi interessasse la parte “gossip”della mia storia.. E che cazzo ne so io, a quest’ora saranno in Messico coi miei soldi a bere tequila sulla spiaggia. Potete prendere un aereo ed andare a trovarli se ci tenete tanto. Sinceramente non me ne frega niente di loro e nemmeno di voi… Io ora sono lungo e disteso dentro la mia dolce bara. Io ora sono stanco...ho bisogno solamente di pace, di silenzio e di pace... I giochi sono finiti. GAME OVER INSERT COIN

I soldi però sto giro metteteceli voi.. CIAO A TUTTI E mi raccomando…non tardate troppo….vi aspetto tutti qui…

L'AUTORE

Michele Ghilotti, ex studente di filosofia e già viaggiatore col pallino dell’Europa, è attualmente coordinatore presso un call center, con mansioni di aiuto responsabile, psicologo irresponsabile, pastore di anime.

Sposato con Anna, vive in Valtellina.

Con il suo primo romanzo “Pasticcio di Grano”, edito da Noubs, ha vinto la IV edizione del Premio Guerriero di Capestrano per la sezione inediti.

Ringraziamenti

Ad Anna ed Alice,

supreme vestali di ogni mio sacro fuoco …

Dedicato ad Enzo, superbo creatore di copertine e infinita fonte di ispirazione.

Con un grazie immenso a Stefano, Chicco, Ale, Jack, Gabbo, Eremo, Mare, Giovi, Mamma, Papà, Lisbona, il Messico, l’Amore, l’Arte, la Scrittura che in tempi e modi diversi hanno fatto in modo che dentro quella bara ci finisse il Demone e che Io sia qui a godere di tutto questo.