La Vera Storia Dei Cacciatori Di Mostri b6r5o

PAUL DOGERTY FLYAN

LA VERA STORIA DEI CACCIATORI DI MOSTRI

(THE REAL HISTORY HUNTERS OF THE MONSTERS ON GARDA LAKE)

Si ringrazia :

Panificio Albertini Via Lugagnano 1 - VERONA

Art work, ideazione grafica, opere di copertina e delle pagine interne sono state realizzate da Andrea Torresani

ISBN: 978-88-66187-73-8

© 2012 Andrea Torresani

Edizioni:Ass.Culturale Corriere della Riviera

Indice

THE NEWS OF THE LAKE

LA DIAGNOSI

UNA CASA PER DUE?

LA RICERCA CONTINUA

L’ INSEGUIMENTO

ESCURSIONE AD ALTO RISCHIO

VISIONI LACUSTRI

APPUNTI DI STORIA

TRACCE NEL ATO

STRANI MESSAGGI

ALLA RICERCA D’ AFFETTI

STRANI AVVISTAMENTI

LA NEBBIA SI DIRADA

IL MOVENTE

NAVI FANTASMA

LA CACCIA

IL RISVEGLIO

CORSO NEI FONDALI

LA CACCIA E’ APERTA

LA MIA STORIA

AVVENTURA OLTRE L’IMMAGINAZIONE

Appare quanto mai vero che narrare storie di mostri e misteri genera un’attenzione notevole. Ma in questa storia che Dogerty Flyan è riuscito a raccontare c’è qualcosa che va oltre al significato della stessa ricerca all’essere misterioso. La vicenda si dipana infatti sul continuo leitmotiv di una scelta di vita: può un uomo lasciare affetti,esporsi a rischi rilevanti per raggiungere i propri obiettivi? Per l’autore è possibile. E in questo diario giornaliero iniziato per sviscerare una strana storia ci s’imbatte nelle peripezie più assurde raccontate con quel filo sottile d’ironia che contraddistingue la narrazione del giornalista d’oltremanica. Esperto in storie di misteri, Flyan dopo le comprensibili titubanze dell’ editore, viene incaricato ad andare a sviscerare una vicenda che vede coinvolti due giornalisti che dopo aver vagato sul Garda alla ricerca del fantomatico mostro, avvistato alcuni anni prima da alcuni gardesani, si perdono sulle acque. Da lì la strada dell’autore si farà sempre più impervia tra escursioni estreme su pareti di roccia e immersioni nel lago dove infine l’autore troverà l’anello di congiunzione di quanto aveva intuito. Intrecciata alle avventure di Dogerty s’interseca un’altra trama. Una storia d’amore per una ragazza conosciuta in una scenografia si eccezionale, ma con l’ombra di un essere sfuggente in acque scure e profonde. Un essere sfuggente come Flyan che, talune volte per questa sua insensibilità, nei confronti della persona che ama e dalla quale viene amato va a identificarsi con la creatura che lui stesso cerca. “Mostri?dipende dai punti di vista!” si legge nel libro. E la mostruosità, nel suo profondo, può accomunare tutti gli esseri umani visti da altri animali come dominatori del mondo. E se il pericolo sfiora continuamente gli esseri viventi, la vita deve proseguire

come il rischio neppure ci fosse. Un imperativo che guida l’azione del protagonista alla continua ricerca di una morale con cui incarnare la sua esistenza. Anche se nel flusso materiale degli eventi, risulta non difficile compiere un azione potenzialmente insensata che può sporcare momentaneamente la coscienza. Ma anche agire se porta a delle conseguenze collaterali, questa la filosofia dell’autore, serve purché l’azione conduca ad un bene effettivo.

L’Editore

THE NEWS OF THE LAKE

“E quando l’acqua si confonde con l’aria, il vento si nasconde negli abissi più profondi e il respiro degli elementi diventa tutt’uno, il naufrago nella solitudine della sua avventura come può vedere ciò che nessuno aveva mai visto?”. Una frase scolpita nella memoria. Una strana storia, una storia in cui mi sono imbattuto nella mia incessante ricerca giornalistica. Ero seduto nel mio studio del Devon quando nella mia perenne ricerca di antiche leggende, come una mina che brilla in una cava, notai su un sito internet un fatto particolare. Il titolo era entusiasmante : Hunters of the monsters. Ovvero: I Cacciatori di mostri sul lago di Garda. Storie di vampiri? Dracula ?Tutt’altro!Una trama narrata da un filmato documentario proiettato in alcuni cinema italiani. Precisamente sul lago di Garda, specchio lacustre, posto tra ilVeneto,Lombardia e Trentino Alto Adige a ridosso delle alpi. Una trama alquanto curiosa: un giornalista dopo aver trovato testimonianze dell’antica presenza di un essere mostruoso nel lago si pone, insieme ad un suo amico, alla ricerca dello strano essere finché succede l’imprevedibile. La barca va alla deriva senza benzina con il giornalista che salvato in extremis, dà segni di allucinazioni visive. Sotto choc, solitario, racconta innanzi alla sua videocamera di aver visto nelle acque del lago un pesce gigantesco. Il suo collega poi, da quanto si vede nel filmato,era prima fuggito dall’imbarcazione dopo aver percorso in pieno inverno a nuoto un tratto di lago, riuscendo a dare l’allarme e a salvare così il suo compagno d’avventura abbandonato sulla barca. Una storia che aveva del mistero ed io che nel mistero ci vivo, mi sentivo affascinato per la stranezza del fatto narrato. Scandagliai così per giorni internet e riuscii a trovare ulteriori notizie sulla strana avventura. I due cacciatori, secondo un giornale italiano, L’Arena, da diverso tempo stavano andando alla ricerca di quel pesce mostruoso. “Ma quale mostro!Il mostro non esiste! ”, dissi tra me. Anche lì un altro fantomatico caso Lochness. Ma forse no! I due,sempre secondo quanto ero riuscito ad acquisire, avevano ritrovato in una casupola del Garda gli arnesi di un pescatore che, come narravano i giornali negli anni 60’, aveva visto nel lago un pesce mostruoso. Da

questi fatti era partita la loro ricerca, ripresa anche dalle telecamere che si portavano appresso, intervistando poi, personaggi caratteristici della zona . Insomma un’avventura alquanto originale che si era conclusa in una caccia sul lago, finché l’imbarcazione dei temerari rimaneva a secco, senza benzina, con un plateale litigio davanti alle telecamere.

Decisi così preso da tali fatti di tentare di presentare questa storia al mio editore. Storia che poteva andare bene per trarre un soggetto di un reportage documentaristico se non sceneggiatura da film. Il titolo : “La vera storia dei Cacciatori di mostri”. Ero certo che, nella mia carriera di scrittore dopo innumerevoli indagini, questa mi appariva la più sensazionale anche perché tutte le fasi della ricerca del “Big fish” da parte dei due personaggi erano state ampiamente documentate, almeno da quanto sapevo, tramite le loro riprese e volevo capire cosa c’era di vero o di falso in quello che raccontavano. Dall’ altra però dovevo convincere, per finanziare il libro, il mio editore che però, in quel periodo non è che navigasse nell’oro .

“Perché non va a cercare Lochness, magari è più vicino”sbottò Sir Mak. “Perché questo non è Ness, questa è una storia vera!”. Sapevo forse di mentire. Ma lui, senza guardarmi, mi mise sul piatto un assegno. “Tre settimane e non di più!Poi torni qui,ma con i risultati!E stia attento, non vorrei finire in bolletta per le sue spese mediche!”. Un augurio che era una garanzia. Ma quello era fatto così.

Il giorno 16 ottobre di quell’anno di avvistamenti, decisi così di partire per l’Italia per iniziare a cercare,entusiasta, quanto annunciato e mettermi alla ricerca degli ex naufraghi e del "pesce giogante". Un volo stupendo mi aspettava. La Manica, La Francia e poi più in giù sopra Le mer de la Glace del Monte Bianco, con le sue immense vette dorate dal sole, e sotto dei piccoli puntini che sembravano dei piccoli mos…cerini. “Ma dov’è il confine tra reale e irreale?”Pensai. Chiesi poi alla signora, mia vicina compagna di viaggio se quello che si vedeva al di sotto delle nuvole era il lago di Garda. Ma lei un po’ imbarazzata annuì

.“No quello vede … penso sia il lago di Como”. Una signora con un età prossima agli ottanta (almeno in apparenza sembrava), che tornava dopo anni nella sua Italia. Comunque sia, poco dopo apparve il lago e lo capii dai cenni della testa della solerte donna che m' indicò prontamente quello che doveva essere il più grande bacino interno della penisola italica. A vederlo sembrava una chitarra di… Paul McCartney a cui però mancava qualche corda. Anzi una c’era già. Una minuscola penisola sembrava fare da sparti acque. Venni a sapere che quella era Sirmione terra natia del celebre poeta Catullo che, nelle sue poesie, cita le Lidie terre della patria benacense. Ovvero Lidie, cioè dalla Lidia, abitate da popolazioni etrusche probabilmente originarie della Grecia. E sbarcai proprio all’aeroporto Valerio Catullo di Verona dedicato al celebre poeta latino. Qui trovai un opuscolo che mi narrava le storie più antiche della provincia , dai Romani per arrivare agli scaligeri, sino ai tempi nostri. Ebbi cosi l’occasione di vedere all’aeroporto una gigantografia di quel luogo incantevole detto San Vigilio e della baia sua prossima . Rimasi stupito … “Senta” chiesi al taxi driver che mi veniva incontro “come si fa a raggiungere quella penisola vista all’aeroporto?”. “Quale?”, rispose quello, “ Forse sta parlando del promontorio di San Vigilio?”. “Forse” risposi. “Beh se vuole ce la porto io. Li vicino c’è anche una piccola baia detta delle Sirene. Ma stia attento a non caderci dentro … eh se no s’ incanta!”. Il buon italiano scherzava . E mi parlò poi della sua famiglia, della sua chitarra e del mandolino. Ah! tutti uguali … questi italiani!Sempre con la testa nella musica. Invece noi inglesi! Comunque alla fine tra una divagazione e l’altra mi condusse, dopo una buona mezz’ora di viaggio a San Vigilio e lì mi lasciò con le valige. Anche perché non riuscii a farmi comprendere con il mio italiano stentato. “La saluto sir” dissi “e mi saluti sua moglie e tutta la sua famiglia. Per dormire dove si va? ”. E l’altro “ Le lascio il mio recapito. Non si sa mai, un giorno potrebbe servirle!”. E mi diede il suo biglietto, e praticamente non feci in tempo a guardarlo che, levata la testa, l’uomo era già partito per un’altra missione. Dove cavolo mi aveva portato costui? Cercavo un alloggio e quello mi aveva lasciato proprio in mezzo alla strada. Va beh che gli avevo detto San Vigilio. Però! Lessi il suo nome sul biglietto. Alquanto strano per essere italiano! “B. J.” recitava. Provai a richiamarlo al cellulare ma nessuno rispondeva. C’era una

nebbiolina intorno che certo non era quella delle nostre terre, ma che incuteva di certo rispetto visto che sbattei subito il muso contro quello che a prima vista sembrava un bel pino. Cosa che mi fece capire come il luogo era ricco di simile varietà di piante. Iniziai così a vagare nell’aere finché arrivai su un lato della costa che dava su una bella insenatura che, a dire il vero, si confondeva per il grigiore della giornata con le acque del lago. Ma si!Era quell’immagine già vista: la Baia delle Sirene!Vedevo in lontananza sullo specchio d’acqua, un pescatore che placido mischiava le reti tratte dal profondo del lago. Cercai di richiamarlo per chiedergli come raggiungere un albergo che,carte alla mano, distava circa tre chilometri dal punto del mio primo impatto con il suolo della riviera benacense. Ma non mi sentiva vista anche la distanza. Così notai, lì prossima, una stradina che s’incuneava in mezzo arbusti e rovi verso il piccolo golfo. M’incamminai su quel percorso che non sembrava battuto da esseri umani da circa duecento anni … “Accidenti!”, dissi tra me “Altro che duecento anni!Duecentomila!”. Posi un piede su una cosa molliccia. Un residuo di comune materassino gonfiabile! Mi fece ruzzolare su una siepe per di più densa di spine. Speravo di non di finire scorticato vivo perché ero appena arrivato e volevo dare una bella impressione alla gente del luogo. Ma mi trovai in uno stato tale che se mi avesse visto mia madre, nella mia gaudente infanzia, non mi avrebbe fatto uscire di casa per diversi giorni. E in quelle condizioni lercio, arrivai giù in fondo fin alla sassosa costa. Alzai lo sguardo per cercare il pescatore ma costui sembrava… scomparso! Stavo girando e rigirando, per ragionare sullo strano destino dell’umanità, quando d’improvviso riapparve sulla punta ovest dello strano ma bellissimo golfo … un puntino. Era il pescatore che stava ritornando! Iniziai a sbracciare per farmi notare, ma costui quando giunse a circa una ventina di metri da me, al mio ennesimo urlo, improvvisamente, cambiò rotta. Il suo viso, ve l’assicuro sembrava alquanto spaventato, e io innanzi a tale terrore, rimasi immobile quasi che avesse visto qualcosa alle mie spalle muoversi furtivamente. Mi voltai d’improvviso. Ma non c’era nessuno, nessuno... tranne me. Anzi no! Un miagolio vicino ad un pedalò semidistrutto colse la mia attenzione. Era una piccola gattina. Poverina faceva tenerezza! Ma non poteva esser stata lei a

terrorizzare l’uomo della barca! Ma no!Era così dolce, amorevole, sensibile e tenera.!Chi era stato, chi a spaventare il marinaio! Non feci ulteriori indagini. Presi la mia valigia e m’incamminai claudicante, arruffato e intonso sull’erta via.

LA DIAGNOSI

“Tumefazione a livello dello zigomo sinistro, ferita lacero contusa al cuoio capelluto, infiammazione rotulea da trauma. Più… escoriazioni varie”. Il medico era stato chiaro. E poi allo specchio sembravo quasi un mostro, visto che siamo in tema! Il luminare dopo avermi visitato voleva, chiamare l’ambulanza:non so se scherzava o fe sul serio. Ma quel giorno il farmacista del luogo fece affari d’oro. Insomma il mio arrivo non era certo ato inosservato. Dovevo però cercare di rientrare nella normalità e mimetizzarmi nell’ambiente sub urbano e floreale. Così acquistai un guardaroba per crearmi una fattispecie di travestimento per permettermi di muovermi con più agilità nella zona:una tuta da ginnastica e un paio di scarpe da jogging , una bella bandana (con la bandiera anglosassone stampata sopra) sulla testa, un giubbetto rinforzato sulle spalle (non si sa mai! ) e una racchetta da tennis. Sembravo un altro uomo se non fosse per quel cerotto che mi spuntava dalla nuca. Era una bella giornata e il lago rifletteva una miriade di luci che brillavano nel golfo di Garda . “E’certo incantevole questo posto” sospirai tra me .E poi: “E’ proprio strano che un mostro abbia scelto di soggiornare qui!”. I pescatori rientravano con loro barche lasciando delle scie dorate nelle algide acque del lago. Il freddo era sottile ma l’alba di un rosso fuoco si stagliava oltre quella sottile punta di terra inghirlandata dalle piante della selva mediterranea. Quale selvaggia bellezza innanzi ai miei occhi! E il “quadro” che ammiravo aveva qualcosa di poetico di affascinante, di misterioso che non finiva mai di stupirmi e accogliermi. Un monte altissimo si alzava sopra quel oasi terrestre. O almeno a me sembrava elevato. Ci dovevo andare su quella vetta. Era un’ attrazione imperdibile quasi più forte di quella che può dare una donna. Ma avevo ben prima una missione ben più ardua. E la stavo già cercando. Entrai in una cartolibreria del paese e scartabellai tra alcuni libri. Certi narravano di molini, altri delle sculture della zona e uno anche interessante della Rocca del Garda. Me ne incuriosì uno dal titolo “Benaco un’Atlantide perduta nel Garda”. E sopra recava un nome a me familiare. “Senta vedo che le

interessa quel libro” mi si parò davanti il titolare. “Ah si proprio interessante, civiltà sperdute in mezzo lago terremoti, ma c’è proprio tutto in questo lago … quasi da farne un film…” . “E’ già” ribatté l’uomo “ quello lì il film l’ ha già fatto …. Ha visto anche i caccia…”. Mi si accese una lampadina ! “Ok, lo compro il libro …”E con finta meraviglia: “ Ma cos’è questa storia dei… ?”. “ Ah sciocchezze “ rispose “ogni giorno ne viene fuori una. Sa pensano di aver scoperto l’ acqua calda perché un pescatore negli anni 60’ aveva visto un enorme pesce nel lago e quel giornalista,quello lì, sul libro ha fatto poi un filmato”. “Ma davvero … e dove si trova il video m’interesserebbe acquistarne una copia! ” . “Niente paura guardi” rispose, “ne ho una solo una… sa in paese la storia ha generato un certo sconcerto… ”. Gli diedi anche una mancia e scappai come se avessi preso il primo premio ad Ascot! Stavo andando trafelato verso l’albergo così intento a guardare quei due strani visi che comparivano sulla copertina del dvd, quando svoltato l’angolo della via, ebbi una sconvolgente sorpresa. Una ragazza mi era piombata addosso, in piena velocità, con la sua bicicletta. Feci una capriola e mi ritrovai gambe all’aria. Fortunatamente che la borsa della spesa della signorina mi cadde sotto la testa e solo per questo, non accusai più gravi conseguenze. Solo una botta alla spalla ! “Si è fatto male … si è fatto male … mi scusi davvero…, veramente !” . “No,signorina, no solo un leggerissimo solletico … anzi… ” dissi, leggermente, irato. E poi continuai: “Niente, niente o quasi … sa la fretta … ,ma il film dov’è !?” . “Ah questo!” rispose la dama. “Grazie troppo gentile … Lei,lei è … un tesoro!” esclamai sorpreso. E in effetti era proprio una bella ragazza. Alta bionda con due occhi azzurri. Poi continuai. “No, mi scusi ancora cosa vuole pensavo di essere inseguita da un bruto …”. “Non vorrà fare per caso una constatazione amichevole, vero !?” replicai scherzando. E notavo che la dolce ragazza dal viso paffutello aveva l’accento tedesco .“Are you german ?”,dissi spolverandomi i vestiti. “ Yawool! io sono una guida turistica della zona …”. Seppi tutto dopo. A parte il suo numero telefonico. Si chiamava Suzanne per gli amici Ann, era alta un metro e 80 circa, aveva la 42 di taglia ed era separata dal… suo ragazzo. No , figli proprio non ne aveva. Ma forse… un giorno!Chi lo sa. Aveva però una stramaledetta fretta . “Grazie thank you, ci vedremo presto, erò al suo albergo per vedere se è migliorato”. Nessuna constatazione amichevole. Ma le diedi il mio recapito, probabilmente pensando di non rivederla più. Tornai all’hotel un po’ sottosopra di aspetto e alla reception, vedendomi si fecero, un bel po’ di risate. Infatti erano ormai già usi osservarmi come se tornassi da un campo di battaglia. “Ah l’amore!” esclamava sornione il segretario dell’hotel. E io girando la testa di

scatto. “Amore!? Ha voglia di scherzare, eh!?”. E lui sorrideva impaurito. Entrato nella mia nursery, mi posi sotto una bella doccia un po’… bollente! Uscii placido e disteso guardando oltre la finestra l’infinità del lago. Ma ora era l’ora di vedere il dvd dei cacciatori ! Ma, accidenti, mi ero dimenticato di chiedere un apparecchio per visionarlo. Citofonai allora alla reception. “Pronto, pronto, pronto… avete un lettore dvd!?”. Mi rispose il segretario, quasi sorpreso dicendo “che aveva solo il computer ma che questo poteva non funzionare”. Ma allora a cosa serviva ? Perché in effetti dopo constatai che, su quel personal computer, non si vedeva una ballerina! Perché! Perché leggeva solo i compact disc! Stavo quasi per spaccare in due quel vetusto apparecchio alberghiero quando una telefonata giunse improvvisa all’albergo. Era Suzanne! “Ciao! ” mi disse soave “ come va la testa!? “. “Suzann… la spalla! Ma va bene solo che … stavo cercando …”. “Senti ti ho telefonato per sentire se per caso nella caduta di oggi, non avevi trovato uno spazzolino da denti …”. Ma cosa diceva? “Beh sai a dire il vero, non l’ho visto se vuoi ti presto il mio …”risposi gentile. E lei .“Basta sia pulito!No… Dai, fa lo stesso ecco tutto qua, ciao…”. Ed io: “No… no Suzanne aspetta, ho un film da vedere in technicolor però mi manca l’apparecchio, per caso tu non hai un lettore dvd ?”. Aveva riattaccato! Telefonai più volte e riuscii a ricontattarla. Era stranamente libera per la sera!La storia dello spazzolino, allora, era solo una scusa per incontrarsi! Ma poi scoprii che anche lei, aveva un computer che leggeva solo i cd!

UNA CASA PER DUE?

Viveva in un appartamento in affitto in una casetta di periferia. Si fa per dire. Quel ramo del lago di Garda che tanta parte dell’orizzonte include è tutto abbarbicato su colline che degradano placide nelle acque del lago. La strada che conduceva alla villetta di Suzanne era ripida e su un’erta via. Mi stavo approssimando in bici su quelle rampe come se fossi al giro d’Italia. Ma una donzelletta che veniva dalla campagna la percorreva con celerità in bicicletta. “Che gamba!” pensai. Riuscii a raggiungerla e sorarla non senza poca fatica. Visto che c’ero le chiesi: “Senta signora la casa di Suzanne L.”. E quella “La prossima più avanti a sinistra. Ma vada piano che ci arriva lo stesso!”.E detto questo con uno scatto imperioso mi piantò in asso. “Signora ma dove va?In fuga?”le gridai . Ma cosa aveva capito?Ah le donne! E l’abitazione della mia amica non si trovava. A dire il vero sbagliai di primo acchito, l'abitazione e mi trovai di fronte un cane molosso di notevoli dimensioni. Poi riconobbi la villetta che si stagliava con scenografia quel colle di Garda che tanto mi aveva affascinato. Suonai il camlo e la mia bella Suzanne mi corse incontro per aprirmi . “Che si vede stasera !?”Le chiesi.“Vediamo…vediamo, ma intanto… vedi me!” e mi stampò un bacio sulle labbra. Entrammo abbracciati nell’abitazione e ci gettammo sul divano. Le sue tenere mani mi avvolgevano e ci guardavamo continuamente negli occhi. Sembrava che ci conoscessimo da sempre. Era stato tutto così improvviso!Sembrava fosse la prima volta per me. E forse lo era? Ah l’amore, non finisce mai … di stupirti! Sembra sempre la prima volta! I suoi occhi azzurro turchese brillavano nell’ oscurità dell’abitazione e solo una luce rischiarava quella sera . “Cara” le dissi "ho portato con me un filmato si potrebbe vederlo …” . “Ma ti sembra il momento!?Magari dopo!”rispose sorpresa. “Eh si è un momento … è più romantico non capisci?”. “Più romantico? Va beh…” . Mi alzai e inserii il dvd nel lettore vicino alla televisione. Fortunatamente se lo

era fatto imprestare da una sua amica vicina di casa. Tornai sul divano e con fare da attore consumato la riabbracciai. Il film partì e lei guardava curiosa quello strano spettacolo. “Cos’è … Cacciatori di mostri un film sui vampiri!?”,esclamò, “chi c’è De Niro … ma è poi così dolce come dicevi al telefono?” . “ Si è proprio sentimentale” risposi “sai parla della storia di due… che vanno alla caccia del mostro del lago e poi si perdono …”. E dette quelle parole lei mi baciò nuovamente e proseguì: “Ma senti, cosa vuoi che me ne importi dei mostri a me, e dei cacciatori? ”. “Beh i cacciatori è un film pseudo romantico… no? Bisogna capirli nel loro profondo”. No!Ma lei intanto sembrava interessata a tutt’altra cosa. Ma contemporaneamente guardavo con l’ occhio che mi rimaneva libero, le scene. Ma che scene terrificanti! Era un film stranissimo già dall’inizio. Una telecamera si muoveva nel bosco e si fermava sull’orlo di un baratro. Mah! E poi seguiva le pareti di un ripido canalone roccioso. Che roba è!?Già!Era l’inizio di quel filmato che avevo visto su internet. E come musica di sottofondo un ansimare assordante. Un ansimare così forte tremavano le porte e che assomigliava al frastuono di una locomotiva a vapore. “Ma cosa guardiamo! E’ orribile!” sbottò Suzanne. “E’ un documentario, una fiction sul lago!” riposi. “E’bellissimo dai!”. Cercai di calmarla. Ma non era facile con quei due tipi li davanti. Era ormai inorridita a tal punto che lì per lì pensavo che stesse per piantarmi in asso sul più bello. Intanto i due strani personaggi mi balenavano nel video davanti agli occhi. Uno alto spilungone con la faccia da soldato del Kaiser un certo Vernia Massimo come recitava la copertina del dvd. L’altro, si chiamava Torresani… si Torresani Andrea. Nelle prime scene sembrano due bonaccioni. I minuti avano ma non si vedeva poi nessun mostro. Ma è poi possibile!? Mandai avanti il video. Ecco! Ad un certo punto vengono ritrovati alcuni arnesi da pesca. La cartolina con scritto sopra segnalazione. “C’è qualcosa di strano !” dice uno dei due nel film . Si, si… strano . “Stranissimo!strano come voi” urlai! . “Senti cosa hai questa sera. Se volevi vedere quel film potevi startene a casa tua !” intervenne improvvisamente la mia amata .

“Ehm, scusa mi si è alzata la voce, è stata l’emozione di quel … quel documentario”. Come davanti una partita di calcio da finale di champions mi ero apionato a tal punto all’avventura di quei tizi da dare un calcio a qualsiasi cosa che si frapponesse tra me e quel filmato. E infatti le scene sembravano reali, ma c’era qualcosa che mi sfuggiva. Ricapitolando: i due documentaristi in gita sulle colline del Garda iniziano a fare delle riprese all’interno di un rudere abbandonato. Perché !?. “Per vedere gli abbandoni del lago …” dice uno. Ma dopo, tra quegli anfratti i due cacciatori, scoprono un giornale, un coltello una fiocina, o presunta tale . “E’ del cacciatore del mostro”,dice uno dei due . “Tale Sigaretta !”, continua. “Un pescatore gardesano che negli anni 60’ narrava del pesce mostruoso”. Ma vi sembra vero ciò ? No. E poi perché le immagini sono state girate in seppiato? Non conosco ancora oggi il motivo. Eppure c’era qualcosa in tutto questo che non quadrava. Il coltello si era vero! Ma sembrava d’acciaio splendente. Splendente come l’inox temperato. E quella cartolina cosi antica e moderna nello stesso tempo! Che mostri! Mostri di finzione. Mi sapeva tanto quasi di uno scherzo che qualcuno aveva giocato a quei due. Eppure qualcosa mi sfuggiva. “Scusa Suzi, mando avanti il film!” .“Si, si tanto ormai” rispose lei “sei proprio perso!”. E si alzò dirigendosi verso la camera da letto. Io ero intento a guardare il video: i due prodi andavano sul lago su una barchetta da pescatori alla ricerca della leggenda. Bello, bello il lago ti faceva quasi sognare, ammaliatore nel regno dei tempi sognare … evitando le buche più dure … “Ecco il mostro, il mostro! Aaahh si salvi chi può” La mia voce si levò forte. Un risveglio brusco. Il gatto, maledetto di un gatto, ando sopra una scansia mi aveva rovesciato addosso tutta la possente biblioteca di Suzanne. Romanzi sentimentali e gialli giapponesi. Ma così pesanti! Dovevo aver dormito tutta la notte. E adesso avevo davanti a me la mattina e… il nuovo giorno. Una frase fatta. Ma anzi, guardai l’orologio, era già mezzogiorno! La televisione girava “a vuoto” su un canale con un panzuto signore che parlava con uno psicanalista. Chiamai ad alta voce Suzanne. Ma non rispondeva. Ricomposti gli oggetti dello scaffale e dopo aver cercato di prendere a calci

quell’imbelle di un felino recuperai il dvd. Si era incastrato all’interno del lettore con tutto il suo “prezioso” contenuto. E dai che ridai, cercavo con una forchetta di estrarre il “molare” da quella “dentiera”, quando con una manovra maldestra cadde l’apparecchio imputato. Si sfasciò fragorosamente. Caspita! Chissà Suzanne cosa avrebbe detto! L’apparecchio non era neppure suo! Il dvd però venne fuori. Per fortuna! Decisi così di andarmene, dopo aver sommariamente ricomposto lo strumento scassato, non avendo il coraggio di denunciare l’accaduto. Stavo uscendo dalla porta e abbandonare la desolata sala di proiezione quando aprendo vidi la mia amata scendere dall’auto e venire a verso la porta. Provai così ad uscire dalla finestra. Vergognosamente come un ladro!Non avevo scelta! Nell’ attraversare però quello stretto pertugio vidi venirmi incontro il gatto imbufalito che ghignava mostruosamente. “Va via a brutta bestiaccia che vuoi? Ne hai già fatte troppe!”. No! Gliene mancava ancora una! Mi si attaccò ai pantaloni quasi fosse innamorato e, a quel punto, gli diedi un calcione così potente che volò fino all’ abat-jour più vicina. “Oh noo!”gridai. Il lampadario cadde e si ruppe in mille pezzi … con sotto il gatto!Pace all’anima sua. Povero felino. Ma poi era ancora vivo!Si vivo! Suzanne entrava proprio in quel momento. Ma non feci in tempo a vedere quello che successe dopo . Sentii solo un urlo di dolore e un tonfo sordo. Ma io, io intanto ero già in fuga … verso la libertà.

LA RICERCA CONTINUA

“I ladri, i ladri sono venuti in casa! E tu, tu dove eri?”. Un ciclone nell’alba del più bel mattino che ebbi l’occasione di vedere ! Ma la cara “dolce” amica, ce l’aveva in testa lei … quel mattino. Aveva una voce così mel-odiosa. “ Te ne sei andato ieri senza avvertirmi e hai lasciato la casa in balia di quei demoni che mi hanno spaccato tutto … Anche il gatto, poverino, era pieno di ammaccature sai …”. E la verità non avevo neppure il coraggio di fargliela immaginare. Era qualcosa che avrebbe incrinato anche le pareti di un grattacielo. Figurarsi lei. Cercai di consolarla davanti l’uscio di casa. “Prenditi una camomilla suvvia ” sussurrai. Ma lei invece se la prese proprio male . Come tutte le donne, d’altronde, aveva bisogno di cure e anche di un po’ di affetto. Cercava uno spirito consolatore. Un essere “quasi” superiore un punto di riferimento. Due punti: ma davanti a se aveva lo spirito distruttore che gli aveva infranto anche la realtà più bella della sua esistenza. Non potevo infrangerle quel sogno di un amore perfetto. No! Ma avevo però oramai ben altro per la testa che il suo raffreddore. Sarò stato anche egoista. Ma per me quella sera costituiva solo un piccolo incidente nella mia inesauribile ricerca. E adesso avevo ben chiaro ciò che si doveva fare. Certo! Intervistare gli avventurieri per farmi raccontare tutta la storia per filo e per segno … Ma prima, prima dovevo vedere il finale di quello strano filmato. Guardai così il resto del film su un lettore dvd imprestatomi dalla gentile signora,vicina di camera. Era una signora all’antica che però aveva una voce degna della migliore Aretha Franklin. “Si ricordi io per lei sono come una zia” disse parandosi innanzi . “Si cara … ” risposi. E dopo mi rinchiusi al lavoro nella mia hall. Finalmente soli! Io e i due cacciatori. Eccoli, nelle scene finali del film. Cose da Oscar!Si dell’ originalità.

Nel video si vede dapprima Torresani che racconta alcune storie all’altro. E l’altro,l’altro se la ride. Finché finisce la benzina della barca. Cosa da non credere! Ma che strani personaggi! Nel filmato si vede un certo Fabio Rambaldi che dice poi “di non credere al mostro”. Poi appare inaspettato il pescatore gardesano Ettore Malfer che indica ai cacciatori il luogo dell’avvistamento . Sembra un po’ sorpreso però di trovarsi di fronte tali figuri . I due però continuano a riprendere un po’ a destra un po’ a sinistra, al centro in basso e in alto e muovono le telecamere sul lago in modo stranito . Bagliori accecanti, abissi che emergono e l’oscurità delle acque che incute rispetto. Sembravano alle prime armi i due novelli ricercatori sopra quell’imbarcazione. Erano senza paura?Forse!? Ma come non potrebbe essere? Quante volte il pericolo ci ha sfiorati senza che ce ne accorgessimo? Compare poi, degno di nota, dopo vane ricerche alla creatura un tale personaggio chiamato Beppe Bertamé di Garda che viene scrutato dall’ obiettivo della telecamera sino al fondo del proprio animo. Parla uno slang del Garda : “Cosa volete è una leggenda,”dice “ ma qualcuno ci crede!”. Questo da quanto mi è stato poi tradotto da un amico del posto. Un film che oggi è su You tube nelle sue parti essenziali. Un filmato che poi diventa anche una comica quando quel tale, quel tale dal nome di… Tiziano Zampini, chiede ai due “hunters” di salire con loro sulla barca . E Torresani cerca si di spiegargli “che vanno alla ricerca del mostro, ma che però è solo una leggenda!” . E così partono solitari per la loro avventura che si conclude nelle fredde acque invernali della baia delle sirene. Una baia che già dal nome sembra incantata ma che di fatto ammalia e fa quasi perdere i sentimenti di fronte a tale “bellezza” della natura. E i due, si accennava, qui trovano anche motivo di litigio perché “finisce la benzina !”. “Sei tu che dovevi fare rifornimento”dice Andrea. “Ti sbagli è il contrario!” ribadisce l’altro. Ma guarda te che folli!Proprio degli “sprovveduti”. E iniziano pure a litigare in mezzo al lago . Finché cercano di smuovere la barca, con le mani nell’acqua gelata, in pieno inverno e… ad un certo punto, la barca sembra… muoversi! Ma nooo! E’ solo un’ onda anomala!Ma per caso non è la gobba del mostro che scuote l’imbarcazione?

Eppure il fenomeno era alquanto strano. Che si vedeva bene ripreso dalle telecamere. E cosa può accadere poi nel gennaio più gelido, come anche annunciato nei titoli del film. L’assideramento? Già! I due iniziano a dare sintomi dei primi segni di congelamento. E uno si perde… si “addormenta”nel suo giaciglio di reti. L’altro spaventato lo richiama poi a gran voce. La scena sembra finire lì. Ma c’è poi un cambio repentino di scena. Si vede d’improvviso una barca che si sta avvicinando al luogo del naufragio e dei gabbiani che fuggono impauriti. Un lampo da thrilling! Poi l’ ultimo stacco di telecamera: Torresani al risveglio si trova solo sulla barca e il suo amico sembra scomparso nel nulla. Solo a guardare quella baia ammaliatrice. E da lì rivolto alla telecamera che si porta appresso sin dall’infanzia, lancia il suo messaggio: “Chi ritroverà questo video sappia che è la storia di due andati alla caccia del mostro …”. E poi la telecamera cala e cade sui riflessi solari che sfuggono beffardi del lago. Certo che se fosse tutta una recita, sarebbe forse da actors studios. Ma che fine ha fatto a questo punto l’amico? Il Vernia? Inghiottito dal mostro ?No! Come si legge nei titoli di coda, è riuscito a raggiungere la riva a nuoto e dare l’allarme per i soccorsi. The fenomenal man. Insomma una storia che ha dell’inverosimile e sulla quale sentivo però necessità di fare chiarezza per narrare compiutamente questa storia di “mostri lacustri”. Si trattava pero di trovare e parlare con gli autori di questa imprevedibile ricerca. Dalla rubrica del telefono, cercai di trovare dei dati per mettermi in contatto con gli autori dello scoop lacustre. E fare il mio scoop.

L’ INSEGUIMENTO

“Pronto studio…”. mi rispose al telefono una signorina. Ma questo Vernia era sempre occupato nelle sue vicende! Non si riusciva a trovarlo. O che io non riuscivo a spiegarmi bene in italiano o era lui che non si faceva trovare. Insomma un bel tipo! Spesi nell’ arco della giornata una bella somma, ma costui che faceva il commercialista, non voleva sapere di rispondermi. Decisi così di recarmi da lui, visto che lui sfuggiva continuamente. M’imbarcai, nel tardo pomeriggio, su di un autobus che collegava il lago con Verona , e raggiunsi sul far della sera la cittadina scaligera. Una scelta quella di andare nella città della nota Arena romana, sul far della sera, non certo proprio azzeccata come si vedrà poi nella narrazione. Ma Verona era nota in tutto il mondo per la lirica e per la tragica storia dei due innamorati posta in teatro da William Shakespeare. L’unico problema era che la stagione operistica era già finita da un mese ed io che volevo gustarmi quel palcoscenico prestigioso, dovevo rimanere senza quello spettacolo. Ma il mio obiettivo principale era mister Vernia a cui volevo tendere un vero e proprio incruento agguato. Lo aspettai nella centralissima via dove si trovava il suo ufficio. Ad un certo punto notai un personaggio del tutto simile a quello del filmato dei cacciatori uscire con fare circospetto dallo stabile. Si era lui. Proprio lui. Eccolo. Dinoccolato con i capelli arruffati e con gli occhi fiammeggianti come se avesse visto in faccia il conte Vlad, il ragioniere con la ione della pesca ciondolava qua e là come se cercasse qualcosa. Alto con un filo di barbetta e gli occhiali da intellettuale vintage dimostrava sui quarant’anni ma poteva averne qualcuno in più vista l’altezza. Partii all’attacco. Con un balzo felino mi presentai davanti: “ Good… cioè… Buonasera signor Vern…”. Non feci in tempo a dire quelle parole che quello iniziò a correre trafelato come una gazzella impaurita dal felino. Uno scatto degno di un centometrista ma che diede fiato alle polveri. Infatti si era volatilizzato. “Ma dov’è andato a finire!?”Pensai . Mi misi però al suo inseguimento, forse mi aveva scambiato per un rapinatore o per un esattore fiscale!Con i tempi che corrono!E infatti correva a più non posso. Girai l’angolo

e lo rividi. “Rieccolo!”,dissi tra me. “Signor Vernia signor Vernia si fermi!”. Ma lui sordo ai miei richiami s’inoltrò agilmente nelle stradine più oscure del centro storico. La gente ava veloce tra le vie affollate della città. E non era facile scansare i pedoni che forse pensavano che giocassimo a guardie e ladri. Una corsa ad ostacoli che durò quasi mezz’ora. Mi ricordo che ammo a perdifiato davanti una fortezza, Castelvecchio il nome, poi in fondo sino a degli archi. Solo allora compresi come poteva essere fuggito quell’essere dall’imbarcazione in “avaria”, nelle gelide acque del lago. Con tutta la birra che aveva in corpo quello avrebbe seminato anche un treno! Correvamo in mezzo alla gente, quando impattai violentemente contro una signora che stramazzò a terra. Lanciò un urlo:“Ragazzacci…! ”, e poi “E’ questa l”ora di giocare a nascondino!?”. Si formò attorno al luogo dell’incidente una calca di persone. Pensai che volessero attaccarmi sui rostri della torre più prossima . “ I’m sorry …please” .E dopo aver aiutato la malcapitata a levarsi in piedi mi resi conto di quale pubblico avevo innanzi. Uno mi mostrava i pugni quasi facendomi vedere le unghie delle sue luride mani. Pensavo che Verona fosse più romantica. “Oh polizia!” esclamai a gran voce “sono della polizia”. “Ah quale polizia!?”rispose meravigliato uno degli assedianti che poi chiese sentendo il mio accento inglese:“Interpool!?”. “Si risposi questo è il mio tesserino”” e gli feci vedere un piccolo pieghevole commerciale. “Ma qui c’è scritto bar inter..”. E mentre guardava quel pezzo di carta con promozioni varie: “Potrebbe esserle utile,sono dell’internazionale!”. E fu in quell’ attimo di distrazione che me la diedi a gambe. Ma quelli che mi minacciavano non demordevano. E continuavano a corrermi dietro. Da inseguitore a inseguito! Casi della vita ! Percorsi tre quattro vie a zig zag, mi arrampicai come l’uomo ragno su delle scalinate e mi nascosi dietro uno spigolo. Vidi quel folle, non quello che inseguivo(quello che m’inseguiva), are come una furia sotto i miei occhi. Sembrava spiritato e non so cosa volesse per venirmi dietro come fossi un delinquente. Ma chissà! Intanto del commercialista cacciatore di mostri più nessuna traccia. Mi aveva seminato quell’ infingardo! Stavo trascinandomi in quelle condizioni attraverso quella città così ospitale, quando m’avvidi che c’era in una piazzetta una fontanella per lavarmi un po’, vista la sudata che mi ero fatto. Era chiara,fresca, dolce e limpida tanto da poter

riflettersi dentro. Nell’ portarmi l’acqua al volto mi fermai, un attimo, a guardarmi riflesso nell’acqua. “Guarda te che faccia!”, dissi tra me. Barba lunga da due mesi e occhi allucinati. Toh! Sembravo proprio un mostro!Non certo un fiorellino! Nel togliermi la giacchetta udii distintamente un rumore sordo. Come di un oggetto che cadeva in acqua. E in effetti vidi roteare sempre più in profondità all’interno della fontana un frammento metallico luminoso che scintillava. Allungai la mano per prenderlo e sentii una punta … Rovistavo in ginocchio nell’acqua alla ricerca di quella cosa, con la camicia oramai fuori dai pantaloni. Quando afferrai quell’arnese. Era una spilla a forma di piccola balenottera … sembrava di argento purissimo. Sul retro c’era scritto: “Ti voglio bene. Per una notte romantica sul lago …” . “C’è qualcosa che non va,signore?”.Una voce baritonale alle mie spalle degna di Ruggero Raimondi. Ma era un vigile piombato lì forse per caso. Sembravo quasi un mendicante.“No, no sir, signore stavo solo lanciando delle monete nella fontana di … . Trevi. Sa, in Inghilterra è molto famosa”. “Devo dirle” rispose quello ringhiando “che questa non è Trevi! Ma bensì Piazza delle erbe ha compreso!? Si ricomponga,e mi consenta le consiglio di bere meno in… Italia!” . Ed io sotto la sua ombra, guardandolo di sbieco dal basso verso l’alto. “Certamente … si calmi maestro sarà fatto, ma ho solo bevuto… un po’di acqua!”. E il vigile “Che spiritoso mister!Arrivederci!”. Bella figura che avevo fatto! Per fortuna che non mi aveva chiesto le generalità. Non persi altro tempo. La spilla me la misi in tasca, mi ricomposi al meglio e decisi di andare al ristorante più vicino. A quell’ora verso le 21.30 però non ce ne erano molti… vicini, e così andai a quello più lontano visto che molti gestori avvertivano “siamo in chiusura!”. Forse era troppo tardi, ma il mio aspetto certo non li attraeva. Certo non avevo l’abito da sera. Ma da nottata. Riuscii a trovare però un ristorante accogliente, almeno da quanto ricordo, il C. AR che a differenza del nome più che fare la guerra, aveva nel menu dei piatti deliziosi. Fu una lauta cena. E poi un bel caffè. Colsi l’occasione per rimirarmi la spilla. E mi chiedevo da che parte potesse provenire. Già!Ma da dove veniva tale ornamento… come poteva essere caduto in quelle acque?Mi venne un lampo! Ma vuoi vedere che era della signora che era caduta gambe all’aria? E … quel tipo …quel tipo che mi inseguiva,( ma si!) non era solo uno sportivo della domenica ma uno che voleva recuperare il gioiello? Ma era ciò possibile, poteva essere così? In fin dei conti però nessuno l’aveva reclamata e,allora, mi sembrava giusto conservarla!Ero intento a

guardare tra i luccichii tale brillante che d’improvviso un bagliore sottile si riflesse sul mio sguardo che venne distolto, e davanti a me, si parò una figura che già conoscevo. Ma si era lui ! Il cacciatore scomparso che girava stralunato nel ristorante. Balzai in piedi e ai come un alano attraverso i tavoli dove si trovavano alcuni clienti. Il cameriere vedendo che me la davo a zampe levate mi si parò incontro con il conto in mano. Gli misi in mano tutto il portafoglio, tanto era il mio desiderio di acciuffare quel tipo in fuga .“Caspita che mancia!” esclamò il garçon. Si una mancia con documenti però! Il Vernia intanto girò in fondo a un vialetto e poi arrivò ad un bus che non riuscì però a prendere nonostante gli sforzi. Gli arrivai così alle spalle. “Signor Vernia… signor Vernia si fermi !”,urlai. L’altro si girò e mi inquadrò con un ghigno degno di un Charles Bronson .“Senta si può sapere che cavolo vuole lei !? E’ tutta la sera che m’insegue. Dove pensa di essere a Indianapolis!? Chiamo i vigili sa?”. “ No… No… li conosco già” riposi “ … stia calmo adesso che riprendo il fiato, stia calmo … Io sono uno scrittore inglese. Ecco avevo provato a cercarla telefonicamente ma purtroppo nessuno mi ha mai risposto … a parte la sua segretaria”. “Scrittore di che cosa è lei, con quel suo strano accento!?”ribatté . “Scrittore" risposi io “di storie di misteri e di …” . “E già è un bel mistero che mi sta inseguendo da quattro ore …”sbottò .“Mi lasci spiegare sir ”riposi “io volevo solo sapere di quella sua avventura sull’imbarcazione nel Garda alla ricerca del mostro . Sa quella del film …”. “Ma cosa vuole che sappia io!”disse il cacciatore “non sono … lo provi chiedere al regista, io di quella storia non voglio proprio saperne chieda a Torresani appunto all’autore del documentario, che centro io?”. “ Ma è vero che avete visto quello strano essere muoversi nelle acque come fosse un grosso mollusco !?”.replicai. E lui :“Mollusco ma quale mollusco!? Ci mancava solo questo. Insomma io non posso dirle altro a quello che si vede nel filmato”. “Già ma quella barca sporca di sangue che vi è venuta incontro!?”,lo incalzai. E lui minaccioso: “Ma chi gliel’ha detta, questa cosa!?”. “Vox populi” ribadii prontamente . “Bé e allora vada a chiederlo al populi!”rispose. E detto questo saltò al volo su di un bus che era arrivato alla stazione. E lo vidi poi che si allontanava in lontananza con la mano prensile attaccato al tram. Caspita che carattere!Vallo a capire! Volevo solo sapere qualche notizia. Ma il suo comportamento alquanto strano mi diede così ragione che per forza doveva esserci qualcosa di strano in quella loro avventura sul lago. Va béh oramai era tardi ed era meglio rinviare la ricerca al giorno successivo. Colsi l’occasione

però per prendermi un caffè al bar più vicino . “Bene un caffè all’italiana!” dissi trionfante. Me lo trangugiai in un sol sorso quasi fosse un’aspirina. “Un euro” mi disse il cameriere. “ Subito! E tenga anche la mancia …”, misi le mani al portafoglio. Ma però non riuscivo a trovarlo!Caspita, l’avevo lasciato al garcon del ristorante!Che fare? “Senta,buon uomo … ho smarrito il salvadanaio … come si dice qui … al ristorante in cui mi ero recato prima. Adesso,porti pazienza, vado a prenderlo. Le lascio se vuole, i miei documenti”. E sempre più imbarazzato, “Anzi meglio di no … perché ce li ho nel portafoglio … ecco…un attimino …” . Mi guardava stupito mentre arretravo. Ma quello ribatté ringhiando .“O lei paga il conto o chiamo le forze dell’ordine !”. “Ma quale ordin… non chiami nessuno, adesso, vede, le metto la mia firma autografa qui su un foglio di carta così può stare tranquillo!”. E l’altro:“E che me ne faccio della sua firma? Non so neanche chi sia lei! Cos’è un cantante rock in tournee,una star del cinema? Ma si… a dire il vero la sua faccia non mi è nuova … sa è proprio una faccia da schiaffi!”. E cerco di allungare le mani per acciuffarmi. Io lo evitai e costui beccò una lampada sul bancone mandandola in frantumi appiccando per di più un focolaio d’incendio, fortunatamente però sedato dai suoi colleghi. La scena non ò però inosservata. Anzi attirò l’attenzione di un numeroso pubblico e anche quella di un vigile. Era purtroppo il vigile di poco prima… quello della fontana! Che subito quasi non mi riconobbe. “Cosa succede! ”entrò sbraitando. “Il signore non vuole pagare il conto!”.“Si, si un caffè” escalmai “che volete che sia, ho perso il portafoglio e tutto il resto …”.E il vigile allora mi riconobbe . “Ancora lei !Ma si può sapere cosa sta facendo questa notte, si dà alla pazza gioia!?”. “ No, no sono anche astemio quando capita. Ecco adesso lei signor poliziotto viene con me così vado a quel ristorante dove sono stato a recuperare il mio portamonete”. “Ok vigile! Lo accompagni così almeno la smette di raccontare fandonie”. Sbottò il titolare. Fui così scortato dal poliziotto sino al C. AR. i cui i gestori che mi accolsero a braccia aperte visto il conto che avevo loro saldato. Poi fui riaccompagnato, generosamente scortato, al bar dello smarrimento dove saldai il mio ulteriore debito. Mi disse il vigile: “Ma lo sa che lei mi ricorda qualcuno che ho già visto in tivu’. Non è per caso … E’per quello che sono stato bonario con lei .Scrive gialli per… caso?” . “E… si!” ribattei “ ma come ha fatto a scoprirlo. Dal mio viso forse?Sa sono venuto in Italia per cercare di scrivere una storia su quei due personaggi che dicono di aver visto il mostro del lago!”. “Oh bella” mi rispose estasiato “cos’ è forse una leggenda? Perché non ne ho mai sentito parlare …”. “Ecco vede”dissi”c’era una volta un pesce mostruoso che un signore diceva di

aver visto ….”. Mi sembrava di essere la nonna con cappuccetto rosso. E lui si assopì sullo scranno del ristorante. Che tenero sembrava un bambino! Colsi così l’occasione per salutare la bella compagnia e andare a cercare un mezzo di trasporto. Per poi proseguire la ricerca… del vero mostro …

ESCURSIONE AD ALTO RISCHIO

Colsi una mattina l’occasione di un aggio in barca da parte di un amico pescatore. L’avevo conosciuto in un bar tra bicchieri di vino e qualche caffè . Era un tipo simpatico che assomigliava a un attore di Hollywood. Un po’ guascone, ma sembrava però affidabile. Abbandonata così la mia dolce compagna alle sue amiche, decisi di recarmi personalmente sul luogo dell’avvistamento. Non avendo potuto parlare con questo Vernia per motivi non spiegabili riuscii a trovare questo strano personaggio di nome Fish (per gli amici) cioè pesce. Ed effettivamente talune volte sembrava un pesce fuor d’acqua! La mattina si presentava soleggiata con il lago che era un fervore di luci e con le colline sovrastanti Garda che si stendevano in un affresco dai colori pastello sulle sinuose acque. “Troppo bello” pensai !Ma come poteva vivere un mostro in un posto simile! Ciò mi era incomprensibile … La barca filava liscia in quelle acque oro tra le scintille dei raggi solari e il guizzare veloce dei pesci che saltavano arditamente al cielo. In quel blu perso tra le montagne, qualcuno di fronte al mirabile paesaggio che si volgeva innanzi doveva aver perso la tramontana e aver visto qualche miraggio . “Vede signor Dogerty", mi faceva presente il signor Fish, “qui sotto anticamente dicevano che si era inabissata una barca. Ma io non l’ho mai vista… qualcuno dice poi che nelle reti si era impigliato parte del timone di quell’imbarcazione” . Ma chissà quante barche c’erano nella profondità di quei fondali! Ma di questo fatto mi dimenticai presto, preso ad ammirare la bellezza dei paesaggi intorno. Stavamo circumnavigando Punta San Vigilio, località ricca di storia, in cui avevano soggiornato eminenti personalità come Laurence Olivier e Vivien Leigh, il poeta italiano D’Annunzio, Carlo d’Inghilterra … “Sir, siamo arrivati questa è la baia delle Sirene…”. Di fronte ai miei occhi la più incantevole insenatura che avessi mai visto. Un’ insenatura che da terra già conoscevo visto che c’ero arrivato il primo giorno. Ma proprio in questo luogo contornato da oliveti secolari e seducenti limonaie, alcuni pescatori nell’agosto 1965 avevano avvistato il temibile pescione … E proprio, quei due tipi, ovvero, i cacciatori, sembravano essersi persi in quelle acque. Un luogo da allucinazioni? Già. Il nome Sirene indica di certo che incanta e certo se gli antichi avevano dato

quel nome, ci doveva essere un motivo. E scrutavo così profondamente quelle acque oscure come per cercare una spiegazione a ciò, nelle tenebre degli abissi, per cercare quella luce che rischiara anche il naufrago e potesse a me, indagatore di flebili lumi, fare giorno su questo inspiegabile sogno. Certo li sotto poteva esserci anche un mostro!E ci ava magari vicino… Quante volte il pericolo ci è ato accanto senza che ce ne fossimo accorti? Quante volte? Stavo così meditando quando notai come sfilarsi da quelle placide onde dai riflessi ambra, qualcosa di sinuoso che stava procedendo al di sotto dell’imbarcazione. “Ehi guarda giù che strano pesce!”. Non feci in tempo a pronunciare quelle parole che sentii un boato sordo. E subito venni proiettato come da una forza sovrumana nelle acque sottostanti. Mi trovai subito in apnea con i vestiti che colmi d’acqua erano una zavorra non indifferente, e vedevo allontanarsi sempre più la superficie dell’ acqua. Mi sentivo ormai perso in quel mondo che m’inghiottiva d’improvviso e dentro un incubo che sembrava non finire … Le mie forze erano oramai concentrate nel togliermi le scarpe, i vestiti e il pesante giaccone. Ma sembrava non ci fosse niente da fare. Stavo scendendo verso i fondali con una certa velocità,quando mi sentii “arpionare” da qualcosa! Qualche sub di aggio?La realtà era ben più terribile. Mi ero impigliato in una rete di profondità radicata alle pareti verticali della baia. Nell’arrancare in quell’abisso intravidi una strana incisione sulle rocce! Ma i miei muscoli, il mio cervello erano in quel momento indirizzati nell’impresa di liberarsi dalle spire delle reti. Diedi poi due strattoni e riuscii a liberarmi dei vestiti. Non riuscivo però a divincolarmi. Nello scuotere le spire di quella ragnatela sentii qualcosa che si staccava al di sotto dei mie piedi. Sembrava una palla bianca … un’enorme palla bianca! Roteava lenta e nel cadere in profondità, mi accorsi, con orrore, che aveva le sembianze di un cranio! Poteva essere un’allucinazione dovuta allo stato in cui mi trovavo !? Non lo so!Ma non era il momento per ragionare e diedi un altro scossone per liberarmi e girandomi verso la parete vidi una miriade di pesci infissi in quel simulacro orrido, così orrido da lasciare il mio sguardo pietrificato innanzi a quanto stava succedendo. Poi improvvisamente sentii una fitta …e non vidi poi più nulla.

Quando riaprii gli occhi, di fronte a me, si parò un enorme pesce. Si era impigliato in quella trappola subacquea e con le fauci aperte tentava di azzannarmi! Una feroce vendetta contro gli umani che lo avevano intrappolato in quella rete? E quando nei momenti più estremi della vita rinascono le forze per tornare al mondo, con un ulteriore sforzo riuscii a liberarmi e iniziai a fluttuare verso l’alto; e con quel poco di energia che mi era rimasta spingendomi verso la superficie mi riapparve quel sottile diaframma che mi separava dall’al di qua. Ritorno alla vita! Un grido afono tra bolle e spruzzi d’acqua e mi trovavo fuori da quegli inferi d’acqua …"dolce". Che terribile avventura! Della barca che mi aveva accompagnato nessuna traccia. E neppure di quel tizio. Ero Solo! Iniziai stremato a nuotare verso riva ma la corrente tendeva a portarmi verso il largo. Ero stanco,molto stanco e il freddo mi aveva ormai bloccato le gambe. Annaspai ancora un po’ quando vidi verso la spiaggia un signore che mi guardava sorpreso. Lo chiamai a gran voce e quell’ uomo iniziò a salutarmi. Che idiota! Non capiva. Pensava forse che fossi un bagnante fuori stagione? Poi dai miei movimenti comprese che avevo bisogno di aiuto. Mi lanciò innanzi come un pezzo di legno a cui riuscii ad aggrapparmi. Con quel salvagente di fortuna mi diressi verso uno scoglio sito sulla parte Nord della baia. A quel punto l’uomo tirò fuori una canna da pesca e lanciò l’amo. “Si attacchi!”mi disse. Non ero certo una trota. Ma quella volta dovevo per forza abboccare. Cercando però di non prendere l’amo! Riuscii a raggiungere la lenza e iniziai ad avvicinarmi a terra dove, a pochi metri dalla riva, quel signore mi allungò infine un ramo a cui mi aggrappai come fosse la mia fidanzata. “Ma cosa fa l’è matt!? Fa il bagno in questa stagione !?Va beh che è fine ottobre …”,mi gridò il pescatore. Non riuscivo neanche quasi a rispondere con il ramo inchiodato sotto il corpo. “No … no volevo solo vedere se c’era … se si vedeva il fondo”, risposi “ non ha capito … io sono caduto da una barca… c’era un signore sopra con un enorme cappello … lei …non l’ha visto?”. “Voleva vedere il fondo?Ma pensavo che lei volesse fare un bagno …”.Rispose. “No, no niente bagno basta … non ha per caso una coperta?”. Il tipo poi si mosse a comione e mi diede pure un aggio in auto. Era il signor G. un turista della zona del bresciano che si trova sul lato ovest del Garda. Ogni tanto,mi raccontò poi,veniva in quel posto del lago per gettare le lenze. Mi accompagnò gentilmente in albergo,lo salutai calorosamente e gli promisi pure

una ricompensa visto che mi aveva tolto da una situazione terribile. In camera mi buttai sotto una doccia bollente e poi sul letto sino al giorno dopo. Di Fish, stramaledetto pescatore e della sua barca, neanche l’ombra. Chiesi nei giorni successivi agli abitanti della zona descrivendo lo strano personaggio. Ma nessuno sapeva indicarmi chi fosse visto che non avevo neppure una foto di quell’uomo. Ma forse c’era anche un po’di reticenza nella gente con cui avevo parlato. Ma che Fish si fosse spaventato e poi fuggito per andare ad allertare i soccorsi? Ma certo che non si capiva perché fosse poi scappato in quel modo. Perché!? Ero convinto però di avere ricevuto una spinta e tutta la situazione che si era creata successivamente mi dava delle conferme. Ma non ero intenzionato a andar sporgere denuncia alla polizia anche perché la mia attività sarebbe così stata portata alla luce e io avrei dovuto rivelare i miei intenti. E questo non si confaceva alla mio modo di lavorare. Era già arrivata sera e dalla finestra dell’albergo la luce degradava lentamente all’orizzonte . Ammiravo il lago attonito… Mi interessava in quel momento una cosa sola: dormire!Il giorno dopo,on fin dei conti, era un altro giorno! Una frase banale ma che rappresentava la realtà della vita.

VISIONI LACUSTRI

“Ma le sembra possibile che un pesce d’acqua dolce attacchi un uomo? Etci!”.Salute!Ero a pranzo con il mio salvatore e con un raffreddore pazzesco postumo di quella “caduta” nella gelida baia. Il signor G. l’avevo invitato dopo quel suo provvidenziale intervento del giorno prima. Mi aveva salvato. Mentre di quel Fish neppure l’ombra. Sembrava quasi fosse un fantasma volatilizzato nel nulla. A questa cena era presente anche Suzanne che ormai dimentica di quanto era successo giorni prima nella sua abitazione sembrava curarsi solo del mio stato di salute. “Io avevo, sentito di parlare di lucci che avevano attaccato anatre, gabbiani ma esseri umani …”,disse G. “ Magari a quella profondità mi ha scambiato per un pesce o era solo furioso con chi l’aveva intrappolato …”,risposi . E poi continuai:“Guardate che aveva due occhi che sembrava un… mostro e … quel tipo che mi ha accompagnato ebbene era… cioè… è... un mostro pure lui!”. “Forse è quello che sta cercando …”. Intervenne, ridendo, il mio nuovo amico. “No ribattei, io non sto cercando assolutamente un mostro, ma sto cercando di far capire come le leggende abbiano le gambe corte e se si reggono in piedi è solo per la fantasia che hanno certi popolani”. “Ok, può essere vero”, aggiunse Ann, “ma io ho sentito che nelle profondità delle acque gardesane si pensa che anticamente sia sprofondata una città di notevoli dimensioni. Questo in seguito ad un terremoto o un alluvione …. Questi sono fatti reali altro che le leggende!”. Il cameriere interruppe istrionicamente questa piacevole conversazione :“Desiderate il dolce, signori..”disse quasi inchinandosi al nostro cospetto.“No grazie” risposi “…ma forse si … una torta della zia o della nonna!”. Gli altri si accodarono felici per la mia scelta. Tanto quella sera pagavo io. Mi feci coraggio .“Sentite” continuai” non ve l’avevo detto subito, ma vi assicuro che ho visto qualcosa di strano là sotto. E queste non sono altre mie allucinazioni …”. “ Oh bella!” sbottò il pescatore. “Ebbene su quella parete sommersa” proseguii “potrebbero trovarsi non solo pesci ma anche resti umani …”. “Come sarebbe a dire!?” disse sospirando Ann, incupendo repentinamente il suo soave sguardo.” Sarebbe a dire che mentre ero impigliato in quelle funi, a quelle reti... voglio

dire, ho visto una cosa bianca cioè quello che sembrava un … cranio precipitare nei fondali … Lo so, lo so che sembra strano, ma lo sembra oggi pure a me… di aver visto una cosa simile!”. I miei amici rimasero per un attimo ammutoliti, quasi interrogandosi con gli occhi se avessi avuto qualche conseguenza postuma. “Ma senta signor Dogerty ”, intervenne G.“può anche esser che ci siano scheletri vaganti nel lago … magari sputati qua e là da un enorme pesce, ma può anche essere che lei abbia visto una conchiglia che ne so, un sasso precipitare nei fondali …” .“Va bene,va bene può essere tutto, in quel momento ero terribilmente stanco e confuso”,risposi, “ma assomigliava proprio a una testa scarnificata quella cosa … ve lo assicuro!”. Ann mi guardava attenta per vedere se avessi i sintomi di una forte febbre. Era pietrificata quasi a dirmi: “Ma come è possibile innamorarsi di uno così?”. Già anch’io su quest’ ultimo fatto non sapevo dare spiegazioni, pur sapendo che alle donne piacciono i tipi originali. Ma anche affettuosi. E’si vero che l’affetto, la ione fa superare prove importanti e spinge l’umano verso una strada non scandita dal fato ma dalla casualità. Ma queste riflessioni non mi sfiorarono un attimo sul momento. E cambiai amichevolmente discorso anche per stemperare l’aria. “Che ne dite di un caffè, miei prodi!?”. Una frase non certamente di quelle da ricordare ma che risollevò un po’ i miei amici. Un caffè che leniva qualche dubbio presente ma che non avrebbe portato ulteriori spinte alla mia ricerca negli abissi. Abissi che sentivo,dovevo ancora esplorare perché mi avrebbero portato a scoprire cose che neanche il più genio tra i geni avrebbe mai potuto prevedere…

APPUNTI DI STORIA

Dopo la travolgente avventura in cui mi ero immerso il giorno prima, qualcuno (dei lettori?) potrebbe ben pensare che io avrei mollato la presa? Niente di più falso. Perché qualcosa stava per illuminarmi la mente e la serie prima indecifrabile degli eventi si riposizionava sotto la logica “matematica” di una possibile algebrica comprensione. Ovvero: là sotto nella baia c’era quel carnaio di specie ittiche e forse qualche resto umano. Miei vestiti a parte. Quel pazzo di "Fish" che mi aveva abbandonato in mezzo al lago era forse l’autore di un vigliacco tentato omicidio? O solo uno sprovveduto che spaventatosi aveva abbandonato il luogo dell’incidente? Una persona di cui conoscevo solo il nome. Una situazione paradossale in cui io, arrivato dall’Inghilterra e che non capivo bene la lingua italiana, dovevo cercare di risolvere anche parlando con della gente che conosceva o solo il tedesco,l’italiano o il veneziano. Ma ciò che era chiaro innanzitutto, che se F. era l’autore di un tentato omicidio era di capirne il movente visto che prima di allora non conoscevo il personaggio e lui non conosceva me. Appariva così plausibile che il mio arrivo aveva generato qualche oscura tensione nel pescatore che aveva così tentato, sembrava,di eliminarmi. Incredibile !Cosa vale la vita di una persona in quest’umanità assai varia, con persone disposte ad ammazzarti al minimo sguardo. Forse l’avevo offeso inconsapevolmente. L’uomo! Vallo a capire: nasce innocente e esce vigliacco. Le paure superano il coraggio e combattiamo solo quando la fame ci prende. Ma perché allora molti litigano per futili motivi? Mentre se c’è da combattere per degli ideali, molti hanno paura?Misteri delle mente umana. L’aggressione diventa potenzialmente facile solo quando ti pestano i piedi. Ma a parte queste elucubrazioni che mi portavano a filosofare sullo stato delle cose, segnavo da quei giorni puntigliosamente in un diario tutti i miei spostamenti, visto che le vicende che s’intrecciavano potevano poi sfuggirmi per qualche altro evento improvviso che poi le rendeva labili. Era come comporre un puzzle di cui mi mancava ancora un tassello importante . Volevo infatti sentire

mister Torresani, il giornalista, colui che per primo, forse ingenuamente, aveva iniziato questa Caccia al mostro. Lo trovai facilmente il personaggio visto che la sede del suo giornale era proprio in riva al lago, a Garda. Un tipo all’apparenza molto cordiale, dal modo di fare un po’evanescente e dall’aspetto guascone che sembrava quasi meravigliato che mi fossi mosso dall’Inghilterra per questa strana storia. “Mister Dogerty, allora lei si occupa di mostri !E’ già, voi avete in Inghilterra, avete Loch Ness il più famoso…”,esordì Torresani. “Grazie per la disponibilità” risposi “che però, il suo amico Max, mi sembra non abbia avuto … Io sono approdato in questo paese per capire questa storia. Le pongo innanzitutto una domanda: quello che si vede nel filmato è reale?”. “E’difficile distinguere l’irreale dal reale”mi rispose il giornalista gardesano alzando gli occhi al cielo. “Quante volte il pericolo ci ha sfiorato senza che ce ne accorgessimo?Quante volte rischiamo senza saperlo? La nostra in fin dei conti è stata una fortuna. Poteva andarci peggio! Ci siamo trovati catapultati in una storia più grande di noi e siamo partiti alla ricerca. Una ricerca che l’uomo fa tutti i giorni in questa odissea che è la vita. Probabilmente”, continuò, “siamo rimasti incantati dal fascino che può avere anche il pericolo. Pericolo che però non deve ammaliare e far soggiacere ai suoi desideri. Se lei ha visto le riprese potrà capire che il tutto è stato registrato in presa diretta. E che quindi Cacciatori di mostri non è una fiction, ma una storia realmente vissuta …”. Parlava come un fiume in piena. Anche se le sue labbra erano piene di parole, lo interruppi. “Ma dopo il famoso avvistamento di quel pescatore negli anni 60’, e successive segnalazioni lei pensa che questa storia sia solamente una fantasia collettiva di strani tipi …”. “Guardi” mi rispose netto “qui sul Garda quando vedono un piccolo pesce dicono che è un pesce spada . Quando vedono un luccio che salta dicono che è uno squalo … C’è un’evidente tendenza ad amplificare ogni cosa. Per fare un paragone è come quando si parla di quei segni sulle rocce che ci sono alle pendici delle Senge (1), le incisioni rupestri. Taluni dicono che risalgono a più di cinquemila anni fa. Può essere! Ma molte sono state incise in tempi più recenti su imitazione di quelle antiche, anche per gioco …”. E io meravigliato:“Forse mi

dice che ci sono degli antichi graffiti di uomini primitivi in questa zona ?”. “Si …” rispose Torresani . E poi continuò:“Per caso vuole sapere dove!?” . “Certamente potrebbe essere molto, molto… interessante!”,replicai. Il giornalista allora si alzò e mi mise sotto gli occhi una cartina indicandomi con un dito un sentiero che, sulla mappa, sembrava un autostrada . “Segua questo percorso vede, parta da qui da località Mirabei penso che per uno come lei non sia difficile”,disse sorridendo. “Ci vada e troverà certo qualcosa d’interessante per la sua attività”continuò. “Grazie veramente per le sue informazioni … non mancherò di seguirle ”esclamai. Poi ripresi. “Ho visto che poi anche in alcuni suoi articoli che parla di queste persone scomparse nelle acque lacustri e mai più ritrovate. Io mi sono mosso, appunto, cioè sono venuto in Italia perché su internet avevo visto cos’era successo in quei giorni …”. E lui con lo sguardo severo: “Ah! Lei accenna forse a quel povero pescatore? Il suo corpo è stato successivamente ritrovato. Si, anticamente sul Garda si pensava ci fossero delle voragini in cui finivano dentro gli annegati. Ma in realtà, a prescindere dalle voragini che potrebbero nascondere persone disperse, in queste storie c’è molta fantasia. E poi, sa, le imbarcazioni non vengono ingoiate dalle voragini ma rimangono sui fondali …”. Che voleva dire? Non riuscivo proprio a capire. “Come imbarcazioni !?. Ma il cacciatore riprese: “ Mister Dogerty allora lei che si occupa di mostri già, voi avete in Inghilterra Loch Ness il più famoso…”. “Già me l’ha già detto Sir ! Repetita iuvant!” . Ma lui preso nella sua oratoria.“Dove è il confine tra vero e falso? Se lo è mai chiesto . Se lo è mai chiesto? La vita in fin dei conti è recitare una commedia. C’è qualcuno che recita in politica, altri per professione, altri per diletto, chi per caso. S’immagini una scoperta, di un qualcosa di misterioso inafferrabile come può essere un mostro. Ma cos’è il mostro se non sconfiggere le nostre paure? Oltre il nostro limite noi poi non possiamo andare. Ma ci avviciniamo ogni volta. Il nostro compito è di andare, avvicinarsi ma non di andare oltre e sfidare la natura”. Rimasi a bocca aperta. Non capivo se mi aveva preso per un bambino o per uno scrittore principiante . “ Senta … , ma quell’ essere che si aggira nelle acque può esistere veramente? O è solo una storia inventata per l’occasione basata su un’ antica leggenda ”. E lui :“Vede questo è un giornale che parla di quel mostro. Ma appare chiaro che la realtà viene subito amplificata quando si vuole essere protagonisti. Ma alla fine tutto può essere:allucinazione collettiva? Può darsi! Il fatto reale è che i mass media molte volte tendono a prefigurare una realtà che non esiste. Ovvero

quali sono i mostri reali e i mostri immaginari?”. E così dicendo si alzò. E guardò con quei suoi occhi spiritati sul tavolo una mosca che dopo un volo a zigzag si era posata. “Bene”, incalzò Torresani, “se io schiacciassi questo insetto come una pulce, non sarei nei confronti della bestia un… mostro! Vede… un mostro !?Dipende solo dai punti di vista. Non è anche l’uomo”,continuava efficacemente,“un mostro che tortura uccide gli animali prima d’ingoiarseli. Che inventa macelli per sfamare l’umanità!? Mi viene in mente un pesce preso all’amo!Eh si! La morte non è dolce per nessuno!”. Uno strano personaggio questo giornalista. Girava in lungo e in largo con il cipiglio di uno che voleva approfondire i fatti. Ma quello che stava dicendo se pur a mio avviso sorprendente, esulava dagli scopi della mia ricerca. “Vorrei porle un altro quesito”,proseguii. Ma quei pescatori, i primi avvistatori che fine hanno fatto? E quel suo amico un po’ curioso, quel Vernia ha veramente raggiunto la riva nuoto quel giorno?”. E lui: “Beva un bicchiere …”. Il cacciatore nel frattempo aveva preso un'ottima bottiglia di vino Bardolino, da quanto ricordo. “ Ottima annata questa …”,disse. “Beh, penso di si…” risposi tanto per fargli piacere. Di vino in realtà capivo ben poco abituato ai miei whisky dell’ Islay. “Guardi”, continuò Torresani, “ Quei pescatori oramai non ci sono più”. “Ah mi dispiace!” mi venne spontaneo dire . “Di quei marinai può trovarne traccia sui giornali, nei libri dove si parla della loro storia. Ma oggi non possono più parlare purtroppo”.Un attimo di pausa e poi riprese. “E’ stato un attimo quel giorno, in cui tutto doveva essere imprevedibile e alla fine l’imprevedibile ha colto di sorpresa anche noi. E’come svegliarsi da un sogno e scoprire che il sogno è diventato presente, palpabile e reale. Da quell’istante la nostra avventura è stata rappresentata da quelle immagini come una vita parallela”. E poi:“Quante vite abbiamo?Se l’è mai chiesto!?Una, due, mille? Questa notte ero in un’altra vita, quella dei miei sogni. Adesso sono in questa … Prima di nascere… in che vita eravamo? Le immagini narrano una storia frammenti di vita … Che posso ancora dirle, osservi bene quel filmato e troverà quello che cerca … Ma stia attento!”. O era un invasato o un grande attore. Stavo quasi per dirgli . “Ma chi si crede di essere …” ma mi trattenni e, gentilmente, accennai: “ Si… si … ho capito. Ma io vorrei anche comprendere cosa significa quella scena iniziale in cui si vede la telecamera muoversi in mezzo alle rocce, con quella persona dal respiro affannato. In che zona si sono svolte quelle riprese?” .

“Quello è l’uomo che sta fuggendo da qualcosa che lo insegue dal momento della nascita …” sbottò . “Ma… come dal momento della nascita? Ma se era su una rupe franata!?” ribattei. “Ovvero” continuò l’intervistato “è una rappresentazione simbolica di un qualcosa che ci fa fuggire e ci spinge come Ulisse alla ricerca di nuovi mondi. Ci può essere un Polifemo alla spalle o un Idra furiosa … ma guardi, come le ho già accennato, anche l’uomo in fin dei conti è… veramente un mostro” . E mi mise una mano sulla spalla, guardandomi fisso negli occhi. “Allude a qualcuno… forse!?” gli dissi di traverso allibito. “Niente volevo solo vedere se lei è … è miope per caso !?”. E detto questo guardò tra gli scaffali sovrastanti e prese un giornale. “Dogerty! Si legga questo! E forse capirà qualcosa della realtà che ci circonda”.

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(1) Colle roccioso posto a Nord di Garda

TRACCE NEL ATO

Ci pensai tutto il giorno a quello che mi aveva detto Torresani. Ero certo confuso. Su tutto quello che aveva parlato, e avevo però compreso delle cose. Ma su altre il giornalista era stato un poco ambiguo. Sembrava quasi che il mio strano interlocutore volesse da una parte lanciare dei messaggi criptati dentro una bottiglia alla deriva in pieno oceano. E dall’altra mettermi sull’attenti per segnalarmi dei pericoli. Ma era anche tempo di bilanci. Oramai mancavo dall’Inghilterra da tre settimane e avevo collezionato solamente una serie di avventure degne di un film tragicomico. Da B. dove risiedeva la mia famiglia, le telefonate si facevano sempre più rare. Immerso com’ero nella mia ricerca. In compenso sul Garda, la nebbia si faceva sempre più fitta e il lago prendeva sempre più le sembianze di quei laghi della Scozia da cui emergono leggende narrate dai nostri avi. Le persone qui sul Garda non è che collaborassero alla mia fatica, anche perché indaffarate nella vita quotidiana che era quella di come sopravvivere e pagare meno tasse al vorace fisco italiano. Osservavo nelle mie consuete eggiate,di tanto in tanto, il lago come per cercare qualcosa che emergesse, magari… una graziosa sirena da quelle smerigliate onde. Quasi niente. Quasi,si, perché un giorno un pescatore mi disse che taluni avevano avvistato un pesce gigante che saltava. Altro che sirena!Poteva essere!? Io intanto però vedevo crescere attorno a me delle orride costruzioni che deturpavano irrimediabilmente il paesaggio. Dei veri mostri che venivano costruiti prossimi alla riva. E più guardavo più non riuscivo a capire il motivo di tali costruzioni anche perché le coste erano visibilmente defraudate della loro natura originaria. E in questo caso, si poteva dare ragione al Torresani che aveva definito l’uomo un mostro… capace di fare cose orribili. eggiavo così’mano nella mano con la mia Ann in questo viaggio non più solitario e guardavo i gabbiani volteggiare sotto le rocche del Garda. Due colline meravigliose di cui una rocciosa sembrava tuffarsi nelle acque del lago. E da questa si diceva che era fuggita mille anni prima, la futura imperatrice Adelaide di Borgogna, imprigionata dal feroce tiranno Berengario che la voleva in sposa. Ecco un altro antico “moloch” medievale. Ma comunque, dicevo, anche questa

“è una leggenda”. Invece Ann più romantica e dolce ci credeva eccome nella storia. E mi incitava a scrivere un libro su quella lontana vicenda. All’orizzonte si levava un denso fumo bianco che proveniva dal colle bellissimo e selvaggio che innanzi si parava. Era il Monte Luppia ovvero le Senge. La propaggine meridionale della catena del Monte Baldo che pareva un angolo dell’Eden perduto dai nostri progenitori. “Ecco domani”, dissi alla mia bella “voglio andare là …Mi hanno segnalato che ci sono delle incisioni nella roccia…”. “ Incisioni saranno per caso dei graffi. Ma se ti va vengo anch’io. Chi lo sa cosa potrà riservarci ancora di meraviglioso questa vacanza!”. “Meraviglioso!?Beh… Eh si! Graffi !? Ma no,dai ! Sono delle vere incisioni degli antichi indigeni della zona che abitavano il Baldo cinquemila anni or sono”. “ Se è così” rispose Ann “ deve essere certamente molto interessante. Mi hanno sempre affascinato gli antichi reperti dei luoghi che ho visitato. Ma soprattutto…” . “Pensavo di poterti affascinare io però …”aggiunsi dolcemente. E mi posi gli occhiali sopra la labbra. E Ann: “Bé così no! Ma infatti volevo dire :m’interessa di più solo te!”.”Ok “ continuai ironico”domani parte l’esplorazione a quelle foreste sconosciute e chissà che non trovi qualche nuovo spunto per il mio libro e una lunga storia d’amore “. Intanto, camminando in riva al lago, eravamo giunti sin sotto il colle prediletto e stavamo osservando una grotta sospesa a mezz’aria . “Ecco” continuai” la nostra ricerca può partire là da quel buco che sembra essere la tana di un grosso serpente. Ma prima andremo a caccia a caccia d’incisioni!”. Eccone una! “esclamò Ann. E m’impresse un grosso bacio sulle labbra.

STRANI MESSAGGI

“Graffiti!? Eccoli qua!”. “Ma… daii! Quella è solo una tabella piena di graffi!?”. Ann era impaziente. Era circa due ore che giravamo nella boscaglia più fitta ma non si riusciva a trovare il naso di un primitivo. Le nostre voci risuonavano riecheggianti nell’aere. E dire che c’erano cartelli da tutte le parti recante la scritta “Graffiti”. A dire il vero sulla spiaggia poco vicino al cartello indicante “Graffiti” c’erano dei disegni murali realizzati con spray . “Ma non possono questi disegni avere cinquemila anni!” disse la mia compagna. E in effetti sembravano realizzati da dei ragazzetti in vena alcolica e contenevano anche delle frasi ingiuriose. Si vagava così a vista verso quella foresta per vedere almeno il fumus di quei famosi graffiti, ma non si riusciva a trovare un bel niente! Casi della vita!? Eravamo sul punto di mollare le indagini quando un rumore scosse la placida quiete.“Chi è stato?” dissi. “ Che paura!” rispose la mia dama. E poi :“Sarà stato un animale!”continuò. “Si un animale a due zampe!”,aggiunsi io. E infatti ci si parò infatti innanzi un signore sulla cinquantina dal volto butterato, capelli scuri ,naso aquilino e con un impermeabile verde. Costui dall’aspetto arcigno scrutava con i suoi occhi scuri come la pece, il terreno con fare circospetto. Un cercatore di funghi?Macché. “Scusi sir” declamai “ma queste famose incisioni rupestri dove si possono vedere”. “ Guardate sotto di voi!”. Sbottò burbero . “Ma io… non vedo niente!”esclamò Ann. “Bé ti mancano gli occhiali…”.scherzai. Però anch’io nonostante fi sovr’umani sforzi con sovr’umani intenti, non vedevo nessuna cosa da destare la mia attenzione. “Già, in effetti non si vedono perché sono praticamente invisibili”, proseguì il signore in verde. Oramai dopo migliaia di anni sono consunte. Bisogna fare un calco per vederle…”. Che discorsi! Ma così dicendo, tirò fuori una cartina trasparente e dopo averla appoggiata sulle lastre rocciose del colle, iniziò a disegnare. Seguiva meticolosamente e magneticamente i rilievi delle pietre. Ed ecco lentamente materializzarsi per incanto sulla cartina delle strane figure come degli uomini stilizzati, delle lance e quelle che sembravano delle…spade! “E’ incredibile” dissi. “Niente è più incredibile di quello che non si vuole vedere” replico il tizio. E poi aggiunse:“ Qua sotto d’immagini così ce ne sono a centinaia. Basta avere un po’ di pazienza e il gioco è fatto”. Insomma il professore, cosi si era poi

autodefinito, era da anni che stava indagando su quegli antichi messaggi delle rocce. E ne aveva tratto una sua conclusione: “Le antiche popolazioni rappresentavano scene di vita quotidiana di caccia e guerra. Ma è difficile dare esattamente una datazione precisa, anche perché chiunque può venire a incidere sulla roccia e lasciare anche oggi degli evidenti segnali”. E c’indicò una fattispecie di grata vergata sulle pietre. Ah cos’è la storia se un lampo nel tempo! “Vedete questi segni sembrano antichi ma in realtà sono molto più recenti. Probabilmente le ha realizzate qualche turista umano per trascorrere il tempo giocando …”. Sarà così… ma oramai ero un po’ stufo di seguire quello strano gioco di ombre cinesi. E avevo tutta l’intenzione di avventurarmi, com’ era mio costume, nel fitto magma di verde e pareti verticali che ci sovrastava. Lo spettacolo era incredibile con una vegetazione che non aveva pari con intrecci di lecci e pini secolari oleandri, in un misto di dolce e selvaggio che nessuno mai avrebbe potuto spiegare. Ogni tanto si sentiva un fragore sotto quelle pareti al limitare del bosco . “Che cos’è …”,disse Ann . “Niente paura” disse il professor “sono rocce che franano!”. “Ah bene niente paura …”, sospirai rilassato. E poi continuai “ Ahh quel, quel documentarista del Torresani ci ha mandato sotto una frana! Un bel… campione!”. C’era così da divertirsi in quel luogo. Ma anche da stare molto attenti a non compiere i falsi .Però la sete di avventura era tanta: “Eh signor prof. noi andiamo un po’ più in alto”, avvertii. “Ok ragazzi, siete già stufi della lezione?A parte gli scherzi state attenti perché qui, il sole cala presto. E penso che non vogliate dormire all’aperto com’è già successo ad un gruppo di gardesani settant’anni or sono che vennero poi recuperati in piena notte,proprio… là sopra. c’era tra loro anche un futuro sindaco di Garda”, disse tendendo una mano verso una gola tra le rocce. “Ah no!Torneremo giù dopo aver visto il panorama! La ringraziamo per i suoi consigli Sir !E... buona continuazione!”. Salutammo il prof. e c’inerpicammo velocemente sull’erta via. “Potevi essere un po’più gentile con il dottore!”soggiunse la mia compagna. “Tanto non è un dottore!Caso mai un professore… e poi penso di non avergli detto nulla di male”,replicai. “Si divertirà un po’anche lui questa notte, o no?”continuai ridendo. Forse sorpresa dalla mia risposta Ann annui. Ma ansimava non poco per tenere il mio o alpino.

Si saliva maestosamente dal bosco sottostante verso un dente di roccia alto circa una trentina di metri che si ergeva dall’oceano di detriti al cielo aperto. E che aveva certo l’apparenza di un residuo di una gigantesca frana. La conferma mi venne poi dalla mia compagna di viaggio: “Ehi guarda quanti massi ci sono!”. Ed in effetti le pareti della gola erano crollate lasciando uno sconquasso gigantesco nell’area sottostante. Si procedeva sulla ripida salita superando la folle pendenza del colle sconosciuto, quando il nostro sguardo si avvide di uno strano essere che sporgeva dalla montagna. Aveva la forma di un elefante! L’erosione delle acque aveva formato sulla roccia una fattispecie di figura che ricordava quella di un pachiderma africano. Ma nessuna preoccupazione. Però con più ci si alzava più provavo un senso d’ inquietudine strano. Come una sensazione di smarrimento di fronte a quell’ immensità primordiale. Ma anche un’ affascinante attrazione che sprigionavano quei luoghi incomparabili per la loro bellezza. “Senti Paul sono stufa di salire” sbottò la mia dolce amica. "Vado giù e ti aspetto un po’ più in basso"continuò, "ma si può sapere che siamo venuti a fare in questo luogo?Io sono venuta solo per te. Torniamo a casa adesso!”. “Ma quale casa! Senti siamo quasi arrivati. Vedi quella è la vetta!Dai un piccolo sforzo…”. Ma vedendola a carponi,in ginocchio ribadii con fare da duro. “Ok dolcissima, ok aspettami qui … che vado a vedere se trovo qualcosa … ”. “Ma qualcosa che !?”rispose non molto più soavemente. “Su, vieni giù anche tu!E ora di finirla con questo show”esclamò. E la mia innata predisposizione a cacciarmi in situazioni al limite del normale mi stava guidando, spericolatamente, ancora. "Aspettami un po’più in giù sotto la bocca del pachiderma roccioso!”. Dissi veemente. In realtà si stava grondando di sudore e a parte qualche rara nube non si vedeva possibilità di pioggia. Ma forse era meglio così. Un fortunale o qualcosa d’altro avrebbe riempito la stretta gola di acqua. Ann non sorrideva più. Anzi piegando le labbra si diresse lentamente, facendo attenzione a dove posare i piedi visti gli enormi massi su cui poggiava,verso il riparo roccioso. Io allora imperterrito proseguii verso l’ alto dove la roccia aveva assunto una verticalità quasi assoluta. C’era di tutto su quelle pareti, radici, rami penzolanti, resti di animali e pietre che si sgretolavano da quelle rocce instabili. Non riuscivo però a trovare traccia di quelle incisioni che il professore ben conosceva e riusciva ad evidenziare. E d’altronde ci voleva esperienza! Notai però circa dieci metri più in alto una profonda piega nella roccia quasi una

piccola grotta. Però serviva almeno una corda per raggiungere con sicurezza quella fessura. Ma non c’era tempo per andare a recuperare una fune, perché ormai guardando il sole al di là del lago, vedevo che era prossimo a inabissarsi tra le montagne che facevano da cornice. Decisi così di arrampicarmi in libera. Una “quasi” follia per uno come me. Superai il primo spuntone e dopo più su in verticale. Pensai :“Sono come un novello Messner!”. Non feci in tempo a pronunciare quella parola che mi resi subito conto in che guaio ero andato a cacciarmi. In effetti la grotta distava circa due metri da me e la parete era liscia come l’olio di … ricino. Che fare? Sotto avevo ormai un baratro che faceva trasalire un vortice di aria. Ecco sembravo l’ “uomo di Vitruvio”, all’incontrario, aggrappato a quella parete. Sulla quale non potevo più procedere, né rientrare perché non riuscivo a vedere gli appigli al di sotto del mio corpo. Una situazione per chi mi avesse visto in quelle condizioni, comica. Se non fosse che era però melodrammatica. Che fare!? L’unica soluzione che mi venne in mente in quel momento era quella di… gridare. Si ormai non me ne vergognavo. Ma che figura ci avrei fatto dopo con Ann! Ma chi se ne se ne infischiava!E mi decisi: “Ann,Ann,Ann vieni a vedere!Sto facendo una bella cosa ” urlai a più non posso …”. Ma nessuno rispondeva. Dov’era andata la mia fida compagna?Che fine aveva fatto colei che tanto mi voleva bene? E pensare che l’avevo cacciata. Ma che uomo ero!? Innamorato di una donna... ma aggrappato ad una parete franosa? L’amore è poi così cieco?No perché ci vedevo bene. Ma non c’era tempo di pensare a queste e a quelle cose. Pensai così di provare a salire. Una decisione non facile. Anche perché l’unica soluzione per arrivare sopra era quella di spiccare un balzo per aggrapparmi a quell’orlo dell’antro soprastante dove poi avrei potuto riposarmi. Caricai così tutte le mie forze entro i muscoli e con un balzo felino mi aggrappai al margine della caverna. La forza della disperazione!Ce l’avevo fatta! Ma mi trovai sospeso gambe nel vuoto a quel ammasso pietrificato. “Tiene, tiene … tiene!”urlai di gioia. E invece non teneva. Dalla mano sinistra mi si stacco la pietra a cui mi ero aggrappato e me la ritrovai in mano trovandomi attaccato con una mano sola a dondolare nel vuoto, come un pendolo d’orologio. Il tempo sembrava non finire mai. Se la vita sembra talune volte trascorrere veloce, nell’estremo il tempo non are mai. Attimi che si dilatano come ore, silenzi assoluti solo innanzi ad un’unica desiderata certezza. Salire! Ero ormai al limite della sopportazione, quando vidi più in basso, sulla mia sinistra, un piccolo rilievo dove appoggiare il piede destro. Inarcando il busto lo raggiunsi. Mi trovavo così come su un’ amaca,messo quasi di traverso a dieci

metri di altezza. Feci un ulteriore terribile sforzo per cercare di sollevare la schiena ma sentii una fitta alla gamba. Ero riuscito però a raggiungere con il busto la piccola grotta. Le gambe penzolavano ancora al di fuori dell’anfratto. Ma non ci volle niente oramai per ritirarle nell’antro. Ero stanco, così stanco che quasi mi appisolai in quell’ angusto ostello. Roba da non credere! Che cavolo ci facevo lì dentro? Non lo so. Non riuscivo più a capirlo. Alla ricerca di stupidissime incisioni nella roccia. Ma ne valeva la pena di tutto ciò? Il pericolo non lo vedi finché non ci sei dentro… fino al collo. E dopo ti rendi conto di quanto sia vanaglorioso l’uomo tutti i giorni in cerca di vittorie. E la vita, la vita … ti si para innanzi come l’unico bene che poi rimane. Ma però vicino avevo sotto di me… il baratro. Bastava sporgersi dalla “tana” per vedere cosa c’era che mi veniva in mente quel Diogene che viveva in una caverna. “Ma come avrà fatto”,mi chiedevo, “tutti quegli anni. E poi cosa mangiava quel filosofo la polvere!?”. Lurida, infinitesimale polvere che mi sporcava le labbra ! No. Non avevo neppure fame… della polvere... poi! Uno squittio mi distolse da miei ombrosi pensieri. Un topo…lino davanti a me stava girandomi attorno. E mi colse un dubbio. Se lui volesse mangiare me o io lui. Allo stato ferino l’uomo è uguale alla bestia. E viceversa. O forse lo è sempre? “O Ann, Ann ann perché…!”il mio ammutolito grido. Quali pensieri mi balenavano per la mente.E il topo fastidioso mi girava innanzi. Non ci pensai però due volte. Presi un sasso e lo lanciai contro a quel mio strano simile vivente. E sentii un urlo animalesco soffocato. Come di uno che prendeva una martellata sul cranio! Ma cosa avevo poi fatto!? L’unico compagno che avevo nella grotta lo trattavo in quel modo!?Mi alzai a carponi e lo andai a cercare . “Topino, topino, topolino, dove sei !?Scusa, scusa… se ti ho fatto male...non sono così cattivo!”. Ma non rispondeva più neanche lui.Forse pensava che avessi fame e volessi sbranarlo.Anche lui mi aveva lasciato! E me lo meritavo. Ah destino non grato! Mi distesi sconsolato con gli occhi spalancati verso il soffitto del tugurio. Li chiusi, li riaprii, li chiusi… li riaprii ..si li riaprii. Sbarrati. A mezzo metro dal mio sguardo notai dei strani segni bianchi nella roccia, con il colore del pallore di un cero bianco colato. Segni umani! Era un disegno di una barca! Un veliero con una ruota, inciso nella roccia. Qualcuno era già stato lì dentro! Avevo con

me un accendino e mi avvicinai per scrutare meglio quei segni. ai la fiamma sotto quella volta trasudante d’acqua e notai poi un po’ più distante un abbozzo di scritta: “THUBN”.O almeno in apparenza si leggeva così. E più vicino: “BAITELLO” . Dei segni sbiaditi, consunti dal tempo, di cui non riuscivo a percepirne i segreti più nascosti. Anche perché al momento il problema più importante era come fuggire da quel sospeso anfratto. Scrutai con la testa fuori dal pertugio e sotto di me c’era una lunga parete che scorreva quasi verticale. Impensabile percorrerla al contrario. L’appoggio più vicino per i miei piedi era a circa quattro metri. Non riuscivo a togliermi da quella terribile situazione. Ma che fine aveva fatto la mia cara amica?Possibile che non fosse venuta a cercarmi? Mentre mi arrovellavo su quella montagna di misteri, alle mie spalle udii uno strano rumore. Era ancora il roditore. “Ehi mio caro”dissi", anche tu hai perso la via d’uscita!”. Per tutta risposta emise un’altro squittio. E si addentrò all’interno della grotta nella fessura che si faceva sempre più stretta, con più si addentrava nel rigido ventre roccioso . “Fermati non scappare!”gridai al mio strano compagno di avventura. Lo inseguii ma il pertugio si riduceva sempre di più. Non si vedeva più nulla. Stavo quasi per ritornare sui miei “i”quando sentii i versi del roditore avanti a me. Accesi l’accendino e vidi distintamente che si arrampicava su di un camino scavato naturalmente nella roccia. Mi avvicinai. Si vedeva il cielo. E udii il rumore di alcuni i. Dall’emozione mi misi a urlare di gioia. “Ehi c’ è qualcuno lassù!? C’è qualcuno?”. Ma il silenzio più assoluto mi rispose con un no durissimo. Niente paura:dovevo arrampicarmi ancora. Cercai per terra, come per istinto, qualcosa che potesse aiutarmi a risalire quell’imbuto. Ero evidentemente spossato e in una situazione al limite della sopportazione psichica, ma l’importante era non lasciarsi prendere dal panico. Rovistai in mezzo a quell’oscurità per cercare una pietra da potermi sollevare per avere un più alto appoggio di partenza. Curiosamente però, da sotto un masso venne fuori un pezzo di ferro. “Toh ! che strano. Curioso!” Pensai fra me . Dopo aver esaminato bene il metallo aveva tutta l’aria di essere un frammento di una chiave antica. Intarsiata con dei segni circolari. Doveva certo avere più di cent’anni! Me lo misi in tasca. Intanto avevo approntato con una serie di pietre una fattispecie di scala che mi portava a coprire un terzo della misura necessaria a raggiungere l’uscita. Da quel

punto trovai un rilievo nella pietra dove posi un piede. E poi inarcandomi allungai la mano nella sporgenza superiore. Appoggiando poi i piedi e le braccia alternativamente sulle pareti del camino mi portai in prossimità dell’uscita dove con un ultimo immenso respiro mi adagiai. Mi pareva di essere approdato dall’ altra parte del mondo e, forse, era vero. In realtà mi trovavo su una delle cime del monte Luppia . E da lì si doveva certo ritornare al sentiero originario anche perché la parete era stata superata e si poteva forse ridiscendere seguendo dei costoni di roccia. M’incamminai tra quegli anfratti. Se mi trovavo fuori da quell’Orrido lo dovevo al “fiuto”di quel topolino che se avessi avuto innanzi gli avrei stretto le ma … ( pardon ) le zampe. Ma forse il noto roditore, della famiglia dei muridi se fosse stato ancora presente mi avrebbe avvertito di un altro pericolo incombente … Un gemito strozzato mi fece alzare la testa e... vidi volare giù verso il suolo dalla parete che stavo ridiscendendo, una gigantesca pietra bianca. Rimasi come paralizzato a guardare quella cosa che andava a schiantarsi sulla rupe sottostante. Ma quando mi avvicinai mi accorsi che la pietra prendeva uno strano colore purpureo. Rosso... sangue!No! Non era un masso quello che era caduto! Ma un animale! Del sangue colava su quel mantello biancastro. Scesi un po’ più in basso e sollevai con il bastone il capo riverso dell’essere e mi accorsi che era una capra! I suoi occhi erano accecati di paura e terribilmente aperti su di me. Ma cos’era successo? Ero in ginocchio vicino all’animale precipitato, confuso e inorridito di fronte a quanto stava accadendo, quando alle mie spalle udii un boato. Senti un rivolo caldo armi sulla fronte. Era sangue, il mio sangue, questa volta, provocato da un frammento di roccia che mi aveva sfregiato la fronte. Girai fulmineo lo sguardo. La rupe stava franando. Iniziai a correre come se avessi alle calcagna l’esercito di Alessandro Magno. Quando però mi accorsi che qualcosa, di veramente grande, stava cadendo sulla mia vita. Una pietra,si una pietra dalle dimensioni enormi. Mi acquattai sotto i tetti di roccia della montagna e vidi quel colosso venire giù dal ripido canalone per andare poi a frantumarsi in mille pezzi più nel bosco. Ripartii di corsa tutto di un fiato e mi fermai circa un chilometro più a valle, dove le pareti della gola si erano esaurite nell’immergersi nel verde della macchia mediterranea. Tutto sembrava qui così celestiale, ogni piccolo frammento di natura che vedevo sembrava essere generato da un arcobaleno che

abbracciava il mondo intero. Ero sporco di terra e tutto sudato e con abrasioni con rivoli purpurei che mi colavano dalla testa sin alle mani. Ma ora che avevo ato quell’ennesima avventura la voglia di abbracciare Ann era così tanta che camminavo velocemente nella foresta più fitta. Ma nel luogo dove l’avevo lasciata non c’era! Era rientrata all’hotel? Ripresi furiosamente, sempre più allarmato, a camminare nel bosco per cercare di raggiungere l’albergo e rivedere la persona che mi era stata più vicina. “Oramai è sera e probabilmente aveva lanciato l’allarme”, pensavo tra me, “Dove sei!”, gridai . Raggiunsi il paese dove la gente mi guardava stranita viste le mie condizioni. Ma non ci facevo neppure caso a quelli. Arrivai alla reception dell’ albergo e chiesi di lei . “No la signorina non ha lasciato nessun messaggio”. Disse con aria confusa il segretario dell’hotel. “Ma lei come sta!?”,mi chiese.”Non si preoccupi bene si … senta,ma l’ospedale più vicino dov’è?”. “Ah allora va all’ospedale…dicevo io! Ecco qua le indicazioni”,mi rispose. E mi diede un opuscolo informativo. Ma io pensavo a lei!Non all’ospedale. Ma che poteva essere successo! Me ne andai senza attendere una risposta. Preso da una certa apprensione andai a casa sua, ma le tende erano abbassate. Suonai il camlo più volte. Ma nessuno rispondeva. Allora chiesi informazioni alla vicina di casa. La signora dapprima spaventata dal mio aspetto da barbone caduto dalla panca, non fece poca fatica a riconoscermi. “Ah è lei, signor Paul!Che paura che mi ha fatto!Ma come si è conciato!Cosa le è successo!”. “Niente, niente” risposi io. “Solo una complicata… giornata di caccia…”. “Caccia!?Beh!” replicò l’altra “…cerca la signorina forse …” .“Si, si sa dov’è !?! risposi agitando le mani . “Penso sia… all’ospedale qui del paese. Niente di grave... certo! Ma ci hanno telefonato che l’ha trovata un signore su di un sentiero di un monte qui vicino!”. “Come!? Sta male non è possibile!”esclamai. Non riuscivo a capacitarmi di quello che poteva essere successo. “Grazie veramente… vado subito a trovarla”dissi. Era forse successo qualcosa d'imprevedibile e tutto ciò era responsabilità mia. Speravo solo che non fosse

accaduto qualcosa d’irrimediabile. Certo ogni scoperta dello scibile umano ha richiesto diversi sacrifici. Ma ne valeva la pena giocarsi gli affetti maggiori per la “fame” di scrivere un libro? Per la mia continua ricerca dello scoop? Ma se nel corso umano si sarebbe dovuto ponderare su ogni cosa, probabilmente non si sarebbe scoperta neppure l’America! Salii i gradini del nosocomio cittadino . “Senta la signorina Ann dove si trova? ”. Chiesi trafelato alla caposala . “Lei… chi è!?Scusi, è… il padre!?”disse quella.”Macché suo padre,le sembro… sono solo il suo affettuoso amico. “Ah quello che l’ha abbandonata nel bosco? Bene affettuoso amico la sua amica”continuò l’infermiera “è nel reparto di chirurgia, ha subito un grosso trauma, ma è fuori pericolo”. E mi spiegò che era stata soccorsa da un signore nel bosco ritrovata supina con una profonda ferita lacero contusa alla testa, probabilmente provocata da un masso staccatosi dalle rocce. Ma non riuscivo a capire bene. E mi fece presente, poi, che fino al giorno successivo non le si poteva neppure parlare. Rimasi così ammutolito. E pensai poi a quella frana che poteva avere colpito anche lei.“Grazie…allora o domani”risposi con la testa china. La caposala cercò però di guardarmi negli occhi con sguardo severo come per dirmi . “Sta bene,i quando vuole, ma lei stia più attento con chi ama!”. Quello che stava accadendo era qualcosa di veramente “mostruoso”, scusate la parola, che al momento non aveva spiegazioni plausibili. La mia storia aveva coinvolto persone a me care in modo così violento. Sembrava che qualche forza oscura e possente si fosse mossa per impedire l’indagine giornalistica. Ma perché!? Mi chiedevo. Ma siccome io non credevo e non credo a tutt’oggi ai fantasmi proseguii sulla mia strada per dare un senso logico a tutta l’incredibile vicenda che ava sotto i miei occhi .

ALLA RICERCA D’ AFFETTI

Stavo eggiando in riva al lago guardando l’orizzonte che si stagliava innanzi ai miei occhi. Tutto era così terso innanzi sopra quella foschia che nel cielo amaranto lentamente diradava tra ciuffi di nuvole purpuree; come trecce sciolte in un quadro dalle tinte multicolore, sopra la linea grigia che segnava l’ultimo confine dell’altra sponda. Barche di pescatori tornavano al porto abili come farfalle, sotto i bagliori della stella che lasciava trasparire i primi fragili raggi di luce. Era mattina, l’alba di un giorno dopo, di un giorno prima indimenticabile. Si fa per dire. Mi ero svegliato assai presto forse stufo di rigirarmi nel letto a dormire. No,è vero, le tenebre non sono il mio regno. Preferisco fiutare l’aria che mi sta attorno per cogliere le brezza del mattino e guardare fuori oltre il mondo ormai così diverso, così disperso … Avevo dormito più di dieci ore e il sonno era solo un ricordo per quell’alba dal giorno prima … insanguinata. L’orologio segnava le sue scintille sulle ferite che bruciavano ancora sulla strada di una storia che sembrava essere uscita da un film . Ma nessuno ritenevo poteva ormai fermare la mia ricerca. E quel lago così incantato aveva per ora incantato non solo il mio animo, ma mi guidava quasi gli occhi fossero ipnotizzati verso una sola direzione. Se inizialmente la mia fredda calcolata aura da giornalista indagatore mi aveva tenuto avvinto, il ricordo di Ann era sempre più presente. A dire il vero non sentivo veramente una colpa per quanto successo. Ma l’amore era vivo per lei. E questa avventura senza fine mi teneva avvinto. Ma non vedevo l’ora che si riprendesse, perché dovevo scusarmi con lei. E anche per ciò, mi riusciva difficile trovare l’arcana chiave di quanto stava accadendo, di questa mia ambiguità, del mio comportamento che seguiva su una strada irta di ostacoli e che metteva in gioco gli affetti più cari. Perso nei miei pensieri, mi sedetti un attimo su una panchina a rimirare quel panorama. E vidi innanzi ai miei occhi alzarsi le nubi sopra il sole e i gabbiani.

Tutto … mi sembrava strano,avvolto nel mistero più assoluto. Ero lì, dopo anni di ricerche, a sondare quel lago etereo per cercare cosa!?Fantasie? Fantasmi del ato? No! Solo un essere, o meglio un pesce gigante di cui erano stati effettuati vaghi avvistamenti. Ero lì a cercare dei mostri o, forse, me stesso!? “Signore, scusi … per favore, un euro”. Una voce alle mie spalle . Mi voltai e vidi un uomo dall’aspetto orientale che mi chiedeva l’obolo . “Ecco prendi non ho quasi niente …”. E nell’aprire il portamonete mi accorsi che mi erano rimasti solo cinquanta centesimi. “Senti", aggiunsi, “ non ho il becco di una ster… di un euro … a un’altra giorno se no qui la carità devo chiederla io …”. Ma l’uomo insisteva . “Ma io ho fame, fame … sai cos’è la fame …!?”. “E tu” risposi lo sai cos’è!? Lo sai cos’è la gloria!? … e allora prenditi anche questi così vai, vai e dopo vado io a cercarla … la fame!E la prossima volta tu, tu farai la carità a me ”. Gli diedi così anche gli ultimi cinquanta centesimi. Rimasi al “green” completamente, cioè al verde! Avevo però forse frainteso, nel mio italiano maccheronico. Confondendo “fame”, gloria in inglese, con la necessità di un pasto quotidiano. Non ero più me stesso. Ma che importa!Ora la fame ce l’avevo io che ero rimasto senza il becco di un cent ! Alla faccia della gloria. Tanto alla fine fame e fame erano diventati i due lati della stessa medaglia. Il fatto è che per il momento prevaleva solo uno: la fame! Oramai le finanze si erano ridotte all’osso e non sapevo più come fare per portare avanti la ricerca. Fino a quel momento avevo raccolto una serie di peripezie degne di un film di James Bond, ma oramai con la cassa in rosso non sapevo più a chi rivolgermi! Tornato in albergo mi guardai allo specchio! Ero effettivamente dimagrito. A questo punto non sapevo più neppure chi era il vero mostro. L’avevo davanti a me. E dall’altra non potevo chiedere altri anticipi al mio editore perché sicuramente mi avrebbe risposto col suo vocione: “Vada a quel paese!”. E in effetti "in quel paese" c’ero già. Tra questi pensieri mi tornava alla mente Ann che dopo la rocambolesca avventura del giorno prima, mi faceva sentire solo e solamente in debito nei suoi confronti. Che fare!? Allora come capita a tutti quelli in difficoltà mi venne un’ idea geniale. Mi

ricordavo che in Inghilterra avevo ancora una … mamma! E si cari lettori, non è del tutto consono dirlo, ma in certe situazioni estreme della vita bisogna dire tutto quello che succede senza timore alcuno. Mi misi allora all’opera. Cercai il numero in qualche angolo recondito del mio universo e telefonai. “ Speriamo sia a casa!” dissi tra me. “Hallo,hallo hallo!”. Dall’altra parte del telefono . “Mami, mami, oh Mami how are you”. Gridai . “ I’ am Not your mami,i’am domestic woman”. Era la donna delle pulizie!Era anni che non vedevo mia madre. E anche non la sentivo. Dopo i trascorsi nel college di Birmingham e la laurea in scienze della politica avevo quasi,dopo le acque, rotto anche i ponti. Non le era piaciuta la mia scelta di laurearmi in quella materia. Chissà perché lei voleva che diventassi ingegnere e non un politico. Forse perché lo era mio padre ed aveva rischiato le forche caudine. Ma poi sono diventato giornalista. Ma valle a capire le donne!Comunque mi sembrava che la voce fosse cambiata, da un secondo“Hallo!” amplificato dalla cornetta , decisamente … in peggio. “Pronto chi parla?”. Era mia madre da un altro lato del mondo . “Ciao Mamma…sono io !”. E lei “Io chi !?”.“Ma io tuo figlio Paul Dogerty Flyan …” ribattei . “Si l’ho capito è inutile che mi sillabi il tuo nome. So chi è tuo padre. Ma dove sei !?Dove sei !?”rispose la mami. “Hallo mamy sono in Italy, Rome,Venice, Garda Lake! Beatiful. Maccheroni, chitarra, mandolino… ” . E lei: “Ok.Ok. Ma che ci fai lì … non sai che qua c’è tua madre sola nella vecchia cara isola?”. “Ehm si che lo so che ci sei!Difatti ti ricordo tutti i giorni …nei miei pensieri. E mi ricordo dei bei tempi. Sai quando andavamo sul Tamigi con l’imbarcadero, e al Piccadilly Circus i gabbiani che volteggiavano sull’acqua …” . “Si... ma anch’io non ti dimentico! Qua ci sono le bollette da pagare luce gas e acqua calda… Taglia corto ! Non sei mica un bambino. Non vorrai ancora soldi !” disse improvvisamente . “Ecco, ecco come sei Mamy. Mamy io parlo di poesia musica arte e tu di bollette… di vile denaro! Ma quando mai!? Mamy io ti voglio bene! Guarda che sono in Italia per fare una grande ricerca che darà lustro e denaro a te e a tutta la famiglia!”, ribattei. “ Ma quale famiglia! Tuo padre se ne è andato di casa. Qua non ti vedo oramai da anni. Fino ad oggi ho solo speso per te! Dove sono quei tremila …”. La fermai. “No, no! Non far così Mamy. Sono qua,in Italy, per una ricerca su due cacciatori che hanno visto il mostro del lago, qui c’è il mostro, il mostro hai capito ! E sto cercando quei due … pardon che lo hanno cercato, e deve esserci un mistero là sotto nelle profondità!”.

“Allora sei a Loch Ness non in Italia! ”rispose furiosa. E poi: “Mostri!?il mondo ne è pieno che novità è questa!?Ma cosa ti è successo ora!Bisogna chiamare anche il medico? Non sarebbe il momento che ti dedicassi al tuo mestiere con più dedizione? Torna a casa John!”.Gridò. Ma io imperterrito e più imbufalito di prima. “John!? Senti mamy,sono Paul, senti mamy!”.E con accento perentorio proseguii intrepido: “Mamy non sono più un bambino a cui devi dare delle lezioni è solo che qui ho la bomba, la notizia! Mi servirebbe solo un piccolo …”. “Non se ne parla neppure”disse lei“dopo tutto quello che è successo ti fucilo con la fionda! Che fine ha fatto J.?Hai lasciato anche quella !?”. “Lascia stare su, accidenti che centra!? Sai che quella era una poco di buono”, sbottai alterato . “ Sono sulla strada del mostro hai capito!? Del mostro !… Che è ? ” . E subito mi avvidi che innanzi a me si era parata la cameriera dell’hotel sbucata da chissà dove, con la tazza del the in mano e con i capelli rizzati. Non certo una bellezza! “Ah scusi signorina …lo ponga lì, sto parlando con mia madre!”. “Ah pardon signore!” ribatté scocciata. Ripresi la telefonata .“Allora che fai Mami.Che fai dimmi che fai!?Mami!? Vuoi partecipare all’opera più originale della tua vita … opera in cui c’è qualcuno che in quella baia ha nascosto qualcosa …I watt and and send and machiny and you and me and tree four ecc… e mamy!? ”. “Ma cosa stai dicendo, sei ubriaco”m’interruppe. E poi: “Adesso, l’ho detto io che serve un medico! Ma bevi anche!? Ti consiglio di tornare in Inghilterra che ci sono mostre più importanti. E beviti pure una tisana così non soffrirai di allucinazioni. Ma che storie, racconti di misteri , cacciatori e baie, io non lo so dico…”. Ed io : “E allora credi negli oroscopi, lotterie e altre baggianate, caspita che ti fanno fessa. Mami credimi, è una storia vera una storia importante …, la più importante del mondo della nostra vita , una storia d’altri tempi, mami! Ci sei mami!? dove sei acc… a te!!!Mami!!!…”. Aveva riattaccato. Ed esclamai sconsolato:“…Mami, mami perché non capisci… l’arte moderna!? ”.Non l’aveva proprio capita! Una telefonata inutile e che per di più, ironia della sorte, gravava ulteriormente sulle finanze. Che fare? Non rimaneva che riprovare con l’editore . Selezionai il numero. Dall’altro capo del telefono:“Ah è lei Dogerty Flyan! Dov’è stato in questo periodo, mi aveva accennato al suo nuovo lavoro sui Cacciatori di mostri, l’ha finito?”. Era partito bonario l’editore, Sir Mak. era un tipo sulla settantina piuttosto calvo e con una parlantina di tutto rispetto. Faccia sagomata da una vita vissuta nel Borneo a cacciare anatre di frodo, a commerciare pelli di serpenti, ora dirigeva una non modesta attività editoriale. Un uomo (quasi)sempre tranquillo che però

sapeva gestire le situazioni più difficili con notevole sangue freddo :“Come!? Dopo l’acconto che le ho dato vuole ancora soldi”,sbottò, “Gran figlio di un farabutto, malandrino di uno straccione!”. E io pensavo che avesse già finito. “Sa se io fossi nei suoi panni”continuò “l’appenderei a seccare come quei pitoni della foresta che mi tracannavo tutte le sere. Non se ne parla di soldi!No money, no party!”. Ma a parte la sua pubblicità occulta, poi svelai cos’avevo scoperto. “Speriamo solo che non sia la solita bufala Dogerty Flyan, speriamo solo che non sia la bufala! Domani le invio l’ultimo bonifico… e torni, torni con la testa del serpent… one!”. Ero riuscito a convincerlo !Com’è dura la vita dello scrittore a barattare un piatto di lenticchie per un libro di carta. Un libro che faceva non poca fatica a uscire ma che piano piano stava nascendo dai meandri delle acque più torbide come quella sagoma sottile di un …

STRANI AVVISTAMENTI

Aveva destato scalpore, in quel frangente, il mensile Corriere della Riviera di cui era redattore lo stesso Torresani(uno dei due cacciatori). In un numero del giornale aveva riportato alla memoria di alcuni avvistamenti occorsi sul lago. Tra cui quello, narrato anche dal quotidiano Brescia Oggi di due sub che, nella parte occidentale del Garda, avevano avvistato a circa 25 metri di profondità, un pesce siluro gigante della lunghezza di circa sei metri. Una prova quasi incontrovertibile anche perché gli avvistatori erano sub professionisti e non potevano certo avere bevuto ozono a quelle profondità. Il caso, come succede spesso sul Garda, era stato cassato da certi esperti come impossibile perché nel lago, dicevano questi, non esistono pesci simili . Un’ altra segnalazione proveniva da un pescatore di Garda, tale Pozzani Domenico che aveva segnalato la presenza di un pesce dalla pinna gigante innanzi a Villa Canossa di Garda. Ma gli avvistamenti non erano finiti qui. Infatti anche un noto scrittore tedesco Ulrich Magin, come era riportato nel periodico succitato, faceva un resoconto storico su tutti gli avvistamenti del pesce mostruoso nel Garda partendo da quello più famoso del lontano agosto del 1965. Ma non meno importante era la descrizione narrata in alcuni filmati pubblicati su You Tube (Internet) . Nel primo filmato, alquanto strano,caricato nel febbraio 2006 si vedono due persone che avvistano in una baia prossima detta delle Sirene ( che incantano!) una fattispecie di pinna gigante che in un certo modo fa impressione .Ecco cosa si vede e si sente nel filmato : “Mario !?’ Mario!” sibila una persona non inquadrata, cos’è quella cosa che galleggia sull’acqua!?”. E il signor Mario il protagonista, dapprima raccoglie dei sassi poi alza lo sguardo e guarda verso il lago. Mentre la telecamera riprende scrutando le acque, si a da un lago irradiato dal sole a un inquadratura più offuscata in cui si scorge la sagoma di un qualcosa che si muove nelle acque .“Eh… cosa c’è!” dice l’ altro non inquadrato . E dopo un attimo di smarrimento Mario riprende : “ Mah cos’è… Sembra … sembra un pesce! Ma quello è un … pesce è … un mostro, si è proprio un mostro! Ma …”.La scena s’interrompe qui . Sembrerebbe una cosa buttata lì un po’ difficile a credersi come anche fanno presente nei commenti, pubblicati sul sito, alcuni ignoti che danno versioni diverse sulla natura dello strano fenomeno. Risulta poi anche in un certo modo

sorprendente lo scambio di battute che s’instaura tra l’autore del video ed un commentatore che lo accusa di aver manipolato il filmato. Un secondo filmato viene pubblicato, sempre su You Tube, nel maggio 2007 . E ’ questa è una ripresa dall’alto in cui la telecamera lentamente zoomma su una sagoma che si muove nelle acque. L'immagine si ingrandisce e si vede prima la pinna del “mostro” che lascia una scia indicante lo spostamento di una cosa sino a inquadrare una fattispecie di testa simile a quella di un… dinosauro. Si dice simile in questo caso, perché di certo appare difficile credere a certi filmati. Il tutto non sembra però minimamente un video montaggio anche perché la zoommata sull’ essere che si muove è evidente. I due filmati hanno però della visibili analogie. La prima è il colore identico della sagoma dell’essere presente nei due video. La forma del “mostro” poi appare similare in ambedue i casi. Si potrebbe così ipotizzare che mentre una telecamera faceva delle riprese dalla spiaggia, una seconda posta più in alto faceva un altro tipo d’inquadratura da un altro lato. Mentre nello stesso tempo la cosa si muoveva nelle acque manovrata da qualcuno. Fatte queste considerazioni, per effettuare tali riprese deve essere stata messa in scena una troupe cinematografica di tutto rispetto con almeno due operatori di ripresa, due attori e una terza postazione che seguiva il mostro semovente. Insomma chi ha fatto ciò ha montato,a quanto sembra, uno scherzo selvaggio alla “Amici miei”!. Ma le domande nascono spontanee. Perché qualcuno deve avere imbastito tale messa in scena ?Con quali finalità? E’ poi mai possibile che pur attuando tutto ciò nessuno si sia mai accorto di tali riprese e abbia segnalato quanto avveniva? Sembra proprio di no! E comunque ad oggi il mistero rimane fitto. Insomma una serie di avvistamenti, oculari e in video che certamente dovrebbero alimentare un’approfondita ricerca per capire ciò che si cela dietro questa serie di eventi, oltre alla suggestione di qualche sub a certe profondità, di qualche pescatore alla ricerca della preda più grossa e alle evidenti ambiguità di certi filmati. Ma si può fare poi anche una considerazione. Che oggi risulta ancor più difficile credere a delle storie filmiche che a quelle raccontate. A questo proposito si può riportare il caso di un avvistamento che aveva destato assai scalpore nel veronese. Quello di un orso, avvenuto nella zona del Monte Baldo, sempre in Italia vicino al lago di Garda un po’ di tempo fa. Ma in realtà

questo animale non era stato mai filmato o fotografato per dare segni tangibili della sua presenza. Ma certamente molte persone dicevano di averlo visto. Ed è così che i media ne hanno parlato dalla mattina alla sera senza pur avere la minima prova della sua presenza. Alla fine della storia del presunto orso, dopo annunci eclatanti dei giornali che parlavano di una sua presenza stabile, è stato infine annunciato che era emigrato verso altre terre. Invece, nel caso del pesce gigante sul Garda, con prove visibili e tangibili con due filmati che narrano la presenza di un qualcosa con testimonianze molteplici, come già narrato, si è parlato solo come di un lontano ricordo. Perché allora dare credito solo a testimoni oculari che hanno avvistato un orso? Forse perché nella mente umana risulta difficile pensare a qualche essere più grande dell’uomo che si muove sotto le acque. Anche se di pesci enormi esistono diverse specie. Ma poi in fin dei conti, se vediamo la cosa da un altro lato psicologico l’orso è un “mostro” buono che non incute paura. Anzi può attrarre la gente. Infatti sembrava quasi che quei giornali parlassero dell’orso Yoghi, invece che di un temibile predatore, visto che l’orso che molti hanno visto in quelle zone sembrava fosse un docile orsacchiotto di peluche. Mentre al contrario il mostro del Garda potrebbe essere un grande pesce siluro. Un enorme ammasso di carne simile al pesce gatto che però non ha certo un bel aspetto a vedersi. E potrebbe spaventare. E allora si capisce perché si privilegi la notizia del mostro buono. Perché l’uomo di fronte a esseri potenti che possono minacciarlo deve essere sempre rassicurato. Meglio un mostro buono che uno viscido e forse cattivo. E si! I mostri non sono uguali per tutti. Come diceva Torresani: “Dipende dai punti di vista!”.

LA NEBBIA SI DIRADA

Era ormai da alcune settimane che vagavo per il lago ammaliato dalle stranezze di un clima bizzarro che caratterizzava oramai la stagione. Caldo e freddo si alternavano con rapidità pazzesca. Ann dopo esser stata dimessa dall’ospedale era tornata nella sua terra d’origine. Non aveva voluto più parlare con me dandomi quasi del folle dopo quell’avventura sul Luppia. Ma io l’amavo ancora teneramente. Solo che mi era fuggita tra le braccia lasciandomi solo in compagnia della mia ricerca . La mia attività proseguiva freneticamente. In quei giorni mi ero recato presso la Biblioteca civica di Verona per vedere se trovavo altre notizie utili. Mi aggiravo tra gli scaffali di quel mausoleo del sapere con aria distratta quasi fossi uno studente fuori corso. In questo dedalo di vie con muraglie di libri color mattone, intenti alla lettura vi erano molti intellettuali della seconda ora a scrutare indomiti quei testi. Solo, di tanto in tanto qualche ragazza alzava con fare furtivo il viso forse per vedere se era entrato qualche nuovo interessante ospite nel prestigioso ostello. Un luogo di pubbliche relazioni, la Biblioteca assai interessante che avrebbe certo potuto sostituire qualche profumata agenzia matrimoniale o quella per incontri in rete. Ma questa è un’altra storia . “Mostri!?” Mi rispose un’addetta dell’ente “no … qui solo libri d’ amore!”. Eh già! Ti sembrava! La città dell’amore dell’eterno tema a cui Shakespeare ha dedicato pure una tragedia! Ma l’amore se è vero, deve per forza avere un’aura tragica per ardire al successo? No, non necessariamente a mio avviso. E’solo meglio credere in un amore vitale come forza creativa e non certo con degli aspetti perversi, assassini che condiscono certe truculente storie non solo fiabesche. Ed è certo ciò che se ciò che anima l’uomo è l’ “amor omnia vinxit ” perché allora nascono esseri deleteri e devastanti per l’umanità. Difetti di fabbricazione?

Così ragionavo leggendo alcuni libri che parlavano di esseri umani deformi, non solo fisicamente con foto in un certo modo raccapriccianti. La mia ricerca divagava così su aspetti e fenomeni che lì per lì apparivano sconosciuti. Poi ai alle vecchie rassegne stampa. Ad un certo punto un sussulto: “29 agosto 1965. Il mostro mangia quintali di sardelle”. Un titolone del giornale L’Arena di 40 anni prima mi aveva fatto levare gli occhi dalla ragazza più vicina. E poi : “I pescatori di Garda dicono che c’è un mostro che mangia quintali di sardelle nella baia delle Sirene”. E si legge di seguito che tale Bigiotti “non va più a pescare in quel posto perché ha paura”. Nell’ articolo si narrava che persino un ragazzo, nel vedere il gigantesco animale aveva perso gli occhiali nel lago. Certo! Era l’articolo che descriveva i fatti narrati dal Torresani! Qui si trovavano i nomi dei primi avvistatori in quella baia!Quasi emozionato per l’improvvisa scoperta presi il faldone dei giornali sottobraccio e mi diressi a grandi falcate, trafelato, verso l’uscita. “Ma dove va signore !?”.Sentii sibilare alle mie spalle. Era la bibliotecaria che allarmata, pensava che volessi rubare tutti i giornali d’epoca . “Mi spiace scusi, ero solo un po’ distratto, qui ho scoperto un fatto che … e ho perso l’orientamento”. “Ma va bravo, bene… se le interessa quella pagina può fare le fotocopie su… di sopra, ma non fuggire così …”. “Yes madame” risposi. Ubbidiente mi diressi al piano superiore dove duplicai la pagina. Non credevo ancora ai miei occhi. Ma tutto ciò che avevo letto era assolutamente reale! E sul bus, sulla strada del ritorno mi tenevo stretto, stretto come un figlio quello che consideravo essere per me un vero tesoro. Leggendo quelle righe dell’articolo iniziavano a armi nella mente strane idee e collegamenti che prima non avrei mai fatto. Era come essere arrivato sulla cima di una montagna e lentamente vedere aprirsi tra le nuvole spinte dal vento, i raggi della stella a noi più vicina. Come su quel lago, da me ormai amato, dove densi nembi si stavano improvvisamente levando per lasciare spazio ad ampie vele gonfie del loro splendore .

IL MOVENTE

“Deve esserci qualcosa che volevano nascondere!” .Ma a Suzanne di ciò nulla importava. Era rientrata dalla sua cara nazione e, dopo quella brutta avventura sulle rocce del monte di Garda, non sopportava più quelle mie ricerche che mi portavano distante dai suoi pensieri. Voleva che la smettessi con quelle mie "fisse" che mi perseguitavano. “Non c’è nulla da nascondere” rispose “qui il problema è che ti sei bevuto il cervello. Stai facendo una serie di ragionamenti senza senso. E nulla a te importa che pensare alla tua ricerca che ti tiene lontano da me . Ed io, io per te chi sono!?”.Davanti a lei tutto appariva come un sogno irreale e mi guardava come se fossi preda di chissà quale allucinazione. Le donne certe volte seguono gli uomini nelle loro più estreme peripezie ma, talune volte, la loro ragione prevale sui sentimenti. Camminava avanti e indietro in quella stanza di albergo di terza categoria che per me era già una reggia, vista la visuale del lago e la storia che si dipanava, ma che per lei era una gabbia . “Senti replicai”, ho trovato qualcosa d’importante alla biblioteca. Guarda questo giornale! Vedi, i pescatori hanno avvistato questo pesce gigante questo mostro che praticamente mangiava i pesci e hanno diffuso questa voce, questa notizia …”. M’interruppe subito come un boato temporalesco. “ Il fatto è che qui,con questa tua assurda ricerca non si riesce più a stare tranquilli. Non si gioca con le vita delle persone! No mio caro…Oramai, non ti vedo quasi più, per te sono pure finita gambe all’aria … e non riesco a capire cosa ti sia successo. Non ti sei visto allo specchio? Guardati, si guardati! E chiediti, chiediti chi è il mostro a questo punto …”. Ed in effetti colto da curiosità nello specchio riflesso, mi vedevo la barba un po’incolta, ma non così brutto come lei mi disegnava . “Ok non sarò il massimo. Se mi lasci spiegare, un momento”ribattei, “non è possibile continuare così…io in fin dei conti non potevo prevedere quello che sarebbe poi successo. Chi può prevedere il futuro? Già! Si, e poi se ti sposi magari con uno e il giorno dopo lo trovi are le giornate al bar più vicino. Io almeno ti sono fedele!Sono il migliore amico si… della donna!”.Rimase dapprima in silenzio. Quell’ “amico” non l’aveva proprio digerito . “Cosa centra questo, cosa centra !?Io non ti ho chiesto di sposarmi ci

mancherebbe!Ti conosco…E poi un amico? Io ho solo chiesto di avere in te un mio alter ego,un complice uno su cui fare affidamento, un punto di riferimento. Non certo uno che va a caccia di scoop sensazionali. Non è con la storia di Lochness, che in Inghilterra vi siete montati la testa!?”. Disse con gli occhi alzati al cielo. Quasi le vedevo l’anima. “Ma il lago è in Scozia!Vedi secondo me, e lasciami finire, io penso che questi volevano nascondere qualcosa per paura che qualcuno andasse lì a curiosare …”ribattei. Il suo viso improvvisamente si distese, ma quella rabbia mista a disperazione non cessava di frangere il suo volto. “Ah bene... ancora! Ma allora cosa volevano nascondere cosa !?”. Replicò. E poi lei prendendo in mano il giornale trovato in Biblioteca aggiunse: “Ma questo è un giornale del 1965!Dopo quarant’anni, cosa vuoi che nascondano! Saranno ormai altrove questi signori!”. Un ragionamento che effettivamente non faceva un grinza anche perché in paese ben pochi si ricordavano più di quei fatti. “Ok ma ci potrebbe essere” ribadii “ ancora qualcuno che sa qualcosa di quei luoghi, qualche conoscente, qualche discendente …”. Adagiandosi alla finestra e guardando il placido lago che sembrava celare l’ ultimo segreto, rispose.“Si potrebbe esserci qualcuno che ti caccia giù nel lago, che ti fa girare a vuoto solo per divertimento... per interesse personale...mah! ”. E rivolgendo lo sguardo dritto nei miei occhi. “ Si.. ci potrebbe essere qualcuno che ti fa franare addosso un monte e per di più mi fa andare all’ospedale …e qualcuno che è stufo di questa situazione …”. Non l’avevo mai vista così infuriata. Non sapevo come fare per calmarla. E forse, feci la cosa più stupida. “Non fare così … suvvia a tutto si rimedia!”. E l’abbracciai quasi per tenerla avvinta a me per non lasciarmela sfuggire. Subito lei rimase come rannicchiata entro quella dolce forza che la rinserrava teneramente, la proteggeva ma poi lentamente si sciolse lasciandomi nelle mani solo il suo profumo . “Io non posso caro, io… non posso, devo andare…”. Rimasi come pietrificato a guardare la mia amata fuggire come spirito ribelle. Cercai di seguirla ma arrivai innanzi alla reception senza poterla fermare. “Si fa festa oggi Sir !”disse il segretario dell’hotel. “ Si proprio … una bellissima festa…”. Risalii le scale mestamente. Di tanto in tanto mi giravo per vedere se qualcuno alle mie spalle veniva a prestarmi soccorso. Si… dei i! No… era l’orologio del pendolo. Le dieci di sera era tardi, troppo tardi. Lei se ne era andata, andata forse per sempre. Ed io rimanevo solo lì in quella stanza di provincia a guardare il soffitto che girava sempre più vorticosamente. Solo in un letto a pensare cosa fare.

Vidi qualcosa di lontano che sembrava lentamente ergersi dal lago come un essere sempre più grande che ingoiava tutto ciò che gli capitava sotto le sue fauci. Anche gli amori più intensi. Mi scostai quasi inorridito da quella presenza che mi veniva incontro, ma dietro vi erano i pescatori che urlavano, gridavano strane frasi. Era grande terrificante e magnifico, come qualcosa che appare in un libro dei sogni. E si muoveva attorno a una barca ma tutti sembravano fuggire. Finché quegli uomini si accorsero della mia presenza e mi vennero incontro. Iniziai allora a correre a più non posso finche potei. Stanchissimo mi rigirai all’improvviso. Volevo affrontarli. Ma mi arono attraverso! E neanche me ne accorsi . Con gli occhi sbarrati guardavo il soffitto, non capivo se stavo sognando ma … le lancette dell’orologio segnavano le dieci trenta della mattina! Guardai ancora il giornale L’Arena di quel lontano 1965 e lessi attentamente: “Il mostro mangia quintali di sardelle …”. “Ah si!?”. Esclamai. Mi alzai in piedi di scatto, mi sistemai in fretta e furia il giubbetto. Non mi accorsi però che l’avevo indossato all’incontrario. Chiusi la porta della camera e così conciato scesi precipitosamente le scale. Il segretario dell’hotel , vedendomi in quella mise correre trafelato verso l’uscita, mi disse: “Finita la festa sir !?” . “No sir” risposi ironico “lo spettacolo è appena iniziato!”.

NAVI FANTASMA

“Le ho detto che sono sulla pista buona!”. L’editore al telefono era un po’(troppo) scocciato. Sembrava non capire che era ormai questione di giorni se non di ore, (di minuti!)per dare un senso compiuto a tutta la storia. Previsioni più che ottimistiche. Ma oramai mi ero deciso ad andare a fondo(senza farsi del male) a tutta la vicenda. Certo la sera prima era stata da non dimenticare per via dell’abbandono di Suzanne. Ma è nei momenti difficili che si vedono i forti. Certo Suzi era importante. Perché oltre l’affetto, a uno come me, che mancava oramai da diverso tempo da casa, dava certo un sostegno psicologico. Ma oramai sentendomi nel bel mezzo della storia e forse non lontano dalla soluzione, mi ero altresì convinto di potere svelare l’arcano avvistamento e la strana storia dei Cacciatori di mostri. Ma l’editore oramai non mi dava più molto tempo per risolvere la questione. “Senta Dogerty non posso certo farle fare le vacanze per tutto l’anno in Italia! ”. Maledetto vecchiaccio dissi tra me. Ma poi tanto vecchio non era. “ Senta dottore, le ho spiegato cos’è successo siamo finiti in fondo al lago, sotto una frana e la mia ragazza è pure all’ospedale cosa vuole …mi serve ancora una settimana”. Dire che quello era senza timpani era poco. “ Le do tre giorni, non di più tre giorni abbiamo già speso troppi soldi dietro questa vicenda per trarne cosa? Nulla! Lei se non torna tra tre giorni la spedisco in medio oriente dove troverà qualche altro animale che le farà compagnia!”.Urlò infuriato. Pensava di essere spiritoso il vegliardo! “ Quattro giorni e cosa ci faccio io in quattro giorni !?Posso solo buttare all’aria tutto… ecco si che posso fare!”.Ribattei confuso. E come un vulcano,quello, dall’altra parte:“Può farci quello che vuole!Anche un poker! L’importante è che torni, se no con noi ha chiuso bottega!Ha capito!?”. “Chiuso che…”.Parole al vento le mie. Il vecchio aveva riattaccato improvvisamente il telefono. Benone! Le cose stavano sempre più mettendosi al meglio. Anche l’editore su di giri. Ci mancava solo questa! Non c’era tempo da perdere, anche se ritenevo arduo concludere il tutto in così poco tempo. Anche perché c’era un ultimo tassello da inserire per sviscerare l’ enigma. Una considerazione: va bene, il mostro poteva essere certo un' invenzione che, come diceva il pescatore vistosi scoperto, “era emigrato a Gargnano”. Ma dopo 36 anni nel 2001,come parlavano i giornali, era stato effettivamente avvistato da due sub proprio di fronte a

Gargnano, un pesce siluro gigante. Terribile! Possibile coincidenza? Incredibile. Certo i siluri solo di recente sono stati avvistati nel lago. Ma a dire il vero esistono anche quei filmati dei “Cacciatori…” che potrebbero essere tutto e niente. Torresani, il giornalista, non ha mai saputo dare spiegazioni convincenti alla sua strana avventura nella baia. Si fa strada un’ipotesi: sembra quasi così che quei pescatori per tenere lontani occhi indiscreti da quel posto avevano messo in giro la voce del mostro. E’ ciò possibile? Forse per non far andare nella zona altri pescatori? Stavo così ragionando su quei fatti, camminando con la testa china, sul lungolago gardesano, quando arrivai in prossimità del molo. Mi avvicinai allo stand della biglietteria e notai dalla finestrella che c’era all'interno, in tenuta marinara, un attempato signore che leggeva un libro. Aveva una faccia paonazza, il naso grosso come una patata lessa e due orecchie che sembravano le vele del Bounty. Iniziai a bussare alla porta. Ma costui non sentiva. Sempre più forte, più forte.“Scusi … scusi!!”. Ma non rispondeva. Gridai ancora più forte. “Scusi!” La strana scena con schiamazzi attrasse una vecchina di aggio che si fermò a guardarmi perplessa. “Ma cosa fa!? E’matto!? ”, mi disse, “Vuole buttare giù il vetro? “.Vede ”, ribattei, “c’è quel signore che non sente . “Si, ma se non sente lei, non può fare tutto questo fracasso che disturba gli altri. Si contenga, giovanotto!”,m’intimò. Ad un certo punto lo strano personaggio della Navigazione, forse scosso dall’animata discussione si svegliò. E uscendo allo scoperto mi rivolse la parola e anche il suo severo sguardo“Cosa vuole signore !?”.Mormorò iroso. “Scusi” risposi “vorrei sapere per andare là, verso quel promontorio, che piroscafo bisogna prendere?”. E lui: “ L’ultimo c’è andato tempo fa ed è anche affondato. Guardi che sarà da cent’anni che non vanno piroscafi là!”. Faceva lo spiritoso. “Ah, grazie era solo così volevo fare un giro … in barca!Non sono certo di questo luogo … io!”, risposi sarcastico. "Mah! Che gente!",pensai. Mi incamminai sulla eggiata e ammirai sul lago un piroscafo meraviglioso che stava attraccando al porto. Aveva le pale a ruota come quelle che usavano le imbarcazioni agli inizi del secolo scorso. Sopra una moltitudine di gente in festa per la bella giornata di sole. “Ma guarda te… in un posto così”,riflettevo, “un piroscafo simile dovrebbe per forza andarci. Ci andavano un tempo là sul

promontorio, già. Come mi ha detto quello strano signore della biglietteria. E poi un piroscafo che è poi anche affondato! Si affondato… mah ! Ma dove!?”. Ripresi a camminare un po’ interdetto e anche divertito per la battuta del bigliettaio. Ad un certo punto però mi fermai improvvisamente. “C’è ancora un piroscafo nella baia?”,mi chiesi. E in effetti ciò che avevo già sentito mi riecheggiava nella memoria. Quasi un dejà vu. Mi voltai di scatto e tornai alla biglietteria. Bussai intensamente ma nessuno rispondeva. “Il solito sordo!” pensai. Girai attorno allo stand e mi avvicinai vicino la finestrella da dove vengono consegnati i biglietti ma vidi che nella struttura non c’era più nessuno. Quando notai, sul limitare del molo, un marinaio della società di navigazione di spalle che guardava il battello salpare. “E’ proprio lui!”gridai ad alta voce . Un po’ concitato mi avvicinai e chiesi. “Ehm senta, prima mi ha parlato di quel piroscafo!”. E l’uomo girandosi spaventato:“Chi io !?si sbaglia di grosso”. Lo guardai in viso. Non era il bigliettaio sordo! “Scusi” dissi,come se cercassi sua maestà “il suo collega quello grande…ehm quello della biglietteria dov’è!?”. E l’uomo indicandomi con un dito: “Eccolo là. Cambio di turno!”. Mi allontanai velocemente dall’ addetto e andai sino all’orlo del pontile in prossimità del lago. E in effetti mi pareva di vedere il mio ricercato. Iniziai a sbracciarmi per richiamare l’attenzione del bigliettaio sordo. In mezzo a tutta quella gente che salutava i suoi cari in partenza, però non era facile farsi riconoscere. Niente da fare ero praticamente come l’uomo invisibile di Wells. Finché a un certo punto nella foga di sbracciare urtai inavvertitamente una delle gomene a cui si legano i natanti. Mi sentii volare e caddi come un piombo dapprima sulla sporgenza bassa del pontile, e poi fragorosamente in acqua. Quando riemersi da quel tuffo improvviso, mi sembrava di essere un clown da circo. Infatti venni accolto da una serie di applausi e risate della gente festante. Ma in realtà era una festa fuori luogo: avevo la spalla praticamente fuori uso ! “Signore , signore! Si è fatto male per caso!?”. Mi urlò il marinaio che avevo interrogato per ultimo. “Per caso no!Mi sono fatto una leggerissima infiammazione alla …”. “Ah bene, le getto la corda!”. Altro che corda! Mi piombò sulla testa un cavo da argano da galera . “Grazie grazie!” urlai “ma per la miseria... mi lanci anche un salvagente”. Feci non poca fatica ad arrampicarmi poi sul pontile. Mi sembrava di scalare il K2. “Le do una mano”disse il solerte funzionario della Navigazione. “Bé lasci stare”,risposi, “che non mi succeda qualcosa d’altro… ahh la mia spalla … guardi meglio che un montacarichi” risposi salendo . Un altro applauso mi accolse sul molo. Mi sembrava già di essere una star. Mi misero una bandiera sulle spalle che un signore, in mancanza

di coperte, aveva strappato pietosamente da un pennone. “Grazie,grazie …non c’è di che, non ho fatto niente di speciale” dissi ai tifosi “sono solo cose da principianti”. Una situazione surreale: il successo arriva quando meno te lo aspetti! Tra ali di folla in tripudio vidi emergere una figura a me famigliare. Ancora lui!Il segretario dell’albergo. “Ah sir, cosa fa i bagni fuori stagione!E anche vestito tricolore!”. “E la moda va così. Non si preoccupi, volevo sentire solo com’era l’acqua. Un po’… freddina direi, lei invece cosa fa qua?”.Riposi. E lui. “E’ arrivata la sua fidanzata Suzanne in albergo,la cercava non vedendola arrivare mi sono preoccupato” . “Suzanne qui!? Grazie per la sua ricerca. La prossima venga anche con la polizia! Ma lei,lei… Suzi dov’e’!?” .Era in albergo che mi aspettava impaziente … “Ne hai combinata un altra delle tue!?”mi affrontò poi la mia amata.. “Cos’hai fatto per conciarti in questo modo?”. Suzanne nel suo fulgido splendore m’interrogava come un giudice inflessibile . “Senti, ma io volevo solo chiamare il marinaio, l’ufficiale sul piroscafo, perché mi ha dato delle informazioni assai importanti. Laggiù deve esserci nascosto qualcosa un relitto è … per questo che hanno messo in giro la storia del mostro!”,risposi sconcertato. “Ancora ! Ho capito !Come sempre stai dando i numeri. Finché io non mi stufo e ti lascio definitivamente alle tue fantomatiche visioni!”. Poi, sei chilometri e mezzo di predica, quasi fossimo sul circuito di Monza! Finché la discussione proseguì sulle scale dell’ albergo, in camera e poi anche in un localino romantico che sommato alla spalla contusa, mi fece dire alfine: “Basta è ora di finirla con tutte queste chiacchiere da piano bar sai benissimo com’è la situazione. La vita non è una commedia. Sono qui per lavorare, non certo per stare a sentire le tue prediche. Se dopo succedono certi eventi, che ci posso fare! Non è certo colpa mia. E’ il caso che si abbatte su queste vite, ci sono migliaia di persone che muoiono di fame nel mondo”. E poi: “Noi invece mangiamo, beviamo abbiamo tutto quello che vogliamo, e allora vuoi buttare via tutto questo per un niente! Io ci vivo”,rimarcai, “con quello che faccio…cosa vuoi che vada a zappare le ortiche? Si farò O Zappatore! Come quello del film, quell’italiano come si chiama!?”E lei : “No,no amore mio, non ha importanza … devi capire, lo devi capire che io rimango finché c’è una possibilità, io devo capire cosa ti è successo”. Ed io: “Non è successo nulla io sono qui. Va bene!? La droga è una follia e la follia una droga. Ma io non sono drogato! Non posso fermarmi ora e tu

che mi sei innanzi, guardami negli occhi e dimmi… ti amo”. Una prolusione enfatica che mi aveva fatto alzare in piedi tra lo stupore degli altri commensali . Un’arringa che doveva convincerla . “Beh allora segui la tua strada tu, io vado per la mia”.Disse. Si alzò in piedi mi guardò dritto negli occhi, forse in segno di sfida, e se ne andò. Rimasi assorto a sorseggiare un bicchiere di buon vino Bardolino. Un bicchiere che pesava più del solito. Ma nonostante ciò ne bevvi anche di più. Non ricordo bene. Poi me ne andai in hotel e iniziai a guardare il lago. Vidi lei con la luna alle spalle che se ne andava lieve scivolando con i capelli sciolti nel vento della notte. Appoggiai la fronte ai vetri della finestra e un brivido freddo mi colse e sciolse lentamente il torpore che mi aveva inalato il rosso etere. Lo sguardo poi si pose su delle luci immerse nel lago. Erano quelle dei pescatori che scintillavano tra riflessi amaranto. La sera era splendidamente incantata, lasciamoci andare…

LA CACCIA

M’incamminai nella notte più pura verso il lago. Evitavo quei rari anti che si defilavano innanzi a miei occhi. Era come un viaggio attraverso le ombre. Ero così concentrato nella mia missione che tutto quello che era successo poco prima mi sembrava solo un lontano ricordo. Non pensavo più a Suzanne. In quel momento. Pensavo solo di come chiudere definitivamente quella questione che si era generata tra me e quell’essere invisibile che da alcuni mesi mi tormentava. Oramai ero deciso a tutto pur di arrivare alla soluzione del problema. Troppe cose erano successe e la mia vita non era più quella di prima. Temevo di perdere il lavoro, la mia fidanzata e avevo rischiato la vita . Tutto mi sembrava incredibile. Una rabbia sottile mi muoveva nella notte e senza badare al freddo penetrante, mi mossi come per scacciare i fantasmi. Se avessi visto King Kong sbucare dalle acque, pensavo, lo avrei aggredito. No non ero impazzito ero solamente ferocemente determinato a capire cosa si celava dietro tutta questa storia che sapeva di fantascienza. I miei i mi conducevano là su quella spiaggia che raccoglieva le placide onde della baia. Percorsi i circa quattro chilometri che distavano dall’albergo, in un attimo. Arrivai così nella conca degli avvistamenti dove ero caduto tempo prima spinto da quello strano individuo. Li sotto, quelle acque, era certo, doveva esserci qualcosa che i pescatori volevano nascondere. Ecco la vera storia del mostro!Si! Quanto meglio se non mettere in giro delle voci di uno “strano essere” per tenere lontano i curiosi. Un fatto che doveva essere inizialmente ato di labbra in labbra come voce arcana tra i pescatori, ma che dopo aveva preso fama riflessa in mille echi dentro caverne di bronzo. E sotto nelle acque della baia, come narrava il bigliettaio della navigazione, là sotto, doveva esserci un piroscafo affondato. Avevo capito. Ma Suzanne non aveva voluto ascoltarmi! Ma perché un relitto doveva suscitare tali storie? Perché, mi convinsi, in quel vascello sepolto da secoli doveva esserci qualcosa di particolare. Guardavo il lago sfaccettato dai bagliori del satellite naturale. Quando udii delle voci provenire dalle acque. Erano pescatori che tiravano in superficie qualcosa dal fondo di quegli abissi. Si vedeva un fragile luccichio che brillava come diamante. “Ce ne sono ancora!”, disse uno. “Già

questa sera è una buona pesca!”. E mi sembrò osservando meglio di aver visto trascinare sulla barca una piccola cassetta. Legata ad una lenza? Mi spostai velocemente su una collinetta prospiciente il lato nord della baia per vedere da più vicino. E scoprii l’arcano mistero. C’ era un sub in acqua, che era appoggiato con le mani al bordo dell’imbarcazione dei pescatori . “Con questa facciamo cento!” riecheggiò nell’aria, “qui si diventa ricchi!Alla faccia dell’ S..”. Pronunciò un nome che oggi non posso riferire. Avevano trovato qualcosa. Stavano tirando su del materiale. Forse dalla stiva della nave affondata? Mi rotolai sull’erba innanzi alla scogliera a guardare un cielo che pareva sempre più grande. Alle mie spalle il gruppo di uomini continuava a vociare come esaltati… ed io respiravo forte quella aria. Le voci lentamente svanirono come echi nei luccichii delle onde. I miei occhi brillavano, ancor più del lago infinito, strinsi tra le mie mani un filo d’erba e sorrisi. Il cielo era un’infinita oasi, culla dei miei sogni e scrissi in quel regno le mie parole: la nottata più bella della mia vita .

IL RISVEGLIO

“Mamma! Mamma mia!Vieni a vedere! C’è l’uomo nero!”.Avevo ato la notte all’addiaccio ed ero ridotto come un baccalà ammuffito. Un bambino impertinente m’indicava e mi esponeva al pubblico ludibrio. Ma sua madre era molto comprensiva. “Vieni via, lascia stare!E’un barbone !”.Disse la signora. Mi ero rannicchiato sotto un cespuglio di ginepri e a dire il vero la barba,al tocco della mano,mi era cresciuta un po’. Dov’erano gli uomini della notte? Erano scomparsi misteriosamente e quello che avevo visto nelle ore precedenti mi sembrava quasi un sogno. Ma no! Quella era la realtà. Mi alzai circospetto e vidi che c’erano delle reti nella baia. Reali! Come un bernoccolo che mi ero procurato sulla testa forse sbattendo contro qualche spuntone roccioso della collinetta. Anche questo reale! In quelle condizioni con o claudicante, mi diressi all’albergo dove il segretario si era ormai abituato alla spericolata attività . “Ma cosa ci fa lei alle donne!?”Mi disse. Lo guardai inebetito e dissi: “Béh niente solo un dolce sguardo …”. Entrai nella stanza come un ciclope. Sul tavolo c’erano due buste. “Ah, Suzanne!” dissi aprendone una e lessi: “Non mi sembra che ti sei comportato bene nei miei confronti”mi scriveva” dovresti chiedermi scusa … Me ne sono andata per mancanza di rispetto. Devi capire che la nostra storia, così, non poteva andare avanti e allora siccome tu hai scelto al posto mia quella creatura …”. Ma quale creatura!?”.La giornata incominciava bene!Abbandonai quella piacevole lettura per l’altra lettera. Era quella del mio editore. Un fax praticamente: “Signor Dogerty Flyan”, si leggeva, “non avendola rintracciatola direttamente le comunico di rientrare in Inghilterra, immediatamente, visto che il denaro richiesto non può essere più inviato e la società non intende dilazionare ulteriormente i pagamenti (…). Anche perché dei suoi scritti nulla sino a oggi,è a noi è pervenuto”. “Bella fatica! Certo non potevo spedirglieli prima della conclusione della storia!Così dopo mi fregano!”.Pensai tra me. Insomma, ormai a un o dalla soluzione del mistero costui e anche costei, volevano togliermi l’onore della vittoria facendomi scomparire il premio agognato davanti gli occhi. No, tutto ciò

non era possibile. Decisi così di are all’azione. Dovevo dapprima parlare ancora con uno dei due cacciatori di mostri, magari mister Torresani conoscitore storico della zona e poi recarmi direttamente sul “luogo del relitto”. Però per andare veramente nel profondo della vicenda bisognava effettuare un’altra immersione nella baia. Un gioco di parole, ma era così. La mia esperienza come sub però non era eccelsa. Avevo praticato un corso sulla materia anni prima durante un periodo di vacanza,ai Caraibi. Ma adesso ero un po’,a dire il vero, arrugginito. E poi avevo la spalla che non voleva mettersi a posto dopo quell’incidente sul monte del Garda. L’articolazione mi rimaneva talune volte contratta provocandomi notevoli fastidi. Poteva perciò essere un rischio immergersi in quelle acque per un ulteriore sopralluogo. Oramai però ero risoluto. Il giorno seguente m’incontrai con il giornalista gardesano. Era quasi sorpreso di rivedermi. Chissà perché! Pensava fossi già partito per l’Inghilterra.Prima un po’ reticente poi aggiunse: “ Ah l’ha scoperto! Confermo”, mi disse, “lì in quella baia è affondato nel 1859, nel corso della seconda guerra d’indipendenza, un piroscafo armato di tutto punto. Il piroscafo austriaco, Thurn und Taxis, lungo circa 49 metri e con un equipaggio di una quindicina di uomini. Il comandante portò la nave vicino Punta San Vigilio e lì in quelle acque abbandonò poi il “vascello”.Pensi" disse "che era il primo piroscafo a vapore con scafo metallico del lago di Garda”. Poi un sospiro e continuò “Ma vuole andare là sotto?Béh… allora buona fortuna! ”. Mi augurò il mio interlocutore. “Perfetto. Allora il cerchio si stringe”, dissi trionfante. “Certo! Ma guardi che anche nel film Cacciatori di mostri si parla di quell’imbarcazione” ribadì il ricercatore. “Non ci avevo fatto caso, mi ricordo si del piroscafo,”risposi, “ma effettivamente, pensavo fosse affondato in un altro punto”. “In realtà non sarebbe proprio nella baia, ma proprio qui a 120 metri di profondità”, fece presente il giornalista. E segnandomi un punto sulla carta m’indicò il luogo dell’affondamento. “Ma non può essere … non può essere che sia in questa zona! In fin dei conti la baia non è molto distante da dove mi ha indicato!”insistei. “Può essere tutto” rispose sorridendo Torresani “perché in quell’area è caduto

nel corso della seconda guerra mondiale, anche un aereo. Ma il piroscafo dovrebbe essersi spezzato in due tronconi ”. “In due tronconi? Come fa a saperlo?”replicai sorpreso. E la sua risposta fu altrettanto sorprendente:“Io non lo so, la mia è solo una supposizione” disse il giornalista. Basito non mi addentrai ulteriormente nei dettagli ma in effetti questo Torresani aveva certe volte del misterioso. Quelle che mi aveva dato erano però informazioni molto importanti per dipanare la matassa di una vicenda che di tanto in tanto si scioglieva come un sipario lentamente apre il proscenio al pubblico. Era certo però che dovevo vagliare attentamente il luogo del possibile affondamento anche perché se no, individuare quel piroscafo sarebbe stato come cercare il classico ago nel pagliaio. “Bene sir Torresani! Mi metto subito alla ricerca della barca”dissi. Il mio informatore corrugando la fronte( forse per commiserarmi?) rispose. “Cos’ha per caso un sommergibile !? Un batiscafo per andare in quella fossa delle Marianne!? Cosa vuole, lì il lago è profondo più di 70 metri in quel punto”. “Si lo so,”risposi “ci sono anche caduto dentro!”. “Ah, ah,ah” esclamò divertito “ ci è caduto dentro! E allora le dico che neanche Jaques Piccard, scienziato di fama, anni fa trovò un cent. E dire che il lago lo esplorò palmo a palmo, roccia dopo roccia, scrutandolo nelle sue parti più remote. Qualsiasi uomo di buon senso capirebbe che senza mezzi tecnici necessari risulta improbabile trovare qualcosa. La nostra in fin dei conti, la nostra caccia al mostro, è stata una provocazione un messaggio per avvertire il mondo di quello che sta succedendo sul nostro lago. Non speravamo certo di tirar su relitti, pesci enormi o anche altro. Speravamo solo di far capire come l’uomo, lui stesso, è un essere dai comportamenti abnormi che crea catene di montaggio di esseri viventi che ritiene inferiori per poi ingoiarli. Fagocita lentamente tutta la natura. Oh si, è vero! Ma la natura, talune volte, si ribella. E si vendica, lanciandoci dei moniti. Ma poi tutto prosegue come se nulla fosse. L’ uomo si ripete,come anche la storia nei suoi fatti generali. E l’essere umano si ripete anche negli stessi errori. Come quello di credersi onnipotente”. Il giornalista mi guardava come preso da chissà cosa, forse nel profondo colpito da quello stavo per andare a cercare. Forse, anche lui voleva che si fe luce su quanto narrato. Ma probabilmente voleva porre in evidenza i rischi della mia “missione”. “ Non sono per nulla onnipotente, se si riferisce a me”esclamai.

“Non mi riferivo a lei …”, rispose con un lieve sorriso . “Voglio solo portare a termine questo libro e lei deve darmi, possibilmente, una mano”continuai. “E’stato lei, insieme al suo amico a iniziare questa storia e penso sia ora di far calare il velo. Se non lo vuole fare lei, allora, lo farò io. Ho bisogno che mi indichi solamente una persona che può condurmi là… in quel punto, dove con uno scandaglio sarà possibile rilevare i fondali inesplorati. Qualcosa si dovrà pur vedere!”. Il cacciatore di mostri mi fissava immobile quasi innanzi a se avesse un pazzo furioso appena uscito dal manicomio. “Senta doctor, capisco che la sua è diventata una fissazione” replicò quasi stizzito, “ma le sto dando un grosso aiuto. Le ho detto tutto quello che sapevo e anche di più. Le ho segnalato cartine sentieri e tutto il resto, ma lei insiste nel continuare a sostenere la sua assurda vicenda. Quasi come là ci fosse chissà cosa! Abbiamo già provato noi a scandagliare i fondali, ma con i mezzi in nostro possesso non si è visto il becco di un centesimo. E allora vada pure con la sua barca e si faccia tutti i giri che vuole anche fin sotto le acque, e forse troverà sicuramente qualcosa”. “Ma io cerco gente esperta a trovare relitti, navi affondate …”, e lui: “Si… bombe!” . Lo guardai nei suoi occhi che sembravano spiritati . “Come bombe!?”chiesi allarmato .“ Non sa nulla … ma d’altronde da un inglese che viene qui sul Garda a cercare mostri non ci si poteva aspettare diversamente. Anni fa, nel corso della guerra del Kosovo, alcuni aerei americani di stanza all’aeroporto di Ghedi, in difficoltà con il rifornimento carburante scaricarono alcuni ordigni proprio nel bel mezzo del lago. L’unico piccolo problema è che quei proiettili avevano la testate piene di uranio impoverito che,come lei sa, non è che faccia granché bene alla salute .Cosi gli statunitensi si misero alla ricerca del pericoloso malloppo delimitando un bel po’ l’area di ricerca causando anche problemi alla navigazione. Ebbene tirarono su di tutto, da bombe dell’ottocento a quelle della seconda guerra mondiale a quelle… ma i due, forse tre proiettili, sembravano scomparsi nel nulla! Ecco così che lei mi sembra quello della serie di uno che cerca qualcosa e dopo trova qualcosa d’altro . Insomma,”continuò declamando il giornalista “chi ci assicura oggi che quegli ordigni non siano pericolosi per la salute? Vista poi l’assiduità con cui gli americani li cercavano. Chi ci dice che non siano dei… mostri pronti ad esplodere da un momento all’altro?”. Rimasi quasi senza parole. Ma dopo un attimo ripresi: “Ma allora questi signori americani, sanno qualcosa di quel relitto. Basterebbe loro chiedere informazioni

e …”. E Torresani.“ Eh … un bella cornamusa amico caro. Quelle ricerche sono coperte da segreto militare e cosa pensa che le mappe, i dati glieli diano a lei . Ah! vano sognatore di gloria!Vano sempre più vano! Se vuole fare qualcosa deve autofinanziarsi ma mi sembra che oramai anche il suo finanziatore , ovvero editore, da quanto mi ha accennato prima, sia al verde più di lei. Più al verde del nostro lago che sta lentamente assumendo i colori del grigio cemento”. “Cemento o no, qui mi cimento io!” . Risposi arrabbiato . “Domani parto prendo il largo”continuai. “Mi trovo un pescatore con scandaglio e analizzo tutta la zona e … vedrà, qualcosa verrà fuori …”. “E dopo si tufferà e s’immergerà nei fondali ”riprese il giornalista. E poi ironico: “Stia attento, perché qualche pesce potrebbe scambiarla per il …” . Lo interruppi. “ Attento non mi ha visto in viso? No appunto,mi sembra. Farò una ricerca subacquea che a questo punto mi pare opportuna … lei, lei magari verrà, verrà forse con me!?” . Alla mia domanda seguì un silenzio. Un silenzio che sembrava durare un’eternità. Mi pose un bicchiere di un Soave vino tra le mani . “Beva, beva questo le farà bene. Solo uno però. Se io, le dicessi come amico, che lei è un folle, non ci crederebbe neppure lei. La follia è qualcosa che appartiene a pochi ma che poi porta a scoperte impensabili per l’umanità. Pensi a Freud, Einstein,Leonardo, Caravaggio… Quanti di questi sono stati definiti folli?O geniali?Ma il genio non è follia e solo una rappresentazione di qualcosa che va fuori dagli schemi e la gente, certe volte, non riesce a capire. Io però, capisco, ma rimango sulla terra, ha capito? Questa è la mia follia. Ha capito!? Lei vada sulla luna a mescolarsi al limbo di tutti quegli eroi”. Rimasi allibito e a tutt’oggi quando scrivo queste righe di questo insolito diario, quelle parole mi risuonano ancora inverosimili e alquanto criptiche. Si rivelava nel giornalista gardesano un alter ego che aveva però molte comunanze con la mia personalità. Ma probabilmente per motivi a me sconosciuti non voleva esporsi in prima persona. Ma perché!? Perché se era stato lui ha iniziare la storia? Perché un atteggiamento di riflessione profonda che si poneva al di sopra delle parti in quel modo? Accidia?Male che come l’invidia accomuna molti tra gli esseri umani. O solo moniti paterni di un cacciatore disilluso. Ma qualcosa dentro me diceva forte che dovevo resistere anche se la storia del fantomatico pesce gigante che si aggirava nei fondali neanche più mi convinceva. Ma solo un’accurata ricerca di “quello”

che là sotto sibilava poteva rendermi ormai domo nei miei intenti.

CORSO NEI FONDALI

“Mi ascolti. Se non ha esperienza, non vada. Proprio l’altro ieri in quella baia hanno ripescato un uomo annegato”. Che il luogo fosse infido e carico di presagi era noto. Già il nome Baia delle Sirene che incantano e ammaliano la dice lunga sulle allucinazioni visuali che possono avvenire in quello specchio d’acqua. Il golfo incantevole, gemma incastonata tra i sinuosi ulivi di Punta San Vigilio, tra Garda e Torri del Benaco, dal punto di vista paesaggistico è un qualcosa di unico. Ma anche per P., l’istruttore di sub, a cui mi ero rivolto la mia intenzione d’immergermi in quella acque era un azzardo. “Senta, da quanto vedo lei non è proprio un sub provetto” disse l’istruttore. “ Per andare in quelle acque serve una certa pratica. Ci sono stati anche alcuni sub che, nonostante la loro bravura, si sono persi in quelle nebbie oscure che s’immergono nelle profondità …”. Ne sapevo qualcosa, dopo la brutta esperienza al mio arrivo a Garda ! “Guardi ” replicai “ che già ci sono stato là … è perché volevo fare un' ispezione più accurata tutto qua !”. “Ma cosa pensa di trovarci !?Uno squalo, un tesoro !?”,m’ interruppe deciso. “Ma lo sa”, proseguì, “che ci sono ate centinaia di persone. E non hanno trovato che un baratro profondo e senza luce. Per immergersi e nuotare a circa sessanta metri di profondità e più serve pratica , esperienza e allenamento perché ci sono forti correnti che potrebbero farle perdere l’orientamento e portarla chissà dove. E talune volte,la sotto possono venire delle allucinazioni. Ma se vuole rischiare, rischi allora!”. E poi riprese: “ Io le do tutto il materiale che occorre ma dopo non mi chieda di venire con lei!”. E detto questo mi piazzò davanti tutta l’attrezzatura. Certo era un bel tipo questo P. Istruttore si, ma se c’era un neofita non certo lo incentivava. E’ sicuro che la mia esperienza di sub risaliva a un corso effettuato nel corso di una vacanza premio al Mar dei Caraibi. Si, i fondamentali li conoscevo, ma una cosa era immergersi a cinque metri di profondità tra coralli marini; un conto, in verticale e un ambiente infido come

quello lacustre. Ma P. come insegnante per svezzare i miei rudimenti ci sapeva fare. In fin dei conti neppure io sapevo dove potevo arrivare . Ma almeno provare si . Nel corso delle immersioni ,sotto il lago, il mondo appariva in scala di grigi senza particolari cromatismi; sembrava in un certo modo di essere sospesi sulla variegata vegetazione algale. Rari i pesci, forse gli altri già tutti in padella, ma le reti abbondavano abbandonate nei fondali dai pescatori. In compenso al corso c’erano delle belle “pescione” o ragazze di cui una, Mary, mi ricordava la mia bella oramai “desaparecida” Suzanne. Chissà dov’era ormai andata!Sedotto e abbandonato! avo i giorni a provare e riprovare le pinne, le bombole, le fasi di decompressione mentre il maestro guidava tutto il gruppo degli anfibi come il generale Patton. Era anche divertente quel corso, è vero, ma dovevo accelerare i tempi. Il tempo più non lo permetteva. Segnavo il calendario per vedere quale fosse stata la data più propizia allo “sbarco” sul fondale. Mi sembrava di essere quasi un astronauta pronto a calare le pinne in quei mondi lunari, persi e immersi in fondo al lago. Un o corto per l’uomo un grande o per l’umanità!Mah chi lo sa. Io la luna la vedo solo da lontano e quelli che dicono che la sua conquista è stata tutta un bluff non bisogna crederci. Ma gli astronauti in genere erano in tre! E invece, la mia , mi sembrava oramai un’ avventura in solitario. Anche perché nessuno dei miei compagni di corso voleva accollarsi i rischi di un’immersione in quelle fredde acque. Neppure la storia di trovare un serpente “boa” attirava Mary, chissà perché! Forse voleva sposarsi presto e non finire fagocitata in qualche perduto antro dell’invisibile. E dire che io ero ben visibile con tutto ciò che mi portavo dietro. Con il mio bagaglio di esperienza,la mia natura di ricercatore, vivevo questa storia come una “ragionata” avventura per misurarmi con me stesso. Ma gli altri sub del gruppo non capivano,forse, il mio stato d’animo e si accontentavano di vedere quei minuscoli molluschi nei fondali. Invece, all’interno della mia muta parlavo quasi ai pesci. Non che mi sentissi un asceta. Ma solo un essere umano che cercava di comunicare con altri esseri viventi e capire come l’uomo all’interno della sua dichiarata umanità abbia potuto ridurre tutto a una sordida disumanità in cui gli altri esseri viventi sono a sua completa

disposizione. Com’è possibile tutto ciò?I pensieri fluttuavano in quelle acque … Riemersi d’improvviso .“Ma Paul si è bevuto il cervello!?”. Ero andato a sbattere sott’acqua contro la testa dell’istruttore! “Scusi non l’ avevo visto,…senta … domani io… vado, vado lo stesso”. Gli dissi deciso. E lui: “E allora vada , può fare come vuole. Le ho già detto come la penso: “Se ti senti nel giusto deve essere giusto”. Ma poi non dica non l’avevo avvertito” . E, a questo punto, vista la ridondanza della risposta mi venne in mente una frase letta in un libro di Torresani. “… non si vuole giudicare chi è giusto… il tempo dirà chi è ingiusto!”. Esclamai. Parole che ebbero un certo effetto! Perché l’istruttore scomparve improvvisamente nelle acque.

LA CACCIA E’ APERTA

Una notte tormentata. Tra abissi, draghi e storie d’amore. Già perché cercavo di sviare l’annosa attesa di quell’escursione nei fondali con qualche ragazza dei miei lontani ricordi. Pulsioni ancestrali che si accavallavano nella mia psiche in una lotta nel sonno per trovarmi poi a contare ad ogni sbadiglio le ore. Le lancette della sveglia sembravano immobili, ma in realtà, i rintocchi del campanile al di fuori dell’albergo si sentivano. Quindi il tempo fuggiva e ci si stava avvicinando all’ algida sveglia mattutina. Quanto dura il tempo nell’attimo di un istante? E’ vero nella difficoltà il tempo si dilata sembra non are mai . Di tanto in tanto il mio occhio semiaperto guardava fuori dalla finestra. Un’ alba lattiginosa sgocciolava dai tetti e sembrava, tra le calli addormentate del paese, annunciare il regno dei fantasmi. Mi giravo su quel letto sempre più stretto e guardavo al di fuori in attesa che qualcuno venisse a prendermi. Ma in realtà alla fine ero rimasto solo nella mia illusoria ricerca del mo… Non riuscivo più pronunciare il suo nome! Ma come diceva quel poeta italiano che venne nella nostra cara patria, anche le illusioni servono per sopravvivere. E poi non mi sentivo poi così tanto illuso visto che gl’indizi erano ormai inconfutabili. Ma l’attesa era forte quasi che partissi per una missione in territorio nemico. Con lo sguardo nel cielo notturno come per già trovare la strada del ritorno. Alle cinque della mattina alzai gli occhi per vedere oltre quel albergo che gran parte dell’orizzonte esclude. La piazza pareva ammantata da una coltre di neve tanti erano i luccichii di rugiada e m’incamminavo furtivamente verso il porto, dove avevo prenotato,il giorno prima, una barca a noleggio .Un piccolo cabinato che se ne stava tranquillamente a ciondolare sulle placide acque del lago. Sul molo non vi era anima a parte un gatto che miagolava solitario su un pontile. Simpatica compagnia! Con un salto mi piazzai nell’imbarcazione e dopo aver staccato le gomene dagli ormeggi, accesi il riluttante motore e presi il largo, come un contrabbandiere in fuga dalla polizia. E mentre il vento mi sfrecciava glaciale sul viso mi nascevano dei dubbi. Ma dove stavo andando? Il rimorso iniziava a salire.

Suzanne era sempre nella mia mente e sembrava quasi più viva ora che non c’era fisicamente. Ma la calma piatta che regnava sulla acque m’ inebriava come quella lontana musica di barche in movimento che giungeva di tanto in tanto confortante alle mie orecchie. Qualche pescatore a me invisibile, di lontano mi teneva compagnia con il suo vociare e questo mi faceva sentire un po’ meno abbandonato nella mia avventura . La barca fendeva le lisce acque che tagliate dalla prua sottile andavano a rifrangersi sulla quiete dei gabbiani imbiancati dai primi raggi di sole. E si levavano così d’improvviso in volo stridendomi contro per la mia insolenza. Doppiai così Punta San Vigilio e tenendomi non molto distante dalla riva per via di infidi scogli, approdai d’improvviso nella meravigliosa baia che tanti personaggi aveva incantato. Spensi il motore e lasciai la barca andare alla deriva. Guardai per un attimo nelle acque per scrutare se oltre quel buio e profondo baratro scuro s’intravedeva qualche barlume di luce, ma solo l’oscurità imperscrutabile dominava. Posi l’ancora a circa ottanta metri da riva. Tutto sembrava immobile come se si fosse fermato il tempo. Non vi era il benché minimo movimento sulla superficie da rendere lo specchio lacustre simile a un tappeto da jet set .Ma l’unica differenza era il colore intenso di quella coltre. Sembrava quasi che da quelle piatte acque dovesse sbucare all’improvviso proprio quella cosa che tanto mi affascinava. Da quello scuro olio nero come pietra lavica, raggi cerulei salivano, a intervalli di tempo, come grosse bolle d’acqua. Il fenomeno dapprima lieve stava prendendo proporzioni sempre più consistenti tant’è che sembrava quasi che là sotto, ci fosse una pentola sul fuoco . “Un fenomeno veramente strano pensai tra me! Sarà qualche pesce in padella!”, pensai divertito. Ma forse questa mia ironia serviva anche per togliere quel pizzico di tensione che mi aveva preso prima di cimentarmi in tale impresa. Mi vestii così di tutto punto di muta e maschera. Alzai le bombole che sembravano pesare più del solito. Guardai il cielo sopra la mia testa come quasi fosse l’ultimo sguardo su quel paradiso che mi sovrastava. “ Tutto procede”, pensai tra me per darmi coraggio. Ma cos’è che all’uomo fa scrutare i più profondi abissi? Un modo per trovare spiegazioni all’inspiegabile mistero? Non so, certo che in quel momento tutto solo nella mia lucida follia, in quel baratro d’acqua gli affetti più cari mi

mancavano. Ma il tempo scorreva: “Andiamo!”. E postomi lo snorkel sulle labbra mi tuffai in quelle gelide acque dove venni avvolto da quella massa liquida come fosse una viscida piovra che lentamente m’ ingoiava. Mi misi in assetto di discesa e lentamente iniziai a calarmi là dove tempo prima ero precipitato spinto da chissà cosa. La mia torcia non serviva a granché visto che inizialmente si riusciva a perforare quel muro di oscurità solo per circa mezzo metro. Facevo si fatica ad orientarmi ma nella peggiore delle ipotesi mi tenevo collegato all’ imbarcazione tramite una corda. Oramai, al di sopra di me non si vedeva più nulla. Solo in quella notte senza stelle e senza più ricordi, scendevo sul limitare delle pareti per cercare di ritrovare quella rete che mi aveva terrorizzato nella mia prima escursione sulle acque. Non era poi così semplice, ma doveva per forza esserci! Ma d’improvviso, sui trentacinque metri di profondità, colsi distante un bagliore che rischiarava le acque. Un allucinazione visiva ? Che poteva essere? Ciò mi appariva impossibile. Forse la miscela delle mie bombole non andava? Nonostante i dubbi che mi salivano al cervello mi mossi trasversalmente scendendo lentamente verso il fondo, in parallelo a quella luce che però… scomparve repentinamente. Non sapevo cosa pensare. Ero quasi pronto a risalire, per uscire dalle acque. Non poteva essere! Ma venni trattenuto proprio da ciò che cercavo. Muovendo le mani in avanti trovai sulla parete subacquea quella rete! La osservai attentamente toccandola lentamente. Era certamente un manufatto, molto vetusto, visto che non era di quelli recenti in nylon. Copriva le rocce inabissandosi nei fondali. Seguii quel filamento quasi fosse un filo di Arianna per condurmi in quel labirinto oscuro nel profondo della baia. Ad un certo punto le maglie di quello strano arnese si divaricavano spezzate in due tronconi. Decisi di seguire quello a sinistra che mi portò alla prima incredibile scoperta. Nettamente si stagliava,davanti a me, incastrata nelle rocce una carlinga di un aereo! Era forse della seconda guerra mondiale. Su di un lato vi era una scritta coperta dalle incrostazioni. Ma rimuovendo con le mani quella patina scorsi

chiaramente il nome: RAF ovvero:“Royal air Force”. L’aviazione inglese! Un aereo della seconda guerra mondiale dunque in quelle acque!Mi sembrava di essere così vicino alla mia cara vecchia Inghilterra. E per l’assurdo in quei fondali sperduti! Ma non era il momento dei ricordi. Girai così attorno alla carlinga e trovai un buco per infilarmi in essa. Oramai infervorato dalla scoperta avevo persino dimenticato quelle luci viste poco prima. Ma subito allungando la torcia sul posto di guida del velivolo sommerso mi si parò, spostando un fragile diaframma, l’inimmaginabile:uno scheletro reclinato sul davanti con il “cranio” al di sotto il “parabrezza”. Un repentina ansia mi attraversò il corpo. Presi la via dell’ uscita da quell’antro perché quello che avevo visto non era certo frutto di un’allucinazione. Ma qualcosa di più terribile stava accadendo. D’improvviso l’aereo iniziò a muoversi in quei fondali melmosi. Mi trovai così dentro l’abitacolo a roteare terrorizzato. D’improvviso quello scheletro che giaceva immobile da anni, come rianimato da quello scossone improvviso,mi piombò addosso come per abbracciarmi. Orrore! Riuscii a respingerlo con una manata tale che si spezzò in due parti come fuscello. Nella manovra disperata mi si staccò repentinamente l’erogatore dalla bocca. Cercavo di non ingoiare acqua. Dopo due tre tentativi vista la concitazione riuscii a rimettermi lo snorkel. Quella “macchina infernale” in cui ero rinchiuso, intanto girava come una scheggia impazzita e disperato più che mai, dopo aver inforcato con il corpo il parabrezza infranto della cabina di pilotaggio, riuscii ad uscire e cercar riparo sotto uno spuntone di roccia che strapiombante calava sulla mia testa. Avevo il sangue che ribolliva e lacerazioni ovunque sulla muta e nel corpo. Faticai non poco a calmarmi e a ritrovare la concentrazione. Mi trovavo prossimo al fondale. L’indicatore di profondità, al mio polso, però si era praticamente fracassato ed era oramai diventato inutilizzabile. Innanzi a me dopo il polverone lasciato dall’aereo impazzito si diradava la nube sollevata da quel lago moto. Forse una scossa sismica potente aveva sconquassato il lago e fatto scivolare l’aereo in quel baratro. O forse i miei stessi movimenti avevano dato il primo moto per frangere l’equilibrio di una carlinga già posta in bilico. I rari pesci attorno sembravano scomparsi.

Ma il nero delle tenebre m’impediva di vedere oltre il raggio d’azione della torcia che per fortuna ancora illuminava. Dovevo subito risalire. Oramai avevo visto anche troppo! Ma la sorte talune volte gioca degli strani scherzi soprattutto a chi si avventura nei luoghi più pericolosi. Tirando il cavo di collegamento con la barca in superficie questo mi si “sciolse” tra le mani. Si era spezzato! Che sventura! Come potevo ora raggiungere l’ imbarcazione e la salvezza!?Ero come un topo in un buco dove non potevo vedere vie d’uscita. Feci come per muovermi ma sentii un dolore lancinante al piede. Guardai in basso:la pinna destra si era come ridotta ad un moncherino. Una grossa abrasione sulla gamba lasciava trasparire un ematoma. Una situazione terribile anche perché non avevo il benché minimo riferimento di dove mi trovavo! Allungai le mani sopra la roccia per aggrapparmi e risalii lentamente di qualche metro. C’era come uno sbalzo dove lo spuntone finiva improvvisamente, puntai la pila per far luce e innanzi a me si parò una scena inaspettata. Un timone intriso di alghe! E più avanti si notava quella che poteva essere la coperta di… una nave! Mi mossi meravigliato “planando” lentamente su quel vascello. Era certo un’ imbarcazione molto lunga. Muovendo la torcia notai quelli che sembravano i resti della pala del motore. Ma la mia meraviglia crebbe all’improvviso quando notai un grosso squarcio che tagliava improvvisamente lo scafo a metà. M’introdussi all’interno e subito una forza inaudita m’investì. Il fiato mi andò in gola e innanzi ai miei occhi spalancati si presentò una nube oscura che mi travolse con violenza impressionante: era un gigantesco… banco di pesci! Ogni movimento in quelle acque perigliose ,dopo quanto successo, generava timore. Per calmarmi nuovamente mi ci volle non poco . Controllai così il gas residuo. Avevo ancora altri dieci minuti per rimanere in quegli angusti anfratti. I dieci minuti più terrificanti della mia vita! Andai oltre, guardai ancora nell’oscurità e scorsi, poste vicino ad una paratia,

delle casse che all’apparenza sembravano chiuse da delle corde. A quel punto, viste le condizioni in cui ero, potevo cercare di riemergere. Ma la mia inarrestabile curiosità mi spinse oltre, a vedere dove forse prima nessuno aveva mai osato arrivare. Tagliai con il mio coltello le corde . E notai con stupore che erano di non vecchia fattura. Com’era possibile ciò? Smossi il coperchio di uno degli involucri, inserita in una fessura c’era una chiave. La presi con la mano e istintivamente la girai come per aprire una porta e questa si spezzò. Guardai sorpreso il frammento rimasto nel palmo della mano. Era del tutto simile nella forma a quello che avevo trovato nella grotta sul Luppia! Quegli intarsi finemente lavorati si… erano inconfondibili! Ero vicino alla soluzione del mistero? Cercai per far leva con un arnese qualcosa che potesse aiutarmi ad aprire quella cassa. Cercando nelle oscurità rovistando quasi alla cieca lo trovai. Un bastone all’apparenza. Ma quando lo presi tra le mani questo si sgretolò. Guardai meglio i resti di quel legno andolo lentamente davanti alla maschera. Era un frammento osseo!Dico che si fratturava in quel modo. Lo gettai inorridito. Rovistai ancora nella melma che riempiva quello scafo imbalsamato e spuntò un pezzo di ferro. Feci così leva sulla cassa e forzando con sempre più decisione improvvisamente il coperchio si aprì catapultandomi, per il contraccolpo, all’indietro. Rimasi a guardare stupito. Una luce emerse dalla cassa dapprima flebile, poi più forte e intensa. Mi avvicinai e toccai. Erano monete che in apparenza, alla luce della pila, sembravano d’oro. Possibile!? Solo alcune brillavano però… Le altre erano ricoperte di un intenso strato di alghe. Le guardavo incantato. Vidi anche degli antichi anelli. Ne presi uno tra le mani. Lo ripulii un po’. E notai alcune lettere incise. E lessi allora: “ una not… romantica… sul lago …” . “Si… romantica!Ma quale!? Qui è una Caienna!”.Pensai. Ma quella frase mi riportò alla memoria l’episodio che mi era capitato a Verona .Già! La spilla che mi era rimasta attaccata ai vestiti dopo la fuga. La frase della dedica era pressoché identica! Ma com’era possibile?Un tesoro nascosto? Ero allibito. Non ci pensai più di tanto. Ma se ora non avevo trovato ciò che cercavo, il mostro, avevo però trovato l’oro!Ero ricco!Si ma chi se ne importava! Dovevo

risalire al più presto altrimenti sarei rimasto là sotto, con quel tesoro, nei secoli a venire. L’ossigeno si era ormai ridotto al minimo. Ciò era probabilmente anche provocato dall’accelerata respirazione che avevo e dalla concitazione del momento. Mossi così la torcia verso lo squarcio della nave da cui ero entrato e presi la via della risalita. Dovevo stare attento però e seguire le fasi di decompressione, fermarmi a intervalli regolari e non lasciarmi prendere dall’agitazione. Nel frattempo mentre fluttuavo in quello spazio siderale vidi nuovamente quel bagliore che alla mia entrata in quelle acque mi aveva allarmato. Era quella luce di prima!? “La solita allucinazione … rieccola!” dissi tra me. Volevo non farci caso e nuotavo velocemente . Ma la luce lentamente diventava sempre più forte. Era ciò possibile? Si avvicinava sempre più, sempre più vicina e terrorizzante…come uno spettro… “Ehii!” mi uscì un urlo sordo rappreso dalla maschera. Una punta di ferro mi ò ad un palmo dal naso è andò a schiantarsi nello scuro vuoto… alle mie spalle! Puntai la pila e notai nettamente la sagoma di un sub con un coltello in mano che mi veniva contro. Mi arrivò addosso. Cercai di fermarlo ma sentii una fitta nel quadricipite femorale. Il coltello scagliato da quell’essere mi era penetrato in una gamba! Un dolore pazzesco! Con le forze residue che mi rimanevano presi la torcia e la scagliai a tutta a forza sulla testa dell’aggressore. Eravamo avvinghiati in una lotta animale in quelle profondità. Assurdo!Ma per cosa poi?Cosa avevo fatto a quell’ “uomo” per meritarmi ciò. La ferocia istintuale degli esseri umani nasce in genere per la difesa di un territorio. Ma là sotto cosa c’era così importante da difendere. Il… tesoro? Non ebbi tempo allora di pensare a queste cose. Il mio ignoto avversario infatti dopo un attimo di smarrimento cercò di riarmare velocemente la fiocina e l’ operazione gli riuscì bene tanto che mi puntò nuovamente l’arma per colpirmi. Partì un nuovo colpo che mi ò vicino al

collo e proseguì perdendosi alle mie spalle. Assistei dopo ad una scena terrificante e incredibile a dirsi. Il sub che voleva uccidermi veniva trascinato verso i fondali da una forza a dir poco misteriosa. Mi girai e vidi una grossa e veloce massa oscura che si muoveva. Il cavo della fiocina conficcata nel “fianco” di quella cosa che si muoveva verso il fondale, teneva legato il sub che veniva trascinato nell’abisso da quell’essere. Non so che fine fece quel maledetto… attentatore. Ma per me la sua uscita di scena fu la mia salvezza.

Stordito da quanto accaduto, cercai di concentrare le mie residue forze per la risalita. Lentamente, sopra a me, bagliori di luce filtravano sempre più intensi e l’eterea luce del giorno mi riportava la gioia,ancora poche bracciate e colpi di pinna per rivedere la luce del sole. Mi sembrava di essere come resuscitato dall’oltretomba. Gl’inferi dopo quello che mi era successo erano però poca cosa. Era una giornata splendida sul lago con uno sfavillare di fiammelle di luce sulle onde increspate dal vento. In superficie mi accorsi che mi trovavo parecchio distante da dove avevo lasciato la barca. Ed era oltremodo difficile raggiungere la piccola baia viste le forti correnti che prossime alla rada del promontorio, imperversavano. Mi lasciavo così trascinare come un tronco d’albero dalle onde, ma la costa sempre più si allontanava. Sganciai così le bombole di ossigeno oramai inutili in quelle condizioni, lasciandole andare al loro destino per cercare poi di muovermi al meglio nuotando. Un duro e difficile distacco. Anche perché mi erano state protettrici nelle mia peripezie. Le guardavo andare lentamente sulle acque che le avvolgevano inesorabilmente. Le mie forze erano ormai finite. L’unica speranza era che dei pescatori di aggio mi vedessero. Ma nessuno sembrava arrivare tra i flutti lacustri.

Ci pensò ad un certo punto la fortuna a cambiare le cose. Vidi a circa cinquanta metri dal mio naso una specie di lampada galleggiante. “Devo farcela” dissi tra me “se sono uscito da quel baratro ci sarà un motivo, non può certo finire così!”. Mi mossi per raggiungerla. Dopo sforzi inauditi mi aggrappai come un figlio alla madre, a quel galleggiante vagante. “Non molto spazioso ma meglio che niente!” pensai tra me. Era una boa luminosa per la segnalazione delle reti. Ero così li appollaiato da diverse ore a contare i pesci che mi saltavano innanzi agli occhi e i gabbiani che calavano in picchiata. La stanchezza era enorme le ferite dolevano e rischiavo di essere nuovamente risucchiato dalla mostruosa oscurità del lago. Mi slacciai allora la cinghia della muta e facendola are sotto ad un sostegno della lampada mi legai saldamente ad essa come fossi uno speck appeso. Era ormai il tardo pomeriggio,quando ad un certo punto, qualcuno decise di porre fine alla mia avventura. Un rumore di un natante si faceva sempre più forte e si avvicinò sino a pochi metri dalla boa luminosa . “Ehi! le sembra il posto per il prendere il sole!”. Sentii una voce alle mie spalle. “Mi sente, signore mi sente!?”. Si lo sentivo. Ma la stanchezza e l’emozione di quel momento mi avevano praticamente tolto le parole dalle labbra. “Eh, ca… capo …avo da queste parti!”riuscii a dire . Mi caricò poi sulla barca che filava liscia su quelle acque ormai d’olio e senza più onde, verso la salvezza . “Ma guarda te” disse il pescatore ridendo “qui non si pesca più niente, ma oggi ho pescato … un pesce grosso! Ma cosa ci faceva in mezzo al lago, un pisolino?”. Accasciato con le gambe distese ,alzando lentamente la testa, risposi. “Ma sa, cosa vuole bisogna fare un po’ di movimento per mantenersi in forma” . “Già si vede! ”. Sibilò poi sornione il marinaio. Comunque non rivelai nulla di quello che era successo . Penso che non mi avrebbe mai creduto. “Sa mi ero deciso a fare un immersione e dopo per un accidente, ho perso il contatto con la mia barca e mi sono perso …”. “Ah !” rispose lui con un ghigno sardonico “può accadere! Ma non è certo conciato bene!”. Ma forse non credeva a quello che raccontavo . Dissi poi, anche se penso non servisse farlo presente, di riaccompagnarmi a riva.

Quando arrivammo sulla costa fu però molto generoso con me. Mi regalò pure un maglione (un po’vetusto) . “Senta”, mi disse, “lei vuole tornare a casa con le pinne? Prenda questi zoccoli suvvia ”. Un regalo che mi fece immenso piacere visto che non avevo le doti di un’ anatra. “Grazie, grazie risposi le manderò un bonifico!”. “Ma quale bonifico!” replicò. E ridendo: “La prossima volta che va a fare il bagno si leghi meglio la barca! E stia attento ai pescatori e ai pesci ! Ah… Ah… Ah…”. “Certamente meglio evitarli e … basta!”, ribattei. Non lo dimenticherò. Anche perché il Caronte che mi trascinò fuori dal quell’inferno, nella sua insolenza, era anche spiritoso.

LA MIA STORIA

Il lago non è l’abisso. Ma si trasformò in tale visto l’evolversi di una serie di eventi collaterali e imprevedibili. Ora volavo libero verso i cieli dell’Inghilterra. Il mio aereo era partito all’orario prestabilito e guardavo giù in lontananza quelle acque che ai miei occhi fuggivano. Quei pescatori che rimestavano le reti in quella misteriosa baia dove nascondevano un loro tesoro, fantastico e orribile in quei fondali, sperso nei baratri. Un tesoro a cui qualche essere gigantesco faceva la guardia. Loro avevano timore … paura che qualcuno potesse rubare quella loro fonte di ricchezza più grande. Il lago pauroso e affascinante nello stesso tempo! Anche la pesca è un tesoro e serve tutelarla visto che le acque sono sempre meno pescose. E la storia del mostro? Una voce, una leggenda che si tramanda dalla notte dei tempi. Ma chi aveva posto in giro quelle voci della Chimera, forse sapeva di quell’imbarcazione sommersa con quel tesoro nascosto. Ma oramai quei pescatori erano scomparsi e altri, ignoti, avevano preso il loro posto e s’immergevano per carpire qualche “gioiello” dalle profondità, incuranti del pesce gigante. Ma il “Big fish” era forse quella massa oscura che aveva trascinato il sub? Forse! Ma anche questa è rimasta solo un’ipotesi,un sipario che non avevo più voglia di alzare. Io non conoscevo i nomi dei responsabili di quanto mi era accaduto in quei giorni. Ma quello spietato teatro lo volevo dimenticare. Dove l’uomo era in definitiva cacciatore dei suoi simili. Ero in volo su quell’ “oceano” dove avevo trascorso alcuni dei momenti più avventurosi della mia vita, e il sole si perdeva confuso tra le luci dell’alba. Ero

certo di ciò che avevo visto e vissuto. Come può il sogno confondersi col reale? La realtà era quella che mi riavvicinavo a ciò che sembrava perduto. Le mani di Suzanne, il suo viso, il suo corpo… mi mancavano. E lei ancora mi aspettava dopo avermi lasciato andare. Aveva capito che un amore non si può legare,ma talune volte si deve abbandonare… per poi continuare…più forte di prima. E’ così è la vita dove ognuno ha bisogno di costruirsi, in certi momenti, la propria esistenza. Ed io avevo difeso la mia. Lei, non la potevo dimenticare … in quella mattina aggrappato alla luna nelle acque silenti del lago. Un lago dai mille volti. L’ ambiguità di un essere fascinoso che può rivelarsi come il canto delle sirene che attraggono il viandante nel suo inarrestabile peregrinare. La riva era stata raggiunta. E davanti a miei occhi riflessi in cristalli di vetro vedevo rosee nubi diradarsi sempre più verso quel posto nascosto che conduceva a quella casa, entro l’anima mia … Oramai mi sentivo ricco … d’esperienza, arcani messaggi e labbra su cui posare le mie. Adesso conosco il profondo … lasciatemi sognare, ho una storia da raccontare …

PAUL DOGERTY FLYAN vive tra l’Inghilterra e l’Italia. Noto per i suoi studi e ricerche ha scritto diversi saggi su storie al confine col mistero. Autore di video è altresì organizzatore di conferenze su fenomeni spaziali e avvistamenti di oggetti non identificati.

LA TRAMA DE L LIBRO

Un giornalista inglese(Dogerty Flyan) esperto di misteri, incuriosito da alcuni filmati apparsi su internet decide di recarsi in Italia sul lago di Garda dove sono stati effettuati alcuni avvistamenti di un pesce gigante(il mostro) che negli anni 60’ era stato avvistato da alcuni pescatori nella baia del sirene di Garda. Inizia così la sua ricerca cercando d’intervistare due filmakers che hanno avuto un’avventurosa esperienza sul lago mentre effettuavano il reportage sullo strano essere delle acque. Nel frattempo una ragazza tedesca (Suzanne) s’innamora del giornalista inglese e lo segue nelle sue più rocambolesche peripezie sin sui monti del Garda. C’è qualcuno che però vuole impedire la ricerca di Flyan e cerca di attentare il giornalista che si trova sovente in situazioni ad alto rischio. Dopo giorni di ricerche la fidanzata abbandona Flyan, come pure l’editore si rivela titubante nel finanziarlo. Il giornalista rimane così senza soldi e cerca di recuperare qualche obolo dalla famiglia in Inghilterra. L’editore lo mette infine alle strette e Dogerty decide di giocare il tutto per tutto e effettuare un’immersione nella baia delle sirene per trovare la prova di quanto intuito. In un finale da thrilling Flyan alza il velo all’annoso mistero Un giornalista inglese sulle tracce del leggendario mostro del lago avvistato dai pescatori e che poi, in tempi recenti, è stato oggetto di un documentario da parte di due filmakers. Una ricerca incessante con imprevedibili colpi di scena che porterà lo scrittore ad altre scoperte. Una ricerca negli abissi delll’animo umano.