Claudio Apone
Orbital Hotel
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Table of contents
PREFAZIONE
Ero troppo piccolo perché l'evento lasciasse in me ricordi nitidi; un anno e mezzo o poco più. Dai racconti dei miei so che quella sera eravamo dai nonni materni in campagna: non in una borghese residenza estiva, ma in un umile casa di coltivatori diretti in pensione. Non c'era il bagno, nemmeno fuori. I bisogni fisiologici si facevano nel canale di scolo della stalla ormai orfana di animali. Però c'era la televisione. Davanti ad essa, in una notte del luglio 1969, le bocche spalancate della mia famiglia al completo guardavano Armstrong (Neil) lasciare per sempre l'impronta del proprio piede sulla polvere della luna. Mio nonno scuoteva la testa: "Non è vero…". Il vecchio contadino saggio, dotato di intuito e intelligenza non comuni, non poteva credere a tale enormità, e non ci avrebbe creduto fino alla morte sopravvenuta cinque anni dopo; per lui era troppo, quegli ometti con le tute bianche che zomperellavano leggeri non potevano essere arrivati fin lassù, non potevano camminare su un pianeta, un satellite, un meteorite o un sasso che non fosse la cara vecchia terra. E invece tutto il mondo era unito davanti ai teleschermi a guardare quel portento della tecnica e della volontà umana, quel sogno che si realizzava dopo anni di guerra più o meno fredda tra i due blocchi, combattuta anche sul fronte propagandistico della conquista dello spazio. Chiunque fosse arrivato primo, quella notte là sopra non c'erano gli americani ma c'era l'umanità intera. Forse è per questo che l'ambientazione turistico-spaziale di Orbital Hotel mi ha messo di buon umore: quanto sarebbe bello stare in un gigantesco albergo orbitante e guardare dall'alto le piccole miserie umane, l'odio, le intolleranze, i ciechi fanatismi. Tutto così piccolo, tutto così relativo, solo un piccolo pianeta azzurro e
tutt'intorno la volta celeste e lo spazio infinito: in sottofondo una canzone e insieme ad Armstrong (Louis) poter cantare ancora…
"And I think to my myself, what a wonderful world…".
MAX PEZZALI
P.S.- Anche a me è capitato di dire "Non è vero…" guardando due torri colme di persone franare al suolo. E come nel 1969, là dentro non c'erano americani. C'era l'umanità intera.
ORBITAL HOTEL
CAPITOLO PRIMO Tsuna, il Consigliere Personale del Quarto Presidente, seduto alla consolle stava confermando in video i piani di volo dal grande studio presidenziale quando il giovane Yuky fece il suo ingresso nella stanza con la solita camminata svogliata. Quella che tutti giudicavano poco adatta al figlio dell’Amministratore Unico della terra e di tutti i pianeti conosciuti. Yuky scivolò silenziosamente tra le enormi scrivanie di marmo rosa, stracariche di mappe stellari e altri documenti, fermandosi a pochi metri da suo padre. Proprio alle sue spalle: Quasi volesse tentare di sorprenderlo. L'uomo se ne stava in piedi silenzioso con lo sguardo fisso verso il cielo dinanzi
alla vetrata panoramica che illuminava tutto il grande salone. L’uniforme bianca, di foggia semplice e senza fregi, che indossava per l’occasione e la lunga chioma dello stesso colore gli conferivano un aspetto pacifico e rassicurante. Dozzine di puntini luminosi multicolori sfrecciavano velocissimi nel firmamento in tutte le direzioni facendolo assomigliare ad un gigantesco videogame . -Ho visto molte cose straordinarie durante la mia lunga vita…Ma questo resta ancora uno degli spettacoli più belli cui io abbia mai assistito.-disse improvvisamente l’uomo quasi avesse avvertito telepaticamente la presenza del figlio. -La volta celeste….Non saresti tentato di stare ad osservarla per ore intere anche tu figlio mio?-Beh..Non esattamente-rispose Yuky con sarcasmo-Vuoi sapere cosa mi ricorda il cielo, ogni volta che lo guardo? …..Un anguria…Una succosa…enorme…dolce…mezza anguria.-Mi domando spesso-disse il padre indispettito-se faccio bene ad ostinarmi a farti proseguire gli studi…O se non fi meglio ad inviarti a fare il minatore su Urano. Sono sicuro che nella seconda ipotesi il tuo senso dell'umorismo si ridimensionerebbe in poche ore. -E' il tuo consigliere Tsuna a fornirti queste belle intuizioni?-Tsuna è saggio..Tu un'po’ meno…Ma ora basta polemiche..Perché non parti con me invece….E' la prima vacanza che mi concedo da anni…e mi renderesti felice figliolo.-Sono dispiaciuto padre ma preferisco andare a sciare con la principessa Fabiola e ..e poi sai che con te e i tuoi burocrati mi annoierei a morte.-Beh! Quindi rinunci ad una vacanza su Kankoh-Maru...il pianeta dei divertimenti?-disse il Quarto Presidente rivolgendosi figlio con aria grave-..E’ una decisione assai stupida!-
-Padre, perdonami ma ho deciso così: e poi partiamo domani.-Fareste meglio ad interessarvi dei vostri studi invece di occuparvi solamente delle ragazze e di scorazzare in lungo e in largo per il cielo della città...voi e il vostro degno amico Toogi.-Tuonò all'improvviso un'altra voce dal fondo dello stanzone. A parlare era stato Tsuna, ormai da anni consigliere personale del Quarto presidente. Yuky non rispose nemmeno ma si limitò a fulminarlo con un occhiata ed ad abbandonare la grande sala. Quei due non si erano mai piaciuti. Sempre bardato, estate ed inverno, nella lunga palandrana nera con il collo di pelliccia, che gli copriva anche la punta dei piedi, Tsuna era una di quelle persone che mettono sempre un’pò a disagio quando ti si rivolgono . Inoltre, il volto così scarno da farlo assomigliare ad un teschio ed il cranio pelato, liscio e lucente come una sfera di cristallo, non contribuivano senza ombra di dubbio a migliorarne l’aspetto. Anzi! Tsuna non lo sentivi mai arrivare. Ad un certo punto ti giravi e te lo trovavi lì che ti fissava muto. Questa sua particolarità, negli anni aveva creato intorno alla sua figura un alone di mistero che lui alimentava ivamente non smentendo ne confermando, aumentando così di molto il suo potere e il suo carisma. Nonostante l’aspetto pareva fosse un buon consigliere, al Quarto presidente piaceva, e ciò bastava. Tutti lo temevano: era il numero due della Space Colony Enterprise, che equivaleva a dire essere il numero due al mondo. Già. Perchè la S.C.E. non era una azienda qualsiasi. La S.C.E. governava il mondo.
Nel 2279 un gruppo di industriali tedeschi e giapponesi fondò la “Space Colony Enterprise” il cui obbiettivo primario era quello di condurre programmi di robotica, esplorazione e colonizzazione spaziale. Il tutto con capitali rigorosamente privati. Esordì inaugurando i primi voli di linea verso la Luna e con missioni di o ad altre aziende che commerciavano in materiali speciali quali ad esempio: rocce basaltiche da Marte e materie prime per la produzione di isolanti termosonori. A quell’epoca la tecnologia evolveva velocissimamente ed in pochi decenni la Space Colony Enterprise divenne leader incontrastata del mercato della progettazione, costruzione e lancio di stazioni orbitali permanenti multiuso. Capitalizzando cifre incalcolabili diventò una vera e propria minaccia per i governi di tutto il globo che tentarono con ogni mezzo, ma invano di contrastarla. Dopo soli 160 anni dalla sua creazione, la società aveva raggiunto il suo obbiettivo primario e cioè la creazione di un nuovo ordine mondiale. Sostituendo, in modo lento ma inesorabile i governi della terra con dei consigli di amministrazione superefficenti che facevano capo ad un solo uomo, si era venuto a creare uno stato modello, tecnoburocratico, dove i bisogni di tutti venivano assolti dalla S.C.E. La ricerca di nuove forme di vita, oltre quella terrestre, che fù la vera ossessione dell’uomo all’inizio del terzo millennio, non aveva sortito nessun esito, ma la colonizzazione dell’universo, resasi necessaria dal crescente bisogno di spazio dovuto alla sovrapopolazione, aveva fatto in modo che centinaia di enormi stazioni orbitanti, delle vere e proprie città, fossero inviate nelle zone più avanzate della galassia. Kankoh-Maru-meglio conosciuta come Hotel Orbital- era una di queste.
In orbita geostazionaria sulla terra, era una via di mezzo tra un villaggio vacanze e un parco divertimenti, meta ambita ed esclusiva di chiunque volesse-
potendoselo permettere- concedersi una vacanza da sogno. Poteva ospitare circa 5000 persone ed al suo interno conteneva tutto ciò che può servire a svagare: dai campi da calcio e tennis, alle piscine a gravità Z. Dai ristoranti alle discoteche. Dalle eggiate, anche loro a gravità Z. E naturalmente alberghi, stadi, ippodromi e casinò. E giardini botanici pensili pieni zeppi di vegetali, alberi e specie che sulla terra non esistevano più da secoli. Fino ai locali notturni, astropianobar pieni di donnine simpatiche e le grandi sale panoramiche da cui attraverso le enormi vetrate circolari si poteva are ore a mirare il paesaggio del cosmo, galleggiando comodi nell’aria in totale assenza di peso. Nel 2439, la SCE, per mano del suo capo indiscusso, il Quarto Presidente, governava la terra e tutto l’universo conosciuto. La sopravvivenza media dell’uomo era aumentata del cinquanta per cento e i conflitti sociali erano un vago ricordo di epoche oscure. Tutto funzionava come un orologio svizzero ma nessuno ricordava più cosa fosse stata la Svizzera. Le prime stazioni orbitanti non erano invero un gran che comode. si trattava sopratutto di laboratori-magazzino e alloggiamenti per operai e tecnici che si occupavano della conduzione delle miniere planetarie. Le stanze in cui alloggiavano non erano vere e proprie stanze ma bensì scomodi cilindri modulari prefabbricati connessi tra di loro da corridoi flessibili: era un’pò come vivere su di una barca in tempesta. Con il are degli anni invece vennero create città orbitanti piene di ogni confort e stazioni dedicate esclusivamente allo sport e al tempo libero, proprio come Hotel Orbital.
Quel giorno Yuky iniziò a convincersi del fatto che ci dovesse essere una congiura ai suoi danni: prima i rimproveri di Tsuna ed ora quella capricciosa della principessa Fabiola che non si faceva trovare. La cercò ovunque: nella palestra tridimensionale, al centro abbronzatura via cavo e in tutti quei posti dove và una ragazzina frivola a farsi bella, ma nulla da
fare. Pareva essersi disintegrata chissà dove. Solo a tarda sera, dopo essersi appostato dinanzi a casa di lei, riuscì a parlarle. -Finalmente Fabiola...è tutto il giorno che ti cerco..si può sapere dove sei stata?La pelle ambrata e i lunghi capelli corvini tradivano le origini indoeuropee della giovane principessa: bellissima nel suo sari azzurro finemente lavorato con dei fili dorati. Degnò Yuky di un’occhiata distratta. -Ho fatto solo un’pò di compere..non è mica necessario che ti arrabbi sai!-Manca un giorno alla nostra partenza e tu non ti fai trovare!?!-rispose Yuky stizzito. -Già. A proposito, volevo dirti che non posso partire con te....non mi ricordavo più di aver promesso a mia cugina che avrei trascorso con lei le vacanze.....Yuky divenne furibondo-..E me lo dici il giorno prima?-Te lo dico ora perchè me ne sono ricordata solo ora.- rispose lei noncurante del volto di Yuky divenuto paonazzo per la rabbia. -E questo? Ti costava fatica tenerlo ?-continuò il giovane indicando il videotelefono da polso della principessa-E’ tutto il giorno che tento di mettermi in contatto con te!-Beh ..si vede che si è spento per errore...e adesso ti lascio: Ne riparleremo quando sarai meno nervoso..hai una faccia !?!Detto ciò scomparve senza aggiungere nulla dietro il grande portone scorrevole dell’ingresso della sua villa. Avrebbe voluto torcergli il collo Yuky a quella gallina capricciosa. No. Non era vero: Yuky si adirava sempre per i capricci di Fabiola ma le voleva così bene da perdonargli sempre tutto e lei lo sapeva perfettamente e per tale motivo si permetteva di tanto in tanto di fargli perdere le staffe. In ogni caso
anche se a volte non sembrava, anche Fabiola teneva molto a Yuky. Si erano conosciuti piccolissimi a quei noiosi ricevimenti ufficiali che di tanto in tanto la Space Colony Enterprise organizzava nei giardini di “Deccan Queen” la meravigliosa villa, residenza estiva del Quarto Presidente. Yuky in quel posto trascorreva le vacanze estive sempre da solo ma nelle occasioni ufficiali la grande villa si riempiva di personalità che arrivavano da tutto il globo e tra le altre arrivava sempre il Reggente di India e Siam di cui Fabiola era figlia. Quante bellissime giornate avevano trascorso rincorrendosi attraverso i labirinti floreali del grande parco. L’affetto che li legava aveva dunque origini lontane. Ma il vero amico di Yuky era Toogi, figlio di un amministratore del Quarto Presidente: insieme, fin da ragazzini ne avevano combinate di tutti i colori diventando la vera spina nel fianco di Tsuna che tentava sempre di tenerli alla larga da lui e dal Presidente. Ora che era stato piantato in asso da Fabiola urgeva una soluzione immediata al problema vacanze estive: non gli aggradava proprio l’idea di trascorrerle giocando a Pacinko con la servitù nel palazzo presidenziale.
Comodamente allungati sopra due cuscini massaggiatori nella grande sala giochi, Yuky e Toogi riflettevano alacremente sul da farsi e per aiutarsi sorseggiavano, in religioso silenzio, dei centrifugati di frutta verdura. -Ti ha fatto fesso un’altra volta la principessa indiana!-disse Toogi sorridendo e rompendo il lungo silenzio dei due. -Non me ne parlare..la strozzerei quella gallina!-Dici sempre così..ma poi quando ritorna e sgrana i suoi occhioni sei subito pronto a diventare nuovamente un agnellino-Toogi! Lascia perdere...è meglio che pensiamo a dove andare in vacanze! -Esatto!-rispose Toogi scattando in piedi-Potremmo andare....a sciare ai Campi
Gravitazionali. Sai che sballo! Svolacchiare tutto il giorno sui turboski..e poi...e poi è pieno di ragazze la sera.-Toogi, ci siamo stati mille volte..allora tanto varrebbe affittare un minisommergibile e andare ai laghi Chinathlon.-Baaah! Lì è una noia mortale...perchè invece non ce ne andiamo sù KankohMaru, con la scusa che c’è tuo padre godremmo di ogni agevolazione e lassù c’è ogni tipo di divertimento e migliaia di localini spinti.-Dimentichi un paio di cose Toogi: primo, che trovare una navetta che ci porti e una stanza da qualche parte sarà quasi impossibile...Sarà tutto esaurito su Hotel Orbital. E secondo, per la maggior parte dei localini di cui parli ci vogliono diciotto anni per entrare e quindi......niente da fare. Ammettiamolo che siamo due quindicenni sfigati senza una meta per l’estate.Toogi, che aveva ascoltato l’amico senza dir nulla, continuò a guardarlo ostentando un sorrisino a metà tra il divertito e il furbesco. -Non è del tutto esatto Yuky-disse Toogi estraendo dalla tasca due tesserine plastificate-con queste siamo due diciottenni in vacanza.Yuky si alzò di scatto non credendo ai propri occhi-Ma sono documenti falsi! Come te li sei procurati!?!-Beh-rispose Toogi presuntuoso-Basta avere degli amici al Ministero dell’Identificazione ed è cosa fatta.......e per quanto riguarda i biglietti per Kankoh-Maru credo di poterti far sapere qualche cosa in serata. Ti assicuro che tra meno di dodici ore saremo comodamente seduti di fronte ad un gruppo di stupende ballerine sgambettanti o a nuotare in una piscina a gravità zero.Detto questo, Toogi uscì salutando, lasciando Yuky a riflettere sulle sue vicende amorose.
CAPITOLO SECONDO In questa stagione i cancelli d’imbarco alle rampe di lancio sono sempre affollati e i due amici, arrivati all’aeroporto dovettero faticare non poco per
avvicinarvicisi zigzgando tra la folla di vacanzieri in partenza per ogni parte della galassia. Esibirono i biglietti accompagandoli con i loro tesserini di identificazione fasulli, così, tanto per collaudarli e quando furono sull’ascensore telescopico che, dal terminale li portava sù dritti nella pancia della navetta provarono una certa emozione e un buco nello stomaco, come prima di un compito in classe importante. -Il Comandante Bosco e la American Dynamics Airways vi danno il benvenuto a bordo della navetta spaziale Cosmos Mariner..Il lancio previsto avverrà tra pochi minuti...Destinazione la stazione orbitante Kankoh-Maru..le condizioni dello spazio sono buone ma sono previste tempeste solari..Buon viaggio.Dopo le comunicazioni di servizio l’altoparlante iniziò a trasmettere della musichetta insulsa. Subito dopo il lancio le assistenti di volo servirono bevande. Toogie che aveva preso il posto vicino all’oblò stette quasi tutto il tempo a scrutare lo spazio come incantato dai meteoriti che di tanto in tanto sfrecciavano in senso contrario di fianco al Cosmos Mariner. Bisognava stare molto attenti per poterli scorgere perchè solo per un attimo ed improvvisamente, uscivano dall’oscurità siderale per rituffarsicisi dentro quasi subito. -Non sono così vicini come sembrano-disse Yuky che gli stava seduto di fiancoanche perchè se così fosse saremmo già stati sbriciolati almeno una dozzina di volte.-Non vedo l’ora di arrivare...Mi voglio proprio divertire, dicono che Hotel Orbital sia un posto veramente incantevole..Inoltre siamo stati fortunati..questa è l’ultima navetta...per un mese almeno non ne partiranno più. E’ tutto esaurito lassù!-rispose Toogi tenendo sempre il naso incollato all’oblò. Per le tre ore succesive il silenzio fù rotto solamente dai saltuari comunicati del comandante che avvertiva dell’ingresso della navetta in una perturbazione magnetica e che stavano procedendo ad una velocità Mach 10.
Il rumore ovattato dei retrorazzi che proveniva dall’esterno conciliava il sonno e Yuky, stanco si addormentò profondamente e la maggior parte dei seicento eggeri a bordo fece lo stesso. Yuky fù svegliato dal cicalino dell’altoparlante che era la premessa di nuove comunicazioni in arrivo dalla cabina di pilotaggio. -..quel puntino luminoso che intravedete alla vostra destra guardando fuori dagli oblò è Kankoh-Maru........Ma i più la chiamano Hotel Orbital....Tra circa venti minuti dovremmo entrare nella loro sfera d’attrazione ed essere attirati dai controllori tecnici verso la porta centrale...I due amici si affacciarono più che poterono verso l’oblò per vedere l’attracco che era pur sempre una cosa emozionante nonostante entrambi fossero stati nello spazio già altre volte. -Dio mio...E’ più grande di quanto immaginassi-Esclamò Toogi. Man mano che il Cosmos Mariner proseguiva nella manovra di avvicinamento, Hotel Orbital, approssimandosi appariva in tutta la sua grandiosa maestosità. Come un enorme globo, come un grattacielo circolare, Kankoh-Maru stava lì, appesa nel vuoto. Come una smisurata gemma rotonda, tutta sfaccettata da finestre illuminate: un infinito luna park di leghe leggere e materiali plastici. Nonostante una stazione orbitante fosse cosa ormai usuale, faceva sempre un certo effetto e poi Hotel Orbital era una cosa speciale in quanto il suo nome era diventato sinonimo di relax, vacanza, divertimento, nuove amicizie e, ma sì diciamolo, pure anche di divertimenti un’pò proibiti, perchè le case da gioco e i localini che facevano spettacolini spinti, lassù non mancavano di certo. Mentre nella toilette dell’astronave Yuky si dava una rinfrescata al viso in attesa dell’attracco, la sua attenzione venne attirata da un suono simile ad un sibilo o ad un respiro soffocato provenire alle sue spalle. Tese l’orecchio. Più nulla. -Sarà la stanchezza- pensò continuando nelle sue faccende.
Ma un attimo dopo il sibilo si ripropose un pochino più chiaro. Alle sue spalle c’era solo il grande armadio portascafandri, quello per le emergenze. Un’pò allarmato vi si avvicinò tendendo meglio l’orecchio ma non sentì ancora nulla. Subito dopo ancora un rumore provenne dall’interno dell’armadio. Yuky ebbe un sobbalzo e preso dal panico uscì di corsa dal bagno precipitandosi al suo posto. Era paonazzo e con il fiato corto. -Yuky, amico mio, hai tutto l’aspetto di uno che ha appena assistito a qualche cosa di spaventoso-lo apostrofò Toogi sghignazzando forte. -Deve essere la stanchezza...pensa che ho avuto la netta sensazione che ci fosse qualcuno...o qualcosa nel bagno...-Certo certo!-continuò Toogi non accennando a smettere di ridere-Ogni astronave di linea è popolata di strani mostri......Ah ah ah ah! Ora ho la certezza che una vacanza non possa fare altro che farti bene...sei proprio stanco....io l’ho sempre detto che a scuola ti impegni troppo.Ma Yuky che non aveva proprio voglia di scherzare continuò ad assillare l’amico ripetendogli che a lui pareva sicuramente di aver inteso qualche cosa di strano la dentro finchè Toogi , allo scopo di tranquillizzarlo e anche per smettere di sentire quelle cose che gli sembravano assai stupide, decise di fare un sopraluogo di persona nel bagno. Approfittando dell’occasione per fare la pipì stette alcuni secondi in ascolto con l’orecchio teso verso il grande armadio metallico della toilette ma non udì nulla. Ad un tratto ebbe un idea: aprì la porta e la richiuse subito facendola sbattere. Ben attento a non fare il minimo rumore restò di nuovo in attesa. -Se c’è qualcuno-pensò-crederà che sono uscito e magari farà qualche o falso.Non sentendo nemmeno stavolta nessun rumore si sentì improvvisamente uno stupido per aver dato retta alle fantasie del suo amico. Sogghignando tra sè e sè decise di tornare alla sua poltrona quando qualcosa lo fece sobbalzare.
Gli era parso di sentire qualche cosa, forse un bisbiglio provenire dal fondo dell’armadio-Se non la pianti di tossire puoi stare ben certo che ci scopriranno prima di arrivare su Kankoh-Maru..-mormorò una voce ovattata. A Toogi non parve vero ciò che le sue orecchie avevano appena udito. Evidentemente c’era davvero qualcuno all’interno del vano portascafandri. Toogi riteneva di essere un ragazzino coraggioso, però una cosa simile non gli era mai capitata. Che fare? Stette un poco a riflettere, in silenzio, e la stessa voce fioca riprese a parlare dall’interno dell’armadio con il suo misterioso interlocutore-Anche io sono sono scomodo quanto te non è necessario continuare ad agitarsi...Il battibecco di cui era testimone, invece di farlo spaventare maggiormente, apparve ai suoi occhi piuttosto comico e lentamente una strana euforia mista a curiosità prese il posto della paura nel cuore del ragazzino. Toogi era un gran burlone e a scuola era famosissimo per gli scherzi-talvolta un’pò crudeli a dire il vero-che architettava, con la complicità di Yuky, ai danni di professori e compagni. A volte era anche andato vicino all’espulsione dalla scuola e a salvarlo dall’ira dei professori esasperati-una volta- era dovuto persino intervenire il Consigliere Tsuna ad appianare le cose. Questa era stata naturalmente un idea di Yuky, che quella volta non vide modo migliore-anche se non prorio corretto-per togliere dai guai il suo migliore amico. Nel silenzio della toilette a Toogi venne un idea che giudicò ottima. Portando le due mani alla bocca a mò di imbuto, con voce baritonale disse con tono deciso:-Ehi! La dentro! E’ la Vigilanza Astroportuale che parla! Sappiamo che siete lì...Uscite senza fare mosse false e non vi succederà nulla! Avete trenta secondi di tempo e dopo di che inonderemo il locale di gas paralizzante!Detto ciò Toogi stette alcuni secondi in emozionata attesa. Dall’armadio non usciva più il benchè minimo suono ma dopo alcuni interminabili istanti lo
sportello dell’armadio si schiuse lentamente con un cigolio sinistro rompendo il silenzio che si era fatto pesante. Toogi istintivamente fece un o indietro, quasi a proteggersi da eventuali pericoli. Da uno dei due scafandri appesi come salami all’interno dell’armadio-in uso di solito al personale addetto alla manutenzione-uscì una vocina flebile e dal tono preoccupato. -Non fateci del male! Usciamo!- Il braccio di uno degli scafandri iniziò a muoversi lentamente e con un movimento misurato e tremante alzò la visiera di vetro a specchio della tuta. Agli occhi di Toogi, sempre più divertito apparve il volto sudato e pallido di un ometto sulla quarantina, gli occhi arrossati e il respiro affannato. -Ma tu non sei della Vigilanza!-disse l’ometto con tono a metà tra il sorpreso e lo stizzito. -No-rispose Toogi ridendo-vi ho ingannato..e voi chi sareste?-Ti prego..non avvertire gli agenti..non ti faremo nulla siamo solo due clandestini. Sai, siamo senza soldi e questo purtroppo è l’unico modo per raggiungere un nostro amico che ci aspetta su Kankoh-Maru e.......-Siamo... chi!?!-lo interruppe Toogi. Improvvisamente anche il braccio dell’altro scafandro prese a muoversi e dopo un istante si alzò anche la sua visiera.-Salve ragazzino!-disse l’altro clandestino che contrariamente al suo amico aveva uno sguardo intelligente e risoluto-Il mio nome è Tex Mex..so che questa è una circostanza anomala per far conoscenza comunque lieto di incontrarti...Come ti stava accennando il mio compagno di viaggio..il caro Gronebaum, ti saremmo altrettanto grati se ci consentissi di arrivare a destinazione senza rivelare la nostra presenza a bordo....anche perchè-disse sospirando-sono cose così seccanti!-Ok ok!..non dirò nulla-disse Toogi-ma come farete a scendere?-
-Non è un problema-rispose il primo clandestino-noi si aspetta che si svuoti tutta la navicella e poi sgusciamo fuori come due topi...A proposito, secondo i miei calcoli tra circa un ora dovrebbe cominciare la manovra di avvicinamento alla stazione..-Il tuo misuratore è indietro, la manovra è già iniziata da alcuni minuti...figurati che già si vede Orbital dagli oblò!-Com’è possibile-disse l’uomo rivolgendosi a Tex Mex-non è la prima volta che vengo quì..e non ci ha mai messo così poco tempo.-Bah.. non saprei-gli rispose invece Toogi.-Anzi sarà meglio che torni al mio posto...che ne dite?-Ok!-disse Tex Mex- Ci vedremo magari sù Orbital..arrivederci!Dopo aver chiuso bene la porta dell’armadio Toogi tornò dal suo amico che lo accolse con sollievo. Yuky ascoltò il racconto dell’accaduto e lamentò il fatto che le aerolinee spaziali non fossero più un modo sicuro di viaggiare. La manovra di avvicinamento alla base orbitante continuava senza intoppi e veniva seguita con attenzione da Toogi e Yuky attraverso gli oblò. I due ragazzi erano completamente rapiti dalle immagini che si presentavano dinanzi ai loro occhi: in un silenzio irreale rotto solo dal ronzio sordo degli impianti di aerazione della navicella, si poteva scorgere ad una distanza che ormai andava assottigliandosi di minuto in minuto, un enorme globo disseminato di puntini luminosi da cui ad intermittenza partivano raggi luminosi che dopo pochi istanti si perdevano nel blu scuro dello spazio circostante. -Quei raggi devono essere navicelle in partenza-osservò Toogi. -..E tutti quei puntini saranno finestre illuminate-disse Yuky senza scostare lo sguardo dall’oblò. Dopo pochi minuti il Cosmos Mariner si era avvicinato a Kankoh-Maru in modo tale che il cielo non si poteva più scorgere, i puntini luminosi che costellavano la struttura erano diventati, avvicinandosi, delle enormi vetrate panoramiche
attraverso le quali si poteva vedere la vita scorrere all’interno della base. Migliaia di persone come formiche brulicanti si potevano scorgere indaffarate nelle occupazioni più diverse: decine di scale mobili affollatissime trasbordavano gente da un piano all’altro della struttura. La voce del comandante Bosco avvertì che avrebbero circumnavigato tutta la base alla ricerca di una porta d’attracco che potesse accogliere il Cosmos Mariner. La navicella prese a girare intorno alla stazione avvicinandosi in modo tale che i due amici ebbero l’impressione che sarebbe bastato allungare le mani per poterla toccare: videro le grandi sale panoramiche e le piscine a gravità zero dove centinaia di bagnanti fluttuavano felici disegnando nel vuoto le evoluzioni più pittoresche. -Non vedo l’ora di buttarmi anche io in piscina-disse Yuky con gli occhi luccicanti. -Beh-non dimentichiamoci le sale da ballo-aggiunse Toogi-si dice che ve ne siano di enormi.Ad un tratto la loro attenzione fù attratta da una enorme apertura proprio sotto la pancia della base orbitale: come una moderna arca di Noè, il ventre di KankohMaru attendeva accogliente l’ingresso del Cosmos Mariner. In realtà quello non era altro che uno dei circa duecento punti di attracco di cui era dotata la base. I due amici consideravano comunque la cosa come un fatto molto emozionante e vissero quegli istanti senza profferire parola alcuna e trattenendo il respiro quasi avessero avuto timore di rovinare la magia del momento. Ormai la prua della navetta spaziale puntava decisamente verso l’apertura che non lasciava filtrare alcuna luce a differenza di tutti gli altri ambienti così ben illuminati che i due avevano potuto scorgere durante la manovra di avvicinamento. In pochi secondi il Cosmos Mariner, inghiottito dall’oscurità, iniziò la manovra consueta di attracco iniziando a volteggiare lentamente dentro la enorme pancia di Hotel Orbital. Avvolti da quell’oscurità ovattata, i due ragazzini smisero persino di parlare e
nell’attesa spasmodica di uno spiraglio di luce stettero silenziosi ad ascoltare il loro respiro, affannato dall’emozione.
CAPITOLO TERZO Dopo alcuni interminabili istanti, durante i quali la navetta continuò ad addentrarsi in Orbital sempre più profondamente, lo sguardo estasiato dei due ragazzi si spalancò all’interno di un immenso hangar dalle pareti bianche lucenti dove altre decine di aeromobili provenienti da ogni parte dell’universo stavano completando le manovre di attracco. Dalle pareti spuntavano decine di corridoi telescopici pressurizzati che sarebbero dovuti andare a collegarsi con le navette per consentire ai eggeri di accedere alle zone dotate di atmosfera respirabile. Quando venne il turno del loro sbarco i due trotterellarono velocemente attraverso il corridoio telescopico e dopo pochi minuti, trascorsi comodamente posizionati su di un nastro trasportatore a cuscinetti d’aria, si ritrovarono catapultati in una hall enorme brulicante di persone di tutte le razze che si avviavano velocemente in ogni direzione. Tutto intorno le insegne luminose delle centinaia di negozi proiettavano le loro luci multicolori dando la sensazione di trovarsi al centro di una grande festa. Intorno agli snack bar e ai chioschi di cibo cinese, centinaia di persone consumavano in piedi i cibi più disparati. Appesi alle pareti, enormi schermi a plasma trasmettevano i più svariati programmi, pubblicità, film e notiziari in tutte le lingue. Il soffitto della hall non aveva nulla da invidiare per altezza alle dimensioni del salone: sul lato destro decine di scale mobili ed elevatori esterni trasparenti che conducevano ai soppalchi superiori che sicuramente erano la continuazione delle miriadi di negozi del piano terra. Toogi, che non aveva smesso per un momento di tenere puntato il naso all’insù, era senza parole, estasiato non faceva altro che ripetere-Fantastico. Assolutamente fantastico!-
Yuky, che dei due era senz’altro quello con più senno, si guardava anche lui in giro, ma alla ricerca di informazioni che gli consentissero di trovare una sistemazione al più presto: si sentiva stanco e tutto quello che voleva era una bella doccia, una bibita gelata e un letto per fare un pisolino. Sul lato destro della hall, quindi, Yuky vide la lunghissima fila di ascensori interni che portavano ai vari piani e reparti della base. Sopra la fila di ascensori campeggiava un imponente schermo a cristalli liquidi contenente tutte le indicazioni necessarie agli spostamenti all’interno di Hotel Orbital. -Toogi! Se la smetti di curiosare un momento vediamo di fare il punto della situazione..Ti prego! Più tardi avrai tutto il tempo di guardarti in giro..Per nulla soddisfatto dell’osservazione ricevuta Toogi con gran malavoglia prese a seguire Yuky che si dirigeva verso uno degli ascensori-Ecco-continuò Yuky-prima di tutto andiamo a farci vedere da mio padre...e se quel bisbetico di Tsuna non è di umore troppo cattivo potremmo tentare di farci ospitare dove alloggiano loro.In occasione di questo viaggio, Tsuna aveva provveduto a far requisire Villa Phet-phet-sam , una splendida costruzione, edificata tutta in marmo bianco striato di sottili venature rosa. All’uscita dell’ascensore l’ennesima sorpresa: gli architetti della Space Colony Enterprise avevano riprodotto fedelmente l’ambiente terrestre. Strade e alberi illuminati da un sistema che riproduceva in modo abbastanza fedele la luce solare. Sull’elitaxi che li portava aVilla Phet-phet-sam i due non poterono fare a meno di ripensare ai clandestini in cui si erano imbattuti durante il viaggio.-Chissà se sono riusciti a scendere o se li hanno arrestati-si domandò Yuky. -A parer mio ci sono riusciti-rispose Toogi- Quel Tex Mex aveva tutta l’aria di essere uno che sà qual’è il fatto suo..........l’altro invece..Gronebaum..mi pare si chiamasse..non aveva l ’aspetto molto sveglio.Al loro arrivo a Villa Phet-phet-sam, i due furono ricevuti da Tsuna che non riuscì a nascondere la sorpresa nel vederli-Non eravate attesi ragazzi..e poi nessuno mi ha segnalato il vostro arrivo e ciò è molto strano-
Naturalmente a nessuno dei due parve necessario spiegare a Tsuna che la ragione del fatto che nessuna autorità avesse segnalato il loro arrivo era da ricondurre all’uso dei documenti falsi procurati dal furbo Toogi. Attraversando il grande giardino di magnolie che conduceva allo studio del padre di Yuky, Toogi ironizzò sullo straordinario spiegamento di guardie armate cui si poteva assistere all’interno della villa. -Mi scusi Tsuna ma state per caso aspettando un invasione di popolazioni sconosciute o è scappato un animale feroce da qualche zoo?Tsuna che a quella domanda non riuscì a nascondere il suo disappunto si limitò a continuare a fare cenno di seguirlo senza profferire parola. -Non pare esattamente felice di vederci...eh? Che ne pensi?- disse Toogi con tono sommesso avvicinandosi all’orecchio del suo amico. Yuky rispose allargando le braccia e con uno sguardo sorpreso che era più eloquente di mille parole. Al loro ingresso nel grande studio circolare le sorprese continuarono: la stanza era quasi completamente occupata da altre guardie presidenziali in completo assetto di guerra e il loro sguardo teso non contribuiva proprio a rendere il clima vacanziero del luogo. Il padre di Yuky, accomodato ad una grande scrivania su cui campeggiavano quintali di scartoffie, non degnò i due nuovi arrivati di uno sguardo finchè Tsuna non richiamò la sua attenzione; solo allora lanciò un sorriso distratto al figlio. Yuky e Toogi si guardarono in volto un’pò sorpresi non sapendo cosa aggiungere. -Beh..Avevate detto che non sareste venuti o sbaglio?-disse il Quarto Presidente. -Pensavo ti avrebbe fatto piacere padre...ma..non mi pare tu abbia l’aspetto rilassato di uno in vacanze: è successo qualche cosa?-No no..è tutto a posto. Ma ora ti devo lasciare....Però potreste venire quì a cena. Allora a stasera.Appena il padre di Yuky ebbe finito di parlare, alcune guardie armate si
affiancarono a i due ragazzi invitandoli con lo sguardo, tutt’altro che rassicurante, ad uscire dalla stanza: il tutto sotto lo sguardo silenzioso e attento di Tsuna. Sulla navetta che li portava all’albergo che Tsuna aveva appena provveduto a prenotare per loro, i due non poterono fare a meno di sottolineare alcune stranezze che avevano colpito entrambi. -Per cominciare tuo padre non ci ha quasi degnato di uno sguardo e in secondo luogo con tutta quella popò di villa a disposizione, a noi devono mandarci in un albergo...Cosa c’è?!? Per caso diamo fastidio a quella faccia da becchino di Tsuna?!? E tutte quelle guardie armate? Cavolo..avevo quasi paura a fare un movimento brusco per paura che mi sparassero in faccia. E tu non gli hai nemmeno detto nulla..In fin dei conti sei il figlio del Quarto Presidente!-Credo tu abbia ragione Toogi...ma ci deve essere qualche cosa che non funziona..Mio padre così non l’avevo mai visto...Mi aveva pregato tanto di raggiungerlo ed ora...Hai visto anche tu...-
Yuky, seduto su una poltrona della stanza dell’albergo loro assegnato, non aveva uno sguardo propriamente sereno e Toogi, uscendo dalla doccia non mancò di farglielo notare-Ehi..ma che faccia allegra! Ho l’impressione tu abbia voglia di fare una chiamata satellitare alla tua Fabiola. Non vedi l’ora eh?-Lascia perdere-rispose Yuky-non sono dell’umore...e poi sono anche preoccupato per papà.-Non ci pensare..anzi adesso mi preparo e poi andiamo al bar dell’ albergo a mangiare qualche cosa.Attendendo che Toogi fosse pronto, vinto un’pò dalla stanchezza del viaggio, Yuky, dopo sver scostato un lembo della coperta si accomodò a letto ancora vestito. Gli bastò chiudere gli occhi per assopirsi ma avrebbe fatto meglio a non farlo. Infatti dopo alcuni istanti, un enorme creatura simile ad un varano o ad una iguana, animali entrambi estinti da secoli sulla terra, fece capolino dalla finestra e dopo un attimo di esitazione iniziò ad insinuarsi nella stanza.
Il suo corpo massiccio e coperto di scaglie dall’aspetto metallico era ben sorretto da due zampe posteriori molto muscolose mentre le anteriori sottili ma dotate di artigli acuminati tastavano il pavimento della stanza come alla ricerca di qualche cosa in cui conficcarsi. Ad un tratto la bestiaccia si rizzò sulle gambe posteriori e i suoi occhietti giallo fluorescente e sospettosi scrutarono per un istante Yuky che continuava ad essere assopito. Un attimo dopo, ritornata alla posizione originaria, iniziò a strisciare silenziosamente verso i piedi del letto annusando con attenzione ogni cosa che si trovava sul suo cammino. Dopo essere salita lentamente sopra il grande letto prese a fissare il giovane ignaro come se stesse studiandolo: di tanto in tanto spalancando le fauci e mostrando una dentatura temibile si guardava intorno quasi volesse accertarsi di non essere vista da altri. Questo lo scenario cui Toogi si trovò dinanzi uscendo dal bagno con ancora indosso l’accappatoio bianco. La bestia, per nulla intimorita dal nuovo arrivato, dopo avergli lanciato uno sguardo minaccioso emise un sibilo stridente e assordante che fece svegliare Yuky con un sobbalzo. Mentre Yuky tentava, in preda al terrore, di arretrare strisciando all’indietro verso il bordo del letto, Toogi, apparentemente calmo, provava, con grande sangue freddo ad attirare l’attenzione della creatura su di lui riuscendoci. Con un balzo, rivelando una agilità insospettabile, la bestia era scesa dal letto e, rizzatasi di nuovo minacciosa sulle zampe posteriori si avvicinava decisa e sibilante a Toogi che nel frattempo indietreggiava a piccoli i. Avanzando, la creatura cercava di colpire il ragazzo con gli artigli delle sue zampe anteriori, simili a coltelli affilati. Ci riuscì al terzo tentativo, di striscio, aprendo un largo strappo nell’accappatoio di Toogi, proprio all’altezza del cuore. Quando la creatura fù a poco più di un metro da lui, il giovane, afferrata dalla
sacca di pelle appoggiata al muro una mazza da golf, lasciò andare un colpo che fendendo l’aria andò a centrare con devastante precisione le narici dell’animale o di qualsiasi cosa si trattasse. La bestia grugnì forte ed un fiotto di qualcosa di caldo e denso simile a sangue ma dal colore indefinibile, andò ad imbrattare con uno schizzo violento parte del pavimento e dell’accappatoio del ragazzo. Sotto lo sguardo impietrito dell’amico, Toogi approfittando dell’attimo di smarrimento dello strano visitatore, continuò a colpirlo con fendenti sempre più precisi ed efficaci....Uno...due...tre...quattro...cinque...sei volte. E ad ogni colpo, il pavimento, le pareti della stanza e il suo accappatoio si imbrattavano sempre di più. Sorpresa da quella reazione inaspettata e dalla sua violenza, la bestiaccia, dopo aver barcollato un poco, anch’ella ricoperta della stessa sostanza di cui la stanza era inondata, si afflosciò emettendo un ultimo e sinistro sibilo. Poi, il silenzio si impossessò della scena. La stanza dell’albergo, fino a poco prima così linda e accogliente, aveva ora l’aspetto di un mattatoio a fine giornata. Yuky, che non si era ancora completamente riavuto non faceva altro che ripetere, sotto choc-Non può essere..non può essere! Toogi, avvicinandosi con molta circospezione, toccava con la punta della mazza da golf la bestia immobile per accertarsi che fosse veramente diventata inoffensiva. La cosa, improvvisamente ebbe un sussulto e il giovane senza perdere tempo gli assestò sul cranio già mezzo fracassato un altra razione di mazzate, continuando, con un vigore insospettabile per un giovane della sua età, fino a che non la vide immobile del tutto. Poi si rivolse a Yuky-Ehi smetti di tremare..è tutto finito-e guardando gli indumenti aggiunse-Ecco come rovinare irrimediabilmente una mazza da golf nuova ed un accappatoio.....Ma dimmi una cosa Yuky...quel coso lì....-indicando ciò che rimaneva della creatura-..ce l’aveva con te per caso?Ci volle una mezz’ora buona perchè Yuky si riavesse dall’accaduto e potesse
rispondere all’ironico amico. Immobile sotto il getto scrosciante della doccia Toogi rifletteva sull’accaduto mentre rimuoveva a fatica dal suo corpo quella sostanza collosa e dall’odore ripugnante di cui si era imbrattato abbattendo la creatura. La vacanza-pensò-iniziava in un modo del tutto originale. Fù percorso da un brivido gelido quando pensò a cosa sarebbe potuto succedere se non fosse uscito dal bagno in tempo per agire in modo così provvidenziale.
CAPITOLO QUARTO
Il bar dell’albergo, era una cosa da lasciarti a bocca aperta: Probabilmente l’ultimo grido in fatto di modernità. Le ordinazioni non venivano portate da camerieri, come accadeva fino a pochi anni prima ma da piccoli automi-precisi e solerti- montati su cingoli di gomma. I motori elettrici che alimentavano i piccoli robot emettevano un inpercettibile ronzio che, moltiplicato per il numero dei servitori cingolati che circolavano nel bar, creava un rumore di sottofondo involontariamente rilassante. Appoggiati alle ringhiere del soppalco che cingeva il locale per tutto il perimetro, decine di curiosi allungavano il collo verso il basso, indicando un un piccolo palcoscenico dal sipario chiuso, nella speranza di veder uscire di li, qualcosa da un momento all’altro. Appoggiati al bancone del bar, cullati da una musica sintetica molto rilassante, i due stavano tentando di riprendersi dallo choc mordicchiando dei dolci e sorseggiando dei succhi vegetali serviti in enormi coppe di metallo ornate da fiori finti. . La direzione dell’albergo, scusatasi per l’inconveniente, tentava ora di farsi
perdonare offrendo ai due ragazzini ogni sorta di leccornia. -Spiacevole incidente..Lo hanno chiamato-disse Toogi a fatica, la bocca piena di croccante alle mandorle-Mi sembra che tentino di minimizzare l’accaduto…Se non ci fossi stato io a spiaccicarla ben bene quella bestiaccia…Non sono certo che saresti stato qui a parlare con me.-Vero, ma non pensiamoci più..-disse Yuky quasi a voler esorcizzare l’accaduto. Mentre le luci colorate del locale si riflettevano sui loro volti creando effetti pittoreschi, un riflettore più potente si stampò fisso sul piccolo palcoscenico illuminadolo chiaramente. -Cosa pensi che esca di lì?-chiese Yuky. -Mmmm…Non lo so..ma spero che da dietro quel sipario escano una mezza dozzina di ballerine sgambettanti con addosso dei minuscoli bikini.Invece, con grosso rammarico di Toogi, da dietro il pesante drappo di velluto verde sgattaiolò fuori un ometto dall’aspetto di una carota, capelli arruffati e rossicci, con indosso una giacca che non si poteva guardare tanto era abbagliante così ricoperta di strass e lustrini. Yucky e Toogi lo ascoltarono narrare le solite barzellette intermezzate da rulli di tamburi preventivamente registrati. Nessuno osava applaudire…Finchè, quasi avesse capito che era arrivata l’ora di levarsi di torno…Prese ad introdurre con tono enfatico il numero successivo. -Innanzi tutto, benvenuti su Orbital.-esordì il comico dalla faccia di carota-Ciò che state per vedere è degno di un pubblico esigente come voi…Un pubblico che non si può prendere in giro…Quindi, niente cloni di personaggi famosi o animali estinti…Quella è robaccia che vi potete sorbire in altri villaggi di terz’ordine che popolano la galassia…Ma questa è Orbital dove tutto è di prima classe…In quell’istante, apparve al fianco del presentatore una fanciulla dai tratti orientali e dai lunghi capelli nero lucente. -Beh?-disse Yuchy con fare annoiato-Che cè da vedere?-
Quasi come se la ragazza avesse inteso le parole del giovane, fece scivolare sul suo corpo il mantello di seta dorata che la ricopriva. Ed ecco subito apparire due ali di libellula che, spiegatesi alle sue spalle, presero a ronzare nel loro caratteristico modo. -Miss Dragonfly!!!-urlò il peldicarota enfaticamente. -Miss Dragonfly è una vera..pura..originale mutazione genetica…La donnalibellula…E canta in un modo fantastico!Prese a cantare tra gli sguardi distratti dei presenti con un timbro di voce che ricordava in modo imbarazzante quello delle balene o delle orche. Pochi istanti dopo…Nessuno ci stava già più facendo caso. Tutti tornarono ad occuparsi dei propri affari e dei propri drinks.
Intanto, pochi tavoli più in là, due tipi dall’aspetto malmesso stavano dando fondo ad un grosso bidoncino di latte mentre discutevano concitatamente. -Ma quelli sono i due clandestini!-disse Toogi in un impeto di gioia-Come si chiamano...Tex Mex e............ ..Gronebaum..mi pareDecisero di sedersi tutti e quattro ad un tavolo e dopo le debite presentazioni, Toogi narrò ai due l’accaduto. Tex Mex e Gronebaum ascoltarono con molta attenzione non nascondendo di essere piuttosto allarmati per quanto stava accadendo su Orbital. Curiosamente, anche loro avevano già avuto qualche piccola disavventura che aveva imposto alcuni cambi di programma.-Vedete ragazzi..-raccontò Tex Mex-..la cosa strana è che il nostro amico, quello che doveva accoglierci, non si è nemmeno fatto vedere..e la cosa più strana è che all’albergo dove stava non hanno mai sentito parlare di lui e inoltre, nella stanza che secondo noi avrebbe dovuto essere sua, c’è un gruppo di persone che dice di essere lì da oltre due mesi.-Beh, quì le stranezze cominciano ad essere un’pò troppe-disse Toogi- Suo
padre, quasi non lo riconosce, Tsuna è più scortese del solito e appena arriviamo in albergo un mostro di origine sconosciuta tenta di far di noi il suo pranzo.....e ora siamo quì in compagnia di due clandestini che cercano il loro amico che pare essersi volatilizzato......Per essere l’inizio di una vacanza rilassante non promette nulla di buono!Yuki decise di offrire ai due-che sembravano veramente averne bisogno-il pranzo e quindi, spostatisi tutti e quattro al ristorante proseguirono nella discussione. I due dissero di far parte di una confraternita di viaggiatori stellari che rifiutava lo stile di vita terrestre e tutte le sue convenzioni, per tale motivo, non lavorando, non disponevano di grandi mezzi ed erano quindi costretti a spostarsi sempre nel modo, in verità assai scomodo, che Yuky e Toogi conoscevano. Raccontarono di aver viaggiato praticamente ovunque: Marte, Urano, Plutone e quasi tutte le altre stazioni orbitanti sparse sulla galassia. Poi, quando volevano riposarsi e divertirsi un’pò, venivano su Kankoh-Maru, infatti non era la prima volta che si trovavano lì. -Vedete..ragazzi..-prese la parola il solitamente taciturno Gronebaum-..appunto perchè non è la prima volta che sbarco quì, vi dico che è molto strano il fatto che Cosmos Mariner ci abbia messo meno delle altre volte. Inoltre..stavolta trovo tutto molto diverso. Si respira un atmosfera strana..quasi inquietante.-Io non ci vedo niente di così inquietante, specialmente in quelle cose-lo interruppe Toogi puntando il dito su un gruppo di ragazze in bikini che in quell’istante avano proprio dinanzi alla vetrata del ristorante..di strano sì, ma nulla di spaventoso.-E l’animale che ci siamo trovati in stanza?-disse Yuky cercando di smorzare la faciloneria dell’amico. -Beh..Sicuramente sarà una cavia fuggita da qualche laboratorio...un esperimento. Oppure scappato da qualche zoo.. e che ne so io!-tagliò corto Toogi- Io sono quì per divertirmi... ed è quello che farò.Il primo pomeriggio trascorreva così tra discorsi ameni contrappuntati dagli scenari catastrofici dipinti da Gronebaum che evidentemente non era un
ottimista. Ad un certo punto furono raggiunti al loro tavolo da due splendide ragazze che dando loro il benvenuto su Hotel Orbital, misero intorno al collo di Yuky e Toogi delle ghirlande di fiori viola dall’aspetto carnoso simili ad orchidee ma di dimensioni maggiori. -Vedi come sono organizzati? Danno anche il benvenuto ai turisti...Io da quì non me ne vado più-disse Toogi compiaciuto. -Deve essere un usanza del tutto nuova-aggiunse Tex Mex-Mai vista una cosa del genere. -Eetciù..eetciuuù. a me questi fiori danno allergia..-tagliò corto Yuky togliendosi la ghirlanda e lanciandola sulla tavola. -E allora mettitela tu Gronebaum..-esclamò Toogi-almeno ti verrà una faccia un‘pò più allegra...Anzi, mettiti anche la mia e avrai un aspetto veramente vacanziero...Sai, le ragazze badano molto a queste cose.Detto questo, dopo aver drappeggiato al collo di Gronebaum-che lo guardava perplesso- la ghirlanda di Yuky, gli donò anche la sua.
A Villa Phet-phet-sam intanto nella penombra dello studio circolare del Quarto Presidente, Tsuna camminava nervosamente misurando la stanza a grandi i.L’arrivo dei due ragazzi potrebbe scombinare in qualche modo i nostri piani...-Di che stai a preoccuparti!-disse il Quarto Presidente comodamente seduto sulla grande poltrona della sua scrivania-Non mi hai detto di aver già provveduto alla cosa? E allora! Di che ti lagni!-Lo sò Lo sò..Ho già dato ordine agli specialisti di rimuovere il problema, infatti sono preoccupato perchè stò attendendo un rapporto che tarda ad arrivare...e poi.....e poi gli imprevisti mi hanno sempre reso nervoso.-Tsuna è da quando ci siamo conosciuti, sù Fraghs che ti dico che sei troppo nervoso. Ci vuole un’pò di sangue freddo. Scusa la battuta.-disse il Quarto Presidente scoppiando in una risata fragorosa.
-Fate in fretta voi....Sangue freddo...Io non posso....Non sono mica come voi. Non sono mica un rettile!-
La birra, sù Hotel Orbital non è affatto male. E Tex Mex che lo sapeva bene non la disdegnava affatto e tra una caraffa e l’altra raccontava ai due ragazzi, che stavano ad ascoltarlo estasiati, dei suoi viaggi meravigliosi negli avamposti più lontani ed inospitali del cosmo. Proprio quando stava per iniziare l’ennesimo racconto accompagnandosi con l’ennesima caraffa di birra gelida, l’attenzione di tutti fù attirata da uno strano fenomeno. In pochi istanti le ghirlande di fiori violacei al collo di Gronebaum iniziarono, dapprima a cambiare di colore, diventando prima bluastre e poi assumendo un colore nerastro. Sotto lo sguardo sorpreso dei due ragazzi, Tex Mex, intuendo che qualche cosa di strano stava per accadere, si levò di scatto dalla sedia e allungando entrambe le mani tentò di sfilare dal collo dell’amico le strane collane che nel frattempo si erano illuminate come stelle che stessero per esplodere. Nell’istante stesso in cui le toccò, come se avesse toccato dei cavi dell’alta tensione, venne respinto da una scarica di energia luminosa che lo lanciò violentemente a terra, gambe all’aria tre metri più lontano. Nello stesso momento Gronebaum, diventato bluastro in viso, tentava anch’egli di strapparsi di dosso le ghirlande che nel frattempo avevano iniziato a stringersi come una morsa d’acciaio intorno al suo povero collo. Cadde a terra divincolandosi ma in pochi secondi quegli strani fiori assassini ebbero la meglio. A Yuky e Toogi, con lo sguardo pietrificato dal terrore non restò altro che assistere impotenti alla tragedia. Lo spettacolo cui si trovò dinanzi il Capo della Sicurezza della stazione orbitante non era senz’altro dei più allegri: Tex Mex stava riprendendo i sensi mentre il povero Gronebaum, per cui non c’era più nulla da fare, giaceva a terra, gli occhi
penzolanti fuori dalle orbite, con il collo stritolato dalle ghirlande di fiori. Il colore della pelle del poveretto aveva assunto una colorazione grigio-nerastra, come se si fosse arrostito su un barbequè mentre i fiori erano ritornati del loro colore originale viola carne, come se nulla fosse successo. L’enorme energia scaturita dalle ghirlande di fiori aveva semidevastato il locale del ristorante dell’albergo e il capo della sicurezza dovette faticare non poco a trovare tra le macerie una sedia su cui accomodarsi. -Mi chiamo Horowitz...per voi pivellini Comandante Horowitz. Mi occupo della sicurezza di Kankoh-Maru da almeno quindici anni ed è sempre filato tutto liscio quassù quindi non permetterò che due teste calde turbino l’ordine che ho stabilito quì con fatica....è chiaro...Ma quì ne manca uno perbacco, mi è stato detto che eravate in quattro..due siete voi..tre con l’altro che ha finito di rompere le tasche al prossimo...e l’altro? Non fate i furbi che vi sbatto in gattabuia fino al tremila e cinque...Il comandante Horowitz doveva avere avuto una quarantina d’anni e degli antenati in quella che secoli fa veniva chiamata Germania. Vestiva la sua divisa di pelle e metallo con impeccabile naturalezza quasi vi ci fosse nato dentro. Non capivi mai se ti stesse ascoltando quando gli parlavi perchè indossava sempre degli occhiali a specchio dalle lenti color blu cobalto. I capelli color biondo fieno sempre ben rasati a zero e la pelle abbronzata, assieme ad un’espressione del volto sempre corrucciata gli conferivano un indiscusso carisma. Cento kili di muscoli che all’occorrenza divenivano una formidabile arma: i suoi amici lo rispettavano e i nemici lo temevano. E a ragione. Appesi alla sua cintola non mancavano mai il detector satellitare collegato con il comando e una grossa pistola a microonde con il calcio di madreperla. In ogni caso, con il comandante Horowitz era meglio non scherzare e anche Tex Mex parve rendersi conto della cosa perchè sparì nel nulla appena lo vide arrivare. Toogi e Yuky-interrogati- risposero alle sue domande: dissero di essere appena arrivati, di non conoscere il morto e di non aver visto nessun altro con lui; E non poterono nemmeno dire che uno dei due era figlio del Quarto Presidente perchè Toogi ebbe ancora la brillante idea di far vedere i documenti falsi.
-Ragazzi miei-disse Horowitz-Voi non me la contate giusta....prima la bestiaccia in stanza e poi la strana morte di quel tipo...Vi dico solo ..non datemi altre noie perchè vi risbatto sulla terra o in qualche cella di Kankoh-Maru a riflettere sulla inutilità delle vostre esistenze.
CAPITOLO QUINTO
A Villa Phet-phet-sam, poche ore dopo, l’atmosfera era tutt’altro che rilassata. Il comandante Horowitz stava facendo il suo rapporto al cospetto del Quarto Presidente e di Tsuna, e a giudicare dallo sguardo di entrambi c’era da giurare che non lo ritenevano per nulla soddisfacente. Grosse gocce di sudore denso simile a cera colata imperlavano la fronte del comandante mentre con poca convinzione esponeva i fatti.-....lo “specialista”inviato nella loro stanza è stato neutralizzato e i “fiori del male” sono finiti per errore al collo di qualcun altro..quei due hanno una sfortuna sfacciata....Tsuna, avvicinato il suo volto, paonazzo per la rabbia a pochi centimetri da quello di Horowitz gli urlò-Lasci perdere la fortuna...quella non c’entra nulla. Ma come mi spiega che il morto non è stato identificato? Come può essere se su Hotel Orbital ci siamo solo io, voi e i ragazzi? Vuol dire che stiamo già subendo infiltrazioni!? E quell’altro misteriosamente sparito prima che voi arrivaste?Poi Tsuna si rivolse al Quarto Presidente e puntandogli il dito con fare perentorio continuò la sua arringa accusatoria-Voi e il vostro piano infallibile...bastano due ragazzini a farlo vacillare...Dobbiamo...dovete fare qualche cosa.Il Quarto Presidente prese la parola con molta calma dopo aver lasciato sfogare Tsuna-Smettete prima di tutto di fare la donniciola, abbiamo su Orbital le punte di diamante del nostro esercito e dei nostri “specialisti” e non saranno senz’altro due ragazzini a fermare il nostro grande disegno...La cosa importante da capire ora è se sono arrivati per caso e che legame hanno con i due misteriosi
personaggi che li accompagnavano-Poi rivolgendosi a Horowitz aggiunse-Io mi aspetto che lei nel prossimo rapporto possa dirmi d’aver neutralizzato i due ragazzini e svelare il mistero dei due visitatori sconosciuti....Beh! Ormai ne è rimasto solo uno......Ora potete congedarvi comandante.Tsuna, dopo aver raccomandato al Quarto Presidente di essere più cordiali con i ragazzini quando li avrebbe di nuovo incontrati, si congedò anch’egli. -Potrebbero insospettirsi-Disse uscendo dalla stanza.
Tex Mex era sparito senza lasciare traccia dopo il fattaccio e Yuky e Toogi nella loro stanza d’albergo si fissavano muti senza sapere cosa dirsi. Fù Toogi, al solito più intraprendente a rompere il silenzio che aleggiava pesante nella stanzaE’ evidente..che per qualche ragione sconosciuta, c’è qualcuno... che vuole farci la pelle...Parlarono della cosa per diverso tempo e alla fine decisero che l’unico che poteva aiutarli era il padre di Yuky. Decisero di comune accordo che il giorno dopo sarebbero andati a Villa Phet-phet-sam per parlare con il Quarto Presidente e con Tsuna. -Però-disse-Toogi-questa sera potremmo tentare di fare qualche cosa di piacevole...che sò..un salto alle piscine a gravità zero o alle vetrate panoramiche!Yuky accolse di malavoglia il desiderio di divertirsi di Toogi ma accettò senza protestare. In serata la scelta cadde sulle piscine a gravità zero: Toogi, che era un grande amante degli sports era eccitatissimo. Fuori dall’albergo furono avvicinati da un uomo avvolto in un mantello grigio con un cappuccio che non permetteve di vederlo in volto-Tex Mex!-asclamò Yuky sorpreso. -Non urlate. Non è affatto igienico che io mi faccia vedere in giro, ormai mi staranno cercando ovunque...ma ora seguitemi.-
Si incamminarono alle sue spalle e attraverso miriadi di vicoli pieni di turisti che facevano lo shopping arrivarono ad un sottoaggio deserto. Quel budello lungo e buio di cui non si vedeva l’uscita non aveva proprio nulla di vacanziero. Poco assomigliava ai grandi viali illuminati e pieni di locali che caratterizzavano tutta Hotel Orbital. Le pareti della galleria erano ricoperte di muffa causata dall’umidità e dal soffitto di forma circolare, gocce di condensa, che cadevano copiose,andavano a formare ampie pozzanghere che rendevano disagevole il cammino dei tre amici. A distanza regolare l’una dall’altra delle strette nicchie si aprivano su entrambi i lati, così strette che poteva arci un uomo solo per volta ma davano l’impressione a giudicare dalla luce che lasciavano filtrare che si allargassero su un ambiente ben più ampio. -Signori..-disse Tex Mex dopo un lungo silenzio-..state entrando nel cuore pulsante di Kankoh-Maru. Dovete sapere che la stazione è stata progettata a compartimenti circolari del diametro di circa quattro kilometri disposti uno sopra l’altro. Tutta la parte destinata a governare la base..e mi riferisco a impianti di aerazione, condizionamento, comunicazioni satellitari e altro, sono situate nella parte più inferiore della struttura...Quindi anche tutti i pannelli di controllo che regolano le temperature dei giardini botanici, delle piscine e di tutto il resto si trovano quì sotto. E’ un labirinto infernale....il luogo ideale per nascondersi...Entrati in una di quelle nicchie si imbatterono in una pesante botola che nascondeva una discesa verticale resa accessibile solo da una scaletta di metallo attaccata alla struttura. La discesa, molto lenta, durò circa una decina di minuti durante i quali Yuky non fece altro che sbuffare scocciato. Finalmente arrivati alla fine della scaletta i tre si trovarono in un luogo male illuminato, un groviglio di grosse tubature adornavano i muri e il pavimento era interrotto continuamente da canali che defluivano in grandi vasche vasche nelle quali scorreva del liquido simile ad acqua. -Attenti a dove mettete i piedi perchè quà sotto è pieno dei questi canali.-Fogne?-chiese Toogi con la faccia disgustata.
-No, è il liquido dei sistemi di aerazione...Comunque su Orbital non c’è sistema fognante, viene tutto atomizzato ed espulso verso l’esterno.-Beh fà schifo lo stesso e poi c’è un caldo opprimente.-Questo è l’unico inconveniente e quì siamo solo al terzo piano sotterraneo, pensate che mano a mano che si scende il calore aumenta, fino ad arrivare all’undicesimo piano sotterraneo. -Ho capito-intervenne Yuky-ma cosa ci siamo venuti a fare quì-C’è qualche cosa che vorrei farvi vedere e che aggiungerà nuovi interrogativi a quelli che già abbiamo...Durante gli altri viaggi quassù io e Gronebaum....Tex Mex si fermò e la sua espressione si fece grave-Povero amico mio...che fine terribile...ma qualcuno dovrà pagare per tutto questo..Improvvisamente riprese a raccontare-..dicevo che da clandestini io e il mio povero amico spesso ci nascondevamo in questi sotterranei e quindi li conosciamo molto bene e quindi....ma seguitemi e vi farò vedere..Yuky e Toogi, grondanti sudore, ripresero a seguire Tex Mex che si inerpicava per cunicoli, scalette e scivoli dimostrando di conoscere veramente bene i locali dell’interrato e intanto continuava a raccontare-..Orbital è dotata oltre che di un gruppo elettrogeno di dimensioni enormi..naturalmente, anche di una sala macchine dotata di una serie di motori molto potenti che servono per le manovre di aggiustamento e correzzione dell’orbita caso mai ce ne fosse la necessità. E’ una cosa normalissima, tutte le basi ne sono dotate.Dopo alcuni interminabili minuti di cammino, imboccato un corridoio molto basso, i tre si trovarono dinanzi ad una paratia di metallo dall’aspetto massiccio. La scritta “Sala Macchine” campeggiava a caratteri cubitali sul cartello di plexiglass ben avvitato sulla porta. -Apro?-disse Tex Mex con il volto di quello che ha fatto una scoperta strabiliante. Ad un cenno d’impazienza dei due, l’uomo, inginocchiatosi,, dopo aver
armeggiato pochi secondi con un grimaldello spalancò la porta blindata della sala macchine. -Dove hai imparato ad aprire così le porte?-chiese sorridendo Yuky. -Bisogna essere capaci di fare tutto nella vita.-rispose Tex Mex restituendo il sorrisino ironico. L’immagine che si presentò dinanzi al trio fù quella di un salone enorme che avrebbe potuto contenere almeno cinque-seicento persone, ma in quel momento completamente deserto.. -E’ il posto più desolatamente vuoto che abbia mai visto-ridacchiò Toogi. Yuky senza parole si limitò ad alzare le braccia al cielo. -Ci capite qualcosa voi ragazzi?..Non ci sono i motori. A me pare di star vivendo un incubo..Non ci capisco più nulla.-Detto ciò, Tex Mex si lasciò scivolare a terra sfinito ma dopo alcuni istanti riprese a parlare. -Purtroppo, tra le altre, non è questa l’unica stranezza a cui non trovo spiegazione...All’ultimo piano di Orbital c’è il Planetarium, una grande sala dove viene riprodotta tramite un gigantesco ologramma l’immagine della galassia con tutti i pianeti i satelliti e le stazioni, sia le orbitali che le fisse, inoltre attraverso una grande vetrata circolare si può godere del panorama stellare che circonda Kankoh-Maru....A volte ci portano anche le scolaresche in gita perchè pare sia molto educativo...Ma io sono stato sù al Planetarium e l’ho trovato chiuso, però con lo stesso stratagemma sono entrato e ho avuto la stessa sorpresa della sala macchine: completamente vuoto. Un salone vuoto e senza arredamento, le poltrone, lo schermo e tutte le altre cose, niente di niente..-E allora ?-chiese Yuky che non lo stava seguendo più. -E allora?-continuò Tex Mex-..e allora sono tornato giù alla sala proiezione, che è quà a fianco dove c’è il processore e il proiettore di ologrammi che da quà sotto dovrebbe inviare le immagini tridimensionali all’ultimo piano dove c’è il Planetarium..-E allora?-intervene Toogi che stava seriamente cominciando a pensare di aver a che fare con un matto.
-.. Nella sala degli ologrammi processore e proiettore sono accesi e perfettamente funzionanti, il che significa che da qualche parte stanno proiettando un’immagine o un qualche cosa di simile.-A me sembra una storia pazzesca-disse Yuky-Voglio prorio andare a chiedere delle spiegazioni a mio padre...Ma ora, vi prego torniamo in superfice, ho urgente bisogno di una bibita ghiacciata. -Ottima idea!-aggiunse Toogi-e poi avevamo anche deciso che saremmo andati alle piscine Z.-
L’idea di librarsi nel vuoto, in assenza di peso in un enorme tinozza assieme ad un sacco di sconosciuti non era particolarmente gradita a Yuky ma per far contento l’amico che ci teneva tanto e visto che sarebbe venuto con loro anche Horovitz, egli accettò di indossare la speciale tuta e, armato di pazienza, fare la fila con gli altri bagnanti sui trampolini. I trampolini davano su un enorme vasca di forma semisferica in cui era stato creato il vuoto e il gioco consisteva nel tuffarcisi dentro e iniziare a volteggiare leggeri. Alcune volte, se si aveva fortuna si poteva anche fare delle conoscenze nuove: e Toogi sperava proprio in quello. Unico inconveniente, le visiere a specchio della tuta non consentivano di vedere il volto dell’eventuale interlocutore e a volte, al rientro negli spogliatoi, scoprivi di aver parlato due ore con una racchia. Venne il loro turno e Yuky si lanciò per ultimo e con un poco di apprensione. Non c’era molta gente e visto che alle quote inferiori ce n’era ancora meno, decisero di avventurarvicisi. Fluttuarono elegantemente verso il fondo, separandosi, ognuno con il suo stile. Dopo pochi minuti Yuky, già stanco decise di approfittare degli appositi appigli fissati alle pareti, per fermarsi un poco. Tex Mex e Toogi invece continuavano a volteggiare nel vuoto instancabili. Ad un tratto l’attenzione di Toogi fù attirata da qualche cosa di strano che stava
accadendo intorno a Yuky che era ancora lì fermo aggrappato alla parete della vasca: due tipi piuttosto in carne, a giudicare dalle dimensioni, si stavano avvicinando velocemente al giovane. Toogi stette un secondo a guardare richiamando anche l’attenzione di Tex Mex e quando i due corpulenti uomini si avventarono su Yuky, entrambi si lanciarono in suo aiuto. Toogi, seguito da Tex Mex, sentiva il cuore scoppiargli per la concitazione mentre a grandi bracciate si avvicinava all’amico in pericolo. Ora uno dei due sconosciuti teneva Yuky per le braccia e l’altro stringeva il collo del poveretto. Appena uno dei due aggressori fù a tiro, Tex Mex, senza farselo ripetere due volte sferrò un pugno con tutta la forza di cui poteva disporre proprio al centro della visiera che, andando in mille pezzi che si misero a galleggiare lentamente nel vuoto, rivelò con grande sorpresa di tutti l’identità dell’aggressore. -Cribbio! Ma è un rettile!-balbettò Tex Mex sconcertato. Da dentro il casco, una testa di iguana fissava con odio Tex Mex con i suoi occhietti giallastri. Con la velocità di un lampo, un istante dopo, la lama di un pugnale-da cui Tex Mex non si separava mai-era profondamente conficcata nella gola del lucertolone. Il secondo rettile, abbandonato il collo di Yuky si avvinghiò a Tex Mex ed entrambi così abbracciati presero a fluttuare lottando verso il fondo della vasca sotto lo sguardo impietrito dei due ragazzini. arono alcuni interminabili secondi durante i quali Yuky e Toogi non potettero fare altro che attendere. Poco dopo una nuvola di sangue vermiglio prese a volteggiare lentamente dal fondo verso la superfice della vasca e dietro di essa i due ragazzi paralizzati dal terrore videro risalire lentamente il loro amico con ancora il pugnale sanguinante tra le mani.
Appena Tsuna fù messo al corrente di quanto era accaduto andò sù tutte le furie. Il comandante Horowitz sull’attenti al suo cospetto avrebbe voluto essere in quel momento in una qualsiasi altra parte dell’universo.-Vi siete fatti beffare per l’ennesima volta quindi...beffati da due ragazzini e da un vagabondo di cui non conoscete neppure l’identita! Dovrei mandarvi a spaccare pietre su Saturno !Horowitz tremante abbozzò un tentativo di difesa ma Tsuna non volle sentir ragioni e continuò minaccioso. -Voglio conoscere al più presto l’identità di quell’uomo che è riuscito con tanta facilità a sbarazzarsi di due “specialisti”....E ora andate, la sola vostra presenza mi irrita.Il comandante Horowitz si congedò da Tsuna con la promessa che avrebbe staccato personalmente la testa del vagabondo prima di consegnargliela.
Mentre i locali delle vasche a gravità Z si riempivano di uomini del servizio di sicurezza, i tre amici erano riusciti a fuggire e rifugiarsi di nuovo nel ventre sotterraneo di Hotel Orbital. -Non erano mica terrestri quelli lì-disse Yuky che non aveva ancora smesso di tremare. -Dobbiamo assolutamente andare da tuo padre e chiedere spiegazioni anche se si stà comportando stranamente anche lui-aggiunse Toogi tentando di tranquillizzarlo. -Mi sembra giusto-commentò Tex Mex massaggiandosi le nocche che ancora sanguinavano a causa dello scontro con le due creature-Questa è un’emergenza e se le bestiacce che ho fatto fuori non sono sole sulla base è giusto che tuo padre lo sappia per poter prendere provvedimenti e già che ci siete raccontategli anche delle cose di cui vi ho messo al corrente io...Ora andate, al vostro ritorno mi troverete quì ad aspettarvi.
CAPITOLO SESTO Seduti comodamente su una panchina del grande parco di villa Phet-phet-sam, il Quarto presidente e suo figlio stavano discutendo amabilmente: il padre di Yuchy sembrava più rilassato rispetto al precedente incontro. Poco lontano, Toogi si stava intrattenendo con Tsuna. -Figliolo, il tuo arrivo ha coinciso con una serie di seccature e stranezze indicibili... e poi mi è stato riferito che ti sei accompagnato a gente poco raccomandabile...a proposito chi è quel tipo che c’era con voi alle vasche a gravità Z?-Ma ..padre..hanno tentato di uccidermi per ben tre volte e se sono vivo lo devo in parte al caso e in parte a quella persona poco raccomandabile a cui ti riferisci..Alle vasche mi ha salvato da due creature mostruose che.......-Yuky, ti prego. Devi lasciare che di queste cose si occupino le persone adatte. E’ evidente che c’è qualche problema da risolvere quì su Orbital ed è appunto per questo e sopratutto per la tua incolumità che ti chiedo di ritornare immediatamente sulla terra.-Ma papà, cosa stà succedendo..-Prometto che te lo spiegherò ma ora non posso: sono informazioni segrete.-Papà lo sai che nei sotterranei la sala macchina è vuota e che il proiettore di ologrammi stà trasmettendo qualche cosa chissà dove?Nel sentire ciò il Quarto Presidente si fece scuro in viso e tentando di non darlo a vedere si esibì in un sorriso improbabile.-Yuky figlio mio, non devi preoccuparti di queste cose...Ora ti farò scortare ad una navetta da un gruppo di miei uomini. E’ necessario per la tua incolumità che tu vada.In quell’istante furono raggiunti anche da Toogi cui il padre di Yuky rinnovò la necessità per entrambi di abbandonare la stazione. -Papà, che cosa mai potremmo fare sulla terra, non pretenderai mica che io vada in vacanze dalla zia Ute e dallo zio Erick !?!-
-Mi hai dato un ottima idea figliolo: andrai proprio a casa dello zio Erick e dalla zia Ute...lì sarai al sicuro e mi raccomando salutameli tanto. Sono delle così care persone.Detto ciò il Quarto Presidente fece un cenno alle guardie che attendevano poco distanti e diede loro ordine di scortare Yuky e Toogi alla prima navetta in partenza per la Terra.
Appena le guardie si furono allontanate in compagnia dei due ragazzi il Quarto Presidente fù raggiunto da Tsuna. -Mio buon Tsuna i nostri grattacapi sono finiti, ho fatto credere ai due piccoli ficcanaso che è meglio per loro tornare sulla terra. Ora li hanno in consegna i miei uomini e tra pochi minuti nessuno sentirà più parlare di loro, ci penseranno i miei “specialisti” ad eliminarli. Ora bisogna solo trovare quel vagabondo e renderlo inoffensivo...sà troppe cose, deve essere stato sicuramente lui a dire ai ragazzi del proiettore di ologrammi e della sala macchine che non contiene motori.-Ah! Sapevano anche quello?-disse Tsuna sorpreso. -Si..ma non servirà a nulla sapere queste cose perchè non avranno la possibilità di raccontarlo a nessuno.-
A bordo dell’elitaxi che avrebbe dovuto accompagnarli alle rampe di lancio, Toogi e Yuky, silenziosi riflettevano sulla quantità di fatti accaduti da quando erano sbarcati su Orbital e sulla vacanza iniziata male che comunque stava per finire. Attorniati da quattro guardie presidenziali armate che avevano ricevuto l’ordine di scortarli non distoglievano lo sguardo pensieroso dagli oblò del velivolo che sfrecciava velocissimo nell’atmosfera artificiale della base. -Ce ne andiamo così..e lasciamo Tex Mex nei guai fino al collo...-disse Toogi rompendo il lungo silenzio-
..non mi sembra leale...e comunque quassù lasciamo qualcosa di non chiarito...e poi non mi piace che un lucertolone si diverta nel tentativo di farmi secco ..ecco! Però, tipo strano quel Tex Mex. Ha più l’aspetto di un soldato..o di un lottatore, che quello del viaggiatore che dice di essere...e poi hai visto che muscoli? Quello con un cazzotto sfonda i muri..Yuky assorto in chissà quali pensieri pareva non ascoltare nemmeno le riflessioni dell’amico che incurante di ciò continuava a fare le sue rimostranze. -..e quel poveretto di Gronebaum: in fin dei conti è morto al posto nostro. .Credi che non gli dobbiamo nulla?Improvvisamente, con lo sguardo sempre fisso sull’oblò, Yuky, con grande sorpresa dell’amico iniziò a mormorare frasi apparentemente senza senso-...la zia Ute e lo zio Erick..la zia... Ute... e.. lo zio..Erich.....-Ma che stai dicendo Yuky!Dopo aver ripetuto di nuovo e in modo ossessivo la stessa cosa, Yuky parve tornare alla realtà volgendosi di scatto verso l’amico-...No no, nulla..Stavo solo pensando alla zia Ute e allo zio Erick...-Ah Ah-disse Toogi-A proposito chi sarebbero questi tuoi zii di cui non ricordo nulla..-E’ normale che tu non possa ricordarteli....No me li ricordo nemmeno io!-Come sarebbe!-esclamò Toogi strabuzzando gli occhi-Non ti starà mica dando di volta il cervello..Ero presente quando proprio tu ne hai parlato con tuo padre...e ricordo che ti ha anche chiesto di portare loro i suoi saluti quando li avresti incontrati..--E’ esatto Toogi..Ma è solo che la zia Ute e lo zio Erich non sono mai esistiti e io ho usato questo espediente per...-Ma allora-lo interruppe bruscamente l’amico-è a tuo padre che ha dato di volta il cervello.-No Toogi-disse Yuky con tono grave-..è tutto molto più semplice. Il Quarto presidente, quello con cui abbiamo parlato entrambi...non è mio padre.-
Tale consapevolezza aveva gettato il sensibile Yuky nella più totale disperazione: pareva di colpo essersi disinteressato a qualsiasi cosa, persino al proprio destino. Tra le molte domande e tra gli interrogativi che affollavano la sua mente uno in particolare lo metteva in particolare apprensione: Se quell’uomo dalle fattezze sconcertantemente identiche a quelle di suo padre, non era suo padre, chi, o peggio ancora, che cosa poteva essere? E inoltre, se quello era un impostore, il suo vero padre dove sitrovava in quel momento? E sarà stato al sicuro o in pericolo? Nessuno dei due, per i minuti successivi ebbe voglia di commentare ulteriormente l’ultima sensazionale novità finchè qualcosa non attrasse l’attenzione di Toogi che scrutava attentamente il panorama dagli oblò. -Ehi!-disse rivolgendosi ad uno dei due piloti-..ma da questa parte non si và alle rampe di lancio..Il pilota non lo degnò nemmeno di uno sguardo e senza dire una parola continuò a pilotare il velivolo finchè dopo un rapido scambio di istruzioni via radio iniziò a girare in tondo sopra una piazzola manovrando fino ad atterrarvi dolcemente pochi secondo dopo. -Che si fà scimmione si scende?-disse Toogi al pilota apostrofandolo con scherno. Poco dopo la superfice su cui erano scesi iniziò a scendere verso il basso facendo sussultare il velivolo: la discesa in quella specie di ascensore durò poco di un minuto nel silenzio e nel buio più totale. Un brusco arresto dell’elevatore avvertì i eggeri dell’arrivo a destinazione e una porta scorrevole si aprì su un salone molto illuminato dove decine di guardie armate correvano avanti e indietro con atteggiamento apparentemente molto indaffarato. Quando la porta della stanza in cui furono scortati da guardie taciturne e dai modi risoluti si chiuse a chiave alle loro spalle, i due giovani amici iniziarono a rendersi conto che le cose si stavano ingarbugliando e anche molto velocemente. Le catenelle con cui i loro polsi e le loro caviglie erano stati saldamente fissati alle sedie non lasciavano presagire nulla di buono.
Poco dopo, altre guardie entrarono per una attimo nella stanza depositando a terra con assai poca gentilezza i bagagli dei ragazzi: due grosse borse e la sacca con le mazze da golf di Toogi. -Non la vedo molto bene questa cosa-disse Toogi rompendo il silenzio che si era fatto pesante. -E’ evidente che questa gente non ha l’intenzione di rimandarci a casa a raccontare ciò che stà succedendo su Orbital..Ma chi sono?!?..E sopratutto..cosa vogliono?Yuky, che non aveva pensieri che per suo padre, pareva inebetito e per nulla interessato alle osservazioni dell’amico. Improvvisamente il rumore sinistro degli stivaloni chiodati delle guardie che proveniva dal corridoio li fece trasalire dipingendo sui loro volti un espressione terrorizzata. Accompagnato da due guardie dall’aspetto imponente, fece ingresso nella stanza poco illuminata il comandante Horowitz; E non pareva affatto felice di rivederli. -Eccoli quì..i miei due piccoli ficcanaso-esordì in tono di scherno. -Io vi avevo avvertito..ma voi avete voluto fare di testa vostra..e questo è il risultato..-Cosa sarà di noi! Abbiamo il diritto di sapere!-Lo interruppe bruscamente Yuky che pareva aver ritrovato la sua usuale presenza di spirito. -Taci cucciolo terrestre!!!-lo aggredì Horowitz avvicinandosi con uno scatto e agitando minaccioso il suo pugno chiuso di fronte al viso del ragazzo. Il suo volto si era fatto di colpo paonazzo e feroce. Con un gesto rabbioso si tolse gli occhiali dalle lenti blu cobalto e li scagliò lontano. I suoi occhi, ora fissi, si erano accesi di un giallo fluorescente ed inquietante. Quella strana fluorescenza degli occhi fece subito ricordare a Toogi l’enorme iguana che era venuta a dare loro il benvenuto nella stanza dell’albergo. Lo stesso bagliore giallastro e cattivo nello sguardo.
Con un balzo all’indietro, evidenziavando una agilità sorprendente per un uomo di quella stazza, il comandante Horowitz, si erse come una statua nel centro della stanza e con i pugni ben piantati sui fianchi continuò ad inveire con violenza all’indirizzo dei due piccoli amici che lo guardavano atterriti. -Da quando siamo arrivati noi, voi terrestri non avete più nessun diritto, ma i vostri amici sulla terra non lo sanno ancora. Il nostra missione è appena iniziata, ma voi non vivrete abbastanza per andare a raccontarlo e con l’aiuto del vostro Tsuna prenderemo rapidamente possesso di tutto..-Dunque Tsuna era un traditore..-pensò Yuky con tristezza. Ma continuava ancora a non capire cosa stava succedendo di preciso. I suoi pensieri erano sempre rivolti alle sorti di suo padre. Intanto Toogi, ripresosi un’pò dal terrore, quasi a voler sdrammatizzare la grave situazione, si rivolse a Horowitz con tono di sfida. -Vorresti farmi credere che quel lucertolone che ho spiaccicato in albergo era tuo cugino?-Continua a ridere..cucciolo terrestre! Ma la tua gente non riderà quando si avvedrà della potenza di noi Frhags....Ma tu non assisterai al nostro trionfo perchè sarai già morto da un pezzo.-Frhags???-ripetè Toogi divertito-Cos’è? la marca di una bibita o una squadra di baseball?!?-Quando sarai, in compagnia del tuo amico, su di una scialuppa alla deriva nello spazio non credo che sarai ancora così di buon umore..stupido ragazzino.-Detto ciò, il comandante Horowitz uscì sbattendo la porta seguito da una delle due guardie cui aveva fatto un cenno. La guardia rimasta li sorvegliava silenzioso non dimostrando particolare interesse alla loro presenza. -Yuky hai mai sentito parlare di questi Frhags?-No. Mai. Però ora che ci rifletto, quando Tsuna era Direttore degli Esteri ha
viaggiato per anni nei posti più desolati e selvaggi dell’universo alla ricerca di nuove risorse.....ma dai suoi rapporti non emerse mai nulla che potesse far pensare all’incontro con altre forme intelligenti...-Potrebbe non averlo reso noto...-commentò Toogi. -Potrebbe essere anche così...-rispose Yuky tormentandosi il mento con fare pensieroso-..in fin dei conti in quelle missioni viaggiava sempre con un numero ristretto di uomini della sua guardia personale: i fedelissimi. E se si fosse messo d’accordo con loro per rovesciare mio padre...tutto tornerebbe.-Scusa Yuky ma non ci capisco più nulla..se Tsuna è su Orbital e tuo padre non è tuo padre, allora dov’è? E quello con cui hai parlato chi è?Yuky pareva non ascoltarlo affatto. L’espressione rassegnata e affranta che aveva incorniciato il suo viso fino a poco fà era scomparsa, i suoi occhi neri rilucevano ora vividi e determinati. Suo padre, il Quarto Presidente era certamente in pericolo e con lui il destino di miliardi di terrestri e lui era l’unico a conoscenza di tale pericolo. Doveva fare qualcosa. Ma cosa?
-Dici che questo scimmione mi lascerà andare a fare pipì?-disse Yuky regalando un sorriso rassicurante al suo amico. La guardia rimasta a sorvegliarli era un omaccione corpulento dalla faccia non molto intelligente e quando Yuky iniziò a richiamare la sua attenzione con dei cenni del capo egli rispose sfoderando uno sguardo a metà tra il seccato e il sorpreso. -Vedi amico ...se non mi sciogli, non riuscirò a fare la pipì e dato che non credo di riuscire a trattenermi ancora per molto, ti pregherei di liberarmi, almeno per un attimo, e anche con una certa velocità...-Ho ricevuto ordine di non sciogliervi per nessuna ragione e se contravvengo alle consegne dovrò vedermela con Horowitz e proprio non mi aggrada questa cosa.-Peggio per te scimmione!-gli rispose Yuky adirandosi-Vuol dire che mi
costringi a farmela nei pantaloni..e ti assicuro che non sarà piacevole nemmeno per te questa cosa.-Non dirai sul serio?-disse la guardia avvicinandosi al ragazzo. -Peggio per te..Vedrai!-rispose Yuky sprezzante. -No!!! Aspetta..Ti slego e ti accompagno al bagno..Ma non fare scherzi sennò ti accoppo senza pensarci un secondo...- disse l’omone brandendo la canna del suo mitragliatore sotto il naso di Yuky. Appoggiata l’arma in un angolo della stanza, il carceriere si apprestò a liberare i polsi del ragazzo dalle sottili ma resistenti catenelle che lo legavano con dei lucchetti alla sedia di metallo che assieme all’altra uguale su cui stava Toogi, costituiva l’unico arredamento dello stanzone dalle pareti bianche e luccicanti. In piedi e con le mani libere Yuki prese a massaggiarsi i polsi malamente segnati dalle catene. Nell’istante brevissimo, una frazione di secondo, in cui la guardia diede le spalle al ragazzo per recuperare l’arma appoggiata al muro, Yuky, con un movimento velocissimo, sfilata con uno scatto una delle mazze da golf dalla sacca Toogi, lasciò partire un fendente che sibilando nell’aria calda della stanza si infranse con forza sorprendente sul volto dell’energumeno. Al bestione non restò altro che crollare al suolo con un rantolo. Poi più nulla. -L’hai ammazzato!?!?!?-esclamò Toogi con una punta di apprensione nella voce. -E stai a preoccuparti?-rispose Yuky con un tono che ormai non tradiva più nessuna incertezza-..e quanti ancora dovremmo eliminarne per tentare di uscire vivi da quì e dare l’allarme sulla terra!Ma non c’era tempo per discutere. Yuky, dopo aver frugato nelle tasche della guardia e recuperato le chiavi, liberò rapidamente anche i polsi dell’amico che chiese subito-E ora? Che si fà?-Innanzitutto cerchiamo di andarcene di quì e di trovare Tex Mex che potrebbe esserci di aiuto a lasciare Hotel Orbital.....Poi si vedrà.-
Stavano apprestandosi a lasciare la loro prigione quando l’attenzione di Toogi venne attirata dal viso della guardia che giaceva immobile a terra. -Gli hai proprio tirato una bella mazzata!-disse chinandosi verso sul corpo del loro carceriere-guarda un’pò...ma cos’è quella cosa?Anche Yuky si avvicinò e prese ad esaminare con attenzione con Toogi la strana ferita che si era aperta sulla fronte dell’uomo. -Non sanguina per nulla..e poi sembra che ci sia sotto qualcosa!-aggiunse Toogi allarmato-..ma non ho il coraggio di toccare.Yuky, con la perizia di un chirurgo afferrò con due dita il lembo di pelle che penzolava dalla fronte dell’uomo, scostandolo: sotto la pelle, o perlomeno sotto quella cosa che le assomigliava si intravedevano delle piccole squame verdi. -Questa non è pelle-disse Yuky senza scomporsi minimamente. Un violento strattone ed ecco. Tra le mani di Yuky restò un grande brandello di quella pellicola gommosa simile a pelle umana ma che evidentemente non lo era e agli occhi di entrambi si presentò qualcosa di straordinario e spaventoso al tempo stesso. -Ma è la stessa faccia schifosa del lucertolone che ho preso a mazzate in albergo!?!?!?!-esclamo Toogi con la voce rotta dal ribrezzo e dall’emozione. Sotto la strana maschera si era rivelato un cranio dalle forme umane ma dai lineamenti da rettile. Un enorme iguana dal corpo umano e dal viso coperto di scaglie verdi. I grandi occhi gialli, sbarrati, non avevano perso la loro fluorescenza dando a tutta la scena un aspetto terrificante. -Ora mi pare di capirci qualche cosa di più..-riprese a parlare Yuky con flemma a dir poco inquietante. -..per qualche ragione, quassù, a parte Tsuna, io, te e Tex Mex, gli altri sono tutti così..-
-Lucertole!?!?!?-gridò Toogi in preda allo sconcerto. -Lucertole...o..Frhags..Come ci ha detto prima Horowitz..Ma il nome ha poca importanza mio caro Toogi....Mio padre è prigioniero di questri mostri che vogliono la terra a tutti i costi. Tsuna dovrà pagare caro il suo tradimento..-Yuky, quando parli così ti si accende una strana luce negli occhi e ..ti confesso che mi fai quasi paura...comunque non sarebbe meglio che ce ne andiamo da questa stanza? Potrebbe anche risvegliarsi la lucertola..-Non credo-disse Yuky ridendo di gusto-..visto la botta che gli ho dato..In ogni caso hai ragione: Dobbiamo assolutamente andarcene di quì.-
CAPITOLO SETTIMO I lunghi corridoi bianchi su cui dava la porta della loro prigione sembravano deserti e i due amici vi ci si avventurarono con molta cautela. -Saranno tutti a pranzo?-disse Toogi allo scopo di sdrammatizzare la situazione per nulla rosea. -Certamente..-ironizzò Yuky con tono sicuro-..staranno mangiando la loro razione di insetti e topolini da laboratorio.La risatina soffocata e tremante che uscì dalla gola di Toogi ricordava di più i disturbi di un asmatico piuttosto che un vero apprezzamento per la spavalderia di Yuky. Poi, in silenzio percorsero alcune centinaia di metri di quei corridoi tortuosi, intervallati di tanto in tanto solo da stretti aggi che a loro volta conducevano a ripide scale che invitavano ora a salire, ora a scendere, per poi sbucare in altri corridoi del tutto simili ai precedenti mettendo a dura prova il senso dell’orientamento dei due piccoli amici. Camminarono per circa venti minuti senza incontrare anima viva. Ad un tratto i numerosi altoparlanti che disseminavano le pareti dei corridoi iniziarono ad emettere un fischio acuto, assordante e lugubre che stava a
significare che il tentativo di fuga di Yuky e Toogi era stato già scoperto. In preda al panico i due iniziarono a correre senza una meta precisa. In lontananza, il rumore di numerosi scarponi chiodati che correvano concitati avvicinandosi fece gelare il sangue nelle vene ai due amici. Evidentemente la caccia era iniziata e le prede erano loro due. -Per di quà!-sbuffò Yuky indicando all’amico una nicchia buia che si apriva alla loro destra nel corridoio. Nell’oscurità di quel piccolo nascondiglio, accucciati a terra, ascoltavano il rumore dei i avvicinarsi sempre di più a loro. -Quanti saranno?-bisbigliò Toogi con un flebile filo di voce. -A giudicare dal baccano almeno una ventina...però è difficile dirlo con sicurezza...questa dannata sirena copre tutto.Dopo pochi istanti la sirena si azzittì di colpo e tutta la scena venne avvolta da un silenzio pesante e irreale rotto solo dal rumore sinistro degli scarponi chiodati che si avvicinava inesorabile. -Era meglio la sirena..-disse Yuky-..questo silenzio mi fà paura ancora di più.-Ci fosse almeno Tex Mex...lui saprebbe cosa fare.-balbettò Toogi. -Ho paura che Tex Mex, ovunque si trovi, dovrà dar fondo a tutta la sua scaltrezza per cavarsela, perchè se lo pescano è finita anche per lui..Ora le guardie erano proprio vicine e si poteva anche distinguere le loro voci concitate: imprecazioni e ordini impartiti in modo secco e con tono militaresco. Al loro approssimarsi, i due ragazzi arretrarono rotolandosi, ancora di più verso l’interno del loro nascondiglio fino a schiacciarsi contro il muro. Con il cuore in gola, rannicchiati nell’oscurità trattenendo il respiro per timore di essere scoperti, videro are davanti a loro almeno una decina di guardie armate.
Solamente quando il rumore dei i di corsa iniziò a sfumare, lentamente i due iniziarono ad azzardare qualche movimento. Dopo pochi istanti sgattaiolarono fuori dal loro nascondiglio e con molta cautela ripresero il loro cammino. A causa del caldo soffocante che pervadeva tutti i sotterranei gli abiti dei ragazzi erano completamente inzuppati di sudore e anche la respirazione si era fatta più faticosa.
-Alt! Non fate nessun movimento!L’eco di questa intimazione gelò il sangue dei due amici. Dieci metri più avanti, da dietro una catasta di bidoni di carburante erano improvvisamente spuntate, come dal nulla, cinque guardie, tre delle quali ora tenevano sotto il tiro dei loro fucili Yuky e Toogi. La voce che aveva appena parlato, che doveva essere del caposquadra, continuò a tuonare minacciosa intimando ai due ragazzi di avvicinarsi lentamente e con le mani sulla testa. -Stavolta è finita per davvero..-bisbigliò Toogi con gli occhi umidi. Yuky non fece nemmeno in tempo a rispondere perchè un istante dopo una esplosione violentissima scosse le mura dei sotterranei. Per lo spostamento d’aria i due ragazzi furono sbalzati violentemente a terra, immersi in una coltre di fumo che impediva loro di vedere qualsiasi cosa.
Lo spettacolo che si presentò ai loro occhi appena il fumo denso iniziò a diradarsi era per stomaci forti. Le guardie, investite dall’esplosione, erano praticamente sparse per tutta la zona, fatte a pezzi dall’esplosione e un odore acre di carne abbrustolita pervadeva tutto l’ambiente. Yuky e Toogi si guardarono in viso scambiandosi sguardi interrogativi. I loro
abiti erano stracciati in più punti e tutti imbiancati dalla polvere e così i loro volti stralunati. -Non ci crederà nessuno a questa storia quando la racconteremo..-esordì Toogi rompendo il lungo silenzio che era calato su tutta la scena. -Se non riusciamo ad andarcene da Orbital, non avrai la possibilità di raccontarla a nessuno...comunque è meglio svignarcela.-Quella esplosione è stata una coincidenza fortunata... non è vero Yuky?-Se è stata una coincidenza è davvero strana..ma non ci giurerei..-Che vuoi dire?-Non so...non so..-rispose Yuky pensieroso. Con o svelto, ma senza correre, proseguirono nella loro fuga fino ad arrivare ad un grande atrio da cui partivano altre due diramazioni del corridoio che però a giudicare dall’ inclinazione portavano a piani ancora più inferiori. -Noi dobbiamo salire, non scendere..-disse Yuky grattandosi il mento nervosamente-..quindi è quella la direzione da prendere..-continuò indicando un altro aggio, un breve corridoio che portava agli ascensori e delimitato da due porte scorrevoli di cristallo. -Yuky le porte sono chiuse...-Non preoccuparti Toogi, devono essere di quelle che si aprono automaticamente al aggio. Appena vi si avvicinarono, infatti, la prima pesante porta di cristallo si aprì scomparendo di lato in una scanalatura del muro per richiudersi alle loro spalle un istante dopo il loro aggio. -Visto?-ridacchiò Yuky. Quando furono dinanzi alla seconda porta di cristallo che li separava dagli ascensori attesero alcuni istanti lo scattare dell’automatismo ma non successe nulla.
-Proprio una bella idea Yuky! Di quì non si a.. e indietro non si può tornare. Siamo chiusi in questo corridoio..-Non è un incidente...è una trappola. E noi ci siamo cascati.-rispose Yuky. Appena ebbe finito di dire ciò, il volto abbronzato di Horowitz, accompagnato da un nutrito numero di guardie armate, fece capolino da dietro la porta scorrevole di uno degli ascensori. -E’ stata una fuga breve pivellini! Se fosse per me vi farei secchi subito ma mi è stato ordinato di aspettare e quindi vi riporto da dove siete venuti.Poco meno di un quarto d’ora dopo Yuky e Toogi erano nuovamente incatenati alle sedie nella stanza da cui erano fuggiti poco prima e di nuovo al cospetto del comandante Horowitz che stava nuovamente per perdere la pazienza. -Sono morti cinque dei miei nell’esplosione...ma non esultate..il vostro amico ha i minuti contati. Lo acciufferemo a breve...e quando l’avrò tra le mie mani lo farò a pezzettini. E’ una soddisfazione che mi devo togliere. Lo farò personalmente....E dopo toccherà a voi..Yuky venne colto da grande gioia pensando a Tex Mex. -Dunque è vivo!-pensò con soddisfazione-E l’esplosione era stata opera sua. Aveva cercato di salvarci ma purtroppo era servito a poco.Il comandante Horowitz proseguì ancora per alcuni minuti con le sue minacce per andarsene poco dopo sbattendo la porta e portandosi via la sacca con le mazze da golf di Toogi.-Queste non vi serviranno più! Quando andrò a giocare a golf con queste penserò a voi e mi farò delle grasse risate!disse sghignazzando sinistramente. Rinchiusi in quella stanza, legati come salami, con la prospettiva di essere assassinati da un momento all’altro, i due amici caddero nella più cupa disperazione. Stettero silenziosi per ore e addirittura evitavano che i loro sguardi si incrociassero. -E’ colpa mia..-disse Yuky rompendo il lungo silenzio con la voce rotta dal rammarico-..se non ti avessi detto di seguirmi non ti troveresti ora in pericolo di
vita..Si..è proprio colpa mia..-E’ inutile ora che ti torturi con questi pensieri stupidi Yuky..Siamo amici e..se proprio deve finire sono felice di condividere la mia sorte con la tua..Ma se invece di angosciarti con queste idee usassi il tuo tempo per escogitare un modo per uscire di quì te ne sarei grato..-Toogi in questo momento particolare voglio dirti che ho sempre apprezzato il tuo senso dell’umorismo..l’ho sempre invidiato perchè ti consente di vedere il lato comico di tutte le cose..-Perdonami Yuky ma stavolta di comico non ci vedo quasi niente..Andarono avanti così per lunghi minuti nel tentativo vano di tirarsi un’pò su di morale a vicenda finchè non vennero interrotti dal rumore della chiave nella serratura che annunciava nuove visite. -Sarà di nuovo Horowitz che viene a prenderci un’pò per i fondelli!-sbottò Toogi. -E’ l’ora della pappa figlioli!- Una guardia armata, con il casco da motociclista e la visiera abbassata entrò nella stanza-prigione reggendo tra le mani un vassoio carico di cibi. -Sai dove te la devi mettere la pappa amico?-lo apostrofò subito sgarbatamente Toogi. -Piccoli maleducati!-continuò la guardia appoggiando il vassoio a terra e alzando la visiera del casco-Faccio tanta fatica per venirvi a trovare e voi non sapete far altro che rispondermi con questo tono?-Tex Mex!!!!!!!!!-esclamarono sbigottiti e in coro i due ragazzi. -Proprio io...-rispose lui togliendosi il casco-..ho messo a nanna con un paio di cazzotti ben assestati una mezza dozzina di guardie motocicliste, mi sono messo gli abiti di una di loro e sono ato dalle cucine...poi sono arrivato fin quì e nessun fesso ha pensato di fermarmi...anzi le guardie quà fuori mi hanno dato anche le chiavi per portarvi il cibo.Questo inaspettato incontro diede nuova fiducia ai due ragazzi anche perchè Tex
Mex era una persona di quelle che quando ti stanno a fianco ti trasmettono sicurezza: i due amici ebbero l’impressione che con lui come alleato, la partita fosse ancora tutta da giocare. Tolse loro le catenelle e i due ne approfittarono per rifocillarsi spiluccando qualcosa quà e là dal vassoio carico di vivande. -Ho capito che eri vivo dopo il botto...e che botto!-disse Yuky eccitatissimo e traboccante di ritrovata combattività. -Ah ah! Allora hai apprezzato il mio spettacolo pirotecnico...-Certo-disse Toogi-ma il comandante Horowitz lo ha apprezzato un’pò meno..e ha promesso di scorticarti vivo appena ti acchiappa.-Verrà anche il suo momento...-rispose Tex Mex diventando improvvisamente scuro in volto-...vendicheremo Gronebaum...Yuky ascoltava Tex Mex parlare e continuava a fissarlo pensoso finchè anch’egli non se ne accorse e gliene chiese la ragione. -C’è qualche cosa che mi vuoi chiedere Yuky...Te lo si legge in volto.....Dai! Spara!-Visto che siamo sulla stessa barca-disse Yuky un’pò titubante-vorrei sapere chi sei veramente..Dopo aver dato un giro di chiave alla porta, Tex Mex si sedette a terra e, senza preamboli iniziò a raccontare tenendo lo sguardo dritto verso il soffitto.-.....Io e Gronebaum siamo..o meglio eravamo...due soldati. Soldati speciali però. A pagamento. Soldati mercenari. Una categoria che stà sparendo...Negli ultimi venti anni, venduti al miglior offerente, abbiamo partecipato a tutte le guerre e guerrette...sulla terra e altri pianeti. Per le agenzie minerarie e quelle di esplorazione....Poi, come anche voi saprete, con la pace, negli ultimi cinque anni cè stato poco da fare per gente come noi e allora abbiamo dovuto arrangiarci.....piccoli furti quà e là. qualche lavoretto saltuario...e ora eravamo venuti su Kankoh-Maru per alleggerire qualche turista...per trovare qualche pollo....Non c’è più spazio in questo modo per gente come noi...Una volta eravamo osannati come eroi, ai tempi della colonizzazione spaziale e ora vorrebbero far finta che non siamo mai esistiti....ora che non serviamo più...-
Mentre diceva queste parole il suo volto si era fatto improvvisamente triste e tirato, come se anni di umiliazione, assieme al ricordo di tempi migliori si fossero depositati di colpo sulle sue spalle come un fardello dal peso insopportabile. Yuky e Toogi stettero silenziosi e rapiti ad ascoltare quanto l’uomo stava dicendo. Avevano sentito parlare di questi soldati coraggiosi che avevano fatto l’epopea della colonizzazione stellare ma non ne avevano mai conosciuti uno di persona. -Ma ora basta! Bando ai piagnistei-continuò Tex Mex schizzando in piedi e cambiando immediatamente tono-..dobbiamo portare la pelle a casa e capire cosa succede..perchè quì sta accadendo sicuramente qualche cosa di grosso!Yuky raccontò al ritrovato amico quanto aveva saputo e con grande minuzia di particolari: del fatto che erano tutti alieni su Hotel Orbital tranne Tsuna che era un traditore e aveva ordito un complotto assieme a questi tipi chiamati Frhags che avevano tutto l’aspetto di grossi lucertoloni violenti e crudeli ma camuffati da umani. -Vedi Tex Mex...io sono anche preoccupato per mio padre che non sò dove sia ...se è vivo....se è morto... dobbiamo fare qualche cosa.-Allora la situazione è più grave di quanto pensassi-rispose Tex Mex stupito di quanto aveva ascoltato-Questo è un tentativo di colpo di stato in piena regola...ma noi daremo del filo da torcere a queste lucertole. Per cominciare ho individuato il loro deposito delle armi.....dove possiamo andare a rifornirci in ogni momento. Sapete, là c’è tanto esplosivo da far saltare la terra...... ed è lì che ho rubato quello che ho usato prima nel tentativo di salvarvi dalle guardie..Nel sentire quelle parole i due ragazzi ripresero di nuovo fiducia nel loro destino: Dunque non tutto era perduto. Si poteva fare ancora qualche cosa per non consentire a Tsuna e ai suoi compari di portare a termine il loro piano infame. -Secondo me..-continuò Tex Mex-nella sala degli ologrammi possiamo trovare la risposta a molti quesiti perchè, come già ho avuto occasione di dirvi, mi piacerebbe sapere che cosa stanno proiettando e dove...e infatti è lì che andremo
tutti insieme dopo esserci equipaggiati a dovere-Prima dobbiamo uscire di quì-lo interruppe Toogi un’pò scetticamente-..le lucertole non saranno d’accordo sul fatto che noi ce ne andiamo a eggio per Orbital-Non preoccuparti...-disse Tex Mex accarezzando il tubo lanciamissili che portava a tracolla-...con questo lasciaare vi porto dove volete....Ora usciremo di quì....dovremo are da un punto un’pò affollato per arrivare ad un aggio che porta dritto dentro il deposito delle armi. Dal grosso zaino che portava sulla schiena Tex Mex estrasse due tute da motociclista simili alla sua e due caschi. Così abbigliati e con la visiera del casco abbassata in modo da coprire il viso, i tre uscirono dalla stanza affacciandosi sul corridoio affollato di guardie che andavano veloci in tutte le direzioni. Lo spettacolo era sconcertante, alcune delle guardie-evidentemente non era più necessario-non indossavano più nemmeno la maschera che li aveva fino ad allora camuffati da umani. Il cranio, leggermente sproporzionato rispetto al corpo conferiva loro un aspetto ancor più unquietante, il colore verde delle scaglie che lo ricopriva faceva il resto. Immersi in questa folla di esseri alieni Yuky e Toogi seguivano da vicino Tex Mex e facendo molta attenzione a non urtare nessuno di loro ascoltavano questi esseri esprimersi nella loro lingua, un misto di suoni gutturali simile al giapponese. -Non sono proprio belli da vedere...-azzardò Toogi con voce tremola. -Ora non parlate..-lo redarguì Tex Mex-..stiamo per arrivare ad un posto di controllo. Cercheremo di tirare dritto sperando che nessuno ci chieda nulla.Alla loro vista, un gruppo di guardie spostò il cavalletto metallico che sbarrava l’accesso ad un elevatore facendo cenno di are ma improvvisamente una di loro, richiamando l’attenzione di un altra guardia fece cenno all’indirizzo di Toogi iniziando ad agitare le braccia e ad emettere suoni rauchi e
incomprensibili. Yuky e Tex Mex fermi dinanzi alla porta aperta dell’elevatore stettero alcuni istanti a controllare la situazione: due guardie dopo aver fermato Toogi continuavano a fargli delle domande in tono sempre più concitato e facendo segno alle sue calzature. -Perchè non ha indossato gli scarponi che vi ho dato?-bisbigliò Tex Mex indispettito a Yuky che fissava sgomento la scena. Ma non fece nemmeno in tempo a rispondere perchè un istante dopo una delle guardie colpendo con un violento ceffone il casco di Toogi lo fece rotolare al suolo rivelando a tutti i presenti la sua identità. Immediatamente l’attenzione delle decine di guardie presenti nei dintorni del checkpoint fù attirata da Toogi che, paralizzato dalla paura stava lì, a bocca aperta incapace di prendere una qualunque decisione. Probabilmente non si rese nemmeno conto di cosa accadde nei secondi successivi quando Tex Mex presolo per la collottola lo trascinò letteralmente dentro l’ascensore dove aveva appena spinto violentemente Yuky. Le guardie che cercarono di avvicinarsi ebbero la peggio. Mentre arretrava verso l’ascensore trascinando Toogi come un sacco vuoto scatenò con il lanciarazzi un uragano di fuoco. Con il primo razzo colpì in pieno la postazione delle guardie disintegrando in un attimo le due lucertole che lo custodivano. Altri due razzi sparati in rapida successione colpirono il gruppetto delle guardie più vicine all’ascensore facendone a pezzi più d’una tra urla disperate. Il quarto razzo, provvidenzialmente lanciato da Tex Mex contro un pannello di controllo elettronico creò un principio di incendio che gettò nel panico i miliziani presi di sorpresa. I pochi colpi di fucile e che alcune guardie riuscirono ad esplodere andarono ad infrangersi con grande fragore ma con poco danno sulla porta scorrevole dell’elevatore che si stava chiudendo. Prima che la porta si chiudesse completamente Tex Mex diede il colpo finale alle povere guardie completamente sbaragliate: tolta la sicura da due granate che
aveva in tasca le lanciò nel grande atrio. L’esplosione che segui’ fù così violenta da scuotere violentemente l’ascensore e facendo temere ai suoi occupanti che la corsa verso l’alto dell’elevatore non avrebbe avuto buon fine. I tre amici, accucciati sul pavimento dell’elevatore non avevano un bell’aspetto. Toogi tremante non aveva la forza di profferire una parola e probabilmente non si era ancora reso conto di quanto fosse successo. Yuky, sbigottito fissava con occhi pieni di ammirazione per ciò che gli aveva appena visto Tex Mex che invece era troppo impegnato a ricaricare il lanciarazzi con dei grossi proiettili argentati che estraeva uno dopo l’altro da una cartucciera che faceva capolino da sotto la tuta. -Ora ci credo che eri un soldato professionista!-disse Yuky estasiato-..Hai scatenato l’inferno in pochi secondi..-Non sarebbe stato necessario..-disse Tex Mex lanciando a Yuky un occhiata torva-..se il tuo amico mi avesse dato retta...Abbiamo una situazione molto difficile da affrontare e se non fate esattamente ciò che vi dico, la prossima volta potremmo non essere così fortunati.L’ascensore si bloccò al piano aprendosi su di un piccolo atrio semibuio e deserto. -Seguitemi! Questo è un piano di servizio e per questo poco usato..Fuori dall’ascensore i tre sparirono immediatamente dietro una nicchia nel muro, stretta e buia.
CAPITOLO OTTAVO Man mano che avanzavano in fila indiana, l’oscurità aumentava tanto che Tex Mex ad un tratto dovette iniziare a fare luce dinanzi a sè con una piccola torcia elettrica. Proseguendo, il cunicolo si restrinse sempre più e ad un certo punto il gruppetto
dovette avanzare piegando la schiena perchè anche il soffito si abbassava vistosamente mano a mano che proseguivano. Silenziosamente arrivarono di fronte ad una pesante grata in acciaio oltre cui si intravedeva una scala a pioli metallica fissata alla parete del cunicolo che proseguiva in verticale. Divelta la grata, Tex Mex, dopo aver fatto cenno ai due di attenderlo, si inerpicò con molta perizia per la scala. Quando spinse la botola che stava alla fine della scala, aprendola, un fascio di luce improvvisamente penetrò nel cunicolo illuminando i volti stanchi e tirati di Yuky e Toogi. Pochi istanti dopo, ad un cenno di Tex Mex, anche loro si avventurarono per la scala a pioli e aiutati entrambi da lui, subito dopo si trovarono, ando attraverso la botola, in piedi e con lo sguardo sorpreso, proprio al centro del deposito delle armi di Hotel Orbital. -Benvenuti nella sala d’armi di Orbital!-esclamò Tex Mex orgoglioso: nei suoi occhi una luce nuova, pareva aver ritrovato l’orgoglio dei tempi ati, l’orgoglio del guerriero che sapeva di poter essere di nuovo utile al servizio di una causa importante. Si mise a correre rapidamente avanti e indietro per il grande salone completamente ingombro di casse di metallo contenenti ogni sorta di armi, munizioni e altre varietà di approvvigionamenti militari. Alle pareti, appesi a lunghissime rastrelliere, facevano bella mostra di sè i tipi più diversi di fucili, carabine, bazooka e mitragliatori leggeri. File lunghissime di mitragliatrici pesanti erano disposte al suolo messe in fila ordinatamente. Tex Mex sembrava impazzito di gioia. Si vedeva che si trovava veramente a suo agio in mezzo a tutto quel materiale che conosceva benissimo. Dopo essere sparito per un attimo dietro a montagne di casse riappariva gettando ai piedi dei due ragazzi sbalorditi del materiale che sceglieva ruspando di volta in volta dentro casse diverse. In pochi secondi ammucchiò al centro della stanza alcune decine di chili di
materiale: vestiario, radiotrasmittenti, armi leggere e munizioni. Dopo averne indossata una per primo, porse ai ragazzi due tute identiche dal colore bianco, molto morbide e piene di tasche. -E’ un pochino pesante..-protestò garbatamente Yuky. -Lo sò. Però ha il suo perchè..-disse Tex Mex porgendo al giovane la pistola che aveva estratto dalla fondina appesa alla sua cintola.-Prova a sparare quì..continuò indicando con la mano il proprio petto.Ci mise un bel pò a vincere le resistenze di Yuky che credette per un attimo che Tex Mex fosse impazzito di colpo. Yuky distese tutte e due le braccia puntando verso il petto del soldato la grossa pistola automatica che teneva stretta tra le mani e............. .............Bang!!! Un botto sordo rimbombò per tutta la sala e una lunga lingua di fuoco uscì dalla canna della pistola. Tex Mex centrato in pieno petto, a causa della forza d’urto del proiettile venne sbalzato due metri indietro cadendo a terra con un grosso capitombolo. Dopo alcuni secondi di immobilità in cui Yuky ebbe paura di averlo ucciso e sotto lo sguardo ancora stralunato di Toogi, Tex Mex prese a muoversi e dopo essersi rialzato con un salto prese a ridere a crepapelle guardando le facce attonite dei due ragazzi. Unica traccia della revolverata una bruciatura proprio al centro del petto, sul candido tessuto della tuta. -Hai capito ora perchè è un’pò pesante ma ha un suo perchè? Sono mute antiproiettile....e trattatele con riguardo anche perchè sono le ultime rimaste di tutta la dotazione della loro armeria. Avranno una spiacevole sorpresa quando verranno a prendere le altre, perchè le ho rese tutte inservibili versando un paio di bidoni di acido nelle casse che le contenevano.I due ragazzi sorrisero annuendo un’pò frastornati.
La vestizione proseguì senza ulteriori avvenimenti e alla fine anche Yuky e Toogi avevano l’aspetto di due feroci soldati di ventura. Equipaggiati da Tex Mex, che se ne intendeva, di un lanciamissili portatile a testa e di un cinturone con appesa una fondina con una pistola su un fianco e un fodero con un affilatissimo pugnale sull’altro i due si sentivano parecchio eccitati e ascoltarono le ultime istruzioni del loro amico molto attentamente. -Dobbiamo andarcene di quì..e quindi dobbiamo arrivare ad un attracco, impadronirci della prima navetta disponibile, con qualsiasi mezzo e svignarcela...tutto questo cercando di fare alle lucertole il maggior danno possibile e preferibilmente subire meno danni possibili....Non vi nascondo che le possibilità di riuscita non sono molte, ma con un’pò di fortuna e qualche decina di chili di esplosivo, abbiamo qualche labile probabilità di sfangarla. Ma per fare ciò dovete ubbidirmi e non fare mai nulla di testa vostra....Poco dopo Tex Mex completò l’equipaggiamento dei due ragazzi con una piccola ricetrasmittente dotata di auricolare che avrebbe consentito loro di stare in contatto anche se si fosse verificata la necessità di allontanarsi gli uni dagli altri. -Se siete pronti possiamo andare...Prima avventurarsi di nuovo nei meandri di Orbital attraverso il cunicolo da dove erano arrivati Yuky mise al corrente Tex Mex delle proprie preoccupazione riguardo al destino di suo padre che sicuramente era stato rapito e sostituito da un essere che gli somigliava. Egli ascoltò preoccupato il racconto ma non lo commentò in nessun modo, poi si strinsero forte la mano augurandosi buona fortuna. Fatto ciò Tex Mex iniziò a scendere la ripida scala metallica seguito da Yuky e Toogi.
Nell’atrio ai piani inferiori, presso il posto di controllo dove Toogi era stato smascherato costringendo Tex Mex ad una reazione, decine di guardie correvano in ogni direzione nel tentativo ripristinare un minimo di ordine. I danni inferti da Tex Mex con il suo lanciarazzi erano stati superiori anche alle
sue aspettative. Una decina di lucertole erano rimaste dilaniate dalle granate e almeno il doppio erano rimaste ferite in modo grave. Scuri in volto, Tsuna, accorso a vedere l’accaduto e il comandante Horowitz stavano rimirando sconsolati i danni dell’azione appena conclusasi. I muri tutti anneriti dal fumo degli incendi innescati dai razzi e i numerosi fori dei proiettili conficcatisi un’pò ovunque, potevano far pensare, a chi non lo sapesse, ad uno scontro tra due eserciti ben armati e non alla azione di un uomo solo: e proprio per tale motivo Tsuna stava rimproverando il comandante Horowitz. -Il nostro piano rischia di essere messo in crisi da un’uomo solo, di cui non conosciamo neppure l’identità e dalla vostra inettitudine..E non credo, comandante che i vertici Frhags apprezzino il fatto che uno dei loro uomini migliori fallisca così miseramente....Mi avevano detto che eravate il migliore e per questo vi ho scelto per questo compito ma ora mi stò ricredendo.-Farò del mio meglio.....rimedierò.....vedrete che non vi deluderò-rispose Horowitz che in realtà non sapeva più che pesci pigliare-me ne occuperò personalmente...e....tra poche ore vi consegnerò le teste dei tre fuggiaschi: ve lo giuro.-Badate!-rispose Tsuna perentorio e senza nemmeno guardarlo-al posto delle teste dei fuggiaschi potrebbe esserci la vostra..Detto ciò diede le spalle a Horowitz lasciandolo in compagnia dei suoi problemi e se ne andò senza salutare.
I tre amici stavano camminando per i cunicoli deserti di Orbital da molti minuti, in fila indiana e il silenzio di Tex Mex, sceso pesante subito dopo l’uscita dall’armeria stava impensierendo Yuky che ad un certo punto, non riuscendo più a trattenere la sua ansia decise di chiedere delle spiegazioni. -Ho l’impressione che ci sia qualche cosa che ti assilla ma di cui non ci vuoi parlare. E’stato dopo che ti ho parlato di mio padre?-
-Il fatto che tu sia il figlio del Quarto Presidente aumenta certo i nostri guai, perchè le lucertole ti vorranno prendere a tutti i costi....ma non è quello che mi preoccupa. Nelle ore precedenti al nostro reincontro ho girato un’pò per Orbital, curiosando e ho visto un paio di cose che, dopo i tuoi racconti, stò rivalutando sotto una luce diversa. Inoltre il fatto che l’amico, mio e di Gronebaum non fosse ad attenderci al nostro arrivo su Orbital e tuttora di lui non ci sia traccia, ora appare ancor più preoccupante. A quanto pare quì si tratta di un vero e proprio complotto alieno e noi, che siamo gli unici a esserne a conoscenza, abbiamo il dovere di fare qualche cosa di più che tentare semplicemente di mettere in salvo noi stessi.....Tex Mex stette un attimo silenzioso dopo aver profferito queste parole e subito dopo esclamò: -Cambiamo programma! Ora vi porto a vedere una cosina che ho scoperto mentre curiosavo e poi cerchiamo di entrare nella sala ologrammi perchè ho l’impressione che il nodo della faccenda.. si trovi proprio lì...Ma prima dovete dirmi se siete d’accordo con me perchè così facendo i nostri rischi aumentano e di molto.-Prima però...-disse Toogi-...vorrei che qualcuno mi spiegasse che cosa sono questi ologrammi di cui continuate a vaneggiare..-Un ologramma..-rispose Tex Mex-..è una immagine tridimensionale che viene proiettata nello spazio per mezzo di un potente laser...Su Orbital, il proiettore laser che io ho visto nei sotterranei, dovrebbe servire a proiettare uno spettacolo per i turisti...e cioè, il firmamento con tutti i pianeti che andrebbe trasmesso all’interno nella granda sala alle terrazze superiori. Ora, la cosa che mi ha insospettito è che il proiettore è si , ma visitando il Planetarium alle terrazze superiori l’ho trovato non solo vuoto, e non vi si proiettava nulla..ma..cosa assai strana, non è neppure arredato. E’ un enorme sala completamente vuota con questa grande vetrata da cui si può contemplare il cielo stellato e basta.Ripresero a camminare silenziosamente finche non arrivarono di fronte ad una piccola porticina dinanzi alla quale Tex Mex si arrestò togliendosi il grosso zaino dalle spalle e appoggiandolo a terra. -Di quì-disse-si accede ai condotti di areazione di Orbital. Sono kilometri e
kilometri di tubatura metallica e naturalmente hanno una terminazione chiusa da una griglia che arriva in ogni locale della stazione....E’ un ottimo modo, anche se un tantino scomodo di girare indisturbati per tutta la base....Entrarono nella stanza e chio accuratamente la porta alle loro spalle. Atttraverso un varco che Tex Mex aveva precedentemente aperto in uno dei condotti i tre iniziarono a procedere non senza fatica nel cunicolo che,a causa della sua forma rettangolare, era abbastanza largo da consentire loro di camminare quasi affiancati, ma non abbastanza alto per stare completamente eretti. Dopo alcuni minuti di questo scomodo modo di eggiare arrivarono alla fine del condotto. La grande griglia metallica che lo ostruiva si affacciava su un enorme salone che aveva tutta l’apparenza di essere una via di mezzo tra un laboratorio e la cucina di un grande ristorante. Nel centro, montato su di un piedistallo, un cilindro di cristallo alto circa due metri, smerigliato per cui era difficile vedere perfettamente cosa accadesse al suo interno. Vicino al cilindro, due guardie, con la faccia da iguana e il camice bianco, armeggiavano su dei pannelli di controllo rilucenti di spie luminose colorati. Tutt’intorno, altri alieni. Già, perchè ora era chiaro a tutti e tre che di questo si trattava. Anche loro in camice bianco, scrutavano con le loro facce verdi e coperte di scaglie, decine di scatoloni contenenti centinaia di strani oggetti tutti identici, dalla forma ovoidale e dal colore azzurrognolo fluorescente. A prima vista si sarebbero dette delle uova , ma di dimensione un’pò più grossa del normale. Chini, spiando i movimenti degli alieni attraverso le fessure della griglia, i tre cercavano ognuno di darsi una spiegazione a quanto stavano osservando. -E’ da quando ho visto questa scena la prima volta-bisbigliò Tex Mex- che mi domando cosa possa significare .. Migliaia di quelle cose simili a uova..M a che serviranno? Voi che ne dite?-
Yuky e Toogi non fecere nemmeno in tempo ad azzardare una risposta che Tex Mex, la cui attenzione era stata attirata da qualche cosa, fece loro segno di stare in silenzio. -Un momento..-disse con tono quasi impercettibile-..stà succedendo qualche cosa che non avevo visto la volta scorsa. Ad un comando inviato tramite i pannelli luminosi di controllo da parte di uno degli alieni vicini alla strana diavoleria, una parte del cilindro di cristallo ruotò, scorrendo all’interno dell’altra lasciandone intravedere l’interno. Vuoto. All’interno del cilindro, disposte in cerchio ai bordi del pavimento delle piccole aperture simili ad altoparlanti o prese d’aria. I tre amici stettero silenziosi e incuriositi a scrutare uno degli inservienti appoggiare sul pavimento all’interno del box di cristallo una delle uova azzurrognole estratte dagli scatoloni. Attraverso la porta di cristallo smerigliato che si richiuse automaticamente Tex Mex, Yuky e Toogi poterono intravedere da prima che il colore dell’uovo stava cambiando da azzurrognolo a verdastro. Alcuni secondi dopo, con grande stupore i tre videro l’uovo schiudersi. In preda ad uno sconcerto misto a paura, sempre crescente, i tre amici continuarono ad osservare lo strano ed inspiegabile fenomeno. Dall’uovo dischiuso, ora fuoriusciva lentamente una sostanza verde, densa e dall’aspetto gommoso che secondo dopo secondo, si animava, cresceva di dimensione e massa. Era come se qualcosa, lentamente, dopo essersi svegliata da un lungo torpore, prendesse forma, si gonfiasse, assumendo l’aspetto di una creatura. Al termine di questa metamorfosi, cui i tre amici assistettero nel più completo sbigottimento, l’ombra di una cosa dotata di gambe e braccia si agitava all’interno del cilindro di cristallo. Quando uno degli inservienti in camice bianco comandò l’apertura del cilindro, i tre fuggiaschi trattennero a fatica, per il timore di essere scoperti, un urlo di
stupore e raccapriccio. Una creatura dal corpo simile a quello umano, fù ciò che videro gli occhi dei tre. Con i svelti uscì dal cilindro, il corpo verde e ricoperto di scaglie luccicava sinistro. Il cranio, su un collo muscoloso, era anch’egli di dimensioni simili a quelle umane ma nei tratti somatici ricordava da vicino uno di quei lucertoloni preistorici che popolavano la terra milioni di anni fà. -Capito da dove arrivano le guardie che ci danno la caccia?-disse Yuky rompendo il lungo silenzio. Tex Mex gli fece cenno di far silenzio. La straordinaria e spaventosa metamorfosi si ripetè di nuovo sotto i loro occhi increduli. Come in una grottesca catena di montaggio furono sfornate in pochi minuti almeno una decina di nuovi soldati Frhags. Poco dopo, tutti gli alieni abbandonarono il laboratorio e Yuky riprese a parlare. -Di questo o, in pochi giorni avranno migliaia e migliaia di soldati..anche perchè nelle altre sale ho visto decine di marchingegni di questo tipo. Ma non vi sembra uno spiegamento di forze troppo grosso per cercare solo tre persone?-Per sole tre persone..sicuramente sì.-rispose Tex Mex grave- Ma non per invadere e occupare completamente.......la terra.Nell’udire queste parole i due ragazzi si sentirono perduti. I pensieri sgomenti di Yuky si rivolsero al padre, di cui non aveva notizie da giorni ma anche alla bella principessa Fabiola. Anche lei era in pericolo. Tutta l’umanità era in pericolo se la teoria di Tex Mex si fosse rivelata esatta.
CAPITOLO NONO
A villa Phet-phet-sam intanto il comandante Horowitz stava facendo rapporto al Quarto Presidente, o almeno a quelle che aveva preso le sue sembianze. -I tre fuggiaschi hanno le ore contate..-Tsuna sostiene che ripetete la stessa cantilena da troppo tempo ma in realtà non ottenete nessun risultato..Non voglio essere nell’imbarazzante condizione di farmi criticare da lui. Oltre tutto è un terrestre.Detto questo l’uomo si diresse di fronte ad un grande specchio che campeggiava sulla parete e dopo essersi osservato il volto iniziò a strapparsi dal viso brandelli di pelle sintetica che aderivano al suo vero volto. -Questa non serve più!L’operazione durò alcuni secondi. Sotto la maschera che riproduceva le fattezze del papà di Yuky apparve il volto da rettile di Sàmudra giovane e ambizioso nobile Frhags, mente di tutto il complotto che con l’aiuto del traditore Tsuna avrebbe dovuto porre la terra sotto suo dominio. -E con le truppe, dal punto di vista numerico come stiamo?-disse Sàmudra asciugandosi il volto con un grosso fazzoletto di seta verde chiaro. Horowitz felicissimo di cambiar discorso in quanto l’argomento fuggiaschi iniziava a renderlo ridicolo di fronte ai suoi superiori si affrettò a rassicurare il suo interlocutore dicendo che la produzione di truppe procedeva spedita e nuovi contingenti di uova azzurre stavano per arrivare da Frhags per essere fatti schiudere nell’apposita incubatrice. -Bene!-rispose Sàmudra con freddo distacco-I terrestri avranno poco da stare allegri quando vedranno apparire all’orizzonte centinaia di nostre astronavi cariche di feroci soldati.-Anche gli Specialisti scalpitano signore. Cercano l’azione e il sangue!-A proposito degli Specialisti..-rispose Sàmudra-..non riesco ancora a capacitarmi di come possa essere successo che lo specialista liberato nell’albergo sia stato sorpreso e annientato da due ragazzini.-Un malaugurato colpo di sfortuna signore.......Sapete anche voi che
normalmente quelle sono bestie di una ferocia e di un vigore senza eguali.-La sfortuna non c’entra nulla Horowitz. Secondo me quelle bestie sono troppo ben nutrite e si impigriscono...Provate a dimezzare loro la razione e vi assicuro che quando i nostri soldati li sguinzaglieranno in battaglia ne vedremo delle belle.Horowitz si accommiatò da Sàmudra promettendo che avrebbe dato disposizioni in merito a chi si occupava di accudire gli Specialisti.
Yuky e Toogi avevano appena finito di consumare un piccolo pasto a base di frutta offerta da loro da Tex Mex e pensavano che si sarebbero a quel punto riposati alcuni minuti. Ma il soldato professionista non condivideva affatto la loro aspettativa e quando intimò loro di rimettersi in marcia fù ripagato con degli sbuffi e delle alzate di spalle. -Ve lo avevo detto ragazzi, se volete avere qualche speranza di portare a casa il....la pelle dovete fare come dico io e basta...E non vorrei più tornare su questo argomento....E ora in marcia verso la sala degli ologrammi dove sono sicuro che troveremo spiegazioni a molti dei nostri quesiti.-
Non era possibile accedere alla sala degli ologrammi attraverso i condotti di ventilazione ma era necessario percorrere uno spazio aperto dove sarebbe stato facile incappare in qualche posto di blocco. Per tale motivo Tex Mex decise che avrebbe preceduto di alcuni metri nel cammino i due ragazzi. La sua esperienza di guerriero e il suo sesto senso non furono smentiti nemmeno in questa circostanza. A pochi metri dall’atrio antistante l’ingresso della sala ologrammi Tex Mex si arrestò bruscamente alzando il braccio sinistro facendo un cenno.
Questo era un segnale di all’erta all’indirizzo dei due ragazzi. -Guai in vista- disse Toogi preoccupato. La porta della sala era chiusa e distava pochi metri da loro. -Non capisco disse Yuky. Perchè rimane lì immobile..Non c’è nessuno.In un silenzio irreale, quasi palpabile, Tex Mex prese ad avanzare lentamente verso la porta facendo sempre segno ai due giovani di stare indietro. -Secondo me è un’pò fissato-disse Yuky-Non si muove una foglia..E’ chiaro che non c’è nessunoImprovvisamente la porta della sala ologrammi si spalancò vomitando all’esterno una ventina di guardie Frhags. Alcune di loro portavano al guinzaglio altrettanti Specialisti, esattamente identici a quello che aveva tantato di aggredire Yuky nella stanza d’albergo. Il silenzio irreale fù immediatamente rotto dalle urla concitate delle guardie che presero immediatamente a sparare all’indirizzo di Tex Mex che per nulla intimorito armò il lanciarazzi mentre decine di proiettili si infrangevano sulla sua tuta protettiva senza provocargli apparentemente nessun danno. Avanzava lentamente, a piccoli i. Dopo aver preso la mira accuratamente esplodeva un razzo dopo l’altro. E nessuno andava perduto. Dopo pochi secondi il pavimento del grande atrio era già ricoperto dei cadaveri di molte delle guardie. I due specialisti sguinzagliati dalle guardie, con molta astuzia stavano tentando di aggirare Tex Mex e aggredirlo alle spalle. Yuky e Toogi avvedutisi della manovra imbracciarono i loro mitragliatori. -Non possiamo stare a guardare...Sono troppi.-disse Yuky concitato. I due specialisti completata la manovra per aggirare Tex Mex erano a pochi metri da lui che non avrebbe potuto fare nulla troppo occupato ad eliminare le guardie rimaste.
I due ragazzi, dopo aver inquadrato nel mirino gli animali con calma, scaricarono tutto il caricatore sulle due bestie minacciose che colpite da decine di proiettili presero ad emettere grugniti spaventosi che echeggiarono lugubri nell’atrio che ormai aveva assunto tutto l’aspetto di un mattatoio. Le due bestie, completamente ricoperte del loro sangue barcollarono per alcuni secondi prima di cadere a terra rantolando. Nello stesso istante il pugnale di Tex Mex affondava profondo e assetato nella gola dell’ultima lucertola rimasta in piedi. Dopo un breve corpo a corpo, Tex Mex, si elevò ritto in piedi da sopra un mucchio di cadaveri e dopo aver pulito il pugnale insanguinato sulla giubba di uno di loro lo ripose con calma glaciale nel fodero. Il silenzio cupo di poco prima si reimpossesò di tutto l’ambiente. A terra, giacevano numerosissimi i corpi delle guardie uccise nello scontro e le pareti tutt’intorno erano completamente crivellate dai proiettili esplosi. Anche quella battaglia era terminata e...cosa più importante erano ancora tutti e tre ancora vivi.
La sala degli ologrammi in cui i tre entrarono subito dopo non era molto spaziosa e ospitava solamente un ingombrante computer che governava la proiezione delle immagini create dal laser. Mentre i due ragazzi iniziarono a curiosare intorno alle numerose file di tasti luminosi che incorniciavano l’unico monitor della macchina, Tex Mex, sedutosi all’enorme poltrona che di solito ospitava l’operatore prese a pigiare miriadi di tasti con una velocità tale da tradire estrema perizia nell’uso dei computer. -Ti intendi anche di questa roba?!?-disse Yuky avvicinandosi a lui. -Il mio addestramento ha previsto non solo l’uso delle armi e le tecniche di combattimento ma anche tutte le cose che, in situazioni particolari possono essere utili a salvare la pelle...come ad esempio il sabotaggio. Per mettere fuori uso una cosa sarebbe bene conoscere anche il suo funzionamento....e quindi sò usare anche queste macchine. Ma...ora guardate quì. Vi farò vedere qualche cosa di interessante.-
Un attimo dopo, sul monitor apparve l’immagine di un grande cielo stellato. -Ora comincio a capirci qualche cosa di più. Quello che vedete è l’ologramma che si stà proiettando in questo momento alla parete nord-est di orbital.-Vuoi dire che stanno proiettando un immagine del cielo stellato nello spazio?disse Toogi incuriosito e perplesso.-Ma non ha alcun senso!!-continuò concitatoPer quale motivo sovrapporre ad una immagine vera la stessa immagine falsa!?!-Lo scopriremo solo facendo un salto alla terrazza superiore del planetarium.rispose Tex Mex estraendo dalla tasca della tuta un aggeggio simile ad un telecomando.-Con questo, disattiverò l’ologramma a distanza quando saremo al Planetarium e poi vedremo che cosa accade.La salita ai piani superiori si svolse tranquillamente. A bordo dell’elevatore che li proiettava velocissimi verso la terrazza panoramica del Planetarium ognuno dei tre era immerso nei propri pensieri. Da alcune ore Yuky continuava a pensare sempre più frequentemente alla bella Fabiola. Chissà dov’era, a cosa stava pensando. e sopratutto, chissà se avrebbe potuto abbracciarla nuovamente.
La porta scorrevole dell’elevatore si aprì direttamente sul l’enorme salone disadorno che avrebbe dovuto ospitare il Planetarium. I tre, dopo aver attraversato lentamente e in silenzio la grande sala, raggiunsero l’imponente parete vetrosa da cui si poteva godere un panorama assolutamente unico. Stettero tutti e tre per alcuni secondi con il naso all’insù a contemplare il firmamento. -Non affezionatevi troppo a ciò che vedete...Perchè se i miei sospetti sono esatti, stiamo guardando un immagine finta.-Disse Tex Mex riportandoli alla realtà. Quando Tex Mex azionò il comando a distanza che disattivava l’ologramma, i tre si trovarono dinanzi ad uno spettacolo che non avrebbero mai più scordato.
-Ma quella è...Hotel Orbital!-esclamò Yuky. L’enorme immagine olografica del cielo stellato e deserto, svanendo aveva fatto apparire il vero firmamento, nel cui centro, lontana in apparenza un centinaio di miglia, brillava una’altra stazione del tutto uguale a quella su cui si trovavano loro. -Un altra Hotel Orbital? Ma che c’entra!-disse Toogi che veramente non sapeva più che pensare di ciò che stava accadendo. -No!-si affrettò a correggerlo Tex Mex-Quella che state vedendo è la vera Orbital e in questo momento noi siamo accomodati su una copia. Ora mi sono chiare diverse cose: ad esempio il motivo per cui non ci sono motori quì. Semplicemente perchè non sono necessari. I Frhags, con l’aiuto del vostro caro Tsuna hanno progettato di rapire tuo padre, il Quarto Presidente, per poi attaccare la terra e impadronirsene. Ed ecco spiegato anche il motivo perchè continuano a produrre soldati dalle uova azzurre. Quindi hanno piazzato quà la copia di Hotel Orbital, nascondendo alla vista di tutti la vera stazione con l’ologramma che ho appena disattivato. Tuo padre è stato accolto quì e sicuramente catturato dalle lucertole camuffate da uomini.-Ecco allora perchè il viaggio di andata durava meno del previsto secondo te e Gronebaum-disse Toogi iniziando a raccapezzarsi in quei racconti inverosimili. -Esatto-continuò Tex Mex-Secondo me, dalla falsa Orbital sarà sferrato l’attacco alla terra, ma solo quando avranno fatto schiudere un numero di uova azzurre sufficenti a riempire le centinaia di navette che ho visto negli hangar di lancio. Ma non hanno fatto i conti con noi tre.-disse sorridendo-Ora l’unica possibilità di salvezza è riuscire a dare l’allarme alla terra ma non vedo come. L’unica speranza è che da laggiù, ora che non c’è più l’ologramma proiettato, qualcuno veda le due stazioni e insospettito dia l’allarme, ma per il momento dobbiamo fare conto solo sulle nostre forze e dare più noie possibile a queste lucertolone.-Se mio padre è quì dobbiamo trovarlo. Io non me ne andrò senza di lui.-disse Yuky preoccupato.
Intanto l’atmosfera su Orbital era diametralmente cambiata. Resisi conto che i loro camuffamenti non erano più necessari, tutti i Fraghs avevano provveduto a togliere dal loro viso la pellicola sintetica che li faceva somigliare ad umani. Della ridente località turistica affollata di vacanzieri che aveva accolto i due ragazzi al loro arrivo, non era rimasto pressochè nulla. Ora per i viali e i locali di Orbital si aggiravano Frhags a centinaia, eccitati dalla poderosa caccia all’uomo ordinata da Sàmudra in persona. Decine di jeep cariche di guardie setacciavano instancabili la stazione orbitale in ogni suo anfratto più nascosto alla ricerca dei tre fuggiaschi. Intanto nel laboratorio le operazioni di schiusa delle uova azzurre volte a creare nuovi soldati che di lì a poco avrebbero invaso la terra continuavano frenetiche.
Ben nascosti nei condotti di ventilazione i tre fuggitivi avevano appena terminato di consumare del cibo che il previdente Tex Mex aveva fatto sparire dalle cucine nelle ore precedenti. Il silenzio con cui i tre avevano consumato il loro pasto la diceva lunga sulle preoccupazioni che li attanagliavano. Vinti dalla stanchezza e dalle emozioni Yuky e Toogi si addormentarono con la schiena appoggiata ai loro zaini. Al suo risveglio, Yuky, per un attimo sperò di uscire da uno di quei brutti sogni che popolano le notti degli adolescenti: aprì gli occhi lentamente, uno per volta, quasi a voler verificare preoccupato il luogo in cui si trovava e fù colto dallo sgomento quando si rese conto di essere rannicchiato all’interno del condotto di ventilazione. La seconda cosa di cui si avvide e che non fece altro che tramutare il suo sgomento in paura vera fù la scomparsa di Tex Mex. Prese a scrollare violentemente l’amico per svegliarlo e metterlo al corrente delle sorpresa ma Toogi non accennava affatto ad uscire dal torpore.
Sconsolato, si lascò cadere a terra come un sacco vuoto, incapace di fare qualsiasi altra cosa che non fosse fissare un punto qualsiasi del soffitto.
CAPITOLO DECIMO L’ombra nera che sgattaiolava a rapidi scatti nell’oscurità approfittando ora di un albero ora di un cespuglio nel grande giardino di Villa Phet-phet-sam ò inosservata attraverso la sorveglianza delle guardie armate che sorvegliavano la costruzione. Con un agile balzo Tex Mex si trovò proiettato dal giardino in uno dei corridoi della villa. La guardia nell’androne della casa dormiva profondamente su di una grossa poltrona di velluto verde. Avvicinatosi a lei con molta circospezione, Tex Mex le balzò sopra, appoggiandole pesantemente un ginocchio sul petto e tappandole la bocca con una mano. Due occhietti gialli pieni di sorpresa e timore si misero a fissarlo attoniti. -Dove l’alloggio del Comandante Horowitz..-bisbigliò lentamente Tex Mex. La guardia alzò un braccio lentamente indicando una porta in fondo ad uno dei corridoi. Dopo averla tramortita con un cazzotto che avrebbe steso un toro e trascinata dietro un pesante tendaggio di velluto, Tex Mex si diresse in punta di piedi verso la porta che gli era stata indicata dalla malcapitata guardia. Dopo essere stato un istante ad ascoltare con l’orecchio appoggiato alla porta, la aprì lentamente. Il comandante Horowitz dormiva profondamente in un enorme letto a baldacchino completamente avvolto da morbide lenzuola di seta color verde acqua.
Si risvegliò poco dopo e non fù per lui una bella sorpresa.
Quando Yuky e Toogi, che nel frattempo si era svegliato, avvertiti dai rumori che anticipavano l’arrivo di qualcuno si videro davanti Tex Mex con un sorriso trionfante sulle labbra e un grosso tappeto arrotolato sulle spalle non poterono fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. -Per un attimo ho temuto che ci avessi abbandonato-disse Yuky rincuorato dal ritorno di Tex Mex. Per tutta risposta egli gettò ai loro piedi il tappeto che cadde pesantemente srotolandosi e rivelando ai loro occhi una sorpresa a dir poco sconcertante. Gli occhietti gialli del comandante Horowitz, legato e imbavagliato come un salame fissavano i due ragazzini con malcelata apprensione. -Guarda chi c’è..La faccia da lucertola-sghignazzò Toogi sorpreso. Ci volle una buona mezzoretta e diversi ceffoni ben assestati prima che lo scorbutico Horowitz si decidesse a fornire ai tre alcune delle informazioni che Tex Mex esigeva da lui. -Dunque mio padre è vivo!-esclamo Yuky al colmo dell’emozione. Horowitz se ne stava lì, a terra stordito e malconcio. Silenzioso, pareva aver perso la sicurezza e l’aggressività che lo contraddistingueva. -Ti ha fatto una domanda verme!-lo incalzò Tex Mex. Con voce tremola Horowitz confessò che il Quarto Presidente, in compagnia di una decina di uomini che gli erano rimasti fedeli era stato imprigionato in un sotterraneo di Villa Phet-phet-sam. Per ringraziarlo della collaborazione Tex Mex lo tramortì centrandolo con un violentissimo calcione in pieno viso. -Questo è da parte del mio amico Gronebaum!!!-mormorò dopo averlo colpito.
La notizia che suo padre era imprigionato, ma vivo e a poche decine di metri da lui infuse a Yuky nuova fiducia. Ora non vedeva l’ora di fare qualche cosa. -Beh? Che aspettiamo. Si va a prendere il Presidente?-sbottò Tex Mex che non vedeva l’ora di entrare in azione. Stettero alcuni minuti a decidere i particolari dell’operazione, poi Tex Mex disse loro di aspettare un momento e si allontanò in fondo al condotto di aerazione trascinando con sè il crudele ma malcapitato comandante Horowitz. -Ma poi sarà vero che ti chiami Horowitz...-disse mentre lo trascinava in malomodo-..o hai uno di quei fottuti nomi da lucertola tipo Slurp o Grunt!?!I due scomparvero alla vista di Yuky e Toogi i quali si domandarono cosa sarebbe stato dell’invasore Frhags. Dopo pochi minuti Tex Mex ritornò con un fagotto sotto il braccio che ripose immediatamente nel suo zaino e disse-Io sono pronto..possiamo andare.-Che ne è stato di Horowitz?-chiese Toogi incuriosito. -E’ tutto a posto. L’ho perdonato. In fin dei conti non c’era nulla di personale tra noi due..E’ la guerra.Controllate le armi e caricatisi sulle spalle gli zaini il gruppetto iniziò a muovere destinazione Villa Phet-phet -sam. I timer della luce si accesero annunciando una nuova alba artificiale su Hotel Orbital. -L’alba è il momento migliore per un attacco-disse Tex Mex con tono sicuro-Le lucertole si saranno appena svegliate e sarà più facile prenderle di sorpresa se non riuscissimo ad evitarle che sarebbe la cosa migliore.La strada che portava alla villa era pressochè deserta, di tanto in tanto, il rumore di qualche camion di guardie in arrivo, faceva sobbalzare i tre costringendoli ad aqquattarsi per qualche minuto dietro il primo nascondiglio che trovavano a disposizione.
-Voglio anche io un camion!-esclamò Tex Mex ad un tratto. La vista di una grossa jeep con una imponente mitragliatrice montata sul cassone lo riempì di entusiasmo. -C’è una sola lucertola là sopra..e pare stia dormendo della grossa.L’odore di vino che avvertì Tex Mex infilando la testa nell’abitacolo non lasciava alcun dubbio. Evidentemente la guardia la notte prima aveva esagerato con la birra o con chissà che altro ed ora stava smaltendo la sbornia. -Sentite come russa quest’animale..-disse ridendo e trascinando il Frhags fuori dall’abitacolo-..non si è accorto di nulla.Dopo averlo legato, imbavagliato e gettato dietro un cespuglio di magnolie, i tre ripresero il loro viaggio. Yuky e Toogy accucciati nel cassone in modo da non essere visti e Tex Mex che guidava dopo essersi calcato sul viso il berretto della guardia in modo che se avessero incrociato qualche convoglio sul loro cammino avrebbero potuto are inosservati. Arrivarono fino al lungo rettilineo che portava al cancello della villa senza incontrare nessuno. -Siamo a circa duecento metri dal cancello d’ingresso-avvertì Tex Mex ad un certo punto-vi consiglio di aggrapparvi molto forte a qualche cosa...Non chiederemo permesso per entrare.Ai due ragazzi ammutoliti dalla tensione non restò altro che seguire i consigli del loro amico. Man mano che il grosso fuoristrada si avvicinava al cancello, Tex Mex pigiava sempre di più sull’acceleratore. Pochi istanti dopo il grosso mezzo era lanciato al massimo della velocità. A pochi metri dall’ingresso, gli uomini del corpo di guardia capirono che l’auto non aveva nessuna intenzione di fermarsi e alcune guardie iniziarono a sparare. I primi proiettili si infransero contro il parabrezza della jeep disintegrandolo ma non riuscirono a fermare la folle corsa.
L’impatto contro il grande cancello metallico fù tremendo. Cadendo al suolo, la struttura metallica fece un grande rumore che per un istante coprì anche il rumore degli spari. Le guardie all’ingresso, prese alla sprovvista, schizzarono da tutte le parti nel tentativo di non essere investite dal bolide impazzito che, divelto il cancello, dopo aver sbandato paurosamente, aveva ripreso assetto e continuava la sua corsa per il sentiero delimitato ai lati dal grande parco e che portava direttamente alle scalinate della villa. Yuky e Toogi, illesi ma impauriti cercarono di alzare la testa e fare capolino fuori dal cassone della jeep ma i proiettili che ronzavano numerosi come zanzare intorno a loro li convinsero ad accucciarsi nuovamente. Le guardie infuriate correvano per il parco urlando ordini nella loro lingua e sparando all’impazzata ma il grosso automezzo incurante dei numerosi fori che si aprivano sulla carrozzeria continuava la sua corsa. Tex Mex invece, per nulla preoccupato dalle decine di proiettili che lo sfioravano sembrava divertirsi un mondo in quella situazione, guidava come un indemoniato fissando le scalinate della villa con un sorriso che aveva dell’inquietante. Non c’era molto tempo per pensare e Tex Mex doveva farsi venire un idea e alla svelta. -Ora proviamo una cosa!-urlò rivolgendosi ai due ragazzi sghignazzando-Però non lo sò perchè è la prima volta ci provo..e se prima vi siete tenuti forte ora dovreste tenervi ancora di più-concluse ridendo fragorosamente. Ad una velocità pazzesca la grossa auto puntava decisamente verso le scalinate di marmo bianco e rosa della villa e diverse guardie che tentavano di fermare la sua corsa furono maciullate senza troppi complimenti. Quando il fuoristrada andò a sbattere contro il primo gradino della scalinata, decollando letteralmente, fù avvolto da una nuvola di scintille provocate dall’attrito tra il marmo e la carrozzeria. Persino le guardie tutt’intorno ammutolite dalla forza di quell’attacco, non poterono fare altro che osservare sgomente il tremendo volo dell’auto che come
un missile privo di controllo aveva letteralmete scardinato la porta d’ingresso della villa e tutta la parete circostante. Con un tremendo boato e senza capovolgersi l’auto, ormai ridotta ad un ammasso di rottami si era depositata nell’androne della villa tra fumo e macerie. L’ingresso della villa aveva ora l’aspetto di un posto spazzato da un ciclone. La facciata praticamente non esisteva più, al suo posto solo un grosso mucchio di calcinacci fumanti. A completare l’opera ci si mise la jeep che pochi istanti dopo prese fuoco iniziando a lanciare verso soffitto che si andava annerendo fumo, fiamme e scintille. Miracolosamente illeso Tex Mex saltò giù da ciò che rimaneva dell’automezzo. Anche Yuky e Toogi stavano bene, solo qualche graffio quà e là. Ma le guardie non perdevano tempo e riavutesi dal momentaneo attimo di smarrimento, si stavano avvicinando a decine all’automezzo fumante. -Sparate a tutto ciò che si muove!-ordinò perentorio Tex Mex. I ragazzi non persero tempo e accucciati dietro al rottame iniziarono a scaricare i loro mitragliatori sulle guardie che si avvicinavano infliggendo loro dure perdite. Ma il grosso del lavoro, al solitò, spettò a Tex Mex, che estratte dal capace zaino un nutrito numero di granate ad aria fece marmellata di un buon numero di assalitori. -Ma dove hai imparato a lanciare così!-gli urlò Yuky nel fragore del combattimento. -Giocavo a baseball da ragazzino!-rispose ridendo istericamente. Vedere Tex Mex lanciare le granate ad aria era sicuramente uno spettacolo da non perdere. Non una andava persa. Dopo averle soppesate un istante, chiudeva l’occhio sinistro e lanciava ottenendo sempre l’effetto desiderato: le guardie impararono questa cosa molto presto e a loro spese.
Ad un tratto Tex Mex saltò sul cassone della jeep e postosi alla grande mitragliatrice inondò con un uragano di proiettili di grosso calibro le lucertole che si avvicinavano costringendole sempre a ritirarsi con gravi perdite. Gli attacchi si susseguirono numerosi e furono tutti respinti: una, due, tre, quattro volte. Improvvisamente il fuoco cessò e tutta la zona fù avvolta da un silenzio irreale. Le guardie si erano ritirate di qualche decina di metri verso l’ingresso della villa lasciando sul campo almeno una cinquantina di loro compagni centrati dai precisi proiettili di Yuky e Toogi o peggio ancora smembrati dalle spietate granate ad aria di Tex Mex. -Fantastica invenzione le granate ad aria eh?-disse Tex Mex scrollandosi la polvere di dosso.-E’ lo spostamento d’aria che prosciuga tutto l’ossigeno nel raggio di cinque metri e fà fuori ogni cosa.I due ragazzi lo guardarono senza aver il coraggio di profferire una sillaba: nelle loro mani stringevano i mitragliatori resi incandescenti dall’uso. Lo spettacolo tutt’intorno era desolante: l’androne della villa era ridotto praticamente ad un mucchietto di calcinacci e il parco della villa era disseminato dai crateri provocati dalle esplosioni. Parecchi alberi erano stati abbattuti dai mezzi cingolati dei Frhags che velocemente erano arrivati a circondare la zona.
Improvvisamente una grande macchina scoperta attraversò le due colonne, ora sgretolate, che fino a poco prima avevano sostenuto il grande cancello d’ingresso alla villa. Samudra, lo sguardo impietrito che non lasciava trapelare nessuna emozione, stava ritto in piedi sull’auto che avanzava lentamente. -Guarda chi c’è! -disse Tex Mex-stanno arrivando le autorità. -Non credo che vengano quì per darci le chiavi della città-disse Yuky con un velo di apprensione nella voce.
-Non preoccupatevi ragazzi, stiamo acora un minuto e poi raggiungiamo il sotterraneo e...spero anche tuo padre.Sàmudra, imbracciato un megafono prese a parlare con tono minaccioso. La sua auto prese ad avvicinarsi lentamente fermandosi a circa venti metri dalla carcassa della jeep dei fuggitivi. -Non gli sparo. Sentiamo cosa vuole!-disse Tex Mex ricaricando il suo lanciarazzi. La voce di Sàmudra echeggiò cupa nell’aria-Siate ragionevoli...Non avete più nessuna via d’uscita..Dove credete di andare...Dopo una lungo silenzio riprese a parlare-Se non rispondete mi costringete a usare la forza. Se non vi arrendete sarò costretto a dare ordine di decimarvi......E sapete bene che il comandante Horowitz non aspetta altro che un mio segnale!Poi il silenzio ricadde su tutta la zona. -Che facciamo? Non gli rispondiamo? Noo..non sarebbe educato.-sogghignò Tex Mex estraendo dallo zaino lo strano fagotto che vi aveva riposto poco prima. Con un rinvio degno di un portiere di football, lanciò lontano il fagotto all’indirizzo della macchina su cui stava ritto Sàmudra. Srotolandosi durante il tragitto il fagotto rivelò il suo contenuto che dopo aver saltellato alcuni metri andò a fermarsi proprio ad un metro della macchina scoperta. La vista della testa mozzata del comandante Horowitz con gli occhi giallognoli sbarrati fece avere un sobbalzo a Sàmudra e a tutto il suo seguito. -Il comandante Horowitz non ha più nessun desiderio!-urlò minaccioso Tex Mex al suo indirizzo. Un attimo dopo l’auto di Sàmudra arretrò velocemente e i proiettili delle sue guardie ricominciarono a crepitare abbattendosi numerosi sulla carcassa della jeep che riparava i tre amici. -Ma gli hai tagliato la testa!-disse Yuky inorridito.
-Mi dispiace...Ma lo dovevo a Gronebaum....ma ora non c’è tempo dobbiamo imboccare la via del sotterraneo............Voi due andate avanti e io vi copro. Prima però raccogliete le armi di qualche guardia che è rimasta a terra e portatevele dietro.Yuky e Toogi ubbidirono all’ordine senza discutere. Tex Mex coprì i due mentre percorrevano curvi sotto il peso delle armi recuperate, zigzagando verso l’interno della casa verso la porta d’accesso ai sotterranei e poi li raggiunse lanciando verso l’esterno altre granate ad aria. Forzò la porta con un colpo di rivoltella e in pochi istanti in compagnia dei due ragazzi stava già discendendo velocemente le scale che portavano alle cantine. Yuky emozionatissimo non osava profferire parola mentre Toogi ne approfittò incuriosito per rivolgere alcune domande a Tex Mex.-Quanti uomini hai ucciso in vita tua?-Parecchi, ma tutti per lavoro...non ci provavo mai piacere.-E cosa provavi?-Nulla di piacevole..Comunque per questi quì provo ancora meno. Non sono nemmeno uomini in fondo...e poi hanno ucciso il mio migliore amico...In ogni caso credo e spero che verrà il giorno in cui non sia più necessario a causa delle vane ambizioni degli uomini o di altre creature dover ricorrere alla violenza. Sei contento ora fregnone!Soddisfatto Toogi si azzittì.
CAPITOLO UNDICESIMO Arrivati alle cantine, buie e umide fecero un rapido sopralluogo trovando le prime due completamente vuote. Non restava che la terza ed ultima porta. -Buttala giù Tex!-disse Yuky con la voce rotta dall’emozione.
Due potenti calcioni e la pesante porta di legno cedette scardinandosi e cadendo a terra con fragore. -Coraggio Presidente...si và a casa.Il Quarto Presidente, accovacciato in un angolo della stanza aguzzò lo sguardo verso Tex Mex. La luce che era entrata nella stanza feriva i suoi occhi ormai assuefatti all’oscurità. Il volto scarno e provato e la barba lunga e candida la dicevano tutta sul modo in cui era stato trattato fin’ora. Aiutato dalle guardie personali che per non abbandonarlo avevano fin lì condiviso la sua sorte si levò in piedi. L’abbraccio tra padre e figlio fù lungo e silenzioso. Grossi lacrimoni solcarono le gote di entrambi. -Non vorrei sembrarvi poco romantico ricordandovi che non siamo ancora salvi.li interruppe Tex Mex con la sua usuale schiettezza. Toogi, che fino ad allora non aveva detto nulla disse qualcosa che mise tutti in agitazione. -Scusatemi..ma ora che siamo arrivati quì vorrei che mi fosse spiegato in che modo faremo ad uscirne...visto che siamo in nove e anche un’pò malconci e la fuori c’è un esercito di strani esseri con la.... luna di traverso....è proprio il caso di dire così.-Il buon Horowitz-disse Tex Mex con voce serena-prima di...per così dire...lasciarci, ha avuto la bontà di darmi un paio di indicazioni molto utili. Una di queste, per esempio, è che per ragioni di sicurezza è stato costruito un cunicolo che da quì, sbuca direttamente alle rampe di lancio. Horowitz lo sapeva perchè ha partecipato alla costruzione della copia di Hotel Orbital, ma Sàmudra no perchè è arrivato dopo. Quindi. Secondo i miei calcoli il grosso delle truppe di Sàmudra sarà ammassato quì fuori e allora alle rampe di lancio incontreremo resistenza scarsa o quasi nulla. Sono stato abbastanza esauriente piccolo Toogi?-
Detto ciò, contando i i si avvicinò ad una fessura del muro. Dopo avervi armeggiato un poco, come per incanto, nel muro si aprì una piccola nicchia scorrevole che lasciava apparire delle scale. Tex Mex, davanti a tutti faceva luce con una piccola torcia nello stretto cunicolo dentro le viscere di Orbital. Durante il tragitto Yuky ebbe modo di raccontare al padre le sue vicissitudini e ciò che aveva scoperto. Il Quarto Presidente apparve molto turbato nell’apprendere del tradimento di Tsuna. Dopo circa venti minuti di cammino la pendenza del cunicolo cominciò ad aumentare progressivamente al punto tale che il padre di Yuky, provato dalla prigionia dovette essere sorretto da due guardie della sua scorta. Ad un certo punto il cunicolo iniziò anche ad allargarsi e della luce iniziò a filtrare dal fondo fino a che la torcia non fù più necessaria. La enorme hall adiacente alle rampe di lancio era completamente deserta e così i piani superiori. Tex Mex vi ci era sbucato proprio nel centro e così con il coperchio del tombino appena socchiuso e appoggiato sulla testa scrutava attentamente tutta la zona. A sinistra, i nastri trasportatori che conducevano ai corridoi pressurizzati e alle rampe di lancio erano fermi, immobili. A destra, la grande lavagna luminosa che avvertiva i viaggiatori delle partenze e degli arrivi era spenta, e così, appena sotto, le frecce indicatrici del movimento della lunga fila degli ascensori. Gli occhi attenti di Tex Mex continuarono per alcuni secondi a frugare in quel deserto avvolto da un silenzio spettrale. -Cosa si vede?-chiese Yuky incuriosito. -E’ uno spettacolo veramente sconsolante. Tutto spento e in giro non c’è anima viva....Ora io esco, voi aspettate un mio segnale.-
Tex Mex molto cautamente prese ad avvicinarsi, zigzagando a piccoli balzi verso le rampe di lancio. Il suo dito indice carezzava nervosamente il grilletto del fucile lanciarazzi mentre aguzzando lo sguardo si avvicinava circospetto alle numerose astronavi parcheggiate nell’hangar. La tensione era al massimo. Sapeva che un suo piccolo errore, anche minimo, avrebbe messo in pericolo la sua vita e quella dei suoi amici. In vita sua si era trovato già altre volte in situazioni del genere. Situazioni in cui la sua vita era in pericolo e contemporaneamente le vite di altri dipendevano da lui. Quindi, si trovò a pensare che non avrebbe dovuto preoccuparsi più di tanto. Ma questa volta era una cosa diversa…Questa volta se l’era scelta lui quella guerra e non riceveva ordini da nessuno….E poi stavolta le persone che contavano su di lui per uscire da quell’impiccio gli erano anche simpatiche. -Vogliamo deludere nientemeno che il Quarto Presidente?-pensò tra sé e sé. Con questi pensieri che gli si affollavano in testa, Tex Mex, arrivato alle rampe, diede un’occhiata all’interno delle astronavi parcheggiate. -Tutte deserte..-mormorò tra i denti. Evidentemente tutte le lucertole erano impegnate alla villa. Dopo aver individuato una navetta che riteneva adatta, uno StarBooster, veloce e maneggevole, ritornò sui suoi i fino al centro della hall e fece cenno agli altri di uscire dal cunicolo. -Non c’è molto tempo-disse-Ho individuato uno StarBooster che fà al caso nostro.-Appena partiti-disse il Quarto Presidente-mi metterò in contatto con la terra ordinando un attacco missilistico...e-E allora sarà troppo tardi-lo interruppe Tex Mex-bisogna mettere fuori uso le
altre navette ora. Non possiamo concedere una tregua di ore alle lucertole.-E allora che si fà?-disse Yuky. -Voi iniziate a salire. Io sistemo una pendenza con Sàmudra e tempo un quarto d’ora sarò a bordo da voi...Ho abbastanza esplosivo da minare tutte le navette e gli hangar...e quando saremo partiti questo telecomando farà il resto.-Facciamo così-rispose Yuky-noi ti aspettiamo lì, vicino ai nastri trasportatori e quando avrai finito saliremo sullo StarBooster insieme. Da quì potremo fare la guardia ed esserti utili.Ci vollero alcuni minuti per vincere le resistenze di Tex Mex che proprio non voleva saperne di quell’idea che giudicava balzana. Solo l’intercessione del Quarto Presidente a favore del figlio lo convinse ad accettare l’idea. Tex Mex, messosi sulle spalle il grande zaino che conteneva dozzine di piccole ma potenti cariche esplosive e rispettivi detonatori, ritornò sui suoi i, verso le navette deciso a lasciare di sè, al malvagio Sàmudra un ricordo imperituro. Quando lo videro riapparire, circa dieci minuti dopo, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Ora che la fuga e la salvezza apparivano più vicine i volti di tutti si erano fatti più sereni e rilassati. -Ho minato le rampe d’uscita e alcune delle navi più capaci...in tal modo ho impiegato meno tempo e l’effetto sarà comunque assicurato.Ad un tratto le luci degli ascensori si accesero gelando le speranze di salvezza di tutti. Tutti e dieci gli elevatori si erano messi in moto contemporaneamente e i numeri luminosi preannunciavano che le cabine, in discesa, sarebbero arrivate al piano in pochi secondi vomitando fuori lucertole a dozzine. -Che si fà ora!-urlò Yuky in preda al terrore. -A occhio e croce-disse Tex Mex senza scomporsi-un ascensore contiene circa quaranta persone..indi è lecito supporre che tra pochi secondi ci si pareranno dinanzi almeno quattrocento di quelle simpatiche lucertoline....-
-E con intenzioni non buone nei nostri riguardi.-aggiunse flemmatico il Quarto Presidente. -Spostiamoci subito al riparo dei nastri trasportatori!!-esortò improvvisamente Tex Mex. Accucciati al riparo delle spalliere dei nastri trasportatori che portavano alle navette e in rigoroso silenzio il gruppo dei nove attendeva preoccupato l’arrivo degli elevatori. Un secondo dopo le porte scorrevoli si aprirono e un orda di soldati urlanti preceduti da una ventina specialisti dagli artigli acuminati invase la hall. Capeggiati da Sàmudra in persona dettero la carica sparando al gruppo dei fuggitivi. All’ordine di Tex Mex di fare fuoco, una scarica di fucileria e due razzi si abbatterono sulla prima fila di assalitori decimandola. Gli altri riavutisi subito dalla sorpresa ritornarono immediatamente alla carica. Uno specialista che riuscì ad avvicinarsi ai fuggiaschi fù abbattuto a colpi di coltello da Tex Mex in un breve ma violento corpo a corpo. Persino il Quarto Presidente impugnata una potente rivoltella faceva del suo meglio per fermare l’avanzata degli assalitori. Intorno al gruppo i proiettili fischiavano numerosi andando ad infrangersi sulle pareti di metallo dei nastri trasportatori. Tex Mex, in piedi in mezzo al gruppo ora imbracciava due lanciarazzi e ad ogni colpo per qualche lucertola quello diventava l’ultimo attacco. Intanto l’atmosfera iniziava a farsi irrespirabile a causa dei razzi e dei colpi sparati. Piccoli incendi sparsi causati dalle esplosioni stavano creando piccole ma dense colonne di fumo che non contribuivano certo a rendere l’ambiente particolarmente salubre. A causa di ciò, anche la visibilità si era fatta scarsa: La situazione iniziava a farsi disperata per tutti. -Non resisteremo a lungo quì-disse Tex Mex rivolgendosi agli altri-Iniziate a
raggiungere lo StarBooster....iniziate le procedure di partenza e io dopo averli tenuti a bada ancora qualche minuto vi raggiungerò..Diversamente non ci sarà scampo per nessuno di noi.-Non me ne vado senza di te-disse Yuky testardamente. -Presidente lo convinca lei che è l’unica soluzione..Andate vi prego ..non c’è più molto tempo.Nel frattempo le cariche continuarono e le munizioni iniziavano a scarseggiare. Solo dopo le insistenze del padre e dopo aver visto cadere al suo fianco due uomini della guardia personale del Quarto Presidente, Yuky decise, con la morte nel cuore di seguire i consigli del soldato di ventura. Yuky allontanandosi con gli altri non distolse lo sguardo da Tex Mex e dall’orda degli assalitori fin quando non girarono l’angolo del corridoio che portava alle rampe di lancio. Restato solo, il soldato di professione, organizzò la strenua ultima difesa avvicinando a sè le armi rimaste. Una carica di specialisti e guardie fù respinta con l’ausilio delle ultime granate ad aria, poi Tex Mex, appoggiata la canna di un mitragliatore lanciagranate alla spalletta del nastro trasportatore si mise a sparare mirando con attenzione iniziando a dar fondo alle ultime munizioni avanzate. Sàmudra intanto, sempre in prima fila esortava, urlando, i suoi ad andare all’attacco senza risparmio di energie. -Non si stà mettendo affatto bene la cosa..che peccato...ero ad un pelo dal salvare la pelle.-pensò Tex Mex appena dopo aver piantato un proiettile dritto in mezzo agli occhi di uno specialista che gli era arrivato a tiro.
CAPITOLO DODICESIMO Mentre tristemente si incamminava verso il corridoio telescopico che portava alla navetta, Yuky non riusciva a distogliere l’attenzione dai rumori della
battaglia che provenivano sempre più furiosi dalla hall. Improvvisamente gli spari iniziarono a diminuire di intensità fino a terminare. Un silenzio pesante ed irreale calò improvvisamente su tutto e su tutti. I fuggitivi, senza dire una parola si guardarono in viso sgomenti. A Yuky parve per un attimo che una mano gelida gli avesse afferrato il cuore strizzandoglielo forte. -Dunque..-pensò con gran dolore-...Tex Mex è stato sopraffatto. Dai suoi occhi gonfi di pianto scesero due grosse lacrime che gli segnarono il viso tutto coperto dalla polvere dei combattimenti. -Si è sicuramente difeso come un leone..-disse il Quarto Presidente stringendo forte al petto suo figlio.-…Uomini di quel genere nascono di rado…Sono fatti di acciaio e sono pieni di qualità fuori dal comune e…-E perché allora-lo interruppe Yuky stizzito-uomini così devono ridursi a vivere di espedienti? E’ perché non servono più?Evidentemente i racconti di Tex Mex sulle proprie sventure personali avevano impressionato non poco il giovane Yuky che detto ciò ora stava immobile fissando il padre in attesa di una risposta. -Vedi figlio mio-prese a mormorare il Quarto Presidente nascondendo l’imbarazzo con estrema difficoltà-Gli uomini spesso si comportano in modo ingiusto…..E io…sono un uomo…Come gli altri. In ato ci siamo serviti… All’epoca della colonizzazione spaziale..di uomini come Tex Mex…e poi… quando non servivano più….forse ce ne siamo un’po’ dimenticati…-E ti ricordo che ora è morto per salvare la tua vita.-disse Yuky lapidario. -Si…si-rispose arrendevole l’uomo-L’uomo fa molti errori nell’arco della sua breve esistenza….Questa è una cosa su cui tutti noi dovremmo riflettere.-
Mestamente il gruppetto riprese il suo cammino verso lo StarBooster che li avrebbe di lì a poco riportati sulla terra sani e salvi.
Mentre il gruppetto si apprestava ad affrontare l’ultima erella che li avrebbe imbarcati verso la libertà, accadde l’impensabile. -Dove credete di andare senza di me!!-tuonò una voce minacciosa. Da dietro un altra navetta, improvvisamente apparve Tsuna, inconfondibile per il suo pallore con indosso il suo pastrano nero lungo fino ai piedi ed il collo incorniciato di pelliccia. Di una magrezza funerea e con il cranio pelato luccicante, impugnava nella destra una grossa pistola automatica che teneva puntata alla tempia della Principessa Fabiola. Con l’altro braccio le serrava il collo strettamente facendosi scudo del suo corpo. -Che ci fai tu quì!!-balbettò Yuky non credendo ai suoi occhi. -Mi è dispiaciuto per come ti ho trattato sulla terra e allora sono riuscita a farmi imbarcare su un volo di collaboratori di tuo papà per raggiungerti farmi perdonare.....Ma....Yuky..che diavolo stà succedendo quì?Yuky provò in quell’istante delle emozioni contraddittorie, l’avrebbe presa a sculaccioni perchè era felice di quanto aveva detto ma ...cribbio...aveva proprio scelto il momento sbagliato per iniziare a ragionare. Gli sguardi di Tsuna e del Quarto Presidente si incrociarono minacciosi e si sarebbe detto che di li a poco avrebbero emesso scintille a causa dell’odio che emanavano. -Non potrò mai perdonarti per ciò che hai fatto...ed ora che il tuo complotto è miseramente fallito, non ci sarà angolo del cosmo abbastanza remoto da poterti nascondere.-Se il tuo marmocchio e il suo degno amico non si fossero messi a ficcanasare, tutto si sarebbe svolto secondo i piani prestabiliti. L’idea di creare una copia di Hotel Orbital in modo tale da poterti catturare e togliere di mezzo senza che si
sapesse sulla terra per il tempo necessario a che le truppe Frhags fossero pronte asd invaderla è stata mia...Devi ammettere che è stata una idea geniale.-Si, ma di un genio malato-rispose il Quarto Presidente adirato-e in ogni caso tutti i tuoi sforzi saranno vani!-
Gli occhi di Tsuna brillavano di una luce folle. Evidentemente l’odio e la sete di potere lo avevano reso pazzo furioso. -E di tutte le persone che stavano sulla vera Orbital che ne è stato?-continuò il padre di Yuky. -La vera Orbital l’abbiamo messa a nanna. Dormono tutti come degli angioletti. Gli uomini di Sàmudra, prima di posizionare in orbita la copia di Kankoh-Maru hanno provveduto a diffondere attraverso i condotti di aerazione del gas soporifero....ma di questo ci saremmo occupati in seguito. Il pilota che guidava la navetta presidenziale era d’accordo con me. Sei stato narcotizzato appena arrivato...e così pure le tue guardie più fedeli di cui non potevamo fidarci. Ecco per quale motivo non ti ricordi nulla.-E tutti i eggeri che c’erano con noi?-chiese Yuky incuriosito. -Beh. Quelli li abbiamo narcotizzati all’arrivo e spediti sulla vera Orbital assieme agli altri, mentre a voi due vi abbiamo lasciato fare perchè siete stati una sorpresa. Dovevamo capire cosa sapevate…Mentre i due clandestini sono stati uno spiacevole contrattempo, ma a giudicare dal silenzio che è calato ora su tutta la zona, mi sento di affermare che i guerrieri di Sàmudra hanno risolto anche questo piccolo problema. Non lo rivedrete più, il vostro guerriero d’altri tempi.....-Certo-lo interruppe il Quarto Presidente-Ma ora che siete stati scoperti ogni vostro sforzo è vano.-Vedo che come al solito non avete ben chiaro tutti gli aspetti delle cose. Ora saliremo tutti insieme sullo StarBooster e faremo rotta per il pianeta Frhags da dove tratteremo la resa incondizionata della terra con voi come ostaggi.-
-Puoi scordartelo...-disse il padre di Yuky-...io non valgo così tanto.-Non stà a te decidere...ed a meno che tu non voglia vedere il cervello della graziosa Fabiola spiaccicarsi contro il soffitto, ti consiglio di non fare storie.......Io ti ho sempre odiato e ti giuro che se in questo momento tu non fossi merce di scambio non esiterei un istante a sforacchiare la tua carcassa vecchia e inutile. Ed ora andiamo è venuto il tempo di................-
Tsuna non fece in tempo a finire la frase. Alcuni colpi di revolver sparati in rapida successione sforacchiarono il suo torace traandolo da parte a parte. Fece appena in tempo a roteare su se stesso prima di accasciarsi volgendo lo sguardo impietrito verso la direzione da dove provenivano gli spari. Un istante dopo, un ultimo colpo, questa volta, diretto, tra gli occhi, fece esplodere come un melone il cranio di Tsuna macchiando il viso e i vestiti eleganti della Principessa Fabiola che prese ad urlare come un ossessa. Il gruppetto con molta sorpresa rivolse lo sguardo verso la direzione da dove proveniva il colpo incontrando il sorriso guascone di Tex Mex che li osservava con il revolver fumante ancora tra le mani. Piuttosto malconcio con la tuta bianca imbrattata dalla polvere e dal sangue che gli colava dal viso, ma vivo, si avvicinò zoppicando a Yuky che si affrettò a corrergli incontro per sorreggerlo. -Sono tornato!-disse crollandogli tra le braccia sfinito.
CAPITOLO TREDICESIMO I grandi festeggiamenti sulla terra per lo scampato pericolo culminarono con un sontuoso ricevimento nei giardini di Deccan Queen, la residenza estiva del Quarto Presidente. Deccan Queen è una specie di enorme ranch, situato proprio in cima ad uno spazioso altopiano artificiale progettato e relizzato appositamente. Se c’era qualcosa che non mancava a Deccan Queen era proprio lo spazio.
I quasi duemila invitati zampettavano allegri per tutta la villa. Alcuni, in maggior numero gli adulti, si godevano le splendide opere d’arte che adornavano le circa sessanta stanze del complesso. Una larga costruzione ad un piano posta proprio al centro dell’altopiano. All’esterno, il piazzale che di solito ospitava le parate e le cerimonie ufficiali era stato trasformato per l’occasione in una capiente pista da ballo su cui i più giovani avrebbero potuto scatenarsi in ogni genere di danze. La Principessa Fabiola per l’occasione indossava uno splendido sari azzurro e bianco tutto lavorato con fili d’oro e pietre preziose e sui suoi bellissimi capelli neri trionfava un diadema di brillanti che le faceva risplendere il volto abbronzato. Appena Yuky la intravide tra la folla di ragazzini che danzavano scatenati, la raggiunse e dopo averla trascinata in pista prese a dimenarsi anch’egli con gran vigore. -Allora è vero che sei scemo!-Lo apostrofò la bella Fabiola come al solito senza peli sulla lingua. -Non sono scemo-rispose lui con il fiato che già si faceva grosso-Sono solo felice di essere tutto intero dopo quello che ho ato…E felice anche che tu sia con me….Ti sembro ancora così scemo?-No-disse lei addolcendo la voce-Non sei per niente scemo.Detto ciò prese anche lei a danzare assieme a Yucky con grande convinzione. Danzarono come folli attorniati da altre centinaia di ragazzi finchè Yuky non vide apparire Tex Mex ai bordi della pista.
-Come ci si sente ad essere responsabili dei servizi di sicurezza del Quarto Presidente-disse Yuky all’uomo in alta uniforme che gli veniva incontro. Tex Mex, con ancora in viso i segni della battaglia prese ironicamente a lustrarsi con la mano le medaglie che gli adornavano il petto.
-Chiamami pure... colonnello Tex Mex-rispose esplodendo in una fragorosa risata. -Però-chiese Yuky incuriosito-non ci hai ancora voluto spiegare come hai fatto a liberarti dall’assedio delle lucertole nella hall e arrivare così provvidenzialmente da noi. -Ok! Ve lo dico anche se non è stato niente di eroico....Dopo che voi ve ne andaste, subii ancora due o tre attacchi che respinsi a fatica. Inoltre ero già stato ferito alla fronte e al collo. Dopo aver ucciso un’altro specialista con il mio pugnale vidi che stava per arrivare un altra ondata di guardie. Avevo finito i razzi e le granate. Avevo finito anche i proiettili dei mitragliatori rimasti a terra. Non mi restavano che due proiettili e una carabina. Vidi Sàmudra che da lontano mi fissava con odio. Stetti un attimo a guardare l’orda di guardie che stava arrivando accompagnata da un buon numero di quelle bestiacce che loro chiamavano “specialisti”. Non avrei retto sicuramente un altro attacco e inoltre le forze mi stavano progressivamente abbandonando. Sàmudra intanto continuava ad osservarmi con odio pregustando la mia fine e la cosa proprio non mi aggradava. Dopo aver dato un occhiata alle lucertole che erano sempre più vicine, caricai la carabina con gli ultimi due colpi. Un istante dopo li esplosi. Il primo centrò Sàmudra nel mezzo della gola, cadde subito in un lago di sangue e senza emettere un lamento.Con il secondo fermai una guardia; la più vicina a me. Poi, gettata a terra la carabina stetti immobile ad aspettare la fine, ma poi come per miracolo, le lucertole, avvedutesi della morte di Sàmudra, fecero dietro front per rientrare sugli ascensori e risalire disinteressandosi completamente di me....e questo è tutto.-Che racconto affascinante..-mormorò Fabiola al colmo dell’emozione. -Si-disse Tex Mex andandosene sorridendo.-sono proprio questi i racconti che incantano le donne...e pare che il nostro Toogi lo abbia capito anche lui. E’ tutta la sera che lo sento sparar balle con i suoi amici .Raggiunti da una amica di lei, Yuky e Fabiola si misero alla ricerca di Toogi che doveva per forza essere da qualche parte lì in giro. Lo trovarono appoggiato ad un albero che con fare spavaldo raccontava qualche
cosa ad un gruppo di coetanei.-......Oramai eravamo salvi..e saliti sull’ astronave che ci riportava a casa non mi restava che una cosa da fare....-Cosaaaa!!!-chiese in coro il gruppo di amici. -Ma che domanda...azionare il radiocomando che avevo in tasca e far esplodere la falsa Hotel Orbital con tutte le lucertole che vi stavano dentro..Avreste dovuto esserci...è stato come vedere esplodere una supernova...-Ma il telecomando l’hai azionato tu?-chiese di nuovo il gruppo di amichetti rapiti dalle sue parole. -Certo. E chi altri?-disse Toogi facendo la ruota come un pavone-..in pratica sono stato un’pò il regista di tutta l’operazione....sapete com’è..Situazione disperata ...ci voleva uno con del gran sangue freddo e allora ...chi meglio di me........-
Tutti sapevano che non era stato Toogi ma Tex Mex ad azionare il radiocomando che facendo esplodere nello spazio la copia di Hotel Orbital aveva spazzato via tutte le lucertole e salvato la terra, ma perchè contraddirlo. Era un giorno di festa per tutti. I Frhags, dopo una batosta simile non si sarebbero più fatti vedere per qualche secolo almeno e Kankoh-Maru, meglio conosciuta come Hotel Orbital, raggiunta dalla terra da una spedizione di soccorso-che aveva risvegliato migliaia di turisti ignari e sorpresi-era stata messa di nuovo in condizione di riprendere il suo trantran fatto di svaghi e relax. Ora brillava lì, come un enorme diamante sospeso nel vuoto al centro del cosmo. Ma c’è da dire, concludendo, che l’intera vicenda costrinse tutti a riflettere su di un fatto nuovo che stava per cambiare il corso delle vicende umane. Non eravamo soli nello spazio infinito e quindi chissà quali altre sorprese ci avrebbe riservato il futuro. Ma questa è un’altra storia.
Nel frattempo i festeggiamenti per lo scampato pericolo, a “Deccan Queen”, la residenza estiva terrestre del Quarto Presidente, continuavano senza soste.
Sottratto ai suoi incuriositi spettatori da Yuky, Toogi venne trascinato al tavolo delle bevande dove gli venne presentata Carolina, l’amica di Fabiola: una splendida ragazzina dai capelli rossi e di una dolcezza disarmante. Toogi, completamente rapito dalla magia di quel viso al miele, da quel giorno non ebbe occhi che per lei.
-Ma questa Carolina è un vero schianto!...roba da perderci la testa subito...Anzi, io l’ho già persa.-bisbigliò all’orecchio di Yuky prima di prenderla sotto braccio e allontanarsi.
-Vedi Carolina..Stavo appunto dicendo....Oramai eravamo salvi e..saliti sull’astronave che ci riportava a casa non mi restava che una cosa da fare...Naturalmente azionare il radiocomando e far esplodere la falsa Hotel Orbital con tutte le lucertole che ci stavano dentro...Avresti dovuto esserci...è stato come vedere esplodere una supernova............A proposito, volevo dirti Carolina, per le vacanze estive hai già preso impegni? No? Sai, si potrebbe organizzare qualche cosa insieme....Si potrebbe andare per esempio..... Ti va?......... Sii?!? Fantastico!!! Ora ti spiego................................-
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