Loredana Marano
SENTIERI
poesie
Prefazione di Gianni Mazzei
eXperire eDizioni
Ut pictura, poesis; erit quae, si propius stes, te capiat magis, et quaedam, si longius abstes.
La poesia è come la pittura: una ti colpisce da vicino, l’altra da lontano.
Orazio, Ars poetica, vv. 361-362
In copertina: Testa di fanciulla (detta La Scapigliata), di Leonardo da Vinci, 1508 circa, Galleria nazionale di Parma.
Prefazione
Due cifre stilistiche altissime del mondo romano, di cui Loredana Marano si nutre in pensieri e umori quotidiani, la “ concinnitas” di Cicerone e la “ variatio” di Tacito, se tra loro irrelate, non rappresentano quel mirabile equilibrio di civiltà che Roma fu e trasmise, nei valori, al mondo occidentale. Da solo la “ concinnitas” ci consegna armonia, compiutezza, comprensione di orizzonte, ma si rischia di vederlo vuoto, senza l’inquietudine del singolo, la sua libertà, senza il procedere, a fatica a volte, altre volte anche incomprensibile, ma sempre esemplare dell’accettazione consapevole della fatica umana. E, di rimando, la “ variatio” ci dà certo la ione, gli imprevisti della vita, la sua ricchezza, ma ci sfugge un significato in cui dargli quiete e senso, per trasmetterlo, in valori al futuro. Loredana Marano, con operazione sapiente e fine, ha saputo mettere insieme, nell’orchestrazione della sua poetica, queste due entità, rendendole funzionali ad un dire che ha voce nuova e di grande sensibilità nella lirica italiana, sfuggendo essa a qualsiasi scuola e a qualsiasi genere, avendo in sé l’alto lirismo amoroso, l’afflato metafisico, l’indignatio morale e l’accento civile. A cominciare dalla struttura stessa di ogni componimento. Esso, pur non seguendo le leggi classiche della “ canzone”, al di là dall’uso della metrica o meno e al di là della rima o meno, ne conserva lo spirito narrativo e propositivo, con intimo ritmo musicale, esprimendosi la poetessa in iniziali slarghi paesaggistici o dell’animo, in sequenze musicali di ampio respiro, per chiudersi poi negli ultimi versi (a volte tale distinzione si nota anche nella dualità delle strofe, una più lunga e l’altra più corta), perentori e decisi, che non ammettono
replica, come decisione che però non porta ambascia o assurdità, ma è consustanziata al ritmo della vita stessa. Pare di assistere, plasticamente, all’aprirsi di un suono ampio di fisarmonica che delinea grandi movimenti e scenari e poi, a fulminea (per aggi intermedi cancellati) cesura che chiude il tutto, ma senza rimpianti inutili o assurdità metafisiche. Così si dica delle tematiche della poesia e della ideologia sottesa ad esse. La poetessa canta l’amore, in questo libro affascinante e di fresca luce, nelle sue diverse accezioni che poi si raggrumano nell’essenza stessa del vivere: la natura, l’appartenenza, l’amicizia, la fratellanza e poi l’amore per l’uomo, il proprio, nel corpo che abbraccia l’anima nei baci, nei sospiri, negli sguardi che dialogano e vanno oltre la dolce carnalità che si agita, geme, si addolora, sospira, protesa, com’è in ogni grande amore, verso l’eterno, oltre l’orizzonte, vivendo di fedeltà nella libertà di chi cerca mentalmente altri approdi e con lui, la stessa persona amata che vi si identifica. Tutte le vibrazioni dell’anima si possono avvertire in questa musicalità poetica che l’autrice sa creare, con accenti diversissimi e immagini sempre nuove, spontanee che sorgono dalla terra, dai giardini, dai voli, dalle mani, dall’umanità vera. “Sentieri “ è il titolo dell’opera: perché è non solo un percorso, un viaggio come lo è ogni amore, ogni vita e ogni scrittura e finanche ogni pensiero se si vuole citare un’opera significativa di uno dei filosofi più importanti del ‘900, Heidegger di “ Sentieri interrotti”, con soste appunto, slarghi, nuove compagnie, fruscii nel bosco e stelle vaganti nella grande estate. “Sentieri” in modo particolare perché l’opera della Marano vive di apertura e di luce, vive di movimento e inquietudini, come crescita però, non arbitrariamente distruttiva: la vecchia quercia sente il fluire di nuova vita, accetta altri germogli come innesti, ma senza la presunzione o il sogno d’infantile innocenza di essere sradicata per rinascere a verginale vita. La saggezza è saper accettare percorsi accidentati, debolezze, incuria, errori e avere la dignità di utilizzare materiale di scarto per essere veri uomini, costruendo il proprio cammino. “Sentieri” , dunque, perché Loredana Marano ha sempre partenze di luoghi
aperti: anche quando ci presenta un interno di casa non è mai escluso dal mondo e perfetto di solitudine; lei ricerca, come fa la maestosità del fiume o il ruscello chiacchierino: ricerca canti, presenze, il mare; ricerca il senso, la luce, la terra; ricerca l’acquietamento dell’essere che si realizza solo in questa inquietudine mentale e interiore, disciplinata da forma mentis vigile e classica che niente congeda all’assurdo, al gratuito, alla “ curiositas” fine in se stessa, condannata già da Agostino. La Marano, in questa mirabile silloge, si pone in un innesto vivo e fertile tra civiltà classica e pensiero genuinamente cristiano.
Gianni Mazzei, poeta e filosofo
FIABA ANTICA
E’ forse la poesia che risveglia la terra dal torpore dell’inverno e invita le piante ad aprirsi in gemme preziose?
E’ forse la primavera che apre l’animo al canto e fa trovare immagini di luce per accendere sorrisi di teneri abbracci?
Ritorna e noi fiutiamo l’aria nuova, sorpresi di sentire crescere l’attesa della fiaba antica.
2. VITA E’…
Mi chiedi di descrivere la vita. Prendi tante matite colorate e disegna un cerchio aperto a formare una spirale sempre più larga. Traccia ogni striscia con colore diverso, aggiungi riflessi luminosi. Dai profondità ombreggiando gli anelli. Alla fine
unisci i nastri con ricci e arabeschi.
I toni quando piove si appannano e di notte si spengono, mentre il sole acceca la vista come magia in un giardino fatato.
La vita è energia in movimento che culla o contrasta chi la attraversa.
3. ITACA
I tuoi viaggi nelle terre del Sole ti portano lontano da me. Frequenti e sempre più lunghi.
Ogni volta si perde una parte di te insieme alla speranza mia di rivederti.
Sono io la tua Itaca, la terra dell’eterno ritorno, ma la terra muta al variar del vento e tu soffri quando smarrisci il perché della partenza. Finchė, straniero, penserai a me come bene perduto.
4. FIORI DELL’ANIMA
Ci sono fiori delicati che crescono in un giardino speciale. Amano la mezza ombra e posti di transito. Le piccole corolle dai colori non rutilanti ti obbligano
ad avvicinarti, se vuoi scoprire la vivezza dei petali e sentire il profumo. Odorano della freschezza del mattino, del garbo cortese di chi ama, della speranza in un oggi migliore per tutti, della forza di chi crede nel bene.
5. L’AUSA
Calma avanza l’acqua segnando increspature che si spingono al largo. Lentissime si ripetono e catturano al aggio gli ultimi bagliori di un
tramonto dorato. Lo sguardo segue i flussi del pigro movimento che non ha forza di arrivare a riva e nel silenzio si fa pensiero trascinato dal verde delle acque che si confondono con l’erba.
6. MIO
Non sei mio, lo so e mai vorrei che tu perdessi te stesso, eppure fantastico su quell’aggettivo che mi renderebbe unica e tua.
Non sbaglio, però,
se ti sento in me, amore mio.
7. GLI AMORI IMPOSSIBILI
Nascono nelle tortuosità si nutrono di tempesta lottano contro tutti si dibattono nello strazio non conoscono pace non alimentano speranze non hanno futuro
e sono eterni…
8. LUI
Il suo amore è un tocco lieve, che rivela presenze trasparenti,
un esserci senza contatto, uno stare insieme fuori misura umana un toccare le vette dell’infinito piacere dell’unione dell’anima. Il corpo segue i rollii del cuore, a volte si fa aereo, a volte pretende ascolto, antenna di ben altro sentire.
Insieme affondiamo nel mare dell’impossibile per risorgere molli di sogni e di verità.
9. AMORE DI DONNA
Piùè il tempo che o a pensarti di quello trascorso con te. E il pensare si nutre di attesa e di ricordi tanto che
non so distinguere il ato dal presente e temo che il futuro possa far svanire i sogni vissuti e rivissuti nel cerchio della mente.
10. DUBBI
La fragilità del cuore rende vani i giuramenti. Lo so. Ma tu protestavi innocenza, mentre il tuo cuore era già altrove. Spettatrice muta senza crediti da riscuotere ho gelato il mio slancio in dubbiosi interrogativi.
Ho negato fino a credere, io stessa,
di non aver mai amato.
11. ABBANDONO
Un giorno d’estate ti innamorasti di altro amore. La mente, come trottola senza asse, vagava nel vuoto. Il cuore non voleva credere ed accelerava la corsa verso la sconfitta.
Per salvare l’infelice animo, lo illusi con bugie. Credette. Ma non si salvò.
12. ATTESA
Ore, giorni in attesa di un destino d'altri.
La tua voce risuona nel ricordo, calda, suasiva, sussurrata, raccolta in sé, lontana. Cerco di indovinare i pensieri, poi mi arrendo. Non sono per me, sono voci di un tempo che non conosce amore.
13. INQUIETUDINE
La tua inquietudine non mi aiuta a starti vicino. E non so cosa ti spinge a cercare gli stessi lidi miei in mari diversi. Ti allettano facili approdi, in un oblio molto simile
alla pace dell’animo.
Io conosco i segreti delle acque che avvolgono il mondo come le spire di un serpente. Ora lente, ora impetuose, trasportano e travolgono con gioco incessante i nostri pensieri.
14. PORTE
Porte in fila, chiuse, lungo una strada poco illuminata. Ombre minacciose e qualche pezzo di carta spiegazzata
su una via deserta. Non mi aspetto inviti, neppure presenze umane, il cammino mi porta oltre, verso un punto lontano visibile alla vigile mente.
Una porta si apre lasciando uscire note di musica nel parlare invitante. Entro e il tempo arresta il suo incedere.
15. PUDORE
Morbido guscio di marzapane nasconde alla vista quegli
affetti tanto profondi che non riescono a salire in superficie. A volte il rivestimento è fatto di cioccolato amaro, duro da scalfire, ruvido quando si ferma in gola come nodo invalicabile.
E’ il pudore, questo involucro che, se difende dalle spade dell’addio, ci espone al silenzio del cuore.
16. IL BALCONE
E’ una piccola casa, una camera o forse
solo un balcone il luogo dove mi ritiro quando sento di essere estranea al mondo. Sto nascosta dietro le tende, perché nessuno mi veda quando spio lo scalpiccio di un via vai concitato verso mete a me ignote. Li immagino certi dell’approdo, sicuri di una felicità che a loro sorride, mentre io sono ferma alle prime domande della vita.
17. C’È UN LUOGO
Esiste un luogo dove
fare scelte difficili è pane quotidiano e nessuno chiama eroe chi combatte la sua battaglia contro la malattia, l’ingiustizia, l’indifferenza, l’indigenza.
Un luogo dove si può invecchiare senza comparire sui giornali e in tv, un luogo dove le emozioni si alternano alla noia senza drammi, dove ogni cambiamento è segnato sul calendario.
Un luogo dove il pudore fa digrignare i denti, serrare i pugni o alzare
gli occhi al cielo e un gesto d’amore è essenza avara di cerimoniali. E’ il luogo che ogni giorno attraversiamo insieme a migliaia di altri come noi.
18. NON È TEMPO DI POESIA
Non è tempo di poesia, mi dico mentre leggo il giornale e raccolgo notizie dal mondo.
Non è tempo di poesia, mi dico quando osservo le ferite della natura e la sporcizia del mare.
Non è tempo di poesia,
mi dico quando guardo la sofferenza di chi ha fame o è costretto a letto.
Pure prepotenza e avidità, violenza e odio si alleano per spegnere la luce della speranza, che la poesia sa raccogliere con forza e umiltà per farla splendere ovunque batta un cuore in ascolto.
19. RICORDO
Ricordo i momenti del batticuore, le attese e lo smarrirsi nella trama del giorno in cui il tuo volto e i tuoi baci si
intrecciavano al fare quotidiano.
Allora le parole erano sorrisi e silenzio nel languore di un vulnerabile abbandonarsi alla vita.
Ogni giorno per te mi faccio stella, luna, indosso i colori dei fiori, mi annullo nel cielo, mi immergo nel mare. Ogni giorno mi invento una danza intorno a te e mi basta uno sguardo per sentire i battiti di un cuore che pulsa in me.
20. RINGHIERA
Un’inferriata artistica, a motivi floreali, con spire e arabeschi, fra me e la strada. Le case, gli alberi, i anti sembrano stringersi fra le volute e diventare dettaglio di un vasto panorama tagliato a riquadri.
La ringhiera sembra ricordarci che ogni tessera è la successione delle altre.
21. APPRODI
Nell’ampio letto del fiume masse di fango e detriti
navigavano scontrandosi in vortici rumorosi. Il cielo sembrava avverso alla terra che copriva di pioggia e fulmini.
In un mulinello finì anche una grossa zolla di terra e fiori. Sciupati dal vento, stavano per essere sommersi, quando un tronco di traverso spinse il blocco verso riva.
Gli approdi conoscono paure e sofferenza prima della levità del tocco finale.
22. AMORE IMPERFETTO
Questo amore imperfetto
che si nutre di sorrisi e di baci, di lodi e di applausi, questo incontro di sguardi, questo tacito spiare i tesori della mente,
manca della grassa materia con cui si impasta l’avventura di un giorno e l’insensato abbraccio del possesso.
23. TRASPARENZE
Le trasparenze delle vesti velano la bellezza del corpo come tenda mossa dal vento.
Ondeggiano lievi i pensieri al riparo da riflessi che offuscano la forza dell’immaginazione.
24. BOZZOLO
Un bozzolo di seta luminescente la mia mente ha costruito lanciando un filo di bellezza lungo e resistente, un riparo dove nascondersi al mondo.
Lì ritrovo stille di sapienza e di amore, nodi di speranza, tracce di forza, segni di fiducia nella
infinita avventura umana.
25. ILLUSIONE
Amore, amore, fiore di un prato verde, delle cime rocciose o del deserto, frutto che matura nella stagione propizia, gemma preziosa che brilla della luce dei nostri occhi.
Si ama liberi quando non si temono giudizi e non si mischiano sospetti e controlli, quando si conoscono le risposte e non si
vive la paura di deludere e perdere il centro di ogni pensiero.
Si ama quando si sa camminare nelle terre aperte e accoglienti dell’illusione.
26. SONNO
Questo sonno, che pesa sulle palpebre e opprime le membra, mi trattiene in una interminabile notte e impedisce di aprire le finestre per accogliere la luce e toccare quei sogni troppo a lungo cullati tra i fantasmi del buio.
27. PAROLE
Ti guardo e vorrei tanto crederti, vorrei che le tue parole uscissero come anelli generati dalla mente, dal cuore e dalle viscere, un distillato di umori vitali e che tu ti vedessi in quelle parole senza arrossire.
Allora troverei il coraggio di dire ciò che provo e lotterei con le labbra per far uscire un canto di dolce ione e di doloroso disinganno.
Le spire dell’inquietudine
avvolgono i pensieri in una tortuosità circolare che annichilisce i tentativi di imboccare una strada diversa.
28. AMARE
Amare è gioia lievitata, vaporoso ricordo dell’onda tumultuosa, del brivido delle vene, degli strappi al cuore dei primi incontri.
E’ un solco nell’animo tracciato di ora in ora, è un libro scritto insieme in tempi e con grafia diversi, è un binario in costruzione.
29. SPECCHIO AMICO
Specchio amico, che rifletti il mio volto senza rivelare gli affanni dell’animo e cancelli le smorfie che salgono dal profondo, tu mi conosci e rimandi da sempre la stessa immagine rassicurante.
Ben diverso quando sbircio il mio viso in uno specchio anonimo: implacabile segna le pieghe della fatica e del peso dei giorni.
30. LEGGEREZZA
“Ti ho visto muoverti sorridente e leggera” lui non staccava gli occhi da lei “e ti ho amato subito”. Lei non sapeva risposte, pregava in sé che lui non l’abbandonasse.
La leggerezza è un o della mente che fugge dai rumori del mondo e nel silenzio evapora pensosa.
31. INCONTRARSI
Un profilo, una figura informe si muoveva nella mente e volgeva la ricerca inquieta. Cresceva in dettagli senza mostrare mai il suo volto.
Poi ti ho incontrato in mezzo ad altri, come amico. E ti ho riconosciuto, fiamma dell’anima, ardore di sentimenti, grazia di conoscenza.
Con te continuo un cammino iniziato prima di incontrarti, sulle orme di un desiderio allora senza nome.
32. LA VECCHIA QUERCIA
Non voglio il nuovo, non voglio ricominciare daccapo illusa di un qualche miracolo. Distruggere il presente è di chi non accetta il are del tempo, che copre di patina ogni cosa smussando le asperità e colmando i vuoti.
La vecchia quercia non desidera essere virgulto: sa rinascere al calore dei raggi del giorno e al canto di colorati uccelli.
33. FINITUDINE
Un’alba che si apre nel chiarore nebbioso tra gli alberi lontani, il rosso che incendia l’orizzonte del mare accompagna lo stupore di fronte al divino.
Distante e pauroso quando minaccia il buio e la morte. E nel fuggire inciampiamo nella catena umana, che ci salva dal terrore della nostra finitudine.
34. VORREI ARRENDERMI
Vorrei arrendermi, ho i muscoli delle braccia doloranti nel risalire la corrente e rimuovere rami secchi e fango.
Ho le gambe stanche di tante ricerche, gli occhi arrossati, le mani vuote. Vorrei fermarmi
a raccogliere, se mai qualcosa ho dato.
35. TRENO
Un unico appuntamento, che abbiamo diviso in tanti momenti, ci lega da quando siamo saliti
su quel treno preso di volata. Dall’ultimo vagone siamo risaliti verso la carrozza di testa incontrandoci talora nel corridoio o seduti accanto al finestrino a guardare la campagna scorrere a noi amica.
36. SE CERCO
Se cerco i tuoi abbracci non è perché ho freddo, se cerco le tue mani non è paura, così il tuo sguardo non è per l’attesa di un consenso.
E’ un ballo intorno a te,
centro di una solitudine, che non ha bisogno di compagnia, è uno sguardo nella profondità di un pozzo che chiede di essere svelato.
37. IL PORTO
“Come stai?”La voce al telefono continua un discorso iniziato tanti anni fa e mai interrotto. Caro amico mi sembra di ripetermi ogni volta che la tua voce mi scuote dalla navigazione o forse nel girare intorno alla stessa isola ho smarrito la luce del faro.
E dove volgermi se il porto mi fa più paura della deriva? Rimani qui, la tua voce è l’ancora che mi fa riprendere la rotta.
38. NEL GIARDINO FIORITO
Nel giardino fiorito le rose apite piegano il capo quasi a volersi nascondere. Non invidiano lo splendore dei boccioli che si aprono ai raggi del sole, paghe della bellezza che fu.
Guardano alla terra che le ha nutrite, dove piovono i petali ancora profumati,
e sperano che qualche giovane innamorata le raccolga e le copra di baci.
39. PARLARE D’AMORE
Parlare d’amore, quando punge la rabbia attorno, la delusione avvelena il lavoro, la frustrazione rinuncia alla giustizia, la resa contagia anche i giovani, sembra ozioso gioco di insensate parole.
Parlare d’amore è dare sollievo al presente e sicuro alimento alla speranza di un fecondo domani.
40. NUBI
Ci sono nubi dense in alto, lontane, nascoste alla nostra vista. Sono scure, minacciose e si muovono senza tregua, vento che scompiglia i fiori, turbine che svuota il raccolto, nembo di pioggia che scava rivoli di fango.
Tu hai già provato le tempeste della vita e quando senti il borbottio dei tuoni corri in aiuto di chi teme le prime gocce.
41. SOSPETTI
Stretto a te un amore sbocciato come stella fiammante in un cielo fosco di nubi è tesoro di gemme, se non lo disperdi con sospetti paventando la fine di un dono che non è solo tuo.
42. QUIETE
Nelle ondate di rumori della città desideri la quiete della campagna, nel disordine di opposte opinioni aspiri alla pace, nella corsa al primato sogni una danza di colori
tu
tu che per spezzare il silenzio del cuore cerchi un amore tormentoso travolgente tumultuoso.
43. PIOVE
Piove il rimpianto del non visto e di chi abbiamo amato di traverso, con poche note del cuore, presi dalla fretta di correre là, lontano, dove poi trovammo avanzi di gioia e frammenti di fortuna.
44. ILLUSIONE
Su qualche scambio abbiamo costruito un castello: cosa avevi di diverso da altri, chi eri, dove abitavi non mi chiesi. E ti amavo.
Quale arcana illusione ha bendato gli occhi?
Il sogno, in noi identico, di trovare l’altra riva del fiume che divide e unisce. E ci basta allungare un braccio, stendere la mano
per tastare il pulsare della terra.
45. CAPITA
Capita di rimanere indietro e di camminare ai bordi della strada, lentamente, attenti a non cadere nelle buche, a schivare sassi, mentre gli altri spediti proseguono, dimentichi di noi. Se volgiamo lo sguardo in basso, nella scarpata, vediamo altri che lottano per liberarsi da spinosi cespugli e non hanno tempo di guardarsi intorno.
Non è la vita una gara
a chi arriva prima.
46. ERI
Eri morbida coperta e calda nell’abbraccio, eri carezza di velluto, eri mano che sosteneva,
non conoscevo i brividi del freddo inverno, non temevo il buio senza porte d’uscita, non vacillavo nel vuoto alla ricerca di appoggi.
47. I MIEI GIORNI
I miei giorni in fila mi guardano incerti
e aspettano. Cosa salvare, cosa rifare, cosa ripetere. Vorrei una vita nuova ogni giorno e buttare le pagine difettose: non ho tempo di imparare. Anche una vita usata mi basta, purché l’indice sia aggiornato e il segnalibro segni il capitolo della felicità.
48. LA LINEA DEL BELLO
La linea del bello, dell’accordo e dello scontro corre lungo il tuo profilo che divide lo spazio tra
il respiro della pelle e lo sfondo sfuocato, nella luce e nell’ombra dei giorni che ci spettano.
49. ROSA ANTICA
Sono come te, rosa antica, so aprirmi alla fresca luce del mattino, a tremanti stille di rugiada dopo un sonno
sospeso in lunga stagione. Sul tronco rugoso scorre il tempo operoso, che lascia tracce per altri occhi e per
menti in ascolto. Le radici misurano la distanza dei secoli e bevono umori di
saperi ati. Come te, rosa, ad ogni primavera rinasco d’amore vestita.
50. E QUANDO
E quando l’aria del mattino è ancora umida e fresca e in cielo indugiano nubi vuote di pioggia, quando la terra rifiorisce nel profumo di pulito e le foglie sono terse di gocce di perla, anche tu brami la stessa acqua per lavare via le scorie dell’animo e rinascere ancora.
51. RISVEGLIO
All’ariosa apertura del giorno si risvegliano i battiti dei sensi che nel nero della notte ritmano i sogni, alati compagni del buio.
Svegliarsi è scoprire che per noi amare è lasciarsi e riprendersi sciolti da subitanee ansie come intervalli di canto corale.
52. IL MIO PRESENTE
Un presente fatto di richiami a mura ciclopiche sbrecciate dall’usura del tempo, di ardite colonne levate verso il cielo, di immagini rubate alla divina armonia.
Ho nostalgia delle carte antiche, del valore del tempo
imprigionato nelle parole e stupore rinnovato mi suscita chi sa risvegliare quel sentire alla luce di un’alba perenne.
53. IL GUADO
Un torrente di montagna, fresco, allegro scende a valle zampillando a cascata sul suo letto accidentato all’ombra delle cime e tra le fronde tese dei faggi, trascinando rami e fango.
In fila siamo in attesa di are dall’altra parte del rivo e ci guardiamo intorno ammirati, dimentichi della meta. Attraversare ci
appare prima avventuroso, poi pieno di insidie. Le pietre su cui appoggiare i piedi si spostano trascinate dal flusso e noi ci troviamo barcollanti in condizioni precarie.
Una mano si allunga verso noi per sorreggerci e il guado si fa meno pauroso.
54. SENTIERI
Ci sono sentieri anche nelle selve di aggrovigliati sterpi, che solo l’occhio allenato può vedere. Anche se piove. Perfino di notte perché i piedi procedono cauti come
fossero piombo e non sbagliano presa. Certo braccia e gambe si riempiono di graffi e il volto rigato di lacrime e sangue sembra una maschera.
E che importa: non ci aspettano le luci un ballo. Noi andiamo oltre.
55. SERA
E’ finita un’altra giornata e non sei comparso nei miei pensieri a reclamare uno sguardo quando i segni a te rimandavano. Mi chiedo se ho dimenticato il tuo volto
o se il silenzio ha sospeso lo scorrere del tempo e adagiato la mente nella culla dell’immaginazione.
56. PROFILO
Queste mani sanno creare, questi occhi hanno visto molto, queste orecchie hanno ascoltato, questa bocca ha risposto, pregato, insegnato e confortato.
Guardami, perché io possa ancora sperare, parlami perché io possa credere, ascoltami perché io non sia sola, sorridimi quando mi sento una piuma senza destinazione.
57. LA VOCE
Se mi metto in ascolto dei suoni della natura, se guardo le onde del mare rullare verso riva in un moto continuo, percepisco la voce di un infinito che mi appartiene.
Se guardo i tuoi occhi e sfioro le tue labbra sento fluire il desiderio avido di baci.
58. CREDERE
E’ più facile descrivere la malinconia di un tramonto,
il grigiore di una giornata di nebbia, la sofferenza di un addio, scavati in noi nel silenzio di tanti momenti di solitudine,
che aprire il forziere tenuto serrato e dare voce alle perle che coltiviamo di nascosto. Dovremo inventare collane da indossare in due, in tre, in cento ghirlande intrecciate di fiori
e sottrarre all’oblio quei beni, che soltanto i raggi del sole fanno brillare.
59. MARINAIO
Un marinaio alla deriva su
barca sconnessa e traballante muove i remi guardando un punto in cielo. Non osa sperare in una striscia di terra, non vuole blandire la mente con ricordi colorati.
La barca ha ormai perso il motore: non gli resta che dimenticare attimo dopo attimo ciò che sta vivendo.
Arriverà pulito da incrostazioni di paure e sciolto dai legacci di un io ingigantito dalla solitudine nel tempo leggero del domani.
60. IMMAGINI
Un arabesco di immagini di primavera danzava nella mente mentre ti attendevo e tu sapevi, vedendomi, quali erano i miei pensieri.
Gli occhi tradivano i sogni, il sorriso rivelava la certezza di carezze e baci.
Altro sentivo in me, acre, graffiante, fiamma implacabile che nessuna immagine avrebbe potuto raccontare come se le carni fossero, d’improvviso, diventate mute e cieche.
61. DESIDERI
Siamo fatti di carne, siamo pesanti, materia nella materia. Ci muove un motore immateriale, esterno, che noi non possiamo orientare.
E’ il desiderio, aereo, mobile come una nuvola e capriccioso come il vento.
Che sia pure il desiderio aria, io ti desidero.
62. DIVINO
Quale forza ha amore? Divina pensavano gli antichi, sì divina.
Una grazia concessa a tutti, sensazione di onnipotenza che ti fa abbracciare il vento, il sole, l’oceano.
Quando volere è pari a potere e ogni percezione è un sussulto che unisce corpo e mente.
Quando felicitàè un sorriso atteso, uno sguardo ardente un bacio sospirato.
Quando bellezza ed età, ricchezza e onori sfumano nell’indistinto casuale.
63. OBLIO
Le tranquille acque di un lago alpino si colorano del verde dei
monti intorno o dell’azzurro del cielo attraversato da nuvole vagabonde. Nascondono il vero colore e si divertono a riflettere il paesaggio chiudendo a cerchio lo sguardo, che non può fuggire da limiti ben segnati.
Così nella vita ci è dato di vestirci della bellezza di chi ci è intorno e di sfumare i nostri impeti nel tremolio delle onde.
E la piccola barca quasi immobile al centro attende noi due, in un oblio colorato e visionario.
64. TRACCIATO
Due strade di solida costruzione,
sedimentate nel tempo, forti di fronte alle tempeste del cielo, capaci di assorbire il gelo dell’inverno e di sopportare il fuoco dell’estate, coraggiose nello spingersi fin oltre il conosciuto, un giorno si intersecano e scoprono il piacere di uno sguardo, di una parola, di un abbraccio.
Dopo i fiori sono cresciute le erbe infestanti ad intralciare il o, mentre l’aria di libertà si insinuava fra le fessure.
Non si sradica un tracciato, non si frena il vento, non si imprigiona l’amore.
65. CARDINE
Giocare l’eterno gioco dei sentimenti tra leggerezza e timore occupava il mio orizzonte al tempo dell’amore. Poi nel lungo viaggio degli anni ho scalato altre vette di illusione fino ad avere le vertigini tanto alto era il volo.
Non ho più ripreso il gioco della giovinezza, perché l’affetto non è sortilegio che appare e scompare bensì il cardine intorno a cui radichiamo il nostro essere.
66. IL FIUME SCORRE
Vattene rimpianto che te ne stai acquattato dietro la nuca pronto ad afferrare un ricordo e farlo diventare perduto canto di felicità.
La mia casa è senza pareti che dividono le stanze: se apro una finestra il vento solleva la polvere delle carte ingiallite.
Ma il fiume scorre verso valle ed è in ogni aggio nuovo frammento di avventuroso corso.
67. RIVIVERE
Bere a grandi sorsate i momenti felici della vita, con gioia e ansia nel cuore, presi dal desiderio di fermare l’attimo, frenati dal timore di perdere l’incanto. Veloce scorre il filo degli accadimenti, legati uno all’altro senza pausa, finché un giorno la corsa finisce.
Il girotondo si ferma e tu sei scesa dalla giostra. Ti manca il ritmo e guardi nel ato quei fiori colti in fretta.
E ritorna il profumo fragrante che avevi nascosto nelle pieghe del sorriso che ora si apre senza riserve a
seconda vita.
68. STUPORE
Scoprire lo sguardo appuntato sulle stesse cose, pur nella distanza, suscita in me intatto stupore di fronte al mistero, a cui qualcuno dà il nome di amore.
69. IL MIO CIELO
‘Tu sei il mio cielo’ mi dicevi per vedermi sorridere e spiare la malinconia degli occhi che già vagabondavano altrove.
Un’immagine ricorrente mi rapiva: nel blu cupo di un cielo
estivo una stella solcava l’aria tracciando una scia accesa di scintille.
‘Sono i nostri desideri’ bisbigliavi ‘ che occhieggiano tremanti.’ E quel tremore mi è rimasto in petto anche ora che il mio cielo è senza stelle.
70. FORTE
Non è forte chi ostenta indifferenza al dolore, chi si fa corazza ai sentimenti, chi chiude la comunicazione con gli altri per prevenire attacchi.
Forte è chi sente il peso degli affanni e serra i pugni per resistere,
chi sa vedere l’arcobaleno in un giorno di tempesta.
Forte è chi piange lacrime trattenute davanti alla gente e scioglie un pianto liberatorio con gli amici.
Forte è una donna che vive la fatica dell’essere per sé e per gli altri e nelle scelte cruciali accantona i suoi desideri più carezzevoli.
71. TEATRO
Poche gocce nell’aria ancora impregnata di pioggia mi inducevano ad abbassare il
capo. Quando lo rialzai l’orizzonte si era schiarito e le nubi, baciate dagli ultimi raggi del sole calato oltre le acque, si coloravano di rosa.
E nell’umido velo del tramonto apparve il tuo viso, che il tumulto del giorno aveva dimenticato. Immenso, riempiva la scena per me soltanto.
72. CAPIRSI
Se anche richiamassi luoghi che abbiamo visto insieme, tu non vedresti il mare arricciato da increspature leggere sulla scia di barbagli di luce.
E questo è il mare con te.
Se io ti parlassi delle immagini che mi rappresentano, tu non vedresti la leggiadria sognante dei volti femminili dell’arte rinascimentale.
E questo è il bello con te.
Ma se ti parlassi di amore, tu sapresti dove abita e mi daresti la mano.
73. ARCHIVIO
A che servono i fiori all’uomo che è proteso alla conquista di sé e dell’universo? E la manina
di un bambino può contenere la forza di un adulto? E una donna che piange per amore può frantumare il ghiaccio o fermare il lancio delle pietre?
Voglio rimanere fuori dalle scale di misura e da ogni catalogazione. Nelle caselle del mio archivio metterò le diversità e gli scarti di quanto non ho conosciuto.
74. LA STELLA
Via, via a cercare quella stella che dicono ci è stata assegnata alla nascita. La sua luce, bagliore intermittente indebolito dai brusii quotidiani, dalla
fatica di afferrare un senso alla vita, dalla agitazione nel carpire risposte mai ricevute, è spenta dalla confusione tra bene e male.
Fedeli a quella stella cerchiamo un luogo isolato laddove nessuno ci chiede chi siamo e dove l’orrore del vuoto richiama la melodia di un respiro.
75. INFINITE STANZE
Imboccare un sentiero sconosciuto, illuminato dalla luce di una luna amica, non è stato impudenza o o troppo ardito nella notte.
Ci siamo accorti strada facendo quando i contorni delle cose si facevano più netti e ogni particolare incontrava il nostro stupore.
E nel mentre contemplavo, scoprivo le infinite stanze della tua mente, aperte per me, alcune già decorate altre aspettavano il mio ingresso.
76. CERCARE
Tante voci in una selva fitta di rami dove il suono perde la consistenza di parola e si fa indistinta eco di presenze lontane che premono per avere udienza.
Chi fermarsi ad ascoltare?
Il brusio confonde la ricerca mentre il ticchettio del tempo percorre lunghe distanze trascinandoci senza riguardo. Sorpresi ci chiediamo perché un così breve viaggio abbia ingoiato tante ore.
77. IERI
Ieri il cielo si è fatto scuro di nuvole bluastre, dense d’acqua, che avanzavano minacciose accompagnate da vento turbinoso. Le tende alle finestre si gonfiavano come attratte da questa
forza misteriosa, che le attirava fuori scuotendole da cima a fondo.
L’aria, ancora calda, era carica di elettricità in attesa che il peso si sciogliesse in una pioggia liberatoria.
Fu un attimo ed il fronte compatto si dissolse, il vento tacque, ma niente fu come prima.
78. SE TU FOSSI
Se tu fossi trasparente potrei vedere i tuoi pensieri viaggiare inquieti
e guardarsi attorno alla ricerca di voli solitari.
Potrei vedere che mentre mi parli osservi la vita alle mie spalle perdendo le mie parole, che già conosci. Perché tu non hai bisogno di conferme, ma di nuovi lidi.
79. MALIA
Hai mai provato a guardarti intorno, sola fra gli altri? Quando senti quell’urto in te che ti impedisce di vedere, di ascoltare? Presa da malia, trattenuta da mani tenaci, possenti, inghiottita nel
vuoto, vorresti essere un volo di rondine oltre muri senza fine e strappare il cuore muto alla vita.
E’ l’anima che reclama, ascoltala. Non si abita la follia del vivere vestiti della logica della mente.
80. ANGELO
Bimba ti vidi, angelo riccio e sorridente. Avevi la mia età, immagine prima di Bellezza singolare, intangibile, eterna. In te mi identificai a te paragonai la Vita per te scoprii la Morte. Sorrisero alla mia ingenua
pretesa, ma in me sei rimasto intatto, segno dell’innocenza del mondo.
81. BALLERINA
Come arabeschi disegnati nell’aria le braccia si aprono in eleganti movenze, il corpo respira la musica che detta armonia al movimento. Una nuvola di tulle chiude la linea del corsetto, stretto in vita, a corolla di fiore. L’agilità flessuosa delle gambe ritma il suono librandosi in studiati volteggi.
Tu, ballerina, assorta nel tuo essere, fidente nella tua grazia,
appari divinità dal nome eterno,
Bellezza.
82. SENTIRE
Abbracciare un sentimento, tenero fiore alimentato nel solco del cuore. Tesoro nascosto da custodire nella curva dei pensieri. Perla luminosa da proteggere dal gelo dell’invidia. Lo tengo avvolto in piume di Tenerezza, velato di sogni sostenuto dalla speranza.
Nessuno lo deve vedere, neppure tu. Il tuo o non è ritmato con il mio.
83. NON TI CHIEDO
Non ti chiedo di capirmi, ma di fermare talora i tuoi pensieri, di guardarmi, di andare oltre l’immagine tua di me, di uscire dalle certezze del conosciuto.
I miei desideri, i miei dubbi non sono ombre, sono nuove vie per esplorare il mondo, voli verso l’infinito.
Se respiriamo una pausa insieme, riprenderemo più sicuri il nostro cercare.
84. ARMONIA
Una parola amica
una voce ritrovata una nota di colore una carezza nell’aria
e l’animo ritrova la musica della vita.
85. SOLITUDINE
Camminare in una terra senza sentieri, vagare incerti nel chiarore senza sole, perdersi nella notte senza profondità, ritirarsi nei recessi dell’animo per trovare difese e puntelli.
86. MUSICA
Immersi nel brusio della vita non sentiamo i suoni che si rincorrono nell’anima. Senza un nome.
Note di tanti momenti simili, desiderio di pace, lontana eco senza tempo. Ma basta un soffio leggero a confondere le voci e farle risorgere nitide.
87. MI DISSERO
Mi dissero che era chiarore, volli cercare il sole, mi dissero che era soffio, volli cercare il vento, mi dissero che era fruscio, volli cercare il tuono, mi dissero che era dolcezza, volli cercare il miele, mi dissero che era gioia, volli cercare la felicità, mi dissero che era musica, volli cercare l’armonia,
alla fine trovai esultanza, ma non era pace tripudio, ma non era conforto bagliore, ma non era luce
e seppi che nel turbinio del tempo avevo incontrato Amore.
88. QUIETE
Lo sguardo trattenuto dalle fronde non poteva seguire l’acqua oltre la curva del fiume, fasciato di fulgido verde.
Gioco di sfumature fra il cupo lontano ed il chiarore asperso di luce, pensieri imbrigliati, chiusi in quello spazio.
Il desiderio di andare oltre, di spingersi lontano dal presente trovava quiete nell’abbraccio dei sensi e nel respiro del vento.
Oltre il colore nulla.
89. VERDE
E d'improvviso si apre la scena: un verde tenero, di primavera, tinge le foglie degli alberi, l’erba delle sponde, il riflesso dell’acqua. Esulta la luce della natura e si specchia nel fiume che cattura il colore per ridarlo ancora più vigoroso, vivido, vitale.
Io, umanità senza nome, mi fermo e contemplo in silenzio la fonte di ogni bene.
90. DESTINI
Una manciata di tetti nella vallata verde sperduta fra i monti. Qualche tratto di colore, aperto nello spazio del cielo.
Una vita senza fini, senza confini, senza sogni di gloria.
Lontani dal mondo, isolati dalla società, fermi in un tempo immoto
nel ripetersi costante del presente.
Eppure liberi di non illudersi, non contaminarsi, non perdersi,
liberi di essere.
91. LA BELLEZZA DELL’UOMO
Lo guardava. Pensieroso: due rughe a segnare la fronte. Sguardo intento a scrutare in sé, assorto nella visione dell’essere. Inafferrabile. Il viso teso, controllato, una fortezza salda, impenetrabile.
L’infinito in quel volto, l’infinita bellezza della mente.
92. UNA NOTA
Un suono nell'aria un profumo di un colore una parola amica una carezza pensata e l'animo ritrova la musica della vita.
93. TRAMONTO
Leggera la brezza trascorre nell’acqua e scuote gli ultimi frammenti di luce spingendo scaglie di perla fino alla riva. Tremule
abbracciano il lampo del raggio che tramonta.
94. CHI SEI?
Sei albero, forte e generoso d’ombra, fecondo di frutti e lieto dei voli intorno. Sei fronde che fremono al vento ondeggianti sul tronco solido, aperte alle nuvole e affollate di pensieri. Sei tronco saldo sulle radici, assetato di linfa vitale, in attesa di un prodigio, incerto se il sole possa splendere ancora.
95. NON SONO FUGHE
Asseconda i miei silenzi, non sono fughe, sono slanci verso l'immensità da dove nuovi palpiti discendono, vivi dell'armonia dell'essere. In essi tracce visibili del nostro sogno d'amore tesseranno le trame del divino incontrarsi.
96. ALBERI
Nuvole di fiori, gli alberi si vestono di petali. Qua e là nella campagna ancora spoglia un sorriso, promettente annuncio di frutti, messaggio di rinascenza.
97. TRAMONTO
La carezza del tramonto, eterea luce di fuoco, si espande nell'aria e solleva i colori nel terso cielo di primavera. Un addio?
98. MI MANCHI
Nubi basse riempiono il cielo confondendosi con l’asfalto nel correre del tempo. Le luci della strada aprono spiragli di velato colore nell’ incupirsi del giorno. La terra respira la tristezza
del freddo, della morte e sparge silenzio nell’aria. Un trasalimento improvviso, una voce lontana. Un’onda calda sale e rapida conquista il cuore.
Mi manchi.
99. CERCANDO
I miei occhi sono chiari trasparenti come l'anima, ma pochi hanno guardato oltre. Oltre la forza d'animo oltre la lealtà oltre la fiducia nella vita oltre la saggezza oltre... E quando ho spalancato le porte del castello
tu guardavi altrove.
100. MEMENTO
Ho provato Amore, quella forza trascinante che spacca tutto, quell’aprirsi senza riserve quel sentire senza limiti. Libera ti ho cercato ovunque ho gioito con te e pianto per te, ho provato ebbrezza e conosciuto il buio della disperazione. Non si vede un cuore lacerato non si tocca il dolore non ci sono cure. Sola.
E venne, pietosa, la ragione
a rimettere a posto i pezzi di un io che non trovava se stesso. E il fare di più, ancora, sempre di più ha stordito il dolore e dissolto il tormentoso pensiero.
101. PERDUTA
Avvolta in una nube di ali sorrido al cielo e alla luce, sospesa nel turbamento dei sensi sciolta dai funesti timori cullata da sogni impossibili. Lontano nell’ampia distesa del mare nel fremito delle onde ridenti un’isola attende il nostro amore, intatta da quando partì Ulisse.
102. TU
Tu che corri nel mondo per raccogliere ori e perle. Tu che mi sollevi in alto perché possa toccare il cielo. Tu che mi proteggi da lontano tessendo trame nascoste. Tu che segni la strada e la liberi dagli ostacoli. Tu che combatti i nemici e non pretendi allori. Tu che ti consumi nel dolore perché io possa intrecciare corone. Tu che ti inginocchi a chiedere perdono per troppo amore dato.
Tu… fermati un attimo e guardami. Questo solo chiedo a te!
103. NASCONDERSI
Si nasconde e muta celermente volto si nega a difesa del cuore. Immerso in ioni celate difende la libertà di un’intima essenza. Lo lega un esilissimo filo che si ostina a trattenere altrove, ormai. Aspetta forse un segno o una cura forte. Qualcuno lo illumini: chi ama sa farsi da parte.
104. LA FORZA DELLA VITA
La maschera, l'indifferenza. Chi applica questa condanna non è un eroe, non ha mai combattuto veramente per qualcosa, non sa affrontare
a viso aperto le proprie debolezze, non ha bevuto lacrime di sconfitta, non ha urlato nella vittoria.
Frequenti i giardini pubblici, la pace di una stanza tranquilla che rifugge da scossoni.
Per me dirupi e vette eccelse, per me tempeste ed arcobaleni, inferi e cielo, pianto e riso...
105. TORMENTO
Cercano le tenebre si tormentano nell’inquietudine vivono di sguardi rubati di carezze sognate di parole taciute.
Sono mortali come un veleno inebrianti come il gelsomino travolgenti come un uragano senza via d’uscita senza fine.
106. SOGNO
Ti ho sognato. Mi venivi incontro e sorridevi.
Muovevo i sicuri verso di te le braccia aperte.
Gli occhi teneri su di me le mani nelle mie il sorriso appena mosso le labbra socchiuse a chiedere.
Ci trovammo abbracciati
stretti nel pulsare dei cuori.
Anche stanotte ti cercherò.
107. GENERAZIONI ATE
Ad ogni inciampo un problema, ad ogni azione un tradimento, sospettosi dei vicini, avvelenati da falsità e corruzione. Nulla sembra rispondere al sentire che – giovani - abbiamo alimentato in cuore e predicavamo ai nostri genitori, dubbiosi e sfiduciati.
Ora non abbiamo coraggio di guardare i figli, colpevoli di aver ipotecato il futuro.
108. FUGGIRE
Si nasconde. Teme. Si dispera. Cerca. Ama, ma è afono.
Non ti posso aiutare se non mi chiami, non ti posso sostenere se scappi.
Già cede alla tristezza, un altro scacco, un’altra rinuncia.
Dammi la mano, anch’io ho bisogno di te!
109. NON DIRE
Non ti dirò mai cosa provo.
mi mancano le parole. Non ti dirò mai cosa sento, è abisso di piacere. Non ti dirò mai cosa voglio, è impossibile felicità. Non ti dirò mai perché mi piaci, è un elenco senza fine. Non ti dirò mai quanto ti amo, l’infinito ci attende!
110. SEGNALI
Davanti agli occhi tanti puntini invisibili, nei pensieri tanti fili del ato, nelle orecchie tanti rumori e tu perdi i segnali, perdi il ritmo, perdi il tocco assonnata nella confusione. Fino a quando un ricordo,
confuso nel bazar del quotidiano, ti prenderà come una tenaglia. Cercherai di cacciarlo, forte del tuo credere, ma l’onda ti sovrasterà, dolce carezza di Amore, crudele solo con chi non si piega umilmente al suo volere.
111. SPAESAMENTO
Qualcosa in noi, dentro, profondo, indicibile, scava un dirupo franoso in cui precipiti senza appigli.
E’ lo spaesamento che attanaglia la mente e sospende il coraggio laddove la ferinità dell’essere si accampa
arrogante o la ferrigna logica dei numeri offusca il volto dell’umanità.
112. INCANTO
Amore dirige i nostri cuori, forza divina, universale. Puro, inalterato, intatto nonostante incomprensioni, litigi, gelosie, ripicche, invidia si concede benevolo a chi sa tessere il serico filo. Solo l’animo inasprito non si accorge che amore è per tutti e si abbandona al dolore, ma basta un soffio, un fiore, una carezza a far risorgere l’incanto.
113. INVERNO
La strada scorre diritta verso il paese. Una distesa di campi e alle spalle, lontane,si alzano montagne di azzurro biancore. Fredde scintillano al sole che rapido scende all’orizzonte.
Tutto è immobile.
Gli alberi intrecciano i rami spogli, nere sagome che spezzano il lucore lontano. Sono sola, immersa in questa bellezza intangibile, che non so spiegare.
114. SE FOSSI
Se fossi con te giorno e notte
del mondo non mi importerebbe nulla non mangerei, ma guarderei te mangiare, non dormirei, ma guarderei te dormire, non sentirei fatica alcuna, studierei con te e per te, amore mio, per accendere la tua mente, per vivere in te, per trovare nuove ragioni di vivere insieme. E ad ogni scoperta un bacio. Dolce come la tua forza, vellutato come le tue labbra, tenero come i tuoi occhi, eterno come il mio amore.
115. LIBERTÀ
Non temo la solitudine, ma l’obbligo Non temo l’abbandono, ma le giustificazioni Non temo la sconfitta, ma la conquista. L’obbligo spegne la poesia
Le giustificazioni impoveriscono il sentimento La conquista umilia l’Uomo. Siamo Libertà.
116. AMORE MIO, COS’È AMORE?
Come posso chiamare l’onda di dolcezza che mi invade al solo pensiero di te e il languore che fiacca le ginocchia al suono della tua voce e lo stupore di fronte ai tuoi occhi e il desiderio di baci che inonda l’anima e mi solleva in alto, in un immenso assoluto dove neppure tu puoi raggiungermi? Amore.
117. ALBA
Quando la luce si libera nell’aria
e tutto accarezza, quando il battito della vita risorge dal silenzio, quando la mente si apre al nuovo giorno, il primo pensiero è per te, alba della mia vita.
118. PETALO
Il fiore si apre lento nella luce reclinando di lato per seguire un punto. Ogni cosa ha una meta un cielo, un alto cui tendere. Io ho te
119. SOGNI
La luna si fermò nel cielo terso, accendendo la notte di luce chiara. Sentiva il respiro del mondo, l’affanno dell’ingiustizia, il sudore della fatica.
Null’altro.
Il sonno consumava l’ardore del giorno spegnendo l’inquietudine delle menti. Nell’aria immobile le palpebre chiuse imprigionarono i fremiti dell’animo e negarono canti di speranza.
Gli uomini non sapevano più sognare.
120. GENTE
Cambiano i luoghi, le case, la terra, i colori, la lingua, la cadenza, il tratto.
Ovunque ritrovi fretta, preoccupazione, assillo, sogni, tenerezza e ti sembra che il tuo paese sia dislocato in tanti altrove. E nel conforto della corrispondenza si annulla l’ansia del decifrare il particolare.
121. IL DONO
L’attesa dell’incontro e il ritrovarsi freschi di sorrisi,
lo slancio del raccontarsi e la paura di perdersi. Finchè la limpida fierezza degli occhi vinse ogni ritegno e lo rese ardito. Voleva confidare l’ardore, ma non conosceva le rime cuore amore, pensoso si incupì poi d’un fiato
“Sono tuo” disse e il sogno incontrò lei.
122. FILI
Nell’angusto spazio del corpo l’universo dilaga beffardo: cascate di acqua pura con fragore precipitano in un deserto di sabbia
sottile, che il sole infuoca senza tregua. Vette ardite si confondono con le guglie delle chiese o le statue romane.
In tanto scompiglio un tocco leggero sulla spalla avverte che è tempo di scegliere: invisibili fili mi trattengono sulla soglia dell’indefinito non vissuto, isola in cui le promesse si dissolvono nella bianca spuma delle onde.
123. LA CORSA
Tanti anni ci sono ati vicino mentre
noi guardavamo in altra direzione. Il mondo procedeva senza curarsi di noi, che non chiedevamo nulla, ignari che altrove esistesse la dimora della gioia.
Poi all'improvviso un battito di ali ha modificato il percorso del treno. Uno solo, forse il mio. Ci siamo visti dal finestrino e negli sguardi abbiamo scoperto ciò che mancava.
Era lì sull'altro treno. Ci è bastato scendere...
124. LIBERTÀ
I voli di uccelli, il sussurro delle api sui fiori, il palpitare delle farfalle dalle ali multicolori hanno il privilegio di muoversi nell’aria, non gravati dal peso della terra, e di essere sciolti dalle necessità del camminare.
Sembrano liberi.
In me libertàè poter piantare una tenda nel presente, far sentire il tintinnio del pensiero, non indietreggiare davanti
ad ostacoli, avanzare con la bandiera dai cento occhi che contemplano il futuro.
125. INCONTRO
La tazzina di caffè fra le mani, ti ascolto parlare di lavoro e di viaggi. Poi tocca a me raccontare mondi sognati e il tempo a leggero mentre seguiamo i nostri pensieri, ora vicini, ora lontani.
Basterebbe il silenzio fra noi a farci sorridere con gli occhi, immemori dei doveri che chiedono udienza e premono finché dissolvono
la melodia dell’incontro.
Un rapido saluto perpetua l’ansia di aver rubato una felicità non meritata.
126. LA FAVOLA
Esiste un luogo reale dove i nostri pensieri si sono incontrati in una calda notte d’estate.
La luna contemplava l’armonia delle parole e degli sguardi e nella labile luce dei lampioni i confini delle cose svanivano nella danza delle ombre.
Ci lasciammo senza abbracci, lieti che il mare vicino avesse raccolto le nostre voci e le restituisse nel suono eterno delle onde contro gli scogli.
127. LA MONTAGNA
La montagna non aveva misure: si ergeva verticale, suprema. La vetta brillava alla luce del mattino come lente che riflette il cielo. Salii sciolta da ogni cura: la meta attendeva me e fronde leggere accarezzavano le gambe.
Nel tempo il pendio si fece più ripido e i i vennero interrotti da improvviso franare di sassi, dallo scuotere del vento, dalla sferzante pioggia. La fatica mi costringeva a tenere il capo chino: quando staccai lo sguardo da terra, scoprii che avevo oltreato la meta
e provai lo sgomento della solitudine.
128. FIAMMELLA
L’ parlare si cheta, le luci sfumano, rimane
qualche favilla lontana a contendere il chiarore del tramonto che tardo si adagia sulla curva del mare.
L’acqua riflette luce e ombre e nella notte illuminata il silenzio è stupore di luoghi lontani dove la felicitàè una fiammella che non si spegne mai.
129. NINFA
Ero Ninfa immersa in acque trasparenti, nei riflessi del verde delle foglie di salice.
Cosa vedevano gli occhi degli umani, forse chioma
fluttuante o foglia sospesa su schiumosi vortici.
Io, nell’unione della volta del cielo con la calda terra, sentivo pulsare lingue di fuoco che, come fiamma mossa dal vento, le limpide onde lentamente spegnevano.
Creatura senza forma ero, pioggia di amore che il vento soffiava lontano fra i fiori.
130. TU CHE
Tu che trattieni il tuo respiro per sentire il mio e vivi l’ombra del desiderio per non dover scoprire gli occhi
alla luce che dissolve i sogni,
tu che costruisci immagini per celebrare l’incanto e senti il profumo della mia presenza in ogni istante di ore fuori dal tempo,
tu, vivi già nel profondo della mia anima.
131. CHE SARÀ?
Che sarà di me quando la luce si spegnerà? Che resterà di me dopo il pianto degli amici, quando le cellule si perderanno nell’aria e la mente stupita non troverà valletti a servirla?
Continuerò a vivere come
goccia distillata nel cuore degli affetti coltivati quali fiori di verdeggiante giardino
e come parola che si fa eterna nel percorso a tappe della vita.
132. E POI…
Risuona nell’aria una presenza costante a volte impetuosa come vento di libeccio carico di nuvole che premono in gola e fanno versare lacrime liberatorie.
Non è tempesta, né annuncio di dolore, è sentire indecifrabile come quella gioia
che leggera si espande intorno e libera lo slancio verso mondi invisibili.
E poi il corpo si fa parola, l’unica accessibile a noi mortali, immersi nel fluido del soffio potente di amore.
133. CAVALLI
Cavalli che galoppano, le lunghe criniere al vento, i forti muscoli tesi, pupille e froge dilatate, lo sguardo lontano a celebrare la libertà nell’energia sciolta in verdi praterie.
In te la fierezza dell’animo chiede altra forza, altra tensione negli spazi sconfinati dell’essere.
134. SENZA PAROLE
Avaro di parole è l’amore che conosce il mare in tempesta, che teme il sollevarsi impetuoso delle onde spinte da una forza opponente che le incava e poi le scuote contro gli scogli.
Tacciono le labbra serrate in attesa che il ribollire si plachi e gli ultimi
spruzzi segnino una scia biancheggiante nell’acqua appena mossa.
135. RICORDO
Muto e freddo mi hai allontanato, le parole rimbalzavano senza colpire il cuore, non ti fidavi della donna. Sola a porre domande alla luna, stupita del buio improvviso, senza armi per difendermi senza voce per gridare ho spento la tua luce e mi sono ripiegata in me stessa. Il ricordo si è levato nitido, dolcissimo angelo di consolazione, tenace forziere di un bene che ora è solo mio.
INDICE
Prefazione
Fiaba antica Vita e’… Itaca Fiori dell’anima L’Ausa Mio Gli amori impossibili Lui Amore di donna Dubbi Abbandono Attesa Inquietudine Porte Pudore Il balcone
C’è un luogo Non è tempo di poesia Ricordo Ringhiera Approdi Amore imperfetto Trasparenze Bozzolo Prato verde Sonno Parole Amare Specchio amico Leggerezza Incontrarsi La vecchia quercia Finitudine Vorrei arrendermi Treno Se cerco Il porto
Nel giardino fiorito Parlare d’amore Nubi Sospetti Quiete Piove Illusione Capita Eri I miei giorni La linea del bello Rosa antica E quando Risveglio Il mio presente Il guado Sentieri Sera Profilo La voce Credere
Marinaio Immagini Desideri Divino Oblio Tracciati Cardine Il fiume scorre Rivivere Stupore Il mio cielo Forte Teatro Capirsi Archivio La stella Infinite stanze Cercare Ieri Se tu fossi Malia
Angeli Bellezza Sentire Non ti chiedo Armonia Solitudine Musica Mi dissero Quiete Verde Destini La bellezza dell’uomo Una nota Tramonto Chi sei? Non sono fughe Alberi Carezza del tramonto Mi manchi Cercando Memento
Perduta Tu Nascondersi Libertà Languore Alba Petalo Sogni Gente Il dono Fili La corsa Libertà Incontro La favola La montagna Fiammella Ninfa Tu che Che sarà E poi…
Cavalli Senza parole La corsa Libertà Incontro La favola La montagna Fiammella Ninfa Tu che Che sarà E poi… Cavalli Senza parole
Loredana Marano
Vive a Cervignano del Friuli (UD). Umanista e latinista, ha pubblicato una grammatica latina (Comes viae), saggi critici, racconti (Sulla porta di Dite), romanzi (L’Onore di Roma, La Gloriosa Repubblica di Grado, Oggi cucino io..., L’ultima avventura di Anna Frazer, I vecchi di Praga), poesie (Istanti). Collabora con riviste d’arte e Associazioni culturali nazionali e internazionali.
Copyright by Loredana Marano Settembre 2013 eXperire eDizioni - Associazione Culturale http://www.novahumanitas.it/