TEORIA DEI SISTEMI EVOLUTIVI (Ford – Lerner) CAPITOLO 1 – IL ATO COME PROLOGO AL PRESENTE METAMODELLO: insiemi di assunzioni-guida. Il metamodello del CONTESTUALISMO EVOLUTIVO precisa e giustifica le assunzioni guida di un metamodello dello sviluppo che si accorda con le conoscenze attuali. Mentre la funzione principale del QRSV (Quadro di Riferimento dei Sistemi Viventi) è creare una rappresentazione della natura degli esseri umani e del loro sviluppo. La sintesi fra il metamodello del contestualismo evolutivo e il QRSV rappresenta una struttura di riferimento pe la comprensione dello sviluppo umano, tale sintesi è stata denominata TSE – Teoria dei Sistemi Evolutivi. MUTAMENTI FILOSOFICI E TEORICI NEGLI APPROCCI ALLO STUDIO DELLO SVILUPPO UMANO Il metamodello organismico: le teorie associate al modello organismico sono olistiche, pongono l’accento, come unità d’analisi, sull’organismo, le cui parti devono venire intese come componenti di una totalità integrata. Sottolineano l’importanza del movimento verso uno stadio finale conclusivo e le basi predeterminate, solitamente ad opera di elementi ereditari o maturativi, del mutamento evolutivo. Tali mutamenti sono di natura epigenetica, qualitativamente discontinua e studiale. (Freud, Erikson) Le variabili contestuali rappresentate dall’esperienza e dall’ambiente giocano soltanto un ruolo secondario nello sviluppo, nel senso che esse possono soltanto accelerare o rallentare questi mutamenti evolutivi determinati da motivi intrinseci, sino a giungere eventualmente a bloccarli. Il metamodello meccanicistico: le teorie associate al metamodello meccanicistico sono atomistiche, e sottolineano l’importanza dei componenti di base come unità di analisi: l’organismo deve essere visto come un insieme di parti. Esse pongono l’accento sul sommarsi quantitativo di unità strutturali, dando risalto alla continuità delle loro leggi di combinazione che escludono l’esistenza di proprietà emergenti e sottolineano il primato di determinanti del comportamento estrinseci all’organismo, cioè ambientali. Le teorie psicologiche di Kendler, Bijou e Baer rappresentano esempi di questo tipo di approccio. Ognuna di queste teorie conferisce massimo rilievo ai processi basati su determinanti ambientali, concettualizzati in termini di stimolo e risposta, e attribuisce poca attenzione a intrinseci processi biologici e psicologici. La personalità è equivalente al comportamento, e il comportamento è visto esclusivamente come una funzione di pattern di stimolazione (stimolo-risposta). Il metamodello dialettico di Klaus Riegel: Il suo modello dialettico sottolineava il fatto che scopo primario dell’analisi dello sviluppo è lo studio del cambiamento e non della stasi. In secondo luogo, il suo modello poneva in evidenza che qualsiasi livello di organizzazione influenza tutti gli altri livelli ed è a sua volta influenzato da essi. Riegel “evolutivizzò” e “contestualizzò” lo studio della persona, inserendo l’individuo all’interno di una matrice integrata e mutevole di influenze derivanti da molteplici livelli di organizzazione. Tale metamodello, come altri in quegli anni, poneva enfasi sui concetti di cambiamento e contesto. Egli considerava il proprio punto di vista dialettico sia come un modello sia come un metamodello: la dialettica costituiva allo stesso tempo una visione del mondo e una teoria del cambiamento evolutivo derivata da quella visione. Riegel contestava la tesi di Piaget secondo cui le operazioni formali costituiscono lo stadio finale dello sviluppo cognitivo, sostenendo al contrario una concezione alternativa, secondo la quale il processo dialettico darebbe luogo alla possibilità di un quinto stadio, aperto a ulteriori sviluppi. Le idee di Riegel si distinguono da gran parte di altre formulazioni in relazione allo statuto formale (format) del cambiamento.
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La natura del cambiamento dialettico è del tutto compatibile con la visione del cambiamento presente nell’organicismo. Vi sono due ragioni per le quali il modello di Riegel non è riuscito ad imporsi. La prima è che il metamodello dialettico è solo uno dei tanti metamodelli, alquanto simili fra loro, che pongono in rilievo il cambiamento e il contesto. In secondo luogo, il metamodello dialettico presenta gravi limiti nella sua visione del cambiamento, limiti che creano notevoli difficoltà nel momento in cui il modello deve essere utilizzato per integrare la ricchezza dei dati empirici relativi alla multidirezionalità e alla plasticità dello sviluppo umano. I limiti del metamodello dialettico e del metamodello organismico L’organicismo e il contestualismo sono intimamente collegati. Entrambi i metamodelli prendono in considerazioni variabili o eventi a livelli di organizzazione molteplici e qualitativamente distinti, non sono riduzionistici e riconoscono il ruolo fondamentale del cambiamento, che però le due prospettive vedono in modo sostanzialmente diverso: nell’ambito dell’organicismo il cambiamento ha carattere teleologico. L’esistenza di una causa finale, che genera una direzione e un orientamento del cambiamento verso uno scopo preciso, significa che, sebbene il processo di cambiamento possa talvolta “incagliarsi” nel corso della vita, alla fine lo sviluppo sarà incanalato in un’unica direzione. Nonostante le differenze individuali che il cambiamento può mostrare nelle sue fasi iniziali, l’organicismo sostiene che lo sviluppo possiede un punto di arrivo comune, sia esso il raggiungimento del pensiero operazionale formale, l’emergere della crisi dell’ego catturato dai poli opposti dell’integrità e dell’angoscia, o lo sviluppo del ragionamento morale postconvenzionale. Di conseguenze le persone potranno differire fra loro soltanto nella velocità e nella misura del loro sviluppo verso questo punto di arrivo universale. A causa del finalismo inerente al cambiamento, lo sviluppo segue un percorso prestabilito. Il mutamento, considerato nella prospettiva dell’intero arco della vita, è quindi unidirezionale e, di conseguenza, nell’ambito delle concezioni organistiche le differenze interindividuali non ricevono particolare attenzione. Il processo attraverso cui il telos evolutivo, la causa finale del cambiamento, indirizza gli eventi della vita, anche quelli ati, verso questa destinazione comune è stato rintracciato nella dialettica. In altre parole, nella visione dialettica esiste una direzione del cambiamento che è unica, universale e necessaria, allo stesso modo di quanto accadeva nell’idea di direzione predeterminata del cambiamento evolutivo proposta dall’organicismo. E’ nel corso del mutamento dialettico che il telos evolutivo si manifesta. CONTESTUALISMO: METAMODELLI E CAMBIAMENTO Paper ha sostenuto che nell’ambito della visione propria al contestualismo il cambiamento è di tipo “dispersivo”. Sebbene tutti i fenomeni all’interno di un istante della storia siano tra loro interconnessi, la dispersività del contestualismo sorge perché la struttura a più livelli di un singolo evento storico non possiede nessuna connesione necessaria con la struttura di un evento precedente o successivo. Problemi relativi al contestualismo “puro”. Morris sostiene che il contestualismo è il metamodello per il comportamento operante. E’ del tutto evidente che la plasticità è soltanto relativa, non assoluta; la natura e i livelli dell’organizzazione che insieme costituiscono la struttura di un evento storico vincolano e, al contempo permettono il verificarsi di particolari occasioni di cambiamento. Il contestualismo evolutivo Sia il contestualismo evolutivo che le formulazioni del QRSV (quadro di riferimento dei sistemi viventi) pongono l’accento sull’influenza reciproca, o dinamica, tra i processi biologici e psicologici (o relativi all’organismo) e le condizioni ambientali (o relative al contesto). In queste concezioni, si sostiene che le relazioni reciproche tra gli aspetti interrelati della persona e del suo contesto non siano da intendersi nel senso di semplici “interazioni” lineari, come di usa nel
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campo dell’analisi della varianza. Al contrario, individuo e contesto sono in “transizione” o in “interazione dinamica”. In virtù dell’esistenza di relazioni reciproche, ogni elemento viene trasformato dagli altri. L’organismo individuale diventa qualcosa di differente da ciò che era in precedenza, o rispetto a ciò che avrebbe potuto essere, a causa delle interazioni con un particolare contesto. Vi è la possibilità che, in taluni aspetti degli esseri umani entro determinate fasi evolutive, possano presentarsi sia sviluppi di tipo organistico, sia sviluppi meccanicistici. UN CONFRONTO FRA I METAMODELLI MECANICISTICI, ORGANISMICI E CONTESTUALISTICOEVOLUTIVI La distinzione tra costanza e cambiamento nelle differenze intra ed inter-individuali Quando parliamo di cambiamento evolutivo, ci riferiamo a differenze che notiamo nella medesima persona in diversi momenti di tempo, vale a dire, parliamo di cambiamento intraindividuale. Vi è anche un altro tipo di differenza ovvero le differenze tra gli individui o differenze interindividuali. Le differenze interindividuali possono mantenersi stabili nel tempo o essere soggette al cambiamento. Nella teoria psicometrica tradizionale, la stabilità si riferisce al mantenimento nel tempo delle differenze interindividuali, mentre l’instabilità riguarda le modificazioni che, col tempo, interessano queste differenze fra persone: la costanza o il mutamento delle differenze intraindividuali, tuttavia, può essere considerato un problema distinto da quello dell’opposizione fra stabilità ed instabilità nelle differenze interindividuali. Vi può essere dunque un notevole cambiamento intraindividuale nella maggior parte, o addirittura in tutte le persone di un certo gruppo, nonostante le differenze interindividuali rimangano assolutamente stabili. Le distinzioni concettuali tra continuita-discontinuità del cambiamento intraindividuale e la stabilitàinstabilità delle differenze interindividuali devono essere tenute costantemente presenti, poiché può non essere affatto agevole discernere i due costrutti attraverso una semplice analisi di alcuni dati aggregati, quali le medie e le correlazioni. I possibili casi di continuità e di discontinuità Il cambiamento in se stesso e, in particolare, il cambiamento evolutivo, può riguardare variabili a qualsiasi livello di analisi. Quando ci si trova di fronte a spiegazioni differenti, è possibile che esse abbiano a che fare con processi modificati qualitativamente oppure quantitativamente. In sintesi, le valutazioni del cambiamento evolutivo intraindividuale nel comportamento umano e dei processi che lo promuovono o lo vincolano sono assai complesse, poiché lo sviluppo intraindividuale implica un cambiamento che avviene simultaneamente lungo tre dimensioni: quello della continuità o discontinuità descrittiva, quello della continuità o discontinuità esplicativa e quella dell’opposizione fra quantitativo e qualitativo. La posizione dei metamodelli a proposito della continuità e della discontinuità evolutiva Tutte le teorie associate ai vari metamodelli riescono a conciliare la compresenza, a livello descrittivo, sia della continuità quantitativa che di quella qualitativa. Questo fatto, in ogni caso, non significa altro che ammettere che le cose possono restare uguali a se stesse, almeno per alcuni periodi della vita. In altri termini, è possibile che si abbia una stasi ontogenetica. Sia le teorie dello sviluppo su base organistica, sia quelle basate sul contestualismo evolutivo riconoscono che, a livelli descrittivo, nello sviluppo possono aversi discontinuità di tipo sia quantitativo che qualitativo; ma le discontinuità descrittive quantitative sono sostanzialmente irrilevanti per i teorici organicistici, il cui interesse si focalizza quasi esclusivamente sulla variazione strutturale qualitativa nel corso dell’ontogenesi.
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Nelle teorie meccanicistiche dello sviluppo non può esistere alcuna effettiva discontinuità descrittiva qualitativa: nessuna vera novità può manifestarsi nello sviluppo. Secondo questo approccio basta grattare appena la superficie dei fenomeni che pretendono di rappresentare novità nello sviluppo per accorgersi che tali processi vengono concretamente realizzati con combinazioni quantitative (addizioni) di elementi intrinsecamente identici. Per quanto riguarda la continuità, le teorie organismiche tipicamente non spiegano lo sviluppo facendo riferimento a leggi quantitativamente invarianti, mentre pongono in rilievo l’invarianza qualitativa Nelle teorie meccanicistiche questa impostazione viene completamente rovesciata, ponendo la massima enfasi sull’invarianza quantitativa. Mentre le teorie organismiche non prendono in esame la discontinuità quantitativa per spiegare il cambiamento evolutivo, nelle teorie meccanicistiche non è possibile far ricorso alla discontinuità qualitativa. Nell’ambito del contestualismo evolutivo, invece, possono essere utilizzate spiegazioni sulla base della discontinuità sia quantitativa che qualitativa. Sia Elder che Schaie insistevano sul collegamento tra le persone e le caratteristiche dell’epoca storica in cui vivono per spiegare le differenze individuali nello sviluppo della personalità, ma svolgevano le argomentazioni ipotizzando influenze diverse. Secondo il principio ortogenetico (??!) di Heinz Werner il corso della vita umana è una sintesi fra processi che, al medesimo tempo, fanno sì che noi siamo: a) simili a noi stessi considerati in altri momenti temporali, e simili anche agli altri individui, attraverso processi nomotetici che consentono continuità a livello sia descrittivo, sia esplicativo, si tratta dei processi globali e gerarchicamente integrati; b) diversi da noi stessi in altri momenti di tempo, e diversi dagli altri attraverso processi idiografici che producono discontinuità a livello sia descrittivo che esplicativo (sono i processi di differenziazione) La ricerca condotta dagli studiosi nell’ambito del metamodello evolutivo contestuale per individuare le condizioni di continuità e discontinuità può essere tradotta in un’indagine sui processi nomotetici e idiografici di cambiamento che ci rendono simili e, allo stesso tempo, diversi. CAP. 2 – I CONCETTI DI STABILITÀ, VARIABILITÀ, CAMBIAMENTO E SVILUPPO Eraclito ha dato al mondo un’immagine famosa per rappresentare il cambiamento: “non è possibile immergersi due volte nello stesso fiume”. A partire da questo momento gli studiosi hanno riconosciuto che la condizione normale del mondo è costituita dal mutamento incessante. Il cambiamento è un fenomeno naturale pervasivo che caratterizza tutte le entità viventi e inanimate. Gli orientamenti di tipo organismico incontrano continuamente delle difficoltà: sembrano infatti intrinsecamente legati alla concezione secondo cui esisterebbero alcuni obiettivi immutabili verso i quali lo sviluppo umano sarebbe diretto (Dixon, Nagel, Pepper). Qualsiasi teoria evolutiva deve prendere le mosse da una chiara specificazione del suo dominio, vale a dire, da una definizione del concetto di sviluppo. Lo sviluppo viene considerato come un tipo particolare di cambiamento. DIFFERENZE, VARIABILITA’ E CAMBIAMENTO L’identificazione delle differenze Imparare a riconoscere in che modo le cose differiscono fra di loro (capacità che è spesso detta “apprendimento discriminativo”) costituisce una pietra miliare per tutti i fenomeni di apprendimento.
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Differenze qualitative e quantitative - La capacità di riconoscere una differenza richiede un processo di comparazione che permetta di stabilire se i fenomeni sono dissimili e, se lo sono, in che modo. I fenomeni possono essere diversi tra loro per la forma (rotondi o quadrati, lineari ecc) per la qualità o in quantità. E’ prassi comune riferirsi alle differenze per forma e qualità come a differenze riguardanti il tipo, o differenze qualitative, e alle differenze in quantità come a differenze quantitative. Quattro tipi di differenze – sulla base di condizioni spaziali, contestuali e temporali è possibile individuare molti tipi differenti di comparazione, ciascuno dei quali fornisce informazioni su differenze di tipo diverso quali: 1) Differenze concomitanti – differenze che risultano da una comparazione di diversi fenomeni nello stesso momento e contesto (diversi voti ottenuti dagli studenti in un compito) 2) Differenze contestuali – emergono dalla comparazione di diversi fenomeni nello stesso istante di tempo ma in contesti diversi (es. risultato del compito degli studenti in prima e ultima fila). 3) Differenze circostanziali – risultano da una comparazione di fenomeni in contesti simili o diversi in tempi differenti (risultati del compito al mattino o al pomeriggio) 4) Differenze di stato – ricavate dal confronto di un insieme di fenomeni con se stesso in due o più circostanze (compito ad inizio e fine anno) Le differenze di stato e le differenze circostanziali rivestono una particolare importanza per lo studio dello sviluppo. Soltanto le differenze di stato rilevate attraverso la comparazione dei medesimi fenomeni con se stessi in circostanze diverse rappresentano il cambiamento. Variabilità e durata Il concetto di variabilità significa che “qualcosa” può assumere valori differenti. Quando ciò può avvenire, il “qualcosa” è una variabile, altrimenti è una costante. Nello studio degli essere umani, la nozione di variabilità è utilizzata in due modi diversi: 1) le differenze interindividuali emergono dal confrontare rispetto alle stesse variabili gli stati di persone diverse. 2) Le differenze intraindividuali risultano dal confrontare gli stati degli individui relativamente alle stesse variabili con questi stessi stati considerati in circostanze diverse. Per dedurre che una persona è cambiata o si è sviluppata è necessario basarsi su differenze o variabilità intraindividuali. Ma esistono due tipi di differenze intraindividuali: • la variabilità in stato stazionario • il cambiamento la variabilità in stato stazionario – es. la misurazione della temperatura corporea in vari momenti del giorno – è un tipo di andamento stabile o coerente, in cui il valore di alcuni parametri varia in modo regolare ma all’interno di determinati limiti. Questo genere di stabilità dinamica, chiamato omeostasi da Cannon è una proprietà “naturale” (cioè prototipica o ubiquitaria) sia del funzionamento biologico degli esseri umani, sia di altri aspetti delle loro vite. La struttura complessiva rimane stabile, sebbene possano manifestarsi differenze da un momento all’altro. Cambiamento e durata La distinzione tra i concetti di variabilità da una parte, e di cambiamento dall’altra, sono quindi dipendenti dalla durata. Cambiamenti temporanei o permanenti - i cambiamenti possono differire nella loro durata. Alcuni di essi sono tipicamente limitati nel tempo e reversibili: dopo un certo periodo viene ripristinato lo stato stazionario precedente: in altri termini sono cambiamenti temporanei.
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Altre modificazioni non sono limitate nel tempo: sono cioè cambiamenti permanenti, che persistono per lunghi periodi di tempo, non sono facilmente reversibili e, anzi, possono risultare irreversibili. Variabilità e cambiamento ambientali Le distinzioni e le relazioni che intercorrono tra le differenze, la variabilità e il cambiamento nel funzionamento degli individui si applicano anche agli ambienti o ai contesti all’interno dei quali le persone vivono. Per ottenere i risultati che desiderano o di cui hanno bisogno, gli individui devono perciò variare e modificare i propri modi di vita in sincronia con le variazioni e i cambiamenti dei loro ambienti. Ogni momento della vita è differente da ogni altro. Cambiamento incrementale e decrementale Un cambiamento incrementale aumenta le dimensioni, la diversità, o la complessità dell’organizzazione di una persona o delle sue caratteristiche, delle sue capacità e delle sue relazioni con l’ambiente. Un cambiamento decrementale riduce le dimensioni, la diversità o la complessità di organizzazione di una persona o delle sue caratteristiche, capacità e relazioni con l’ambiente. Termini come deterioramento e regressione indicano cambiamenti di tipo decrementale, mentre le nozioni di crescita e di apprendimento tipicamente si riferiscono a cambiamenti incrementali. Per comprendere le condizioni che conducono al cambiamento, o cercare di promuoverlo o prevenirlo, sarebbe tuttavia necessario capire anche la sua dimensione di processo, cioè “come” avviene. ELEMENTI PER UNA DEFINIZIONE DI SVILUPPO Sebbene ogni sviluppo implichi un cambiamento, non tutti i cambiamenti rappresentano uno sviluppo : soltanto uno specifico tipo o sottoinsieme di cambiamenti presenta una specifica serie di caratteristiche che gli fa meritare la particolare denominazione di “sviluppo”. Una nozione di sviluppo permette di separare o dividere i cambiamenti asistematici, disorganizzati e senza progressione da quelli che sono sistematici, organizzati e progressivi. Un orientamento evolutivo è uno strumento per ripartire il mondo: da una parte i mutamenti dotati di significato e ordine, dall’altra quelli casuali, asistematici, distruttivi o privi di significato. La nozione di sviluppo si riferisce sia a un tipo di cambiamento, sia a un orientamento o a una strategia per studiare e comprendere il cambiamento. Il cambiamento sistematico I cambiamenti evolutivi, contrariamente agli altri mutamenti, presentano un carattere di sistematicità: questa è probabilmente la definizione su cui in letteratura si registra il consenso più generale. I cambiamenti devono presentare una natura sistematica per poter essere classificati fra i cambiamenti evolutivi. Dire che i cambiamenti evolutivi sono contraddistinti dalla sistematicità significa imporre loro una richiesta di coerenza: non devono essere casuali ma collegati insieme entro un quadro di riferimento spaziotemporale dotato di senso. Ogni cambiamento in qualsiasi sua componente deve risultare corente con il sistema complessivo per non distruggere la sua unitarietà. Il cambiamento evolutivo è dunque sistematico nel senso che deve avere luogo all’interno dell’insieme di vincoli e di possibilità consentito dagli stati in cui si trova il resto del sistema. Cambiamento sequenziale e cambiamento progressivo Il cambiamento sequenziale – quando lo si collochi entro un quadro di riferimento temporale (vale a dire, evolutivo) i mutamenti sistematici e organizzati presentano un carattere sequenziale. Ciò significa che l’ambito in cui possono avvenire i mutamenti osservati in un certo momento è circoscritto, delimitato o facilitato dalla natura dei cambiamenti osservati in momenti precedenti. Ogni nuovo stato emerge da stati precedenti, ma non è soltanto una loro conseguenza.
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Il cambiamento progressivo – alcuni studiosi dell’età evolutiva estendono il carattere sequenziale del cambiamento sino a trasformarlo nel concetto di cambiamento progressivo, con il quale intendono significare il procedere della sequenza dei mutamenti in direzione di una certa meta, di una certa destinazione universalmente valida (Pepper). “Questa posizione è decisamente in contrasto con la nostra definizione di sviluppo, in cui non appare alcun elemento teleologico (Lerner)” poiché nella realtà risultano possibili molteplici mete finali dello sviluppo, non può esistere un’unica traiettoria normativa del cambiamento (un formato evolutivo universale). Le possibilità evolutive di ogni individuo sono al tempo stesso vincolate e facilitate da: a) le sue caratteristiche personali (quali la dotazione genetica) b) i suoi contesti (es. la situazione familiare) c) i suoi stati attuali (la sua salute, le sue capacità) Il concetto di progresso implica un giudizio valutativo secondo cui una certa struttura di cambiamento si dirigerebbe verso uno stato o un funzionamento più corretto, più apprezzato, più perfezionato, migliore del precedente o, addirittura, ottimale. Il ruolo dei giudizi di valore – il consenso su quali siano i valori di riferimento fondamentali è essenziale per la vita del gruppo sociale. Una volta che i risultati da perseguire siano stati socialmente definiti, diventa possibile valutare i percorsi evolutivi in termini della loro progressione verso di essi. L’importante è rendersi conto che questi valori influenzano lo sviluppo degli individui poiché fanno parte del loro ambiente, ma sono prodotti dagli esseri umani e possono risultare diversi da società a società. Vanno intesi come giudizi di valore relativi a una certa cultura, o credenze religiose riguardo ai percorsi evolutivi desiderabili, e non come scopi evolutivi innati verso i quali tutti gli esseri umani devono necessariamente evolvere. Allo stesso modo, i singoli individui possono elaborare idee a proposito dei propri esiti evolutivi preferiti (vale a dire, gli scopi personali), e quindi organizzare il proprio comportamento in modo tale da seguire un percorso che ritengono possa condurre a tali risultati. Privilegiare il cambiamento sequenziale rispetto a quello progressivo non solo si accorda con l’evidenza circa la relativa plasticità e la multidirezionalità del cambiamento, ma significa anche riconoscere che può esistere un gran numero di percorsi evolutivi diversi, tutti associati a una buona funzionalità. Il cambiamento adattativo ed ex attativo Il cambiamento adattativo – per il pensiero tradizionale darwiniano l’evoluzione implica l’adattamento; i cambiamenti degli organismi sono cioè modellati dalla selezione naturale in modo da aumentare le opportunità di sopravvivenza e di riproduzione di ogni specie entro il quadro di vincoli e necessità offerto dall’ambiente. Nella teoria dell’evoluzione, dunque, la nozione di adattamento è collegata a quella di progresso. Il cambiamento ex-attativo – soltanto alcune tra le caratteristiche delle specie attuali sono il diretto prodotto adattativo della selezione naturale. Lo stesso Darwin, nell’Origine delle specie riconobbe l’esistenza di particolari tratti che, seppure funzionali, non si erano originariamente evoluti al servizio di quella funzione come conseguenza della selezione naturale. Caratteristiche di questo genere sono state chiamate ex-attative o attative. Esse si possono rivelare adeguate, possono migliorare la sopravvivenza e la riproduzione, ma non sono necessariamente adattadive, modellate cioè dalla selezione naturale per essere poste al servizio delle funzioni svolte attualmente (es. suture del cranio). Lo sviluppo avviene “qui e ora” È tuttavia evidente che il comportamento umano è una funzione degli avvenimenti ati e di quelli che potenzialmente avverranno in futuro. Schneirla ha chiamato effetti di traccia (trace effect) quegli effetti esercitati da esperienze ate sulle circostanze attuali. Il ato è ormai irrimediabilmente trascorso, ma le tracce lasciate possono influenzare lo sviluppo e il funzionamento presente.
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Studiare l’esperienza ata di una persona è utile, perché fornisce elementi per inferire quegli “effetti di traccia” che possono agire nel presente come surrogati del ato, allo stesso modo in cui è utile prendere in esame le sue speranze, le sue aspettative e i suoi obiettivi, che ci informano sui suoi attuali surrogati per futuri possibili. Lo sviluppo è il prodotto del flusso di transazioni fra persona e contesto, a partire dalla vita fetale in poi. Anche gli ambienti attuali contengono surrogati del ato (libri ecc.) e del futuro, ne segue che lo sviluppo umano potrà venire compreso soltanto attraverso il confronto fra insiemi temporalmente sequenziali di stati umani attuali inseriti all’interno dei loro contesti. Emerge con chiarezza che lo sviluppo implica le nozioni di plasticità relativa e di multidirezionalità a livello sia onto che filogenetico. UNA DEFINIZIONE PROVVISORIA DI SVILUPPO Lo sviluppo umano è inteso come un viaggio continuo e talvolta imprevedibile attraverso la vita, facendo vela da mari ormai familiari verso oceani per ora sconosciti in direzione di destinazioni ancora da immaginare, da definire e ridefinire nel corso del viaggio; tutto ciò mentre circostanze inattese occasionalmente trasformano, spesso in modi imprevisti, la nostra nave, le nostre capacità di velisti e gli oceani sopra cui navighiamo. È importante che ogni definizione dello sviluppo prenda atto che il cambiamento di ogni caratteristica umana può manifestarsi all’interno di ogni livello, e tra livelli diversi. Nel definire e analizzare lo sviluppo è necessario distinguere tra i mutamenti attuali nel sistema e i cambiamenti dei futuri potenziali . Ogni mutamento fa sì che alcune possibilità future risultino più probabili, e altre meno. La rappresentazione su più livelli non deve far dimenticare il principio fondamentale secondo cui gli esseri umani devono operare come unità strutturali e funzionali. Questo significa che un cambiamento in qualsiasi aspetto di una persona a qualsiasi livello deve essere in qualche modo controbilanciato dal resto del sistema, cosicché venga mantenuto un funzionamento unitario. Per accomodare il mutamento avvenuto entro un qualsiasi componente, non è dunque sempre necessario che muti l’intero sistema: i cambiamenti avranno luogo in misura adeguata a mantenere l’unità strutturale e funzionale. Definizione di sviluppo: lo sviluppo individuale umano implica processi incrementali e di trasformazione che, attraverso il flusso delle interazioni tra gli aspetti attuali della persona e i suoi attuali contesti, producono una successione di cambiamenti relativamente duraturi, e tali da incrementare o rendere più complessa l’articolazione dei tratti strutturali e funzionali della persona e i paradigmi delle sue interazioni con l’ambiente, mantenendo al tempo stesso un’organizzazione coerente e un’unità strutturale e funzionale della persona come un tutto inscindibile. • Lo sviluppo possiede sì una direzione, ma non ha scopi preordinati. • Lo sviluppo si configura come un campo di infinite possibilità per tutto il tempo della vita. • Dato che le persone e i contesti possono cambiare in modi inaspettati, anche i percorsi evolutivi degli individui possono imboccare direzioni inattese. • Concepire lo sviluppo come aperto a nuove prospettive e come prodotto delle condizioni attuali significa che il futuro di una persona non è imprigionato nel suo ato. • Lo sviluppo, inteso come mutamento incrementale, opera in modo da creare nuove possibilità per le persone. Quanto maggiore è la diversificazione delle capacità, tanto maggiore la variabilità delle prestazioni possibili; più è varia l’esperienza, più grande è il numero d’occasioni che si possono incontrare e cogliere, per aprire la via a possibilità evolutive future. • Ogni percorso di sviluppo dischiuderà nuove possibilità che non esistevano prima, anche se rinunciare a percorsi evolutivi alternativi può naturalmente precludere altre possibilità sconosciute.
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Dato che il futuro possiede carattere probabilistico e risulta alquanto imprevedibile, non è possibile sapere quali capacità si riveleranno più apprezzabili un giorno. Uno sviluppo di tipo multidimensionale prepara le persone alla probabile diversità del mondo, e alle svolte inattese delle loro vite (Bandura). La nostra definizione richiede una teoria dello sviluppo umano nella quale i fattori personali e ambientali interagiscano dinamicamente per produrre le modificazioni evolutive: sono i mutamenti nelle relazioni fra tali fattori che svelano i processi fondamentali dello sviluppo (Lerner).
ALTRE NOZIONI RELATIVE AL CAMBIAMENTO Nozioni che sottolineano il cambiamento incrementale La nozione di crescita è tradizionalmente intesa come un aumento permanente della massa totale del corpo o di una sua parte. In questo modo la crescita è una sottocategoria dello sviluppo; talvolta, invece, la nozione di crescita è stata ampliata per fare riferimento ad altri aspetti di una persona, come avviene ad esempio nelle locuzioni “crescita cognitiva” o “crescita di competenza”. Questo uso più ampio rende il concetto di crescita sinonimo di sviluppo. La maturazione fa di solito riferimento a una progressiva differenziazione ed elaborazione delle strutture biologiche e delle capacità funzionali, che conducano l’individuo verso gli stati stazionari caratteristici degli individui adulti di una certa specie. Intesa in questo modo, la maturazione indica un sottoinsieme proprio dei fenomeni inclusi nello sviluppo. L’apprendimento è il processo attraverso il quale le conoscenze e le capacità sono acquisite, elaborate, o modificate attraverso lo studio, l’addestramento o l’esperienza, mentre la socializzazione è quel processo di apprendimento tramite cui gli individui acquisiscono i convincimenti, i valori e i comportamenti sociali caratteristici della loro cultura. Entrambi questi concetti rappresentano dunque sottocategorie all’interno del quadro dello sviluppo. Nozioni rappresentative del cambiamento decrementale Lesione si riferisce a un qualsiasi danno subito dalle strutture corporee in conseguenza di cause ambientali. Essa comporta cambiamenti decrementali temporanei o permanenti in uno o più dei livelli. Le nozioni di malattia, disturbo e inabilità fisica si riferiscono alla diminuzione delle capacità e della funzionalità dell’organismo. L’idea di regressione si riferisce ad un ritorno a modelli di funzionamento tipici e appropriati per uno stadio precedente della vita. La nozione d’invecchiamento, sino a non molti anni fa, ha posto l’accento sui cambiamenti decrementali mostrati sequenzialmente dalle strutture e dalle funzioni biologiche in conseguenza degli effetti cumulativi di modificazioni fisiologiche irreversibili, e associati a riduzioni nelle capacità cognitive e motorie. In anni più recenti, la nozione d’invecchiamento è stata ampliata sino ad abbracciare anche cambiamenti incrementali. Un risultato di questa elaborazione terminologica è stato l’orientamento evolutivo a cui ci si riferisce parlando di psicologia del ciclo di vita (Baltes; Willis). CAP. 3 – IL CONTESTUALISMO EVOLUTIVO: LA BIOLOGIA ED IL CONTESTO COME LIBERATORI DEL POTENZIALE UMANO L’origine del metamodello, della teoria dei sistemi evolutivi “TSE” è il contestualismo evolutivo che a sua volta si basa su due idee chiave.
ORGANIZZAZIONE MULTIVARIATA SU PIU’ LIVELLI
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In primo luogo, alla vita e allo sviluppo umano prendono attivamente parte variabili che appartengono a livelli di analisi e a livelli di organizzazione molteplici e qualitativamente distinti. L’interazionismo dinamico Le variabili dei diversi livelli di organizzazione che costituiscono la vita umana esistono soltanto in relazione reciproca. La struttura e la funzione di variabili appartenenti a un qualsiasi livello influenzano e vengono influenzate dalla struttura e dalle funzioni di variabili di altri livelli. Questa reciproca influenza tra i livelli, questa “fusione” di relazioni interlivello all’interno del contestualismo evolutivo viene chiamata interazionismo dinamico. La capacità di cambiamento potenziale appare una proprietà continua dei numerosi livelli d’organizzazione che, nel loro interrelarsi, costituiscono l’esistenza umana. Il cambiamento delle relazioni tra i livelli costituisce il processo principale del mutamento evolutivo umano. È la struttura (o la “forma” Pepper) del sistema, la sua organizzazione dinamica in un dato momento di tempo a essere l’”evento” che causa il modo di agire della persona. Sono i mutamenti nella forma di queste relazioni la causa del cambiamento evolutivo. Causalità reciproca – A e B si influenzano simultaneamente l’un l’altro, e un cambiamento qualsiasi all’intenro di A o B è una funzione dell’organizzazione delle variabili nel cui contesto essi sono collocati. Un po’ di storia: La nozioni di causalità più importante per il pensiero occidentale è stata quella rappresentata dal determinismo classico e dal meccanicismo. La causalità lineare viene definita in termini di relazioni tra eventi antecedenti (cause) ed eventi conseguenti (effetti), dato che il tempo è considerato lineare, mentre i fenomeni scorrono in modo sequenziale dal ato al futuro (A verso B). Tuttavia, ciò che viene considerato un antecedente (causa) o una conseguenza (effetto), dipende dal quadro di riferimento attraverso cui gli eventi stessi vengono interpretati. Es. un bambino che inghiotte una pillola. Reti di questo genere, costituite da variabili indipendenti, potrebbero essere chiamate campi causali. Entro un campo causale, il cambiamento di una qualsiasi variabile viene interpretato come una conseguenza dell’azione dell’intero campo di variabili. I modelli causali (Bentler) e l’analisi di frequenza delle contingenze (contingency frequency analysis) sono casi di modelli di analisi dei dati che cercano di rappresentare strutture di relazione nei campi causali. Alcuni esempi del modo di operare dei campi causali potranno risultare utili per chiarire questa concezione. Wiener descrive come l’organizzazione complessiva di un insieme di generatori elettrici possa regolare il funzionamento di ciascun singolo generatore. I comportamenti di conformismo sociale e di massa (come il movimento ritmico del pubblico a un concerto di musica rock) rappresentano un altro esempio di campo causale sociale. L’idea che le variazioni di una qualsiasi variabile siano una funzione (vale a dire l’effetto) dell’organizzazione complessiva del campo a cui la variabile stessa appartiene, non è un’idea nuova. Ha costruito, ad esempio, una pietra angolare della teoria di campo di K. Lewin. La nostra tesi è che la persona-nel-contesto possa essere compresa nel modo migliore come un’organizzazione di variabili che s’influenzano reciprocamente, cioè come un campo causale. Il problema natura cultura
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Il contestualismo evolutivo sostiene che le variabili appartenenti a livelli d’organizzazione di tipo biologico o organismico (i geni, i tessuti ecc.) interagiscono dinamicamente con le variabili d’altri livelli, legati al contesto di relazioni interpersonali, o fra individuo e ambiente fisico. Le variabili biologiche dunque influenzano, e sono reciprocamente influenzate, da variabili contestuali. La prospettiva contestualistico-evolutiva rifiuta esplicitamente le posizioni che sottolineino il primato vuoi del contesto (quali il determinismo culturale), vuoi degli aspetti biologici (quali i riduzionismi e i determinismi su base genetica o biologica). LE INFLUENZE INTERCONNESSE DELLA BIOLOGIA E DEL CONTESTO SULLO SVILUPPO Nel contestualismo evolutivo, le influenze della biologia sul comportamento e sullo sviluppo umano sono considerate importanti, ma non agiscono indipendentemente dall’ambiente. Al contrario i geni (l’ereditarietà) e l’ambiente sono considerati dal nostro punto di vista come forze di uguale importanza che interagiscono, fondendosi nel fruire della vita per dare luogo alle dinamiche evolutive. Sebbene le interazioni genetico-ambientali rendano possibili diversi esiti evolutivi, la varietà dei risultati ottenibili subisce sia i vincoli della natura del genoma, sia quelli del contesto. Un bambino può nascere senza braccia o mani ma non con le ali. Le influenze vincolanti e facilitanti della natura e della cultura Il fatto che geni e ambiente, che natura e cultura, siano fusi fra loro, significa che questi fattori sono reciprocamente vincolanti e reciprocamente facilitanti nell’influenzare il comportamento. I fattori genetici e ambientali, dunque, esercitano sempre influenze reciproche, vincolandosi o facilitandosi gli uni gli altri in maniera flessibile. La loro interazione vincola lo sviluppo ad avvenire entro una certa gamma di possibili percorsi evolutivi, ma non individua rigidamente un percorso unico. Plasticità relativa e variabilità evolutiva L’unione tra fattori ereditari e ambientali, con le conseguenti nozioni di interazione reciproca e di flessibilità dei vincoli, significa che nello sviluppo e nei comportamenti umani esiste una plasticità relativa. Infatti, la gamma delle attività e degli esiti evolutivi che si possono verificare nel corso della vita non è certamente illimitata. Il concetto di plasticità relativa significa che il numero di diversi percorsi di potenziale sviluppo aperti a ogni singolo individuo è molto grande, considerata la varietà delle combinazioni fra i fattori ereditari e ambientali che vanno fondendosi nell’unicità personale. La plasticità relativa ha come risultato l’esistenza di notevoli diversità tra gli individui; i genotipi e gli ambienti presentano una variabilità pressoché infinita, e non esistono al mondo due persone che nel corso delle loro vite presentino la medesima fusione tra fattori genetici e ambientali. LE INTERAZIONI DINAMICHE FRA EREDITÀ E AMBIENTE Qualsiasi teoria dello sviluppo dei sistemi viventi deve porre l’accento sul fatto che natura e cultura sono sempre presenti in ogni forma di comportamento. È sbagliato chiedersi quale dei due fattori sia la vera causa di un fenomeno, perché entrambi sono del tutto indispensabili per l’esistenza di una persona o per l’esistenza di un comportamento qualsivoglia. Le basi genetiche delle differenze individuali La variabilità genetica - Stando a una valutazione prudente, vi sono più di 7 x 1017 di potenziali genotipi umani. I genetisti, dal canto loro, hanno stimato che ogni essere umano ha la capacità di generare 103000 ovuli e spermatozoi differenti. L’individualità genetica di una determinata persona si rivela ancora più spiccata se si riflette sul fatto che genetico non significa congenito. Inoltre l’espressione di un qualsiasi singolo genotipo umano è un fenomeno evolutivo, e l’attivazione o la disattivazione dei geni può avvenire ad opera di componenti interni o esterni durante la storia personale di fusione fra genotipo e ambiente.
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Relazioni con la variabilità ambientale - Entro un sistema dinamico i geni devono interagire dinamicamente con l’ambiente per contribuire allo sviluppo di qualsivoglia tratto fisico o comportamentale. L’attività genetica non è in grado, da sola, di produrre niente. La dinamica delle differenze evolutive causate dalla variabilità ambientale L’influenza esercitata dai geni dipende da quando, durante la vita dell’organismo, essi interagiscono con l’ambiente, e da quale fattore ambientale viene coinvolto nell’interazione. Il determinismo biologico pensa che l’eredità genetica agisca sul comportamento in maniera “diretta”, senza cioè venire influenzata dall’ambiente. L’alternativa è rappresentata dalla visione contestualistico-evolutiva, secondo cui il medesimo contributo genetico può risultare associato a una grande diversità di esiti comportamentali in conseguenza dell’integrazione con i diversi ambienti incontrati. Un esempio: l’alterazione del DNA-RNA - Vi sono casi in cui si consta che l’ambiente può effettivamente alterare caratteristiche fondamentali del genotipo stesso; l’ambiente può modificare i modi di funzionamento del DNA. I risultati di parecchi esperimenti indicano che l’esposizione ad ambienti stimolanti e complessi, cioè a contesti arricchiti, in opposizione a situazioni semplici, non stimolanti e povere, modifica i componenti fondamentali dei geni, i veicoli stessi del messaggio genetico: il DNA e l’RNA. Non vi è corrispondenza biunivoca fra genotipo e fenotipo, e di fronte ad esse non può venire sostenuta alcuna tesi di questo genere, caratteristica del determinismo genetico nella sua forma “estrema”. Nella letteratura delle scienze genetiche viene spesso sottolineato come per ogni genotipo vi sia una serie diversificata di esiti (o fenotipi) associata al genotipo in funzione delle specifiche caratteristiche ambientali entro cui il genotipo si sviluppa. Questa serie di esiti viene chiamata nella letteratura specialistica “norma di reazione”. L’esistenza di una norma di reazione è compatibile con la plasticità relativa; è tuttavia proprio questa plasticità che impedisce di utilizzare il concetto di norma di reazione a sostegno della posizione del determinismo genetico, neppure nella sua versione “debole”.
Proprio come l’influenza dei fattori ereditari viene condizionata dalle caratteristiche dell’ambiente entro cui si fondono, anche i contributi ambientali allo sviluppo dipendono dalle loro interazioni dinamiche con le caratteristiche dei livelli biologici dell’organismo. Gli esiti evolutivi possono variare in funzione delle differenze incontrate nell’ambiente intrauterino. Anche se fosse possibile garantire esperienze identiche ai vari individui, gli esiti risulterebbero comunque diversificati a causa delle diverse conformazioni biologiche, psicologiche e comportamentali. Le esperienze ambientali producono dunque effetti variabili.
LA BIOLOGIA E I CONTESTI DELLA VITA UMANA Una delle idee centrali del contestualismo evolutivo è che biologia e contesto non possono venire separati funzionalmente, poiché sono elementi fusi fra loro attraverso l’esistenza. L’individuo come organizzazione complessa di processi e strutture OPsonline.it: la Web Community italiana per studenti, laureandi e laureati in Psicologia Appunti d’esame, statino on line, forum di discussione, chat, simulazione d’esame, valutaprof, minisiti web di facoltà, servizi di orientamento e tutoring e molto altro ancora…
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Il cerchio può rappresentare un bambino, e le “fette di torta” all’interno del cerchio indicano alcune dimensioni della sua individualità: la sua salute, il suo stato fisico e biologico, la sua personalità e il temperamento, i suoi comportamenti e le richieste da lui rivolte agli altri (pag. 103). I contesti sociali e culturali dello sviluppo dell’individuo È importante sottolineare che le interazioni dinamiche fra genitore e figlio possono avvenire contemporaneamente sul piano sia delle relazioni sociali, sia di quelle fisiche. Le convinzioni religiose dei genitori, le loro pratiche di allevamento o la loro situazione finanziaria sono tutti elementi che possono influire sulla dieta e sullo stato di nutrizione del bambino, sulla sua salute, e sulla qualità delle cure mediche ricevute. Ognuno di questi poli (il bambino, il genitore, la relazione fra loro) fa parte di un più ampio sistema di relazioni fuse e intrecciate fra i molteplici livelli dell’ambiente ecologico umano: fa parte cioè di un ampio campo causale di variabili. Né il bambino, né il genitore ricoprono un ruolo soltanto. Inoltre, queste reti di relazioni sono inserite entro una particolare comunità, una particolare società, una particolare cultura, livelli che costituiscono gli strati per così dire “esterni” del modello, ma che risultano profondamente intrecciati ai livelli “interni”. Gli esseri umani presentano due caratteristiche simmetricamente associate al mutamento: da una parte, la capacità di trasformarsi, dall’altra, potenti processi stabilizzatori sono in grado di conservare le capacità e le strutture esistenti. Il cambiamento effettivo risulta dall’interazione di questi due tipi di forze. In altri termini, la plasticità, la sistematica trasformazione di funzioni e/o strutture, non è assoluta, ma soltanto relativa. IL COMPORTAMENTO DEGLI INDIVIDUI COME STRUMENTO PER FONDERE LE INFLUENZE BIOLOGICHE AMBIENTALI Gli individui producono il proprio sviluppo attraverso funzioni circolari Poiché ognuno di noi è diverso dagli altri, anche le relazioni fra un qualsiasi individuo e le altre persone del suo ambiente sociale presentano una marcata diversità. La spirale di continui processi di fra persona e contesto dà luogo a una funzione circolare che consente all’individuo di essere attivo protagonista del proprio sviluppo. Le funzioni circolari fra individuo e ambiente potrebbero aver agito nel corso della storia in modo da contribuire al nostro sviluppo evolutivo. Funzioni circolari ed evoluzioni Schema 3.4 (pag. 109) “sistema completo di interazioni reciproche” Lo schema mostra come la plasticità della specie umana si sia evoluta in un sistema complesso di relazioni bidirezionali (o meglio dinamicamente interattive) fra caratteristiche sociali, individuali e biologiche (legate ad esempio alla struttura cerebrale). Come individui, noi non recitiamo in maniera iva e meccanica ruoli sociali dettati dai nostri geni, ma al contrario modelliamo attivamente le nostre vite, e le istituzioni sociali in cui operiamo. A titolo esemplificativo, prenderemo in considerazione tre di tali processi. • Le persone si stimolano l’una con l’altra • Le persone elaborano il mondo in modi unici • Le persone scelgono e modellano i propri contesti Le persone si stimolano l’una con l’altra Lo sviluppo implica relazioni reciproche piuttosto che soltanto unidirezionali. Inoltre, in conseguenza delle influenze esercitate sugli altri, gli esseri umani ricavano vari tipi di attraverso “funzioni circolari”. OPsonline.it: la Web Community italiana per studenti, laureandi e laureati in Psicologia Appunti d’esame, statino on line, forum di discussione, chat, simulazione d’esame, valutaprof, minisiti web di facoltà, servizi di orientamento e tutoring e molto altro ancora…
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Le persone elaborano il mondo in modi unici Le persone non rimangono le stesse nel corso del loro ciclo di vita, bensì si modificano sistematicamente nelle loro caratteristiche fisiche, cognitive, sociali ed emotive. Il fatto che gli individui attraversino mutamenti evolutivi significa che, in realtà, sono persone in una certa misura diverse in vari momenti delle loro vite. Se le modalità di elaborazione sono diverse, allora risulteranno diversi gli effetti evolutivi di una medesima esperienza. Le persone scelgono e modellano i propri contesti Una persona viene considerata competente quando è in grado di mostrare comportamenti, pensieri ed emozioni appropriate. Ma per comportarsi in maniera appropriata in un mondo mutevole e/o complesso, non è possibile far sempre la stessa cosa: è necessario essere flessibili. La flessibilità, sostenuta dalla plasticità relativa della persona nel corso del suo sviluppo, consente all’individuo di modificarsi per far fronte a nuovi problemi o a nuove richieste, oppure gli permette di cambiare contesto in modo da trovarne uno più adatto al conseguimento dei suoi obiettivi. In breve, una persona competente riesce a cambiare efficacemente il proprio comportamento e/o le caratteristiche della situazione sociale che ha di fronte. Il buon adattamento - La massima probabilità di ottenere un’efficace interazione sociale e psicologica si verifica quando le caratteristiche delle persone si armonizzano (o si “adattano”) alle richieste di un particolare contesto. Fra le esatte competenze richieste per ottenere un buon adattamento nel tempo, vi è la capacità di valutare correttamente: a) le richieste di quel particolare contesto; b) le proprie caratteristiche psicologiche e comportamentali c) il grado di accordo fra i punti a e b, vale a dire se le risposte si armonizzano bene l’una con l’altra Il “buon adattamento” è un processo dinamico, non un semplice risultato da raggiungere una volta per tutte, dato che le persone e i loro contesti variano e mutano: un adattamento “buono” per un’occasione può rivelarsi inadeguato in un’altra. (tab. 3.1 pag. 115 riassunto del metamodello TSE)
CAPITOLO 4 – LA PERSONA COME SISTEMA APERTO, AUTOREGOLATO E AUTOCOSTRUITO Verso un modello integrato e operazionalizzabile delle persone come unità Il modello operazionale schematizzato in questo capitolo è stato costruito in modo tale da rispettare tutti i criteri di progettazione accennati. Esso cerca di focalizzare l’attenzione sulla persona-nelcontesto, descritta come sistema aperto auto-organizzato e in grado di autocostruirsi, vale a dire come “sistema vivente”. ORGANIZZAZIONI COMPLESSE E NOZIONI DI SISTEMA Organizzazione Il concetto di organizzazione viene definito dall’esistenza di vincoli o condizioni facilitanti. Si possono avere tre tipi di relazioni: 1) lo stato di ogni entità può variare indipendentemente da quello delle altre, cioè in maniera casuale 2) le entità possono essere collegate in modo tale che soltanto alcune delle loro potenzialità individuali possono realizzarsi. 3) Dall’insieme delle entità possono emerger proprietà nuove, non possedute individualmente da alcuna di esse. Le organizzazioni possono mostrare gradi diversi di complessità a seconda del numero e del tipo delle entità coinvolte, e del numero e del tipo di condizioni vincolanti o facilitanti.
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Organizzazioni meccanicistiche – in alcuni tipi di organizzazione, le relazioni vincolanti e facilitanti tra i componenti sono di tipo rigidamente determinato e meccanico. I processi meccanici seguono percorsi fissi, e gli stati finali sono completamente determinati dalle condizioni iniziali e dai processi attraversati. Organizzazioni sistemiche – in alcuni tipi d’organizzazione il funzionamento di ciascun componente è, almeno in parte, controllato dallo stato globale del sistema. Tutte le entità biologiche mostrano organizzazioni di questo genere, bene illustrate dal principio dell’omeostasi. Sistemi aperti e sistemi chiusi – i sistemi possono differire tra loro a seconda che scambino o no materiali, energia e/o informazioni con i contesti in cui sono inseriti. Se scambi di questo tipo hanno luogo, i sistemi vengono detti “aperti”, in caso contrario sono “chiusi”: la distinzione è di estrema importanza ai fini della comprensione dei sistemi viventi. I sistemi chiusi non ricevono né cedono nulla nel loro rapporto con gli ambienti circostanti. L’unico modo in cui possono mutare è attraverso le loro attività interne: tendono inoltre ad uno stato di disorganizzazione che i fisici chiamano entropia. I sistemi aperti, chiamati a volte strutture dissipative, possono invece diventare più grandi, più complessi e più elaborati poiché sono in grado di ottenere e utilizzare risorse aggiuntive provenienti dai loro ambienti, ai quali trasmettono a loro volta materiali e informazioni. Comprendere la dinamica dei sistemi aperti è la chiave per capire i processi e gli esiti evolutivi degli esseri umani. I sistemi di controllo È importante sottolineare che tutte le funzioni rappresentate nella figura 4.1 hanno luogo simultaneamente e con continuità, in modo tale che tutto l’insieme operi come un’unità dinamica i cui stati cambiano da un momento all’altro. Le scritte della figura 4.1 (pag. 125) rappresentano diversi processi o componenti funzionali, mentre le frecce indicano l’esistenza di relazioni vincolanti o facilitanti tra questi componenti. Anche se le strutture possono essere diverse, il modello tipico di funzionamento rimane sempre lo stesso. Quando una persona allunga la mano per afferrare un oggetto, la sua mente stabilisce lo scopo (processi direttivi), il sistema nervoso organizza i necessari schemi di movimento (processi di controllo), e il corpo esegue i movimenti (processi operativi). L’occhio e i sensori cinestetici percepiscono un insieme d’informazioni relative all’accuratezza dell’azione (processi informativi), la mente confronta l’effetto raggiunto con quello desiderato (processi di regolazione) e inizia la correzione dei movimenti così da raggiungere il risultato prefissato. Questo tipi di continua variabilità all’interno di determinati limiti viene indicata con i termini di equilibrio dinamico o di stato stazionario. e feedforward Le funzioni circolari agiscono attraverso processi di e di feedforward. Negli esseri umani i processi di e di feedforward vengono realizzati attraverso “segnali” di natura sia biologica, sia informazionale. Il ha carattere reattivo, mentre il feedforward è anticipatorio. I processi di negativo - I processi di (o di retroazione) possono essere di due tipi. Il negativo opera in modo tale da ridurre la discrepanza tra gli stati attuali e quelli desiderati, e tende a mantenere la stabilità I processi di positivo – talvolta invece il agisce in modo tale da aumentare la discrepanza tra gli stati effettivi e quelli desiderati. In queste situazioni si ha un di tipo positivo, che ha come risultato una dinamica di produzione di cambiamento, invece che il mantenimento della stabilità I processi feedforward – i processi feedforward sono orientati al futuro e promuovono l’azione. Il loro carattere è anticipatorio: preparano il sistema all’azione futura. Implicano processi di predizione relativi al modo di ottenere i risultati desiderati, piuttosto che mere operazioni interpretative delle circostanze attuali. Sono i processi di feedforward che rendono l’uomo protagonista attivo, teso al
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raggiungimento dei suoi obiettivi, mentre i processi di positivo giocano un ruolo critico nel cambiamento e nello sviluppo. Per rappresentare in maniera più adeguata gli esseri umani, occorre aggiungere al sistema di controllo anche quelle capacità di autocostruzione attraverso cui il sistema possa creare, costruire e riparare le proprie strutture, e creare e modificare le proprie modalità di funzionamento. In altri termini, il modello deve rappresentare gli esseri umani come sistemi viventi. Sistemi viventi autopoietici Le persone sono auto-costruenti, i sistemi di controllo no. Gli esseri umani sono sistemi viventi che letteralmente costruiscono se stessi, sia a livello strutturale che funzionale, attraverso le transazioni materiali, energetiche e informazionale che in modo selettivo intrattengono con l’ambiente, e attraverso processi costruttivi interni (autopoiesi). Yates e Iberal hanno fornito una buona definizione tecnica del sistema vivente: i sistemi viventi sono sistemi termodinamici autonomi, non lineari, dissipativi, attivi e aperti, che persistono, si adattano, evolvono, si riproducono e costruiscono se stessi. Sotto molti e complessi punti di vista, essi sono gerarchizzati sia a livello strutturale che a livello funzionale. LA PERSONA COME SISTEMA VIVENTE Gli esseri umani sono autopoietici sia livello biologico, sia a livello psicologico-comportamentale La teoria dei sistemi evolutivi propone un modello in cui l’aspetto biologico e l’aspetto comportamentale vengono integrati sulla base della seguente formulazione del “problema mentecorpo” I fondamenti dello sviluppo biologico e psicologico-comportamentale Proposizione I – il mondo e gli esseri umani che vi abitano sono costituiti da due tipi di fenomeni, diversi ma correlati fra loro: forme energetico-materiali e organizzazioni Le forme energetico-materiali hanno rappresentato l’oggetto primario delle scienze naturali. Tutto ciò che esiste deve avere qualche forma materiale o energetica. Il corpo umano è un’entità fisica che può essere concepita come una organizzazione gerarchica di parti fisiche. Le organizzazioni sono i pattern di relazione che intercorrono fra i componenti materiali o energetici di un certo insieme. I diversi tipi di entità sono il risultato della natura sia dei loro componenti energetico-materiali, sia della loro organizzazione.
Proposizione II – Il concetto di informazione è in grado di rappresentare le proprietà che vanno sotto il nome di “organizzazione” Proposizione III – La crescita, la salute e il funzionamento del corpo umano in quanto entità fisica implicano la capacità di raccogliere e usare forme energetico-materiali opportune, e di proteggersi da quelle potenzialmente nocive. Proposizione IV – Le organizzazioni che consentono agli esseri umani di condurre in maniera efficace transizioni essenziali per vivere in un ambiente complesso e variabile devono possedere la capacità di raccogliere e usare informazioni in grado di rappresentare l’organizzazione di questi ambienti, di loro stessi, e delle loro relazioni con l’ambiente. Il cervello umano è in grado di scomporre, combinare e riorganizzare informazioni per creare nuove informazioni (idee) e modelli di azione. Per comprendere come tutto possa accadere è necessario avere ben chiara la distinzione tra il codice in cui è formulata l’informazione e il veicolo che la porta.
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Nella teoria dell’informazione, la forma energetico-materiale che consente di rivelare l’organizzazione viene chiamata veicolo, mentre la forma in cui l’organizzazione viene rappresentata è il codice. Entrambe le informazioni utilizzano tuttavia lo stesso tipo di veicolo, vale a dire, pattern di attività neuronale Il pensiero umano implica la manipolazione e la combinazione di informazioni espresse in vari codici (attività mentale), veicolate dalla dinamica dell’attività neurale (attività cerebrale); ma il significato giace nel codice stesso, e non può essere derivato esclusivamente dal funzionamento neuronale. Proposizione V – Affinché una persona possa funzionare in maniera unitaria al proprio interno e nella relazione con l’ambiente, è necessario che gli aspetti di auto-organizzazione e di autocostruzione vengano coordinati e operino in sincronia, sia a livello biologico, sia a livello psicologicocomportamentale. Questo risultato viene ottenuto per mezzo di interfacce tra il sistema circolatorio, che è al servizio dell’integrazione sul piano materiale ed energetico, e il sistema nervoso, preposto all’integrazione sul piano dell’informazione. Il sistema nervoso presenta due sottosistemi: il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso autonomo (SNA). Il SNC raccoglie informazioni sull’organizzazione dinamica dei contesti, sulle interazioni fra la persona e i contesti, e sulle attività della persona. Per questo motivo il SNC è collegato con ogni componente sensoriale e con ogni muscolo scheletrico. Il SNA coordina invece il funzionamento biologico interno. Attraverso le sue connessioni con la muscolatura liscia e con le ghiandole, tiene sotto controllo e dirige l’attività dei processi biologici, in modo da coordinarla con le richieste poste dai componenti organizzati dal SNC. Componenti strutturali e funzionali Il modello di sviluppo proposto dalla TSE è formato da una organizzazione gerarchica e sistemic di componenti strutturali e funzionali. Un componente è definito come un’entità parzialmente autonoma che mostra un funzionamento unitario. Le sue dinamiche interne sono separate dal contesto da un confine che permette al suo funzionamento interno di esplicarsi in modo relativamente autonomo rispetto alle influenze che provengono dall’esterno. I confini sono limiti che separano le dinamiche interne al componente dalle dinamiche che avvengono fra un componente e l’altro (es. cellula vivente). Componentizzazione (cioè specializzazione) e coordinazione appaiono dunque come requisiti strettamente associati, attraverso i quali è possibile ottenere contemporaneamente un aumento della complessità, dell’efficienza e della flessibilità dei paradigmi funzionali e strutturali. La separazione delle dinamiche intra- e intercomponente rende più facile l’attività di coordinamento, poiché un semplice segnale proveniente dall’esterno può fare scattare all’interno del componente una sequenza di attività anche complesse, e tuttavia sincronizzata con quelle degli altri componenti dell’unità funzionale. Componenti strutturali – I componenti strutturali sono le parti fisiche del corpo. Componenti funzionali - Definiamo componenti funzionali tutti quei pattern di attività riconoscibili e coerentemente organizzati che si presentano con caratteristiche unitarie, e mantengono i propri paradigmi e la propria identità attraverso contesti e momenti diversi. I limiti funzionali che vengono chiamati anche confini fra attività, si mostrano in attività che segnano la differenza fra comportamenti che rientrano nell’organizzazione dell’organismo da altri comportamenti estranei. Operano anche in modo da salvaguardare la coerenza interna di un componente funzionale. Sebbene i componenti strutturali e funzionali siano reciprocamente connessi, si rivelano tuttavia diversi, dato che spesso una stessa funzione può venire eseguita da varie strutture. Organizzazione fra componenti - La struttura dell’organizzazione corporea è fondamentalmente la stessa per tutti gli uomini. Quando le condizioni ambientali si discostano eccessivamente da quelle normali della specie, tuttavia, si verificano deviazioni dell’organizzazione strutturale tipica. Negli esseri umani, tuttavia, al contrario di quanto accade per lo sviluppo strutturale e biologico, la diversificazione e l’elaborazione dei componenti funzionali è fondamentalmente il risultato di un’attività autopoietica su base informazionale svolta dai singoli individui. E dato che vi sono ampie
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differenze individuali nelle esperienze attraversate nel corso della vita, ci si può aspettare una grande diversità nei componenti funzionali. Gli esseri umani sono sistemi viventi complessi composti di sottosistemi organizzati fra loro. Per semplificare l’analisi viene divisa in tre parti: persona biologica, psicologica e comportamentale. STRUTTURE E FUNZIONI DEI COMPONENTI DEL SISTEMA La persona biologica Confini – ogni sistema vivente è separato dal proprio contesto da un confine permeabile; negli esseri umani è strutturalmente rappresentato dalla pelle. Gli essere umani sono sistemi aperti, in cui modi di esistere, operare e svilupparsi dipendono da continui scambi energetico-materiali e di informazioni che avvengono in maniera selettiva con l’ambiente. Le modalità di sviluppo e azione di una persona non possono perciò venire comprese prescindendo dagli ambienti entro cui si svolge la sua vita. La funzione dei confini è quella di proteggere la dinamica interna del sistema dalle influenze esterne, consentendo una sua parziale autonomia. La fig. 4.3 raffigura un’organizzazione eterarchica Con il termine eterarchia si indica un’organizzazione gerarchica entro la quale i flussi causali scorrono non solo “dall’alto verso il basso” ma anche “dal basso verso l’alto”. Alcuni sistemi viventi, quali le piante, presentano un’esistenza soltanto sul piano fisico. Il processo evolutivo può dar luogo a meccanismi di adattamento “pre-cablati”, che sono in grado di trattare una limitata variabilità ambientale (come l’arricciarsi dello foglie delle piante per diminuire la perdita di umidità). La rigidità di questi processi basati su circuiterie predefinite all’interno della struttura fisica rende tuttavia gli organismi assai vulnerabili, poiché se l’ambiente muta in modi non previsti dal meccanismo adattativi, l’organismo non può fare fronte al cambiamento. L’accoppiamento (integrazione) fra processi permette all’organismo di fronteggiare le richieste del contesto in maniera organizzata e coordinata. Il disaccoppiamento fra processi permette invece all’organismo di affrontare le variazioni nelle richieste ambientali modificando soltanto poche modalità di funzionamento. I vantaggi e i limiti degli adattamenti su base innata - Gli adattamenti “pre-cablati” sono di tipo meccanicistico: sono affidabili perché lavorano sempre nello stesso modo. Le capacità di auto-organizzazione e di autocostruzione su base informazionale che rendono possibile tutto ciò, hanno raggiunto negli esseri umani il loro massimo livello evolutivo. Questa capacità vengono chiamate processi cognitivi o psicologici e il loro operare riceve il nome di “apprendimento”. La persona psicologica I processi cognitivi adempiono alle funzioni di gestione del sistema, e sono realizzati attraverso il sistema nervoso centrale (SNC). I processi di arousal consentono le attività di tipo energetico e, come si vedrà meglio in seguito, partecipano anche ai processi di regolazione. I processi di arousal collegano fra loro il sistema nervoso centrale e quello autonomo quindi la persona biologica a quella psicologica. Processi cognitivi e funzioni di gestione del sistema - La conoscenza è potere, e le capacità cognitive consentono agli esseri umani di non essere completamente controllati dai fatti contingenti. Gli esseri umani utilizzano costruzioni a base informazionale per conservare la propria unità come persone, per interagire e modificare gli ambienti, per influenzarso reciprocamente e per costruire e mantenere nel tempo culture e organizzazioni sociali. I “processi di pensiero” e “l’elaborazione delle informazioni” rappresentano queste capacità di tipo informativo, dove i primi corrispondono direttamente alle funzioni direttive di controllo e regolazione, mentre il secondo fornisce la capacità di autocostruzione su base informazionale non presenti nei sistemi di controllo. Processi cognitivi diretti - I processi direttivi di pensiero conferiscono al comportamento umano la proprietà di rivolgersi al futuro. Senza obiettivi e speranze per un futuro migliore, con cui guidare il loro comportamento, gli esseri umani attraversano le devastanti esperienze della solitudine, della depressione, dell’abbandono, della disperazione, che possono minare seriamente la salute e a vita
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stessa (Antonovsky). I pensieri di tipo direttivo in atto in un determinato momento esercitano influenze facilitanti o vincolanti su tutti gli altri aspetti del comportamento, che devono venire organizzati in modo da cercare di produrre le condizioni future desiderate. Una volta attivati, gli obiettivi personali forniscono il quadro di riferimento per organizzare le altre funzioni cognitive e i processi di arousal e di transazione. Processi cognitivi di regolazione - Le funzioni di regolazione implicano comparazioni di tipo valutativo; negli esseri umani, esse vengono realizzate da pensieri valutativi. Esistono molti tipi di pensiero valutativo. Alcuni regolano direttamente il flusso del comportamento attuale, paragonando fra loro condizioni attuali e desiderate, e valutando lo scarto esistente; è l’attività che viene chiamata valutazione della prestazione. In questo ambito cognitivo si colloca anche la scelta degli standard, vale a dire dei livelli di eccellenza considerati accettabili. Un secondo tipo di pensiero valutativo confronta fra loro diversi mezzi, tutti potenzialmente in grado di fare raggiungere gli obiettivi, nei termini delle loro implicazioni sociali. È in questo ambito che entrano in gioco le valutazioni di bontà e malvagità e i giudizi morali, in cui le opinioni possono divergere. Le valutazioni di carattere sociale e morale risultano di particolare importanza per la regolazione delle relazioni sociali. Un terzo tipo di valutazione pone l’accento sulla potenziale efficacia relativa di un mezzo rispetto a un altro, alla ricerca di quello che “funziona meglio” (valutazioni di efficacia). Un quarto tipo di pensiero valuta le possibilità nei termini delle capacità personali del soggetto. Bandura parla di cognizione autovalutativa, Ford si riferisce ai pensieri di valutazione di efficacia come a fiducia nelle capacità personali (personal agency beliefs). I processi cognitivi di regolazione devono perciò disporre in ordine di priorità anche i criteri di valutazione simultaneamente applicabili entro specifici episodi comportamentali. I processi cognitivi di controllo - I processi cognitivi di controllo costituiscono i piani per produrre le conseguenze desiderate, e organizzano, coordinano e correggono i comportamenti per realizzarli. Vi sono molti tipi di processi cognitivi di controllo. Studiare il ragionamento significa occuparsi di quel pensiero che organizza le informazioni e trae conclusioni in base a regole, come nella logica formale. L’assunzione di decisioni si riferisce a quei processi cognitivi che hanno il fine di produrre entità in grado a loro volta di organizzare e guidare le azioni. Prendere decisioni può implicare la costruzione di episodi simulati, per valutare e scegliere l’azione da mettere in pratica. Nella soluzione di problemi si trovano uniti sia il ragionamento che l’assunzione di decisioni. Formulare o definire problemi significa identificare le caratteristiche importanti degli stati attuali e di quelli futuri che si desidera raggiungere, e le condizioni vincolanti e facilitanti maggiormente significative a questo scopo. L’esecuzione di piani porta la necessità di organizzare, coordinare e correggere le azioni volte a produrre le conseguenze desiderate. È importante rendersi conto che tutto ciò rappresenta un unico processo integrato, al cui interno i vari sottoprocessi interagiscono. Integrazione delle funzioni di gestione – I processi cognitivi che presiedono alle funzioni direttive, di regolazione e di controllo sebbene siano di tipo diverso, operano insieme in maniera dinamica all’interno di coerenti episodi comportamentali. Elaborazione delle informazioni: l’autocostruzione su base informazionale - Le percezioni sono rappresentazioni dirette di specifiche occorrenze di un certo fenomeno nello spazio e nel tempo, osservate da un punto di vista personale. Le percezioni possono essere statiche o dinamiche. Il contenuto percettivo della coscienza appare come un “flusso” continuo e mutevole, in funzione dell’attività dell’attenzione selettiva, che a sua volta opera al servizio degli atti cognitivi di regolazione, di controllo e di direzioni presenti in un certo momento. Le percezioni non sono costrutti cognitivi, bensì rappresentazioni coscienti dei pattern di organizzazione della stimolazione sensoriale di ciascun organo di senso. Sono rappresentazioni accurate di ciò a cui si sta prestando attenzione.
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Gli esseri umani interpretano il significato delle percezioni, e la loro interpretazione può rivelarsi imprecisa. Distinguere fra percezioni e loro interpretazioni risulta di estrema importanza per comprendere e trattare molte forme di incomprensione e di disturbo psicologico e umano. Una distinzione attenta fra percezioni e interpretazioni rappresenta il fondamento sia del metodo scientifico, sia delle psicoterapie efficaci. Il cervello umano lavora in modo tale da costruire rappresentazioni generalizzate che si manifestano in tre tipi di codice: immaginativo, astratto e linguistico. Rappresentazioni immaginative – il cervello umano elimina le ridondanze dallo scorrere di eventi sensopercettivi analoghi, e attraverso di essi costruisce una immagine generalizzata di questi percetti simili che possiamo chiamare concetti immaginativi del primo ordine. Queste rappresentazioni vengono chiamate immaginative perché sono codificate nel medesimo codice della percezione stessa. I processi immaginativi possono venire ricostruiti nella coscienza sotto forma di esperienze simili alle vere percezioni, attraverso processi cognitivi che vanno sotto il nome di ricordo, fantasia, sogno o allucinazione, e tali immagini ricostruite possono influenzare il comportamento effettivo. Inoltre, le rappresentazioni immaginative, possono venire combinate fra loro in vari modi per costruire nuove immagini che rappresentano qualcosa mai percepito. Rappresentazioni astratte – il cervello umano è anche in grado di elaborare e combinare variamente fra loro le rappresentazioni immaginative, autonome dal punto di vista funzionale, in modo da produrre concetti astratti, ovvero di secondo ordine. Si chiamano astratti perché sono codificati in una forma diversa da quella dei codici sensopercettivi, e non possono penetrare nella coscienza come immagini. I costrutti cognitivi astratti degli esseri umani comprendono non soltanto informazioni sulla natura di cose e degli eventi (cioè conoscenze di tipo concettuale), ma anche sul loro modo di operare e sulle loro relazioni con altre cose e altri eventi (cioè conoscenze di tipo proposizionale). Rappresentazioni linguistiche - Il linguaggio è un insieme di simboli percettibili, arbitrari ma su cui vi è consenso sociale, e di regole per organizzarli. Questi simboli possono servire per rappresentare qualsiasi cosa, comprese le astrazioni concettuali create dagli individui. Il linguaggio può venire colto come immagine visiva, uditiva o tattile, ma queste immagini non possiedono alcun significato intrinseco, e non portano direttamente alcuna informazione. Funzioni di arousal - Esistono tre tipi di funzioni di arousal: arosula di attività, arosual emotivo e arosula attentivo. Gli esseri umani hanno sviluppato dispositivi innati in grado di generare energia: si tratta di una funzione fondamentale del metabolismo cellulare. Tutti i processi di arousal sono collegati alle funzioni biologiche, dato che esse rappresentano il luogo in cui l’energia deve essere prodotta. Arosual di attività - Ogni attività utilizza energia. La produzione e l’uso di energia variano in quantità e localizzazione corporea in funzione dell’intensità, del tipo e della durata dell’attività che stiamo svolgendo. La quantità e la distribuzione dell’energia, mutano a seconda dela natura dell’attività. L’esercizio fisico intenso può fare aumentare la quantità di sangue che viene pompato dal cuore fino a 5-7 volte la norma, il flusso ematico ai muscoli cresce di oltre 20 volte, e la concentrazione di acidi grassi aumenta fino a 10 volte. Nei muscoli che sono in attività ha luogo una vasodilatazione per aumentare l’afflusso del sangue, mentre nei muscoli inattivi persiste la vasocostrizione. Arousal emotivo - rappresenta un’articolazione complessiva fra risposte psicologiche, neurali, fisiologiche ed espressive, che opera per aumentare e amplificare temporaneamente, o per attenuare le modalità di arousal di azione. Le emozioni preparano i processi fisiologici in modo da consentire loro di sostenere diversi livelli di attività e comportamenti di attrazione o di evitamento. Le emozioni consentono agli esseri umani di comportarsi in maniera più selettiva ed efficace nel trattare le mutevoli circostanze ambientali, in tre modi: - modificando i processi biologici al fine di preparare e sostenere l’esecuzione dei diversi comportamenti
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facilitando azioni e comunicazioni intese a influire selettivamente sull’ambiente, in modo da produrre le conseguenze desiderate - fornendo informazioni di tipo valutativo riguardo alle proprie interazioni con l’ambiente Arosual attentivo – gli arousal dell’attenzione e della coscienza stimolano in maniera selettiva le funzioni a base informazionale. La coscienza è essenziale per apprendere. L’apprendimento richiede infatti un investimento di arousal attentivo, e non può avvenire durante il sonno profondo o nel coma. -
La persona in azione E’ la persona in azione a compiere le concrete transazioni ambientali che rendono possibile la vita, l’apprendimento e il raggiungimento degli obiettivi degli individui. Le funzioni transazionali umane – La prima, guidata da processi psicologici, opera sull’ambiente per influirvi attraverso azioni fisiche dirette e emettendo informazioni intese a influenzare l’ambiente. La seconda cerca di raccogliere selettivamente informazioni dall’ambiente per fornire “nutrimento informazionale” ai processi psicologici, che lo utilizzeranno per costruire, organizzare e coordinare modalità e comportamenti efficaci e le proprie conoscenze. Raccolta di informazioni – Il flusso percettivo attraverso i recettori è continuo e variabile. I processi sensopercettivi umani, tuttavia, estraggono attivamente dal flusso di stimolazioni due tipi di invarianti. Gli invarianti topografici rappresentano le proprietà stabili degli oggetti e dello loro relazioni. Gli invarianti dinamici codificano le coerenze individuali entro pattern di variazione. La raccolta di informazione deve essere selettiva in quanto sarebbe impossibile trattare tutte le informazioni che arrivano dall’interno e dall’esterno in una volta, e poi perché non tutte le informazioni che arrivano sono potenzialmente utili. Azioni motorie – i pattern d’azione sono i mezzi con cui gli individui interagiscono fisicamente con l’ambiente. Tale interazioni viene realizzata combinando fra loro informazioni costruite a livello concettuale e notizie fresche fornite dalla percezione delle dinamiche ambientali. Pattern d’azione ripetuti frequentemente (come lo stare seduti o in piedi) sono simili, ma non identici. Nel corso dello sviluppo vengono costruite rappresentazioni delle coerenze presenti nelle azioni ripetute, individuandone i paradigmi tipici: sono i cosiddetti schemi sensomotori, o schemata (Piaget) che, una volta costruiti, possono venire attivati quando serve, ed eseguiti come unità sequenziali senza bisogno di prestarvi molta attenzione. Azioni comunicative - Le azioni comunicative sono invece concepite in modo da influenzare l’ambiente in modo indiretto, attraverso processi a base informazionale. Poiché sono possibili diversi tipi di comportamento motori, le informazioni possono venire codificate in azioni differenti: nelle espressioni del viso, nei gesti, nello scrivere o nel parlare. La comunicazione intenzionale, tuttavia richiede la conoscenza di qualche codice simbolico, unita alla capacità di trasmetterlo. I malintesi fra individui appartenenti a culture derivano spesso dalla reciproca ignoranza del significato dei rispettivi codici di comunicazione. Le azioni comunicative forniscono il collante per creare relazioni interpersonali, società e culture. Ambiente - Negli ambienti naturali rientrano quegli aspetti che si considerano opera della natura (la pioggia, il terreno ecc.), mentre degli ambienti artificiali fanno parte gli elementi fisici costruiti dagli uomini. Gli ambienti umani sono rappresentati dalle interazioni personali con altri individui; gli ambienti socioculturali sono mezzi creati dall’uomo per costruire e mantenere nel tempo grandi gruppi sociali coerenti. CHE COSA SI SVILUPPA? Una persona è un’organizzazione complessa e unitaria, intimamente fusa con il proprio ambiente e costituita da componenti e processi biologici, psicologici e di azione. In quanto sistema aperto, l’esistenza, le modalità di funzionamento e lo sviluppo dell’individuo si fondano su continui interscambi energetico-materiali e di informazione con l’ambiente.
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Lewontin e Levino parlano di una sintesi fra accoppiamento (integrazione) e disaccoppiamento (separazione) di processi, cosicché sia le singole parti che il tutto si rivelano in grado di contribuire alla flessibilità funzionale umana, a livello sia ambientale e sociale, sia personale. Koestler si riferisce a questo fenomeno come all’”effetto Giano”; allo stesso modo della divinità romana, anche gli esseri umani possiedono due facce, contemporaneamente rivolte in direzioni opposte. Una è la faccia del “padrone” (in quanto entità autonoma, una persona può funzionare in modo indipendente), l’altra è quella del “servitore” (come componente di gruppi sociali e dell’ambiente, a cui si deve adattare, l’individuo opera in modo “dipendente” da essi). Ford, seguendo Koestler chiama questi due tipi di relazioni sociali auto-affermazioni (cioè “disaccoppiamenti” sociali) e integrazioni (vale a dire “accoppiamenti” sociali). Non si tratta di processi separati: essi si presentano “fusi”, avvengono simultaneamente in un equilibrio dinamico e variabile. Ogni teoria evolutiva che voglia risultare completa e adeguata dovrebbe abbracciare contemporaneamente tale varietà di aspetti, rappresentando l’unità organizzativa e la sua differenziazione. La teoria di Piaget si fonda principalmente sullo studio dei processi cognitivi di controllo, mentre quella di Kohlberg tratta soltanto un aspetto dei processi di regolazione, il ragionamento morale. Freud ed Erikson focalizzano il proprio interesse sugli aspetti motivazionali dell’esistenza. Attraverso la teoria dei sistemi evolutivi, stiamo cercando di costruire un modello globale che identifichi allo stesso tempo i componenti strutturali e funzionali più importanti della persona e del contesto, e proponga una forma di organizzazione dinamica in grado di mostrare le modalità con cui questi componenti giungono a formare un’unità coerente, dinamica e relazionale, tale da inglobare contesto e individuo in un tutto unitario. Pattern personali: organizzazioni di componenti biologici, psicologici e di azione importanti rispetto all’ambiente Fino a che non si muore, vivere è un processo continuo - Bain sosteneva che per avere unità d’attività costruttiva è necessario: a) percepire il fine da raggiungere b) possedere il controllo degli strumenti utili all’obiettivo c) essere in grado di giudicare correttamente quando l’obiettivo è stato raggiunto. Queste unità naturali del modo di operare degli esseri umani sono state chiamate cicli d’azione (Bruner), cicli comportamentali o transattivi (Gibbs), progetti personali (Little), episodi sociali (Forgas), atti (Tolman), episodi comportamentali (Petrinovich). Noi abbiamo scelto di utilizzare la locuzione di episodi comportamentali. Episodi comportamentali – un episodio comportamentale (behavior episode) o EC, è un pattern di comportamento limitato nel tempo, che si verifica entro un contesto particolare e che presenta i seguenti cinque attributi che lo definiscono: 1) dura per un certo periodo di tempo, e mostra un inizio e una fine identificabili 2) è guidato e organizzato cognitivamente da una o più intenzioni o obiettivi personali 3) implica pattern variabili di funzioni biologiche, percettive, cognitive, di arousal e di azione, selettivamente organizzate per cercare di raggiungere gli obiettivi 4) esiste uno specifico insieme di situazioni ambientali al cui interno il pattern comportamentale si attiva e/o verso cui è diretto 5) il comportamento termina quando • si siano verificate le conseguenze attese • qualche evento interno o esterno abbia attivato un diverso obiettivo • è impossibile raggiungere le conseguenze desiderate Gli episodi comportamentali possono essere annidati, cosicché episodi complessi possono risultare composti dall’interrelazione di episodi più brevi (sottoepisodi).
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Schemi di episodi comportamentali - Gli EC possono venir considerati simili fra loro nella misura in cui sono diretti verso scopi simili in contesti simili, sebbene possano variare considerevolmente nei modi in cui la singola persona agisce concretamente per cercare di raggiungere gli obiettivi. La nozione di schemi di episodi comportamentali o SEC (behavior episodi schemata) fa riferimento a rappresentazioni organizzate e generalizzate. I SEC non si compongono soltanto di cognizioni di cui è possibile rendersi coscienti, ma riuniscono quelli che vengono spesso chiamati separatamente schemi motori, cognitivi e affettivi, oltre a includere anche componenti biologici (es. guida d’auto). I SEC sono prodotti dalle capacità di autoregolazione e di autopoiesi degli esseri umani. Quando incomincia un EC nuovo, vengono attivati SEC preesistenti relativi a quell’episodio, l’individuo sarà in grado di portarlo a termine in maniera efficiente, con un investimento di attenzione e di pensiero assai minore di quanto accadrebbe nel caso di episodi non familiari. È possibile costruire nuovi SEC selezionando e ricombinando fra loro componenti di SEC già esistenti. Gli schemi di episodi comportamentali in pratica: la comprensione della personalità Lo studio dello sviluppo e delle modalità di funzionamento del repertorio personale di SEC costituisce un buon fondamento per lo studio della personalità. QUANDO HA LUOGO LO SVILUPPO? Lo sviluppo su base energetico-materiale – dato che le strutture e i processi biologici costituiscono le precondizioni indispensabili alle funzioni psicologiche e di azione, è necessario che si sviluppino prima della crescita psicologico-comportamentale. Lo sviluppo su base informazionale – cioè lo sviluppo psicologico e delle capacità di azione, inizia subito dopo la nascita per poi accelerare rapidamente, e può continuare per tutta l’esistenza. CAP. 5 – PROCESSI E DINAMICHE NELLA TEORIA DEI SISTEMI EVOLUTIVI LO SVILUPPO DESCRITTO COME UNA SEQUENZA DI ESITI La maggior parte delle teorie evolutive si focalizza sulla sostanza o sul contenuto di “quello” che si sviluppa piuttosto che su “come” avviene lo sviluppo. Il principio ortogenetico di Werner asserisce ad esempio che “lo sviluppo procede da uno stato di relativa globalità e di mancanza di differenziazione verso stati di sempre maggiore differenziazione, articolazione e integrazione gerarchica”. ESITI, PROCESSI, DINAMICHE Gli esiti evolutivi sono nuovi stati stazionari apparsi attraverso taluni processi di cambiamento (studio delle condizioni di stabilità - STATICA). Un processo è un pattern di attività che produce qualche risultato. I processi evolutivi saranno quelle attività su base energetico-materiale e su base informazionale che operano negli stadi stazionari esistenti (o al loro interno) in modo da dare luogo a stati stazionari differenti per mezzo di modificazioni, elaborazioni e trasformazioni (DINAMICA). TRE TIPI DI PROCESSO CONNESSI AL CAMBIAMENTO Secondo la TSE esistono tre tipi fondamentali di processi connessi al cambiamento: il mantenimento della stabilità, il cambiamento incrementale e il mutamento trasformazionale.
Il mantenimento della stabilità viene realizzato da processi di negativo. Ogni organismo, se vuole rimanere vivo e bene adattato al proprio ambiente, deve mantenere la propria integrità in quanto unità struttralefunzionale.
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Stasi morfologica – nella teoria evolutiva, la nozione di stasi morfologica si riferisce ai processi di mantenimento della stabilità. Le prove fossili rappresentano un buon indicatore di entrambi i tipi di stasi, sia strutturale che funzionale. Omeostasi – in biologia l’omeostasi fa riferimento alla tendenza mostrata dall’organismo a mantenere a un livello relativamente costante i processi biologici di base nonostante le perturbazioni. Con la locuzione omeostasi evolutiva ci si riferisce al fatto che lo sviluppo embrionale e fetale può procedere in un modo tipico per la specie pur in presenza di considerevoli variazioni nell’ambiente circostante. Abitudine e assimilazione – Abitudine indica un modelli funzionale praticato spesso che, una volta attivato, si manifesta in modo relativamente automatico nonostante le variazioni nelle condizioni ambientali. Piaget usa il concetto di assimilazione per definire quelle circostanze in cui le nuove informazioni vengono interpretate in modo tale da adattarsi ai modelli cognitivi e comportamentali già esistenti. I meccanismi di difesa – il concetto freudiano di meccanismo di difesa si riferisce a quei comportamenti attraverso cui una persona protegge i modelli di funzionamento psicologico esistenti di fronte a situazioni che potrebbero distruggerlo. Il cambiamento incrementale tramite autopoiesi Negli esseri umani, i cambiamenti a carattere incrementale vengono prodotti sia per mezzo della crescita biologica che procede attraverso processi di differenziazione e di elaborazione, sia per mezzo dell’apprendimento attraverso esperienze ripetute. Gradualismo – la dottrina del gradualismo formulata da Darwin rappresenta la visione evoluzionistica dei processi di cambiamento incrementale. Le nuove specie emergono gradualmente attraverso l’accumulazione progressiva di cambiamenti particolari. Differenziazione ed elaborazione – gli organismi si sviluppano biologicamente attraverso cambiamenti successivi di strutture preesistenti, le quali tuttavia continuano a conservare la loro natura e organizzazione di base. Condizionamento – alcune teorie dell’apprendimento propongono che i cambiamenti incrementali avvengano attraverso processi di condizionamento. Il processo di condizionamento richiede l’effettuazione di numerose prove (trials) per riuscire a produrre un cambiamento comportamentale permanente: il cambiamento funzionale permanente emerge gradualmente attraverso una serie di esperienze simili. Accomodamento – Baldwin ha avanzato la proposta secondo cui è necessario che esistano taluni processi, detti “di accomodamento”, in grado d modificare abitudini vecchie, nel caso non si fossero mostrate sufficientemente efficaci. Piaget accolse questo concetto entro le proprie teorie evolutive. Quando nuove informazioni o nuove esperienze non possono essere assimilate nell’ambito dei modelli cognitivi o comportamentali esistenti, l’unica alternativa è quella di cambiare il modello di comportamento per accomodare le nuove informazioni. Sviluppo di capacità motorie – i modelli di movimento sofisticati e complessi vengono sviluppati attraverso ua pratica seguita di , che da luogo a correzioni attraverso tre meccanismi: 1. dal movimento circolare delle fibre muscolari e delle articolazioni si ha un cinestetico, prodotto dalla risposta delle varie parti del corpo 2. tra i componenti neurali coinvolti nel movimento 3. conoscenza dei risultati delle interazioni fra comportamenti e ambiente. Tutto questo attraverso tre modi: 1. l’eliminaizone dei movimenti inutili, incrementando la fluidità in modo tale che il movimento giunga a svolgersi con precisione, accuratezza e senza sprechi 2. miglioramento del ritmo, della sincronizzazione e della capacità di modulare l’intensità delle componenti del movimento 3. aumentando la flessibilità Il cambiamento trasformazionale
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Non ogni cambiamento avviene in modo continuo e incrementale. Alcuni tipi di mutamento implicano una trasformazione relativamente rapida da uno stato esistente a una configurazione qualitativamente diversa. Equilibri punteggiati – nell’ambito della teoria evolutiva il cambiamento di tipo trasformazionale ha il proprio rappresentante nel concetto di equilibrio punteggiato. Molte specie rimangono immutate per lunghi periodi di tempo, per dare poi origine quasi all’improvviso a specie nuove, senza che vi siano segni di quel cambiamento accrescitivo sequenziale che invece dovrebbe presentarsi secondo quanto sostiene la teoria del gradualismo (Golschmidt – Williamson). Metamorfosi – in biologia molti tipi di trasformazioni fisiche si manifestano in modo più o meno improvviso in vari organismi nel corso dello sviluppo biologico: un girino si trasforma in rana. Sono cambiamento trasformazionali di forma o di funzione. Periodi critici – indica un momento in cui una certa situazione o un evento esercitano una grande influenza sui processi fisiologici che si stanno evolvendo, sebbene in altri momenti i loro effetti siano trascurabili (es. la gastrulazione). I periodi di transazione da una forma di organizzazione ad un’altra sembrano essere particolarmente critici. Insight – si tratta di una forma di apprendimento che ha luogo entro un’attività di soluzione di problemi e implica: a) una fase di inquadramento del problema e di identificazione degli elementi che devono venire utilizzati insieme per giungere a una soluzione, b) interruzione dell’attività per considerare attentamente gli elementi importanti, c) un periodo in cui si sforza di creare relazioni coerenti tra elementi che in precedenza non erano collegati, d) una soluzione improvvisa, spesso accompagnata da un emozione piacevole, nel corso della quale tutti gli elementi vengono combinati in un nuovo pattern in grado di risolvere il problema, e) la capacità di ripetere facilmente il paradigma di soluzione appena scoperto, usandolo in situazioni nuove. Gli elementi del problema vengono dapprima visti come una serie priva di ordine ma, dopo uno sforzo, è riconosciuto o creato un modello coerente di organizzazione tra loro. Scompenso emotivo – indica un aggio, relativamente improvviso, da un modello coerente a un modello disorganizzato. Quando si manifestano questi fenomeni di disorganizzazione, la forma che prenderà il nuovo stato riorganizzato è in generale imprevedibile. “fede guaritrice” – anche intesti stati emotivi di carattere positivo possono provocare riorganizzazioni improvvise dei pattern funzionali, come nel fenomeno della fede risanatrice. CONDIZIONI CHE FACILITANO E OSTACOLANO IL CAMBIAMENTO E LO SVILUPPO Il cambiamento e lo sviluppo avvengono sempre in qualche entità, in qualche luogo e in qualche momento. Proposizione I. Le funzioni biologiche, psicologiche e comportamentali sono continue, avvengono sempre ne tempo presente. Non è necessario chiedersi perché le persone abbiano dei comportamenti, dato che il “comportamento” è una proprietà della vita. Il problema di fondo è quindi quello di comprendere come mai una persona si comporti in un modo piuttosto che in un altro entro un particolare insieme di circostanze. Per comprendere il comportamento di una persona è necessario conoscere lo stato attuale delle sue funzioni all’interno del suo contesto, individuando coerenze e cambiamenti attraverso la comparazione di stati successivi. Proposizione II. Un individuo agisce sempre come un’unità collocata entro un contesto. Le condizioni che producono cambiamento devono manifestarsi entro specifici EC. Proposizione III. Le condizioni esistenti ai confini dell’organismo definiscono le attuali possibilità evolutive. Ogni persona è diversa dalle altre in conseguenza della sua storia genetica, ambientale ed esperienziale, saranno dunque diverse anche le condizioni presenti ai confini dell’organismo, che varieranno in maniera individuale nel corso della vita. Proposizione IV. Le condizioni esistenti ai confini dell’ambiente definiscono i percorsi evolutivi attualmente disponibili. L’incontro e la corrispondenza tra le condizioni presenti ai confini dell’organismo e dell’ambiente è importante nel modellare i percorsi evolutivi. Nuove possibilità evolutive si vanno aprendo in ogni fase della vita (Baltes) ma la loro natura sarà diversa mano a mano che le condizioni ai confini dell’organismo e dell’ambiente cambiano.
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Proposizione V. Lo sviluppo inizia sempre da ciò che esiste attualmente. I processi dell’evoluzione operano in modo tale che il cambiamento avvenga sempre attraverso l’elaborazione, la revisione o la riorganizzazione di ciò che già esiste. Proposizione VI. I cambiamenti negli stati attuali sono sempre vincolati da una gerarchia di processi di selezione. Nell’ontogenesi si possono manifestare soltanto cambiamenti tali da consentire il perdurare di un’organizzazione coerente. Prima di tutto la variazione deve in qualche modo adattarsi alla persona biologica. Deve poi adattarsi alla persona psicologica. In terzo luogo si deve adattare alla persona come soggetto agente, e infine deve risultare adatta anche al contesto. La serie dei processi strutturali e funzionali avviene in ordine gerarchico perché l’organizzazione strutturale e funzionale degli esseri umani è basata su comportamenti e gerarchizzata. Secondo il modo in cui attraversa la gerarchia delle operazioni di selezione, ogni specifico cambiamento presenta quattro tipi di esiti possibili: a) la persona può morire perché non è stata in grado di accomodare il cambiamento (un cancro o suicidio) b) la persona, o il suo corpo, può rigettare o annullare il cambiamento, mantenendo così l’organizzazione esistente c) taluni aspetti personali possono essere modificati in modo tale da rendere il cambiamento compatibile con altri aspetti, dando luogo ad uno stato modificato d) è possibile modificare le relazioni fra individuo e ambiente, accomodando in questo modo le alterazioni. Lo sviluppo avviene come effetto della modellazione e della trasformazione del complesso rappresentato dall’esistente sistema-nel-contesto, e deve conformarsi ai suoi componenti fondamentali permanenti, alla sua organizzazione e alle sue regole. MECCANISMI DI MUTAMENTO E DI SVILUPPO Meccanismi biologici Taluni cambiamenti avvengono in funzione delle transazioni di materia e di energia fra persone e ambiente, o fra componenti biologici entro il corpo. I mutamenti su base energetico-materiale possono venire trasferiti a EC futuri soltanto attraverso meccanismi a base energetico-materiale, siano essi modificazioni delle strutture o processi biologici. Meccanismi psicologico-comportamentali Taluni mutamenti sono funzione di processi a base informazione. Possono venire trasferiti a EC futuri soltanto attraverso meccanismi o “strutture” a base informazionale. Tipi di episodi comportamentali e di schemi di episodi comportamentali - È utile classificare la varietà degli EC umani in tre tipi fondamentali: • Episodi strumentali • Episodi osservativi • Episodi di pensiero Gli episodi strumentali implicano l’uso d’azioni e di comunicazione intese a influire sull’ambiente in modo da produrre qualche conseguenza desiderata. Negli episodi osservativi, viene posto l’accento sulle funzioni di raccolta delle informazioni, mentre le azioni motorie e comunicative vengono limitate. Negli episodi di pensiero vengono inibite sia la raccolta di informazioni, sia le azioni motorie e comunicative, per concentrarsi sul compito di ricombinare e di riorganizzare fra loro le rappresentazioni cognitive esistenti. È lecito concepire gli episodi di pensiero come simulazioni (azioni possibili). Gli episodi comportamentali complessi sono spesso costituiti dall’unione di sottoepisodi di diversi tipi di EC. In SEC costruiti sulla base di insiemi di EC potranno venire individuate le stesse tre tipologie. EC e SEC: modalità di funzionamento – quando si presenta un nuovo EC simile ad altri di cui si è avuta precedentemente esperienza, vengono attivati SEC costruiti sulla base di EC preesistenti, in grado di organizzare il comportamento nella situazione attuale.
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LA DINAMICA DEI SISTEMI VIVENTI E I PROCESSI EVOLUTIVI L’idea di fondo che sta alla base della TSE teoria dello sviluppo evolutivo rispetto ai processi di cambiamento, è che il mutamento è il prodotto degli sforzi volti ad affrontare e a risolvere le fratture, le discrepanze o i conflitti che avvengono entro pattern strutturali o funzionali preesistenti. Poiché gli esseri umani sono sistemi aperti, esistono continuamente scambi di forme energeticomateriali e a base informazionale sia fra i componenti interni alla persona, sia fra essa e il contesto. È la dinamica stessa della vita quotidiana che produce necessariamente fratture, discrepanze e conflitti all’interno dell’individuo e nelle interazioni fra individuo e ambiente. Equilibrio e disequilibrio e organizzazione-disorganizzazione L’equilibrio è una nozione presa a prestito dalla dinamica degli oggetti fisici, nel cui contesto indica una situazione di pareggio fra forze opposte. Il disequilibrio è invece uno stato in cui forze contrapposte non si annullano vicendevolmente, lasciando così libera una certa quantità di energia per compiere un “lavoro”. Gli stati fisici degli esseri umani, intesi come sistemi energetici, non sono mai in equilibrio, dato che il loro stesso funzionamento produce continuamente instabilità, si collocano invece a una certa distanza dal punto di equilibrio e, operando in modo da creare e mantenere stati stazionari dinamici. La teoria dei sistemi evolutivi propone, inoltra quando parla di aspetti comportamentali e psicologici, i concetti di organizzazione e disorganizzazione. Per funzionare come unità gli esseri umani devono essere organizzati in maniera coerente. Qualsiasi interruzione delle relazioni regolari e sistematiche fra componenti strutturali e funzionali di una persona interferisce con il suo funzionamento unitario, introduce cioè elementi di disorganizzazione al suo interno e, analogamente, ogni interruzione delle relazioni ordinate che intercorrono fra individuo e ambiente introduce disorganizzazione, dato che, in quanto sistema aperto, la persona nel contesto deve costruire un’unità strutturale e funzionale. Scissione, disorganizzazione e mutamento – Una proprietà di tutti i sitemi viventi è quella di operare al fine di creare entità organizzate e di prevenire il verificarsi di scissioni entro l’organizzazione. Almeno per quanto riguarda la vita la natura aborre la disorganizzazione. L’organizzazione psicologica e comportamentale di una persona, e le sue relazioni con l’ambiente, vengono di continuo distrutte in conseguenza della variabilità e dei mutamenti ambientali, della continua esigenza di usare e rinnovare risorse energetiche e materiali, e di conciliare nuove informazioni e richieste di azioni con abitudini vecchie: tutto questo da luogo a stati di maggiore o minore disorganizzazione. Nel corso dell’evoluzione il problema è stato tuttavia risolto: si sono evoluti processi che di continuo mantengono, riparano e creano pattern organizzativi coerenti all’interno della persona, e fra la persona e il contesto. Due strategie per affrontare la scissione e disorganizzazione - Esistono soltanto due modi per mantenere l’unità organizzativa. Uno è quello di mantenere l’organizzazione esistente, evitando che venga distrutta, o ripristinandola dopo la distruzione (processi mantenimento stabilità). Il secondo modo è quello di eliminare la disorganizzazione creando organizzazioni nuove (processi di cambiamento incrementale e trasformazionale). PROCESSI DI MANTENIMENTO DELLA STABILITA’ Affinché la vita possa esistere, e gli organismi funzionino in maniera efficace, è necessario conservare un’organizzazione coerente: i processi di mantenimento della stabilità servono a raggiungere questo obiettivo cruciale. I processi di mantenimento della stabilità operano quando stato attuale e stato desiderato coincidono, e qualche evento giunge ad alterare lo stato attuale, dando luogo e una discrepanza inaccettabile. Processi di negativo La dinamica dei processi di negativo – Un negativo implica un confronto fra stati attuali e altri stati preferiti o desiderati, a questo punto le situazioni ambientali presenti
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interagendo con gli scopi personali attuali, attivano qualche SEC preesistente, che comincia così a organizzare le azioni in modo da produrre le conseguenze desiderate. Mantenimento della stabilità attraverso processi di negativo e di feedforward - Le acrobazie mentali che gli esseri umani sono in grado di escogitare, pur di ricondurre le informazioni discrepanti all’interno del preesistente quadro di convinzioni, sono del tutto stupefacenti, come da dimostrato S. Freud con le sue scoperte riguardo ai meccanismi di difesa (es. bambino con grembiule sporco). I processi di sono reattivi e si occupano di quello che sta accadendo attualmente, mentre quelli di feedforward sono proattivi e operano in modo da preparare in maniera selettiva il sistema all’azione. PROCESSI DI MUTAMENTO INCREMENTALE Mutamenti incrementali attraverso processi di negativo Lo stato attuale di un sistema può venire perturbato in almeno tre modi, il cui andamento dinamico è in grado di dare luogo a processi di mutamento incrementale: si tratta della definizione degli obiettivi, del positivo e della maturazione biologica. Definizione degli obiettivi e processi di negativo – Lo stato attuale nonè quello desiderato, e risulta discrepante rispetto a uno stato che si vuole raggiungere ma che non esiste ancora se non nell’immaginazione. Costruendo i propri obiettivi personali, gli individui distruggono la propria situazione d’equilibrio, disorganizzandosi per poi promuovere comportamenti adeguati a riparare il danno o a creare una nuova organizzazione coerente, diventando così, come afferma Lerner, “produttori del proprio sviluppo”. Gli obiettivi personali attorno a cui si organizzano gli EC possono venire generati in due modi. In primo luogo, uno scopo può venire attivato da processi interni al sistema. Fra gli scopi di questo tipo ve ne è uno che è sorto attraverso la storia evolutiva della specie umana, e viene indicato dal termine “curiosità”. La curiosità costituisce il fondamento dell’imitazione e dell’apprendimento tramite osservazione, o latente. Gli esseri umani perseguono spesso parecchi obiettivi all’interno del medesimo EC, e organizzano il proprio comportamento attorno a gerarchie di scopi. Una seconda fonte di obiettivi è rappresentata dall’ambiente: alcuni scopi personali possono venire definiti attraverso domande e vincoli posti dal contesto. I genitori impongono obiettivi ai bambini, le scuole agli studenti, i datori di lavoro ai loro dipendenti. Secondo la TSE un obiettivo non può venire realmente imposto. Per orientare davvero le azioni, un obiettivo deve venire accettato come scopo personale. I processi di elaborazione delle informazioni e di controllo cognitivo definiscono il problema che deve venire risolto, raccolgono informazioni sulle condizioni ambientali presenti, considerano quali siano le capacità personali necessarie, formulano un piano d’azione, e iniziano a realizzarlo concretamente. Si tratta di quel processo che Baldwin aveva chiamato “reazioni circolari”. Selezione e ritenzione di mutamenti incrementali - Le selezione è un’operazione attraverso cui a una certa cosa, a un certo evento o a una determinata caratteristica viene attribuito uno status speciale, preferendola ad altre. Ma in che modo viene condotta la selezione? Che cosa fa sì che alcuni “tentativi” vengano scelti, e altri scartati? La risposta di Skinner sta nel concetto di conseguenze. I tentativi seguiti da rinforzi positivi verranno appresi, mentre quelli seguiti da rinforzi negativi si estingueranno. Esistono due criteri che consentono di decidere se una certa cosa rappresenta un rinforzo positivo o negativo: 1) uno stimolo di rinforzo deve essere un evento contiguo al comportamento 2) deve far aumentare oppure diminuire la probabilità che quel particolare comportamento si verifichi ancora in circostanze simili. Detto in parole semplici, qualcosa rappresenta un rinforzo positivo quando è proprio il risultato che una persona sta cercando di ottenere, oppure è un esito valutato positivamente; come rinforzo negativo quando non lo è. Una conseguenza tale da dare luogo a rinforzo positivo è un evento che
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riduce le discrepanze fra stato attuale e stato preferito, mentre nel caso del rinforzo negativo la riduzione non ha luogo. Dato che gli sviluppi nuovi non possono che prendere le mosse da strutture e funzioni già esistenti, le possibilità evolutive vengono in qualsiasi momento vincolate e facilitate dalle caratteristiche e dalle capacità attuali: questo è il principio della flessibilità e della sequenzialità evolutiva. Quanto maggiore è la varietà del repertorio comportamentale di un individuo, e quanto minori sono l’abitudine nell’esecuzione e le proibizioni di tentare qualcosa di nuovo, tanto maggiore sarà la flessibilità evolutiva; quanto più differenziate sono le opzioni disponibili entro il repertorio attuale, tanto più ampio il ventaglio dei potenziali percorsi evolutivi. Mano a mano che le capacità cognitive si sviluppano, la regolazione di tipo cognitivo acquista un ruolo sempre più importante, ma invece di sostituire la regolazione su base emotiva i due tipi d’attività tendono a operare di solito in modo coordinato. Quando ciò non avviene, si verificano conflitti, e i momenti di conflitto fra diversi processi di regolazione rappresentano punti focali su cui si concentra l’interesse di molte teorie psicoterapeutiche. Gli errori d’attribuzione causale dipendono spesso dall’interpretare come legati da relazioni causali eventi che in realtà sono semplicemente contigui (che cioè covariano). Es. caso ragazza depressa che pensa alla morte del fratello. Il mutamento della prestazione significa iniziare a utilizzare entro un diverso genere di EC un comportamento già presente nel proprio repertorio, o smettere di usarlo. Ci si limita ad utilizzare in modo nuovo una vecchia competenza. Goldstein e Kanfer hanno individuato tre caratteristiche che sembrano facilitare il cambiamento della prestazione, indicandole come segue: 1) elementi identici – la probabilità che si abbia un transfer aumenta con l’aumentare delle somiglianze fra l’EC in atto e lo schema che contiene la risposta potenzialmente utile; 2) disponibilità della risposta – quanto più spesso viene utilizzato un certo componente comportamentale, tanto maggiore sarà la probabilità che venga messo alla prova in situazioni diverse; 3) variabilità dello stimolo – quanto maggiore è la diversità fra le varie situazioni entro cui il comportamento è stato eseguito in precedenza, tanto più è probabile la sua attivazione in una situazione nuova. Ogni essere umano costruisce in certe fasi della vita taluni SEC per episodi che non si verificheranno più in seguito. Anche se magari rimangono “sullo scaffale” per molti anni, SEC di questo tipo possono tuttavia costituire una risorsa sempre presente nella “libreria dei programmi comportamentali” della persona e, cambiamenti nella prestazione possono avvenire tramite l’attivazione di circostanze nuove di qualche SEC “dormiente”. Il mutamento delle prestazioni non incrementa le capacità di una persona; aumenta soltanto il numero delle occasioni in cui le capacità esistenti verranno utilizzate. Il mutamento di competenze implica l’ampliamento del repertorio comportamentale, sia che avvenga attraverso la creazione di nuovi componenti, oppure per mezzo della combinazione, riorganizzazione o trasformazione dei componenti esistenti entro pattern nuovi. Mutamento incrementale attraverso processi di positivo positivo – I processi di positivo aumentano le deviazioni da uno stato prefissato, come amplificatori di discrepanze. Amplificando le deviazioni dagli stati attuali, i processi di positivo producono instabilità e forme di progressiva disorganizzazione che, lasciate libere, finiscono col distruggere il sistema. Mutamenti incrementali attraverso processi di positivo e negativo interrelati Strutture di negativo e positivo possono venire accoppiate fra loro in modo tale da far sì che le retroazioni negative limitino gli effetti di quelle positive. Maturazione biologica - Esiste un percorso di crescita e di sviluppo caratteristico della specie, che ha luogo in maniera normativa quando un individuo evolve entro la nicchia ambientale tipica. Tale
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pattern, che si dispiega in conseguenza dell’interazione fra la dotazione genetica individuale e i tratti rilevanti della nicchia ambientale, è la maturazione biologica. Le modificazioni di ogni componente biologico disturbano la coerenza dell’insieme e, di conseguenza, mano a mano che un componente muta dovranno cambiare anche gli altri per conservare o restaurare l’unità complessiva. Il cancro è un processo di divisione cellulare che mostra un positivo incontrollato. I vari tipi di tumore differiscono a seconda delle popolazioni cellulari entro cui avviene questo processo “a valanga”. Inoltre, negli stadi avanzati, i tumori non sembrano presentare vincoli organizzativi: le cellule possono cioè migrare in altri tessuti e scatenarvi ulteriori proliferazioni incontrollate. Una volta raggiunta la maturità biologica, possono ancora verificarsi fenomeni di cambiamento incrementale a base energetico-materiale (es. per cicatrizzazione). PROCESSI DI MUTAMENTO TRASFORMAZIONALE Mentre i mutamenti incrementali avvengono attraverso processi di differenziazione e di elaborazione di organizzazioni esistenti, i cambiamenti trasformazionali impongono attività di riorganizzazione. All’origine delle discontinuità evolutive vi sono i processi di mutamento trasformazionale. Ilja Prigogine, vincitore del premio Nobel ha teorizzato gli stati lontani dall’equilibrio e l’instabilità organizzativa Stati lontani dall’equilibrio e instabilità organizzativa L’equilibrio è uno stato caratterizzato dall’esistenza di forze opposte che si controbilanciano. Vicino all’equilibrio, le cose si comportano in modo “ripetitivo” e “abituale”, cioè stabile. Quando le forze contrapposte si sbilanciano in misura maggiore o minore, si ha disequilibrio. Se la disparità delle forze è assai elevata, si usa dire che il sistema sta funzionando “lontano dall’equilibrio”. Piccole interferenze possono essere amplificate sino a provocare fluttuazioni tali da mandare in frantumi l’organizzazione esistente. Prigogine si riferisce a questi momenti come a “punti di biforcazione” nei quali possono spontaneamente nascere tipi di organizzazione nuovi, e sottolineano che la nuova forma assunta non è del tutto prevedibile, ma “rifletterà l’interazione di un dato sistema con quello che la circonda”. Si tratta di un processo stocastico entro il quale molte possibilità possono risultare ugualmente probabili. La vita stessa implica organizzazioni tanto lontane dall’equilibrio da poter essere mantenute soltanto per mezzo dei processi di scambio tipici dei sistemi aperti, e la vita “appare l’espressione suprema dei processi d’auto-organizzazione” che, in generale, caratterizzano l’ordine della natura. In determinati momenti critici il ruolo giocato dal comportamento individuale può risultare decisivo per dare origine a un percorso evolutivo piuttosto che a un altro. “i processi auto-organizzativi posti in condizioni lontane dall’equilibrio corrispondono a un delicato intreccio fra caso e necessità, fra fluttuazioni e leggi deterministiche”. I mutamenti trasformazionali che emergono da un punto di biforcazione, da quello che per i teorici dell’evoluzione è un equilibrio punteggiato, sono necessariamente seguiti dai processi di selezione caratteristici della dottrina del gradualismo. Organizzazione, disorganizzazione e riorganizzazione I cambiamenti possono avvenire a ogni livello, e i livelli sono strettamente intrecciati fra loro entro una rete di interazioni reciproche. Sia le parti che il tutto sono importanti; ogni parte è anche a pieno titolo un intero, ma le entità complesse presentano speciali proprietà che emergono dai modi con cui le parti sono organizzate. Trasformazioni biologiche - Molte prove dimostrano che il feto e l’embrione possiedono una stupefacente abilità nel resistere alle perturbazioni dell’ambiente, sviluppandosi in un neonato OPsonline.it: la Web Community italiana per studenti, laureandi e laureati in Psicologia Appunti d’esame, statino on line, forum di discussione, chat, simulazione d’esame, valutaprof, minisiti web di facoltà, servizi di orientamento e tutoring e molto altro ancora…
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nonostante la presenza di elementi di disturbo. La dinamica regolata geneticamente dei processi maturativi consente l’omeostasi evolutiva dell’embrione e del feto entro un ampio spettro di variazioni ambientali. All’interno di questo quadro generale, tuttavia, esistono periodi di mutamento trasformazionale. La forma assunta dalla riorganizzazione dipende dalle specifiche condizioni presenti al “punto di biforcazione” in cui ha luogo la disorganizzazione transizionale. Anche dopo la nascita avvengono transizioni maturative; le più note sono la pubertà e la menopausa, che rappresentano entrambe una transizione delle fusioni ormonali da uno stato stazionario all’altro e che, sebbene le loro cause non siano state ancora pienamente comprese, potrebbero venir spiegate dai processi di positivo. Trasformazioni psicologico-comportamentali - Esistono numerosi concetti, quali quelli di conflitto intrapsichico, o di dissonanza cognitiva, che indicano stati di disorganizzazione psicologica. Un sintomo dell’esistenza di stati di questo genere è il sentimento soggettivo di tensione e di sofferenza, tanto più intenso quanto più ampia è la disorganizzazione. In termini maggiormente tecnici, quanto più ampia è la distanza fra stati esistenti e stati preferenziali, tanto più intense saranno le valutazioni risultanti. I pattern comportamentali utilizzati per minimizzare, ridurre o risolvere questi episodi di disorganizzazione sono stati chiamati strategie di adattamento (coping strategies) e meccanismi di difesa. La riorganizzazione potrà avvenire in molti modi: il più drastico è il suicidio, in cui ci si riorganizza in maniera definitiva e irrevocabile. Un altro modo è quello dello scompenso emotivo che si conclude in uno stato psicotico. Un terzo è cercare la sedazione per mezzo dell’alcool o di droghe. Ancora, è possibile dimenticare tutto e procurarsi un’amnesia. Infine, vi può essere una conversione religiosa che risolva la disorganizzazione attraverso la fede in un Potere superiore. Fattori che influiscono sul processo di riorganizzazione Non tutti i pattern di disorganizzazione e riorganizzazione possiedono connotazioni negative. Una forma di pensiero creativo consiste proprio nel giustapporre idee contraddittorie e conflittuali, dando così origine a una grave dissonanza cognitiva, per poi cercare di riorganizzarle in modo da comporle in un insieme coerente. Flessibilità della disorganizzazione - Una caratteristica del periodo transizionale fra disorganizzazione e riorganizzazione è la cosiddetta flessibilità della disorganizzazione. Una persona può provarsi a fare cose che non aveva mai preso in considerazione, e viene di conseguenza ad aprirsi un numero maggiore d’opzioni evolutive. Rapporto fra stabilità e instabilità - Un secondo fattore che influenza la facilità con cui può avvenire la riorganizzazione è il rapporto fra stabilità e instabilità. Quanto maggiore è il numero degli elementi danneggiati, tanto più ampio e difficile è il lavoro di riorganizzazione. Quando si ha a che fare con qualche importante episodio distruttivo, è utile mantenere alcuni punti fermi. Protezione durante la transazione - Un terzo fattore che può influire sul processo di riorganizzazione è la protezione durante la transizione. I processi di riorganizzazione vengono facilitati se possono venire in qualche modo protetti dalle tipiche difficoltà della vita sino a che il nuovo stato stazionario è efficacemente operativo. I PERCORSI EVOLUTIVI EMERGONO DAI TRE PROCESSI NEL CORSO DELLA VITA Poiché la condizioni presenti ai confini degli organismi cambiano, e lo sviluppo avviene sempre a partire da ciò che già esiste, ogni mutamento di tipo incrementale o trasformazionale modifica le possibilità e le probabilità dei cambiamenti futuri. Anche gli ambienti, inoltre, presentano cambiamenti incrementali e trasformazionali, talvolta prevedibili e talvolta no, che modificano le condizioni al contorno. Lo sviluppo possiede dunque carattere probabilistico, è aperto e alquanto imprevedibile, come nel gioco dello Scarabeo dove ogni nuova parola deve comprendere almeno una lettera di una parola preesistente. Ogni sviluppo deve iniziare con qualcosa già esistente, e ogni mutamento deve conservare la coerenza organizzativa del tutto. La vita è ricca d’eventi che fluiscono in maniera costante, ma anche di avvenimenti fortuiti ed imprevisti. Alcuni individui vedono le opportunità che gli si offrono, e le colgono; altri no.
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Equifinalità - Una caratteristica dei sistemi viventi e aperti è che, pur partendo da diverse condizioni iniziali, e seguendo percorsi evolutivi diversi, possono verificarsi esiti evolutivi simili. I biologi hanno dato a questo fenomeno il nome di equifinalità. Nella teoria dei sistemi evolutivi, i percorsi di sviluppo non si dispiegano lungo strade predeterminate ma vengono costruiti per mezzo di processi di vita che implicano sia continuità che discontinuità, attraverso mari tranquilli o in tempesta. CAP. 6 – IL PRESENTE COME PROLOGO AL FUTURO. Non è possibile immergersi due volte nello stesso fiume – Eraclito Dato che il sistema nervoso rappresenta il fondamento biologico dell’auto-organizzazione e dell’autocostruzione su base informazionale, ed è responsabile dell’alterazione dei pattern psicologici e comportamentali, la natura del suo sviluppo iniziale risulta critica per gli sviluppi successivi. Lo sviluppo è un processo che ha luogo su più livelli. Processi attentivi – la TSE sostiene che i processi attentivi operano in modo da attivare selettivamente il sistema nervoso per produrre interazioni intra e inter-personali efficaci e organizzate in maniera coerente. Il loro funzionamento risulta dunque critico per lo sviluppo e la realizzazione di pattern di comportamenti complessi. Pattern di arousal emotivo – Secondo la TSE, le modalità di arousal emotivo contribuiscono a tre funzioni critiche del sistema: 1. modificano il funzionamento biologico a sostegno delle variazioni (attuali o previste) delle modalità di azione o delle situazioni ambientali. 2. interagiscono con i processi cognitivi per valutare e regolare il flusso del comportamento 3. l’espressione dell’affettività influisce sulle transazioni fra persona e contesto. Le modalità in cui avviene dunque influisce sia sulla costruzione di pattern comportamentali complessi, sia sulla loro efficacia ai fini della salute psicofisica. Processi sensopercettivi – La TSE afferma che i processi sensopercettivi lavorano in modo da raccogliere selettivamente informazioni riguardo al funzionamento interno della persona, alle caratteristiche dell’ambiente, e alla natura delle dinamiche delle relazioni fra persona e ambiente. Le percezioni dirette rappresentano tratti coerenti entro il flusso delle stimolazioni attraverso i recettori, e le informazioni percettive servono ai processi di da cui dipende la dinamica del sistema di regolazione. Inoltre la percezione fornisce un punto di partenza per le costruzioni cognitive; la natura e l’accuratezza dei processi sensopercettivi risultano dunque critiche per l’autocostruzione e l’auto-organizzazione psicologica e comportamentale. Processi cognitivi – La TSE afferma che i processi cognitivi operano per costruire rappresentazioni su base informazionale entro cui vengono combinati codici percettivi, astratti e linguistici, e per utilizzare a loro volta queste rappresentazioni in modo da costruire, organizzare, guidare e regolare i comportamenti individuali all’interno dei vari contesti. Il livello di complessità e di flessibilità delle capacità cognitive umane consente agli individui di non limitarsi a reagire agli avvenimenti, ma anche di prevederli e di modellare anche le loro stesse capacità. Comprendere lo sviluppo cognitivo risulta cruciale per la comprensione degli esseri umani. Lo sviluppo di pattern di comportamento complessi e la personalità Dal punto di vista della TSE, gli individui agiscono sempre come unità inserite entro un contesto. Le strutture e i processi componenti non possono dunque svilupparsi separatamente le une dagli altri, e devono conservare un’organizzazione coerente sia a livello intra che interpersonale, per quel che riguarda sia i processi, sia i risultati. La TSE sostiene che gli episodi comportamentali e gli schemi di episodi comportamentali rappresentino le unità di analisi che consentono di comprendere lo sviluppo e il funzionamento di pattern comportamentali complessi, e afferma inoltre che lo sviluppo della personalità può essere concettualizzato come una serie di modificazioni del repertorio individuale di SEC e del loro modo di lavorare. Appare di conseguenza assai importante chiarire i modi attraverso cui gli schemi vengono
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costruiti, conservati, modificati e ampliati a partire dagli EC vissuti, e come operano per organizzare, guidare e regolare il comportamento entro diversi tipi di EC. CONSEGUENZE PER I METODI DI RICERCA NESSELROADE: Le persone dovrebbero venire considerate entità dinamiche, labili, fluttuanti e mutevoli, i cui attributi in certi casi rimangono abbastanza costanti nel tempo, ma cambiano evolutivamente. A differenza dei eggeri dell’arca di Noè, lo sviluppo umano non può essere compreso esaminando le variabili a due a due. La natura multidimensionale dello sviluppo richiede che i disegni di ricerca consentano di prendere in considerazione numerosi percorsi evolutivi che possono condurre agli stessi risultati, o a risultati diversi. Una ricerca in campo evolutivo che aspiri a dimostrarsi valida dovrà prevedere disegni che includono più variabili, raccolte in molte occasioni. I fenomeni possono apparire diversamente se visti da prospettive diverse; per identificare le convergenze fra vari metodi sembra utile servirsi di approcci che combinino più metodi fra loro. CONSEGUENZE PER GLI ITNERVENTI PROFESSIONALI Se abbiamo ragione a rappresentare gli individui come sistemi aperti auto-organizzati e autocostruiti, fusi con il loro ambiente, ne segue che non è possibile modificare le persone semplicemente facendo qualcosa “a loro”. Quello che gli interventi possono fare è favorire o ostacolare i processi di autocostruzione e di auto-organizzazione individuale, e questo vale sia per gli aspetti biocomportamentali, psicologici e sociali o di azione della persona. In ultima analisi, siamo noi gli artefici di noi stessi, sebbene tutto ciò che possiamo fare e costruire è significativamente facilitato o vincolato dalle condizioni del contesto e dalle nostre caratteristiche attuali. Certi interventi entro alcune fasi possono risultare più appropriati che in altre. Taluni tipi di mutamento possono avvenire soltanto in determinati periodi; d’altra parte, taluni cambiamenti non diventano impossibili in periodi successivi dello sviluppo, ma soltanto più difficili. Es. interventi volti a sopprimere la dipendenza da droga, attuati dopo che una lunga abitudine ha prodotto SEC più resistenti, possono richiedere maggior impegno di tempo e un più complesso coinvolgimento del contesto sociale della persona. Dato che un individuo opera sempre come un’unità inserita entro un contesto, gli interventi mirati su un componente qualsiasi possono far precipitare cambiamenti in ogni parte dell’intero sistema. Il funzionamento unitario dell’individuo nel contesto implica che gli interventi focalizzati su un aspetto soltanto, e che non tengono in considerazione gli impatti esercitati su altri aspetti del sistema, possono involontariamente produrre “effetti collaterali” potenzialmente indesiderabili. Il mutamento di tipo trasformazionale avviene in conseguenza a processi di disorganizzazione e riorganizzazione. I periodi di disorganizzazione non costituiscono soltanto occasioni per cogliere nuove opportunità, ma presentano anche pericoli, dato che gli individui sono estremamente vulnerabili. Gli interventi intesi a distruggere vecchi schemi devono essere accompagnati da provvedimenti che: a) forniscano protezione nel corso della transizione, e b) favoriscano la riorganizzazione della persona entro uno stato stazionario nuovo e più desiderabile. Dal punto di vista della TSE le politiche sociali, le istituzioni e le organizzazioni esistenti possono venire considerate un insieme di “tentativi pianificati” per influire sulla vita e sullo sviluppo degli uomini.
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