Troppi Fiori 5k448

Troppi Fiori

Manuel Cappello

Ispirazioni, metafore e riflessioni sull'amore; e sugli effetti collaterali.

“Finalmente ho capito a cosa serve il vento. Ad asciugare le lacrime senza rovinarle con le dita.”

L'ILLUMINAZIONE

1. Da quando ti ho incontrato, sul tram mi siedo al primo posto, e non mi volto.

2. Tutte le tue frasi sanno entrare. Tu non dici nulla che non sia vivo, e nelle nostre stanze non ci sono angoli dove la polvere si può accumulare.

3. Io con te gioco tutte le mie carte, eppure non rimango mai senza. Perché tu sei viva, e nel tuo prato nascono sempre i fiori.

4. Non ho il coraggio di dire cosa succede fra di noi.

5. Il bacio più dolce è ancora volgare rispetto all'intimità delle frasi che noi sussurriamo. Tu offri al mio pianto le tue spalle, e delicata accoglienza per le mie parole. Dirsi tutto è la nostra promessa, perché le cose non dette sono gli assassini dell'intimità fra gli umani.

6. L'intimità regna sovrana sui nostri momenti, e nell'essere per noi una benedizione sembra una condanna verso il resto del mondo, che appare lontano. Ma ogni episodio di bellezza ci dà la possibilità di esserne testimoni e di andare a raccontarlo al mondo.

7. Ero abituato a veder le mie parole allontanarsi e spegnersi piano piano. Pensavo fosse normale. Ma dentro di te sento l'eco dei miei pensieri. Che non sono andati persi.

8. Di nuovo, con le carezze e i racconti, ci siamo tolti un vestito, un altro vestito, rimanendo più nudi ancora. Il giorno dopo abbiamo continuato a vivere la festa del giorno prima. È venuta poi la pioggia delle solite cose, a spegnere i fuochi. Oggi è soltando martedì e già non possiamo più dire le stesse parole. Ma noi siamo arte, e sapremo tornare. Dateci soltanto dei giorni. Altro non chiediamo.

9. Seduta al piano c'era una donna. Lei era nuda, e steso sul piano c'era un telo, rosso. La stanza era piccola, e lei non viaggiava più con la testa nei sogni del futuro. Suonava soltanto per sé stessa. ò di lì un uomo che non aveva paura di essere debole. Quest'uomo adesso vive per lei.

10. Sono diventato una foglia, e tu sei il ramo. Non farmi cadere.

11. I fili d'erba sono sempre gli stessi, eppure non sono la noia. Sono il paesaggio di un fiore che sempre è diverso.

12. Nelle mie stanze sento piccoli rumori che prima non c'erano.

13. Con te ho trovato quello che non riesco a dire.

14. Scrivo queste parole nei tuoi occhi.

15. Lui, al telefono: “Sì, io ti vedo.”

16. Le poesie sono state scritte per noi.

17. C'è un buco: il cuore ha consumato il maglione.

18. Se due sedie vuote una di fronte all'altra non vi dicono niente, non è colpa mia. Anzi, mi dispiace per voi.

19. Starò attento a fermare il gioco prima di farti male.

20. A volte io ti indovino e ti piace, ma tu devi dirmele prima, ti prego, quelle cose che ti danno fastidio, perché io non le faccia, perché noi si rimanga puliti.

21. Mi hai detto che c'è qualcosa di tuo che non capisco. Qualcosa di importante. La verità è che ogni essere umano è un mondo isolato. Per questo si comincia un'intimità pensando di poter essere in due la stessa cosa, e poi si arriva a scoprire le distanze. Ma questa non è ancora una condanna; essere un'anima sola è un'illusione, ma la favola vera esiste. La favola vera è camminare insieme.

22. “Tu non chiedere quale sia l'ultimo giorno che il destino ci ha dato, o ragazza. Tu non chiederlo, perché non fa bene saperlo. Tu non inseguire un futuro. Le onde incessanti battono sulle scogliere, ed anche il mare si stanca di questo inverno. Ma tu non ti chiedere se questo inverno è l'ultimo, o se ce ne saranno molti altri. Riempi il bicchiere e cogli l'attimo, senza bisogno del domani.”

(Traduzione molto libera del “carpe diem” di Orazio.)

23. Non ridurrò tutto ad un conteggio di corpi, di volti, o di nomi. Non distruggerò quello che mi hai dato. Quello che mi hai dato è per sempre. Quello che mi hai dato io lo darò a chiunque. A chiunque si lasci toccare.

24. Ci sono tante fotografie nei cassetti del pensiero, ma il ricordo più bello è nel mio sguardo che è cambiato.

25. Dopo te il mio cuore ha cambiato forma.

LE SFUMATURE SCURE

26. In ufficio c'è un Van Gogh coi girasole. Nel corridoio una ragazza chiede ai petali una risposta. Il capotreno ha una corona di rose in testa, il vagabondo ha una viola nel taschino, e nei tuoi occhi è un tulipano nero. Ma troppi fiori non va bene. Troppi fiori non è la verità.

27. Il ragazzo la guardava intensamente. Lei: “Non cercare di capirmi.” Lui: “Non sto cercando di capirti. Ti sto aspettando.”

28. L'ho guardata seriamente e lei mi ha chiesto perché, ma il mio sguardo serio non era accusa e non era aggressione. Forse non era nemmeno indagine, forse era una richiesta d'aiuto. Neppure io l'avevo capito.

29. A volte la bellezza è la promessa di un futuro. Altre volte il segno della bellezza è il timore di ciò che potrà accadere.

30. Io li sento, i tuoi vuoti e le tue distanze, ma non ne ho paura. Perché so dimenticare. Perché so ricordare. Perché ho la mia strada. Perché l'alba non esiste, se non dopo il tramonto.

31. Non credere, per favore, che io non sappia cosa è il vuoto. Il vuoto è il centro esatto di tutte le frasi dette per finta. È il centro di tutte le parole che preferisco lasciar cadere senza dargli un peso. È il motivo per cui c'è un limite oltre il quale la verità non può andare. È il motivo per cui prendersi cura di una persona è più importante della verità.

32. Ce lo eravamo detto, che non si doveva dire la verità, che si doveva stare zitti e prendersi cura di noi.

33. La differenza fra non dire ti amo e dire non ti amo non è un gioco di parole. È come il giorno e la notte.

34. Si era aperta una finestra. Ho cercato di tenerla aperta. Ma si è chiusa.

35. L'abito bianco è stato cucito con un filo nero

36. Fate silenzio, amici, se siete amici. Non allungate le mani. Lasciate pulito quel vetro. Non metteteci impronte che non potrei più pulire.

37. Il paradiso in terra è una bomba a orologeria. Quando finisce, distrugge la normalità.

38. E fu così che accese nelle sue stanze la radio e la lasciò accesa per sempre. Per tenere lontano il silenzio.

39. Cos'è il dolore dopo un amore se non la mancanza di una bellezza che cerchiamo di spegnere?

40. Il vuoto non fa male ai morti.

41. Dico sul serio: da un'amante rabbiosa vorrei sberle, e non parole, e non sfumature. Non perché sono perverso, ma perché ho capito bene quello che fa più male.

42. Lei: “Adesso mi odi?” Lui: “No, io sono pulito. Io ho detto tutto.”

43. Finalmente ho capito a cosa serve il vento. Ad asciugare le lacrime senza rovinarle con le dita.

44. Le farfalle sono fatte per volare via.

45. Le lancette di questo orologio si sono staccate e vanno per la loro strada. Cancellando le ore e ando avanti.

46. Cerco il ato. Cerco te quando eri giovane. Cerco Eva prima della mela. Per dare ancora quel morso.

47. Ho pensato soltanto ad amarti, e ti ho amato così tanto che adesso non posso più aiutarti. Perché se mi avvicino fa male. C'è una sorta di egoismo in questo.

48. Sbattevano le onde, sbattevano da tempo su una roccia che si sosteneva da sola nel mezzo del mare. Questa roccia aveva un cuore che spesso si spezzava, e aveva il suo bel da fare a ricomporne i pezzi. Almeno poteva dire di avere imparato come farlo: come ricomporlo, il proprio cuore. Ma ora la ferita è più profonda, non è nel cuore: è nella testa.

49. Gli equilibristi sul filo non possono sbagliare un o. I perseguitati dall'amore, ogni giorno, ogni secondo, non possono sbagliare nemmeno un pensiero.

50. Pazzo è quello che ha pensato di ospitare il fuoco nelle proprie stanze. Il fuoco non si ferma se non quando ha finito il legno.

51. Se l'amore ti perseguita, e se non vuoi essere un falsario, non puoi mai voltarti indietro.

52. Il mondo dell'amore e delle emozioni assomiglia al paese degli shura, quello

di Kenshiro. Nel paese degli shura bisogna sempre guardare avanti, perché è un posto pericoloso. Nel paese degli shura soffia il vento, e quando la morte arriva deve valerne la pena. Ma tu stai attento, perché i guerrieri dell'amore ti promettono un sentimento eterno.

53. SULLA MUSICA. Una persona mi ha dato la chiave di accesso per entrare nella droga più potente del mondo. Solo ora me ne rendo pienamente conto. Non c'è nulla. Non c'è nulla che regga il confronto. E se non sentite niente subito, abbiate il coraggio di aspettare. Cosa possono fare gli esseri umani, questi piccoli esseri umani, se non inchinarsi ammutoliti, esprimendo un grazie alla divinità, soltanto con gli occhi? (Su youtube lo trovate così: Lacrimosa Requiem for my Friend (Preisner))

54. Il paesaggio sono colonne quadrate di marmo. Come nel romanticismo tedesco. Le colonne sono così alte che il fondo è un abisso scuro nascosto dalla nebbia. Sono così alte che il cielo si vede solo a pezzi. Alcune di queste colonne però sono più basse, isolate in mezzo alle altre. Sono le prigioni di uomini con la testa bianca e la tunica nera. Si stringono uno all'altro per non cadere di sotto. Poi arriva una divinità aristocratica che con il solo pensiero fa scomparire gli uomini che non le vanno a genio. Ne rimangono soltanto alcuni. Non so se ci sono anche io, fra quelli rimasti.

TOCCARE IL FONDO

55. Il vento si arrabbia nella notte, appoggia la spalla al palazzo e cerca di spostarlo con la forza. Io sono in una grande sfera costruita con griglie di metallo. La sfera gira e cerco di non perdere l'equilibro. A volte appoggio il piede su alcuni ingranaggi e lo tolgo subito per non farmelo mangiare.

56. I terremoti aprono aggi per le acque dei ruscelli che scendono chilometri nelle caverne senza luce. E trovano incatenati i vecchi bambini con le vesti stracciate ed i capelli lunghi, bianchi, sporchi. E poi l'acqua scende ancora fino a dove fa troppo caldo, e diventa vapore, fumante. Che luogo è questo? Dove niente si vede e tutto succede?

57. Io prendo le persone e gli cucio un vestito, così loro diventano i fantasmi, e mi torturano.

58. No io non vedo cose e colori, no io non sento le sensazioni. Io vedo gli invisibili. Che tiran le fila dei burattini.

59. Lacrime sono che voi non capite. Io piango per voi, voi che siete le figure che io trasfiguro.

60. Mi hanno dato del matto, ma siamo le stesse cose. Soltanto, io vedo i sotterranei e le radici dei nostri alberi.

61. Io faccio i miei disegni. I cani li mordono. Li stracciano.

62. Loro guardano e non vedono. Io non guardo ma vedo.

63. Loro non vedono il mondo crollare.

64. Anche se il nostro mondo va in frantumi il nostro mondo è bellissimo.

RITROVARE UN EQUILIBRIO

65. Io non parlo leggermente del nero perché non so cosa sia, ma perché ne sono uscito. Ne esco ogni giorno.

66. Ho alzato la mano sinistra ed ho detto: “È come se là in alto a sinistra ci fosse il Sole, e qui in basso a destra un vortice scuro.” L'immagine mi è rimasta dentro. Ho continuato ad elaborarla. Ho visto la possibilità che il vortice scuro si gonfiasse di rabbia per ingoiare il Sole e poi ritirarsi lasciandolo spento. Ma ho visto anche la possibilità che il Sole si mettesse a giocare col vortice scuro trasformandolo in una fontana allegra. Non che sia facile, questo nessuno lo ha mai detto.

67. Tutti i miei fantasmi sono venuti a trovarmi. Erano lì stasera nella mia stanza. Gli amici, i parenti, le donne, i fornitori, i dipendenti, i professori. Erano lì, uno accanto all'altro, e mi han sorriso insieme.

68. Quando un uomo è abituato ad uscire dal nero te ne accorgi. Non nella notte in cui si rotola fra il letto e il posacenere, per venire a capo di una donna. Ma quando nel mattino arriva la prima luce. La differenza sta lì: non bisogna fare una risata rumorosa, ma un sorriso contenuto, mettendosi a lavorare in silenzio.

69. Il tempo è una prateria, sopra ci sta un cielo, e tu sei a cavallo. Nella prateria ci sono trappole nascoste, e là dove lo zoccolo inciampa, è in quel punto esatto che si innesta il vizio. La fantasia costruisce all'orizzonte palazzi luminosi e

colorati. È bello guardare quelle architetture e cavalcare per raggiungerle un giorno. Ma bisogna anche guardare dove poggia il o il cavallo.

70. C'era la pianura. Era come se ci fosse sempre stata la pianura. Era come se ci dovesse sempre essere la pianura. Niente colline, niente palazzi, nemmeno nuvole, soltanto la noia di fili d'erba tutti uguali. Un vento monotono che non portava nessun rumore. Nessun oggetto che saltava fuori dal paesaggio. Stavolta ho tenuto il vizio fuori dai coglioni. Niente di che, s'intende, parlo solo di bacco e tabacco. L'unica golosia che mi sono concessa è stato un chilo di mele. Quelle non fanno male e mi tengono occupato. Ho voluto tenermi tutta la mia lucidità e guardare fino in fondo questa pianura. Senza lasciarmi andare, con pazienza, senza irritazione. Poi non so come, dopo una notte e una mattina, ho sollevato lo sguardo, e mi sono ritrovato di nuovo in una foresta di fiori rossi e frutti arancioni, altissima verso il cielo e ricca dei versi degli animali.

71. Nella città del sole e delle streghe c'era un locale con una grande insegna luminosa. E tutti lo conoscevano. E tutti ci andavano, e ridevano, col bicchiere in mano. Poi un giorno l'hanno chiuso. Ma la gente continuava ad andarci. Poi un giorno qualcuno ha smontato l'insegna. Ma la gente continuava ad andarci. Poi qualcuno ha rotto i vetri. Ma la gente continuava ad andarci. È scoppiato un incendio e ha bruciato tutto. Ma la gente continuava ad andarci. È crollato il soffitto. Ma continuavano ancora ad andarci, perché da là si poteva vedere il cielo.

72. IL FANTASMA DELL'OPERA. All'opera ci sono tanti personaggi stasera. Alcuni cantanti sono grassi, altre sono belle donne. Alcuni hanno la spada e dichiarano vendetta, altri hanno un fiore e dichiarano amore. La storia comincia, diventa importante e poi finisce. L'orchestra tocca l'apice e il pubblico applaude. Gli attori si tengono per mano e fanno un inchino. Un uomo in platea si alza, si gira, e si mette il cappotto. Il regista e i critici salgono sul palco. Anche qualche giornalista. Si formano gruppi di gente che parla. La tensione della performance è ata. I tecnici vanno a togliere i cavi. Qualche luce si spegne. Il rumore delle chiacchiere scende piano. Una voce da lontano si dà appuntamento al

ristorante. Non rimane nessuno. Soltanto il fantasma del principe azzurro è rimasto seduto ad aspettare in mezzo al palco. E quando è sicuro di non essere sentito, lui la chiama, e riprendono a parlare.

73. Ad ogni giro sulla giostra della memoria qualcosa cambia, e le bellezze più intense sfumano. È solo non ricordandolo che il ato si conserva. Limitandosi ad intuirlo con la coda dell'occhio.

74. Due anime hanno lasciato vuoto il palcoscenico. Non le lega più lo sguardo del pubblico, rimasto a bocca asciutta. Ora sono unite soltanto dalle loro capriole, come creature fatate in un teatro di Shakespeare. Cosa è più forte? Cosa è più vero? Queste capriole fra le nuvole, indifferenti ai chilometri, o le opinioni di chi ti osserva? Piangeranno queste anime? Ma a che servono poi le lacrime? A convincere sé stessi dell'importanza di qualcosa? E allora, se si è sicuri, non è meglio tenere gli occhi asciutti?

75. Nella vita bisogna guardare avanti. Ma se c'è un momento in cui guardare indietro, è esattamente quello in cui la bellezza sta accadendo. Per non dimenticare i sentieri che abbiamo appena percorso, per tornare ancora nella radura della bellezza.

76. La serietà di una persona nasce dall'aver presente la propria ultima intensità emotiva e nel parlarne con rispetto. Senza giocarci. Senza immaginarci sopra. Senza ricordarla in vano. Come col nome di Dio.

77. Ogni creatura che lasciamo avvicinare è un piccolo tradimento verso quelle che vengono scavalcate. D'altronde funziona così. Si chiama movimento. Si

chiama vita. E non finisce mai. La testa delle persone è il luogo in cui ognuno di noi è quotidianamente rinnegato e tradito. Fa male. Ma se si impara a vederlo serenamente, poi è meglio per tutti.

78. La vita è tutto quello che non riesci a sistemare.

79. Poi ti rendi conto che non serve diventare matti. Di una persona basta capire due o tre cose.

I RAGIONAMENTI

80. Anche se prende le mosse dai ricordi, la poesia non può essere una biografia, deve essere un progetto. Chi parla della bellezza non deve fermarsi ai propri errori, deve dire qualcosa di più di sé stesso.

81. La libertà del pensiero non è avere rettangoli in testa, non è inscatolare le emozioni. È la consapevolezza di poter trovare libri sempre nuovi e persone nuove da amare. È l'eterno ritorno dell'amore che ci fa superare la paura di amare. Soprattutto quando in una persona ce ne sono tante.

82. Ci sono uomini che allungano la mano su ciò che possono prendere. Nel farlo si sentono superiori. Ma il massimo che possono fare è prenderlo alla svelta e tante volte. Poi c'è chi ferma la mano e si dà la possibilità di costruire con la mente. E non c'è limite alla dolcezza che poi quella mano potrà avere.

83. Le persone non cambiano quando sbagliano, ma quando vedono i propri errori.

84. Ti accorgi di quanto è importante una persona quando fai degli errori. E non te li perdoni.

85. Il presupposto della gelosia è che con quella persona tu non abbia vissuto pienamente il tuo desiderio.

86. La donna è il giudice naturale dell'uomo, per il semplice fatto che lo osserva da un altro punto di vista. Allo stesso modo l'uomo è il giudice naturale della donna. Ma entrambi devono porsi un limite nel giudicare, perché un essere umano può essere soltanto poche cose, e non tutte le altre, motivo per cui le sue mancanze sono infinite.

87. Serve un poco di durezza, con sé stessi e con gli altri, per rimanere agganciati alla realtà. Ma ne vale la pena, perché la realtà, quando la si guarda nel modo giusto, è la favola più bella.

88. Più sei attento alla realtà, più fantasia poi ti puoi concedere. Il distratto invece muore delle sue fantasie.

89. Una volta mettevo il pensiero nelle persone colorate fino a che la comprensione le rendeva grigie. Ora metto attenzione per farle diventare vive.

90. Mi hanno lasciato intendere che dovrei essere più diffidente. La diffidenza è una catena che impedisce al pensiero di andare a giocare nei luoghi sconosciuti, dove ci si può far male. Ma a me piace la libertà.

91. La società è una caserma di pompieri che accorrono frettolosi là dove nasce

una fiamma. E dentro ognuno di noi c'è un pompiere che si sveglia quando si accende la fiamma. Questo ci viene insegnato, con la carota e col bastone. Con il piacere e col dolore.

92. Ho sentito dire che le persone ti tengono vivo e che la solitudine ti uccide. Di solito è vero. Ma a volte succede esattamente il contrario.

93. Quando andavi a scuola c'erano lunghe file di numeri e segni alla lavagna. Dovevi fare tutte le somme senza dimenticarti di nessun pezzo. Si faceva così per trovare il risultato. Con le emozioni è diverso. Devi cancellare dalla lavagna tutte le parole e tutte le figure. E stare ad aspettare.

94. Il problema non è essere forti o deboli. È l'equilibrio fra il peso degli universi che vivono dentro.

95. Il problema di un'eccessiva empatia è che diventi come la persona che hai di fronte, oppure quello che lei si aspetta che tu sia. È come essere un camaleonte psichico.

96. È strano, quando tu inizi a parlare dell'umore, lui inizia ad andare su e giù. Anzi, non è affatto strano, è perfettamente logico.

97. C'è soltanto una cosa che ti salva dal vortice delle emozioni. Ricordarsi da dove vieni, e sapere dove vai.

98. Le anime perse esistono. Lo capisci con certezza dopo averne incontrata più d'una. E da quel momento, come puoi non rendere questa ricerca il centro della tua vita? Per poi prendertene cura.

99. Te ne accorgi da come parlano. Più raramente da come scrivono. Mettono le parole in modo diverso. Hanno dei gesti, delle pose. Hanno un loro dialetto comportamentale da cui vieni influenzato. E loro assorbono ciò che è tipico di te. Sono l'uno percento. Sono persone dotate di uno stile. Quando le incontri ti lasciano un segno.

EGGIATA FINALE

100. Prendi la tua anima e appendila insieme ai panni stesi ad asciugare. Come fosse un pigiama di cotone grezzo, che però è già asciutto e un poco polveroso. Con una spazzola di ferro grattalo bene dall'alto verso il basso avendo cura di strappare qualche filo. Raccogli la polvere e i fili strappati in una ciotola. Versaci lacrime quanto basta, scalda la ciotola sul cuore per dieci minuti e mettila a riposare per qualche ora fra la gente. A quel punto la pozione è pronta e puoi berla. E poi? E poi niente, giusto così per are un poco il tempo.

101. La luce si diverte a fare ombre con le foglie, l'acqua scorre sempre verso il mare, le ragazze si fan guardare davanti alle vetrine. Il gelato è buono quando fa caldo e non so bene che farò stasera. Qualche abisso, le solite illusioni, i sogni brevi e tante storie. A cosa servono mai questi corpi, se non a portare in giro le anime sotto un sole che spesso non le raggiunge?

102. Cammini lentamente per le strade cercando anime. Ti ferma un tipo. Ti chiede spiccioli per il suo amico. Ci parli. Gli chiedi cosa è tipico ungherese. Gli chiedi se è vero che Szeged è la città delle streghe. Ti dice di si, che c'è un'isola sul fiume dove c'erano le streghe (o dove gli davano fuoco, non ho capito bene). E di streghe in città ce ne sono ancora. Ti guardano e ti dicono il futuro. Ma prima ti dicono il ato, così capisci se davvero ti vedono. Il tipo tira fuori l'iphone e mi faccio dare due numeri.

103. Stamattina sono uscito a far due i. Avevo in tasca una mela. Ho concesso ad una sigaretta di essere il mio vizio. Poi ho mangiato la mela. Non sapevo dove mettere il torsolo. Cercavo un cestino dell'immondizia ma non c'era. E allora ho fatto quello che già avevo fatto in ato. Ho violato la legge. Ho individuato una bicicletta col cestello, mi sono guardato in giro con aria furtiva, e nel argli accanto ci ho buttato dentro il mio torsolo. Ritraendo rapido la mano per non farmi vedere. Per un momento ho immaginato la faccia del padrone della bicicletta.

104. Qua a Szeged a il fiume Tisza. È grosso. Se guardo su google maps vedo che è largo più di cento metri. Le persone dall'altra parte del ponte sono piccole. Appoggiandosi alla ringhiera si vede tanta acqua. Non ricordo da che parte scorre, e seguo i riflessi per capirlo. Le macchie di luce mi dicono che la corrente sta girando su sé stessa in tanti punti diversi. Le palle di liquido salgono dal fondo e si spandono in superficie con calma. Oggi l'acqua ha deciso di non andare da nessuna parte. Si sta rilassando.

105. Cammino nella via principale del centro. Nella mente ci sono un Do e un Fa. Batto il flauto sulla coscia per tenere il ritmo. Sento dei i avvicinarsi rapidi da dietro, mi giro, e c'è un uomo più grosso di me (non ci vuole molto). Mi guarda e mi a una banconota da cinquecento fiorini che deve essermi uscita di tasca. Sono poco meno di due euro. Vicino alla fontana chiusa per il gelo ci sono dei ragazzi che suonano una vecchia chitarra, per raccogliere qualche soldo. La banconota restituita sembra fatta apposta per loro.

106. De Beers dice che un diamante è per sempre, mentre Nietzsche ed Eraclito dicono che tutto diviene e se ne va. Chi ha ragione? Se costruiamo una torre e poi questa crolla, sul terreno rimangono le pietre. Se un camion se le porta via poi non rimane davvero niente. Ma se costruiamo un palazzo di pensieri ed emozioni, e se poi questo crolla, le cose vanno diversamente. All'inizio sembra una vittoria del divenire che ci ha travolto. Poi, dopo qualche giorno, camminando svoltiamo l'angolo e ritroviamo una facciata di quel palazzo in un

posto dove prima non c'era. Ma non è come prima. Le finestre sono più strette, i capitelli hanno un altro stile, e hanno messo dei fiori accanto al cancello. C'è sempre un diamante che sopravvive al divenire?

BIO

Manuel nasce nel 1977 a Sarezzo, in provincia di Brescia. Frequenta il Liceo Scientifico, legge Nietzsche e si laurea in Ingegneria Gestionale. Nel 2001 incontra Samanta. Per dieci anni gestisce l'azienda di famiglia con il padre. Nel 2009 arriva in Ungheria, dove lavora per un'azienda italiana nel paese di Totkomlos. Nel 2011 pubblica il libro Aforismi di un futuro e crea il sito personale manuelcappello.com, su cui si trovano alcuni articoli e alcuni scritti narrativi. Dall'estate 2012 vive a Szeged. Qui dedica il tempo libero allo studio dei libri che parlano di come è fatto l'uomo. Questo studio lo porta ad avere uno stile di vita piuttosto solitario, ma nell'agosto 2013 incontra il Libro delle Emozioni*, che risveglia in lui l'interesse per le persone. Nel gennaio 2014 Manuel incontra Petra.

*The Archaeology of Mind, di Jaak Panksepp.

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