Tu Hai L'adhd? 6l5i1y

Gabriele Martelli

TU hai l’ADHD?

Youcanprint Self-Publishing

Titolo | TU hai l’ADHD?

Autore | Gabriele Martelli

ISBN | 9788891148995

Prima edizione digitale: 2015

© Tutti i diritti riservati all’Autore

Youcanprint Self-Publishing

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TU hai l’ADHD?

INDICE

Indice generale

INTRODUZIONE

1° TOUR - IO ho l'ADHD

TAPPA - Cosa è l'ADHD

TAPPA - AUTODIAGNOSI

TAPPA - TEST di valutazione dei SINTOMI dell'ADHD

2° TOUR delle Caratteristiche del'ADHD

TAPPA – ATTENZIONE

TAPPA – IMPULSIVITÀ

TAPPA – IPERATTIVITÀ

3° TOUR – Le problematiche della ADHD

TAPPA - DISORDINE:

TAPPA - PROCRASTINARE (rimandare):

TAPPA - PROBLEMATICA IMPAZIENZA:

TAPPA - PROBLEMATICA dell'Autostima

TAPPA - PROBLEMATICA dell'Ansia

TAPPA - DIFFICOLTÀ a PORTARE a TERMINE le COSE

TAPPA - AFFETTIVITÀ

TAPPA - IMPORTANZA

4° TOUR - I DONI della ADHD

TAPPA - FANTASIA e IMMAGINAZIONE

TAPPA - Dono della Creatività

TAPPA - BRAINSTORMING

TAPPA - Soluzione Problematiche o Problem Solving

TAPPA - Iniziativa - Lanciarsi nelle cose

TAPPA - MOVIMENTO ed ENERGIA

TAPPA - LA REATTIVITÀ

TAPPA – CONCLUSIONI

5° TOUR – LA CURA

TAPPA - CURARE l'ADHD

TAPPA - LA CONSAPEVOLEZZA

TAPPA - STRATEGIE

TAPPA - COOPERAZIONE

TAPPA - ALLENAMENTO

TAPPA - ALIMENTAZIONE

TAPPA - FARMACOLOGIA

TAPPA - SOSTEGNO

CONCLUSIONI

TOUR dei Personaggi famosi con l'ADHD

TRAGUARDO delle CONCLUSIONI

GIOCO del Tour della Adhd

DEDICA

Questo libro è dedicato a tutti coloro che hanno l'Adhd.

A tutti quei bambini che ne soffrono, con l'augurio che grazie al loro disturbo possano sbocciare come meravigliosi fiori e portare gioia al mondo come fanno i personaggi famosi che hanno lo stesso disturbo.

A tutti gli Adolescenti, con la speranza che possano trasformare la loro adhd in uno strumento utile per il futuro delle loro vite.

A tutti noi adulti finora inconsapevoli di cosa era quel disagio o senso di mancanza nella nostra vita, affinché come accade ora a me, possiamo prendere piena consapevolezza del nostro disturbo e riparare al nostro ato creandoci un futuro migliore negli anni avvenire.

A tutte le persone che ci sono vicine, per tutto l'amore, la pazienza e il o che ci donate per aiutarci ad arrivare a trovare il nostro giusto equilibrio con l'Adhd, e potervi ripagare dei sacrifici che avete fatto per noi... GRAZIE di CUORE a TUTTI VOI.

INTRODUZIONE

Permettimi innanzitutto di ringraziarti per aver acquistato questo libro. Ti assicuro che potrà esserti molto utile, sia che tu abbia l'ADHD, sia che tu conosca persone con questo disturbo.

Ti prego di leggere pagina dopo pagina senza saltare nessun paragrafo nella tua prima lettura; in questo modo ti accompagnerà o dopo o a una migliore comprensione di questo disturbo e a capirlo da un punto di vista semplice, immedesimandoti con chi lo vive sulla propria pelle.

Il libro, infatti, è frutto dalla mia esperienza personale con l'ADHD, visto che io stesso, alla veneranda età di 46 anni, ho scoperto di avere un disturbo ADHD puro.

Questo lavoro nasce dall'esigenza di coprire un vuoto di letteratura e conoscenza dell'ADHD in fase adulta, perché se tu guarderai anche in internet, la maggioranza delle spiegazioni fornite sono inerenti all'ADHD in fase infantile e adolescenziale, ma poco o niente viene trattato in Italia sulla stessa problematica per gli adulti.

Tutte le pubblicazioni che ho trovato sull'argomento erano in lingua inglese, e per lo più riguardavano la realtà americana e anglosassone, quindi con gran fatica mi sono informato per comprendere meglio cosa mi stava accadendo e sopratutto come avrei potuto porvi rimedio. Anche i libri di consigli e strategie su questa condizione negli adulti sono in lingua inglese e così ho deciso di aiutare autonomamente coloro che come me si sono ritrovati a dover convivere con questa diversa funzionalità di elaborazione del cervello, che spesso è stata nascosta inconsapevolmente in etichette come: “Svogliato”, “Con la testa fra le

nuvole”, “Distratto”, “ Schizzato”, “ Chiacchierone”, “Frenetico” etc etc.

Quante volte i tuoi genitori a scuola avranno sentito i professori o i maestri dirgli: “Il bambino è intelligente ma non si applica, si distrae sempre, è sempre con la testa fra le nuvole, non segue e disturba i compagni parlottando o muovendosi per la classe”. Ecco, intelligente ma svogliato e disturbatore in classe, questa era la definizione più usata nei miei confronti dagli insegnanti. Logicamente, andando avanti nel tempo, le cose peggioravano, perché non sapendo della mia problematica, si acutizzavano.

Non ti sto adesso a raccontare la mia storia, perché sarà tema di un libro a parte che sarà una riflessione su quello che può succedere ad un bambino ADHD se non viene seguito e un'analisi di come potrebbe essere la vita con i giusti accorgimenti.

Qui voglio farti capire cosa invece è l'ADHD, che è una cosa basilare, perché rendersi consapevoli della problematica serve a trovare le soluzioni, secondo il mio umile parere.

Ho scoperto l'ADHD perché stavo attraversando un periodo di stasi lungo diversi anni; ogni mio bellissimo progetto non trovava un suo finale adeguato, non si concretizzava. Sapevo di avere i numeri adatti per farcela, ma qualcosa di oscuro che non riuscivo a comprendere mi bloccava sempre. Era qualcosa che mi aveva sempre accompagnato nella vita, sin dall'infanzia. Un malessere che non comprendevo, che spesso psicologi, psichiatri, neurologi ipnoterapisti etc etc, definivano come una semplice depressione o un disagio emotivo, senza riuscire però a liberarmene. Pian piano ero arrivato a conviverci, però quando la ditta di famiglia è fallita, così come anche il mio matrimonio, e mi resi conto che non riuscivo a concludere niente, è stato più evidente che quel malessere etichettato come depressione non era superato.

Cercavo di rialzarmi in ogni modo, ma tutto mi riportava sempre a terra. Non volevo far vedere agli altri che soffrivo, si sa che gli sfigati lamentosi non piacciono, ero determinato a trovare una soluzione. Ho cercato molte vie, ma niente, nessun risultato, e come sempre ogni progetto si accavallava, si rimodellava, ma non trovava mai un inizio o meglio un finale, andava a strattoni, come una macchina ingolfata, che va a singhiozzo.

Così non andava, era chiaro che molto dipendeva dal mio disordine organizzativo, dal mio continuo rimandare le cose, dalla mia distrazione e da quella continua mia agitazione che mi impediva di stare fermo.

Non riuscivo a focalizzarmi su niente. Avevo bisogno di qualcosa che mi tenesse concentrato e sul pezzo, per permettermi di portare a termine almeno un progetto così da iniziare a dare una scala di importanza alle idee che volevo sviluppare, in modo poi da potermi dedicare a un compito alla volta, cosa che mi era sempre riuscita difficile. In ato avevo fatto uso di psicostimolanti e sapevo che, differentemente dalle altre persone, a me, stranamente, facevano l'effetto opposto. Mi si calmava il sistema nervoso, ero più rilassato e si fermava anche quel continuo movimento delle mie gambe e delle mie mani quando ero fermo. Solitamente non riuscivo a tenerle immobili, dovevo fare qualcosa, ma in quei casi era un completo relax. Oltre a questo, la mia mente diventava più chiara, non svolazzava di qua e di là tra un pensiero e l'altro distraendosi, era concentrata come un laser. Così navigai in internet, alla ricerca di qualche farmaco psicostimolante che potesse darmi quella tranquillità e mi permettesse di essere focalizzato sui progetti che svolgevo. Trovai tra le varie sostanze il Metilfenidato, e si parlava in quel frangente di un farmaco usato per l'Adhd. Andai a vedere cosa era l'Adhd e scoprii che si trattava proprio di un disturbo da deficit dell'attenzione, impulsività e iperattività. Leggendo poi una delle poche descrizioni sul percorso di vita delle persone ignare di avere l'Adhd, dall'infanzia all'età adulta, iniziai a piangere di gioia. Ti chiederai perché piangevo di gioia, vero? Bene, per la prima volta nella mia vita, avevo scoperto cos'era quell'oscuro male che mi perseguitava sin da bambino. Sì, quella problematica che al tempo tutti i professionisti avevano etichettato come semplice depressione. Adesso potevo iniziare a scoprire cosa era nascosto nella mia vita, il perché di tante cose che mi erano capitate, ma sopratutto avevo la speranza di trovare delle vere

soluzioni, ora che ogni incognita era scomparsa.

Trovai in rete un test auto diagnostico e lo feci subito; da lì scoprii che potevo avere l'ADHD. Logicamente non mi fermai ad un semplice test, ma mi servì da spunto per approfondire con uno specialista. Presi contatto con delle strutture specializzate proprio in Adhd per l'infanzia, e un medico mi indirizzò in questo modo verso chi aveva conoscenze e competenze per trattare il disturbo negli adulti, finendo così al Santa Chiara a Pisa.

Dopo 6 mesi di indagini diagnostiche con test, osservazioni e questionari di valutazione, mi fu finalmente diagnosticato l'ADHD.

Da questo momento iniziai una cura, ma anche la ricerca personale per trovare rimedi alternativi per risolvere le mie problematiche, come lo sviluppo di strategie e altro. Sapere di avere l'Adhd mi permette oggi di vedere la mia vita con occhi diversi e cercare valide soluzioni per trasformare quella che fino ad ora consideravo una problematica a me sconosciuta in un punto di forza, sfruttandone le peculiarità e arginandone o attenuandone gli aspetti negativi.

Bene, nei prossimi capitoli potrai sapere meglio cos'è l'Adhd, farti l'autodiagnosi, capire gli aspetti e le problematiche ad essa legate, ma anche i pregi. Infine vedrai i possibili rimedi in sintesi, diciamo alcuni di essi in maniera sintetica. Da quando ho scoperto di avere l'Adhd ho anche aperto un blog personale, dove narro la mia esperienza affinché tutti possano comprendere meglio questo disturbo, specialmente se viene riscontrato come me in fase adulta, dato che da una notizia Ansa risulta che in Italia ci sono ben due milioni di adulti con Adhd. Spero che questo libro, così come il mio blog, possa aiutare a comprendere questa condizione e a imparare a conviverci nel migliore dei modi, come già fanno tante persone tra cui personaggi famosi, come potrai leggere nel libro.

Il mio blog lo trovi all'indirizzo: http://lamiaadhd.com/

Buona lettura.

1° TOUR - IO ho l'ADHD.

PARTENZA

Come ti ho già detto, io ho l'ADHD e me la sono diagnosticata da solo inizialmente, quindi se tu hai l'ADHD, immagino che cercherai subito il test per trovare una conferma alla tua supposizione, ma ti vorrei dare un piccolo consiglio: prova ad aspettare, perché adesso ti spiegherò un percorso da seguire, che è valido e sopratutto a me ha portato buoni risultati.

Lo so, è difficile pazientare, non dirlo a me che ti vorrei far fare subito il test per chiederti il risultato che hai ottenuto, ma dai, facciamoci un grosso favore a vicenda, PAZIENTIAMO.

Adesso andremo o o, ti mostrerò tutto il percorso una tappa alla volta.

Ti posso assicurare che non staremo fermi, perché non potrei farlo neanche io, visto che ho l'Adhd, se ti ricordi bene.

Per sapere se abbiamo realmente questo disturbo oppure no, bisogna prendere in esame i seguenti aspetti:

1. Prendere consapevolezza di cosa parliamo. Capire cosa è l'ADHD;

2. Capire come poter auto diagnosticarsi l'ADHD, e poi quale percorso seguire per approfondire con uno specialista;

3. Fare il test di autodiagnosi;

4. Continuare ad informarsi sulla propria ADHD.

Prima di auto diagnosticarci l'ADHD, scopriamo insieme in cosa consiste questo disturbo e cosa si nasconde dietro questa misteriosa sigla. Sembra una sigla spionistica tipo la C.I.A., vero? Bene, proseguiamo:

TAPPA - Cosa è l'ADHD.

A come Attenzione

D come Deficit

H come Hyperattività (sembra brooklino, lo so, ma non potevo italianizzarlo, comunque Hyperactivity vuol dire Iperattività)

D come Disordine

In inglese sarebbe (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder).

In altre parole, è il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività. Potrei usare anche altre sigle, come quelle italianizzate, ma serve a poco, preferisco parlare con il termine più usato, che è proprio ADHD.

Il disturbo dell'ADHD, come avrai ben capito, riguarda la sfera dell'attenzione, che tratteremo più avanti, e altri aspetti quali l'impulsività e l'iperattività.

La persona con tale disturbo ha problemi a mantenere l'attenzione per diversi motivi che dipendono dal cervello, da come esso lavora, e contemporaneamente può anche essere iperattiva e impulsiva. Adesso tutto questo ti sembra familiare? Se sì, e vorresti subito scappare a fare il test, ti dico che potrebbe essere

probabile che tu abbia l'ADHD, ma aspetta ancora un poco, facciamo un etto alla volta.

Continuiamo a capire meglio questo disturbo e ad acquisire una maggiore consapevolezza, come si diceva prima. Ricordi il 1° o da fare?

Perfetto, allora iamo ad una breve sintesi della storia dell'ADHD.

I primi accenni a quella che oggi è l'Adhd si possono riscontrare già nel 1798 nel libro “An inquiry into the nature and origin of mental derangement” di Sir Alexander Crichton, dove si parla appunto di irrequietezza mentale. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività è stata descritta chiaramente da George Still nel 1902 . Si inizia poi a definire meglio il disturbo nel corso del tempo tramite il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) che sarebbe il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, in altre parole propone delle linee guida per classificare i vari disturbi mentali e costituisce un punto di riferimento a livello internazionale.

Già nel DSM I si classificano i disturbi di iperattività, disattenzione e impulsività con il termine MBD ossia, “disfunzione celebrale minima” e nel 1966 tale condizione veniva descritta così: "Bambini con intelligenza intorno alla media o sopra alla media con alcune disabilità di apprendimento o comportamento che variano da lievi a gravi che sono associate con variazioni della funzionalità del sistema nervoso centrale. Queste variazioni possono manifestarsi per effetto di varie combinazioni di riduzione della percezione, concettualizzazione, linguaggio, memoria e controllo dell'attenzione, impulsività o funzione motoria", ma anche qui non si accenna a nessuna evoluzione in fase adulta. Nel 1968, nel DSM II, si inizia a chiamarla “Reazione ipercinetica dell'infanzia” e come si può ben immaginare neanche allora si considerava lo sviluppo del disturbo nella fase adulta.

Per parlare della sindrome in fase adulta, si deve aspettare una conferenza del 1976, dove si accenna alla possibilità che questo deficit possa anche presentarsi in fase adulta. Nel 1980, nel DSM III, la sindrome assume un nuovo nome, molto più vicino all'attuale, e ancora usato oggi, per definire le persone che presentano solo i sintomi di disturbo dell'attenzione. Il nome per definire tale disturbo fu ADD, disturbo del deficit dell'attenzione, con o senza iperattività. Nel 1987 il DSM III subì una revisione che portò finalmente a definire il disturbo con quello che è il nome attuale, ADHD.

Comunque sia, ogni studio e descrizione si riferiva sempre all'età infantile e adolescenziale, senza fare minimamente accenni, se non in casi sporadici, sulla possibilità che l'ADHD si potesse manifestare anche in età adulta o che potesse progredire nella crescita per tutto l'arco della vita. Si deve aspettare gli anni '90 per iniziare a vedere studi in merito e iniziare a considerare l'ADHD anche in fase adulta e non solo nell'infanzia.

Da questa sintesi della storia del disturbo ADHD, puoi iniziare a capire come mai sia ancora ben poco conosciuto come disturbo in età adulta e solo adesso si cominci a studiarne ogni aspetto prendendo sul serio anche la fase evolutiva. Pensa che a me, sin da ragazzo, diagnosticavano depressione o sbalzi di umore, a cui ricollegavano la mia disattenzione e il mio disagio, ma è comprensibile perché se al momento siamo ancora agli inizi sugli studi della Adhd in fase adulta all'estero, puoi immaginare come in Italia la ricerca sia ancor più indietro. Sono ancora pochi gli specialisti che riconoscono tale condizione in fase adulta, oltre anche alle varie correnti che invece non riconoscono affatto tale problematica.

Secondo la mia personale esperienza l'ADHD esiste anche in fase adulta, altrimenti non si spiegherebbe il fatto per cui le persone affette dal disturbo reagiscano alle sostanze psicostimolanti in maniera opposta alle altre persone, con effetti calmanti sul sistema nervoso e un senso di presenza, di completezza oltre che di maggior lucidità. Posso capire gli effetti di maggior concentrazione e presenza mentale dovuti agli psicostimolanti, ma è poco comprensibile e chiaro,

invece, l'effetto calmante su impulsività e iperattività.

Bene, adesso che abbiamo visto un po' di storia della ADHD, iniziamo a capire di cosa si tratta in breve e quali sono le sue cause.

L'ADHD è un disturbo difficile da diagnosticare, perché può legarsi ad altre problematiche, può associarsi ad altri disturbi o esserne la conseguenza. Chi ha l'ADHD spesso presenta casi di comorbilità con altre patologie, come ansia, depressione, disturbo dell'apprendimento, dislessia, disturbo bipolare, disturbo da tic nervoso, disturbo ossessivo-compulsivo e altri, che ne rendono quindi difficile l'evidenza, perché magari nascondono dietro la loro origine proprio l'ADHD e spesso ne mascherano la diagnosi.

Logicamente, dipende da caso a caso, non è detto che una persona con ADHD abbia necessariamente tutti questi sintomi insieme. Per esempio la mia depressione portava ad una diagnosi che nascondeva sempre l'origine dovuta alla ADHD e le problematiche sociali che comportava. Quindi, come avrai intuito, potrai fare anche l'autodiagnosi da solo, ma ti deve servire solo per valutare se approfondire con uno specialista oppure no, perché i sintomi della ADHD possono anche essere presenti in altre patologie.

Devi sapere che noi maschietti, purtroppo, abbiamo maggiori possibilità di avere l'ADHD rispetto alle donne (e poi le chiamano il sesso debole Ndr), sì, perché il disturbo è diagnosticato tre volte più spesso nei maschi che nelle femmine.

Ci sono vari questionari diagnostici per valutare l'ADHD, e da ognuno di loro differisce, logicamente, la possibilità di avere o meno il disturbo. Per esempio, quando la diagnosi viene fatta con i criteri del DSM IV, si stima che il 6-7% della popolazione mondiale sotto i 18 anni possa essere affetta da ADHD, mentre se si usano i criteri dell'ICD-10, che è classificazione internazionale delle

malattie e dei problemi correlati, stilata dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS-WHO), questa percentuale scende tra l'1 e il 2%, e quindi è difficile fare una stima precisa, come è altrettanto difficile fare una diagnosi appropriata, perché attualmente il solo modo di diagnosticare l'ADHD è tramite l'osservazione e i questionari diagnostici. Certo è che i numeri sono comunque alti per l'infanzia, e un dato maggiormente certo, dai vari studi, è che circa il 3050% dei bambini con questa condizione continueranno ad averla manifesta anche in età adulta, e quindi in quella prima fase è importante far seguire bene la problematica, al fine di poter dare degli strumenti validi al bambino, per poter vivere da adulto con strategie e conoscenze adatte a sopperire tale problematica in maniera autonoma.

Riepilogando, l'ADHD è un disturbo che compromette i processi dell'attenzione, causa un'alta impulsività e rende molto iperattivi ma è difficilmente diagnosticabile e richiede quindi un approfondimento con degli specialisti per un'attenta valutazione e diagnosi.

Ma quali sono le CAUSE? Analizziamole adesso insieme.

Le cause dell'Adhd, secondo diversi studi, possono dipendere da svariati fattori e adesso le valuteremo insieme, cosicché potrai comprendere meglio questa condizione.

Non saltare subito al test, anche questo paragrafo è importante, perché ti offre una maggior chiarezza se hai l'Adhd o se conosci persone affette dallo stesso problema.

Dai, aspetta ancora un attimo, e se proprio non puoi, fammi un piacere, prenditi una pausa e poi continuiamo, capisco benissimo che hai bisogno di staccare, specialmente se hai l'Adhd.

Eccone le cause principali:

Fattore Ereditario: Sì, proprio così, l'Adhd può essere ereditaria e può quindi dipendere da un fattore genetico. Ci sono molti studi scientifici, dove si stima che il fattore ereditario sia al 70% la causa del disturbo nelle persone.

Infatti non è raro che genitori ai cui figli viene diagnosticata l'Adhd, e quindi prendono conoscenza del disturbo, si trovino a scoprire che tale condizione è presente anche in loro.

Per esempio mio padre, che è nato nel 1933 e quindi ha 82 anni, ha l'Adhd pur non sapendolo.

Ti chiederai come faccio a esserne certo. Semplice, perché al momento in cui ho scoperto di avere l'Adhd, e ho studiato la problematica molto profondamente, ho capito subito che aveva gli stessi sintomi, infatti è molto impulsivo, non riesce a stare seduto o fermo senza muovere le gambe o tamburellare le dita, è come un leone in gabbia, deve sempre muoversi. Inoltre gli incidenti stradali che ha subito, a velocità ridotte, per la maggior parte sono stati causati dalla distrazione, infatti quando guida velocemente è molto attento. Inoltre si scorda le cose a breve e spesso si distrae mentre gli si parla, e magari ti interrompe senza farti finire per dire la sua.

Se prima li reputavo fattori dipendenti dal suo carattere, oggi ho la certezza che sia ADHD. Quindi, per esperienza personale, posso affermare che il mio disturbo è ereditario, così come avviene nella maggioranza dei casi.

FATTORI AMBIENTALI: Altri studi stimano che un'altra causa dell'ADHD può dipendere da fattori ambientali come per esempio l'esposizione ad alcool e fumo in gravidanza e nei primissimi anni di vita. Infatti la relazione tra tabacco e Adhd può dipendere dal fatto che la nicotina causa ipossia nel feto, cioè una patologia che dipende dalla carenza di ossigeno nell'individuo, in questo caso nel nascituro.

Anche problematiche nella gravidanza e nel parto possono essere causa del disturbo.

Altre cause dell'insorgere dell'Adhd possono dipendere anche da fattori psicologici, come violenze e abusi.

Alcuni studi hanno riscontrato delle differenze di grandezza di parti del cervello che possono corrispondere alla presenza di ADHD, ma allo stato attuale, tali variazioni sono poco significative e difficilmente riscontrabili con gli strumenti di diagnostica. Non vi è ancora un fattore genetico unico per definire una diagnosi di tale condizione, poiché tale disturbo è l'insieme di più fattori che possono avere rilevanze diverse da individuo ad individuo. In poche parole, allo stato attuale, si possono comprendere le cause ma non si riesce ancora ad avere una diagnostica fisica, come esami del sangue, esami del DNA o tomografia celebrale che possano attestare con assoluta certezza la diagnosi di questo disturbo.

Allora come possiamo capirlo? Solo con l'autodiagnosi e l'approfondimento di uno specialista? Bene, c'è anche un altro fattore che possiamo analizzare, e cioè imparando a comprendere la sintomatologia del disturbo.

Adesso infatti analizzeremo i sintomi in maniera veloce, dopo di che potrai fare finalmente il test. Ti descrivo rapidamente le sintomatologie, perché dopo il test

sarà importantissimo analizzarle approfonditamente insieme per comprenderle e capire come possiamo porvi rimedio dopo averle consapevolizzate dentro di noi.

Bene, adesso iniziamo a parlare dei sintomi dell'ADHD.

Innanzitutto, ricordiamoci i tre aspetti fondamentali che interessano l'ADHD, che sono la disattenzione, l'impulsività e l'iperattività. Purtroppo sono sintomi difficili da definire perché spesso la linea di confine che separa la loro normale manifestazione da quella che invece è sinonimo di disturbo e richiede un intervento medico è piuttosto labile. Chi non ha mai avuto disattenzioni, a chi non è capitato di non riuscire a stare fermo in situazioni di stress o di diventare impulsivo quando magari era arrabbiato? Affinché si possa diagnosticare tali segnali come sintomi del disturbo, è necessario che si presentino da almeno 6 mesi in diversi ambiti e non solo in un ambito particolare, vale a dire che dovresti accusare disattenzione, impulsività e iperattività insieme, o anche slegate tra loro, da almeno 6 mesi consecutivi e tali manifestazioni dovrebbero avvenire sia sul lavoro che a casa e in altre occasioni. Logicamente, se i sintomi sono riscontrati fin dall'infanzia, si hanno maggiori probabilità di essere realmente affetti da Adhd.

Ecco come riconoscere i vari aspetti del disturbo.

Disturbo dell'ATTENZIONE:

Ci si distrae facilmente perdendo i dettagli, si dimenticano le cose e solitamente si tende a are da una attività all'altra. Risulta difficile concentrarsi su una cosa. Ci si annoia velocemente dopo pochi minuti che si è iniziata un'attività

monotona o ripetitiva, o un compito da svolgere, a meno che questo non sia divertente e allora al contrario si è molto attenti come se si fosse catturati dal compito. Si hanno problemi a focalizzare l'attenzione nell'organizzazione e il completamento di un compito e ci si lascia facilmente distrarre ad ogni stimolo esterno o pensiero. Si incontrano difficoltà a svolgere i compiti prefissati, spesso perdendo gli strumenti necessari al loro completamento, per esempio preparare un progetto e non ritrovare il file, oppure nel riparare un oggetto non riuscire a trovare il cacciavite. Si dà l'impressione di non ascoltare quando ci parlano, osservando ogni cosa che entra nel nostro campo visivo. Si dà l'impressione di sognare ad occhi aperti o pensare ad altro. Si fa fatica a elaborare le informazioni ricevute con la stessa precisione degli altri. Capita di non trovare oggetti o cose, per esempio si cercano gli occhiali che sono sulla testa. Si ha la tendenza a rimandare i compiti da svolgere per are ad altro. Si ha la tendenza ad essere disordinati e avere pile di fogli sulla scrivania, con difficoltà a mettere a posto. Nelle attività che divertono, di solito si presta attenzione e si è focalizzati, come rapiti dall'attività, e ci si sente isolati dall'esterno. Si prova nervosismo se si viene interrotti. Durante una ricerca su Google o Wikipedia, partendo da un argomento, si aprono mille finestre e alla fine ci si ritrova a informarsi di altre cose.

Disturbo dell'IMPULSIVITÀ:

Non si sa aspettare il proprio turno, si è impazienti. Quando gli altri parlano, non si lascia finire un discorso e lo si interrompe per prendere la parola. Si esprimono commenti inappropriati senza riflettere. Si mostrano le proprie emozioni senza inibizioni. Si agisce di impulso senza prendere in considerazione le conseguenze. Si spendono soldi senza riflettere. Si vuole subito ogni cosa. Per esempio si vogliono aprire i regali di Natale il giorno prima, o non si riesce ad aspettare il tempo giusto per fare una sorpresa, ma si anticipano i tempi. Si ride spesso con o senza un motivo reale. Si legge velocemente e si salta da una lettura ad un'altra senza finire la precedente.

Disturbo dell'IPERATTIVITÀ:

Quando si è seduti o fermi si muovono continuamente le gambe e le mani, si dondolano i piedi, battendoli continuamente, si incrociano ripetutamente le gambe senza trovare una posizione. Si sente l'impulso irrefrenabile di giocherellare con qualsiasi cosa ci capiti in mano, per esempio si fa girare ripetutamente la penna nella mano, oppure una moneta. Si tamburella o si batte il tempo continuamente con le dita o le mani su tavoli o altre superfici.

Si ha difficoltà a stare a lungo seduti. Si sente il bisogno di muoversi continuamente anche quando si svolgono attività che non lo richiedono; per esempio, quando sono al cellulare, devo camminare tanto e così faccio i solchi nella stanza percorrendo chilometri interi. Si ha difficoltà a svolgere compiti o attività tranquille. Si parla in continuazione. Si parla gesticolando parecchio o facendo parecchio uso delle mani. Quando si è in fila si muovono le gambe in continuazione, non riuscendo a stare fermi troppo tempo. Ci si spazientisce nell'attendere l'apertura di programmi su computer, tablet o cellulari.

Ecco, questi sono alcuni dei sintomi che ti possono già far capire se hai l'ADHD. Se per caso hai manifestato molti di questi sintomi sin dalla tua infanzia, pensando che fossero naturali per te, bene, allora ti dico subito che puoi anche evitare di fare il test di autodiagnosi, perché questo è già un chiaro segnale che potresti avere il disturbo. Basta che tu presenti più di tre di ognuna delle tre categorie per essere tra le persone che possono facilmente riscontrare l'Adhd.

Logicamente adesso non fare come me, che osservo ogni persona e appena vedo manifestarsi uno di questi sintomi inizio a pensare che anche quella persona abbia l'ADHD; anche se lo pensi, non dirglielo, non lasciarti prendere dall'impulsività di parlargliene, perché se hai l'Adhd è logico che lo stimolo a farlo è davvero forte.

Ricordati che prima di diagnosticare o diagnosticarsi l'ADHD, si deve fare l'approfondimento con un medico specialista che confermi i propri dubbi.

Bene, adesso che abbiamo visto i vari sintomi, nonostante non sia entrato nello specifico di altre problematiche correlate, di cui parleremo più avanti, come ad esempio il disturbo dell'affettività, adesso hai un quadro più completo sull'Adhd, la sua storia, la patologia, le cause e i sintomi.

Non ci resta che comprendere come possiamo risolvere la nostra problematica, e lo faremo parlando della CURA dell'ADHD.

Prima di prendere consapevolezza di come poter curare il disturbo, ti invito a fare 5 minuti di pausa e a ripensare alle nozioni appena apprese.

Magari, se hai voglia, fai una ricerca per approfondire meglio l'argomento, ma nel caso ti do un consiglio: scrivi cosa vuoi approfondire, poi focalizzati per cercare solo quella informazione per i prossimi 5 minuti, evitando qualsiasi altra informazione che ti possa sviare facendoti così perdere la bussola.

Curare la propria ADHD?

Non ti aspettare che ti parli adesso di una cura definitiva per l'Adhd, perché non esiste una soluzione efficace come per il raffreddore o per il mal di testa; considera il disturbo alla stregua del diabete o di altre problematiche con cui devi convivere.

Logicamente mi dirai adesso: ma se non esiste cura, e l'Adhd è come altre malattie, quali il diabete, con cui si convive a vita, allora hai già finito questo tuo intervento? Perché mi parli di cura?

Semplice, perché come il diabete o altre malattie con cui devi convivere si può parlare di soluzioni per avere un'aspettativa di vita migliore. Pensa a cosa succederebbe se avendo il diabete non prendessi le giuste precauzioni e non assumessi i farmaci necessari; sarebbe disastroso per te.

Adesso non voglio dirti che dovrai prendere farmaci a vita, o proporti stili di vita per stare meglio, ma la mia intenzione è quella di offrirti una panoramica veloce su come viene trattata l'Adhd, al fine di portarti a comprendere che non è una lama di Damocle che pende sulla testa, pronta a colpire, ma al contrario può essere possibile conviverci e sfruttarla a proprio vantaggio per migliorare il proprio stile di vita.

Una premessa è d'obbligo in questi casi: tutto quello che leggerai è solo a titolo informativo, non vuole essere un'indicazione per auto curarsi.

Ti sconsiglio un utilizzo di questo genere sulle informazioni che leggerai, perché il percorso e le cure migliori per te potranno esserti indicati solo dallo specialista a cui ti affiderai.

Questa avvertenza è il cavallo di battaglia del mio blog, http://lamiaadhd.com, perché spesso cerchiamo soluzioni in internet pensando di fare da soli, compresa la diagnosi di una malattia, ma la soluzione migliore è interpellare uno specialista che possa seguirti nel migliore dei modi e darti i giusti consigli, diagnosi e cure che siano adeguate a te per poter monitorare i tuoi progressi e centrare meglio le soluzioni idonee per te e solo per te. Ti faccio un banale esempio che porto sempre alle persone per spiegare questo concetto: immagina che tu abbia un mal di stomaco, inizi a cercare su un motore di ricerca informazioni sulle possibili cause e visiti diversi siti in cui ognuno affronta la problematica in maniera diversa; trovi chi dice che può dipendere da una cattiva alimentazione, magari hai mangiato troppo o qualcosa che ti ha dato noia, e chi

dice che potrebbe essere sintomo di un tumore allo stomaco.

Sai cosa succede?

Semplice, che la tua attenzione scarterà tutte le altre informazioni soffermandosi su quelle che propongono le ipotesi peggiori, e così inizierai a pensare di avere un tumore allo stomaco.

E questo perché?

Perché ti sei messo davanti al professionista. Poi vai dal dottore, ti chiede cosa hai mangiato il giorno prima, ti fa degli accertamenti e poi ti dice tranquillamente di non preoccuparti perché è solo una indigestione.

Quindi prendi queste informazioni a titolo informativo e poi affidati allo specialista che ti aiuterà meglio di qualsiasi informazione auto elaborata.

Adesso vediamo cosa possiamo fare per la nostra ADHD.

Cure Farmacologiche: Chi è affetto da Adhd spesso risponde bene a cure con farmaci che gli permettano di attenuare o calmare la propria iperattività e impulsività e lo aiutino ad essere maggiormente concentrato sul compito che sta svolgendo. I farmaci possono essere di tue tipologie, inibitori come lo Strattera, oppure psicostimolanti come molecole della famiglia delle anfetamine tipo Metilfenidato o altre molecole simili. La cosa strana è che queste molecole della famiglia delle anfetamine calmano le persone con ADHD da quel senso di

agitazione da quella impulsività e li rendono più focalizzati e meno soggetti alla distrazione e all'influenza dei fattori ambientali. In poche parole sei più calmo e sei più attento e focalizzato senza che la farfalla che ti a vicino ti distragga insieme alle chiacchiere intorno a te. Logicamente, come per ogni farmaco, ci sono gli effetti collaterali e sono molti; sta al medico valutare la risposta al farmaco del paziente, monitorarlo per cambiare tempestivamente posologia o addirittura cura. Non siamo TUTTI uguali, neanche noi con l'ADHD. Per esempio c'è chi tollera tranquillamente l'aspirina, chi risente degli effetti collaterali in maniera leggera e chi li sente in maniera più pesante, per non parlare delle persone che sono allergiche e per cui anche l'assunzione di una sola aspirina potrebbe essere fatale.

Così è anche per farmaci di questa entità. Purtroppo sono a rischio di abuso, per la loro attività stimolante, da parte anche delle persone che non hanno il disturbo e che vorrebbero assumerli per migliorare solo le proprie prestazioni, ma per noi con ADHD spesso sono una delle chiavi per migliorare la qualità della vita. Molte persone inconsapevoli di avere il disturbo vivono senza farmaci e sono in grado di raggiungere buoni risultati nella propria vita, ma questo dipende molto anche dal percorso di vita che essi hanno intrapreso che gli ha permesso di sviluppare strategie idonee a fare da contrappeso alla propria distrazione, impulsività o iperattività. Solitamente la cura farmacologica può aiutare a risolvere l'80% dei casi. Per questo alla cura farmacologica è bene abbinare anche percorsi con specialisti in terapie comportamentali e percorsi di sostegno.

Terapie Comportamentali: Oltre alla cura farmacologica, è sempre utile seguire anche dei percorsi di sostegno, per consapevolizzare e imparare tecniche e strategie al fine di rispondere alla problematica in questione. Quindi un percorso di affiancamento con uno psicoterapeuta o dei professionisti sulla ADHD che possono farci da tutori, aiutandoci ad apprendere abitudini, tecniche e strategie utili da applicare poi quotidianamente per renderle dei meccanismi automatici dentro di noi, come è stato per respirare, camminare, andare in bici o in auto, diventa un ottimo strumento terapeutico per arrivare ad una convivenza equilibrata con il nostro disturbo.

Anche le persone che ti assistono nell'apprendimento e verificano i risultati al fine di poter calibrare l'insegnamento e la terapia in maniera ponderata per l'individuo, come insegnanti di sostegno o tutori, possono essere un valido aiuto ai nostri scopi.

Terapie di gruppo: Anche partecipare a terapie di gruppo può essere utile, al fine di consapevolizzare meglio e darsi sostegno con altre persone con la stessa problematica.

Dieta personalizzata: In molti casi, si è scoperta una correlazione tra cibo e Adhd, in particolare certe sostanze possono determinare un acutizzarsi della problematica, tipo edulcoranti o conservanti particolari. Alcuni studi, ad esempio, hanno costatato che l'irrequietezza delle gambe può essere anche dovuta ad una carenza di ferro (anemia) che il medico dovrà verificare con i dovuti strumenti diagnostici dando una adeguata terapia che tenga conto di entrambi i fattori.

Qui mi fermo con le cure, che ritratteremo approfonditamente nei capitoli finali.

Adesso, sono convinto, avrai un quadro abbastanza dettagliato dell'ADHD e spero che tu non ti stia spaventando o peggio abbattendo per la tua problematica, perché l'intenzione di questo libro, invece, è rivolta all'opposto. Mi piacerebbe che tu prendessi coscienza della problematica per farti capire che è una problematica con cui si può convivere tranquillamente e anzi può essere per certi versi anche un dono, perché oltre alle problematiche, l'ADHD comporta anche dei benefici, grazie alla tipologia di elaborazione del cervello diversa dagli altri, che fa fortunatamente da contraltare alle problematiche riscontrate.

Del resto, come già accennato, ti posso assicurare che esistono molti casi di persone con Adhd che hanno avuto successo nella vita, nonostante ignorassero di

esserne affetti, e quindi senza dei percorsi terapeutici o farmacologici e senza consapevolezza della propria problematica, come leggerai quando parleremo dei personaggi celebri con Adhd come Will Smith o Justin Timberlake.

Molte persone con il disturbo sono imprenditori e liberi professionisti, tipologia di lavoro adatta a chi ha l'Adhd, in quanto il disturbo gli permette di essere liberi di operare su qualcosa che li apiona in maniera attenta veloce e focalizzata senza sforzo, grazie al fatto che l'attenzione si riversa in quello che fanno, mentre l'impulsività gli permette di prendere rapidamente decisioni. Le persone con il disturbo possono avere buoni risultati anche nel mondo della formazione, delle arti e dello spettacolo, perché l'Adhd porta con sé doni come la creatività, a causa dei numerosi flussi di pensiero, generando così abilità di brainstorming e problem solving, fantasia e immaginazione e visionarietà nel senso positivo del termine.

Bene, adesso prenditi una pausa perché te la sei proprio meritata.

La prossima tappa di questo tour, prima di giungere al traguardo del test, sarà quella inerente ai i necessari per effettuare un'autodiagnosi del disturbo e prende in esame come comportarsi di fronte al risultato.

Adesso però riposati pure 5 minuti, metabolizza tutte le nuove informazioni e premiati, perché te lo meriti. Sei arrivato fin qua con pazienza e quindi sei stato davvero bravo a contenere la tua impulsività, non trovi? Bene, per confermarmelo, scrivimi una email a questo indirizzo: [email protected]; come avrai ben capito riceverai nella tua email un premio, una bella sorpresa, riceverai… Gabriele, stai calmo, se lo dici che sorpresa è?

Giusto, devo controllare la mia impulsività, non mi lascerò fregare, scrivimi e lo scoprirai. E così io saprò che stai seguendo il libro.

TAPPA - AUTODIAGNOSI

Ok, spero che la sorpresa sia stata di tuo gradimento. Adesso affrontiamo l'ultimo argomento prima del test di autodiagnosi, consideriamo i i necessari da fare prima di arrivare al test e quelli successivi per darti gli strumenti adatti a capire se hai l'ADHD oppure no.

Adesso parliamo di come iniziare ad auto diagnosticarsi il disturbo per capire se dobbiamo approfondire o meno con uno specialista, oltre al motivo per cui può essere utile fare una auto diagnosi da soli.

Spesso ci vergogniamo, per timori o pregiudizi personali, di andare subito da uno specialista di disturbi mentali, pensando che ogni problematica dipenda solo da noi e che noi soli possiamo porvi rimedio.

E questo in parte è vero, perché altrimenti non si spiegherebbe come persone con Adhd hanno avuto successo nella loro carriera ottenendo una buona qualità della vita e siano riuscite a raggiungere notevoli risultati nonostante ignorassero le problematiche collegate alla propria condizione.

Però è anche vero che una casistica maggiore di persone non ha questi successi, e spesso la loro qualità della vita non è così buona. Addirittura sopravvivono o si sono lasciati andare ad uno stato di rassegnazione in balia della propria Adhd, proprio perché non riconoscono di avere un problema.

Ciò dipende da come è strutturata la nostra società, dove è ancora motivo di vergogna andare dal famoso strizzacervelli, spesso per paura di essere etichettati

come pazzi.

Al contrario, un aiuto esterno, che ti permetta di osservare la tua vita da un punto di vista diverso dal tuo, può permetterti di capire molte cose su di te.

Ok, logicamente, se sei soddisfatto della tua vita, questo non è un problema, ma se senti dentro di te un senso di insoddisfazione e di mancanza, allora è il momento di fare i primi i iniziando dal primo che è:

Capire di avere un problema:

Importante è comprendere e accettare di avere un problema per cui si necessita di aiuto.

Puoi iniziare a informarti confrontandoti con altri su questo tuo malessere, come ho fatto per esempio io, cercando in rete e parlando con altri del mio problema a stare focalizzato senza iniziare una miriade di progetti senza mai concluderne uno.

A quel punto cerchi anche di fare un test che ti possa dare un'indicazione, per poi are subito da uno specialista che approfondisca la problematica e ti confermi i tuoi dubbi.

Io sono giunto così a comprendere di avere l'Adhd.

Di test per la valutazione della Adhd ne puoi trovare diversi in rete, ma ti consiglio di seguire quelli che richiamano le procedure del DSM o dell'IDC10. Esiste anche un altro strumento di valutazione diagnostica, che è il DIVA 2.0.

Il Diva 2.0, sviluppato dalla Diva Foundation in Olanda, è uno dei migliori test di auto diagnosi, anche se la stessa Diva Foundation ricorda che la miglior cosa è rivolgersi sempre ad uno specialista e usare l'auto diagnosi solo come primo o per poi are al medico.

Il test si basa sui criteri dettati dal DSM IV e su questo link puoi trovare la versione pdf gratuita proprio in italiano:

http://www.divacenter.eu/Content/VertalingPDFs/DIVA_2_ITALIANO_FORM.pdf

Questo è già un test molto esauriente per una prima valutazione.

Ci sono innumerevoli modi per una prima autodiagnosi dell'Adhd, ci sono addirittura delle app per fare la valutazione, ma non stare a complicarti molto la vita, cerca il metodo più semplice e poi lascia che gli specialisti facciano il loro lavoro di approfondimento.

Se hai compreso a grandi linee cos'è l'Adhd, sarai già in grado di sapere se sia il tuo caso o meno.

Per capire se hai l'Adhd, puoi fare una valutazione in base a questi pochi punti:

Hai un figlio o un parente che ha l'Adhd e riconosci i sintomi anche in te. Leggendo i sintomi che accompagnano l'Adhd, ti sei accorto che molti di essi sono parte integrante della tua vita da più di 6 mesi, se non addirittura dall'infanzia. Hai sempre sentito che qualcosa mancava in te e leggendo della Adhd pensi seriamente che questa sia la risposta alla tua inquietudine.

Ecco, come vedi, alla fine non serve molto per fare una propria valutazione personale e capire se sia il caso o meno di approfondire con uno specialista.

Ma se non sei ancora soddisfatto puoi fare il test adesso, ricordandoti però che ti serve solo per comprendere se sia il caso di verificare la patologia tramite un medico esperto del disturbo.

Buon test.

TAPPA - TEST di valutazione dei SINTOMI dell'ADHD. TRAGUARDO TOUR

Prima di iniziare, ti avviso che troverai in fondo al test, la soluzione su come valutare le tue risposte. Adesso dovrai rispondere alle seguenti domande segnando la casella che secondo te è quella che senti maggiormente più consona alla risposta. Ti chiedo di dare una risposta tenendo conto che tale fattore sia manifesto da almeno 6 mesi o di più.

È ora di iniziare.

Il test è basato sui Criteri diagnostici del DSM IV- TR (APA, 2004) per il Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività.

1) Tipo con disattenzione predominante

1. Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro o in altre attività

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

2. Spesso ha difficoltà a mantenere l'attenzione sui compiti o sulle attività di gioco

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

3. Spesso non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

4. Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze, o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni)

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

5. Spesso ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

6. Spesso evita, prova avversione o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa)

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

7. Spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per esempio giocattoli, compiti di scuola, matite, libri o strumenti)

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

8. Spesso è facilmente distratto da stimoli esterni

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

9. Spesso è sbadato nelle attività quotidiane

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

2) Tipo con iperattività/impulsività predominante

1. Spesso muove con irrequietezze mani o piedi e si dimena sulla sedia

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

2. Spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

3. Spesso scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo (negli adolescenti o negli adulti ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza)

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

4. Spesso ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

5. è spesso "sotto pressione" o agisce come se fosse "motorizzato"

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

6. Spesso parla troppo

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

7. Spesso "spara" le risposte prima che le domande siano state completate

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

8. Spesso ha difficoltà ad attendere il proprio turno

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

9. Spesso interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti (per esempio si intromette nelle conversazioni o nei giochi)

Mai Raramente Qualche volta Spesso Molto spesso

Bene, adesso che hai finito, conteggia le risposte dando un punto a tutte le risposte “Spesso” e “Molto Spesso”. Se hai totalizzato più di 6 punti nella prima sessione “Tipo Disattenzione predominante”, allora sappi che potresti avere il disturbo Adhd con prevalenza verso il problema dell'attenzione e forse sentire uno specialista potrebbe essere una buona idea, specialmente se pensi che le risposte possano anche essere valide per la tua infanzia.

Se hai totalizzato più di 6 punti nella seconda sessione “Tipo con iperattività/impulsività predominante”, allora è probabile che tu sia un tipo iperattivo e impulsivo e anche in questo caso è bene sentire uno specialista per indagare maggiormente.

Infine, se hai totalizzato tra le 2 sessioni più di 6 punti a sessione, in questo caso sei Adhd puro di tipo combinato, cioè che ha predominanti tutte le caratteristiche della Adhd, e quindi anche in questo caso rivolgersi a uno specialista per una valutazione più approfondita sarebbe opportuno.

Quando tali problematiche sono così predominanti nella propria vita da non aver trovato un modo per poterci convivere e avere una buona qualità di vita, occorre indagare.

Adesso sai che è possibile dare una svolta alla tua vita comprendendo la tua problematica e cercando le soluzioni, di cui parleremo più avanti.

Bene, contento? Hai fatto il tuo test e sei stato bravo a seguirmi fino ad ora, senza lasciarti prendere dalla tentazione di andare subito al test. Complimenti di cuore, meriti davvero di fare qualcosa di piacevole per te stesso, per premiarti del lavoro fatto fino ad ora.

Adesso prenditi il riposo meritato, svagati e ci vediamo al prossimo capitolo, dove inizieremo a prendere coscienza in maniera più approfondita delle problematiche della nostra Adhd. Dopo aver compreso bene come funziona la nostra mente, vedremo anche i vantaggi che ci offre la nostra Adhd, perché, se ricordi bene, alle problematiche corrispondono proporzionalmente anche dei fattori positivi e unici, legati al modo in cui lavora il nostro cervello.

2° TOUR delle Caratteristiche del'ADHD.

PARTENZA

Sono contento di rivederti. Adesso che hai scoperto di poter avere l'Adhd, o di conoscere persone con questa condizione, e hai iniziato a farti un'idea di cosa sia l'Adhd, approfondiremo insieme gli aspetti principali che la compongono, o meglio andremo ad analizzare in maniera approfondita i tre aspetti primari dell'Adhd, che sono l'Attenzione, l'Impulsività e l'Iperattività.

Questo ci serve per comprendere anche meglio come agisce su di noi il disturbo, quale fattore sia predominante e come possa aver influito o potrà influire nella nostra vita. Nel prossimo libro che scriverò troverai la mia storia vista da due punti di vista ben precisi:

il primo descriverà come è stata la mia vita senza sapere che avevo l'Adhd e come venivano classificati gli avvenimenti che mi accadevano, per esempio con la diagnosi di depressione o sbalzi di umore, e come reagivo.

Nella seconda parte invece sarà rianalizzata la mia vita con la consapevolezza di avere il disturbo, per capire come si inquadravano i vari episodi REALMENTE.

Questa piccola anticipazione te la faccio perché dobbiamo capire che è importante comprendere bene come agisce il disturbo, in maniera diversa, da individuo ad individuo, sulla propria vita, e come hanno agito nel ato i tre fattori principali che stiamo per esaminare.

Quindi questo capitolo ti deve servire, come serve a me, a comprendere meglio la tua condizione e a capire come ha agito sulla tua vita, non tanto per piangerti addosso e lamentarti, perché non serve a niente, ormai il ato è ato, ma per avere una maggior consapevolezza di come ti sei mosso e capire come potrai muoverti ADESSO e in futuro, per crearti una migliore QUALITÀ della VITA.

Analizzeremo ogni caratteristica delle tre componenti principali della ADHD, per creare così degli strumenti nella mente che serviranno ad aiutarci a lavorare su te stesso in parallelo ad ogni o che adotterai nel caso, sia questo un o farmacologico, di terapia comportamentale, di terapia dallo psicologo o altro. Perché la prima cosa importante è la comprensione profonda di cosa sta accadendo, al fine di capire come si può trasformare a tuo favore, in modo da dare forza ad ogni cura che andrai ad intraprendere perché consapevole degli aspetti su cui si andrà lavorare e delle modalità di intervento.

In questo tour analizzeremo i tre aspetti principali e accenneremo soltanto alle problematiche che comportano, perché saranno approfondite nel tour successivo, e lo stesso faremo anche per i DONI che esse comportano e che impareremo ad UTILIZZARE. Sì, perché come ti ho già detto il contrappeso di questo disturbo sono dei DONI davvero UNICI che dobbiamo imparare a sfruttare al meglio.

I tre fattori della ADHD dipendono dal modo in cui il nostro cervello lavora. Non ti parlerò in termini neurologi o neuropsichiatrici, perché non sono un dottore, ma una semplice persona come te, che ha questo disturbo. C'è troppa letteratura scientifica, e credo servirebbe relativamente a poco conoscere i nomi altisonanti delle nostre funzioni celebrali. Cercherò di spiegartelo in maniera chiara, semplice e con termini terra terra, da uomo della strada quale sono.

Il nostro cervello sembra aver delle dimensioni ridotte in alcune zone rispetto alle altre persone, e questo influisce su come i nostri meccanismi celebrali

scambiano le informazioni e sui meccanismi di lavorazione di sostanze nel cervello come la dopamina, che vengono utilizzate in maniera diversa. Il nostro cervello è come un computer. Le sostanze chimiche che sviluppa, come la dopamina, servono come le informazioni per i programmi, per far sì che il cervello apra un determinato programma come una emozione o un'azione da svolgere. Adesso queste sostanze, come le informazioni che ano attraverso le reti di neuroni che scambiano informazioni tra loro, azionano determinati programmi del cervello. Per esempio respirare è un programma del cervello che lavora in automatico e dipende da questi fattori.

Bene anche l'ATTENZIONE, l'IMPULSIVITÀ e l'IPERATTIVITÀ sono dei programmi che dipendono da questi fattori e anche da programmazioni che sono inserite nel cervello tramite la ripetizione consapevole di determinate azioni o reazioni che attuiamo.

Troppo difficile? Ti faccio un esempio banale: ti ricordi la prima volta che hai guidato un'auto? Sembrava difficile, stavi attento a tutto, ogni azione che facevi la osservavi e sapevi di farla, è vero?

Bene, nel tempo sei arrivato a guidare mentre pensi ad altro e tieni in mano il cellulare (Ndr non si fa, è sbagliato... non lo fare più). È diventato per te automatico guidare, perché hai programmato senza saperlo volontariamente il tuo cervello a fare ciò, e lo hai fatto RIPETENDO e RIPETENDO allo sfinimento le stesse azioni.

Bene, quindi cosa succede al nostro cervello? Semplice: ha un hardware diverso dagli altri e monta sistemi operativi diversi dagli altri. Ok, sto entrando troppo nel tecnico, torniamo un o indietro e rendiamo tutto ancora più semplice con l'esempio delle macchine.

Ognuno di noi ha un motore e una carrozzeria diversa, e questo implica prestazioni diverse.

Immaginiamo che il motore di una FERRARI da corsa venga montato su una carrozzeria diversa: lavorerà in un modo per chi ha una carrozzeria da corsa, in altro modo per chi ha quella di uno scuolabus e ancora in modo diverso su una berlina. LOGICAMENTE, poi, tutti i RISULTATI dipenderanno dal GUIDATORE.

Noi GUIDATORI dobbiamo conoscere meglio il motore e comprendere dove è stato montato per capire i punti deboli e i punti forti da sfruttare al meglio, in modo da GUIDARE così al massimo delle prestazioni, sfruttando pienamente ogni sua potenzialità e non pretendendo invece cose che al momento non possono essere ottenute.

Bene, quindi, come hai capito, il nostro cervello con le sue differenze ha dei problemi su certe caratteristiche che dobbiamo colmare e dei vantaggi su altre che dobbiamo sfruttare adattandole per il nostro VIAGGIO.

Adesso, visto che parliamo di motori e viaggio, prendiamoci una pausa caffè e rilassiamoci godendoci il momento e riflettendo sul nostro cervello. Dopo inizieremo a riprendere il nostro VIAGGIO, e la prossima tappa sarà l'esplorazione del continente ATTENZIONE.

Ci vediamo tra poco.

TAPPA – ATTENZIONE

Parliamo del problema dell'attenzione. Cosa? Mi stai dicendo che più che attenzione dovrei parlare di disattenzione? Allora, chiariamo subito che non ti voglio parlare volutamente di problema di distrazione, perché la distrazione è solo un valore basso nella scala dell'attenzione.

In una ipotetica scala dell'attenzione che va da 0 a 10, la distrazione o meglio la mancanza di attenzione riguarda i valori da 0 a 3 di attenzione. Perché stare a parlare del difetto, invece che parlare di carenza (deficit) della qualità?

Noi persone con l'Adhd abbiamo difficoltà a causa del modo di operare del nostro cervello, che ci porta a non prestare molta attenzione in molte situazioni comuni e a distrarci verso altre cose. In poche parole, il deficit di attenzione che abbiamo non è altro che uno spostamento dell'attenzione da un punto ad un altro.

Infatti il deficit di attenzione che è sintomo della Adhd sembrerebbe ad una prima lettura approssimativa un sintomo di distrazione, ma in realtà questa distrazione o mancanza di attenzione nasce dal fatto che chi ha l'ADHD è facilmente influenzabile da ogni stimolo esterno e interno (pensieri, idee o sogni), e così gli basta poco per spostare la sua attenzione a qualche altro stimolo che lo ha catturato nel momento.

Per assurdo, una persona con ADHD, invece, diventa iperfocalizzata quando si trova a vedere catturata la propria attenzione in qualcosa che le piace e che le dà sensazioni appaganti, infatti in quel caso diventa estremamente attenta e concentrata, al punto tale da isolarsi da ogni contesto e da riuscire ad ignorare ogni stimolo esterno.

Facciamo un esempio a titolo informativo, solo per capire meglio.

Hai presente qualcuno che è talmente preso da un'attività che sta facendo? Ad esempio immagina un ragazzino che sta giocando al suo videogioco preferito e magari è in procinto di trovare la soluzione. È così immerso nel gioco che si è isolato dal mondo e potrebbe andare avanti per ore senza sentire la necessità di mangiare. E guai ad interromperlo, si arrabbierebbe o comunque mostrerebbe un certo nervosismo. Ecco quello che succede ad una persona Adhd. Ogni cosa ha la stessa importanza per la sua attenzione, ma quando qualcosa la cattura così fortemente, egli diventa iper focalizzato. Logicamente questo dipende da diversi fattori che caratterizzano TUTTI NOI. Sì, perché anche chi non ha l'ADHD riesce ad essere maggiormente attento quando subentrano questi fattori. Infatti è lavorando su questi che tra poco ti dimostrerò che una persona con l'ADHD, esattamente come le persone senza Adhd, può ottenere grossi risultati in quello che fa.

Prendiamo in esame quali sono i fattori che permettono ad una persona, con o senza questo disturbo, di essere maggiormente concentrata e quali non lo permettono, al fine di capire come potersi creare delle strategie che aiutino a trasformare il deficit in benefit.

I fattori possono essere motivanti e quindi stimolare l'attenzione oppure demotivanti e allentare l'attenzione.

Ecco i fattori MOTIVANTI:

Divertimento: questa è la prima chiave; quando quello che si fa ci dona divertimento, poniamo più attenzione e siamo maggiormente presi perché vogliamo continuare a provare quella emozione di gioia. Ecco così spiegato perché i giochi apionanti tengono inchiodate le persone per ore, senza far sentire stimoli come la fame o altro. In questi casi la nostra attenzione è alle stelle.

Curiosità: Qualsiasi cosa incuriosisca e svegli lo stimolo di approfondirne la conoscenza porta la persona ad esserne molto attenta e focalizzata, per trovare maggiori informazioni e comprenderla meglio. Quando il nostro bisogno di soddisfare la curiosità è appagato, però, l'attenzione si riabbassa e torna ad essere oggetto di altri stimoli pronti a catturarla. Spesso, durante un approfondimento, noi persone con Adhd ci ritroviamo a leggere o ad acquisire altre informazioni non inerenti alla ricerca, e qui può accadere che si i da un argomento ad un altro, allungando così i tempi di soddisfazione. Spesso chi ha il disturbo come me, se non ha un metodo di ricerca, scopre tante cose nuove e le impara, a scapito dello scopo prefisso inizialmente. SFIDA: Il fattore di sfida è un altro dei motivi dominanti che può catturare la propria attenzione. Per farlo, deve essere una sfida stimolante. Per esempio io, tanto tempo fa, ebbi un problema con la mia macchina: era nata male per un problema di fabbrica che si poteva riscontrare in molte altre vetture dello stesso tipo. L'avvocato mi disse che purtroppo, a causa della garanzia, la casa madre non era tenuta a sostituirmi il veicolo ma solo le parti essenziali per sistemarlo. La mia vettura aveva rotto il monoblocco del motore oltre ad aver avuto problematiche di ogni genere sempre riparate. Ero stanco di averla in officina ogni tre per due. Non accettai facilmente quanto mi disse l'avvocato e iniziai a fare una ricerca. Dovevo vincere quella sfida ad ogni costo, ne andava della mia tranquillità mentale. Cercando e ricercando, trovai una sentenza che diceva che le garanzie non potevano essere così vincolanti e che una nota casa automobilistica si era vista costretta a sostituire la macchina al suo cliente. Mandai il fax all'avvocato con la sentenza, e dopo un mese la mia macchina fu sostituita. Questo perché in quel momento la sfida mi aveva reso iper attento. ione: la ione è un altro elemento essenziale, perché richiama spesso gli altri fattori elencati sopra. Quando si fa qualcosa che ci apiona, la nostra attenzione rimane lì fissata, sempre pronta ad operare, perché trova un beneficio a breve, nel soddisfare ciò che ci dà gioia. Questo è l'elemento chiave per tutte le attività lavorative che dobbiamo andare a svolgere; vale per tutti, che si abbia o meno l'Adhd. Questo spiega perché molte persone con questa condizione, come Will Smith, hanno raggiunto il successo, perché hanno incentrato la propria vita su quello che li apionava e quindi di conseguenza anche la loro ATTENZIONE era più attiva e pronta a recepire, mentre quel are da una conoscenza all'altra diventava un fattore essenziale per sviluppare maggiormente la creatività e aumentare la ione.

FATTORI DEMOTIVANTI che spengono l'attenzione:

Monotonia: Questo è uno dei fattori killer per la nostra ATTENZIONE, perché se la uccide nelle persone senza ADHD, che riescono comunque a rimanere concentrate, per noi che abbiamo il disturbo è deleteria. Porta la nostra mente a soffermarsi su ogni stimolo che giunge, finendo per farla focalizzare su di esso. Ti faccio un esempio semplice: stai leggendo un libro che è noioso ma che devi completare perché ti serve per l'esame di domani. Pur essendo tedioso, riesci ad andare avanti nella lettura con attenzione, giusto? No? Vuoi dirmi che anche tu, come me, subito dopo la terza pagina, inizi a pensare a quel sito internet che ti apiona, oppure a quell'altro progetto che hai in mente? Beh, allora anche tu hai l'ADHD. Comunque a noi che siamo in questa condizione succede così, ci resta molto faticoso e difficile mantenere sempre l'attenzione, il nostro cervello agisce diversamente dicendo al programma ATTENZIONE 1.0 di dedicarsi ad altre cose. Ogni volta cerchiamo di ritornare a leggere il libro e studiarlo, ma questa ripetizione continua del programma ATTENZIONE 1.0 ci brucia energie e motivazione e ci stanca. La soluzione sarebbe trasformare in qualche modo la monotonia in qualcosa di stimolante che attivi gli altri 4 fattori sopra descritti; in questo modo si potrebbe byare il programma ATTENZIONE 1.0 e raggiungere l'obiettivo di studiare tranquillamente. DISINTERESSE: Fare cose che non ci interessano tende ad allentare la nostra attenzione se non addirittura a disperderla totalmente. È logico, capita a tutti. Ma il problema è che se ti trovi in ufficio, e il tuo capo ti ha dato un lavoro amministrativo noioso e che richiede molta attenzione, allora diventa estremamente difficile, perché oltre che ad essere molto faticoso per la tua mente, sarai distratto da ogni cosa che ti i davanti agli occhi pur di distaccarti da cosa stai facendo. MANCANZA di STIMOLI e IMPORTANZA: Se quanto stai facendo non è stimolante per la tua mente oppure non è importante, allora succede che gli destini poca attenzione e magari agisci meccanicamente. Per noi che abbiamo l'Adhd, questo fattore è determinante, perché oltre a essere uno dei principali responsabili che sviano l'attenzione, incide anche sulla memorizzazione o meglio sulla memoria a breve termine. Per farti capire, ci capita spesso di posare le

chiavi di casa in qualche posto e non trovarle mai, oppure di cercare qualcosa disperatamente, per poi scoprire che quella cosa è sotto il nostro naso oppure sopra il nostro naso nel caso degli occhiali, o che addirittura si trova tra le nostre mani e ci stiamo giocherellando.

Può capitare che stiamo cercando qualcosa e anche andogli davanti non la vediamo perché la nostra attenzione è assorbita solo dal problema dell'averla smarrita e non è in grado di reagire in maniera calma, ma qui entra anche il fattore di impulsività a fare il proprio gioco.

SCONTATA: Non ti parlo dei saldi, per scontata intendo quando fai qualcosa che già conosci e il cui risultato è per te scontato anche se devi comunque farla. L'attenzione, in quel caso, cerca altre cose curiose che frullano nella testa e pensa ad andare in altri luoghi più interessanti per lei.

Ti ho elencato alcuni dei fattori che agiscono sulla nostra ATTENZIONE e che, per come lavora il nostro cervello, devono essere ben capiti per comprendere come evitarli o come trovare dei giusti stratagemmi per superarli.

Nel caso delle chiavi, per esempio, potrebbe essere valido un cartello alla porta che ti ricordi di mettere le chiavi sempre nel solito cassetto porta chiavi. In questo modo, pian piano, si crea il meccanismo necessario a rendere automatico il posare le chiavi nel cassetto ad esse adibito, così che puoi sempre ritrovarle, senza stare a fare la caccia al tesoro in casa, rischiando di arrivare tardi al tuo appuntamento.

Come hai visto, alcuni fattori si legano anche alle altre peculiarità della nostra Adhd, come l'impulsività che vorrebbe che trovassimo subito le chiavi, facendo spostare rapidamente la nostra attenzione ovunque, al punto tale che non si riescono a vedere le chiavi sotto il naso.

Infatti, nella nostra prossima tappa, parleremo meglio della nostra IMPULSIVITÀ, ma prima di fare ciò ti chiedo un GROSSO FAVORE.

Fermati 5 minuti, rilassati e premiati per quanto hai letto fino ad ora, perché te lo meriti davvero, visto che sei arrivato al traguardo di questa tappa sull'attenzione. Magari mangia una bella fetta del tuo dolce preferito o fai qualcos'altro che ti dia piacere e ti rilassi dicendoti “Sono stato davvero bravo perché sono arrivato al traguardo di questa nuova TAPPA del TOUR. BRAVISSIMO.”

Dopo di che, mentre gusti il tuo premio, ripensa a come si applica nella tua vita normalmente quanto hai letto fino ad ora. Ti assicuro che ti può essere molto utile.

Ci rivediamo tra poco, al nastro di partenza della tappa sull'impulsività.

TAPPA – IMPULSIVITÀ PARTENZA

Adesso parliamo del fattore Impulsività, un'altra caratteristica fondamentale della ADHD.

Ma cosa è alla fine l'impulsività e come si caratterizza in noi che abbiamo questo disturbo?

Ti ricordi quando eri bambino e stava per arrivare il Natale? Ecco, immagina la scena: sei in casa e per puro caso - sì, logicamente non hai cercato tutto il giorno dove mamma ha nascosto i regali, vero? - scopri il nascondiglio dove sono tenuti i pacchi che deve portarti Babbo Natale.

ATTENZIONE bambini, Babbo Natale è molto impegnato e spesso chiede ai nostri genitori di custodire i regali che ci deve consegnare; non riesce a trasportarli tutti, siamo diventati troppi nel mondo e quindi ha bisogno di un piccolo aiuto perché il suo sacco magico non può più contenerli tutti. Ma RICORDATE SEMPRE che è lui che li lascia in custodia ai nostri genitori durante tutto l'anno per poi consegnarceli il giorno di Natale.

Dicevamo, (Ndr, vedi come con l'Adhd si a da un discorso all'altro?) ah sì, scopri per caso il nascondiglio dove la mamma tiene i regali da consegnare a Babbo Natale, come da sue indicazioni, del resto tu sei più sveglio di Babbo Natale. Logicamente, che fai? Esci dal nascondiglio ed eviti di guardare i pacchi, aspettando pazientemente il Natale, vero?

Bene, noi con l'Adhd non riusciamo a farlo, la nostra Attenzione adesso è tutta lì a guardare e chiedersi cosa c'è dentro. Una forza soprannaturale ci spinge a scartare un pochino i pacchetti, per sbirciare di cosa si tratta, e quando ci siamo fatti un'idea, rimettiamo tutto a posto, come un ladro gentiluomo, per non

mostrare nessun indizio del nostro aggio. Peccato che a Natale, ormai, la mamma è abituata a vedere le confezioni dei pacchi regalo, da lei ben preparate con amore e cura, in qualche punto leggermente strappate e magari rattoppate con del nastro adesivo. Ormai evita di chiederci se siamo stati noi, perché la risposta è sempre la stessa: io non c'ero, non son stato, non son mai venuto qui, a quell'ora faccio sempre la pipì (cit. della canzone Johnny Bassotto).

Ecco, questo è un esempio normale di impulsività: fare le cose senza pensare alle conseguenze. La nostra impulsività, che forse è anche ascrivibile alla nostra iperattività, cioè dal non stare fermi, ci porta a fare cose come nell'esempio citato prima, ma con maggior intensità.

Non riusciamo ad aspettare pazientemente il nostro turno, sopratutto quando vediamo qualcuno che è più lento di noi o che svolge un compito che gli abbiamo assegnato molto lentamente, quando sappiamo che noi impiegheremmo la metà del tempo a farlo e allora scatta subito il nervosismo.

Questa impulsività ci porta a parlare tanto e spesso ad interrompere le persone, finendo quello che stavano dicendo o anticipandole nelle risposte. “Scusami tanto, ma è chiaro cosa stai dicendo, per questo motivo mi permetto di interromperti, finire il tuo discorso e subito risponderti, tanto è ovvio, no? Quanto devo aspettare?” Inoltre, spesso proprio per l'impulsività, non riusciamo a mantenere troppo i segreti, è più forte di noi; se sentiamo una notizia per primi, dobbiamo anche essere i primi a farlo sapere agli altri, quasi ci sentissimo investiti del compito importante di messaggeri divini.

Per farti un esempio, e non offenderti se sei credente come me, perché un pochino di umorismo non dispiace neanche a nostro Signore, immaginiamo di essere L'arcangelo Gabriele (Ndr, per adesso il nome io ce l'ho) e di essere di fronte a nostro Signore che inizia ad incaricarci di andare a fare l'annunciazione a Maria.

Dio: “Senti, Gabriele, allora adesso devi scendere sulla Terra e andare nella casa di Gius…”, ma non riesce a finire di parlare perché noi rispondiamo in fretta interrompendolo: “Sì, devo andare nella casa di Giuseppe e avvisare Maria che è incinta e partorirà tuo figlio, o padre celeste. Corro subito”. Dio ci perdona perché conosce il nostro disturbo e sa che quella interruzione, che nessun essere vivente avrebbe osato fare, è dettata dalla Adhd, infine svolgiamo rapidamente il compito, come un lampo a ciel sereno scendiamo giù dal cielo e facciamo l'annunciazione per scomparire di nuovo rapidamente senza neanche dare il tempo a Maria di chiedere maggiori dettagli.

Ecco quanto succede con l'Adhd.

Per questo motivo, io approfitto adesso di questo libro per scusarmi con gli amici a cui ho rovinato il finale di un film, come per esempio quando durante la visione de “i soliti sospetti” ho detto al mio caro amico Agostino chi era Keyser Söze rovinandogli così senza volerlo il finale a sorpresa per poi sentirmelo rinfacciare per anni, quasi fosse stato un peccato mortale.

La nostra impulsività però agisce anche sulle compulsività, infatti spesso chi ha questo disturbo può rischiare di avere patologie compulsive, come gioco d'azzardo compulsivo, mangiare compulsivo etc etc. La compulsività può dipendere sia dal fattore impulsività che da iperattività e attenzione che giocano i loro ruoli per soddisfare delle loro esigenze, come il piacere che cattura l'attenzione e il fare sempre qualcosa, che così soddisfa il piacere della iperattività. Ma l'impulsività sulle compulsioni esercita l'influenza più forte, quella di non lasciar riflettere così da spingere ad agire subito senza pensare alle conseguenze, in modo da mirare a raggiungere rapidamente l'obiettivo prefissato della compulsione, evitando così una lunga perdita di tempo per raggiungere lo stesso obiettivo.

Ti faccio l'esempio di un giocatore con Adhd. Potrebbe sentire forte il bisogno di vincere e vorrebbe vincere subito, quindi non crea una strategia a lungo termine per poter vincere una certa cifra, ma inizia subito con puntate alte perché vuole vincere tutto e subito, e pur sapendo che ha pochi soldi e quindi deve ben ponderarli, lui continua sempre con massime puntate o senza pensare che può rimanere senza un soldo, perché per lui giocare lo porterà alla vittoria e aspira al piacere della vincita, tutto il resto non conta. La sua attenzione è tutta catturata lì. Infatti spesso il giocatore compulsivo è in grado di rimanere alla slot machine per ore, a mettere monete e tirare la leva focalizzato sul gioco. E guai a disturbarlo o a interromperlo, ti risponde male, si arrabbia a causa della sua impulsività e non pensa a quelle che possono essere le conseguenze, non si limita. Il bisogno del piacere immediato senza pensarci troppo riguarda anche lo shopping compulsivo o qualsiasi altra cosa.

Attento, essere impulsivi non è negativo.

È solo deleterio in certe occasioni, mentre in altre può essere molto POSITIVO e favorire aspetti della nostra vita.

Adesso faremo una lista dell'utilizzo negativo e POSITIVO dell'impulsività.

Una piccola anticipazione: mentre scrivevo ho pensato ad un capitolo aggiuntivo che credo possa essere importante, un capitolo che faccia brevi analisi di personaggi famosi con l'Adhd e che spieghi come certi fattori come l'impulsività siano stati importanti per la loro carriera, un vero DONO.

Ora che ti ho svelato questa nuova tappa finale, che sarà molto importante per capire che l'Adhd ci riserva anche tanti benefici, iamo alla lista dei fattori negativi e POSITIVI dell'impulsività.

FATTORI negativi IMPULSIVITÀ

Dire quello che ci a per la testa: Da una parte questo potrebbe essere un fattore positivo, ma spesso non ci accorgiamo che quello che per noi non è offensivo può esserlo per l'altro, che non capisce che stiamo scherzando o che quello che diciamo è dettato dall'impulsività più che da qualcosa di meditato. Non siamo consapevoli di una riflessione attenta su quello che diciamo in base alle circostanze, alla persona e al contesto in cui ci troviamo. Come si suol dire si straparla. Agire senza pensarci due volte: Tante volte si fanno le cose senza pensarci troppo; come per lo straparlare, così succede nell'agire. Ci buttiamo a capofitto nelle cose che ci attraggono, senza pensarci minimamente o soffermarci a valutare le possibili conseguenze. Questo, come vedremo dopo, può essere sia uno svantaggio che un vantaggio. Aver sempre troppa fretta: Logicamente, quando uno è impulsivo, e come abbiamo visto non ci pensa due volte a parlare e agire, è normale che sia anche impaziente, che abbia troppa fretta. Personalmente credo che la nostra impulsività che ci porta a fare tutto subito (almeno quello che ci interessa), logicamente genera impazienza, perché vorremo anche tutto subito. La nostra elaborazione è molto più veloce e quindi, finita l'azione, si aspetta una risposta altrettanto veloce. Spesso questa impazienza porta poi a lasciar perdere perché non si vede un risultato immediato al nostro sforzo. Andare di ISTINTO: Eh sì, lanciandosi così, essendo così impulsivi, è normale che agiamo per istinto, invece che dopo un'attenta analisi di vantaggi e svantaggi. Se sentiamo di fare qualcosa, anche se questa cosa magari è dubbia, è più forte di noi, e non sempre l'istinto ci porta al risultato sperato, tante volte può anche essere un risultato spiacevole al momento. Sì, dico al momento, perché a mio parere personale e per il mio modo di pensare, alla fine possiamo scoprire che quell'errore invece più avanti può portare a conseguenze positive. Per esempio ci lanciamo in un investimento perché per istinto pensiamo che sia valido e ci frutterà molti soldi. Dopo poco scopriamo che invece tale investimento ci manda in rovina e siamo sul lastrico. Iniziamo a piangerci

addosso, malediciamo il fato, la sfortuna e quant'altro. Poi pian piano ci rialziamo, magari subentra qualche fattore che ci costringe a doverci rimboccare le maniche, e così ripartiamo e prendiamo un'altra strada che magari non sarebbe stata presa in considerazione se l'investimento fosse rientrato o avesse dato qualche frutto. Questa nuova situazione diventa sempre più proficua e ci porta ad avere un benessere che prima non avevamo. Alla fine impariamo una lezione di vita e siamo messi nelle condizioni di avere opportunità nuove che non avremmo mai immaginato prima perché adagiati nel nostro stato precedente. Quella che era una disgrazia si trasforma così in una manna divina che ci ha fatto crescere e ci ha insegnato qualcosa. Quindi, anche se al momento l'intuito sembra averti tradito, dagli retta, dai tempo al tempo e scoprirai, se ti muovi, che ti aveva disegnato un'altra strada e quell'incidente di percorso era solo un tassello per arrivare al premio finale.

ASPETTI POSITIVI dell'Impulsività:

DIRE quello che ci a per la testa: Te lo avevo detto che ogni aspetto negativo comunque ha sempre un suo opposto che lo trasforma in aspetto positivo, ricordi? Se è pur vero che dire le cose di getto può essere delle volte deleterio, è altresì vero che dire le cose di getto senza pensarci è anche PRODUTTIVO. Sai cosa è il Brainstorming? È un processo creativo usato dalle aziende per tirare fuori idee e soluzioni. Adesso tu dirai “be', basta esprimere l'idea valida che ti a per la mente quando l'hai pensata ed è fatto, no?”

La creatività funziona differentemente, non serve pensare ad un'idea VALIDA e poi dirla. Quello di cui parliamo più approfonditamente nei DONI della ADHD riguarda invece la propensione a dire le idee di getto, senza aver paura che siano cavolate o che gli altri ti giudichino per quello che hai proposto. Quindi fare Brainstorming, per una persona che ha l'ADHD, è un PARADISO, perché può andare a ruota libera, lasciando libero il suo cervello di fare quello che gli riesce meglio, ossia immaginare IMMAGINARE IMMAGINARE. Come vedi, è anche utile dire le cose senza pensarci troppo, se usate in maniera costruttiva. Inoltre spesso è più sincera una persona che ti dice le cose in faccia senza pensarci

troppo rispetto a quella che te le manda a dire. AGIRE senza PENSARCI due volte: Anche questo aspetto può essere positivo. Per dimostrartelo, devi sapere che da diversi studi emerge che le persone con l'ADHD solitamente scelgono strade da imprenditori o liberi professionisti se non addirittura lavori creativi e artistici, come attore, cantante etc etc. Ma anche di questo parleremo più avanti, e mentre leggerai il libro lo approfondirai maggiormente.

L'imprenditore con Adhd è una persona che agisce, perché fare l'imprenditore vuol dire fare impresa. La differenza però con gli altri imprenditori è che grazie alla propria impulsività, oltre anche alle altre caratteristiche, può avere una marcia in più, si lancia nelle proprie imprese come un avventuriero di altri tempi, senza fermarsi troppo a valutare i rischi o le problematiche. Ci sono imprenditori di successo che hanno questa condizione, come ad esempio Sir Richard Charles Branson, il fondatore della VIRGIN. Hai presente l'etichetta discografica Virgin? La Compagnia aerea Virgin airlines? La Compagnia telefonica Virgin? Il futuro dei viaggi aerospaziali per civili?

Ecco, come vedi, il fattore dominante di un imprenditore è gettarsi a capofitto nelle proprie imprese senza titubanze e senza aver paura del FALLIMENTO. Quindi, anche in questo caso, agire senza pensarci diventa un FATTORE POSITIVO. Dipende dalla maniera in cui l'impulsività viene incanalata e da come la si conosce e la si consapevolizza. Aver sempre troppa fretta: Anche questo aspetto ha la sua doppia faccia della medaglia, sì, perché l'aver sempre fretta può essere utilizzato anche in maniera positiva. Chi ha l'Adhd come noi, riesce spesso a dare il meglio di sé in condizioni di pressione, mentre in situazioni di relax tende a procrastinare, per la fretta di fare altro. Cosa vuol dire questo? Che se abbiamo l'urgenza di portare a termine un compito attiriamo tutta la nostra attenzione su quel problema, logicamente deve essere veramente importante per noi altrimenti cade l'urgenza. In quel caso siamo più focalizzati e impieghiamo tutte le nostre energie per risolverlo. Ti ricordi quando ti parlavo del problema della mia auto che non volevano sostituire? Ecco, lì avevo urgenza di risolvere la situazione e la mia

mente si è iperfocalizzata per cercare rapide soluzioni, che poi ha trovato. Certo, questo non significa che devi essere sempre sotto stress, ma che questo bisogno di vedere rapidamente la soluzione, per una mente Adhd, che ha processi mentali molto rapidi e addirittura lavora in multitasking, cioè su più cose contemporaneamente, porta a far uscire diverse soluzioni e elaborarle tutte insieme, riducendo così drasticamente i tempi di elaborazione delle soluzioni, infatti una dote di chi ha questo disturbo è la sua capacità di PROBLEM SOLVING, come dicono all'estero, cioè il dono di trovare miriadi di soluzioni attuabili invece di fermarsi a vagliarne una mantenendo l'attenzione solo su di essa e non considerandone altre possibili. Andare di ISTINTO: Anche l'istinto, come già accennato nella sessione dei fattori negativi, è molto positivo perché ci mette in contatto con la parte più profonda di noi, quella che ci invia ispirazioni e che ci invita a seguirla. Quante volte si sente dire “va' dove ti porta il cuore”? Be', a noi con l'Adhd non c'è da chiederlo due volte, agiamo continuamente presi dall'istinto senza far troppe valutazioni.

Bene, come vedi, l'impulsività può essere molto utile per noi, ma come ogni cosa, e questo è un mio pensiero personale, dipende da come si utilizza, se la dirigiamo noi in maniera positiva, oppure se ci lasciamo guidare da essa senza riflettere, in altre parole se siamo veramente noi a guidare oppure se abbiamo lasciato il pilota automatico.

Ogni aspetto caratteristico della Adhd non è solo negativo, e andando avanti nel libro scoprirai sempre più che alla fine, conoscendo bene la nostra condizione, può anche essere una benedizione. In un'intervista su ADDitude Magazine, David Neeleman, un grande imprenditore che ha fondato la compagnia aerea Jetblue airlines, ha dichiarato quanto segue: “Se qualcuno mi chiedesse se preferisco essere normale o continuare ad avere l'Adhd, io sceglierei di avere l'Adhd. Io posso districarmi tra problemi complicati e trovare semplici soluzioni. Posso guardare un'industria con tutti i tipi di problemi e dire: “Come posso fare questo meglio?”. Il mio cervello Adhd, in maniera naturale, cerca ogni possibile modo per fare questo”.

Alla fine siamo noi che dobbiamo capire come mantenere sempre il controllo del nostro mezzo e utilizzarlo al meglio sfruttandone tutte le potenzialità innate e controllandone invece altri aspetti più difficoltosi.

Adesso iamo all'ultimo pilastro del nostro disturbo, che è l'iperattività, e analizziamo anche esso in maniera più approfondita e semplice possibile. Sì, perché dobbiamo restare semplici per prendere consapevolezza, e non complicarci troppo la vita, proprio perché la semplicità mantiene l'attenzione, le cose complesse ci portano a distrarci spesso.

Adesso però rilassati un attimo se senti che la tua attenzione inizia ad affievolirsi. Premiati ancora, perché te lo meriti davvero. Se fossimo in un bar un bel caffè te lo pagherei volentieri. Dai, non voglio fare lo spilorcio, ma i premi maggiori si riscuotono poi alla fine della gara. Hai raggiunto un'altra piccola ma grande tappa e meriti una pausa che ti permetta non solo di auto gratificarti, ma anche di ripensare a quanto scritto sulla impulsività e rivedere la tua vita con occhi differenti.

Bene, ti lascio al tuo momento di relax e ci rivediamo tra poco con l'iperattività.

TAPPA – IPERATTIVITÀ PARTENZA

Ti starai chiedendo perché questa volta il titolo di questo paragrafo sull'iperattività sia al contrario, immagino. Semplicemente perché se per l'attenzione e per l'impulsività questi fattori si manifestano subito forti e poi hanno una tendenza ad affievolirsi, in questo caso, invece, sale pian piano; quando la vedi esplodere è perché l'energia è arrivata a un livello tale che non si riesce più a contenere.

Per farti capire meglio, ecco cosa mi succede solitamente.

Sono seduto davanti al computer, a scrivere, e mentre lo faccio inizio a muovere ogni tanto le ginocchia dondolandole, poi se le mie mani si trovano a non far niente, cercano subito qualche oggetto con cui svagarsi, per esempio spesso giro tra le dita una penna come farebbe una majorette. Lentamente sale la voglia di alzarsi e muoversi, per far qualcosa di più attivo in movimento, e magari nel frattempo mi chiama qualcuno al cellulare, così poso la penna e rispondo alzandomi in piedi, e mentre chiacchiero inizio a camminare per la stanza, come se fossi un leone in gabbia, e faccio talmente tanta strada che in confronto il cammino di Santiago di Compostela è una semplice eggiata sul corso.

Almeno per quanto riguarda me, un adulto con Adhd, l'iperattività è presente e devi sempre in qualche modo dargli una valvola di sfogo. Abbiamo l'argento vivo addosso, dobbiamo sempre muoverci.

Anche questo fattore lo possiamo guidare e, se abbiamo le giuste accortezze e se utilizzato nei giusti ambiti, può diventare un vero punto di forza, per esempio nello sport. È il caso del pluripremiato Campione Olimpico di nuoto Michael Phelps. Quando gli venne diagnosticata la sindrome da deficit di attenzione e iperattività, fu costretto a praticare molti sport per scaricare quell’energia oltre ad assumere il Metilfenidato previsto dal suo piano terapeutico.

E tutto questo è durato fino a quando riuscì ad eliminare le terapie farmacologiche e si dedicò totalmente al nuoto. La presenza di Bob, il suo manager, è stata fondamentale nel corso della sua vita, non solo perché insieme hanno costruito un successo da 1 milione di dollari, ma soprattutto perché è stato il padre che non ha avuto. La sua filosofia è semplice: “Poniti un obiettivo elevato e lavora coscienziosamente ogni giorno per raggiungerlo”. Quindi l'iperattività può essere un fattore positivo, sopratutto in ambito sportivo, perché lo sport permette alla persona con Adhd di canalizzare le sue energie e sfogarle liberamente facendo qualcosa che lo apiona.

Personalmente, credo che sia giusto legare impulsività e iperattività, perché molto probabilmente la spinta irrefrenabile ad agire si ripercuote direttamente sul bisogno di muoversi e stare sempre in movimento. Del resto, normalmente, quando si perde la pazienza dopo ore in fila, la prima cosa che si inizia a fare è proprio muoversi, come per sfogare questa carica che sale sempre più dentro noi. La differenza da un caso così normale al manifestarsi dell'iperattività sta proprio nel fatto che a noi capita continuamente quello stato in ogni cosa.

L'iperattività è inoltre, come per l'impulsività, un motivo di fattore compulsivo nei vizi. Mi spiego meglio: avete presente il caso della compulsività da gioco? Ecco, in quel caso subentrano i due fattori insieme: il bisogno di agire e quello di continuare a muoversi. Per esempio, a me prende una leggera compulsività quando mi capita di comprare un etto di dolciumi sciolti, come le caramelle gommose; inizio a mangiare senza sosta, è più forte di me, cerco di chiudere il sacchetto, ma poi ne prendo un'altra, e poi un'altra, finendole rapidamente. Sì, è come se per me fosse importante continuare a muovere la bocca, prendere in mano la caramellina, rigirarla in mano e poi metterla in bocca e ripetere la cosa. Pensa che un normale pacchetto di caramelle a me dura solitamente 5 minuti.

La nostra iperattività, nel crescere, sembra attenuarsi, ma in realtà si manifesta in maniere diverse, come abbiamo visto nel caso delle caramelle. Stiamo attenti alle regole sociali di buon comportamento, solitamente, però non è raro vederci

sempre comunque muoverci, muovere le mani, il corpo, oppure le ginocchia o i piedi.

Logicamente va da sé che ognuno ha un modo proprio di esprimere la propria iperattività, e molto dipende dal proprio vissuto, da come ci siamo adattati alle nostre peculiarità, da come le abbiamo vissute, oltre che dagli schemi mentali che ci siamo creati.

Certo è che l'iperattività ci fornisce anche energie necessarie a compiere i nostri compiti, quando siamo ben focalizzati e mettiamo tutto noi stessi perché catturati da essi; in questo caso diventa uno strumento utile per noi, dobbiamo solo imparare a canalizzarla in maniera il più utile possibile ai nostri scopi al fine di poterla soddisfare senza essere sempre sotto la sua pressione.

Come abbiamo visto, fare sport o attività fisica è un buon modo per liberarla e mantenerla a livelli controllabili, e comunque si può gestire in maniera tranquilla con delle strategie adatte ad essa, come prendere una pallina antistress e tenerla in mano per sfogare su di essa la nostra iperattività nei momenti opportuni.

E con questa tappa sulla iperattività sei giunto anche al traguardo del tour dedicato alle tre caratteristiche basilari della Adhd.

Ora saprai che quello che spesso può risultare un problema si può anche trasformare in maniera positiva in un dono da utilizzare e sfruttare al meglio per noi stessi. Sì, perché oltre alle problematiche, sempre spesso citate, esistono dei vantaggi correlati alle caratteristiche della Adhd e sta solo a noi consapevolizzarli nella nostra vita, prenderne coscienza e conoscenza nel migliore dei modi, per trovare la maniera giusta per utilizzarli al meglio per noi.

Nel prossimo TOUR parleremo ancora delle problematiche del nostro disturbo, ma stai tranquillo, lo faremo come abbiamo fatto adesso per gli aspetti basilari. Analizzeremo le singole problematiche, cercheremo di capirne insieme le motivazioni e quali meccanismi di base le attivano, per poi comprendere come agiscono sulle nostre vite e quali strategie possiamo adottare per canalizzarle.

Bene, adesso puoi prenderti una pausa di meritato riposo e ripensare a tutto il capitolo per capire come gli argomenti trattati si manifestano nel tuo quotidiano.

Ti aspetto al prossimo capitolo e ti faccio tanti complimenti sinceri di cuore, perché sei stato davvero bravo ad arrivare fin qui mantenendo viva la tua attenzione e controllando l'impulsività che ti avrebbe voluto far finire subito e l'iperattività che magari ti spingeva a fare qualcos'altro che magari ti è ato per la mente.

3° TOUR – Le problematiche della ADHD

Iniziamo adesso a vedere quali sono le possibili problematiche che nascono dall'interazione dei tre fattori principali della Adhd.

Infatti tali problematiche si manifestano spinte da uno dei tre fattori principali, o dall'unione di più fattori se non tutti e tre insieme equamente.

Sappiamo benissimo, da ogni descrizione dello stereotipo di persona con la nostra condizione, che siamo disordinati, tendiamo a procrastinare gli impegni cioè a rimandarli a dopo, se non a domani senza svolgerli, che siamo impazienti, spesso manchiamo di autostima se non siamo riusciti a trovare una strategia adeguata o una via per tenerla alta, e in certi casi invece la ostentiamo come scudo di difesa; possiamo essere molto ansiosi, solitamente abbiamo difficoltà a portare a termine un compito che dobbiamo svolgere, abbiamo problemi di affettività, cioè sembriamo molto spesso distanti e introversi o menefreghisti verso il partner o altre persone a noi care, e anche abbiamo problemi ad attribuire la giusta importanza alle cose nella nostra personale scala di valori. Ci fermiamo qui, anche perché credo che questi elementi siano abbastanza importanti da intaccare l'autostima del più forte degli esseri umani, e invece la nostra intenzione è aumentarla.

Analizzeremo una ad una queste problematiche, cercando di capire per prima cosa come nascono e come possono presentarsi dentro di noi. Dopo di che cercheremo di capire insieme quali possono essere i modi migliori per superarle o comunque per conviverci in maniera il più possibile armoniosa, trasformandole da svantaggi in aspetti con cui sostenere al meglio le nostre possibilità.

Devi sapere che un tempo mi soffermavo molto sui problemi e la maggior parte della mia attenzione andava più su di essi che sulla reale ricerca di soluzioni. Infatti se ti lasci schiacciare dalla problematica, rischi di fossilizzarti su quella e piangerti addosso, offuscando la tua vista interiore e utilizzando in maniera negativa gli aspetti della tua Adhd. Con il tempo, seguendo anche percorsi diversi di spiritualità e crescita personale, ho iniziato a trovare una sorta di pace che mi ha permesso di sostituire il mio modo di vedere negativo e disperato in un approccio positivo, propenso comunque a Vivere in un buon equilibrio anche ando attraverso le difficoltà.

Trasformare una difficoltà in un vantaggio è diventata la mia filosofia di vita, anche se quando si ha l'Adhd, a causa dell'impulsività, non è facile cambiare del tutto rapidamente come si vorrebbe; ho ottenuto dei grossi risultati, pur se con un etto alla volta, e sono consapevole che ho ancora molta strada e tanti piccoli i da compiere.

Per questo motivo cercherò di farti vedere le problematiche con occhi diversi. Certo non si risolveranno subito, non sono la fatina Turchina con la bacchetta magica, o meglio il fatino Turchino, ma spero che leggendomi anche tu pian piano possa vedere il tuo disturbo con occhi nuovi e iniziare a trasformarlo in un punto di forza, come hanno fatto tante altre persone di cui leggerai nel Tour finale e di cui ti ho dato qualche anticipazione nel capitolo precedente.

Bene, fatta questa breve premessa, iniziamo ad approfondire la prima problematica, il Disordine.

TAPPA - DISORDINE:

Una persona con l'Adhd spesso è molto disordinata, puoi vedere la sua scrivania piena di fogli impilati uno sopra l'altro, come una pericolante Torre di Pisa, e non è raro osservare molti altri oggetti accatastati ovunque senza un senso logico.

Anche la sua borsa o il borsellino è spesso pieno di oggetti di ogni sorta, da far invidia a Eta Beta, ricordi l'amico extraterrestre di Topolino con una specie di marsupio davanti alla pancia? Eta beta tirava fuori da lì ogni tipo di oggetto più strano e diverso dall'altro e sembrava che quella tasca fosse un pozzo senza fondo, pieno di ogni cosa possibile.

Logicamente ogni tanto ci perdiamo nella confusione creata, ma stranamente riusciamo sempre a ritrovare rapidamente, quando ne abbiamo bisogno, quello che cerchiamo, sopratutto quando è cosi importante, e per questo riusciamo a focalizzare l'attenzione ricordando dove lo avevamo messo. Poi è anche vero che magari cerchiamo le chiavi di casa, messe lì da qualche parte, e come abbiamo visto, pur essendo sotto i nostri occhi, sembrano esser scomparse come per magia dalla nostra attenzione.

Ma perché tutto questo?

Questo succede perché subentrano in qualche modo tutti e tre i fattori della Adhd.

Solitamente tendiamo a iniziare una cosa con entusiasmo, poi per qualche ragione la nostra attenzione magari viene catturata da qualcos'altro e allora

mettiamo da parte tutti i fogli e gli oggetti che riguardano la cosa precedente e iniziamo a seguire la seconda, che adesso ci sembra più importante. Ci lavoriamo sopra e, guarda caso, ci viene voglia di iniziare un'altra cosa ancora, che ci è ata per la mente in quel momento.

Allora cosa succede? Che anche questa volta mettiamo tutti i fogli e gli oggetti inerenti il secondo progetto sopra quelli del primo, e ci tuffiamo sul terzo progetto che in quel momento è importantissimo per noi, e su cui tutta la nostra attenzione adesso è incentrata.

Così possiamo andare avanti all'infinito, poi magari solleviamo tutte le carte e ritiriamo fuori il primo progetto, perché ci è venuto in mente qualcos'altro e lo aggiorniamo, e continuiamo fino alla prossima distrazione.

Tutto questo dipende principalmente dalla nostra problematica con l'attenzione e con l'impulsività che ci spinge a fare subito le cose. Questi due fattori stuzzicano subito la nostra iperattività che ci porta a fare velocemente, senza perdere tempo, a ordinare il primo progetto e archiviarlo momentaneamente da una parte, ma a spostarlo nel primo posto libero che si trova senza nessun ordine preciso, per dedicarsi alla seconda cosa.

Questo logicamente non succede solo quando si tratta di progetti, ma in molti altri ambiti. Sì perché, almeno per quanto mi riguarda, la mia Adhd mi porta a creare la stessa confusione anche sulla scrivania virtuale del mio computer, dove mi ritrovo con una miriade di cartelle e file senza un ordine preciso e spesso per riordinare il desktop del computer devo fare una cartella chiamata “Pulizia” o “Varie” dove spostare tutto. Ultimamente ho iniziato a chiamare queste cartelle “TAPPETO”, il nome più appropriato che mi è venuto in mente, perché mi sembrava di fare le pulizie nascondendo tutto sotto il tappetto.

Questo disordine, dettato anche dall'impulsività di far veloce, porta spesso anche ad avere file doppi senza ricordarselo, con il risultato finale di ritrovarsi presto con l'hard disk del computer pieno, quando una bella pulizia potrebbe liberare la metà dello spazio occupato inutilmente.

ATTENTO però: ogni tanto, quando riteniamo che sia IMPORTANTE per la nostra tranquillità mentale, riusciamo a far ordine, come fanno solitamente le brave casalinghe o i casalinghi a primavera, per le famose pulizie stagionali. Ci mettiamo di impegno, soffriamo ma ci riusciamo, e poi alla fine siamo soddisfatti e orgogliosi di noi stessi. Peccato che questo ordine riesca a durare poco; solitamente io dopo un paio di settimane mi ritrovo nel caos di prima, rimanendo con l'interrogativo di come sia potuta riapparire tutta quella confusione.

Un altro motivo del disordine è la nostra difficoltà a dare VALORE e IMPORTANZA alle cose, come vedremo meglio nella tappa finale di questo Tour. Spesso, quando siamo a fare PULIZIA, ci resta difficile liberarci delle cose, pensiamo che siano tutte importanti e buttarle via diventa veramente difficoltoso, è come chiederci di buttare via un rene.

Ti racconto questo aneddoto personale.

Avevo letto il libro: “Il magico potere del riordino” della Giapponese Marie Kondo, che ti consiglio vivamente, lei è una professionista del riordino e ha aiutato molte persone in Giappone a fare ciò.

Finito il libro, mi sono messo subito all'opera con una grande energia e una grande motivazione datami da quella lettura.

La Kondo ha un sistema che prevede di liberarsi completamente di ogni cosa futile o comunque che non utilizziamo, e di tenere lo stretto necessario, che utilizziamo più spesso. È veramente drastica, ti dice di non regalare gli oggetti, ma proprio di buttarli via dandogli un commiato di saluto per il lavoro svolto.

Se guardi qualche video vedrai come fa riordinare alla perfezione le case dei suoi clienti, ma vedrai anche quanto sacrificio comporta il liberarsi degli oggetti che spesso sono lì a prendere polvere e non sono mai usati o osservati ma stranamente ci tengono attaccati ad essi.

Utilizzando il suo metodo, ho buttato via tra libri, DVD e oggetti vari, ben 7 sacchi della spazzatura, tutto questo svuotando una libreria, e allo stesso modo ho ridotto di molto l'armadio liberandomi dei vestiti che non usavo da anni.

Però è stato un grosso sacrificio, è come buttarsi con l'elastico: quando stai per farlo ti prendono tutte le paure, ma poi quando ti sei lanciato, o ti danno una spintina per aiutarti, provi diverse emozioni e alla fine, quando sei sceso sano e salvo, ti sei anche divertito. Così è buttare via tutto il disordine: quando lo hai fatto e non puoi più tornare indietro, perché è già ato il camion della nettezza urbana, allora capisci che questo sacrificio è stato un sacrificio indispensabile e che comunque sei ancora vivo e vegeto.

Adesso, aspetterai il prossimo salto, ehm, RIORDINO.

Bene, quindi ricapitolando sull'ORDINE, le cause sono il problema dell'attenzione e dell'impulsività che portano freneticamente a far agire l'iperattività. Subentra anche il problema della difficoltà che abbiamo a dare un VALORE di IMPORTANZA alle cose.

E come possiamo allora sfruttare questo punto a nostro favore?

Lavorando su strategie che ci permettano di mantenere l'ordine.

Darsi giornalmente o settimanalmente degli orari da dedicare al RIORDINO. In questo caso accumuleremo poche cose nel tempo, e avremo sempre visione di quello che stiamo facendo evitando così di farlo doppiamente.

Un'altra buona strategia sta nel creare degli appositi spazi di RACCOLTA specifici per gli oggetti che ricerchiamo spesso, in modo da non spargerli per tutta la casa come in una caccia al tesoro, rischiando poi di renderne la ricerca difficoltosa. Per esempio è opportuno scegliere un raccoglitore per le chiavi dove metterle appena si entra in casa; questa semplice e buona abitudine permette di non perdere tempo e di ritrovarle subito in base alle nostre esigenze. Possiamo attuare la stessa soluzione per tanti oggetti che spesso sono preda di dimenticanze e ci costringono ad arrovellarci il cervello per trovarli. Inizialmente potrà essere difficoltoso e monotono, ma quando poi assimileremo l'abitudine a farlo, diventerà meccanico come guidare la macchina, e alla fine avremo migliorato la nostra vita con un piccolo trucchetto.

Per quanto riguarda i progetti e i fogli, come le cartelle sul computer e i file, si dovrebbe prendere l'abitudine di dargli un posto preciso, per esempio una cartellina apposita da usare ogni volta che ci fermiamo o sospendiamo, dedicando 10 minuti ad ordinarli prima di are ad altro. Possiamo anche avviare un timer sullo smartphone che ci avvisi quando i minuti sono terminati, in modo da concentrarci finché non sarà scaduto il tempo.

CONSIGLI per problema DISORDINE: Ogni giorno o ogni settimana, fissare un orario per riordinare le cose e buttare

via quelle che non sono indispensabili archiviando invece quelle che lo sono. Creare appositi punti di raccolta per oggetti specifici, come le chiavi, dove riporli ogni volta che non li utilizziamo e riprenderli quando servono. Alla fine di ogni compito, utilizzare un cronometro e impostare 10 minuti per riordinare le cose in appositi contenitori. Alla fine dei 10 minuti iniziare il nuovo lavoro o compito.

TAPPA - PROCRASTINARE (rimandare):

Adesso parliamo di un altro importante problema, che è fonte del problema precedente del DISORDINE e che è anche causa della difficoltà a PORTARE a TERMINE le cose, del procrastinare ovvero del rimandare la fine del compito ad altri momenti.

Tante volte, sopratutto quando sto svolgendo un compito che mi impegna e che cattura la mia attenzione, se mi viene chiesto di fare qualcosa di importante per gli altri e non per me in quel momento, la mia risposta più frequente alla richiesta è la seguente: “sì sì, lo faccio più tardi, appena ho finito” oppure, “d'accordo, ancora 5 minuti e poi lo faccio”. Logicamente poi i 5 minuti diventano altri 5 per poi diventare un'oretta e infine arrivare alla fatidica affermazione: “lo faccio domani”.

Un altro motivo che ci porta a procrastinare è il raggiungimento di un punto morto del compito o di un punto noioso dal quale non abbiamo idea di come procedere; la demotivazione aumenta, così la tendenza diventa quella di rimandare il compito ad altri momenti, anche se abbiamo l'esigenza di svolgerlo con urgenza. Quindi lo abbandoniamo, pensando che sia solo una momentanea pausa, ma in realtà ci dedichiamo ad altro. Questa momentanea interruzione diventa lunga finché non subentra un bisogno o una necessità impellente di portare a termine il compito a causa degli eccessivi ritardi.

Altro motivo di procrastinazione è il fatto di vedersi catturare l'attenzione da qualche altro interesse che si rende impellente e che, come hai visto per il disordine, ci porta a sospendere il compito da fare per rimandarlo.

Solitamente, in questi casi, ci raccontiamo che lo riprenderemo a breve, ma in

realtà spesso accade l'opposto, ovvero che il compito da svolgere si somma agli altri innumerevoli impegni che ci illudiamo di poter portare a termine tutti insieme.

Ma quali sono in questo caso i fattori principali della Adhd che entrano in gioco?

Per prima cosa sempre l'attenzione, sì, perché in tutti e tre i casi che ti ho descritto, solitamente, sussiste un calo di attenzione oppure qualcosa che l'ha distolta in maniera così forte da sottrarla al primo compito per riporla tutta verso il nuovo obiettivo.

Anche l'impulsività gioca un ruolo fondamentale, nel caso in cui la nostra attenzione venga catturata, perché subentra la necessità URGENTE di fare quella cosa velocemente, come ad esempio di comprenderla al pieno, o di dedicarsi anima e corpo a quel compito preciso tralasciando gli altri. L'iperattività non gioca nessun ruolo decisivo in questi casi, perché almeno che non si senta l'urgenza di scaricare la propria energia in qualcosa di fisico da fare, lasciando così il compito ad altro momento, non ha un ruolo chiave nella procrastinazione.

Come porre rimedio alla PROCRASTINAZIONE?

Bene, anche in questo caso, possiamo trovare utili stratagemmi, adatti a noi stessi, che ci aiutino a creare un'abitudine meccanica con cui arginare e risolvere la problematica in determinati contesti.

Uno di questi stratagemmi, è il crearsi una scaletta o programma per fare i compiti, suddividendoli in sotto compiti al fine di poter darsi un tempo preciso di svolgimento programmato da NOI. Questo ci aiuta a darci dei tempi e a tenere

ordinato il nostro lavoro. Anche in questo caso può essere utile usare un timer da impostare con il tempo che vogliamo dedicare allo svolgimento. Allo scadere del tempo potremo fermarci, fare una breve pausa e riprendere successivamente. Fissare nuovo orario e data: Nel caso si fosse presi dalla tentazione di rimandare il compito per uno dei motivi elencati sopra, una buona SOLUZIONE è quella di FISSARE subito, come un appuntamento, data e ora per CONTINUARE da dove ci siamo fermati. Questo ci permette di tenere a mente i compiti che ci spettano, ordinarli e non crearsi la confusione di vederli accavallare tra di loro. RICARICARE le PILE dell'Attenzione:

Nel caso la nostra Attenzione si stancasse e ci sentissimo presi dalla smania di rimandare il compito ad un altro momento, allora è bene fermarsi un attimo e fare una PAUSA per ricaricare le pile della nostra attenzione. Per fare ciò è necessario prendersi uno stacco dal compito di almeno 5/10 minuti e in quel frangente fare qualcosa di rilassante per noi, e porsi delle domande come ad esempio: quali altri compiti sono tanto importanti da costringermi a rimandare quello che già sto svolgendo? Perché voglio rimandare questo compito? Il motivo è URGENTE oppure è una scusa per rimandare? Farsi domande è utile a prendere consapevolezza e a riflettere su quello che sta realmente accadendo, di modo che possiamo considerare se vale davvero la pena rimandare.

La procrastinazione è una dura bestia da domare, ma con gli accorgimenti giusti è possibile; come vedrai più avanti, l'importante è sempre comprendere perché si vuole rimandare.

Inoltre spesso è importante rallentare il nostro dono del multitasking; se ci accorgiamo che vogliamo svolgere diversi compiti insieme che ci portano inesorabilmente a doverli interrompere e rinviare, iniziamo a operare su essi prendendone in esame uno alla volta e non tutti insieme.

Prima di are alla prossima TAPPA, facciamo un piccolo riassunto delle soluzioni possibili per la problematica della procrastinazione che abbiamo analizzato fin qui.

Dopo il riassunto, ti chiedo un grande piacere: prenditi una PAUSA, usa la sveglia del tuo smartphone oppure una sveglia normale e imposta un tempo di almeno 10 minuti in cui ti godrai qualche attività che ti rilassi.

Te lo meriti davvero perché sei stato bravo a finire anche questa tappa del tour sulle problematiche della Adhd.

Adesso hai modo anche di ripensare a quanto hai letto e chiederti come puoi applicarlo nella tua vita o come puoi adattarlo nel migliore dei modi per quelle che sono le tue esigenze e il tuo quotidiano.

E adesso riassumiamo i CONSIGLI.

CONSIGLI per la problematica della PROCRASTINAZIONE:

Programmare e scalettare: fai sempre un programma giornaliero delle attività e dei compiti che devi svolgere dandogli degli orari prefissati e possibilmente suddividendoli in sotto compiti. CRONOMETRARE il TEMPO: usa il telefonino per cronometrare il tempo, magari usando il conto alla rovescia. Così avrai la nozione del tempo che dedichi al compito e ti aiuterà ad evitare di procrastinarlo. Fissare una nuova data se procrastini: Se senti l'urgenza di rimandare il compito

che stai svolgendo, fermati un attimo e valuta se è davvero impossibile continuarlo, dopo di che fissa subito la data e orario in cui lo riprenderai. Questo ti aiuta ad evitare tempi lunghi di procrastinazione. RICARICA le BATTERIE dell'Attenzione: Se ti accorgi che stai per rimandare un compito, fermati almeno 10 minuti e rifletti sul motivo per cui lo stai facendo, ponendoti delle domande sul perché. Si tratta davvero di una questione urgente oppure dipende dal fatto che la tua attenzione si è stancata di seguire quel compito? PRENDITI una PAUSA e rilassati per ricaricare la tua ATTENZIONE e iniziare con nuova vitalità.

TAPPA - PROBLEMATICA IMPAZIENZA:

Adesso parleremo dell'impazienza, che è una problematica molto legata alla propria impulsività.

Chi ha l'Adhd come me, spesso è una persona impaziente che vorrebbe vedere subito dei risultati e ha difficoltà ad attendere il proprio turno. Se per caso demandiamo ad altri un compito, e vediamo che viene svolto più lentamente di come lo svolgeremmo noi, la nostra tendenza è quella di fermare l'altra persona e sostituirci a lei, anche se il nostro reale obiettivo magari era quello di istruirla. Per tale motivo ci riesce difficile delegare i compiti che dobbiamo svolgere o che dovremmo controllare che gli altri svolgano.

L'impazienza inoltre si manifesta nell'anticipare e nell'interrompere i discorsi degli altri, a causa della nostra impulsività che ci porta a presumere cosa direbbe l'altro e voler subito dire la nostra o dare la nostra risposta in merito se si tratta di una domanda.

Anche attendere ci resta difficile, e sicuramente noi con l'Adhd siamo dei pessimi vendicatori, visto che la vendetta è un piatto che va servito freddo, perché noi non possiamo aspettare così tanto a causa della nostra impazienza e del bisogno di agire. Vorremo pianificare, ma spesso mentre studiamo la battaglia, ci accorgiamo che abbiamo già abbandonato il tavolo della strategia, per buttarci a capofitto nella carica.

Questo si riflette anche nei regali da fare e non siamo dei bravi organizzatori di feste a sorpresa, perché è più forte di noi, sopratutto se l'organizzazione richiede diverso tempo, dare dei dettagli e mettere la pulce nell'orecchio al festeggiato, specialmente se entrano fattori come orgoglio e bisogno di elogi per la propria

autostima.

Spesso un progetto che stiamo sviluppando, e che ci ripromettiamo di mantenere segreto fino al suo parto, resterà per poco segreto, perché qualche dettaglio lo vogliamo sempre raccontare. E spesso questo svelare qualche particolare viene accompagnato da una frase ad effetto come ad esempio questa: “Mi raccomando, è un segreto, lo dico solo a TE, non DEVI dirlo a nessuno, mi raccomando, ok? Bene, devi sapere che sto facendo un libro sulla Adhd”, per poi continuare a svelare numerosi dettagli sul progetto. La nostra persona fidata potrà giurare quanto le pare di mantenere il segreto, ma purtroppo siamo spesso noi che non lo facciamo e così aumenta sempre di più il numero di persone UNICHE a cui confidiamo il SEGRETO che vogliamo sia mantenuto TALE.

Ma quali sono in questo caso i fattori predominanti tra i tre principali della Adhd?

Logicamente l'impazienza cavalca il fattore dell'impulsività.

Infatti, come ben comprenderai, l'impazienza è proprio una caratteristica principale dell'impulsività. Delle volte può dipendere anche dalla iperattività, perché magari abbiamo bisogno di sfogarci e le lunghe attese restano difficili da gestire perché non riusciamo ad aspettare troppo. L'attenzione, invece, in questo caso ha un ruolo più marginale, può subentrare se il motivo della nostra impazienza è dipeso dal fatto che la nostra attenzione è stata catturata da qualcos'altro e vuole are subito a dedicarsi a questo suo nuovo interesse, ma il fattore principale comunque è l'impulsività.

Come possiamo controllare questa problematica dell'impazienza?

Anche qui, come in tutte le problematiche, diviene essenziale consapevolizzarla, comprendere che siamo impazienti e cercare di capirne i motivi per vedere se sia il caso di lasciarsi prendere dall'impazienza oppure se sia il caso di fare cinque bei RESPIRI, contare fino a dieci e poi riprendere a fare quello che si faceva seguendo le direttive che ci siamo dati.

Invece, nel caso in cui la nostra impazienza subentri per giocare come fattore di rivelazione di un segreto, anche in questo caso è necessario FERMARSI. FARSI delle DOMANDE. CHIEDERSI cosa succede se viene SVELATO il segreto e quale effetto susciterebbe la perdita del fattore SORPRESA. Poi pensare e IMMAGINARE come sarebbe piacevole la riuscita della SORPRESA e le emozioni che ci può dare riuscire a FARLA in MANIERA PERFETTA, senza svelarne i dettagli.

Un altro buon stratagemma, in caso si tratti dell'impazienza di aspettare in coda o per un altro motivo è quello di iniziare a dare libero SFOGO alla propria FANTASIA e chiedersi: come posso ingannare l'attesa? In caso di file è preferibile cercare un'attività che sia un ottimo diversivo, come chiacchierare con qualcuno, oppure ascoltare un bell'audio-libro se non addirittura leggere un bel libro, come “TU HAI l'ADHD?”, sfruttando così i tempi morti in maniera POSITIVA e produttiva, altrimenti l'attesa diventerebbe una molla per stuzzicare la nostra impulsività e la nostra iperattività.

Il modo per trovare uno stratagemma adatto a noi è semplice: rendere CONSAPEVOLE la nostra mente con delle domande specifiche a cui dobbiamo rispondere e le cui risposte ci aiutano a trovare il modo più adatto a noi per arginare l'IMPAZIENZA.

Adesso riepilogheremo i consigli per tenere a bada la propria impazienza, dopo di che eremo alla prossima tappa sull'autostima.

Adesso, prima di are alla prossima problematica, ti chiederei gentilmente di fare un piccolo esercizio.

Prendi un foglio di carta e inizia a scrivere il titolo:

COSA FARE per ARE il TEMPO.

Ora fai una lista di minimo dieci e dico 10 attività che potresti fare per are il tempo quando ti trovi ad attendere il tuo turno, come in fila dal dottore o in attesa per un appuntamento di lavoro.

Tienila sempre con te e organizzati in modo che tu sia preparato con una di queste attività, ogni volta che sei nella condizione di dover aspettare molto tempo senza poter fare niente.

CONSIGLI per l'IMPAZIENZA: Essere consapevoli della propria impazienza quando questa ci assale Porsi le domande per capire la propria impazienza e trovarvi una soluzione Quando si deve pazientare molto tempo per il proprio turno, chiedersi quale può essere il modo migliore per far are velocemente quel tempo di attesa. Dopo di che ORGANIZZARSI per fare ciò. IMMAGINAZIONE: quando siamo preda dell'istinto irrefrenabile di svelare qualche segreto, dopo essersi posti le giuste domande, fare 5 respiri profondi, immaginare le emozioni che si proverà nella riuscita della sorpresa e tutti gli scenari più belli che si potrebbero manifestare. Questo aiuta a darci una motivazione valida a mantenere il SEGRETO.

TAPPA - PROBLEMATICA dell'Autostima

L'autostima è come un albero che cresce in noi.

Il nostro compito è farlo crescere in piena armonia,

potando le parti che eccedono e alimentandolo sempre

affinché cresca rigoglioso e non si secchi mai.

Gabriele Martelli

L'autostima è una componente importante che si lega alla crescita di ogni individuo, e una persona come noi, che ha l'Adhd, è maggiormente soggetta ad aver una scarsa quantità di questa importante risorsa. Nell'arco della nostra esistenza ci sono molti fattori che ci portano ad abbassarla, come le esperienze negative a scuola, quel disagio interiore che sentiamo continuamente e che tende a farci dubitare di noi stessi e delle nostre risorse.

Per questo motivo, credo fermamente che si debba porre molta attenzione nella crescita di ogni individuo, e sopratutto delle persone che manifestano problematiche, al fine di far trovare loro sempre il giusto equilibrio con la propria autostima, per insegnare a prendersene sempre cura, in modo da poterle aiutare a realizzare il proprio potenziale e i propri doni nel modo migliore possibile.

L'autostima, come hai letto all'inizio di questo paragrafo, è come un albero che cresce in noi e di cui noi stessi dobbiamo prenderci cura per tutta la durata della nostra esistenza. Quando nasciamo, è un seme pronto a germogliare; crescendo, il germoglio diventa arbusto ed è proprio allora che richiede le maggiori cure, ma in questa prima fase noi siamo come dei giardinieri dilettanti, che devono ancora imparare il mestiere, ed è per questo che è importante imparare al meglio l'arte del prendersi cura della nostra pianta interiore dell'autostima. Qui subentrano i giardinieri esperti, i genitori, gli insegnanti e quanti hanno il compito di insegnarci l'arte del giardinaggio della nostra mente e fornirci così gli strumenti idonei per fare questo.

L'autostima è la base del “CREDERE in NOI STESSI”, del modo in cui noi ci VEDIAMO.

Capirai, quindi, quanto è importante il lavoro che dobbiamo fare.

L'autostima è paragonabile ad una bilancia, e il punto di equilibrio in questa immaginaria bilancia è proprio al centro di essa.

Gli estremi possono sbilanciare la nostra vita in un modo o in un altro.

Se andiamo dalla parte della BASSA AUTOSTIMA, ci troveremo ad alimentare sfiducia in noi, paura e ansia di non essere all'altezza, e ci confronteremo sempre con gli altri in maniera riduttiva, sentendoci così in qualche modo inferiori o non all'altezza delle situazioni e degli altri.

Invece, se ci spostiamo dalla parte della TROPPA AUTOSTIMA, ci sentiamo onnipotenti, saliamo sul cavallo della PRESUNZIONE e ci sentiamo SUPERIORI agli ALTRI. Anche la TROPPA AUTOSTIMA, alla fine, si rivela una problematica, perché spesso e volentieri nasconde inconsciamente proprio una bassa autostima, diventa come una maschera indossata per difenderci e mandare un messaggio ben diverso agli altri. E questa difesa, spesso, si trasforma in mancanza di ascolto verso gli altri, arroganza, bisogno di giudicare gli altri per sentirsi superiori e tante altre problematiche che possono incrinare i rapporti o comunque falsare relazioni di amicizia, perché a poche persone piacciono i presuntuosi e gli arroganti che per farsi grandi cercano di denigrare gli altri.

A parere mio, il giusto equilibrio di AUTOSTIMA è quando ci portiamo al centro e iniziamo a credere in noi stessi, nelle nostre capacità e accettiamo anche i nostri difetti e le carenze con umiltà e senza vergogna, pronti a lavorarci sopra. La persona VERAMENTE SICURA di sé non ha la necessità di doverlo dimostrare, come spesso fa chi ha troppa autostima, e non si sente sminuita dai propri limiti ma li accetta cercando di migliorare.

Quindi, alla fine, se la troppa autostima e la poca autostima sono come due facce della stessa medaglia, potremo allora unire le due estremità e scoprire che si crea così un cerchio in cui la circonferenza è la parte meno equilibrata che ci porta a faticare e il centro del cerchio è il punto di equilibrio che, senza grandi sforzi, fa girare la ruota della nostra vita.

Bene, ma da quali aspetti della Adhd, nasce il problema dell'autostima?

In questo caso i tre fattori principali della Adhd, quali attenzione, impulsività e iperattività, non giocano un ruolo principale, ma è lo stesso disturbo in sé, come lo abbiamo vissuto e come lo viviamo che invece opera nel trasformare l'autostima in una problematica oppure in un fattore positivo.

L'impulsività può giocare un ruolo chiave per le persone che hanno TROPPA AUTOSTIMA, cioè che nascondono in essa una mancanza di autostima mascherata. Questo perché tali persone lasciano esplodere la propria impulsività per sottolineare sempre quanto siano grandi, per sminuire gli altri in confronto a se stessi e quindi per cercare di tenere ben salda quella parvenza di SICUREZZA in SE STESSI.

Anche l'attenzione in questo caso ha una funzione interessante, perché tende a far focalizzare su se stessi per trovare il modo di non lasciar cascare la maschera di SUPERIORITÀ.

Invece, quando abbiamo una carenza di autostima, l'impulsività agisce nel farci scegliere le migliori strade di fuga per evitare di metterci in gioco con la paura di non esserne all'altezza. E ci porta rapidamente a sviare percorsi per questa paura inconscia.

Anche l'attenzione viene spesso richiamata per farci focalizzare su ogni aspetto negativo di noi, ormai fin troppo abituati alle etichette che ci sono state affibbiate nel corso della nostra vita.

Il problema dell'autostima, alla fine, è però dipeso molto da come si è sviluppata la nostra vita, e con essa il nostro albero dell'autostima.

Allora come possiamo guarire la nostra autostima?

Semplicemente curandola e rimanendo sempre consapevoli di noi stessi.

Un buon modo è quello di iniziare ad abbandonare certe abitudini negative, che ci tengono lontane dal centro di equilibrio dell'autostima. Ecco alcuni consigli: Evitare i paragoni con gli altri: Ognuno di noi è diverso, quindi è completamente inutile paragonarsi agli altri. Con questo non ti dico che non devi guardare gli altri e limitarti a guardare solo te stesso, ma ti dico di osservare l'operato degli altri senza giudicarlo o senza fare confronti, ma solo per capire cosa puoi imparare e applicare anche tu al meglio e cosa magari evitare. Che l'altro sia un esempio positivo o negativo, la sua esperienza ti porterà sempre una lezione su cosa si può fare o cosa è meglio non fare.

Paragonarsi invece tende a creare giudizio e questo serve solo per ALIMENTARE la tua bassa stima oppure la maschera della tua alta autostima.

Se guarderai i grandi uomini del ato e presente, scoprirai che quelli che hanno segnato la storia si sono mostrati umili e non hanno avuto bisogno di DIMOSTRARE la propria SUPERIORITÀ. SII CONSAPEVOLE: Come ormai avrai capito, essere consapevoli di se stessi ci aiuta a comprendere perché agiamo in determinati modi, anche meccanici, e ci offre gli strumenti per poter migliorare e cambiare quegli aspetti. Consapevolizzare il proprio livello di autostima ci aiuta a capire quali accorgimenti dobbiamo apportare per ritrovare il giusto equilibrio e tornare al centro della ruota. SENTITI UNICO e senti gli ALTRI UNICI: Come si è detto di non paragonarsi, anche in questo caso è importante consapevolizzare interiormente che NOI siamo NOI e esprimere sempre SE STESSI in maniera ONESTA,

accettarsi per come siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti, migliorandoci ma senza mai sentirci superiori o inferiori, ma al contrario sentendoci sempre NOI STESSI come esseri unici e considerando anche gli altri come individui unici.

Cercare STRUMENTI per diventare bravi Giardinieri: Come dicevamo all'inizio, l'autostima è come una pianta che ha bisogno di crescere dentro di noi grazie alle cure e alle attenzioni che le riserviamo. Se senti di avere un problema con la tua autostima, questo significa che nella tua crescita probabilmente non ti è stato insegnato a curarla bene e non ti sono stati dati gli strumenti adatti per farlo. Puoi comunque INIZIARE da ADESSO. Inizia a cercare informazioni sull'autostima, inizia a leggere libri di crescita personale che ne parlano, cerca degli insegnanti o mentori che possano istruirti al meglio a prenderti cura della tua autostima. Se ritieni che il problema nel credere in te stesso sia di difficile soluzione per te, allora cerca delle persone che possano aiutarti per un periodo a prendersi cura della tua autostima finché non imparerai a farlo da solo. ASCOLTA le PERSONE POSITIVE e che ti GRATIFICANO:

Normalmente le persone tendono a concentrare più la loro attenzione sulle negatività che sulle cose POSITIVE. Inizia a fare il contrario, INIZIA a dare più IMPORTANZA e ATTENZIONE a chi ti gratifica, ti apprezza, ti aiuta positivamente nel tuo cammino, invece che a tutte quelle persone che ti abbattono, ti negativizzano e ti instillano una bassa considerazione di TE (quelle persone con TROPPA AUTOSTIMA) per mostrarsi superiori. Tutte queste cose, nel bene e nel male, sono solo alimenti che ti portano fuori dal giusto equilibrio della tua Autostima, portandoti a sbilanciarti e ad andare verso una visione sminuente di te. SII UMILE: Chi è SICURO di SÉ non ha necessità di dimostrarlo continuamente, agisce e questa è la sua risposta, parlare con i risultati. Se ti senti più in alto degli altri, interrogati, fatti delle domande per capire da cosa nasca questa esigenza interiore di dimostrarti superiore. Cerca di capire se sia un motivo per alimentare la maschera dell'insicurezza. Essere umili non significa abbassarsi, significa essere se stessi accettando gli altri per come sono senza bisogno di dover loro dimostrare qualcosa o paragonarsi ad essi.

Bene, si potrebbe scrivere lunghi trattati sull'autostima, sulle sue particolarità, sui suoi aspetti in ogni ambito, ma questo non è un manuale di AUTOSTIMA, è stiamo trattando una sintesi di quelle che sono le problematiche dell'autostima in

noi che abbiamo l'ADHD. È proprio la problematica dell'autostima che alla fine porta ad avere una casistica alta di persone cresciute con tale condizione che prendono percorsi sbagliati, cadono in depressione o sviluppano altre problematiche, come l'uso di sostanze stupefacenti e alcool al fine di sentirsi maggiormente sicuri di se stessi.

Io, personalmente, riguardando al mio ato, mi chiedo che strade avrebbe preso la mia vita se mi fosse stato insegnato per tempo a prendermi cura della mia autostima, come avranno fatto sicuramente quelle grandi PERSONE che pur avendo il nostro disturbo o la dislessia sono riuscite ad ottenere grandi risultati. Ma sono anche contento così, perché questo mi ha portato oggi a scrivere questo libro, ad ESSERE la PERSONA che SONO, con i miei pregi e i miei difetti ma ad ESSERE ME STESSO.

Nel prossima tappa parleremo di ansia...TRANQUILLO fai dei bei respiri profondi, non ti lasciar prendere dall'ansia.

Anzi, dopo il riassunto di questa tappa sull'autostima, prenditi 10 minuti di pausa. E come SEMPRE RILASSATI e fatti un BEL REGALO, perché te lo meriti davvero, sei stato BRAVO ad arrivare anche a questo traguardo. COMPLIMENTI.

CONSIGLI per l'Autostima:

EVITARE PARAGONI con gli ALTRI: I paragoni con gli altri non ti aiutano a credere in te stesso, ma spesso nascono solo dalla necessità di alimentare la BASSA AUTOSTIMA oppure la TROPPA AUTOSTIMA. SII CONSAPEVOLE: La consapevolezza della propria autostima ci aiuta a migliorarla e a trovare velocemente il centro di equilibrio. Cerca di comprendere

sempre come è la tua autostima e come influenza i tuoi comportamenti. SENTITI UNICO e SENTI UNICI gli ALTRI: Inizia a comprendere che ognuno di noi è unico e che non serve cercare paragoni con gli altri. Impara dagli altri senza giudicarli. La persona SICURA di SÉ non ha bisogno di sentirsi superiore agli altri né tanto meno Inferiore, si sente SE STESSA per la sua unicità. IMPARA e cerca STRUMENTI ed INSEGNANTI VALIDI: Se hai un problema di autostima, sicuramente non hai ricevuto gli insegnamenti adeguati e gli strumenti per prenderti cura dell'albero della tua autostima. Studia libri che parlino di autostima, cerca persone che ti insegnino come ci si prende cura di essa e, se non ci riesci, fatti aiutare da persone valide a lavorare sulla tua autostima per imparare da esse. SII UMILE: Come hai visto, sentirsi superiori agli altri è sciocco e serve solo ad alimentare le proprie insicurezze. La persona umile è quella che crede in se stessa e crede nella unicità degli altri. Ricorda: paragonarsi agli altri per mostrarsi superiori denigrandoli è solo indice di una bassa autostima. ASCOLTA le PERSONE POSITIVE e che ti GRATIFICANO: Evita di porre ATTENZIONE a tutti quelli che ti sminuiscono o che ti parlano negativamente o di negatività. Ascolta con molta attenzione e ringrazia le persone POSITIVE e che ti gratificano, questo ti aiuta ad alimentare meglio la tua autostima e il tuo modo di vedere il MONDO. Questo non significa che devi eliminarli dalla tua vita, ma è preferibile dar meno peso a qualunque cosa di negativo ti dicano.

TAPPA - PROBLEMATICA dell'Ansia

L'ansia è un disturbo che tutti conosciamo bene, e non entrerò troppo nel merito di questa particolare patologia, perché non è questo l'argomento principale del libro, ne puoi trovare molti altri in commercio per informarti bene. In questo contesto il nostro scopo è analizzare l'ansia in relazione all'Adhd, in modo da valutare se sia causata dal nostro disturbo oppure se sia slegata da esso, visto che quando si parla di ansia si parla di molteplici fattori scatenanti, diversi da individuo ad individuo, e inoltre non è una problematica strettamente correlata alla Adhd.

Come l'autostima, anche l'ansia cresce nel tempo, in base al nostro percorso di crescita e di vita, alle nostre esperienze personali e al nostro modo di osservare la realtà circostante.

Logicamente, chi ha delle problematiche come l'Adhd può avere maggiori probabilità di riscontrare qualche fattore di ansia.

Ma cos'è l'ansia?

Partiamo dalla definizione che possiamo leggere su Wikipedia:

“L'ansiaè uno stato psichico, prevalentemente cosciente, di un individuo caratterizzato da una sensazione di preoccupazione o paura, più o meno intensa e duratura, che può essere connessa o meno a uno stimolo specifico immediatamente individuabile (interno o esterno) ovvero una mancata risposta di adattamento dell'organismo a una qualunque determinata e soggettiva fonte di

stress per l'individuo stesso.”

Quindi, come possiamo ben capire, l'ansia è uno stato che riconosciamo in maniera cosciente e che è caratterizzato dalla paura o dalla preoccupazione che deriva da uno stimolo interno o esterno; questo può dipendere da come interpretiamo un fatto o vediamo una situazione specifica, oppure da pensieri che occupano la nostra mente e che sentiamo come reale fonte di preoccupazione. Per esempio, se abbiamo paura dei ragni, pensare di entrare in una stanza dove possiamo trovarli può crearci uno stato di ansia più o meno forte. Oppure, se dobbiamo andare in un quartiere malfamato di una città, il pensiero che si possa essere vittime di aggressioni può causarci ansia.

Quindi qualsiasi cosa possa crearci stress ci crea ansia, che altro non è che una preoccupazione strettamente connessa alla paura di cosa possiamo aspettarci in una determinata situazione che ci mette in apprensione.

Ancora su Wikipedia leggiamo:

“L'ansia è una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno. Può esistere come disturbo cerebrale primario oppure può essere associata ad altri problemi medici, inclusi altri disturbi psichiatrici. I segni somatici sono dunque un'iperattività del sistema nervoso autonomo e in generale della classica risposta del sistema simpatico di tipo "combatti o fuggi".

Si distingue dalla paura vera e propria per il fatto di essere aspecifica, vaga o derivata da un conflitto interiore.”

Con questa definizione entriamo nel merito dell'ansia e scopriamo che a generarla sono emozioni negative che si ripercuotono anche sul fisico in risposta ad una presunta minaccia.

Questo mi ricorda quando ero più giovane e andavo in discoteca; entrare in un contesto sociale così variegato, dove c'erano molte aspettative e anche il rischio di doversi trovare in situazioni di giudizio, inizialmente mi provocava nausea e attacchi di vomito; dovevo fare dei profondi respiri e aspettare che mi asse, tenevo spesso un fazzoletto che mi portavo alla bocca per farmi are quell'agitazione.

Quella era ansia dettata dalle aspettative e dalle paure correlate che affioravano nella mia mente, come il giudizio esterno. La prima cosa che facevo per allentare quella morsa era correre verso il piano-bar e fare la prima di una serie di bevute che mi portavano a rilassarmi.

Era facile: con la scusa dello sballo evitavo di affrontare invece una problematica che era in me e che poteva essere superata in maniera più salutare, senza dover sopportare quel fastidioso cerchio alla testa e quel sapore strano in bocca il giorno dopo.

Come vedi, il mio esempio di vita vissuta rientra bene con la descrizione, e qui vediamo un primo tratto farsi avanti, che probabilmente, per mia opinione personale, ne accentua la problematica dei sintomi fisici correlati che dipendevano da una iperattività del sistema nervoso autonomo, dandomi nausee, battito accelerato e forte sudorazione, e che venivano innescati dalla risposta del sistema simpatico del tipo “Combatti o fuggi”, cioè da quel meccanismo interno arcaico che regola una reazione primitiva a una situazione di pericolo.

Il mio punto debole, in grado di terrorizzarmi e capace di innescare una serie di

riflessi, è sempre stato la Paura di essere giudicato e preso in giro.

Più che mai, nella nostra società, diventano fattori di ansia molti PERICOLI IMMAGINARI, le cosiddette seghe mentali, cioè tutte quelle idee che ci facciamo su cosa può aspettarci, anche nella vita sociale.

L'ansia si differenzia dalla paura perché scaturisce da proiezioni mentali su possibili conseguenze. Si tratta quindi di una preoccupazione vaga, perché non c'è niente di fisico a minacciarci; aspecifica, perché non si riesce a specificare bene cosa la produca; derivante da un conflitto interiore, perché nasce da pensieri aspettative e immagini catastrofiche che creiamo nella mente e che dipendono da un conflitto generato dal modo di vedere un determinato aspetto della realtà, a cui diamo un potere maggiore di quello che dovrebbe avere.

Per finire, su Wikipedia leggiamo anche:

“L'ansia sembra avere varie componenti di cui una cognitiva, una somatica, una emotiva, una comportamentale.

• La componente cognitiva comporta aspettative di un pericolo diffuso e incerto.

• Dal punto di vista somatico (o fisiologico), il corpo prepara l'organismo ad affrontare la minaccia (una reazione d'emergenza): la pressione del sangue e la frequenza cardiaca aumentano, la sudorazione aumenta, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumenta e le funzioni del sistema immunitario e quello digestivo diminuiscono. Esternamente i segni somatici dell'ansia possono includere pallore della pelle, sudore, tremore e dilatazione pupillare.

• Dal punto di vista emotivo, l'ansia causa un senso di terrore o panico, nausea e brividi.

• Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare sia comportamenti volontari sia involontari, diretti alla fuga o all'evitare la fonte dell'ansia. Questi comportamenti sono frequenti e spesso non-adattivi, dal momento che sono i più estremi nei disturbi d'ansia. In ogni caso l'ansia non sempre è patologica o nonadattiva: è un'emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza.”

Dai fattori che la scatenano, e come hai visto nel mio esempio, tutto parte da un fattore cognitivo, cioè dipende da come si interpreta e da cosa ci si aspetta da un determinato stimolo (che sia una situazione, una cosa, una persona o altro). Dopo che il cervello aveva fatto tutta la sua elaborazione, nel mio caso, mostrava tutte le possibili conseguenze negative che avrei potuto incontrare entrando in discoteca: persone che mi potessero deridere davanti ad altri, oppure ragazze che avrebbero potuto rifiutare il mio approccio, se non addirittura gruppi di ragazzi che avrebbero potuto fare una rissa con me. Il sistema fisico, di conseguenza, iniziava ad attivarsi agendo tramite l'aspetto somatico: la mente comandava al corpo di reagire al pericolo che era percepito come reale e così iniziavano la sudorazione e le palpitazioni e questo influiva sul sistema emozionale, alzando la paura e provocando così brividi e nausea.

Dal punto di vista comportamentale, poi, le risposte erano diverse nel cercare vie di fuga, come il bere, che allentava quello stato di allerta abbassando la risposta al pericolo immaginario nella mia mente.

Per quanto riguarda la risposta comportamentale, spesso proprio per evitare quello stato di ansia che mi prendeva, evitavo posti o situazioni che avrebbero potuto esserne causa.

Evitavo di andare nei posti dove c'erano gruppi di ragazzi che conoscevo bene e per cui sarei potuto essere vittima di scherzi o bullismo; evitandoli credevo in qualche modo di salvarmi da esperienze negative nella mia vita, inconsapevole invece che così mi creavo un meccanismo di fuga che era dannoso, perché mi impediva di fare anche esperienze che invece avrebbero potuto darmi dei validi insegnamenti e attenuare con l'abitudine l'ansia.

Comunque, come abbiamo appreso, l'ansia è una normale emozione come tante altre, la sua manifestazione patologica dipende da quanto carichiamo questa emozione e da come l'affrontiamo.

Per esempio, affrontare le proprie paure quotidianamente, per quanto sia difficile e stressante, aiuta poi a renderle meno intense, ci facciamo l'abitudine fino al punto di accorgerci che pur manifestandosi l'ansia, abbiamo imparato a gestirla al meglio.

È come per la paura: non esiste persona al mondo che non ne abbia, qualsiasi personaggio che fa sport estremi ammette di provarla, ma ciò che lo differenza dagli altri è che lui ha imparato a gestirla e a utilizzarla in maniera positiva, per alzare la propria adrenalina.

Bene, adesso che abbiamo visto cosa comporta l'ansia, vediamo come si relaziona con la nostra Adhd.

Logicamente, un fattore dominante dell'ansia nella nostra Adhd è l'ATTENZIONE oltre che l'IPERATTIVITÀ, come abbiamo già visto.

L'attenzione contribuisce a rinforzare i processi dell'ansia, perché si concentra tutta sullo stimolo che genera stress, elaborando ogni possibile scenario, e se non la deviamo verso le soluzioni, tende ad aumentare paure e preoccupazioni.

È essenziale fermarsi un attimo e prendere consapevolezza che siamo in uno stato ansioso, riconoscerlo al fine di poterlo contenere, porsi domande specifiche su quali siano le cause e cosa possiamo fare per superarle. In questo modo volgiamo la nostra attenzione verso le soluzioni utili ad attenuare questo stato, impedendo così alla nostra mente di elaborare scenari disastrosi.

A tal proposito, il famoso cantante Justin Timberlake, che è affetto da Adhd e disturbo compulsivo/ossessivo, racconta che quando deve salire sul palco, un momento prima, viene preso dall'ansia, ma sapendo del suo stato, lui reagisce dicendosi: “Ecco, questi pensieri dipendono dalla mia condizione, va tutto bene, andiamo”. In questo modo prende consapevolezza e allontana il processo di proiezioni negative dovute all'ansia, perché riconosce che sono frutto della sua condizione e non sono reali per quanto siano, come dice lui, coinvolgenti.

Anche l'impulsività gioca il suo ruolo nella fase delle scelte e spesso sceglie la soluzione rapida per la salvaguardia personale, che è la fuga dal pericolo, o comunque il suo evitamento.

Anche in questo caso porsi le domande giuste ci permette di offrire alla nostra impulsività differenti scelte valide, oltre alla fuga, come abbiamo visto per il caso di Justin. Ma dobbiamo tenerla controllata, al fine di evitare di fare scelte deleterie che creino meccanismi di compulsività quando attuate. Per esempio il mio andare a bere alcoolici era una risposta che mi portava ad affrontare il pericolo immaginario, ma in realtà era un'altra via di fuga per evitare il problema e il risultato era che per un buon periodo veniva sempre adottata con le relative conseguenze sul mio fisico e sulla mia psiche. Il suo ripetersi diventava compulsivo finché un bel giorno, fortunatamente, ho capito che bevevo in discoteca solo per fuggire dai miei problemi e dalle mie ansie. L'impulso

primario era “bevi che ti a”.

L'iperattività, come abbiamo visto, è un fattore importante per quel che riguarda la risposta fisica all'ansia. Infatti, quando siamo ansiosi, si ha un'iperattività del sistema nervoso, che innesca le risposte fisiche nel nostro organismo come accelerazione del battito cardiaco, fiato corto, brividi, nausea etc etc.

Probabilmente, e questa è solo un'ipotesi del tutto personale frutto delle mie osservazioni, noi con l'Adhd tendiamo ad avere una risposta fisica con maggior facilità, poiché siamo già iperattivi di natura e quindi anche il nostro sistema nervoso e il cervello sono già iperattivi, senza bisogno di nessuno stimolo esterno. Anche una minima sollecitazione che inneschi la nostra ansia genera immediatamente una risposta fisica nel nostro organismo.

Come possiamo sopravvivere al pericolo ANSIA?

Logicamente, come avrai ben capito, non esiste una pillola magica o una cura contro l'ansia, possiamo certo prendere degli ansiolitici che ci aiutino momentaneamente, ma sono semplici palliativi che non risolvono il problema alla radice, come lo era l'alcool per me. In merito all'alcool, ci tengo a farti una breve premessa: io non sono e non sono stato un alcoolista, ma ero un bevitore del week end. Infatti, durante tutta la settimana, toccavo raramente anche solo un goccio di vino, se non per pranzi di lavoro e senza mai abusarne.

Adesso che ho consapevolizzato le mie ansie e paure, bevo sempre raramente e con moderazione, sicuramente non più come via di fuga, ma sempre e solo durante i pasti e in buona compagnia.

Detto questo, non intendo dissuaderti dal prendere farmaci ansiolitici che siano prescritti dal tuo terapeuta, è importante seguire le direttive di un dottore, ma ti suggerisco anche di cercare al contempo un modo per comprendere l'origine delle tue ansie per imparare a elaborarle e attenuarle con pazienza.

Vediamo un po' quali consigli utili si possono seguire per allentare la morsa dell'ansia:

COMPRENDERE: Iniziare a comprendere la propria problematica, come abbiamo visto, è utile in ogni frangente, e anche per l'ansia vale lo stesso. Per farlo ci dobbiamo porre le giuste domande come: Perché sono ansioso? Qual è la causa che mi rende ansioso? La minaccia è reale, oppure è solo frutto della mia mente che elabora possibili scenari catastrofici? Cosa potrei fare se questi si avverassero? Lo scenario che mi rende ansioso è reale oppure è IPOTETICO? Quali soluzioni posso attuare per calmare la mia ansia adesso?

Già con una serie di domande simili a queste prendi coscienza e consapevolezza del quadro generale, e già questo di suo ha un effetto calmante sull'ansia. TRAINING AUTOGENO: Questa è una delle più conosciute tecniche per calmare il sistema nervoso. È un sistema di respirazione e visualizzazione che aiuta la mente a calmarsi in stati di ansia. Ci sono molti libri e molti professionisti che ti possono dare le tecniche più adatte a te. Ti invito a cercarli se la tua ansia tende ad immobilizzarti come faceva con me. PRENDERSI una PAUSA: Se stiamo per affrontare una situazione che ci procura ansia, prendere anticipatamente una pausa può essere una soluzione valida, purché si metta anche in pausa la mente o la si distolga dall'ansia.

Un buon modo per ottenere questo risultato è quello di fare un'attività che ci distragga momentaneamente oppure fare qualcosa di rilassante.

TECNICHE per il controllo dell'Ansia: Ci sono in giro innumerevoli tecniche di altrettanti innumerevoli professionisti, inizia ad informarti e a cercare quella più adatta a te e che ti dia i risultati voluti. Come per ogni cosa, non tutto è adatto e risolutivo per TUTTI. Una cosa che va bene a te, sicuramente non darà gli stessi risultati con altre cento persone. BASTA che FUNZIONI con TE... a te deve interessare solo il risultato su di TE. Lo specialista: In base al grado della tua ansia, potrebbe essere necessario che tu ti affidi ad uno specialista che ti aiuti a trovare la radice del problema mostrandoti un punto di osservazione esterno da te, aiutandoti così a superare tale problematica. Può essere un medico, un coach, una persona fidata o anche un gruppo di sostegno. Dipende da te, dalle tue esigenze e dal tuo personale modo di vedere.

Bene, mi fermo qui con l'ansia, perché altrimenti inizia a farsi sentire su di me quella da prestazione, pensando a quando finirò questa tappa e a come sarà giudicata la mia esposizione di questo delicato argomento.

Adesso facciamo ancora una breve pausa, rilassiamoci e ti invito a scaricare tutta l'ansia di finire presto il libro bevendoti magari un goccetto... non di alcool, meglio di tè o camomilla.

In questa sosta, come nelle altre, ti invito a ricaricarti e a riflettere su come quanto hai letto possa aver influito sulla tua vita e quanto stia influendo ancora. Magari prendi un pezzo di carta o un quaderno e scrivilo liberamente, in modo da poterlo rivedere e consapevolizzarlo.

Buona pausa, ci vediamo al nastro di partenza della prossima tappa e COMPLIMENTI di cuore, stai davvero andando bene, sei già arrivato ad un buon punto per capire la tua Adhd.

TAPPA - DIFFICOLTÀ a PORTARE a TERMINE le COSE

Siamo quasi alla fine del nostro viaggio tra le problematiche legate alla Adhd e, pur non avendole vagliate tutte, ho inserito quelle più frequenti e che diventano spesso caratteristiche delle persone con questa condizione.

La penultima problematica che stiamo per analizzare insieme è la difficoltà a portare a termine le cose che ci prefiggiamo. Ne avremmo potuto anche parlare trattando la procrastinazione, ma preferisco valutarla in maniera a se stante perché è una delle problematiche che hanno segnato la mia vita, e esaminarla ora con te mi permette di analizzarla e comprenderla meglio.

Ma di cosa si tratta?

Semplice, hai presente tutte le volte che sei rapito da un'idea, un progetto che reputi vitale, meraviglioso e importante? Bene. Hai presente tutte le volte che tale progetto è stato procrastinato al punto da non fargli mai vedere la luce, a causa di mille scuse che ti sei creato e da altri mille progetti che si sono sommati? Sei molto impegnato, vero? Ma probabilmente invece ti racconti tutto ciò per evitare così di vedere che NON SAI PORTARE a TERMINE le COSE, non sai FINALIZZARLE.

Non succede con TUTTE le cose, ma spesso e volentieri capita, e quando i progetti richiedono molto tempo di attuazione, e magari richiedono anche di fare cose ripetitive e monotone, l'attenzione ti abbandona e ti impedisce di portarle a termine.

Io, per esempio, ho una miriade di progetti nel cassetto, che sono tutti potenzialmente validi, ma che sono tutti solo in fase ideativa, o appena in fase embrionale, venendo alla luce ma per poi essere abbandonati lì da una parte, senza continuazione. Ogni tanto li riguardo, li accarezzo e poi via, li abbandono nuovamente.

Ti faccio un elenco veloce dei progetti che sono in sospeso e fermi al punto di partenza, a causa della mia difficoltà a portare a termine le cose: Catena Cyber: Progetto di una catena di cyberpub rivoluzionaria, sul tema dell'informatica e tecnologie, con museo della storia della tecnologia all'interno. Animazione condivisa in rete che colleghi tutti i Cyber, come se fossero un unico locale con tanto di Cyber TV. Mondostevia: Puoi trovarlo su http://mondostevia.com, il primo portale informativo e commerciale sul mondo della Stevia, dove puoi trovare tantissime informazioni su questo dolcificante naturale, le recensioni dei prodotti che utilizzano la Stevia al posto dello zucchero e la loro commercializzazione online tramite il portale che funge anche da e-commerce. Lega Artistica: Applicare il modello competitivo dello sport all'arte. Creare Leghe musicali e rispettivi campionati, per esempio, dove si possono iscrivere cantanti, musicisti, gruppi oppure squadre composte da più elementi che competano tra loro come per il Calcio con i campionati di serie A, B, C, D etc fino agli amatori. Questo permetterebbe a tutti di misurarsi in qualche modo a livello artistico trovando gli spazi giusti e mirando alla promozione, o anche al semplice livello dilettantistico nei campionati dilettantistici, solo per dar sfogo settimanalmente, durante la partita, alle proprie doti artistiche. App GIOCO crescita personale: Un gioco da scaricare su cellulare e ogni dispositivo, che agisce sulla propria crescita personale, il cui scopo sia migliorare se stessi attraverso il raggiungimento dei propri obiettivi con diverse sfide create appositamente per la caratteristica scelta. Un progetto per formazione online e offline, tramite un portale specifico, chiamato mindcoop e già preso come dominio e spazio web. Il progetto di un libro ancora in fase iniziale, The Loop, che intende unire

fantascienza e spiritualità e parla di coscienza ponendo molti interrogativi. Musical Cyber: Come per la catena di negozi, un musical sul tema di internet e i suoi risvolti nella realtà virtuale e reale, dove vengano affrontate le tematiche della rete e la vita. Ho già scritto i testi di varie canzoni e ho in mente tutto il progetto, ma anche questo è nei meandri della mia mente e ogni tanto riaffiora, ormai da ben 10 anni. Hai presente il musical Cats? Qualcosa di simile, ma improntato su internet e le tipologie di persone in rete.

Ok, potrei andare avanti così per diverso tempo, ma questo è un argomento di cui parleremo nei doni della Adhd, e quindi mi fermo qui solo per darti un'idea e farti capire, con la mia esperienza, cosa può capitare spesso ad una persona con questa condizione.

Adesso, come esempio, ti porterò MONDOSTEVIA.

Devi sapere che il portale Mondostevia è venuto alla luce, anche se deve essere sempre modificato e migliorato. Il progetto è valido e unico e offre un ampio mercato di potenziali persone interessate a seguirlo. Ero partito in quarta, ma ogni volta, quando si trattava di cose che avrei voluto vedere subito finite e invece mi richiedevano maggior tempo, la mia attenzione scemava.

Avevo anche intervistato un'azienda nel mondo del cioccolato recensendola. Il progetto avrebbe tutte le carte in regola per decollare, ma con il mio disturbo mi resta molto difficile seguirlo da solo, perché alla fine mi ritrovo ad affogare in un bicchiere d'acqua rimandando l'impresa. Sai bene che noi con l'Adhd abbiamo una tendenza al disordine, quindi immagina cosa ti potrebbe succedere avendo una serie di compiti da fare tutti insieme e non avendo organizzato una scaletta di lavoro. Immagina inoltre che sia affiorata una nuova idea che ti distragga. La tua Attenzione inizia ad andare in tilt e allora, pian piano, ti demotivi e accantoni la cosa che in quel momento non è PIACEVOLE per TE.

Un punto di forza, che capiscono tutte le persone di SUCCESSO, è che devi sempre divertirti quando fai le cose e con questo entusiasmo devi contagiare ogni collaboratore affinché si ottengano ottimi risultati.

Quali son i fattori della Adhd attivi, nella mancanza di finalizzazione:

Innanzitutto il primo fattore importante è l'attenzione e quindi è necessario lavorare molto su di essa, al fine di mantenerla sempre viva e a prova di abbandono. Inoltre la nostra iperattività entra in tilt quando si sottopone a più compiti da fare senza dare un'importanza ad ognuno, così monta l'agitazione e la voglia di scaricare quella tensione in qualcos'altro tralasciando al momento quello che dovremmo portare a termine. Invece il fattore di impulsività rientra solo nella scelta di occuparci di altro, senza pensarci due volte o farci riflettere sul perché stiamo abbandonando il nostro compito.

Ecco cosa succede in linea di massima spesso a me:

Sono su Mondostevia e devo sistemare le sessioni del portale, è un lavoro noioso; mentre lo faccio, la mia attenzione inizia a valutare quello che potrei fare o che dovrò fare dopo e, pian piano, arriva un pensiero importante tra i tanti, che la cattura e la ipnotizza. Continuo a fare le cose su Mondostevia, ma l'iperattività inizia ad risvegliarsi, inizia a dire “basta, uffa, voglio andare a divertirmi con quello che sta guardando l'attenzione”. Il mio piede si muove agitatamente ma non demordo ancora perché è un mio dovere; intanto arriva l'impulsività, come un diavoletto, che dice all'iperattività e all'attenzione: “Dai ragazzi, andiamo là che è meglio. Quello è il paese delle meraviglie, si dice che ci siano andati anche Pinocchio e Lucignolo”. Finale? Tutti andarono a perdersi nell'altra cosa portando anche me con loro. Fortunatamente, non mi sono mai cresciute le orecchie, la coda il pelo e non sono neanche diventato un asino fisicamente, anche se il non portare a termine il mio compito, invece, mi ci fa sentire un po',

con tutto il rispetto per gli asini, animali intelligentissimi e denigrati ingiustamente.

Logicamente questa nostra difficoltà a portare avanti e finire le cose è molto deprimente per noi, perché sentiamo di avere grosse capacità, ma dall'altra parte ci ritroviamo sempre a dei punti morti che ci abbattono e ci portano ad aver sfiducia in noi stessi. Per non parlare delle persone, che ti dicono “Sì sì, tanti bellissimi progetti, ma ogni volta non ne porti a termine uno. Tanto è sempre così, non sei costante.”

Per diverso tempo mi sono sentito dire così e per diverso tempo ho creduto davvero di essere una persona poco affidabile e incostante. Scoprire la mia Adhd mi ha permesso di capire cosa mi stava accadendo e di informarmi su che soluzioni adottavano gli altri e come porre rimedio alla dispersività.

Il risultato, come vedi, è stato subito scrivere questo libro, utilizzando delle piccole strategie di cui adesso ti parlerò e che potrebbero essere utili anche a te riadattandole.

In questo momento sto prendendo il Metilfenidato, ma il mio obiettivo è quello di usarlo in questa fase iniziale, per apprendere al meglio strategie interiori e abitudini meccaniche e arrivare a essere totalmente padrone di queste soluzioni. Le strategie che sto per elencare non sono frutto della mia mente ma sono sistemi ricavati dalle esperienze degli altri e da diverse testimonianze di come sono riusciti a risolvere le loro problematiche.

Tali accorgimenti mi hanno permesso di scrivere questo libro senza abbandonarlo come ho sempre fatto per i vari progetti precedenti.

FOCALIZZARSI solo su un UNICO PROGETTO: La prima cosa che mi sono imposto è stata quella di concentrarmi solo sul libro ed evitare ogni altro progetto. Dopo aver appuntato tutti i progetti su un quaderno, l'ho riposto e ho preso la ferma decisione di occuparmi solo e unicamente della stesura di questo volume. Mi sono chiesto: “Come posso fare per dedicarmi anima e corpo solo a questo finché non avrò FINITO?” Dopo un attimo la risposta era ovvia: darmi un metodo. Dovevo crearmi un percorso a tappe, per tenere conto dei progressi e così motivarmi a seguire sempre una direzione senza uscire dal percorso. AUTODISCIPLINA: Che parolone, vero? Bene è stato importante per me, come secondo o, definire un metodo di autodisciplina che mi tenesse concentrato sulla scrittura del libro senza svolazzare a destra e sinistra con le mie idee.

Ho iniziato a scrivere la scaletta del libro come tour e tappe, come vedi dall'indice, e ogni volta mi sono riproposto di sviluppare una tappa alla volta, seguendo la scaletta dell'indice e ignorando ogni altro pensiero sui capitoli successivi. Per ogni tappa di ogni tour, prima di iniziare, ho impostato il mio smartphone dandomi come tempo un'ora e avviando subito il cronometro. A questo punto scrivevo tutto quanto mi veniva in mente per tutto il tempo e quando suonava la sveglia, STOP, mi fermavo e attuavo la terza strategia che tra poco leggerai. Dopodiché, riprendevo ripetendo nuovamente questo trucco. Mi gratifico e mi premio: Sì, hai capito bene, mi do una bella pacca sulla spalla, guardando i progressi e dicendomi quanto sono stato bravo e diligente. Poi mi prendo una pausa di 10 minuti e faccio qualcosa di piacevole e rilassante, continuando a pensare a quanto sono stato bravo a seguire il metodo e pensando ai risultati che otterrò andando avanti in questo modo. Mi godo quel momento che mi sono proprio MERITATO. Dopo di che riprendo nuovamente il punto precedente, sapendo che dopo averlo svolto di nuovo diligentemente, mi premierò nuovamente. Ti ricorda qualcosa, vero? MOTIVAZIONE: Un fattore importante, in tutto questo semplice processo, è quello di darsi una valida motivazione, un forte desiderio di finalizzare il tuo progetto. In questo caso la necessità di forza maggiore, che poi si lega anche alle altre motivazioni, è stata il fattore trainante della mia motivazione a completare rapidamente questo libro. Non ti nascondo che la mia precaria situazione economica e l'urgenza di estinguere un mutuo sulla casa che ho perduto, al fine

di liberare da ogni vincolo con esso la mia ex moglie, che ne era diventata vittima a causa mia, sono stati una grossa spinta.

Per me è stata una motivazione importante quella di liberare lei dal mutuo in cui l'avevo coinvolta erroneamente a causa del mio disturbo, mettendola in grossi guai che è mio compito risolvere. Come vedi, una forte motivazione e un'urgenza possono fare miracoli; ecco spiegato perché molti personaggi famosi con questa condizione dicono che per i loro risultati tendono sempre a gettarsi in situazioni che li portino fuori dalla loro zona di comfort: la pressione li aiuta maggiormente ad attivarsi. Pensare solo a Quello: Noi che abbiamo l'Adhd siamo delle persone multitasking, ma dobbiamo imparare a stare sul pezzo. Dobbiamo ricordarci sempre di fare UNA cosa alla VOLTA, perché altrimenti entriamo in balia del nostro disturbo. Per rimanere focalizzato e motivato devi iniziare a pensare sempre in maniera Positiva al progetto, alle gratificazioni che ci porterà nel breve (quelle che ci diamo) e nel lungo termine, come quelle che arriveranno a progetto ultimato, e anche immaginare spesso come sarà la nostra Vita dopo che avremo raggiunto il nostro obiettivo. Tutto questo è di aiuto anche alla nostra motivazione per mantenere ferma l'attenzione e così anche impulsività e iperattività.

Bene, questi 5 piccoli i per la realizzazione dei propri progetti sono semplici, non ti voglio dare mille tecniche di crescita personale o psicologiche che ti confonderebbero, RIMANI sempre SEMPLICE. Ricordati che la semplicità PAGA SEMPRE, e inoltre non ti porta a disperdere l'attenzione in tanti piccoli dettagli di rifinitura o ricamo, che servono solo ad abbellire ma sono inutili rispetto alla forma principale del progetto.

Pensa come se tu dovessi fare una sedia o qualsiasi altro oggetto utile. Non pensi subito a come fare le rifiniture, ai colori o ad altro. La prima cosa che valuti è la forma della sedia, che deve essere utile al suo scopo, ovvero far accomodare le persone o il tuo amico a quattro zampe. Quando hai finito di fare il corpo principale, allora puoi permetterti di pensare a come rifinirlo, ma è del tutto

superfluo pensarci prima che sia in fase di lavorazione, perché in quella fase devi dedicare tutta la tua attenzione a realizzare l'essenziale, la sedia e niente altro.

Questo è importante per non sviare l'attenzione da quello che è il tuo compito principale; crearsi una scaletta dei compiti e delle tappe per arrivare alla fine, ti aiuta, specialmente se hai come me l'Adhd, a seguire un percorso preciso senza mai perderti, ed arrivare così al completamento di tale percorso. La mancanza di una direzione e di un percorso preciso, per noi, è come voler arrivare a destinazione senza aver fissato una meta, in balia di ogni possibile deviazione e pronti a perdersi in ogni instante.

Con questo siamo giunti al traguardo di questa penultima tappa del tour delle problematiche, e come sempre ti invito a fare una sosta per ristorarti.

Adesso hai capito perché ti invito a fare sempre una pausa e rilassarti gratificandoti, perché questo è il modo migliore per seguire un percorso e portarlo a termine, consapevoli e sempre attenti ad esso.

Stacca e rilassati adesso, prenditi la tua meritata PAUSA, te lo meriti davvero, e ti do un piccolo consiglio da svolgere quando sarai rilassato:

Prendi un foglio e inizia a scrivere tutti i progetti e le idee che ti ano per la testa o ti sono ate per la testa in tutti questi anni. Scrivili tutti con NOME e descrizione. Quando hai finito, lascia andare la tua mente e scegli quello che tra QUESTI PROGETTI ti ispira di più. Scrivilo come titolo in un altro foglio, e inizia a scrivere come lo svolgeresti e a porti le seguenti domande: “Perché voglio portarlo a termine? Cosa mi può portare la sua realizzazione? Come lo potrei realizzare? Quale sarebbe il piano di azione o la scaletta dei compiti che dovrei fare per arrivare a vedere il mio progetto finito? Quanto tempo posso dedicargli giornalmente o settimanalmente?”

Se le risposte ti soddisfano, ti consiglio caldamente di iniziare a seguire il tuo percorso a tappe e di svolgerne una alla volta, anche se so benissimo che la tentazione sarebbe quella di pensare a più tappe o aspetti insieme del progetto; è inutile pensare alla TAPPA finale quando sei ancora alla partenza, non trovi? Ogni tappa successiva deve essere la conseguenza dell'arrivo al traguardo della tappa precedente.

Bene, ti auguro una buona realizzazione di tutti i tuoi progetti e desideri; ci vediamo al prossimo paragrafo delle problematiche, che è l'Affettività.

TAPPA - AFFETTIVITÀ

Adesso parliamo della problematica dell'affettività. Di cosa si tratta? Si parla di sentimenti e rapporti con le persone a noi care e quelle con cui instauriamo un rapporto di qualsiasi natura.

Le statistiche dicono che noi con l'Adhd siamo molto soggetti alle separazioni, perché a causa delle nostre problematiche rendiamo molto difficile la vita al nostro partner e qualsiasi rapporto rischia di essere minato, a meno che non vi sia una grossa dose di pazienza da parte di chi ci sta accanto. Gestire la nostra impulsività è tosta per qualsiasi persona, ma immaginate cosa può voler dire vederci spesso distratti mentre ci parlano.

Ok, ho fatto un profondo respiro, adesso parliamo seriamente dell'affettività, un tema per me ostico e che mi resta difficile affrontare. È difficile analizzare in maniera distaccata qualcosa che ti tocca profondamente; scrivendo questo libro ho iniziato a comprendere meglio me stesso, e parlando di temi come l'affettività mi trovo a scontrarmi con i fantasmi del mio ato e del presente. Non ho ancora risolto completamente questa problematica, mi richiederà tempo e una maggior comprensione di me e di come mi relaziono con gli altri.

È un vero ostacolo parlarne, perché mi suscita molte emozioni contrastanti, ma invece di andare sul piano tecnico o psicologico, parlerò solo in base alla mia esperienza personale.

Dentro di me si alternano tante emozioni, e spesso si manifestano in maniera diversa dagli altri.

La prima cosa che ho ben chiara è che, a causa del fattore dell'Attenzione, spesso do l'impressione di essere meno attento al partner, tanto che molte volte sono stato accusato di metterlo in secondo piano; infatti spesso mi è stato detto dalla persona con cui stavo che si sentiva considerata come il fanalino di coda e che per me veniva prima tutto il resto e alla fine lei. Dentro di me so che non è vero, che il valore è ben diverso, ma adesso capisco che anche la mia fidanzata con cui ho iniziato una relazione spesso si sente vittima della mancanza di attenzioni che sono richieste in un rapporto di coppia. Mi difendo sempre facendo presente che quello che prova non è corrispondente alla realtà, ma effettivamente le mie attenzioni sono sempre catturate da altro e questo porta a dimostrare una minore attenzione verso di lei e a farle giustamente credere che sia meno affettuoso nei suoi confronti. La mia reazione, fino a poco tempo fa, era quella di reagire impulsivamente rinfacciando ogni episodio sporadico che dimostrasse l'infondatezza delle sue accuse, ma alla fine dell'analisi ho scoperto che è vero che le mie attenzioni non superano mai il 30% del tempo che invece potrei dedicare.

Questo non è fatto volutamente, ma ogni volta che qualcosa cattura la mia attenzione, diventa naturale per me immergermi in quella tralasciando il resto, dimenticando che si dovrebbe dare anche una scala di valori alle cose non solo perché ci attraggono ma soprattutto per l'importanza che abbiamo deciso di attribuire ad esse.

Questo approccio con l'affettività che mi porto dall'infanzia si è radicato creando abitudini poco piacevoli.

Questa problematica insorge non tanto all'inizio di un rapporto, che logicamente come novità richiama l'attenzione, ma nel tempo si scontra con quello che è il nostro vero essere.

Inizialmente sono sempre molto più attento, più vicino, ma poi quando il legame è stabilito, subentra il problema di dare per scontato che c'è affetto e amore, cosa

che dall'altra parte, vedendo il modo diverso di approcciarmi, mi fa apparire come fossi un'altra persona, oltretutto una persona meno amorevole. Quando l'attenzione appagata dall'inizio del rapporto e dalla sua stabilità inizia a scemare e a are rapidamente verso altre cose immergendosi completamente in queste, è normale che si dia l'impressione che ogni sentimento sia svanito.

Questo viene smentito solo nei momenti più importanti del rapporto, in cui la nostra attenzione viene richiamata, come ad esempio su problematiche del partner da risolvere; allora diamo tutto e facciamo sentire la nostra presenza, dimenticando ogni altro elemento di distrazione. Nei momenti IMPORTANTI ed URGENTI il partner si accorge che gli siamo molto vicini e sempre al suo fianco.

Tutto questo porta spesso a gravi punti di incrinatura del rapporto, possiamo entrare in confusione su cosa proviamo realmente, trovandoci spaesati e confusi, anche se manteniamo l'impegno preso con risolutezza e dovere, ma credo che questo aspetto dipenda da persona a persona in base ai modelli mentali e di ragionamento che ha sviluppato dentro di sé.

Il partner, spiazzato da questo nostro aspetto, sentendosi adesso meno al centro dell'attenzione, inizia a manifestare il suo disappunto, ma nella nostra convinzione che non sia realmente così e che le emozioni che proviamo siano reali e vere, iniziamo a reagire anche impulsivamente, difendendoci anche in maniera nervosa, perché in realtà non riconosciamo in noi stessi quella problematica. Molto dipende dall'approccio che ha il partner con noi nel manifestare il suo disagio e da come noi in realtà siamo colpiti da questo.

Per esempio quando mi accusano di ciò in maniera aggressiva, la mia risposta spesso è aggressiva e reagisco di impulso, arrabbiandomi e colpendo gli oggetti a me vicini, oppure uscendo e cercando di scaricare quel mio nervosismo per le accuse ricevute. Invece, quando mi viene fatto notare in maniera diversa e pacata, oppure quando noto che la mia compagna è triste, cerco di farle capire

pacatamente che non è così, spiegandole l'importanza vitale che ha per me.

Logicamente quel “per ME” va analizzato bene, bisogna capire se è frutto di una semplice attrazione dell'attenzione che alla fine non è così importante e di cui possiamo fare a meno, oppure se è vitale per un miglioramento che oltre che personale diventa anche vantaggioso per entrambi.

Altro punto è la vita di coppia in cui, come detto precedentemente, secondo il mio modesto parere si deve creare un rapporto paritario, cioè di due individualità unite in un progetto comune di Vita, che accettano l'altro per ogni suo aspetto, negativo e positivo, dopo aver fatto un'attenta considerazione dei pro e dei contro, valutando così se i contro possono essere sopportati oppure infastidiscono tanto da non accettarli. Questo non significa che dobbiamo rimanere in una logica di “Io sono così, che ti piaccia o no”, ma se riscontriamo dei difetti e riteniamo che si possano migliorare, deve nascere l'impegno di migliorarsi e di farsi aiutare.

Credo, per quel che mi riguarda personalmente, che l'innervosirmi per le critiche dipendesse molto dal fatto di sentirmi accusare da tutta una vita di essere distratto, di essere con la testa fra le nuvole e non riuscire a far capire che quella distrazione, quelle impulsività erano qualcosa che andava oltre il mio controllo. Invece di combattere, mi lasciavo annientare dai giudizi, senza porvi rimedio o cercare in maniera più profonda di capire il mio malessere, ma contrariamente reagivo rassegnandomi alla mia condizione.

Alla fine, quando diversi dottori ti dicono che sei soggetto a sbalzi di umore, o a depressione che porta a questi sbalzi di umore, ti rassegni perché non ti senti compreso da nessuno e ti senti solo.

Credo che anche questo abbia influito sul mio modo di relazionarmi agli altri e

abbia creato una sorta di ricerca continua di vie di fuga, un disagio interiore che mi ha portato sempre più, crescendo, a reagire con rassegnazione, perché NESSUNO ti insegna a credere in te stesso e se non lo mentalizzi e non fai crescere in te questa consapevolezza.

Riflettendoci sopra, ho sempre dato per scontata la mia affettività. Ho sempre dato per scontato che non dovesse essere continuamente affermata e che non avesse bisogno di ulteriori dimostrazioni ripetitive verso il partner, perché era ormai assodato che l'amavo e le volevo bene.

Oltretutto mi rendo conto ora che ho creato delle problematiche a causa della mia paura di far soffrire gli altri, evitando di dire determinate cose, oppure dicendo piccole bugie, pensando che il tempo ed io potessimo risolvere la problematica, accorgendomi oggi che invece è diventata più complicata e intricata con il are del tempo.

Eludere le discussioni dicendo mezze verità non ci porta lontano e sopratutto in un rapporto questo atteggiamento è deleterio, perché nel tempo logora la relazione di fiducia, proprio a causa del fatto che le problematiche non vengono affrontate subito alla radice, e ogni soluzione tampone, come anche quelle che crediamo piccole bugie, diventa un problema maggiore nel futuro.

Del resto, in un rapporto, dobbiamo anche pensare che le soluzioni non si trovano da soli ma insieme, anche discutendo animatamente, parlandone e condividendo il problema.

Capisco che non sia facile convivere con una persona con l'Adhd e che ne è inconsapevole, perché devi sopportare le sue dimenticanze a causa della sua distrazione. Devi sopportare i suoi scatti e la sua impulsività, e anche quando cerchi di farla riflettere, se la sua impulsività ha preso il sopravvento, è difficile

farla ragionare e farle domandare se quella reazione sia dettata dal momento oppure da altro che ancora non ha valutato.

È difficile anche convivere con le sue compulsività dettate dall'impulsività. Per esempio io non mi accorgevo, o lo vedevo ma poi ci ricascavo, che avevo una compulsività nell'acquisto che si manifestava spesso nei giochini comprando aiuti nelle app, che mi permettessero di andare avanti velocemente, spendendo così soldi inutilmente per questi atempi che alla fine erano un pretesto per fuggire e far are rapidamente ore e giorni che mi avrebbero invece portato a riflettere e cercare soluzioni.

Queste compulsività possono diventare fonte, giustamente, di litigi e di incomprensioni, oltre che far dei danni alle proprie finanze e alla famiglia. Questi aspetti sono già tosti da gestire e da sopportare per una persona normale e comprendo bene la difficoltà a gestirli e voler tenere in piedi un legame con una persona che diventa cosi inaffidabile.

Come difficile è gestire per un partner quel continuo procrastinare che abbiamo, quel disordine che creiamo a livello materiale ma anche a livello mentale, svolazzando da un progetto all'altro senza mai portare a termine le cose.

Credo che in questi casi sia necessario in primis capire il DISTURBO della persona e accompagnarla a prendere decisioni importanti, come quella di farsi aiutare da uno specialista, anche se spesso è difficile perché subentrano molti aspetti. Per esempio a me la mia ex moglie lo disse, ma io in quel momento attraversavo una crisi e la ditta di famiglia si avviava verso il fallimento, anche se non lo volevo riconoscere completamente. Non ero intenzionato a trovare soluzioni, rispondevo seccamente che non avevo soldi da spendere per strizzacervelli (chiedo scusa a tutte le figure professionali che ruotano nel mondo della Psiche e aiutano le persone a risolvere i propri disturbi, per questo brutto termine) che non ne avevo bisogno e avrei potuto fare da solo.

Quando ho scoperto di essere affetto dal disturbo dell'Adhd ho trovato il tassello mancante, la causa di tanti miei disagi interiori, oltre che di tanti miei comportamenti che non riuscivo a controllare e migliorare, e ho capito che sarebbe stato importante farlo prima, anche se con il senno di poi mi chiedo se il risultato sarebbe stato veramente la scoperta della mia Adhd oppure se avrei ricevuto l'ennesima diagnosi di depressione e ansia.

È complicato convivere con noi, e alle persone che ci riescono si dovrebbe davvero fare un monumento e ringraziarle di cuore per l'amore che ci donano e la sopportazione che riescono a manifestare nei nostri confronti tutte le volte.

Adesso mi fermo qui sulla problematica dell'affettività, sono arrivato al mio limite di confronto, inizia a farmi male pensare agli errori che ho fatto e alle problematiche che ho creato, anche se questo mi sta insegnando molto.

Penso anche all'affettività verso i genitori, alla sopportazione di mia madre, al non aver mai riconosciuto il suo impegno nell'aiutarmi, portandomi anche da specialisti e facendo quanto le era possibile da semplice persona con una licenza elementare. Non capivo quanto ha sofferto nel vedere sempre un figlio che non trovava mai uno stato di serenità o felicità. Oltre al fatto che ha anche sopportato mio padre, visto che anche lui ha l'Adhd, e vi assicuro che ha un caratterino abbastanza tosto.

Adesso vi aspetterete delle soluzioni per migliorare questa problematica, ma purtroppo qui l'unica soluzione che conosco al momento è iniziare a prendere sempre più consapevolezza di se stessi e del proprio problema, sforzarsi di comprendere sempre le nostre azioni e cercare di dialogare il più possibile con chi ci circonda, che sia il partner, un familiare o degli amici. Invece di litigare, cercate di parlare e dialogare, senza preconcetti e senza giudizio o scaricando colpe, ma valutando le proprie responsabilità e quelle che sono le soluzioni e le

azioni che si possono attuare per risolvere insieme i problemi.

Non bisogna aver paura di essere giudicati o di dire cose solo per compiacere l'altra persona, è importante manifestare e far comprendere il proprio disagio, così da valutare insieme quali i compiere, anche se questi fossero difficili oppure drastici. Meglio una chiusura del rapporto dopo un dialogo vero che portare avanti un rapporto per non ferire l'altro, perché alla lunga, comunque sia, le ferite si apriranno e saranno veramente più difficili da curare dopo e lasceranno comunque delle cicatrici pesanti in entrambi.

Mi dispiace non darti una soluzione ottimale o dei consigli specifici, ma sto ancora lavorando su questa problematica e come vedi mi tocca profondamente perché non ho avuto tantissime relazioni; mi sono reso conto che anche lì fuggivo, avevo paura di non saper gestire, come è successo, un rapporto di coppia, a causa dell'impossibilità di avere certezze o sicurezze e del dover comunque tener conto che eravamo in due.

Appena riuscirò ad aver un quadro migliore ti aggiornerò, stai sicuro, ma comunque ti parlerò sempre della mia esperienza e non è detto che sia valida per te.

L'unico consiglio che sento di dare, esaminando i miei errori, è quello di non considerare mai per scontato il rapporto, anche se è difficile visto che questo capita pure anche a chi non ha l'Adhd e che per noi è ancora più complicato.

Un altro o importante è avere sempre un SINCERO dialogo, senza paura di affrontare tematiche che possano far arrabbiare l'altro o farlo reagire male.

Anche se reagirà male a quanto esponiamo, questo è sempre meglio che accontentarlo, per farlo stare tranquillo, con delle bugie che crediamo a fin di bene, ma che son pur sempre bugie e nel tempo apriranno grosse ferite che si manifesteranno come tali logorando anche ogni rapporto di fiducia.

Prima di finire, voglio riportarti un'esperienza che riguarda sempre l'affettività, che ho vissuto, e che mi è affiorata poc'anzi mentre facevo una pausa e riflettevo su questa tematica.

Questa esperienza riguarda anche la problematica che andremo a vedere tra poco sul problema della Scala dei valori di IMPORTANZA.

Un tempo iniziai una relazione con una ragazza di Milano e mi misi con lei per un breve periodo. Ripensando a quella relazione e rivedendola sotto la lente della Adhd, oggi capisco quali furono i miei atteggiamenti che decretarono la fine della storia, che mi fece soffrire nonostante fosse durata un breve periodo.

Lei mi riempì di premure al punto tale che mi colpirono e mi innamorai di lei. Ci eravamo conosciuti in una comunità virtuale su internet chiamata Little Italy. Appena accettai di iniziare un rapporto con lei, le dedicai le mie attenzioni e desideravo che il rapporto andasse al meglio. Nel mese di agosto avevamo un meeting della comunità virtuale dove ci eravamo conosciuti e ci saremmo andati insieme. Per l'occasione, visto che avevo una casa al mare, ci organizzammo per are anche una settimana insieme.

Lei accettò volentieri, ma mi ero dimenticato che all'inizio della nostra storia avevo invitato anche un amico di quella comunità a are un paio di settimane insieme nella casa al mare. A lei dette molto fastidio, giustamente, che ci fosse anche lui, mentre io minimizzai la problematica, dando per scontato i sentimenti che provavamo, tanto che non ebbi la forza di chiedere al mio amico di annullare

il programma che avevamo fatto insieme, visto che mi sarebbe piaciuto, in verità, are quella settimana da solo con lei.

Il risultato fu catastrofico: la chiusura del nostro rapporto e lei che se ne andò via prima del tempo, per rivedersi solo al meeting.

Provai a ricucire la cosa, e il risultato non ebbe l'esito sperato. Alla fine i nostri rapporti si chio in malo modo, e anche con l'amico, ci fu un distacco. Tutto questo perché la mia scala dei valori è sballata e viene messo tutto allo stesso livello di importanza. In quel caso sbagliai ad equiparare i due rapporti, per il fatto che sentivo importante il dovere di rispettare anche l'impegno preso in precedenza e non volevo rovinare il rapporto con un amico. Il risultato finale fu che rovinai due rapporti in un colpo solo per la mia incapacità di dare delle priorità.

Lei inoltre nel lasciarmi mi disse che mi aveva visto in un altro modo, si era fatta una idealizzazione di me che si scontrò anche quella volta con la realtà. Ho sempre pensato che, a parte il mio errore, fosse stata colpa sua per come mi aveva idealizzato, ma non avevo capito e riflettuto sul fatto che avrei dovuto chiedermi tra le altre cose: PERCHÉ MI AVEVA IDEALIZZATO in QUEL MODO? Quale era la differenza tra la persona che mostravo e quella che ero realmente? In cosa differiva e perché davo un'immagine diversa da quello che poi risultavo? Per me ero sempre lo stesso in ogni occasione, non mi accorgevo invece che la mia comunicazione mandava un'immagine differente di me e che in realtà mi discostavo interiormente da quella immagine che comunicavo.

Adesso sto lavorando molto su di me, per riallineare la mia reale natura alla comunicazione di essa, in modo che risultino identiche.

Adesso chiarisco subito avvertendo l'altra persona che non deve affidarsi

totalmente alla prima impressione che ha di me, ma che prima di vedere se è innamorata di me, farebbe bene a valutare come sono realmente. Inoltre le chiedo di prendersi tempo e di esprimere ogni disagio o incongruenza tra l'immagine che si era fatta di me e quello che la realtà le mostra, al fine di aiutarmi anche a vedere se la mia comunicazione continua ad essere disallineata o meno e capirne le motivazioni per migliorarmi.

Capisco che molti obietteranno in merito, ritenendo una cosa del genere priva di sentimenti o fredda, ma ti assicuro che non esiste peggior cosa che sentirsi dire che sei diverso da come appari, quasi tu volessi ingannare, e comunque io credo personalmente che un rapporto non sia basato solo sull'infatuazione ma anche sul voler far crescere in due il rapporto nel tempo, accettandosi e convivendo con le proprie individualità.

Bene, adesso finisco qui questo capitolo che per me è stato abbastanza duro, visto che mi ha messo faccia a faccia con uno dei miei più duri problemi, ma sono contento di avere avuto la possibilità di affrontarlo e di comprenderlo meglio, scrivendolo.

Adesso prendiamoci tutti quanti una meritata pausa prima di are all'ultima tappa di questo capitolo. Rilassatevi magari riflettendo su quanto scritto e riguardando la vostra vita affettiva da un'altra angolazione.

TAPPA - IMPORTANZA

Cosa intendiamo con problematica dell'importanza?

Parleremo della problematica di riuscire a dare una scala di importanza alle cose nella nostra vita.

Partiamo da un esempio semplice per capire come si manifesta questa problematica nella vita reale. Quando io studio, o leggo un libro, dove devo sottolineare delle cose importanti da ricordare, solitamente, finisce che sottolineo tutto il libro, o quasi, invece che parole chiave o concetti chiave essenziali. Normalmente le persone che studiano e devono evidenziare dei dati importanti del libro si limitano a poche sottolineature di i basilari, tralasciando il resto. Invece per me, come per molte persone con Adhd, si manifesta il problema opposto: quello di considerare tutto importante e di riempire la pagina di appunti. Questo alla fine equivale a non sottolineare niente, perché è inutile saltare solo una o due parole e sottolineare tutto il resto, non trovi?

Questo è solo un esempio dei tanti che potrei farti, ma rende bene l'idea di quanto sia difficoltoso per noi agire su una scala dei valori di importanza, e personalmente credo che questo si rifletta anche su tante nostre altre problematiche e sopratutto sul disordine.

Sì, perché non riuscendo facilmente a dare una differente importanza alle cose, ci resta anche difficoltosa l'operazione di pulizia delle cose ormai obsolete o che non ci servono.

Infatti anche sulla pulizia e il riordino, come già accennato, spesso mi sono ritrovato a non buttare, o a buttare con grossa difficoltà, oggetti che ormai non mi servivano più e che da anni tenevo segregati da qualche parte, completamente dimenticati e a prendere polvere.

Le scuse principali per conservarli, e giustificare la loro presenza li spesso sono: È un ricordo: Va bene, è sempre bello mantenere i ricordi, ma perché allora ogni tanto non lo spolveri e lo riprendi guardandolo e rituffandoti nel ricordo che ti deve portare? Inoltre quel ricordo ha ancora un VERO SENSO, per rimanere con te? Certo, se si tratta di un oggetto con un estremo valore affettivo, è comprensibile, come la foto di un parente adorato, oppure un oggetto che ci è stato donato da una persona cara. Ma quando invece si tratta di un biglietto del concerto del cantante preferito di una tua ex, a cui sei andato da ragazzo solo per farle piacere, ha senso averlo ancora lì? Tante volte sembra che subentri in noi un senso di paura a gettare una cosa, perché ci sembra di fare del male oppure cancellare la memoria. Ma non è così, scoprirai che quando arriverà il momento non ti servirà quell'oggetto per ricordare, ma la memoria farà tutto da sé miracolosamente, perché richiamata da qualche stimolo che le comanda di attivarsi in quella direzione. CHIEDITI se è veramente importante e vitale tenere quella cosa con te, oppure se dipende dal dare un Valore paritario ad ogni cosa. Pensa solo che quando morirai (ok tocchiamo tutti ferro) quell'oggetto non ti seguirà e non sarà più una priorità, quindi quanto vuoi tenerlo insieme a te? Ma sopratutto, se scopri di tenerlo per la tua difficoltà a dare importanza alle cose, allora è il momento di abbandonarlo, allenandosi così a comprendere meglio la propria problematica. Può sempre essere UTILE: Benissimo, ma chiediti, in che frangente potrebbe essere utile? Quante volte quel momento in cui sarà utile si potrà presentare nella tua vita REALMENTE? Sopratutto, in quel determinato frangente, solo quella cosa sarà utile, oppure potrò trovare o usare altro, magari anche di più moderno?

Spesso con questa scusa teniamo sempre con noi anche più oggetti simili, che possono ricoprire la stessa funzione, ma che utilità ha avere due o più oggetti che possono avere la stessa funzione e solo in determinati e particolari casi?

Oltretutto, in questo modo lasciamo un oggetto inutilizzato e non sappiamo più dove trovarlo, e spesso sai cosa succede? Che per risolvere una qualunque problematica, poiché non siamo pazienti a causa della nostra impulsività, cerchiamo qualcosa che sistemi subito la situazione o andiamo subito a comprare un oggetto simile. Pensi ancora che sia utile? A me capita spesso di fare così, conservo tutto, anche gli scontrini. Solo da poco mi sono accorto, come hai letto nella parte in cui ho trattato l'Ordine, che il repulisti è il miglior modo per riordinare. Al limite, prima di allontanare da noi quella cosa, guardiamola, ringraziamola per l'utilità che ha svolto e poi, dopo averla ringraziata, diciamole che è libera e gettiamola via da ogni legame con essa. Magari se è un libro, invece di gettarlo, regalalo ad una biblioteca così potrà essere utile ad altre persone. Possessione: Tranquillo, non c'è bisogno dell'esorcista. Quando parlo di possessione, parlo di una delle cause principali che si nascondono dietro gli altri due precedenti. Poiché è un nostro oggetto, ci sentiamo suoi padroni e non lo gettiamo, perché è nostra proprietà, e tutte le nostre proprietà sono solo NOSTRE. Ci resta difficile regalarlo ad altri, “che se lo comprino”, al limite possiamo prestarglielo. Pensa solo a questo: ha senso possedere qualcosa che non si utilizza e che occupa spazio? E magari ci impedisce di prendere altre cose utili perché alla fine non sappiamo più dove metterle? Gli oggetti, come qualsiasi cosa, possono anche essere nostri ma alla fine, e qui tocchiamo di nuovo ferro, non saranno più nostri per ragioni di forza maggiore, e allora che senso ha conservare, per il solo fatto che sia di nostra proprietà, qualcosa che un giorno perderemo e verrà preso da qualcuno a cui magari non lo avremo mai dato e che ne farà quello che vuole? Quindi, anche se è di tua proprietà, tieni un oggetto solo se per te ha una reale utilità.

Spesso dimentichiamo o non troviamo valori che ci permettano di stabilire realmente l'importanza di un oggetto, e questo può dipendere da svariati fattori, quali l'attenzione, che nel momento in cui dobbiamo liberarci dell'oggetto viene catturata e ci dà l'impressione che sia essenziale. Se nonostante fosse davanti ai nostri occhi da mattina a sera non ci avevamo mai fatto realmente caso, quanto poteva essere importante?

Ma il problema dell'importanza, come abbiamo visto prima nel trattare l'affettività, tocca ogni sfera della nostra vita, e anche le dimostrazioni di affetto. Ti racconto un episodio: un giorno, con una cara amica dell'epoca, ci fu una discussione sull'amicizia e venni criticato perché le dissi che per me ogni amico era uguale. Lei si arrabbiò perché riteneva che si dovessero fare distinzioni tra gli amici più o meno importanti, mentre io mettevo tutti, compresa lei, nello stesso calderone. Riguardando a questo caso adesso, credo che la mia problematica non sia un difetto, ma un pregio, perché comunque sono disponibile con tutte le persone che considero amiche, senza dire che uno è amico di serie A e l'altro di serie B. Certo, è vero che ho comunque degli amici del cuore, con cui preferisco magari confidarmi di più o con cui o più tempo, ma questo non mi obbliga a fare grosse differenziazioni.

Il problema sussiste quando la nostra scala dell'importanza si scontra con l'attenzione, e quindi può risultare che siamo meno presenti o attenti con le persone care, dando l'impressione che sia più importante il resto rispetto a loro. Ci resta difficile dimostrarlo con le azioni, ma dentro di noi non è così, perché quando la nostra attenzione è rapita, purtroppo, difficilmente la riusciamo a controllare. Inoltre se si parla di qualche argomento che su di noi non suscita interesse, la mente sposta continuamente l'attenzione su pensieri inerenti qualcosa che ci sta interessando in quel momento, oppure su altri stimoli. Questo non perché non vogliamo bene all'altra persona, ma perché la nostra attenzione, avendo difficoltà a creare una scala di valori, non riesce a comprendere l'importanza di rivolgersi dove è richiesta solo per puro dovere e rispetto, ma si rivolge sempre a ciò che l'attrae, dandogli in quel momento maggiore importanza nelle priorità delle cose da fare.

In questi casi, l'attenzione chiama a rapporto l'impulsività e l'iperattività, rendendoci agitati fino a fare di tutto per chiudere l'argomento e tornare rapidamente a ciò che viene ritenuto di prioritaria importanza, al punto tale che vogliamo agire il prima possibile, con tutto noi stessi.

In casi come questo, spesso il fattore impulsività ha un ruolo chiave nelle

discussioni in famiglia, quanto o più delle discussioni legate all'affettività. Ti spiego con questo esempio lampante. La tua compagna ti chiede di controllare le bollette o dei pagamenti importanti. Magari ha notato che questo mese avete pagato troppo la luce, oppure che ti sei dimenticato di pagare nuovamente una multa e ti è arrivato un nuovo avviso. La nostra risposta spesso è qualcosa di simile a: “Sì, sì, capito, ti voglio bene, dopo lo guardo, adesso scusami, lasciami finire questa cosa, che è importante.” oppure “Ok, vedi un po' tu. Fa' come credi opportuno, adesso non ho tempo di pensarci ho da fare ben altro, pensaci tu, mi fido di te. Per me va bene tutto.”

Il risultato sono litigate per cose che sono importanti ma che mettiamo al secondo posto, perché troppo presi a seguire ciò da cui la nostra attenzione è rapita al momento. E poi pagare non è un'attività divertente, per nessuno; anche se in questi casi necessaria, è pur sempre barbosa. Non è come pagare l'aperitivo per festeggiare con gli amici una promozione, vero?

Come vedi, il discorso dell'importanza tocca tanti fronti, ed è difficile per noi con il disturbo vederlo, perché importanza e affettività sono cose separate e spesso non pensiamo che agendo come sopra facciamo sentire il partner meno importante.

Il non tenere conto di una scala di importanza si riflette anche sui compiti che dobbiamo svolgere, e quindi anche un compito prioritario rischia poi di diventare secondario per la nostra mente.

Ecco perché sarebbe importante fare all'inizio della giornata una scaletta con le priorità da svolgere, e poi svolgerle in sequenza, una dietro l'altra, perché altrimenti rischiamo di metterci a fare ogni cosa senza capire da dove partire, poiché tutto per noi è importante.

Per scrivere questo libro, come ti ho detto, ho dovuto crearmi degli step, per non perdermi come sempre e per avere una linea da seguire. Ho fatto così, “Primo scrivere il libro”, e con questo mi sono imposto di evitare ogni distrazione verso i punti successivi, che sono altrettanto importanti, ma perché stare a perdere energie, tempo e attenzione per pensare a cosa viene dopo, se non ho ancora fatto cosa viene prima? Quindi finché non avrò finito di fare il primo o, la scrittura del libro, dovrò evitare di pensare agli altri i, quali correzione, impaginazione, copertina, pubblicazione e infine marketing.

Infatti, solo dopo aver finito il libro, penserò alle problematiche della correzione, e in quel caso solo alla correzione, evitando di pensare anche a come si potrebbe impaginare meglio etc. Terminata la correzione, allora potrò iniziare a dedicarmi completamente alla impaginazione e penserò solo a quello. Finita l'impaginazione, allora penserò alla copertina e mi dedicherò solo a quella. Dopo la copertina, e quindi avendo il libro completamente finito, penserò a tutti gli aspetti della pubblicazione e auto-pubblicazione. Come vedi un o alla volta. Questo sistema lo adotto anche per strutturare il primo o, creo cioè altri piccoli i che portino al suo compimento. Forse più che i si riesce a vederlo meglio come tappe e sotto tappe della corsa. La tappa della scrittura del libro l'ho divisa, come ti avevo detto in altrettante sotto tappe da seguire in ordine dell'indice, un o alla volta fino ad arrivare alla fine della scrittura del libro.

Questo crea in qualche modo una scala di valori che devo seguire. Scrivermi questa scala mi permette di tenerla d'occhio costantemente evitando di perdermi in altri capitoli e crearmi confusione e un lavoro doppio. INIZIO e FINE di una TAPPA alla VOLTA, alla fine di tutte le Tappe finisce il tour (che sarebbe il Capitolo), e finiti tutti i tour, sarai giunto al Traguardo, la fine del libro.

Bene, siamo alla fine di questa ultima tappa e con essa siamo al traguardo finale di questo Tour sulle problematiche.

Abbiamo raggiunto un'importante tappa nella nostra corsa alla comprensione della Adhd. Dopo aver visto le problematiche parleremo, nel prossimo Tour, dei Doni che ci riserva il nostro disturbo. Lo faremo per capire come possiamo usarli ivamente oppure in maniera attiva a nostro favore, cercando insieme di comprendere come possiamo sfruttarli al meglio nelle nostre vite.

Ma prima di procedere, facciamo un breve riassunto di quello che abbiamo detto sulle problematiche correlate alla Adhd. Ci tengo a precisare che non ho trattato tutto l'ampio spettro di problematiche correlate e ho evitato volutamente le problematiche psicologiche, come depressione, difficoltà dell'apprendimento, bipolarità e altro, perché questi sono aspetti che ti invito ad approfondire con specialisti o tramite materiale più tecnico. Il mio scopo è capire insieme a te, partendo dalla mia esperienza personale, come agisce la Adhd e i suoi principali fattori. Vorrei fornirti un sunto che ti permetta di avere una visione più chiara, esattamente come è successo a me, che ho scoperto di avere questo disturbo a 46 anni e sto rivedendo come ha condizionato la mia vita quando ne ero ancora inconsapevole. Prenderne consapevolezza permette di capire come trarre beneficio da questo disturbo e come poterlo affrontare e conviverci nel migliore dei modi, accettando oltre che le problematiche anche i doni che ci offre.

Come avrai notato, il libro è scritto in maniera semplice, senza troppe terminologie, e fatto in modo che sia comprensibile per tutti. Quindi perdonami da adesso se non sono stato molto preciso e non ho trattato in maniera esauriente l'Adhd. Ti invito comunque a leggere gli articoli sul mio blog (http://lamiaadhd.com) dove potrai trovare approfondimenti e link utili a rispondere ai tuoi quesiti.

RIASSUNTO TERZO CAPITOLO

Come abbiamo visto in questo capitolo, l'interazione tra i vari fattori principali dell'Adhd genera diverse problematiche. Ognuna di esse può essere affrontata, ma è essenziale esserne consapevoli e porsi le domande giuste per capire se sia

dipendente dalla nostra Adhd.

Abbiamo visto: Il disordine, comprendendo che questo nasce dal problema della nostra attenzione e impulsività e si accompagna spesso al problema del rimandare le cose. Abbiamo anche valutato un paio di consigli come: Fissare degli appuntamenti di pulizia, giornalieri o al massimo settimanali, in cui dedicarsi a riordinare e buttare il superfluo. Creare appositi spazi di raccolta, per ritrovare rapidamente oggetti, come per esempio un raccoglitore di chiavi in cui posarle appena si entra in casa. Infine catalogare fogli e file in cartelle apposite che non siano generiche evitando le cartelle tappeto in cui nascondiamo qualunque tipo di documento, come capita nel computer. Procrastinazione: Dipende dal nostro problema dell'attenzione e questo richiama inesorabilmente anche l'impulsività. Si tende a rimandare un impegno con la classica scusa “lo faccio dopo o lo faccio domani”, perché la nostra attenzione è stata rapita da qualcos'altro che reputiamo più importante. La procrastinazione si lega anche a problematiche come il disordine e la difficoltà a portare a termine i compiti e anche al problema della scala di importanza che diamo alle cose. In questo caso i consigli possono essere questi:

Programmare e scalettare: Fai sempre un programma giornaliero delle attività e dei compiti da svolgere, dandogli degli orari prefissati e possibilmente suddividendoli in sotto compiti.

Cronometrare il Tempo: Usa un cronometro o il telefonino per cronometrare il tempo, magari usando il conto alla rovescia. Così avrai la nozione del tempo che dedichi al compito e ti aiuterà ad evitare di procrastinarlo.

Fissare una nuova data se procrastini: Se senti l'urgenza di rimandare il compito che stai svolgendo, fermati un attimo e valuta se è davvero impossibile

continuarlo, dopo di che fissa subito la data e l'orario in cui lo riprenderai. Questo ti aiuterà ad evitare tempi lunghi di procrastinazione.

Ricarica le Batterie dell'Attenzione: Se ti accorgi che stai per rimandare un compito, fermati almeno 10 minuti e rifletti sul motivo che ti spinge a farlo. Domandati se stai per rimandare il compito a causa di una questione urgente oppure ciò dipende da un calo di attenzione. PRENDITI una PAUSA e rilassati per ricaricare la tua ATTENZIONE e riprendere con nuova vitalità.

Impazienza: Questa problematica è figlia dell'impulsività e dell'iperattività. Vogliamo le cose subito, guardiamo al risultato in breve, perché ci resta difficile aspettare in prospettiva di un risultato a lungo termine. Questo ci porta alla difficoltà di pianificare e organizzare, e specialmente a mantenere la riservatezza di un progetto, svelando sempre in anticipo la finalità e l'obiettivo che dovrebbe avere. Qualche consiglio valido per l'impazienza può essere:

Essere consapevoli della propria impazienza quando questa ci assale.

Porsi le domande giuste per capire la propria impazienza e trovare una soluzione.

Quando si deve pazientare per il proprio turno, specialmente se pensiamo richieda molto tempo, chiedersi quale può essere il modo migliore per far are al meglio tutto quel tempo di attesa. Dopo di che ORGANIZZARSI per fare ciò.

Immaginazione: Quando siamo preda della tentazione di svelare qualche segreto, dopo essersi posti le giuste domande, fare 5 respiri profondi, poi immaginare le

emozioni che si proverà nella riuscita della sorpresa e tutti gli scenari più belli che si potrebbero manifestare. Questo aiuta a darci una motivazione valida a mantenere il SEGRETO.

Autostima: Questa problematica non è poi legata direttamente ai tre fattori principali della Adhd, è un aspetto secondario che aumenta nel tempo, spesso a causa di etichette poco gratificanti che ci vengono affibbiate (come sei svogliato, sei inconcludente etc etc), di fallimenti e di esperienze negative che hanno intaccato il modo in cui vediamo noi stessi.

L'autostima è una qualità che dobbiamo curare e far crescere nel tempo, da questo fattore dipende la nostra fiducia in noi stessi. Trovare una soluzione alla problematica ci porta a trovare il centro di equilibrio della nostra autostima, in cui non soffriremo per una bassa considerazione di noi stessi ma non saremo neanche troppo impulsivi a causa di una autostima eccessiva ostentata per dimostrare il nostro valore. I consigli per l'autostima sono:

Evitare i Paragoni con gli altri: Ognuno di noi è diverso, quindi è completamente inutile paragonarsi agli altri. Guarda gli altri solo per imparare dai loro risultati o dai loro errori senza giudicare e cercare un confronto. Paragonarsi porta solo ad alimentare la propria mancanza di autostima, se è bassa, oppure a mascherare la propria insicurezza sfoggiando un'eccessiva fiducia.

La persona sicura di sé, come i grandi personaggi che segnano la storia, è tanto umile da non cercare mai un confronto con gli altri, perché sa che contano solo le azioni e non ha interesse nel vantarsi.

SII CONSAPEVOLE: Come ormai avrai capito, essere consapevoli di se stessi ci aiuta a capire perché agiamo in determinati modi, anche meccanici, e ci offre gli strumenti per poter migliorare e cambiare quegli aspetti. Consapevolizzare il

proprio livello di autostima ci aiuta a capire quali accorgimenti dobbiamo apportare per ritrovare il giusto equilibrio e tornare al centro della ruota.

SENTITI UNICO e senti gli ALTRI UNICI: Come si è detto di non paragonarsi, è essenziale comprendere che NOI siamo NOI e dobbiamo esprimere sempre NOI STESSI in maniera ONESTA.

Accettarsi per come siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti, migliorandoci ma senza mai sentirci superiori o inferiori, è il miglior punto di partenza per una vita soddisfacente e piena. Dobbiamo sentirci NOI STESSI, come esseri unici, e considerare anche gli altri come individui unici.

Cercare STRUMENTI per diventare bravi Giardinieri: Come dicevamo all'inizio, l'autostima è simile ad una pianta che ha bisogno di crescere dentro di noi grazie alle cure e attenzioni che gli riserviamo. Se senti di avere un problema con la tua autostima, questo significa che nella fase iniziale della tua crescita probabilmente non ti è stato insegnato a curare bene la fiducia in te stesso e non ti sono stati dati gli strumenti adatti per farlo. Puoi comunque INIZIARE da ADESSO. Inizia ad imparare e informarti sulla Autostima, e se ti resta difficile, cerca delle persone che ti possano aiutare, fino a che non sarai in grado di farlo da solo.

ASCOLTA le PERSONE POSITIVE e che ti GRATIFICANO:

Normalmente, le persone tendono a concentrare più la loro attenzione sulle negatività che sulle cose POSITIVE. Inizia a fare il contrario, INIZIA a dare più IMPORTANZA e ATTENZIONE a chi ti gratifica, ti apprezza, ti aiuta positivamente nel tuo cammino, invece che a tutte quelle persone che ti abbattono, ti negativizzano e contribuiscono alla bassa considerazione che hai di TE.

SII UMILE: Chi è SICURO di SÉ non ha necessità di dimostrarlo continuamente, agisce con fiducia, lasciando ai FATTI la dimostrazione della propria sicurezza. Se ti senti troppo superiore agli altri, interrogati. Essere umili non significa abbassarsi, significa essere se stessi accettando gli altri per come sono senza bisogno di dover dimostrare loro qualcosa.

Ansia: Questa problematica è una conseguenza secondaria dell'Adhd, ma che comunque vede coinvolti i tre componenti principali del disturbo, in particolare attenzione e impulsività. Abbiamo visto cos'è l'ansia e da cosa viene causata. Alcuni buoni consigli per risolverla sono:

COMPRENDERE: Iniziare a comprendere la propria problematica, come abbiamo visto, è utile in ogni frangente, e anche per l'ansia vale lo stesso. Per farlo ci dobbiamo porre le giuste domande come: Perché sono ansioso? Qual è la causa che mi rende ansioso? La minaccia è reale, oppure è solo frutto della mia mente che elabora possibili scenari catastrofici? Cosa potrei fare se questi si avverassero? Lo scenario che mi rende ansioso è reale oppure è IPOTETICO? Quali soluzioni posso attuare per calmare la mia ansia adesso? Già con una serie di domande simili a queste prendi coscienza e consapevolezza del quadro generale, e già questo di suo ha un effetto calmante sull'ansia.

TRAINING AUTOGENO: Questa è una delle tecniche più conosciute per calmare il sistema nervoso. È un sistema di respirazione e visualizzazione che aiuta la mente a calmarsi in stati di ansia. Ci sono molti libri e molti professionisti che ti possono dare le tecniche più adatte a te. Ti invito a cercarli se la tua ansia tende ad immobilizzarti come faceva con me.

PRENDERSI una PAUSA: Se stiamo per affrontare una situazione che ci procura ansia, prendere anticipatamente una pausa può essere una soluzione valida, purché si metta anche in pausa la mente o la si distolga dall'ansia.

Un buon modo per ottenere questo risultato è quello di fare un'attività che ci distragga momentaneamente oppure fare qualcosa di rilassante.

TECNICHE per controllo dell'Ansia: Ci sono in giro innumerevoli tecniche di altrettanti innumerevoli professionisti, inizia ad informarti e a cercare quella più adatta a te e che ti dia i risultati voluti. Come per ogni cosa, non tutto è adatto e risolutivo per TUTTI. Una cosa che va bene a te, sicuramente non darà gli stessi risultati con altre cento persone. BASTA che FUNZIONI con TE... a te deve interessare solo il risultato su di TE.

Lo specialista: In base al grado della tua ansia, potrebbe essere necessario che tu ti affidi ad uno specialista che ti aiuti a trovare la radice del problema mostrandoti un punto di osservazione esterno da te, aiutandoti così a superare tale problematica. Può essere un medico, un coach, una persona fidata o anche un gruppo di sostegno. Dipende da te, dalle tue esigenze e dal tuo personale modo di vedere.

Difficoltà a portare a termine: Questa problematica si lega alla procrastinazione, perché spesso tendiamo rimandare un impegno a data da destinarsi, anche se spesso con scuse del tipo “finisco tra 5 minuti”. Il fattore principale che entra in gioco è l'Attenzione, questa poi richiama anche impulsività e iperattività. Le possibili soluzioni sono:

FOCALIZZARSI solo su un UNICO PROGETTO: La prima cosa che mi sono imposto è stata quella di concentrarmi solo sul libro ed evitare ogni altro progetto. Dopo aver appuntato tutti i progetti su un quaderno, l'ho riposto e ho preso la ferma decisione di occuparmi solo e unicamente della stesura di questo volume. Mi sono chiesto: “Come posso fare per dedicarmi anima e corpo solo a questo finché non avrò FINITO?” Dopo un attimo la risposta era ovvia: darmi un metodo. Dovevo crearmi un percorso a tappe, per tenere conto dei progressi e

così motivarmi a seguire sempre una direzione senza uscire dal percorso.

AUTODISCIPLINA: Che parolone, vero? Bene è stato importante per me definire, come secondo o, un metodo di autodisciplina che mi tenesse concentrato sulla scrittura del libro senza svolazzare a destra e sinistra con le mie idee. Ho iniziato a scrivere la scaletta del libro come tour e tappe, come vedi dall'indice, e ogni volta mi sono riproposto di sviluppare una tappa alla volta, seguendo la scaletta e ignorando ogni altro pensiero sui capitoli successivi. Per ogni tappa di ogni tour mi sono dato un tempo di svolgimento di un'ora, al cui termine ho preso una pausa di 10 minuti, da dedicare a qualcosa di piacevole e rilassante gratificandomi. Solo a quel punto potevo riprendere il lavoro e iniziare la stesura di una tappa successiva.

MOTIVAZIONE: Un fattore importante in tutto questo semplice processo è darsi una valida motivazione, che ti spinga all'azione. Una buona motivazione nasce dall'urgenza di risolvere problematiche o da quale importanza attribuiamo a una determinata cosa da svolgere. Cerca di tenere alta la motivazione.

Pensare solo a Quello: Pur avendo una buona capacità di svolgere più compiti contemporaneamente, è importante focalizzarsi invece su una cosa alla volta. Tutte le energie andrebbero destinate a un unico fine e dovremmo pensare solo a quello, così da tenere impegnata la nostra attenzione. Affettività: Abbiamo visto come l'Adhd può influire pesantemente sui rapporti umani, sopratutto su quelli affettivi, a causa del temperamento impulsivo della persona e delle sue continue disattenzioni verso le persone, poiché la sua attenzione è rivolta ad altro. Il problema poi di una mancata scala di valori che dia livelli di importanza diversi ti ha dimostrato come questo possa logorare un rapporto che già deve sopportare anche le altre problematiche legate al disturbo.

È importante avere sempre la consapevolezza, mettere al primo posto la sincerità, eliminando la paura di essere giudicati male dall'altra persona, perché

qualsiasi bugia, anche se la crediamo a fin di bene, spesso è solo una scappatoia che usiamo per fuggire da una situazione di contrasto. Alla lunga, questo atteggiamento può portare risultati peggiori di quelli che una litigata al momento possa causare. Consapevolezza e comprensione sono le parole chiave da tenere sempre a mente per una possibile risoluzione. Scala dell'importanza: Questa problematica è generata principalmente, e penso esclusivamente, da un problema di attenzione. Non riusciamo a definire bene una scala di importanza perché l'ordine prestabilito viene meno non appena qualcosa attira la nostra attenzione, diventando momentaneamente prioritaria. A tal proposito qualche consiglio utile può essere:

Essere Consapevoli e chiedersi se una determinata cosa è così importante e vitale da mettere in secondo piano le altre oppure se invece dipende solo da un problema della nostra attenzione.

Fare sempre una scaletta dei compiti da svolgere e dei tempi di realizzazione, cercando di seguirla rigorosamente. Al limite, la novità che ha catturato la vostra attenzione, potrà essere inserita in un altro momento se non è indispensabile oppure potremo farle posto valutando bene la sua reale importanza. Quando venite accusati di non dare importanza ad una persona, solitamente il partner, chiedetevi se realmente sta accadendo ciò, se state perdendo di vista la scala dell'importanza, e datevi l'impegno di risolvere la problematica chiedendovi come potete fare e mettendo in atto un cambiamento.

Bene, siamo giunti al traguardo di questo terzo tour e dobbiamo farci i complimenti, siamo stati davvero bravi. Abbiamo affrontato diverse ed importanti problematiche legate alla Adhd, e lo abbiamo fatto a tappe ben definite. Adesso ci meritiamo una bella pausa, perché dobbiamo festeggiare il nostro traguardo ADESSO.

Quindi, prima di are al prossimo TOUR, che parlerà dei doni, ti invito

caldamente a fare una lunga pausa e a prenderti dei momenti per riflettere su quanto hai letto fino ad ora.

Prova a chiederti come puoi fare a migliorare quegli aspetti per avere così una qualità di vita migliore. SCRIVILO, perché scrivere, ti assicuro, ci aiuta molto, ci mostra quello che siamo e desideriamo, ci aiuta a tenerne traccia e a fissarlo maggiormente nella mente.

Bene, se sei arrivato fin qui ti meriti un bel premio davvero, oltre al meritato riposo, e quindi ti voglio fare un bel regalo. Anche questa volta devi soltanto inviarmi una email a [email protected] mandandomi magari anche le tue considerazioni o delle domande su quanto hai letto nel terzo capitolo; oltre alla risposta, avrai un Bonus per la tua tenacia.

Ci vediamo più tardi, ai nastri di partenza del prossimo TOUR dedicato ai DONI, o meglio ai super poteri della Adhd.

4° TOUR - I DONI della ADHD

Partenza

«da un grande potere derivano grandi responsabilità»

Ben Parker

Voglio iniziare questo capitolo con la bellissima citazione dello zio dell'uomo ragno, il fumetto della Marvel, perché calza a pennello con l'argomento dei doni che ci offre l'Adhd.

Come abbiamo visto per le problematiche, anche i doni hanno il risvolto della medaglia; se non sfruttati o sfruttati male, possono essere deleteri per noi, ma se sfruttati, assumendoci la responsabilità di utilizzarli al meglio, possono darci grandi gratificazioni e una marcia in più, come è successo ai personaggi famosi, che pur con l'Adhd, hanno ottenuto grandi successi.

Abbiamo visto che il cervello di una persona con Adhd lavora rapidamente e tende anche ad entrare in modalità multitasking, cioè a pensare nello stesso momento anche a più cose. Il contrappeso delle problematiche quindi sono delle qualità che operano in maniera innata, come creatività, immaginazione, fantasia, che portano il cervello a creare molti scenari, spesso anche al di fuori del comune pensiero.

Non a caso, quando la propria attenzione viene catturata, si diventa più

focalizzati e quindi in quei momenti si attiva maggiormente una capacità di problem solving, grazie ad un processo rapido di pensieri e soluzioni che non si ferma a poche soluzioni ma continua ad elaborare ogni possibilità.

Logicamente, in certi ambiti, avere molta immaginazione e fantasia è un grande vantaggio e un aspetto positivo, ma quando si rivolge l'attenzione a cose negative o problemi, e siamo incapaci di vedere le soluzioni, questo contribuisce ad aumentare il senso di smarrimento e rassegnazione. Per questo è bene capire come possiamo utilizzare, responsabilmente, i nostri poteri, come fanno i supereroi.

Adesso andiamo ad analizzare uno per uno questi doni, come abbiamo già fatto per le problematiche, individuandone le caratteristiche, descrivendoli, esaminando i contro e i pro e scoprendo come possiamo applicarli alla vita di tutti i giorni.

TAPPA - FANTASIA e IMMAGINAZIONE

La descrizione più comune, che caratterizza noi con l'Adhd, è che siamo sempre con la testa fra le nuvole, ricordi? Questo perché siamo sempre immersi in un flusso di pensieri costante. Qualsiasi cosa vediamo, iniziamo a fantasticarci sopra, a far scorrere nella nostra mente migliaia di idee, e la nostra attenzione si immerge in questo flusso di pensieri alimentandolo maggiormente e distraendoci da ogni altra cosa, come se ne fossimo completamente catturati.

Entrando in un ampio flusso di pensieri, logicamente, non ci fermiamo a farci film reali e basta, ma spaziamo in ogni possibile aspetto, anche di pura fantasia, creando finali sempre diversi ed immaginari.

Ti faccio un esempio che mi riguarda da vicino. Quando mi trovo davanti a una cosa innovativa, inizio a vederne gli sviluppi e tutti i possibili utilizzi immaginabili, un po' come farebbe MacGyver, che con una gomma da masticare, la cartina e qualche altro oggetto comune, trovava la soluzione per disinnescare una bomba, ricordi?

Infatti, se tu potessi leggere gli appunti della mia lista di progetti mai conclusi, vedresti che parlano anche di applicazioni che sembrano irrealizzabili (e probabilmente per questo poi mi fermo, differentemente dai grandi sognatori che invece vanno avanti nonostante ogni difficoltà). Per esempio il mio progetto Cyber, quello sulla creazione di una catena di internet pub, che avevo pensato nel 1996, era innovativo per l'epoca. Avevo pensato a tavoli con touchscreen per digitare, invece delle tastiere e dei mouse, e alla possibilità di creare un proprio cd personale, con le musiche che uno preferiva, da ritirare alla cassa. Tutto questo alla fine ricorda l'attuale e diffuso iTunes, per certi versi. Avevo inoltre immaginato un sistema di pagamento con tessera per tutti i servizi forniti dal Cyber e un circuito Cyber su internet, dove poter fare acquisti sicuri, con la possibilità di ritirare il pacco direttamente nel proprio Cyber di fiducia. Il mio

progetto prevedeva un museo della tecnologia ata e l'esposizione delle tecnologie attuali e future. Per esempio, oggi lo farei inserendo le stampanti 3d nel Cyber e offrendo il servizio di stampa gadget personalizzati. Tra le idee che viaggiavano nella mia mente pensando alla catena di Cyber nel mondo, c'era un'animazione interna che collegasse tutti i Cyber mondiali tramite la Cyber Tv e infine un musical chiamato Cyber, che parlasse di internet e che fosse visibile nei Cyber. Nelle sale privé si sarebbero potute tenere videoconferenze tra due persone distanti che, accedendo dai Cyber delle rispettive città, potessero definire in riunione contratti o altro.

Ok, mi fermo qui. Come vedi, quando parto la mia mente viaggia in questo flusso di idee alla massima velocità, distraendomi da quello che devo realmente fare adesso, che è scrivere questo libro sulla Adhd.

Ecco cosa ci succede quando ci dicono che sogniamo ad occhi aperti: l'immaginazione si scatena e la fantasia crea scenari davvero straordinari. Questo è il motivo per cui, spesso e volentieri, ci perdiamo in questi flussi di idee, perché per noi sono altamente stimolanti e catturano completamente la nostra attenzione.

Logicamente, se siamo in uno stato negativo, magari depresso, possiamo vedere che questa nostra dote può diventare anche deleteria per noi, portandoci a proiettarci in conseguenze disastrose. Fissare l'attenzione su questi scenari può alimentare maggiormente la nostra ansia e affossarci di più in quello stato di rassegnazione e depressione in cui siamo.

Per questo è importante prendere coscienza di ciò e iniziare ad usare questo nostro incredibile potere in maniera più costruttiva e responsabile.

Bisogna capire quando si attiva da solo e può essere controproducente per noi,

come è anche importante capire quando e come possiamo attivarlo da soli, in maniera cosciente.

Ma allora come possiamo usare questo dono in maniera costruttiva?

Innanzitutto facendo attività interessanti e che richiedono questo nostro dono, per esempio scrivendo libri, oppure in lavori di brainstorming e problem solving, che vedremo dopo, insomma in tutte quelle attività che richiedano di avere idee innovative o valide.

Non a caso, ci sono molte persone nel mondo artistico, che convivono con l'Adhd, vedi Will Smith, Jim Carrey se non addirittura lo stesso Sir Richard Branson, il fondatore della Virgin Record e della compagnia Virgin che si occupa di più settori oltre a quello musicale, come il settore aerospaziale, il settore aereo, il settore delle telecomunicazioni e tanti altri progetti correlati.

Tali persone hanno usato la propria immaginazione e fantasia in maniera costruttiva, creandosi delle carriere di successo grazie alla propria qualità creativa, pensando a cose che molti non pensano, anche semplici, ma generate da un flusso continuo di idee.

Come possiamo controllare questo dono?

Se impariamo a controllarlo, questo dono diventerà utile, ma se ci perdiamo in esso, accumuleremo idee su idee che saranno chiuse in un cassetto perché ci limiteremo sempre a pensare e non agire, lasciandoci così sopraffare da procrastinazione, difficoltà a portare a termine le cose e disordine. Oppure potremo finire in vortici negativi, come è capitato anche a me, in cui il dono

diventa un'arma per affossarci maggiormente con rassegnazione, depressione e ansia, a causa del flusso di idee nefaste che facciamo scorrere nel nostro schermo mentale. Per farti capire, è come se finissimo a guardare il telegiornale guardando continuamente la cronaca nera, i disastri e ogni negatività possibile, con il risultato di guardare il mondo in maniera altrettanto nera, negativa, restando impauriti da esso.

La prima cosa da fare è decidere autonomamente quando vogliamo stare nel flusso dei pensieri e deciderne i tempi. Non è facile, perché quando affiora il primo pensiero, che poi dà vita a tutta la concatenazione di idee, l'attenzione ne viene subito catturata. In quel frangente dobbiamo attivare la nostra consapevolezza e magari prendere carta e penna per appuntare il concetto venuto alla luce, dicendoci che dopo lo esamineremo più dettagliatamente, prendendoci uno spazio per lui. Questo spesso aiuta a fermare il flusso, a fargli attendere il turno in cui lo richiamerete e lo approfondirete, lasciandolo scorrere liberamente, insieme a tutta la vostra immaginazione e fantasia.

Quando invece ci accorgiamo che affiorano pensieri negativi, un buon modo per fermarli è usare i consigli che vi ho dato per il problema dell'ansia. Iniziare a fare dei grossi respiri e poi domandarsi se tutto quello che state pensando è reale o frutto di un vostro flusso di pensieri. Poi chiedersi: questo flusso di pensieri mi AIUTA a risolvere i miei problemi oppure mi fa stare peggio?

Queste domande, meglio se scritte insieme alle risposte, possono aiutare la vostra attenzione a spostarsi da un punto negativo a un punto positivo e quindi a spostare con essa anche il flusso di pensieri, che in quel caso può addirittura generare delle soluzioni possibili e comunque scenari che vi aiutino a rialzarvi.

Per quanto riguarda l'utilizzo del dono dell'immaginazione e della fantasia al proprio comando, può essere utile invece darsi dei tempi. Per esempio, impostare il conto alla rovescia sul proprio telefonino e farsi avvisare quando scade l'ora può essere una buona strategia. Da quel momento, iniziate con carta e penna, a

prendere nota dei pensieri, pensando alla cosa in cui volete indirizzarli, senza giudicarli o escluderli perché secondo voi inutili.

Se non arriva il flusso, allora immaginate cosa vi servirebbe per risolvere il problema su cui volete indirizzare il flusso. Questo vi permetterà di far arrivare il primo pensiero, che presto sarà accompagnato da tanti altri pensieri e idee, come succede durante un temporale, dove alla caduta della prima goccia d'acqua, segue subito lo scrosciare portentoso di tantissime gocce.

Questo è quanto succede quando facciamo brainstorming, quando lasciamo fluire tutti i pensieri senza giudicarli, dando sfogo alla nostra creatività.

Quindi ricapitolando: Lasciate scorrere la vostra fantasia e immaginazione, è una benedizione, ma tenetele comunque canalizzate per poterle sfruttare per i vostri scopi. Poi ogni tanto sognare ad occhi aperti non fa mai male, anche facendolo senza controllo. Può capitare che dal nostro immaginario nascano idee interessanti da poter prendere in considerazione, come ho fatto io quando ho esaminato la mia Adhd e ho creato un blog sull'argomento e questo libro che sto scrivendo con te.

Sii consapevole.

Sii attento ai tuoi pensieri.

Fatti le giuste domande per individuare se li stai usando in maniera distruttiva o costruttiva.

Sposta sempre la tua attenzione sulle cose positive o che ti aiutano.

Annota il primo pensiero su carta e subito digli: “Dopo ti prenderò in considerazione e mi dedicherò a te”.

Abbiamo concluso la trattazione di questo primo Dono e abbiamo capito che ad attivarlo è sopratutto l'attenzione, quindi si deve lavorare maggiormente su questo pilastro della Adhd per sfruttarlo al meglio.

COMPLIMENTI siamo arrivati al traguardo di questa prima tappa del Tour dei doni. Adesso prenditi il tuo meritato riposo, premiati e congratulati con te stesso per il risultato ottenuto. Stai 5 minuti in relax a riflettere su questo dono e su come influenza la tua vita.

Prendi carta e penna e scrivi tutte le tue riflessioni su come la fantasia e l'immaginazione hanno influenzato la tua vita e come la stanno influenzando ADESSO. Poi poniti la domanda: Come posso utilizzare al meglio questo dono per la mia Vita?

Prenditi tutto il tempo che ti è necessario, te lo sei guadagnato.

Ci rivediamo tra poco con il dono della Creatività, che altro non è che la figlia della fantasia e dell'immaginazione.

TAPPA - Dono della Creatività

Adesso parliamo di un altro dono veramente interessante, la creatività. Cosa è la creatività?

Prendiamo ancora in esame, per definirla, la definizione di Wikipedia sulla Creatività:

“Creativitàè un termine che indica genericamente l'arte o la capacità cognitiva della mente di creare e inventare; tuttavia esso può prestarsi a numerose interpretazioni e significati.”

Quando immaginiamo o fantastichiamo, altro non facciamo che creare. Creiamo nuovi scenari, nuovi mondi, nuove possibili applicazioni di qualcosa etc etc. Quindi, come vedi, il nostro flusso di pensieri si volge alla creazione.

Ecco cosa risulta da uno studio sulla Adhd riportato anche su Adnkronos (http://www1.adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Benessere/Salute-iperattivi-mageniali-Adhd-scatena-estro-creativo_4276130847.html):

“Secondo lo studio condotto da Michael Fitzgerald del Trinity College di Dublino, in Irlanda, la sindrome potrebbe infatti essere l'interruttore che scatena il genio creativo. Questo perché, spiega lo studioso alla Bbc online, le persone con Adhd hanno l'abilità di iperfocalizzarsi sulle cose che interessano loro.”

Inoltre prosegue l'articolo sui vari personaggi famosi che sono studiati e che

hanno l'Adhd, e in particolare si dice che:

"Gli stessi geni coinvolti nell'Adhd possono essere associati anche con la spinta a correre rischi", dice. Un elemento che può essere problematico o autodistruttivo, "ma può anche portare verso imprese strabilianti nel campo delle arti, della scienza e dell'esplorazione".

Quindi la creatività nasce dalla nostra gestione dell'attenzione e sopratutto quando essa è iper focalizzata su una cosa che le interessi, ma è anche possibile grazie all'influenza dell'impulsività che ci spinge a esplorare territori sconosciuti per soddisfare la nostra curiosità.

Altro punto interessante dell'articolo a mio parere personale è questa affermazione:

"Le persone con Adhd hanno sintomi di deficit di attenzione, ma anche la capacità di concentrarsi in modo incredibile su una piccola area che trovano di particolare interesse. Chiaramente - avverte Fitzgerald - l'Adhd non è una garanzia di genialità, ma il tasso di lavoro mirato che produce può consentire al genio creativo di fiorire".

Come vedi e come ti dicevo, l'Adhd può essere un dono, ma questo non è indice di genialità, perché tutto dipende da come noi utilizziamo la nostra sindrome. Per esempio, per tutti questi anni, io mi sono lasciato andare e sono diventato vittima del mio disturbo, con la conseguenza peggiore che, non trovando comprensione e sostegno, ho agito diversamente dalle persone di successo, abbandonando sempre i miei numerosi progetti e disperdendo le mie energie senza portare mai a termine alcunché.

Personalmente credo che, sia che si abbia l'Adhd, o che non si abbia questo disturbo, tutti abbiamo un potenziale da esprimere e nessuno è migliore o peggiore degli altri. È nostro dovere aiutare tutti a far affiorare nel migliore dei modi il potenziale di ogni individuo, o comunque a fargli prendere consapevolezza delle sue capacità latenti, invece di gettargli addosso solo i difetti e le problematiche che riscontriamo in lui.

Abbiamo visto che possediamo una buona dote di creatività. Quindi dobbiamo solo interrogarci sull'utilizzo che ne facciamo, ovvero se la facciamo sbocciare e crescere, o se le tarpiamo le ali e atrofizziamo questa dote, per paura delle ripercussioni sulla nostra vita o per la paura di sbagliare, a causa delle esperienze negative o degli errori fatti in precedenza, che magari non abbiamo mai analizzato per bene.

Anche la creatività, come abbiamo visto, può essere un fattore positivo o negativo, dipende da come noi la utilizziamo. Come per l'immaginazione e la fantasia, soffermarsi sui pensieri negativi non permette altro che comandare alla nostra creatività di lavorare in maniera negativa con conseguenze tristi, come perdita di autostima, ansia etc etc.

La creatività, inoltre, è un elemento essenziale nei processi di brainstorming, il metodo che ci permette di trovare soluzioni creative ai problemi, oltre che in qualsiasi ambito artistico, imprenditoriale, scientifico, etc etc. Ma di questo parleremo dopo, adesso vediamo come puoi convogliare la tua creatività.

Per esempio potresti utilizzarla nella vita di tutti i giorni, per trovare rapidamente soluzioni alle problematiche, magari temporanee o semplici. Per utilizzarla in ambito lavorativo, dovresti cercare lavori che ti richiedano questa dote, nel settore artistico o anche imprenditoriale, come marketing o creazioni di start up. In ambito progettuale, per apportare migliorie nei processi lavorativi, in quelli produttivi o nella progettazione di nuovi oggetti innovativi o di utilità, visto che spesso questa dote si attiva quando dobbiamo risolvere un problema e sorge la

necessità di inventarci uno strumento utile a fare ciò, oppure trovando l'utilizzo di un oggetto creato per altro, piegandolo al nostro scopo.

Eccoti un semplice esempio di creatività, il Famoso POST-IT, che credo ben conoscerai. Quei foglietti di carta con un lato adesivo dove scrivi le tue note, per ricordarti qualche compito da fare. Bene eccoti la sua storia, presa da Wikipedia:

“L'adesivo originale usato nei Post-it è stato inventato nel 1968 da Spencer Silver, un ricercatore della 3M. Egli stava in realtà cercando un nuovo adesivo potente, e inizialmente non trovò pertanto alcun uso. Solo nel 1974 un suo collega, Arthur Fry, pensò di usare quell'adesivo per creare dei segnalibri, mentre guardava un innario in uso nel coro della sua chiesa. I primi prototipi furono disponibili nel1977, e nel 1980–1981, dopo una poderosa campagna, il prodotto fu posto in vendita in tutto il mondo.

Un'innovazione più recente è il software che riproduce in parte il comportamento dei Post-it, creando delle finestrelle colorate sullo schermo del PC. La maggior parte degli attuali pacchetti software, commerciali o open source, limita il posizionamento o "attaccamento" delle note virtuali a un punto prefissato del desktop, e pochi di essi consentono di condividere le note attraverso Internet. Ma progetti recenti come Project Looking Glass si sono spinti fino ad aggiungere caratteristiche che virtualmente eguagliano la versatilità dei Post-it materiali.”

Come vedi, la scoperta del Post-it fu casuale, nata dal tentativo di rendere dei segnalibri leggermente adesivi, per attaccarli dove necessario. Ed è stato grazie al riutilizzo diverso di un adesivo leggero, inizialmente scartato dal suo creatore, che abbiamo assistito alla nascita del Post-it.

Trovare nuovi utilizzi, inventare da idee nate nell'osservazione, ecco come si sviluppa la creatività. Come vediamo nella storia del Post-it, è anche possibile

riprendere il concetto di uno strumento per riadattarlo a nuove tecnologie e creare qualcosa di nuovo e utile che richiami l'oggetto precedente. Spesso tante invenzioni nascono dal frutto dell'osservazione della fauna e della flora, dove vengono riadattati i modelli in natura, per usi tecnologici innovativi.

Ma adesso fermiamoci qui con la creatività, perché è un argomento che vanta già una grossa letteratura in merito, e stiamo trattando questo tema sempre in relazione all'Adhd e ai suoi doni.

Adesso riepiloghiamo un attimo quello che abbiamo appreso dalla creatività:

Noi con l'Adhd mostriamo una forte inclinazione verso la creatività, grazie al fattore della nostra attenzione, che si focalizza su ciò che ne rapisce l'interesse, ma dipende da noi la capacità di sfruttarla al meglio.

Dobbiamo imparare a utilizzare la nostra creatività, come facciamo per la nostra immaginazione e fantasia, e in internet puoi trovare una miriade di consigli.

La cosa importante, come sempre, è consapevolizzare, essere consapevoli di quello che facciamo. Comprendere se nel momento in cui scatta la nostra creatività, sia utile oppure no; in questo secondo caso, allora è bene appuntare il processo creativo che ci a per la testa, per riprenderlo successivamente in un'altra occasione. È anche importante comprendere se stiamo utilizzando la nostra creatività in maniera negativa; in questo caso dobbiamo fermarci, domandandoci perché lo stiamo facendo. In questo modo cercheremo di riprendere le redini e spostare la creatività da fattori negativi verso fattori positivi e costruttivi che siano utili a noi stessi e agli altri.

Anche in questo caso, valgono i consigli che ti ho dato per l'immaginazione e la fantasia:

Sii consapevole.

Sii attento ai tuoi pensieri.

Fatti le giuste domande per individuare se li stai usando in maniera distruttiva o costruttiva

Sposta sempre la tua attenzione sulle cose positive o che ti aiutano.

Annota il primo pensiero su carta e subito digli: “Dopo ti prenderò in considerazione e mi dedicherò a te”.

E con questo abbiamo concluso anche questa Tappa della Creatività.

Prima di are al prossimo dono, frutto dei primi due, il brainstorming, ti invito come sempre a fare una PAUSA.

Fermati, prenditi il tuo meritato riposo, perché sei stato davvero bravo ad arrivare al traguardo di questa Tappa e, come prima, una volta che sarai rilassato, ti consiglio di prendere carta e penna e di ricordarti tutti i momenti in cui hai utilizzato soluzioni creative, risolvendo qualche problema. Poi inizia a scrivere almeno tre problemi a cui vorresti trovare delle soluzioni, e lascia scorrere il tuo

estro creativo segnando ogni soluzione che trovi; tra le varie idee, dopo potrai fare la tua scelta.

TAPPA - BRAINSTORMING

Cos'è il brainstorming?

In realtà non è una dote in sé, ma una tecnica mentale per lavorare sulle idee. In realtà non si tratta di una vera e propria tecnica, ma piuttosto, a mio modesto parere, di varie tecniche atte ad attivare un processo creativo.

Infatti il brainstorming è un processo creativo di gruppo, che coinvolge 2 o più persone per sviluppare idee su un tema da affrontare.

Singolarmente, si dovrebbe definire più precisamente “Creazione individuale”, ma comunque, al di là del termine che scegliamo di utilizzare, altro non è che un frutto nato dalla dote della Creatività.

Ecco un esempio di brainstorming, che puoi leggere su Wikipedia alla voce brainstorming:

“Sinteticamente consiste, dato un problema, nell'organizzare una riunione in cui ogni partecipante propone liberamente soluzioni di ogni tipo (anche strampalate, paradossali o con poco senso apparente) al problema, senza che nessuna di esse venga minimamente censurata. La critica ed eventuale selezione interverrà solo in un secondo tempo, terminata la seduta di brainstorming.”

Come leggiamo, è un'attività di gruppo.

Ma pensaci bene, il nostro flusso di idee, di cui si parlava nei doni di fantasia e immaginazione e creatività, alla fine cos'è se non un processo di brainstorming? Nel nostro caso, la mente attiva un processo di multitasking (fare più cose contemporaneamente), quasi fossimo più persone, e inizia a far scorrere ogni tipo di idea, dalla più assurda a quelle più interessanti, richiamando a sé tutto quanto conosciamo, per vedere rapidamente come si può utilizzare in quello specifico caso.

Ogni volta che la nostra attenzione viene catturata da qualcosa, si avvia dentro di noi una sorta di processo di brainstorming, dove viene richiamata ogni tipologia di idee senza che siano filtrate o giudicate. La nostra attenzione si sposta rapidamente dall'una all'altra, in maniera iperattiva, come se fossimo in più di uno in questo processo mentale. Questo mi fa pensare che l'iperattività che ci caratterizza non si ferma solo al livello fisico con la necessità di muoverci continuamente, ma funziona anche a livello mentale, rendendo il nostro cervello iperattivo e multitasking, così da poter valutare contemporaneamente più cose insieme.

Bene, adesso che sappiamo che siamo abili nelle attività di brainstorming, sorge spontanea la domanda: come può essere usata questa dote innata in noi?

Gli utilizzi possono essere i più disparati ma, come già abbiamo ben visto per le altre doti, dobbiamo assumerne il pieno controllo, per evitare che si rivolga verso pensieri negativi e distruttivi e destinarla ad un uso completamente costruttivo.

Per capire meglio, facciamo l'esempio di un problema personale.

Ci ritroviamo a dover affrontare un problema che ci tocca in ogni sfera della

nostra vita, e sopratutto ci coinvolge emotivamente. In questo caso, dobbiamo tenere sotto controllo le nostre emozioni e sopratutto bisogna cercare di non lasciare che emozioni negative prendano il sopravvento, perché alla fine, e te lo assicuro per esperienza personale, si rischia di finire in un vortice di idee che sono distruttive e atte solo a tamponare momentaneamente il problema. Anche se, sul momento, sembrano poterti aiutare, alla lunga scoprirai che tamponare il problema con una soluzione rapida porta a creare un'emorragia interna che nel tempo peggiorerà le cose, perché avevi solo attuato una soluzione momentanea, che ti ha portato a tralasciare il problema, perché momentaneamente risolto.

In questo caso, dobbiamo nuovamente spostare l'attenzione con domande e consapevolezza su aspetti positivi e costruttivi, al fine di far emergere idee volte a risolvere il problema nel tempo e in maniera definitiva.

Questo atteggiamento vale su tutto, e varrà sopratutto sulla qualità di problem solving che analizzeremo subito dopo questa tappa.

Al momento, io ho una grossa problematica che mi sono trascinato da tempo senza risolverla, purtroppo, e questa problematica economica inizialmente mi ha portato a pensieri negativi, sopratutto perché ho necessità di risolverla rapidamente, e non ho grossi mezzi e risorse per farlo.

Allora come ho agito? In prima battuta, ho spostato l'attenzione dagli aspetti negativi che mi portavano ad affossarmi maggiormente rischiando di stimolare un sentimento di rassegnazione. Dopo ho iniziato a riflettere sulla problematica e a scrivere una serie di domande, tra le quali la prima era logicamente: “Quali soluzioni posso adottare per risolverla?” Subito mi sono attivato e sono andato ad informarmi bene su come era lo stato reale della situazione, sulle conseguenze che comportava, e a parlare con le banche per avere informazioni in merito.

Poi ho iniziato a vedere quali risorse personali avevo a disposizione e come potevo utilizzarle per risolvere il problema, prendendo in esame svariate idee, da soluzioni di tipo legale fino a soluzioni personali.

Come vedi, le domande sono il primo o per avviare il processo creativo che ci aiuta a far affiorare le innumerevoli soluzioni, ma dobbiamo imparare a gestire la nostra impulsività per non cercare le soluzioni più rapide, chiedendoci sempre se la soluzione tampona il problema oppure lo risolve definitivamente nel tempo.

Nella prossima tappa riprenderemo l'esempio che ti ho portato, quando parleremo di problem solving; per adesso completiamo il discorso sul brainstorming, per comprendere come possiamo utilizzarlo al meglio.

Il brainstorming si può applicare in ogni ambito della propria vita, sia quella professionale, ludica, privata, che quella di tutti i giorni. Dobbiamo solo accertarci di essere padroni del nostro processo creativo e incanalarlo lì dove ci è utile e può essere costruttivo.

Siamo giunti al traguardo di questa tappa sul brainstorming; proseguiremo più tardi con la prossima tappa, il problem solving.

Ti invito adesso a fare una pausa con me, a fermarti e come sempre a premiarti con qualche attività ricreativa che ti piaccia. Perché te lo sei davvero meritato, stai comprendendo sempre più te stesso, come lo sto facendo io scrivendo questo libro.

Subito dopo la pausa, ti invito a prenderti un momento di riflessione, per capire come si sviluppa in te il processo di brainstorming e approfondire l'argomento.

Potrebbe essere utile fare ciò, anche con tutte le altre tematiche.

Adesso prendi un foglio e scrivici sopra un tema o un problema che ti può interessare. Inizia a farti domande utili a portare l'attenzione su di esso e iniziare ad avviare il processo creativo, come abbiamo fatto con la creatività. Appena iniziano ad arrivare le prime idee, annota tutto quello che ti a per la testa, anche le cose che ti sembrano senza senso. SCRIVILE.

Alla fine riguarda quanto hai scritto; vedrai che troverai sul foglio qualche idea che potresti sviluppare per migliorare degli aspetti della tua vita. Conservala con te, la utilizzeremo alla fine della prossima tappa per un esercizio utile.

TAPPA - Soluzione Problematiche o Problem Solving

Abbiamo visto nei paragrafi precedenti quanto siano utili i doni di fantasia, immaginazione, creatività e attitudine al brainstorming che sono dentro di noi. Adesso, come annunciato già nelle tappe precedenti, parleremo della nostra capacità di problem solving, ovvero quanto siano utili gli altri doni a sviluppare in noi un'innata capacità di risolvere i problemi.

Ti ricordi cosa ha dichiarato, in un'intervista ad ADDitude Magazine, il grande imprenditore che ha fondato la compagnia aerea Jetblue airlines, David Neeleman?

Per rinfrescarti la memoria ecco la sua dichiarazione:

“Se qualcuno mi chiedesse se preferisco essere normale o continuare ad avere l'Adhd, io sceglierei di avere l'Adhd. Io posso districarmi tra problemi complicati e trovare semplici soluzioni. Posso guardare un'industria con tutti i tipi di problemi e dire: “Come posso fare questo meglio?”. Il mio cervello Adhd, in maniera naturale, cerca ogni possibile modo per fare questo”.

La sua dichiarazione è una dimostrazione di quanto possa essere utile la nostra Adhd grazie ai suoi doni che ci aiutano a risolvere i problemi in maniera naturale, senza doverci scervellare molto.

Come puoi ben vedere, tutto da cosa parte? Dal farsi le giuste domande, e spesso le domande più semplici trovano una rapida risposta.

Infatti il problem solving consiste proprio nel trovare una serie di soluzioni possibili tra cui, dopo, poter scegliere quelle più attuabili e migliori al nostro caso.

E come afferma Neeleman, anche ai più complicati problemi si riesce a trovare semplici soluzioni tra le miriadi che ci vengono in mente in maniera naturale.

Ti faccio un esempio che è capitato nella mia vita.

Mio padre, con altre persone, stava mettendo a punto un sistema di ponteggi per l'edilizia. Esatto, quelle strutture che servono ai muratori per tirare su una casa dalle fondamenta, e dove viene richiesta una sicurezza, visti gli innumerevoli incidenti per cadute accidentali che causano un'alta percentuale d'infortuni e di vittime sul lavoro.

Il sistema serve a proteggere, nelle fasi di montaggio e smontaggio del ponteggio, l'operatore, anche se non dovesse mettersi in sicurezza, con i dispositivi personali in dotazione, quali la linea vita. Perché crea nel piano superiore di lavoro una barriera a prova di caduta accidentale.

Il problema che si presentava nel primo progetto era come collocare le barriere protettive nel piano superiore, perché queste venivano agganciate e sganciate manualmente ogni volta.

Io, mentre mio padre e i suoi soci, discutevano su come migliorare la sicurezza nel montaggio e smontaggio rendendolo anche più veloce, ebbi una serie di

flash; hai presente il nostro flusso di idee? E tra queste apparve subito un'idea di montaggio delle transenne ben diversa e più sicura.

Pensai che inserendo delle alette ai lati dei singoli elementi del ponteggio, si poteva creare un binario dove far scorrere senza pericolo e in maniera veloce la transenna protettiva, e questo, applicato a tutti gli elementi, permetteva rapidamente di spostare la transenna da un piano di lavoro all'altro, senza fatica e in maniera rapida.

Oggi il progetto e i prototipi che sono stati sviluppati lavorano proprio su questa mia idea che mi era venuta in maniera veloce e del tutto naturale.

Questo sarà successo anche a te in vari ambiti della tua vita, e magari non vi avevi mai prestato attenzione prima di oggi, evitando così di riconoscere il tuo valore. Oppure, come me, ti sei sempre sentito bravo in questo, senza però riuscire mai a sfruttare, in maniera economica o migliore, questa tua dote naturale. Questa cosa mi deprimeva molto, perché non comprendevo come mai non riuscivo a sfruttare questa mia qualità innata. L'ho, finalmente, compreso per bene, quando ho scoperto di avere l'Adhd e ho iniziato a studiarne ogni aspetto al fine di capire come potevo risolvere al meglio le mie problematiche.

E tutto questo è successo nell'arco di un anno.

La maggior comprensione è avvenuta quando ho deciso di prestare tutta la mia attenzione al mio disturbo, per capire come conviverci nel miglior modo possibile. Tutto questo, alla fine, mi ha portato a creare un blog sulla mia Adhd, che è una sorta di diario di bordo nel mio viaggio con questo disturbo, che poi è evoluta nell'idea di scrivere questo libro, dove ti sto riportando tutta la mia conoscenza e la mia esperienza con questa nostra condizione.

Il libro e il bfatti nascevano dalla domanda “Come posso fare a sfruttare al meglio la mia problematica, così da poter ripagare tutti i danni che ho commesso nel ato, anche a causa sua?”

Poi, differentemente da un tempo, ho agito ando al o successivo dell'idea e cioè all'azione.

Questa nostra dote di problem solving si attiva al meglio quando siamo in situazioni di stress e/o urgenza. Quando qualcosa diventa imperativo nella nostra vita, l'attenzione inizia ad esserne fortemente attratta, e questo ci porta così ad attivare tutte le nostre capacità per la risoluzione di quel problema vitale.

Infatti in ato non avrei mai pensato di scrivere un libro e di riuscire a farlo in un mesetto, spinto dall'URGENZA.

Invece sono piacevolmente sorpreso da me stesso perché lo sto portando a termine, anzi l'ho portato al termine, visto che TU stai leggendo tutto ciò.

Prenditi un attimo di pausa prima di continuare.

Inizia a riflettere su tutte le volte in cui nella tua vita, hai trovato soluzioni rapide a qualche problema urgente che ti si presentava. Scrivi questi episodi su un foglio e poi rileggili SODDISFATTO per i risultati che hai ottenuto in quei momenti. Ti assicuro che non è da tutti. SEI STATO bravissimo e devi ringraziare oltre che te stesso anche la tua Adhd, che ti permette di fare ciò in maniera del tutto naturale.

Bene, hai fatto l'esercizio? E con la pausa ti sei ricaricato? Perfetto, allora andiamo avanti, e vediamo un po' tutti i fattori che entrano in gioco per attivare questa nostra capacità innata.

In prima battuta, entra in gioco il fattore ATTENZIONE, come hai potuto ben comprendere. Infatti l'urgenza, la sfida, l'importanza e l'interesse sono i fattori che guidano la tua attenzione per svegliare e rendere attiva la tua capacità di problem solving.

Anche l'impulsività gioca un ruolo importante, perché ti permette spesso di agire anche senza pensarci troppo, e molte volte questo può essere un bene.

Per esempio, io lavoravo nell'azienda di famiglia che commercializzava prodotti infiammabili. Un giorno, durante un travaso con pompe apposite, successe un piccolo incidente, mi cascò il tubo e malauguratamente finì sopra il filo della corrente che azionava la pompa, proprio in un punto di minor protezione, tranciandolo e provocando una scintilla che diede fuoco a del liquido che era caduto dal tubo durante il travaso.

Immaginati la scena: circondato dalle fiamme, accanto a tre cisterne di alcool da 1000 litri ciascuna. In un attimo il panico. Mi allontanai subito dal pericolo e avvisai tutti di mettersi in salvo. Poco distante da me c'era un camionista, con il camion pieno di prodotti infiammabili, al quale ordinai subito di allontanarsi dalla zona. Ero tremante ma agii lo stesso rapidamente, correndo a prendere un estintore, mentre gli altri, spaventati, non muovevano un dito per spegnere l'incendio. Tornai di corsa alla zona dell'incendio con l'estintore in mano e iniziai a usarlo correttamente, puntando il getto verso il basso, alla radice della fiamma e non sopra le fiamme stesse, spegnendo così rapidamente l'incendio ed evitando una sciagura peggiore per il rischio di esplosione delle cisterne.

L'incidente fu uno di quegli imprevisti che sarebbero potuti capitare una volta su un milione, perché anche a farlo a posta, non avrei mai centrato perfettamente quella piccola porzione di filo scoperto. E in quel caso, fu proprio quella mia capacità di cercare rapidamente le soluzioni che mi salvò. Sì, perché la mente mandava rapidamente soluzioni e io agivo di impulso, senza pensare al pericolo che stavo correndo.

Come vedi, la nostra dote in questi casi estremi si attiva velocemente e nonostante non sia sotto il nostro stretto controllo ci aiuta comunque ad agire rapidamente.

Sappi che, come agisce in un caso di emergenza come questo, la nostra dote agisce anche in tante altre occasioni.

TI AVVISO che se in casi come questi muoversi impulsivamente per scongiurare un pericolo reale può essere positivo anche se un pochino da incoscienti, si deve stare attenti quando invece si parla di problemi che non richiedono una risoluzione urgente e quindi non richiedono tempistiche immediate. In quei casi la nostra impulsività agisce lo stesso vagliando le idee più rapide, che spesso sono solo dei tamponamenti. Ricordi la mia problematica economica nell'esempio sul brainstorming?

Lì inizialmente ho agito in maniera impulsiva senza riflettere. Ho guardato al pericolo, temendo le conseguenze che poteva portare. Pur non essendo un pericolo immediato, che poteva essere risolto ragionando nel tempo, ho avvertito l'esigenza di risolverlo rapidamente come se dovessi scongiurare un incendio, ed in quel frangente le mie paure amplificate mi hanno portato a non scegliere la soluzione giusta ma quella sbagliata, che ha coinvolto negativamente anche un'altra persona. Oggi quella persona rischia, come me, 160.000 euro per una firma che avrei potuto evitarle se, di fronte al suo diniego, non avessi reagito

d'impulso, in maniera nervosa e aggressiva, intimorendola tanto da firmare un mutuo cointestato. Questo è quanto succede a noi con Adhd quando siamo schiavi della nostra impulsività e non la controlliamo. Quando ci vediamo contrastati ci innervosiamo e ci arrabbiamo, sopratutto se si tratta di qualcosa che reputiamo di vitale importanza, altrimenti subiamo il contrasto ivamente, rinunciando, anche se magari l'idea è valida solo perché comunque non è urgente in quel momento. In entrambi i casi, è importante trovarsi con persone che conoscono il nostro problema e ci aiutino in questi casi a riflettere in maniera tranquilla, evitando eccessi e anche rassegnazioni.

Riflettendoci oggi, avrei dovuto trovare soluzioni prendendo tempo, invece di agire rapidamente. Per esempio avrei potuto vendere la casa e tornare in affitto, come avevo pensato di fare, ma poi l'urgenza e la pressione delle problematiche mi portarono ad agire in maniera errata provocando nel futuro, cioè nel mio attuale presente, un danno maggiore dei rischi che correvo in quel momento.

Bisogna sempre riflettere, quando c'è una problematica che non è immediata, e valutare ogni singola soluzione per capire in che modo risolverla definitivamente, anche se questo potrà richiedere tempi lunghi, evitando di farsi prendere dall'impulsività del momento.

Come vedi, come per ogni super-potere, dobbiamo usare questo dono consapevolmente e responsabilmente.

E come possiamo usare questo potere nella nostra vita consapevolmente?

Lasciandolo scorrere tranquillamente in situazioni di estrema urgenza e che richiedono azioni rapide, così da poter scongiurare un reale pericolo immediato, e tenendolo sotto controllo quando si tratta di trovare soluzioni ad un problema che non richiede nel momento una risposta immediata, a cui possiamo destinare

un'analisi approfondita, esaminando le soluzioni trovate e le possibili conseguenze nel medio e nel lungo termine.

È anche importante trasformarlo in una risorsa per il nostro lavoro o nei progetti su cui vogliamo lavorare, perché è una qualità molto utile, come vediamo nei personaggi famosi con Adhd, e questo ci offre una marcia in più. Dobbiamo cercare con ogni mezzo di riuscire a esprimere questo nostro valore aggiunto, per esempio sul lavoro, migliorando i processi produttivi o trovando soluzioni. Sia che si lavori per conto proprio, e in questo caso è indispensabile, sia che si lavori per altri, mostreremo così che apportiamo una qualità superiore nello svolgimento delle nostre mansioni e diventeremo in questo modo pedine indispensabili. Questo è una dote importante, specialmente in questo periodo di crisi, dove normalmente per ridurre i costi si attuano i tagli al personale. Stai sicuro che le risorse umane che apportano qualità e che risultano essere elementi importanti rischiano meno rispetto a lavoratori che pensano a fare il loro senza apportare niente di significativo nella realtà lavorativa in cui operano.

Un modo costruttivo e utile per attivare questa nostra capacità è quello di destinarla alla ricerca di soluzioni che possano migliorare la nostra vita o quella degli altri. Spesso ci permette di trovare validi espedienti, o invenzioni per necessità, che possono diventare anche una fonte di guadagno se poi sfruttate, oltre che diventare un valido aiuto nella società. Come nel caso di Marco Iannacone, che ha inventato un tablet per aiutare il proprio figlio dislessico nell'apprendimento, creando così Editouch.

Vedendo gli ottimi risultati che portava al figlio, ha deciso di autofinanziare una startup, per rendere disponibile tale prodotto a tutti i bambini che soffrono di dislessia e che fino a quel momento non avevano mezzi idonei per migliorarsi. Questa sua scoperta ha suscitato così tanto interesse che l'Asl di Roma ha avviato un progetto di verifica di due anni, mettendo a disposizione per i bambini dislessici Editouch come strumento di o in ambito educativo e di crescita.

Come vedi, la qualità del problem solving si adatta a tantissimi ambiti e spesso può aprirci nuove strade che ci possono dare l'occasione di migliorare anche la nostra vita, oltre che apionarci.

Ti invito come sempre a informarti bene sull'argomento e anche ad allenarti al suo utilizzo. Oltretutto, sei hai l'Adhd, noterai che pian piano ti verrà naturale, anche se pensavi di non avere una simile dote, perché magari non l'hai mai presa in considerazione.

Spero che questa tappa ti possa essere stata di aiuto per riconoscere tutte le tue doti finora ignorate di problem solving e ti sia di stimolo per farne un utilizzo più consapevole per te stesso e gli altri.

Siamo arrivati anche al traguardo di questa importante tappa, sei stato bravissimo, hai raggiunto anche questa volta la linea di arrivo, arrivando così a una maggiore consapevolezza delle tue doti innate di problem solver (risolutore di problemi).

Adesso goditi il tuo meritato riposo, rilassati e premiati perché ne hai tutti i diritti. Fai qualcosa che ti piaccia veramente e che tu possa ritenere una buona ricompensa per il tuo risultato.

Dopo prenditi un po' di tempo per riflettere su quanto hai appreso. Prova a capire come ha agito nella tua vita e come sta agendo tuttora.

Adesso facciamo un piccolo esercizio.

Prendi carta e penna e scrivi come titolo l'idea che hai scelto nel tuo esercizio precedente, quello nella tappa del brainstorming, ricordi?

Bene, adesso poniti la domanda: come potrei metterla in atto?

Scrivi tutte le soluzioni che ti vengono in mente, senza filtri, scrivile tutte. Alla fine rileggile e analizzale per bene, magari facendoti ulteriori domande per approfondirle. Dopo di che crea un percorso a step, in cui stabilirai come dovrai agire o per o.

Una volta finito, sviluppa l'idea migliore e mettila in atto, sopratutto se senti che è importante per te.

Ci vediamo alla prossima tappa, che riguarda il Lanciarsi nelle cose.

TAPPA - Iniziativa - Lanciarsi nelle cose

Ecco un altro dono che nasce sopratutto da un buon utilizzo della nostra impulsività, lo spirito di iniziativa ovvero la capacità di lanciarsi nelle cose che facciamo.

Una piccola premessa dovuta, che vale per ogni aspetto che abbiamo esaminato fino ad ora, e che esamineremo avanti:

avere dentro di noi questi doni, che sono alla portata di tutti, ma che in noi si manifestano in maniera del tutto naturale per merito del nostro disturbo, non significa, come abbiamo già visto parlando della creatività, che si manifestino necessariamente in ogni aspetto. Per esempio, credevo di non avere il dono dell'iniziativa, visto che molto spesso sono stato definito una persona con scarso spirito di iniziativa. Eppure non era vero e ti spiego il perché, siccome studiando la mia problematica sono arrivato a comprenderne le ragioni.

Spesso lasciamo che il nostro spirito di iniziativa sia ucciso da giudizi negativi, specialmente quando inizia ad affievolirsi la nostra attenzione in ciò che facciamo e magari la nostra autostima è calata a punto da avere una bassa fiducia in se stessi e cercare continue conferme nelle altre persone.

E allora, anche se vogliamo fare quella determinata cosa, poiché abbiamo poca fiducia in noi stessi, ogni loro giudizio critico non farà altro che alimentare dentro di noi lo spirito della rassegnazione, facendoci abbandonare così ogni possibile iniziativa.

Mentre scrivevo il libro, spesso mi è stato chiesto se ero sicuro che potesse servirmi a qualcosa, ma fortunatamente in questo caso sia la necessità, sia il bisogno di comprendermi meglio, mi hanno portato a smettere di ascoltare gli altri, sopratutto se i giudizi non erano per niente costruttivi.

Non è vero che la dote di prendere l'iniziativa non è in te, non ascoltare gli altri, me compreso, ma ascolta te stesso. Sono sicuro che se riguarderai alla tua esperienza ata, noterai che ci sono stati episodi in cui tu hai preso l'iniziativa in maniera eccellente. E in quel momento cos'è successo? Cosa ti ha spinto a fare ciò?

Spesso siamo accusati di mancanza di iniziativa perché magari non esprimiamo nessun parere o scelta e mostriamo che ci va bene tutto. L'altra persona magari vorrebbe il nostro parere o che proponessimo qualcosa, ma molto probabilmente la nostra attenzione è rivolta altrove, oppure non sentiamo che la questione sia tanto importante da dover fare una scelta e quindi siamo lieti di demandare.

Ripercorrendo la mia vita, ricordo quando ho organizzato per diverse comunità dei meeting in agriturismi, sviluppando tutta l'organizzazione personalmente. Un esempio su tutti fu quando organizzai un raduno per una comunità che si interessava ad Anime e Manga, cioè animazione e fumetti Giapponesi.

Organizzai l'evento e si concluse in modo eccellente, 80 persone in un agriturismo tutto per noi, il pullman che andava a prendere le persone alla stazione dei treni e le portava all'agriturismo e poi in giro per Lucca, durante il Lucca Comics, compresa l'organizzazione delle cene. Fu un grosso lavoro. Pur essendo spesso stato definito una persona senza iniziativa, ho dimostrato che non è realmente così.

Sono sicurissimo che anche TU hai preso spesso e volentieri iniziative e magari,

come me, non ti sei congratulato con te stesso per quanto hai fatto. Anzi, magari lo hai dato per scontato e ritenuto normale routine, permettendo che ti fosse affibbiata l'etichetta di “persona senza iniziativa”. BENE, riguarda indietro al tuo ato e scoprirai che ci sono stati vari episodi nella tua vita in cui sei stato davvero formidabile, dimostrando una gran dote d'iniziativa.

Ti invito a fermarti un attimo, a prendere carta e penna e ad iniziare a riflettere su questo, a scrivere di ogni occasione in cui hai preso la tua iniziativa e in cui è stato un SUCCESSO.

Dopo rileggi tutto e CONGRATULATI con te stesso per la bravura dimostrata.

Adesso che hai visto che anche tu sei una persona che può mostrare un buon grado di iniziativa e capacità di lanciarti nelle cose, continuiamo a vedere e analizzare questa nostra capacità. Iniziamo a vedere come si sviluppa, quali possono essere i suoi meccanismi e come poter utilizzare questa qualità a nostro favore.

Come funziona la nostra capacità di iniziativa?

In primis, come abbiamo visto, deve essere attirata, in maniera magnetica, l'attenzione sul quello che vogliamo fare, altrimenti tende ad affievolirsi e spegnersi. Per fare questo, dobbiamo far sì che il nostro compito abbia i seguenti requisiti: Essere importante Essere motivante Essere divertente

Essere urgente Essere una sfida alla nostra portata

Questi sono dei requisiti essenziali, è importante che ve ne siano almeno alcuni per attivarci e focalizzarci sulla riuscita, altrimenti rischiamo di veder svanire l'attenzione con il risultato di abbandonare ogni iniziativa, anche se ci spendiamo tempo, energie e risorse.

A questo punto, quando la nostra attenzione è ben focalizzata, inizia a operare la nostra impulsività, che ci aiuta a dimenticare le paure e le ansie che questa nostra iniziativa può richiamare e ci fa gettare a capofitto in questa avventura.

Non ti nascondo che comunque ansia e paura di fallire possano affacciarsi nella fase iniziale, ma quando siamo in ballo, si balla con tutto noi stessi, quindi lanciamoci e poi vedremo cosa succede.

E se l'iniziativa intrapresa diventasse un fiasco?

Può succedere, ma i SE e i MA li porta via il vento. Agisci e poi, per tutto quello che accadrà, cercherai soluzioni.

Finisce con un fallimento? Ok, hai imparato dalla lezione e sai cosa non fare la prossima volta; del resto si narra che Edison, ad ogni errore nella creazione della lampadina, dicesse che quello era un altro modo per non fare la lampadina.

Se per caso hai coinvolto in questo qualcuno, lasciandolo ignaro delle

conseguenze, affronta il problema subito, non scapparne e trova le soluzioni in maniera rapida per liberarlo da ogni vincolo in cui lo hai costretto e di conseguenza ogni vincolo con te. Prenditi totalmente carico della responsabilità nella maniera più armoniosa possibile. Meglio non coinvolgere altre persone, ma se proprio dobbiamo coinvolgerle, è bene definire subito i rischi e ogni aspetto, come si suol dire PATTI CHIARI - AMICIZIA LUNGA.

Invece quali sono i possibili ostacoli che impediscono l'attivazione dello spirito di iniziativa?

Sono diversi, per ognuno di noi. Premesso che ognuno di noi è diverso e unico, molto dipende dal proprio vissuto, dai propri programmi mentali, che si sono installati a causa dei seguenti fattori: informazioni apprese, esperienze, credenze, modi di pensare acquisiti durante la nostra vita, immagine di noi stessi. Ma generalizzando, tutti noi siamo influenzati sopratutto da questi fattori: AUTOSTIMA: E in particolare da quanto ci sentiamo capaci di fare ciò e da quanto diamo peso a come gli altri ci giudicano capaci di fare questa determinata cosa in cui vogliamo lanciarci. IMPORTANZA: Da quanto è importante REALMENTE per noi fare ciò, sia consciamente che inconsciamente. Perché tante volte noi siamo maggiormente guidati dal nostro inconscio invece che dalla nostra consapevolezza. Basta pensare a tutte le volte in cui abbiamo rimpianto di non aver inseguito un sogno nonostante dentro di noi avessimo la certezza che fosse realizzabile. Non lo abbiamo fatto perché sono emerse paure inconsce che hanno preso il sopravvento e ci hanno portato a demordere o abbandonare ogni ambizione, pur di non farci scontrare con un possibile fallimento. Ripensandoci dopo, se ti fossi lanciato, oggi sicuramente la tua vita sarebbe diversa e stai rimpiangendo quella esperienza mancata. I fallimenti ati: Le esperienze negative del ato ci segnano. Pur essendo importanti da comprendere per evitare errori fatali, come ad esempio mettere le dita nella presa di corrente, che ci insegna a non farlo più dopo una bella e sonora scossa, questo non significa dover diventare immobili e sentirsi condizionati in tutto. Se sei un elettricista, continuerai a mettere le mani nelle

prese per lavorarci, ma dopo esserti accertato che non vi i la corrente, mica smetteresti di lavorare!

Vi sono anche altri fattori, ma alla fine tutto si riduce semplicisticamente ai tre che abbiamo visto sopra: autostima, importanza e paure inconsce.

Ma adesso a noi interessa capire invece come sfruttare al meglio questa qualità e farla scorrere libera a nostro piacimento.

Per fare ciò dobbiamo iniziare a lavorare su noi stessi, allenandoci a pensare in una maniera più costruttiva, che non sia limitante.

Rivedere le esperienze positive del ato e analizzare i fattori che ci hanno portato alla riuscita, e allo stesso tempo analizzare anche le esperienze negative per capire quali lezioni possiamo imparare da esse e quali comportamenti avremmo potuto adottare per renderle positive.

Cambiamo anche mentalità, smettiamo di guardare a tutte le esperienze POSITIVE come se fossero normale routine o fosse scontato che dovesse essere così e non ci sia niente di cui andare fieri; dobbiamo anche smettere di guardare alle esperienze negative, continuando a maledire il giorno in cui abbiamo preso l'iniziativa, e evitare di usarle come spauracchio per rimanere IMMOBILIZZATI.

Proprio per questo DOBBIAMO anche analizzare tutte quelle volte in cui siamo rimasti immobili e capirne i motivi. Specialmente per tutte quelle esperienze che ci portano a dire: “Ah, se lo avessi fatto, adesso starei meglio”.

Sì, tutte le esperienze mancate, e sopratutto quelle che rimpiangiamo, ci servono per capire come mai non ci siamo mossi. E perché questo? Perché ci aiuta a comprendere meglio noi stessi e alla fine a non frenare il nostro spirito di iniziativa, solo per paure che vengono richiamate dalle esperienze fallimentari del ato.

Del resto abbiamo visto che molte persone che hanno l'Adhd sono arrivate al successo. E tutto questo proprio grazie al loro modo di gestire il proprio spirito di iniziativa nel migliore dei modi e assumendosene la piena responsabilità.

Infatti è importante non trovare giustificazioni per allontanarsi dalle proprie responsabilità, specialmente se il nostro livello di autostima è basso, ma al contrario assumerci le proprie responsabilità ci aiuta a valutare gli errori del ato per capire come fare meglio nel presente e nel futuro.

Se questo lo facciamo subito, posso assicurarti per esperienza personale che potrebbe crearti meno danni nel futuro, quando la tua mancanza di iniziativa e paura di agire ti porterà a conseguenze peggiori, aumentando maggiormente la tua bassa autostima.

Adesso però vediamo come poter sfruttare al meglio il nostro spirito di iniziativa e come cercare di porci mentalmente nel migliore dei modi.

Prima di tutto è necessario restare consapevoli di tutto il processo, sopratutto per vedere se affiorano ostacoli e come poterlo indirizzare al meglio.

Dobbiamo capire e integrare nel nostro modo di pensare la consapevolezza che tutta la vita è un'impresa, e risvegliare sopratutto lo spirito avventuriero che avevamo da bambini. Quello spirito che ci portava a imparare ad andare in bicicletta senza ruotine, pur cascando diverse volte; del resto una caduta non ti ha impedito o fatto rinunciare ad imparare, giusto?

Questo è lo spirito giusto con cui vedere anche le esperienze del ato. Considerarle cadute da cui rialzarsi e riprovare, come invece dobbiamo gioire ad ogni metro in più che facciamo prima della nuova caduta. Così imparerai a cadere meno e rialzarti sempre in piedi, consapevole che con l'esperienza cadrai meno, ma che comunque nella vita ci saranno sempre cadute. Del resto, guarda i corridori professionisti: anche loro cadono, ma cosa fanno? Si rialzano e ripartono immediatamente.

Lo spirito di iniziativa, è quello che alla fine ci porta a fare le cose, come lanciarsi in nuove carriere, oppure migliorare a livello professionale, facendoci apprezzare dal nostro datore di lavoro.

Ma sopratutto ci porta a seguire i nostri sogni e le aspirazioni sapendo che niente è a prova di caduta.

Quindi alimenta il tuo spirito di iniziativa, non lasciarti prendere dalla paura che ti porta a rinunciare, è una tua dote che si accompagna alla tua iperattività e alla tua impulsività; usa questi due pilastri per mantenerlo sempre attivo e affrontare così le sfide con uno spirito nuovo. Ti assicuro che scrivere questo libro per me è stata una vera sfida, visti i diversi problemi che ho e le diverse sfide mancate del ato, ma mi sono lanciato secondo quanto detto sopra. Oggi mi stai leggendo proprio perché ho deciso di correre e di affrontare le cadute e i giudizi degli altri, mettendomi all'opera e non scappando o rinunciando per trovare altre soluzioni con cui affrontare le mie problematiche. Ti assicuro, non è facile, ma merita farlo e vedere dove ci porterà.

Bene, siamo alla fine di questa tappa dove abbiamo imparato qualcosa sullo spirito di iniziativa e sul lanciarsi nelle cose da fare.

Ti invito a svolgere gli esercizi che ti aiutino a prendere consapevolezza del tuo spirito di iniziativa e del suo stato attuale, così da poter iniziare a lavorarci sopra con un'ottica differente, se vedi che si è affievolito.

ALLENALO, vedrai che sentirai la differenza.

Adesso prenditi una bella pausa e rifletti anche su questa tappa appena conclusa e sul tuo spirito di iniziativa.

Inizia a scoprire come ha agito nel tuo ato, come sta agendo nel tuo presente.

Lavora su come vorresti che agisse da ORA in poi.

Inizia a prendere le tue iniziative e a congratularti per averlo fatto.

Ci vediamo alla prossima tappa, che tratta di movimento ed energia. Riscaldati per bene e goditi questa meritata pausa.

TAPPA - MOVIMENTO ed ENERGIA

Ti ricordi quando abbiamo accennato al campione Olimpionico di nuoto Michael Phelps? Anche lui deve fare i conti con l'Adhd, e sopratutto con il fattore dell'iperattività che la caratterizza. Da quando gli fu diagnosticato il disturbo, iniziò a dedicarsi a molte attività atletiche per sfogare così tutta l'energia e il bisogno di movimento, fin quando si concentrò completamente sul nuoto, riuscendo a crearsi una mentalità tale da poter abbandonare la cura farmacologica.

Come vedi in questo caso, la nostra elevata risorsa di energie e il bisogno di muoversi, che nascono dalla nostra iperattività, possono essere canalizzate in maniera tanto positiva da farle diventare un vantaggio per noi, con cui poter convivere in maniera ottimale.

Una persona con Adhd ha molta energia. Questo lo si può notare sopratutto quando facciamo attività che ci siamo prefissi di portare a termine, dimenticandoci addirittura della stanchezza. Questo, a mio modesto parere, dipende sopratutto da come sfruttiamo la nostra attenzione e da come la indirizziamo. Infatti Phelps dice che si è creato una mentalità vincente ponendosi obiettivi da raggiungere a cui ha indirizzato tutta la sua attenzione.

Pensa un attimo a quando hai fatto qualche attività fisica di qualsiasi genere, o anche mentale. Ricordi quanto sei resistente alla stanchezza? Sembra che tu abbia energie inesauribili, perché sei così focalizzato con la tua attenzione da non sentire nessun altro stimolo. E inoltre ti basta fare brevi pause per riprendere rapidamente senza sentire la stanchezza.

Aggiungi a questo il bisogno di stare sempre in movimento, l'iperattività, e come

vedi si può diventare macchine inarrestabili quando siamo così fortemente presi da quello che stiamo facendo.

È vero che, crescendo, questa iperattività si trasforma e spesso vedi una persona adulta come me manifestarla magari muovendo le gambe, giocherellando con qualsiasi cosa gli capiti tra le mani o cambiando continuamente posizione a sedere, come se fosse seduto sopra un cuscino pieno di spilli.

Diventiamo come dei rulli compressori che non si fermano davanti a niente, e sono sicuro che questo è capitato diverse volte anche a te, se riguardi indietro nella tua vita. Ma non gli hai mai dato importanza, come facevo io, perché ti sembrava normale e scontato fosse così. Pensa a questo libro: adesso hai superato pagina 200, e penserai che per arrivare qui mi ci sia voluto tanto tempo, per preparare gli appunti e trovare le idee e i concetti da scrivere. Ti assicuro che è il contrario, e anche se il metilfenidato che prendo adesso, seppur in quantità basse per vedere la risposta iniziale e trovare la posologia giusta, in qualche modo mi aiuta un po', è stata una motivazione forte, quale l'urgenza di risolvere delle questioni finanziare personali, a darmi la maggiore spinta a rimanere focalizzato e trovare tutte le energie in maniera naturale, al punto che sono arrivato fin qui nella stesura del libro in soli 15 giorni.

Sono sicuro che anche TU hai avuto simili esperienze, sia che tu abbia l'Adhd, e allora è molto probabile, sia che tu non l'abbia. Ti sarà capitato di fare qualcosa che ti apionava talmente tanto da sentirti pieno di energia e non sentire né stanchezza né altro. Pensaci bene, e alla fine di questo paragrafo magari faremo un esercizio per scoprire ciò.

Detto tutto questo, non andare a iscriverti in piscina, magari pensando di diventare campione olimpionico e battere Phelps; non è questa l'intenzione di questo paragrafo. Casomai, fallo pure, ma per star meglio e per il tuo fisico, puoi anche svolgere altre attività fisiche. La mia intenzione è farti capire che abbiamo un'ulteriore risorsa a nostra disposizione e che vive dentro di noi in maniera del

tutto naturale. Adesso dobbiamo solo comprendere come poter utilizzare al meglio questa risorsa senza necessariamente puntare a diventare campioni di nuoto.

Come possiamo utilizzare tutta questa energia in movimento?

Innanzitutto, come abbiamo visto, non è necessario richiamarla, si attiva da sola laddove ci sia una necessità e sopratutto nel momento in cui si sia così presi nel fare qualcosa.

Questa risorsa possiamo anche sfruttarla sopratutto in lavori che richiedano una buona dose di attività fisica, così da lasciarle libero sfogo e con essa liberare anche la nostra iperattività. Quindi ogni lavoro manuale o artigianale può attingere a questa risorsa, ma è utile anche in lavori che richiedano sforzo mentale. RALLEGRATI, in casi urgenti questa energia entra in azione da sola, come successe a me durante l'incidente sul lavoro che provocò un inizio di incendio. In quel momento avevo caldo ed era dalla mattina che effettuavo travasi e caricavo e scaricavo camion, ero ben stanco anche se continuavo a lavorare ininterrottamente. Probabilmente il tubo, ripensandoci bene, mi scivolò dalle mani per un attimo di stanchezza. Ma cosa successe, al momento in cui avvertii il pericolo? In un istante tutta la mia stanchezza scomparve ed ero pieno di energia. Ok, chiunque in un caso del genere avrebbe potuto attivarsi così, non bisogna avere necessariamente l'Adhd. Però, mentre tutti erano impietriti a guardare, io che ero stanco, correvo su e giù prendendo l'estintore, urlando agli altri di mettersi in sicurezza. Era come se la mia stanchezza fosse sparita. Certo, una volta finito tutto, crollai, preso da tremiti e sconvolto dallo shock subito, ma tutto era ato, quindi nel mio corpo si allentava l'attenzione.

E così succede in ogni ambito della nostra vita, quando entrano in gioco i fattori dell'Adhd, che spingono la nostra attenzione ad essere super focalizzata in qualcosa.

Non trovi che sia FANTASTICO sapere di poter disporre di così tanta energia quando ne necessitiamo, grazie anche al nostro disturbo? È un dono o no? Sicuramente è un bel contrappeso al nostro problema, e chissà quanto tempo ci sarebbe occorso, per poterlo sviluppare, come gli altri doni, in maniera cosciente e consapevole. Probabilmente avrebbe richiesto molto sforzo e consapevolezza, mentre per noi è NATURALE, perché fa parte del nostro ESSERE.

Sicuramente non potrai sfruttarlo a comando, alzando una spada e urlando: “Per il potere dell'energia, a me l'energia!” come farebbe He-Man (personaggio dei cartoni animati che si trasformava alzando la spada e urlando “per il poter di Grayskull, a me il potere”), non funziona così e non pensare di trasformarti in un palestrato biondo, senza neanche andare in palestra.

Lo puoi sfruttare naturalmente usando degli stratagemmi che ti possano permettere di mettere maggior attenzione e focalizzazione in quel che fai, così da attivarlo naturalmente.

Nello sport, invece, viene naturale disporre di questa risorsa, perché tutta la nostra attenzione si focalizza nell'impegno fisico, e così tutta la nostra iperattività. In questo modo vedrai che niente ti fermerà.

Ricordo ancora le partite di pallacanestro, quando ero più giovane: mi lanciavo su ogni palla per recuperarla, ero instancabile, mi è capitato spesso di giocare con un labbro rotto o con le dita rotte unite con le altre, per sforzarle meno. Non sentivo dolore, e mi distruggevo spesso i ginocchi per tuffarmi a terra cercando di recuperare un pallone. Non mi risparmiavo per niente. Crescendo, questa mia attitudine di gioco è rimasta, nonostante il mio fisico ne possa risentire, a causa di un paio di piccole ernie al disco. Infatti ho smesso di giocare, non tanto perché non avrei potuto continuare, ma perché conoscendo il mio carattere impulsivo e sapendo che quando sono in campo non mi risparmio, ho preferito appendere le

scarpette al chiodo, se si possono chiamare scarpette un 46 e mezzo di piede, per evitare di farmi male a causa della mia troppa energia e impulsività.

Vedi, in certi casi dobbiamo anche imparare a dosare tutta questa energia e capire come canalizzarla al meglio imparando a conoscere noi stessi. Perché, pur essendo un pregio, diventa un difetto se non la adeguiamo a cosa dobbiamo fare e agli strumenti che abbiamo a nostra disposizione. Nel mio caso avere l'energia del motore di una Ferrari, ma su una carrozzeria da utilitaria, diventa controproducente se non sai regolarlo, rischi di schiantarti.

Bene, siamo alla fine di questa tappa e facciamo un piccolo riepilogo prima di chiuderla completamente.

Ricorda che avere l'Adhd è come avere il motore di una Ferrari sempre pieno di benzina. Proprio per questo dobbiamo essere ben consapevoli di noi stessi e delle nostre possibilità, accelerare anche più del dovuto, ma senza strafare.

Adesso sappiamo come lavora questa energia inesauribile, quindi possiamo imparare anche a utilizzare stratagemmi per accedervi, come imparare a rendere quello che facciamo interessante al punto tale che rapisca tutta la nostra attenzione. A quel punto, in maniera del tutto naturale, entreremo in uno stato di movimento e energia inesauribili.

Logicamente sta a noi trovare la strategia più adatta, per questo motivo nel libro non te ne propongo nessuna in particolare. Però se ne trovi una che funziona con te, ti invito a segnalarmelo sul mio blog http://lamiaadhd.com, te ne sarò davvero grato e così ci aiuteremo a vicenda.

Adesso, con la consueta pausa, ti invito a scrivere su un foglio le tue considerazioni su come questa dote naturale di energia e movimento si manifesti in te e si sia manifestata in ato.

Ti lascio alle tue riflessioni, ci vediamo tra pochissimo nell'ultima Tappa del Tour dei doni, LA REATTIVITÀ.

A dopo, Campione.

TAPPA - LA REATTIVITÀ

Cosa intendo per reattività? Non parlo di chimica, anche perché se tu guardassi su Wikipedia, troveresti la definizione di quel processo di reazione di un elemento chimico nei confronti di un'altra sostanza reagente. Per reattività parlo della capacità di reazione, che dipende molto dalla nostra impulsività e dalla nostra capacità di lanciarci nelle cose. Avrei potuto esaurire questo argomento in quel paragrafo, invece è bene chiarire la differenza tra reattività e spirito di iniziativa.

Mentre per prendere l'iniziativa ci basta riflettere e affidarci alla nostra impulsività, per quanto riguarda la reattività si parla della velocità di reazione che abbiamo verso un problema e della capacità di adeguarsi in qualche misura ad esso. In poche parole, lo spirito di iniziativa si basa sul prendere l'iniziativa, anche ragionando, ma senza bloccarsi. Mentre la reattività è una risposta immediata agli stimoli esterni, quasi automatica, è caratterizzata dalla fulminea rapidità di risposta o adattamento.

Un esempio di reattività si è visto nel caso dell'incidente che mi capitò quando stava per prendere fuoco il magazzino degli infiammabili, ma anche la nostra reazione a qualsiasi evento implica una dote di reattività o meglio di capacità di reagire.

Grazie alle nostre innumerevoli qualità, oltre a quelle elencate e che ti riporterò alla fine del capitolo, noi abbiamo una capacità di reazione molto maggiore, però tutto questo dipende molto anche dal nostro vissuto e dai programmi mentali che abbiamo installato nella nostra mente.

La nostra capacità di reagire dipende da questi programmi e può essere deleteria

in certi casi, ad esempio se la risposta primaria magari è cadere in uno stato di depressione e ansia, o positiva, quando reagiamo e cerchiamo subito delle soluzioni

Dipende da come si manifesta il problema e da vari fattori interconnessi, che possono attirare fortemente l'attenzione e spingerci a rispondere in maniera rapida. Molti studi documentano che le persone che hanno l'Adhd, in situazioni di stress e urgenza, riescono a lavorare in maniera più produttiva e focalizzata, trovando rapide e semplici soluzioni. È come se venisse staccata la mente e si procedesse ad elaborare solo soluzioni. Tutta la nostra abilità di problem solving si mostra in pieno.

Ti sarà capitato di trovarti in una situazione di urgenza e di scoprire con quanta rapidità e semplicità hai risolto il problema senza pensarci troppo, no? Prova a pensare alla tua vita. Prova a cercare i momenti in cui ti è capitato ciò e prova a scriverne. Infine rifletti su quanto sei stato bravo ad affrontare rapidamente quelle situazioni.

Con questo non voglio dire che la nostra reattività è sempre positiva, e te l'ho accennato già prima. Se siamo abituati a reagire rassegnandoci o entrando in depressione, è facile che la tua reattività richiami questi schemi abituali; lì sta a te cambiare punto di vista, spostarti da uno stato ivo ad uno attivo, ponendotelo come sfida e dicendoti: “Non importa se riuscirò o meno, l'importante è cercare di dare tutto me stesso per ottenere il risultato”. Sì, perché spesso la depressione e i suoi programmi sono stati installati inizialmente nella nostra vita, ma ogni esperienza negativa li ha upgradati (migliorati di versione) fino ad arrivare all'attuale versione di depressione X.0, dove X sta per la tua età. REAGISCI; che tu abbia o meno l'ADHD, lo puoi fare, e ricorda le innumerevoli risorse e i poteri che abbiamo e non sfruttiamo al pieno.

Se ti parlo di questo, è perché lo comprendo bene, è stato un fattore determinante nella mia vita. La risposta più facile è stata quella che mi diagnosticavano sin da

ragazzo: tutto dipendeva dalla mia depressione, stop. Pian piano ho accettato di conviverci e che in certi momenti sfociava come risposta a qualche evento negativo, o quando mi sentivo denigrato, preso in giro, perdendo così ogni briciolo di autostima.

Sopratutto sai perché accadeva? Perché il risultato di qualsiasi soluzione che avrei dovuto attuare avrebbe richiesto tempo, e la mia impulsività non vede di buon occhio un risultato a medio o lungo termine, vuole risultati istantanei, altrimenti cerca altre risposte chiamando l'attenzione dove vuole lei.

Il nostro problema della gestione del tempo è un fattore determinante, in questo.

Facci caso, perché siamo molto capaci quando si tratta di trovare soluzioni rapide il cui risultato sia immediato, mentre ci resta più difficile reagire o reagiamo in maniera erronea rapidamente, quando si tratta di soluzioni che richiederebbero un risultato ottimale ma visibile a medio/lungo termine.

Per la nostra impulsività aspettare troppo è una tortura.

TRANQUILLO, mi sono ben informato, possiamo risolvere anche questo e sfruttare la nostra capacità di reazione anche per risultati che arriveranno nel tempo; per farlo dobbiamo usare stratagemmi utili ad allentare l'impulsività e mantenere l'attenzione costante nel tempo sul problema.

Come?

Per esempio programmando il problema. Fissando la soluzione del problema e dividendolo in ulteriori tappe per raggiungerlo. In questo modo ci focalizzeremo su una tappa alla volta e soddisfaremo la nostra impulsività nel cercare una gratificazione a breve, tappa per tappa.

Nel caso ogni tappa sia difficoltosa, valutiamo di dividerla ulteriormente in sotto tappe per il suo completamento, e agiamo secondo il percorso stabilito per arrivare alla meta.

Del resto pensa a Phelps: se desse retta alla sua Adhd e volesse vedere subito dopo il primo allenamento o la prima gara la medaglia d'oro, si demotiverebbe subito per la sua impulsività. Invece considera ogni gara un o, o meglio una bracciata, per arrivare al suo traguardo, con l'obiettivo di arrivarci nel migliore dei modi ma comunque di arrivare lì.

Così crea la motivazione che lo preserva, secondo il mio modesto parere, dalla noia di fare 100 vasche in allenamento da solo e tutte quelle gare di qualificazione necessarie ad arrivare al traguardo finale. Affronta tutto tappa per tappa, focalizzato solo in quello.

Come vedi, è una questione di scelta, e sopratutto di consapevolezza in quello che facciamo. Non mi stancherò mai di dirlo, ma in ogni aspetto della nostra vita, come nella nostra Adhd, il primo o importante è essere consapevoli del perché agiamo così, per poter apportare le giuste modifiche laddove riteniamo sia importante correggere qualche nostro programma automatico.

In rete ci sono molti articoli su come crearsi una mentalità reattiva; ti invito ad approfondire la tematica anche da solo, come ho fatto io, e a farlo per ogni argomento che abbiamo trattato, perché tutto quello che trovi scritto qui nasce non solo dalla mia esperienza personale, ma anche dal mio continuo studio per

prendere sempre maggiore consapevolezza. Non mi stancherò mai di farlo, perché in questo modo posso trovare e immagazzinare i dati che serviranno a trovare un maggior numero di soluzioni diverse e possibili, ampliando così la gamma di risposte reattive che può sviluppare la mia mente ad ogni problematica. L'essere consapevoli e la conoscenza sono delle armi essenziali per poi affinare delle strategie a noi utili e che ci calzino a pennello.

Stiamo arrivando anche alla conclusione di questa tappa, e subito dopo faremo un riepilogo di quanto abbiamo detto sui doni. Per finire ti inserirò anche una lista di ulteriori doni che ho trovato in rete, cercando informazioni sui talenti della Adhd e i suoi vantaggi. Non li ho approfonditi appositamente, perché sarebbe un discorso lungo che richiederebbe un libro apposito che ti prometto di progettare e scrivere presto.

È importante comprendere e focalizzarci sul fatto che l'Adhd non è solo un problema, ma che può essere un dono per noi, che ci offre anche innumerevoli aspetti positivi e qualità innate che abbiamo usato naturalmente, pur essendone all'oscuro.

Adesso prenditi una bella pausa, sei arrivato anche al traguardo di questa tappa e stai per finire questo TOUR.

Te la meriti davvero, perché stai prendendo sempre più consapevolezza della tua problematica o della problematica che ha qualche persona che conosci, iniziando così a comprenderla meglio e a capire come poterle stare accanto nel migliore dei modi.

Dopo aver fatto qualcosa di rilassante come premio per questo tuo traguardo, prendi come sempre carta e penna.

Dividi il foglio in due parti e in una scrivi “Reattività usata in maniera negativa”, nell'altra “Reattività usata con SUCCESSO”.

Dopo di che scrivi, nella parte Reattività usata negativamente, almeno 3 episodi o più che ti vengono in mente, in cui senti di aver reagito in maniera apatica o negativa ad un evento della tua vita.

Fai la stessa cosa, ma scrivendo almeno 5 episodi su tutte le volte in cui hai usato la tua capacità di reagire, in maniera rapida e positivamente, nella tua vita.

Rifletti su ciascuno degli episodi, chiedendoti se questo sia dipeso dal fatto che la soluzione era a breve termine o lungo termine. E alla fine prova a prendere per entrambi i casi un episodio, e prova a vedere come lo avresti risolto se lo avessi diviso in tappe. Questo esercizio ti aiuterà a prendere dimestichezza con il dividere un compito in sotto-compiti e a comprendere meglio i tuoi meccanismi di azione per apportare le adeguate correzioni.

Se ti fa piacere, puoi anche inserire i risultati del tuo esercizio nel mio blog, http://lamiaadhd.com, oppure inviarmeli via email a [email protected] per avere un parere in maniera del tutto gratuita.

Adesso ti saluto, ci vediamo tra poco per trarre le conclusioni sui doni e vedere una lista di possibili talenti, che ti illustrerò presto in un libro apposito su questo argomento.

TAPPA – CONCLUSIONI Traguardo del Tour dei Doni

Eccoci alla fine di questo tour sui nostri doni della Adhd. Come hai visto, sia dalle problematiche che dai doni, ogni cosa ha il suo rovescio della medaglia, è una sorta di testa o croce, dove noi stessi scegliamo quale faccia fare uscire.

Quelli che sono doni possono diventare problematiche se non usati o usati senza responsabilità e consapevolezza, ma al contempo anche le problematiche diventano doni, nel momento in cui impariamo ad usarle consapevolmente e con responsabilità.

Come hai visto, la Adhd non è solo una problematica, ma è anche un vero e proprio dono di cui prendersi cura e che possiamo imparare a sfruttare al meglio. Per questo motivo sono pienamente convinto che sia estremamente importante partire sin dalla prima manifestazione dei sintomi del disturbo, perché, se consapevoli e guidati, possiamo diventare risorse importanti nella società e rendere disponibili le nostre qualità per il bene di tutti.

Serve a poco vedere persone con Adhd che seguono percorsi distruttivi nelle proprie vite, creando poi a se stessi e agli altri, grosse problematiche. IMMAGINA per un attimo che, seguendo ogni bambino che ha l'Adhd, si possano far emergere grandi personaggi, come quelli già esistenti e che sono riusciti con le proprie forze, come veri spartani, ad aver successo e realizzarsi. Ci sarebbe davvero un salto di qualità per l'intera società, trasformando una problematica, che nel tempo comporta costi alla stessa società, in una RISORSA IMPORTANTE che porterebbe solo benefici per TUTTI.

Logicamente, con questo non voglio certo arrivare a dire che chi non ha l'Adhd sia un essere inferiore; al contrario, credo che ognuno di noi abbia tanti doni e potenzialità latenti, che possono essere trasformate e consapevolizzate. Ma per fare ciò si dovrebbe creare una nuova impostazione dei sistemi nell'istruzione e nella crescita dell'individuo, che lo sostengano e lo aiutino a sviluppare al meglio le sue potenzialità. Che lo accompagnino ad indirizzarsi verso la realizzazione dello scopo della propria vita e a dare così un senso alla propria esistenza.

Non è facile, lo so, però è fattibile, e secondo ciò potrebbe solo portare a grandi cambiamenti POSITIVI nella nostra società.

IMMAGINA un esercito di persone con alte capacità di risolvere i problemi, di creare nuove realtà e nuovi mondi, di farci sognare e creare una qualità di vita che diventi migliore per tutti. Persone instancabili, pronte a mettersi al servizio degli altri oltre che di se stessi.

Aiutare, dalla prima manifestazione, una persona con Adhd, è davvero importante: vuole dire prendersi cura di una grande risorsa pronta a dare i suoi frutti nel futuro.

IMPORTANTE è iniziare ad aiutare anche gli Adulti che si sono persi a causa della propria condizione e che hanno preso strade distruttive nella loro vita. È necessario fargli comprendere le loro qualità e le loro potenzialità allo scopo di aiutarli a vedere la situazione in un'altra ottica più positiva. In questo modo possono iniziare ad utilizzare i propri doni allo scopo di riprendersi la propria vita, ed è un o importante per la società, risvegliando così anche potenziali risorse fino ad ora inespresse.

Sì, lo so, questo pensiero è molto personale. Ho sempre pensato - ancor prima di scoprire che avevo l'Adhd e di averne la diagnosi dai dottori, il 18 Marzo del

2015 - che la mia vita avrebbe sicuramente preso strade ben diverse, se avessi avuto insegnanti in grado di aiutarmi a sviluppare i miei talenti invece che soffermarsi sempre nel dire, “non capisco, Gabriele è un ragazzo intelligente, ma è troppo vivace e si distrae troppo facilmente”.

Come, mi è stato raccontato, affermava la mia maestra delle elementari.

Oggi capisco che non era colpa sua, come non era colpa degli psicologi e degli psichiatri che mi diagnosticavano la depressione. A quei tempi tutti erano all'oscuro di cosa fosse l'Adhd. Chissà quanti progetti che ho pensato avrei potuto realizzare, se la mia vita fosse stata diversa e i miei doni fossero stati incanalati per bene.

Ora non mi resta che comprendermi meglio, e seguire ogni percorso che mi aiuti nella mia crescita, per cambiare definitivamente la mia vita e rimettermi nella giusta carreggiata, che probabilmente avrei intrapreso a suo tempo se consapevole del mio disturbo. E questo libro vuole essere il primo o per fare ciò.

Sono convintissimo che anche TU puoi fare altrettanto, che tu abbia l'Adhd oppure no, devi solo VOLERLO. Scopri e tira fuori tutti i doni che hai dentro te. TU PUOI FARLO, ne sono certo.

In un sito americano di un coach che si occupa di aiutare le persone con Adhd, mi è piaciuta la lunga lista che riconosce tutte le qualità e potenzialità che sono radicate in noi grazie al nostro disturbo.

Nel sito di Pete Quily, coach per Adulti con Adhd, troverai la lunga lista e anche

delle utili informazioni. Logicamente tutte in lingua Inglese. Ti ho tradotto alcune delle innumerevoli qualità nella lista, e te le riporto qui sotto. Leggile, leggile e rileggile, per RICORDARTI sempre che aspettano solo di essere utilizzate al meglio da te. Alcune sono molto simili, ma comunque fa bene ricordare anche la stessa qualità in modi diversi, la rende varia.

Abile a trovare percorsi differenti per superare gli ostacoli Abile nell'operare su grandi situazioni Adattabile e collaborativo Avventuroso/Coraggioso, capace di vivere oltre i limiti. Abile sempre a trovare percorsi alternativi per arrivare alla meta Attento sempre ad aiutare gli altri Ambizioso - si vuole essere tutto quando si cresce Artistico Attrattivo - Magnetismo dovuto alla sua grande energia Bravo a vedere il grande disegno dietro le cose Bravo a riconoscere gli elementi importanti nella confusione Bravo ad essere intuitivo verso le difficoltà degli altri Bravo nell'inquadrare in maniera ampia le cose e guardando oltre Capace di catturare maggior dettagli Capace di creare ordine nella confusione Capace di fare più progetti alla volta Capace di far sentire gli altri ascoltati

Capace di parlare di più cose in una volta Capace di pensare nei panni dell'altro Capace di fare diverse carriere Centro dell'attenzione Capace di essere a suo agio a parlare di fronte a gruppi Adattabile ai cambiamenti Comionevole verso gli altri e loro stessi Concettualizza bene Capace di essere fiducioso Costantemente in evoluzione Coraggioso Crea connessioni facilmente con gli altri Creativo Creativo nella scrittura Creativo in ambito musicale, artistico e drammatico Geniale nei momenti di crisi Grande attitudine alle relazioni con i clienti Dedito Orientato ai dettagli Determinato a prendere maggior controllo Desideroso di farsi amici

Desideroso di provare nuove cose o esperienze Empatico e sensitivo Energico Imprenditoriale Eccellente organizzatore usando pianificazione e note per ricordare le cose Flessibile, capace di adattarsi ad ogni situazione Simpatico da avere intorno Orientato agli obiettivi Bravo a motivare gli altri e se stesso Bravo nel multitasking Bravo nel risolvere problemi (problem solving) Bravo nel parlare in pubblico (public speaking) Bravo a comprendere gli altri: empatia e leggere nel pensiero Bravo conversatore Bravo a delegare e ad organizzare gli altri Bravo in situazioni di emergenza Buon ascoltatore Molteplici interessi Capace di generare tantissime idee Lavoratore instancabile Capace di lavori che richiedano manualità

Modesto Introverso Capace di insegnare agli altri e aiutarli Ottima capacità di vedere le qualità degli altri Impara ogni cosa possibile per aiutare i bambini e gli altri con l'ADHD Sempre pronto ad imparare Capacità di vedere le situazione da ogni punto di vista possibile e impossibile Sognatore Impulsivo positivamente, capace di lanciarsi nelle cose Grande pensatore Capace di pensieri profondi Grande capacità di evitare di giudicare gli altri in maniera negativa Grande capacità di ricercare le cause Autocritico Capace di riconoscere le proprie responsabilità Fantasioso Grande capacità di immaginazione

La lista è sintetizzata, ma ti assicuro che vengono elencati tantissimi aspetti, e questi sono alla fine legati tutti proprio al nostro disturbo dell'attenzione, dell'impulsività e dell'iperattività.

Ogni aspetto positivo richiama in maniera positiva la nostra capacità di essere profondamente focalizzati in quello che riteniamo importante sul momento o che ci motiva ad esserlo.

Logicamente, tutto questo elenco si riferisce a tutte le qualità innate che possono essere neutralizzate o sviluppate in noi, in base alle scelte che abbiamo operato nella nostra vita.

Ma se tu inizi a rifletterci sopra e a chiederti “Quando ho utilizzato questa capacità? A che stato è adesso?”, scoprirai che comunque è sempre pronta, lì a tua disposizione, per accedervi e svilupparla quando vuoi, dipende solo da TE.

Hai visto quanti super-poteri ti dona il tuo disturbo? Inizia ad usarli.

Impara a conoscerli e a renderti cosciente di essi, questo è il primo o per riattivarli uno alla volta e ridargli tonicità ed energia.

Con questo abbiamo concluso il Quarto Tour di questo libro.

Complimenti, sei stato davvero eccezionale ad arrivare a questo punto e ti meriti davvero una bella pausa prima del prossimo capitolo: la CURA.

Chiudi il libro e ripensa a quanto l'Adhd possa essere un DONO nella tua vita, sfruttando le qualità che ha reso innate in te.

Rileggi tutte le qualità ogni volta che stai per piangerti addosso per il tuo problema, cosi ti RICORDERÀ sempre che questo problema è anche un meraviglioso Dono.

Mi piacerebbe leggere le tue impressioni su quanto hai letto e sul fatto che l'Adhd sia un dono, che ne dici magari di scrivermi su [email protected]?

Aspetto tue notizie.

5° TOUR – LA CURA

PARTENZA

Prima di iniziare questo capitolo importante, è doverosa una premessa, che vale per tutte le informazioni che trovi sul libro e in particolar modo su questo capitolo.

RICORDA BENE: tutte le informazioni che trovi qui sono solo a puro titolo informativo e non vogliono in nessun modo sostituire il parere di medici e/o altri professionisti che si occupano della Adhd in maniera professionale e terapeutica.

Io stesso, dopo aver fatto l'autodiagnosi, come o successivo, mi sono rivolto agli specialisti, perché non possiamo auto-curarci. Non lo farebbero neanche i medici, perché è risaputo che fare una diagnosi su se stessi e quindi prescriversi da soli dei percorsi terapeutici è controproducente, perché ci si basa solo su una visione personale e spesso offuscata dalla propria emotività e dalla propria mente. È importante sempre avere una valutazione, o più di una, da esperti che ti diano una visione esterna del problema, libera da emozioni o desideri personali. Per farti capire, un medico potrebbe sottovalutare un suo malore, autodiagnosticandoselo, perché magari è troppo impegnato e non vuole fermarsi per le cure, e così inconsciamente minimizza il problema. Oppure, per paure recondite, che gli rendono difficile accettare di essere malato.

Scegliere di seguire anche percorsi terapeutici alternativi e/o paralleli può anche andare bene, purché non intralcino il lavoro della persona a cui ti sei affidato. Per esempio, se il tuo medico ti prescrive una cura farmacologica e poi leggi su internet che magari con altri percorsi puoi anche evitarli, confrontati apertamente con lui; se la cura non ti soddisfa e quindi in qualche modo denoti una sfiducia in

lui, parlane e poi manifesta in quel caso l'intenzione di cambiare strategia spiegandone i motivi per fargli capire meglio cosa in realtà stai cercando. RICORDA sempre che ogni GUARIGIONE a da una grande fiducia nel rapporto con la persona a cui ci affidiamo per il nostro percorso terapeutico.

Fatta questa premessa, iniziamo a parlare delle possibili cure anche se cure sarebbe un parolone, visto che il tuo disturbo dipende dal tuo cervello e quindi non esiste una valida cura, ma si possono trovare mezzi per raggiungere un equilibrio con la propria Adhd.

E poi, parliamoci chiaro: perché curare questo disturbo? Cerca di capire che la tua cura è trovare ogni mezzo possibile che ti riporti in equilibrio e ti permetta di usare l'attenzione, l'impulsività e la tua iperattività in maniera costruttiva. Questo perché, altrimenti, dovresti essere disposto a perdere quelle qualità e doni, che sono l'altra faccia della medaglia del nostro disturbo. Ricordi cosa ha detto Neeleman? Se non te lo ricordi, vai a rileggerlo, te lo consiglio.

Riguardo alle cure per la Adhd, ti annuncio che questo Tour avrà tappe molto brevi e sintetiche.

Questo non per mancanza di conoscenze, perché comunque potrei renderlo anche più corposo, e neppure per mancanza di voglia; continuerei a scrivere, ma non credo proprio che tu continueresti a leggere un lungo e noiosissimo trattato della Adhd.

Lo faccio perché, come ti ho premesso, non sono un medico e quindi non spetta a me dirti quali percorsi seguire. È mia intenzione solo svelarti gli elementi fondamentali per qualsiasi percorso terapeutico e fornirti una breve panoramica veloce di alcuni di essi, a titolo informativo senza nessun giudizio in merito. Questo lo faccio perché, considerando la diversità e l'unicità di ognuno di noi,

dirti che un percorso è meglio dell'altro sarebbe solo deleterio per la tua libertà di scelta sul percorso che ritieni più idoneo per te e che concorderai con il tuo medico di fiducia. Quello che sicuramente non mi stancherò di dirti è che l'ingrediente principale di tutto, come leggerai ben presto, è sempre la CONSAPEVOLEZZA.

Bene, adesso sei pronto ad affrontare queste Tappe veloci del Gran Tour della Cura.

Buona lettura e consapevolezza.

TAPPA - CURARE l'ADHD

Come avrai già letto, non ESISTE CURA per ELIMINARE il disturbo della Adhd, ma esistono metodologie farmacologiche, comportamentali o percorsi psicologici atti a portarci ad avere un equilibrio con il nostro disturbo e poterci convivere in maniera più ottimale possibile.

Del resto, se ricordi bene l'intervista su ADDitude Magazine, Neeleman afferma che se potesse scegliere tra tornare normale o rimanere con la sua Adhd, la sua risposta sarebbe rimanere con la sua Adhd, che lo aiuta moltissimo nella sua vita.

Eliminare il disturbo sarebbe come dire “rinuncio alla Ferrari, perché ancora non la so guidare e rischio di schiantarmi alla prima curva”.

IMMAGINO, e credo che lo PENSI anche TU, che prima di rinunciare alla Ferrari preferiresti imparare a guidare e scoprire come dominarla, al punto di poterla sfoggiare e farla sfrecciare con tutta la sua potenza. Vero?

Ecco, allora come primo o incominciamo a pensare che questo nostro disturbo è un dono. Ci avrà anche limitato nel ato, perché non consapevoli di cosa avevamo, ma adesso che lo conosciamo e sappiamo che ha aiutato molte persone di successo, è ora di imparare a sfruttare questo DONO al meglio. Sei d'accordo con me, vero?

Bene, come ti ho già detto, non esiste un percorso curativo tendente ad eliminare il disturbo, questo perché ancora non si conoscono precisamente le cause e i

meccanismi del cervello, dove poter intervenire chirurgicamente o farmacologicamente in maniera definitiva. Però esistono tanti percorsi terapeutici, con cure di diverso tipo, che possono aiutarti a portare equilibrio nella tua vita con l'Adhd.

Devi sapere che ci sono ancora molte persone che negano l'esistenza di questo disturbo, con le scuse più disparate, nate da antichi retaggi o da punti di vista etici diversi.

Molti ritengono che sia un'invenzione per vendere il Ritalin come farmaco, e questo sopratutto nei bambini.

Adesso io non entro nel merito della veridicità di tali affermazioni. Ti parlo della mia esperienza personale, delle molte esperienze lette in rete e di quanto osservato confrontandomi con persone con lo stesso disturbo. Stranamente, si deve ancora capire perché un farmaco della famiglia delle anfetamine calmi l'iperattività e l'impulsività di bambini e grandi come me, mentre rende iperattivi e impulsivi persone che non hanno l'Adhd. Le casistiche sono ampie, non succede solo a me o a poche persone con l'Adhd come me.

Poi, logicamente, anche la cura farmacologica deve essere prescritta, per il mio modesto punto di vista, dietro attenta osservazione del medico curante, a cui spetta il compito di trovare il giusto dosaggio e monitorare costantemente la persona. Ma questo, come è giusto che sia, viene da sé.

Chi non ha questo disturbo non può comprendere il fardello che comporta la propria impulsività, la propria iperattività e il problema di veder sempre la nostra attenzione andare da una parte all'altra senza riuscire a controllarla neanche con grandi sforzi.

Credo che nessuna corrente di pensiero dovrebbe imporsi sull'altra, l'obiettivo dovrebbe essere lavorare secondo coscienza e per il benessere della persona.

Secondo il mio modesto parere, è importante associare alla cura farmacologica anche percorsi terapeutici diversi, che agiscano rendendo consapevole la persona del suo disturbo e degli strumenti che può utilizzare e aiutino a comprendere come crearsi i propri strumenti, come strategie o percorsi educativi appropriati, con l'unico scopo di raggiungere un equilibrio con la propria condizione.

Ricordi Phelps? Inizialmente usava il Metilfenidato per curare la propria Adhd. Dopo di che ha lasciato il farmaco, nel momento che ha reputato di avere risorse e schemi validi per convivere al meglio con la propria Adhd e poterla controllare.

Per questo motivo, reputo che sia importante affiancare altri percorsi alla cura farmacologica, che siano atti a portare la persona con il disturbo al punto di poter avere gli strumenti necessari ad andare avanti anche senza farmaco.

Detto tutto ciò, possiamo iniziare tranquillamente a percorrere le prossime tappe di questo quinto Tour della Cura. Come ti ho già annunciato, saranno tappe brevi e veloci, quindi rilassati e preparati a questa nuova corsa nella consapevolezza dei percorsi terapeutici.

Ci vediamo tra poco con la prossima Tappa che, guarda caso, è la CONSAPEVOLEZZA.

TAPPA - LA CONSAPEVOLEZZA

Ecco l'elemento più importante per iniziare a trovare il nostro equilibrio con l'Adhd.

La consapevolezza.

Ma cos'è la consapevolezza e come può aiutarci?

La consapevolezza è l'essere coscienti di qualcosa, e questo è importante, perché finché non siamo coscienti della nostra problematica, non riusciamo a comprendere bene le radici dei nostri problemi.

Prendere consapevolezza di avere l'Adhd è il primo o necessario per poter poi procedere alla sua comprensione e quindi trovare tutte le strade necessarie per averne coscienza.

È stato grazie a questa consapevolezza che poi ho iniziato ad informarmi senza sosta sul mio disturbo. Questo mio bisogno di sapere mi ha permesso di comprendere meglio molti aspetti della mia problematica, e mi permetterà anche in futuro di aumentarne la comprensione.

Solo così ho potuto comprendere quali percorsi prendere, e per prima cosa sono andato alla ricerca di uno specialista che potesse aiutarmi con il mio problema.

Pian piano, prendendo sempre più consapevolezza di come agiva, ho iniziato a capire meglio come aveva operato, sino ad allora, su di me, e come avrei potuto integrarlo, da quel momento, nella mia vita.

Questo è il primo o che puoi fare anche tu, perché poi comprendendo e consapevolizzando rimarrai più vigile verso ogni aspetto che si manifesterà nella tua vita; prendendone coscienza, ogni volta che l'Adhd opererà, riuscirai pian piano a domarla e potrete diventare ottimi compagni.

Avrei potuto anche fermarmi al pensare “Oddio, ho l'Adhd, ecco perché la mia vita è uno schifo e non concludo niente!” ma questo sarebbe stato inutile e non avrebbe portato ad una consapevolezza profonda che potesse aiutarmi ad integrare questo disturbo nella mia vita, in modo da poterne sfruttarne ogni beneficio.

Come puoi sfruttare i doni della Adhd, se non prendi consapevolezza della loro esistenza, e sopratutto di come hanno agito e agiscono su di te?

La vita ci spinge spesso, nella sua frenesia, a non prenderci un attimo con noi stessi, per comprenderci meglio interrogandoci su come siamo e perché agiamo così. Spesso siamo così presi dai nostri problemi che ci sembra tempo inutile e sprecato quello utilizzato per conoscere meglio se stessi, ma ti assicuro che non è così.

È un ottimo allenamento per formare sempre più la nostra coscienza e diventare sempre più abili nel pilotare la nostra vita, invece di farci pilotare dal nostro subconscio in maniera autonoma, senza alla fine capirne il perché.

Basta, poi, col raccontarci che “siamo fatti così, è la nostra natura”!

Molti non accettano la diagnosi di Adhd su di loro o sui loro cari, per paura di essere giudicati diversi. Meglio ignorare piuttosto che prendere consapevolezza di quanto ci accade. Succedeva anche a me, te lo assicuro, ed è più facile raccontarci che possiamo risolvere tutto da soli e che è la nostra natura, piuttosto che mettersi a confronto con se stessi.

Ti faccio un esempio semplice, per farti capire che quello che sei è solo una semplice programmazione mentale derivante da molti fattori. Spesso e volentieri dipende da esperienze della tua vita, ma anche da modelli sociali, dalle tue credenze personali e da quanto hai appreso nella tua vita dandogli un valore di verità assoluta.

Adesso fermarti un attimo e cerca di utilizzare tutta la tua immaginazione in questo esercizio che segue.

TI AVVISO, se sei molto impressionabile, puoi anche non metterti alla prova e leggere velocemente senza fermarti ad immaginare.

IMMAGINA con tutto te stesso di essere di fronte ad un piatto pieno di vermi vivi. Ecco, guardali, sono lì che si stanno contorcendo sul piatto. SENTI adesso l'odore che emanano e che proviene dal piatto stesso. Adesso PENSA INTENSAMENTE che stai per prenderne una manciata per portarli alla bocca e mangiarli.

OK, FERMATI.

Sicuramente, immergerti in una simile esperienza ti può portare più o meno a sensazioni di nausea e disgusto. Io, un tempo, pensando solo ad una scena simile, iniziavo a manifestare conati di vomito.

Eppure non hai mai mangiato un verme in vita tua e non puoi sapere che gusto ha realmente, vero? Non hai mai fatto una simile esperienza da poter dire quanto sono disgustosi.

Questo secondo te, da cosa dipende? Da una programmazione che ti sei creato mentalmente, dettata dagli usi e costumi della nostra civiltà “avanzata”. Un'esperienza del genere, contravvenendo alla tua programmazione, agisce lo stesso con una risposta automatica. E non nasce dalla tua esperienza reale, ma dal tuo immaginario. Capito?

Bene, sicuramente, se tu fossi nato in una tribù aborigena, per te, mangiare un piatto di vermi vivi sarebbe un'esperienza deliziosa, visto che sin da bambino TUTTI intorno a TE li considerano un piatto prelibato e pieno di energia. BUONI quanto un piatto di spaghetti per noi.

Ecco perché è importante prendere consapevolezza della nostra Adhd, per non esserne guidati senza sapere il perché.

Aumenta la tua conoscenza del disturbo e, sopratutto, questo Sapere che acquisisci integralo nella tua vita, osserva bene come si rispecchia nella tua vita, così da prendere consapevolezza di come agisci a causa della tua Adhd e di come poter correggere la tua azione.

La consapevolezza è alla base di tutto, a mio modesto parere. Per questo motivo, prima di finire questo argomento, ti invito ad iniziare a prenderti già da ORA dei momenti nella tua giornata su cui riflettere sulla tua Adhd, su come stai operando con essa e in che modo ti sta influenzando. Prendi nota, scrivendolo su un foglio, di tutti questi pensieri.

Tenere una traccia scritta aiuta la tua mente a fissare l'attenzione su questo processo. In questo modo non lo considererà uno dei tanti pensieri che scorrono giornalmente nella tua mente, ma gli darà importanza per tenerlo memorizzato e ne sarai consapevole.

Ormai credo che tu lo abbia capito, visto che ne parlo in continuazione e, come vedi, anche nell'ambito della cura è un o importante per comprendere quali percorsi saranno più idonei per noi stessi.

Complimenti, sei arrivato al traguardo della seconda tappa del tour della Cura.

Sei stato davvero bravo, specialmente nello svolgimento dell'esercizio dei vermi. Quindi ora RIPOSATI e premiati con qualcosa di delizioso, che non siano vermi!

Ci vediamo sulla linea di partenza della prossima tappa.

TAPPA - STRATEGIE

Dopo aver iniziato a prendere consapevolezza di te stesso e della tua Adhd, puoi iniziare a crearti delle strategie idonee a superare determinati aspetti negativi che influenzano la tua vita a causa del tuo disturbo.

Nel libro hai trovato vari consigli, come ad esempio suddividere un compito che devi fare in un percorso a tappe, per portarlo a termine. Questa è una buona strategia per affrontare un compito senza rischiare di rimandarlo continuamente, per vari motivi. Il mio compito era scrivere questo libro e, se avessi pensato che dovevo scrivere un libro così lungo, avrei rinunciato subito. Ma dividerlo in tour, che sono alla fine i capitoli, e dividere ogni capitolo in tappe, mi ha permesso di poter fare con te tutto il percorso in maniera lineare, con meno fatica. Questo perché la mia attenzione, non era rivolta a quante pagine stavo scrivendo o quando sarebbe arrivata la fine, ma era tutta presa a finire la tappa. E così è stato per ogni tappa successiva ed ogni tour, focalizzandomi unicamente su una tappa alla volta. Ti assicuro che se non avessi fatto così, probabilmente adesso staresti leggendo altro, oppure questo libro sarebbe stato davvero caotico come una matassa intricata.

Invece in questo modo, con questa strategia, ho potuto rimanere il più possibile in tema, senza prendermi troppe licenze e sviare continuamente dal filo del discorso. Immagina soltanto che casino sarebbe stato. Il solito nostro disordine che alla fine porta a rimandare o rinunciare.

Hai visto anche la strategia di usare il cronometro per darsi dei Tempi. Questo è molto utile per darsi un ritmo preciso, in modo da tenere sotto controllo il tempo che stiamo impiegando sul lavoro e nelle pause.

Importante è anche la strategia di premiarsi continuamente alla fine di ogni tappa, proprio perché permette di continuare il percorso con più entusiasmo. Questo succede perché spesso non lo ammettiamo, ma la GRATIFICAZIONE, nella vita di ognuno di noi, conta molto. Ed è una bella motivazione che spinge a fare, peccato che spesso la sottovalutiamo.

Fermarti e dirti che sei stato bravo ti fa sentire premiato. Ti fa venire voglia di fare di più. Inoltre ti aiuta a trovare un equilibrio con la tua autostima, visto che magari la gente dà sempre per scontato il nostro operato, senza riconoscerci dei meriti. Fare le cose deve diventare un piacere e un divertimento, che ci motivi a farlo. Sopratutto noi che abbiamo l'Adhd riusciamo a trasformare la nostra attenzione in un laser, quando le cose ci divertono e le troviamo motivanti.

Questi sono alcuni esempi di stratagemmi; cerca in rete, vieni a visitare il mio blog, inventa espedienti personali. Dopo usali subito e falli diventare parte integrante di te, in modo che diventino automatismi personali, pronti ad azionarsi per attenuare il tuo problema.

Gli stratagemmi sono personali e nascono dalla nostra capacità innata di trovare soluzioni per superare gli ostacoli. Quindi trova i tuoi stratagemmi personali, e se ne hai da proporre alcuni, sarò ben lieto di pubblicarli nel mio blog http://lamiaadhd.com e condividerli con tutti. Perché magari alcuni stratagemmi che funzionano con te potranno ispirare altri a trovare degli stratagemmi personali, riadattando a loro modo il tuo.

Se credi di non esserne capace, ti assicuro che non è cosi, HAI TUTTI gli STRUMENTI per farlo, dentro di TE.

Comunque io sono a tua completa disposizione per aiutarti. Ti ascolterò e ti mostrerò come crearti da solo i tuoi stratagemmi personali, sfruttando tutte le tue

qualità innate.

Oppure puoi rivolgerti a qualche specialista o coach esperto nella Adhd, per farti aiutare in questo.

Dipende da quello che ti serve e vuoi TU.

Per creare uno stratagemma, il meccanismo è semplice. Dopo che abbiamo preso comprensione e consapevolezza del nostro problema, basta farsi la semplice domanda: “Come posso risolvere questo mio problema?”

Per esempio, dimentichi sempre le chiavi ovunque e quando le cerchi perdi tanto tempo per trovarle. In questo caso fermati e chiediti: “Cosa posso fare per trovare le chiavi di casa velocemente e senza fare inutili ricerche?”

A quel punto scrivi ogni possibile soluzione, anche le più disparate, e sopratutto le più creative e divertenti; quelle sono le soluzioni MIGLIORI, perché ti motivano, grazie al divertimento, al punto tale da catturare sempre l'attenzione. Così facendo, magari scoprirai che creando un contenitore colorato, a forma di cassaforte e che chiamerai “la banca delle chiavi”, ogni giorno, quando rientrerai, sarà un divertimento per te metterle al loro posto, e trovare le tue chiavi sarà semplice perché dovrai prelevarle dalla banca. Così, in maniera semplice e divertente, avrai risolto il tuo problema.

Adesso prenditi l'impegno giornaliero di depositare sempre le chiavi nella banca e, quando esci, di prelevarle dalla stessa banca. Esegui questo compito giornaliero per un intero mese, senza sgarrare. Facendo così per un mese consecutivo, la tua strategia diventerà un automatismo che risolverà

definitivamente il tuo problema casalingo. Ti potrà capitare di sgarrare ogni tanto, non ti preoccupare, OSSERVA, prendine atto e RICOMINCIA da capo a contare i 30 giorni consecutivi. SO che CI RIUSCIRAI.

Bene, anche il discorso sulle strategie si ferma qui. Adesso hai maggiore consapevolezza di come poter creare le tue strategie, di come trovarne di nuove e al limite sai a chi rivolgerti per farti aiutare a trovarne altre adatte a te.

Te lo avevo detto, questo Tour della Cura ha solo tappe veloci, siamo già arrivati al termine di questa, quindi presto taglieremo il traguardo della fine.

Adesso riposati e premiati, perché sei stato veramente BRAVISSIMO.

Finito di rilassarti, prendi carta e penna e pensa a un problema che hai a causa della tua Adhd. Un problema semplice, come il mazzo delle chiavi, e inizia a cercare più stratagemmi possibili, come ti ho insegnato. Dopo prova ad adottare quello che ritieni più valido, ricordandoti che devi tenere un calendario dove segnare ogni giorno che lo utilizzi. Dopo trenta giorni vedrai i primi risultati, e ti prego, porta la tua esperienza sul blog http://lamiaadhd.com, ci tengo a vedere i progressi di tutti noi.

Ciao, ci vediamo alla prossima tappa, è un piacere cooperare con una persona in gamba come te.

TAPPA - COOPERAZIONE

Iniziamo adesso a parlare di un altro punto fondamentale, per iniziare a lavorare nel migliore dei modi con la nostra Adhd. Si tratta di cominciare a prenderne il controllo e cooperare con essa.

Personalmente, dal mio modesto punto di vista, credo che per prima cosa dovremmo abbandonare la mentalità di COMBATTERE il disturbo. Questo ci porta solo a dare forza al lato oscuro dell'avversario, evitando invece di vedere altre possibili strade.

Pensare di combattere equivale, se ci pensi bene, a riconoscere che l'avversario è pericoloso e la soluzione migliore è sconfiggerlo annientandolo. Adesso ti chiedo di riflettere bene sulla mia domanda: “Hai veramente INTENZIONE di annientare la tua Adhd, sapendo ormai che annientandola elimineresti anche tutti i vantaggi che ti potrebbe offrire?”.

Oltretutto, non ci serve a niente pensare solo a voler annientare, perché questo riduce ogni possibilità di vedere anche soluzioni alternative che potrebbero essere migliori.

Quando si pensa a Combattere, si porta l'attenzione sul problema, e per noi con l'Adhd diventa anche rischioso, perché ci possiamo iper focalizzare solo su questo. È come avere il prurito: finché pensi al prurito e ti gratti, quello è sempre presente; tu lo combatti sempre più, e lui riappare sempre più forte.

Però guarda che strano, arriva un amico e iniziate a scherzare, dopo 5 minuti

scopri di non grattarti più e quel fastidio è scomparso miracolosamente da sé, senza grosse lotte.

Questo perché? Perché abbiamo tolto completamente la nostra attenzione da esso e non gli diamo più nessun potere di agire.

FERMATI, con questo non ti sto dicendo che così CURI tutti i mali del mondo, per carità, ti voglio dire che questo approccio può essere di o e aiutarti a trovare le soluzioni.

E allora ti starai chiedendo: “Se non devo curare e quindi combattere la mia Adhd, cosa devo fare?”

Devi imparare a cooperare con lei, accettarla e iniziare a cooperare nel migliore dei modi sfruttando le risorse positive che ti dona e attenuando le problematiche con soluzioni diverse, tra le quali anche gli stratagemmi che abbiamo visto precedentemente.

Il concetto di cooperazione non si limita solo al nostro disturbo, ma anche al mondo esterno. Per consapevolizzare al meglio il nostro disturbo, un buon aiuto è cooperare in piena fiducia con i professionisti che ci seguono e che ci vogliono aiutare a diventare indipendenti e autonomi dalla nostra condizione.

Cooperare con loro significa mettersi al tavolino insieme, spiegare senza pudore ogni aspetto e come agisce su di te il disturbo riportando anche fatti o eventi che nasconderesti a tutti per paura del giudizio, perché il professionista è come un confessore, ti ascolta senza giudicare, ma per AIUTARTI.

Coopera con lui o loro, in piena fiducia e libertà.

Cooperare significa anche rendere noto il nostro disturbo a chi ci circonda. Non tanto per impietosire, lungi da noi chiedere comione agli altri, ma per far capire quali sono i nostri limiti e in caso di problematiche renderli partecipi delle cause. Questo ci permette di avere un buon rapporto di cooperazione e ci aiuta a crescere se chiediamo agli altri comunque di informarci quando il nostro disturbo ci guida senza controllo verso strade sbagliate. Che sia effettivamente vero oppure una loro impressione, questo ci aiuterà a vedere come comunichiamo al di fuori di noi e a capire se questo dipenda realmente dalla nostra Adhd oppure da altri fattori personali su cui dobbiamo lavorare. Nulla vieta che potrebbe dipendere da una loro impressione, influenzata dal fatto che abbiamo l'Adhd o da altri preconcetti.

Questo rapporto di cooperazione si deve creare, per il mio modesto parere, con tutte le persone che ci circondano, a partire dalle persone care come familiari, compagni, parenti etc, per poi are ad amici, colleghi, conoscenti, insegnanti e quanti altri si ritiene opportuno.

Molti pensano che questo sia un segno di debolezza e che si debba mostrare solo la propria forza nascondendo ogni punto debole.

Per me, invece, è il contrario. Fare una cosa del genere comporta molto coraggio, perché dimostriamo di non temere il giudizio degli altri e di essere veri. Ammetterai che ci vuole davvero molta forza per fare tutto ciò.

Ogni forma di cooperazione ci è utile al fine di attenuare il nostro disturbo e sfruttarne tutte le caratteristiche positive. Inoltre ci permette anche di trovare

altre persone con il nostro stesso disturbo e con cui collaborare. In questo modo si possono creare incontri di gruppo, che sono una buona occasione per prendere sempre più conoscenza, consapevolezza e controllo della nostra Adhd.

Quindi, come vedi, la cooperazione è un'altra tappa fondamentale nel grande Tour della Cura del nostro disturbo.

BRAVISSIMO, sei giunto anche a questo traguardo e hai ottenuto la conoscenza dell'importanza della cooperazione. Potrai approcciarti al tuo disturbo in maniera diversa, più cooperativa, al fine di trovare il giusto equilibrio con esso e sfruttare al meglio i suoi doni.

Adesso prenditi una pausa e, se ti hanno diagnosticato l'Adhd, inizia anche a chiederti se il tuo spirito è quello di combattere aggressivamente per sconfiggere la tua Adhd oppure se sei dotato di uno spirito cooperativo e vuoi guidare la tua Adhd nel miglior modo possibile.

Se sei in una fase di guerra con la tua Adhd, chiediti se questo atteggiamento ti stia realmente aiutando a risolvere i tuoi problemi, e metti tutto per iscritto.

Per concludere questa tappa importante sulla cooperazione, ti voglio regalare un esercizio divertente.

Inizia a immaginare come potresti cooperare con la tua ADHD. Prova a figurartela come se fosse una persona reale. Adesso che l'hai di fronte, quali sue problematiche le chiederesti di aiutarti a risolvere? Chiediglielo e immagina come ti risponderebbe. Scrivi ogni cosa.

Adesso, quali tra i suoi doni le chiederesti di renderti da subito utilizzabili? Chiedile anche questo e dopo SCRIVILO.

Quando hai finito tutto ciò, prova a farti o a farle le giuste domande su come potete realizzare quanto è scritto.

Questo esercizio di immaginazione aiuta la tua mente a cercare le risposte, rendendo VIVA la tua Adhd. Così ti resterà più facile COOPERARCI.

TAPPA - ALLENAMENTO

Adesso che abbiamo visto i principi fondamentali per i nostri percorsi terapeutici, e come poter iniziare a cooperare con la nostra Adhd, iniziamo a parlare di allenamento. Sì, perché in questa tappa arriverai al traguardo vincendo la consapevolezza dell'importanza di stare in costante allenamento.

Fermati, non devi fare le flessioni e gli addominali, non sto parlando di allenamento fisico. Asciugati il sudore e ascoltami, anche se fare un po' di allenamento fisico, specie per noi iperattivi, come abbiamo visto, è utile per scaricare un po' di energie e poi vale sempre il detto: Mens sana in Corpore sano.

L'allenamento è importante nella nostra consapevolezza, perché tutto quello che hai letto, tutti gli esercizi, tutte le strategie e quant'altro richiedono allenamento. Ricordi i 30 giorni per trasformare le strategie in automatismi?

Perché richiede allenamento?

Semplice, perché qualsiasi cosa tu voglia integrare nella tua vita, per trasformarla da un continuo sforzo ragionato ad un automatismo volontario, va mentalizzata da Noi stessi.

Pensa a Phelps: non gli basta sapere che deve nuotare veloce, per vincere le gare che lo portano a diventare Campione Olimpico, ma deve stare in continuo allenamento, e sopratutto le prime bracciate sono state per lui come era per noi la prima volta che montavamo in bicicletta, un continuo prestare attenzione a quello che facevamo e imparare dalle cadute. Pian piano tutto questo viene

integrato, finché diventa del tutto automatico senza che tu debba ragionare per farlo.

Molti studi dicono che per crearsi una buona abitudine ci vuole un minimo di 21 giorni di ripetizioni del gesto affinché questo inizi a diventare automatico. Pensa a qualsiasi sportivo, per esempio ad un Michael Jordan (si vocifera che anche lui abbia l'Adhd). Lui è un campione, ma questo ha richiesto molto allenamento. Per arrivare ad avere una buona percentuale di realizzazione sui tiri da 3, ha dovuto are tante ore e giorni in palestra a fare ripetizioni continue di tiri, per aggiustare la sua precisione. Noi vediamo solo i risultati e la facilità con cui compie i suoi gesti atletici o quell'incredibile tiro da 3 all'ultimo secondo che gli permette di vincere la partita, ma dietro a tutto questo c'è tanto allenamento, fatica e costanza.

Quindi, per integrare tutti gli stratagemmi che troverai, ci vorrà molto impegno, costanza e pazienza, e ricorda che noi con l'Adhd di pazienza, vista la nostra impulsività, ne abbiamo relativamente poca e sarà uno dei primi aspetti da allenare nel migliore dei modi. Dopo di che, potremo allenare anche tutti gli altri aspetti con maggior facilità.

Inizia a fare una scaletta giornaliera dei tuoi allenamenti, a tenerne traccia e a scrivere i risultati raggiunti; questo è un buon metodo per iniziare a prendere sempre più consapevolezza dell'evolversi dei nostri miglioramenti e di come riusciamo a cooperare sempre meglio con la nostra Adhd.

Mantieniti l'impegno di allenarti; se non riesci da solo, allora chiedi aiuto a qualcuno, una persona che ti sproni a mantenere l'impegno nei tuoi allenamenti, che ti chieda se ti sei allenato e se hai preso nota dei miglioramenti e risultati. Spesso da soli diventa più difficoltoso allenarsi, pensa a tutti gli atleti che comunque hanno un preparatore alle proprie spalle; serve proprio ad avere un sostegno esterno che mantenga fissi sugli obiettivi e che ci motivi sempre a proseguire e rimanere costanti nell'allenamento. Puoi trovare una simile figura in

un amico, un parente o un professionista, ma trova una persona che ti aiuti a tenerti focalizzato.

Spesso in palestra molta gente smette proprio perché l'allenamento è noioso e vorrebbe vedere subito i risultati, ma andandoci insieme a diversi amici, allora diventa divertente e motivante e si riesce a superare la fase del “ci rinuncio”.

Evita di focalizzarti solo nell'allenamento, fai anche qualcosa che ti piaccia e che ti stimoli, perché le pause sono necessarie. Solitamente sentirai molti sportivi che ti dicono che devi prendere dei giorni di riposo, perché devi dare tempo ai muscoli di metabolizzare gli sforzi per svilupparsi. Quindi prenditi momenti di pausa e godeteli, pensando al grande impegno che stai mettendo e premiandoti per quanto stai ottenendo con i tuoi allenamenti.

La GRATIFICAZIONE, come abbiamo visto, è la miglior compagna della MOTIVAZIONE.

COMPLIMENTI, sei giunto anche al traguardo di questa tappa del gran tour della Cura.

Le prossime tappe saranno veloci, perché toccheranno argomenti di cui io ti informerò solamente e per i quali dovrai rivolgerti ad esperti, al fine di valutarli nel tuo processo terapeutico.

Adesso riposati e goditi un momento di relax, te lo sei proprio meritato.

Pensa alle problematiche della Adhd che non controlli e vuoi allenare al meglio e scrivile su un foglio facendo una scaletta.

Dopo inizia a dare un ordine di importanza a ognuna di esse per pianificare così il tuo allenamento. Il mio consiglio è partire dall'impazienza e lavorare con essa, studiando un buon programma di allenamento idoneo per te. Poi fissa un'ora al giorno per dedicarti a quello, per almeno 30 giorni. Quando sei arrivato al 30esimo giorno, riguarda i risultati ottenuti, fai le tue valutazioni e poi a al prossimo punto e fai lo stesso, mettendo l'aspetto allenato fino ad ora in fondo alla scaletta, per riprenderlo alla fine del giro di allenamenti.

Bene, adesso ti saluto e ti invito a fare un bello spuntino come premio. Ci vediamo alla prossima tappa sull'Alimentazione.

TAPPA - ALIMENTAZIONE

Tranquillo, non ti dirò di fare qualche dieta particolare per migliorare la tua Adhd, ne puoi trovare molte in rete, insieme a tanti consigli sull'alimentazione. Noi invece parleremo in maniera rapida e veloce dell'alimentazione, a puro titolo informativo.

Una buona alimentazione, al di là della Adhd, è sempre un buon aiuto per una vita migliore, anche perché conosci benissimo da te, senza che debba ricordatelo, il motto: “Mens sana in corpore sano”. Quindi una buona alimentazione aiuta certamente a prendersi cura del corpo e della mente.

Credo che una sana alimentazione possa essere una buona compagna per arrivare al nostro obiettivo, ma sempre con la giusta moderazione, perché mangiare poco e male equivale a mangiare troppo e male.

La nostra mente ottiene prestazioni migliori quando anche il fisico è in buono stato e l'alimentazione è un elemento chiave per raggiungere ciò.

Ti posso dire che esistono svariati studi che collegano anche l'Adhd alla alimentazione, e questi sottolineano l'importanza di certi alimenti che possono aiutarci nell'attenzione e anche nel controllare la nostra iperattività.

Si parla addirittura di legami tra carenza di Ferro e Adhd, ma ti ripeto che non entrerò nello specifico, perché qualsiasi genere di informazione in merito potrai trovarla in rete e perché non sono un dottore in alimentazione che possa darti consigli validi.

Magari potrebbe essere utile parlarne anche con lo specialista che ci segue, al fine di vedere come poter operare anche su questo aspetto.

In rete leggevo che ci sono molti casi, nell'infanzia, in cui grazie ad un regime di alimentazione sana, che elimina determinanti elementi, si osserva un'attenuazione di certi sintomi, tra cui l'iperattività del bambino.

In merito all'alimentazione, come potrai ben immaginare, ci sono diverse correnti di pensiero e non voglio soffermarmi su tali discussioni. Ti posso dire quello che spesso viene consigliato, non solo alle persone con Adhd, come assunzione di omega3, che aiuta molto il cervello, assunzione di proteine da legumi, frutta e verdura; allo stesso modo si consiglia di eliminare determinate sostanze come zuccheri raffinati, glutine, coloranti artificiali per alimenti, specialmente rossi e gialli, conservanti, aspartame, glutammato mono-sodico e nitrati vari. Anche la caffeina, la teina e la teobromina sarebbero da eliminare, anche se personalmente, a me il caffè ha spesso fatto più da calmante che da eccitante.

Come vedi, evitare elementi dannosi e assumere elementi importanti per l'organismo è un primo o per una sana alimentazione, che può essere di o a tutti gli altri percorsi terapeutici.

Inoltre, in caso di carenza di ferro e zinco, che sembra sia abbastanza frequente nei soggetti con Adhd, integrare questi due alimenti nella propria alimentazione può aiutare a ridurre la propria iperattività.

Questi sono alcuni dei consigli; chiedi a chi ti segue, o a uno specialista, una dieta adeguata per il tuo disturbo.

VELOCISSIMO. Sei già arrivato al traguardo, te lo avevo detto che queste ultime tappe sono molto agevoli, basterà un energico scatto per finirle rapidamente.

Adesso hai un'informazione in più che puoi condividere con chi ti segue, per valutare un programma di alimentazione adeguato alle tue esigenze. Ti invito anche a non fermarti qui, ma ogni tanto ad approfondire l'argomento leggendo libri, confrontandoti con esperti, e sfruttando la risorsa più grande di informazione del nostro secolo: Internet. Ricordati, però, di verificare sempre l'esattezza dell'informazione e di cooperare con specialisti per valutare come adottarla o meno.

Adesso prenditi un attimo di relax, mangia un pochino di noccioline americane, come farebbe Pippo per trasformarsi in Super Pippo, perché sembra che anche le noccioline apportino proteine utili al cervello, oppure un barattolo di Spinaci, come Braccio di Ferro, perché contengono molto ferro che, come hai visto, potrebbe esserci utile.

Ci vediamo tra pochissimo per la prossima Tappa sulla Farmacologia.

TAPPA - FARMACOLOGIA

Adesso parliamo delle cure farmacologiche che possono are persone che come me hanno l'Adhd.

Ti dico subito che non voglio entrare in una discussione su quanto sia salutare o meno assumere i farmaci, né parlare delle polemiche in merito al Metilfenidato, di cui puoi leggere abbastanza in rete.

Sinceramente parlando, non esprimerò giudizi in merito. Questo perché non ha molto senso, secondo il mio umile parere, poiché o crediamo e ci affidiamo ad uno specialista, oppure facciamo da soli.

Io personalmente, come ti ho già accennato in precedenza, attualmente sto assumendo il Metilfenidato, poiché sento personalmente la necessità di attenuare certi aspetti della mia Adhd che fino ad ora hanno guidato la mia vita, portandomi a muovermi in maniera erronea e facendomi rientrare in quei casi di adulti che hanno seguito percorsi deleteri nella loro vita, come l'uso di droghe e alcool. Aspetti che personalmente ho superato da tempo, comprendendo che erano fughe temporanee dai miei problemi e non li risolvevano in maniera definitiva anzi li peggioravano.

Però, nella mia esperienza, ricordo bene come le anfetamine mi aiutassero a stare più calmo, a essere più attento e focalizzato, e darmi quella sensazione di integrità con me stesso.

Il Metilfenidato è della famiglia delle anfetamine, e da quando lo assumo ho

maggior lucidità e meno irrequietezza.

In assenza di questo sostegno, non so se sarei riuscito a scrivere questo libro così rapidamente, considerando la facilità con cui la mia mente si distrae e svolazza qui e di là da una cosa all'altra. Probabilmente sarebbe rimasto nel cassetto con i miei tanti progetti, l'ennesima opera incompiuta che non avrei portato a termine e l'ennesima delusione conseguente.

Logicamente, non si deve diventare dipendenti da esso, né tanto meno abusarne.

Sappiamo benissimo del fenomeno diffuso in America sul mercato nero del Metilfenidato tra gli studenti, che lo utilizzano per migliorare le proprie prestazioni; credo fermamente che sia deleterio, oltre che una scorciatoia che non può portare a molto nella vita. Infatti una scorciatoia del genere non permette di integrare quanto studiato, ma serve solo a cercare un voto più alto a discapito dell'apprendimento.

Il mio obiettivo è quello di farmi are dal Metilfenidato, che mi hanno prescritto giustamente i medici, fino a quando non avrò gli strumenti necessari per camminare da solo.

In questa fase iniziale mi sento come una persona che ha subito un intervento e deve fare riabilitazione: non le toglieresti mai le stampelle perché può camminare lo stesso anche senza.

Sai bene che nella fase iniziale della riabilitazione deve avere i i necessari per rinforzarsi e solo successivamente potrà abbandonarli o ridurli drasticamente.

Spesso le persone parlano senza aver approfondito quello che dicono. Magari solo per retaggi culturali e sociali propri, o per la convinzione delle proprie idee. Io credo fortemente che sia importante la comprensione di ogni possibile o per la crescita dell'individuo, in modo da poterlo aiutare a migliorare la qualità della propria vita. E per fare questo, vanno valutati tutti i mezzi.

Lo stesso Phelps inizialmente assumeva il Metilfenidato, per poi lasciarlo, quando ha raggiunto la mentalità che gli ha permesso di superare le problematiche della sua Adhd e di sfruttare a proprio vantaggio gli altri aspetti positivi.

Bisogna trovare un equilibrio, e per farlo, l'aiuto iniziale di qualcuno che ci segua nella nostra problematica, per trasformarla in dono, è essenziale.

Oltretutto nella cura farmacologica non si trova solo il Ritalin; oltre ai farmaci della famiglia delle anfetamine, troviamo farmaci che inibiscono dei processi neurologici come lo Strattera e altri.

Non è facile per un medico trovare subito la giusta soluzione.

Io, per esempio, ho assunto per tre mesi, dietro prescrizione del medico, lo Strattera. Solo dopo i tre mesi necessari a valutare la mia reazione, i medici hanno deciso di cambiare strategia ed è stata presa la strada del Metilfenidato. Questo perché abbiamo visto che su di me non dava nessuna risposta e le mie problematiche persistevano, nonostante su molte altre persone abbia un buon effetto.

Ognuno di noi è unico e diverso dagli altri, è per questo che è importante dare fiducia al medico che ci segue e cercare con lui la strada più ottimale per ottenere dei risultati.

Lo Strattera non funziona, dopo 3 mesi di assunzione? Bene, si cambia strada, iamo al Metilfenidato e vediamo i risultati.

Sopratutto in un adulto non è facile calibrare una cura farmacologica precisa, e quindi ci vuole pazienza e assistenza.

Logicamente, non dobbiamo fossilizzarci sul o farmacologico e basta, ma dobbiamo attivarci noi, fare molta riabilitazione al fine di raggiungere in tempi adeguati la capacità di essere indipendenti dalla Adhd e poterla sfruttare, come fanno i personaggi famosi, a nostro vantaggio.

Giustamente, adesso dirai: “Ma se questi personaggi ci sono riusciti senza farmaci, ci posso riuscire anche io, giusto?”

Sì, è logico, però se sei un adulto con Adhd, e non ci sei ancora riuscito, concorderai con me che tu non hai seguito o avuto esperienze tali da farti giungere alla strada del successo che hanno intrapreso loro, no? Vuol dire che devi cambiare qualcosa, devi capire come veramente agisce su di te l'Adhd, per trovare le giuste soluzioni. Inoltre ricordi l'esempio della riabilitazione? Vuoi proprio rischiare di far persistere il tuo problema pensando che la riabilitazione e le stampelle non ti servono a niente e rischiando di farti ulteriore danno?

Devi avere pazienza e fare un grosso lavoro; per questo motivo, secondo me, oggi è importante che ai bambini siano dati gli strumenti più idonei per imparare

a crescere con la propria Adhd e trasformarla in un punto di forza, in modo da non fargli rischiare di seguire strade erronee, per mancanza di autostima o altro che sia dettato dall'ignorare il proprio disturbo.

Fino ad ora, essere Adhd è come nascere a Sparta, una selezione del più forte lasciando alla propria sorte i più deboli. Ma non esistono i più deboli o i più forti, esistono percorsi che portino a correggere il disturbo e atti da creare strumenti idonei nel futuro per sfruttare così le proprie doti sepolte.

Bene, concludo questa Tappa solo con un pensiero personale, non ti parlo di cure farmacologiche perché non sta a me, ma ricorda sempre che affidandoti ad un medico e aprendoti completamente a lui, gli riconoscerai una fiducia essenziale per il tuo processo di guarigione. Accetta tranquillamente quello che fa e parla con lui se non sei convinto o la pensi differentemente. Anche perché oggi, come in ogni cosa, ci sono diverse correnti sulla Adhd. Quelli che la riconoscono e quelli che non la riconoscono, quelli che ritengono la cura farmacologica di buon o e quelli che ritengono che si possa fare a meno della cura farmacologica. Affidati a chi senti più in linea con te stesso e confrontati sempre con lui con tutta sincerità, specialmente se vorresti seguire percorsi diversi da quelli proposti.

Anche questa tappa è giunta al termine, adesso sai qualcosina sulle cure farmacologiche. Ti ho dato solo informazioni utili a farti comprendere quale percorso sia adatto a te, senza pregiudizi di sorta, ma valutando a mente aperta ogni possibile soluzione.

Ti auguro di trovare una strada giusta per te, e comunque tieni sempre a mente che qualsiasi cura farmacologica ci deve solo sopportare nel nostro percorso di guarigione o meglio di convivenza con la nostra Adhd.

Non dobbiamo mai dipendere solo da quello per il resto della vita, perché così non diventerà un aiuto ma una risoluzione temporanea dei problemi, e non sai gli effetti che avrà in futuro su di te.

Devi crearti la tua Forza e il tuo modo di convivere con l'Adhd. Il farmaco, caso mai, deve essere solo un temporaneo aiuto per darti modo di trovare gli strumenti migliori per te e il giusto equilibrio con il tuo disturbo. Deve essere come la bicicletta con le ruotine: non credo che tu voglia stare una vita ad andare con le ruotine, vedendo che molti vanno solo su due ruote tranquillamente, vero?

Adesso riposati bene, tra poco ti attenderà l'ultima Tappa del Tour che è il SOSTEGNO.

TAPPA - SOSTEGNO

Eccoci al rettilineo di partenza di questa ultima tappa, il SOSTEGNO. Pronti, ATTENTI e VIA.

Uno degli aspetti importanti in un percorso di guarigione o meglio di convivenza con la Adhd è il sostegno. E per sostegno non intendo solo quello specialistico, che è importantissimo, ma parlo di ogni forma di sostegno.

Il sostegno non deve servire a farsi compatire e farsi accettare ivamente, per quel che siamo, non sarebbe sostegno, ma solo comione, e non credo che tu, come me, cerchi comione, giusto?

Però è importante informare chi ci sta intorno, come abbiamo visto nella cooperazione, affinché possano sostenerci nel nostro processo per arrivare ad una buona convivenza con la nostra Adhd.

Informare serve a far capire la nostra problematica e a chiedere un o, per sostenerci nell'imparare a trovare il giusto equilibrio per trasformare la nostra Adhd in un fattore positivo.

Per prima cosa dobbiamo chiedere agli altri di avere comprensione, spiegando le nostre problematiche e il lavoro che stiamo facendo su di esse, invitandoli ad aver pazienza con noi nei momenti momenti in cui siamo iperattivi, impulsivi o disattenti. Invitiamoli a riprenderci in maniera adeguata, con tranquilli avvertimenti, per riportarci all'attenzione e ad essere consapevoli di come ci stiamo comportando.

Sgridare, urlare o criticare aspramente non serve a niente su di noi, ma potrebbe invece farci perdere le staffe e magari farci agire impulsivamente, arrabbiandoci, difendendoci e dicendo cose che magari da calmi non diremmo mai.

Invece richiamare a prendere coscienza del nostro comportamento, magari già concordato in precedenza, può risultare utile per aiutarci a vedere quando siamo noi i guidatori o, differentemente, se siamo eggeri della nostra Adhd.

Per esempio, potresti chiedere ad una persona cara di richiamarti ogni volta che le sembra che tu sia distratto e non l'ascolti, dicendoti magari qualcosa del tipo: “Scusami, come mi hai chiesto di riferirti, volevo farti notare che non mi stai ascoltando. A cosa stai pensando? Puoi per favore ritornare su di me con la tua Attenzione? Te ne sarei grato.”

In questo modo non abbiamo terreno su cui infiammarci per il richiamo, perché lo avevamo concordato prima ed è stato gentile, ma anzi questo sistema ci aiuta a riportare l'attenzione dove deve essere, facendoci notare che abbiamo ceduto.

Tutto ciò permetterebbe di evitare liti sulla mancanza di attenzioni che diamo agli altri.

Oppure, quando non troviamo le chiavi, perché ci siamo dimenticati di riporle appena entrati al loro posto, l'altra persona potrebbe intervenire dicendoci qualcosa del genere: “Non ti arrabbiare, sai che dipende dal tuo disturbo. La prossima volta usa la tua strategia di mettere le chiavi dove hai stabilito, appena arrivi in casa. Adesso calmati e cerca di ricordare dove le hai appoggiate l'ultima volta”.

Anche in questo caso si eviteranno discussioni in cui noi con l'Adhd, come spesso accade, accemo il mondo intero di averci nascosto le chiavi. Spesso mio padre, che ha anche lui l'Adhd, sbraita e accusa tutta la famiglia di aver spostato le chiavi che lui si ricordava di aver messo in un determinato punto. Poi tutto a, quando le trova nelle tasche dei pantaloni, anche se non chiede scusa e non lo ammette, però riconosce che è stato un problema causato da se stesso e se ne va silenzioso ma più tranquillo, dimenticandosi di tutto.

In percorsi terapeutici di o alle persone con Adhd, sopratutto nei bambini, i genitori sono chiamati a seguire corsi su come comportarsi con i propri figli per sostenerli nella loro Adhd; si chiama Parent training e questo inizia anche a succedere nelle scuole, dove molti insegnanti seguono corsi appositi per la gestione in classe di un alunno con Adhd.

Tutto questo perché, per un buon o alla persona con Adhd, è necessario che anche chi le sta vicino comprenda come comportarsi con la persona stessa, in modo da aiutarla nella sua ricerca di una equilibrata convivenza con il proprio disturbo.

Oltre a questo, poi, ci sono tutti i percorsi di o possibili, che vanno dal o psicologico con uno psicologo, alle riunioni di gruppo di persone con Adhd, al o scolastico, dove un bambino con Adhd viene seguito da un insegnante di sostegno.

Per tutte queste persone, che sono chiamate a arci, è importantissimo capire il nostro disturbo e capire quindi quale sia il modo migliore per comunicare con noi e aiutarci a diventare sempre più indipendenti dalla nostra Adhd.

Non entro nello specifico dei percorsi terapeutici di o, perché ognuno deve scegliere la strada più affine al proprio modo di vivere. Anche in questo è meglio affidarsi al parere del medico che ci segue o di professionisti che conoscono bene l'Adhd.

Ti invito anche in questo caso, come per tutti gli argomenti trattati, a non stancarti mai di informarti maggiormente anche da solo, per comprendere meglio cosa può essere in linea con te e con le tue esigenze.

CONCLUSIONI

BRAVISSIMO, eccoti al traguardo di questa ultima tappa; con questo hai concluso brillantemente anche il tour della Cura.

Complimenti, sei stato davvero bravo.

Adesso hai una comprensione maggiore di come trovare la tua strada personale per arrivare al traguardo di convivere con l'Adhd, nel modo migliore per te stesso e per gli altri.

Hai visto i principali elementi per arrivare a questo traguardo che sono: La consapevolezza piena del proprio disturbo La creazione di strategie atte a superare le problematiche che ci porta la nostra condizione La cooperazione in primis come obiettivo da raggiungere con la propria Adhd e con gli altri per un o nel nostro processo di convivenza con il disturbo L'allenamento costante per migliorare il tuo rapporto con il disturbo e creare così una buona convivenza in continuo miglioramento con la tua Adhd, allenandoti sempre instancabilmente.

Adesso riposati, sei stato davvero un Campione a giungere fino a questo traguardo.

Il prossimo Tour è una corsa veloce, dove vedremo i personaggi famosi con Adhd e i risultati da loro ottenuti.

Questo perché è importante FISSARE nella nostra mente che l'ADHD è anche un dono e ci può portare a grandi risultati, come è successo nelle storie che leggerai.

RICORDA BENE che devi sempre essere onesto e fiducioso nei confronti del medico a cui ti affidi.

Confrontati sempre con lui, sia che tu proponga qualcosa che trovi adatto per te, sia che tu sia in disaccordo con una sua scelta e voglia chiarire le motivazioni. Il rapporto di fiducia tra persona e medico è molto importante nel nostro processo di guarigione dall'Adhd come da tutto il resto.

TOUR dei Personaggi famosi con l'ADHD PARTENZA

Eccoci sullo sprint finale della nostra corsa alla conoscenza della Adhd.

Come hai letto per tutto il libro, il nostro disturbo non è alla fine un male ma un bel dono divino, di cui iniziare a prendere coscienza e da sfruttare nel migliore dei modi, come hanno fatto altri personaggi famosi prima di noi.

Qui vedremo alcuni di loro e le loro storie; se vuoi saperne di più, vieni a trovarmi sul mio blog http://lamiaadhd.com, dove troverai una sessione dedicata proprio ai personaggi famosi e dove forse un giorno potremo entrare anche noi, quando impareremo a sfruttare al meglio la nostra Adhd.

Inoltre, se sei a conoscenza di altri personaggi con il nostro stesso disturbo, ti invito a segnalarmelo sul mio blog oppure inviandomi una mail a [email protected]. Riceverai per la tua segnalazione tutta la mia gratitudine e vedrai comparire il tuo nome citato nella monografia del personaggio, con i meritati crediti ed elogi.

Abbiamo già accennato in precedenza ai personaggi famosi che hanno l'Adhd; pur essendo numerosi, anche se per alcuni si presume soltanto che possano avere l'Adhd, io porterò qui solo quelli che hanno una diagnosi confermata e hanno dichiarato di avere il nostro stesso disturbo.

MICHAEL PHELPS

Il Campione Olimpico di nuoto, con un ricco medagliere che conta 14 medaglie d'oro, è considerato uno dei più premiati atleti olimpici di tutti i tempi. Come egli stesso ha dichiarato, riconosce buona parte del merito dei suoi successi proprio alla sua Adhd. Da bambino dimostrava già i classici sintomi del disturbo e aveva grosse difficoltà nell'attenzione e a stare seduto. Grazie all'incoraggiamento e al sostegno della famiglia, ha canalizzato tutta la sua energia verso il nuoto, arrivando oggi a diventare il grande campione che è. Inizialmente, seguiva una cura farmacologica con metilfenidato e scaricava la propria iperattività in ogni sport possibile. Pian piano, grazie al suo allenatore, si è dedicato completamente al nuoto, fino ad arrivare ad abbandonare la cura farmacologica e a riuscire lo stesso a perseguire i propri obiettivi. Si è creato una forte motivazione e una mentalità vincente.

JIM CARREY

Il famoso attore e comico che conosciamo per i suoi innumerevoli film da decine di anni, sin da bambino aveva l'Adhd.

Per affrontare la sua condizione ha iniziato a diventare il pagliaccio di classe ed è proprio abbracciando la sua personalità che è stato portato a diventare il grande comico e autore di innumerevoli film divertenti. In questo modo ha trasformato la sua condizione in un vantaggio.

WILL SMITH

Il famoso attore di colore da Philadelphia, ha esordito da giovane nella serie televisiva Willy, il principe di Bel-Air, da lì ha iniziato ad affiancare attori in diversi film di Hollywood, per poi avere la sua grande occasione con i film

“Independence day” del '96 e “Men in Black” nel '97, che lo hanno lanciato nel firmamento delle star di Hollywood. Inoltre è cantante rapper e anche produttore.

In un'intervista alla famosa rivista Rolling Stone, dice che i suoi successi sono dovuti al suo continuo bisogno di muoversi verso la perfezione e inoltre dice: "Sono stato il divertimento numero uno, quello che aveva problemi a mostrare attenzione. Oggi mi avrebbero diagnosticato l'ADHD. Ero uno studente di serie B che avrebbe dovuto essere di serie A, la classica persona che ha un rendimento più basso di quello che potrebbe avere. È stato difficile per me leggere un intero libro in due settimane. Oggi compro un libro e ho qualcuno che lo legge per me su nastro!”

DAVID NEELEMAN

Imprenditore nel settore aereonautico, scopre di avere l'Adhd a trentanni.

Questo non gli ha impedito di creare un mostruoso marchio riconoscibile in tutto il mondo come JetBlue Airlines. Lo abbiamo già citato diverse volte nel libro per la sua affermazione positiva sulla Adhd, condizione grazie alla quale riesce a trovare soluzioni rapide e semplici ai problemi pensando fuori dagli schemi. Ha affermato che è proprio grazie alla sua Adhd che ha queste capacità innate, perché il suo cervello lavora in multitasking in maniera del tutto naturale.

JUSTIN TIMBERLAKE

Il famoso cantante e attore Americano, vincitore di molti Grammy Awards, in un'intervista per Collider.com ha affermato di avere Adhd con OCD (disturbo

ossessivo compulsivo). Ma questo non gli ha impedito di scrivere brani di successo e diventare un artista affermato a livello mondiale.

Justin è la dimostrazione che possiamo ottenere risultati pur avendo Adhd e OCD e che i trattamenti sono un buon affiancamento, come anche il ridere, che già Jim Carrey e Will Smith ci hanno dimostrato essere stata una loro arma fondamentale nella loro infanzia. Anche Justin, infatti, dichiara che da piccolo cercava ogni modo per far ridere sua madre e il suo patrigno, ma anche gli amici, e si ingegnava per farlo al meglio.

Ancora oggi quando Justin sale sul palco, inizia a sentire le farfalle nello stomaco, e inizia ad entrare in un turbinio di pensieri del tipo: “E se non va bene? Se sbaglio? Spero di fare bene”.

“È in questo momento che ci si deve fermare e dirsi basta, dipende dal nostro disturbo” afferma Justin, “perché sai che è coinvolgente questo flusso di pensieri.”

Da qui si comprende che Justin porta attenzione nell'essere consapevole di quello che gli accade, e quando deve salire sul palco, se gli prende l'ansia che lo porta ad un flusso di pensieri negativi, diventa in grado di gestirlo al meglio, fermandolo sul nascere.

Questi personaggi hanno riconosciuto la propria Adhd e ne hanno parlato in interviste. Logicamente mi fermo a questi, che rappresentano diverse tipologie, quali sportivi, imprenditori, artisti, e non riporto qui i presunti personaggi con l'Adhd, come Einstein o altri, per il semplice motivo che non hanno avuto una diagnosi effettiva, ma si parla di prove sommarie, basate sul modo di vivere, le interviste e l'osservazione.

Ho evitato inoltre di parlarti di personaggi famosi che sono per la maggior parte Americani, perché se non sei statunitense sarà difficile che tu li conosca, a meno che non sia un apionato di football, baseball o di show americani.

Per finire elencherò i nomi di tutti i possibili personaggi che si presume abbiano l'Adhd, così che tu possa anche guardare più dettagliatamente in giro.

Da parte mia cercherò di riportare nel mio blog http://lamiaadhd.com tutte le schede possibili di personaggi famosi e di tenerti aggiornato delle novità.

Eccoti la lista possibile di persone con Adhd:

Albert Einstein

Galileo

Mozart

Leonardo da Vinci

Cher

Bruce Jenner

Charles Schwab

Henry Winkler

Danny Glover

Walt Disney

John Lennon

Greg Louganis

Winston Churchill

Henry Ford

Stephen Hawkings

Jules Verne

Alexander Graham Bell

Woodrow Wilson

Hans Christian Anderson

Nelson Rockefeller

Thomas Edison

Gen. George Patton

Agatha Christie

John F. Kennedy

Whoopi Goldberg

Rodin

Thomas Thoreau

David H. Murdock

Dustin Hoffman

Pete Rose

Russell White

Jason Kidd

Russell Varian

Robin Williams

Louis Pasteur

Werner von Braun

Dwight D. Eisenhower

Robert Kennedy

Prince Charles

Gen. Westmoreland

Eddie Rickenbacker

Gregory Boyington

Harry Belafonte

F. Scott Fitzgerald

Mariel Hemingway

Steve McQueen

George C. Scott

Tom Smothers

Suzanne Somers

Lindsay Wagner

George Bernard Shaw

Joan Rivers

Beethoven

Jim Carrey

Carl Lewis

Jackie Stewart

“Magic” Johnson

John Corcoran

Sylvester Stallone

Will i am

Sir Richard Branson fondatore Virgin

Will Smith

Justin Timberlake

Paris Hilton

E la lista potrebbe continuare. Sicuramente ci saranno anche molti personaggi famosi italiani, di cui non sappiamo niente, e questo perché solo da pochi anni la Adhd viene riconosciuta come disturbo negli adulti, visto che fino a poco tempo fa veniva solo considerato un disturbo infantile.

Sapere che ci sono personaggi come Phelps, Will Smith, Neeleman, etc, ci serve per comprendere che il nostro disturbo, non è soltanto un problema, ma anche un dono che può permetterci grandi cose. Comprendere come loro siano arrivati al successo, con un problema come il nostro, ci aiuta a capire quali sono le meccaniche e strategie migliori da utilizzare per arrivare a buoni risultati e poter convivere tranquillamente con la nostra Adhd sfruttandone ogni dono.

Da una decina di anni ho iniziato a cercare nuovi idoli che potessero ispirarmi, anche se devo ammettere che non è così facile poi seguirne gli insegnamenti e richiede comunque tempo metabolizzarli.

Gli esempi da cui ho iniziato a trarre ispirazione sono persone con disabilità gravi, che ci dimostrano giornalmente che i limiti che ci poniamo dipendono da noi stessi.

Anche se non hanno l'Adhd, ti presenterò alcuni di quelli che pian piano troverai anche nel blog.

Il primo è Nick Vujicic, un motivatore e speaker australiano, Direttore di Life without lambs. Nato affetto da Tetramelia, un rara malattia genetica, Nick è senza braccia e senza gambe a parte due piccoli piedi. Ti invito a vedere diversi suoi video su internet, ti assicuro che ti faranno piangere e riflettere, come è accaduto a me.

Nick non ha avuto certo una vita facile, ma alla fine è riuscito a trovare un equilibrio che gli ha permesso di superare o aggirare diversi ostacoli che la sua malattia gli metteva davanti. Immagina per un attimo una vita dove non hai braccia e gambe e devi affrontare il quotidiano. Bene, devi sapere che Nick nuota, fa surf e cerca di fare tutto da solo, radersi la barba, versarsi un bicchiere d'acqua, bere e scrivere. Come vedi, ha trovato ogni volta le strategie che lo aiutassero a superare ogni problema che gli si parava davanti.

Oggi addirittura è sposato e ha un figlio avuto nel 2013 da sua moglie.

A scuola, all'età di 8 anni, è stato preso in giro da dei bulli tanto che era arrivato

a pensare al suicidio. Pian piano, anche con il o della famiglia, ha compreso che quella che era una maledizione poteva diventare un dono e ha deciso, dopo aver visto un articolo di giornale che gli mostrò la madre, in cui si parlava di una persona con gravi handicap che gli fece capire che non era solo, di diventare fonte di ispirazione per le vite degli altri.

Spesso noi trasformiamo i nostri piccoli problemi quotidiani in enormi problemi, e Nick aiuta molti a capire con le sue parole e il suo esempio che la vita si può affrontare superando ogni ostacolo e senza mai farsi abbattere da essi. Molti giovani hanno preso ispirazione da lui, comprendendo che non è importante piacere agli altri ma essere se stessi e superare ogni avversità risollevandosi e ritentando sempre.

Ti invito caldamente ad andare a vedere su youtube i suoi video, ne trovi tantissimi.

Lizzie Velasquez

Lizzie è nata in Texas e all'età di 17 anni vide un video su youtube, di pochi minuti, con il titolo “la donna più brutta del mondo” e che contava più di 2 milioni di visualizzazioni, quindi puoi immaginare quanto si era diffuso. Lizzie guardò il video e vide che la protagonista era proprio lei. Raccontò alla Bbc che dopo aver visto il video, nella sua fragilità di adolescente, pensò che la sua vita fosse finita e pianse tutta la notte.

Gli autori del video non tennero conto che la fisicità di Lizzie dipendeva da una malattia rara che colpisce il sistema di distribuzione del grasso corporeo e che impedendo di assimilare grassi e quindi di prendere peso la mantiene ad un peso di 27 kg.

A causa di questa rara malattia, Lizzie oggi è alta 1,57 mt e pesa 27 kg, nonostante sia costretta a fare tanti pasti al giorno per sopravvivere, mangiando sopratutto il famoso cibo spazzatura, che si evita come la peste per non ingrassare. Infatti Lizzie per cibarsi deve fare pasti piccolissimi, uno ogni 15 minuti per rimanere in vita. Ogni giorno ingerisce dalle 5000 alle 8000 calorie, per un totale di 60 pasti al giorno. Ecco cosa si nascondeva in realtà dietro quella che venne derisa come la donna più brutta al mondo.

Lizzie ha tratto forza da questo e ha sviluppato una mentalità forte che l'ha portata a scrivere due libri di successo sulla autostima e il credere in se stessi, oltre che a prendere una laurea in scienze della comunicazione. Adesso è diventata una bravissima speaker motivazionale, che tratta il tema dell'autostima e del piacere a se stessi. Lizzie avrebbe potuto reagire in due modi: deprimersi e abbattersi o reagire come ha fatto trasformando il suo problema in una sfida per aiutare anche gli altri.

Queste due persone, come molte altre che seguo, sono i miei ESEMPI che mi mostrano come vedere la vita e come reagire. Come vedi, in entrambi i casi, la cosa importante che li ha accompagnati nella giusta strada è stato prima il o e l'accettazione della famiglia, poi la capacità di reagire a quella che era la propria condizione trasformandola e imparando a conviverci ogni giorno.

Marco Antuzi

http://www.scrivereleemozioni.it/

https://www.youtube.com//marcoantuzi

Tra le persone che prendo di esempio per dare una svolta alla mia vita, c'è anche un personaggio molto simpatico di un piccolo paesino del Lazio. Questa persona straordinaria, l'ho conosciuta dopo aver letto un suo libro sull'autostima. E' stata una sorpresa per me conoscerlo, ed è stato anche un mio Coach nei momenti difficili di bassa autostima. E' una persona davvero straordinaria, che mi è stata di aiuto anche nel momento in cui ho compreso la mia problematica, spiegandomi bene che ogni diversità è ben superabile. Ecco la sua lettera che mi ha inviato per inserirla come testimonianza che possiamo andare avanti nonostante le nostre problematiche. Ti invito a visitare il suo sito e il suo canale youtube per conoscerlo meglio.

Per raccontarti della mia storia voglio iniziare dal principio. Sono nato nel 1978 in un piccolo paese del Lazio. La mia infanzia è stata piuttosto complicata poiché una dolorosa malattia fisica, l'artrite reumatoide, mi ha colpito. La storia che però ti sto per raccontare ha sì dei punti in comune con quella di Nick Vuijicic e di Lizzie Velazquez ma anche degli elementi di originalità. Devi infatti sapere che quando viene posta di fronte a noi una sfida a volte a questa se ne aggiunge un'altra. Infatti non ho mai vissuto gli handicap fisici dai quali sono affetto come limitanti. Questo in parte anche perché quando si vive una disabilità sin da tenera età questa diventa una parte di noi esattamente come il colore degli occhi o dei capelli. Per questo non potrei dirti che ho dovuto tirare fuori una forza straordinaria per affrontare l'handicap poiché non ho mai vissuto questo come una sfida. Il dolore fisico è impegnativo ma ti rafforza e quando lo vivi da piccolo lo puoi usare come un bagaglio di esperienza che ti renderà più forte quando sei grande. Così ancora oggi quando le persone si chiedono “Come faccia ad avere tutta questa forza” sinceramente io rispondo che non la vivo come tale poiché si è forti quando si affronta qualcosa di difficile e non quando affronti qualcosa a cui sei già abituato. La mia storia però prosegue fino al punto in cui all'età di 25 anni decisi di diventare un life coach. Prova ad immaginare di voler fare un mestiere ancora poco conosciuto nel tuo paese di origine e per di più non vivendo in una grande città. Iniziai a studiare e non fu dura perché avevo tanta ione e quando fai le cose con ione nulla sembra veramente pesante. Così mi sono ritrovato ad affrontare un'altra sfida: Riuscire ad affermarmi in un mestiere poco conosciuto non avendo i favori del pronostico dalla mia. Aggiungici la classica mentalità molto diffusa in Italia che invece di

incoraggiare le persone ad osare ti dissuade dal provare qualsiasi cosa insegnandoti la paura di fallire. Eppure io sono sempre stato una persona molto determinata e così felice di stare al mondo che il fallimento non rappresentava per me qualcosa da temere. Sin da quando ero 20enne mi ero lanciato in imprese audaci (programmare un videogioco, scrivere un libro di successo, ecc. ecc.) . Ero convinto di potercela fare così iniziai a lavorare prima nella mia piccola provincia e subito dopo mi proposi come autore al più noto sito del settore. Inizialmente ottenni un rifiuto ma ero così determinato da voler andare avanti . In quegli anni accrebbi la mia esperienza e feci evolvere il mio stile di coaching. Scrissi pure un libro perché avevo anche il sogno di diventare romanziere. Anche in questo caso però quando lo inviai alla casa editrice ottenni un rifiuto. Mi impegnai e quel che mi aiutò più di tutto fu il mio modo di vedere le cose. Non vedevo i rifiuti come porte sbattute in faccia bensì come lezioni, un messaggio che mi arrivava per spiegarmi come potevo migliorarmi. Nel giro così di due anni tutto cambiò. Mi riproposi al noto sito di coaching e stavolta mi diedero un periodo di prova, se in quel periodo fossi stato in grado di piacere al pubblico allora sarei diventato collaboratore fisso. Nel giro di sei mesi ottenni un successo inaspettato. Persone che mi scrivevano, che leggevano i miei articoli e che mi votavano con tanta regolarità da portarmi a diventare il secondo coach più votato di tutto il sito anche davanti a professionisti più famosi di me. Subito dopo arrivò la pubblicazione del mio primo romanzo e poi del secondo e del terzo...premi letterari e divenni anche docente di autostima e comunicazione collaborando con strutture private e statali. Il mio canale youtube divenne il più visitato sull'argomento. Avevo preso il volo. Cosa contribuì al mio successo? In primo luogo le parole che avevo imparato a dire quando ero piccolo nei momenti bui non mi avevano lasciato e mi avevano sostenuto anche quando ottenevo come risposta un No. La seconda cosa fu l'atteggiamento, stato d'animo che mi accompagnava nella vita, la fiducia che avevo in me stesso e nei miei mezzi. Ero riuscito a raggiungere degli obiettivi in cui credevo solamente io e la mia malattia era stata maestra di vita e aveva contribuito a darmi le risorse che mi furono utili per arrivare la dove volevo. Non è importante quindi qual è il tuo limite fisico o psicologico. Puoi usare questo come un ostacolo o come una leva propulsiva in grado di spingerti verso il tuo successo. Chi ti guarda da fuori vedrà i tuoi limiti come qualcosa di disprezzabile e come qualcosa che impedisce la tua felicità o la tua auto realizzazione. Tu però puoi sempre decidere di filtrare le convinzioni negative che ti arrivano dal mondo e imparare questi due piccoli segreti che ti sto per svelare. Il primo consiste nel guardare a te stesso in modo diverso. Sposta l'attenzione su quel che hai e non su quel che non hai ed impara a usarlo. Immagina di andare in un ristorante dove fanno del pesce buonissimo.

Probabilmente è il più rinomato ristorante che fa pesce nella zona. Se ti concentri sul fatto che fa pesce buonissimo probabilmente diverrà il tuo preferito ma se invece ti concentri su tutto il cibo che non fa (pizza, pasta, carne) allora ne rimarrai deluso, evita di cadere in questo equivoco quando parli di te. Sposta l'attenzione su ciò che sai fare e su ciò che hai e su ciò che puoi fare su ciò che hai. Non temere il giudizio. Se a te piace tanto la pizza e qualcuno ti dicesse che la pizza non è buona ci rimarresti male? Probabilmente no eppure ogni volta che qualcuno emette un giudizio su di te e tu ci rimani male non fai altro che soffrire per un'opinione. Ricorda che il giudizio è un'opinione che le persone scambiano per verità.

Per questo ti ho raccontato la mia storia, per farti capire che un piccolo ragazzino affetto da una dolorosa malattia s'è trasformato in un uomo che seppur affetto da disabilità è riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi che si era prefissato. Non importa qual è la tua condizione fisica o psicologica. Non importa da dove vieni. Metti in discussione le tue credenze e potrai arrivare dove vuoi.

Questa è la mia storia e ricorda che puoi trarre esempio da tante persone che ce l'hanno fatta prima di te e ricorda che tu puoi farcela come loro. Non devi nascere dall'altra parte del mondo o avere qualche caratteristica che ti manca, quello che hai è sufficiente.

Un caro saluto,

Semplicemente,

Sinceramente,

Marco.

Bene, siamo arrivati anche al traguardo di questo Tour tra i personaggi famosi con Adhd e adesso hai ben chiaro che non hai un limite, ma un dono da sfruttare e che questo dipende solo da te.

Oltretutto hai potuto anche vedere quanto sia importante iniziare a cercare modelli di vita differenti e che siano di ispirazione per le nostre vite. Del resto che senso ha guardare le modelle di una sfilata? Ci faranno sentire più brutti e meno contenti di noi stessi se abbiamo anche poca autostima. Persone del calibro di Nick, Lizzie e Marco, ci aiutano a prendere fiducia e speranza, affinché la nostra vita possa cambiare. Ma sopratutto ci dimostrano e ci insegnano che questo DIPENDE SOLAMENTE da NOI.

COMPLIMENTI, hai finito questo Tour, adesso eremo alle Conclusioni di questo libro sulla Adhd.

Riguarderemo il percorso che abbiamo fatto fin qui, le cose che sono importanti per noi, e alla fine ti premierò con un gioco che ti aiuterà a rileggere il libro con maggior divertimento.

Ci vediamo dopo, adesso rilassati, rifletti su quanto hai letto e magari va' a vedere su internet qualche filmato di Nick, Lizzie e Marco; ti assicuro che ti emozioneranno e ti daranno molti spunti di riflessione.

Ciao Campione, ci vediamo alla premiazione nel prossimo capitolo.

TRAGUARDO delle CONCLUSIONI SPRINT FINALE

Eccoci arrivati alla fine di questo mio primo libro; prima di congedarci, adesso eremo alle premiazioni e alle conclusioni di questo nostro lungo Tour.

Ci tengo innanzitutto a fare dei ringraziamenti e voglio farli proprio adesso, perché solitamente nessuno o pochissimi guardano i titoli di coda riconoscendo così anche il merito a chi ha lavorato e ato la creazione dell'opera.

Ti invito a vedere la pagina finale dei ringraziamenti, per vedere chi ha collaborato, in special modo i correttori di bozze, gli editor del testo, le persone, che hanno visionato il libro dando i consigli necessari per la sua rifinitura, il service che mi ha permesso di auto pubblicarmi, le persone che hanno creduto in me e mi hanno incentivato a finire questo mio lavoro oltre a tutte quelle persone che mi vogliono bene e che mi hanno sopportato in tutti questi anni.

GRAZIE a TUTTI voi.

E adesso iamo alle conclusioni e alla premiazione finale.

Il nostro tour della Adhd è stato davvero un lungo tour, che ci ha portato pian piano, tappa per tappa e tour per tour, a prendere maggior consapevolezza del nostro disturbo, per comprendere e consapevolizzare nel migliore dei modi quelli che sono i difetti e i pregi della nostra condizione.

Hai scoperto cos'è l'Adhd, i suoi fattori principali, che sono il disturbo dell'attenzione, l'impulsività e l'iperattività, e alcune delle problematiche connesse alla Adhd. Non ho inserito volutamente le problematiche patologiche, come depressione, disturbi dell'apprendimento, disturbo bipolare e quant'altro, perché quelle deve diagnosticarle un medico; sarebbe stato un discorso lungo e ti avrebbe alla fine distolto dal traguardo finale, che è prendere conoscenza e consapevolezza di come vivere la propria Adhd.

Ho preferito quindi vedere le problematiche di tutti i giorni, come la procrastinazione, il disordine, l'autostima, l'affettività, il problema della difficoltà di avere una scala di importanza, e sopratutto capire che sono problemi risolvibili con strategie.

Subito dopo abbiamo fatto il Tour dei Doni, iniziando a capire che l'Adhd, oltre che agli aspetti negativi presenta anche moltissimi aspetti positivi, e che tali aspetti possono essere sfruttati, come li sfruttano personalità famose che hanno il nostro stesso disturbo.

E abbiamo visto così come l'Adhd ci porti ad avere una grande immaginazione e fantasia, come sviluppi il nostro dono della creatività, e come questi due doni ci diano delle qualità innate di problem solver e ci rendano adatti al brainstorming. Abbiamo visto come poter sfruttare al meglio la nostra dote nel lanciarsi nelle cose e la nostra reattività, quanta energia e movimento ci offre la Adhd, tanto da farci risultare, quando siamo ben focalizzati, degli instancabili lavoratori.

Infine abbiamo fatto il tour della Cura, comprendendo che guarire dalla Adhd non significa dover ELIMINARE il nostro disturbo, ma invece significa imparare a conviverci e cooperarci, utilizzandone i doni.

Abbiamo imparato tramite la tappa della Consapevolezza che questo è

l'ingrediente chiave per potersi creare la motivazione giusta per convivere con la Adhd egregiamente e sopratutto stimolare gli altri aspetti della guarigione.

Nella tappa delle strategie abbiamo preso consapevolezza che ogni ostacolo si può aggirare e che per farlo si devono creare delle giuste strategie da mettere in atto e far diventare meccaniche, comprendendo come poterti creare le tue personali strategie.

Poi abbiamo affrontato la tappa della Cooperazione e abbiamo ribadito il concetto che non è nostro obiettivo eliminare il nostro disturbo, ma imparare a cooperarci nel migliore dei modi. Inoltre abbiamo imparato l'importanza di cercare la cooperazione degli altri e sopratutto delle persone a noi vicine.

La tappa dell'Allenamento ti ha ricordato che tutto quanto hai compreso e consapevolizzato deve essere costantemente allenato e migliorato, che qualsiasi percorso tu scelga devi allenarti e che l'allenamento ti aiuta a trasformare le strategie in automatismi.

Siamo arrivati poi alle tappe di velocità che sono l'alimentazione, da poter affiancare a qualsiasi percorso terapeutico, e l'affiancamento farmacologico, valutando quando sia attuabile e ricordandoci di non dipendere da questo ma di usarlo come una stampella per poi poterlo lasciare al momento in cui troveremo il giusto equilibrio per convivere con la nostra Adhd.

L'ultima tappa, il Sostegno, ci ha permesso di capire che non possiamo pensare di fare tutto noi ma che dobbiamo cercare ogni forma di sostegno, non per farci compiangere, ma per farci aiutare a restare consapevoli e capire se siamo noi alla guida o lo è la nostra Adhd.

L'ultimo tour è stato un giro veloce sui personaggi famosi con Adhd e anche su personaggi secondo me importanti, che pur non avendo l'Adhd ma altre problematiche, ci insegnano ad andare avanti affrontando la vita. Abbiamo capito l'importanza di prendere esempi come questi, per farci ispirare e comprendere che non esistono veri ostacoli che possano fermarci, se non i limiti che noi stessi ci poniamo davanti. Pensa a Nick, Lizzie e Marco: quanti limiti avrebbero potuto porsi, e invece hanno reagito cercando ogni strategia o mezzo per poterli aggirare o comunque integrare nella loro vita.

Adesso ti auguro, di avere maggior consapevolezza di cosa stai ando, ma sopratutto spero di cuore che questo libro ti permetta di avere anche maggior ispirazione, per riprenderti la tua vita e arrivare rapidamente ad una sana convivenza con la tua Adhd. Ricorda sempre che quello che molti ritengono un disturbo è anche un bellissimo dono che ti permette di avere una mentalità creativa, aperta e sopratutto pronta a risolvere i problemi anche quando sei sotto stress. Non DIMENTICARTELO MAI e ricordati sempre questi semplici consigli:

Sii sempre consapevole

Sii sempre informato

Sii sempre allenato per migliorare la tua convivenza con la tua Adhd

Sii sempre cooperativo

Sii sempre TE STESSO e migliora la tua Autostima

Sii sempre coraggioso e non scoraggiarti mai.

Bene, adesso meriti un bel premio e come ti ho anticipato ti regalo un piccolo gioco che ho creato sul momento per poterti aiutare a rileggere il libro con divertimento. In questo modo potrai rinfrescarti la memoria in qualsiasi momento.

Prima di lasciarti al Gioco della Adhd, vorrei ricordarti che ti aspetto sul mio blog http://lamiaadhd.com dove potrai confrontarti sui vari temi con altre persone che hanno il nostro stesso disturbo.

Inoltre sarei molto felice di ricevere le tue email, per avere la tua opinione sul libro e rispondere personalmente ad ogni tuo quesito.

Bene, ti saluto e ti ringrazio per la tua Attenzione. Come vedi, il disturbo dell'attenzione non è un problema così insormontabile, impara a vederlo come un bellissimo DONO.

A presto.

Gabriele

GIOCO del Tour della Adhd

Il gioco è semplice: devi munirti di un dado a 6 facce, stampare il Percorso a tappe della Adhd e la scheda giocatore, e logicamente avere una copia di questo libro.

Appena avrai tutto a disposizione, prendi una mezz'oretta o al massimo un'ora ogni giorno per giocare alla consapevolezza della Adhd. Ti invito a giocare per 90 giorni di seguito, non te ne pentirai facendo così “Il giro della Adhd in 90 giorni”.

Quando inizi, scrivi nella scheda Gioco nome e soprannome di gioco, sii fantasioso, sei un grande avventuriero, sbizzarrisciti.

Segna anche la data di inizio del gioco e, mi raccomando, quando sarai arrivato ai 90 giorni mandami una copia della scheda, la pubblicherò con tanto di complimenti e ringraziamenti per la tua bravura.

Adesso possiamo iniziare.

Fai una croce sulla partenza e parti con il primo turno, che consiste nella lettura dell'introduzione.

Da questo momento, ogni giorno, trova un po' di tempo, al massimo un'oretta o quel che credi tu, per tirare il dado e spostarti sul tabellone.

Se cadi su una casella, segna la data di inizio tour in base alla posizione della casella. Per esempio sulla scheda del personaggio segnerai la data di inizio 1° Tour, se cadrai in una qualsiasi casella che inizia dalla casella Tour “io ho l'Adhd” e fino alla Casella Tour “caratteristiche Adhd” esclusa.

Poi segna una croce sulla medaglia tappa di quel Tour, se la casella è una Tappa, e leggi quella Tappa e lavora su quella Tappa per oggi, mettendo una X sulla casella dove sei arrivato.

Se invece è una casella E, M o R, allora metti una X sulla casella e per oggi svolgi il compito descritto:

R = Relax : Indica che il tuo turno di oggi prevede di prenderti una pausa di relax e riposo con te stesso e premiarti per tutti i risultati positivi raggiunti oggi, anche un semplice compito che ti eri dato e che hai portato a termine, come ad esempio pagare una bolletta della luce. PREMIATI e RILASSATI. M = Meditazione: Sta ad indicare che ti devi prendere una pausa di riflessione, sulla tappa che precede la casella M, e riflettere su come quell'argomento si integra nella tua vita e come la influenza. E = Esercizio: Questa casella indica che devi svolgere un esercizio quotidiano, ad esempio affinare le tue strategie oppure preparare una scaletta o o per un compito che devi fare; scegli liberamente tu l'esercizio da svolgere, per oggi il tuo turno è solo svolgere l'esercizio.

Quando hai conquistato tutte le caselle di un tour, allora metti una croce sulla COPPA del Tour, nella scheda personaggio.

Andando avanti nel gioco, in questi 90 giorni, saranno sempre meno le caselle libere. Infatti quando tirerai il dado, dovrai sempre e solo muoverti sugli spazi LIBERI senza X. Quando avrai riempito tutto il tabellone di X e quindi la tua gara sarà terminata, metti la data di fine gioco e spediscimi la scheda per vederla pubblicata negli Hall of Fame della Adhd sul sito http://lamiaadhd.com, dove troverai anche altre versioni future del gioco o potrai proporre una tua personale versione di gioco.

Chi vince?

Non vince nessuno, vince solo la tua consapevolezza che cresce di giorno in giorno sul tuo disturbo, divertendosi.

In questo gioco il nostro compito è solo divertirci, prendere consapevolezza del nostro disturbo e imparare a conviverci.

Studieremo anche qualche versione competitiva, intanto pensaci e proponi le tue idee, e magari facciamo anche un torneo tutti insieme.

Intanto divertiti con il gioco Il Tour della mia ADHD 1.0 e aumenta di giorno in giorno la tua consapevolezza sulla tua condizione.

Ogni volta che raggiungi il traguardo e vinci una medaglia o addirittura la coppa del TOUR, ti invito a comunicarmelo sul blog o via email, con tanto di giorni di gioco effettuati, così riceverai i miei complimenti e comparirai nella lista dei corridori del tour con tanto di risultati ottenuti.

Bene, adesso siamo alla conclusione e ai congedi finali, ricordati di stampare o di richiedermi i file da stampare del gioco e di divertirti rileggendo anche il libro.

Se trovi varianti del gioco, sono aperto ad ogni possibile proposta e ti saranno riconosciuti i crediti dell'idea oltre ai miei ringraziamenti personali per il grande aiuto che mi darai in questo modo.

Adesso ti saluto, spero di cuore di vederti presto sul nostro sito http://lamiaadhd.com e di poterci conoscere personalmente. Stammi bene e buona convivenza con la tua Adhd.

Gabriele.

Il grande GIRO della ADHD in 90 giorni

Ecco il tabellone di gioco per la rilettura e l'utilizzo del libro.

Usalo per il gioco e anche per ricordarti le tappe del libro che ti hanno portato ad avere maggior consapevolezza della Adhd.

Buon DIVERTIMENTO.

SCHEDA GIOCATORE

Quando inizi un Tour segna data di Inizio. Conquista tutte le caselle del tour, dalla partenza al traguardo, e per ogni casella tappa segna una croce sul medagliere. Quando hai preso tutte le medaglie, segna una croce anche sulla Coppa del TOUR e la data in cui hai finito il Tour.