Brandelli Di Cartaigienica: ...racconti E Stralci Di Sentimenti Irrisolti... 1n6615

PREMESSA:

Per la non voglia e per la mia devastante disorganizzazione, pubblico la mia prima raccolta di brani senza un filo logico. Non importa dove s’inizia a leggere, ognuno si prenda ciò che vuole. Il limite è la voglia la spinta è la curiosità, si può ridere, piangere o sentirsi protagonisti senza esserne obbligati. Che dire di più.. Buona lettura.

Zingaro

Si sentiva solo la pioggia, dentro.. altro che farfalle del cazzo. A volte si ha solo l’umidità di sentimenti già esistiti, come una melodia di cui non si ricorda il nome. Il tatto impercettibile di una sensazione vuota. Non volere, non sentire … tutto questo è come la sbatta di dover incollare due cartine, in mancanza d’altro …

Zingaro sulle sponde sporche del torrente, penso: come un sopracciglio che cade, lascia la speranza di un desiderio … cade sul foglio sporcato con le dita, con la mente cerco un sentore comune … ma dove cazzo sei, se è vero … e se ci sei … quanti battiti ti servono … butto giù la maschera del mio sorriso se questo ti fa star meglio … ma il mistero non è nella mia indole, vivo nella trasparenza della sincerità … e quella stupida voglia di una guancia sul mio petto mentre le dita scorrono fra i capelli.

Tutto questo sta nel rumore secco del bicchiere Pestato sul banco dopo l’ennesimo shot! Buttane giù un altro che il colpo di tosse è un altro demone che si lamenta … aspetto su questa riva sporca io zingaro lavo via le ferite sospese …

Shhhhh

Se sputi in faccia alla miseria lo sputo torna in dietro, non c'è orgoglio che valga tanto. andare... con le gocce di questa pioggia sporca che rigano i vetri, celando un paesaggio che conosci... quella strada, presa come un simbolo di una vita che non m'appartiene lunga diritta come un filo che collega posti dove si è vissuto sognato predetto e scopato... strada che non lascia scampo alla memoria e non serve chiamarla troia non ci sono vinti vincitori ne ladri ne eroi... ci sono infami... ci sono urla ma in silenzio...

shhhhhh il silenzio è la parte migliore

shhhhh a nord la casa dei miei a sud la nostra

e nel mezzo ??? nel mezzo sta chi non dorme... chi di giorno non ti riconosce... chi lava una macchina alle 2 di notte...

shhhhh ci sono le botte vetri raccolti sogni irrisolti... voci di bimbi interrotti se camminassi lungo questa strada cento volte... avrei un ricordo per ogni o ma il buono dei i e che ad ogni nuovo o ce ne uno che rimane indietro... e non importa se cammini da solo... da qualche parte si va camminando incontrerai altri a so... e non fidarti di chi non ride chi non ride ha perso la sua battaglia se non la guerra... ma io sono di un'altra pasta ho il sorriso come scudo e queste quattro parole sono la mia spada... feriscimi e lasciami in ginocchio su sta strada...

shhhhhh

il respiro è la parte migliore

shhhhhh giusto il tempo ti togliermi la polvere inarcare il sopraciglio e sorridere ancora un ghigno che parte dal fondo una spinta che viene dagli angoli bui un ricordo primordiale

shhhhhh ci sono io e ritorno a quando in ginocchio ci son stato e ritrovo un coraggio che no ho mai dimenticato...

Good Night

Scivolando per una via fredda appena fuori dal centro, calpesto un tappeto di coriandoli. Scenario di una festa finita, come il paese dei balocchi dopo i bagordi, quando i bimbi son tutti ciuchini. Come posso, non pensare alla mia voce, uscita troppo alta dalla mia bocca, esasperato da te e dai miei sentimenti, un urlo.. una bestemmia. Si, faccio i capricci, sbatto i piedi e a volte non sono io a parlare ma è la noia bevuta in amicizia. Ma tu rimani nel tuo mondo del cazzo, a me la vita da solo baci a stampo e quest’abitudine mi porta a chiudere le labbra, se non dico è per tenerti viva e se t’incazzi vivi..quindi no.. non la voglio vedere la tua faccia. Non la voglio sentire quella risata che muove maree stupide. In questo giorno di merda dico addio.. e come ricordano sagge donne: piangere, ogni tanto fa bene, lava gli occhi. Good night…

Scintilla, fiamma

Scintilla, fiamma. aspiro, boccata e nuvola di fumo … Questo dovrebbe essere il mio rapporto con te, hai un carattere di merda che accetterei solo avendoti. Io ho la maschera del clown, sorrido e se ti saluto è per rispetto, niente di più. Il tuo nome è convinzione il mio smentita. Perché puoi essere Anche piena di te, ma ti vorrei piena di me: come dire si, mi stai sul cazzo ma ti vorrei sul cazzo!!! E scusa se sono volgare, ma quello che provo esce dalla testa percorre le braccia, arriva alle dita e cade sulla tastiera ma sono fottutamente vero! Ciao belè … niente di personale … mi piace dar fastidio, questo è il mio mestiere!

Roberto?

Questa storia è nata da una battuta tirata fuori quasi per caso ad una cena fra amici, la battuta in questione non ve la dirò ora, troppo facile. La storia è quella di un ragazzo, Roberto, alle prese con la vita difficile dei suoi 19 anni, sempre pieno di impegni fra amici, scuola e fidanzata. Vive in toscana in un paesino situato fra le colline del chianti, Sambuca. Il paese è molto piccolo e molto tranquillo e i giovani del posto non vedono l’ora del weekend per uscire dalla noia e partire per qualche gita fuori porta. Infatti la sua storia parte da una di queste gite. Sinceramente non ho questa gran voglia di raccontarvela, quindi ve la farò raccontare da lui… sperando che ne sia all’altezza.

Ciao, mi chiamo Roberto Morelli e sono nato a Sambuca il 23 dicembre 1981, in quel buco di paese veramente non ci sono solo nato anzi, ci sono cresciuto e la cosa angoscia tanto. Tutto cominciò un sabato mattina mentre, con il mio migliore amico e le nostre fidanzate si andava a verso l’ Abetone a campeggiare, sinceramente io e Dany, il mio amico, avevamo solo l’intenzione di sarcela con le due tipe. Durante il tragitto si rideva e scherzava soprattutto quando Dany faceva l’imitazione di Facchinetti mentre cantava “dio delle città”. Io guidavo e devo ammettere che la velocità era sostenuta e, appena dietro una brutta curva una colonna di auto ci attendeva. La forza della frenata ci catapultò in avanti facendo volare sul parabrezza lo zainetto che stava sul lunotto, il rumore fu assordante e l’attimo fu confuso, non ricordo bene… ripartimmo quasi subito sincerandoci se tutti nell’auto stessero bene, < > è l’unica cosa che mi ricordo che disse Dany, ma la canzone dei Pooh mi girava in testa. Dopo qualche tempo arrivammo al campeggio, oddio più che un campeggio era un semplice spiazzo fra gli abeti nel bosco, piantammo le due tende e dopo una cena al sacco ci scolammo alcune birre poi ognuno nella propria tenda… io e Laura, la mia ragazza di allora, ce la sammo per circa due ore poi, io crollai stremato dalla giornata…

Quella mattina mi alzai confuso, Laura era sparita e anche della sua roba non c’era traccia. Uscii frastornato e, stropicciandomi gli occhi notai con gran stupore che, neanche Dany e la sua ragazza erano rimasti, se ne erano andati tutti… pensai ad uno scherzo idiota e li cercai per circa un’ora… Vidi in lontananza la mia Punto blu ma degli altri nulla, si alzò un aria gelida… d’un tratto sentii la voce di Dany che piangeva e diceva << non è vero, io ci ho provato, io…” mi spaventai. Smontai in fretta la tenda, caricai tutto in macchina e ripartii nervoso e incazzato, pensavo allo scherzo dei miei amici, bastardi! Sullo stradone che portava verso casa vidi una vecchia osteria e la fame era acuta, mi fermai. Entrai e vidi subito che il locale era pieno, neanche un posto e la cameriera era tanto indaffarata che non mi vide nemmeno, uscii e ripresi il mio viaggio, pensando alle parolacce da dire a Dany. Guardavo la strada vuota che scorreva sotto la Punto, alzai il volume della radio, ancora notizie di morti sulla strada, su quella strada. Il cartello scolorito dal tempo mi segnalava l’arrivo a Sambuca, il paese era quasi fantasma, non c’era nessuno, ma la cosa non mi stupì, in quel posto accadeva spesso. Girai nella via che portava a casa e vidi che il baretto di Stefano era chiuso, sulla saracinesca un biglietto che non lessi, andavo spedito verso casa. A casa mia non c’era nessuno, neanche da mia nonna che abitava a fianco, la cosa non mi piacque, un altro alito gelido mi entrò nelle ossa. Presi la macchina e partii verso casa di Dany, la strada che portava dalla piazza a casa sua ava per il vecchio cimitero dove notai che molte persone a lutto ne uscivano e la macchina di mio padre ripartiva un attimo prima del mio arrivo… pensai alla nonna. Parcheggiai in fretta e scesi, fra la folla chiedevo alla gente che usciva ma nessuno sembrava ascoltarmi, continuavano a scuotere la testa guardando a terra… vidi Dany con le due ragazze davanti ad una lapide nuova di zecca, corsi verso di loro… << ma cosa cazzo succede?>> non mi ascoltarono… non mi videro nemmeno. Guardai distratto quel pezzo di granito lucidato… la scritta riportava il mio nome, la mia data di nascita ed il giorno della partenza

per il week end… non fu solo una brutta frenata quella!

Chi ci assicura dove finisce la vita ed inizia la morte?...

Citazioni

Sono giorni che non tocco al tastiera, sento la mancanza. Magari un giorno potrò farlo come mestiere, scrivere per professione. Come ho sentito in un pezzo a teatro l’altro ieri, “se fai un lavoro che ti apiona, non lavorerai un giorno in tutta la vita!” Ma ora, regalo i miei scritti al web. Racconto storie, rielaboro in chiave romantica fatti accaduti, romanzando la vita reale. Ho vissuto tante esperienze, alcune che non si possono nemmeno accennare, come diceva Rutger Hauer in Blade Runner “io ne ho viste cose …” ma meglio non dire a volte. Sono capace di raccontare qualsiasi cosa di me senza alcuna vergogna. Perché s’ intenda, io parlo di me! “Scrivo solamente la colpa, mai chi è il colpevole” come canta Jake la furia. Quindi prendete con le dovute maniere ciò che scrivo e che nessuno se la prenda. Ora lascio spazio all’ipocrisia della gente che commenta alle spalle e visto che ho citato parecchie frasi, lascio ai malvagi questa, del grande Alberto Sordi: “perché io so io, e voi non siete un cazzo!”

Sputare rabbia

voglia di sputare rabbia su un foglio digitale... su di un pezzo di carta... cosi, alla faccia della gente sembro sereno e sempre con il sorriso... stringo mani, parlo con il mondo ma a volte sono solo... non ho nessuno in fondo, che possa capire l'importanza di quello che faccio... batte il cuore, la mente accelera e scarica pensieri... le mani tremano... devo scrivere... non so dove cazzo ho imparato... ma mi viene da dentro... saranno tutti i film che ho visto, tutti i libri che ho letto, tutte le persone che ho ascoltato... si, lo so fare... anche se non è la fama che mi affascina... ma il trasmettere a qualcuno un emozione, un ricordo... anche se mio padre stesso, alla fine della stesura del mio primo libro, esortò con: "che cazzo ne sai tu di libri!" anche se... non importa...

ad alcuni qualcosa rimane... che sia un post su facebook, una risata davanti ad uno sbagliato o un bigliettino nel portafogli... qualcosa rimane... e forse... così, mi sento meno solo...

Pietra fredda

Te lo avevo promesso … prima o poi sarei venuto a trovarti … quante ne abbiamo combinate insieme … le donne, le corse con la moto, le notti ate in un freddo parcheggio, quanto abbiamo riso insieme. Sai ho rivisto Claudia, abbiamo parlato di te, gli manchi sai? È lei che mi incoraggiato a varcare sto cancello. Sono ati ormai due anni da quella notte e a te lo posso dire, non ho avuto le palle ma ora è cambiato tutto. Non giro più con gli altri, ho buttato anche il cannone, non ho più la moto e lavoro in un magazzino, ma tutto questo credo tu lo sappia già. Ho un peso grosso dentro. Quella notte… mentre tu… mentre tu lavoravi con gli altri, io ero con Claudia si, ma quello che ti hanno raccontato non era la verità; era venuta da me per dirmi che era incinta di te e voleva un consiglio da mia sorella sul da farsi e li la stavo portando. Teo, che voleva la mia parte di società, si inventò quella storiaccia per farci litigare che coglione!!! Lo sai che non cammina più?! Fu il mio ultimo atto. Tu eri con Teo e Paolo per quel lavoro e durante la fuga ti disse di avermi visto con Claudia, non aggiunse altro giusto per lasciare libero sfogo alla fantasia, perché tu potessi pensare qualunque cosa!!! Lo lasciasti al parcheggio e con la rabbia, in testa e nel cuore, e la moto sei corso da me e… lo sai… noi eravamo li a due i e ti ho visto, ho visto tutto e tutto crollò in quel momento. io non scappai. Dopo aver sentito Paolo che mi raccontò della vostra conversazione, sono andato da Teo,. sono entrato in ufficio, lui era li… con la barella nel piatto… Non sapeva nulla di quello che era appena successo, aveva spento il telefono lo stronzo. Comunque, sono entrato, gli ho ribaltato quella merda di scrivania e tutta la roba che aveva sopra … non l’ho neanche fatto parlare, gli ho scaricato il caricatore all’altezza delle gambe, non lo volevo ammazzare quel verme, doveva rimanere vivo, troppo semplice morire, ogni volta che guarderà quella sedia a rotelle si ricorderà di me… e di te. Dopo quella notte, nessuno si vide più.

Claudia lo ha tenuto il pupo, si chiama come te, ma anche questo lo saprai di sicuro. Fabri… cazzo… eri troppo nervoso per guidare quella notte … e su questa lapide quattro parole prese da un libro … non rendono giustizia a quello che eri … a quello sei stato … un Amico!

Stupida come la notte

Per te . . . Stupida come la notte. Quando le stelle non si vedono. Ho avuto la fortuna di sentirti vicino per più di un attimo. Tutto questo mi ha segnato di nuovo ma che importa, tanto di cicatrici ce ne sono già sul cuore. Mi hai dato del coniglio, perché non ti affronto mai ma, sai, una cosa che ho imparato dalla strada è che il coraggio ha bisogno della paura e che i pazzi prima o poi si fermano e per un attimo ragionano. Mi hai gridato contro che sono un codardo senza lasciarmi parlare, come un’isterica senza controllo, che fa anche rima col tuo nome “isterica” non ci ho mai pensato. Gli errori si fanno e si pagano sempre … io pago i miei, so di aver sbagliato e ammetto le mie colpe .. per quanto tu grida, io .. rimango ciò che sono. Sento che intorno ho perso tante attenzioni, persino da amiche o che reputavo tali ma questo è il fottuto gioco della vita no? Sarà l’orgoglio ma, sarei ipocrita nel dire: “non ho bisogno di nessuno” siamo umani, siamo vivi, siamo fatti per connetterci. Come mi sento ora .. forse .. lasciamo stare.

Fu più facile parlare con Dio...

fu più facile parlare con Dio... ... di giorno mi occupo di una cattedra in un liceo vicino Milano, ho quarantanni suonati da un bel pezzo ma, i miei alunni mi trovano giovanile e pressochè eccentrico, non provo timore o vergogna alcuna nel parlare alla classe o tutta la scuola come nelle riunioni speciali; ogni venerdì sera sono Elvis. Con alcuni amici abbiamo creato una cover band dove io canto e imito il Re... siamo famosi ne peggiori bar dell'hinterland e abbiamo una sorta di fan club che ci segue ma, anche li nessun timore... adoro il palco o lo stare al centro... un giorno, ricordo una domenica, partecipammo ad una manifestazione, davanti a me 20.000 persone... di vario genere... una cosa è gente che viene li per te un'altra è gente che è gia li... è l'esatto contrario... ma non c'era paura neanche quella volta. Una sera: fra il pubblico di un locale nei pressi di Monza, vidi lei... il cuore si fermò...

dopo la serata chiesi chi era, se aveva un marito o una relazione... qualcuno mi combinò un uscita e carico della mia verve andai. ... fu li che mi spiazzò, trovatomi al suo cospetto guardavo i suoi occhi verdi ma le parole non uscivano, avevo tante cose da dire ma non uscivano, avevo promesse per lei ma non uscivano, avevo aneddoti che usavo sempre con le donne ma non uscivano... non era timore, paura o che, qualcuno parlò d'amore o di farfalle nello stomaco ma no no non uscivano parole, ero in crisi e non la vidi piu... straziato tornai a casa... piansi nel mio letto e pregai... dissi tutto cio che aveo dentro e si li capii... fu piu facile parlare con Dio e aver fede ma la fede è bellezza effimera... lei non seppe mai di tutto ciò... e ancora adesso quando dorme accanto a me... è piu facile parlare con Dio...

Sospeso

Oggi mi sento sospeso da un filo di malinconica depressione, sorretto da un traliccio d’orgoglio … La cosa buffa è che, esattamente un anno fa, mi sentivo uguale … sarà la data??? Poco importa, la gente si mescola parla ride e vive … Qui non si sceglie si vive e basta … sii quello che sei anche se comporta indifferenza. La sfida più grande è tra cinismo e sentimenti …

Bagordi

Mi alzo frastornato, stanotte si è perso il controllo … Sono nudo, seduto sul letto e cerco di capire dove sono … camera mia. Per terra una lunga fila di indumenti forma una gincana colorata. Un cappello da cowboy, una palla di capelli castani, una camicia a quadri, una maglia bianca, degli hot pants, un paio di collant distrutti, una scarpa azzurra tacco 12.. c’è un top color carne e le mie tette sparse.. la testa mi fa ancora male. Guardo il telefono ed un messaggio dice: “oggi alle 4 sappi che dobbiamo parlare”.. parlare? Cosa, chi, ma chi sei? Mi alzo barcollante e ciondolante direzione doccia calda … non so se il dolore ai piedi sia da attribuire alle scarpe coi tacchi o alla camminata a piedi nudi sulla neve, reggendo un amico senza chiavi di casa. Entro in bagno e allo specchio c’è un ciccione semi struccato e stropicciato, che schifo! Eccomi ripreso, cerco tra le mie cianfrusaglie la catena d’argento che metto immediatamente come se mi fe sentire più uomo. Meglio esserne sicuri. Raccolgo la parrucca e saluto Cinzia.. sorrido e le dico: “non ci sono attori.. soltanto grandi attrici..”

Il silenzio della neve

Magnifico il silenzio della neve. Ogni cosa immobile è ricoperta d’ovatta bianca … cerco il sonno, appoggiato al cuscino mentre fisso la finestra, dove la tenda leggermente spostata mi mostra il natale in febbraio. Cerco di non pensare hai soliti clichè, che disturbano come una nota dissonante sul pentagramma sporco della mia esistenza .. intanto cerco l’accendino .. uno sbuffo di fumo scalda il mio interno, forse calma la mia ansia che un motivo non ha. Leggera, la nuvola di fumo crea forme rotonde incontrando la luce dello schermo. Cosa c’è in me che piace alla gente, cosa non c’è. Cosa è giusto e cosa è sbagliato. Vengo costantemente accerchiato da persone comuni e leggo d’interessi ignoranti che non si legano a me se non per un sorriso compiacente. Cerco piccole cose: un abbraccio, un sms di buongiorno quando apro gli occhi, un pensiero dedicato, il profumo di qualcuno addosso, niente di più. Dove sarai … ormai ti cerco come un ago nel pagliaio … quindi, pungimi e fammi sentire che esisti.

Pagina dopo pagina

Inforco le cuffie, cerco su youtube un album completo di Tracy Chapman e non appena intona “Don't you know” le prime tre parole di Talkin’bout a revolution, le mie dita cadono come pioggia sulla tastiera. Come se suonassi un piano.. Don’t you know, non lo sai… non lo sai chi sono.. mi hai conosciuto in uno stato pietoso, non proprio da serata di gala. 6.00 del mattino, in una pizzeria, il giorno del mio compleanno.. e ritieniti fortunata che riuscivo a proferire qualcosa di sensato. Due cazzate sui tatuaggi, il mio il tuo, ti piace Vasco.. le cose banali per attirare attenzione.. poi, notiamo qualcosa l’uno nell’altro.. Puntini. Puntini rossi sul tuo viso, lentiggini.. una delle cose più amorevoli e tenere.. ho un certo fetish per l’efelidi.. sorrido e te lo faccio notare. Anche tu vedi i miei puntini.. sul braccio.. nulla di amorevole. Mi hai scambiato per uno che si spruzza!!! No… è solo allergia cara, al massimo irritazione.. niente buchi promesso. Con la vita ci gioco spesso ma non giocherei mai una partita che saprei già persa. Non lo sai, don’t you know.. baby. Come sempre, la mia cazzo di brutta faccia arriva prima … sono la sorpresa io. Quello che non ti aspetti, non sono la situazione, sono la soluzione. Come quando sorrido a mezza bocca, (a qualcuno stava sul cazzo), qualcosa, una scintilla scatta, sei tu.. nessuna presa di posizione mai! Solo voglia di vederci tutto qua.. è cosi che funziona nel 2013? Ci sto! Realizzato come l’immagine di una T-shirt che cade a terra, soddisfatto come Homer dopo un birra, impaurito come la prima volta sul palco .. (non è vero li la paura c’è sempre). Prendimi scartami con la voce, apri il mio libro, delle cose verranno fuori sole, altre, escono col tempo.. alcune mai. La maggior parte faranno ridere, alcune sorridere, molte rabbrividire. Ma anche io ti sfoglierò, come si fa con un libro nuovo, ad ogni pagina un gesto con la mano per farla stare giù, come una carezza che fa sentire sotto i polpastrelli il leggero rilievo delle parole e delle venature della carta. Pagina dopo pagina.

Il giullare

Ho guardato in faccia il Re mentre regnava … Il mio ghigno lo mandò su tutte le furie... Scappai … incontrai il prete che predicava … risi ancora … mi indicò come un eretico … più avanti nel mio cammino, incontrai il ladro … mi affascinava … ma le mie risa non gli piacquero l’assassino mi trovò interessante invece … ma io ridevo … e non la prese bene neanche lui … cosi le guardie che guardavano mi portarono dal boia … neanche davanti a lui il mio sguardo scese … al patibolo c’erano tutti … L’imperatore, il prete, il ladro, l’assassino, le guardie Di li a poco tutto il popolo era li attorno, Il giudice con in mano la bilancia tuonò: “Tu … che sei così misero … cos’hai da ridere tanto” … La gente intorno aspettava la risposta in silenzio …

“Io? Ho scelto il ruolo di giullare perche il re mi stava sul cazzo, il resto lo avete fatto voi”

Gia

Gia … che non è un affermazione, ma, più il diminutivo del mio nome di battesimo, che va letta con la sonorità di un estremo rompimento di coglioni. Dall’inizio della mia vita viene usato per chiamarmi dai più intimi o solo per attirare la mia attenzione. Mia madre stessa imperterrita lo grida da anni per richiamarmi all’ordine. Gia! Che poi dico, va bene che il mio cacchio di nome sia lungo o medio lungo, sette lettere tre consonanti e quattro vocali. Sette, sette è anche il numero a cui corrisponde la G. L’iniziale, Gia-como. Gia!!! Gridato come un coro da stadio, un proiettile che arriva all’istante, Gia.. Gia.. Gia. Gridalo sempre più forte, io ormai ne sono immune, dillo seguito da una bestemmia, urlalo mandandomi a cagare, sussurralo mentre mi abbracci o ansima a tempo mentre ti sbatto su di un vecchio divano.. Gia! E parte un consiglio. Gia! Continua con la pressa.. Gia e questo, Gia e quello Gia!… UN CAZZO!!!

Fino a che punto

Fino a che punto... Ma fino a che punto è giusto o sbagliato... sentire quel morso dentro che ti spinge a sputare rabbia dentro ad un microfono, a stringere forte un'amica in un parcheggio, aggrappandoti ad un sentimento "placebo"... come a curare un ipocondria affettiva, malinconia: che solo a sentir parlare di lei ti si apre il cuore e ti si accende in viso il chiarore di un sentimento che non sai come chiamarlo, che va al di là del volersi bene, che ti vergogni di chiamarlo amore, poiché non sai... e aspetti quell' aereo, aspetti con la risposta in tasca ad una domanda che hai paura di fare... ma ora si è fatto tardi... andiamo a letto... diamo la colpa all' alcol... ed aspettiamo sulla riva del fiume... il guerriero è stanco... china la testa non per codardia e neanche in segno di resa... è solo ammirazione verso una regina che non sa il tuo nome!

Fanculo

fanculo... a volte ano giorni e stati d'animo fra un racconto ed un altro... il piu delle volte sento un bisogno quasi viscerale nello scrivere, una sorta d'ispirazione. allora cerchi i modi, cerchi argomenti, studi situazioni... ti trovi a combattere con pensieri comuni... giochi intorno ad un ipocrisia latente addossata ad ogni individuo... mi piace la vita per quello che è... il come insegna ad alimentare un ego... il tuo... il modo in cui lo si manifesta... perché esiste uno status symbol di ogni cosa..? quello li è cosi perche si veste cosi quell'altro invece, perché ascolta un tipo di musica deve essere in un modo... come quando esci e sei vestito di bianco, " sei un gelataio?" no, mi piace il bianco... ed il mio gelataio portava camice hawaiane... io ascolto ogni tipo di musica e se una cosa non mi piace cerco almeno di conoscere meglio l'artista... o almeno qualche esponente... se mi fermassi li... sarei ottuso... mi vesto come un quindicenne ma potrei indossare qualsiasi cosa... io faccio lo stile...

mi puoi beccare a fare l'aperitivo in un posto elegante ed un ora dopo sono a pogare in t-shirt nella fango del magnolia... e non è qualunquismo... ma non vivo per essere collocato in uno scaffale... io voglio assaporare ogni goccia di rugiada che investe le mie mattine... i miei principi non sono affatto sani... l'importante è rispettare ed amare... il resto si fotta... e non voglio essere di controtendenza... a me basta guardarla, la tendenza... perche come diceva Ax se fi controtendenza per partito preso seguirei una tendenza e andrei contro me stesso... ma non mi ritengo neanche fuori dal comune... sono un normalissimo adulto adolescente di 31 quasi 32 anni innamorato della vita e dei posti dove incontrarla: nelle luci fredde che illuminano la metro in Cadorna, nel sorriso giallo e oro della zingara in san Babila, nell'odore di una mattina in toscana nel freddo improvviso su una spiaggia in autunno... nelle mani callose di un operaio... nei fianchi di una mamma... nel suono della sua voce... nel broncio di un bambino che vuole la merenda prima di cena... nel sorriso di bambino che non ha nulla...

ricordo che: la vita è ora... senza pensare a domani...

Jack..

Ebbro, o come cantano i pazzi nei club: “bevo, bevo!!!” che poi non l’ho mai capita sta cosa, io se vomito non sono affatto felice! Se bevo è per lo stato di ebbrezza non per arrivare a star male. Questa potrebbe essere un lettera d’affetto al Jack Daniels , che mi ha sopportato in tante notti, che ha parlato di me e per me. Il più delle volte ha tirato fuori cose brutte, a volte belle.. chissà, magari una notte mi appare in sogno e mi spiega il suo coraggio. Avrò l’opportunità di chiedergli perche arriva cosi furibondo, che se non fosse per la sua amica cocacola non riuscirei a guardarlo in faccia. Quel gusto dolciastro che m’incolla il palato e che mi fa svegliare col mal di testa. La nostra storia caro zio Jack non va più bene, dobbiamo limitare le nostre uscite.. non è bello parlare con un’amica alle 4.00 del mattino e pensare “tette, tette,tette, figa, figa,figa, gatto con gli stivali, culo, culo, culo!” cosa? Gatto con gli stivali? Allora lo vedi che non sei a posto?!? Vediamoci dopo cena beviamo un caffè, ti do un paio di attenzioni poi boh.. ognuno per la sua strada.. Dai, niente di personale Jack.. rimango comunque un tuo ammiratore.

Sei

Sei come la notte, senza rumore.. come quando si gioca su di un letto di morsi e parole, il tuo sguardo che incrocia il mio e c’è quell’attimo di silenzio che toglie il fiato. Quell’impercettibile sensazione di strano, un brivido ingenuo che fa balbettare parole stupide. Sei come il profumo della nebbia, sei l’umido che entra nelle ossa, sei la pioggia pungente sul viso, sei la scossa che accende la luce.. sei come quell’abbaglio che esplode dentro me se poso lo sguardo su di te.. sei come le belle parole che cadono sincere sopra ad un foglio. Il modo in cui cerchi le mie mani, il suono della tua voce che mi dice “te vori ben”! sei come la mia Milano, frenetica e pazza, sei un “clap” a tempo su una base house, la voce nera in un pezzo soul… sei un giro di basso funky. sei una strofa di Vasco.. un urlo di Ax.. sei ciò che mi sveglia! ..

Sorprendimi

Dondola, come il rumore dietro di me … un suono metallico e ritmato esce minaccioso dalle casse del pc. Pensavo ad una chiamata in arrivo. 2.30. Guardo veloce l’ora sullo schermo. “chi? Nessuno a quest’ora”, serio. Dondola ancora il rumore dietro di me … di colpo il vento spalanca la finestra, abbracciandomi di gelido inverno. “Figa che freddo”. Mi alzo e chiudo. Non c’è manco la luna. Puttana! quante volte ti ho creduto … Tanto si dice no? È la luna. Sei bella luna! Comunque son sicuro. La prima volta che capiterò sotto di te, con a fianco una: stronza come l’indifferenza ed allegra come la brina, tu, mi piglierai di nuovo per il culo … questo è il gioco. E la prossima volta, bha … sorprendimi!

Erika

Tu non sai neanche chi sono, io so soltanto che a volte si pensa di non riuscire più a dare e a ricevere emozioni... che va al di là dell' attrazione fisica o mentale... penso a te. dopo un periodo di completo cinismo verso sentimenti o il semplice distacco improvviso, quasi frenetico, nell' avvicinarsi ad una persona e il non riuscire piu ad istaurare un legame affettivo, poiché , pensi che sia inutile tanto poi si soffre.. al rinchiudersi in piccoli spazi della mente facendoti scudo con patetiche scuse. Non ti ho mai parlato, se non di idiozie egocentriche per attirare la tua attenzione ... a te e bastato uno sguardo involontario, il modo con cui gesticoli mentre sei presa da un discorso, come accavalli le gambe rivelandoti donna e che leva ogni pregiudizio e lo svela per quello che è: pura eleganza... virtù. lo so sono solo film miei, tu non centri nulla... perche è cosi facile innamorarsi ed è il farsi amare che è un casino... tu lontana e non solo geograficamente ma lontana da chi sono io... è non è egoismo il mio pensiero di averti, di viverti, quella voglia di entrare nel tuo mondo e di farti conoscere il mio...come un bambino curioso che ti prende per mano... il trovare un senso a tutto questo al capire che non esiste bellezza più grande dell' amare... nel sentire la mancanza di qualcosa... quella strana sensazione di vuoto... di incompletezza. Ogni notte mi piace addormentarmi pensando a persone care... ed il fatto che sia tu la protagonista dei miei ultimi pensieri, non preclude nulla se non fosse che mi ci risveglio la mattina con il "chissà come sta"... e quei stupidi mi piace cliccati sulle tue pagine che il piu delle volte non bastano o non rendono l'idea... e col terrore di lasciare commenti per paura di un tuo fraintendimento "ma questo cosa cazzo vuole" ... per prendermi poi sui denti una tua garbata ma asettica risposta... con l'educazione che si usa fra sconosciuti; ma a questo punto so di essermi liberato da un peso... anche se poi penso, che vedendoti così inarrivabile non ci si spazio per me... ma non ti biasimo... gioco nella speranza che un giorno tu ti accorga di me.

C’era una volta

Come spesso s’inizia, c’era una volta… In sella al suo destriero, un impavido cavaliere dalla lucente armatura ormai segnata dal tempo e dalle battaglie. Privo di elmo con segni di vita sul volto attraversava dondolante la foresta fino al villaggio degli elfi. Al suo seguito, Cresta, un giovane pittore che seguiva il soldato occupando la posizione di scudiero ufficiale. Jeck era il nome del cavaliere, famoso per aver tratto in salvo da orchi e draghi le più belle principesse, ed averle lasciate li, in verginale attesa. A Jeck non importava di giovani dame in quanto colpito da una maledizione che neanche la Signora dei limoni che stava sul monte ad aspettare con viva speranza chi le portassero mazzi di fiori di campo, riuscì a sciogliere quel sortilegio. L’impavido in una delle sue avventure, sconfisse a mani nude l’orco che teneva prigioniera la dama dagli occhi differenti e traendola in salvo venne rapito a sua volta.. se ne innamorò. Impazzì e scopri che la dama era una strega che portò a lei il giovane cavaliere solo per intrappolarlo in un sortilegio maledetto. Sarebbe stata solo lei a liberarlo da un amore non corrisposto. La strega, si mostrava dolce e forte davanti a lui, ed anche nella foresta dei mori si divertiva a farlo tremare di desiderio mentre Cresta disegnava volti sorridenti su di una pietra. La compagnia del cavaliere regalava sorrisi mentre lui e lei ballavano in mezzo ai mori. Bestemmiando Jeck si rivolse a Dio ed imprecando contro il suo regno chiese cosa poteva fare. “Nulla … parti scappa corri per le valli immacolate che io ti ho regalato e porta al tuo ritorno foglie di menta e lime”. Tamburi lontani e distorte corde elettriche accompagnavano il galoppo del cavallo … Dopo mesi di viaggio, Jeck e Cresta arrivarono davanti all’ingresso di una grotta incantata, si narrava che all’interno viveva un famigerato drago che sputava minaccioso fiamme lucenti dalle narici. Jeck si fece avanti, s’inoltrò nella buia caverna. Un ruggito tutt’altro che umano fece tremare le pareti rocciose del posto. Il pugno destro stringeva forte il manico della lucente spada, mentre l’altra mano portava al corpo lo scudo. Cresta stava dietro, la paura era toccabile e annusabile. Jeck si voltò per rassicurarlo ma, non appena si rivoltò si trovò gli occhi marroni e incazzati del drago che ringhiava calde nuvole di vapore. Un lampo, come se una scossa che partiva dal cuore accese il cervello de prode e senza macchia, il Drago era una lei, e lui se ne accorse in quell’istante. Fece

cadere a terra spada e scudo, inerme. “uccidimi. Non aspetto altro. La strega mi ha tolto ogni speranza, io sono stanco di combattere. Tu sei femmina e lo si sente istintivamente. Ed io non chiedo altro, che farmi vincere da un cuore arrabbiato e deluso da tutti i principi arrivati da chi sa dove per intrappolarlo. Da questo arriva la tua rabbia. Sei tu l’angelo che rinnega il mondo e si veste di semplicità per sparire in sguardi impercettibili. Apriti a me. Sarò la tua voce. Sarò la tua rivincita”. La terra trema … e dalle crepe lava e cenere riempirono l’aria. Qualche secondo dopo il nulla. Jeck apri delicatamente gli occhi, non c’era più niente di quello che c’era prima. Era sdraiato su di groviglio di arbusti secchi, davanti a se, una figura femminile si avvicinava a i lenti,i capelli come l’oro. L’esile e giovane corpo coperto da una toga bianca dondolava leggermente, i piedi nudi sembravano sfiorare il terreno. “ora sono libera, il tuo cuore mi ha liberata. Il tuo amore non corrisposto ha avuto la forza per rompere l’incantesimo. Grazie …”. Dopo queste parole, la bella sparì in una luce abbagliante. Di li a poco Jeck si ritrovò nella grotta con Cresta che dormiva un sonno profondo e i cavalli fermi a brucare erbacce. Del drago più nessuna traccia. Jeck raccolse le armi, svegliò lo scudiero e si rimisero in sella, continuando il viaggio verso nuove vite. Un'altra cicatrice solcava il cuore del giovane cavaliere.

Come la luna

Come la luna illumina il fianco della montagna, il suo sorriso illuminava le pareti perlate del locale. Gli occhi verdi dietro gli occhiali, celavano un aria di mistero. Movimenti semplici ed eleganti facevano da cornice all'esile corpo coperto da un tubino nero che, ad ogni volteggio, nel privè qualcosa restava qualcosa fermava il battito di un ingenuo scrittore... immobile fra le frasi cadute in un bicchiere di rhum. dalle casse, il battito house in 4/4, usciva prepotente, mentre la gente impazziva, lui inerme a tale sguardo imparò che: anche il rumore più grave, diventa musica... se mi guardi.

Finto romanzo

Allora … fate finta che sia un romanzo … Si è vero, l’ ho ribadito più volte, a me scrivere viene meglio che parlare … Ma almeno sto nel giusto … se scrivo cazzo intendo cazzo, non pene o minchia!!! Sono sincero, sempre … Brava!!! Ora ti senti a posto??? Sei tranquilla??? Ti sei levata un peso??? Di cosa avevi paura di perdere lo scettro agli occhi della gente..? La cosa buffa è che tu parlavi ed io già sapevo le cose … per sfortuna tua, la mia cazzo di vita mi ha insegnato a valutare le persone senza conoscerle e guarda caso ci azzecco il 90% delle volte … se c’erano dei punti in palio hai fatto jackpot al contrario … ora incazziamoci tutti, cosi vediamo le persone vere dove rimangono io intanto vado avanti con le mie idee, metafore di una vita. Sei hai due ingranaggi non puoi dire ho una macchina, però, è un buon inizio.

Non me ne frega un…

A me, non frega un cazzo… della macchina nuova, del conto in banca , del mutuo, del posto fisso, dell’ iphone e di tutto quello che avete… a me basta un libro da dedicare, una frase scritta di fretta, la musica, un microfono ed il sorriso dei quattro che mi seguono… una foto per ricordare, un' immagine da dimenticare… un sogno da inseguire… Se mi vuoi, questo son io… non quel che possiedo…

Ringraziamenti:

la mia vita, Ambra e tutte le persone attorno.

Titolo | Brandelli di carta igienica Sottotitolo | ...Racconti e stralci di sentimenti irrisolti... Autore | Giacomo Cona Immagine di copertina a cura dell’Autore ISBN | 9788891115034

Prima edizione digitale 2013

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