Fc Mezzi 9 - Rischio Di Retrocessione 2tlz

Daniel Zimakoff

FC Mezzi 9 - Rischio di retrocessione

Translated by Louise Nørgaard Hansen

Saga

FC Mezzi 9 - Rischio di retrocessione

Translated by Louise Nørgaard Hansen

Original title: FC Mezzi 9 - Nedrykning truer

Original language: Danish

Copyright © 2016, 2021 Daniel Zimakoff and SAGA Egmont

All rights reserved

ISBN: 9788726774139

1st ebook edition Format: EPUB 3.0

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Marco: Adora il calcio, viene prima di ogni altra cosa. È bravo ad analizzare il gioco, è veloce ed è nato per correre. Non gli piacciono i contrasti violenti. Sogna di giocare professionalmente nel Barcellona – come Messi. Nicola: Si allena spesso in giardino, ed ha un sinistro potente. È sempre ottimista e di buona compagnia. È forte, pieno di energia, ed è il fratello minore del campione Kevin. Luca: Ottimo portiere. Para la maggior parte dei tiri in porta. Sa tutto sul calcio, conosce tutte le squadre e le loro tattiche. Il suo unico problema è che odia correre e perde facilmente il fiato. Ursula: Una delle due ragazze che fanno parte del FC Mezzi. L’altra ragazza si chiama Anna. Ursula è una giocatrice veloce che gioca soprattutto sulla fascia destra. È brava a are la palla e non ha paura di fare contrasti. Ursula è la ragazza di Marco.

Capitolo 1

Luca ed io stavamo andando a prendere Nicola. Dovevamo giocare la quarta partita della stagione, in casa, contro il Levrino. Io frequentavo ancora l’allenamento speciale al Belleno, ma solo una volta alla settimana. In quel modo riuscivo anche ad allenarmi e a giocare con il FC Mezzi. Anche la scuola richiedeva tanto impegno, perciò non avevo molto tempo per gli amici e per Ursula. “Hai sentito che Massimo e Michele non giocano oggi?” disse Luca evitando una grande pozzanghera. “Sì, devono andare a un compleanno in famiglia”. Non hanno giocato nemmeno l’ultima volta contro il Levrino, e quella volta abbiamo vinto”. “Già, era ai tempi delle partite 8 contro 8. Il papà di Miguel era il nostro allenatore, e gli hanno dato il cartellino rosso. E tu hai segnato il gol della vittoria”, disse Luca. “Con la punta delle dita”, dissi. “Allora siamo in quattordici oggi?” “Solo se Nicola è riuscito a convincere Violet”. “Come sta Nicola?” chiesi a Luca. “Eri a casa sua ieri, vero?” “Sì. Non sta molto bene”, disse Luca. “Suo papà si è trasferito, e spera che Kevin torni a casa presto e che venga a vivere con loro”. “Lo capisco”, dissi. Chissà com’era quando i propri genitori divorziavano? In tanti divorziavano, ma ovviamente non era una bella situazione. Nicola non parlava molto ultimamente. “Forse Kevin può essere di nuovo il nostro allenatore”, dissi. “Ma abbiamo Cris”. Luca mi guardò. “Dici che non è abbastanza brava?”

“È bravissima, ma a Belleno c’è più di un allenatore. Sarebbe bellissimo se tutti e due...” “Qui non siamo a Belleno”, mi interruppe Luca, un po’ brusco. “Come va l’allenamento?” “Non lo so... È un po’ difficile quando non partecipo a tutti gli allenamenti, come gli altri”. “D’altra parte ti alleni in due posti diversi”, disse Luca. Annuii. Il Belleno aveva accettato il fatto che mi allenassi con loro solo una volta alla settimana per il resto della stagione, ma non era sicuro che lo accettasse anche la prossima stagione. In più non era nemmeno sicuro che mi volessero tenere la prossima stagione, dato che in tanti venivano lasciati andare, con il are del tempo.

Non fu Nicola ad aprire la porta... era Kevin! “Ciao, ragazzi”, disse ridendo delle nostre facce sorprese. “Siete pronti per la partita di oggi?” “Certo, mister”, disse Luca. “Ciao, Kevin”, dissi. “Sei tornato af abitare qui?” “Esatto!” disse Nicola, uscendo dalla porta. “È tornato, e viene a vederci giocare”. “Fantastico!” dissi. Era da tanto che non vedevo Nicola così felice. “Mi dovete promettere che vincerete”, disse Kevin. “Lo promettiamo”, gridammo tutti e tre in coro. Mi venne in mente quella volta quando noi tre avevamo convinto Kevin a fare il nostro allenatore. Sembrava un migliaio di anni fa. “Kevin lavora al negozio di accessori sportivi”, disse Nicola. “Perciò adesso

possiamo rimanere qui nella casa”. Kevin annuì e diede una pacca a Nicola. “Anche Nicola deve lavorare un po’, un paio di giorni alla settimana, perciò sono sicuro che dopo un po’ non ci sopporteremo più”. “Non ti sopporto già più”, disse Nicola ridendo. “E dov’è...?” Mi fermai. Nicola mi aveva accennato che la ragazza di Kevin era rimasta negli Stati Uniti. “Non stiamo più insieme”, disse Kevin. “A volte le cose vanno così, dopo un po’ si vogliono cose diverse”. Annuii. Kevin sembrava un po’ triste. E se si mettesse insieme a Cris? Almeno avevano in comune la ione per il calcio. Arrivò anche Violet, con il borsone, e ci salutò. “Vi avviso che non sono molto brava”, disse. “Ma posso fare la riserva”. “Sei bravissima”, disse Nicola arrossendo. Prendemmo le biciclette e andammo verso la scuola, entrando poi negli spogliatoi. Violet andò con Anna e Ursula a cambiarsi per prime.

Dopo un po’ di riscaldamento, Cris ci radunò tutti. Aveva il suo iPad in mano. Adesso voleva assicurarsi che avessimo una squadra e una disposizione di partenza. Chiamò prima il gruppo di base, come era al momento. “Rispondete ‘sì’ se ci siete e se siete pronti per vincere”, disse. Eravamo tutti pronti per vincere, ed era bello poterlo dire a voce alta.

Oggi eravamo in quattordici, con Violet. Undici in campo e tre in panchina. Dovevamo giocare 3-4-3. Secondo Cris era la tattica migliore, non avendo

Massimo e Michele. La squadra vincente era spesso la squadra che vinceva lo scontro a centrocampo.

La squadra contro il Levrino era la seguente: In porta: Luca. Difesa: Enrico, Miguel e Sebastiano. Centrocampo: Ursula, Giorgio, Antonio, Anna. Attacco: Nicola, Marco, Zlatan. Panchina: Violet, Umberto, Christian. Nicola ed io dovevamo aiutare il centro campo in caso di bisogno, mentre Zlatan doveva rimanere in attacco sull’orlo del fuorigioco. Dopo la forta pioggia notturna, Il campo era piuttosto pesante, perciò sarebbe stato necessario fare dei aggi potenti. Per fortuna non c’erano nemmeno il vento né il sole ad infastidirci. Ci mettemmo in fila e augurammo buona partita al Levrino, che aveva parecchi giocatori nuovi. Ultimamente avevano sia vinto che perso, e si trovavano a metà classifica. Era una squadra che dovevamo battere. L’arbitro Lorenzo, il nostro insegnante di educazione fisica, chiamò i capitani a centrocampo, per fare il sorteggio. Testa o croce. Scelsi testa e vinsi. Scelsi di mettere in gioco la palla. C’erano circa venti spettatori, tra i quali mio papà, il papà di Nicola e Kevin. Urlammo in nostro grido di battaglia: Chi siamo...? Mezzi! E così la partita iniziò. Il Levrino era piuttosto forte, e ci misero parecchio sotto pressione. Luca fece un paio di buone parate, e all’inizio io giocai più in difesa che in attacco. Antonio se la cavava abbastanza bene a centrocampo, e diventava sempre più bravo. Cris mi disse di avanzare, e di fidarmi della nostra difesa.

Intercettai un aggio di Antonio, più o meno a centrocampo. Il Levrino cercò applicare il fuorigioco. Zlatan e Nicola sarebbero stati fuorigioco se io avessi deciso di ar loro la palla, ma invece decisi di giocare da solo. Fuoi contrastato da un avversario, e finii a terra. Sicuramente un calcio di punizione, ma per fortuna Lorenzo non disse nulla. Zlatan ò immediatamente la palla a Nicola, che segnò! Un tiro basso, rasoterra, vicino al palo. Veramente un bel gol, e per fortuna era stato a Nicola a segnare. Aveva bisogno di incoraggiamento. Purtroppo anche il Levrino segnò, proprio prima dell’intervallo, e Enrico si era infortunato quando aveva cercato di bloccare il tiro. Si era stirato un muscolo della coscia, perciò zoppicò fuori dal campo, e fu sostituito da Umberto. Quando Lorenzo fischiò la fine del primo tempo, il punteggio era ancora 1-1. Cris ci fece i complimenti mentre ci riposavamo bevendo dell’acqua. “State giocando bene”, disse. “Veramente un bel gol! Ma provate a giocare un po’ più sulle fasce laterali. I nostri giocatori sui lati sono perfettamente in grado di liberarsi degli avversari”. Cris fece entrare Violet e Christian, che sostituirono Giorgio e Ursula. Violet era visibilmente nervosa. Nicola le sussurrò qualcosa che non riuscii a sentire. Le aveva sicuramente detto di rilassarsi e che giocava vicino a lei. Violet giocò bene, anche se ci fece quasi prendere un gol, quando non riuscì ad essere sufficientemente veloce con un aggio... L’attaccante del Levrino era stato rapido, si era liberato, ma per fortuna Luca aveva parato il tiro. Poco prima della fine della partita, il punteggio era ancora 1-1. Cris mi fece cenno di avanzare, in modo da essere tre attaccanti in tutto. Era una mossa un po’ rischiosa, ma dovevamo provare a vincere. Violet ò la palla a sinistra verso Nicola, che era corso verso il centrocampo. Si girò con la palla, e me la ò direttamente in mezzo a due avversari. Presi la palla e mi liberai, mentre Zlatan cominiciò a correre. Gli ai la palla oltreando l’ultimo difensore, sull’orlo del fuorigioco. Zlatan era veloce, probabilmente il nostro giocatore più veloce, e riuscì a

raggiungere la linea di fondo. Nicola lo chiamò, ma invece di mandarla a lui, Zlatan ò la palla a me. Corsi diretto verso la palla e la calciai di prima, con il peso del corpo sopra la palla. Il portiere non riuscì nemmeno a reagire e la palla volò diretta sotto la traversa! Venni subito circondato dai compagni. Sentii Kevin gridare: Bel tiro. “Veramente un bel tiro”, disse Nicola. “E che bel aggio”, dissi. Mentre stavo correndo verso il centrocampo, guardai verso mio papà che mi stava salutando, visibilmente orgoglioso. Vincemmo la partita. Dovevamo vincere almeno una delle ultime due partite, per evitare la retrocessione.

Capitolo 2

Dopo la partita, Cris ci radunò tutti nella sede. Mi cambiai lentamente, essendo molto stanco. Avevo giocato la partita e partecipato agli allenamenti due volte, tutto in quattro giorni. Era difficile farsi notare a Belleno. Gli altri erano bravissimi e io, partecipando solo una volta alla settimana, non riuscivo a farmi notare molto. Tiziano era gentile e mi diceva che me la stavo cavando bene. Raggiunsi gli altri nella sede, per ultimo. C’era anche Kevin. Forse ci volevano raccontare che Kevin ci avrebbe fatto da secondo allenatore? Nicola però lo avrebbe saputo... “Ecco il capitano”, disse Kevin. “Che bel gol che hai fatto! Era come vedere me stesso dieci anni fa”. “Te lo sogni”, disse Nicola. “Non sei mai stato così bravo”. Tutti si misero a ridere, e cominciarono a parlare della partita. “Silenzio, per favore”, disse Cris. “Kevin vi deve raccontare una cosa”. “Volevo solo dirvi che avete giocato veramente bene durante il fine-settimana”, disse Kevin guardandosi attorno. Ci stava prendendo in giro? Non poteva essere per quello che ci aveva radunato. “Ah sì, poi voglio raccontarvi di una bella competizione, che secondo me il FC Mezzi deve vincere”, disse fermandosi poi un attimo. “Quale competizione?” chiese Ursula. “Allora, la FIGC vuole uno nuovo slogan. Uno slogan che esprima la gioia di giocare a calcio. La squadra che trova lo slogan migliore vince una partita contro il Milan!” “Contro la squadra migliore?” domandò Zlatan con la bocca aperta. “Contro la Serie A?”

“Sì e no. È contro i talenti del Milan School of Excellence, la loro squadra U13, ma parteciperanno anche quattro giocatori della serie A. Noi ne avremo due e la squadra avversaria avrà gli altri due”. “Forte”, disse Zlatan. “So già chi dobbiamo scegliere”. “Sarà un sorteggio a deciderlo”, disse Kevin. “Ho sempre sognato di stare in porta a San Siro”, disse Luca. Tutti cominciarono a parlare contemporaneamente. Sarebbe stato troppo bello vincere e poi giocare a San Siro, e giocare con le stelle del Milan. Ci sarebbe probabilmente stata anche la TV locale. Fantastico, ma sicuramente avrebbero partecipato tante squadre da tutta l’Italia, e non avermmo avuto tante possibilità di vincere. “Qualcuno deve vincere”, disse Luca. “Possiamo essere noi”. Cominciammo tutti a parlare e a discutere idee per lo slogan. C’erano un sacco di idee divertenti, ma nessuna che avesse la possibilità di vincere. Cris cercò invano di gestire la discussione. Ci chiese di rimanere in silenzio. “Vi suggerisco di dividervi in piccoli gruppi. Poi andate a casa e ci pensate. Poi mandate la vostra idea migliore a me. Avete il mio indirizzo mail, e poi Kevin ed io scegliamo l’idea migliore. Avete tre giorni”. Nicola, Luca ed io decidemmo subito di fare parte dello stesso gruppo. “Venite a casa mia domani?” chiese Luca.

Tornai a casa con Ursula, che probabilmente avrebbe voluto fare parte del nostro gruppo, ma non dissi nulla. Di solito, le cose non funzionano bene quando si è più di tre persone in un gruppo, e poi lei poteva fare un gruppo da tre con Anna e Violet. L’atmosfera tra di noi era piuttosto tesa, e quando le chiesi se volesse entrare per bere una tazza di tè, mi rispose di no e se ne andò senza nemmeno darmi un bacio.

La guardai mentre se ne stava andando. In effetti ero sollevato. Ero stanco e volevo andare a letto presto, ma prima dovevo fare i compiti.

Il giorno dopo, Nicola ed io andammo insieme a casa di Luca. Nicola era molto più di buonumore, dopo che Kevin era tornato a casa. “Violet se l’è cavata abbastanza bene, o no?” Nicola mi guardò insicuro. “Se l’è cavata benissimo”, dissi. “È stata lei ad avviare l’attacco che ci ha portato al gol della vittoria”. “È vero. Ed è proprio quello che le ho detto io”. “È stato veramente un bel debutto”, dissi. “Speriamo che Ursula e Anna non smettano di giocare”, disse Nicola. “Non credo che voglia essere l’unica femmina della squadra”. “Non credo che smettano. Forse tra un paio d’anni”. “E la sorella di Tiziano, di cui continui a parlare? Sa giocare a calcio?” “Va a nuoto. Non parlo molto di lei...” “Parli tantissimo di lei, ma non è un problema”. Parcheggiammo le biciclette ed entrammo. Luca aveva fatto il tè e sua mamma aveva preparato dei panini. Ci sedemmo in cucina. Luca aveva preparato dei blocchi di carta e delle penne. “Sembrate tre direttori ad una riunione del consiglio di amministrazione”, disse il papà di Luca ridendo. “Chiudi la porta, papà”, disse Luca. “Ora tre dei cervelli più forti del paese devono creare delle idee geniali”. “Certamente”, disse il papà di Luca ridendo. “Cogito ergo sum, come disse un antico filosofo”.

Trovare una buona idea era molto difficile. La maggior parte delle idee erano troppo serie o troppo stupide. “Violet mi ha raccontato che anche il Valesino partecipa al concorso”, sospirò Nicola. “Andrea ha detto che hanno trovato uno slogan fenomenale”. “Non ci credo!” disse Luca. “Qual’è il loro slogan?” “Non vogliono dirlo”. “Noi inventiamo lo slogan migliore”, disse Luca. “Che ne dite di...” Dopo un paio d’ore avevamo solo una o due idee che erano abbastanza buone. Il resto non si poteva usare. Luca fece un elenco delle idee migliori, sul computer:

Mi muovo, quindi sono.

L’idea ci era venuta dopo che il papà di Luca ci aveva detto: Cogito ergo sum.

È bello e divertente correre tutto l’anno.

Insieme è più divertente.

L’aria fresca mantiente giovane il cervello.

Sudore, risate e lacrime sono come l’adrenalina nel corpo.

Felicità è esercizio fisico e sport.

Ricevetti un messaggio da Ursula, che stava lavorando con Anna e Violet. Ci eravamo messi d’accordo di incontrarci dopo esserci trovati con gli amici. Come sta andando da voi? È difficile. E da voi? Risposi. È veramente difficile. Le nostre idee sono ridicole. Non mollare, continua a saltare, le scrissi. Il mio cervello era pieno di parole che facevano rima.

Ci mettemmo d’accordo per trovarci un’altra volta, prima della scadenza, per rileggere le nostre idee, poi Nicola ed io cominciammo ad andare verso casa. “Esercizio fisico e sport. Se tutto va liscio”, disse Nicola. “Sta’ zitto”, dissi. “Se dici un’altra frase che rima, vomito”. Sbadigliai. Era ora di andare a letto. Quando finalmente andai a letto, mi accorsi che mi ero completamente dimenticato dell’appuntamento che avevo con Ursula.

Capitolo 3

Stavo andando a casa di Tiziano, perché dovevamo andare insieme all’allenamento a Belleno. Le mie gambe erano stanche, e facevo fatica a pedalare velocemente. Probabilmente avevo solo bisogno di un po’ di riscaldamento. Era stato veramente bello vincere contro il Levrino, e fantastico il fatto che avevo fatto un gol. Avevo voglia di raccontare a Tiziano del gol, ma temevo di are per vanitoso. A scuola, Ursula era stata arrabbiata con me, perché avevo dimenticato il nostro appuntamento. Le avevo chiesto scusa, ma era rimasta comunque arrabbiata. Suonai alla porta di Tiziano. A casa di Luca e Nicola entravo senza suonare. Aprì la porta Isabella. “Ciao, Marco”. “Ciao, Isabella”. Era molto carina, con una maglietta rosa e i pantaloncini bianchi. Aveva le gambe lunghe, gambe da nuotatrice. “Tiziano è fuori a fare la spesa. Vuoi una tazza di tè?” Ci sedemmo in cucina, e Isabella fece bollire dell’acqua. Era felice, non arrabbiata come Ursula. “Com’è andata la partita nel fine settimana?” chiese. “Avete vinto?” “Sì, abbiamo segnato il gol della vittoria poco prima della fine”. “Forte. Sei stato tu a segnare?” “Sì, in effetti sono stato io, sono stato fortunato”. Sentii che stavo arrossendo. “Come è andato il vostro torneo?” mi sbrigai a chiedere.

“Abbastanza bene. Ho fatto un nuovo record personale e sono arrivata terza”. “Brava”. Parlammo un po’ della scuola e del nuoto. Isabella mi chiese se non fi fatica a fare i compiti con tutti quegli allenamenti. “Sì, cavolo!” Ci mettemmo a ridere. Era bello parlare con lei, e provai una sensazione di delusione quando Tiziano tornò a casa. “Marco ha segnato il gol della vittoria durante la partita nel fine settimana”, disse Isabella, mentre Tiziano stava mettendo a posto la spesa. “Bravo! È stato un bel gol?” Raccontai in dettaglio come avevo segnato, includendo anche il aggio di Violet. “E poi l’hai sparata diretta in porta?” “Già, senza mirare. Ho solo cercato di tenerla bassa”. “Hai fatto bene. Allora, andiamo in camera mia?” Ringraziai Isabella per il tè e seguii Tiziano in camera. Facevamo giusto in tempo a giocare a FIFA. Mentre stavamo giocando, gli raccontai del concorso per lo slogan. Ne aveva già sentito parlare. Dopo aver parlato insieme al telefono, avevamo mandato il nostro slogan a Cris, ma non sapevamo ancora quale avrebbero scelto. “Piacerebbe tanto anche a me giocare con e contro la prima squadra del Milan”, sospirò Tiziano. “Ci sono quattro giocatori, due per ogni squadra. I vincitori e i talenti del Milan devono fare il sorteggio”.

L’allenamento speciale non andò molto bene. Ero uno dei più lenti, e persi parecchi palloni nelle partite dove giocavamo tre contro tre. Imprecai a voce alta, quando sbagliai un gol. “Si vede che la partita dell’altroieri è rimasta nelle gambe, Marco”, disse Bruno. “È normale”. “Non bene abbastanza”, borbottai.

Mio papà ci venne a prendere e portò prima a casa Tiziano, che era stato gentile dicendo che me l’ero cavata bene. Lui stesso aveva giocato benissimo, meglio di tutti gli altri. “Ci vediamo, Marco. E grazie del aggio”. Fece un cenno a mio papà. “Salutami Isabella”, dissi senza pensare. Tornando a casa, mio papà mi fece un sacco di domande. Quando mi chiese come andava con Ursula, gli dissi non intromettersi.

Capitolo 4

Eravamo tutti radunati nella sede, per una riunione di squadra. C’erano parecchi genitori, tra i quali mio papà e la mamma di Ursula. Forse ci dovevano dire qualcosa di importante? C’era anche Kevin, che parlava con Cris. Forse avremmo avuto due allenatori? Ero seduto tra Luca e Ursula. Parlai di più con Luca, dato che Ursula mi voltava la schiena mentre parlava con Anna. Nicola e Violet erano seduti di fronte a noi, e Nicola rideva di tutto quello che diceva Violet. Cris ci chiese di stare in silenzio e cominciò a parlare del fatto che ci mancavano dei giocatori, soprattutto una volta che le ragazze avessero smesso. Raccontò inoltre che il Valesino aveva lo stesso problema. “Per questo ci hanno chiesto se vogliamo unire le due squadre, e fare una squadra superforte. Cosa ne dite?” Ci mettemmo tutti a parlare ed era ovvio che nessuno pensava che fosse una buona idea. “Sono i nostri rivali”, disse Miguel. “I nostri acerrimi nemici, e adesso dobbiamo giocare con loro?” “Mai!” disse Nicola. “E poi dove dovremmo fare l’allenamento? E dove sarebbe la sede?” chiese Michele. “Qui da noi, o da loro?” “Non credo che abbiano voglia di venire fino a qui”, disse Sebastiano. “E poi... quale sarebbe il nome della squadra?” chiese Enrico. “FC Mezzilesino”, disse Miguel facendo ridere tutti. “E chi ci farebbe da allenatore?” domandai. Non avevo assolutamente voglia di

avere Stefano come allenatore. “A quanto pare, non c’è molta voglia di unire le quadre, cosa dici?” disse Cris ridendo e guardando Kevin. Gridammo tutti in coro: ‘No!’ “Putroppo un giorno forse sarà la vostra unica possibilità”, disse mio papà. “Dobbiamo essere realisti, non ci sono molte probabilità di trovare dei nuovi giocatori”. “Esattamente”, disse Cris. “Ora dobbiamo concentrarci per non retrocedere, per questa stagione. Come sapete, abbiamo bisogno di fare tre punti, il che vuole dire che abbiamo bisogno di vincere una delle ultime due partite, ma cerchiamo di vincerle entrambe”. “Sì!” gridammo. Cris guardò Kevin, che annuì. “Allora”, disse Cris. “Silenzio. Il consiglio di amministrazione, Kevin ed io abbiamo tre notizie da darvi. Una notizia un po’ triste, e due buone. Comincio con quella triste. Be’, è triste per me. Mi devo traferire a Roma per studiare all’università, e... così non potrò più essere la vostra allenatrice dopo la fine di questa stagione”. Ci fu un attimo di silenzio. Non ce l’eravamo aspettati. “E una della buone notizie è che il vostro nuovo allenatore è qui con noi”. Puntò verso Kevin. “Appena tornato dall’estero”. Kevin ci sorrise. “Già, sapete cosa vi aspetta. Un allenatore duro, con un sacco di esperienza e poco talento”. Cominciammo tutti a parlare uno sopra l’altro. Non sapevo cosa pensare. Era triste che Cris se ne sarebbe andata, ma ero contento che Kevin fosse tornato, dato che era stato lui a creare la squadra dal nulla e a portarci al MiniCampionato. Adesso sarebbe stato difficile per me lasciare la squadra.

Kevin continuò a parlare. “Sarà difficile rimpiazzare Cris. Ora non ci pensiamo più, e concentriamoci invece sul vincere le ultime due partite. A stagione terminata, faremo una bella festa per salutare e ringraziare Cris, e forse anche il fatto di aver evitato la retrocessione”. “Cris ha detto che ci sono due buone notizie”, disse Nicola. “Hai ragione, stavo per dimenticarmi. Hanno nominato il vincitore del concorso dello slogan... il Valesino... non ha vinto. Avete vinto voi!” “Cosa?!” gridò Nicola. “Non prenderci in giro, Kevin!” “Esatto”, dissi. “Queste sono cose serie”. “È vero”. Kevin sorrideva. “Il FC Mezzi andrà a San Siro per giocare contro e con il Milan, e dovete assolutamente batterli”. Un attimo di silenzio totale, e poi ci fu un’esplozione di felicità. Fantastico! Avevamo vinto contro tutta l’Italia. “Quale slogan ha vinto?” domandò Ursula. “Mi muovo, quindi sono”. disse Kevin. Luca e Nicola mi guardarono. Era il nostro slogan. Incredibile. Guardai mio papà, che mi sorrideva. “Era il vostro slogan?” mi chiese Ursula stupefatta. Annuii. In effetti era stato il papà di Luca a darci l’idea, ma non c’era bisogno di dirlo a nessuno. “Forte!” disse. “E io che pensavo che aveste giocato a FIFA tutta la sera”.

Capitolo 5

Era arrivato il giorno in cui dovevamo giocare contro una nuova squadra, il Bargo. Una partita in casa. Il Bargo era una delle squadre collocate più in alto in classifica, ma se avessimo vinto contro di loro avremmo evitato la retrocessione. Tra gli spettatori c’erano Tiziano... e Isabella! Che fosse venuta per vedermi giocare? Dovevo assolutamente giocare bene. La sera prima ero andato a letto presto e avevo dormito nove ore. C’era anche Kevin. Enrico era ancora infortunato, e Giorgio era ammalato, perciò eravamo esattamente i quattordici giocatori che potevamo essere. Dopo esserci cambiati e dopo aver fatto il riscaldamento, Cris ci disse che dovevamo giocare 4-4-2. Zlatan e Nicola in attacco. Anna, Ursula, Umberto ed io a centro campo. Michele, Massimo, Sebastiano e Miguel in difesa, e ovviamente Luca in porta. In panchina c’erano Violet, Christian e Antonio. “Comincia un po’ in difesa, Marco. Vediamo come va”. Annuii e mi aggiustai la fascia del capitano. Dovevamo assolutamente vincere questa partita. C’era bisogno di mettercela tutta ed io, essendo il capitano, dovevo dare l’esempio. Ursula mi si avvicinò mentre stavamo correndo in campo. “La ragazza vicino a Tiziano”, disse facendo un cenno verso la tribuna, “è la ragazza di Tiziano?” “È Isabella, sua sorella”. “Povera ragazza ricca. Cosa ci fa qui?” “Non lo so, probabilmente ha accompagnato Tiziano”. Ursula mi guardò annuendo, e non disse più nulla.

Lorenzo, l’arbitro, fischiò per chiamare le squadre. Ci mettemmo in fila per augurare buona partita agli avversari, che erano alti e forti. La squadra avversaria vinse il sorteggio e scelse di avere il vento a favore durante il primo tempo, nonostante il tempo fosse perfetto, con poco vento e le nuvole che coprivano il sole. Chi siamo...? Mezzi! Urlai il grido di battaglia più forte del solito. Lorenzo fischiò, e il Bargo cominciò a arsi la palla, avanzando. Vidi che sarebbe arrivata una palla lunga, per cui avanzai e la tirai di testa fuori, per una rimessa in gioco. Uno dei loro giocatori era in grado di lanciare molto lontano, il che ci confuse, mettendoci sotto pressione. Stavano per fare gol, ma per fortuna Sebastiano la calciò via, verso Zlatan. “Avanzate!” gridai correndo. Zlatan mantenne il controllo della palla, andomela un paio di volte. Io la ai ad Anna, e lei me la riò. Avevo la palla, e stavo correndo a tutta velocità verso il centrocampo. Davanti a me c’erano Zlatan e Nicola, che erano entrambi sull’orlo del fuorigioco. Feci finta di are la palla, ed invece superai un avversario. Nicola non era più in fuorigioco, per cui gli ai la palla e continuai a correre. Nicola scattò verso la linea di fondo e mi tirò la palla con il sinistro. Purtroppo era un po’ troppo alta per me, perciò la sfiorai con la testa, ma... fui fortunato, perché finì a Zlatan sulla destra. Zlatan intercettò la palla con il petto e la mandò diretta in rete, sotto la traversa. Un bellissimo gol! Un tipico gol da Zlatan. I nostri spettatori esultarono, e tutta la squadra battè il cinque con Zlatan. Guardai la tribuna, e vidi che Tiziano e Isabella saltavano e gridavano felici. Perfetto! Eravamo in vantaggio e ci potevamo concentrare a mantenere il punteggio fino all’intervallo. Andò abbastanza bene, a parte il fatto che Michele dovette uscire dopo un tackle troppo duro. Christian entrò al suo posto. Cris ci fece i complimenti per aver giocato in modo serio e cauto.

“Adesso gli avversari che la metteranno tutta, nel secondo tempo. Vediamo cosa fanno e poi partiamo in contrattacco”. Violet e Antonio entrarono in campo per l’inizio del secondo tempo, sostituendo Anna e Umberto. Michele preferì non giocare più, perché gli faceva molto male la caviglia. Forse ritirarci non era stata una buona idea. Il Bargo prese il controllo della partita. Violet era molto in difficoltà, e ci mancava la difesa forte di Michele. Christian se la cavava abbastanza bene, ma non era bravo come Michele, per cui Luca dovette fare diverse parate. Forse ce l’avremmo fatta... Ma poi, dieci minuti prima della fine, il loro attaccante corse oltreando tutta la difesa e fece gol. Luca non aveva avuto nessuna possibilità di pararla. Cavolo, cavolo, cavolo! Un pareggio non sarebbe stato abbastanza, perché così avremmo dovuto assolutamente vincere l’ultima partita, che era una partita difficile contro una delle squadre più forti. “Avanza, Marco!” gridò Cris. Annuii. Dovevamo rischiare, e giocare con tre attaccanti. Cris ordinò alla difesa di mandare la palla verso Nicola, Zlatan e me. Una tattica semplice, ma necessaria. Poco prima della fine, la tattica funzionò. Stoppai la palla con il petto, la ai a Zlatan e cominciai a correre. Zlatan me la riò, sull’orlo del fuorigioco, ma per fortuna Lorenzo non fischiò ed io ero libero di correre. Scattai verso la porta con il pallone tra i piedi, inseguito da un avversario. Il portiere uscì dalla porta. Cosa dovevo fare? Feci finta di muovermi verso destra, spostandomi invece a sinistra, liberandomi e preparandomi a tirare... con il sinistro... Ma all’improvviso fui mandato per terra. Sicuramente un calcio di rigore, e Lorenzo fischiò. Guardai verso Cris, che annuì. Essendo il capitano, dovevo calciare il rigore. Misi la palla a terra. Mentre prendevo la rincorsa, pensai all’importanza di segnare. Se sbagliavo, rischiavamo la retrocessione. Guardai la tribuna. I tifosi erano corsi verso di noi

per vedere meglio. Intravidi Isabella. Adesso basta! Dovevo concentrarmi sulla palla. Volevo tirare a destra del portiere, una palla dura e a rasoterra. Lorenzo fischiò. Feci un gran sospiro e cominiciai a correre verso la palla. Il portiere cominciò a muoversi verso sinistra, ma non avevo intenzione di cambiare tattica, e cercai di mandarla il più possibile verso il palo. Calciai la palla forte e rasoterra. La palla colpì il palo ed andò in direzione della rete, ma purtroppo il portiere la deviò all’ultimo secondo. Era molto difficile vedere se era andata oltre la linea. Il pubblico gridò: Gol! Lorenzo fischiò il calcio d’angolo. “Forza, Marco!” gridò Kevin. Il calcio d’angolo non servì a nulla, e poco dopo Lorenzo fischiò la fine della partita. Cavolo, cavolo, cavolo! Gli altri cercarono di consolarmi. “Capita a tutti sbagliare un calcio di rigore”, disse Nicola. “Era un bel tiro”, disse Luca. “Secondo me, era dentro”. Ursula mi strinse la mano. Non dissi nulla, e calciai per terra. Tiziano e Isabella ci raggiunsero. Non li volevo vedere, volevo solo sparire. “Avete giocato bene”, disse Tiziano. “Avreste dovuto vincere”. “Ma non abbiamo vinto”, dissi. “Perché sono stato così stupido da sbagliare il calcio di rigore”. “Sei stato sfortunato”, disse Tiziano. “Era un bel tiro”. “Già”, disse Isabella, “veramente un bel tiro”. “Non bello abbastanza”, borbottò Ursula, e in effetti aveva ragione.

“Tiziano dice che anche Messi, Ronaldo e Elskjaer sbagliano i calcio di rigore ogni tanto”. Isabella mi sorrise. “Elkjaer. Preben Elkjaer”. Ursula corresse Isabella guardandola arrabbiata. “Ah, sì, Elkjaer”. Isabella continuò a sorridere. “Ronaldo ne ha sbagliati parecchi”, disse Luca. Annuii. Era carino da parte loro consolarmi, ma restava il fatto che avevo sbagliato un calcio di rigore. Tiziano e Isabella ci salutarono, e io andai verso lo spogliatoio. Forse il FC Mezzi non avrebbe potuto evitare la retrocessione, ed era tutta colpa mia.

Capitolo 6

La domenica successiva dovevamo giocare a San Siro. “Giocare con e contro il Milan a San Siro, non è male”, disse Tiziano ridendo. “È il massimo”, dissi. “Vi dovete abituare, due stelle del calcio come voi”, disse mio papà. “Hai ragione”, disse Tiziano. Ero seduto sul sedile posteriore tra Tiziano e Isabella. Mio papà guidava. C’era anche mia mamma. Ci era stato dato il permesso di portare dei giocatori in più, perciò io avevo chiesto a Tiziano, che ovviamente aveva accettato. Avevo chiesto prima il permesso a Cris e alla squadra, e tutti erano stati d’accordo. Per quella partita c’erano delle regole speciali, ed era permesso avere cinque giocatori in panchina. Venne anche Michele, nonostante fosse ancora infortunato e non potesse giocare. Ursula, Nicola e Luca vennero con le loro famiglie. L’entrata era gratuita per tutti. Chissà quanti spettatori ci sarebbero stati? “Sicuramente molti più di quelli a cui siete abituati”, disse mia mamma. Ero seduto con il giornale locale che Tiziano mi aveva portato per farmi vedere che il FC Mezzi era sulla prima pagina. Lo avevo già visto, ma volevo vederlo di nuovo. Mi muovo, quindi sono. Il FC Mezzi vince il concorso nazionale dello slogan.

L’articolo raccontava la storia di una piccola squadra mista che aveva vinto il concorso e una partita a San Siro. L’articolo comprendeva anche una nostra foto di gruppo, dove si vedeva la mia fascia del capitano. Ero in piedi vicino a Ursula, che da quel giorno era sembrata piuttosto arrabbiata. Forse perché era venuta anche Isabella. Era necessario che parlassi con Ursula al più presto, ma ero sempre occupato a causa del calcio e dei compiti. Non avevo dimenticato il calcio di rigore che avevo sbagliato. Adesso era necessario vincere la partita il fine-settimana successivo, per evitare la recessione. Mio papà svoltò a destra, e Isabella scivolò verso di me. Le nostre gambe erano vicine l’una all’altra. Isabella non spostò la gamba, e sentivo le farfalle nello stomaco. Isabella profumava di qualcosa di buono, shampoo o deodorante? Tiziano mi aveva detto che secondo lui era innamorata di me, ma sicuramente ero uno scherzo... D’altra parte: era venuta a vedermi giocare il fine settimana precedente. Era veramente carina... era possibile essere innamorati di due persone alla volta? Per fortuna mio papà trovò un parcheggio vicino a San Siro, e ci avviammo verso il punto d’incontro vicino al negozio di articoli da regalo. Il tempo era bello, nuvoloso, 18 gradi e un po’ di vento. Chissà se bagnavano il campo prima della nostra partita? Quando ci condussero verso lo spogliatoio delle squadre ospiti, eravamo tutti di buonumore. Era lo spogliatoio nel quale tante grandi squadre si erano preparati per giocare contro il Milan. Era qui che si erano svolte alcune delle più grandi partite della storia del calcio. Le ragazze si cambiarono in una stanza un po’ più piccola, poco lontano dalla nostra. Cris le accompagnò. Luca era emozionatissimo. “Per l’occasione mi sono stirato la maglietta”, disse. “E ho lucidato le scarpe”. Anch’io avevo lucidato le scarpe, e avevo impiegato parecchio tempo a pettinarmi, probabilmente perché sapevo che sarebbe venuta anche Isabella. “Chi credete che giocherà del Milan?” chiese Marco per la terza volta, nonostante sapesse già la risposta. Non lo sapevamo, ma avevamo sentito che i giocatori del Milan non potevano segnare.

Poco dopo, ci raggiunsero le ragazze. “La tattica è semplice”, disse Cris. “Ci dobbiamo divertire e ce la dobbiamo mettere tutta. Ci riprenderanno per la televisione. Abbiamo tanti giocatori in panchina, perciò faremo parecchie sostituzioni. Tutti devono avere la possibilità di giocare, ed evitate di are la palla solo ai giocatori del Milan. Giocate come al solito... e, Luca, non so ancora chi giocherà”. Ci mettemmo a ridere. “Non credo che le star del Milan ci ostacoleranno, ma lo faranno sicuramente i talenti, perché vorranno farsi vedere dal publico”. “Anche noi vogliamo farci vedere”, disse Nicola. Essendo il capitano, avrei cominciato in campo. Fantastico!

Era ora di entrare in campo. Dovevamo correre in campo tenendo per mano un bambino o una bambina, come in televisione. Ci mettemmo su due file, nel sottoaggio. Io dovevo entrare per primo, tenendo per mano una bambina. Aveva sette anni, e sorridendo mi chiese se dopo la partita poteva avere il mio autografo, come se fossi stato un calciatore famoso. Ursula era subito dietro di me, con la mano di un bambino nella sua. Era felice, ma quando si accorse che la stavo guardando, s’incupì. Perché faceva così? Che fosse arrabbiata perché ero andato in macchina con Tiziano e Isabella? I ragazzi del Milan erano visibilmente forti. Alcuni di loro avrebbero forse giocato nel Milan un giorno. Chissà se erano tanto più bravi di noi? La musica cominciò a suonare... l’inno di Mameli. Dovevamo correre verso il centrocampo, dove dovevano fotografarci e riprenderci. C’erano quattro fotografi! Poi cominciò l’inno del Milan, e quattro campioni corsero in campo, mentre il pubblico applaudiva. Li conoscevo tutti e quattro. Franck Kessié, Sandro Tonali, Davide Calabria e Daniel Maldini. Li guardammo, e ci sorrisero. Era veramente strano vederli dal vivo, dopo averli visti solo in televisione. Io e il capitano del Milan fummo chiamati a centrocampo. Dovevamo fare il sorteggio per scegliere i campioni. C’erano tre palline con i nomi. Toccò a me

scegliere per primo. Aprii la mia pallina e spiegai il foglio, dove c’era scritto Daniel Maldini. Feci vedere il foglio alla telecamera, il pubblico applaudì, e Daniel Maldini ricevette una maglietta del FC Mezzi. Il capitano del Milan scelse Franck Kessié e Sandro Tonali, e Davide Calabria si unì a noi. Un difensore e un attaccante, niente male. Il pubblico applaudì felice. All’autoparlante venne annunciato che c’erano 1751 spettatori. C’erano tanti club e tante classi scolastiche. Di solito avevamo al massimo 17 spettatori. Oggi ce n’erano molti di più. La maggior parte era di Milano. Forse avrebbero applaudito anche quando giocavamo bene noi? Dovevamo mettercela tutta.

Capitolo 7

L’arbitro della partita era un vero arbitro di Serie A, ed inoltre c’erano anche due guardalinee. Non avevo mai giocato una partita con dei veri guardalinee. Guardai verso la tribuna, ma non riconobbi nessuno. Sapevo che c’erano, per cui dovevamo mettercela tutta. Finalmente la partita iniziò. Il Milan mise in gioco la palla e la tenne stretta per un po’. Cavolo, erano veramente forti. Tonali tirò un pallone lungo, ed il loro attaccante si scambiò la palla con Franck Kessié, poi si liberò e segnò. Uffa! Erano ati solo due minuti, ma poi per fortuna Calabria cominciò a dirci cosa fare, e le cose cominciarono ad andare meglio. Franck Kessié mi fece un tunnel, ed era come se stesse per scusarsi. Tiziano prese la palla a centrocampo, me la ò un paio di volte, superando Tonali, e allungando la palla a Nicola a sinistra, giusto sull’orlo del fuorigioco. Nicola corse verso la linea di fondo e tirò la palla. Zlatan stoppò la palla con il petto e la calciò... direttamente in pancia al portiere che era piuttosto grande, nonostante non fosse un adulto. Nonostante ciò, il tiro era stato così forte che il portiere non riuscì a trattenere il pallone, che finì a Maldini, che fece finta di tirare, ma che invece ò a Tiziano, che segnò. Eravamo felicissimi. Forte! 1-1. Tiziano e Maldini batterono il cinque, e si sentiva il pubblico applaudire ed esultare. Eravamo riusciti a superare il grande Tonali, che probabilmente non aveva giocato al massimo. Non importava, adesso eravamo di nuovo in gioco. Il punteggio rimase 1-1 a lungo. Il Milan manteneva per la maggior parte il possesso della palla, ma Luca fece delle belle parate, e la nostra difesa se la

cavava bene. Ursula ricevette la palla a centrocampo, e cominciò a correre verso Franck Kessié. Forse credeva di essere in grado di arlo dribblando? Chiamai la palla, ma Ursula fece are la palla direttamente tra le gambe di Kessié, come se fosse la cosa più facile del mondo! “Brava, Ursula!” gridai. Il pubblico applaudì. Tonali gridò qualcosa a Franck Kessié, sicuramente prendendolo in giro. Erano sicuramente ati tanti anni dall’ultima volta che avevano giocato contro una femmina. Franck Kessié sorrise mentre correva verso Ursula, ma prima di riuscire a raggiungerla, Ursula ò la palla Nicola che la mandò verso la porta. Scattai verso l’area, dove un difensore la rinviò, ma per fortuna il pallone finì a Tiziano, che me lo ò. Continuai a correre, e poi calciai un tiro duro che ò direttamente tra due difensori e giusto sotto la traversa! Uno dei miei gol migliori... a San Siro, con un sacco di spettatori. Il pubblico applaudiva e gridava. I miei compagni mi raggiunsero e mi abbracciarono. “Bravo, Tiziano!” dissi. Maldini mi raggiunse e mi lanciò in aria come se non pesassi nulla. Era veramente forte. “Devi insegnarmi a tirare così”, disse ridendo. Arrossii senza sapere cosa dire. Eravamo in vantaggio, e cominciammo a fare parecchie sostituzioni. Forse fu per quello che il Milan prese completamente il controllo della partita. Fecero tre gol, vincendo la partita 4-2. Un peccato, ma noi ce l’eravamo cavata veramente bene, e avevamo segnato due bei gol. Mentre stavamo tornando verso lo spogliatoio, fui fermato da un giornalista della TV con un cameraman. Volevano parlate con me, forse perché ero il capitano, o forse perché avevo segnato. Volevano parlare anche con Ursula, forse perché era una femmina.

“Qui abbiamo Marco, il capitano del FC Mezzi. Allora, Marco, come è stato giocare a San Siro?” Mi misero il microfono direttamente in faccia. “È stato fantastico”. “C’erano quasi 2000 spettatori. È la prima volta che giochi davanti ad un pubblico così grande, o no?” “Già, di solito che ne sono di meno”, dissi. “È stato come un sogno?” “Esattamente”. “Marco spera di poter tornare un giorno e giocare per la nazionale”, disse Ursula nel microfono. “Lo spero”, dissi arrossendo. Perché Ursula lo aveva detto? Forse lo avrebbero fatto vedere in TV. Che vergogna! “Com’è essere una femmina in una squadra di maschi?” chiese il giornalista. “A volte è un po’ faticoso, ma è bello”. “Ci sono troppo battute da maschi?” “Esatto”. Ursula si mise a ridere, nonostante non fosse stato così divertente. “E poi hai fatto un tunnel a Franck Kessié, uno dei giocatori più forti della Serie A. Come è stato?” “Bellissimo!” “Ma forse sei abituata a prenderti gioco dei maschi?” “Sì, be’...” “Le femmine del FC Mezzi se la cavano bene”, dissi. “Ovviamente non hanno il fisico dei maschi... e poi Franck Kessié e Tonali si sono trattenuti un po’...”

In quel momento ci raggiunse Franck Kessié, e il giornalista gli chiese subito se si era trattenuto. “Trattenermi! Mai!” disse Franck ridendo. “Non è il mio stile, e questa signorina mi ha dato da fare. I compagni mi prenderanno sicuramente in giro per il resto della stagione”. “Per il resto della tua carriera”, disse Tonali, che ci aveva appena raggiunto. Guardai Ursula, che era completamente rossa in faccia. Forse non era solo a causa della partita. “Che bel gol che hai fatto!” Tonali mi guardò. “Grazie”. “Secondo me ti devi iscrivere al Milan, così ci puoi sostituire quando Franck ed io verremo buttati fuori dalla squadra fra qualche anno”. Stavo per raccontare che facevo parte dell’allenamento speciale a Belleno, ma il giornalista cominciò a fare domande ai campioni del Milan, che lodarono entrambi il FC Mezzi e il fatto che era importante fare in modo che i giovani fero esercizio fisico, invece di giocare solo a FIFA o al computer.

Dopo esserci cambiati ci trovammo con le nostre famiglie e gli amici. Saremmo andati a mangiare la pizza. Nonostante non avessimo vinto, eravamo di ottimo umore. Ricevetti tanti complimenti per il mio gol, ma il tunnel di Ursula fu il centro della conversazione. Ursula raccontò un migliaio di volte quello che Franck Kessié e Tonali avevano detto. Non mi disse una parola, nonostante fosse seduta vicino a me, perciò io parlai con Tiziano e Isabella che non conoscevano tutti. Parlai soprattutto con Isabella, della scuola, degli insegnanti, del calcio e del nuoto. Quando parlava di qualcosa che la entusiasmava, le brillavano gli occhi. Mentre stavo andando verso il bagno, incontrai Ursula. “Ciao”, dissi.

Mi guardò, ma non mi rispose. “Sei arrabbiata?” “Le femmine non riescono a stare dietro ai maschi?” “Cosa?” “È quello che hai detto al giornalista. Hai detto che noi ragazze facciamo parte della squadra solo per la buona compagnia”. “Non ho detto così”. “Quasi, e poi hai detto che Franck Kessié si è trattenuto per lasciarmi fare il tunnel”. “No, ho solo detto che...” “Non importa, Marco. Dimentica tutto... e dimentica noi”. E così se ne andò, tornando al tavolo. Quando tornai dal bagno, vidi che aveva cambiato posto, e non mi parlò per il resto della serata. Aveva detto che mi dovevo dimenticare di noi. Voleva dire che mi aveva lasciato?

Capitolo 8

Dopo l’allenamento speciale, cenai a casa di Tiziano. C’era anche Isabella. La mamma di Tiziano ci sorrise e ci chiamò stelle della TV. Era molto simpatica, ed Isabella le assomigliava molto. Ursula non mi aveva rivolto la parola dalla sera al ristorante. L’allenamento era andato bene, e avevo giocato molto bene, forse perché in tanti mi avevano fatto i complimenti per il gol che avevo fatto a San Siro. Tiziano aveva detto che quando ci si sente bravi si gioca meglio. La domenica sera, la partita era stata menzionata nel telegiornale locale, ed era stata trasmessa più volte. Era veramente strano vedersi fare gol in TV. Tiziano scherzò dicendo che ci si poteva abituare. Venne mandato più volte anche il tunnel che Ursula aveva fatto a Franck. Qualcuno lo aveva messo su YouTube, ed era stato visto più di 3000 volte. L’intervista era stata tagliata, e per fortuna non avevano incluso la parte dove dicevo che le femmine non riescono a stare dietro ai maschi. Che fosse per quello che Ursula non mi parlava più? No, non era per quello. Non stavamo bene insieme da parecchio tempo, da quando avevo cominciato ad allenarmi a Belleno. Non avevo detto a nessuno che probabilmente Ursula ed io non stavamo più insieme. Che lo avesse raccontanto ad Anna? Ne avrei parlato con Luca e Nicola giovedì, dopo l’allenamento. Sarebbe stato l’ultimo allenamento prima della partita finale della stagione. Una partita che dovevamo assolutemente vincere per evitare la retrocessione. Una sconfitta avrebbe significato la retrocessione a causa del mio calcio di rigore fallito. Sospirai. “Sono sicuro che vincerete quella partita”, disse Tiziano. “Avete una squadra forte, ed io vengo a fare il tifo”. “Forse vengo anch’io”, disse Isabella. “Perfetto”, dissi pensando a cosa ne avrebbe detto Ursula. Ora però non le sarebbe dovuto importare.

I genitori di Tiziano bevevano il caffè in salotto, e noi avevamo promesso di mettere a posto la cucina. “Sarebbe così bello se potessi giocare anche tu”, dissi a Tiziano. “Vinceremmo sicuramente”. “Non credo sia una buona idea”, disse Tiziano ridendo. “Forse Cris e Kevin possono giocare. A San Siro è andata bene con un paio di adulti in campo”. “Già, a quanto pare, Cris è brava a giocare a calcio”. Isabella cominciò a mettere a posto, ed io la aiutai. “Esatto. Ha fatto parte della nazionale”, dissi. “Ha dovuto smettere perché è rimasta infortunata”. “È stato bello giocare con Calabria e Maldini, vero?” Tiziano mi guardò. “Il aggio che mi hanno fatto per il gol... fantastico”. “Il tuo aggio era perfetto come il loro”, dissi. “Già, siete stati voi due a segnare, fantastico”, disse Isabella. “Soprattutto il tuo gol, Marco. Ho visto tante delle partite di Tiziano, ma non ho mai visto un gol così bello”. Si mise a ridere, e Tiziano le fece la lingua. Il cellulare di Tiziano cominciò a suonare. Era un compagno di classe che aveva bisogno di aiuto con i compiti. Tiziano uscì parlando con il compagno. Io aiutai Isabella a mettere i piatti nella lavastoviglie. Mentre mettavamo a posto, le nostre mani si incontrarono. Profumava, e sentii le farfalle nello stomaco. Facemmo finta di niente, ma io arrossii. “Vuoi vedere la mia camera?” disse Isabella dopo avere la lavastoviglie. “Quando Tiziano parla al telefono, parla a lungo”. La seguii in camera. La camera era molto diversa dalla mia e da quella di Tiziano. Era completamente in ordine. Isabella aveva una televisione, uno stereo, poster di cantanti sulle pareti, un sacco di medaglie e un letto con un copriletto viola e tanti cuscini rosa.

Aveva anche degli orsacchiotti! “Già, non me la sento di buttarli via”, disse ridendo. “Secondo te sono infantile?” “No, no, secondo me sei...” Mi fermai. Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante. “Come va tra te e Ursula?” mi chiese Isabella. “Abbastanza bene”. “È diventata famosa... YouTube, dopo il suo tunnel su Franck. Che cosa ne dice... la tua ragazza?” “Non... non lo so... non stiamo più insieme”. “Davvero? Perché?” chiese Isabella sorpresa. “Non... non lo so”. “Siete stati insieme a lungo, vero?” “Sì. Tu hai un ragazzo?” Tiziano aveva raccontato di un compagno di classe di cui Isabella parlava tanto. “Io? No”. “Ebbene”, dissi, “siamo entrambi liberi”. Rimpiansi subito quello che avevo detto, ma Isabella mi sorrise e chinò il viso da una parte. Mi si avvicinò. Il suo viso era vicinissimo al mio. Chiuse gli occhi. Stavamo per baciarci, ma all’improvviso la porta si aprì e ci allontanammo l’uno dall’altra. “Giochiamo a FIFA? Cosa state facendo?” chiese Tiziano. “Vi state baciando?” “No, no!” gridammo entrambi, come se fosse stato un reato. “Marco aveva un pezzo di carota sul labbro”, disse Isabella.

“Ah, ok”. Tiziano mi guardò. Dopo un paio di secondi imbarazzanti, si mise a ridere. “Il pezzo di carota non c’è più. Marco, vieni?” Lo seguii verso la sua camera e, arrivato alla porta, mi girai. Isabella mi sorrise insicura. Tiziano non era per niente stupido, sapeva sicuramente cosa stava per succedere, ma non sapeva che Ursula ed io non eravamo più una coppia. Glielo dovevo raccontare. Chissà cosa ne avrebbe detto, se io e la sua sorella gemella ci fossimo messi insieme?

Capitolo 9

Tutte le partite sono importanti, ma quella di oggi era importantissima. Dovevamo giocare contro il Sandalo, e dovevamo assolutamente vincere, altrimenti ci aspettava la retrocessione. Il Sandalo era una squadra nuova nata dall’unione del Vadalo e del Silone. La nuova squadra era forte, e per loro la vittoria avrebbe significato la promozione. Dovevamo giocare in casa. Luca, Nicola ed io andammo insieme. Portammo la bicicletta a mano per l’ultimo pezzo di strada perché una gomma di Luca era sgonfia, e perché eravamo molto in anticipo. Violet era ammalata e non sarebbe venuta, la ferita di Enrico era peggiorata dopo la partita a San Siro, ma per fortuna Michele era pronto. La squadra aveva esattamente i quattordici giocatori che si potevano avere. Ci fu un attimo di pausa nella conversazione, e così fu l’ora di raccontarlo ai ragazzi. “A proposito”, dissi. Ursula ed io non stiamo più insieme”. “Cosa?” Nicola si fermò e mi guardò. “L’hai lasciata?” “No, in effetti è stata lei a lasciarmi”. “Perché?” “Non lo so. In effetti non ho molto tempo per stare con lei, con la scuola, il calcio e gli amici”. “Ti dispiace?” chiese Luca. “Mah...” “Siete cresciuti e cambiati entrambi”, disse Nicola cupo. Era sicuramente stato quello che i suoi genitori gli avevano detto riguardo al divorzio. Sperai che non si arrabbiasse con me.

“In effetti è proprio quello che è successo”, dissi. “E poi sei innamorato di Isabella”, disse Nicola. “No, be’... ma non è per quello...” “Beh, non importa”, disse Luca. “Tu e Ursula siete stati insieme a lungo. E poi siamo in molti a non avere il ‘tempo’ per la ragazza”, disse indicando sé stesso. “Puoi sicuramente prenderti Ursula”, disse Nicola. “Una ragazza poco usata ata ad un amico”. Ci mettemmo a ridere tutti e tre e cominciammo a parlare della partita contro il Sandalo.

Sorpresa. Kevin avrebbe partecipato come secondo allenatore. Nemmeno Nicola lo sapeva. I due allenatori avevano deciso la formazione e la tattica insieme. Dovevamo giocare 4-3-1-2. Quattro giocatori in difesa: Michele, Massimo, Sebastiano e Miguel. Una difesa molto forte. A centrocampo c’erano: Ursula, Christian e Giorgio. Io avrei giocato proprio davanti a loro, unendo il centrocampo e l’attacco. In attacco c’erano ovviamente Nicola e Zlatan. In panchina c’erano Umberto, Anna e Antonio. La tattica era quella di giocare forti in difesa e are al contrattacco. Non dovevamo assolutamente are in svantaggio. Kevin mi disse che dovevo giocare più in difesa che in attacco. Dovevo aiutare il centro campo a mandare la palla in attacco, mandando dei palloni lunghi a Nicola e Zlatan. Non era una tattica elegante, ma quello che contava era vincere. Facemmo un riscaldamento duro e intenso. Mi sentivo sudato e affannato, ma scaldare il corpo in quel modo era un buon inizio. Ad un certo punto mi scontrai con Ursula, le chiesi scusa, ma lei non mi rispose. Sospirai, nonostante non ci fosse nessun motivo di essere nemici, solo perché non stavamo più insieme. Ne avremmo dovuto parlare, un giorno. Cominciarono ad arrivare i tifosi. Erano molti più del solito, perché era una partita molto importante. C’erano i miei genitori... Tiziano... non vedevo Isabella... ah, eccola. Dovevo assolutamente giocare bene, e dovevamo vincere. Ovviamente vincere era la

cosa più importante. Lorenzo fischiò per radunare i capitani e fare il sorteggio. Il Sandalo vinse e scelse di avere il vento a favore durante il primo tempo, nonostante non ci fosse molto vento. Augurammo buona partita al Sandalo e ci radunammo in cerchio. Chi siamo... Mezzi! Gridammo. E così cominciò la partita. Zlatan mi ò la palla, io la ai a Ursula che fu contrastata per poi mandare la palla a Luca, che la tirò verso il centrocampo. Nicola cercò di bloccarla con il petto, ma fu spinto nella schiena, ottenendo così un calcio di punizione. Mi preparai a tirare, puntando verso Zlatan che si trovava in area, come avevamo provato durante l’allenamento. Zlatan era proprio al limite del fuorigioco. Calciai la palla, e sia la direzione che l’altezza erano perfetti. Zlatan la intercettò di testa e la ò a Nicola che segnò! Fantastico! Avevamo giocato solo un minuto, ed eravamo già in vantaggio. I tifosi cominciarono a battere le mani esultando. Battei il cinque con Zlatan e Nicola. Era stato veramente un bel gol sul quale ci eravamo esercitati durante l’allenamento. Le cose migliorarono sempre di più. Poco prima dell’intervallo Zlatan concluse un dribbling ando la palla a Ursula... che segnò. 2-0. Lorenzo fischiò la fine del tempo. Da quel momento in poi, non poteva succedere niente di brutto.

Mentre ci riposavamo, Cris e Kevin ci fecero i complimenti. “State seguendo la tattica alla perfezione”, disse Cris, “in questo modo abbiamo il controllo del gioco a centrocampo, per poi are al contropiede”. “State attenti al loro numero nove”, disse Kevin. “È forte, perciò cercate sempre di essere in due a coprirlo”.

“E adesso abbiamo il vento a favore”, disse Luca. “Posso tirare la palla lontano”. Ursula e Giorgio furono sostituiti da Anna e Antonio. Purtoppo il vento non giocò a nostro favore, anzi. I nostri aggi erano troppo lunghi, e il Sandalo prese il controllo del gioco, segnando dopo solo un quarto d’ora. Cominciai a giocare più in difesa, perché dovevamo assolutamente vincere. Umberto sostituì Christian, ma purtroppo le cose non migliorarono, e quando mancavano 5 minuti alla fine, successe una catastrofe. Il numero nove del Sandalo cominciò a correre, superando prima Anna, poi Michele e segnando giusto in mezzo alle gambe di Luca. Oh no, oh no. Rischio di retrocessione. Kevin mi chiamò. “Marco, ora devi avanzare e andare in attacco. Cerchiamo di giocare 3-4-3, con tre attaccanti. Dobbiamo mettercela tutta e rischiare. Abbiamo un sacco di tempo”. Corsi verso il centrocampo per mettere in gioco la palla e per informare gli altri della tattica. “Abbiamo un sacco di tempo”, dissi. “Niente panico”. Ovviamente il panico si sparse comunque. Trascorsero parecchi minuti senza occasioni di segnare. Per fortuna nemmeno il Sandalo voleva un pareggio, perciò erano attivi. Ad un certo punto ebbero la possibilità di segnare con un tiro forte rasoterra, ma Luca lo parò deviando la palla sul palo, per poi recuperla e bloccarla. A quel punto sapevo cosa stava per succedere, cioè un tiro forte di Luca, con il vento alle spalle. Mentre calciava, cominiciai a correre senza finire in fuorigioco. La difesa del Sandalo se ne accorse troppo tardi, mancando la possibilità di raggiungermi. La palla finì per terra a un paio di metri di distanza da me, rotolando verso l’area, dove il portiere si era accorto del pericolo e stava uscendo per la parata. Cominciai a correre con tutte le forze. Il portiere ed io raggiungemmo la palla allo stesso momento, o meglio, quasi allo

stesso momento. Io feci appena in tempo a toccarla prima di essere sbattuto a terra. Forse ci sarebbe stato un cartellino rosso ma, trovandoci fuori fuori dall’area, ci sarebbe stato solo un calcio di punizione, perciò rotolai, mi alzai e continuai a correre con la palla. Per fortuna, i difensori esitarono a fermarmi, perché si aspettavano il fischio dell’arbitro... ma io non sentii nulla. La palla rotolava in direzione della porta, ma purtroppo sarebbe uscita... scattai... non ce l’avrei fatta... perciò mi gettai a terra e la spinsi in porta. Ed ora sentii il fischio dell’arbitro. Gol! Lorenzo aveva deciso che era gol. Poco dopo fischiò la fine della partita. Avevamo vinto e ci eravamo guadagnati un’altra stagione nella categoria superiore. Ringraziammo il Sandalo e Lorenzo per la partita. Il Sandalo perse con dignità, e poi cominciammo a festeggiare con gli allenatori e i tifosi. In tanti mi fecero i complimenti per il gol della vittoria. I miei gentori mi raggiunsero in campo. Erano felici e molto fieri. Tiziano ed io battemmo il cinque. “Un gol geniale. Sei riuscito a salvare il FC Mezzi dalla retrocessione. Non avrei mai immaginato che riuscissi a raggiungere il pallone. Una grande forza di volontà”. Annuii. Era stato proprio per quello. Forza di volontà. Dovevo fare quel gol. “E io che credevo di essere quello veloce”, disse Zlatan dandomi una pacca sulla spalla. Isabella mi si avvicinò. Esitò un attimo, e poi mi abbracciò forte, davanti a tutti. Guardai verso Ursula, ma mi voltava la schiena. Mia mamma mi guardò, ma non disse nulla. Nello spogliatoio, Kevin parlò della festa di fine stagione, che sarebbe stata anche la festa d’addio per Cris. Dovevamo comprarle un regalo, e forse il capitano avrebbe potuto fare un discorso? Kevin mi guardò.

Annuii. Mia mamma e mio papà mi avrebbero aiutato. Forse Isabella mi avrebbe aspettato fuori? Stavamo per diventare una coppia? Speravo di sì. Cosa sarebbe successo nella prossima stagione, quando Kevin ci avrebbe fatto da allenatore? Le ragazze avrebbero continuato a giocare, saremmo stati un numero sufficiente di giocatori, e sarei stato in grado di giocare sia per il FC Mezzi che per il Belleno?

A proposito di FC Mezzi 9 - Rischio di retrocessione

Manca poco alla quarta partita della stagione contro il Levrino, e i ragazzi del FC Mezzi non vogliono saperne di perdere. Marco si divide tra l'allenamento speciale al Belleno e l’impegno ormai assiduo con la sua amata squadra di calcio, anche se, probabilmente, nella stagione successiva dovrà prendere una decisione definitiva. I suoi allenatori preferiscono infatti che si concentri principalmente su una delle due formazioni. Cris, la nuova allenatrice, sembra davvero in gamba e decide di mettere in atto la tattica 3-4-3: si punta tutto sul centrocampo. Il Levrino è una squadra piuttosto forte, ma Marco e i suoi compagni hanno deciso di volerla battere a tutti i costi. Ci riusciranno?