Carlo Alberto Pagani
FILOSOFICAMENTE
ANTROPOLOGICO
Homo sapiens
Esuli pensieri
Storie a denti stretti
Youcanprint Self - Publishing
Titolo | Filosoficamente antropologico Autore | Carlo Alberto Pagani ISBN | 9788891140487 Prima edizione digitale: 2014
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INDICE
Homo sapiens
Esuli pensieri
Storie a denti stretti
HOMO SAPIENS
Uno strano animale
Partendo da un punto qualsiasi del globo terracqueo; consideriamo come l'Umanità si sia evoluta nel tempo e, dagli albori della civiltà, abbia sviluppato alcune caratteristiche comportamentali che, potremmo definire, discutibili. Cercando di capire il perché di certi comportamenti, sembra, a detta di alcuni studiosi, che, ad esempio, il gesto di dare la mano, derivi da un comportamento che l'uomo delle caverne metteva in atto; andando in giro armato di una clava; incontrando un suo simile al quale intendeva mostrare le sua non aggressività; gettava a terra la sua clava e prendeva la destra armata dell'altro, in segno di amicizia. Forse sarà così; ma certo è, che, progredendo nel tempo, l'uomo, non ha più mollato la clava; tuttalpiù, la a nella mano libera; essendo l'altra impegnata nel saluto. Ora, seguendo un filo logico; senza iniziare dall'età della pietra; partiamo da tempi e luoghi più vicini a noi; tempi e luoghi in cui l'uomo era già avanzato nella civiltà e, pur esprimendo il suo illuminato pensiero, che gli ha dato una collocazione e un lustro, nella storia, si è trovato a brandeggiare la clava, menandola sul cranio di chi aveva pensieri e costumi diversi dai suoi. Vogliamo considerare un'area geografica, a noi vicina, piena di cultura; di illustri filosofi, oratori e personaggi, di cui sono giunti a noi documenti e opere che ci pongono davanti agli occhi la realtà di quel tempo. Prendiamo, a caso, uno dei filosofi illustri della civilissima Grecia, Socrate nato a Atene nel 469 a. C., era figlio di Sofronico, il quale era uno scalpellino; o, forse, uno scultore; la madre, Fenarete, era una levatrice. La famiglia di Socrate apparteneva alla casta degli Zeugoti, terza ed ultima, in ordine di importanza, delle famiglie ateniesi che contavano qualcosa. Era una famiglia, diciamo di ceto medio, discretamente benestante. Socrate fu oplita (soldato ateniese); partecipò a diverse campagne militari; 432429, (Qui, il filosofo aveva 40 anni); campagna di Potidea; 424, (Socrate aveva 45 anni); campagna militare di Delio; nel 422, campagna militare di Anfipoli; nel 406, partecipa alla battaglia delle Arginuse (l'arzillo Socrate ha la tenera età di 63 anni); non credo che, come oplita, fosse addetto alla fureria.. In questa data, si oppone alla condanna a morte comminatagli dagli strateghi. Nel 399,
viene accusato, ingiustamente, di irreligiosità e di essere corruttore dei giovani, suoi discepoli. Criticando i comportamenti illeciti dei politici ateniesi, si era creato inimicizie; i suoi accusatori furono; Meleto, poeta tragico; il politico Anito e l'oratore Licone. Fu condannato a morte per avvelenamento e costretto a bere la cicuta. Fine di Socrate; egli aveva 70 anni. E' stato un filosofo sui generis; non lasciò scritti; ma esternò il suo pensiero confrontandosi nel dialogo e nella sua convinzione di svegliare gli animi. Fu molto amato e seguito dai giovani. Come filosofo, non ebbe modo di annoiarsi, durante i suoi settanta anni di vita movimentata. Non saprei dire se, come oplita, avesse avuto il tempo di filosofeggiare durante le battaglie. Siccome ci troviamo nella Grecia antica, la cui civiltà dell'epoca era tenuta in alta considerazione da tutti i popoli, anche da quelli, diciamo, non barbari; che ne subivano il fascino; diamo ancora una occhiata nelle vicinanze dove lasciarono impronte, nella storia, filosofi, oratori, re e condottieri. Atene faceva parte della Lega Calcidica guidata da Olinto; si adoperava militarmente per assoggettare la Macedonia, durante il regno di Aminta III°, re di Macedonia dal 392 al 370 a. C.,. Le manovre diplomatiche di Aminta III°, riuscirono a mantenere un certo equilibrio, tra gli Illiri, i Traci e la Lega Calcidica; barcamenandosi di volta, in volta, ora con gli uni; ora con gli altri. Aminta III°, ebbe, dalla moglie Euridice, tre figli: Alessandro, Perdicca e Filippo. Ebbe anche altri tre figli illegittimi, (more uxorio); tanto per cambiare. Comunque, il figlio Alessandro, regnò un solo anno; fu assassinato da Tolomeo D'Aloro, il quale era anche l'amante di Euridice. Questo galantuomo fu reggente del trono, essendo Perdicca troppo giovane; ma, quando questi fu maggiorenne, fece asse il buon Tolomeo. Una volta tanto si è verificato il caso di “ chi la fa, l'aspetti”. Sempre inneggiando alla civiltà; troviamo l'ottimo Perdicca a scontrarsi con gli Illiri, guidati dal re Bardilli, contro i quali perse la battaglia e la vita. Filippo II°, terzo figlio legittimo di Aminta, divenne così re di Macedonia alla tenera età di 23 anni. Anche lui ebbe vita difficile; la Macedonia invasa da Peoni, Traci e, sbarcati sulla costa del Golfo Termico, gli Ateniesi associati ai
mercenari di un tale Argeo, figlio illegittimo di Aminta III°; il quale figlio, aspirava al trono di Macedonia. Filippo II°, ingoiando il rospo, pagò pesanti tributi ai Peoni e ai Traci che riuscì ad allontanare e sconfisse, uccidendolo in battaglia, il pretendente al trono, Argeo, che era rimasto privo del sostegno degli Ateniesi ai quali, Filippo, lasciò la città di Anfipoli, vecchia colonia ateniese sin dal 470 a. C.; colonia che gli Ateniesi desideravano avere sotto il loro dominio. In una situazione in cui i popoli vicini, mantenevano un clima, diciamo incerto, per usare un eufemismo; l'egregio Filippo II° riorganizzò l'esercito. Costituì le famose e temute falangi macedoni, formate da fanteria pesante, equipaggiata con corazza, detta schinieri; elmo, uno scudo, opportunamente modellato, che era in grado di riparare metà corpo del milite e metà corpo del commilitone a lui affiancato, senza, peraltro, impedirgli la destra, che reggeva una lunghissima lancia, detta “sarissa”. Per chiarire le idee al lettore; precisiamo che le “sarisse”, erano lunghe sei o sette metri, costituite da due tronconi di legno di corniolo, uniti, alla metà, da un tubo in ottone; la punta, sempre in ottone, era lunga trenta centimetri e il manico, di un certo diametro, anche questo foderato da un manicotto in ottone che bilanciava il peso. I falangisti, ben addestrati, combattevano addossati tra loro, come un solo uomo e formavano una barriera insormontabile. Ai fianchi, le falangi erano protette da soldati armati con armi più corte, detti atisti e, tutti, coadiuvati dalla cavalleria. Siamo nell'anno, non del signore, perché Cristo non era ancora nato, diciamo nell'anno 358, durante il quale Filippo è sottomesso agli Illiri e, per convenienza politica, sposa Audania, figlia del re degli Illiri, Bardili. Quando poi si trovò ben equipaggiato militarmente ed economicamente; l'ottimo Filippo, marciò contro gli Illiri e li sconfisse, uccidendo Bardili assieme a 7000 fanti. Non sappiamo se, dopo avere accoppato il suocero, la moglie gli abbia detto bravo. Fingendosi amico della Grecia, Filippo II°, visto che gli Ateniesi non erano riusciti ad assoggettare Anfipoli; cambiò strategia; non solo si rifiutò di consegnare la città; ma, nel 356, prese la città di Krenides da dove gli era
possibile sfruttare le miniere d'oro del monte Pangeo e, assicuratasi una rendita di mille talenti annui, aumentò le risorse militari; pagò politici e personaggi a lui favorevoli; tanto da potere affermare che fu più il suo oro che non le armi, a conquistare la Grecia. In quegli anni, Filippo imperava sulla Grecia e Atene era sottomessa; ma, come spesso accade nella storia umana, c'è sempre qualcuno che la pensa in modo diverso da chi comanda. Infatti; Demostene, uno dei dieci grandi oratori attici, nonché uomo politico; nato ad Atene nel 384 a. C. morto nel 322. a. C.; fu grande avversario di Filippo II° e cercò di risvegliare gli Ateniesi da un periodo di letargo, con la sua eccelsa oratoria e le famose Filippiche. Parlando ai suoi concittadini; rimase famosa una sua frase, nella sua lingua in greco antico che, pronunciata, ha fatto sorridere gli studenti dei licei classici; avendo un significato diverso nella lingua italiana. Demostene disse agli Ateniesi: -Ateniesi, maledite Filippo. - Questa frase, scritta in alfabeto cirillico della lingua greca antica, suonava così: Atenaioi, fate kakà Filippo. - Specifichiamo, per chi non conosce il greco antico, che “fate” è l'imperativo del verbo “femì” che significa “dire”; quindi; fate = “dite”; mentre “kakà” è il plurale neutro di “kakòs” che significa “cattivo”; per cui, kakà = cose cattive”. Quindi, riassumendo: “Ateniesi, dite cose cattive a Filippo”. Più correttamente: “Ateniesi, maledite Filippo”. Ma Filippo non se la prese a male e, impegnato com'era nella campagna militare contro i Molossi dell'Epiro; continuò a esercitare il suo dominio su Atene. Nel 336, in località Aigai; un ufficiale della sua guardia del corpo, certo Pausania di Orestide, lo assassinò Filippo aveva 46 anni. Non intendendo scrivere un testo storico; ritorniamo al tema iniziale rivolto ai comportamenti dell'uomo Ad esempio, in relazione alle vicende macedoni e greche; ebbe parte importante la vicina Persia dove, giusto nel periodo di Filippo II°; fu re Artaserse III°. Questo tizio, era uno dei centoquindici figli di Artaserse II°, vissuto dal 452 al 362 a. C. Costui, detto Mnemone; durante i suoi 90 anni di vita, fu re di Persia e dell'Alto Egitto e, nei ritagli di tempo, ebbe modo di mettere al mondo ben 115 figli. Non ve li sto ad elencare tutti; ne' vi elenco le mogli di tutto il suo harem;
sarebbe impresa lunga e ardua.; ma diciamo che non è valso, per lui, il detto: “Bacco, tabacco e Venere, riducono l'uomo in cenere”. Di contro, Alessandro Magno il Macedone;(” Alexàndros Mégas ò Makedòn”, in greco antico), figlio di Filippo II°; visse soltanto 33 anni; ma, in 14 anni del suo regno conquistò tutta la Grecia; la Persia; l'India, il Pakistan, l'Afghanistan l'Egitto. Nacque il 20 luglio del 356 a Pella (Grecia); morì nel mese di giugno del 323, a Babilonia, probabilmente a causa di una febbre malarica. Fu sepolto ad Alessandria d'Egitto, città da lui fondata. Il padre Filippo II°, volle indirizzarlo alla cultura ellenica; il suo maestro fu Aristotele. Alessandro puntò la sua attenzione all'impero Persiano, con il re Dario III°, nato nel 350; morto nel 330; successore di Artaserse IV°. Alessandro, dopo avere ucciso il cugino Aminta, suo rivale; dopo avere distrutto Tebe, nel 335 e, dopo avere consolidato l'impero, decise di fronteggiare la vicina Persia. Il primo scontro avvenne nel 343 in Anatolia, a sud della città di Isso; al confine tra la Cilicia e la Siria. Lo scontro fu durissimo; Alessandro disponeva di 40.000 armati, dei quali solo il 10% costituito da truppe greche; il resto, truppe macedoni. Il re Dario, disponeva di 100.000 armati; ma, i suoi famosi carri falcati (con lame ai mozzi delle ruote); furono inutili contro le falangi macedoni. Dario fu costretto a una precipitosa ritirata, lasciando sul campo 30.000 morti e, molti altri ne perse, durante la ritirata. Alessandro perse 7000 uomini. Re Dario III°, fu costretto, in altre occasioni, a fuggire e, quando, nel 330, tentava di organizzare la resistenza contro Alessandro; fu ucciso, vigliaccamente, da uno dei suoi satrapi di nome Besso. Alessandro conquistò, quindi, tutto l'impero persiano, sostituendo Dario. Il suo spirito inquieto; la sua ambizione lo portarono a nuove conquiste. Si spinse a Oriente attraversando le distese dell'altopiano dell'Iran; del Pakistan; si spinse fino al remoto Kaschmir. Conquistò territori; fondò città e, seguendo il corso del fiume Indo, scese in India dove, in una cruenta battaglia, sconfisse il re indiano Poro, nel 326. La sua intenzione era quella di giungere sino all'Oceano Indiano; ma il suo esercito lo convinse a desistere e a tornare indietro. Alessandro, infuriato, rimase per tre giorni nella sua tenda e, il terzo giorno acconsentì al rientro.
Il viaggio di ritorno fu durissimo; Alessandro, con quello che rimaneva dell'esercito giunse a Babilonia, che fu eletta capitale dell'impero. Era impensabile riuscire a gestire un sì vasto impero; ma Alessandro, intelligentemente, consentì ai popoli conquistati, di mantenere la loro lingua; la loro religione e i loro costumi, riuscendo, così, a mantenere l'integrità dell'impero. Quando si considera il comportamento dell'essere umano; si può analizzare il lato psicologico; il lato etico, scientifico e religioso; ma non credo che vi sia un illuminato che sia in grado di capire, in modo approfondito e giudicare il comportamento, senza partire dai presupposti relativi ai capitoli del proprio pensiero. Questo grande condottiero, aveva, come amante, il giovane Efestione, nobile Macedone, suo coetaneo. Si amarono sin dall'infanzia e per tutta la vita. Efestione, seguendo Alessandro nel viaggio di ritorno; morì, dopo alcuni giorni di febbre, a Battana e, Alessandro, che era impegnato altrove, nei giochi, fu chiamato, date le condizioni gravi dell'amico e, quando giunse al suo capezzale, lo trovò morto. A Efestione aveva affidato i più prestigiosi incarichi del suo regno; era stato il comandante delle guardie del corpo di Alessandro; era anche il suo comandante in seconda. Quando, dopo la sconfitta di Dario III°, re persiano, Alessandro ed Efestiuone si recarono alla tenda reale di re Dario, dove erano prigioniere le nobili donne della famiglia di Dario, per tranquillizzarle circa la loro sorte e assicurare loro amicizia e trattamento adeguato alla loro regale posizione; entrati nella tenda, fu rivolto il primo saluto a Efestione; più alto, più bello e più prestante, scambiato per il condottiero Alessandro. Questi, al momento delle scuse, dopo compreso l'errore, disse che non c'era da scusarsi, poiché Efestione era, anch'egli, Alessandro. Lo considerava il suo alter ego. Egli lo aveva voluto nella sua famiglia reale, facendogli sposare Diripettide, sorella della sua seconda moglie Stamira; entrambe figlie di Dario III° di Persia. Ora non sarà il caso di starci a pensare sopra; questo è quanto. Sembra che la morte improvvisa del giovane amante, abbia sconvolto Alessandro. Nessuno di coloro con cui era a contatto, riusciva più a comprendere il grande
condottiero. Alessandro iniziò a mostrarsi incline a modificare il cerimoniale relativo all'imperatore; pretendendo di divinizzarlo. Abbandonò quindi il sobrio cerimoniale dei greci e, avvicinandosi alle consuetudini orientali, aveva stabilito che chiunque si avvicinasse al suo cospetto, doveva inchinarsi. Questo fatto subì la disapprovazione e il disappunto dei suoi generali e sostenitori. Nel giugno del 323, a Babilonia, una febbre malarica pose fine alla sua giovane vita. Quelle che restano nella storia, sono le sue gesta;... il resto è polvere. Volendo volare più d'appresso ai nostri lidi, troviamo che la nascita di Roma, futura conquistatrice di imperi, risalirebbe al 21 aprile dell'anno 753 a. C.; questo secondo lo storico latino Varrone e l'astrologo Lucio Taruzio. Senza l'intenzione di di volere denigrare l'astrologia; sentendo parlare di date storiche fissate da un astrologo; mi sia concesso di esternare i miei dubbi. Sicuramente più attendibili sono i cenni storici di Tito Livio; di Dionigi di Alicarnasso e di Plutarco. L'inizio di Roma, affonda le radici nella mitologia; nelle vicende epiche risalenti alla guerra di Troia, Virgilio, Ovidio. Lo sbarco di Enea sulle coste laziali con il vecchio padre Anchise e il figlio Julo Ascanio. Come recita il poeta mantovano Virgilio, sui versi della sua Eneide: “... ora di Marte l'armi canto e il valor del grande eroe che, pria, da Troia, per destino, ai liti d'Italia e di Lavinio, errando venne...” Dagli scavi e dai reperti archeologici; si è riscontrato un qualche frammento di verità, emergenti su un mare di fantasia. La realtà è ben altra. Roma, non fu fondata per un preciso atto di volontà; nacque, come altri villaggi, per quella forma detta sinecismo (ossia ipotesi dell'origine), dovuta allo stanziamento di individui provenienti da svariate località i quali trovarono conveniente insediarsi in quella località prossima al fiume Tevere, comoda via d'acqua, per scambi commerciali e altro. Anche l'origine del nome di Roma, si perde nella notte dei tempi; sembra sia derivato dall'arcaico nome del Tevere “Rumon”, riferito al greco antico “ruo” che significa “scorro”. La nascita di Roma, dunque, affonda le radici in parte nella mitologia e, in parte, su fonti storiche abbastanza attendibili. La leggenda di Romolo e Remo e della successiva scomparsa di Romolo durante
un temporale, poi venerato come il dio Quirino; rimane una leggenda. Probabilmente Romolo non è mai esistito; almeno non come individuo; forse, il riferimento è relativo a più personaggi della prima era. L'era arcaica di Roma, va dal 753 a. C. Fino al 509 a. C. Diciamo che i sette re di Roma, in realtà, sono stati sei: Numa Pompilo, re sabino, nel 642 a. C.; fu il re che unificò religione e potere. Sotto il suo regno, i Romani occupano la fortezza Etrusca, sita sul colle Gianicolo, ubicata oltre il fiume Tevere. Nel 641 a. C. Fu eletto re, dai senatori, Tullio Ostilio, diciamo terzo re di Roma; non solo perché era romano della “gens hostilia”; ma anche perché suo nonno, Osto Ostilio, avrebbe combattuto con Romolo contro i Sabini. Il quarto re fu Anco Marzio, nel 579 a. C., re sabino; sotto il suo regno, Roma si conquistò uno sbocco sul mare, conquistando Ostia. Dal 578 al 535, fu re Tarquinio Prisco, uomo di origine Etrusca. In tale periodo si sviluppò l'incontro tra la cultura etrusca e quella latina. Vi furono riforme politico-amministrative; le opere edificate furono la cloaca massima; il Circo Massimo e il tempio di Giove Capitolino. Dal 678 al 539, fu re Servio Tullio, 2° re etrusco, Con lui, l'espansione di Roma si spinse a sud del Lazio. Vi furono alcune riforme politiche con l'istituzione dei comizi centuriati e l'aumento del numero dei senatori fino a tremila. Tarquinio il superbo restò in carica dal 534 al 510 a. C. Fu l'ultimo re di Roma: con lui termina il periodo della monarchia e Roma diventa una repubblica. Tarquinio il superbo fu tiranno e despota; fu destituito e cacciato dai sudditi romani; ma, molto più probabilmente, fu destituito da Porsenna, re di Chiusi. Il aggio da monarchia a repubblica (509 – 496 a. C., non è certo stato semplice; la clava dell'homo sapiens, ebbe il suo bel da fare. Il primo console romano fu Marco Orazio Pulvillo, discendente di quel Marco Orazio, sopravvissuto al famoso scontro fra Orazi e Curiazi.
I Romani repubblicani, liberatisi dall'influenza degli Etruschi, si trovarono a fronteggiare le ostilità lungo i confini, da parte dei Sabini che operavano scorribande presso il fiume Aniene e presso Faleria. Ancora più a sud, riconquistarono Pomezia, contro la quale si comportarono duramente, per essersi alleata con gli Aurunci. Ormai, i Romani, erano repubblicani convinti; tant'è che il console Publio Valerio, fece promulgare una legge che permetteva a tutti, di uccidere chiunque tentasse di farsi eleggere re. Però, nella repubblica, come anche nella monarchia, c'era un particolare, rimasto imperituro nei secoli, cioè il popolo era diviso in due classi; i patrizi e i plebei; ossia i ricchi e i poveri. Giratela come volete; ma non c'è barba di governo, al mondo, che abbia fatto rispettare una legge uguale per tutti e che abbia trovato il sistema della” sottrazione” e cioè: i ricchi, meno ricchi e i poveri, meno poveri. Per avere una qualche idea del “diritto romano” cui, a tutt'oggi, si fa riferimento; diamo un'occhiata a quello che ha fatto l'homo sapiens, nei panni del cittadino romano; nato a Roma e ivi abitante in qualità di “civis romanus”. Pertanto; nel 496 (sempre avanti Cristo); in una furiosa battaglia sul lago Regillo, ha sconfitto i Latini. Nel 494; sono stati eletti due tribuni della plebe. La plebe ha ottenuto qualcosa; ma, sempre plebe è rimasta. Nel 459 (25 anni dopo); i tribuni della plebe ano da due a dieci. Sicuramente i patrizi erano tutti sudati per lo sforzo. Nel 449, i Decemviri, pubblicano le leggi delle 12 tavole; “duodecim tabularum leges”; scritte nel 451 – 450; relative al diritto privato e pubblico: Esse sono la più antica codificazione scritta del diritto romano. Nel 447, sono creati, per la prima volta due questori. Nel 445, sono permessi i matrimoni tra patrizi e plebei. Qui occorre un applauso dal lettore. I questori; da due, diventano quattro. Lo sviluppo della storia di Roma repubblicana, mostra i vari mutamenti, nel
tempo; mutamenti relativi ai rapporti umani. Nel primo periodo repubblicano, i costumi sono castigati; mentre, in Grecia, i rapporti omosessuali sono considerati cosa naturale; anche perché nell'antichità, non esisteva il concetto della omosessualità. Tuttavia, nella Roma repubblicana, la cosa era vista con sospetto e tacciato come “vizio greco”. I rapporti omosessuali erano praticati nella Grecia antica, senza che vi fosse alcun imbarazzo; mentre, tale comportamento, si riscontrò solo all'inizio della nella Roma imperiale La Roma repubblicana, quindi, riteneva poco virile il comportamento omosessuale, come poco virile e lo aveva bollato come “vizio greco”. Nella successiva Roma imperiale, le cose relative a tale argomento, cambiarono.. Tanto per citarne uno; l'imperatore Adriano si innamorò del giovane Antinoo a tal punto che, quando questi morì, giovane; Adriano fece erigere molte statue di Antinoo, in tutto l'impero, divinizzandolo come un dio. Ma l'homo sapiens, oltre amare, sa anche odiare; e, siccome, oltre al sesso, ha anche la clava; si è adoperato al meglio, per affermare le proprie ragioni. E, allora, i Persiani avevano i carri falcati; i Greci avevano gli opliti; i Macedoni, le falangi e i Romani, con i temuti legionari, avevano ideato la famosa testuggine (“testudo” in latino). Questo corpo di fanteria pesante, armata di gladio e grande scudo rettangolare; era bene addestrata; i militi, coordinati nei movimenti, predisponevano una barriera di scudi frontalmente; lateralmente e al di sopra delle teste. Questa manovra, permetteva ai fanti la massima protezione da frecce e altri proiettili che venivano lanciati contro di loro; non solo, ma, la copertura posta in tal guisa, impediva al nemico di poter valutare il numero di militi presenti nella testuggine che, così protetta, giungeva, integra, al diretto contatto con le truppe avversarie. La storia dell'homo sapiens è piena di mutamenti causati dai comportamenti dell'uomo. Mentre la stella splendente della Magna Grecia, declina verso il tramonto; sorge luminosa la stella di Roma che diventa “Caput mundi”. Anche questa stella tramonta e, nella storia, restano le opere; le parole scritte e
raccontate che catturano la fantasia e l'immaginazione. Le uniche testimonianze tangibili, sono le opere create nel tempo. Ma il tempo non sa leggere e non rispetta le opere dell'uomo che le cura per prolungarne la durata. Ma, la cura dell'uomo, è soltanto un encomiabile, disperato rinvio. Finiranno, come la maggior parte di quelle che sono finite; solo pietre e polvere. Ma l' homo sapiens non demorde; ha qualcosa in sé che, forse, gli altri animali non hanno: la speranza; la volontà, l'immaginazione; l'ostinazione. Cerca altri mondi dove erigere le opere che, sulla terra, saranno diventate polvere e spera di far sorgere nuove stelle fulgenti. Comunque, rimane sempre uno strano animale. Di tutti gli animali più strani e bizzarri; non ve ne è uno strano come l'essere umano;.... fino ad oggi, sul pianeta Terra.
ESULI PENSIERI
Verso l'ultima frontiera; ma.. esiste una ultima frontiera?
Quando parliamo dell'Umanità; definiamo noi stessi come esseri "umani" la cui etimologia è riferita al sostantivo latino "humus ", che significa fango; oppure, se vogliamo nobilitarlo, "creta". Dunque, noi siamo originati dal fango; dalla terra; però; pur camminando sulla terra; distaccando, nel camminare, un piede dopo l'altro; ma senza essere mai in grado, fisicamente, di rimanere sollevati dal suolo; dal fango; dalla creta. In realtà, è scientificamente provato, che l'essere vivente è fatto della stessa materia di cui sono fatte le stelle. Se vogliamo nobilitarci; possiamo dichiararci figli delle stelle; ma la realtà è proprio questa; tutti i vari materiali che compongono le stelle; sono gli stessi che compongono gli organismi viventi. Ad esempio, abbiamo crampi muscolari?... Manca il potassio. Il ferro, trasporta ossigeno al cervello; altrimenti andiamo in "tilt" e, così via dicendo. Usiamo la nostra mente; la nostra facoltà di pensare; per sollevare l'essere umano dalla terra, verso un punto sconosciuto, al di là dell'Universo. Ecco, dunque, l'essere umano a supporre; inventare un creatore che ha posto l'umano al centro del creato; un creatore con una mente superiore. Succede sempre che l'uomo, di fronte alle difficoltà che reputa insormontabili, si rivolge a qualcosa, o qualcuno, che egli ritiene superiore. Gli animali, pensa l'umano, sono esseri inferiori; non sono in grado di pensare; o, più precisamente, non pensano come pensano gli umani. I loro comportamenti, secondo gli umani, non sono pensati e programmati; sono istintivi; per la qual cosa, i comportamenti buoni o cattivi, sono non giudicabili; fanno parte della natura, unica programmatrice. Questo è stato stabilito dagli esseri umani e, così è. Però, l'essere umano, non essendo dotato di molte delle caratteristiche fisiche degli animali, con i quali convive, ha usato il cervello per rendersi dominante e, secondo la logica, non è un comportamento istintivo; ma è ragionato, pensato e programmato. Forse, la natura, non è l'unica programmatrice. Attraverso studi e osservazioni; l'essere umano ha constatato che gli esseri viventi si evolvono, fisicamente e intellettualmente; condizionati dall'ambiente
in cui si trovano a vivere. Nel Madagascar, ad esempio, vi si sono evoluti e trasformati animali che, precedentemente, quando l'isola di Madagascar era unita all'Africa, avevano aspetto fisico e comportamentale completamente diverso. Identica cosa per gli esseri che si trovano a vivere nelle diverse zone del nostro pianeta Terra. Animali che vivono nei due poli; altri nelle zone tropicali; altri nelle zone temperate. Anche gli esseri umani, nativi delle varie zone, mostrano caratteristiche fisiche e comportamentali diverse le une dalle altre. Comunque; tutti, uomini e bestie, sono accomunati dalle stesse esigenze di cui la più importante è la sopravvivenza, di fronte alla quale, tutto il resto a in secondo ordine. L'umano, dunque, avendo usato la sua mente, si è reso dominante nei confronti degli animali. Egli si si muove più velocemente degli animali, sia a terra, in mare e in aria e, anche fuori dall'aria; nel vuoto. Questo, comporta, spesso, danni collaterali che, non essendo voluti, sono considerati "colposi" e, quindi, non punibili. Tute considerazioni del l'homo "sapiens", ovviamente. Proseguendo nelle considerazioni; diciamo che, l'essere umano si è evoluto, nel tempo, sia fisicamente che intellettualmente; quindi, ha inventato e sviluppato la scienza; la tecnologia e la medicina, Abbiamo messo la medicina in terzo ordine, poiché, la scienza e la tecnologia, sempre prevalenti, spesso vanno a danno della salute; ma sono danni non voluti e quindi veniali;... forse. Dunque, tutto è correlato alla mente umana che fissa e stabilisce tutto. Nella sua dimensione, stabilisce il sopra e il sotto; stabilisce avanti e dietro; quindi destra e sinistra; per poi scoprire che, nel vuoto, sono posizioni che non hanno senso; cioè, non esistono, se non nella mente; ma; non certo nella realtà. Ecco, dunque, l'umano a studiare l'Universo; le galassie; le stelle, i pianeti; a studiare il macrocosmo e il microcosmo; l'atomo, i protoni e i neutroni. Tutto ha un nome e una collocazione; ma, sia l'uno che l'altra, sono elaborati della mente umana. Fuori da questa, c'è forse una frontiera? Se così fosse, sarebbe l'ultima oppure ve ne sono altre, infinite, senza mai che vi sia l'ultima? Gli studi umani, della mente umana, portano a supporre che il cervello umano,
come anche quello degli altri esseri viventi, concepisce soltanto quello che lo interessa; oltre, non gli è dato di concepire. Il più microscopico degli insetti; non è in grado di immaginare l'esistenza di altri esseri maggiori di lui, ubicati in un mondo, per lui inconcepibile. Nella scala zoologica; gli animali, salendo nelle dimensioni fisiche e intellettuali, si riscontra in loro, una certa consapevolezza che valuta gli esseri con i quali convivono e il luogo in cui si trovano. Oltre questo, non hanno interesse a volere capire di più; il loro cervello, man mano che si è evoluto nel tempo, ha modificato e migliorato certe loro caratteristiche fisiche e comportamentali che li hanno messi in condizioni di soddisfare, al meglio, le esigenze della loro vita. Anche l'essere umano si è evoluto fisicamente e intellettualmente; ma, mentre il cervello degli animali, evolvendosi, ha modificato le caratteristiche fisiche, atte a far fronte alle loro esigenze; il cervello umano, evolvendosi, ha sviluppato nell'uomo la creatività e, quindi, la scienza, la tecnica, la medicina e quanto altro; ma tutto concepito nella dimensione in cui l'uomo si trova. Nella mente umana, in costante evoluzione, è inserito uno stimolo che la porta a cercare di capire e concepire sempre di più e a immaginare il soprannaturale e a creare il mistico e il tocco magico di una mente superiore. Non tutti gli uomini sono, però, d'accordo su questa ipotesi che, opportunamente pilotata, crea seguaci, creando, nel contesto umano, convinzioni e sofisma, più o meno elaborati, che vengono assorbiti e inglobati nelle diverse religioni diffuse in tutta l'Umanità. Chi, appunto, non è d'accordo su questo tema; cerca le ragioni dell'essere basandosi sulle scienze esatte; studiando, in modo approfondito, la storia umana, ii documenti del ato; i reperti archeologici; le scoperte dell'astronomia e tutto quello che possa, in qualche modo, far luce su tale complesso argomento. Forse, pensano alcuni, il fine ultimo della vita non è di questo mondo; può darsi; ma di quale altro? C'è un altro? O, forse, altri? Forse, anzi, certo, la nostra mente è limitata e non riesce a concepire più di tanto. Può essere che l'Universo che concepiamo, entro il quale ci sentiamo prigionieri, tentando di esplorarlo e di capirlo, sia parte di un minuscolo atomo che contempla universi più grandi, a loro volta facenti parte di altrettanti macrocosmi, o microcosmi, inconcepibili per la mente umana. Del resto,
l'insetto; la formica che vive nel suo universo, non concepisce l'esistenza dell'uomo e del mondo in cui egli vive. Quindi, l'esistenza di probabili ulteriori universi, di cui uno è il contenitore dell'altro; all'infinito, per quanto concepibile dalla mente umana; potrebbe essere possibile. Se così fosse; dove cercare l'ultima frontiera? Forse non potrebbe esistere; poiché, in questo caso, non vi sarebbe fine ne' principio; l'uno e l'altro non esisterebbero e vi sarebbe solo l'esistenza di una continuità. Albert Einstain. nato a Ulm, Basen Wurttenberg (Germania), il 14 marzo, 1879; morto lunedì 18, aprile, 1955, a Princeton, New Jersey (USA); fu uno dei maggiori scienziati. Diceva, dopo averlo constatato, che le menti superiori, sono, spesso, ferocemente contrastate da menti mediocri. Concepiva l'universo come eterno; non riusciva a concepire un "principio" dell'universo. Una delle tante sue geniali intuizioni, era il concetto dello spazio e del tempo e aveva elaborato la teoria della relatività. Riscontri; considerazioni; valutazioni; formule. Più aumenta la velocità e più si restringe il tempo. Una constatazione, questa, che aveva dato modo di spaziare, con il pensiero e con la fantasia, a molti studiosi. Una assurda teoria suppone che, paradossalmente, correndo veloci, a ritroso nel tempo; dovremmo giungere a incontrare i nostri antenati. agli albori dell'Umanità. In questo caso; seguendo la logica del paradosso; io, ipotetico viaggiatore nel tempo, trovandomi proiettato al tempo degli antenati,; logicamente, non potrei esistere; poiché, tutti coloro che esistono oggi e quelli che sono esistiti, non sarebbero ancora nati; quindi, io stesso, non sarei nato. Ecco una parte delle elucubrazioni mentali. Gli scienziati del mondo intero fanno riferimento alle basi scientifiche poste da Einstain; come, del resto, anche da da quelle poste dal grande fisico-matematico Isaac Newton, nato a Woolstorpe, Linclnshire, Inghilterra, il 25 dicembre 1642, morto a Londra nel 1727. Il padre, facoltoso agricoltore, morì tre mesi prima della nascita di Isaac; la madre si sposò una seconda volta e, Isaac fu affidato alla nonna. Il giovane frequentò la Free grammar school e, pur non eccellendo negli studi, riuscì a frequentare il Trinity College; scuola di un certo livello. Fu una delle più grandi menti dell'Umanità. Studiò e capì la gravità; il movimento dei pianeti. Newton fu il primo a dimostrare che le leggi della gravità, regolano il movimento della Terra e degli altri corpi celesti. Dalle basi poste da queste grandi menti, si sono ulteriormente sviluppate le scienze moderne; la tecnologia e le ulteriori nuove scoperte. L'Umanità, quindi, continuando a evolversi; cerca di far luce nelle tenebre che, con l'aiuto di tali grandi menti, sono divenute, non più tenebre assolute, ma un nebuloso crepuscolo, nel quale, l'Umanità fa
considerazioni: pensieri: elucubrazioni; senza. in sostanza, avere certezze. o. quanto meno, un ulteriore, flebile barlume che possa illuminare un altro piccolo spazio di tanto mistero. Quando gli antichi osservavano il cielo, credevano che l'universo finisse al di sopra delle nuvole. Oggi, gli astronomi, gli studiosi del cosmo; hanno fatto progressi notevoli. I moderni telescopi, hanno consentito agli astronomi di esplorare l'Universo, il Cosmo, le Galassie. La velocità della luce, stimata in trecentomila chilometri al secondo, ha consentito di valutare distanze, tempi e anche a misurare l'Universo conosciuto; appunto, "conosciuto". Con le moderne tecniche di osservazione, gli astronomi hanno trovato la frontiera dell'inizio del "big bang "; ossia l'esplosione che ha dato origine all'universo che, secondo loro, è avvenuto tredici miliardi e mezzo di anni fa; ma, cosa c'era prima? Cosa ha scoccato la scintilla iniziale? Questo, ad oggi, non è dato conoscere; è il grande interrogativo senza risposta. Moderni scienziati affermano di avere scorto, per mezzo dei quattro più potenti telescopi cosmici, attualmente esistenti, il limite estremo dell'universo dove la luce non è più tale; ma diventa micro onde cosmiche. Dichiarano di avere visto la luce emessa dalla esplosione iniziale di tredici miliardi e mezzo di anni fa, che non è ancora giunta al nostro pianeta, dovendo viaggiare per miliardi di anni luce, prima di giungere a noi. Quindi, noi, menti mediocri, supponiamo di avere compreso che gli astronomi moderni, hanno guardato nel ato. Antiche testimonianze scritte; reperti di oggetti e immagini, incompatibili con la civiltà dell'epoca cui appartengono; foto, filmati e testimonianze attendibili, hanno parlato e parlano di visitatori del tempo; di oggetti volanti, apparsi e scomparsi e di strani fatti inspiegabili accaduti; dei quali non si hanno spiegazioni. Negli ultimi cento anni, l'Umanità ha avuto una inspiegabile accelerazione nelle scienze; nella tecnologia, nella medicina. Alcuni pensano vi sia la mano di extraterrestri che ci aiutano a progredire; altri pensano che un popolo alieno sia già inserito nella nostra Umanità, già da tempo, dando l'impulso a menti superiori che fanno nuove scoperte e pongono le basi per lo sviluppo. Telescopi che scrutano nel ato; misurazioni di chilometri al secondo; di miliardi di anni luce; misurazioni del presente, del ato, del futuro; forse il tempo e lo spazio non esistono per il cosmo; quindi, tutto è relativo al pensiero della mente umana. L'interrogativo, senza risposta; rimane sospeso nel vuoto, pieno di mistero, di fascino.
Così, l'essere umano continua a evolversi, sfruttando quanto ha creato scientificamente e quanto ha appreso dalle sue esperienze, per continuare a cercare l'ultima frontiera che, forse, non troverà mai.
STORIE A DENTI STRETTI
Quando gli uomini hanno cominciato a parlare;.... sono nate le prime storie....
Stando, un attimo, a meditare; c'è da chiedersi se sia il caso di ridere, oppure piangere. Poiché, ad oggi, la scelta è ancora libera; ognuno fa quello che gli viene più naturale fare. Mi è capitato, un giorno, di stare a cena, in casa di amici. In tale occasione, era stato invitato il parroco del paese. Era la prima volta che incontravo quel sacerdote. Al momento della cena; prima dell'inizio; l'egregio parroco; recita una preghiera di ringraziamento; tutti in piedi; segno di croce e, amen. Io, non essendo un buon cristiano e. per giunta, anticlericale; sono stato, educatamente, al gioco. Durante la cena; conversazioni diverse; sinché, il parroco, si è messo a disquisire sulla Chiesa; su quanto l'etica moderna lasci a desiderare; sulla fede, la cristianità e su gli ordini ecclesiastici; precisando scala gerarchica; ruoli e quanto altro di competenza. Io, non ho proferito parola; nonostante i suoi tentativi di coinvolgermi; mentre, diversi dei presenti, soggiogati dalla fede e dalle convinzioni, annuivano, approvando. Alla fine; dopo un ennesimo tentativo di coinvolgermi; ho chiesto, a bruciapelo, da quanto tempo egli fosse sacerdote; essendo egli uomo giovane; sui quaranta anni, o poco più. - Da quindici anni. - Ha risposto. - Quindi, gli ho detto: - Lei, non sa legger di latino; ne' di greco, suppongo. - Ormai, ha risposto, il latino è roba ata; non si usa più. - Però, gli ho detto, il latino è la lingua della Chiesa. Ho studiato, per un certo tempo, presso i Salesiani e ho fatto il chierichetto. Ho studiato lettere e conosco la storia. - Gli ho citato l'inizio della messa, in latino: - Intriobo ad altare dei. -Ad deum qui laetificat juventutem meam -
Mi ha guardato, imbarazzato, come si guarda una bestia strana. - Senta, gli ho detto, contesto tutto quello che lei ha detto sino ad ora ; la religione è solo un sofisma. ;.... Cristo, ho proseguito ; era un povero ignorante che parlava solo aramaico. Si è lasciato coinvolgere da Giovanni Battista, che predicava prima di lui e Gesù ha coinvolto altri ignoranti; gente umile, semplice, che si lasciava convincere e coinvolgere facilmente. Lo sa lei che i cristiani erano organizzati in sette; che se le davano, spesso e volentieri? Si contrastavano tra le diverse sette cristiane e giudaico-cristiane. Quando si incontravano, i singoli individui, per farsi riconoscere, tracciavano, a terra, il segno di un pesce; in greco antico, pesce si dice "ICTUS "(Le singole lettere di questo nome, scandiscono: Iesus Ctistòs Teù Uiòs Sotèr), Lo traduciamo in lingua italiana e diventa: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Il simbolo del pesce; è andato a finire sul pastorale del vescovo; sempre bardato come gli stregoni delle tribù. I vescovi con il pastorale; i sacerdoti come lei, egregio parroco, parlano dei cristiani, come pecorelle smarrite da condurre all'ovile; mentre l'agnello di dio toglie i peccati dal mondo. Tutta roba scaturita dal fatto che la religione cristiana è nata da quella ebraica e gli Ebrei erano nomadi, pastori di greggi. Se, anziché pecore, avessero allevato porci; la cosa sarebbe stata alquanto imbarazzante;... non trova? Vogliamo parlare della "santa inquisizione"'? Gli eretici, rappresentavano un pericolo per la integrità del regno della Chiesa e, quindi, andavano eliminati. Oppure parliamo della terra piatta e del mare Oceano che non si può navigare? Degli scienziati accusati di eresia? Vogliamo parlare dei papi? Del papa Alessandro VI°, (nato Rodrigo Borgia); celibe, che ebbe sette figli? Oppure di Bonifacio VIII°, che assecondò il cardinale Ruggeri a far condannare il conte Ugolino, rinchiuso, in una torre, con figli e nipoti e fatti morire tutti di inedia? Parliamo di Clemente IV°, che permise a Pignatelli, vescovo di Cosenza, a disseppellire l'odiato Manfredi, valoroso cavaliere, che contrastò il regno Pontificio e fu ucciso in battaglia? Le sue spoglie, furono portate fuori dai confini dello stato Pontificio e gettate in in pasto ai corvi. Parliamo della Roma dei papi, popolata da orfanelli. figli di preti? Parliamo di quel buontempone di Sisto V°, al secolo Felice Peretti, marchigiano, nato a Grottammare (AP), il 13 dicembre 1520. Si curava la malaria bevendo vino e scrisse una sua bibbia, poi ritirata, dopo la sua morte? Quel Sisto V°, che, papa per cinque anni, 1585- 1590, più che papa, fu un dittatore. Ha migliorato Roma, certamente; ma, a suon di pene capitali. Il papa ha dato un vitalizio al famigerato “mastro Titta” boia di Roma papale che ha tagliato centinaia di teste su ordine del papa. Parliamo della Chiesa di oggi; uno stato con una banca piena di intrallazzi e altro. I mercanti che quell'ingenuo di Cristo cacciò dal tempio; ora
sono tutti nel Vaticano. - E voi, ministri del culto, continuate a imbottire di fandonie la gente! - L'elenco sarebbe troppo lungo e; più si impasta il guano e maggiore è la puzza. Leggiamo la storia e i documenti che dimostrano i fatti reali e non le chiacchiere. Chiacchiere di racconti inventati,; di giochi di prestigio, di cui non esistono prove. Le storie inventate sono come quella di un pescatore, che racconta ad un altro di avere pescato un pesce di mezzo chilo. La notizia a di bocca in bocca e, alla fine, il pesce è divenuto di cento chili; non solo; ma, dopo altro tempo; il pescato è aumentato di cento, mille pesci da cento chili e oltre.. Miracolo!!.::Parola del Signore. Il parroco, rimasto perplesso; mi ha detto: - Lei è una persona colta; ma non ha fede e sbaglia. - Amen. - Gli ho risposto con un sorriso mellifluo. Il parroco, aveva parlato per più di un'ora; io lo avevo ascoltato in silenzio. Io ho parlato per dieci minuti e gli ho dato solo brevi cenni. Ci siamo dati la mano, al momento del commiato; a cena ultimata. La cena, si è svolta nella casa di una amica di mia moglie; questa anziana signora, è la figlia del cardinale che, prima di morire, gli ha donato una sontuosa abitazione. (Tanto per la cronaca). Ho guardato il grande quadro, in cui troneggia il ritratto del cardinale, im pompa magna. Tra i convitati, che avevano seguito la schermaglia. con interesse; ho notato diverse persone che sogghignavano. Stavamo sorseggiando digestivi; mi è venuto alla mente, l'immagine di Pietro d'Amiens; meglio conosciuto come Pietro l'eremita. Ho pensato che, l'infatuazione, riesce, spesso, a eludere la ragione; specie se si tratta di argomenti che investono la superstizione e il timore dell'ignoto. Il predicatore, è, molto spesso, un visionario e, quando la massa si lascia suggestionare dalla predicazione; diventa terreno appetibile, per coloro, culturalmente più evoluti, che vi costruiscono l'elaborato sofisma, ponendosi, quali ministri del culto, in una posizione vantaggiosa, rispetto alla massa la quale, soggiogata da tali convinzioni e superstizioni; accetta il sofisma e lo
difende a oltranza; ignorando la ragione; il documento reale e la critica storica. I ministri del culto, peraltro, hanno sempre giocato d'astuzia, onde preservare integro il loro dominio. Quando hanno potuto, hanno usato le maniere forti; quando il potere vacilla, predicano amore. L'amore; sinceramente parlando; non ha bisogno dei ministri del culto; esso fa parte del bagaglio umano; così come, purtroppo, anche l'odio. La coscienza degli esseri umani è l'arbitro del bene e del male. Diamo un'occhiata a cosa riesce a combinare un predicatore.
Pietro l'eremita, nato ad Amiens, in Francia; frate di scarsa cultura; andava girando, coperto di stracci, a cavallo di un asino. Attraversò le campagne di Francia e Germania; da Burges a Colonia, predicando la liberazione della "terra santa"; al grido di: "Dio lo vuole! ". Riuscì a reclutare circa dodicimila persone, tutte galvanizzate dalla sua predicazione; quando giunse a Colonia, seguito da una schiera di si, riuscì a convincere altri abitanti del luogo, a unirsi alla sua spedizione. Successivamente, si unì al gruppo di Gualtiero senza Averi; composta da contadini e alcuni cavalieri, privi di sostegno economico. Questa moltitudine eterogenea; disordinata; indisciplinata; ebbe diversi incidenti di percorso, poiché, pretendeva di confiscare viveri e beni, agli abitanti dei territori attraversati, i quali reagivano duramente. Il primo agosto dell'anno 1096, la spedizione giunse a Costantinopoli. In seguito, i due gruppi di Pietro e Gualtiero, fecero base in Asia Minore, nel campo di Kibotos. Verso la metà di settembre, si mossero, sotto Nicea, per attaccare le forze dei Turchi. Nel compiere tale manovra, si dettero al saccheggio dei territori circostanti, tutti cristiani, uccidendo, ferocemente molti cristiani residenti. Conquistarono, facilmente, il castello di Xerigordon. Il 29 settembre, i Cristiani, subirono un assedio al castello, nel quale se erano insediati. La fame e la disidratazione, li costrinse alla resa e, si salvarono soltanto quelli che si convertirono all'Islam; mentre, tutti gli altri, furono uccisi, alcuni furono
venduti come schiavi. Il 21 ottobre,; circa ventimila crociati, furono massacrati dai Turchi; ato alla storia come "il massacro dei pezzenti". Pietro l'eremita, sfuggì al massacro; si unì poi alle truppe dei crociati, presso i quali, ricoprì la carica di elemosiniere. Entrati a Gerusalemme, i crociati, la immersero in un bagno di sangue, uccidendo, con inaudita ferocia, tutti gli abitanti, compresi donne, vecchi e bambini. Molte di queste vittime erano cristiani. Pietro l'eremita, tornò in Francia, dove fondò il monastero di Neunfoumoustier, dove morì, serenamente, nel 1115. Pietro l'eremita, è celebrato, dalla Chiesa, come il precursore delle sante crociate. Io mi domando e chiedo, come sia plausibile tanta sfrontatezza. E' vero che la fortuna è cieca; spesso aiuta anche i bastardi! Se pensate che l'essere umano, non sia uno strano animale;.... allora significa che è proprio un animale strano. !.... Parola di animale.