Stefano Calicchio
Nella mente dei grandi investitori
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Table of contents
Introduzione Benjamin Graham John Templeton Warren Buffett Peter Lynch George Soros David Dreman William (Bill) Gross William Gann Carl Icahn Philip Fisher Principe Alwaleed Bin Talai Ultimi consigli Conclusione Test Auto - Valutativo Soluzioni
Introduzione
“Investire è semplice, ma non è facile” Warren Buffett
L’80% degli investitori nel lungo termine perde il proprio denaro sui mercati finanziari; ma se questo è vero, significa anche che il restante 20% è in grado di battere in modo sistematico il mercato e di assicurarsi un futuro di prosperità.
La borsa, in questo senso, può certamente rappresentare una buona metafora della vita. Nel business come in altri campi, a riuscire sono coloro che non s’improvvisano in ciò che fanno; gli investitori vincenti si prefiggono obiettivi concreti di lungo periodo, hanno fiducia in un metodo di analisi del mercato e seguono delle strategie verificate sul campo per ottenere ciò che vogliono.
Questo libro raccoglie il know how e le conoscenze utilizzate da quella piccola nicchia d’investitori che battono costantemente il mercato, per gestire in modo intelligente i propri asset. In questo senso, si è trattato per me di un compito tanto entusiasmante quanto complesso, perché sono rimasto sempre affascinato dalla psicologia del successo e dalla mente di chi riesce a produrre risultati preponderanti, mantenendoli nel lungo periodo.
Da questo difficile lavoro di ricerca è risultato evidente che non esistono segreti per riuscire ad anticipare il mercato o a prevedere il futuro dei prezzi, così come tecniche magiche per guadagnare in qualsiasi scenario di trading e per vincere ogni mano che ci offre la borsa.
Al contrario, esiste un metodo per imparare cosa non funziona dai fallimenti precedenti e per scoprire cosa può essere replicato dai propri e altrui successi; con questi presupposti, tutto ciò che resta da fare (cosa non certamente semplice, ma realizzabile) consiste nel mettere a frutto l’intelligenza finanziaria che si accumula.
Spesso quello che gli investitori vincenti fanno è molto semplice dal punto di vista logico e interpretativo, ma le persone non sono disposte a spendere sufficiente tempo per capirlo. Preferiscono continuare a concentrarsi in ciò che non funziona e applicare le strategie di analisi e di gestione del denaro attuate dal famoso parco buoi.
Nel corso degli anni ho deciso di registrare e raccogliere sistematicamente le idee provenienti dai grandi investitori; ne ho studiato l’efficacia euristica, la possibilità di applicarle nella vita di tutti i giorni e di usarle come base per adottare il giusto atteggiamento nella gestione degli investimenti. Con questo libro, mi propongo di offrirvi gli stessi spunti di riflessione e d’ispirazione che ho trovato nel mio lavoro di ricerca.
Leggendolo non otterrete formule magiche, segreti o soluzioni istantanee, ma scoprirete degli strumenti di pensiero non scontati e delle utili strategie di problem solving, di money management e di selezione degli investimenti, che potrete iniziare ad applicare fin da subito.
In molti casi, noterete che il metodo d’analisi di mercato utilizzato dai personaggi citati per selezionare i propri investimenti differisce notevolmente da quello che avete adottato o che state utilizzando in questo momento.
Se così fosse, il mio consiglio è di provare semplicemente ad applicare e testare gli atteggiamenti e le idee che avete appena letto… per vedere cosa succede. Un test interessante (e dai risultati spesso sorprendenti) che vi consiglio di portare avanti man mano che progredite nella lettura consiste proprio nell’immedesimarvi all’interno della storia dei personaggi che state leggendo.
Davanti ad un affare complesso, un cliente complicato o una difficile decisione d’investimento, leggete semplicemente qualche frase di questa guida e provate a mettervi nei panni dei grandi investitori, a interpretate il loro personaggio e a chiedervi come si comporterebbero nella stessa situazione. Posso assicurarvi che le conclusioni che trarrete saranno interessanti. C’è un intero mondo di grandi investitori dai quali possiamo scoprire qualcosa d’importante, stimolante e avvincente. Per cominciare, non vi resta che voltare pagina.
Benjamin Graham
“Ottenere risultati soddisfacenti nei propri investimenti è più facile di quanto si creda; raggiungere risultati superiori è più difficile di quanto sembri”. Come si diventa un investitore intelligente? In che modo è possibile comprendere il valore fondamentale di un’azienda o di un business?
Benjamin Graham è divenuto famoso in tutto il mondo non solo per aver ispirato un’intera generazione di allievi, ma anche e soprattutto per aver definito le basi del value investing. Non è un caso che le sue teorie hanno trovato applicazione in vasti campi della finanza, dalla selezione delle azioni agli investimenti in obbligazioni.
Una sua breve biografia può aiutare il lettore a capire la struttura di pensiero di questo grande innovatore e studioso dei mercati. Nato a Londra nel 1894, si trasferì a New York con la sua famiglia ad appena un anno di vita.
La morte precoce del padre a nove anni gli fece sperimentare una gioventù di difficoltà, fattore che lo spronò a migliorare la propria condizione esistenziale attraverso lo studio. Si dimostrò così un eccellente studente, tanto che riuscì a laurearsi alla Columbia University ad appena 20 anni. Subito dopo la laurea ricevette diverse proposte per lavorare come docente, ma preferì entrare nel mondo di Wall Street fondando la Graham – Newman Partnership.
Già nel 1926 aveva cominciato a definire i principi cardine della propria teoria sull’investitore intelligente e cominciò a tenere delle lezioni alla Columbia
University, dove costruirà una lunga carriera come docente, tanto che continuerà a insegnare fino al suo pensionamento nel 1956. Nello stesso anno si ritirerà dagli affari e chiuderà la sua società, con una media annua di rendimento sugli investimenti effettuati del 17%.
Un importante punto di svolta della sua vita consiste nella pubblicazione del libro “The intelligent investor” (l’investitore intelligente), che diventerà in breve tempo uno dei bestseller più apprezzati nella storia della finanza, nonché uno dei libri considerati come fondamentali per chiunque desideri investire nei mercati.
Graham è riuscito a realizzare una carriera tanto folgorante e appagante grazie ad una sua intuizione di fondo su come funzionano i mercati: capì infatti che il valore di un investimento non è necessariamente identico al suo prezzo. Per una serie di motivi, tra cui primeggia la psicologia della paura e dell’avidità umana, le azioni e le altre forme d’investimento conosciute non riflettono necessariamente il proprio valore reale, ma piuttosto quello psicologico.
Ad esempio, in un mercato caratterizzato dall’euforia alcune aziende potrebbero essere prezzate molto più di ciò che valgono, mentre in un mercato votato alla depressione può succedere l’esatto opposto. Talvolta capita anche di vedere, nei mercati laterali, alcune aziende quotate sopra o sotto il proprio valore intrinseco.
L’idea del valore intrinseco di un business è un vero punto di svola per la materia delle analisi di mercato; non a caso è stata la base del successo di moltissimi investitori che hanno trovato ispirazione dalle analisi di Graham, il più famoso dei quali è probabilmente Warren Buffett. Per comprendere a fondo la psicologia di questo meccanismo, possiamo prendere in prestito la metafora che lui stesso ha fornito ai propri studenti e all’interno del suo libro (The Intelligent Investor, 1949). Proviamo a immaginare che esista un soggetto chiamato il “Signor Mercato”.
Il Signor Mercato è socio assieme a voi di una piccola società. Trattandosi di una persona molto gentile, ogni giorno vi telefona all’ora del thè e vi spiega quanto pensi che valga la vostra azienda, offrendosi di acquistare la parte di azioni che detenete o di vendervi la sua.
Alcune volte il Signor Mercato si fa prendere da un incredibile entusiasmo, offrendovi un prezzo talmente elevato da sembrarvi quasi ridicolo. Altre volte è colto da un profondo sconforto, pertanto tende a svalutare la propria quota e ad offrirvela a prezzi ridicoli. Infine, vi sono occasioni in cui vi sembra emotivamente stabile, pertanto ipotizza delle quotazioni piuttosto ragionevoli rispetto all’andamento del business e alle sue reali opportunità di sviluppo. Secondo Graham, il (Signor) Mercato ogni giorno bussa alla porta di qualsiasi investitore, comportandosi esattamente come spiegato nella metafora.
L’investitore intelligente cercherà di cogliere le opportunità che gli vengono offerte, accettando le offerte di azioni o di altri strumenti sotto prezzati rispetto al loro reale valore e rifiutando gli eccessi. Ovviamente, questa strategia di comportamento richiede una capacità che poche persone si affaticano a sviluppare: è necessario imparare a riconoscere quali dati osservare per comprendere il vero valore di un business.
Si evidenzia quindi un’importante differenza nel focus: l’investitore tradizionale osserva l’andamento dei prezzi e liquida i propri titoli quando si accorge che questi stanno scendendo, mentre li acquista quando sono in fase di salita. Graham propose piuttosto il contrario: individuare i business con grandi potenzialità e maggiori probabilità di successo per acquistarli quando le loro quotazioni sono irrazionalmente basse.
Sotto questa logica, prende consistenza il detto secondo il quale è proprio nei momenti di maggiore speculazione che risulta possibile realizzare i migliori affari. Questo perché all’investimento basato sulle emozioni se ne sostituisce uno incentrato sulla razionalità.
Fatte queste premesse, potrebbe essere interessante comprendere alcune delle strategie utili ad analizzare un investimento secondo l’approccio del valore intrinseco. Uno degli elementi maggiormente considerati in questo senso è il rapporto che sussiste tra prezzo e utili. In linea generale, un’azienda può essere considerata una buona opportunità d’investimento quando il suo prezzo quota al massimo gli utili degli ultimi 36 mesi.
A livello pratico si può cercare di costruire un portafoglio di aziende il cui rapporto prezzo / utili sia inferiore alla media del rendimento offerto dal comparto obbligazionario di lungo periodo, perché se così non fosse sarebbe più conveniente allocare il proprio denaro in strumenti che risultino meno rischiosi delle azioni. Ovviamente vi sono altri parametri d’analisi (affinati dai successori di Graham) sui quali è possibile concentrarsi per effettuare un’analisi razionale. Si pensi ad esempio alla stabilità del business, ai dividendi, alla crescita degli utili e alle potenzialità del settore nel quale l’azienda opera.
Risulta evidente come questo approccio debba essere adottato in modo flessibile; ogni lettore potrà selezionare tra i criteri proposti quelli ritenuti più funzionali per arrivare a un approccio difensivo o al contrario più aggressivo.
È importante sottolineare che regole come quelle proposte da Graham aiutano l’investitore a costruire una serie di salvaguardie contro la speculazione, permettendogli di scegliere in sicurezza delle aziende in grado di sovraperfomare il mercato nel medio e lungo termine. Graham riteneva assurdo pensare che il pubblico degli investitori generalisti possa fare soldi per mezzo delle previsioni sui trend di analisi tecnica del mercato.
Nei fatti, il suo intelligent investing è risultato tanto funzionale quanto più è estraneo alla prassi seguita dai moltissimi investitori, che scelgono di investire nei trend direzionali e che perdono costantemente una parte importante del
proprio denaro nel medio e lungo termine.
John Templeton
“Se si vuole ottenere risultati diversi dalla massa, è necessario fare le cose diversamente rispetto alla massa”. Sir John Templeton è stato uno dei più grandi pionieri nel campo degli investimenti finanziari. Nato in una famiglia modesta nella citta di Winchester (in Tennesee), ha frequentato l’Università di Yale laureandosi nel 1934. Profondo conoscitore dell’animo umano, è riuscito a pagarsi parte dei propri studi eccellendo come giocatore di Poker.
Templeton ha costruito la propria ricchezza basandosi sull’industria nascente dei fondi comuni d’investimento. Un aneddoto può forse spiegare la sua grande capacità di analisi e le sue doti di cognizione straordinarie. In seguito alla grande depressione del 1929, decise di acquistare 100 azioni di ogni titolo che risultava quotato al NYSE per meno di un dollaro.
Durante le successive guerre mondiali sfrutto ogni occasione di ribasso del mercato per mettere in pratica costantemente questa strategia, arrivando a quadruplicare il proprio capitale iniziale entro i primi anni ’50 dello scorso secolo. In poco tempo costituì un fondo formato da ben 104 aziende (34 delle quali erano praticamente vicine ad uno stato di bancarotta).
Nel corso degli anni, il fondo d’investimenti creato da John Templeton continuò a crescere, fino a detenere centinaia di milioni di dollari in attivi patrimoniali. Nel 1954 costituì alle Bahamas il Templeton Growth Fund, vendendolo negli anni ’90 al Franklin Group e diventando miliardario.
Templeton ha dimostrato con la propria vita e le proprie azioni come investire sia un’attività profondamente diversa rispetto allo speculare. La sua strategia non consisteva nel seguire semplicemente il trend rialzista o ribassista, ma piuttosto nell’avere un approccio contrario rispetto a quanto fatto dalla massa. La sua idea di un buon business da comprare riguardava la possibilità di comprare a prezzo “basso” ottimi asset, oppure di acquistare aziende molto convenienti.
Ora, l’idea di comprare basso e di vendere alto potrebbe apparire al lettore come qualcosa di estremamente scontato o banale, ma bisogna constatare che la maggior parte delle persone tende a comprare quando il prezzo è alto (facendosi prendere dall’euforia dei rialzi di borsa) e spesso tende a liquidare le proprie azioni quando i prezzi scendono (per paura che possano continuare a perdere valore nel tempo). Questo grande investitore amava invece ripetere che il mercato nasce nel pessimismo, cresce nello scetticismo, diventa maturo nell’ottimismo e muore nell’euforia.
Quale spiegazione migliore per riassumere in una semplice frase le implicazioni in borsa della complessa psicologia umana? Nella pratica, investire in questo modo significa rigettare ogni possibile opzione d’investimento derivante dall’analisi tecnica dei prezzi e avere fede nei propri strumenti di analisi.
Il trader è sempre alla ricerca del titolo o dell’operazione vincente, che gli permetterà di arricchirsi in breve tempo. Al contrario, l’investitore ha fiducia nelle proprie scelte di lungo periodo e sa che prima o poi il valore delle aziende acquistate verrà riconfermato dal mercato.
Un altro punto importante della strategia operativa attuata da Templeton consiste nel mantenere una mentalità aperta verso ogni opzione disponibile. Nel concreto significa guardare oltre ai propri confini nazionali, per cercare le migliori opportunità di crescita che il mondo presenti.
Il fatto è che trovare aziende poco costose e con ottime prospettive di lungo periodo è tutt’altro che semplice se ci si concentra su di un unico mercato. Aprire la propria mente a investimenti oltre frontiera permette di cogliere le migliori occasioni di sviluppo laddove effettivamente si presentano. L’ultimo segreto operativo utilizzato da John Templeton riguarda la capacità di comprendere quali saranno le aziende a offrire in modo massiccio grandi utili nei prossimi anni.
Se acquistare aziende a prezzo conveniente e con utili interessanti può essere complesso, anticipare quali tra queste produrrà grandi risultati potrebbe divenire per alcuni ancora più difficile. L’idea per riuscirci consiste nel filtrare le società già selezionate secondo i precedenti criteri, analizzando quali tra queste operano in comparti che hanno grandi potenzialità di crescita in futuro.
È evidente che per riuscirci bisogna acquisire anche una grande esperienza a livello di analisi macroeconomica. Risulta quindi importante seguire i grandi trend del mercato, le possibili mosse che verranno attuate dagli operatori istituzionali e comprendere quali saranno i settori e i comparti industriali che potranno beneficiare della maggiore crescita per gli anni a venire.
Warren Buffett
“Non contate mai sul realizzare una buona vendita. Fate in modo che il prezzo di acquisto sia così conveniente da ottenere buoni risultati anche con una vendita mediocre”. Warren Buffett, soprannominato spesso come l’oracolo di Omaha (dalla città in cui risiede), è conosciuto per essere stato l’uomo più ricco del mondo all’interno della classifica stilata da Forbes, nonché una delle persone più influenti di tutti gli Stati Uniti d’America.
Com’è stato possibile ottenere un simile successo per una persona partita nel primo dopoguerra, senza particolari patrimoni alle spalle? Il segreto di Buffett è racchiuso nella strategia del value investing. Quest’uomo è stato in grado di prendere il meglio dagli insegnamenti di Graham e di affinare a tal punto tale strategia d’investimento, da aver creato il fondo d’investimenti più fruttuoso e prolifico di tutta la storia. Buffett nasce a Omaha (nello Stato del Nebraska) nel 1930, secondo tra altri due fratelli e figlio di Howard Buffett (un politico). Quando il padre fece carriera, si trasferì con la famiglia a Washington, dove proseguì con gli studi.
Ciò che spesso affascina le persone è il fatto che il giovane Buffett abbia avuto sin da piccolo il talento per gli investimenti. Era molto bravo in matematica e gli piaceva risparmiare; dimostrò fin da subito un interesse genuino per il denaro e per il suo accumulo. Si interessò alla borsa e durante la sua formazione trascorse molto tempo negli ambienti di brokeraggio.
Infine si laureò in Business istration alla Lincon University del Nebraska, per poi prendere un master in economia alla Columbia, la stessa università dove
insegnarono Benjamin Graham e Phil Fisher: due personalità da cui trasse grande ispirazione. Le sue note capacità di analisi gli permisero di ottenere risultati brillanti fin dalle prime esperienze lavorative. All’età di soli vent’anni aveva già risparmiato una piccola fortuna. Questo capitale (unito ad altri risparmi e al capitale di finanziamento fornito dai primi investitori che lo seguirono) sarà poi utilizzato per fondare la casa d’investimenti Buffett Partnership Ltd.
In breve tempo la sua nuova creatura prosperò, soprattutto grazie alla definizione di numerose partnership con altri investitori. Così, nei primi anni sessanta la crescita dei business nei quali Buffett aveva investito lo resero milionario. Tra le numerose aziende che trattò, figurava la Berkshire Hathaway, un’industria tessile di cui riuscì a prendere il controllo in breve tempo. Quando cominciò ad acquistarne le quote, il loro prezzo era di 7,60 $ per azione, mentre dopo poco tempo il valore (in relazione al capitale industriale) era cresciuto fino a toccare i 20,00 $ per azione.
A partire da quel momento, la Berkshire divenne il trampolino di lancio per una serie di acquisizioni sempre più fruttuose di quote rilevanti appartenenti a multinazionali e grandi business, tanto da trasformare Buffett nell’uomo più ricco del mondo. Tra quest’ultime, basta ricordare il Washington Post, l’ABC, la Procter & Gamble Company, la Johnson & Johnson e la Coca Cola Company. Negli anni ’90 questi investimenti trasformarono la piccola azienda tessile acquistata dall’oracolo di Omaha in una conglomerata mondiale dal valore di diversi miliardi di dollari.
Ora che abbiamo esposto alcuni dei grandi risultati ottenuti da Warren Buffett, possiamo utilizzarli come strumenti di scoperta e studio per comprendere lo stile d’investimento che ha caratterizzato la sua storia di successo. Buffett disse una volta che non si ha mai ragione o torto perché gli altri sono d'accordo con noi. Abbiamo ragione perché i nostri dati sono esatti e il nostro ragionamento è corretto.
Per questo motivo, la grande differenza tra un investitore di successo e uno che ha difficoltà a ottenere risultati risiede nella sua capacità di selezionare le aziende a sconto sul mercato e contemporaneamente con maggiori probabilità di crescita. Su questo punto, l’oracolo di Omaha non possedeva mezze misure: “se non vale la pena di fare una certa cosa, non vale neanche la pena di farla bene” ha affermato in uno dei suoi scritti rivolti agli investitori.
Dunque, il criterio guida della sua strategia era impostato alla ricerca di specifici tipi di business nei quali investire. Devono essere semplici da capire, con un buon e onesto management, un basso indebitamento e un buon ritorno sul capitale investito. Infine, devono costare poco. Il segreto consiste nel pensare a ogni azione che acquistiamo come all’acquisto del business vero e proprio. Le azioni non sono semplici codici di numeri e lettere che scorrono sullo schermo del nostro broker; piuttosto, rappresentano parti di proprietà di un business.
Quando decidiamo di acquistare delle azioni, non siamo semplici investitori: diventiamo proprietari di una parte di quell’azienda. Chiaramente, questo approccio tende ad escludere investimenti speculativi sulla base dell’andamento delle quotazioni o dell’analisi tecnica.
Quando apriamo una nuova attività, non ci importa più di tanto quale sarà il suo valore un paio di giorni dopo la sua partenza; al contrario, saremo concentrati su come creare dei solidi fondamentali per renderla remunerativa e per farla crescere nel tempo. Buffett consiglia di considerare i propri investimenti finanziari con la stessa identica filosofia adottata dal buon imprenditore che desidera far crescere il proprio business.
In un certo senso, si stratta di una strategia piuttosto semplice da implementare. Prendendo in prestito le parole dello stesso oracolo di Omaha: “tutto quello che dovete fare è di effettuare buoni investimenti al momento giusto, mantenendoli finché si riveleranno delle buone aziende”.
Peter Lynch
“Dietro ogni azione c’è un’azienda. Scopri cosa stanno realizzando”
“Investi in ciò che conosci” Peter Lynch è uno degli investitori più famosi e apprezzati di tutti i tempi. Come manager del fondo Fidelity Magellan Fund dal 1977 al 1990 ha realizzato ritorni secondo l’incredibile media annua del 29%, divenendo una vera e propria leggenda di Wall Street.
Nel corso degli anni ha sviluppato una propria teoria d’investimento, che ha esposto al pubblico attraverso numerose conferenze e grazie alla pubblicazione di due libri: “One up on Wall Street” e “Beating the Street”. La sua preparazione scolastica si concluse proficuamente grazie ad una laurea in economia e finanza alla Boston University, nel 1965. Subito dopo si dedicò ad assolvere gli obblighi militari e conseguì nel 1968 un master in business istration.
La sua carriera lavorativa iniziò invece con un lavoro presso il fondo d’investimento Fidelity; si occupò inizialmente di analisi finanziaria, effettuando degli studi sulla selezione di aziende ad alto potenziale. Secondo lo stesso Lynch, investire senza essere adeguatamente preparati e senza aver studiato in modo approfondito i fondamentali di un’azienda è come giocare una partita di poker senza guardare mai le carte che si stanno utilizzando.
In breve tempo le sue capacità eccellenti gli permisero di conquistare l’attenzione della direzione, tanto che nel 1974 venne nominato a capo del
reparto dedicato alla ricerca. Nel 1977 un nuovo avanzamento di carriera lo portò a divenire il responsabile generale del Magellan Fund. A partire da quel momento, conseguì una serie impressionante di risultati positivi, che mantenne inalterati fino alla data del suo pensionamento.
Nella pratica, la ricetta del talento di Lynch è rappresentata da un giusto mix di ingredienti potenzialmente accessibili a chiunque: studio, ricerca, ragionevolezza e semplicità. “Non investire mai in un’idea che non possa essere semplicemente spiegata con un pennarello” ha affermato una volta in un suo discorso. Una simile strategia d’investimento prevede di lasciare ogni velleità predittiva sull’andamento del mercato o delle quotazioni nel breve termine. Meglio concentrarsi sulla ricerca di ottimi business, condotti da un buon sistema di management e appartenenti a settori con grandi prospettive di crescita.
Per riuscire a centrare un simile obiettivo, bisogna identificare dei criteri chiave in grado di aiutare a riconoscere le aziende con le giuste caratteristiche. In cima a questa strategia vige il principio di mettere denaro solo in ciò che si conosce realmente. Prima di acquistare le azioni di un’azienda, è necessario divenire esperti conoscitori dei suoi prodotti e del suo mercato di riferimento.
Lynch ha portato all’estremo questo fattore di differenziazione, affermando una volta che i singoli investitori hanno la potenzialità di ottenere ritorni migliori rispetto ai gestori di fondi, perché possono applicare le basi di conoscenze derivanti dalla propria vita reale per acquistare azioni nel campo o nel settore di cui sono esperti. Molti buoni investimenti possono essere riconosciuti mentre si espletano attività banali della propria vita quotidiana. Quando si va a fare la spesa, quando si svolgono delle commissioni o si fa la fila dal dottore, possono nascere degli interessanti spunti di business, che sarebbero impensabili dietro alla scrivania di un ufficio.
Infine, l’ultima caratteristica che contraddistingue lo stile d’investimento di Peter Lynch riguarda l’orizzonte temporale con cui considera le proprie operazioni.
Come molti altri sostenitori del value investing, questo grande investitore pensa che l’ottica migliore da seguire per orientare le proprie scelte sia quella del lungo periodo. Quando si osserva quello che potrebbe accadere nel mondo nei prossimo dieci o vent’anni, diviene abbastanza semplice intuire i grandi trend che traineranno il campo del business.
Viceversa, predire cosa succederà nel prossimo anno o biennio è un’attività estremamente complessa, dietro la quale si annidano moltissime occasioni di errore. Per dirla con le parole di Lynch, se si sceglie di operare nel breve termine, tanto vale prendere una monetina e cercare di anticipare il futuro giocando a testa e croce. Non esattamente il tipico da adottare per mettere in atto una strategia d’investimento intelligente.
George Soros
“Non è importante sapere se hai ragione oppure torto, ma quanto denaro puoi fare quando hai ragione e quanto ne puoi perdere quando hai torto”.
George Soros è tra gli investitori e speculatori più leggendari di tutti i tempi. Nel corso della sua carriera ha assunto rischi enormi e ha ottenuto guadagni immensi scommettendo contro grandi istituzioni e perfino contro alcuni nazioni. Nato a Budapest (in Ungheria) il 12 agosto del 1930, all’età di appena tredici anni sperimentò le tragedie dell’occupazione nazista. Il padre di George, Tivadar Soros, era un letterato di alto livello, oltre che un noto scrittore esperantista ebreo.
Durante l’occupazione tedesca dell’Ungheria, il piccolo Soros dovette far fronte a una situazione di grande difficoltà; le truppe tedesche uccisero oltre mezzo milione di ebrei ungheresi, effettuando rastrellamenti casa per casa in tutte le principali cittadine del Paese.
Sopravvissuto a queste terribili vicende, Soros decise nel 1946 di fuggire dall’occupazione sovietica del proprio Paese, approfittando del permesso ottenuto per partecipare a un congresso di esperanto. Il giovane George aveva infatti imparato a parlare questa lingua sin dai primi anni di vita, ed è considerabile come una delle poche persone al mondo ad avere l’esperanto tra le proprie lingue native.
Emigrò pertanto in Gran Bretagna nel 1947 e ottenne una laurea in economia presso la prestigiosa London School of Economics nel 1952. Poco dopo la
laurea, ottenne il suo primo lavoro come analista finanziario in una banca d’investimenti londinese. Nel 1956 decise infine di trasferirsi negli Stati Uniti.
La sua carriera da quel momento divenne fulminea. Lavorò per diversi gruppi d’investimento come analista e gestore di fondi. Tra i suoi datori di lavoro figurarono F.M. Mayer (1956-59), Wertheim & Co. (1959-63) e Arnhold & S. Bleichroeder (1963-73). Nel 1973 fondò il suo primo hedge fund, ovvero il Soros Fund Management, che successivamente si trasformò nel Quantum Fund (gestito assieme a Jim Rogers).
A partire da questo punto la sua carriera diviene tanto fulminea quanto leggendaria. Basti pensare che nei 10 anni successivi i suoi fondi d’investimento ottennero un ritorno del 3.365%. Negli anni ’80 dello scorso secolo era già divenuto una delle persone più ricche del mondo, grazie al proprio stile d’investimento disinvolto e alla capacità di prendere profitto da posizioni finanziarie caratterizzate dall’utilizzo di un’elevata leva finanziaria. Per riuscire ad ottenere simili risultati, Soros ha impiegato un approccio estremamente razionale e realista.
Lui stesso ama affermare che “prendere una decisione d’investimento è come formulare un'ipotesi scientifica e sottoporla a una prova di realtà. La differenza principale è che l'ipotesi alla base di una decisione d’investimento è destinata a fare soldi, non a stabilire una generalizzazione universalmente valida”.
Questa obiettività è piuttosto rara nel mondo della finanza, dove si alternano in modo irrazionale avidità nei momenti di euforia e terrore nei momenti di crollo dei mercati. Nella pratica, la strategia operativa di Soros è basata per sua stessa ammissione su due fasi di analisi e studio dei mercati finanziari:
- nella prima cerca di cogliere in anticipo le nuove tendenze del mercato, in
modo da individuare quando i prezzi sono coerenti con la strategia che intende perseguire; - nella seconda fase prende posizione, in modo da catturare le inversioni di tendenza che caratterizzano tutte le situazioni tipiche di ipercomprato o ipervenduto, ovvero di esasperata irrazionalità del mercato.
Anche in questo caso, il presupposto operativo è rappresentato dal fatto che i mercati finanziari non quotino in ogni momento i reali valori di un asset, ma piuttosto l’emotività delle persone collegata a quest’ultimi. Ovviamente, per riuscire in un simile intento è necessario essere disposti ad assumersi dei rischi sostenuti, soprattutto nel breve periodo.
Il fatto è che più il sistema risulta complesso, maggiore è il margine di errore a cui si va incontro con le proprie analisi. Quello in cui operiamo oggi è probabilmente il sistema finanziario più complesso e sofisticato del mondo, pertanto se da un lato crescono le opportunità di guadagno, dall’altro aumentano esponenzialmente anche le possibilità di perdita.
La soluzione applicata da Soros è quella che lui stesso racchiude nell’acronimo KISS (Keep it Simple, Stupid). Una logica ferrea a cui ha dato seguito anche durante i momenti più bui e difficili della sua carriera. In sintesi, Soros ha imparato a guadagnare sul caos dei mercati finanziari, assecondando il fatto che le quotazioni degli strumenti intermediati dipendono in larga parte dall’emotività insita negli individui. Il suo approccio agli investimenti è quindi mediato dalla psicologia comportamentale.
A prova di ciò, la sua vita professionale è costellata da episodi rimasti impressi nell’inconscio collettivo degli investitori. Il caso forse più eclatante è stata l’operazione mesa in atto contro la sterlina inglese nel 1992. In quella circostanza, rischiando oltre 10 miliardi di dollari su di un singolo trade, Soros ha ottenuto un miliardo di profitto in un solo giorno di mercato, ottenendo
l’appellativo di persona che è riuscita a mandare in fallimento la Banca d’Inghilterra.
David Dreman
“La psicologia è il fattore più importante del mercato; ma anche uno dei meno comprensibili”
“Ci sono un sacco di complessità che semplicemente non emergono dalla lettura di un bilancio”
“Le persone possono pagare fino a 100 volte quello che vale un’azione”
Tra gli investitori più influenti della storia della borsa, David Dreman occupa sicuramente un posto di rilievo. Nato nel 1936 a Winnipeg (Manitoba) in Canada, ha fondato dopo i primi anni di esperienza giovanile il Dreman Value Management, diventandone il CEO nonché principale ispiratore.
All’inizio della sua formazione ha frequentato l’Università di Manitoba, nel 1958. Dopo aver ottenuto la laurea, ha deciso di seguire le orme del padre, un trader molto astuto che ha operato per anni con successo sul Winnipeg Commodity Exchange.
Dreman ha cominciato a lavorare come direttore delle ricerche presso il Rauscher Pierce, un istituto di studio e analisi dei mercati. Nel 1977 si sente pronto per aprire una propria casa d’investimenti e fonda così la sua azienda. Si focalizzerà così sulla gestione dei fondi pensione e sulla crescita del patrimonio dei propri clienti, ma il suo approccio alle operazioni finanziarie fu profondamente influenzato da un avvenimento che lo colse impreparato durante i
primi anni di attività.
Come giovane analista, decise di investire seguendo il trend di mercato; nel 1969 comprò un numero elevato di azioni riguardanti compagnie che erogavano alti dividendi. In pochissimo tempo, a causa di un forte movimento al ribasso dei mercati, perse i tre quarti del proprio patrimonio. Ma un’esperienza che avrebbe traumatizzato e demoralizzato altri investitori, aveva di fatto spronato e incoraggiato il giovane Dreman a osservare il mercato sotto un diverso punto di vista: rimase profondamente affascinato dalla psicologia dei mercati e da come l’avidità e la paura potessero influenzare profondamente l’andamento dei prezzi, tanto da slegarli rispetto ai veri valori degli asset sottostanti.
Fu in questo modo che s’incamminò verso la strategia definita come contrarian value investing, che consiste nella ricerca di elevati profitti grazie alla sottovalutazione delle azioni, un evento che avviene a causa dell’emotività e dell’irrazionalità nei movimenti eseguiti dagli operatori borsa. Nella pratica, a partire da quel momento Dreman cercò di acquistare le azioni con un buon background di analisi fondamentale, ma solo quando queste risultavano in fase di ipervenduto, ovvero risultavano colpite da vendite irrazionali.
Per determinare il giusto timing, osserva elementi come il rapporto tra i prezzi e gli utili o i prezzi e i dividendi erogati. Quando questo rapporto diventava particolarmente conveniente, allora era il momento di spendere la propria liquidità e accumulare posizioni rilevanti.
Secondo questo principio, è molto più facile capire come operare quando i mercati sono in discesa, perché nelle fasi di crescita tutte le azioni tendono a salire e risulta difficile determinare un buon rapporto tra il valore delle quotazioni e quello dei rendimenti.
Un'altra caratteristica di questa strategia è il fattore tempo; non inteso come timing, ma piuttosto come capacità di saper aspettare. Aspettare cosa?
- Il momento giusto per comprare; - il momento giusto affinché si possa valorizzare correttamente il proprio investimento.
Nei suoi libri, Dreman spiega che possono volerci fino a tre anni di attesa prima che il mercato sappia riconoscere a un’azione il suo giusto valore. Spesso accade che gli investitori fatichino a riconoscere il vero valore di un titolo o addirittura di un intero comparto. Per un motivo o per l’altro, avviene semplicemente che alcune categorie di aziende vengano sottostimate.
È stato così per le imprese operanti nel settore alimentare negli anni ’80 dello scorso secolo, oppure per quelle legate al tabacco negli anni ’90, per arrivare al comparto petrolifero e dell’energia a cavallo tra lo scorso e il nuovo secolo.
In un’intervista concessa a Forbes in occasione della presentazione di un suo libro, Dreman ha raccontato di aver analizzato una notevole quantità di studi basati sull’acquisto di aziende caratterizzate da bassi rapporti tra il valore delle azioni e i profitti o i dividendi. Il risultato di tale lavoro è stato esemplare: in tutte le decadi storiche da lui analizzate, questa strategia si è sempre dimostrata vincente.
Un ultimo punto riguarda la gestione del capitale investito e il concetto di diversificazione. Pur disponendo di risorse ingenti, il fondo d’investimenti di Dreman ha sempre diversificato il rischio comprando diverse decine di azioni provenienti da comparti differenti (in media il capitale è stato diviso tra 50 o 60 titoli).
Secondo lo stesso Dreman, la diversificazione gli ha permesso di attuare un money management intelligente, di evitare problemi sistemici nel caso inevitabile in cui le aspettative non dovessero trovare conferma e di mantenere una parte del capitale liquido per poter sfruttare le occasioni imprevedibili offerte dal mercato.
William (Bill) Gross
“Il mercato si può muovere per motivi irrazionali, bisogna essere preparati per questo”.
“Avete bisogno di fare grandi scommesse nella misura in cui le probabilità sono a vostro favore. Devono risultare abbastanza contenute per non portarvi in rovina, ma abbastanza grandi per fare la differenza”. William Gross (conosciuto anche con l’appellativo di Bill) è uno dei finanzieri di maggior successo della recente storia economica statunitense. Durante la sua carriera, è divenuto famoso come il “Re dei bonds” per la sua abilità nel guadagnare grazie al mercato obbligazionario.
Gross è nato nel 1944 a Middletown, una piccola cittadina di circa 50000 abitanti ubicata nella Contea dell’Ohio. Figlio di una casalinga e di un importante dirigente commerciale, compie i primi studi sul luogo e si trasferisce successivamente a San Francisco, dove si laurea con lode in psicologia alla Due University. In seguito, si arruola nella leva militare e consegue un master MBA alla Ucla. Attorno al 1970 completa il proprio percorso formativo e comincia a lavorare nel mondo del business, diventando un analista d’investimenti per la Pacific Mutual Life, una compagnia assicurativa.
Nel 1978 fonda la Pacific Investment Management Company, che si occuperà in modo specifico di operare sul mercato delle obbligazioni. In breve tempo diventa un leader del settore, crescendo fino ad accreditarsi come il fondo d’investimenti obbligazionario più grande del mondo. Grazie alla sua strategia d’investimento, Bill Gross è riuscito a ottenere rendimenti superiori a quelli di mercato per oltre tre decenni.
Come ha fatto a raggiungere un risultato tanto eclatante? Al contrario di quanto ci si potrebbe attendere, Gross ha realizzato un simile successo grazie ad una strategia caratterizzata dall’avanzare o per o. L’idea di arricchirsi velocemente, con pochi investimenti vincenti, è contraria alla prassi seguita nell’amministrazione del fondo PIMCO.
Il segreto consiste nello sviluppare una strategia “laica” di medio periodo (dai tre ai cinque anni di tempo), approfittando della volatilità delle quotazioni per guadagnare sui mispricing e sulle errate valutazioni effettuate dagli operatori di borsa nel breve termine. Questa capacità strategica è ciò che ha permesso a Gross di ottenere rendimenti tanto interessanti in modo straordinariamente continuativo. Se dovessimo riassumere quali sono i due punti fondanti della pratica d’investimento di questo investitore tanto talentuoso, potremmo dire che un portafoglio di successo per Gross si basa sulla capacità di:
- analizzare in modo razionale e laico il mercato nel lungo termine; - individuare e scegliere strumenti finanziari di breve periodo che permettano di prendere vantaggio della propria visione ragionevole del mercato.
La tecnica sviluppata da Gross consiste nel trovare un modo per sfruttare a proprio favore l’emotività degli operatori non professionali. Secondo questo approccio, le istituzioni e gli investitori prendono spesso decisioni irrazionali. Ad esempio offrendo ritorni d’interesse sulle proprio obbligazioni maggiori rispetto al ritorno sul capitale investito internamente. Eventi come questi possono essere sfruttati per costruire un portafoglio d’investimenti ad alta probabilità di successo, in grado di battere le normali condizioni di rendimento disponibili sul mercato.
William Gann
“Ogni movimento nel mercato è il risultato di una legge naturale e di una causa che esiste molto prima che l'effetto abbia luogo”
“Ho sempre cercato le cause e una volta che ho determinare una causa, posso sempre essere sicuro dell’effetto” William Delbert Gann è uno degli investitori più famosi e sorprendenti che la storia della borsa americana possa ricordare. Ciò che affascina profondamente ogni persona che viene a scoprire la storia di Gann è la sua incredibile capacità di effettuare analisi e previsioni vincenti, basandosi sulla ciclicità degli eventi di borsa.
Gann nasce il 6 giugno del 1878 nella piccola città di Lufkin, in Texas. Il padre era un coltivatore di cotone, ma alternava i lavori di stampo agricolo con la compravendita di bovini e cavalli. Il ragazzo si presenta come un giovane promettente; fin da quando è piccolo si dimostra molto arguto nelle materie matematiche e nello studio della bibbia, ma la sua famiglia è di origini modeste e pertanto non avrà la possibilità di fargli completare degli studi superiori.
La vita del giovane prosegue in modo simile a quella di molti suoi coetanei. Da ragazzo lascia il proprio luogo di origine per cercare un’occupazione lavorativa, mentre a ventitré anni si sposa. Ma le sue naturali abilità matematiche lo avvicinano ben presto al mondo della finanzia e degli affari. Essendo curioso di natura, decide di studiare i mercati, prestando particolare attenzione alle cause che ne scatenano i movimenti al rialzo o al ribasso; sceglie così di cercare un lavoro nel campo della finanza, tanto da essere infine assunto presso la Texarkana, un’agenzia di brokeraggio.
La sua motivazione allo studio e all’approfondimento lo portarono a concentrarsi su di un metodo di analisi del mercato finanziario basato sui cicli del mercato. Per riuscire a individuare i punti di svolta, il giovane ricercatore indipendente aveva sviluppato una serie di angoli geometrici da applicare sui grafici dei prezzi, divenuti poi famosi in tutto il mondo come gli angoli di Gann.
Dal punto di vista matematico, il calcolo di un angolo di Gann corrisponde alla ricerca della derivata di una linea, tracciata sul grafico dello strumento finanziario. L’angolo più importante di tutti è quello che curva a 45 gradi dal punto zero, chiamato anche come angolo 1x1. L’acronimo sta a significare che seguendo questa linea, i prezzi si muoveranno di un punto per ogni giorno di contrattazione.
Questo sistema di trading si è affinato incredibilmente nel tempo, diventando sempre più sofisticato e preciso, tanto da permettere al suo inventore di effettuare delle previsioni di borsa clamorosamente accurate. Nel settembre del 1909 Gann, nonostante il proprio carattere ritroso e introverso, parlò per la prima volta della propria strategia d’investimento con un giornalista. L’intervista che ne seguì fu pubblicata sulla rivista “The ticker and investment digest”. Il report nato da quell’intervista riportava in anticipo le previsioni di circa 250 operazioni che sarebbero state intraprese da questo straordinario investitore nel mese successivo.
I lettori che avevano deciso di seguirne le indicazioni, hanno effettivamente realizzato una straordinaria percentuale di successo: 92,3% di operazioni risultate vincenti; un dato praticamente impossibile da eguagliare per qualsiasi altro operatore di mercato.
Nel corso della sua straordinaria carriera, Gann ha scritto numerosi libri e tenuto moltissimi corsi per insegnare le proprie strategie al vasto pubblico. La
principale tecnica utilizzata da Gann consisteva nel concentrarsi sulle possibili cause dei grandi cambiamenti di trend che avvengono sui mercati; porsi questa domanda può essere ancora oggi di grande ispirazione per chi opera sui mercati finanziari.
Anche se nessuno finora è stato in grado di replicare questi straordinari risultati, migliaia di trader in tutto il mondo continuano ad ispirarsi alle teorie di Gann e agli strumenti di analisi tecnica che ha inventato per comprendere meglio i mercati e per anticipare i grandi movimenti che prendono forma nella borsa moderna.
Carl Icahn
“Quando la maggior parte degli investitori concordano su qualcosa, in genere stanno sbagliando”.
“Osservo le aziende seguendone il business, mentre gli analisti di Wall Street cercano utili trimestrali . Compro quando tutti si concentrano sugli utili trimestrali“.
“Wall Street compra i guadagni, in modo tale da perdersi un sacco di dettagli che io invece vedo in certe situazioni”. Carl Icahn è uno degli investitori statunitensi di maggior successo di tutti i tempi. Attraverso la creazione di una società specializzata in investimenti ad alto rischio ha accumulato una fortuna tale da permettergli di entrare nella classifica di Forbes dei 30 uomini più ricchi del mondo.
Nato in una famiglia ebrea dalle origini di media borghesia, i suoi anni della prima formazione sono stati caratterizzati dalle scuole di New York e dalla frequentazione della Far Rockaway High School. I suoi genitori lavoravano come insegnanti; il padre in particolare si dedicò all’insegnamento del canto, dopo aver fallito la propria carriera nella opera lirica.
Gli anni dell’università videro il giovane Carl frequentare la prestigiosa Princeton, dove conseguì una laurea in filosofia nel 1957. Successivi studi furono abbondonati quando decise di entrare nell’esercito statunitense. Dopo pochi anni (siamo infatti nel 1961) Carl Icahn rientrò a New York. Quale luogo
di lavoro migliore per una prima occupazione in Wall Street? Fece un po’ di esperienza con la professione di agente di cambio e infine decise di fondare la propria compagnia, la Icahn & Co., decidendo da subito di differenziarsi dagli altri investitori di Wall Street.
La sua società d’investimenti si concentrò non solo sulle azioni ad alto potenziale, ma anche sull’intermediazione di contratti derivati. Divenne in breve tempo un esperto nella gestione di posizioni in opzioni, una tipologia di strumenti derivati caratterizzati dalla leva finanziaria, utile a controllare con capitali relativamente ridotti un numero molto elevato di azioni.
Grazie a questa strategia d’investimento Icahn ha acquisito importanti posizioni di controllo e arbitraggio del rischio in numerose società multinazionali. Basti pensare a: Texaco, Viacom, Western Union e Time Warner (solo per citarne alcune). Nel 1985 decise di effettuare una spietata scalata ostile contro il colosso TWA, acquistandolo a debito e ripagandone il costo attraverso il successivo smembramento e la conseguente vendita sul mercato. Il suo profitto personale per l’operazione fu di 445 milioni di dollari, ma la sua spietatezza gli valse l’appellativo di corporate raider.
Nonostante oggi abbia superato i 70 ani di età, resta ancora ben saldo nella sua posizione di investitore finanziario. Dal punto di vista strategico, Ichan basa il suo grande successo proprio sulla capacità di mantenersi flessibile e costantemente competitivo. Lui stesso ha affermato più volte che fin da piccolo ha sempre avuto una spinta innata a eccellere.
Questo a livello operativo si traduce nel tentativo di individuare compagnie che abbiano un buon potenziale, ma che fatichino ad esprimerlo a causa del management incompetente o delle condizioni temporanee del mercato. Fatto ciò, comincia ad accumulare azioni dell’azienda, proprio mentre il resto del mercato sta venendo. Quando ottiene una posizione abbastanza forte, domanda di entrare nel management e comincia a considerare in che modo monetizzare al meglio
l’operazione. Ovviamente, questo modo di procedere è molto rischioso e spesso apre a rivendicazioni e battaglie legali. È lo stesso Ichan a chiarire il concetto: “nel settore delle acquisizioni societarie, se vuoi un amico… acquista un cane”.
Altro fattore caratterizzante l’attività di Ichan, l’estremo sforzo adrenalinico che spesso caratterizza i suoi investimenti dal punto di vista psicologico: “il gioco delle acquisizioni entra nel sangue, perché quando ci sei dentro è come essere nel bel mezzo di una caccia alla tigre… e le tigri sono venuta vicino a voi quando avete appena ricevuto una lancia in mano”. Così, se volete cominciare a pensare come Icahn, non vi resta che trovare “la vostra tigre”, per iniziare a domarla.
Philip Fisher
“Se il lavoro di scelta è stato effettuato correttamente, una volta che avete acquistato un’azione il momento di vendere è mai”.
“Non sono i margini di profitto del ato a essere importanti per l’investitore, ma quelli del futuro”. Philip Fisher è conosciuto come uno degli investitori americani di maggiore successo ed è entrato nella storia della borsa di New York. Famoso per essere tra i primi pionieri nell’insegnamento degli investimenti in azioni, con le sue lezioni e i suoi scritti ha contribuito alla creazione dell’attuale cultura finanziaria.
La sua carriera operativa nel mondo della finanza ha inizio a San Francisco nel 1928, quando appena laureatosi alla Stanford School Of Business, viene assunto dalla Anglo – London Bank come analista finanziario. Dopo pochi anni (nel 1931) fonderà la propria casa d’investimenti, la Fisher & Co, divenuta famosa per gli straordinari guadagni ottenuti sul denaro e sugli investimenti amministrati.
L’idea di investire in azioni aveva per Fisher una profonda assonanza con la sua capacità di fare previsione per il lungo periodo. Nonostante fosse in grande anticipo sui tempi, comprese che era possibile realizzare performance straordinarie semplicemente scegliendo buone compagnie a un prezzo ragionevole.
Questo motto è divenuto successivamente il titolo di un suo libro del 1958,
considerato oggi un testo fondamentale per chiunque desideri comprendere come investire sui mercati finanziari: “Common Stocks and Uncommon Profits” (Azioni comuni, profitti non comuni).
Data la sua personalità molto riservata, Philip Fisher non era molto noto al grande pubblico. Ma con l’uscita del suo libro (ancora oggi disponibile nelle librerie dopo così tanti decenni), la fama lo ha reso stimato e popolare tra tutti gli investitori, prima negli Stati Uniti e successivamente in tutto il mondo. Per comprendere quanto sia stato lungimirante Fisher, basti pensare che uno dei suoi acquisti più famosi è stato il titolo Motorola, inserito nel suo portafoglio d’investimenti nel lontano 1955, quando ancora produceva apparecchi radio.
Fischer amava ripetere che il momento migliore per vendere un’azione è “quasi mai”. Nei fatti ottenne enormi guadagni detenendo le azioni di questa azienda tecnologica fino al 2004, anno della sua morte. A questo punto vi sarete fatti un’idea abbastanza precisa circa la strategia d’investimento ideata da Fisher per riuscire a battere il mercato.
Può essere però interessante soffermarsi su alcuni dei punti che egli stesso ha inserito nel proprio libro come veri e propri fondamenti di qualsiasi investimento di successo:
- la qualità dell’azienda; - le caratteristiche del business.
Nella prima categoria rientrano un management orientato al lungo periodo, la capacità di anticipare le future tendenze del mercato, l’organizzazione aziendale, la presenza di buone capacità commerciali e tutte le altre qualità assimilabili a queste.
Nelle caratteristiche del business rientrano invece i fondamentali, il settore in cui opera l’azienda e le sue capacità di battere il mercato nel lungo periodo. Fisher ha offerto anche alcuni suggerimenti importanti su cosa non fare quando si valuta di effettuare degli investimenti finanziari. La prima regola è di non comprare delle azioni solo perché risultano a buon prezzo. È importante che dietro ad ogni investimento vi sia un lungo lavoro di analisi e di riscontro; in questo senso, bisogna avere una chiara visione del futuro.
Ancora, è importante non farsi influenzare dai rumors e dalle notizie che circolano sul mercato. Il lavoro di analisi deve essere effettuato sui fondamentali e deve basarsi solo su questi. La regola ha molto a che fare anche con l’orizzonte temporale con cui si osservano gli investimenti; per Fisher l’ottica di lungo periodo prevale decisamente su quella di breve e di medio termine.
Infine, è importante non seguire necessariamente quello che fa il parco buoi o la folla degli investitori. Se avete svolto le vostre analisi, non preoccupatevi troppo di iniziare dei nuovi investimenti in fasi di mercato ribassiste o quando le quotazioni scontano rumors e notizie pessimiste.
Principe Alwaleed Bin Talai
“Abbiamo accusato un duro colpo, ma io sono un investitore di lungo termine”.
“La lezione è che: (1) il management deve essere il migliore possibile (2) l’azienda deve avere un piano di successione”. Il Principe Alwaleed Bin Talai è uno degli investitori medio – orientali più famosi e conosciuti in occidente, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Warren Buffett” d’Arabia. Le sue origini sono certamente differenti da quelle degli investitori descritti nelle pagine precedenti, visto che stiamo parlando di un membro della famiglia reale saudita. Il suo patrimonio ammonta attualmente a circa 20 miliardi di dollari, fatto che secondo Forbes gli permette di figurare costantemente tra i trenta uomini più ricchi del mondo.
Dopo essersi laureato alla Menlo College (in California), all’inizio degli anni ’80 dello scorso secolo decise di tornare in Arabia saudita. Scegliendo una strada di discontinuità rispetto ai propri familiari, non si occupa di politica. Piuttosto, preferisce concentrare le proprie energie nel mondo del business.
La sua lungimiranza lo porta a investire fin dall’inizio della propria carriera nel business del energetico, cogliendo alcuni degli anni migliori per lo sviluppo del settore. Il suo Paese di origine gli offre le migliori opportunità per acquisire importanti posizioni strategiche legate al petrolio; ma non si ferma qui. Dopo i successi iniziali, diversifica il proprio business cominciando ad operare nel settore delle costruzioni.
In circa 10 anni accumula un’enorme ricchezza, che lo rende uno delle persone più in vista nel medio oriente. Ma coerente con le proprie ambizioni di successo, a questo punto il Principe Al-Walid Bin Talal ha già in mente il prossimo o: la conquista dell’Occidente. Negli anni ’90 inizia una lunga serie di acquisizioni negli Stati Uniti, che lo porteranno ad essere uno dei maggiori azionisti di aziende americane. Accumula gradualmente importanti posizioni in aziende dal business globale, quali Motorola, AOL, News Corporation e Apple.
Se pensate che questo incredibile percorso di ascesa sia stato lacunoso di difficoltà, dovrete ricredervi. Ben presto la più grande crisi di tutti i tempi dal 1929 metterà a dura prova l’intelligenza finanziaria del Principe e al contempo la sua reazione lo incoronerà tra i più grandi investitori di tutti i tempi.
Prima che avvenne la crisi sistemica partita nel 2008, Bin Talal decise di accumulare una larga posizione in Citigroup. Mentre nel 2009 le cose sembravano precipitare e tutti gli investitori corsero a vendere le proprie azioni, il Principe decise semplicemente di re-inquadrare quello che stava succedendo secondo la propria dottrina d’investimento.
“Siamo stati danneggiati, ma sono un investitore a lungo termine”. Questa frase divenne famosa ed emblematica per qualsiasi studioso di money management, perché mise in evidenza quanta differenza possa esistere tra chi investe in modo intelligente e chi decide di impiegare i propri soldi sulla base dell’emotività del momento.
E anche quando le cose non dovessero andare nel verso giusto, adottare il giusto atteggiamento significa riuscire a fare la differenza. A tal riguardo, in un’intervista su Vanity Fair, il Principe avrebbe risposto: “ho fatto degli errori, ma ho imparato da loro. Come? Non compiendoli di nuovo”.
L’idea di allargare il proprio campo visivo e di analizzare il panico di borsa secondo il proprio modello d’investimento hanno permesso a Bin Talal di recuperare il livello dei prezzi precedentemente perso dai propri investimenti, così come di raccogliere importanti risorse di liquidità attraverso il pagamento dei dividendi. Oggi il Principe Bin Talal è pronto ad affrontare nuove sfide. Con la propria ambizione a migliorare continuamente i risultati ottenuti e a identificare le migliori opportunità, ha deciso di concentrare la propria attenzione sulle nuove opportunità digitali.
Per questo motivo, ha recentemente investito oltre 300 milioni di dollari nella società Twitter, un social network basato sul successo e sulla viralità dei messaggi istantanei. È lui stesso a spiegare cosa ha motivato questa nuova strategia operativa: “il nostro investimento in Twitter afferma la nostra competenza nell’identificare opportunità che ci permettono di acquistare business promettenti, caratterizzati da elevati livelli di crescita e dall’impatto globale”.
Se siete rimasti anche voi affascinati dalla storia di Bin Talai e ne avete trovato ispirazione, la prossima volta che state valutando un investimento fermatevi un attimo e cominciate a pensare… come penserebbe un principe.
Ultimi consigli
Come abbiamo visto nel corso della guida, i grandi investitori della storia e dei tempi attuali sono in grado di adottare un punto di vista spesso completamente diverso e rivoluzionario rispetto a quanto non farebbero le persone comuni.
Anche in quei casi durante i quali si trovano ad essere messi alla prova dal mercato, riescono a mantenere un buon controllo sulla propria psicologia e sanno come adottare un atteggiamento utile per contestualizzare le proprie scelte, senza farsi prendere dal panico, dall’avidità esasperata o dall’emotività del momento.
Per facilitare la ritenzione nella vostra memoria dei concetti chiave che sono stati appena esposti, ecco alcune idee chiave che accomunano la psicologia dei più grandi investitori di tutti i tempi:
riconsiderate i vostri investimenti e il vostro approccio al mercato secondo i principi dell’investitore intelligente, ricordando che il valore di un investimento non corrisponde necessariamente al suo prezzo di mercato; cercate di avere uno sguardo impersonale sulle azioni e sugli altri investimenti finanziari. Comprate un’azione con l’idea che dobbiate tenerla in portafoglio per tutta la vita; seguite l’intuizione di Buffett: i guadagni non si realizzano quando si vende, ma quando si compra. Cercate sistematicamente business sostenibili nel tempo e quotati al di sotto del loro reale valore di mercato; investite denaro in ciò che conoscete bene e saprete come gestire sempre al meglio le opportunità che il mercato vi presenta;
siate razionali e ragionevoli. Tenete a mente i propositi di Soros: “prendere una decisione d’investimento è come formulare un'ipotesi scientifica e sottoporla alla prova di realtà”; la psicologia è una parte saliente del mercato, un fattore così importante che può portare le persone a pagare un’azione fino a cento volte in più rispetto al suo valore intrinseco; il mercato è ciclico. Se imparate a determinare le cause macroeconomiche che muovono i prezzi, potete riuscire ad anticipare alcune delle possibili conseguenze; la flessibilità e la spinta competitiva possono aiutarvi a eccellere ed a mantenervi competitivi sui mercati finanziari; concentratevi sulle opportunità del domani. I profitti che vi interessano realmente non sono quelli che le vostre azioni hanno realizzato in ato, ma quelli che si possono ottenere nel futuro; alimentate la fiducia in voi stessi, nei vostri studi e nelle vostre competenze. Siate il miglior mentore di voi stessi.
Conclusione
Siamo giunti alla conclusione del nostro viaggio di studio e scoperta nella psicologia dei più grandi investitori di tutti i tempi. Durante la lettura abbiamo approfondito cosa differenzia le persone eccezionali dal punto di vista dei risultati e dei successi finanziari raggiunti rispetto alla grande massa degli investitori improvvisati.
Spero che questo libro possa essere stato per voi una lettura divertente e allo stesso tempo un’occasione d’ispirazione e di stimolo al miglioramento, proprio com’è stata per me l’attività di ricerca e studio che mi ha portato fino a qui.
Poter conoscere la storia e il pensiero di personaggi come Warren Buffet, Peter Lynch, William Gann, Carl Ichan e molti altri ha rappresentato per me non solo la possibilità di aprire la mente ed esplorare nuovi orizzonti, ma anche un punto di partenza per approcciarmi in modo differente alla vita. Credo che allo stesso modo questo manuale veloce e immediato possa rappresentare un utile punto di partenza per studiare e approfondire le migliori strategie di pensiero da applicare nel business e negli investimenti personali.
Tra le cose che ho avuto modo di apprezzare maggiormente, vi è un elemento che credo vada evidenziato: la grande capacità posseduta da tutti questi individui nel mantenere il focus della propria concentrazione su ciò che può essere fatto per migliorare costantemente i propri risultati.
L’altro punto che vorrei sottolineare è la grande sicurezza psicologica che caratterizza la vita di tutti questi personaggi. Avere un metodo e decidere di
applicarlo anche nei momenti peggiori o più sconfortanti, è ciò che ha fatto la differenza tra gli anonimi investitori che popolano il mercato e quelli che hanno saputo produrre costantemente risultati oltre le aspettative.
Non mi resta quindi che ringraziarvi per aver terminato di leggere questa guida, sperando di potervi ritrovare come lettori in uno dei miei prossimi lavori. Il mio augurio per voi è di riuscire a mettere in pratica al meglio quanto avete appena letto, per trovare la vostra personale chiave del successo nel mondo degli investimenti e degli affari.
Test Auto - Valutativo
Questo libro termina con un invito all’azione! Il seguente questionario nasce con lo scopo di aiutare il lettore a consolidare le nozioni teoriche e pratiche appena esposte, attraverso un esercizio dalle modalità ludiche e allo stesso tempo formative. Riuscire a comprendere in profondità lea psicologia dei grandi investitori può risultare piuttosto difficile ad una prima lettura.
Il test è pensato per ritornare su alcuni dei i più importanti di questa guida, in modo da rafforzare i concetti fondamentali. Troverete di seguito una serie di domande a risposta multipla. Al termine potrete leggere le chiavi di soluzione ai quesiti.
1 – Secondo la teoria dell’investitore intelligente di Benjamin Graham?
a) Il valore di un investimento è necessariamente identico al suo prezzo di mercato. b) Il valore di un investimento non è necessariamente identico al suo prezzo di mercato. c) Il valore di un investimento dipende dalla capacità di gestione del management aziendale. d) Il valore di un investimento può essere facilmente determinato grazie ai migliori strumenti di analisi tecnica. 2 – In seguito alla grande depressione del 1929 John Templeton decise di: a) Acquistare 100 azioni di ogni titolo quotato al NYSE per meno di un dollaro.
b) Acquistare 100 azioni di ogni titolo quotato al NYSE per meno di 100 dollari. c) Vendere tutti i titoli in suo possesso per cercare di riacquistarli a un prezzo inferiore. d) Nessuno di questi. 3 – In base a quale principio Warren Buffett consiglia di pianificare i propri investimenti?
a) Sullo studio dei nuovi mercati che possono svilupparsi in futuro. b) Sulle aziende che potranno garantire utili massicci nel prossimo futuro. c) Sul fatto che i guadagni si fanno quando si compra, non quando si vende. d) Sul fatto di mantenere una mentalità aperta nei confronti di ogni opzione disponibile. 4 – Quale motto ha reso famoso Peter Lynch?
a) Studia i tuoi competitor. b) Investi in ciò che conosci. c) Anticipa il mercato. d) Considera sempre il margine d’errore. 5 – Cosa suggerisce David Dreman riguardo la valutazoine di un asset finanziario?
a) Le persone possono pagare fino a 100 volte quello che vale un’azione. b) Durante le crisi e le depressioni è possibile fare i migliori affari.
c) I mercati seguono cicli precisi, capendo le cause si possono anticipare le conseguenze. d) Nessuno di questi.
6 – Quale strumento è alla base delle principali strategie d’investimento di W.B. Gross?
a) Le obbligazioni. b) Le azioni. c) Le materie prime. d) I derivati.
7 – Secondo William Gann, ogni movimento di mercato è il risultato di:
a) un meccanismo di adattamento tra domanda e offerta; b) pura irrazionalità; c) uno scontro tra investitori intelligenti e improvvisati; d) una legge naturale e di una causa che esiste prima che abbia luogo l’effetto. 8 – Cosa osserva come fattore discriminante in un potenziale investimento Carl Ichan?
a) le trimestrali;
b) il business; c) I dividendi; d) Il management. 9 – Secondo Philip Fisher, qual è il momento migliore per vendere un investimento?
a) Mai. b) Dopo un anno. c) Quando viene raggiunto il target price. d) Nessuna di queste; 10 – Su cosa si è concentrato il Principe Bin Talai dopo le gravi perdite accusate con la crisi del 2008 - 2009?
a) sull’implementazione di stop loss nelle proprie posizioni; b) sull’orizzonte temporale di lungo termine; c) sulle garanzie a tutela ei propri investimenti; d) nessuna di queste.
Soluzioni
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