Lo Psiconauta Alessandro, Furgiuele
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"ILMIOLIBRO- Lo Psiconauta"
Copyright © Alessandro Furgiuele 2015
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Lo Psiconauta
Un'avventura atipica di Alessandro Furgiuele
Proprietà letteraria riservata
Copyright © 2015 Alessandro Furgiuele Titolo originale dell'opera: Lo Psiconauta, Un'avventura atipica Alessandro Furgiuele nato a Cosenza (CS) il 30/06/1992 C.F.: FRGLSN92H30D086W Nota dell'autore La cosa peggiore che possiate fare è leggervi questo libro tutto d'un fiato: non ne cogliereste nulla! Io vi suggerisco di leggerlo con calma, giorno dopo giorno, capitolo per capitolo, in modo da vivere il viaggio insieme a me, anziché giungere rapidamente ad una meta che per forza di cose altrimenti vi risulterebbe poco chiara. La mia opera, come capirete da soli nel tempo, si presta a letture molteplici, in cui coglierete e magari assimilerete nuovi piccoli dettagli e nuove grandi scoperte che nel primo “rush” non avevate notato. Leggete il mio libro lentamente, senza fretta, e con pazienza. Provate a capirlo. Traetene le vostre verità. Fatelo anche vostro, se volete.
Capitolo 1
Confusione e Rinascita Confusione. Nietzsche diceva che da un caos si può far partorire una stella danzante, ma io finora ho sperimentato solo buchi neri di schifo. Una delle tanti frasi che rimbombano nella mia testa, riecheggiando come tra le vallate nebbiose tra vette isolate, è : gli eventi positivi, così come quelli negativi, sono come le ciliegie, uno tira l'altro. Dove la sentii per la prima volta? Ah sì, doveva essere un servizio calcistico televisivo sull'Arsenal (squadra di Londra) di Arsène Wenger. Potrà sembrare nulla, ma in realtà è probabilmente una metafora più azzeccata di quanto pensassi (come funziona tutto sommato in maniera lineare e giusta -?- la mente quando la si lascia libera di vagare). L'Arsenal è sempre stata una squadra in grado di affascinare, con un gioco interessante e moderno e spettacolare, ha avuto alcuni periodi di forma smagliante negli ultimi anni, potenzialmente una delle squadre più belle dal punto di vista del gioco, eppure..? Eppure non vincente. Eppure sempre qualcosa poi andava storto, ogni anno, mandando in fumo tutte le aspettative dei tifosi dei Gunners , così vengono soprannominati. C'era di mezzo una casualità tutto sommato mai veramente a favore di questa squadra e le cose svanivano,tutti i sogni di portare a casa almeno un trofeo restavano, beh, appunto, solo sogni. Già , così diceva quel servizio: "Dopotutto se questo Arsenal continua ad incantare ma poi non produce risultati, tutto perde di significato. Bisogna invertire la tendenza, anche perché altrimenti, le sconfitte sono come le ciliegie, una tira l'altra". Tutto questo flashback per arrivare dove? A uno dei miei tanti paradigmi mentali ormai impiantati e difficili da smontare. Quando la ruota degli eventi gira, il primo lancio di dadi dell'universo è fondamentale, spesso determinante. Se le cose vanno bene, si attivano nuove sinapsi, non sono solo le endorfine generate
dalla riuscita del primo evento , dal primo achievement sbloccato (per usare un linguaggio da xboxari), ma anche i nuovi collegamenti mentali che inauguriamo (con vanità, ahimè, non potrebbe essere diversamente per l'uomo, d'altronde anche ne L'avvocato del diavolo, il diavolone Al Pacino non ci dava un finale epico dicendo "vanità, decisamente il mio peccato preferito"?) attribuendo rapporti di causa-effetto a nostra discrezione e ponendo al centro della realtà noi stessi come un demiurgo, come un deus ex machina del nostro microcosmo, intoccabili dalle influenze esterne. Così attiviamo le nostre consapevolezze. Sviluppiamo il nostro autoinganno, e se le cose vanno bene, il nostro ego è assurto al ruolo di regista assoluto della nostra vita, ignoriamo tutta quell'impalcatura scenica e tecnica che sono le forze della casualità, le forze di determinati fenomeni che non sono manifesti, ignoriamo le infinite carte taroccate nel mazzo dell'universo, ignoriamo le infinite possibilità avverse che comunque avremmo potuto sperimentare applicando il medesimo canovaccio che ci ha portati al successo! Ecco il nostro più grande e meraviglioso errore cognitivo. Meraviglioso perché? Beh, è ovvio, da cosa nasce la nostra autostima se non da questo meccanismo di autoinganno ? Da qui si attivano quei circuiti auto-alimentati che se continueremo a rivisitare, spesso ci porteranno a rafforzare sempre più quegli stessi aspetti della nostra personalità. Modifichiamo anche allo stesso modo tutto quel sistema di illuminazione del palco della nostra vita che sono le prospettive e il modo di relativizzare e contestualizzare la realtà a nostro piacimento. E inoltre modifichiamo anche tutto il comparto semantico, tutto quell'insieme di significati con cui diamo valore all'oggettività che sperimentiamo (alcuni addirittura dicono l'oggettività che manifestiamo, come se fossimo noi sorgenti di creazione pura, vuoti quantici eterni e indistruttibili posti in un limbo di esperienze che è la gretta e grossolana materia: c'è davvero differenza tra la fisica quantistica, la spiritualità o la filosofia dopotutto? La visione dell'oggettività che esiste solo fintanto che c'è l'osservatore a "crearla" , per il semplice atto di osservarla, secondo Berkeley, è davvero così stupida e astrusa da contemplare dopo l'esperimento della doppia feritoia con gli elettroni, il collasso della funzione d'onda di Schrödinger e l'indeterminazione di Heisenberg? Ma sto divagando).
Ritornando alle consapevolezze fallaci che abbiamo di noi stessi (perché accettiamo ciò che ci fa comodo credere riguardo a ciò che siamo o che possiamo essere), queste sono fondamentali non solo in quell'insieme di idee, puro reame di astrazione, ma anche perché poi danno riscontro pratico. Credere fa davvero la differenza. Ci consente di attivarci al 100%. Ecco. Spesso la vita è così. Non vince chi è davvero migliore dopotutto, vince spesso chi è espresso nel suo migliore stato possibile. Raggiungendo il suo 100% anche la persona più anonima e apparentemente banale può dimostrare al mondo e a sé stessa quanto in realtà dentro di lei albergasse uno spirito speciale pronto a sprigionarsi con volontà assoluta e capace di annichilire anche tutte quelle minacce che prima sembravano mostri sacri inattaccabili. Più diventi grande, più le cose intorno a te diventano piccole. Quindi, per un futuro più roseo e pieno di meravigliose esperienze aperte a tutti, una sorta di idilliaca città del sole camliana in cui regni una democrazia delle possibilità speciali aperte a tutti, c'è necessità di quelle che in termini puramente pragmatici il sociologo Sen chiamava capability, in termini metafisici potremmo invece chiamarli strumenti dell'entusiasmo. Dove entusiasmo, etimologicamente parlando, starebbe ad indicare en theos mos, dentro il cuore di Dio. Quindi essere entusiasti significa essere in connessione con il divino, comunque ognuno voglia interpretarlo, se spiritualmente oppure psicologicamente, oppure che so io. Io lo interpreto come una connessione col nostro Sé più profondo, con la nostra essenza definitiva, spesso misconosciuta dalla nostra stessa coscienza (specialmente se abbiamo fatto un percorso di eventi sballato che non ci ha permesso di esprimerci veramente per ciò che siamo). È ben più del comune emozionarsi: l'entusiasmo è ciò che ci fa sentire vivi. Questo allo scopo di raggiungere la piena consapevolezza di noi, e visto che noi siamo il soggetto di tutta la realtà che esperiamo, per estensione, consapevolezza del mondo. Ognuno di noi ha bisogno di determinati eventi specifici per poter fare il salto evolutivo verso il proprio nirvana. Questi elementi rivoluzionari sono gli strumenti dell'entusiasmo. Come scovarli? Se essendo tutti diversi gli individui, ognuno necessita di cose diverse, come trovare quelle specifiche per ognuno, visto che appunto non universali?
Non è facile. Certo l'avviare delle conoscenze e delle esperienze molto trasversali tra loro aiuta. Se fossi io stesso un professore, sarei molto atipico, molto poco convenzionale, un po' come Robin Williams nel meraviglioso Attimo Fuggente (uno dei pochi film che ritengo veramente capace di lasciare qualcosa di significativo per attivare una potenziale sequenza domino capace di cambiare una vita umana) : "guardate le cose da prospettive diverse, non accontentatevi". Io , da professore immaginario pieno di vitalità e desideroso di far del bene, un po' alla Great Teacher Onizuka, per intenderci, aggiungerei, con parole che probabilmente però Eikichi non pronuncerebbe : "Non specializzatevi in niente. Non guardate al microscopio della conoscenza, ma nel telescopio mobile delle possibilità. Non soffermatevi su nulla in particolare. Sperimentate, sperimentate e sperimentate. Non leggete libri tutti dello stesso autore, cambiate registro ed esperite nuove realtà mentali. Non ascoltate solo un genere musicale, bollando ogni altro come merda a prescindere, contestualizzate. Non stringete rapporti morbosi ed esclusivi con poche persone, frequentate persone di tutti i tipi, ate dai ghetti a Pennsylvania Avenue, avrete tanto da apprendere dallo zingaro quanto dal re, ma non bollate a prescindere gli altri generi come qualcosa che non fa per voi, perché ogni realtà ha qualcosa da darvi. Conoscete tutto, e per farlo, l'unico modo è fare conoscenze trasversali, siate incostanti, cambiate rotta in maniera impazzita e assurda se necessario, come delle traiettorie ufologiche, ma non accontentatevi di sopravvivere, vivete. Perché se non farete tutto ciò , non vivrete affatto, toccherete solo una parte infinitesimale della vita ". Tutte queste conoscenze trasversali ci aiutano, sì, a dar manforte a quella nostra ricerca spasmodica nonché necessaria della nostra vera essenza, della nostra individualità, e quindi della nostra felicità. Ci daranno la possibilità di individuare ciò di cui veramente abbiamo bisogno per "rinascere", quel o in avanti della nostra anima in cui dissacriamo i nostri pilastri di conoscenza che ci siamo portati dietro per anni ma che a lungo andare, deteriorati, erano dei fardelli per il nostro spirito libero e desideroso di potenza. Quante volte si può rinascere? Non lo so. Forse più di una? Certo, sarebbe ottimistico e positivo vederla così, e non essendo io ottimista mi viene difficile da accettarlo. Tuttavia, rileggendo le mie parole, ad ogni modo, mi sembra un'inferenza logica molto azzeccata. Già, perché io ho sperimentato nella mia vita in realtà solo un'unica vera rinascita.
Stando alle parole fin qui scritte, e alla mia stessa logica fin qui presa in esame ed espressa nero su bianco: semplicemente, se è successo una volta, perché non altre? Chi lo sa? Probabilmente ho ancora in lista d'attesa numerosi altri meravigliosi risvegli di metempsicosi, magari sotto una luna che si tinge di rosso sangue, sangue del mio marciume precedente, che con successo ho rimosso , come da una ferita infetta. Dovrei essere un maestro Zen. Rinchiudermi in una camera di stasi vitale, magari in stato criogenico, e lasciare che i miei chakra , o qualunque cosa sia, percepiscano tutte quelle tensioni e quelle forze che ora come ora del mondo non percepisco, appartengono al regno dell'invisibile, invisibile ai miei occhi, ai miei sensi, alla mia psiche. O magari purificarmi gettandomi in una vasca d'acqua rinnovante, da cui riemergere puro e candido, pronto ad assorbire de novo tutte quelle informazioni del mondo e a mescolarne il tutto in modo da farne scaturire una nuova coscienza. Ad ogni modo, se le rinascite sono possibili, ce ne sono altre che mi attendono da qualche parte. Le aspetto, ho bisogno di trovarle, mi mancano solo quei famosi strumenti dell'entusiasmo, che una società ideale dedita al mantenimento della Vita (non della mera sopravvivenza fisiologica quindi, ma di quei processi che tendono a trascendere le soglie basilari della felicità) collettiva ed individuale dei suoi individui, fornirebbe gratuitamente. Avanzo in questo boulevard of broken dreams, per citare i green day, e sento uno di quei giudizi sintetici a priori, per citare Kant (anche se, parafrasando, la mia profana visione è più quella di una semplice quanto potente intuizione, quell'illuminazione eidetica folgorante irrazionale che ti prende nel cuore della notte con prepotenza e volontà di trovare espressione e forma) , e questa lampadina che si è appena accesa, questa vocina suadente, che è emersa dal mare della mia logica confusionaria, da questo mio flusso di incoscienza alla Ulisse di Joyce, mi sussurra con fare ammaliante e seducente. Mi riporta alla mente evocazioni di sensazioni ate, quali brividi di imprevedibilità e sogni a occhi aperti di nuove sublimi realtà incipienti, e mi dice: esistono rinascite multiple, sta a te avere la capacità di sapere quando
ibernarti e risvegliarti come nuovo, come evoluto. Esistono rinascite multiple! Ecco. Ciò che mi mancava. Perso in questo fango, in queste sabbie mobili di mia creazione , soprattutto mia (nonostante molte forze dall'esterno abbiano contribuito a farmici sprofondare , con indifferenza e ingiustizia ),io aspettavo di uscirne, ma l'immobilità non mi avrebbe salvato come Harry, Ron ed Hermione alle prese col Tranello del Diavolo, qui è diverso, la reazione si rende necessaria ed urge. Avevo trasceso lo schifo un tempo, eoni fa furon ormai. Ma poi i miei strumenti dell'entusiasmo erano svaniti lentamente lasciandomi inerme in mezzo a lande radioattive tempestate da fulmini e cicloni. Mi son lasciato travolgere semplicemente dall'ammaliante caos del maelstrom, signore della confusione e dell'apatia, del nichilismo, del non-senso fittizio che altro non è che una scusa per razionalizzare un'inattività dell'ego. Inattività che però di razionale non ha nulla in un sistema dinamico e dove "tutto scorre"! Troppo a lungo ho vagato, privato di serotonina e del mio spirito, e da quella trascendenza ero lentamente tornato indietro come un boomerang, dall'ipersfera trascendente ero inesorabilmente ripiombato nella classica tridimensionale sfera di immanenza che per troppi anni mi aveva logorato, e che per troppi anni avevo odiato. Ma ora c'è una nuova possibilità all'orizzonte. Esistono rinascite ulteriori. Ho solo bisogno di trovare ulteriori strumenti dell'entusiasmo. Dove? C'è un mondo di possibilità là fuori, e certamente il combustibile più importante in questa prossima odissea in cui sto per imbarcarmi, sarà la speranza.
Capitolo 2
Ale si imbarca + riflessioni sulle modalità di una nuova rinascita A volte ci si può perdere nella ricerca dell'entusiasmo, specialmente se lo si è già vissuto, e se ne conosce l'infinita potenza, è un soffio di brezza calda nel nostro animo, ci dà la consapevolezza di essere in equilibrio e in benessere, in altre parole ci dà la possibilità di allentare la tensione sul nostro ego e permetterci di essere anche più vulnerabili, tanto, in quello stato siamo intoccabili. Però perché ci si può perdere nel cercare di ritrovare l'entusiasmo? Eh beh, questo non è un problema da poco , guai a sottovalutarlo. Uno potrebbe pensare :"l'hai già raggiunto, ergo dovrebbe essere semplice ritrovarlo ricercando le stesse cose che l'hanno generato in ato". Uhmm, errato! Questo è un errore logico, in quanto le stesse cose che l'hanno generato, quegli stessi strumenti di entusiasmo, se potessimo riaverli a portata di mano, semplicemente non saremmo regrediti affatto, perché non li avremmo mai persi! Se sono lentamente spariti, come un gas in rarefazione, non possiamo riacciuffarli. Perché sono spariti? Beh, questo risponde a delle forze che effettivamente di solito vanno ben oltre la nostra semplice volontà o le nostre credenze. Ma ciò che è doveroso mettere in evidenza è il fatto che non avremmo mai potuto lasciarli andare di nostra volontà facendo l'errore di perderli, perché, (ricordate no?) noi siamo intoccabili in quello stato. Nel momento stesso in cui raggiungiamo il nostro stato ideale, fanno parte di noi, siamo un tutt'uno, come la zanpakuto e lo shinigami in Bleach; uccidere quegli strumenti, significherebbe uccidere ciò che eravamo diventati (da qui la regressione), non avrebbe senso, sarebbe un suicidio dell'anima, che è un'anima felice, e in quanto tale non proverebbe mai ad autodistruggersi, qualsiasi sia l'influenza esterna negativa che possa arrivare.
Ecco perché voglio far notare quanto la perdita stessa degli strumenti di entusiasmo sia , di per sé, una cosa rarissima, e dovuta a forze del mondo che non possiamo controllare. Questo spiega perché determinati individui con una ione che si portano dietro sin da bambini ad esempio, non perdano mai l'entusiasmo nei confronti di questa, e si portino dietro per tutta la vita lo stesso modo felice di approcciarsi a quella realtà e i conseguenti paradigmi razionali-logico-filosofici che ne scaturiscono e che si estendono a tutta la loro vita. Ma ritornando a noi e alla nostra ricerca "post-mortem", alla ricerca della nostra nuova rinascita dell'entusiasmo, dicevo, è un errore tremendo cercare di riportare indietro ciò che è andato, così come è errato riattivare quei circuiti fallimentari che già in ato avevamo sperimentato, senza esiti positivi. Quando hai raggiunto il max delle esperienze in una determinata abilità, semplicemente spòstati, prova a far aumentare di livello altre abilità mai affinate prima, che versano ancora in uno stato grezzo e basilare e goffo, esatto, sì, proprio come in un gioco di ruolo. La vita è un gigantesco gioco di ruolo. Non fissatevi sul desiderio spasmodico e inquieto di ritrovare al più presto possibile degli strumenti di entusiasmo che vi facciano sentire nuovamente vivi, voi in questo momento siete morti, cosa avete da temere? Avete consapevolezza della possibilità, tanto basta, abbiate pazienza. Se vi impunterete sul dover ritrovare a tutti i costi l'entusiasmo, vi impantanerete, rimarrete incastonati nell'idea di individuo fittizio che cerca di ritornare alla fonte, come Neo che cerca di raggiungere il mainframe di Matrix, che cerca di raggiungere l'Architetto. Così facendo attiverete un processo di conflitto e contrasto interno, una bipolarità razionale-irrazionale che vi frenerà, come cercare di accelerare a tavoletta avendo il cambio in folle, come la lotta della vostra corteccia cerebrale evoluta che cerca di razionalizzare una normale e fisiologica risposta di paura da parte del paleoencefalo (che da solo lavorerebbe bene , come negli animali, ma ahimè siamo uomini e in quanto tali "evoluti" e condannati) e da cui scaturirà il contrasto interno, e la conseguente genesi di quell'aberrazione che è l'attacco di panico irrazionale paralizzante. Quindi non sprofondate in un attacco di panico mentale nella vostra ricerca, e
non correte nemmeno troppo velocemente verso la meta, andrete in tachicardia, la vostra è semplicemente una maratona di cui non conoscete la lunghezza. Sarà spontaneo il ritorno dell'entusiasmo . Solo che non sappiamo di preciso né dove né quando ricomparirà. Bisognerà solo avere fede nel fatto che torni, tutto qua. E non è una fede poi così illogica dal momento che una rinascita già l'avete sperimentata e la logica porta verso questa conclusione. Quindi attendetela, la vostra nuova rinascita, ma ricordate che avete "occhi" per discernere , e quando essa arriverà per inerzia, prendetela al volo. Certo, fino ad allora, dovrete mantenervi in moto, altrimenti il mondo vi schiaccerà e vi sputerà sopra senza pietà. Perché, come diceva Einstein: "Per mantenere un equilibrio nella vita, non bisogna fermarsi mai, bisogna restare sempre in movimento, proprio come andare in bicicletta". Ma forse, avrei dovuto esprimermi totalmente in prima persona e rivolgere tutte queste parole solo a me stesso. Non sono forse proprio fortemente IO quel "voi" che ho usato finora? Ah, è vero, la nave verso un mare di possibilità è lì che mi aspetta, ma sono sicuro di aver già fatto il biglietto?
Capitolo 3
I bagagli che mi porto dietro: Consapevolezze "Un'eccessiva specializzazione porta alla debolezza, ad una lenta morte." Ghost in the shell (1995) Prima di ogni nuova avventura è opportuno rispolverare alcuni vecchi bagagli, rovistarvi all'interno e fare ordine. Mettere chiarezza . Chiarezza tra queste consapevolezze. Consapevolezze. Cosa è una consapevolezza e qual è la sua importanza nella vita di tutti i giorni? Mah, sostanzialmente una consapevolezza è l'affermazione della verità o della falsità di qualcosa,e tale affermazione si assume come incontrovertibile. Ora, per molti amanti della filosofia del relativismo della conoscenza, questa affermazione non può assumere significato e quindi non esistono verità assolute, ma solo verità relative. Ma badate bene, anche questa affermazione quanto sia fallace e autocontradditoria. Se nulla si può affermare con certezza, allora è evidente che anche tale stessa frase (meta-affermazione) può non essere certa, e allora magari qualcosa di certo vi è : paradosso logico. Per me indugiare in questi ragionamenti da strizzacervelli non porta nessuno sbocco in termini pratici. Per vivere la vita di tutti i giorni (e non fantasticando in termini astratti e divergendo in congetture e teorie e paradigmi che per quanto ammalianti risultano solo fini a sé stessi e di esclusiva pertinenza del lavoro di coloro che non lavorano, ovvero i filosofi) , per vivere , semplicemente, occorre pensare in termini pratici. Mi dispiace miei cari sostenitori dell'amore verso gli stadi più "elevati" della
coscienza umana: tutto ciò è inutile. Ebbene sì, è inutile incasinarsi in roba di cui non si può discutere,e a tal proposito Wittgenstein insegna. Ha molto più senso depauperarsi intellettualmente in un certo senso. La nostra coscienza va modulata, tenuta sotto controllo, limitata in un certo senso, per poter apprezzare quell'unica realtà che ci serve, quella realtà bassa, quel livello di realtà più semplice e basilare: la NOSTRA realtà. Divagando in altri contesti mentali che si possono scorgere ma mai comprendere o apprezzare appieno, l'unico risultato che si ottiene è il perdere di vista quel po' di realtà basilare che eravamo riusciti a mettere insieme, a fatica, come cocci sparsi, come un bricolage psichico, ma abbandonandola e mettendo a soqquadro tutto il resto si conclude nient'altro che un blocco e un ristagno mentale. Paradossalmente, per quanto abbiamo cominciato con un concetto che dovrebbe in teoria aprire la nostra mente, abbiamo invece finito per chiuderla ancora di più, in maniera ancora più grave tra l'altro, perché ne siamo soggiogati. E questo è uno degli errori logici più macroscopici che un essere umano possa fare, perché chi cade in questa rete ignora il proprio fallimento, eppure superbamente si ritiene mentalmente superiore agli altri, se non unico. Quale ironia! Buffo, vero? "Umano, troppo umano"? Guardatela in questi termini. Nel livello di realtà basilare (quello che è facile contemplare evitando di porsi molte domande di natura ontologica , quella unica realtà utile di fatto, che apprezzano tutti gli altri e che quindi in tal senso essendo simil-collettiva evita anche di darci senso di dispersione ed instabilità ed isolamento) è come se fossimo in una stanza bruttina. Una stanza con pareti diroccate, il soffitto pieno di muschio, perché è una stanza usata da tutti. Però possiede una finestra che si affaccia verso un meraviglioso mondo. Questo è il livello di realtà basilare, un insieme di consapevolezze utili e pratiche inflazionate ma pur sempre fondamentali e comuni a tutti e collettive, ma da cui si può potenzialmente raggiungere qualunque meta, sia contemplandola (restando a guardare dalla finestra) sia raggiungendola "fisicamente" (perché nessuno ci vieta di gettarci giù o trovare comunque il modo per avvicinare il resto del mondo là fuori: estensione della metafora delle conoscenze ancora da scoprire).
Nei livelli più "elevati" invece che cosa succede? Succede che veniamo ingannati. Si spalanca la porta della stanza fetida in cui siamo , si spalanca alle nostre spalle e usciamo, felici di aver raggiunto un livello inaccessibile a molti e non condiviso da tutti, e ci ritroviamo in una stanza più grande, meravigliosa stanza. Una stanza piena di sculture meravigliose, affreschi ispiranti chissà quali nuove grandezze. Arroganti millantiamo ed esibiamo a noi stessi, in termini egocentrici ed edonistici, la meraviglia che abbiamo appena scoperto. Grande è lo stupore nel credere arrogantemente di aver aperto i nostri orizzonti mentali verso nuove mete che gli altri non raggiungeranno mai. Ma il circolo è vizioso. Consumiamo totalmente quella stanza, in ogni singolo dettaglio, analizziamo tutto, spulciamo ogni singola particolarità, dimenticandoci del mondo che stava fuori dalla nostra piccola stanza fetida precedente. Ormai disprezziamo quella stanza fetida. E disprezziamo anche tutti coloro che vi dimorano , se vogliamo dirla tutta. Ma la stanza più grande e bella in cui ora ci troviamo non ha finestre, non ha balconi, non ha accessi o spiragli verso il mondo esterno. La porta della stanza fetida, ormai dietro di noi, si chiude. Ben presto ci rendiamo conto che avendo perso la luce che entrava dalla finestra (della stanza fetida attigua) , la nostra nuova stanza si fa sempre più buia, e più si fa buia meno riusciamo a comprenderla, e meno riusciamo a comprenderla più ci sforziamo di comprenderla, con l'unico risultato di affievolire sempre più la nostra "vista". Ci rendiamo infine conto che tutto ciò che avevamo creduto di capire su quella stessa stanza era sbagliato, e che ora come ora non la capiamo affatto , e che forse non l'abbiamo mai veramente capita, eppure restiamo lì dentro annaspando e cercando risposte, blindandoci sempre di più in quel nuovo piccolo mondo che sembrava offrire nuovi orizzonti, ma che ha solo finito per sigillare per sempre la stanza fetida da cui siamo partiti e in cui però vi era una finestra per affacciarsi verso l'esterno, verso tutto. Siamo ormai prigionieri di una stanza meravigliosa che abbiamo prosciugato e che ci ha prosciugati, mentre individui escono lentamente dalle finestre delle loro stanze fetide abbracciando nuove stupende possibilità restando però ancorati alla realtà basilare. Quindi, le verità assolute. Aaah. Ahah. Sapete una cosa? Nella matematica esistono verità assolute, dicono coloro che si masturbano con la matematica.
Ma perché? Perché la matematica è un mondo minuscolo, insignificante, finito. Un mondo creato dall'uomo con convinzioni e regole arbitrarie,atte a dare un'interpretazione della realtà con strumenti euristici, NON A CAPIRLA. Pura interpretazione. La fisica teorica moderna è la nuova religione dei "geni". La stessa matematica può vantare dalla sua parte la logica o prove sperimentali, ma ricordate sempre che parte da assiomi, e in quanto tale, sarà sempre, fottutamente dogmatica! In un mondo così piccolo (la matematica) dove le leggi che regolano il tutto sono così poche e facili da tenere sotto controllo, è facile raggiungere verità assolute. Sarò forse soggiogato dall'epistemologia, ma io non riesco proprio ad attribuire tutto questo gran valore nemmeno alle scienze . Soprattutto quelle più moderne e "superiori"(o che almeno pretendono di essere tali). Siamo andati così in avanti nel teorizzare e "creare" ,che non abbiamo più gli strumenti tecnologici sufficienti a tenere il o (ahimè teoria delle stringhe e sue infinite varianti fantasiose!). Non abbiamo i mezzi, quindi non possiamo sperimentare. Se non possiamo sperimentare, rimangono tutte ipotesi, non teorie! Quindi una vera scienza, in questo momento, si fermerebbe piuttosto che andare avanti : "Non ha senso teorizzare senza prima avere dati certi, si finisce per distorcere i fatti, adattarli alle teorie, anziché adattare le teorie ai fatti!" (Robert Downey Jr nei panni di Sherlock Holmes nell'omonimo film). Come fanno tutti questi geni della scienza moderna, assuefatti e drogati dalla loro logica fallace, a non cogliere questo loro errore, questo paradosso che in termini puramente logici è paragonabile a roba elementare? Continuare a teorizzare (vantandocisi dei propri schemi che magari internamente saranno pure autoconclusivi e coerenti) non ha alcun senso se non si può dimostrare. L'unica cosa a cui può portare questo modus operandi è semmai l'inquinare e plagiare le future menti scientifiche che veramente poi magari disporranno della tecnologia adatta, ma che saranno già piene di pregiudizi , o meglio dogmi, religioni, difficili da scardinare . Abbiamo di fatto rinunciato al metodo sperimentale galileiano, ma ce ne rendiamo conto? Quindi tecnicamente parlando, queste scienze "superiori"
(molte virgolette), paradossalmente non sono neppure scienze! Queste scienze non sono scienze. Sono filosofia. E quindi, almeno a livello utilitaristico (e quindi pratico), solo chiacchiere sul nulla e vuota masturbazione intellettuale. Niente di più. Il mondo reale inoltre non è matematica, per quanto molti ostentino credere. No. La matematica sta al mondo reale come un insetto sta di fronte all'intero universo. Il mondo reale è potenzialmente illimitato, non possiamo gestirlo, né tantomeno controllarlo o comprenderlo per intero. Ecco perché nella realtà, a differenza della matematica, non abbiamo le verità assolute. Ecco, è tutto qua. Ma una volta compreso questo? A cosa ci serve? Cosa stiamo facendo? Stiamo parlando in termini di astrazione, termini che non ci riguardano, termini che non sono i termini pratici, termini che per quanto geniali, per quanto fottutamente pieni di una superiore logica consistenza interna servono più o meno a UN CAZZO! Quando la mentalità umana si svincolerà dalla presunzione e dall'ideale infantilistico del raggiungimento di verità assolute e di ragionamenti che possano comprendere il tutto , allora sì che si potrà avere sul serio un o evolutivo significativo nel pensiero umano. Non ci serve a nulla, ragioniamo dunque in termini pratici. E in termini pratici, nella nostra realtà basilare (che è l'unica realtà che conta, ricordate?) sapete come la vedo su queste verità assolute? Semplice, non esistono verità assolute che non siano semplicemente nostre personali certezze. Punto. Ebbene sì... perché anche i più scettici hanno proprie certezze. Proprie credenze. Ognuno, OGNUNO di noi crede in qualcosa senza avere la minima prova. C'è chi crede in sé stesso, nella propria bellezza, nelle proprie qualità, chi crede nel karma, chi crede in una religione , chi crede nella giustizia degli eventi, chi crede nel determinismo, chi nel casualismo, chi crede nel destino, chi crede di essere migliore degli altri, chi crede di essere unico e speciale, chi crede
nell'amore, chi crede che non ci sia nulla in cui credere. Ecco: queste "certezze" sono quelle che io chiamo i pilastri della nostra coscienza. Sono le parti elementari su cui si basa poi ogni singolo nostro ragionamento, comportamento, atteggiamento, ogni singola ricerca, che sarà già pregiudicante in partenza; ogni percorso mentale ed esperienziale su cui ci muoviamo risente, anzi dipende proprio da questi pilastri. A volte gli stessi pilastri, per via di esperienze, possono essere distrutti e ricostruiti e riconfigurati sotto un aspetto completamente diverso: in questo caso questo è ciò che io chiamo "vero cambiamento", in un individuo. Le famose rinascite di cui vi ho parlato nei capitoli precedenti. Evento rarissimo, o meglio , magari non tanto. Semplicemente credo ci siano degli individui più predisposti, dei potenziali ubermensch (anche se pure questa utopia nietzschiana sarebbe da prendere con le pinze e non da venerare a prescindere, ma in questo contesto è parola da me usata solo metaforicamente, non letteralmente ) che sono più portati a sperimentare delle rinascite. Altri, la stramaggioranza, no, non ne sono capaci, oppure non sono stati educati bene attraverso quei famosi strumenti dell'entusiasmo, e quindi ne ignorano le possibilità. La maggior parte della gente è così, purtroppo. Non cambia mai veramente! Perché molto, molto raramente cambiano le nostre certezze più profonde su determinati aspetti su cui si è basata la nostra esistenza da sempre. Ma tutti questi individui che rimangono ancorati al loro io stazionario e immutabile (almeno nel profondo), non sono che individui limitati. Non importa che sia nell'ignoranza o nella conoscenza, nell'intelligenza o nella rozzezza, nella forza o nella debolezza: chiunque abbracci un'unica fazione e combatta sempre e comunque tutta la vita contro quella opposta senza mai fare fuoco amico, o senza mai entrare a far parte delle fila nemiche per osservarle da vicino e comprenderle, resta un individuo come tanti, deplorevolmente limitato. Solo chi non si specializza in niente, mantiene i propri orizzonti veramente aperti! Per concludere il mio rispolvero della questione consapevolezze, quindi, in virtù di tali pilastri della coscienza, ognuno di noi si muove su binari , non prestabiliti
(perché non c'è uno scrittore dietro tutto ciò, non c'è un ente superiore che decide per noi -ma poi chi sono io per dirlo? rimane solo , appunto, una mia "certezza" questa! - ) ma diciamo, piuttosto, PREIMPOSTATI. Questi binari preimpostati orientano la nostra vita verso mete che, se ci pensiamo , non sono poi così difficili da prevedere.
Capitolo 4
The Longest Journey "Vedi, señorita, il mistero è importante. Che gusto c'è nel conoscere tutto, nel sapere tutta la verità? Non c'è nessuna magia in questo. La magia non è conoscenza. La magia è chiedersi costantemente <
>, <<dove?>> e <
>" Sono pressoché certo che in pochissimi sarebbero capaci di cogliere tale citazione. The Longest Journey, un videogame, avventura grafica punta e clicca di vecchio stampo, arte videoludica (provate per credere, profani!) sviluppato da Funcom e risalente all'ormai lontano e affascinante anno 2000 ( ve lo ricordate il fantomatico millennium bug? ). Ma questo incipit di capitolo non vuole essere una recensione dell'avventura grafica più bella che io abbia mai giocato, quanto piuttosto un'occasione per tirare fuori questa citazione del signor Cortez rivolta alla bella protagonista April Ryan, e per spiegare un paio di cose. Ma per capirle a fondo, una breve introduzione alla trama è necessaria. In The Longest Journey esistono 2 mondi, divisi dall'alba dei tempi, uno, Stark, è il nostro mondo, sebbene ambientato nel futuro, un mondo governato da leggi fisiche e casualità, e ordine e scienza. L'altro , Arcadia, è un mondo mistico, fantasy, in cui regnano le leggi del mistero e della magia. Tra i 2 mondi esiste un Equilibrio, un reame in una propria dimensione di spazio e di tempo in cui dimora un Guardiano, atto a canalizzare i flussi di energia che arrivano da entrambi i mondi e a mantenerne la stabilità tra gli stessi, evitando, di fatto, che i 2 mondi interferiscano l'uno con l'altro aprendo squarci dimensionali o peggio
ancora mescolandosi portando ad un collasso di entrambi. All'Equilibrio si oppone il Caos, nemico di entrambi i mondi, un vortice nero che sta compromettendo l'Equilibrio , spazzando via ciò che trova sul suo cammino, sgretolando materia ed energia. Si, Stark e Arcadia ricordano molto probabilmente l'esprit de geometrie e l'esprit de finesse pascaliani, ne sono consapevole, vogliono sottintendere la dualità più classica dell'essere umano, oltre che del mondo. Ma qual è il punto? Il punto è che gli abitanti di Arcadia , reame della magia, sono consapevoli dell'esistenza dell'altro mondo, quello razionale, quello scientifico, Stark, mentre gli abitanti di Stark ormai hanno dimenticato da tempo l'esistenza di Arcadia, ormai Arcadia in Stark è vista solo come un insieme di storielle da raccontare in una dolce notte , novelle tramandate nel tempo come racconti fantastici. L'eccessiva razionalità, l'eccessiva necessità morbosa, quasi tossica, di avere risposte, porta spesso a sottoporre l'occhio a troppo sforzo e a fare troppo lo zoom , dimenticandocisi di quando ancora ci si sapeva intrattenere con poco e raggiungere quel famoso stato di eutimia (per la gioia degli psichiatri nel citare il loro linguaggio farfallino) con la semplicità e la curiosità, in altre parole, con la "magia". Fateci caso. Si potrebbe mai affrontare un bel viaggio senza la magia? Cosa ne verrebbe fuori, se la vostra capacità di entusiasmarvi, di stupirvi, venisse settata su "assente"? O peggio, se conosceste già tutto dei luoghi che state per visitare? Ecco perché amiamo viaggiare e quando lo si fa proviamo quella piacevole sensazione, come se qualcuno accarezzasse dolcemente e con delicatezza materna la nostra mente, ricordandoci che possiamo aprirla oltre i limiti che ci eravamo posti, e poi ci ricorda che abbiamo una sensibilità che per quanto atrofizzata, aspettava solo di essere nuovamente stimolata e coccolata. Vedere cose nuove, posti nuovi, volti nuovi, culture nuove, realtà nuove. Ci da la sensazione di risveglio (non rinascita, andiamoci piano, anche se non è da escludere che siano possibili anche rinascite, ma parlavo in termini generici, non è che uno ogni volta che viaggia, rinasca ) semplicemente perché rievochiamo quelle sensazioni profonde che ci rendono uomini in grado di sentirsi vivi, e quelle sensazioni sono l'alone della possibilità di nuove scoperte, il brivido dell'imprevedibilità, i nuovi inizi, e il poter creare qualcosa di nuovo ed essere
chiunque. Ma questo funziona solo se ancora non si sa nulla di quelle realtà. Quanto è meraviglioso stare a contatto con degli sconosciuti, eh? Io lo adoro. Mi capita spesso di stare alla fermata dell'autobus e di osservarli. Con loro posso essere chiunque. Potrei essere chiunque. Un agente segreto sotto copertura alla fermata di un autobus, un pornodivo velato, un artista di strada, un visionario, un vagabondo che ha visitato ed errato e conosciuto luoghi in cui neanche i camion arriverebbero, un individuo pieno di chissà quali meravigliose esperienze e chissà quanto vissuto. E loro potrebbero essere chiunque per me, proprio perché non li conosco. Ragazze segretamente innamorate di me, persone interessanti e strambe, individui che praticano chissà quali attività fuori dall'ordinario o con ioni interessanti e singolari, persone capaci di stupirmi e di farmi sognare ad occhi aperti, angeli con volti e spoglie umane. Il mistero affascina, la consapevolezza no. Magia, ragazzi. Tutto qui. A proposito, sì, sono a bordo della mia nave finalmente. Disfo le mie valigie. Mi sdraio un po' nella mia cabina. Osservo dall'oblò, non è molto appannato. Le acque sono un po' in turbolenza, sebbene molto più placide di un paio di giorni fa , quando il viaggio era solo un miraggio, non certo un'idea contemplata, e osservavo il mare in lontananza dalle mie terre desolate del nichilismo. Una cosa è però molto strana. Tutte le persone incontrate di sfuggita su questa nave, mi sembra di riconoscerle, eppure... Non so. Controllo nel forziere ai piedi del letto. Dentro c'è un portamonete con su scritto "buoni propositi". Lo apro. Dentro ci sono delle monete e su ogni moneta delle parole incise. Su una c'è scritto "1 giorno senza fumare". Si , effettivamente ho smesso di fumare da un giorno, corrisponde. E poi tante altre monete, con scritte diverse. "Legame spezzato con persone nocive", "Lettura di nuovi libri", "Visione di nuovi film e telefilm", "Palestra", "Mare , spiaggia, estate", "Partite a tennis", "Nuove conoscenze", "Rapporti ionali" e diverse altre. Sono sicuro che domani riaprendo il portamonete, troverò cambiata la scritta "1
giorno senza fumare" con "2 giorni senza fumare". Figo, ho dei contatori dei miei buoni propositi rispettati e realizzati. Posso quantificare i miei circuiti di virtù attivati. Tenerli presenti mi da stimoli per continuare a preservarli, è importante. Nonostante lo sforzo nel sopportarli, e nell'agire per adempiere ai miei obiettivi, poi quei circuiti virtuosi a quanto pare diventano sempre più grandi, e accrescono la mia gratificazione e il mio entusiasmo sopiti. Se voi , a differenza mia, non avete a disposizione contatori arcani su una nave fantasy, allora , beh, fatevi un favore, fate una cosa molto più classica e asettica: appuntateveli quotidianamente, è utile, fin troppo.
Capitolo 5
Il Caso "Dio non gioca ai dadi" (Albert Einstein) Ultimamente sto giocando ad un videogame molto interessante: The Talos Principle, sviluppato da Croteam. Nel gioco si è nei panni di un robot senziente posto all'interno di una sorta di un Eden artificiale, un mondo fittizio simulato, in cui bisogna raccogliere dei sigilli risolvendo dei rompicapo all'interno di vari giardini. Talos era un enorme automa di bronzo realizzato da Efesto su ordine di Zeus per la regina Europa , e messo da Minosse come guardiano dell'isola di Creta. Questo mondo artificiale (nel gioco) è stato sviluppato tramite un supercomputer e un'organizzazione chiamata IAN (istituto per la noematica applicata) allo scopo di realizzare delle vere I.A. (intelligenze artificiali) e preservare tutto lo scibile umano (probabilmente prossimo all'estinzione, o già estinto) all'interno di un enorme archivio virtuale, che contiene così tutte le conoscenze accumulate e preservate da tutte le civiltà nella storia. Il nostro robot si troverà quindi a venire alla luce all'interno di questo Eden, all'interno di questo mondo simulato, senza nessuna informazione su dove sia, cosa egli sia o quale sia lo scopo della sua esistenza. Egli dovrà cercare di comprendere il mondo attorno a lui e (forse) provare a fuggire andando oltre questo velo di Maia (oppure accettarlo e restarci accettando la vita eterna che ci promette la voce fuori campo che osserva le nostre azioni e di tanto in tanto si mette in comunicazione con noi, sedicente Elohim). Gli enigmi sono molto stimolanti ma la cosa che più mi sta divertendo sono le conversazioni dai grandi risvolti metafisici e filosofici che si possono avere accedendo a dei terminali sparsi per il mondo di gioco, interagendo così con quello che probabilmente è anch'esso un programma senziente, messo lì come custode dell'archivio virtuale. Il tizio mi punzecchia spesso, e in base alle mie precedenti risposte, cerca di trarmi in autoinganno e contraddizione, in maniera alquanto brillante. Era da tempo che non avevo conversazioni così intelligenti, ahah.
(Milton: Come definiresti una persona ? Io: Un essere di entropia negativa.) Il giorno dopo : (Milton: Sai, ho riflettuto sulle tue ultime affermazioni, e ho pensato, se il personalismo è definito dalla propria intrinseca opposizione alle leggi dell'entropia, sono forse anche i microrganismi allora delle persone? Io: No, non lo sono Milton: Ma la tua affermazione è in contrasto con le tue precedenti risposte.) Pensai: wow, che figata ahah. Effettivamente è così. La mia definizione di essere ad entropia negativa è valida solo come definizione di essere vivente, non come persona in senso stretto. (Milton: Dunque cosa rende una persona definibile tale? Io: L'autocoscienza Milton: E cosa è la coscienza? I neuroni? L'anima? Qualcosa di fisico o di non fisico? Io: La coscienza è un sistema funzionale complesso. Milton: Interessante...) Il giorno dopo: (Milton: Ho riflettuto sulle tue ultime considerazioni sulla coscienza, e mi viene da chiedere: se è ciò che una cosa fa a definire ciò che è, e non ciò di cui è fatta, allora se mettessimo una serie di lattine su delle stringhe secondo una logica particolare che possa generare un sistema funzionale, potresti dire che quelle lattine sono coscienti? Io: Certo) Difatti, pensavo, una I.A. ipotetica sarebbe "solo" un insieme di transistor e chip al silicio, che importa se un essere ha il proprio codice basato sul silicio anziché
sul carbonio? Ciò che è vivo è ciò che ha una coscienza. (Milton: ma allora anche le maree? Gli ecosistemi? Tutto ciò che funziona secondo uno schema preciso, è senziente? Io: Ora stai esagerando) Ora, potrei dilungarmi in una lunga apologia sul potenziale (ignorato dalla massa) didattico-pedagogico-sociale dei videogiochi ma invece sarò breve. Voglio semplicemente sottolineare che non è vero che , come dicono alcune persone stolte e ignoranti e dalla mente chiusa (per quanto paradossalmente possano essere considerate colte dal senso comune) "la conoscenza di valore non ha bisogno di essere riconosciuta ufficialmente, ciò che è conoscenza di valore si riconosce e basta e merita di essere definita cultura". Quanto siete in errore , piccoli individui che conoscono in realtà ben poco del variegato mondo di conoscenze ed esperienze che il mondo ha da offrire! Siete quelle stesse persone che ancora fottutamente mettono l'intelligenza sullo stesso livello della cultura, quelle che se uno parla bene allora è automaticamente intelligente, quelle che accettano tutto ciò che c'è intorno a loro credendo che ogni cosa nel mondo sia giusta così e perfettamente a suo posto , quelle stesse piccole persone che credono ancora che quando uno parla possa dire solo o delle grandi verità assolute oppure delle enormi cazzate . Siete voi, i mediocri! Da un lato, sono totalmente d'accordo con Nietzsche laddove egli afferma che ciò che per una persona superiore è costruttivo e utile e risulta comprensibile, proprio per questo ad una persona bassa deve risultare quella stessa cosa sgradevole, velenosa, folle ed errata. Ecco perché mi trovo sempre in contrasto con la maggior parte delle persone comuni. Se c'è una cosa che ho imparato ( benché la società odierna ,fondata sui paradigmi dei like nei social network e del consenso -mediatico e non- delle folle, ci voglia insegnare il contrario in maniera molto squallida) è che non è il numero di individui che si riconoscono in una determinata cosa, a rendere quella stessa cosa più degna e giusta e vera rispetto ad altre con pochi "seguaci". "Quando la conoscenza diventa cultura?" era una domanda che lessi una volta su Yahoo Answers. Beh, semplicemente quando un idiota dice che quella conoscenza merita di essere elevata su un altare più alto e considerata cultura e mille altri idioti gli vanno dietro. Non esiste, nell'arte come nella conoscenza,
una proprietà intrinseca , intratestuale, alle cose, agli oggetti ,che conferisca loro questa essenza a prescindere. Mi spiego meglio. Non sono gli oggetti in sé ad avere le caratteristiche insite che rendono giustizia ad una loro definizione `universale'. Sono coloro che osservano, i soggetti a dare valore agli oggetti. Io sono un extra-testuale. I significati non stanno nella materia, stanno nella nostra testa, siamo noi a proiettarli all'esterno e scegliere in maniera selettiva cosa nel mondo merita e cosa no, cosa approfondire e cosa ignorare. Sono sempre i fruitori, gli extra-testo, i critici, coloro i quali danno significato alle opere, a definire qualcosa arte piuttosto che qualcos'altro, oppure qualcosa cultura piuttosto che conoscenza fine a sé stessa, e in tal modo istruiscono/rimbecilliscono (a seconda dei casi) la massa generica ignorante. PUNTO. Quello che in molti ignorano è che un'opera d'arte, in realtà, deve molto più del suo valore al critico, che non all'artista! Mi sbaglio? Il fatto che il taglio nella tela di Fontana valga ad oggi milioni di euro, di certo non mi smentisce (per essere eufemistici). Stesso discorso con la cultura. In sintesi, delle conoscenze di alto spessore, così come cose artistiche di alto livello, restano senza valore se non c'è nessuno a contemplarle, mentre tonnellate di cagate ci vengono esposte sotto il naso, sciorinate e catalogate di alto rango , ma lo sono davvero? Pochi sono capaci di porsi tali quesiti e discernere! Il punto è questo. I videogiochi (ancora oggi vergognosamente non riconosciuti come forma d'arte), così come la nona arte , ovverosia i fumetti, i manga, oppure i cartoni animati, la letteratura cyberpunk, lo steampunk e molti , MOLTISSIMI altri mondi (veri e propri giganteschi mondi di conoscenza potenzialmente inestimabile ok?) non sono minimamente considerati e approfonditi, restano misconosciuti dalle persone comuni e bollati a prescindere dalle persone "colte" come roba ignorante . Ed ecco che vere e proprie opere magne , capolavori, vengono perduti nel dimenticatoio, contemplate solo da coloro che conoscono questo mondo di nicchia.
Non vengono minimamente evidenziati alle persone comuni, come invece avviene per una poesia di D'Annunzio o un'equazione di secondo grado, ed è un vero peccato. Oltre che scandaloso, a dirla tutta. Perché fidatevi, anche un docente di filosofia da un The Talos Principle, se ha un po' di cervello, capisce che avrebbe molto da imparare, divertendosi allo stesso tempo e stimolandosi. E chissà, io dico che ne trarrebbe anche qualche spunto interessante per i suoi studenti se utilizzasse quel videogame come applicazione didattica. Dovevo essere breve, non lo sono stato. Ahimè, m infervoro sempre nei confronti delle persone dalla mente chiusa .
5.2
Per quanto riguarda le mie monete (come? non ricordate?) , i miei circuiti di virtù attivata vanno ad intermittenza. I giorni senza fumare sono aumentati (d'altronde qua sulla nave già ho il mal di mare, figuriamoci se dovessi anche fumare), e sono migliorate alcune cose, mentre su altre sono proprio ancora "in alto mare". Piano piano andrò avanti. Non c'è molta fretta. O meglio, in teoria dovrebbe esserci, ma amo pensare di essere capace di gestirmi per evitare l'ansia. Voglio credere di avere il controllo e di poter rallentare i ritmi a mio piacimento, staccandomi un po' dal flusso in divenire del mondo in sé. Restando into my world. Ma non deve essere un nascondiglio, quanto piuttosto un rifugio provvisorio per rifocillarmi, riposarmi ,per poi ritornare nel mare di melma là fuori. Così sto vivendo negli ultimi tempi. Ma voglio credere di avere potere e controllo. Di non essere un automa meccanico, un "Talos", prevedibile e preconfigurato. Straton di Stageira diceva: "Anche i filosofi più inclini alle elucubrazioni più astratte, non possono vivere senza il proprio sangue", ad indicare un grande attaccamento ai valori empirici (in ciò dovrebbe essere simile a me, che amo ciò che è pratico, benché io finisca purtroppo in maniera vanitosa per risultare teoretico). Ma in tal caso, per come intendeva lui, la metafisica sarebbe dovuta morire migliaia di anni fa, se è persistita un motivo ci sarà. Non si vuole accettare di essere anche noi delle macchine senza anima, e quindi intermezzi di reazione, come direbbero i chimici, in un universo che va avanti da sé attivando le proprie molle in una catena di eventi preimpostati e inevitabili. Saremmo anche noi delle molle ? Vogliamo credere di avere un libero arbitrio? Come lo dimostriamo? Certo, in termini pratici ha senso dire che abbiamo libertà di scelta. E dobbiamo dunque assumerci la responsabilità delle nostre azioni.
Ma esiste il caso? Certo, anche questo in termini pratici esiste e come! Solo che se fossimo ad un livello di onniscienza, probabilmente quegli stessi eventi che oggi definiamo casuali, sarebbero invece considerati inevitabili? "Chiamiamo caso la nostra incapacità di spiegarci la concatenazione degli eventi" - Jorge Luis Borges. Ma se tutto è entropico, tutto è caotico e indefinito e imprevedibile per noi comuni mortali, possiamo dire che non abbiamo alcun potere sulla nostra vita? Siamo forse agenti ivi del caos, impotenti di fronte a tanto spessore meccanicistico che si protrae da milioni di anni? Fabio Marchesi, fisico italiano molto atipico nel suo genere, non la pensa affatto così. Ha coniato il termine Exotropia , secondo cui l'universo va verso una costante evoluzione di sé stesso attraverso una comunione di intenti del tutto che interagisce col tutto. Egli pone particolare enfasi sul concetto di campo di Einstein, secondo cui ogni oggetto ha nello spazio (che in realtà non esiste , così come il tempo o la causalità) una sua estensione come campo, in cui c'è l'energia più densa e "visibile", ma in realtà si estende all'infinito in tutto l'universo. Ogni oggetto, dalle galassie più enormi ai minuscoli quanti, ha un campo che si estende all'infinito . Quindi se ogni cosa ha un campo che si estende all'infinito, allora tutto interagisce con tutto. E questa è relatività generale. Ciò è stato riscontrato e comprovato in maniera abbastanza convincente anche in fisica quantistica attraverso la straordinaria scoperta (in campo pratico ovviamente) dell'entanglement, secondo cui per due elettroni che hanno precedentemente interagito fisicamente, anche se spostati ai poli opposti dell'universo, nello stesso istante in cui andiamo a modificare lo spin di uno, automaticamente, a qualsiasi distanza, cambia anche quello dell'altro. Esperimenti sono stati effettuati fino anche a distanze di centinaia di Km e , contro ogni previsione, hanno sempre dato questo medesimo risultato sbalorditivo e scioccante, il cambio di spin è istantaneo nonostante non ci sia in teoria più nessuna interazione tra i 2 elettroni. Come fanno a comunicare? Questo ha aperto la scienza verso nuove frontiere di comprensione e ci dimostra come di fatto non esistano lo spazio, la separabilità, la dualità, ma tutto sia UNO, tutto sia il TUTTO che interagisce col TUTTO. Ironico e allo stesso tempo
meraviglioso come molti campi apparentemente opposti, collimino perfettamente sotto l'esposizione di alcune visioni del mondo, e qui il parallelismo che faccio è tra la fisica quantistica e il tantra orientale, che parla anche esso di Non-dualità! Se tutto interagisce col tutto, allora siamo forse definibili cofautori, copartecipatori della realtà insieme con l'universo? L'exotropia in tal caso, non ha molto più senso dell'entropia, ormai concezione fisica obsoleta tutto sommato? Se davvero tutto è in mano al caos e al caso (cose tra l'altro opinabili, perché semplicemente un qualcosa che agisce "senza senso" presupporrebbe paradossalmente molto più la presenza dietro di un Dio folle che tira i fili, che non se tutto fosse coevoluzione ) allora dovremmo chiederci: se questa forza non-sense ha creato in 4 miliardi di anni forme di vita svariate , non è forse in realtà questo "caso" la forza di intelligenza più grande che l'universo conosca? E questo, non stride con la nostra concezione di caos? Semplicemente non siamo in grado di capire il "caso", proprio come diceva Borges, né di prevederlo, ma credere per questo che non abbia nessuna logica interna solo perché noi non abbiamo gli strumenti cognitivi per capirlo, o solo perché non corrisponde a ciò che vorremmo, è arroganza pura. Credere che tutto sia nato da una gigantesca "esplosione" 14 miliardi di anni fa, che dal NULLA si sia generato per caso (per caso??? che vuol dire?!) il tutto, non equivale a credere in una religione? Con questo non voglio dire che il caso sia una forza senziente dell'universo , una sorta di spiritus mundi sulla falsa riga di Giordano Bruno, anzi. Voglio piuttosto evidenziare il fatto che "caso" potrebbe essere solo una conseguenza di meccanismi che non comprendiamo con il nostro cervello, ma in cui in realtà noi stessi abbiamo un potere enorme in quanto co-partecipatori! Rimane solo da chiedersi se esista l'anima, entità eterna al di fuori del tempo e dello spazio, in tal caso, tutti i tasselli del puzzle andrebbero una volta per tutte al giusto posto. Ecco perché uno studio orientato in tal senso senza pregiudizi, uno studio anche scientifico, sui viaggi astrali, sarebbe molto, mooolto rivoluzionario. L'Exotropia è una visione molto più moderna, molto più conforme alle recenti
scoperte, molto più sensata se vogliamo dirla tutta, e (perché no?) anche molto più piacevole e felice, il che non guasta mai. Dobbiamo dunque rianalizzare i nostri dogmi in cui ci siamo chiusi. Le nuove scoperte scientifiche aprono gli occhi verso nuove prospettive della realtà, che viste sotto una certa ottica, potrebbero avere per noi un'importanza enorme, non solo a livello tecnologico, ma proprio per aiutarci a vivere meglio e avere più consapevolezza del nostro posto nell'universo . Ed è questo ciò per cui si batte Fabio Marchesi (ma in realtà anche moltissimi altri scienziati avveniristici contemporanei). Chiediamoci dunque questo. Se tutto interagisce con tutto, siamo davvero noi solo delle marionette prive di libero arbitrio poste in un sistema refrattario e inerte che ci schiaccerà e sottometterà sempre e comunque, oppure abbiamo più potere di quanto crediamo e facciamo sorgere l'intero universo con il semplice fatto di esistere? Detto in altre parole, la nave su cui mi trovo continuerà a muoversi indipendentemente da me, oppure posso contribuire a spingerla nella direzione giusta?
Capitolo 6
La Sofferenza “Everybody hurts some days It's ok to be afraid Everybody hurts Everybody screams Everybody feels this way, and it's ok... la la la la la, it's ok” (Avril Lavigne) Io ho sempre rifuggito la sofferenza. Vergognosamente, o forse no, chi è meritevole di dirlo? Shinji Hikari in Neon Genesis Evangelion ripeteva nei suoi trip mentali: "Che c'è di male nel voler fuggire dalla sofferenza? Che c'è di male se quando trovi quell'unica cosa bella, vuoi stare vicino solo a quella? Che male c'è?" La sofferenza fa parte del mondo, e della vita, e credo su questo non ci piova. Ma la domanda interessante da farsi è: è utile davvero a qualcosa oppure è solo dolore? La mia visione pessimistica delle cose mi ha sempre indotto a propendere verso la seconda interpretazione. E quindi che la sofferenza è inutile! Penso ad esempio al dolore cronico. Cose se ne può ricavare di empirico e formativo da una cosa così inutile ma solo fonte di male e sofferenza? Dalla depressione? Cosa se ne ricava? Si diventa forse più forti? Una volta affrontata (sempre ammesso che sia come ritengono , boriosamente e con grande baldanza, gli psichiatri, ovvero che si "guarisca con successo" ) se ne esce davvero più forti e persone migliori? Non è forse vero che ne usciamo (e neanche questo è affatto
scontato, anzi!) ma abbiamo sempre le stesse predisposizioni mentali e il nostro modo di essere e ciò potrà farci ricadere in fallo in ogni momento, magari anche a distanza di molti anni? E se così fosse, allora tutta la sofferenza sperimentata a cosa sarebbe servita ? Come potrebbe essere utile? Saremmo solo persone più fragili di altre ,che hanno dovuto sorbirsi tanta merda (autogenerata o no) perdendo così molte delle opportunità della vita nel tempo, e comunque anche una volta superati gli abissi, mai veramente migliori degli altri, solo dei vasi riparati, ossa rotte ingessate. Come potremmo mai essere più forti di altri che sono sempre stati sani? Suvvia! Che dire poi del dolore terminale? Quel dolore immane e tutta quella sofferenza che alcuni esseri umani sono costretti a sperimentare, anche magari fin troppo schifosamente prematuramente, e tutto quel dolore non sarà alcun dolore utile, perché, ehi, non è né dolore biologico naturale utile per imparare qualcosa, né nemmeno dolore autoinflitto stoicamente, non è dolore che potrà nemmeno tornarci utile per evolverci come persone, né tantomeno per guarire dalla stessa malattia! Non si può dire neanche che almeno soffrendo si ha la consapevolezza che però questo dolore sarà utile , nel senso che così attraverso la sofferenza si potrà guarire. NO. Neanche questo. Non solo si soffre l'inferno sulla terra (che è peggio della morte, il dolore è molto peggio della morte, dopotutto Epicuro aveva ragione) ma anche tutta quella sofferenza sarà inutile, sarà una lunga (ma nemmeno troppo) discesa ripida verso lo strapiombo fatta di ostacoli e tanto, tanto dolore mentre lentamente le speranze svaniscono e va sempre peggio, perché non si guarirà nonostante tutto il dolore orribile sperimentato, ma alla fine la meta sarà sempre quella, e cioè la morte. Come potrebbe dunque il dolore essere utile tanto quanto la felicità per migliorarsi come individui, come esseri umani? E come potrebbero davvero tutti i genocidi, gli stupri, gli infanticidi, le oppressioni dei deboli, la vessazione degli infermi, lo scherno dei poveri, l'eterna umiliazione degli indifesi, gli infiniti dileggiamenti degli sfortunati, l'annichilimento economico da parte dei potenti annoiati sui miserabili disagiati, che hanno troppo poco e spesso privi di beni primari, come potrebbero le guerre, come potrebbero tutta la malvagità e lo schifo dell'umanità e del mondo essere utili per migliorare lo stesso mondo e la stessa umanità? Non ha forse sin dall'alba dei tempi l'uomo compiuto tutte queste atrocità? Ed ora, dopo millenni
e millenni e millenni, non le compie forse tuttora ? Quanti altri miliardi e miliardi di morti nel corso di migliaia di anni ci dovranno essere per far "evolvere"il genere umano? Certo, tutte queste atrocità sono ancora presenti, ma... forse, tutto sommato in quantità molto inferiore rispetto a secoli, o millenni fa? Non saprei. Davvero. Non saprei. Mi viene da pensare altro, mi viene da pensare che la sofferenza non c'entra nulla col migliorare le cose. Semplicemente perché le persone malvagie, lo sono per natura (l'ambiente è devastante, ma non potrà mai cambiarci nel nostro io più vero e profondo, al massimo portare a galla il nostro schifo latente), e tali stesse orrende persone esisteranno sempre e comunque, non è questione di miglioramenti o evoluzione, che si tratti del genere umano o del singolo individuo. "Ecco perché ho sempre rifuggito la sofferenza. Ecco perché odio la sofferenza. Ecco perché non potrò mai veramente accettare la sofferenza. Accettare significa solo essere degli indifferenti schifosi bastardi che vogliono vivere pensando che bene e male non esistano , questo per levarsi ogni responsabilità morale e credersi ad un livello superiore quando in realtà sarebbero paragonabili a delle piante prive di intelletto, inerti, incapaci di afferrare un bel niente. " Questo è ciò che ho sempre pensato. A tuttoggi, mi piacerebbe avere torto, ma ogni volta che provo a impostare questo pensiero (di avere torto) dopo un po' mi rendo conto di quanto io stia ingannando me stesso, ed è deprimente. Eppure, sento che c'è qualcosa che non quadra e che ancora mi sfugge. Cosa sarà? Voglio capire dove sbaglio.
6.2
La nave vortica all'interno di un ciclone. "È il ciclone Sofferenza!"urla il capitano dalla sua cabina. Che fare dunque? Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte. Fuori dall'oblò polveroso è notte, il mare in tempesta, fulmini e pioggia e un enorme vortice acquatico si staglia sotto di noi, un buco nero di dolore. Corro nel corridoio. Parlo con gli altri eggeri. Il vicecapitano continua ad urlare di mettere i motori al massimo per cercare di evitare di essere risucchiati all'interno. Ma il capitano è furioso : "La barca non è fatta per sopportare un simile contrasto, un simile attrito. Così facendo aumenteremmo la pressione alle stelle, e caemmo sicuro come la morte la distruzione della nave!" "Non c'è altro da fare, altrimenti una volta risucchiati finiremmo nella dimensione Sofferenza!" dice il vicecapitano agitato. Il capitano è più furioso che mai: "Da quando in qua siamo così vigliacchi da evitare la dimensione Sofferenza!?Che tu ci creda o no, mio caro idealista, sono in molti ad averla già visitata e lo stesso dovrà capitare noi stanotte. Provando ad evadere dal ciclone, moriremmo tutti, lo capisci o no? Invece entrando dentro e facendoci abbracciare da esso, abbiamo speranza di salvarci, sebbene ci vorrà molto prima di liberarcene, e non è detto che non ci porteremo dietro le scorie tutta la vita. Tenetevi forte!" ... Mentre la nave comincia a vorticare in questo vortice, tra mille scariche elettrostatiche e buio che aumenta, mi rendo conto di molte cose. Ma certo! Provare a fuggire dalla sofferenza è assurdo e inutile, essa fa parte del
mondo e si deve sopportare continuando ad agire, non rifugiandosi altrove. Proprio come la nave. Se la nave ora provasse ad allontanarsi, verrebbe sicuramente distrutta dal contrasto di forze. Così come noi, rischiamo di spezzarci nel pretendere di allontanare la sofferenza. Scappare non è soluzione valida. Bisogna sprofondare insieme alla sofferenza e affrontarla, altrimenti il vortice semplicemente continuerà a starci alle calcagna finche non cadremo a pezzi. Bisogna lasciare andare. Allentare la presa. Tenere duro, tirar fuori gli attributi e prepararsi alla battaglia, avendo consapevolezza del fatto che mai batteremo veramente la sofferenza, ma possiamo quantomeno giungere ad un meritato, nonché degno di ammirazione , pareggio! La sofferenza non mi piace. Non è probabilmente neanche utile. Non è bella. Non serve. Eppure esiste e non si può cancellare dal mondo. Cosa fare dunque? Imparare a capire come soffrire nel modo migliore possibile ! Mentre cado per terra e sbatto la testa, la mente offuscata, la vista annebbiata, le urla di panico della gente sulla nave intorno a me che sembrano moniti di Zeus tonante come echi indistinti nel buio in lontananza, la nave comincia a sprofondare nella dimensione e mi sento più calmo. Emozionato, all'erta, sebbene obnubilato, ma calmo. E lì, per terra, con le luci che cominciano a dare i primi corti circuiti, mi sembra di are attraverso un ponte iperluce tra due universi, e mi si crea in mente una conversazione con la mia ragazza .Sono con lei. In un giardino fiorito. E parliamo. Come in un limbo lontano, forse per il trauma cranico, le immagini cominciano ad acquisire forma, seppure sbiadita, e colore e suono... Io : Amò tu sei d'accordo che tutte le cose brutte che possono succedere e tutto lo schifo che l'umanità può fare sono esattamente utili allo stesso modo delle cose buone, per il corso degli eventi e per favorire i miglioramenti? Lei: Beh le cose brutte non è che ti migliorano però. Io: Però.. da ogni cosa negativa in realtà può nascere qualcosa di positivo se ci pensi. Forse non proprio da ogni cosa negativa. Ma da alcune si. O almeno in teoria...
Lei: Si, questo è vero.. Io: Quindi..viene da chiedersi.. è davvero così sensato scappare così tanto dalla sofferenza se essa fa parte del mondo e della vita e ad ogni modo può nascere anche da essa qualcosa di positivo? Forse così è più facile accettare la sofferenza.. pensare che tutto lo scorrere degli eventi è un fiume.. e , che sì, ci sarà tanta merda, tanto schifo e non finirà mai veramente a dire il vero , e tu già lo sai. Però forse non è poi così inutile la sofferenza e bisognerebbe accettarla.. non so... Lei: Certo che bisognerebbe accettare la sofferenza, tanto nella vita c'è soprattutto quella! Io: Ma l'accettazione non è forse indifferenza? Finta maturità, finta superiorità? Non è solo menefreghismo spacciato per autocontrollo, solo un modo disperato di preservare se stessi? Lei: No. Io: Ma cosa vuol dire accettare? Io non lo capisco.. aiutami..io conosco solo l'amare o l'odiare.. l'apprezzare o il disprezzare.. cosa è accettare? Lei: Accettare per me significa cercare di conviverci al meglio. Io: Quindi.. cercare di soffrire nel modo migliore possibile? Lei: Si amore.. Io: Ma non è forse anche questo scappare dalla sofferenza? Cerchi di abbracciare la sofferenza meno brutta, quella più superficiale, per scappare in realtà dalla sofferenza più profonda! Lei: Tu invece ti ostini a rifuggire TUTTA la sofferenza , senza agire, e nonostante tutto, sai qual è la cosa più ironica? Che finisci per soffrire comunque. Tu scappi dalla sofferenza soffrendo. E non solo, a dirla tutta soffri anche più di chi accetta la sofferenza e vive e agisce normalmente! Quindi dimmi: vedi dove sbagli? Io: Quindi.. cercare di soffrire nel modo "migliore" possibile.... Ho capito...Grazie.
6.3
Lentamente, mentre sto per perdere conoscenza e tutto diventa nero, mentre la nave fluttua inesorabilmente dentro il vortice portandoci chissà dove, mentre il panico degli altri si diffonde nell'aria, io sono calmo, e una grande forza scorre dentro me. All'improvviso mi conforta sapere che mi sbagliavo, e mi rendo conto ,ad essere onesto con me stesso, che io in realtà sono più forte di tutti costoro che ora urlano alla sofferenza, temendola, perché non l'hanno mai conosciuta veramente, a differenza mia. Mi conforta avere la consapevolezza, in quel preciso istante , di essere migliore di tutti loro. Sento il pieno controllo. Mi sento pienamente indipendente. Per la prima volta in vita mia mi sento pienamente in controllo, indipendente e potente. E so che sopravvivrò. Ancora una volta.
Capitolo 6.5
Sogno. Un intermezzo simil-poetico. Rispecchio me stesso nel vuoto velo del mondo esterno Ciò che mi raggiunge è un farneticante coro di incomprensibili lamenti dall'inferno Osservo più a lungo, cerco di scorgere, ho bisogno di una risposta Poi mi ricordo nel gelo dell'oscurità, che i miei recessi hanno già a lungo lavorato senza sosta La mia identità si affanna nel maelstrom di vorticose paranoie che paralizzano, come il più profondo gelo, zero assoluto, eppure impazzano dentro, bruciano più delle lame ardenti e così luminose che la cecità annichilirebbero, un fendi-oscurità si era palesato con vigore e luce leggendari ahimè, andò perduto, non divorato dalla fanteria del mio spirito interiore ma dalle avversità casuali e invalicabili del vuoto velo superiore che tutto ammanta e tutto pervade, senza chiedere scusa o permesso non si può alla nera vecchia con imperiale falce impedire il libero accesso E vago, senza sosta nei vicoli con il suolo umido e i bulbi oculari di lampioni che molte cose discernono e molte cose videro, amori adolescenziali , primi baci sbocciati
quanto a lungo martoriai l'interno con immaginazione con colori sbiaditi e sfumati nell'aver compreso le impervie vie del destino e aver raggiunto l'epifania definitiva quel meraviglioso e dannato 7 maggio desiderai con pace non avere altra alternativa solo un quieto obliterare la mia esistenza, che ormai aveva raggiunto l'apice, amore mio sapevo che il dopo, quando si raggiungono certe vette , non poteva che essere una disastrosa discesa dal pendio Eppure mi sbagliai, e ripercorrendo gli acquitrini paludosi di questo sentiero nella nebbia, odo suadenti vocine che mi sussurrano che il più grande guerriero non può essere abbattuto da nessuno all'infuori di sé stesso ma giungo da te in questi tempi inquieti, oh mia Musa rimpiango l'immemore ormai,per via degli eoni e dell'appannamento, felicità pura fusa con il candore della assoluta armonia di sensi , dagli angeli generata e che credevo si sarebbe perpetuata, perché nuovo viaggio di scoperta avevo compiuto, superando la grata di un mondo oscuro e pieno di ostilità e roba acerba e malata la nuova verità era stata assunta e nel mio cuore scolpita, perché tutto si sovverte e tutto avviene ma perso per la via nuovamente, se a fornirmi un eterno faro nell'ombra la vita non provvede Dove rintocchi, dove suoni, dove canti tu? Dove? La mia essenza marcisce
e linfa vitale inesorabilmente l'esterno mi continua ad estirpare, la mia anima ruggisce Nella sofferenza immane della costante simbiosi con un pantarei di febbrile assenza che mi logora e mi martella dentro, costruendo nuovi eserciti di demoni di violenza Il cammino è ancora possibile, ma scorgendo la vista all'interno odo solo lamento ed eterna voglia di un estremo rimpianto nell'abbandonarsi docile all'inerzia della deriva universale con quieta sottomissione e preconfigurazione in uno stato di riposo astrale Ma inciampo! Il cammino sta al di fuori e finisco per tralasciarlo, non sono più un eroe, che incanto! È terribile, ma così profferiscono le suadenti vocine nel fischiante vento Devo continuare ad avanzare, ma ho libero accesso a strade infinite oppure solo una , perché le altre potrebbero uccidere, e non perdonare ulteriori cadute L'ammaliante caos del maelstrom confonde anche gli incantesimi di alterazione non ho più potere sulla materia, oppure è solo bieca finzione? Rovescia le carte in tavola, bara Riprendi da dove avevi lasciato, all'inizio, "alla confluenza di ogni cosa, all'origine di tutto" Rimembrando le parole che il primo angelo svelò a colui che un tempo fu e che adesso è in lutto
perché è vedovo di sé stesso, vorrebbe lasciarsi cullare da una celestiale melodia amara ma sa che la scissione di sé è l'unica soluzione per sopportare, una parte ha degenerato sé stesso in un rinnegato che non vede più nessun sereno altare come quei beceri ubriaconi polverosi , che ruttano nelle taverne ai lati del vicolo Quale conclusione dunque infine? L'odissea fluttuante avrà mai fine? Le rivendicazioni di un ato non più tangibile sono tante bambine ma piene di odio e cieco furore verso un mostro che più non esiste E il crudo Leviatano , materia ed energia, che imperterrito innalza lo scettro di dominatore assoluto durante il mio mistico viaggio nella rivelazione però chinava il capo come un servo seduto Lasciami piegare di nuovo la realtà, lasciami il controllo del mio mondo interiore e dell'esterno in un amalgama letale, ma sotto sotto buono e costruttivo, è questo il perno che funga da nucleo indissolubile e solido e sicuro , senza compromissioni l'attività pura di un animo dal veleno epurato necessita di motivazioni Dammi lo stupendo, dammi lo speciale, dammi anything to make me feel alive, rilancia la sfida, ripercorri il sentiero, fotti ogni meandro del tuo io disturbato Dammi la forza di riafferrare le redini del destino sfasciato Ho bisogno di potenza, ho bisogno dell'assoluto, ho bisogno di tutto un canto di cherubini che ammali il mio essere
polverizzando i centurioni dell'Ade che da sempre fanno la fila per spezzare il mio tessere, tessere un sogno che inglobi la vita, e la porti agli estremi della felicità cosmica valicando turbinii quantici e supernove di limoncello, cazzo, voglio la mia più grande amica, Voglio colei in grado di prendermi per mano e farmi balenare la fantasia e l'ingegno immaturo anche se a farlo eggiando a braccetto tra sepolcri bianchi di un cimitero oscuro Ho bisogno. Io Ho Bisogno. Dammi questo. E io ripristinerò i rotori di questa macchina del mondo, distribuendo l'acqua a chi ne avrà bisogno, come un profeta L'Alfa e L'Omega.
Capitolo 7
Trascendenza Occhi che bruciano. Infinito fumo , misto a nebbia... paludi , esalazioni velenose tutto intorno.. offuscamento... Appannamento visivo. Difficile destarsi da tale torpore. Il voler restare a contemplare l'eterno pessimismo è forte, come il non volersi destare alle 6 di mattina dopo essere andato a dormire 4 ore prima. L'aspettativa è solo quella di un doloroso mal di testa, milioni di pensieri negativi e distruttivi ti avvolgono senza nemmeno prender forma, ma già li senti, noia, e rabbia, e desiderio di ignavia totale ti prendono , ti afferrano per i capelli e si nutrono del tuo pudore, e ti riversano dentro in cambio sensi di colpa a lungo termine. Quando sei sveglio, in questo stato di confusione, tutto è rallentato, tutto più pesante, ogni rumore è più forte, ogni immagine più fugace, la bellezza dei sogni è andata a farsi fottere e sei privo di fantasia e immaginazione, sei catapultato a forza nuovamente in quel mondo, in quella realtà, in maniera traumatica, e in casi come questo ora, è "peggio di un doposbornia di tequila con pestaggio" , come il criosonno in Avatar,e sì, è una vera merda. Ma sei sveglio! Mi alzo a fatica. Dove diavolo sono finiti tutti gli altri? La nave, il capitano, i eggeri? Non capisco. Tutto è bianco e confuso intorno a me. Nebbia si estende per miglia. Lentamente mi guardo intorno e comincio a camminare nel nulla. Sto aspettando qualcosa. Qualcosa di bello. Qualcosa di unico. Qualcosa di speciale. Sento questo istinto prorompente albeggiare dall'interno del mio Es. (attento che non venga sminuito dal Super-Io allora) Già.
Aspetto qualcosa di forte, di magico, sento che sta arrivando questa forza inarrestabile come un'energia arcana, una tempesta di luce pronta ad abbattersi sugli scogli delle mie paure, un vento per cui dispiegare le proprie ali e lasciarsi spazzare via, volare via. E questo pensiero mi crea nella mente una frase che lessi anni fa, quanti? 3? 4? Era il 2011, quindi erano 4 , sì. Camminavo con un mio amico vicino ad un parco. Il mio amico era uno della setta dei nichilisti, accolito della confraternita oscura del decadentismo, del contorto, dell'intelligenza vista come una maledizione, dalla 'sensibilità delicata e fragile come bicchieri di vetro di pessima qualità', per usare parole sue, e inevitabilmente una delle persone con cui mi veniva più facile conversare, con un introverso. Perché introverso lo sono anche io (?). Mentre acceleravamo il o sotto quel sole discendente verso il tramonto, in quel crepuscolo di un giorno di settembre, ultimi scampoli morenti di un'estate che era stata (possiamo dirlo no?) uno schifo (ma ho mai ato belle estati io? Sono come Harry Potter. Questa l'avete capita? Pensate alle estati di Harry nell'adolescenza allora), parlavamo del più e del meno. Non è vero. Spesso e volentieri, elucubravamo, tessevamo trame oscure nella luce diurna, esageravamo periodi e sintassi, portavamo fin troppi argomenti ai limiti estremi per poi concludere con delle reductio ad asburdum, manipolavamo valori morali, argomenti assoluti nell'immaginario collettivo per dissacrarli, parlavamo di trapianti di cervello nel futuro e dell'anima che se esistente sarebbe nel cervello (alcuni viaggiatori astrali del secolo scorso parlavamo di distacchi a volte nei pressi della ghiandola pineale, ma questa è pseudoscienza peggio di Scientology), parlavamo dell'io innato, delle modifiche a cui andiamo incontro, parlavamo della semplicità degli altri e di religioni fallaci. La frase che ricordo di allora fu mia. Anche se la definizione l'avevo letta da qualche parte. "In questo periodo sono terribilmente annoiato. Più del solito. Quasi vorrei tornare indietro. Rivivere tutto il periodo del liceo con l'esperienza e la maturità di ora " (ma quale maturità avevo a 19 anni? Ce l'ho perfino ora una maturità?) " Rifare tutto daccapo e cambiare il corso delle cose. Ma ormai è tutto andato e va
bene così allora. Eppure mi annoio. Ho letto che la differenza sostanziale alla fine tra noia e depressione è una in particolare." "Quale?" mi chiese interessato il mio amico delle ombre cognitive ed emotive, anche se già intuivo che egli intuiva la spiegazione. Poteva essere tranquillamente qualcosa a cui era arrivato già da solo, una di quelle maledette intuizioni raggiunte attraverso ragionamenti e flussi di pensieri che si forzava in testa come droga, non poteva farne a meno, sì, di saltare giorni di scuola magari per restare disteso a letto a fissare il soffitto mentre pensava ai sensi del mondo e della vita, alle fenici che risorgendo dalle proprie ceneri in realtà sarebbero creature non immortali , ma sequenze identiche di uno stesso esemplare mortale, era fottuto, la sua più grande droga era il flusso di suoi pensieri, pensava 'robe, tanta fottutissima roba, di tutto, dalle cagate più infime ai concetti filosofici di sto cazzo', diceva lui. "Beh, nella noia , che è essenzialmente una componente abbastanza naturale nell'uomo (deriva dalla sua voglia repressa di 'giocare', di creare qualcosa, dalla sua voglia di qualcosa di positivo che non c'è) manca l'elemento della rassegnazione, o meglio, della negazione. Colui che è annoiato pensa 'Vorrei fare qualcosa, ho bisogno di qualcosa, anche se non so magari di preciso cosa, ma ne ho voglia'. Colui che è depresso dice..." "...non c'è nulla al mondo di cui io possa avere voglia" dicemmo praticamente insieme. "Si, esatto" continuai io "colui che è depresso è pienamente convinto che non esista nulla al mondo, niente che possa interessargli e che possa piacergli, nulla che possa cambiare il suo stato emotivo. Egli è un marinaio che si è arenato sugli scogli, un viandante che ha deciso di smettere di viaggiare. Colui che è annoiato, no. Colui che è annoiato è un eterno ricercatore del nuovo e dello speciale. Lui cerca, ha bisogno. Un bisogno spasmodico di sentirsi vivo. Solo che le circostanze attuali non glielo permettono. Ma in cuor suo, e questa è la cosa sana, sa pienamente, è convinto fortemente che ci sia , da qualche parte , nel mondo, qualcosa per lui. Lui cerca con cupidigia, come Sauron cerca l'anello. Lui vuole trovare il suo cataclisma, vuole trovare ciò che sarà la sua Nemesi, ma allo stesso tempo il suo angelo. Nemesi
del suo io attuale, e l'angelo della sua trascendenza" Già, se c'è una cosa , un maledettissimo merito che mi si può attribuire è sempre stato almeno quello, da sempre, di voler cambiare. Io ho sempre voluto cambiare. Avrei sempre voluto uccidere ciò che ero, per diventare qualcun altro. Si, state leggendo ciò che di fatto non è che un poetico incipit per un'odissea che sarebbe stata la mia rivoluzione, questa potrebbe essere vista come la rappresentazione verbale del preludio a quella che fu la mia prima (ed ultima finora) rinascita!Io da sempre volevo cambiare. E forse proprio questa predisposizione mi portò al mio vero cambiamento, alla mia famosa rinascita. Lui mi disse : " Quindi tu non sei depresso, ma sei annoiato? Tu credi che ci sia da qualche parte, nel mondo, ciò di cui hai bisogno, vero?" Mentre camminavo, con i raggi di sole morente nel mare che si infiltravano tra i miei capelli, che allora erano anche di più e più lunghi, e più arruffati, da sbarazzino, risposi carico di solarità interna: "Sì, io sono sicuro", guardando il cielo. Qualche tempo più tardi, conobbi la mia stella, la stella nera che mai eclissa, un angelo, della cui anima una parte era racchiusa dentro di me da sempre, colei che nel profondo, sotto tutta la maschera dell'intelligenza, dell'aspetto, di ogni cosa della superficie, era il mio nucleo gemello. E amai me stesso, nel guardarmi in quel meraviglioso specchio che lei era per me, ma più di tutti amai lei, e lei amò me...
7.2
Sono ancora stordito. Sento un po' di ansia. Dove cavolo sono finiti tutti? Cammino cercando quasi a tentoni, eppure è tutto bianco, seppur un bianco sporco e fumoso e cinereo, ma è tutto abbastanza visibile, almeno in teoria. E in realtà no! Questa cazzo di nebbia mi impedisce di vedere oltre un palmo dal mio naso. Dove sto andando? "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?" No, ora come ora, se fossi in un sogno lucido (chi mi dice che non lo sia? ma non ho appena detto "realtà?!) sarei più propenso nel forzare una materializzazione di un quadro surrealista-onirico-bizzarro alla Dalì, ma non certo Gauguin. O la palude e le desolazione ricordano più il tratto folle e ammaliante di Van Gogh? Ad ogni modo, nessun painting sarebbe utile ora come ora. Finalmente una luce , scorgo una luce in lontananza, ma probabilmente allo stesso modo in cui un cieco visualizza solo le fonti luminose senza mettere a fuoco nulla: non saprei dire neanche quanto è distante la suddetta luce! Tuttavia decido d camminare verso di essa. (sai dove stai andando, Ale?) No, non lo so di preciso. Ma devo aver fiducia, in qualche modo so che quella luce è l'unica possibilità di trovare una qualche risposta, e per estensione, un modo per evadere da questo limbo. Ora vedo qualcosa. Una scalinata enorme di marmo bianco, sculture di guerrieri caduti in battaglia negli anni precedenti, alcuni su cavallo, altri fieri in piedi, altri con sotto il braccio dei libri, altri che sollevano vittoriosi una spada: sono tutte mie rappresentazioni. E mentre lo comprendo comincio ad acquisire sempre più
chiarezza visiva e mentale. Mentre salgo su questa enorme scalinata, sulla cui sommità si erge questa sorgente potente di luce, a destra e a sinistra continuo a vedere innumerevoli me degli anni ati, ognuno è un pezzo del puzzle, ognuna una componente della mia evoluzione, ognuna una pietra miliare nel fiume della mia esistenza in fluente divenire, alcune buone , altre cattive pietre, moltissime si portano dentro il proprio cuore sia luce che oscurità, mille sfumature su una tela metafisica ricca e confusa, ma bella e affascinante. Alcuni dei miei me, li avevo addirittura rimossi dalla memoria. Non avevo più sentore del me stesso fantasioso fanciullino ambizioso, né del mio sionato e gagliardo me prepuberale, né del mio poetico e romantico me ragazzino, né del mio me adolescenziale geniale e inventore inceppato perché in cerca di una musa ispiratrice , né del candore e del dorato mio essere che riempiva la mia immaginazione e le mie illusioni perdute come fumo sopra un arrosto che mai apparve. Ora però ho tutta questa sequenza di immagini di me stesso, questi cambiamenti che non erano veri cambiamenti, non erano rivoluzioni, non erano rinascita, ma erano e sono, e saranno sempre frammenti del mio essere in divenire, mutazioni della mia personalità sulla scalinata verso l'ignoto, alterazioni semantiche di me stesso e della realtà, trasfigurazioni volontarie e involontarie dell'universo intero, a mia opera, a volte coscienti, a volte inconsapevoli, a volte leggere, a volte traumatiche e collaterali. Quante immagini di me stesso! Viviamo ogni fase della nostra vita convinti di aver raggiunto l'apice,ogni fase della nostra vita credendo di essere solo ciò che si è nell'adesso, dimenticandocisi delle decine di figure di valore nella nostra storia che siamo noi, la nostra unità nel complesso, perdiamo contatto col ato e col futuro, con ciò che siamo stati e con ciò che potremo ancora essere, ma tutti questi frammenti fanno parte di noi stessi, possiamo rinnegarli ma non cancellarli, soltanto accettarli e guardando nel complesso, ricordarci anche di quante volte siamo stati meravigliosi, anche in momenti della vita nell'adesso in cui ci sentiamo pessimi e macchiati in maniera irreparabile : non stiamo tenendo conto di noi, ma solo dell'adesso, un frammento di noi! Ecco perché odio le fotografie. In realtà le adoro, purché non ritraggano mai un essere umano. Le cose della realtà oggettiva possono essere fatte per essere rese immobili ed eterne in un momento particolare nell'infinità del tempo e dello spazio. Ma non le persone. Noi siamo un film, un fluire, una sequenza continua
di fotogrammi che hanno senso solo se messi insieme e nel giusto ordine. Un essere umano va colto nel suo essere in costante moto, sia esso fisico che esistenziale. Maledetta dagherrotipia e quando fu inventata. Una foto di noi non dice nulla, non rappresenta nulla. In realtà, di noi, una foto non ha proprio niente! E mentre salgo lentamente la mia scala della trascendenza, sono sconcertato e ammaliato al contempo, perché sono quasi giunto alla sua sommità. Ed ecco, all'improvviso la meraviglia mi pervade totalmente, come non mi succedeva da eoni ormai superati. Ciò che vedo è sconvolgente. Eccola, là, sul penultimo scalino in alto, la rappresentazione del mio più grande successo, la materializzazione del mio io più felice ed equilibrato mai raggiunto: la scultura della mia prima rinascita . Sono rappresentato con l'abbraccio, il vero abbraccio, quello che sogni per mesi, quello che desideri prima di morire. Quale se non il più potente e più forte mezzo del sigillo dell'amore tra noi, due anime sensibili e delicate che si sono trovate e sfiorate nel vortice del caos , quale più inviolabile e sacro confine invalicabile , riempito dalle energie dei suoi rappresentanti a formare un campo incomprensibile per gli altri esseri, indiscernibile per le altre persone, quale se non il più bel quadro dell'assoluto e dell'atto di annullarsi a vicenda in un attimo eterno e allo stesso tempo creare l'intero universo da una fluttuazione quantica , scintilla divina, dei propri cuori che entrano in contatto generando uno spettacolo supremo che farebbe invidia allo stesso Dio, ma che in realtà, in cuor loro lo sanno, non ha altri spettatori, non è per nessun altro, all'infuori di loro due. Sono gelosi di quel momento, ed è solo per loro. Non esiste nessun altro all'infuori di loro due. Io e lei, abbracciati, tra tutte le sculture , quali di marmo bianco, quali di avorio, quali di argento, quali di colore nero, ma tra tutte, questa l'unica completamente dorata. Io e lei , sembriamo quasi viventi in quella scultura, non sembriamo fermi, emaniamo vita da tutti i pori. Avvolti in un enorme alone , che sembra un'aura kirliana, multiforme, varia, mutevole, copre l'intero spettro dell'onda elettromagnetica, generando forme e colori che posso vedere, e che seppur non riconosco perché mai visti prima, perché non annoverati tra le possibilità della luce visibile. Mi avvicino e vado per sfiorare me e lei, così avvolti in un panno di innocenza, così raggomitolati in quell'animo condiviso pieno di infinita dolcezza e tenerezza, mentre una lacrima comincia ad affiorare, ma poi vengo richiamato alla realtà dalla mia voce.
"Non toccarli!" dice me stesso. Mi giro e lo vedo. Sono io. Io adesso, probabilmente. Sono completamente nero e sofferente, ma di tanto in tanto emano anche delle venature dorate, seppur flebili e difficili da notare, e forse il me stesso sa che io posso vederle, nonostante mi appaia così afflitto senza veli a nasconderlo. "Tu.. sei me?" chiedo. "Sono la tua ultima creazione. Tutti noi siamo tue creazioni. Quelle che cessano di essere, divengono immobili e immacolati nel flusso del tuo divenire, sono simulacri dei tuoi vecchi 'sé' " "Queste sculture, sono .. simulacri dei miei vecchi me?" "Esatto. " "Ma .. se siete tutti mie creazioni? Allora, chi sono davvero io?" chiedo confuso. "Tu sei tu. L'essenza della tua individualità, eradicata da ogni cognizione, informazione, emozione o percezione. Eradicata anche da ogni tuo pensiero. Tu non sei i tuoi pensieri, Decartes si sbagliava tremendamente nel credere il contrario. Tu non hai nessuna forma. In realtà si potrebbe quasi dire che la tua anima non è altro che la tua consapevolezza vuota. Ma poco conta. Ciò che rappresenti ridotto ai minimi termini, non ha alcun valore senza un qualcosa che possa plasmarti e darti forma. Fintanto che sei vivo, devi dare importanza a ciò che ti da forma, e alle tue forme che assumi nel tempo " "Comincio a capire qualcosa.. ma allo stesso tempo è ancora tutto così stordente e difficile da afferrare. Che fine hanno fatto gli altri?" "Come? Non hai capito? Che gli altri non esistono." "Cosa?" "La tua nave. Il capitano. Il vicecapitano. I eggeri. Erano tutte tue proiezioni nel viaggio. Per questo ti sembrava di riconoscerli, anche se non sapevi bene perché, all'inizio. Loro rappresentavano aspetti della tua personalità. Ognuno di essi lo era. Il capitano era la tua fermezza e la tua determinazione sottesa. Il
vicecapitano la più manifesta titubanza che ti prende di sovente, rappresentava la tua tendenza a rifuggire la sofferenza e la tua più atavica insicurezza e mancanza di fiducia in te stesso. Tutti loro erano importanti, utili, in un certo senso. Avevano uno scopo nel portarti fin qui. Anche il ciclone ha avuto uno scopo. Per portarti fin qui. E ora che ci sei, qui e adesso, loro non sono più necessari. Per questo non sono più presenti. Il tuo viaggio non è ancora molto lungo, la tua meta non più molto lontana." "Eppure non capisco.. io.. cosa devo fare?" "Innanzitutto non toccarli. Non toccare le tue identità che furono e che immacolate ora sono. Non devi più entrare in contatto con esse, per evitare di finire imbottigliato in un perpetuo ciclo senza evoluzioni. Ciò che ha cessato di essere non deve essere ripristinato. Solo evitando di toccarli, potrai perpetuarli nella memoria della scala, nella memoria del tuo essere. Ma non vanno risvegliati, altrimenti distruggerai l'intera scala e creerai una ruota che si prenderà gioco di te all'infinito. Non devi toccarli. " Mi volto di nuovo verso la scultura d'oro, verso me e lei, da cui partono mille luci e colori ammalianti (sono i colori della felicità pura, Ale) e mille odori piacevoli e profumi di un ato piacevole (cornetti alla nutella sul lungomare in notti d'infanzia, ciambelle sulla riva d'estate da bambino mentre raccontavo al ciambellaio che da grande avrei fatto l'astronauta, il profumo dei capelli color miele di una ragazza di un decennio fa, la pura fragranza corroborante di prati fioriti con vecchiette che stendono dal balcone tovaglie con fantasie di fiori mentre immagino "donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole, e novellando reca in mano un mazzolin di rose e di viole..." , perché la poesia l'avevo imparata a memoria, sì, in prima media...) "Mi hai ascoltato? NON TOCCARLI!" "Eh?" ritorno al presente. "Non farlo. La tentazione è forte. Ma non devi, vieni con me" e mi a un braccio attorno alle spalle allontanandomi. Mi giro a guardarli per l'ultima volta,
io e lei... "Vedi? Io sono la tua ultima creazione. Quella ancora vivente, in pratica sono ciò che ancora tu permetti sia in corso d'essere. Per questo non sono un simulacro come gli altri. Ma soffro molto , il mio tempo sta per finire, come è giusto che sia per preservare te, che sei il nostro creatore, e ho bisogno che tu mi uccida e che crei un altro te, ancora una volta." "Quindi è possibile?" chiedo io. Lui mi guarda, stupito e quasi impaurito. "Ma certo! La tua prima ipotesi in origine del viaggio era esatta. Sono possibili innumerevoli cambiamenti. Addirittura sono possibili innumerevoli rinascite. In realtà, il numero è potenzialmente infinito." "Ora capisco... è tutto così semplice?" "No. Non lo è.. vedi? Questo ultimo scalino? È quello destinato a me. Quello dove diventerò anche io scultura. Ma tutti noi facciamo parte di te, anche quando cessiamo di esistere, restiamo parte del tuo cammino, della tua scala ,delle memorie del tuo essere. Siamo tutti importanti e felici di aiutarti fintanto che andrai avanti. Vedi? La scala si arresta qui ma tutto intorno ciò che vedi, questa nebbia, questo nulla, che si estende all'infinito, può essere riempito. La scala si allungherà ogni volta che cambierai, e ogni volta che rinascerai. Devi raggiungere la sommità. Devi penetrare la luce, e creare un nuovo scalino, un nuovo percorso, un nuovo te, una nuova avventura." Sono un po' titubante a riguardo e ancora leggermente scombussolato. Non so veramente di preciso come procedere né credo di avere ancora del tutto le idee chiare nella mia testa. Cosa dovrei fare? Come dovrei fare? Sembra tutto così facile eppure tutto così... "Ma..io.. ho paura.. non mi sento pronto.. voglio restare qui.. mi sento inghiottire dal ato e dalla nostalgia.. non so se sono pronto.. se sono in grado..." rispondo.
Lui, abbastanza fiero e galante, nonostante il pessimo stato del suo umore che traspare dalla sua nera aura, prossima alla morte, mi risponde con un enorme sorriso comprensivo, pieno di grande dignità e comprensione, quasi paterno (davvero sono io, costui?): "Sai, l'avevo immaginato a dire il vero che non ce l'avresti fatta da solo. Per questo ho fatto venire quaggiù lei adesso!" "Cosa?!" All'improvviso, mi manca il fiato, sento delle sensazioni che non sentivo da anni, mi giro verso la luce, in quella fonte di luce sulla sommità della scala, ma per quanto accecante, per quanto più forte di qualsiasi fonte luminosa io abbia potuto rimirare fino a un attimo prima, come mille soli insieme, per quanto forte, non potrebbe mai offuscare , non potrebbe mai cancellarmi dalla vista, in realtà addirittura non potrebbe proprio nulla, contro la più forte luce di sempre, la stella più grande della mia vita, la stella nera che mai eclissa, lei, eccola,che se ne sta ora in cima alla scala, a braccia conserte, fissandomi con il suo sguardo corrucciato e imbronciato: "Finalmenteeee. Ce ne hai messo di tempo, eh? E pensare che una volta eri sempre 'elegantemente in anticipo'. Scemo!"
Capitolo 8
Felicità "La sfera emotiva è ciò che più avvicina l'uomo al divino, piuttosto che quella misera coscienza!" (Sigmund Freud) "Beh? Cosa è quello sguardo da pusillanime?" "Io..ehm.. ahah..oddio..." "Vieni, muoviti " E mi afferra per la mano, (voglio la mia più grande amica, voglio colei in grado di prendermi per mano) trascinandomi dentro la luce, sulla sommità della scala, fino a penetrarvi dentro. Vi entro, nella luce, oltre l'ultimo scalino, vi sprofondo, insieme a lei,e tutto diventa luminoso, tutto intorno a me comincia a cambiare. Sì, ora, decisamente, tutto sta cambiando intorno a me. _________________________________________________________________ Ale: Dove siamo? O.o Lisa: Dove tutto ha origine, alla confluenza di ogni cosa, all'origine di tutto. Questo è il punto zero. Dove nasce tutto ciò che vuoi creare. Il tuo pozzo della creazione *-* Ale: Il mio.. pozzo della creazione?... Lisa: Si, esatto. Qui è dove ogni cosa può cominciare. E dove ogni cosa può
finire Ale: Uhmm... strano! Non c'è niente. Non percepisco niente, non sento niente e non vedo niente, riesco solo a vedere i limiti del mio corpo e te. Ma tutto intorno non vedo nulla. Tutto bianco. Ma è bianco più candido, non come la nebbia in cui ero prima. Non c'è vapore, non ci sono fluidi, non c'è nessun mezzo nell'aria, forse l'aria neanche c'è. Solo... è tutto bianco, un bianco pulito, come la pagine di un libro. Sai, credo ... credo di capire Lisa: Si, è ovvio che lo capisci; perché questo bianco puro è diverso dal bianco fumoso di prima. Qui nascono i tuoi nuovi te, questo posto è interamente tuo e solo tuo, semplice, pulito e vuoto e non ci possono essere influenze esterne che possano interferire. A parte me, sono un'eccezione :) Ale: Ma... sei davvero tu? Cioè... lo sei in maniera reale? Lisa: Secondo te questo è un viaggio nell'aldilà? Ale: ... No. Lisa: Allora non sono reale, non come intendi tu, non come vorresti tu almeno Ale: Sei una proiezione anche tu... Lisa: Si :-) Ale: ... Lisa: Cosa c'è? Tutto bene? Ale: ... E chi saresti? Quale parte di me di preciso? Lisa: Io sono ciò che ti rendeva vivo. Io sono la parte che ami di più di te stesso e della tua vita, e la parte che ritieni migliore di te. Io sono la parte più piacevole, serena , la più profonda, recondita e preziosa della tua intera vita, ciò che trasporta i sogni nella realtà e la realtà nei sogni, lo strumento dell'entusiasmo per eccellenza: io sono la tua Felicità
Ale: La mia felicità...? Ahah... ora ricordo :) Il venticello che mi accarezzava le spalle su alti monti... sai, non ricordavo nemmeno che sapore avesse... che piacere potesse dare... che serenità potesse donarmi... l'equilibrio..il sentire l'armonia dei sensi..il dolce sollevarsi spirituale. La purezza della pace! Lisa: Io ho la forma di ciò che più di ogni altra cosa al mondo ti ha donato queste cose! La rappresentazione dell'oggetto più potente e importante del tuo mondo, tra tutte le cose incontrate nella tua vita Ale: Cioè... lei...te Lisa: Sì, esatto. Ciò che vedi ora davanti ai tuoi occhi. La personificazione della tua felicità pura, priva di turbamenti, dubbi, incertezze. Tutto è spazzato via e tutto è pulito e infinito, perché tutto è semplice Ale: Allora... potresti spazzare via anche me? Lisa: Cosa? Cavolo, mi deludi. Qualche anno fa non avresti mai parlato così! u.u Ale: ... :( Lisa: Sta tranquillo. Sono qui per questo. Per aiutarti :) <3 Ale: Ma... tu non sei veramente lei xD Lisa: Non preoccuparti. Avendo la sua forma, ho la sua personalità, i suoi ricordi (che poi sono i tuoi ricordi dei suoi ricordi) , ho la sua voce... Ale: Se hai la sua forma, allora... Sii lei e basta, non mi importa altro. Parlami come farebbe lei, non come farei io, non come farebbe nessun altro. Non mi importa nient'altro, cazzo Lisa: Ed è quello che intendo fare. D'accordo. Dal momento che sono la tua Felicità, e che la tua Felicità e lei corrispondono e si equivalgono, io posso essere solo lei. Io sono lei :) Ale: Grazie :D Lisa: Ma vale solo per ora. Non puoi porre tutta la tua Felicità all'interno di
una sola cosa, ma questo già lo sai. E così potrai sperimentare nuove forme di felicità, magari più flebili, magari più piccole, magari più misurate, sicuramente diverse, ma potrai sperimentarle nuovamente, ti insegnerò come fare. Ale: Va bene xD Oh.. che cavolo! *la abbraccia* xD Lisa: *gli salta addosso, ballano la macarena e si rotolano per terra* ahahahah :) Ale: :) <3 Lisa: Ora, non abbiamo tutto sto tempo, quindi ascoltami. Devo guidarti verso la fine del tuo viaggio, e nel farlo dobbiamo andare o dopo o. Ale: Va bene Lisa: Partiamo dall'inizio. Hai pensato che potevi 'rinascere' di nuovo, come dici te. In sostanza è vero, ed ecco perché siamo qui, ma quello che non hai capito, è che noi non scegliamo quando e come rinascere, possiamo solo scegliere di cambiare. Che poi sia una rivoluzione, o un semplice o in avanti comune, questo non lo si può mai prevedere. Quindi innanzitutto togliti dalla testa la pretesa di poter rinascere ora perché vuoi che sia così! Ale: Ah.. cavolo.. non ci avevo pensato. Lisa: Puoi cambiare. Quello puoi sceglierlo. Il fatto che la tua sia stata una rinascita durante tutto quel periodo, che comprende quando ci conoscevamo , quella è una coincidenza. Semplicemente era arrivato ciò che aspettavi :) Però il punto è che ora devi assolutamente cambiare, ma senza pretendere rinascite o quant'altro. Semplicemente devi fare un o in avanti comunissimo, niente di assurdo. Tutto qui ;) Ale: Così l'aspettativa è anche ridotta e sembra più facile e meno spaventoso riuscirci :) Lisa: Già, e al momento però è l'unica cosa che ti serve, e anche la migliore dannata cosa, scemo! :P
Te ne stai sempre a costruire montagne per aria sempre alte e complesse, anziché metterti a scalarle direttamente senza grandi progetti, che invece è ciò che devi fare. Sei umano, mettiti in testa che puoi fare cose da umano, non ingigantire la imprese, non pianificare a lunghissimo termine, agisci e basta, e poniti obiettivi semplici, non troppo ardui, ma cose da poter toccare a breve termine, tutto qui :) Quando senti che la tua mente sta progettando a lungo termine cose astruse, ignorala ;) Ignorala e gettati a capofitto nell'agire nella vita reale pensando solo a cose che puoi raggiungere nel futuro prossimo, e in maniera realistica. Ale: Farò del mio meglio. Lisa: Bene. Ora iamo oltre. Quando preparavi i tuoi bagagli per il viaggio e rovistavi tra le tue consapevolezze, hai criticato aspramente sia la scienza moderna che la filosofia. Hai detto che contano solo le cose pratiche e hai definito la filosofia come 'masturbazione intellettuale' xD Ora... non hai per caso notato che sin dall'inizio del tuo viaggio, non hai fatto altro che filosofia, scemo? xD Ale: Si...ma... ho cambiato molte delle mie consapevolezze durante il mio viaggio. Sto cambiando, forse perché mi sono avvicinato sempre più a questo momento, mi sto preparando in un certo senso al cambiamento finale. Anche rivisitare la Sofferenza ha avuto importanza a quanto pare, almeno così mi ha detto il me stesso di prima! Lisa: E infatti è proprio così. Hai fatto delle tappe, una dopo l'altra e ora cominci ad avere idee più chiare, e capisci che ti sei contraddetto. Ale: No, no. Non intendo questo. Beh, è ovvio che anche io posso contraddirmi, ma non la vedo così in questo caso. Cambiare idea nel tempo non è contraddirsi, come molti stolti pensano :) Significa solo maturare. Contraddirsi significa dire o fare due cose che stridono l'una con l'altra, e nel farle le si esprimono contestualmente e simultaneamente, quello è contraddirsi. Dire A, e fare B. Invece cambiare idea nel tempo e ammetterlo in maniera razionale e pulita, non è contraddirsi. In sostanza, in un certo senso, anche questo è evoluzione , no? Lisa: Uhmm... sì, credo che hai ragione, sai? :) Ale: Ovvio xD
Lisa: Sta zitto xD <3 Ale: Ok -.-" xD Lisa: Comunque, andiamo avanti. Allora, ho notato che quando eri sulla nave hai riesaminato la tua visione della casualità. Ora cosa ne pensi? Ale: Nulla... cioè... non bisogna davvero giungere ad una conclusione definitiva secondo me. Non bisogna pensarci troppo. Ma quel che è certo è che ho grande voglia di esplorare e scoprire cose nuove. E...sai, mi piace :) Lisa: Cosa può esserci di male in un viaggio di scoperta, no? Ma ricorda , 'il vero viaggio di scoperta non è visitare nuovi mondi, ma cambiare occhi' Ale: xDDD Citi Proust? Da quando spari queste cazzate intellettuali, che ne hai fatto di Lisa? xD Lisa: Da quando conosco te, mi hai contagiata :PPPP Ahahah :) Ale: Cmq io voglio sia cambiare occhi, che visitare nuovi mondi :) Lisa: Lo farai :) tu ne sei capace più di ogni altro :) Cmq critichi tutto tu eh! Ciò che è intellettuale è inutile? Ale: Lo è se non c'è tutto il resto ! Lisa: Quanto hai ragione! Io e te sappiamo di cosa si tratta, vero? L'euforia, la superficialità, la solarità, e l'essere fuori di testa e felici in modo semplice e perfetto. Ale: Già :) Me lo hai insegnato tu, in tutto ciò che c'è nel tuo mondo <3 Lisa: Awwww xD Ma andiamo avanti xD Devo essere professionale ahah. Allora... Poi, non ho potuto fare a meno di notare che per tutto il rispolvero delle consapevolezze, hai criticato parecchio le scienze moderne, mentre invece quando pensavi al Caso, ti sei affidato alle stesse scienze per spiegartelo. Ahahah xD Ale: Nooo xD Ma non hai capito xD Quelle che criticavo sono le scienze intese come fisica teorica moderna. Quella è stazionaria e non fa un bel
nulla, annaspando tra teorie astratte indimostrabili, di cui ognuno propone una propria versione, come le millemila teorie delle stringhe. Invece quando pensavo all'Exotropia, all'entanglement e tutto il resto, è diverso. Queste ultime hanno a che vedere con la relatività generale e la fisica quantistica, e sono anche ate da prove sperimentali. Ci sono delle differenze sottili, ma in realtà enormi per chi sa coglierle :P Lisa: Boh... non mi interessa xD Ale: E certo xD Lisa: Andiamo avanti, monsieur! Poco fa hai detto che ciò che è intellettuale è inutile , se c'è solo quello . Quindi perché non rinneghi tutto ciò che hai detto/fatto/pensato dall'inizio del viaggio allora? xD Ale: Si, le cose che ho detto/fatto/pensato sin dall'inizio sono tutte cazzate xD Lisa: Ahahahahah . Ma quanto sarai scemo? xD Ale: Cioè.. si. Sono inutili. Cioè tutto... è inutile, e perde totalmente di significato, senza questo, vedi? Senza momenti come questo , come ora :) Lisa: Si *occhioni dolci* xD ti voglio bene :) Ale: Anche io <3 E cmq... sai, ho cambiato anche un po' idea sulla stessa filosofia. Non sempre è 'vuota masturbazione intellettuale', senza nulla di pratico. Così come la matematica, non è sempre e solo astrazione inutile. In realtà alcune cose possono essere utili, e cambiarti, o motivarti , o che so io, e quindi poi anche nella realtà pratica avranno degli effetti. In realtà, qualsiasi cosa può essere utile, dipende da noi. Da ciò di cui abbiamo bisogno, dal nostro modo di reagire, dalla nostra personalità e dal nostro modo di essere! Quindi, sì, magari è stato tutto inutile ciò che ho creato finora, o magari no. Ma ogni cosa può avere importanza, e, sai, certamente c'è da dire che senza tutto ciò che ho affrontato durante il mio percorso, ora non potrei mai essere qui :) Lisa: Vedo che ci stai arrivando anche da solo :) Senti la mente più
sgombra, tutto l'opposto di quando sei partito con la confusione iniziale, all'inizio del viaggio. Senti che è tutto più chiaro e aperto e pulito ora, vero? Senti la tua mente respirare, vero? Non è una bella sensazione, un grande benessere? Ale: Si. Lo è :):) Lisa: *lo abbraccia* Bella la nostra scultura dorata vero? Ale: Bellissima, e come potrebbe essere altrimenti? Lisa: *-* Mi piace il tuo modo di chiamarmi black star, stella nera. 'Una stella nera non eclissa mai!': che bella frase!...quanto sei dolce :) Ale: Ahah :) Ciò che c'era tra noi era unico, non tornerà mai indietro, né potrò mai viverlo di nuovo Lisa: L'amore ha così tante facce. La gente ne sa davvero poco dell'amore. Io e te non eravamo fidanzati, non volevamo esserlo, eppure come puoi dire che non ci amavamo? Ale: Già, perché dire che eravamo migliori amici era troppo dannatamente riduttivo e non rendeva giustizia Lisa: Sì...l'essere legati oltre ogni concezione possibile, ma cosa ne sanno le persone normali di queste cose? Ale: Niente. E non mi importa :) Lisa: Già :) Quando tornerai, cmq, prenditi cura della tua ragazza, di lei :) Ti è stata molto di aiuto durante tutta la Sofferenza, molto più di chiunque altro Ale: Lo so :) Lisa: Bene. Ora cerchiamo di sbrigarci. Come già detto, non possiamo restare qui troppo a lungo, è pericoloso. Tutto ciò che devi fare ora, è semplicemente il o in avanti nella tua vita. Andare oltre , e riprendere a camminare. Ma io non potrò esserci, questo lo sai bene.
Ale: Certo. E va benissimo così. Ero fin troppo rassegnato e afflitto, ormai non aspettavo nulla, non avrei mai sperato in questo, invece, ecco : è tutto qui :) Mi va bene. Sono felice di tutto. E non chiedo altro. Ora devo solo trovare la forza e la capacità di fare questo o in avanti. Lisa: Ti aiuto io. Dammi la mano Ale: Sì Lisa: Tutto ciò che devi fare qui per creare un nuovo te, per cambiare e fare il o avanti decisivo, è volerlo! Qui dove siamo ora, ti basta chiudere gli occhi e desiderarlo davvero. Il potere dell'intenzione è ciò che conta. E la nuova realtà si materializzerà da sé. Ale: E... poi? Che succederà? Lisa: Nulla. Il tuo viaggio avrà termine e tornerai nella realtà, alla tua vita di tutti i giorni. Ale: .... Lisa: Non preoccuparti. Non avere timori. In realtà stai per fare una cosa molto più semplice e comune di quanto tu possa credere :) Ale: Eppure...ora che sono qui... vorrei restare con te per sempre... Lisa: Ma ti sbagli! Non potremmo cmq. Se ora non fi il o successivo, non rimarremmo qui per sempre, ma tutto questo mondo degenererebbe e si distruggerebbe. Per questo, non abbiamo neanche tutto sto tempo, siamo agli sgoccioli, quindi ora, qui, devi fare la tua scelta! Ale: Fa male? È difficile? Ce la farò? Lisa: Certo :) Non fa male e non è affatto difficile, come ti ripeto. Ora ti mostrerò perché. *crea delle immagini della vita di Ale in sequenza, sospese nel bianco * Vedi? Tu devi solo accettarti. Devi accettarti nella tua unità, nella tua totalità.
Non disprezzare il tuo ato. Non disprezzare nemmeno il presente. Devi imparare a vedere nel complesso dentro di te e accettarti per come sei, nelle cose negative e in quelle positive. Non restare ancorato a ciò che eri quando eri insieme a me, quando potevo starti vicina. È stato bellissimo, ma tu sei stato anche altro , e sarai anche molto altro, guarda! GUARDA! *altre immagini del ato e anche di futuri che potrebbero ancora essere* Ale: Wow... Lisa: Se guardi indietro al ato e unisci tutti i puntini, capirai! Vedrai che molte cose negative te le porti dietro da fin troppi anni. Sono germogliate nel cuore dell'adolescenza e sono cresciute lentamente dentro di te, le hai lasciate andare, non le hai mai veramente affrontate, e se avessi osservato attentamente tutte le sculture sulla scala, dall'adolescenza in poi, avresti visto che quelle stesse cose contro cui combatti ora ,erano già presenti in esse. *immagini di sculture che mostrano macchie oscure * Si, esatto. Anche nella nostra. Anche nella rinascita. Solo che là sono nascosti, là tutti i tuoi mostri sono invisibili e sopiti. Poiché tutto con me era stupendo, tu li hai allontanati e fatti sprofondare in un baratro. Ma ora devi eliminarli, uno ad uno. Molte cose in cui credi ora, in realtà te le porti dietro da molto tempo, e se guardassi con viva memoria al ato capiresti che le idee di fondo, negative, sono le stesse di ora. Ma anche molte cose positive sono uguali da sempre, non appartengono solo a quando io ti ero vicina, ma anche a molti anni addietro. Quindi cosa vuol dire, secondo te? Che non hai mai veramente raggiunto il tuo apice, non sei ancora giunto al tramonto della tua vita, non sei affatto alla fine del tuo percorso, ciò che stai sperimentando non è nuovo, nel profondo lo conosci già. Lascialo andare quindi Ale: Giusto... ho fatto degli errori di valutazione. Credevo che ora fosse tutto diverso, mentre invece io ho già vissuto questa roba in ato, e avevo già trovato il modo di superarla, ma non sono mai andato fino in fondo.
Andando alla radice i problemi sono gli stessi, non conta l'avere più o meno esperienza Lisa: Esatto. Tu lo dicevi sempre, no? `Non conta la quantità dell'esperienza, ma l'esperienza fatta bene'. Ognuno ha bisogno di cose diverse, ed è anche questione di fortuna poter riuscire ad essere veramente felici Ale: Giungo a delle conclusioni positive e curative, e poi me ne dimentico, perché non guardo l'insieme. E finisco per sbagliare perché non seguo un percorso ben definito e lineare, e da qui nasce la confusione. Ora però sarà diverso! D'accordo. Allora andrò avanti e supererò ogni ostacolo! Lisa: Te lo ripeto, non è la rinascita l'unica cosa bella della tua vita. Non è il nostro essere stati vicini e in contatto l'unico aspetto positivo della tua esistenza. Hai avuto anche altre cose belle in ato,e ne avrai altre belle in futuro! Avrai altre felicità, magari più piccole, magari più grandi, chi lo sa? Certamente saranno forme di felicità diverse, ma che importa , fintanto che esse sono felicità? Vai. Vai e prenditele. Tanto lo so che non ti scorderai mai di me, e io sarò sempre qui, ad aspettarti. Quindi ora va. VA E VIVI! Ale: ....... SI! :D *attiva l'intenzione: fare il o in avanti, nuova creazione* Ahah :) Quindi, the show must go on, eh? :)
Lisa: Sì :) Ce l'hai fatta! Il processo è cominciato. Sento che questo mondo sta già cambiando. Ci restano pochi secondi. Tra non molto spariremo dal pozzo della creazione, e tu tornerai alla tua vita! Ale: Sì, lo sento anche io. Avverto una forte perturbazione di energia. Allora è così, eh? Dobbiamo proprio salutarci :) Lisa: Si, sono così fiera di te. Ce l'hai fatta. Ricorda: la prima cosa da fare quando tornerai alla tua vita sarà di eliminare uno per uno i tuoi problemi, quelli più radicati, che ti porti avanti da anni. Ce la farai, sono sicurissima! E ricorda, io sarò sempre qui quando avrai bisogno <3 Ale: Sì. Allora, è un arrivederci, sorellina <3 :) Lisa: Arrivederci, fratellone mio :) *lo abbraccia e gli da un bacio sulla guancia* <3 Ale: Ah un'ultima cosa! Lisa: Che cosa? Ahaha xD Ale: Appena mi hai visto hai detto che una volta ero sempre 'elegantemente in anticipo' xD Lisa: Si, è ovvio no? Lo dicevi tu stesso. Eri sempre il primo a collegarsi, e io ti facevo aspettare a volte perché mi collegavo in ritardo. Ovviamente sto parlando di tutte quelle stupende notti , le nostre notti, che trascorrevamo fino anche alle tre del mattino, per stare nel nostro mondo a chattare ;) <3 ___________________________________________________________
Capitolo 9
Semplicità (Epilogo) "E allora tutto ebbe fine. La tempesta sembrava aver perso forza. Le nubi lasciavano intravedere le stelle. Era come essere un po' più vicini al paradiso" Max Payne, Remedy, 2001 "La verità si ritrova sempre nella semplicità, e mai nella confusione." Isaac Newton È così che allora tutto ritorna all'inizio, al principio. Ma un principio diverso, un nuovo inizio, una nuova avventura, che mi attende oltre l'orizzonte degli eventi. Lo stordimento è forte, il capogiro continua imperterrito a muoversi sinuoso dentro tutto il mio organismo, la nausea è dura a morire, sebbene stia scemando, mentre con molta veemenza vengo spostato oltre il mondo in cui ero un attimo fa. Come lo aveva chiamato lei? Ah sì, il mio pozzo della creazione. Sento tutto scemare e svanire lentamente, mentre vengo risucchiato nel bianco, o meglio, OLTRE il bianco, e sento che ogni cosa sta andando al suo posto, ogni tassello del puzzle va nell'incastro giusto, ogni pezzo del mosaico nella giusta locazione, ogni cosa comincia ad assumere senso e visibilità, e comincio a intravedere il nuovo sentiero da percorrere. E anche se non posso vederlo con i miei occhi, mi basta abbassare le palpebre e "sentire"... La mia ultima creazione, il mio ultimo me, piange e piange tantissimo. Lì sulla cima della scala, sull'ultimo scalino prima della luce in cui ero entrato poco prima, egli piange a dirotto. Ma ad ogni lacrima, ad ogni singhiozzo, ad ogni gemito, avverto che le sfumature oscure della sua aura cominciano a dissolversi.
Ad ogni lacrima, perde, come fumo nel vuoto, parte del suo essere nero e sofferente, si schiarisce e sbiadisce sempre più, mentre, come mulinelli d'aria magica, getti nerastri si allontanano da lui e lentamente diventano sempre più rarefatti, fino a scomparire. E quando anche l'ultimo mulinello d'aria oscura si allontana da lui e lo abbandona , egli finalmente comincia ad assumere una posizione stabile, che da ora in poi sarà eterna, lì, fissa su quello scalino. Ora finalmente sorride, sorride radioso e anche un po' nostalgico, ma è di ottimo umore e pronto a divenire anche lui scultura immacolata, anche lui frammento del mio essere in divenire che verrà perpetuato nelle memorie del mio essere, perché anch'egli, nel bene e nel male, in quel mondo, il mio, mai sarà dimenticato. Mentre comincia a solidificarsi in maniera inanimata, assume un colore bronzeo, e rimane così, con le ginocchia flesse, doloranti, ma con una mano sollevata verso su , e lo sguardo , sorridente, come di chi ha rivisto la luce dopo tanti anni, rivolto anche esso verso l'alto, verso la fonte della luce sulla scala, che ora si allontana un altro po', facendo spazio ad un nuovo scalino vuoto, che si materializza in cima, là dove dimorerà il mio nuovo me. La scala si è allungata, come era stato predetto dal me stesso che ora è felice scultura e ha cessato di svolgere la sua parte, ed ora un nuovo entusiasmante cammino mi attende. Resto con gli occhi chiusi. Continuo a vedere tutte queste immagini nella mia testa, questo flusso di coscienza, mentre sento che mi sto spostando, quasi scivolando, e ando ancora , sempre più forte, oltre il bianco. Mi sento quasi come stessi risvegliandomi. Nel pozzo della creazione, la mia stupenda proiezione di Lisa, la trasfigurazione della mia Felicità, mi fissa mentre sente che sto allontanandomi e tornando alla mia vita di tutti i giorni, e che il mio viaggio è finito, solleva lo sguardo verso questo cielo sereno e rischiarato dalle nubi, con le prime stelle che stanno per apparire, e le prime luci di lampioni che si accendono nel nuovo viale che sto per percorrere, e lei sorride. "Buona fortuna!" le sento pronunciare felicemente questa frase come un'eco nel vuoto, da una dimensione lontana, da cui finalmente arriva alle mie orecchie. E poi tutto scompare e finisce. La scala della trascendenza, il pozzo della creazione, tutto scompare e vengo infine catapultato in questo viale. Come avevo intravisto qualche attimo prima, c'è un meraviglioso cielo limpido
di fine estate, l'imbrunire avanza, ma dopo il crepuscolo, si vedono le prime stelle eppure il cielo è ancora chiaro e rasserenante. C'è la ghiaia sotto i miei piedi. Ai lati del viale, dell'erba, dove delle coppiette si rilassano stando sdraiati, o stando abbracciati, o baciandosi , fumando sotto le stelle. I lampioni cominciano ad accendersi e far capolino con le loro luci soffuse e calde, cariche di sentimento e memorie e poesia notturna adolescenziale. Qua e là delle panchine. Io... riconosco questo posto, sì. Più in avanti degli alberi, molti, formano in prospettiva un intreccio ramoso e verde, con il tiepido venticello che muove le foglie, come entrare in un cunicolo fantasy. Ma certo... ci sono già stato! E la prima volta fu un 7 maggio. Ma non fu solo quella volta. Mi guardo ancora intorno. Ci sono dei tavolini di legno con delle sedie e (kebab mangiati sotto la luna) delle scritte fatte da qualche ragazzino o ragazzina, con promesse d'amore giovanile (qui arono Pucci&Amore) e mi vengono in mente all'improvviso anche tante altre cose, cos'altro? (la stella di Let Go sul polso) Sì, ricordi, (limoncello) ricordi distribuiti nell'aere della mia essenza più profonda e vitale. (meravigliosa imperfezione perfetta) Meravigliosa imperfezione perfetta. Quando cominciai a concepire la realtà in questo modo? Aah, non dovrei fingere di non ricordarlo, nemmeno mentire a me stesso! Ho semplicemente oppresso la forza del suo potere.
Del potere della mia rinascita. La lasciai lì, a degenerare e lentamente sprofondai, persi l'entusiasmo! Ahimè, quale sdegno! Perché lo feci? Perché smisi di camminare in maniera stabile e dritta, perché semplicemente smisi di percorrere viali come questo. La meravigliosa imperfezione perfetta mi travolse come un'onda d'urto devastante che distrusse le mie paure e i miei schemi più irrazionali e negativi, e , al contrario, eresse una struttura semplice. Fu allora che capii. A volta semplicemente abbiamo davanti agli occhi ciò di cui abbiamo bisogno, ogni giorno, eppure non riusciamo a comprenderne il potenziale, non lo capiamo: quanto potrebbe essere rivoluzionaria in realtà per noi quella cosa o quella persona, se solo la lasciassimo 'entrare'. Semplicità, superficialità, solarità, euforia, follia, imperfezione esplicita, sicurezza di sé, fiducia nel mondo, nelle nuove scoperte e in ciò che di meraviglioso ti si è aperto davanti agli occhi: queste erano le componenti più forti della mia rinascita. La mia vita fu costellata di stupende luci che brillavano di queste cose. Datemi una persona fuori di testa, capace di farmi sognare ad occhi aperti, che non ha paura di esprimersi in maniera forte, di tirar fuori le sue emozioni più belle, più forti e più vere. Datemi una persona intelligente, ma allo stesso tempo briosa, frizzante, leggera, superficiale, meravigliosamente superficiale, pronta a tutto, capace di fare cose folli perché non ha paura di tirar fuori il suo vero io e di urlarlo a tutto il mondo con orgoglio e fierezza, e noncuranza, perché sai di essere stupenda e merita più degli altri. Una persona arrogante, ma un'arroganza bella, un'arroganza che non è arroganza da idioti, ma semplicemente sicurezza di sé, autostima, sentirsi fiera di sé e poterselo permettere di non mostrare nessun dubbio e nessuna paura. Datemi una persona, e nello specifico una ragazza, che non sia limitata da ridicoli preconcetti e moralismi, libera e che non nasconde i propri difetti, ma li mostra senza timore. Datemi una ragazza che non è fissata col doversi truccare e agghindare come un albero di natale per uscire, ma una che indossa scarpe da tennis anziché tacchi a spillo, una che non ha bisogno di ostentare il suo essere femminile nascondendo le sue perversioni e mostrandosi con una sovrastruttura artificiosa di ostentata eleganza e finto stile e che segue diete da anoressica, ma una che parla da maschiaccio e si ingozza di cibo del McDonald's e indossa blue jeans e converse, e che eppure, nonostante il suo fregarsene un cazzo di ostentare la propria femminilità, risulti molto più femminile di tutte le altre classiche oche stereotipate. Datemi una ragazza
scherzosa, bella, e divertente come un ragazzaccio. Datemi una ragazza forte emotivamente e capace di sollevare montagne se solo lo volesse, datemi una tizia capace di spaccare il naso senza esitazioni a chi le fa del male, e allo stesso tempo capace di essere sensibile e dall'animo dolce e infinitamente buono verso chi se lo merita davvero, e quindi verso chi la ama davvero. Datemi una ragazza che fa cazzate di tutti i tipi, cazzate che secondo il senso comune e la prospettiva di coloro che hanno la puzza sotto il naso, risulterebbero oscene e inopportune, ma che allo stesso tempo sono molto più sicure e meno rischiose di ciò che fa molta gente. Una tizia capace di divertirsi e sbellicarsi dal ridere fino a rotolarsi per terra, e allo stesso tempo abbastanza dalla personalità sobria da non mettersi a fare cose pericolose e potenzialmente dannose per sé stessa. Una che pensa a sé stessa e a quelli che la amano. Una capace di farti sorridere e cambiarti la giornata per una minchiata qualsiasi che potrebbe inventarsi quando la vedi, o anche solo per un suo radioso sorriso o un abbraccio spontaneo. Sì, datemi semplicemente una ragazza che anziché una perfezione finta, mostri invece al mondo intero in maniera palese la propria meravigliosa imperfezione e la propria semplicità, e allora mi avrete sconquassato il mondo per sempre e cambiato la vita, e il mero significato di essa e il modo di concepirla, più del leggere milioni di filosofi o di parlare con brillanti psicologi. Già, 'trovate una ragazza del genere e avrete reso Ale un ragazzo felice': avrebbe dovuto essere il mio slogan ai tempi del liceo. Perché poi appunto la trovai. Dopo. Quando non sapevo neanche immaginarla ancora. Dopo. Quando non sapevo neanche che potesse esistere. Dopo. Dopo il liceo. Dopo una certa chiacchierata con un mio amico vicino ad un parco in un pomeriggio di fine estate. Dopo l'adolescenza. Dopo aver vagato e vagato, mentre nuove consapevolezze si innestavano lentamente e capivo che in sostanza, la verità è che mai fino a quel momento avevo trovato una sola persona al mondo capace di tirar fuori il mio vero potenziale e di farmi esprimere per ciò che veramente sono e amo. Non avevo mai incontrato una sola persona capace semplicemente di essere per me entusiasmo, per me Vita. Nessuno lo era. Anzi. Molto spesso era vero il contrario. Fino a quel dicembre. Non sapevo certo ancora che era questo ciò di cui avevo bisogno, che era lei ciò di cui avevo bisogno, anche se una mezza idea in testa la avevo, ma conoscerla, beh, è stato come un treno di luce che non ti fa male, ma
ti travolge in pieno andoti attraverso, un vento che purifica tutto il tuo animo e ti fa, beh, rinascere! Sì, Lisa era proprio così. La semplicità, l'amore verso l'imperfezione, la solarità, l'euforia, le piccole meraviglie, i piccoli dettagli, lo sclerare insieme, il prendersi in giro in maniera affettuosa, il prendere tutto con più menefreghismo e sicurezza di sé, il prendere con più serenità anche le critiche e le prese in giro che ci arrivano ,coinvolgendo semmai ,proprio in questi casi, coloro che criticano in una comunione con noi di frivolezze e divertimento e leggerezza, il capire che nello sbagliare non vi è nulla di anomalo e che semmai la ricerca della perfezione è in realtà ridicola e infantile; e poi l'amore verso i propri difetti e verso quelli della persona che ami, che non te la sminuiscono ma anzi, quelle piccole eccentricità la rendono ancora più unica e speciale, e la voglia di lasciar andare tutto così come è, perché è stupendo così e dove ci porterà non si sa, ma lasciarla andare tutta all'avventura,e la vera felicità, e tutto, TUTTO : tutte queste cose arrivarono per la prima volta nella mia vita con lei. Questo epilogo del viaggio per questo mi riporta all'inizio, sebbene un nuovo inizio, un inizio diverso: mi riporta alla piena comprensione del valore della vera Semplicità, della vera Superficialità. Ora cammino nel viale, con tutte queste riflessioni in testa e queste consapevolezze, questi risvegli di emozioni e di desideri. Viale che conosco già. In cui sono già stato fisicamente, con una persona speciale, una persona che anche lei arrivò in concomitanza con tutto quel flusso di eventi rivoluzionari della mia vita di alcuni anni fa, e anche essa una persona appartenente al meraviglioso mondo della Semplicità. Chissà, forse rischio di risultate teoretico, ma in tutta la mia vita ne ho conosciute di persone, e di tutti i tipi, non mi sono mai limitato a poche tipologie di persone, così come non mi sono mai limitato a poche tipologie di campi di conoscenza e di esperienza. E dall'alto della mia piccola esperienza di vita, sono arrivato a sintetizzare l'ampio e variegatissimo mondo delle personalità in 3 macrogruppi. Primo gruppo: livello della superficialità squallida. Per la maggior parte sono individui che vivono in questa loro unica realtà di pochezza e banalità. Queste persone disprezzano qualunque struttura sia leggermente più complessa e articolata della loro, senza tuttavia essere capaci di comprenderla. Versano nella
loro ignoranza di determinate cose, soprattutto ignoranti della profondità. Non dispongono dei mezzi dentro di essi, per poter cogliere qualcosa più della loro grettezza mentale. Non dispongono di alcuna profondità, né emotiva né psicologica. Tuttavia godono del fango in cui rotolano, proprio perché incapaci di comprendere anche la loro stessa pochezza. Secondo gruppo: livello della profondità, del ridondante e del contorto. Persone soggiogate dalla loro disperata necessità di ergersi sopra tutto ciò che loro reputano lo schifo. Hanno una grande profondità intellettuale e una delicata sensibilità emotiva. Finiscono per essere felici del loro modo di essere, sebbene a volte lo considerino quasi come una condanna, eppure si reputano fortunati per il loro essere 'diversi' e 'speciali', e quindi si autoproclamano come dei prescelti della conoscenza portatori di un tremendo fardello che è allo stesso tempo il loro più grande e superiore dono: la loro capacità di 'vedere' oltre il velo della realtà apparente delle cose. Queste persone sono schiave delle loro stesse capacità, e in generale quasi sempre insopportabili nel parlarci, noiose come poche, da emicrania dopo soli 5 minuti di conversazione con loro e la loro specialità consiste nel fatto di non rendersi conto che tutto sommato la differenza con coloro che stanno sotto è veramente minima, perché non hanno ancora capito probabilmente che in realtà l'intelligenza, o in generale la coscienza, siano ben poca roba. Sono totalmente vincolate ai propri preconcetti, per quanto più astrusi, contorti, ridondanti e artificiosi, ma appunto, anch'esse sono VINCOLATE a qualcosa , proprio come gli individui della superficialità squallida, ovvero lo schifo da cui loro cercano di fuggire, o da cui cercano di distinguersi o su cui spesso cercano di ergersi. Anche esse sono incapaci di cambiamento, e inoltre sono totalmente soggiogate dalle loro strutture mentali, che spesso sfociano nell'irrazionale. Sono le persone che io reputo 'coloro che aprono la propria mente solo per chiuderla meglio'. Terzo gruppo: livello della superficialità e della semplicità pure. Persone che hanno conosciuto e visitato entrambi i gruppi precedenti, con tutti i relativi sottoinsiemi e loro sfumature. Hanno vagato per vari mondi e conosciuto e compreso e toccato con mano tanta, tanta roba, finendo anche molto spesso feriti nel processo, ma hanno avuto il talento di non lasciarsi trattenere e inghiottire da nessuna di queste realtà, e hanno continuato ad esplorare. Le loro menti non sono mai state pigre, e hanno continuato a guardarsi intorno alla ricerca di cose belle. Sono coloro che hanno trasceso tutto e, proprio perché profondi più di tutti gli altri messi insieme, hanno compreso che la più brillante forma di profondità è la superficialità! Hanno compreso che la semplicità vera (e non quella squallida
di chi la usa perché non ha altro a disposizione) è un meraviglioso toccasana e bendaggio, medicazione per il dolore emotivo e psichico. Questa semplicità è la forma più intelligente di affrontare la vita e la realtà, evitando di complicarle in maniera random e inutilmente, evitando di costruire castelli per aria, evitando strutture labirintiche per problemi che richiederebbero in verità semplici soluzioni rapide e brillanti. Questi 3 livelli, questi 3 macrogruppi di persone sono ovviamente una mia generalizzazione, ma che fin troppo spesso, mi ha permesso di identificare in maniera anche abbastanza azzeccata le persone con cui entravo in contatto, fin quasi da subito. Ad ogni modo, voglio abbattere anche questo mio schema, sì, esatto, anche questa mia vecchia visione e catalogazione delle persone. Questo appartiene al ato, e sento che questo mio modo di ragionare non è più conforme al mio io attuale. Dopotutto, già, è vero, io ora sono cambiato! Non voglio più catalogare nulla, non voglio etichettare niente. Non mi importa. Voglio la mente libera e sgombra, e che possa vagare e conoscere e scoprire nuove cose. (Ricorda: la prima cosa da fare, quando tornerai alla tua vita, sarà di eliminare uno per uno i tuoi problemi!) Già, è proprio così. Lei mi ha detto così. Devo fare questo! E mentre continuo a camminare nel viale, ho quindi un'idea: la piramide di Maslow. Lo psicologo Abraham Maslow nel 1954 pubblicò la piramide dei bisogni umani, una gerarchia di necessità umane concernenti la via della gratificazione individuale. In basso vi erano i bisogni fisiologici (fame, sete, sesso, ecc.), ovvero i bisogni più basilari e semplici, soddisfabili a breve termine ma con un livello di appagamento non così tanto alto. Via via salendo per la piramide vi erano bisogni, necessità più difficili da ottenere ma che concedevano livelli di gratificazione sempre più alti e duraturi nel tempo: bisogno di appartenenza ad un determinato gruppo sociale, bisogno di protezione, bisogno di stima e via discorrendo. Infine, in cima, sulla punta della piramide, la gratificazione più grande dell'essere umano era data dal cosiddetto bisogno di realizzazione,
ovvero, il soggetto che è riuscito dopo anni ed anni, a realizzare i suoi più grandi progetti, come l'apice di una carriera, una sistemazione familiare dignitosa, un sogno coronato, è colui che è riuscito ad adempiere alla più grande costruzione gratificante ed appagante della sua vita. Bene. Voglio partire da questo concetto per creare una mia struttura che possa così tornarmi utile. La mia personale piramide che ho in testa è una piramide delle mie necessità. E quindi contenente cose da migliorare, problemi da eliminare e così via. Potremmo vederli come degli obiettivi da sbloccare per poter rendere più sana la mia vita. E mentre continuo lentamente a camminare per questo viale, mi rendo conto di avere un foglio e una penna nella tasche dei pantaloni e comincio a redigerla. Metto in cima, sulla punta, le cose da risolvere con maggior priorità, e via via in fondo le altre cose da realizzare, in ordine decrescente di importanza. Mentre redigo questa mia piramide personalizzata, mi sento sempre più sicuro di me e fiducioso e di ottimo umore. Avere uno schema chiaro e scritto mi fa stare bene. Ogni obiettivo sbloccato, ogni sezione della piramide che quindi completerò, sarà una paura in più che verrà abbattuta, permettendomi di proseguire meglio nel mio percorso di vita. Ora come ora, credo di potercela davvero fare e di riuscire, o dopo o, a completare l'intera piramide. Sì, ci credo. Credere! Che cosa apparentemente complessa e che per troppo a lungo mi ha logorato e tormentato nelle terre del nichilismo! Ma cosa è davvero credere? Cosa c'è di male nel credere in qualcuno o in qualcosa? Credere, in realtà, è fondamentale. Ricordo un celebre discorso di Steve Jobs, il 12 giugno 2005, ai neolaureati della Stanford University, e tra moltissime cose brillanti, una in particolare mi rimase impressa, e recitava: "Non è possibile unire i puntini della vostra vita guardando avanti, potrete unirli solo guardandovi all'indietro. Perciò dovete avere fiducia che in qualche modo in futuro i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa. Il vostro intuito, il
destino, il karma, la vita, qualsiasi cosa sia. Questo tipo di approccio non vi lascerà mai a piedi, vi darà la fiducia nel seguire il vostro cuore e questo farà tutta la differenza!" Credere non significa dare per scontato che qualcosa funzionerà sempre e comunque, ma significa solo aver fiducia. Fiducia in qualcosa, oppure fiducia in qualcuno; magari qualcuno a cui hai visto fare cose stupende,cose incredibili, cose che a nessun altro hai visto fare. Tu non dai per scontato che quella persona possa essere infallibile, o la migliore di sempre, aldilà del tempo e dello spazio, sopra ogni cosa, né che possa sempre aver ragione o essere sempre e comunque vincente in ogni contesto. Ma semplicemente crederai che possa farcela. Guardando alla sua vita capirai che ha fatto cose stupende tutto sommato, e che, cazzo, sì, probabilmente perfino cose che nessun altro avrebbe mai davvero fatto, o magari non in quel modo, e la considererai meravigliosamente imperfetta ed umana, beh, e allora, che male c'è nel riporre in essa la tua fiducia? Creare non significa creare verità assolute, ma solo aver fiducia, concedere il beneficio del dubbio a quella cosa o quella persona, la possibilità che POSSA farcela! E perché no? Perché no? Se la conoscete davvero bene, nel profondo, perché no? È semplicemente la spinta emotiva in più, l'energia che fa da propulsore per andare avanti nella propria vita e seguire con felicità i propri progetti, senza dare per scontato che si realizzeranno o che saranno perfetti, ma dando per possibile che si realizzerebbero se veramente dessimo tutto di noi stessi. Credere. Avere fiducia. E non creare verità assolute, non creare fantasie, non creare schemi irrazionali. È tutto qui. Se poi, questa cosa, o meglio persona, che conosciamo così bene, e in cui riponiamo la più profonda nostra fiducia, coincide con noi stessi, quella ecco che allora si chiama autostima, ed essa è la forza vitale principale, viene ancora prima della forza di volontà. Infine, un ultimo punto fondamentale su cui dovrei riflettere, credo sia l'equilibrio nella propria vita. Anche esso appartiene al reame della Semplicità. Mentre comincio a rimuginare sul concetto di equilibrio, ecco che in fondo al
viale scorgo qualcosa attraverso le fronde di alcuni alberi: delle figure, sembrano degli angeli, ma sono sbiaditi, non li vedo bene a questa distanza. Forse sono delle rappresentazioni delle mie future forme di felicità, come diceva Lisa. E appaiono sbiadite perché ancora non le conosco e non mi ci sono ancora avvicinato, ma sono là, che attendono alla fine del viale. Però c'è anche un'altra persona in fondo che mi guarda. All'improvviso vengo investito da potenti sensazioni e intuizioni, e comincio ad acquisire consapevolezza di molte cose. Ed ecco che questi pensieri rapidamente prendono forma ed espressione e mi sovraccaricano in un' esplosione creativa e curativa. Come mantenere un equilibrio? Semplice. Cambiando cose da fare. Proponendosi cose diverse da fare. Non trasformando nulla in routine. Concedendosi dei lussi e dei piccoli regali ogni giorno. Non diventando mai dei disfattisti che gettano la spugna né degli stakanovisti autodistruttivi schiavi delle proprie virtù e dei propri doveri. Facendo molte attività diverse e provandone di nuove. Leggendo. Proponendosi cose alternative e progetti da realizzare a breve e medio termine, così, per il gusto di farlo, per giocare. Parlando con persone diverse e ricercando nuovi stimoli. Creando nuove idee, nuovi ghiribizzi, cose da sperimentare, piccole cose da provare a fare, anche col proprio partner. Provando nuovi modi di fare sesso col proprio partner, anche molto più spinti e perversi, purché siano in reciproci desideri, sintonia e rispetto, daranno più pepe al rapporto evitando che scada nel monotono, nel ripetitivo e nel banale (e quello vorrebbe dire insultare il sesso!). Cambiando diete e modi di mangiare, attività sportive, serie televisive, film , libri, generi musicali, auto diverse, veicoli nuovi da provare a guidare, magari conseguendo patenti nautiche o per moto di grossa cilindrata o che so io; cambiando dopobarba, schiuma da barba, shampoo e balsamo, facendo i folli e i sobri, gli esuberanti e i diligenti, mantenendo una rigida professionalità e al contempo una semplice cordiale affabilità; non scadendo mai nell'affettazione, nella leziosità, nelle sovrastrutture artificiose della personalità o nella superbia, ma esprimendosi nella leggerezza, nell'umiltà e nell'amore verso sé stessi e il prossimo, mantenendo però il proprio orgoglio e la propria dignità; si mantiene il proprio equilibrio conservando la propria forte sicurezza e la propria maturità, e allo stesso tempo, non perdendo mai, quando necessario, la capacità di saper ancora sognare come un bambino!
Mentre comincio a scorgere il viso della persona che mi aspetta alla fine del vicolo, mi rendo conto di aver fatto tanto, di essermi spinto molto lontano, e che tuttavia il viaggio è appena cominciato. Ho redatto la mia piramide. Eliminerò i miei problemi, perseguirò i miei successi, e di volta in volta li annoterò sulla stessa piramide. Ho contemplato il significato originale del credere e il valore antico e intramontabile dell'equilibrio. Ho riafferrato la bellezza e l'armonia della Semplicità. Ora non mi resta che andare oltre. Là in fondo al viale c'è quella persona che incontrai per la prima volta quel lontano 7 maggio, e che ancora oggi, è qui, al mio fianco. Lei, la mia splendida ragazza.
9.2 Conclusione
Mentre mi viene incontro sorridendo, sorrido anche io di pura felicità, e lei mi abbraccia. Ci baciamo. Finalmente risento il suo profumo e il suo calore fantastici, che mi inondano. Mi prende per mano e mi fa: "Amòòòòòò, dove sei stato tutto 'sto tempo? Vieni. Andiamo subito a comprare una bottiglia di limoncello e un paio di kebab da mangiare sulle Mura." Tutta radiosa e sprizza amore da tutti i pori, come le dico io quando la prendo in giro. "Va bene, sì, che bello! Però dopo, Pucci, con la penna devi farmi la stella di Let Go sul polso come l'anno scorso" le rispondo io. "Certo, ahah!" Siamo insieme e felici. E mentre camminiamo mano nella mano, mi volto verso delle fronde di alcuni alberi, che si protendono verso il cielo. Da lontano, prima, avevo visto tra esse delle sagome strane, come degli angeli. Avevo erroneamente immaginato che fossero rappresentazioni di nuove forme di felicità, ma avevo dimenticato che ormai adesso sono di nuovo nella mia vita normale di tutti i giorni. Probabilmente, in realtà, erano soltanto delle nuvole. Ma mentre la Pucci col suo contagioso buon umore mi tira via tenendomi per mano, a so sulle Mura di Lucca, per andare a comprare il limoncello e i kebab, sinceramente, sento che non è più necessario neanche pensare, perché in realtà non mi importa. Mi sento ormai così semplice, leggero, superficiale, libero, felice e sano, che non necessito di nient'altro.
Già, non voglio pensare, non voglio sprofondare, e a dire il vero non mi interesserebbe neanche volare. Ora come ora, in realtà, tutto ciò che voglio... è solo continuare a camminare.
Lo Psiconauta
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