Cori da “La Rocca” T. S. Eliot
Cori da “La Rocca”
Coro I Si leva a volo l’Aquila alla sommità del Cielo; Il Cacciatore coi cani segue il suo percorso. O rivoluzione perpetua di stelle configurate, O ricorrenza perpetua di stagioni determinate, O mondo di primavera e d’autunno, di nascita e morte! Il ciclo senza fine dell’idea e dell’azione, L’invenzione infinita, l’esperimento infinito, Portano conoscenza del moto, non dell’immobilità; Conoscenza del linguaggio, ma non del silenzio; Conoscenza delle parole, e ignoranza del Verbo. Tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza, Tutta la nostra ignoranza ci porta più vicino alla morte. Ma più vicino alla morte, non più vicini a Dio. Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo? Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo? Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nell’informazione? I cicli del Cielo in venti secoli Ci portano più lontani da DIO e più vicini alla Polvere. Viaggiavo verso Londra, alla City che è preda del tempo, La dove il Fiume scorre con flutti stranieri. Laggiù mi dissero: abbiamo troppe chiese, E troppo poche osterie. Laggiù mi dissero: Se ne vadano i parroci. Gli uomini non hanno bisogno della Chiesa Nel luogo in cui lavorano, ma dove ano le domeniche. In città non abbiamo bisogno di campane: Che sveglino i sobborghi. Camminai fino ai sobborghi, e là mi dissero: Sei giorni lavoriamo, il settimo vogliamo andare in gita Con l’automobile fino a Hindhead, o a Maidenhead. Se il tempo è brutto restiamo a casa a leggere i giornali. Nei distretti industriali mi dissero Delle leggi economiche. Nelle campagne ridenti sembrava Vi fosse solo posto per picnic. E sembra che la Chiesa non sia desiderata Nelle campagne, e nemmeno nei sobborghi; in città Solo per importanti matrimoni. CORIFEO: Silenzio! Tenetevi a rispettosa distanza. Perché vedo la Rocca Avvicinarsi. Forse darà risposta a tutti i nostri dubbi. La Rocca. Colei che veglia. La Straniera. 2
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Colei che ha visto cosa è accaduto. Colei che vede ciò che accadrà. La Testimone. Colei che critica. La Straniera. La visitata da Dio, e nella quale è innata la verità. Entra la ROCCA, guidata da un RAGAZZO LA ROCCA Il destino degli uomini è infinita fatica, Oppure ozio infinito, il che è anche peggio, Oppure anche un lavoro irregolare, il che non è piacevole. Ho pigiato da sola l’uva nel torchio, e so Che è faticoso esser davvero utili, rinunciando Alle cose che gli uomini ritengono felicità, cercando Le buone opere che restano oscure, accettando Con viso fermo quelle che arrecano ignominia, L’applauso di tutti o l’amore di nessuno Tutti son pronti a investire denaro, ma i più Si aspettano i dividendi. Io vi dico: Rendete perfetta la vostra volontà. Vi dico: non pensate al raccolto Ma solo alla semina giusta. Il mondo rotea e il mondo cambia, Ma una cosa non cambia. In tutti i miei anni una cosa non cambia. Comunque la mascheriate, questa cosa non cambia: La lotta perpetua del Bene e del Male. Dimentichi, voi trascurate gli altari e le chiese; Voi siete gli uomini che in questi tempi deridono Tutto ciò che è stato fatto di buono, trovate spiegazioni Per soddisfare la mente razionale e illuminata. E poi, trascurate e disprezzate il deserto. Il deserto non è così remoto nel tropico australe, Il deserto non è solo voltato l’angolo, Il deserto è ato nel treno della metropolitana Presso di voi, il deserto è nel cuore di vostro fratello. Il buono è colui che costruisce, se costruisce ciò che è buono. Vi mostrerò le cose che ora si stanno facendo, E alcune delle cose che molto tempo fa furono fatte, Così che prendiate coraggio. Rendete perfetta la vostra volontà. Fate che io vi mostri l’opera degli umili. Ascoltate. Le luci si attenuano; nella penombra si odono cantare le voci degli OPERAI In luoghi abbandonati Noi costruiremo con mattoni nuovi Vi sono mani e macchine E argilla per nuovi mattoni E calce per nuova calcina Dove i mattoni sono caduti 3
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Costruiremo con pietra nuova Dove le travi sono marcite Costruiremo con nuovo legname Dove parole non sono pronunciate Costruiremo con nuovo linguaggio C’è un lavoro comune Una Chiesa per tutti E un impiego per ciascuno Ognuno al suo lavoro. Ora un gruppo di OPERAI si staglia contro il cielo offuscato. Da lontano rispondono loro le voci dei DISOCCUPATI Nessuno ci ha offerto un lavoro Con le mani in tasca E il viso basso Stiamo in piedi all’aperto E tremiamo nelle stanze senza fuoco. Solo il vento si muove Sui campi vuoti, incolti Dove l’aratro è inerte, messo di traverso Al solco. In questa terra Ci sarà una sigaretta per due uomini, Per due donne soltanto mezza pinta Di birra amara. In questa terra Nessuno ci ha offerto un lavoro. La nostra vita non è bene accetta, la nostra morte Non è citata dal “Times”. Ancora canto d’OPERAI Il fiume scorre, le stagioni ano, Il ero e lo stormo non hanno tempo da perdere. Se gli uomini non edificano Come vivranno? Quando il campo è coltivato Ed il frumento è pane Non moriranno in un letto troppo corto E in un lenzuolo stretto. In questa strada Non c’è principio, non movimento, né pace né fine Solo rumore senza parole, e cibo senza gusto. Senza indugio, senza fretta Costruiremo il principio e la fine della strada Ne costruiamo il senso: Una Chiesa per tutti E un mestiere per ciascuno Ognuno al suo lavoro.
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Coro II Così i vostri padri furono fatti concittadini dei santi, della casa di DIO, edificata sulle fondamenta degli apostoli e dei profeti, Gesù Cristo medesimo essendo la pietra angolare. Ma voi, avete edificato bene che ora sedete smarriti in una casa in rovina? Dove molti sono nati destinati all’ozio, a vite inutili e a squallide morti, a inasprito disprezzo in alveari senza miele, e coloro che vorrebbero costruire e ristabilire aprono il palmo della mano e inutilmente guardano a terre straniere perché la carità sia maggiore o l’urna riempita. La vostra costruzione è imperfetta, e voi sedete pieni di vergogna e vi chiedete se, e come, potrete essere uniti a edificare una dimora di DIO nello Spirito, lo Spirito che mosse sulla superficie delle acque come una lanterna posata sulla schiena di una tartaruga. E alcuni dicono: “Come possiamo amare il nostro prossimo? Perché l’amore deve realizzarsi nell’atto, come il desiderio si unisce a ciò che si desidera; abbiamo da dare soltanto la nostra fatica, e la nostra fatica non è richiesta. Restiamo in attesa negli angoli, e non abbiamo altro che le canzoni che possiamo cantare e che nessuno vuol sentire cantare; in attesa, alla fine di essere gettati via, in un mucchio più inutile del letame”. Voi, avete edificato bene, avete dimenticato la pietra angolare? Parlate delle giuste relazioni fra gli uomini, ma non delle relazioni fra gli uomini e DIO. “La nostra cittadinanza è in cielo”; si, ma quello è il modello, il tipo, della vostra cittadinanza sulla terra. Quando i vostri padri fissarono il luogo di DIO, e posero tutti i santi scomodi, gli apostoli e i martiri, in una specie di Giardino Zoologico, soltanto allora furono in grado di dare inizio all’espansione imperiale e allo sviluppo industriale. Esportarono ferro, carbone e manufatti di cotone e illuminazione intellettuale e ogni cosa, compreso il capitale e numerose versioni del Verbo di DIO: convinta di avere una missione, la razza inglese la portò a termine, ma cose malferme lasciò in patria. Di tutto ciò che fu fatto in ato voi mangiate il frutto, marcio o maturo che sia. E la Chiesa deve sempre edificare, e sempre decadere, e dev’essere sempre restaurata. Noi subiamo le conseguenze di tutte le cattive azioni del ato: dell’ignavia, dell’avarizia, della gola, della dimenticanza del Verbo di DIO, dell’orgoglio, della lussuria, del tradimento, di tutte le azioni peccaminose. 5
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E di tutto ciò che fu fatto ed era buono, di questo avete l’eredità. Perché le buone e le cattive azioni appartengono a un uomo solo, quando se ne sta solo dall’altra parte della morte, ma qui sulla terra avete la ricompensa del bene e del male che fu fatto da quelli che vi hanno preceduto. E potete riparare a tutto ciò che è male procedendo insieme in umile pentimento, per espiare i peccati dei vostri padri; e tutto ciò che era buono dovete lottare per mantenerlo con cuore devoto come fu devoto il cuore di quelli, fra i vostri padri, che lottarono per conquistarlo. La Chiesa deve edificare di continuo, perché è continuamente minata dall’interno e attaccata dall’esterno; perché questa è la legge della vita; e dovete ricordare che in tempo di prosperità il popolo dimenticherà il tempio, e in tempo di avversità gli sarà contro. Che vita è la vostra se non avete vita in comune? Non esiste vita se non nella comunità, e non esiste comunità se non è vissuta in lode di Dio. Persino l’anacoreta che medita in solitudine, per il quale i giorni e le notti ripetono le lodi di DIO, prega per la Chiesa, il Corpo di Cristo incarnato. E ora vivete dispersi su strade che si snodano come nastri, e nessuno conosce il suo vicino o si interessa a lui a meno che il suo vicino non gli arrechi troppo disturbo, ma tutti corrono su e giù con le automobili, familiari con le vie ma senza un luogo in cui risiedere. E nemmeno la famiglia si muove tutta unita, poiché ogni figlio vorrebbe la sua motocicletta, e le figlie cavalcano sellini casuali. Molto da abbattere, molto da costruire, molto da sistemare di nuovo; fate che l’opera non venga ritardata, che il tempo e il braccio non siano inutili; l’argilla sia tratta dalla cava, la sega tagli la pietra, nella fucina il fuoco non si estingua.
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Coro III Il Verbo del SIGNORE mi giunse dicendo: o città miserabili d’uomini intriganti, o sciagurata generazione d’uomini colti, traditi nei dedali del vostro stesso ingegno, venduti dai profitti delle vostre invenzioni: vi ho dato mani che distogliete dall’adorazione, vi ho dato la parola, e voi l’usate in infinite chiacchiere, vi ho dato la mia Legge, e voi fate contratti, vi ho dato labbra, per esprimere sentimenti amichevoli. Vi ho dato cuori, e voi li usate per sospettarvi. Vi ho dato il libero arbitrio, e voi non fate altro che alternarvi fra la speculazione futile e l’azione sconsiderata. Molti sono impegnati a scrivere libri e stamparli, molti desiderano vedere il loro nome a stampa, molti leggono solo i risultati delle corse. Leggete molto, ma non il Verbo di DIO, costruite molto, ma non la Casa di DIO. Mi costruirete una casa di gesso col tetto ondulato, per riempirla con i rifiuti dei giornali della domenica? PRIMA VOCE MASCHILE: Un Grido dall’Oriente: Che sarà fatto alla spiaggia delle navi che fumano? Lascerete il mio popolo dimentico e dimenticato all’ozio, alla fatica, al farneticante stupore? Saranno lasciati soltanto la ciminiera spezzata, la chiglia scrostata, una catasta di ferro arrugginito, in una strada cosparsa di mattoni, dove la capra s’arrampica, dove il Mio Verbo non è pronunciato. SECONDA VOCE MASCHILE: Un Grido dal Nord, dall’Occidente e dal Sud da cui migliaia di persone ogni giorno viaggiano verso la Città preda del tempo; dove il Mio Verbo non è pronunciato, nella terra delle lobelie e delle flanelle da tennis il coniglio s’intanerà e il pruno tornerà a far visita, l’ortica fiorirà nell’aiuola di ghiaia, e il vento dirà: “Qui atei dignitosi vi furono: unico loro monumento la strada asfaltata e un migliaio di palline da golf perdute”. CORO: Edifichiamo invano se il SIGNORE non edifica con noi. 7
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Potete reggere forse la Città se il SIGNORE non resta con voi? Mille vigili che dirigono il traffico non sanno dirvi né perché venite né dove andate. Una colonia intera di cavie o un’orda d’attive marmotte edificano meglio di coloro che edificano senza il SIGNORE. Ci leveremo in piedi fra rovine perenni? Ho amato la bellezza della Tua Casa, la pace del Tuo santuario, ho spazzato i pavimenti e adornato gli altari. Là dove non c’è tempio non vi saranno dimore, sebbene abbiate rifugi e istituzioni, alloggi precari dove si paga l’affitto, scantinati che cedono dove il topo si nutre o latrine con porte numerate o una casa un po’ meglio di quella del vicino; Quando la Straniera dice: “Qual è il significato di questa città? Vi accalcate vicini perché vi amate l’un l’altro?”. Cosa risponderete: “Ci accalchiamo per trarre denaro l’uno dall’altro”? oppure “Questa è una comunità”? E la Straniera partirà e tornerà nel deserto. O anima mia, che tu sia pronta per la venuta della Straniera, che tu sia pronta per colei che sa come fare domande. O stanchezza di uomini che vi stornate da DIO per la grandezza della vostra mente e la gloria della vostra azione, per le arti e le invenzioni e le imprese temerarie, per gli schemi della grandezza umana del tutto screditata che riducete la terra e l’acqua al vostro servizio, che sfruttate i mari e sviscerate le montagne, che dividete le stelle in comuni e preferite, impegnati a ideare il frigorifero perfetto, impegnati a risolvere una morale razionale, impegnati a stampare più libri che potete, a far progetti di felicità e a buttar via bottiglie vuote, ando dalla vacuità ad un febbrile entusiasmo per la nazione o la razza o ciò che voi chiamate umanità; sebbene abbiate dimenticato la via al Tempio v’è una che ricorda la via alla vostra porta: potete eludere la Vita, ma non la Morte. Non rinnegherete la Straniera.
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Coro IV C’è chi vorrebbe edificare il Tempio, e chi preferirebbe che il Tempio non fosse edificato. Ai giorni di Neemia il Profeta non c’era alcuna eccezione alla regola generale. Nel palazzo di Susan, nel mese di Nisan, egli servì del vino al re Artaserse e pianse per la città diruta, Gerusalemme; e il re diede licenza di partire, in modo che potesse edificare di nuovo la città. Così egli andò, con pochi, fino a Gerusalemme, e ando vicino al pozzo del dragone e alla porta del letame, vicino alla porta della fonte e all’acquedotto del re considerò Gerusalemme distrutta, consumata dal fuoco; nemmeno un animale aveva spazio per cui are. C’erano fuori nemici per distruggerlo, e dentro c’erano spie ed opportunisti, quando lui e i suoi uomini posero mano a riedificare il muro. Così edificarono come gli uomini devono edificare, con la spada in una mano e la cazzuola nell’altra.
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Coro V O Signore, difendimi dall’uomo che ha eccellenti intenzioni e cuore impuro: perché il cuore è su tutte le cose fallace, e disperatamente malvagio. Sanballat l’Horonita e Tobia l’Ammonita e Ghesem l’Arabo: erano senza dubbio dotati di spirito pubblico e zelo. Proteggimi dal nemico che ha qualcosa da guadagnare: e dall’amico che ha qualcosa da perdere. Ricordando le parole di Neemia il Profeta: “Con la cazzuola in una mano, e la pistola pronta nella fondina”. Quelli che stanno in una casa il cui uso è dimenticato: sono come serpenti distesi su scale cadenti, soddisfatti al sole. E gli altri corrono attorno come cani, pieni d’iniziativa, e fiutano ed abbaiano: dicono, “Questa casa è un nido di serpi, distruggiamola, mettiamo fine a questi abominii, alle turpitudini dei Cristiani”. Questi non sono giustificati, né lo sono gli altri. E scrivono libri innumerevoli; troppo vacui e distratti per rimanere in silenzio: ognuno alla ricerca della propria elevazione, nascondendo la propria vuotezza. Se umiltà e purezza non sono nel cuore non sono nella casa: e se non sono nella casa non saranno nella Città. L’uomo che durante il giorno ha costruito qualcosa, quando cala la notte ritorna al focolare: per essere benedetto dal dono del silenzio, e prima di dormire si assopisce. Ma siamo circondati da serpenti e cani: per cui qualcuno deve stare all’opera, e altri tenere le lance.
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Coro VI E’ difficile per coloro che non hanno mai conosciuto persecuzione, e che non hanno mai conosciuto un Cristiano, credere a questi racconti di persecuzione Cristiana. E’ difficile per coloro che vivono presso una Banca dubitare della sicurezza del loro denaro. E’ difficile per coloro che vivono presso un commissariato credere nel trionfo della violenza. Pensate che la fede abbia già conquistato il mondo e che i leoni non abbisognino più di guardiani? Avete bisogno che vi si dica che qualunque cosa sia stata può essere ancora? Avete bisogno che vi si dica che persino modeste cognizioni che vi permettono d’essere orgogliosi in una società educata difficilmente sopravviveranno alla Fede a cui devono il loro significato? Uomini! Pulitevi i denti quando vi alzate e quando andate a letto; Donne! pulitevi le unghie; Voi vi pulite il dente del cane e il tallone del gatto. Perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa? Perché dovrebbero amare le sue leggi? Essa ricorda loro la Vita e la Morte, e tutto ciò che vorrebbero scordare. E’ gentile dove sarebbero duri, e dura dove essi vorrebbero essere teneri. Ricorda loro il Male e Il Peccato, e altri fatti spiacevoli. Essi cercano sempre d’evadere dal buio esterno e interiore sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d’essere buono. Ma l’uomo che è adombrerà l’uomo che pretende di essere. E il Figlio dell’Uomo non fu crocifisso una volta per tutte, il sangue dei martiri non fu versato una volta per tutte, le vite dei Santi non furono donate una volta per tutte: Ma il Figlio dell’Uomo è sempre crocifisso e vi saranno sempre Martiri e Santi. E se il sangue dei Martiri deve fluire sui gradini dobbiamo prima costruire i gradini; E se il Tempio dev’essere abbattuto dobbiamo prima costruire il Tempio.
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Coro VII In principio DIO creò il mondo. Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre erano sopra la faccia dell’abisso. E quando vi furono uomini, nei loro vari modi lottarono in tormento alla ricerca di DIO. Ciecamente e vanamente, perché l’uomo è cosa vana, e l’uomo senza DIO è un seme nel vento, trascinato qua e là non trova luogo dove posarsi e dove germinare. Essi seguirono la luce e l’ombra, e la luce li condusse verso la luce e l’ombra li condusse verso la tenebra, ad adorare serpenti ed alberi, ad adorare demoni piuttosto che nulla: a piangere per la vita oltre la vita, per un’estasi non della carne. Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso. E lo Spirito si muoveva sopra la faccia delle acque. E gli uomini che si volsero verso la luce ed ebbero conoscenza della luce inventarono le Religioni Maggiori; e le Religioni Maggiori erano buone e condussero gli uomini dalla luce alla luce, alla conoscenza del Bene e del Male. Ma la loro luce era sempre circondata e colpita dalle tenebre come l’aria dei mari è trafitta dal fiato immobile e morto della Corrente Artica; e giunsero a un limite, a un limite estremo mosso da un guizzo di vita, e giunsero allo sguardo rinsecchito e antico di un bimbo morto di fame. Preghiere scritte in cilindri girevoli, adorazione dei morti, negazione di questo mondo, affermazione di riti il cui senso è dimenticato nella sabbia irrequieta sferzata dal vento, o sopra le colline dove il vento non farà mai posare la neve. Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso. Quindi giunsero, in un momento predeterminato, un momento nel tempo e del tempo, Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: sezionando, bisecando il mondo del tempo, un momento nel tempo ma non come un momento di tempo, un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato. Quindi sembrò come se gli uomini dovessero procedere dalla luce alla luce, nella luce del Verbo, attraverso la ione e il Sacrificio salvati a dispetto del loro essere negativo; Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima, eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce; 12
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spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un’altra via. Ma sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai accaduto prima: sebbene non si sappia quando, o perché, o come, o dove. Gli uomini hanno abbandonato DIO non per altri dei, dicono, ma per nessun dio; e questo non era mai accaduto prima. Che gli uomini negassero gli dèi e adorassero gli dèi, professando innanzitutto la Ragione. E poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita, o Razza, o Dialettica. La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte, cosa possiamo fare se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto in un’età che avanza all’indietro progressivamente? VOCE DEI DISOCCUPATI (da lontano): In questa terra ci sarà una sigarette ogni due uomini, ogni due donne soltanto mezza pinta di birra amara… CORO: Che cosa dice il mondo, il mondo intero forse si smarrisce con auto potentissime su strade secondarie? VOCE DEI DISOCCUPATI (più debolmente): In questa terra nessuno ci ha dato occupazione… CORO: Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso. E’ la Chiesa che ha abbandonato l’umanità, o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa? Quando la Chiesa non è più considerata, e neanche contrastata, e gli uomini hanno dimenticato tutti gli dei salvo l’Usura, la Lussuria e il Potere.
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Coro VIII O Padre accogliamo le tue parole, e prenderemo coraggio per il futuro, ricordando il ato. I pagani sono pervenuti alla tua eredità, e hanno macchiato il tuo tempio. Chi è questi che giunge da Edom? Egli da solo ha pigiato l’uva nel torchio. Vi giunse uno che parlò della vergogna di Gerusalemme e macchiò i luoghi sacri; Pietro l’Eremita, che flagellava con le parole. E fra coloro che l’ascoltavano c’erano alcuni uomini buoni, molti che erano malvagi, e molti non erano per niente, come tutti gli uomini in qualsiasi luogo, alcuni se ne andarono per amore di gloria, alcuni se ne andarono che erano infaticabili e curiosi, alcuni rapaci e lussuriosi, molti lasciarono il corpo ai nibbi della Siria o furono dispersi in mare lungo il viaggio; molti lasciarono l’anima in Siria, continuando a vivere immersi nella corruzione morale, molti tornarono indietro spezzati, ammalati e costretti all’elemosina, trovando uno straniero alla porta: giunsero a casa screpolati dal sole dell’Est e dai sette peccati capitali della Siria. Ma il nostro re si portò bene ad Acri. E a dispetto di tutto il disonore, degli stendardi spezzati, delle vite spezzate, della fede spezzata in un luogo o in un altro, c’era qualcosa che essi lasciarono, ed era più che i racconti di vecchi in sere d’inverno. Solo la fede poteva aver fatto ciò che fu fatto bene, l’integra fede di pochi, la fede parziale di molti. Non avarizia, lascivia, tradimento, invidia, indolenza golosità, gelosia, orgoglio: non queste cose fecero le Crociate, ma furono queste cose che le disfecero. 14
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Ricordate la fede che trasse gli uomini dai loro focolari al richiamo di un predicatore errante. La nostra età è un età di virtù moderata e di vizio moderato in cui gli uomini non deporranno la croce perché mai l’assumeranno. Eppure nulla è impossibile, nulla, agli uomini di fede e convinzione. Rendiamo quindi perfetta la nostra volontà. O DIO, aiutaci.
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Coro IX Figlio dell’Uomo, guarda con i tuoi occhi e ascolta con i tuoi orecchi e disponi il cuore a tutto ciò che ti mostro. Chi è colui che ha detto: la Casa di DIO è una Casa di Dolore; dobbiamo camminare vestiti di nero e andare tristemente, con il viso affranto, dobbiamo andare fra muri vuoti, tremando umilmente, mormorando appena, fra poche luci disperse e tremolanti? Essi vorrebbero rimettere a DIO la propria sofferenza, la pena che dovrebbero provare per i loro peccati e per le loro colpe mentre si occupano delle loro faccende quotidiane. Eppure camminano per le strade a testa alta, orgogliosi, come dei purosangue pronti alla corsa, Si agghindano, indaffarati al mercato, nel foro, e in tutte l’altre riunioni mondane. Pensano bene di se stessi, pronti ad ogni occasione di festività, completamente soddisfatti. Piangiamo in una stanza appartata, impariamo la via della penitenza, impariamo la gioiosa comunione dei santi. L’anima dell’uomo deve affrettarsi alla creazione. Dalla pietra informe, quando l’artista si unì alla pietra, sorgono sempre forme di vita nuove, dall’anima dell’uomo congiunta all’anima della pietra; dalle forme pratiche e prive di significato di tutto ciò che vive o è senza vita congiunto all’occhio dell’artista, sorge una vita nuova, una nuova forma, un nuovo colore. Dal mare del suono la vita della musica, dalla fanghiglia delle parole, dal nevischio e dalla grandine delle imprecisioni verbali, dei pensieri e dei sentimenti approssimativi, delle parole che hanno sostituito i pensieri e i sentimenti, sorge l’ordine perfetto del discorso, e la bellezza dell’incanto. SIGNORE, non porremo questi doni al Tuo servizio? Non porremo al Tuo servizio tutte le nostre forze per la vita e la dignità, la grazia e l’ordine, e per le gioie intellettuali dei sensi? Il SIGNORE che ci creò vorrà che noi stessi creiamo e nuovamente poniamo la nostra creazione al Suo servizio che è già Suo servizio creare. Perché l’Uomo è corpo e spirito congiunti, e quindi deve servire come corpo e spirito. Visibile e invisibile, due mondi si incontrano nell’uomo; 16
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visibile e invisibile si devono incontrare nel Suo Tempio. Non rinnegate il corpo. Ora vedrete il Tempio completato: dopo molto contendere, e dopo molti ostacoli; perché l’opera della creazione non è mai senza travaglio; la pietra cui è stata data una forma, il crocifisso visibile, l’altare addobbato, la luce che sale, La luce La luce Il ricordo visibile della Luce Invisibile.
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Coro X Avete visto la casa edificata, l’avete vista adornata da uno che venne nella notte, e ora è dedicata a DIO. Ora è una chiesa visibile, una luce di più su una collina in un mondo confuso ed oscuro, turbato dai portenti della paura. E che diremo del futuro? E’ una chiesa tutto ciò che possiamo edificare? o la Chiesa Visibile avanzerà a conquistare il Mondo? Il grande serpe è sempre mezzo sveglio, disteso in fondo all’abisso del mondo, attorcigliato nelle sue spire, finché si sveglia affamato e muovendo la testa qua e là si prepara al momento in cui potrà divorare. Ma il Mistero dell’Iniquità è un abisso troppo profondo perché occhi mortali lo possano penetrare. Allontanatevi da coloro che apprezzano gli occhi dorati del serpente, da coloro che adorano, che si offrono in sacrificio al serpente. Prendete la vostra strada e separatevi. Non siate troppo curiosi del Bene e del Male; non cercate di contare le onde future del Tempo; ma siate soddisfatti d’avere luce abbastanza per trovare il giusto o, per trovare un sostegno. O Luce Invisibile, noi Ti lodiamo! Troppo splendente per la visione mortale. O Luce Suprema, noi Ti lodiamo per la minore; per la luce da oriente che tocca al mattino le guglie, per la luce che a sera s’inclina a occidente sulle nostre porte, per il tramonto sui piccoli stagni quando vola il pipistrello, per la luce della luna e delle stelle, del gufo e della falena, per la luce splendente della lucciola su un filo d’erba. O Luce Invisibile, noi Ti adoriamo! Ti ringraziamo per tutte le luci che abbiamo , per la luce dell’altare e del santuario; per le piccole luci di coloro che a mezzanotte sono in meditazione e per le luci dirette fra i vetri colorati delle finestre e per la luce riflessa dalla pietra levigata, dai legni intagliati e dorati, dall’affresco multicolore. Il nostro sguardo è subacqueo, i nostri occhi guardano in alto e vedono la luce frantumarsi fra le acque inquiete. Vediamo la luce, ma non vediamo da dove giunge. O Luce Invisibile, noi Ti glorifichiamo!
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Nel nostro ritmo di vita terrena noi stanchi della luce. Noi siamo lieti quando il giorno ha fine, quando ha fine il gioco; e l’estasi è troppo dolore. Siamo fanciulli rapidamente stanchi: fanciulli che restano svegli di notte e poi cadono in sonno appena al razzo è stato dato fuoco; e il giorno è lungo per il lavoro o il gioco. Stanchi di distrazione o di concentrazione, dormiamo e siamo lieti di dormire, controllati dal ritmo del sangue e del giorno e della notte e delle stagioni. E dobbiamo estinguere la candela, spegnere il lume e riaccenderlo; Per sempre dobbiamo smorzare, per sempre riaccendere la fiamma. Per cui Ti ringraziamo per la nostra piccola luce, variata dall’ombra. Ti ringraziamo per averci sospinti a edificare, a cercare, a formare sulle punte delle nostre dita e al raggio dei nostri occhi. E quando avremo edificato un altare alla Luce Invisibile, che vi si possano porre le piccole luci per le quali fu creata la nostra visione corporea. E noi Ti ringraziamo che la Tenebra ricordi a noi la luce. O Luce Invisibile, Ti siano rese grazie per la Tua grande gloria!
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Cori da “La Rocca”
Indice Cori da “La Rocca”....................................................................................................1 Coro I ..........................................................................................................................2 Coro II .........................................................................................................................5 Coro III........................................................................................................................7 Coro IV........................................................................................................................9 Coro V .......................................................................................................................10 Coro VI......................................................................................................................11 Coro VII ....................................................................................................................12 Coro VIII...................................................................................................................14 Coro IX......................................................................................................................16 Coro X .......................................................................................................................18 Indice.........................................................................................................................20
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