a cura di Luigi Pachì
Samuele Nava
Uno studio inutile
Racconto lungo
Prima edizione febbraio 2015 ISBN 9788867756742 © 2014 Samuele Nava Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0
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Indice
Il libro
L'autore
Uno studio inutile
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Delos Digital e il DRM
In questa collana
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Il libro
Sherlock Holmes e la misteriosa morte di un astronomo: rivelazioni attorno allo studio della dinamica di un asteroide. Racconto vincitore dello Sherlock Magazine Award 2014
Perché Sherlock Holmes considera l’astronomia uno studio inutile? Per quale ragione l’ultima scoperta scientifica di un astronomo potrebbe spiegare le motivazioni per cui una mente geniale decide di dedicarsi al crimine? Per quale motivo l’innocenza di un ragazzo dipende dal confronto calligrafico tra un manoscritto scientifico e la pagina strappata dal taccuino di un poeta? Chi erano Ticho Brahe, Giovanni Keplero, James Moriarty? Ma soprattutto: chi è la graziosa suffragetta che costringe a un solenne giuramento il dottor Watson?
L'autore
Metalmeccanico bergamasco, classe 1970, Samuele Nava ha vinto nel 2010 e nel 2013 lo Sherlock Magazine Award, e da allora pubblica racconti apocrifi sulla rivista Sherlock Magazine. Scrive inoltre racconti fantastici, fantascientifici e mainstream. Ha pubblicato su Urania Mondadori, sulle riviste Writers Magazine Italia, Delos Science Fiction, e sui siti FantascienzaCom e ThrillerMagazine. Suoi racconti sono stati inclusi nelle raccolte edite da Delos Books: Sherlock Holmes in Italia, Il magazzino dei mondi, Il magazzino dei mondi 2, Riso Nero, 365 Racconti erotici per un anno, 365 Racconti horror per un anno, 365 Racconti sulla fine del mondo, 365 Storie d’amore. Con Lampi di Stampa ha partecipato all’antologia Delitti d’acqua dolce (pubblicando il racconto finalista al Premio Giallo Stresa 2012) e con Edizioni della Vigna a Strani Nuovi Mondi 2012.
Dello stesso autore
Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Sherlockiana ISBN: 9788867750382 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Sherlockiana ISBN: 9788867750887 Samuele Nava, Sherlock Holmes batte un colpo Sherlockiana ISBN: 9788867751679 Samuele Nava, La sindrome di Sherlock Holmes Sherlockiana ISBN: 9788867751860 Samuele Nava, Sherlock Holmes sull'isola dei cani Sherlockiana ISBN: 9788867752294 Samuele Nava, Caccia all'untore History Crime ISBN: 9788867753635
Capitolo 1
L’erudita cultura del mio amico Sherlock Holmes era notevole quanto la sua ignoranza. Nei primi giorni della nostra convivenza al 221B di Baker Street, rimasi del tutto sconcertato nello scoprire la più incredibile delle sue lacune culturali: ignorava totalmente la Teoria Eliocentrica Copernicana! I miei più fedeli lettori non lo avranno certo dimenticato. – Ora che me l’ha spiegata, Watson, farò del mio meglio per dimenticarla. – Arrivò ad affermare quella volta, lasciandomi a bocca aperta. Poi aggiunse: – È necessario prestare la massima attenzione alle nozioni che memorizziamo; selezionare e tenere in buon ordine solo quelle che interessano il nostro lavoro. Vede, amico mio, il cervello è una piccola soffitta che solo gli sciocchi stipano di cose inutili, nell’illusione che vi sia posto per tutto. Mi fu quindi chiaro da subito quanto fossero premeditati i suoi vuoti culturali e mi fu altresì chiaro che l’astronomia non rientrava tra le nozioni ch’egli considerava degne d’essere messe “in soffitta”. Per questo motivo non mi sorprese affatto l’atteggiamento disincantato col quale, una mattina d’ottobre dell’anno 1898, egli posò lo sguardo su un fascicolo intitolato: “Calcolo dell’orbita di un oggetto di undicesima magnitudine osservato in circoscritta zona astrale centrata sulla stella β Aquari”. Ne sfogliò le pagine con una smorfia di velato disgusto, quindi lo restituì a chi l’aveva sottoposto alla sua attenzione, pronunciando la frase lapidaria: – Uno studio inutile, signori, come tutta l’astronomia, del resto. Nell’imbarazzato silenzio che seguì, Holmes si chinò verso le braci ardenti del nostro caminetto e, afferrate le molle, strinse un tizzone per accendere la sua lunga pipa di ciliegio: – Ma questa è solo la modesta opinione di uno sprovveduto in materia – ebbe l’accortezza di aggiungere, aspirando le prime boccate. – E sono certo che voi non siate giunti fin qui per ricevere un parere sull’argomento di questa trattazione. – Certo che no – mi permisi di sottolineare, scrutando mortificato il volto severo dei nostri due illustri ospiti.
Lord Edward Spencer Jones, conte di Millbar nonché autorevole membro del Parlamento, e il professor Elmore Fitzpatrick, rettore del Naval College di Greenwich, si scambiarono una breve occhiata. Lord Spencer Jones, elegante e raffinato in ogni dettaglio, sedeva in poltrona sporgendo il busto in avanti. Serrava entrambe le mani al pomo del bastone da eggio che teneva puntato sulla pelle d’orso stesa lì davanti. Il rettore Fitzpatrick, che occupava la seconda poltrona, aveva invece un aspetto più dimesso, con la tozza corporatura rilassata contro lo schienale. Indossava l’abito scuro tipico del probo divulgatore di cultura. Stringeva tra le mani lo “studio inutile”, mentre in grembo conservava altri incartamenti. – Signor Holmes, – disse quest’ultimo con severità – la tragica scomparsa del professor Eugene Wittrich è stata una grande perdita per l’istituto universitario e per l’Osservatorio Reale di Greenwich. Egli ha dedicato l’intera vita all’osservazione della volta celeste e questo che lei ha definito “uno studio inutile” è il punto più alto della sua ricerca. Una scoperta scientifica di rilevanza epocale. – Non lo metto in dubbio, – convenne Holmes – ma mi permetto di notare che la pubblicazione che mi ha mostrato indica come autore un certo Harold Rabe, non Eugene Wittrich, che invece ne ha solo firmato la prefazione. – Ah! Ma allora non lo ha solo sfogliato superficialmente questo inutile fascicolo – sbottò Lord Spencer Jones con sarcasmo e malcelata irritazione. Tra le convulse e arricciolate evoluzioni del fumo della pipa, vidi disegnarsi sul volto grifagno di Sherlock Holmes quell’espressione cupa, tipica dei suoi stati umorali polemici. Era evidente quanto quell’autorevole rappresentante dell’ala conservatrice della “Camera Rossa” lo irritasse. – Nulla di ciò che viene sottoposto alla mia attenzione è valutato superficialmente – affermò, puntando gli occhi grigi al Pari d’Inghilterra. – Mi pare di intendere che secondo lei questo Harold Rabe si è impossessato di una scoperta astronomica che invece appartiene al defunto professor Wittrich. E dato che lo studio porta la prefazione di quest’ultimo, ritengo lei sostenga che quel breve testo introduttivo sia in verità un falso. Un beneplacito scritto da Rabe stesso, in un momento successivo alla morte del professore. – Proprio così, signor Holmes – confermò il rettore scartabellando tra i
documenti che reggeva in grembo. – Infatti vorremmo che lei… – Che eseguissi un confronto calligrafico? – Per l’appunto. – Rabe è stato così sfrontato da esibire un foglio manoscritto con la prefazione del professore? – Eccolo qua. Gli occhi del mio amico si illuminarono, concentrandosi sul foglio che il rettore gli porse. Lo afferrò, e in un sol gesto prese dalla mensola del caminetto la fida lente di ingrandimento, deponendo al suo posto la pipa ancora accesa. Si portò alla finestra a bovindo che affacciava su Baker Street, mettendosi in favore di luce prese a scrutare il manoscritto: – Naturalmente ha portato con lei qualche testo autografo comparativo di sicura provenienza. – Certo, signor Holmes, alcuni taccuini di appunti e, soprattutto, questo diario personale. Holmes si bloccò come congelato dalla visione del quaderno. Fu un attimo, ma compresi che in quell’attimo molte diverse possibili direzioni d’un percorso logico si aprivano davanti alla sua mente. Il segugio eccitato stava fiutando l’aria. D’improvviso si rivolse al Lord: – Lord Spencer Jones, in che modo è coinvolto in questa vicenda? Wittrich era suo amico? All’inaspettata domanda di Holmes, il Lord scosse la testa, perplesso se non contrariato e rispose: – Tre giorni fa ho ricevuto un telegramma da mia cugina Rose, la vedova del professor Wittrich. Solo ora ha avuto la forza emotiva di rimettere piede nello studio del marito e di leggerne il diario. Scoprendo tra quelle pagine quanto il professore fosse assorbito dalla sua ultima ricerca, quanto tenesse ai risultati che stava acquisendo e alla gloria accademica che ne avrebbe tratto. Inutile riferirle il suo sconcerto nell’apprendere che tale gloria era ora tutta per il giovane Harold Rabe. Holmes annuì, raccogliendo il diario dalle mani del rettore. Non potei trattenermi dal chiedere: – Nel diario, Wittrich parla di Rabe?
– Sì, ne accenna – mi rispose il rettore. – Rabe era suo assistente all’osservatorio. Lo descrive come un giovane di buona volontà e di qualche capacità. Nulla più di questo. Prima ancora di leggerne qualche o, Holmes osservò la copertina e le pagine del quaderno: – Qua e là mancano alcuni fogli, strappati con cura… niente di strano in questo, succede anche al mio Boswell di eliminare qualche appunto dai suoi fidi taccuini. Parlava di me, naturalmente. Io mi limitai a sorridere e annuire. Proseguì: – E poi, dalle date, noto che Wittrich non compilava il diario con regolarità. Di tanto in tanto lo aggiornava, senza porvi particolare cura. Ne lesse tra sé alcune parti, poi lo richiuse con un colpo secco. – Signori, – disse – se non rammento male quel che scrissero i giornali, il professor Eugene Wittrich è morto circa un mese fa, travolto da una carrozza in Regent Street. Un incidente che attirò la mia attenzione per il fatto che la carrozza che lo travolse svanì nel nulla. – Ha buona memoria, signor Holmes – confermò Lord Spencer Jones. – Pensavo ne sarebbero scaturite indagini interessanti, invece l’attenzione si spense subito. I due ospiti si scambiarono un’ennesima breve occhiata, quindi parlò il rettore: – Nessuno poteva dubitare che si fosse trattato di un incidente, capisce bene… – Un esimio professore travolto come un qualunque ubriaco all’uscita di un pub. Immagino fosse nell’interesse di tutti far dimenticare presto l’accaduto. Le parole di Holmes gelarono di nuovo il volto dei due aristocratici. – Travolto in Regent Street? Provai a portare avanti la discussione in maniera costruttiva: – Che dopo un simile avvenimento una carrozza possa lasciare indisturbata Regent Street, mi pare incredibile.
– Giusta osservazione, amico mio, ma l’incidente è avvenuto a tarda notte. L’affermazione di Holmes scacciò le mie parole come uno schiocco di dita scaccia una mosca fastidiosa. – Sì, – ammise il rettore Fitzpatrick – il professore si era attardato in un locale, il Cafè Royal, per festeggiare proprio con Rabe la conclusione delle ricerche astronomiche. E fu Rabe l’unico testimone dell’incidente. Sostenne che Wittrich era brillo e che si era gettato sotto la carrozza. – Tutte fandonie – sentenziò Lord Spencer Jones. – Solo ora comprendiamo il piano di quel miserabile. Pareva essere colui che più aveva da perdere dalla morte del professore, ma ora è tutto chiaro… Holmes emise un mugolio: – Credo che l’indagine meriti ulteriori… – Lasci perdere l’indagine sulla morte di Wittrich – sentenziò il Lord. – L’ispettore Lestrade ha già convocato a Scotland Yard Harold Rabe, e mi ha garantito che con qualche intimidazione e con la sua certificazione che la prefazione è un falso, il giovinastro ammetterà le sue colpe. Lei si limiti al confronto calligrafico. Lessi negli occhi di Holmes tutta l’irritazione per le parole di quel nobiluomo ancien règime. Temetti stesse per restituire i manoscritti sbattendoglieli sul viso, invece mi lanciò un’occhiata strana, indecifrabile e si limitò ad affermare: – Quindi lei è qui perché non avete nessuna prova concreta, e temete che le intimidazioni di Lestrade non giungano a buon fine. – Quel misero approfittatore deve pagare! Il dolore che ho letto sul volto di mia cugina è qualcosa che stringe il cuore. Holmes ignorò quell’ultimo sfogo, e si rivolse al rettore: – Perdoni l’ignoranza, ha detto che la scoperta scientifica di Wittrich ha un valore epocale. Può spiegarmene la ragione? – Il professore stava portando avanti da anni una misurazione astrometrica della posizione di diversi asteroidi della fascia più esterna del Sistema Solare. – Ha scoperto un asteroide mai rilevato prima? – Sì, signor Holmes. Ma una simile scoperta non è un avvenimento fuori dal
comune. A essere eccezionale è il percorso astrale dell’oggetto che Wittrich ha denominato “asteroide Eros”. Ha un’orbita ellittica che lo porta molto vicino alla Terra: è questa la scoperta epocale. È la prima volta che viene individuato un asteroide in periodico avvicinamento. – Sta parlando di un oggetto che potrebbe cadere sul nostro pianeta? – Ma no, no, – si affrettò a rispondere il rettore – i calcoli pubblicati parlano di un avvicinamento di milioni di chilometri. Ed è già avvenuto in ato senza che nessuno se ne sia accorto. L’ultima volta è stato nel 1894, la prossima sarà nel 1901, poi nel ’31, e si ripeterà ancora, periodicamente. Tutti questi avvicinamenti potranno essere sfruttati dagli astronomi per una misura di parallasse che permetterà un preciso calcolo della distanza della Terra dal Sole. Questa è l’importanza della scoperta. – Una scoperta che potrebbe aprire molte porte accademiche a quel farabutto! – esclamò Lord Spencer Jones. Holmes strinse gli occhi sul Lord, senza pronunciare parole. Trascorsero lunghi istanti di silenzio. Il Lord borbottò contrariato da quella fissità. Io allargai le mani invitandolo a pazientare, ad attendere ancora qualche momento. Il Lord palesò tutto il suo sconcerto al rettore, che scosse il capo. D’improvviso Holmes si diresse con scatto repentino alla nostra libreria, scrutò i dorsi dei vari volumi alla ricerca di qualcosa, parve trovarlo, ma tornò a voltarsi verso i nostri ospiti: – Rettore Fitzpatrick, le risulta che il professor Wittrich abbia frequentato l’università di Durham in ato? – Durham? No, non mi pare… – rispose perplesso – anzi, sono sicuro che ha sempre lavorato a Londra. Holmes annuì, allontanandosi dalla libreria e andando a posare il diario di Wittrich sul tavolino, accanto al microscopio. – Quanto le ci vorrà per certificare la falsità del manoscritto? – la voce di Lord Spencer Jones suonò irritata, al limite dell’esasperazione. Holmes rispose posando anche la lente sul tavolo: – Domattina le darò una risposta.
Mentre osservavo dalla finestra i due illustri personaggi montare in carrozza, Sherlock Holmes già scrutava le pagine manoscritte sotto le lenti del microscopio. Tacevo, nonostante avessi non poche osservazioni da fare circa l’incontro appena concluso, ma Holmes era immerso nella sua analisi e disturbarlo mi sarebbe stato fatale. Stava confrontando non le calligrafie ma la carta dei manoscritti. Quando poi si sollevò dalla sedia, disse: – La prefazione pare scritta su uno dei fogli strappati dal diario… Pronunciò la frase tornando verso la libreria. Il suo lungo dito indice scorse di nuovo i dorsi dei volumi finché si fermò su un libello alquanto sottile. Lo estrasse. Riconobbi subito quel breve testo e mi chiesi per quale ragione Holmes lo volesse consultare. Si trattava del famigerato trattato matematico che nessuno scienziato si era sentito all’altezza di recensire, l’opera di un genio che dopo aver toccato le vette della matematica aveva deciso di inabissarsi tra i gorghi del male. “Sulla dinamica di un asteroide”, era il titolo, James Moriarty l’autore. In quel momento ricordai che Moriarty aveva avuto una cattedra all’università di Durham. Per quale motivo Holmes ipotizzava un legame tra il genio del crimine e il nostro professor Wittrich? Nonostante la curiosità rimasi muto in attesa, finché Holmes rimise il fascicolo al suo posto. – Andiamo Watson, non perdiamo altro tempo!
Capitolo 2
Anche se operavamo sovente a stretto contatto con la polizia, ci era capitato di rado di dover mettere piede a Scotland Yard. Ma questa volta Holmes ordinò al vetturino dell’hansom di condurci al palazzo sulla Victoria Embankment. Alle mie prime osservazioni e domande, Holmes rispose negando di avere idee precise, ipotesi su cui lavorare. Eresse dunque il solito muro di reticenza. – E il confronto tra le due calligrafie? Su quello avrà le idee chiare, immagino. Coincidono? – Sono molto simili, ma non identiche. Il falsario ha commesso un paio di grossolani errori. – Ah, dunque esiste un falsario! Mi pare un buon punto di partenza. Annuì pensieroso ma non aggiunse altro. Allora gli chiesi del trattato di Moriarty. – Oh, quello… la dinamica dell’asteroide Eros mi ha ricordato la dinamica dell’asteroide ipotizzato da Moriarty. – Dopo sette anni Moriarty occupa ancora un posto privilegiato nella sua “soffitta”? – La mia soffitta? Ah! Non ha dimenticato quella mia teoria circa ciò che vale la pena ricordare. – Non solo, lei non ha dimenticato Moriarty, ma continua a rimuginarci sopra. – Cercare di capire le motivazioni che spingono una grande mente a lavorare per il male, non è affatto uno studio inutile.
A Scotland Yard fu un certo agente Stockwell a prenderci in consegna,
accompagnandoci da Lestrade. Seguimmo il suo o lungo e cadenzato giù per una breve scalinata che conduceva al corridoio seminterrato. Su questo si affacciavano diverse porte, alternate a panche di ferro che ospitavano una piccola esposizione delle diverse gradazioni dell’abbrutimento umano. Gente d’ogni tipo, d’ogni razza, d’ogni livello di degenerazione, si alternava ad agenti di sicurezza che li sorvegliava, o li scaraventava a sedere, o li levava in piedi tirandoli per la collottola. D’un tratto, del tutto fuori luogo, distinsi una voce femminile. Proveniva dal fondo del corridoio e si elevò sull’animalesco trambusto che ci separava: – Tutto questo è un incredibile sopruso! E solo perché sono una donna! In breve tempo, Stockwell ci condusse proprio fin là. Colei che aveva pronunciato quelle parole, e di certo molte altre in precedenza, si voltò per andarsene al nostro arrivo. Me la ritrovai addosso. La sua candida fronte arrivò a sfiorarmi le labbra, colpendomi una guancia. Emise un leggero lamento, il medesimo che io mi forzai di trattenere. Dissi, invece: – Mi perdoni, signorina. – Finalmente un gentiluomo, in questa bolgia! – fu l’immediata risposta della donna. Con un rapido movimento delle piccole mani verificò la posizione del bel cappellino che teneva in precario equilibrio sui folti capelli scarlatti. – Accetto le sue scuse. Mi levai la bombetta, presentandomi. Cercando invano di farlo, in verità, poiché attorno la gentaglia sibilò insulse ghignate che mi mortificarono. Ci trovavamo in un girone infernale e non a un rinfresco organizzato per il debutto in società d’una graziosa signorina. Alle ghignate seguirono insulti. Un brutto ceffo aveva riconosciuto Sherlock Holmes: prese a maledire il mio amico con espressioni volgari che non posso riferire. Fu messo a tacere da un manrovescio del buon Stockwell. – Ora chiedi scusa al signor Holmes! L’uomo emise un suono gutturale incomprensibile. Holmes non manifestò alcun interesse al penoso siparietto. Stockwell diede ordine ai colleghi di allontanare il delinquente, che in breve fu trascinato via.
Tornai a rivolgere lo sguardo alla ragazza: che ci faceva quella dolce, ancorché impetuosa creatura laggiù? Fissava ammaliata il mio amico. – Signor Holmes, – disse – mi aiuti. Questi cerberi trattengono un onesto cittadino senza dare spiegazione alcuna a chi ne avrebbe diritto. – Vattene anche tu! – le intimò Stockwell. – Non importunare Sherlock Holmes. L’afferrò per un polso. Lei cominciò a urlare allungando una mano verso di me. Le porsi il braccio. – Che modi sono questi! – mi permisi di esclamare scandalizzato. – Quale crimine ha commesso questa signorina per meritarsi un simile trattamento? In quel momento la porta a noi più vicina si spalancò, e apparve colui che stavamo cercando: l’ispettore Lestrade: – Cos’è questo baccano? Che accidenti… dottor Watson, Holmes! – Salute ispettore – disse Holmes, che si era immobilizzato a braccia conserte. – Può chiedere ai suoi uomini di non esagerare con la forza bruta? Lestrade ordinò all’agente di lasciare la ragazza, che mi si fece accanto, quasi nascondendosi dietro di me. – Conosciamo bene questa signorina, ci ha già dato diversi problemi di ordine pubblico – spiegò Lestrade. – Lei e un altro paio di suffragette amano esibirsi davanti a Buckingham Palace la domenica mattina. – Non ci esibiamo affatto! – sbottò la ragazza. – Protestiamo per rivendicare i nostri sacrosanti diritti di donne! Mi voltai verso di lei. La giovane donna sostenne il mio sguardo e quello di quanti la circondavano, poi disse: – Sì, i diritti delle donne sono sacrosanti. Tutto quello che fate voi gentiluomini può essere fatto, e pure meglio, da una qualunque signora, se solo lo permettessero le arcaiche leggi… L’agente Stockwell le ordinò in malo modo di tacere. Lei mi si fece ancora più vicina. – Dunque, signor Holmes, – riprese Lestrade – ha necessità di conferire con me?
– Sono qui per vedere Harold Rabe. – Mio fratello Harold! Lei è qui per lui, grazie a Dio. – La ragazza si intromise di nuovo. – Signor Holmes, lo aiuti, si tratta sicuramente di una delazione. Una lettera anonima, una falsità… c’è tanta invidia al College! Holmes le rivolse uno sguardo perplesso: – A cosa si riferisce? – Mio fratello è un genio, ha pubblicato uno studio di astronomia importantissimo. Per questo gli altri studenti del Naval College lo odiano! L’università è un nido di vipere, chissà quali falsità si sono inventati. Holmes mi parve molto sorpreso dalle parole della ragazza: – Signorina, conosce la ragione precisa per cui suo fratello è stato condotto qui? – No, ma me la immagino! Una qualche calunnia… ma a me non dicono nulla questi poliziotti! E solo perché sono una donna! – Temo vogliano accusare suo fratello di omicidio. – Omicidio? Omicidio… – pronunciata due volte la parola, la ragazza ebbe un lieve mancamento, e me la ritrovai addosso un’altra volta. La sostenni con le braccia, mettendola a sedere sulla panca più vicina. Riaprì subito gli occhi. Era una giovane donna d’una bellezza nobile e selvaggia che emanava vitalità e ione a ogni parola e gesto. L’ovale del viso e il verde dei grandi occhi richiamavano il volto di una bambola, ma la grinta e l’impeto che la muovevano ne palesavano il sangue caldo. Strinse le mani al mio braccio, con forza, mentre il respiro affannato le sollevava il petto rivelando la femminea fragilità che in fondo… – Watson, mi ha inteso? Mi ero distratto: – Come dice, Holmes? – Vuole seguirci o preferisce rimanere a far compagnia alla graziosa signorina? – Io… sì, certo, vengo con voi. Mi allontanai dalla ragazza, rassicurandola: – Ci rechiamo a conferire con suo
fratello. Stia tranquilla, il signor Holmes scoprirà la verità. – La verità… – disse lei, e un lampo di terrore le balenò negli occhi.
Capitolo 3
Con ancora davanti lo sguardo smarrito della ragazza, seguii Holmes e Lestrade nella stanza dell’interrogatorio di Harold Rabe. Il giovane astronomo sedeva su uno sgabello al centro del piccolo, squallido ambiente. Le braccia conserte sul petto, la testa alta. Un bel viso del tutto simile a quello della sorella. – Mary è la fuori? Mary! Udire il nome della mia adorata prima moglie era per me sempre fonte di dolci malinconie. Dunque si chiamava così la ragazza: Mary. – Le domande le faccio io, ragazzo – disse severo Lestrade. Un agente richiuse la porta alle nostre spalle. L’ispettore si piegò a raccogliere da terra un libercolo che immaginai avesse egli stesso gettato là, forse dopo averlo sbattuto sul viso del giovane. Il libercolo era lo “studio inutile”. L’ispettore lo porse a Holmes. – Conosco già quel testo – fece Holmes avvicinandosi al ragazzo, osservandolo dalla testa ai piedi. – Signor Rabe, mi chiamo Sherlock Holmes, e questi è il dottor Watson. Rabe annuì. Holmes gli chiese di mostrargli le mani. Le prese tra le sue, scrutandone le dita e i palmi. Il giovane lasciò fare, perplesso e rassegnato. Lestrade sventolò le pagine del fascicolo: – Ha ammesso che questo resoconto scientifico, pubblicato a suo nome, è in verità frutto esclusivo del lavoro del professor Wittrich. Holmes liberò la presa sulle mani del ragazzo, fissandolo: – Lo ammette? – È la verità – disse il giovane.
– Frutto esclusivo del lavoro del professore? – All’osservatorio ho lavorato sodo, senza sosta, per notti intere, ma eseguivo solo quello che il professore mi chiedeva. È stato per caso che ho puntato il telescopio nella giusta zona astrale. – Dalle macchie di acido sulle sue dita direi che si occupava di lastre fotografiche… – Certo, per le misurazioni è necessario fotografare con continuità. – Notti intere di lavoro. E il professore non era con lei? – Nell’ultima settimana, per concludere i calcoli di verifica, siamo stati all’osservatorio notte e giorno. Fino alla fine… voglio dire, fino alla conferma della scoperta. – Lei ha fatto pubblicare il resoconto a suo nome – intervenne Lestrade – approfittando della morte del professore, per usurparne i meriti. – Non è vero! – sbraitò il giovane. – Non ho approfittato della morte del professore. È stato Wittrich a volere che io mi prendessi il merito della scoperta dell’asteroide Eros. – E per quale ragione avrebbe dovuto? Esitò un istante, poi disse: – Mi riteneva meritevole di un aiuto, un incoraggiamento per la mia carriera accademica. Lestrade sghignazzò sarcastico: – Che assurdità! Un emerito studioso che rinuncia a godere i frutti di un lavoro durato anni! Avanti, dica la verità. Rabe abbassò lo sguardo, Sherlock Holmes estrasse la pipa di ciliegio dalle tasche dell’ulster e prese a maneggiarla senza accenderla. Lestrade ora taceva. Il ragazzo alzò gli occhi su di me, forse si chiedeva quale fosse il mio ruolo in quella stanza. Ignorava che fossi un suo pari, un assistente che vive all’ombra di un “emerito professore”. In fondo, pensai, anch’io mi limitavo a godere dei frutti del lavoro altrui, il lavoro investigativo di Sherlock Holmes.
– Il professor Wittrich – riprese Holmes – morì travolto da un calesse, e lei ne è stato l’unico testimone. – Si lasciò travolgere – disse Harold Rabe. – Aveva bevuto, avevamo bevuto entrambi… – Mi racconti ogni cosa. – Era la sera della conclusione della verifica dei calcoli dell’orbita dell’asteroide. Eravamo euforici per i risultati ottenuti, per la conferma definitiva: Eros è un asteroide in periodico avvicinamento. Una scoperta importantissima. – Di valore epocale. – Sì signore, e Wittrich dopo il primo brindisi, lì al Cafè Royal, si fece dare un foglio da uno dei tanti poeti che bazzicano quel posto. “Che volete scrivere?” gli chiesi. E lui: “Una degna prefazione per la sua prima pubblicazione scientifica, caro Rabe!”. – La scrisse in quel momento? – Sì, in quel momento, su quel tavolo, tra i boccali di birra. Fu una sorpresa incredibile: voleva regalarmi la scoperta del secolo. Holmes strinse gli occhi grigi, pensieroso: – E l’incidente? Come è avvenuto? – All’esterno del Café Royal. Si era fatto molto tardi e appena usciti fischiai per chiamare una carrozza. Ne avevo scorta una poco distante, nell’oscurità tra un lampione e l’altro. Ma non era un mezzo pubblico, di quelli alti con le lanterne, era solo un calesse con due cavalli. E rimase immobile. Dissi al professore che era meglio rientrare e chiedere a qualcuno di trovarci una carrozza. In quel momento il volto di Wittrich, il suo sguardo… pareva aver visto un fantasma. Il calesse si era mosso verso il bagliore di un lampione, e il professore ne fu sconvolto. – Sconvolto? – Come fosse mesmerizzato cominciò a muoversi verso il calesse. Il cocchiere era avvolto in un pastrano; anche il viso rimaneva celato da un fazzoletto e un cappellaccio. Il professore si muoveva come spaventato e attratto insieme. Il suo
viso, già rubizzo, accentuò il rossore e balbettò alcune parole. Un nome, e poi qualcos’altro d’incomprensibile poiché sembrava ubriaco. – Che nome fece? – Disse “Ticho, Ticho Brahe”. Lo disse avvicinandosi al calesse che stava sopraggiungendo, ma il cocchiere, vedendolo approssimarsi, spronò i cavalli con uno schiocco di frusta. Il professore, anziché scansarsi, gli si parò davanti quasi a voler fermare la corsa. Urtò il cavallo più vicino e cadde. Di certo il cocchiere non fece nulla per evitare l’impatto, ma se Wittrich non si fosse frapposto non sarebbe stato travolto. – Interessante, una sorta di suicidio estemporaneo – disse Lestrade, ironico. – E questo calesse l'ha visto solo lei, naturalmente. Il ragazzo spalancò gli occhi verdi, grandi e smarriti: – È andata così, è la verità! – Ticho Brahe… un nome danese – rimuginò tra sé Holmes. Poi si rivolse al giovane: – E di questo Ticho Brahe sa qualcosa? Il giovane fissò Holmes interdetto. Pronunciai le mie prime parole: – Holmes, mi permetta, lei non è molto ferrato in storia dell’astronomia. – Mi scrutò interrogativo. – Ticho Brahe è un famoso astronomo di qualche secolo fa. – Morì nel 1601 – disse Harold Rabe. – Un precursore, un maestro. Probabile che sul mio volto si fosse disegnato un lieve sorriso: quella nozione non si trovava nella “soffitta” di Sherlock Holmes. Il mio geniale amico se ne fece una ragione: – Il nome di un illustre astronomo. – Si portò il bocchino della pipa spenta alle labbra. – Wittrich non disse altro? – Sì, signor Holmes, ma non so davvero se abbia senso… – Mi racconti tutto ciò che ha visto e udito. – Parli, forza, pendiamo dalle sue labbra – lo invitò anche Lestrade, con l’enfasi esagerata degli scettici.
Il giovane riprese: – Mi chinai sul professore, preoccupato. Non aveva battuto il capo, ma ansimava. La forte emozione gli stava provocando un collasso. Allungò una mano nella direzione del calesse che si allontanava. E allora ripeté: “Ticho…”. E aggiunse: “Keplero… Ticho… Keplero…”. Poi tacque, come avesse esalato l’ultimo respiro. – E infatti era bello che morto – sentenziò Lestrade. – Ticho e Keplero. – Holmes pronunciò i due nomi rimuginando, poi la leggera curva di un sorriso gli piegò le labbra. Dissi: – Keplero è un altro importante astronomo. – Sì, Watson, grazie, questo l’ho sentito nominare. E lei, signor Rabe, che significato dà a questi illustri nomi fatti da Wittrich in punto di morte? – Nessun significato preciso. Posso solo dire che spesso, durante il lavoro all’osservatorio, il professore mi parlava di Ticho Brahe e di Keplero. Diceva che noi due eravamo i Brahe e Keplero contemporanei. – Ah, interessante. Le spiegò la ragione? – Vedeva una corrispondenza tra il nostro rapporto accademico e quello tra i due astronomi. Ticho Brahe era anziano quando invitò Keplero nel suo castello a Benatek, avviando una collaborazione. Nonostante lo slancio iniziale il vecchio Brahe tendeva però a non condividere le sue conoscenze, a dispensarle al giovane Keplero col contagocce. Ecco, il professor Wittrich diceva che lui sarebbe stato per me un Tycho Brahe con un atteggiamento del tutto diverso. Non avrebbe eretto attorno a sé nessun muro di reticenza. Era pronto ad aprirmi le porte della conoscenza e della carriera accademica. – Trasse un respiro. – Come ho già detto, fu desiderio di Wittrich regalarmi la scoperta di Eros. Holmes estrasse di tasca il foglio manoscritto, il testo della prefazione col beneplacito per la pubblicazione. Lo mise sotto gli occhi di Harold Rabe. – La prefazione del professore. Il giovane accennò un sorriso, di certo quel foglio gli richiamava lieti ricordi. Ma subito i suoi occhi si spalancarono sconcertati: – Ma… questo è un falso!
– Falso? – Sì, un falso! Ecco che d’improvviso quello che ci aveva chiesto Lord Edward Spencer Jones, la certificazione che quel manoscritto fosse un falso, ci arrivava da Rabe stesso, colui che era accusato di essere il falsario.
Capitolo 4
Poco dopo eravamo sui gradini d’ingresso di Scotland Yard, io con la mente assai confusa, Holmes molto eccitato, col famelico sguardo del predatore pronto a lanciarsi sulla preda. Ma lo avrebbe fatto senza di me. Mi ero appena offerto di riaccompagnare a casa la signorina Mary Rabe. Il mio amico non ebbe nulla da ridire, anzi, da quando eravamo usciti dalla cella, le insistenti domande della ragazza lo assediavano, infastidendolo oltre misura. – Stia tranquilla, signorina – le disse. – Tutto si risolverà per il meglio. – Non posso stare tranquilla con Harold in carcere! – Suo fratello sarà presto libero. Mary emise un mezzo grido, applaudendo un paio di volte. Era una donna e una bimba allo stesso tempo. – L’indagine ormai è conclusa – proseguì Holmes, con una noncuranza che non era altro che recitato distacco. – Ho pregato l’ispettore Lestrade di darmi il tempo di eseguire alcune verifiche. Nel giro di poche ore, ne sono certo, tutto si chiarirà. Ero a bocca aperta: – È dunque giunto a una conclusione? – L’analisi dei fatti, dei documenti e delle parole di tutti i testimoni mi ha condotto a un’ipotesi che vede Rabe vittima e non carnefice. In quel momento Mary Rabe manifestò l’intenzione di abbracciarlo. Holmes, per parare l’assalto, mi spinse tra le braccia della giovane: – Forza, Watson, riaccompagni la signorina al suo domicilio. Obbedii e risoluto mi allontanai offrendo il braccio alla bella Mary, che cominciò a subissarmi delle medesime domande che io stesso avrei voluto rivolgere a Sherlock Holmes. Eressi un muro di reticenza, in perfetto stile Holmes, o forse in stile Ticho Brahe.
In verità non avevo nessuna idea circa l’ipotesi risolutiva elaborata dal mio amico. Harold Rabe, poco prima, aveva affermato che il foglio manoscritto era un falso: secondo lui qualcuno lo aveva riscritto tale e quale imitando alla meno peggio la calligrafia del professore. E a che scopo? Per far sì che un esperto ne autenticasse la falsità, gettando discredito su di lui. Discredito e sospetto. Holmes pareva prendere sul serio questa bizzarra versione dei fatti. Mi augurai con tutto il cuore che fosse così, per il bene di Rabe, e per la felicità di sua sorella. Mary Rabe non mi condusse al suo domicilio. Trascorsi le seguenti tre ore in un negozio di scampoli, che si rivelò essere un “covo sovversivo” della Women’s Suffrage Federation, di cui Mary Rabe era la leader indiscussa. Unico uomo tra una decina di donne, mi sentii davanti a un plotone d’esecuzione. Ma il plotone si limitò a offrirmi un tè, accompagnato da ottime sfogliatine alla marmellata. Sorseggiavo, assaggiavo, e annuivo alle parole di Mary. Secondo lei dovevo diventare un sostenitore della causa femminile. Era fondamentale per il movimento avere uomini illustri dalla sua parte. Disse che anche suo fratello era un sostenitore, e con lui molti altri studenti e insegnanti, intellettuali e artisti. Anzi, Harold aveva anche convinto il professor Wittrich a sostenere la causa, e presto, ne era certa, molti altri autorevoli personaggi avrebbero pubblicamente dichiarato la loro adesione. Onorato dall’essere definito un “uomo illustre”, arrivai ad augurar loro la miglior fortuna. – Non abbiamo bisogno di fortuna, ma di menti aperte che sappiano capire che i tempi stanno cambiando – sentenziò. – Il nuovo secolo porterà grandi novità, grandi sconvolgimenti, ne sono certa. Il progresso non potrà che andare nella giusta direzione.
Mi unii all’applauso che scaturì spontaneo. A quel punto chiesi a Mary di poter scambiare due parole in privato. Sorridendo mi condusse in un angolo appartato. Non avevo dimenticato lo smarrimento che l’aveva colta a Scotland Yard al solo sentire la parola “verità”. Gliene chiesi conto. – Nessuno smarrimento, non temo nessuna verità, dottor Watson. Sherlock Holmes ha ormai chiarito che Harold è una vittima. – Holmes ha elaborato un’ipotesi che ora sta verificando – le precisai. – Ma lei… mi era parso che avesse un’idea precisa della ragione per cui suo fratello è stato arrestato. A cosa pensa? Perché ha parlato di delazioni, di lettere anonime? Quali vicende universitarie possono condurre un uomo in galera? Le minute mani della ragazza si strinsero sulle mie, che tenevo appoggiate al bec de corbin del bastone da eggio. Sussurrò: – Mi giura di non rivelare mai a nessuno quanto sto per dirle? – Giurare? Come posso giurare… – Me lo deve giurare. Le mani strinsero più forte. E giurai.
Capitolo 5
Rientrando al 221B di Baker Street, ritrovai Holmes in poltrona, con le gambe allungate al caminetto. Leggeva. Immaginai stesse dando un’occhiata allo studio astronomico di Wittrich-Rabe, oppure a quello del professor Moriarty. Forse l’astronomia stava meritando un posto nella “soffitta” mentale del mio amico. Mi diede la buona sera ma, naturalmente, si guardò bene dall’informarmi subito, di sua iniziativa, circa gli ultimi sviluppi dell’indagine. – Ah! – esclamai. – Il suo solito muro di compiaciuta reticenza. Distolse lo sguardo dal libretto e mi fissò come a chiedermi se avessi detto qualcosa. Sbuffai irritato, e raccolsi da uno scomparto del secchio del carbone un mezzo sigaro. L’accesi dando un paio di boccate. – La signorina Rabe si è tranquillizzata? Ha trascorso ore liete in sua compagnia? – Sì – risposi. – Mi ha offerto un tè e ha tentato di persuadermi a sostenere pubblicamente il suo movimento politico. Ogni uomo dovrebbe farlo, per restare al o coi tempi. Il nuovo secolo, dice, porterà grandi sconvolgimenti. Holmes si fece una risatina. – Non ho nessun dubbio in proposito: guerre, catastrofi ed epidemie non verranno mai a mancare. Sorrisi: – La signorina Rabe si riferiva alla condizione femminile, al progresso che non potrà che andare nella giusta direzione. – Certo, amico mio, stavo solo scherzando. Il cambiamento è nella natura delle cose. Ed è assai arduo cambiare percorsi e orbite prestabilite dalla natura, o dalla ferrea volontà delle persone. Trassi un altro paio di boccate, Holmes tornò al suo libretto, ma subito lo richiuse fissando lo sguardo alle fiamme del focolare. – Tornando a noi, – ripresi – è giunto a una conclusione? Ha verificato la sua
ipotesi investigativa? – Watson, se fosse certo che presto il mondo finirà, come reagirebbe? Ecco, al solito, io facevo domande precise e lui cominciava a parlare d’altro. Stetti al gioco anche questa volta: – Reagirei chiedendo a Dio perdono per i miei peccati. – Ottima risposta. Altri però reagirebbero in modo assai diverso: il professor Moriarty, per esempio. Il suo studio “Sulla dinamica di un asteroide” non è altro che il calcolo di un’orbita ipotetica… che forse non era tanto ipotetica, ma basata sull’osservazione di un reale oggetto celeste in avvicinamento. – L’asteroide Eros? Scosse il capo, e proseguì: – Moriarty aveva la convinzione che il nostro pianeta sarebbe stato distrutto da un asteroide. E questo potrebbe averlo indotto al nichilismo amorale, causa della sua follia criminale. – Molto interessante… ha quindi compreso le motivazioni che hanno spinto Moriarty a lavorare per il male. Ma questo in che modo si collega al nostro caso? – In nessun modo. – Ma… santo cielo, Holmes! – scaraventai il sigaro tra le fiamme. – Mi dica a quali conclusioni è giunto sul caso Wittrich! Devo implorarla in ginocchio? Si fece una delle sue rare, aperte e cordiali risate. – Avevo ipotizzato – riprese – che Wittirch avesse in qualche modo rubato la scoperta di Moriarty, e che per questo avesse lasciato a Rabe la firma sulla pubblicazione: per timore di una ritorsione da parte degli uomini di Moriarty, che ancora portano avanti il suo “buon nome”. Ma mi sbagliavo: la mia ossessione per Moriarty mi ha fuorviato. Ma ora, grazie a questo interessante caso, credo di aver liberato per sempre la mia “soffitta” dal fantasma del Napoleone del crimine. – Ne sono lieto. Le soffitte vanno spolverate e arieggiate di tanto in tanto. Sorrise di nuovo.
– Caro Watson, ora si metta comodo, voglio ragguagliarla sul caso WittrichRabe. La questione è molto semplice, quasi banale. Ma sappia fin d’ora che temo non potrà divulgare questa storia. Mi lasciai cadere in poltrona. Allargai le braccia: – Un ennesimo resoconto delle avventure di Sherlock Holmes da chiudere nella cassetta di latta in attesa di tempi migliori. – Allora, – riprese – per cominciare abbiamo un calesse misterioso che travolge il professore provocandone la morte. Un calesse con un cocchiere che incute nel professore un timore improvviso, un’emozione che è la vera causa del malore che lo ha ucciso. – Un sicario piuttosto sui generis. – Non un sicario. Solo una persona che sostava in attesa del professore, per coglierlo al varco con le mani nel sacco. – Che intendete? Quale sacco? In realtà sapevo a quale sacco si riferisse, perché per la prima volta mi trovavo un o avanti a Sherlock Holmes, ma il giuramento prestato nelle mani di Mary Rabe mi imponeva di indossare la maschera del finto tonto. – Ah, Watson, dimenticavo di informarla che ho scovato il poeta del Cafè Royal, quello che ha offerto a Wittrich il foglio su cui scrisse la prefazione. Wittrich, quella sera, ha effettivamente scritto qualcosa. – Ottima notizia. Ma non mi ha spiegato la ragione del collasso di Wittrich. Chi era quel cocchiere intabarrato e irriconoscibile? Cosa significa che lo ha colto con le mani nel sacco? – Non ci arriva? Siamo al Cafè Royal, è tarda notte… non ricorda cosa ha detto la signorina Rabe quando siamo giunti a Scotland Yard? – Un sacco di cose… Mi sta confondendo ancora di più. – Mary Rabe ci ha fatto subito sapere che suo fratello era stato arrestato di certo per via di una delazione. Una lettera anonima, una falsità.
– Sì… lo ricordo molto bene. – Il nodo stava giungendo al pettine. Proseguì: – La ragazza non ha osato scendere nel dettaglio, in fondo non poteva sapere la vera ragione. Ma conoscendo bene suo fratello ne aveva un’idea precisa, ancorché fallace. – Che idea? – Mi è bastato raccogliere chiacchiere tra le mura del Naval College e tra i tavoli del Cafè Royal, per avere conferma di ciò che si poteva già, malevolmente, intuire. Non è affatto inconsueto in ambiente universitario che missive anonime giungano a infangare il buon nome di irreprensibili professori, o a ricattare giovani studenti. Andiamo, Watson, se le dicessi che un frequentatore del Cafè Royal, diciamo un poeta, è stato arrestato a seguito di una delazione, lei a cosa penserebbe? – Penserei… – Non penserebbe subito al caso giudiziario di Oscar Wilde? A un’accusa per crimini contro l’undicesimo articolo dell’Amendment Act. – Oh, ma… Santo Iddio! Non penserà… – “Atti di grave indecenza con altre persone di sesso maschile”. – Che abominio! – esclamai con eccessivo zelo. – Watson, – Holmes mi puntò addosso gli occhi grigi, che evitai di incrociare – Watson, amico mio, lei è un pessimo attore. La signorina Rabe gliene ha già parlato, vero? E lei, mi lasci indovinare, ha giurato di mantenere il segreto. Mi alzai, colto in fallo, e a i lenti andai a versarmi un sorso di Claret. Sollevai la bottiglia verso Holmes, che rifiutò l’offerta. Per qualche istante nel nostro salotto si udì solo il fluire del vino nel mio bicchiere e lo scoppiettare della legna nel camino. Poi, sorprendendomi, Holmes si mise a leggere ad alta voce il libretto che teneva nelle mani. – Ascolti Watson, stavo giusto rileggendo quanto dichiarò Oscar Wilde al
processo: “L’amore che non osa pronunciare il proprio nome è quel profondo affetto spirituale, che è puro non meno che perfetto. Ispira e pervade grandi opere d’arte come quelle di Shakespeare e Michelangelo. In questo secolo è frainteso, al punto che si può definirlo l’amore che non osa pronunciare il proprio nome, ed è per questo che mi trovo dove sono ora. È bello e delicato, è la forma d’affetto più nobile. Non ha nulla d’innaturale. È intellettuale e nasce spesso tra un uomo maturo e uno più giovane, quando il primo ha l’intelletto e l’altro ha davanti a sé tutta la gioia, la speranza, il fascino della vita. E questo il mondo non lo capisce. Il mondo lo deride e a volte mette questo qualcuno alla gogna”. Mi parve che Holmes recitasse senza scorrere il testo con gli occhi, come se lo conoscesse a memoria. Ma forse mi inganno. I resoconti processuali occupavano una buona parte dell’archivio di Holmes, ma mi chiesi, comunque, per quale ragione quella lettura rientrasse tra le cose utili da mettere “in soffitta”. Poi mi sovvenne la frase di Holmes: “Cercare di capire le motivazioni che spingono una grande mente al male, non è affatto uno studio inutile”, e compresi… o, almeno, mi parve di comprendere. – Ritengo che quello a Oscar Wilde non fu un processo contro il “libertinaggio”, – disse Holmes una volta posato il libro – ma un contrattacco dei membri della nostra alta società contro chi aveva osato infrangere il muro d’omertà che nasconde un “divertimento della vita privata” di molti autorevoli inglesi. Tornai a sedermi in poltrona, con in mano il mio bicchiere e la bottiglia. Che posai sul tavolino. Holmes osservò il vetro della bottiglia brillare alla luce delle fiamme del camino e disse: – Credo che alla morte del professore, la rapidità con cui tutto si concluse senza approfondimenti d’indagine fosse dovuta proprio al muro di omertà. Alla necessità di evitare inchieste che avrebbero portato a chiacchiere malevole, se non a scandali. – Quindi quando dice che Wittrich quella notte è stato colto con le mani nel sacco, intende che il cocchiere misterioso… – Dev’essere stato testimone di effusioni amorose sulla pubblica via. – Santo cielo! Stento a credere che sia davvero possibile. – Tenga conto che Wittrich e Rabe erano brilli, molto allegri.
– E per questo Wittrich è stato colto da malore? Per timore che quel cocchiere di aggio potesse rivelare al mondo… – Non si trattava di un semplice testimone occasionale. Non dimentichi Ticho Brahe e Keplero. – Che intende dire? – Che il cocchiere misterioso era una persona che Wittrich conosceva molto bene, e che si trovava lì proprio per vedere con chi lui asse le serate e le notti. Il professore se ne è reso conto subito, per via di Ticho Brahe e Keplero. – Confesso che mi sfugge il nesso. Qual è il senso dei nomi dei due astronomi? – Non sono astronomi… – Non la seguo più. – Se Wittrich vede un calesse con un cocchiere, un solo cocchiere, e nel vederlo fa due nomi, mi viene da pensare che non abbia affatto riconosciuto il cocchiere, ma… – I due cavalli! Ha riconosciuto i due cavalli! – Complimenti Watson! Ticho Brahe e Keplero sono i nomi dei due cavalli. E le annuncio che li ho già rintracciati. – Li ha già trovati? – Ma certo. Se un astronomo riconosce due cavalli a prima vista, per di più due cavalli con nomi del genere, mi pare assai probabile che avesse un’assidua frequentazione con quegli animali. Di più, quei due nomi “astronomici” non può che averli scelti lui. I cavalli sono suoi. Mi versai un altro goccio: – Vada avanti, Holmes e come direbbe Lestrade: pendo dalle sue labbra. – Ticho Brahe e Keplero si trovano nel recinto della casa di campagna di Wittrich. La vedova è rimasta molto colpita dal fatto che ne ho indovinato i nomi.
Il vino mi andò di traverso e tossii varie volte prima di ritrovare un contegno decente. Holmes attese che fossi pronto ad ascoltare il racconto del suo incontro con la vedova Wittrich.
Capitolo 6
– Non mi sono trovato davanti una smarrita vedova, fragile e sofferente, bensì una donna forte, volitiva, sicura di sé. Alla morte del marito si doveva essere rimboccata le maniche, anche in senso letterale. Mi venne incontro in abiti da campagna, circondata da lavoranti che parevano scortare la loro regina. Compresi che quel suo modo di fare non doveva essere cosa recente, le maniche se le era rimboccate già da prima della dipartita del marito. Era lei a mandare avanti la magione. «Mi presentai come consulente investigativo assunto da suo cugino, l’illustre Lord Edward Spencer Jones. Disse di conoscermi di fama, e di essere certa che avrei saputo smascherare l’infingardo giovinastro che intendeva far carriera sui meriti di suo marito. Le chiesi del diario, del foglio manoscritto. Confermò quanto detto dal cugino. Solo un mese dopo la morte del marito aveva aperto la porta dello studio del professore trovando i vari incartamenti, il diario, il foglio manoscritto restituito dalla tipografia universitaria. Le parve subito evidente che quella non era la calligrafia del marito, e comprese lo sporco gioco di Rabe. Mi fece quel resoconto accompagnandomi a visitare i dintorni della casa, il giardino, il bosco, il recinto con gli animali. È stato allora che ho fatto i nomi dei due cavalli. “Come conosce i loro nomi?” mi chiese. “Suo marito pronunciò i nomi dei cavalli prima di morire”. Ero certo avrebbe contraddetto quella mia affermazione, ben sapendo che non poteva che venire dalla testimonianza di Rabe. Invece si appoggiò alla staccionata chiamando a sé Ticho Brahe e Keplero. Accarezzò le bestie sui fianchi e in mezzo agli occhi. «Disse: “Mio marito non si occupava mai delle questioni domestiche, delle incombenze del dover mandare avanti una casa di campagna, dei campi, del giardino, degli animali. Lui si occupava solo delle sue ricerche astronomiche. Aveva una bizzarra teoria circa il disturbo che avrebbe arrecato alla sua mente l’occuparsi di altro. Sosteneva che il cervello è una scatola che non si può riempire di qualunque cosa, e quindi operava una selezione, escludendo dai suoi pensieri tutto ciò che non fosse astronomia. Cose inutili come la famiglia, la
casa, i campi, le coltivazioni… l’amore coniugale. «Tacque qualche istante, poi riprese: “Quando acquistammo, o meglio, io acquistai i due puledri per il calesse, andai da lui a cose fatte. Si limitò a dirmi che, come sempre, avevo agito per il meglio. Lo trascinai a vedere le due splendide bestie, invitandolo a decidere lui i due nomi. Dare i nomi ai cavalli è stata l’ultima sua attività domestica”. «A quel punto, caro Watson, ho citato alla signora le parole della vostra amica Mary: tutto quello che fanno i gentiluomini può essere fatto, e pure meglio, da una donna. Le ho detto che ero certo che lei sapesse condurre ogni cosa nel migliore dei modi. Anche un calesse, anche di notte, spronando i cavalli con schiocchi di frusta, senza pronunciare parola. “Era lei? O uno dei suoi lavoranti di fiducia?”. «La signora Wittrich è impallidita. Ma il suo sguardo non si abbassò, mi rimase addosso finché disse: “Sa, sono stata io a consigliare Lord Edward di rivolgersi al famoso Sherlock Holmes, e forse l’ho fatto consapevole che lei sarebbe giunto alla verità”. Le ho chiesto se a indurla a quel viaggio notturno fosse stata una lettera anonima, oppure la prolungata assenza da casa del marito, o magari qualche confessione letta tra le pagine del diario. Pagine che poi ha strappato. «La signora ha taciuto a lungo. Nella sua mente dovevano turbinare molti pensieri. Sapeva che non avevo prove, che non potevo accusarla di nulla, tranne forse di aver prodotto un falso manoscritto del marito per recare danno a Harold Rabe: non dimenticate che la carta di quel foglio appartiene al diario di Wittrich, mentre l’originale veniva dal taccuino di un poeta. Ma credo che alla fine fu il pensiero di evitare lo scandalo che la indusse a rinunciare alla sua vendetta contro l’amante di suo marito. «Si erano avvicinati alcuni lavoranti, mi scrutavano con aria minacciosa, quasi che aspettassero solo un ordine dalla padrona per scacciarmi a calci dalla loro terra. Ma lei d’improvviso inscenò allegria e buonumore, pronunciando ad alta voce un elogio di Harold Rabe. Disse che il marito l’aveva informata che la scoperta astronomica era merito del giovane assistente, e quindi lui solo poteva e doveva firmare la pubblicazione. Il manoscritto fasullo non poteva che essere opera di un collega invidioso che lo aveva sostituito con l’aiuto di qualche
complice nella tipografia. «Ringraziai la signora per la decisione presa, e mi inchinai alla sua forza d’animo. Le dissi che era assai arduo stabilire se suo marito fosse morto per un malore, un omicidio colposo, o un suicidio. L’importante era non far condannare un innocente. Prima di andarmene le feci presente che Eros, il nome scelto dal marito per battezzare il nuovo asteroide, è l’anagramma di Rose, il suo nome. Il marito le aveva alla fine dedicato la sua più importante scoperta. La signora mi sorprese con un abbraccio. In quel momento non avevo lei accanto per parare l’assalto femminile. Mi strinse forte e cominciò a singhiozzare sulla mia spalla, tra lo sconcerto dei “suoi uomini”, che erano presenti. “Li ho visti” mi sussurrò all’orecchio, “appena usciti dal locale le loro… le loro mani si sono toccate come le mani di due innamorati”. Dopo l’abbraccio che, le confesso amico mio, mi pietrificò più di una minaccia armata, non ci siamo detti altro. E questo è tutto, caro Watson.»
Capitolo 7
Il resoconto di questa avventura non potrà mai essere reso pubblico. Impossibile divulgare un caso che tocca un argomento come “l’amore che non osa dire il suo nome”, per citare la definizione di Oscar Wilde. – Suvvia, Watson, – mi rincuorò quella stessa sera Holmes – questa storia, come molte altre che è stato costretto a mettere da parte, le garantirà gloria postuma. La pubblicherà nel nuovo secolo, quando i costumi e le leggi degli uomini saranno evoluti, e certi argomenti potranno essere affrontati liberamente. Chissà, forse in occasione del prossimo aggio dell’asteroide Eros… – Il prossimo aggio di Eros sarà nel 1901. Per le leggi e i costumi che lei definisce evoluti, sarebbe meglio attendere quello del 1931. Se mai sarò ancora vivo. – È così pessimista? Pensavo fosse davvero convinto che il nuovo secolo porterà grandi sconvolgimenti. Holmes era ancora in poltrona, parlava con lo sguardo perso tra le fiamme che danzavano tra le braci del caminetto. Aveva la pipa di ciliegio e fumava assorto. Io mi stavo preparando a uscire. Estrassi da una tasca una piccola spilla, la spilla distintiva della Women’s Suffrage Federation, e me la appuntai al bavero del cappotto. Holmes, notandola, comprese quale davvero fosse in quel momento l’oggetto dei miei pensieri. Sogghignò, il suo viso si aprì come rilassandosi dopo cupi pensieri e vaghe elucubrazioni. Con tono allegro mi disse: – La signorina Rabe è una bellissima fanciulla, le auguro buona fortuna. Ma ricordi che delle donne è sempre meglio diffidare: obnubilano la lucidità mentale. – La ringrazio, amico mio, ma le assicuro che approfondire la conoscenza di una donna è e sarà sempre un’apionante avventura. – Al contrario, caro Watson, cercare di capire le donne è e sarà sempre uno studio inutile.
– Ne convengo, caro Holmes, è uno studio inutile. Deliziosamente inutile.
FINE
Nota dell’autore La vera storia della scoperta dell’asteroide Eros, primo asteroide a periodico avvicinamento, non è quella narrata in queste pagine. Avvenne nel 1898 ma in tutt’altre circostanze.
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Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il tesoro di Sir Francis Drake Le intuizioni di Watson e le deduzioni di Sherlock Holmes alla ricerca della mente geniale del crimine che ha lanciato la sfida. ISBN: 9788867750368 Samuele Nava, Sherlock Holmes e la sfida dell'astrologo Un sedicente operatore dell’occulto, un astuto ingannatore, una sfida irrinunciabile per Sherlock Holmes. ISBN: 9788867750382 Luca Sartori, Sherlock Holmes e l'ultimo preraffaellita In questo romanzo breve, un’acuta indagine di Sherlock Holmes tra i segreti della vita, dell’arte e della morte! ISBN: 9788867750399 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Carro di Tespi Sherlock Holmes e William Shakespeare: un'abbinata affascinante ISBN: 9788867750405 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura della corsa Londra-Brighton Lanciato a folle velocità nella corsa automobilistica Londra-Brighton, Sherlock Holmes deve risolvere il mistero del furto ai Lloyd’s. ISBN: 9788867750412 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero delle Dodici tavole Pergamene e misteri nella biblioteca di Padre Jorge ISBN: 9788867750900 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura dell'enigma da Krakatoa Sherlock Holmes tra le pieghe di un'indagine al limite del sovrannaturale... Quale terribile segreto cela l’oggetto rinvenuto a Krakatoa? ISBN: 9788867750894 Samuele Nava, Il trovatello di Baker Street Un bimbo misterioso tra le braccia, e sotto la lente, di Sherlock Holmes! ISBN: 9788867750887 Enrico Solito, Sherlock Holmes Christmas Carol Natale a Baker Street: indagini sotto l'albero... ISBN: 9788867751211 Patrizia Trinchero, Il gioco è cominciato, Holmes! Tutta Londra è a caccia di Sherlock Holmes. Sarà stato lui a commettere il tremendo delitto di cui è accusato? ISBN: 9788867751266 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso del giocatore di scacchi Una morte violenta, una torbida vicenda risolta dal grande investigatore. ISBN: 9788867751358 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il caso dei fidanzatini sfortunati Quando le apparenze indicano una soluzione, la logica di Sherlock Holmes dimostra che esiste un’altra verità. ISBN: 9788867751389 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura della tredicesima porta Un'avventura mozzafiato tra le fogne di Londra e un piccolo grande uomo ISBN: 9788867751396 Luca Sartori, Il cane e l'anatra Sherlock Holmes, in questo romanzo breve, indaga sul presunto suicidio in un ospedale psichiatrico in un viaggio nel mondo silenzioso e crudele della follia, dove nulla è come sembra, e
dove i rancori più antichi riecheggiano come fantasmi inquieti. Un intreccio di misteri in un rocambolesco e imprevedibile finale. ISBN: 9788867751570 Samuele Nava, Sherlock Holmes batte un colpo Spiritismo e diabolici intrighi: Sherlock Holmes presunto fantasma. ISBN: 9788867751679 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura della spia austriaca Sherlock Holmes affronta il più feroce serial killer della storia! La più difficile e rischiosa indagine del detective inglese. ISBN: 9788867751686 Samuele Nava, La sindrome di Sherlock Holmes Sherlock Holmes, la tua fama ti ucciderà, rendendoti immortale! ISBN: 9788867751860 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Calcutta Cup Due rapine impossibili, una scelta drammatica da compiere... ISBN: 9788867751921 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e l'avventura dello scrigno nero Watson si trasforma in Sherlock Holmes e risolve un intricato mistero che salverà la Regina Vittoria. ISBN: 9788867752089 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del demone cinese Sherlock Holmes nel bel mezzo di un'intricata indagine... Un demone assassino, una dimora isolata, un antico mistero! ISBN: 9788867752195 Samuele Nava, Sherlock Holmes sull'isola dei cani Sherlock Holmes: detective, pugile e assassino?La morte di un lottatore irlandese coinvolge in una nuova indagine il detective inglese della Londra vittoriana. ISBN: 9788867752294 Patrizia Trinchero, Punti di vista Se a indagare fosse Moriarty e il colpevole Holmes? E se un incidente fosse in realtà un delitto in camera chiusa “quasi perfetto”? ISBN: 9788867752416 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il mistero della slitta Sherlock Holmes a Firenze: un torbido mistero di morte e di potere. ISBN: 9788867752447 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del Villaggio silente Chi salverà il signore di Monnow dalla vendetta della banshee? ISBN: 9788867752638 Stefano Attiani, Sherlock Holmes e l'avventura del licantropo Al lupo! Al lupo! Chi si nasconde dietro gli inquietanti delitti del lupo mannaro? Sherlock Holmes indaga... ISBN: 9788867752706 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del gemito del neonato Una indagine sherlockiana angosciante al Diogenes club ISBN: 9788867752805 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l'avventura del teschio deforme Quale segreto nasconde lo straniero che porta con sé un teschio deforme? ISBN: 9788867752874 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e il caso dell'unicorno nero Un disegno oscuro, un pericolo nascosto fra le nebbie del Tamigi e una donna che non ha niente da perdere. Un caso pericoloso per il grande Sherlock Holmes. ISBN: 9788867752980 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del fantasma senza testa Un cupo mistero tra fantasmi e conventi in una leggendaria Inghilterra. ISBN: 9788867753062 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della deduzione errata Una sorprendente deduzione e un mistero risolto... ISBN:
9788867753086 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e le ragazze di Madame Jai Niente è più tortuoso della mente delle donne, nemmeno i vicoli più malfamati di Londra. Uno strano caso per Sherlock Holmes, alla scoperta di riti e misteri femminili. ISBN: 9788867753383 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del Krisna di Kangra Furto al British Museum: crisi internazionale, danni incalcolabili che solo le straordinarie capacità di Holmes possono evitare. ISBN: 9788867753482 Marco Paracchini , Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon Due omicidi nella brughiera, cinque sospettati, un unico indizio: la luna piena.Sherlock Holmes viene ingaggiato per affrontare la minaccia di una belva notturna nell’uggiosa cittadina di Huntingdon. ISBN: 9788867753581 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso dell'omicidio in flagrante Un misterioso delitto avviene sotto gli occhi di Sherlock Holmes. Una sfida impossibile, cui è impossibile sottrarsi... ISBN: 9788867753734 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del vecchio soldato Da un atroce segreto non può scaturire che una vendetta disumana... ISBN: 9788867753840 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la strana avventura di Dorando Pietri La vera storia di Dorando Pietri e della maratona maledetta. ISBN: 9788867753956 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la dodicesima notte Tradizioni natalizie e inganni mortali: l'Inghilterra sta rischiando. Chi la salverà? ISBN: 9788867754076 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura dell’ombra assassina Possono uccidere i fantasmi? Sherlock Holmes indaga... ISBN: 9788867754205 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso della Paradol Chamber Una scomparsa misteriosa di un famoso cuoco brillantemente risolta da Sherlock Holmes ISBN: 9788867754298 Luciano Bacchin, Sherlock Holmes: la sfida degli spettri Un romanzo apocrifo cosparso di riferimenti canonici che in alcuni tratti ci fa tornare in mente le atmosfere gotiche del "Mastino dei Baskerville". Imperdibile! ISBN: 9788867754373 Gianfranco Sherwood, Sherlock Holmes e l’avventura del saltatore Un mistero che terrorizza Londra. Cos’è Jack il Saltatore? E perché ora uccide? ISBN: 9788867754564 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'uomo di Piltdown Uno dei misteri della scienza finalmente svelato... ISBN: 9788867754656 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del minatore mattiniero Sherlock Holmes tra i minatori: boxe e politica nell'angosciante attesa del disastro in miniera ISBN: 9788867754762 Enrico Solito, Sherlock Holmes e l'avventura del chimico avvelenato Un infernale intrico apparentemente impossibile... Un enigma della camera chiusa. ISBN: 9788867754854 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e il furto della Corona Imperiale “M” è la nuova criminale minaccia che si abbatte su Londra, contro la quale dovrà misurarsi un inarrestabile Sherlock Holmes ISBN: 9788867754984 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la scomparsa di Lady Freemont Tra mummie e misteri, un'avventura
"egiziana" di Sherlock Holmes ISBN: 9788867755080 Enrico Solito, Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa Storia e mistero per Holmes su un'isola battuta dal vento ISBN: 9788867755226 Enrico Solito, Sherlock Holmes e Il mistero del drago di fuoco Sherlock Holmes a China Town: un mistero di sangue nella comunità cinese ISBN: 9788867755295 Roberto Vianello, Sherlock Holmes e la Regata Oxford-Cambridge Sherlock Holmes e Watson sono invitati a Putney Bridge, per la partenza della “Boat Race”. Ma c’è qualcuno che vuole sabotare la gara… ISBN: 9788867755400 Elena Vesnaver, Sherlock Holmes e l’avventura della casa di campagna La tranquilla estate di Torquay viene sconvolta da un efferato omicidio. Sherlock Holmes si trova invischiato in una fiaba nera, dove gli orchi cattivi rapiscono belle principesse e piccoli principi. E dove le piccole fate bionde hanno occhi acuti. ISBN: 9788867755455 Enrico Solito, Sherlock Holmes e la banalità del male Nebbia spessa a Londra... e un urlo di donna allarma i pochi anti. ISBN: 9788867755653 Luca Sartori, Sherlock Holmes e il labirinto della solitudine La sparizione di una biografia inedita di William Shakespeare è solo l'inizio di un'intricata indagine nel Somerset ISBN: 9788867755783 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il furto dell'astrolabio Un furto eclatante e inspiegabile in un villaggio dove resistono leggende e superstizioni. Ma a Sherlock Holmes basta un unico e debole indizio per risolvere il mistero ISBN: 9788867755868 Cristina Pollastro, Sherlock Holmes e l'avventura del pescatore sull'Avon Un delitto perpetrato nella tranquilla campagna inglese. Riuscirà Sherlock Holmes a risolvere il mistero anche in vacanza? ISBN: 9788867755967 Massimiliano De Luca, Sherlock Holmes e l'avventura dell'uomo che non era lui Cala in sipario per Sherlock Holmes ISBN: 9788867756131 Antonella Mecenero, Sherlock Holmes e il caso del detective scomparso Sherlock Holmes è scomparso! Il dottor Watson e l’ispettore Lestrade non hanno altra scelta che tentare di applicare i metodi del detective per riuscire a ritrovarlo ISBN: 9788867756230 Patrizia Trinchero, Fantasmi afgani Perché Watson rifiuta di difendersi da un omicidio che non ha commesso impedendo a Holmes di indagare? E quale tremenda colpa si nasconde nel ato afgano del dottore? ISBN: 9788867756254 Luca Martinelli, Sherlock Holmes e il mostro di Croydon I mostri non esistono. Sherlock Holmes lo sa e, con la sua fredda logica, risolverà un caso di duplice omicidio. ISBN: 9788867756421 Matthew J. Elliott, Sherlock Holmes e l'avventura dell'inquilino straordinario Sherlock Holmes tra verità e segreti... ISBN: 9788867756506 Patrizia Trinchero, Senza traccia Un uomo è stato rapito e costretto a delinquere, la sua unica speranza sono due biglietti fatti arrivare a Holmes. Riuscirà il detective a salvarlo senza indizi? ISBN: 9788867756599 Arthur Conan Doyle, La maledizione dei Baskerville L’ULTIMO DEI
MASTINI. La maledizione dei Baskerville nella nuova traduzione di Alessandra Calanchi ISBN: 9788867756643 Samuele Nava, Uno studio inutile Sherlock Holmes e la misteriosa morte di un astronomo: rivelazioni attorno allo studio della dinamica di un asteroide. Racconto vincitore dello Sherlock Magazine Award 2014 ISBN: 9788867756742
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