Fra Cielo E Terra Io Nel Mezzo 4c3969

Katya Giannini

Fra Cielo e Terra io nel mezzo

Fra Cielo e Terra io nel mezzo

di Katya Giannini

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Tutti i diritti sono riservati. É severamente proibito copiare interamente e/o parzialmente, pubblicare e/o utilizzare in alcun modo tutti i contenuti del libro senza l’espressa e formale autorizzazione da parte di Katya Giannini KG Studio

Deva.

Tutto il materiale contenuto nel libro è protetto da copyright: i contenuti (siano essi testi, immagini o citazioni) e tutto quanto trascritto dalla Luce sono di proprietà esclusiva di Katya Giannini KG Studio Deva.

Ottobre 2014

ISBN 9786050324389

Autopubblicato con Narcissus.me

www.narcissus.me

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Versione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl

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UUID: 9786050324389

This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com) by Simplicissimus Book Farm

Katya Giannini lavora come Mental e Subconscious Coach e Anima Healing in Svizzera e in Italia,

Si occupa di convinzioni sabotanti e limitanti, e lavora per portare alla persona il cambiamento profondo.

Anima Healing vuol dire prendersi cura dell'Anima e attraverso un Dono stupendo ha la possibilità di lavorare direttamente sul tuo insegnamento e sulla tua Missione di Vita e quindi su quella parte di Anima che in questa vita ha scelto determinate esperienze.

Ti offre la possibilità di comprendere il tuo Cammino di vita permettendo così l'evolversi del percorso karmico, perché conoscere l’insegnamento della propria Anima ci permette di avanzare molto più velocemente.

E’ un opportunità splendida e Celeste che ti viene offerta come crescita individuale e spirituale

a te, a Voi, al Cielo per quell’eterno Noi semplicemente grazie

“Tu ed io insieme per sempre nel cammino dell’eternità mai niente e nessuno ci separerà

La tua vita, il mio amore insieme nella Luce Un cammino da fare unite, mano nella mano con un sorriso rivolto al mondo e uno sguardo al Cielo

Insieme, per crescere, per cambiare per sognare e sperare.

Insieme, per conoscere, per parlare per ascoltare e amare.

Per trovare quella pace che solo l’amore del cuore ti sa dare

Sei la mia vita, sono la tua via”. E.

E’ un libro diverso, perché vissuto e scritto con il cuore; perché reale e non raccontato.

E’ un libro sorprendente, perché sofferto e racchiude fra le sue parole anche una parte della quotidianità di tutti noi; perché non ti spiega quanto il mondo è bello se fai questo o quello, ma quanto è difficile vivere sentendosi diversi, inadeguati e arrabbiati.

E alla fine scopri che ce la puoi davvero fare! Perché ti accorgi che non sei così diverso, ma sei unico e speciale con una Scintilla Divina esclusivamente tua.

are dall’Anima per vivere la tua Vita e comprendere che c’è un mondo perfetto dopo la morte.

Perché quando l’Anima diventa qualcosa di reale, il dialogo si fa intrigante.

E scopriamo che la nostra Anima ci sta portando messaggi da lungo tempo Custoditi nella Luce profonda dentro di noi.

Accorgersi che quando le persone a noi care che ci hanno lasciato comunicano dal Cielo, portando messaggi rassicuranti ed esclusivi, ci rendono consapevoli che la morte è realmente solo un aggio, perché l’Anima è immortale e sempre nell’attesa di ritrovare quell’unione senza tempo.

PREFAZIONE

Prima di iniziare la lettura di questo libro, ci sono due piccoli dettagli che mi piacerebbe evidenziare: innanzitutto vorrei puntualizzare una piccola questione “tecnica”. Per me tutto ruota attorno alla parola Divinità, a quella che io chiamo esistenza Divina, ma è puramente una mia scelta di parole e nel suo contesto non ha nessun legame religioso, perché quello che definisco attraverso la parola Dio qualsiasi altra persona può chiamarlo come la vita gli ha insegnato. Quello che viene inteso in questa circostanza è che l’energia Superiore che ci accoglie non ha né un nome strutturato né una religione né un’appartenenza, ma semplicemente è un energia particolarmente speciale e vibrazionalmente eccezionale, che rappresenta il Tutto.

Secondariamente, mi accorgo spesso, soprattutto durante le conferenze, che la gente entra in confusione quando iniziamo a parlare di “libero arbitrio”; lo uso frequentemente e spiegarlo è facile: si tratta della scelta pura e netta delle decisioni che la persona prende nella vita, è la scelta fra una cosa e l’altra assumendomene completamente la responsabilità.

Questo vale per qualsiasi scelta noi facciamo nell’arco della giornata, dalla più semplice alla più complessa, da quella più banale a quella più importante.

Perché io scelgo.

Sempre, in ogni momento, per tutto.

Anche quando sono convinto che siano gli eventi a comandare.

CAPITOLO 1

Da anni ogni volta che apro e chiudo il terzo cassetto della mia scrivania la cartelletta verde appoggiata sul fondo mi guarda e ogni qualvolta la apro gli occhi cadono sulle poche pagine di appunti che racchiudevano questa idea ed erano stati depositati lì per tanto tempo. A intervalli regolari volevo iniziare questo libro, poi ci ho pensato, ripensato e per sembrare meno pigra avevo trascritto qualche riga a computer, infine l’ho nuovamente riposto ordinatamente per anni. Erano infatti solo piccole note, costruite sopra un’idea accennata lievemente e quasi dimenticata, fino a quando anni dopo qualcosa si è mosso diversamente in una giornata d’estate davanti ad un cappuccino in centro città mentre chiacchieravo allegramente e fra una parola e l’altra, fra un sorriso e una risata, un po’ di serietà e qualche aneddoto di vita ata me ne sono uscita con un allegro “ma siiii daiii, da tantissimo ho nascosto qualche riga scribacchiata sul fondo del cassetto e un giorno ne farò un libro. Un giorno? Si, un giorno, quando avrò tempo.” E da quell’attimo il tempo è rimasto sospeso fra le parole, tanto da creare nelle settimane un bouquet di sensazioni infinite che si sono trasformate facilmente in parole riportate su carta.

Perché mi sono fermata per molti anni e per altrettanti ho tentennato nel raccontare qualcosa che rappresenta una realtà così diversa dal quotidiano fatto di normali giornate di vita? Solo per paura? Non soltanto, ma soprattutto perché sapevo che questo libro, dal momento che avrei deciso di are dall’idea astratta alla realizzazione concreta volevo che fosse carico di una vibrazione d’amore intensa e colmo di informazioni che parlano all’Anima.

Perché desidero che queste pagine possano portare nel profondo del tuo cuore una quiete infinita e risvegliare quella vibrazione che sembra un leggerissimo battito d’ali nell’Anima ma che ti porterà esattamente nella tua Luce interiore e ti presenterà l’Amore puro e incondizionato.

Non da ultimo perché questo scritto racconta di un assoluto atto di fiducia verso me stessa, il mondo e le mie fragilità, srotolando tutto quello che per anni ho sempre intimamente custodito, meticolosamente nascosto e teneramente vissuto. Rappresenta la svolta fondamentale della mia vita e anche se sembra facile giocare con la parola “svolta” stiamo sempre comunque parlando di qualcosa che descrive il movimento di un minuto, la sterzata, ma anche il cambiamento di direzione e una variazione è sempre drastica anche se morbida; e quando si parla di Anima la svolta è definitiva, profonda, intensa e speciale. Anche se a volte può farci paura l’incognita che la trasformazione rappresenta, come per esempio non conoscere il nostro futuro e il lasciare tante abitudini che anche se vecchie e malandate sono pur sempre conosciute e rassicuranti per seguire l’onda del cambiamento, ci porta a intravvedere un nuovo sole e un nuovo inizio. Ma è proprio in questo momento di pausa che la paura la vince spesso, ci si ferma e ne nasce un dubbio: chi ci garantisce che ci piacerà? Chi ci assicura che ci troveremo bene come prima? La nostra zona di comfort sembra perfetta anche se ammaccata, perché andare oltre e risvegliare le paure?

E’ solo in questo momento di incertezza e esitazione che liberiamo quell’incredibile sferzata di intraprendenza fulminea, quel lato nascosto dove ci si scopre arditi e audaci: e ci si tuffa strizzando gli occhi, tappando il naso e trattenendo il fiato.

E nella meraviglia del salto nel vuoto si scopre che la vita va veramente oltre la nostra giornata, oltre il nostro dolore e le lacrime, che dopo una sofferenza il respiro torna normale e qualcosa ci permette di andare avanti, magari all’inizio con la sensazione di muoversi a tentoni e diffidenti, ma poi con o sempre più impavido e intrepido, diventiamo spavaldi e lentamente ecco che il nuovo diventa abitudine. Piccole situazioni cambiano e alla fine la vita si rinnova. Troviamo la consapevolezza in gesti diversi e ci accorgiamo dell’inutilità del fiatone giornaliero, sviluppiamo una coscienza nel comprendere diversamente che la ricerca affannosa di un riconoscimento professionale è del tutto vana se fine a sé

stessa, oppure scopriamo che eravamo alla ricerca di quella felicità che sembrava sempre sfuggire.

Tutto va oltre l’affannarsi per essere migliori di chi giornalmente ci sta accanto, perché il nostro salto nel vuoto va più in la del cuore, insegue quell’amore così completo che è impossibile ignorare, dando voce e sostegno finalmente a quel dolore che ci ha colpito nel profondo. E improvvisamente ci sentiamo completi, perché non siamo soli, mai. Neppure quando abbiamo l’impressione che il mondo ci abbia voltato le spalle, neppure quando tutto ci sembra brutto e ci sentiamo tristi.

Incessantemente una Luce speciale e Divina dentro il cuore ci accompagna e ci rende unici; ci circonda di fascino e ci rende diversi gli uni dagli altri. Sto parlando della nostra vibrazione più profonda, di quell’Energia di Luce che ci permette di brillare nel buio della banalità e che ci consente di avere le risposte ai nostri problemi e ai dilemmi quotidiani attingendo soltanto alle nostre risorse interiori. Da sempre questa Luce illumina il nostro Cammino, ci accompagna e ci permette di uscire meno stropicciati dalle nostre abitudini. Ci siamo infilati scomodamente nella convinzione che l’esserci amalgamati con la fatica e la routine abbia reso tutto più semplice, così negli anni siamo riusciti magistralmente ad oscurarla e a zittirla con mille strati di paura e debolezza; vulnerabilità nascosta dall’aggressività; frustrazione camuffata da finta soddisfazione; paura trasformata in abitudine.

Parlare di cuore mi riporta indietro nel tempo, perché la mia dinamica di vita mi ha sempre fatto precipitare a terra e per riflesso mi ritrovavo con la sensazione di un cuore chiuso e dolorante. E così mi scopro a ripensare a me, ai miei sogni, alle mie verità. Da bambina avevo spesso trovato conforto nell’ascoltare una voce che nessuno riusciva a sentire, avevo sovente trovato la dolcezza nello sguardo di chi mai avrebbe potuto starmi realmente vicino, giocavo con persone che nessuno vedeva e parlavo con chi nessuno poteva udire, ma per me era un

mondo concreto pieno di una quotidianità rassicurante ma soprattutto c’era finalmente qualcuno che davvero era in grado di comprendermi appieno.

Avevo la possibilità di condividere i miei pensieri, le mie ansie, i miei sogni. Avevo qualcuno che mi stava accanto con serenità e mi accompagnava durante la mia giornata. A piccoli i camminavo con un uomo bellissimo, dagli occhi azzurri, alto, con la barba e un sorriso che mi ossessiona il cuore ancora dopo tutti questi anni. Ricordo l’alone di soavità che lo circondava, la forza maestosa che insieme a Lui si spostava, la Luce Bianca. Mi diceva di essere la mia Guida, io lo chiamavo semplicemente Noah.

Mi parlava di un Mondo Bianco di Luce che vedevo attraverso i suoi occhi, mi spiegava con amore e comione che la vita è un mistero straordinario e ancora oggi mi scrive ricordandomi “ti ho accompagnata nel mondo, facendoti restare sospesa fra il nostro mondo e la tua realtà. Parlare con te è da sempre una sensazione stupenda. Ricordi le discussioni? Le parole? La tua voglia di essere uguale a tutti gli altri. Ma tu non eri uguale a nessun altro. Neppure ora, dopo tutta la fatica che hai fatto per cercare di indossare abiti non tuoi. Ricordi quante cose ti avevo raccontato? Quanti momenti vissuti, quante volte mi avevi accompagnato in quello che tu chiamavi con dolcezza infinita il mio Mondo Bianco, quante situazioni ti avevo spiegato. E purtroppo nessuno ti capiva, nessuno comprendeva quel tuo strano modo di essere, quel tuo essere diversa, quel riuscire a vedere oltre la persona” E io, prima bambina poi donna, sentivo con largo anticipo l’accadere degli eventi, vedevo le persone oltre la loro facciata, ma nessuno era disposto ad ascoltarmi. Ero in grado di recepire il dolore degli altri, davo un nome alla loro frustrazione, mi era chiara la loro disperazione. Capivo chi si nascondeva al mondo, sentivo nell’aria l’energia spostarsi e nessuno mi credeva. Sentivo chiaramente l’energia delle persone che mi stavano attorno, i loro

pensieri, il loro opportunismo o la loro sincerità. Ma ogni volta che esprimevo la mia versione, convinta che per tutti fosse chiara e semplice, venivo allontanata, tutto quello che per me era ovvio, per gli altri era completamente inesistente.

Ho trascorso giorni difficili, in cui credevo che la mia mente mi avrebbe portata unicamente verso la follia. Ho vissuto isolata con la sensazione di essere strana e immensamente diversa dagli altri e questo mi aveva portata a vivere lontana da tutti i miei compagni. Ero quella “particolare, quella strana”. Ero quella incompresa e con enormi problematiche ma ovviamente nessuno era disposto ad accollarsi storie non sue. Non comprendevo e non capivo perché gli altri non riuscissero a vedere e a sentire quello che per me era ovvio. Ero cresciuta con Noah, era così semplice vedere un mondo diverso che era lì alla portata di tutti, eppure nessuno lo percepiva.

Rimanevo basita ogni volta che le persone accanto a me (amici, compagni e altro), inserivano la “modalità pecora” e seguivano, osannavano, veneravano o semplicemente accettavano persone o situazioni dove era lampante (per me), inevitabile (per loro) che sarebbero terminate nel caos, nel malcontento o nella delusione (di tutti).

Ma per me era difficile gestire un Dono che non sapevo nemmeno di avere, perché malgrado mi sentissi sempre inadeguata, ero convinta che se ce l’avevo io allora tutti ce l’avevano, che se io vedevo il Cielo e sentivo oltre per tutti era così. Ero cresciuta in quella modalità dove per me era tutto così normale, ma poi ho dovuto ricredermi e ci ho messo anni a comprendere che non era affatto così evidente, che ero davvero quella strana perché uscivo da ogni paradigma. Cercavo una normalità ed un’accettazione che mi adottasse, ma malgrado la mia voglia e la mia disponibilità ad entrare in un qualunque modello che mi avrebbe fatta sentire fiduciosa verso la vita immancabilmente prima ancora di entrarci ne venivo fiondata fuori bruscamente. Era impossibile, non ce l’avrei mai fatta.

Ma perché Dio aveva deciso che dovessi essere proprio io la depositaria di tutto questo bagaglio ? Perché insieme a questo Dono così fantastico, non mi aveva piegato e messo nel cassetto del comodino anche le istruzioni per l’uso? Anche di quelle che poi sono impossibili da ripiegare, ma almeno avrei avuto qualcosa alla quale affidarmi.

Non sapevo proprio come gestirlo, come viverlo e soprattutto cosa avrei potuto farmene: mi sentivo come se fossi ata attraverso una ragnatela ed avevo addosso qualcosa di appiccicoso che non riuscivo a togliermi. Nella mia giornata mi accompagnava uno stupendo Noah, tanto che io avevo sempre pensato che fosse una cosa del tutto normale e naturale, mi accoglieva la Divinità, tanto che io ho sempre creduto che fosse di tutti per tutti. Nel frattempo il divario fra reale quotidianità e Divino si era intrecciato così tanto che un giorno, con tutto il mio candore di bimba ho iniziato a raccontare a mio papà dell’uomo e delle “persone” che io vedevo: gli avevo raccontato di cosa mi avevano detto, di chi fossero, con chi stavo parlando. Ma qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto, tanto che ancora oggi se ci penso rivedo la paura e la preoccupazione nel suo sguardo, soprattutto risento le sue parole nelle mie orecchie: “o la fai finita, oppure ti faccio curare, sei solo pazza.”

Avevo 8 anni, eravamo in auto ed io ero appollaiata in bilico sul sedile posteriore dove li sono rimasta e mi sono congelata per un attimo. Così, da quel momento in poi ho cercato di reprimere, chiudere, sprangare e sigillare qualsiasi sensazione e con gioia pensavo funzionasse!! Evviva, forse così sarei riuscita a vivere come tutti gli altri! Invece, il mio reprimere aveva un’autonomia settimanale e restava inattivo solo a sprazzi, era un po’ come indossare dei vestiti di due taglie più piccole: tutto era perfetto fino a quando restavo ferma senza respirare, finché poi improvvisamente venivo travolta a valanga da tutte quelle sensazioni trattenute per giorni.

Ma la paura mi aveva bloccata : il canale delle visioni, quello dove vedevo chiaramente persone e fatti, dove sentivo racconti ed avvenimenti, si era in parte chiuso. Mi erano rimaste le percezioni, le certezza degli eventi, ma non vedevo più nessuno salvo Noah. Percepivo con chiarezza le varie interrogazioni scolastiche ai compagni, sprazzi di vita futura di amici, fatti che sarebbero accaduti nell’arco di qualche giorno, settimana o anno o tempi ancora più lunghi. Tutto era quasi come prima, ma non ero più io perché mi sentivo viva solo a metà e il risultato era che mi sentivo ancora più sola e isolata.

Cosa avrei fatto adesso? Noah non mi guidava più nella realtà fisica ed era diventato solo una voce continua e presente, ma allora chi mi avrebbe accompagnato nelle mie giornate? Con chi avrei condiviso la mia quotidianità? Chi mi avrebbe compresa senza giudicarmi? Non c’era più nessuno vicino a me, nessuna voce conosciuta, nessuna visione rassicurante che mi fe sentire bene e al sicuro, erano terminati i viaggi nel Mondo Bianco. E la mia ricerca personale di qualcuno che mi accettasse realmente per quella che ero, che mi volesse bene per come ero diventò angosciosa.

Ho cercato di adattarmi allo scorrere delle giornate, ma qualcosa non andava, mi restava sempre un retrogusto amaro che non riuscivo a compensare.

I miei genitori? Ero fortemente sicura nel profondo del mio cuore di essere amata intensamente, ma purtroppo con loro parlare del mio Dono era difficile e non riuscivo a comunicare liberamente come avrei voluto: vuoi per paura, vuoi per generazione ed educazione, vuoi per mille altre ragioni a volte li vedevo presi e persi più nel loro mondo che non nella voglia di comprendere qualcosa probabilmente troppo grande e difficile da gestire per loro.

Guardavo le Anime delle persone che mi circondavano e che chiamavo parenti, purtroppo le ho sempre vissute come qualcosa di lontano e sconosciuto, come se avessi poco di cui spartire e niente in comune. Ho sempre invidiato quelle

famiglie unite, allargate, complici e casinare che vivono di visite l’un l’altro e sono capaci di trovarsi ai pranzi di Natale preparando a turno e facendo un gran caos in cucina fra battute e padelle da lavare, che sono capaci di ritrovarsi la domenica davanti ad un pranzo e frequentarsi in qualsiasi occasione, quelle famiglie dove respiri amore e magia. E invece mi sono sempre sentita fuori luogo e inadeguata. Ovviamente il vedere oltre non è sempre stato un vantaggio, perché mi permetteva di capire la vibrazione dell’ Anima che avevo di fronte e quindi anche inconsciamente di farmi un idea chiara e veloce, difficile da non ascoltare.

Se scegliamo le Anime che ci accompagnano, con la quale condividiamo, lottiamo, giochiamo, viviamo o boxiamo, che ci risvegliano paure, schemi e vecchie dinamiche che ancora non abbiamo imparato e che come una lezione che fatichiamo a comprendere ci portiamo appresso di vita in vita, perché ho scelto due genitori che non erano in grado di gestirmi, capirmi, accompagnarmi? Le Anime si incontrano perché hanno qualcosa da darsi, da condividere, da insegnarsi. E io cosa avevo da comprendere? Sicuramente la capacità di rimanere me stessa, la comione e la comprensione, l’accettazione. E per loro l’aprire una porta speciale verso l’evoluzione, la capacità di vedere oltre il loro vissuto, di aprirsi ad un mondo diverso, di vivere la vibrazione Angelica e sistemare un po’ del loro percorso karmico.

Perché come dice Noah “per te è stata una crescita insieme a noi, abituata a noi, ad ascoltarti, ad ascoltarci. Ma per il mondo attorno tutto era decisamente diverso. Scatenavi la paura, smuovevi sensazioni racchiuse da anni, scavalcavi muri invalicabili. E ancora oggi è così. Ma se ora sei consapevole del tuo percorso e della tua energia, non lo sei completamente della forza che hai. “

E solo ora so, dalle parole di mia madre qualche mese dopo la sua morte, quanto si sentisse in colpa per non essere riuscita a essere diversa con me, con quanta tenerezza ho ascoltato la sua voce raccontarmi che “sono pienamente consapevole di quanto tu sia ancora arrabbiata con me, ma tornare indietro non è possibile. Avevo mille paure e dubbi, avevo il terrore di restare sola, che nessuno

mi amasse o si prendesse cura di me e a te mi sono aggrappata. Tu eri forte, speciale. La tua forza del cuore era immensa e io mi ci sono attaccata. Mai avrei voluto farti soffrire, il mio atteggiamento era dettato dalla paura ma mai dalla volontà di condizionare la tua esistenza. Vorrei dirti che mi dispiace, ma il mio dolore per quanto successo va ben oltre. Vorrei sciogliere la tua rabbia, ma abbiamo ancora bisogno di parlare. Lo senti quel dolore nel cuore? Lascia parlare la tua dolcezza e la tua vulnerabilità. Unisciti a me e chiariamo tutti i malintesi che ancora ci circondano. Diventerai più forte e consapevole di te stessa e della tua persona. La tua evoluzione prosegue, il tuo sentire cambia. Ritroviamo la serenità del nostro rapporto, è giunto il momento di sciogliere tutti i vecchi nodi. “ Con il tempo ho imparato a gestire tutte quelle sensazioni e visioni che spontaneamente mi riempivano la mente correlata di parole che salivano alle labbra; pensavo, valutavo e percepivo senza parlare, ho imparato ad osservare restando in silenzio. Mi ascoltavo fra me e me, ascoltavo Noah e mi sentivo monca e sospesa a metà, ma questa sembrava essere la soluzione migliore per vivere una vita quasi normale, anche se di normale ne aveva una facciata di parvenza.

Avevo un grande Dono, ma cosa potevo farmene? Quale sarebbe stato il mio percorso? Come tanti, sono ata attraverso gli infiniti ostacoli che la vita presentava, ho seguito la mia strada, aumentando con il tempo la consapevolezza che per ogni accaduto c’è una ragione e che ogni disagio è un’esperienza.

Niente accade a caso, ogni mio incontro mi ha dato un confronto, ho lottato con chi voleva approfittarsi della mia energia, ho conosciuto impostori e gente fasulla, o incontrato ciarlatani e amici veri, ho amato e creduto, mi sono fidata e ho imparato.

Mi sono sempre chiesta sia perché attiravo persone che mi scambiavano per un erogatore gratuito di energia, sia perché finivo costantemente nelle situazioni dove inesorabilmente mi sentivo a disagio o in imbarazzo. E nella mia linearità mentale, se tanto ti da tanto, allora dovevo assolutamente cambiare qualcosa

nella mia esistenza.

CAPITOLO 2

Parlare della morte sembra sempre poco raffinato e a volte ci sfugge anche qualche gesto scaramantico quando il discorso ci circonda. Parlare della vita oltre la morte non solo è strano, ma addirittura difficile. In inglese, chissà perché, forse per il timbro più rotondo della parola, forse perché diventa straniera e suona lontana la chiamiamo semplicemente Afterlife.

La morte era un tema che malgrado tutto il mio “sentire&parlare” mi aveva sempre coinvolto molto poco, in parte perché comunque la mia vita presentava già di per sé un conto salato senza bisogno di pensare anche al post mortem, in parte perché a 14 anni, malgrado tutte le mie disavventure, amavo vivere e non avevo nessuna voglia di andare oltre con i pensieri. Ero serena, innamorata per la prima volta e nella mia vita avevo trovato un equilibrio che sembrava funzionare. Altresì perché avendo sempre visto Anime e girovagato per il Mondo di Luce non avevo mai dato molto peso alla realtà della morte effettiva. E come ultima cosa, ma non del tutto trascurabile, la mia rabbia con Dio (perché mi aveva infilata in una vita assurda, con un Dono difficile - che avrebbe reso ancora più difficile a breve - e con una marea di problemi da gestire) sembrava finalmente ben nascosta nei sotterranei più profondi del mio Essere.

Avevo altro da fare, volevo vivere e ridere, giocare, studiare e divertirmi, e soprattutto avevo la salute. O almeno fino a quel momento ero riuscita ad uscire indenne da tutto. Avevo imparato a dissociarmi dal dolore e dalle situazioni che non mi piacevano o mi creavano forte disagio; usavo semplicemente il mio Dono per staccare la spina e andare lontano, riuscivo a non provare più dolore sia fisico che emotivo e questa tecnica l’avevo affinata fra gli 8 e i 12 anni, quando l’esperienza della vita mi aveva obbligata a scoprire l’arte della sopravvivenza emotiva e del disagio fisico, poi ho visto che il tempo aiuta, il mio lavoro mi ha fatta crescere, le

terapie hanno dato sollievo al mio dolore e la vita ha collocato i ricordi dove non fanno più male.

Nella mia ingenuità adolescenziale di 14enne pensavo che il peggio fosse ato, avevo solo voglia di portare avanti i miei sogni, di creare il mio futuro, di crescere. Mentre invece una domenica di ottobre mi aspettava una sorpresa lunga una vita proprio dietro l’angolo. Stavo rientrando a casa, serena e quieta con i pensieri rivolti alla giornata appena trascorsa sotto il sole autunnale e percorrevo la solita strada, quella di sempre che conoscevo a memoria con delle abitudini scontate e ovvie che da li a poco sarebbero cambiate per parecchio tempo.

All’improvviso qualcuno dietro di me ha urlato il mio nome, non ho avuto nemmeno il tempo di girarmi o di capire cosa stesse succedendo che mi sono ritrovata stesa a terra, incapace di aprire gli occhi, immobile, grondante di sangue e senza respiro. Un’auto mi aveva travolta, senza neppure che io me ne accorgessi, senza neppure che io avessi il tempo di volgere lo sguardo altrove o spegnere il sorriso che aleggiava ancora sulle mie labbra che profumavano di burro cacao e gelato all’amarena.

Ricordo che inaspettatamente ho visto il mio corpo disteso sull’asfalto in una posizione poco naturale, il mio maglione a V azzurro diventato rosso intenso, il mio viso irriconoscibile. Mi stavo guardavo attorno dall’alto, ma come facevo a trovarmi li? Avevo lasciato il mio corpo e mi sentivo smarrita malgrado mi sentissi tranquilla, ma non era la solita modalità che conoscevo di quando Noah mi accompagnava nella Luce. Non ho ricordi, nessuno. Ma l’unica cosa che rammento chiaramente è che mentre l’auto mi travolgeva e io con la testa frantumavo il parabrezza, incagliavo il mio bacino sul cofano e la mia anca sul frontale, delle mani dalle dita lunghe, amorevoli e calde hanno avvolto la mia nuca. E mentre cadevo a terra mi hanno accompagnata e teneramente adagiata sull’asfalto. Ricordo di aver guardato questo Angelo negli occhi, di un azzurro stupendo che conoscevo bene, il suo sorriso mi aveva inondata e rassicurata, e poi il silenzio. La corsa all’ospedale, le sirene, il pronto soccorso, i miei genitori,

il caos, le luci. Ricordi a goccia che rivedo vissuti dall’alto.

Le parole scambiate fra loro, chi diceva al collega al pronto soccorso che non riusciva a comprendere come io fossi riuscita a sopravvivere, era solo fortuna o potevano chiamarlo miracolo? E io mi vedevo stesa su quel lettino stretto in quell’angolo di ospedale, tutti affaccendati nel proprio ruolo, le forbici che tagliavano i miei jeans, le flebo e un mondo nuovo che vorticava.

L’intervento alla testa, la clavicola, le costole, il bacino, l’anca, la tibia fratturati. Ma per me esisteva solo il silenzio, dove in pochi avrebbero scommesso sul mio futuro.

Adoravo quel silenzio, quella sensazione di beatitudine dove tutto era così tranquillo, ovattato e indolore, dove attorno a me sentivo solo amore. Ma dove ero finita? Dove ero? Nel mezzo di questa pace, ecco che ritrovo quei due occhi azzurri sorridenti, affabili e pieni di tenerezza indescrivibile e che non mi avevano lasciata mai un attimo in quegli istanti.

In quell’attimo bianco mi sono sospesa, nel silenzio dell’Amore. E’ stato come fermare il tempo e accorgermi che accanto a me, in quegli occhi che avevo riconosciuto già nei giorni prima ho ritrovato mia nonna, che era mancata solo qualche mese prima del mio incidente. Era stato assegnato a lei il compito di salvarmi ed accompagnarmi nella Luce, era lei che doveva avvolgere e preservare la mia testa fra le sue mani ed evitare così che battesse violentemente e mortalmente sull’asfalto, era stata lei a proteggermi nel volo prima della caduta fra il cofano e l’altro lato della strada, in piena curva sull’altra careggiata, sempre lei aveva evitato che le auto della corsia opposta mi travolgessero. Ed ora era ancora lei ad accogliermi in una Luce maestosamente bianca e calda, una Luce che ti da la sensazione di essere completamente in pace e pienamente appagata. E mentre la guardavo, ho sentito la sua mano stringere la mia e accompagnarmi lungo quell’immenso tunnel

bianco. Era quindi questa la morte? Ero morta davvero? Non credo di averci pensato troppo a lungo tanto mi sentivo bene e felice.

Conoscevo le emozioni di quel viaggio, amavo quella dimensione, avevo la sensazione di essere libera, assurdamente felice e paradossalmente viva.

L’ho seguita senza pormi nemmeno una domanda, nella fiducia più totale, senza aspettativa e piena di riconoscenza per l’Amore che in quel momento sentivo nel cuore e nell’Anima. Mi guardavo attorno, l’Energia che respiravo era qualcosa che già in ato avevo vissuto con Noah che mi permetteva di spaziare da un mondo all’altro, che mi portava verso quella conoscenza profonda e antica. Riconoscevo l’Amore Divino, riconoscevo la Luce e l’Amore, la mia Anima era tornata nel Cielo, nel mio Mondo Bianco: ero nuovamente a casa.

In breve mi sono trovata in un ambiente indescrivibile, incapace di pensare lucidamente, ma al cospetto di una Luce Immensa, più che luminosa, più che candida. Ero piccola, ero una ragazzina, cosa ci facevo lì senza Noah e dove qualcuno in tutta serietà mi stava dicendo che dovevo riprendere in mano il Dono che mi era stato dato alla nascita e che io avevo lentamente e caparbiamente abbandonato? Le voci attorno a me stavano diventando sempre più insistenti, i discorsi confusionali dove tutti parlavano e mi chiedevano notizie degli amati rimasti sulla Terra, c’era chi mi chiedeva di portare messaggi ai suoi cari, chi mi parlava del suo percorso. Poi piano piano quelle stesse voci si stavano assottigliando, diventano solo piccoli e frammentari bisbigli per lasciare il posto ad un'unica voce maestosa, calda e piena che riempiva tutto il mio Essere da sempre: Lui, il mio Noah. Finalmente Lui! Si! Ora ero davvero a casa.

Mi ha accolta e non credo esistano parole per descrivere la commozione della mia Anima nel ritrovarmi li accanto a chi nella vita avevo amato all’inverosimile con tutta la fiducia possibile. Fino a quando Noah ha aumentato ancora la

vibrazione della sua Luce, rendendola così intensa da diventare iridescente e lentamente tutto attorno si è quietato, gli Esseri di Luce vicini a me si sono zittiti e gradualmente mi sono sentita portare vorticando verso l’ alto, in una vibrazione ancora più intensa e forte.

Ci siamo fermati e in pochi attimi si sono presentati altri 13 Consiglieri (che ironicamente negli anni ho soprannominato il “Consiglio d’Amministrazione”), mi hanno parlato, raccontato, portata a visitare un posto stupendo diverso da qualsiasi cosa io abbia mai visto nella mia vita. Un ambiente bianco, infinito, con all’interno milioni di libri, ordinatamente allineati e impilati, sovrapposti in maniera perfetta e senza fine.

Il mio stupore traspariva e Noah mi aveva descritto quell’ambiente come la “libreria Karmica” un centro dove c’è il nostro libro della vita, quello che descrive il percorso di ognuno, dove ogni pagina si riscrive a dipendenza delle scelte che le persone fanno, ma dove alcune pagine sono punti fermi e quindi definitivamente scritte, e dove si trova il Disegno Divino di ogni abitante delle terra. In questa libreria mi è stata mostrata una visione globale dell’Ordine Divino generale e alla fine anche il mio Libro. Lo ricordo ancora con un’emozione incredibile anche se ho faticato a leggerne alcuni contenuti e la Luce che ne usciva era incredibile.

Il nostro libro karmico è pieno di possibilità, di varianti e variabili, è eccezionale ed impensabile riportarne la precisione, l’accuratezza e la scrupolosità millimetrica con la quale è scritta ogni parte con tutta la nostra vita ata e presente: il futuro resta aperto.

L’Anima porta con Sé un vissuto intenso ed eterno, mille insegnamenti e altrettante nuove esperienze. Mi ritrovavo al cospetto di un universo che avevo sempre vissuto a sprazzi, con un iter molto abitudinario e mai così movimentato e ora mi trovavo serenamente a mio agio e mi chiedevo perché mi stessero

mostrando un mondo così profondo e unico, qual’era adesso il mio scopo? Cosa volevano che fi? Noah parlava, mi spiegava i ranghi dell’Universo, mi indirizzava su quella via che avrebbe risvegliato la conoscenza della mia Anima e nel frattempo mi tutelava da tutte quelle Anime che ininterrottamente mi cercavano e volevano semplicemente comunicare con me.

E io ero li, inebetita e beata, incapace di ritrovare quella rabbia da ingiustizia che per anni mi aveva accompagnata, mi sentivo avvolta dall’Amore e felice, di una felicità assoluta e incredibile, che rasentava uno stato di profonda e intensa estasi.

Noah mi ha tenuta con Sé, nel loro mondo per un tempo che non so definire. A rilento siamo rientrati in una vibrazione diversa, dove ho ritrovato le Anime che stavano cercando di comunicare, consapevoli che sarei tornata sulla terra e avrei potuto portare un messaggio concreto a chi ancora versava lacrime per la loro partenza.

Mi stavo abituando a essere nella Luce, mi stavo adattando facilmente a quella situazione e mi sentivo colma d’Amore, ero convinta che quello era il mio posto, che finalmente avrei trovato il mio vero Essere.

Ed ecco che quegli occhi azzurri splendenti si sono materializzati un’altra volta davanti ai miei, ero felice di ritrovarla nuovamente, ma qualcosa dentro di me nella mia sfera di Luce aveva iniziato a capire…La velocità di pensiero viene battuta alla grande dalla telepatia nel Mondo di Luce, dove non possiamo parlare di percezioni ma di comunicazione reale.

Mentre Lei rimaneva ferma e in attesa, le parole di Noah invece sono arrivate senza indugio e sono state per me l’equivalente di una frustata all’Anima “è arrivato il momento di tornare indietro, di tornare sulla Terra. Hai visto

nuovamente, nulla di sconosciuto o nuovo per te. Hai toccato con mano ciò che avevi voluto scordare e ti è stata data un’altra opportunità per ricordarti chi sei e qual è il tuo compito. Ora è giunto il momento di tornare. La tua consapevolezza sarà profonda, nell’arco della tua crescita ne farai tesoro e ti illuminerà la Via. Noi siamo sempre con te, così come tu sei sempre con Me. Ma ora lascia che Lei ti accompagni nuovamente sulla Terra e in te.”

Ero esterrefatta, sgomenta, incredula e frustrata. Ricordo le mie obiezioni, il mio dirgli “no ti prego non voglio tornare, il mio posto è qui. Io sono fatta per stare qui”. E se dapprima mi aveva colto la sfiducia, poi la tristezza, nell’arrivare ancora nel mio letto provvisorio mi ha travolto la rabbia. Una rabbia che negli anni è diventata sempre più sorda e cupa, una rabbia dettata dall’ingiustizia e soprattutto dalla ribellione dell’Anima di non voler più riprendere un percorso faticoso e terreno.

Poi negli anni ho letto, ho cercato di capire, mi sono autoconvinta, ho ascoltato gli altri tutte le volte che alla fine del mio sproloquio lamentoso l’unica risposta puntuale che mi arrivava era che “se sei qui è perché hai un compito speciale, dovresti essere grata e riconoscente per il Dono che hai, sarebbe bello se riconoscessi la tua fortuna”. E così avanti, tanto che più me lo si ripeteva più io mi sentivo incompresa e frustrata con gli altri che mi additavano come stravagante e ingrata.

Oggettivamente era vero, avrei dovuto riconoscere il mio Dono, la mia fortuna, la gioia di sapere che ho visto, toccato e vissuto quello che solitamente rappresenta soltanto qualcosa di astratto. Eppure, questa rabbia non mi ha mai lasciata fino a poco tempo fa, e se ne usciva a sprazzi come senso di protezione per difendere il mio posto nel mondo.

Seppur controvoglia e recalcitrante sono tornata, nel mio letto di ospedale ho iniziato ad aprire gli occhi, a parlare con chi avevo accanto, a chiacchierare con gli amici che andavano e venivano, a dover stare ferma e a sentirmi il via vai di medici con dei referti poco rassicuranti sull’intervento alla testa e la struttura della gamba, il tirante della clavicola mi infastidiva, avevo imparato a manovrare le dita del piede ed ero fastidiosamente irrequieta con il respiro che da giorni ormai non scendeva più giù del petto.

Il tempo ava, lentamente ho preso il coraggio di parlare della mia esperienza con l’infermiera del turno di notte: pensavo che forse partendo da una sconosciuta (quindi gerarchicamente lontano dalla mia famiglia) avessi più possibilità di essere ascoltata, ma lei già stanca del suo lavoro e poco incline allo sproloquio di un’adolescente, mi ha semplicemente rivolto uno sguardo comionevole ed ha aumentato il dosaggio della flebo: fine della mia narrazione e inizio di un sonno tranquillo. Perfetto, nessuno mi credeva prima, tutti pensavano che fossi bizzarra e ora? Figuriamoci cosa sarebbe successo adesso. Cosa potevo fare? Stare zitta? Sicuramente era la soluzione ideale ma non era quello che volevo.

Ho aspettato e rispettato il mio tempo, dopo qualche settimana mi sono rovesciata fuori dal letto con tutta l’energia che perché volevo tornare a casa, dovevo tornare a casa mia, dovevo parlare con Noah e chiedergli come procedere.

Avevo 14 anni, cosa me ne facevo di tutte quelle informazioni? A chi le raccontavo? Come dovevo gestirle? Malgrado il dolore fisico, la difficoltà di comunicare con il mondo esterno, l’incapacità di ascoltare degli adulti che non volevano capire e le giornate noiosamente tutte uguali, la mia situazione intellettuale ed emotiva non solo non era migliorata, ma mi sembrava addirittura peggiorata. Mi sentivo imbottigliata in un corpo che non si muoveva più liberamente, la mia vita aveva subito un break momentaneo ed ero alle prese con un Dono che mi si

obbligava a riprendere ed addirittura ad espandere. Bene, ma io dove ero in tutto questo? Non potevo parlarne con nessuno, non potevo condividere nulla con nessuno. Che scelte avevo? Indubbiamente quella dello struzzo: faccio finta di nulla, non appena mi riprendo continuo sulla mia strada come se nulla fosse mai accaduto. E così ho fatto, ho mantenuto il silenzio per tanti anni, sono tornata esattamente da dove ero arrivata, a gestire il mio Dono con finta indifferenza e nell’arco degli anni sono tornata ad essere comunque “ancora quella strana, forse ancora un pezzettino in più”.

Noah mi aveva sostenuta, mi aveva dato qualche informazione e mi aveva aiutata a integrare qualche aggio di crescita, ma malgrado tutto ciò non avevo ancora compreso né la portata della mia missione di vita, né come avrei potuto sviluppare il tutto, né come avrei potuto integrarlo nella via giornata.

CAPITOLO 3

Come sulle montagne russe ma con un dislivello minimo e fortunatamente sbalzi limitati erano trascorsi altri 7 anni relativamente quieti. Avevo trovato una stabilità ideale: dal silenzio verso il mondo alle poche parole con qualche amica fidata; ma era soprattutto nella mia routine che tornavo a sentirmi viva: c’era sempre quel raggiungere il Mondo Bianco di Noah, continuavo a chiedere qualsiasi piccolo avvenimento o grande cambiamento, dialogavo costantemente e costruivo un ventaglio di informazioni che mi accompagnavano nella mia crescita e ancora una volta in maniera del tutto inconsapevole e spontanea ero riuscita a mescolare sapientemente i miei due mondi, cosicché il mio equilibrio era diventato strutturalmente perfetto.

Di giorno lavoravo, sentivo, percepivo, amavo, vivevo, giocavo, piangevo, ridevo, sbuffavo. Di notte parlavo e aprivo cuore e Anima a quella parte più intensa e spirituale; scrivevo pagine su pagine di confronti, di regole, di parole che riempivano l’aria e restavano impresse nell’Anima come un marchio a fuoco.

Ma a mia insaputa, la vita ancora una volta stava per togliermi la tranquillità e ributtarmi nella mischia della sofferenza e della paura. Ero all’estero da qualche tempo, quando una telefonata arrivata nel mezzo di una giornata di studio, mi ha riportata alla realtà e a fare le valigie per rientrare a casa definitivamente, era stato un fulmine a ciel sereno con una richiesta che mi aveva trovata completamente impreparata. La mia vita in quel periodo aveva preso un giro che mi piaceva alquanto, con il trascorrere dei giorni avevo trovato un bilanciamento perfetto fatto nuove amicizie, conosciuto gente diversa e vissuto la mia prima vera libertà assoluta, con regole e scelte solo mie, il massimo della soddisfazione!

Malgrado i miei solari e finalmente spensierati 21 anni, a mia madre era stato diagnosticato un tumore. In poche ore si è aperto un mondo nuovo fatto di cure, di chemio, di interventi, di medici e ospedali, di colloqui e aspettative, di dialogo e delusioni, di paura e fiato corto.

E qui si era creata nuovamente la mia occasione, perché questo significava che non potevo più né aspettare né tergiversare, ma dovevo rimboccarmi le maniche e dimostrare (più a me che non agli altri) cosa potevo fare nella realtà. Erano trascorsi 7 anni dal mio incidente e si presentava la ricorrenza temporale dei 7 anni, una teoria che si basa sul procedere ciclico di momenti di 7 anni che rappresentano le tappe fondamentali dei cicli di vita della persona. Ogni 7 anni si chiude un ciclo vecchio e si riapre un nuovo ciclo.

Dovevo aiutare la mia mamma a guarire e dovevo sapere come andavano le cure, se erano giuste per lei, se la soluzione era la migliore; era quindi arrivato il momento di fare sul serio, di parlare con Noah a lungo, perché avevo bisogno di Lui.

Ho trascorso mesi a chiedere, parlare e chiacchierare con Noah e a discutere con i medici perché le mie risposte non coincidevano con le loro cure serafiche e inviolabili, ho trascorso mesi ad ascoltare chi dal Cielo mi diceva “si” e chi dall’ospedale mi diceva “no”.

Il risultato di questo match era stato che mi avevano mandata in confusione totale, mi avevano portata a dubitare profondamente di tutta me stessa, perché nulla corrispondeva mai a realtà: fra quello che dicevo io (e quindi che mi diceva Noah) e quello che mi veniva detto dall’ospedale c’era un abisso. Soltanto anni dopo, attraverso una conversazione del tutto casuale ho scoperto la verità: non

avevo sbagliato, ma le informazioni erano date con tempistiche diverse che non corrispondevano all’attimo reale.

Avevo bisogno della fiducia di mia madre, avevo bisogno che lei mi capisse e si affidasse al mio sentire e a Noah.

Siccome questo dialogo di aggio era da tempo che avrei dovuto farlo, nei mesi precedenti per facilitarmi il compito Noah mi aveva chiesto di parlare con l’Anima della mia nonna (che sentivo regolarmente dopo che mi aveva avvolta nella caduta durante l’incidente) e ho accolto e trascritto le parole che lei mi dettava da mettere in lettera per mia madre e che mi aveva chiesto di consegnarle nel momento in cui io avrei deciso di parlarle.

Ho temporeggiato per settimane che si sono trasformate in mesi e l’attimo non arrivava mai, il tempo ava e Noah premeva.

Così finalmente ho aspettato che fossimo tranquille, la giornata per lei era abbastanza positiva, stava male ma non così male e io ero spontanea ma non audace. Ho preparato un the nero caldo molto zuccherato nella sua tazza preferita (la classica “sei la mamma migliore del mondo”) e mi sono seduta con lei sul divano dividendo una spessa coperta bianca e rosa. Lei era pallida come un fantasma e leggermente sorridente e sicuramente mi avrebbe permesso di trovare il “classico attimo giusto”; di quelli che se non crei ad hoc non arriveranno mai nella vita, volevo aprirle il mio cuore e spiegarle nuovamente il mio vissuto, il mio Dono e quello che sentivo. I suoi mici bianchi pigramente allungati con lei, le mie gambe accavallate sul tavolino. Ho sorseggiato il mio the, respirato profondamente e ho allungato la lettera che avevo tolto dalla tasca del pile; gliel’ho consegnata incatenando i miei occhi ai suoi le ho detto “mummy, devo darti una cosa importante. Prima leggila e poi ti spiego”. Mi sono riempita di perplessità e dubbi nell’attesa che lei terminasse la lettura, avrei voluto muovermi e camminare, ma mi sono limitata a rendere il pelo del micio un batuffolo arruffato e mentre la guardavo in silenzio i suoi occhi si sono

riempiti di lacrime ed emozione.

A lettura terminata mi ha guardata un po’ scossa chiedendomi “ma come fai ad averla?” “Ecco mummy, qui adesso devo spiegarti una cosa importante. Ti ricordi che da bambina ti avevo sempre detto che vedevo un uomo con la barba e gli occhi azzurri? Che era un uomo fantastico che mi portava sempre nel suo Mondo Bianco? E che speravo che la tua sensibilità ti avrebbe permesso di capirmi? Non ti sei chiesta il perché delle discussioni con i medici e le tue cure? Mummy, io vedo un mondo di Luce, io lo chiamo il mio Mondo Bianco, vedo il mondo di Noah, della vibrazione Divina che parla all'Anima. Così ascolto come ascolto te adesso, da sempre, da quando sono bambina. Ed è stata lei ad avere il compito di proteggermi durante l’incidente, che mi è stata vicina e mi accompagna insieme a Noah nelle mie giornate. E’ la nonna mi ha detto di darti le parole che stai leggendo”.

Ho visto svariate emozioni dipingersi a turno sul volto dolce di mia madre: dal dubbio alla paura, dallo smarrimento alla comprensione. Credo che qualche tassello della mia vita (e forse anche della sua) abbia trovato magicamente il suo posto in quell’istante.

Ma la cosa più sconcertante fra tutto per me sono stati i suoi occhi blu che si sono fissati nei miei seguiti solo dal suo semplice “si, io ti credo”, che ha risuonato e rimbombato nelle mie orecchie come un fuoco d’artificio ma ha faticato a byare quella fase di sfiducia che negli anni era diventata granitica. Accidenti, mi credeva! Avevo fatto il primo o! Erano ati 20 anni, ma finalmente mi credeva!

Siamo andate avanti, una o dopo l’altro, lavorando con lei la sera, aiutandola nella malattia e ando dalla Luce per cambiare condizioni e contesti, ascoltando Noah e le sue parole, portando energia diversa, trovando soluzioni e

rassicurazioni. Fino a quando, un anno dopo le analisi del sangue hanno dato valore “0/0”. Vittoria, ce l’avevamo fatta. Medicina, amore, Luce e Divinità, tutti insieme avevamo vinto.

Il pacchetto di anni successivi sono trascorsi relativamente ed emotivamente quieti per me e sostanzialmente sereni per le persone che mi circondavano. Ma si sa, dovevo ancora crescere ed imparare a gestire il mio sentire e il mio Essere in maniera più completa. E l’esercizio pratico, effettivo e concreto era più vicino di quello che potevo immaginare…. Avevo 26 anni mentre stavo pensando a come sviluppare nuovi progetti e me ne stavo placidamente a casa gustandomi la tranquillità di una giornata libera, è arrivata la seconda telefonata flash. Il cancro era tornato.

Oggi, con il senno di poi, mi dico che avrei potuto fare tante cose diversamente per la sua malattia, fosse solo il farle accettare la componente psicosomatica ma sicuramente avrei avuto bisogno della collaborazione emotiva della mia tenera e fragile mamma. Siamo ripartite con un tran tran ormai conosciuto, ma questa volta lo sguardo dei medici era meno ottimista degli anni precedenti, le loro parole meno rassicuranti e l’energia che si muoveva più frenetica e cupa. Io parlavo con Noah, ma chiedendo più per lei, il suo Cammino che non per le cure. Chiedevo parole e visioni sul futuro, sprazzi di vita. Mi sentivo rassegnata e triste, fino a quando una mattina di pioggia ero seduta alla mia scrivania e versavo lacrime silenziose; mi ero abbandonata totalmente alla paura e a quel dolore che saliva dall’Anima.

Improvvisamente ho percepito un gran caldo are attraverso i miei vestiti e abbracciarmi le spalle, ho riconosciuto quell’immensa serenità del Cielo diffondersi nel mio cuore. Sentivo delle mani appoggiarsi con una dolcezza infinita sulle mie spalle, ho alzato lo sguardo sulla libreria a muro che avevo davanti e una grande quiete mi aveva invasa completamente. Avevo smesso di piangere, tutta la mia paura e la mia tristezza sembravano non esistere più ed essere svanite in una frazione di secondo, non avevo più nessun motivo per

piangere.

Provavo una grande serenità e leggerezza, come se fossi stata fasciata da un grande e caldo raggio di sole. Mi sono girata su me stessa, convinta di trovarvi qualcuno dei miei, invece mi sono ritrovata a fissare quegli ormai abituali occhi azzurri come il cielo, immensi e profondi. Circondati da una forza ed energia smisurata, ma come sempre solo due splendidi occhi azzurri, avvolti in una nuvola di Luce. Ancora quegli occhi, sempre Lei.

Ricordo di aver aperto la bocca senza riuscire a dire una sola parola. Era tornata, ancora! Dentro di me sentivo una grande tranquillità e fiducia, avevo la certezza che quello che stavo vivendo era parte del mio destino, che doveva essere così e non poteva essere altrimenti. Mentre ero ferma sulla mia sedia rossa a fissare ciò che avevo davanti, la sua voce si era aggiunta allo sguardo.

Mi ha rassicurata, mi ha fatta sentire protetta, mi ha parlato per qualche minuto. E la sua voce, dolce e morbida, mi stava dicendo che non sarei mai stata sola a combattere, che mi avrebbe sempre aiutata e sostenuta, che tutto sarebbe andato bene e che lei mai mi avrebbe abbandonata.

In quell’angolo di casa tranquillo e rinchiusa nell’ennesimo dolore, mi sono ritrovata ad ascoltare con il cuore, a credere e a rivivere le emozioni della Luce, a riaprire nuovamente la mia Anima alle ali all’energia.

Poi improvvisamente il silenzio. I miei occhi legati ai suoi ed ero completamente incapace sia di parlare che di muovermi, non volevo nemmeno respirare tanta era la paura di frantumare quell’attimo così speciale e pieno di incanto, non volevo sparisse di nuovo. Ero invasa da un’incredibile commozione, anche se durante tutti gli anni mi

aveva sempre accompagnata con la parola, il ritrovarla nuovamente mi aveva dato un emozione immensa.

Da quel giorno ci sono stati mesi di lungo “lavoro”. Mi ha insegnato ancora più dettagliatamente l’uso della parola, la potenza che si cela dietro una frase. Ho imparato che la parola ha un’energia e una potenza immensa, che ogni singola espressione lascia il segno nel cuore degli altri. La parola ha una sua forza, che è in grado di accarezzare, di amare, di stroncare o di deludere, di far sorridere o piangere. E’ in grado di ferire, di convincere o illudere e lascia sempre una traccia nell’Anima di chi ci ascolta, ho imparato che l’uso della parola è sacro e le parole usate da Noah per descrivere, raccontare, filosofeggiare e a volte anche giocare con me mi hanno lasciato un segno indelebile e indescrivibile; mi hanno cambiata nel profondo e hanno modificato il mio Cammino e a volte anche quello delle persone a me più care e vicine. Ogni espressione è un marchio a fuoco per chi la riceve e l’ascolta e nessuna parola deve essere mai lanciata con leggerezza, così come ogni malinteso deve essere chiarito. La parola è una delle risorse più potenti che possediamo.

Fra alti e bassi mia madre ed io siamo andate avanti per molto tempo. C’era la mia illusione di una sua guarigione miracolosa, così nonostante la durezza e la difficoltà delle giornate piene di cure che si susseguivano incessanti, durante questo periodo ho parlato liberamente con chi mi stava accompagnando, sia Lei sia Noah . Ho potuto capire com’è facile infrangere i nostri sogni, quanto la nostra natura sia fragile, quanto sia importante vivere l’attimo. Com’è facile nascondersi dietro le aspettative, le illusioni e piangere per le disillusioni, oppure lottare con la mente senza ascoltare il cuore, o ancora vivere senza essere vivi. Ho ascoltato, ma non sempre ho capito. Non ero ancora pronta a tradurre tutto ciò che sentivo, avrei avuto bisogno di altro tempo prima di comprendere totalmente l’insieme delle cose che mi erano state dette.

La notte prima che mia madre morisse, una carezza gentile che sfiorava la mia guancia mi ha svegliata: qualcuno mi stava accarezzando il viso. Pensavo fosse il mio compagno, ho aperto gli occhi assonnata e ho guardato nella sua

direzione, dormiva placidamente. Ma allora cosa mi aveva svegliata? Mi sono voltata dalla parte opposta e al mio fianco ho ritrovato quegli occhi che ormai rappresentavano l’arrivo di novità e notizie, non necessariamente sempre positive. Erano le 02.15 della mattina, la camera nel frattempo era stata inondata di Luce bianca dove tutto sfavillava come se fosse primo pomeriggio. Pur restando sdraiata ho lanciato le gambe fuori dal letto, ho cercato di concentrarmi su quello che stavo guardando e ricordo di essermi seduta lentamente sul bordo del letto, la mia emozione era immensa nel riuscire a guardare per intero colei che solo attraverso la voce o gli occhi mi stava guidando ormai da anni.

La rivedevo esattamente come la ricordavo, ma con un energia completamente diversa, la trovavo forte, felice, immensamente luminosa e fatata. La mia emozione era incontenibile, ritrovarla così, “semplicemente lei” mi riempiva il cuore di qualcosa che non sono mai riuscita a definire esattamente a parole.

La guardavo, la vedevo sorridermi e nella sua dolcezza l’ascoltavo mentre mi diceva che “è stupendo guardarti, Noah mi ha permesso di svegliarti e parlarti fisicamente. Sono qui perché abbiamo un cerchio da chiudere, abbiamo una missione da terminare. Sono qui per parlare con te, perché sei speciale e l’energia Divina parla con te. Presto, molto molto presto tornerò a prendere la tua mamma, per lei è giunto il momento di abbandonare questa vita, di lasciare il suo corpo e di raggiungere la Luce del Mondo Bianco. Non sarai mai sola, insieme ti accompagneremo sempre e come sempre abbiamo fatto, e la Divinità ti concede l’opportunità splendida di poter parlare con lei ogni volta che lo vorrai. Ma il suo tempo su questa terra è terminato, è arrivato il momento di andarsene. Non avere paura, non sarai sola mai. “

Si è avvicinata ancora di più a me, sorridendo mi ha avvolta con la sua Energia e mi ha dato un bacio sulla guancia, una carezza piena d’amore e poi è svanita. In automatico mi sono sdraiata nuovamente per qualche minuto, la mente confusa. Poi velocemente mi sono riseduta sul bordo del letto. Ero fusa? Avevo

sognato? No, non avevo sognato, ne ero certa, sentivo ancora la sua Energia che riempiva la stanza. Nel frattempo anche la Luce Bianca era svanita lasciando la camera in penombra, ho girato lo sguardo dall’altra parte del letto e ho guardato chi accanto a me dormiva ancora serenamente, del tutto ignaro di quanto era appena accaduto. I pensieri tumultuosi rimbalzavano da una parte all’altra del mio cervello, “mah, lo sveglio? Glielo racconto?” Se da una parte mi sentivo frastornata, dall’altra ero galvanizzata e scossa, le parole che guizzavano nelle mente e l’emozione che mi impediva di stare ferma. Quella Luce che ben conoscevo e quell’Amore che respiravo li avevo ritrovati e malgrado fossi certa di averlo vissuto, l’eccitazione riempiva l’aria.

Ma avevo sottovalutato il tutto e avevo fatto un errore enorme: malgrado avessi sentito ciò che mi aveva detto, non avevo ascoltato. Ero rimasta nell’utopico silenzio mentale di chi non vuole capire. Mi crogiolavo nella gioia di averla vista, ma mi rifiutavo di farmi carico ed elaborare le sue parole, tanto che la giornata appena iniziata era trascorsa nella solita routine fatta di corse e orari, di impegni e poco tempo almeno fino a sera. Come la notte precedente, anche questa volta, esattamente 24 ore dopo, la situazione si è ripetuta. Stessa carezza, uguale dolcezza. Ho riaperto gli occhi, sveglia come non mai. Ma questa volta assieme a Lei a fianco del letto c’era anche la mia mamma. Avrebbe dovuto cogliermi l’ansia, cosa ci faceva lei qui? E invece la guardavo esterrefatta. Era felice, forte, carica di energia e Luce, era radiosa, circondata da quella felicità che va oltre il sorriso e diventa estasi, da quella gioia che viene dal cuore e risplende, da quella vitalità che la rendeva completa e consapevole del suo Essere. La guardavo e la riguardavo incredula. Era in piedi di fronte a me, emanava energia e amore, sorrideva serena. Era la mia mamma, era quella stessa persona emaciata, esile e talmente priva di forze da non riuscire nemmeno ad accostare le labbra ad un bicchiere, era quella stessa mamma che da due giorni non riuscivo quasi più a svegliare. Quella mamma che mi chiedeva pietà e che non riusciva neppure più a piangere. Era lei, che giaceva in un letto qualche stanza più in là della mia e che negli ultimi mesi avevo accudito con l’impotenza e la frustrazione di vedere giorno

dopo giorno la sua vita scivolarmi troppo velocemente fra le dita come sabbia. Eppure quella era lei, stupenda e bellissima, come forse raramente in vita l’avevo vista e come mai più l’avrei rivista.

E lì, in quel momento, mentre loro erano in piedi davanti a me, ancora una volta io seduta sul letto le guardavo incapace di crederci e di credermi, sentivo le mani della mia mamma che stringevano le mie, vedevo il suo sorriso, il più dolce che le avessi mai visto, l’ascoltavo parlarmi di quale sarebbe stato ora il suo percorso, quale sarebbe stato il mio, come avremmo comunicato “hai un compito speciale, insieme tu ed io per sempre. Posso accompagnarti nella vita, ho il permesso di Camminare al tuo fianco, mai ti lascerò.” L’ho vista avvicinarsi per darmi un bacio, ho sentito il suo profumo, l’ho vista guardarmi con amore infinito, sorridermi beata ed andarsene lentamente. Le ho viste andarsene, scivolare nella Luce e lasciare dietro di loro una scia di amore e irrealtà.

Sono rimasta a lungo seduta sul bordo del letto, almeno fino a quando qualche ora più tardi intirizzita dal freddo mi sono fatta il primo caffè sull’alba di un nuovo giorno ed erano arrivate velocemente anche le prime ore del mattino, la mia giornata aveva inizio. Malgrado fosse la seconda notte che venivo svegliata e che le loro Anime mi parlassero chiaramente, per me era più facile far finta che la routine andasse avanti senza troppi scossoni e con un suo ritmo rassicurante. Ma avevo la mente in tumulto, volevo solo dimenticare perché non poteva essere vero: la mia mamma era si gravemente malata, ma non mi poteva lasciare. Ero utopicamente illusa che qualcosa, qualcuno o chissà che avrebbe potuto salvarla, che avrebbe iniziato a stare bene, che sarebbe tornata in forma.

Parlavo con Noah, nella vita mi aveva chiesto di seguirlo in tanti nuovi aggi

di Cammino, aveva preteso tanto da me, a volte era stato duramente inflessibile, mi ero sicuramente anche guadagnata qualche gratifica extra e nel globale ero egoisticamente convinta che avrebbe anche potuto farmi un favore (in cambio di qualche bonus) e in quattro e quattr’otto recidere la malattia, in fondo cosa ci voleva?? Per Lui sarebbe stato un gioco facile, poteva riscrivere il karma di chiunque, quindi perché no? La paura mi chiudeva lo stomaco, cos’avrei fatto se davvero fosse morta? Chi mi avrebbe fatto ridere e a chi avrei raccontato tutti i miei piccoli intoppi e segreti quotidiani? Non volevo crederci, avevo bisogno di illudermi ancora un po’. Era in fin di vita, ma però era li. E invece mi sono stati sufficienti una manciata di minuti per obbligarmi scendere a patti con la realtà, quando di primissima mattina sono entrata nella sua camera e l’ho trovata in stato d’ incoscienza, con il respiro particolarmente difficile e l’unica cosa che potevo fare al colmo della mia impotenza era chiamare l’ambulanza. Nell’attesa che arrivassero ho preparato una miniborsa per la classica emergenza ospedale, poi mi sono fermata in un mondo irreale ad osservarli mentre la caricavano sulla barella, l’ho vista respirare piano, gli occhi chiusi e sono usciti di casa portandola con sé per trasportarla verso l’ospedale. Durante il tragitto il suo cuore ha smesso di battere esattamente dove io, anni prima, ero stata salvata da quelle mani che mi avevano sostenuta durante l’incidente. Stessa data, stesso posto, stessa strada, quattordici anni dopo.

Arrivati all’ospedale, mentre loro scivolavano oltre le porte del pronto soccorso, io sono rimasta rigidamente seduta in sala d’attesa su una sedia nera di finta pelle che accoglieva il mio silenzio; ero sola, non c’era nessun altro all’infuori di me e dell’impiegato della reception alla quale poco importava di quello che lo circondava. Era troppo presto perché il mondo iniziasse a muoversi, mi ritrovavo a vivere quell’istante che definisco semplicemente “quell’attimo prima di tutto il giorno”, dove ci sei soltanto tu e un mondo ovattato racchiuso ancora fra le mura della storia personale di ognuno.

Aspettavo, immobile e forse nemmeno tanto persa nei miei pensieri ma

meramente annodata nelle mie riflessioni senza troppo filo logico. Erano ati solo pochi minuti, che potevano anche rassomigliare ad uno scorcio di eternità, quando ho sentito l’inconfondibile rumore delle porte automatiche di vetro satinato aprirsi: ho girato la testa verso destra e mi sono trovata davanti un medico che avevo imparato ormai a conoscere nel tempo, l’ho visto rimanere in silenzio mentre le sue braccia si stringevano attorno alle mie spalle e mi ha sussurrato un serafico “ mi dispiace tanto, davvero tanto” all’orecchio.

Sono rimasta così, inebetita e senza parole, mi ha chiesto se volevo vederla e salutarla e io l’ho guardato come se avesse due teste, sono solo riuscita ad annuire e a seguirlo oltre quella porta che mi separava dalla verità. Mi ha lasciata sola, in un oblio che faceva male e mi sono fermata davanti a lei, mi sono presa poco tempo, non so, forse malgrado tutto a volte la realtà è comunque difficile da accettare e assimilare, tanto che in maniera del tutto illogica mi sentivo a disagio. L’ho guardata un ultima volta, l’ho accarezzata convinta che se fosse rimasta li tutta sola avrebbe avuto paura. L’ho coperta, sicura che avesse avuto freddo e completamente stordita mi sono girata verso la porta, ho messo un piede davanti all’altro e sono uscita dall’ospedale. Sulla soglia qualcuno mi stava aspettando, in silenzio mi ha guardata scavando nel profondo, i suoi occhi nei miei e senza dire una sola parola è riuscito ad abbracciarmi l’Anima. Ho trascorso i giorni successivi trasognata, ho pulito, lavato, parlato, pianto, stretto mani, rassicurato, ascoltato, cucinato e eggiato.

Tutto era cambiato, poche le cose che erano rimaste regolari. E’ assurdo come una malattia che colpisce qualcuno che amiamo sia in grado di prendere il sopravvento e il comando sulla vita di tutti e modificarne drasticamente la base, come una radice secolare che si incastra e porta con sé ogni cosa sradicandola e stravolgendola.

Tutto cambia prospettiva, tutti cambiano abitudini, si trasformano usi e vezzi, si modificano orari e persino lo stile di vita non è più lo stesso. Ti abitui a vivere con una sorta di “spada di Damocle” sopra le testa, con quell’ansia perenne alla bocca dello stomaco, sviluppi una capacità di osservazione così dettagliata e

precisa che un sopra ciglio che si alza anche involontariamente ti sta già dicendo tutto e ti permette di stendere mentalmente in pochi secondi un referto completo. Poi all’improvviso tutto si stravolge nuovamente, la morte chiude una porta e da quell’istante ti viene riconsegnata la tua vita diversa, rettificata, riveduta e corretta dove manca però un tassello e ancora una volta ti obbliga a spostare la routine cercando di assemblare un puzzle dove sembra che qualcuno abbia rimescolato i pezzi e bisogna ricominciare a ricomporre e costruire.

Ho sempre pensato che il tempo non esista fisicamente (è un concetto dell’uomo) e che comunque sia indifferente a tutto: arriva e se ne va sempre nello stesso modo, sempre scandito dallo stesso ritmo. E anche questa volta i giorni si susseguivano regolari e indifferenti al mio dolore, tanto che pensavo di essermi assuefatta a quel dolore che a volte rasentava il sollievo perché avevo smesso di vederla soffrire e la disperazione perché da quel momento ero sola.

La notte ho ricominciato a parlare con Noah, e come sempre mille erano i perché, calde le lacrime alle risposte e tante le parole che venivano puntualmente trascritte. C’era una parte di rabbia perché l’ingiustizia della malattia e del gioco brutale della roulette russa con la quale la sofferenza e la morte scelgono chi colpire non mi piaceva, non condividevo le scelte di Dio e non vedevo l’ora di poterglielo dire.

Ma le uniche parole che mi arrivavano all’orecchio all’infuori delle mie chiacchierate filosofiche erano le stesse che avevo già sentito qualche giorno prima “Ciao amore. Grazie.” Queste erano state le ultime parole di mia mamma qualche ora prima di lasciarmi quando dal suo stato d’incoscienza aveva aperto gli occhi all’improvviso solo per dirmelo. E io, del tutto incredula e incapace di analizzare quella paura che piano piano mi stava invadendo, le avevo lasciate volare nel vento. Il ritmo regolare del tempo ha anche un che di rassicurante, e la solitudine smette di ronzare nelle orecchie, torno nella mia vita, mi prendo il tempo per sentirti e finalmente nel silenzio della sera parlo con te, solo così ti ritrovo mamma.

Ti sento vicina a me, so che ci sei e come mi hai promesso mi accompagni e mi permetti di dar voce a tutta la mia frustrazione e ai miei perché, ma non è facile accettarti nuovamente in questa nuova dimensione. Mi parli, mi racconti, ti ascolto. “Imparerai a vedermi, imparerai a capire, non sei sola. Sono in pace, sto bene, sono felice. Non essere triste, ti sono vicina, ti starò vicina, ti starò vicina tutta la vita. Parleremo, ti ascolterò, mi ascolterai, ci saremo. Ti aiuterò, ti guiderò, non essere triste. Imparerai a vedermi, imparerai a capire. Non sei sola. Cambierai la tua vita. Non essere triste per me. Io sono felice, sana e contenta. La mia Anima ha trovato il suo essere completa, sono a casa. Ognuno di noi ha la sua strada da seguire, cancelli da varcare. Non possiamo cambiare la Via, non possiamo cambiare il volere della Forza Divina se non scegliamo nel nostro Cammino, se non abbiamo il coraggio del cambiamento. E’ vero, stai pensando che non è facile, ma è così.. Dalla mia morte tu ne uscirai matura e diversa. Ho fatto le mie scelte di vita, avevo deciso di vivere seguendo più la mente e la paura che non il cuore. E quel tipo di percorso mi ha portata ad un risultato. Avrei potuto scegliere diversamente, avrei potuto elaborare la mia situazione e il mio vissuto, ma non ne avevo né il coraggio, né i mezzi, né la forza. Ho scelto, ho scelto di restare ancorata al ato, al mio vissuto, di non cercare nel futuro il cambiamento. Ho seguito una strada senza via d’uscita. Ma questo è stato il percorso che ho scelto. E ora ho la possibilità di cambiare la mia e la tua situazione. Ho compreso chi tu realmente sei, il Dono che hai, la capacità che ti appartiene. Ti ho sempre vista diversa, forte, eccezionale. E con immensa difficoltà sono riuscita a gestirti. Con la disperazione della paura ho cercato di tenerti legata a me. Ma tu sei diversa. Sei diversa e malgrado tutte le mie paure, le mie ansie nel non comprenderti, malgrado la mia voglia di averti vicina, tu hai una forza particolare. Un alone straordinario, forte e luminoso circonda la tua persona. La tua energia è particolare e così luminosa da coinvolgere chiunque ti venga vicino. Un’ energia magica, che traspare da ogni sguardo. Ma che mette anche molto in agitazione chiunque non sia sincero con se stesso. Difficile, certo, ma doveva essere così”.

Trattengo il respiro e mi fermo, mi ascolto e mi accorgo che tu ci sei, che

l’amore di Dio è immenso, che alla fine quello che è importante è solo questo, perché il tutto mi permette di continuare a parlarti, di continuare a sentirti vicina a me. Con gli occhi del cuore ti vedo, circondata da una Luce indescrivibile a parole, è bianca, ma non bianca, un po’ azzurra ma sfumata. Calda, morbida, intima. Una Luce che mi fa sentire al sicuro, amata e nella quiete più completa. Una Luce che ben conosco e riconosco. E tu, con la gioia e l’emozione nella voce inizia a parlarmi.

Mi racconti come stai, rispondi alle mie domande più banali come se si trattasse di una questione vitale, hai cura di me, di farmi comprendere quell’amore che abbiamo nel cuore e che raramente riusciamo a sentire. Hai la pazienza di prendermi per mano ed insegnarmi a camminare nuovamente, ma questa volta in maniera del tutto diversa non più in punta di piedi mentre attraverso la mia vita con la consapevolezza che io esisto, io esisto veramente. Così esattamente come sono. Che nel mio cuore c’è un mondo immenso che deve ancora essere scoperto, che le parole amore e serenità non dipendono da nessun altro all’ infuori di me. Il cuore conosce la sua strada, ma troppo spesso la forza della mente, la società in cui viviamo, l’ego, gli svariati status e la paura di essere giudicati ci portano a guardare e vivere la vita dai margini del nostro mondo e a non essere mai davvero noi stessi.

“Devi unicamente aprire il tuo cuore e troverai tutte le risposte alle domande della vita. La vita va vissuta fino in fondo, godendo di ogni minuto, di ogni secondo. . Gustando ogni raggio di sole, ogni fiore, ogni alba e tramonto. Non ci sono giornate brutte, non ci sono giorni tristi, ci sono solo momenti d’insegnamento e tutto dipende da quello che noi cogliamo dalla situazione e dal momento.

Porta il sole dentro di te, apri il tuo cuore, ascoltami.

Non essere sorda alle parole di Dio, non temere nulla. Ascolta il mondo che parla, il nostro mondo.

Questo mondo fatto di amore, spiritualità, dolcezza, allegria e gioia. Questo mondo di noi Anime che vivono nella pace, nella consapevolezza di Dio, che Dio esiste. Vivo nella Luce, è stupendo. Vivo nella gioia, è magnifico. Sto benissimo. Sono sana, forte e felice, tanto che non posso smettere di sorridere. Tutto è gioia e amore. Non c’è dolore, rabbia o malattia. Solo tanta Luce, gioia e serenità. Ho trovato la mia pace. Il mondo cambierà, il mondo capirà quant’è importante l’amore, la tolleranza, la fede e la pace. Lo capiranno in molti. Ho ritrovato molta gente qui, ma non tutti. Non tutti arrivano qui, alcuni decidono di fermarsi prima, altri arriveranno fra qualche tempo, altri ancora non vi arriveranno mai. C’è chi decide di tornare, per cercare di migliorare, per continuare la sua evoluzione. C’è invece chi proprio non comprende e ripete all’infinito gli stessi errori. Vivere non è facile, ma più difficile ancora è crescere, cambiare, capire. E’ difficile amare tuo fratello, colui che ti opprime. La vita non è alzarsi la mattina, andare al lavoro, pagare fatture e fare la spesa. La vita è un insieme ben definito di modi: è conoscere qualcuno e capire cosa lui può insegnare a te, è confronto, è dare a qualcuno quello che tu sai e chi tu sei. E’ la tolleranza del cuore mettendo a tacere la mente, è comprendere un’azione, è crescere interiormente fino ad accorgersi di essere in pace, quieti. E’ vivere consapevole che la tua Anima ti sta parlando. La vita, ogni vita è degna di essere vissuta. E’ unica. Ogni vita ci insegna e da questo noi dobbiamo trarne il maggior beneficio. La chiave di crescita per l’umanità si racchiude nel triangolo AMORE, SINCERITA’ e TOLLERANZA. L’amore, quello incondizionato, puro. L’amore condiviso senza aspettative, senza voglia di rivalsa nei confronti del partner o di chiunque, senza la voglia di ricevere perché è stato donato. Amare una persona senza possesso, senza obblighi, ma con la gioia nel cuore per l’emozione di amare. La sincerità, quella vera senza giudizio o umiliazioni. Perché spesso la sincerità

viene usata per colpire la persona che ci sta difronte, per mortificare il nostro interlocutore. La sincerità intesa come crescita sia personale sia di gruppo. Essere sinceri vuol dire parlare apertamente ascoltando il proprio cuore, ma non usare la parola per condannare gli altri, vuol dire usare il cuore per dare forma alle parole. E la tolleranza. Com’è difficile essere tolleranti nel confronti di chi ci sta a fianco. La quotidianità ci mette a confronto con mille e più occasioni per imparare a comprendere il nostro prossimo, ma spesso siamo più pronti a reagire che non a riflettere. Tollerare non vuol dire subire, ma comprendere e capire. Chiunque incontriamo ci riflette qualcosa del nostro essere, oppure abbiamo l’opportunità di are un messaggi importante, oppure ancora semplicemente la comione per capire. Imparare a essere tolleranti e a comprendere vuol comunque dire amarsi un pochino ogni volta di più. E’ l’amore che fa girare il mondo. E’ solamente attraverso l’amore che possiamo capire realmente cos’è la vita, che valore ha tutto ciò che ci circonda. I

Il mondo è pieno d’amore, ma l’uomo non riesce a coglierne che una piccola e minima sfumatura. Tutti temono il giudizio, tanti hanno paura che un giorno potrebbero conoscere le pene del purgatorio, il fuoco dell’inferno o se sono più fortunati la gioia del Paradiso. Io ti dico che tutti questi 3 stadi fanno già parte della vita di ognuno di voi. Ogni essere si crea da se il suo piccolo paradiso oppure il suo inferno. Non bisogna aspettare l’ultimo giorno per valutare la propria esistenza, ma trovare ogni giorno la possibilità di essere sinceri, felici e amorevoli. Ma innanzitutto con se stessi. Perché è impossibile amare gli altri se prima non ci si vuole bene. Non esiste rispetto se non si parte da sé. L’evoluzione di un Anima che si stacca dal corpo fisico decide il suo cammino. Sceglie quale strada prendere in relazione all’esperienza terrena appena terminata.

Decide se purificarsi e stare nel grigio; se dannarsi e restare nel buio per un po’ o se invece crescere ed evolversi. E allora la Luce di Dio è lì, pronta ad accoglierla insieme agli altri. Da quando vedi quella Luce ti senti bene, in pace, beata. Non hai dolore, non c’è tristezza, solamente una grande gioia e un immenso senso di pace. C’è chi poi continua la sua evoluzione e raggiunge vette sempre più alte, chi invece decide di tornare fra di voi in una determinata circostanza, o chi sceglie di seguire un suo caro standogli vicino e aiutandolo. Il mondo ha bisogno di amore, il mondo ha bisogno di imparare ad amare, a tollerare e la comprensione senza giudizio. La bontà di Dio è infinita, il suo amore entra nell’Anima. Quando questo amore ti tocca, hai raggiunto una pace mai provata prima, hai davvero trovato il Paradiso. Tu hai avuto il Dono immenso di saper ascoltare e comprendere. Hai avuto la possibilità di conoscere il nostro Mondo, di sentire nel cuore l’Amore Divino; di comprendere la nostra gioia. Ti è stata donata la capacità di leggere nell’Anima e di comprendere pene e dolori, insegnamento e blocchi. Ti è stato offerto un Dono immenso che sai utilizzare con umiltà e padronanza dell’Amore, questo ti porta una conoscenza profonda dell’Animo Umano e la facoltà di portare la scelta profonda nell’individuo. Hai un Dono magnifico, che io solo arrivando qui ne ho compreso la Forza.”

Mi hanno trasmesso parole complesse da elaborare e se da una parte mi piaceva sapere che potevo ancora parlarle e parlarne, dall’altra mi accorgevo che malgrado tutte le sue e le Loro belle parole io rimanevo qui, a dover lottare con il mio sentire e a farmi spazio nel mondo. Tutti noi siamo sempre alla ricerca di risposte alle nostre domande più profonde, soprattutto vogliamo essere rassicurati riguardo alla morte e all’esistenza Divina. Nella vita ho scelto di seguire il mio Cammino, di farmi accompagnare dalla Sua voce.

Ho sperimentato il modo di sentire l’Energia di chi mi circonda, a riconoscere nell’aria chi ha bisogno di aiuto. Ho iniziato a ritrovare il mio spazio, ho riscoperto il tempo senza fretta,

ho vissuto appieno gli attimi per imparare, così adesso mi è sufficiente pensare a qualcuno per visualizzarlo e sapere esattamente come sta, come vive, se è felice, triste, allegro, solo, frustrato o sereno. Che futuro emotivo potrebbe avere e come potrebbe essere il suo percorso. Sempre più spesso mi ritrovo a “vedere” persone nella loro quotidianità, le vedo attraverso quel muro che hanno costruito fra loro e il mondo, ne sento il dolore e la solitudine. Vedo nel loro cuore la loro Essenza, chi realmente sono, come davvero vivono.

Seguo le mie Guide, le ascolto e cerco di vivere rincorrendo i loro insegnamenti. Mi è stato permesso osservare il mondo da un’altra dimensione, mi è stato insegnato ad ascoltare il cuore, a seguire quell’amore così totale che è impossibile ignorare. Negli ultimi anni, vedo e sento chi sta attraversando un momento di sconforto, sento l’angoscia di persone dal cuore che soffoca di lacrime che mai scenderanno su un viso di pietra, le sento chiamare per chiedere aiuto, mentre si sentono annegare in un mondo che non gli appartiene più.

CAPITOLO 4

Ho sempre continuato a parlare con Noah e ho creato il mio ritmo consapevole e regolare, fino a quando l’autunno di qualche anno fa mentre stavo scrivendo gli ultimi appunti per la preparazione di un seminario sono stata interrotta dal viso di una fanciulla di pochi mesi che si mi si è materializzata davanti. E questa era una grande novità che non ero sicura mi pie.

Ho alzato lo sguardo e questa bimbetta sorridente mi stava chiedendo di scrivere una lettera ai suoi genitori dove avrei dovuto spiegargli il perché della sua malattia e il perché nessuna cura l’ avrebbe aiutata a vivere.

Era la prima volta che mi capitava di vedere qualcuno che fosse ancora in vita e fui colta da un attimo di paura. Cosa voleva da me? Domande che sembravano restare senza risposta nella mia mente affollata, ma poi una frase velocissima mi è rimbombata sul cuore in maniera molto chiara “sono malata grave”.

Nessun bambino doveva né essere malato, né tantomeno dover morire e non mi sentivo pronta ad accettare così velocemente anche questo cambiamento e questa parte della mia vita. Così avevo pensato che alzarmi dalla scrivania e prendermi una pausa mi avrebbe allontanata da questa visione; ho spento la luce e sono scesa al bar a bere un caffè. Ma nel frattempo mi ero agitata e mi sentivo, oltre che timorosa anche smarrita. Mi obbligavo puntigliosamente a leggere l’ultima pagina di un quotidiano, ma le parole si sfocavano davanti agli occhi, non riuscivo a mantenere la concentrazione e quest’Anima si stava anche divertendo nel dirmi che “io non me ne vado, stai solo giocando a tirare sera pensando e sperando che io sparisca”. Non volevo alzare gli occhi davanti a me, sapevo cosa, o meglio chi vi avrei trovato e così, sorda e cieca, mi ostinavo a mescolare il mio cappuccino schiumoso e pieno di zucchero mentre leggevo un giornale

che avrebbe anche potuto essere scritto in cirillico e a rovescio.

Chi era? Perché la stavo vedendo io? Dopo un attimo di faticosissima pausa fasulla, sono risalita nel mio studio, mi sono riseduta alla scrivania, ho ripreso in mano la penna e ho fatto un respiro profondo. Volevo ricominciare a scrivere il mio progetto, ma ormai proseguire era impensabile e mentre mordicchiavo la penna nera e guardavo nel vuoto fissando la lampada, il viso di questa bimba riempiva tutto il mio campo visivo: era inutile lottare. Mi sono appoggiata alla sedia con tutta la mia accettazione per la situazione e mi sono aperta all’ascolto, tralasciando tutto il mentale e la mia emotività.

Ho visto l’Anima di questa bimba gioiosa, felice di avere finalmente la possibilità di parlare e spiegare il suo percorso, mentre scrivevo quanto aveva da dirmi capii anche chi era. Era la bambina di una coppia di cari amici. Lo sgomento della sorpresa non mi aveva permesso di riconoscerla immediatamente e comunque mai avrei pensato a lei e questo mi fece ancora più paura. Sapevo da amici comuni che a breve avrebbe dovuto subire l’ennesimo intervento chirurgico, che la situazione era grave ma che tutti sembravano ottimisti sull’esito dell’operazione. E invece a giudicare dal momento, l’unica a conoscerne la gravità e la ragione di tutta la sua sofferenza sembravo essere solo io. A volte parlavo con i suoi genitori e mi sentivo sleale e strana, ma mi era impossibile dirgli quanto sapevo. Conservavo lo scritto con immensa cura, sepolto sotto i vari blocchi per gli appunti e piegato almeno 4 volte. A volte durante il giorno mi parlava ancora, aggiungevamo qualche aggio e insieme rileggevamo lo scritto e in quei momenti dove mi ritrovavo di fronte il viso di questa bellissima bimba di 8 mesi mi chiedevo se la vita doveva proprio essere “così”. Mi diceva di darlo ai suoi genitori dopo la sua morte che sarebbe avvenuta da li a 3 mesi, quando loro sarebbero venuti da me espressamente con la richiesta di voler capire e accettare tutti quei mesi di sacrificio, amore, paura e devastante dolore. Giravo le pagine del calendario mese dopo mese e vedevo il tempo scorrere. Mi risuonava sempre nelle orecchie quel “fra 3 mesi” che inesorabilmente si stava

accorciando.

Anche quei tre mesi trascorsero e arrivò l’inverno che vide crescere a dismisura la mia agitazione. A volte parlavo con i suoi genitori, ma mi sentivo sempre più in difficoltà. Noah mi aveva impedito di parlargliene, anche perché loro avevano il loro Cammino insieme e stavano già facendo del loro meglio e poco avrebbe potuto essere modificato; non avrebbero potuto fare di più per lei nemmeno volendolo, la stavano accogliendo con un amore così totalitario e incondizionato da essere commovente ed era umanamente impossibile pensare di modificare qualcosa.

Chiedevo a Noah quale era la soluzione migliore per loro e per me e dalla Luce mi avevano confermato di aspettare, perché se espresso in anticipo il tutto non sarebbe stato compreso e accolto nella maniera giusta, ma stravolto dalla paura e dall’ingiustizia della situazione e avrebbe portato i suoi genitori a vivere il contesto in maniera totalmente diversa, rinunciando alla speranza, lasciando lo spazio all’ansia e allo spavento e cedendo alla disperazione. Inoltre negli anni ho imparato che quando dal Cielo mi vietano di parlare o mi impongono il silenzio, questo deve essere rigorosamente rispettato anche se io non condivido l’ordine, ma so che se anche al momento per me non vi è nessuna ragione plausibile sono certa che il Disegno Divino mi offrirà un puzzle finale molto esaustivo e chiaro, con l’opportunità di svelare il tutto al momento opportuno.

Ho aspettato, mi sono rassegnata a essere il messaggero di uno sconvolgimento che speravo venisse poi metabolizzato in maniera costruttiva. Ci pensavo, chiedevo loro informazioni, vivevo le mie giornate con una routine classica , almeno fino a quando il mio telefono non ha squillato una mattina presto di una soleggiata giornata invernale.

Il mio “pronto, ciao” era stato molto reattivo, consapevole che sommando il

nome sul display all’orario mattutino era difficile che dal risultato ne scaturisse una risposta positiva. E mi sono ritrovata in silenzio ad ascoltare chi dall’altra parte riusciva solo a piangere.

Senza fretta mentre le parole sconnesse dall’altro capo del telefono mi arrivavano a singhiozzo, io rileggevo quanto lei mi aveva dettato. Ho piegato, riletto, ripiegato quel foglio decine di volte, fino a quando, come mi era stato chiesto, qualche giorno dopo consegnai il foglio ormai consumato ai lati a dei genitori in lacrime seduti al mio tavolo. Ho visto il turbamento sui loro volti, ho visto i loro occhi aprirsi ad una nuova realtà. Li ho visti dare alcune risposte alle loro domande, li ho visti comprendere con il cuore la ragione del perché questa bimba era arrivata da loro, cosa gli aveva insegnato, quanto loro le avevano dato. Dove era quell’insegnamento così profondo che era giunto attraverso uno dei dolori più distruttivi che una famiglia possa vivere. Questa bimba non si è mai allontanata dai cuori dei suoi genitori, ma la loro Anima è riuscita a dare qualche risposta a quella disperazione sorda.

Mi accorgo che quello che per me rappresenta il mio mondo Divino ed è diventato qualcosa di quotidianamente normale e quasi ovvio, per molte persone sono ancora profonde domande esistenziali. Chi siamo? Dove stiamo andando? Ma cos’è la morte? Cosa ci sarà dall’altra parte? E il mio karma? Una sera d’agosto ero a cena con un gruppo di amici. Un’allegra tavolata di 25 persone, quando uno di loro ha iniziato a porre in maniera retorica alcune fra queste “classiche” domande esistenziali. E io lo guardavo. Ascoltavo gli altri rispondere per tentativi, per frasi fatte, per aforismi tratti dal libro che stava circolando sulla tavola. Anni di dialoghi, di studi e di approfondimenti mi permettevano di rispondere con certezza ai suoi quesiti, ma ho preferito stare zitta. Fino a quando mi ha guardata e mi ha detto “tu lo sai, vero?” “Si, lo so”. E ho accennato qualche parola, leggera, lieve e soprattutto digeribile. Il chiacchiericcio si è spento fino a diventare silenzio più e mi sono ritrovata al centro dell’attenzione: la paura del diverso mi ha nuovamente fermata, perché per tutti quello che stavo dicendo risuonava strano e assurdo alle orecchie ma

vibrava nell’Anima come giusto e intenso. E’ difficile parlare alla nostra società, è davvero arduo presentare agli altri un mondo a loro ancora sconosciuto o che evitano per comodità. Parlare di quest’argomento agita ancora molte persone, perché vuol dire aprire una porta dell’Anima che rappresenta un risveglio e di conseguenza una crescita e un cambiamento interiore che non tutti hanno voglia di comprendere.

CAPITOLO 5

“Voglio cambiare perché non sto bene”. Quante volte l’abbiamo pensato, magari ci abbiamo persino provato e come risultato forse ci siamo ritrovati immersi nella dinamica solita in cui “facciamo così” e alla prima occasione abbiamo avuto la sensazione di essere ancora ai piedi della situazione.

Cosa si intende per cambiamento? Modificare delle abitudini? Anche, ma non solo. Modificare il nostro modo di essere? Si, ma c’è dell’altro.

Spesso il cambiamento, la nostra piccola rivoluzione inizia da quella che può essere definita un ovvietà, può trattarsi anche di qualcosa che abbiamo letto, di una frase che avevamo già sentito svariate volte, ma che solo ora in questo preciso istante ha colpito la nostra consapevolezza e ha avuto un suo filo logico da seguire come il classico “filo di Arianna” che ci porta alla soluzione. Questo tassello dorato può essere un libro, un dialogo, un vecchio amico o anche solo due chiacchiere con una persona seduta vicino a noi al tavolo della mensa; può essere l’incontro con qualcuno che non vedevamo da tempo, o semplicemente un pensiero fulmineo che attraversa la nostra mente.

Qualche anno fa ho ricevuto una telefonata di una ragazza che mi chiedeva la possibilità di un incontro in Studio. La frase che mi ha colpito dopo qualche attimo al telefono, è stato il sentirla dire “ho trovato il tuo biglietto da visita sul bancone di un bar”. E’ stato buffo perché in cuor mio sapevo benissimo che non si trattava certamente di una coincidenza (alla quale non credo minimamente), ma che sicuramente mi stava aspettando una conoscenza interessante e la possibilità di fare un buon lavoro con lei.

Ci sono due tipi di cambiamento: uno è quello classico della vita che scorre, delle scelte che noi facciamo e del libero arbitrio nella quotidianità. E’ quello che accettiamo quasi ivamente e portiamo avanti ogni giorno. E in questo caso l’esempio più semplice è quello di immaginare la nostra vita come un albero, come quello disegnato qui sotto.

L’altro è quello dell’Anima, che si riallaccia alle scelte quotidiane ma è molto più profondo è concentrato, è quello più Divino e che si intreccia con l’evoluzione e si aggancia nuovamente al libero arbitrio.

Il tronco rappresenta la nostra vita da bambini, momento in cui il nostro libero arbitrio ha poche possibilità di entrare in gioco in maniera totale, perché i nostri genitori sono la sponda che ci contiene, sono la strada obbligata per diversi anni. Hanno il compito di accompagnarci e trasmetterci il meglio, hanno il compito come Anima di confrontarsi con noi (e noi con loro) e di risvegliare il nostro Compito di vita.

Poi gli anni ano, il tronco si allarga, fino ad arrivare alle ramificazioni chiare ed indipendenti. Abbiamo preso in mano la nostra vita, tutto è diventato una nostra responsabilità. Noi scegliamo di percorrere il ramo A, che ci porta con qualche nodo (situazioni) a delle scelte importanti. Scegliamo di frequentare una compagnia poco raccomandabile, entriamo nel giro della droga, rubacchiamo per arrotondare. Sicuramente in quella fase incontriamo un’opportunità offerta da qualcuno (A scelta) che ci può aiutare, una mano che afferra la nostra, un libro che ci viene prestato, un programma televisivo sulla quale incappiamo “casualmente”. Ed ecco qui il libero arbitrio: possiamo cogliere l’occasione e fermarci, cambiare direzione e quindi “cambiare ramo” (B) oppure intestardirci e non ascoltare nulla ed andare avanti, cocciuti e caparbi senza modificare nulla. La vita ci offrirà ancora altre possibilità (ramo C, D, E…) di uscire da questa situazione, ma se noi scegliamo di rimanere stagnanti e senza assumerci la responsabilità del nostro benessere, apriremo la prima porta alla morte al pto A perché si tratta di una scelta senza uscita. Dobbiamo ricordarci che tutte le varianti ci avrebbero aperto la diversità del ramo B, C, D o E.

Se invece, malgrado il nostro ramo A, ad un certo punto scegliamo di accettare la variante B, ecco che la nostra vita migliorerà. Magari all’inizio sarà dura (la disintossicazione per esempio), ma poi abbiamo la possibilità di essere reinseriti nel mondo del lavoro, abbiamo la possibilità di conoscere sul lavoro un compagno di vita con la quale creare una famiglia e conoscere nuove persone. Divento sempre più forte e sicura di me tanto da decidere di riprendere la scuola (C) e apro nuove porte; e sono pienamente consapevole che in ogni istante ho la

possibilità di avere una variante sulle scelte e prendere altre strade ().

Devo ricordarmi assolutamente che ogni mia scelta combacia sempre con quella di qualcun altro, o si intreccia con quella di altri (per esempio negli incidenti, negli incontri, nelle relazioni sia sentimentali che personali, sul lavoro, al ristorante).

Oppure la mia Anima decide già al momento della reincarnazione di assumersi un ruolo di sacrificio, per una qualsiasi ragione che può spaziare da un voto ad promessa o a un giuramento che è stato fatto nella vita ata, per il bisogno dell’Anima di “chiudere un cerchio” con qualcuno (e a questo si riallacciano le promesse fatte ad un’altra Anima nella vita ata o al momento del ritorno sulla Terra). L’albero rappresenta le mie scelte nella vita, il cosa scelgo e il dove vado.

E’ indispensabile che noi accettiamo il nostro insegnamento e la nostra Crescita: remargli contro non solo è controproducente, ma addirittura nocivo, perché è come camminare dentro un fiume e avanzare controcorrente. Il fiume descritto qui di seguito, rappresenta il come scelgo di fare ciò che ho deciso. Fino a quando l’acqua è bassa può essere facile e sembrare normale, magari ci troviamo anche una sfumatura di divertimento; è vero si fa un po’ di fatica ma con l’acqua che arriva alle caviglie camminare contro corrente non sembra nemmeno troppo faticoso, il mio corpo reagisce bene, mi sento forte e pieno di energia. E procedo, vado avanti, non ascolto nulla, non colgo i cambiamenti profondi né le opportunità o le possibilità e faccio finta di nulla, divento sordo a qualsiasi parola o sensazione. E proseguo, l’acqua si alza: più vado avanti nel tempo e negli anni più l’acqua si alza: dalla caviglie a alle ginocchia, dalle ginocchia al bacino. Fatico, ma va bene, respiro bene e ce la faccio, sono ancora giovane e nulla mi ferma. A volte mi riposo un po’ e sto fermo, lascio che la vita fluisca, sembra che scorra tranquilla, ma io sono sempre contro corrente e quella

sensazione di peso sul cuore, di frustrazione o malcontento, di boccone amaro da ingoiare, di senso che tutto vada storto o faccia fatica ad ingranare è sempre li, in agguato. Ma sto fermo, magari per tanto tempo. Iniziano a farmi male le gambe, le ginocchia, il mio fisico mi sta comunicando che qualcosa non va, a volte l’energia mi manca, non mi sento più così forte e vitale. Ogni tanto qualche Anima che incrocio si ferma con me, vuole costruire, ci proviamo. Mi parla, mi offre l’opportunità di cambiare, di ascoltarmi, di evolvere diversamente, eppure no, resto lì aggrappato e fisso con i piedi per terra e l’acqua che scorre velocemente. L’Anima con la quale stavo costruendo una parte di vita nel tempo se ne va, non riesce ad investire tutta quest’energia per restare in piedi con me controcorrente, vuole camminare diversamente, vuole vivere con leggerezza. E mi lascia solo. In questo modo la mia rabbia aumenta, il mio risentimento verso il mondo e gli altri si amplifica, divento magari anche scontroso. Quello che mi ferma è semplicemente la paura, perché per ascoltare il proprio Cammino e vivere l’evoluzione ci vuole coraggio, la forza del cambiamento, di buttare all’aria cose vecchie, di pulire situazioni finto-comodo, di ritrovarsi magari soli o per un attimo in balia del momento. Più facile pensare “non voglio, io sto bene nella mia zona di comfort”

Ma non sono più così comodo, non mi sento più neppure così forte; provo a spostare un piede, la corrente è più forte e io perdo l’equilibrio: ho paura non voglio muovermi. Vado avanti comunque. Inizio ad avere mal di testa, lo stomaco è spesso sotto sopra, la nausea mi infastidisce. E il tempo a, l’acqua sale e mi arriva all’ombelico, il petto, le ascelle. Non riesco più a dormire bene, non mi sento riposato e spesso sono di pessimo umore. Perdo forza nell’avanzare, perdo la visione globale di ciò che mi circonda, sicuramente ho ancora la possibilità di scegliere, di afferrare l’ennesima mano che accanto a me si è fermata per aiutarmi, di ascoltare le sue parole. Dovrei solo girarmi e tutto sarebbe così facile! Dovrei semplicemente prestare attenzione al mio corpo, che mi sta parlando a nome delle mie emozioni non ascoltate. Dovrei solo girarmi e seguire la corrente, così che l’acqua si abbasserebbe, avanzerei velocemente e potrei tornare a guardarmi attorno senza che la concentrazione nel restare in piedi mi consumi tutta l’energia.

Eppure no, scelgo di continuare. La corrente è diventata forte, l’energia che devo investire per rimanere in piedi è tanta, la mia giornata è pesante, la gente che mi circonda cammina diversamente. Dietro di me vedo altri che annaspano, ma altrettanti stanno camminando ridendo e lasciandosi trasportare dalla corrente. Dove andranno? Ma non hanno paura? Io non mi fido, non so cosa c’è a valle, continuo qui. L’acqua continua a salire, investe mento, naso, orecchie, occhi. Non respiro più, non vedo più nulla. La mia vita mi ha travolto, il fisico non ne può più e si ammala, le emozioni represse e non ascoltate si sono ribellate, tutto si è annodato e ingarbugliato e io sono finito sott’acqua, dove non vedo più e non sento più nulla, se non a pochi metri da me. Sono stato inghiottito da me stesso e spesso in queste situazioni si ha la tendenza ad incolpare il mondo e i suoi abitanti, invece la riflessione va fatta unicamente verso noi stessi: quante mani tese di Anime accanto a noi e sul nostro Cammino abbiamo rifiutato? Siamo sinceri fino in fondo prima di rispondere “nessuna” perché è impossibile. Ci aspettavamo che Dio intervenisse in maniera eclatante? Ci aspettavamo di trovarcelo davanti e che ci dicesse quanto siamo fantastici e che tutto andava bene? Che drasticamente per incanto tutto il nostro mondo si catapultasse nella gioia? Dio c’è, esiste, ma purtroppo non interviene mai personalmente ma delega ad altre Anime sulla Terra il compito di accompagnarci l’un l’altro. Offre alle persone la possibilità di aprire la porta sul libero arbitrio e sulle scelte, basate sulla fiducia e sull’amore per Sé. Dio porta la vibrazione nella tua vita, ti dona la possibilità e ti lascia la scelta, proprio come un genitore autorevole che ti permette di sbagliare, di provvedere ai tuoi errori e di riprovare sapendo che sei al sicuro perché Lui c’è.

La Vita periodicamente mette sempre accanto ad ognuno di noi qualcuno in grado di suggerirci e sviscerarci quella lezione che ancora ci manca, di darci quell’insegnamento che non abbiamo compreso. E’ come essere seduti su un autobus, dove a ogni fermata ci sono persone che salgono, altre che scendono. E c’è anche chi siede accanto a noi sorridendoci pazientemente, ci accompagna

con tenerezza e forza verso un cammino diverso.

Abbiamo sempre l’opportunità di cogliere il cambiamento, in noi troviamo sempre la forza di fare quel o verso il nostro Paradiso, di chiedere a Caronte di riportarci indietro perché siamo noi i comandanti della barca. La barca è nostra, non sua. Abbiamo sempre l’opportunità di tornare sui nostri i con una consapevolezza diversa e dirsi finalmente “ora mi sento vivo, voglio vivere”.

L’altro lato del cambiamento invece, interessa la nostra parte più profonda, non più solo il Karma legato alla scelta, ma quello più profondo collegato all’Anima.

Quando parlo di cambiamento, intendo sempre un’ innovazione che parte dall’Anima e dal cuore, dalla consapevolezza che il mio percorso ha un senso e io sono su questa terra per svolgere il mio compito di vita, per elaborare le mie dinamiche (ed evitare di ritrovarmele nuovamente nella prossima vita) e colmare le mie lacune trasportate e lasciate nello zaino che mi porto dalle vite ate. Noi non nasciamo così vergini e candidi come ci piace credere, già il neonato ha una sua spiccata personalità che esce preponderante, ed è sufficiente fare un giretto in una nursery per avvallare questa teoria. Ogni persona arriva al mondo con il suo zaino personale, con all’interno tutto quello che nella vita appena trascorsa non ha potuto o voluto elaborare, tanto che nel nostro presente diventano delle dinamiche di vita. Vuol dire che ci sceglieremo delle Anime in qualità di genitori, fratelli, amici e colleghi che ce le risveglieranno e fino a quando non le avremo risolte comanderanno nella nostra vita, perché noi ci costruiremo sopra convinti che la base sia solida, ed invece più il tempo a più diventa traballante e le lacune lasciate ci impediranno di essere sereni perché ricadremo sempre negli stessi schemi.

Queste dinamiche fanno parte del nostro Cammino e il guardarle, accoglierle e

comprenderle per poi risolverle sono il nostro via verso il benessere e la metamorfosi, seguendo la nostra evoluzione. Per questo non esiste la parola “cambiamento veloce e immediato”, perché le dinamiche vanno elaborate in maniera molto personale e seguendo il ritmo di ognuno, per questo la trasformazione è così preziosa: perché mi sto offrendo l’opportunità di evolvere, di seguire il mio Disegno Divino, di trovare il mio benessere e di migliorare notevolmente la mia qualità di vita.

Questo lavoro coinvolge la mente perché deve comprendere, l’inconscio perché deve modificarsi, il cuore perché deve aprirsi e l’Anima perché deve schiudersi e seguire il suo Cammino di crescita.

E’ un lavoro singolare e unico, che ha un che di incredibilmente speciale che riempie ogni parte della tua persona, ogni cellula, ogni spazio, regalandoti la tua e solo tua evoluzione karmica e che ti offre un benessere continuativo e definitivo, che continua a modificarsi come un domino: perché quando l’inconscio collabora e l’Anima evolve, tutto cambia in continuazione con un ritmo leggero e costante, costruttivo e quieto, perché quando noi cambiamo le energie, automaticamente attorno a noi le cose si modificano, così si crea il nostro mondo parallelamente di crescita interiore che di ordine esteriore, che con un ritmo scandito e ritmato è in continua evoluzione.

E’ un lavoro che Noah mi ha insegnato a fare nella Luce con la Luce tanto tempo fa, è un lavoro che è diventato la mia Missione in questa vita, è l’unico scopo che con una determinazione ferrea mi ha portata ad essere dove sono ora, e ad avere la forza di dire al mondo “sono Anima Healing”.

CAPITOLO 6

Cucinare mi piace, adoro il risultato che appaga il palato e sono una buona forchetta. Tuttavia le scelte pratiche della vita non l’hanno reso uno dei miei atempi preferiti semplicemente perché il fatto di avere sempre il tempo stringato rende la mia fantasia culinaria poco scoppiettante; lavoro tutta la giornata, persone che vanno e vengono, lacrime e problemi. Rientro a casa, tolgo le scarpe e mi ritrovo inondata da un nuovo inizio fatto di vita famigliare che mi travolge come un fiume in piena, con tutte le sue sfumature allegre, disperate, gioiose, sorridenti, disastrose o serene; insomma, una vita quasi normale.

Un mercoledì di giugno verso sulla fine di un pomeriggio di una giornata dove tutto era quieto, sistemato e in ordine ho iniziato a preparare cena, serenamente. Avevo tempo a disposizione, avevo voglia di cimentarmi in qualcosa da cucinare che richiedesse un po’ di impegno. La giornata era stata insolitamente calda per essere giugno e essenzialmente tranquilla, in casa regnava quel silenzio fittizio che solo la tecnologia moderna della playstation sa creare. Qualche attimo prima di riprendere le mie abitudini casalinghe, avevo salutato mio papà che in bicicletta stava rientrando verso casa sua dopo aver trascorso qualche ora in nostra compagnia. Abitiamo a pochi chilometri l’uno dall’altra, questo ci permette di mantenere sia quell’indipendenza che adoro sia una vicinanza che mi rassicura. Malgrado io non volessi mai che lui girovagasse in bicicletta, la sua cocciutaggine imponeva ovviamente una scelta non sindacabile e questo voleva dire che al posto dell’auto lui inforcava la bici e la cosa mi agitava notevolmente ogni volta che lo vedevo. Mentre lo salutavo e lo guardavo allontanarsi, qualcosa dentro di me ha vibrato in maniera strana, più lo guardavo più la vibrazione diventava forte e il mio pensiero fulmineo mentre lo osservavo salire sulla bici sotto la robinia tutta verde, è stato “ma come è fragile il mio papà”.

Questo pensiero è durato pochi secondi, sono quelle sensazioni che riconosco molto bene dove sembra che il tempo si sia fermato, ed invece sono trascorsi solo una manciata di secondi o anche meno, ma era un pensiero che non aveva nulla di mentale ma partiva dal cuore e che non presagiva nulla di positivo. Ho guardato fuori dalla finestra velocemente, l’ho accompagnato con lo sguardo e poi mi sono rimessa a preparare la cena.

La mia tranquillità si è congelata un’oretta più tardi, quando il mio cellulare appoggiato sul piano della cucina aveva iniziato a squillare: un numero che non conoscevo, ma che guardandolo sul display mi ha dato una sensazione di freddo e di disagio allo stomaco. Ho risposto, nelle mie orecchie ha rimbombato una voce maschile che mi diceva “Pronto? Buonasera, qui la polizia”. E il mio mondo ha smesso di girare, il respiro si è bloccato e tutto si è fermato.

La vita mi ha insegnato a vivere il dolore con una certa freddezza, tanto che di questa capacità ne ho fatto un’arte ad hoc per i momenti di necessità, e questo era uno di quelli. Ho spostato le padelle, spento le piastre, ho detto ai miei figli cosa era successo (a grandi linee perché nemmeno a me avevano dato informazioni dettagliate ma soltanto molto frammentarie), ho cambiato la maglia, i pantaloni, infilato le scarpe da ginnastica e nel frattempo ho fatto un paio di telefonate. Il mio pensiero? Non credo di averne avuto uno lineare in quel momento, penso piuttosto di aver rallentato il respiro, portato il dolore e la paura fuori dal cuore, preso coscienza dell’accaduto e cercato le chiavi dell’auto.

In pochi minuti sono arrivata al pronto soccorso che appena entri ti porta quella sensazione di disagio sia agli occhi, che al naso e alla pancia. Si presentava come sempre con il solito odore acre frammisto di detergente disinfettante, paura, dolore e noia.

Sono entrata lentamente dalle porte scorrevoli, consapevole che il mio mondo avrebbe potuto cambiare drasticamente entro qualche minuto.

E ancora una volta ero seduta li, ancora una volta in attesa e ancora una volta nella paura. Un solerte e gentile infermiere da dietro il vetro mi ha guardata con un miscuglio fra comione e abitudine mi ha indicato una sedia dicendomi di attendere un attimo che qualcuno sarebbe sicuramente venuto a parlarmi, mentre lui avvisava il medico del mio arrivo.

Mi sono seduta, volevo parlare con Noah, chiedergli cosa era successo e soprattutto cosa stava succedendo, ma ero del tutto incapace di “sentire” qualcosa di speciale, allora per distrarmi un attimo mi sono guardata attorno pensando che quello era davvero un ritrovo per persone sofferenti, sia nel fisico che nell’Anima. Credo di essere rimasta ferma e persa nei miei pensieri per svariati minuti, più il tempo ava più mi rendevo conto che probabilmente le notizie che stavo aspettando non sarebbero state positive. La sedia diventava sempre più scomoda e dura e io iniziavo a cambiare posizione sempre più frequentemente e questo chiaro ed evidente sintomo di insofferenza solitamente rischia di trasformarsi in agitazione, con una definitiva chiusura verso il mio sentire ancora molto labile e sfumato.

Ad un certo punto, quando pensavo che forse o si erano scordati di me o il tutto era più si faceva più grave e difficile, la porta con scritto “solo personale” si è aperta e davanti mi si è parato un omone immenso, grande, alto e largo, in divisa da poliziotto che stava scandagliando la sala alla ricerca della persona giusta. Era rimasto fermo sulla porta occupandone quasi tutto lo spazio e stava mettendo in agitazione i presenti.

Nel frattempo mi sono alzata, lui avanzava piano e il vederlo così grande, ampio, ingombrante in piedi davanti a me e con in mano gli effetti personali di mio padre mi ha seccato la gola e ho sentito lo stomaco chiudersi girando su se stesso almeno una decina di volte, mi sembrava che qualcuno mi stesse congelando il cuore e il respiro non ne voleva sapere di tornare normale. Lui mi guardava, gentile e paziente; mi ha detto qualche parola ma nulla di speciale, semplicemente una breve descrizione sull’accaduto ma nessuna notizia reale sul suo stato di salute.

Ma il medico dove era? Era ormai ata più di un’ora, io volevo informazioni chiare e rassicuranti, volevo sapere come stava, dov’era e cosa era successo. Ero lì ferma impalata davanti alla mia sedia, le ginocchia rigide e sentivo qualche occhio discreto puntato addosso; nel frattempo il poliziotto mi aveva salutata ed era uscito per tornare al suo lavoro mentre io mi rimettevo nuovamente seduta. La testa annebbiata ed ero alla ricerca spasmodica della mia capacità di sentire, ma dove era finita?

Avevo paura? Forse si, sicuramente si. Ma non riuscivo più a sentire nulla. Sulle ginocchia ho appoggiato i suoi effetti personali, abbracciando la sua borsa e tutti i miei pensieri. Quegli attimi di attesa ti logorano più che una brutta notizia effettiva, perché ti danno il tempo di pensare, di sentire in bocca il gusto della paura, di agitarti senza sapere cosa ne sarà di te e della tua vita nei prossimi minuti.

Guardare l’orologio non aveva più senso, il tempo sembrava fermo malgrado i minuti avano. Nel frattempo avevo chiesto nuovamente di poter parlare con un medico e la risposta cortese era stata “appena si libera arriva”, ma a questa variante avevo pensato anche io e non era quello che volevo sentirmi dire. Mi guardavo attorno, la gente che entrava e usciva, le telefonate, le persone raccolte nei loro pensieri oppure che bisbigliavano piano, il movimento di altre vite che non mi apparteneva e rimpiangevo la mia quiete, la mia casa.

Nell’attesa pensavo e giocavo con la mia mente diventando sempre più consapevole di come diamo spesso per scontato la nostra quotidianità fatta di mille piccole cose e di come ancora una volta la vita mi aveva scossa cambiando velocemente le mie nostre priorità.

Finalmente, dopo un tempo che a me era parso interminabile (e sinceramente lo era pure), un medico è venuto a chiamarmi. Non era stato difficile trovarmi, seduta in fondo alla sala, gli oggetti personali di mio papà sulle ginocchia e due occhi blu (si, in famiglia abbiamo tutti gli occhi blu) ormai stanchi e preoccupati che occupavano gran parte del viso: ero io, decisamente facile da scovare. L’ho guardato alla ricerca di risposte e verità, ma malgrado la sua espressione non era per nulla rassicurante credo abbia fatto del suo meglio per non agitarmi ulteriormente, ma non ha funzionato molto. Mi ha invitato a seguirlo ed entrare, ma prima di portarmi da lui mi ha chiesto se me la sentivo di vederlo; l’ho guardato, lui ed io fermi nel mezzo del corridoio, i suoi occhi che andavano alla ricerca della mia reazione e a me irrazionalmente veniva da ridere pensando a tutte le esperienze che la vita mi aveva messo davanti. Il mio Dono da gestire, i soprusi, l’incidente, gli ospedali, gli interventi, la malattia di mia madre. E ora ero di nuovo li, con un telefono ancora una volta portatore di cattive notizie e con un mondo attorno di voci che vorticavano fra loro e racchiuse in quelle mura tante storie di gente che stava cambiando, crescendo, vivendo o morendo. Nel momento che io seguivo i miei pensieri, lui era rimasto in attesa di una risposta. Ricordo di avergli sorriso leggermente, lui avrà pensato che i miei nervi stessero per saltare perché mi ha guardata guardingo, leggevo nel suo silenzio il dubbio. Mi ha spiegato che il mio papà aveva avuto un attacco di cuore molto forte, che avrebbero dovuto trasferirlo ma non si arrischiavano a spostarlo né in elicottero né tantomeno in ambulanza perché non sarebbe sopravvissuto a nessun tipo di movimento e che comunque le sue possibilità di sopravvivenza erano praticamente nulle.

Volevo rassicurarlo dicendogli che il mondo della malattia era un mondo che conoscevo bene e che tutto era ok, ero forte a sufficienza, ma dalle mie labbra è uscito solo un “ok” chiaro e deciso, seguito da suo serafico “allora metti questo camice e seguimi”.

Il mio cuore ha rallentato, ho sentito la confusione accompagnare i miei i, lentamente sono entrata in una saletta piena di macchinari funzionanti ( ma almeno funzionavano e davano segni di vita). I vestiti e le scarpe di mio padre gettati nel sacco dell’immondizia apposito accanto al lettino (credo quella sia stata una parte che mi ha colpito e turbata profondamente), tubi ovunque, mio padre sdraiato e semi coperto. Gli occhi chiusi, il respiro meccanico e per nulla naturale, suoni incessanti e meccanismi attorno. Mi sono fermata, l’ho guardato e come mi capita spesso quando l’Anima esce dal corpo, non l’ho riconosciuto. Sembra strano dirlo in questo modo, eppure lo guardavo e non mi sembrava lui. L’ho accarezzato dolcemente, gli ho parlato un attimo, ricordo di avergli chiesto “ma papy, ti sembra il caso?”. Ero rigidamente in piedi accanto a lui, alla sua destra. Alla sua sinistra il medico seduto sullo sgabello girevole non mi perdeva d’occhio neppure un attimo, penso sia stata una situazione assurda per entrambi e immagino un po’ più abituale per lui. Guardavo mio papà, mi guardavo attorno. E ora? Tutto dentro li sembrava automatizzato, io mi sentivo sola. Ero li, con due estranei, del tutto impotente e anche imbarazzata perché mi stavo chiedendo se il medico si aspettasse qualcosa da me: si aspettava che io fi qualche sceneggiata o scena di strazio? Pensava che cadessi per terra da un momento all’altro? Credeva scoppiassi in lacrime? Lui non mi lasciava con lo sguardo neppure per un minuto, mentre io rimbalzavo gli occhi lentamente fra lui, mio padre e poi ancora lui. Alla fine mi sono decisa a parlare, con una frase banale ho rotto quel silenzio fatto solo di bip-bip-bip dicendo semplicemente sottovoce “e ora?” Immagino lui abbia pensato che io non fossi troppo normale e forse grottescamente avrei anche voluto dargliele conferma. Ma ero troppo occupata a

cercare di ritrovare mio papà. Dov’era finito? Su quel lettino c’era solo il suo corpo!

Dopo un eterno attimo di silenzio trascorso accanto a lui nella saletta del pronto soccorso, il medico responsabile si è deciso a parlarmi e mi ha aggiornata sul suo stato di salute (che era comunque rimasto invariato da diverse ore) dicendomi “per il momento è stabile, ma dubitiamo che riesca a sopravvivere alla notte. Mi dispiace. Se vuoi salire al 1. Piano c’è la saletta d’attesa vicino alle cure intense, noi arriviamo fra 10 minuti, il tempo di preparare il trasferimento”.

Cosa potevo dirgli? No? Voglio stare qui? E così diligentemente ho raccolto le mie cose e mi sono diretta verso le scale. Avevo bisogno di muovermi, era solo un piano, ma avevo bisogno di aria e di muovere le gambe. Sono salita nel silenzio della sera, come rumore unicamente il mio cuore che rimbombava e la voce di un’amica sulla tromba delle scale “ma cosa fai qui a quest’ora?” Poi nuovamente il silenzio e finalmente le parole di Noah che tornavano a farsi sentire, o forse prima ero io che non riuscivo a sentirle. Lui che mi diceva “ascoltami, perché ti aspetta un compito importante” e io ero indecisa sul da farsi. Ascoltavo Noah , ma siccome i minuti avano e nessuno saliva, il buio stava calando e i miei pensieri volavano, non riuscivo a prestargli quella concentrazione totale per poter ascoltare.

Qualche telefonata, poi nuovamente il silenzio. Mi sentivo sospesa nel nulla, abbandonata e sola ascoltavo quel silenzio rotto solo dalle parole continue di Noah che richiamavano la mia attenzione e nuovamente quella litania “ascoltami, perché ti aspetta un compito importante” . E ancora nulla, erano trascorsi altri 30 minuti, e le porte gialle dell’ascensore rimanevano chiuse. Mi sono messa seduta, contavo i fili delle cuciture delle 6 sedie attorno a me in quella saletta di 3x5m dai muri soffocanti dove non arrivava nessuno, salvo la schiera di Anime che stava richiedendo la mia attenzione.

Non sembrava che mi dessero molta scelta oltre a quella di ascoltare, allora le prime domande sono state “ma dov’è mio papà? Si salverà? Perché non sale? E’ morto?”. E dall’altra parte, nel Regno della Luce del mio Mondo Bianco e di chi sempre è presente, le risposte non si sono fatte attendere: “il tuo papà è qui con noi, si, si salverà se tu svolgerai il tuo compito alla perfezione e porterai una vibrazione diversa alla sua vita e alla tua, non sale perché c’è stata una complicazione ma non relativa a lui e, no, non è tecnicamente morto” Non è tecnicamente morto? Cosa voleva dire? Non mi era piaciuta molto come risposta, però mi aveva dato uno spiraglio di speranza. Ma il sentirmi dire “si salverà ma dipende da te” mi aveva resa ancora più inquieta (e come ho scoperto più tardi forse anche un po’ risentita). Perché dipendeva da me? Cosa avrei potuto fare? Fisicamente nulla ovviamente. E ovviamente non era fisicamente che Loro intendevano…..

Calava sempre più la sera, la mia mente frullava fra il voler credere a Noah e la realtà dei fatti dove lui non risaliva e nessuno mi diceva nulla. Poi, parlando fra me e me mi convincevo che se fosse morto qualcuno sarebbe venuto ad avvisarmi (sempre che si ricordassero che io ero posteggiata li) e così ripensavo alle parole di Noah nel dirmi “tecnicamente no”.

Bene, ancora una volta volevano qualcosa da me? Avevo il tempo di chiederglielo ora. E così ho fatto. Ho chiuso gli occhi, ho respirato profondo e mi sono connessa con il Cielo e la Luce. La tranquillità che mi ha avvolto mi ha dato un attimo di respiro facendomi sentire libera e non imbottigliata, la mia Anima si è sentita accolta, come sempre è stato nel tornare a casa e vivere liberamente in piena armonia e amore.

Mi sono guardata attorno, il tempo non esisteva più, la paura non c’era più, il dolore non aveva più densità. Ero li, in quel posto così indescrivibile e delizioso, in quel posto capace di farti sentire avvolto nell’amore e che riempie ogni parte di te, dal cuore alle cellule, dalla mente all’Anima. Ero li, in quella Luce che conoscevo così bene e pronta ancora una volta ad ascoltare senza giudizio, aperta all’Amore e semplicemente come Anima al servizio della Luce. Ero li con Loro, la mia gioia era indescrivibile anche se ero ben consapevole che la mia visita aveva uno scopo importante e ben preciso che avrebbe significato farmi carico di una responsabilità enorme: la vita di mio padre.

Mi sono sentita accolta dal mio Mondo Bianco e dall’amore e nella Luce brillante e amorevole ho trovato Noah. Non esiste più il corpo fisico, non esistono le parole, è qualcosa di così immenso e maestoso che riempie ogni parte di te, è l’Anima che comunica. Per l’ennesima volta, mi sono sentita ripetere “ascoltami, perché ti aspetta un compito importante” . Il mio cuore si è aperto all’ascolto, la mia Anima si è messa a disposizione, consapevole che il mio Cammino ora richiedeva quello, che per me era impensabile evolvere e crescere byando questa prova, perché avrebbe significato bocciare un esame che aveva molto il sentore della pietra miliare, perdermi un occasione speciale e rimanere ferma, sprecare parte della mia vita e magari anche ingoiata dal senso di colpa. Ho iniziato a fermare il mondo esterno che vorticava e lentamente ho compreso il significato della frase che da ore ormai mi stavano ripetendo, con intervalli sempre più regolare e corti “ascoltami, perché ti aspetta un compito importante” .

Mentre Noah mi teneva con sé, il Loro mondo attorno a me diveniva sempre più intenso e Noah parlava, mi spiegava il mio compito che diventava sempre più chiaro, ma nel frattempo mi sembrava fosse impensabile, impossibile e inaccessibile. Lentamente (ma nemmeno troppo), Noah mi stava dicendo che mio padre era ad

una svolta fondamentale, che il Cielo aveva scelto di are attraverso la mia Anima per dargli un’altra possibilità di vita e così la sua Anima aveva accettato un’ulteriore scelta, comunemente chiamata libero arbitrio, dove se io fossi riuscita a comunicare con lui attraverso il piano vibratorio Divino, se fossi riuscita a sbloccare i suoi nodi e fargli fare quel o evolutivo di cui aveva assolutamente bisogno, allora sarebbe tornato in vita, e avrebbe vissuto diversamente i suoi anni futuri.

Se invece a livello di Anima lui decideva di non ascoltarmi e continuare così, non sarebbe più tornato indietro e prima dell’alba sarebbe stato dichiarato morto. Eravamo in un mondo eterico, lontani dalla realtà vivida e rassicurante che stava scorrendo sotto i miei piedi e io mi sentivo dire che la vita o la morte di mio papà dipendevano da me? Ricordo di aver pensato che forse ero davvero beatamente solo pazza, e che forse Noah stava pretendendo troppo da me.

Ho guardato fuori dalla finestra un attimo, una voce sul cuore mi ha detto “ fallo, non puoi rinunciare, tu sai chi sei”. Ho fatto un respiro profondo, mi sono seduta il più comoda che riuscivo e ho chiuso gli occhi. Sono tornata da Noah, in quella parte di Energia Divina dalla quale per qualche attimo mi ero staccata. “Eccomi qui, eccomi a Te, ci sono, totalmente e completamente, sono qui, sono pronta.” Il tempo di volgere lo sguardo nel bianco candido dell’amore e ho…. Incontrato l’Anima scossa di mio papà, errante ed incredula; agitata e poco propensa a quello che quell’istante rappresentava come sua realtà.

Mi sono fermata con lui, gli ho spiegato come quel momento rappresentasse il aggio fra la vita e la morte, come quel momento fosse unico e prezioso e quanto avevo bisogno di avere la sua attenzione per potergli spiegare quello gli che stava succedendo. Ricordo l’amore lo ha avvolto e come lui si sia calmato immediatamente, mentre io continuavo a leggere nella sua Anima il suo totale smarrimento.

Mi sono presa un attimo, sapevo che faceva parte di un percorso impegnativo sia per me che per lui, così mi sono data il tempo di accoglierlo nella sua paura, di concedergli la possibilità di ambientarsi in quello che è un mondo completamente diverso e incredibile. Sapevo che questo aggio di agitazione e turbamento tocca molto spesso le Anime che abbandonano il corpo fisico all’improvviso, quando dalla realtà conosciuta di un attimo prima si ritrovano fra le braccia di Dio poco dopo, in un Energia amorevole e circondati da una candida nebbia bianca. Lo guardavo, con tranquillità e completamente nell’Amore Incondizionato.

Non esiste più il corpo fisico, non c’è dolore o sofferenza, trovi solo una sensazione immensa di pace ed è come essere un puntino di Luce immerso in un oceano di ovatta bianca. Non servono le parole, è strano, ma la comunicazione va anche oltre la telepatia; è come se l’altro sapesse esattamente cosa sta per sentirsi dire. E’ una trasmissione che va oltre l’immaginabile, che riempie il tuo Essere di una certezza assoluta e rende la divulgazione molto più ricca, veloce e completa.

Ma anche se sembra facile, l’Anima ha bisogno di tempo per orientarsi in quella dimensione, non nuova né sconosciuta, ma dimenticata nella fisicità di tutti i giorni e nel mentale quotidiano. Eppure, le emozioni di mio padre nel ritrovarmi li erano chiarissime e lampanti. L’incredulità per il luogo, l’incertezza per la situazione, la sorpresa del vedermi con lui, la paura per il proprio trascorso del ato (verrò giudicato? E ora che succede?), lo smarrimento per la mancanza di realtà e punti di riferimento. E nel frattempo lo guardavo, con una sensazione di amore e tenerezza assoluta che sentivo invadermi completamente e riflettersi su di lui, procurandogli lentamente una certezza assoluta: quella di essere morto.

L’ho visto guardarsi attorno e ritrovare alcune delle persone a lui care, fra cui quasi tutta la sua famiglia e anche mia madre. Ma siccome il compito che ci aspettava non era semplice, abbiamo avuto il tempo e il privilegio di rimanere soli. La nostra vibrazione aveva bisogno di tutta la sua forza, di tutto l’Intento Divino e di tutto l’amore possibile.

Gli ho parlato, dicendogli quello che era successo, cosa ci si aspettava da me e, a questo punto, anche da lui. Avevamo a disposizione qualche attimo, almeno inteso nella vita reale, perché nel mondo Divino il tempo non ha consistenza, non esiste e non ha valore alcuno. Le mie parole molto semplici l’hanno scaraventato velocemente nella realtà dell’Anima e nell’oblio del senso di colpa e della tristezza. La sua scelta era chiara: doveva comprendere, perdonare e perdonarsi per poter cambiare la sua vita ed andare avanti nel suo futuro con un Anima più cresciuta nella sua evoluzione.

L’ho percepito come mai l’ho conosciuto, l’ho accompagnato nel suo percorso Divino e l’ho accolto con tutto l’amore di cui la mia Anima era capace. Per me quel momento ha rappresentato una delle richieste più difficili che abbia mai ricevuto. Si trattava di allontanare la paura, di mettermi in gioco fino alla punta dell’Anima, di byare l’attimo di sconforto e di proiettarmi verso una fiducia cieca e un credo totalitario. Non penso di aver fatto tutta questa riflessione, semplicemente il mio gesto è stato dettato da un misto di sensazioni, di incoscienza e di amore.

Ho accompagnato mio papà verso il suo cambiamento, senza mai dubitare nemmeno per un attimo che potesse rivelarsi un bluff. Certo, lui aveva il libero arbitrio di scegliere altrimenti e porre così fine alla sua vita terrena, ma penso che il ritrovarmi accanto a lui lo abbia aiutato a comprendere l’amore nel suo insieme profondo. Seguendo il suo dolore emotivo e spirituale, seguendo il suo dolore nell’Anima ho capito quanto è diverso nel cuore e nel suo Essere profondo quell’uomo che ho sempre faticato a comprendere e a volte ho ingiustamente giudicato.

Siamo tornati, dopo una condivisione eccezionale e un’esperienza meravigliosa e mio papà, dopo essere stato un misto fra lo stazionario e il progressivo miglioramento indotto dal coma farmacologico, si è risvegliato 3 giorni dopo mentre gli stavo accarezzando la mano. Mi ha guardata e le prime parole che ha detto dopo “ciao” è stato chiamarmi con il nome di mia madre. Il medico mi ha scrutata, io ho sorriso guardando prima mio papà e poi ho detto sorridendo “piccola confusione, troppi incontri”. Nessuno ha colto o capito la mia frase ma l’emozione di ritrovarlo, la consapevolezza di aver fatto un ottimo lavoro e la gioia che legava le nostre Anime hanno reso quell’attimo speciale.

Questo è stato un segreto con mi sono portata per più di due anni, lui nel frattempo era velocemente tornato alla sua quotidianità, in breve tempo aveva lasciato le cure intense e poi l’ospedale e la sua vita aveva ripreso nei binari dell’abitudine. Io lo guardavo, cercavo quel cambiamento che avevo visto in Cielo, che le nostre Anime avevano sperimentato. Fondamentalmente era rimasto la stessa persona, eppure piccoli dettagli erano cambiati, piccole cose erano mutate nel modo di esprimersi, di vivermi soprattutto. Il nostro rapporto era cresciuto e maturato, si era arricchito di una tenerezza che mai aveva avuto, di una dolcezza che a tratti ci coglieva di sorpresa, ma lui non lo sapeva. A volte leggevo nei suoi occhi la ricerca di una conferma che ho sempre cercato di dargli attraverso il cuore. Ho sempre avuto un po’ di timore del giudizio di mio papà, soprattutto quando si parla di energia, vibrazione, ecc. Lui è sempre stato un uomo più legato alla praticità che non alla spiritualità, che ha stroncato il mio sentire da subito e memore appunto di questo divieto, ho sempre preferito stare zitta zitta e sorvolare l’argomento. Fino a quando, un giorno ho preso il coraggio a due mani e ho affrontato il discorso. Gli ho detto “senti papà ti devo parlare, ho bisogno di dirti una cosa” e lentamente, senza troppe complicazioni gli ho raccontato l’esperienza che insieme avevamo vissuto. Mi aspettavo una risposta brusca da parte sua, che mi interrompesse, oppure una reazione di paura e forse di chiusura. E invece i suoi occhi hanno capito, immagino che il suo cuore abbia dato un nome a quelle emozioni che lui sentiva dentro di Sé. E’ stato in silenzio, teneramente a sguardo fisso con una delicatezza che mai gli avevo visto.

Mi aspettavo qualcosa di diverso come reazione, invece mi sono accorta di come lui qualcosa nel suo profondo ricordava e sentiva, di quanto fosse difficile in quel momento collocarla così semplicemente come io la stavo raccontando. Alla fine di tutto il mio parlare, mi ha semplicemente guardata e tranquillamente mi ha risposto “non capisco bene quello che mi stai dicendo, però non posso dirti di no….”.

Questa esperienza è stata intensa e speciale, ringrazio Noah per avermi portata fino ai confini della mia Energia e del mio Dono, perché è stato un superare i miei limiti, un andare oltre ogni ragionevole normalità, perché so che qualcosa di splendido è avvenuto in me.

Questo ha aperto le porte ad un nuovo compito che ultimamente negli ultimi anni mi è successo come esperienza altre 3 volte con altrettante persone che però non conoscevo e che mi è stato chiesto di risvegliare il loro libero arbitrio e di renderle attente sulla scelta.

Con AR. mi è stato chiesto di parlare con l’Anima dei genitori (in questo caso si trattava ancora una volta di un bambino di pochi mesi in pericolo di vita), che faceva da tramite per l’insegnamento karmico dei suoi genitori (insegnamento identico per entrambi che però avrebbero dovuto cogliere con due intenti diversi) e che il risultato avrebbe potuto essere o un totale sollievo e un nuovo inizio per tutto il gruppo di Anime mantenendo l’insegnamento, oppure diventare drastico (ando dalla morte del piccolo) in caso contrario. (AR si è risvegliato, tutto si è risolto)

Con AL. è stato più immediato, reattivo e ricettivo ha scelto di tornare, ma con qualche piccola difficoltà celebrale, che anche qui riporta l’attenzione sia sul suo percorso attuale sia sulle Anime che lo circondano.

Con M. invece, è stato più difficile, perché era trascorso diverso tempo prima che lui decidesse di ritornare nel suo corpo fisico, aveva mantenuto uno stato di coma profondo e quando finalmente si è deciso, tante cose erano cambiate e rallentate in lui, per il semplice fatto che la sua scelta non è stata immediata ma protratta nel tempo e quindi l’occasione in parte sfumata.

C’è stata anche un’esperienza con S., un’Anima tranquilla ma impaurita che mi ha chiesto aiuto ma poi non l’ho più sentita quando aveva davvero bisogno ed era nella Luce, e questo è successo qualche anno fa durante dei lavori edili nello stabile dove io stavo ando e dove un operaio si è sentito male. Sono riuscita a calmare gli altri 5 uomini attorno a lui in preda al panico e allo shock (amici oltre che suoi colleghi), ad essere al telefono con l’operatore del centro ambulanza e nel contempo ad effettuare un massaggio cardiaco all’uomo sdraiato per terra (seguendo le istruzioni del mio interlocutore), il tutto tenendo il cellulare infilato fra spalla e l’orecchio e nel frattempo vedevo la sua Anima che entrava ed usciva dal corpo, come se fosse indecisa sul da farsi ma poco propensa all’ascolto, evidentemente aveva già scelto, infatti ha aspettato qualche giorno, poi ha scelto ed è rimasto nella Luce.

Non ho mai avuto l’occasione di parlare personalmente con queste persone, ma so che ora stanno ritrovando una quotidianità diversa, sia fisicamente che emotivamente. A loro è stata concessa la possibilità di ritrovare una rinascita e sperimentare un nuovo inizio.

Raccontarlo assume una connotazione molto più morbida di quella che è stata la mia realtà, perché dopo aver lavorato con l’Anima di queste persone mi sono ritrovata un po’ nel girone dei pensieri fastidiosi che rasentavano il dirmi “ma lo faccio per chi se tanto nessuno lo saprà mai?”, Come potevo renderli attenti che qualcosa di profondo era successo e cosa ci si aspettava da loro? Solo così l’esperienza sarebbe diventata reale e concreta, come se il fatto di

poterlo comunicare personalmente avrebbe potuto portarmi la certezza che la persona avesse compreso il suo compito e non avesse unicamente attribuito alla sua buona sorte, alla fortuna o alla medicina il suo miglioramento, altrimenti avrei rischiato che l’informazione non asse correttamente.

Non so perché io o perché loro, so che sono semplicemente Anime che Noah ha scelto per me e come sempre quando mi ritrovo nel dubbio o nel fastidio, mi prendo quell’attimo fuori dal mondo e parlo con Lui, pochi attimi e tutto cambia. E anche questa volta il risultato è stato immediato: “questo è un periodo di allenamento, tutto quello che succede, per te rappresenta soltanto una preparazione per qualcosa di diverso e intenso in futuro”. E questo, anche se non so cosa mi aspetta, mi stuzzica, mi affascina e mi piace molto.

Mi sono chiesta con che criterio vengano da me o con che modalità possano avere questa possibilità, certamente non è per tutti e karmicamente non è possibile dare questa opportunità a tutti, ma sono state situazioni prettamente legate ad un evento immediato (incidenti) per tutte e quattro.

Alla fine della chiacchierata con queste Anime mi sento sempre “stranita e frastornata” per qualche ora, perché parlare e recuperare l’Anima che si sente smarrita in quell’istante è impegnativo, perché il mondo delle Anime è vasto e popolato, perché il aggio che comprende il ritorno fra Cielo e Terra diventa un limbo e io nel mezzo cerco di portare quell’amore che ho vissuto, quella gioia nella mia realtà.

Quello che mi hanno lasciato queste esperienze è stata la capacità di assaporare l’amore incondizionato attraverso l’Anima e di portare l’amore puro nella vita di qualcuno che non conosco e che mai saprà che ho parlato con lui e riconnesso la sua Anima ad una nuova opportunità karmica. Mi piace tutto questo, mi fa stare bene e riempie la mia Anima di gioia e gratitudine.

CAPITOLO 7

Ma cosa significa vedere l’Anima di qualcuno? Non è né così semplice né sempre così simpatico, perché la vita ti infila mille condizionamenti nella mente, così a volte gioco con le fotografie che trovo sui giornali: cosa mi lasciano? Mi parlano? Ma la foto spesso non mi da molte informazioni se non la completo con una richiesta a Noah ben precisa con domande del tipo “posso fidarmi, chi è, cosa faccio, ecc”.

Vedere l’Anima non significa curiosare nella vita di qualcuno, né dirgli quale era il suo ato in una vita precedente. Le vite ate sono un altro grande capitolo, che spesso incuriosisce e che ultimamente è ipergettonato . Mi piacerebbe sfatare un mito, quello che conoscendo la mia vita ata io risolvo buona parte dei problemi che ho in questa: non è sempre così né semplicistico né scontato, bisogna sempre anche essere cauti e sapere a cosa si sta andando incontro nel conoscere fatti & misfatti del ato. A volte può essere curioso e utile, altre invece credo sia meglio non sapere troppo della nostra vita ata. Immaginate se veniste a sapere che il vostro vicino di casa che ancora in questa vita non vi ispira fiducia, era il boia che ha sganciato la ghigliottina sopra la vostra testa nel secolo scorso mentre voi dichiaravate a gran voce la vostra innocenza….

Ovvio, ci sono situazioni che quando vengono allo scoperto ci permettono per esempio di comprendere la ragione di alcune nostre reazioni o modalità di relazione. Ma quello che è importante è l’insieme delle risposte, perché la nostra Anima è eterna e noi non ci portiamo come insegnamento solo l’ultima vita, ma anche quella prima e quella prima ancora. Abbiamo un Cammino lungo, faticoso, magico e speciale fatto di più aggi, di più modalità, di tante dinamiche che costantemente cerchiamo di modificare per diventare sempre più amorevoli e uscire da tutti gli archetipi ati. Cerchiamo la nostra vera Essenza, il nostro Essere profondo e completo.

L’esempio che a me piace portare per spiegare come funzionano le vite e i vari aggi di vita in vita parla di un ricordo che tutti noi abbiamo e che abbiamo vissuto sulla nostra pelle: la scuola. Nella realtà noi andiamo a scuola, partiamo dalle elementari per arrivare ad un università o a una qualsiasi altra meta che abbiamo inserito nel pacchetto obbiettivi. Le varie vite che noi abbiamo vissuto sono rappresentate come le classi delle elementari. Piano piano avanziamo scolasticamente, ma per poterlo fare abbiamo bisogno di capire quello che ci viene spiegato, abbiamo bisogno di studiare per poterlo assimilare e abbiamo soprattutto bisogno di saperlo rielaborare durante i test. Si, perché nella vita di tutti i giorni il karma ci esamina: abbiamo capito? Oppure finiamo sempre nella stessa situazione? Cambiamo lo stato delle cose? Stiamo crescendo ed evolvendo? Esattamente come a scuola: non studio? Boccio un esame? Va bene, posso rifarlo. Ma poi se continuo a non studiare, finisce che devo rifare l’anno. E riprendo a dover studiare le stesse cose.

Non affronto le situazioni della mia vita? O lascio che la colpa sia sempre degli altri? Oppure ancora mi nascondo dal vivere la mia vita? E’ un po’ l’equivalente di copiare i compiti, di farli fare al mio compagno di banco, ma poi agli esami mi ritrovo a non sapere nemmeno di cosa trattano le domande e arrischio di dover ripetere ancora e ancora. La vita è esattamente così: ci offre possibilità, maestri, compagni, ci offre l’opportunità di essere sul campo e testare le varie soluzioni.

Vedere l’Anima vuol dire capire qual’ è il suo insegnamento in questa vita, capire perché sei qui, cosa stai facendo e se lo stai facendo nella maniera migliore per te. Ho usato il termine “migliore per te” perché spesso utilizziamo parole come

giusto o sbagliato, bianco o nero e qui si perde il senso di tutto. Solitamente ciò che è giusto per te non lo è per me e viceversa e nel dire giusto o sbagliato c’è tutto il nostro giudizio, quindi non ci ritrovo ne amore ne accoglienza.

Leggere l’Anima a volte può sembrare arduo, altre volte è faticoso far are il messaggio a chi ascolta, altre ancora è difficile interpretare quello che la vita ci sta dicendo, eppure il nostro insegnamento, come a scuola, deve are dagli esami, deve are dal comprendere. Solo così la vita cambia, con forza e responsabilità io posso vivere il mio cambiamento karmico e personale. Conoscere l’insegnamento della propria Anima ci permette di avanzare molto più velocemente ed è un opportunità splendida e Celeste che ci viene offerta. Mi sono sempre chiesta il perché io vedessi sempre il negativo della situazione delle Anime che avevo davanti: se guardo un gruppo di persone, la prima cosa che mi colpisce è la componente di chi è triste, affaticato, depresso, malato, o la problematica di base, poi dopo un attimo ecco che è chiara anche la dinamica di vita di quella persona, cosa sta facendo e cosa sarebbe meglio fare. A volte questa chiave di lettura mi ha snervato perché anche se non sembra diventa stancante e anche triste il più delle volte avere sempre un assaggio di questo tipo, ma poi negli anni ho imparato a gestirlo e quando le mie lamentele sono giunte a Noah, mi è stato detto che quella è la parte di dinamica personale e la condizione che la sua Anima sta vivendo per comprendere l’insieme di questa vita e che se quello è il suo nodo nella vita era inutile che io ne vedessi la componente serena, non mi avrebbe permesso né di valutare né di aiutare chi avevo davanti.

Ora ho imparato a calibrare le misure e questo mi permette di vedere con largo anticipo dove portare la persona, qual è il suo intreccio principale e dirgli sia a parole che trascrivendolo nero su bianco quale dinamica non gli permette di sbloccare la sua vita e quale meccanismo rappresenta il suo insegnamento e la sua evoluzione. A questo punto si smuove la parte di Anima che è in sintonia con le parole, questo vuol dire aprire una porta con rispetto, sia della persona che del suo ritmo personale e da qui inizia il cambiamento.

Il mio Canale con la Luce è sempre attivo e sembra che quando lavoro a volte riesca a trovare delle parole così perfette che se dovessi ripeterle una seconda volta avrei difficoltà, ma sono intrise di una vibrazione particolare che porta chi le sta ascoltando ad un apertura nell’Anima, perché entrano attraverso una vibrazione diversa e piena, che inizia a colmare le lacune, a quietare le ansie e a risvegliare il cuore.

iamo molto tempo a difenderci, a giudicare, a far rimbalzare la colpa da noi agli altri e Noah mi ha insegnato che “l’accettazione a dal cuore, non vuol dire giustificare l’altro o accettare l’umiliazione di qualcosa o qualcuno che ci ferisce. Ma parliamo di umiltà, quell’umiltà che nasce appunto dal cuore e dall’Anima che comprende, attraverso la vibrazione che cambia la possibilità di comprendere il proprio insegnamento attraverso la dinamica che chi abbiamo davanti ci sta risvegliando. Siamo tutte Anime intrecciate, nessuno è casualmente arrivato nella nostra vita, ma non dovete nemmeno cogliere insegnamenti dove non ce ne sono. A volte la vita vi rende maestri, altre ancora alunni, altre ancora compagni di scambio. Vi insegna ad amare, ma innanzitutto ad amarvi, senza giudizio, senza recriminazioni assurde, perché la cosa più difficile per l’uomo è l’amore. Lo cerca ovunque, ma sempre lontano da Sé stesso. Non è costruttivo e spesso rimane nell’aspettativa.

CAPITOLO 8

L’Energia del Cielo è speciale, unica e immacolata. Ti porta una vibrazione veloce, una capacità di percezione molto diversa, un insegnamento più che completo che a volte diventa anche difficile inserire nella quotidianità. Accadono situazioni, incontro persone, ripenso a momenti in cui magari qualcosa mi ha infastidito; ne parlo con Noah che ha sempre avuto la capacità di farmi vedere la classica “situazione a 360°” e con parole e spiegazioni completamente diverse dal mio vissuto riesce a portarmi una soluzione chiara ed evidente; il problema è che se questa modalità nella loro vibrazione è perfetta, quando la riporto nella quotidianità a volte mi sembra di perdere il focus, molto semplicemente perché quando parlo con Loro c’è unicamente l’energia del cuore, mentre nella giornata normale o attraverso la mente, il ragionamento, i pensieri e tutte le altre dinamiche di vita che le persone accanto a me scatenano. Poi ci metto anche la giornata no, la stanchezza e tutto ciò che fa parte del nostro essere ogni giorno. E da qui nasce il giudizio, nasce il risentimento e la voglia di interpretare con la testa e non con il cuore.

La vibrazione è sempre in crescita, ci sono diversi stadi. Quando parlo con la gente che mi dice “che strano, con la mia amica eravamo così attaccate e ora che non abbiamo più nulla in comune mi sembra assurdo”, rispondo sempre che la nostra crescita è continua ma non è uguale per tutti. Anche qui, vi porto un esempio facile da capire che parla di evoluzione e vibrazione: immaginatevi un palazzo di 7 piani come l’immagine qui di seguito. Immaginarsi i 7 piani dell’energia è molto facile, è sufficiente guardare foto nella pagina accanto e ci accorgiamo già dal primo colpo d’occhio di quanta diversità c’è fra il PT e il -7. Questo significa che noi quando scegliamo di traslocare, lo facciamo sulla base delle nostre scelte e del nostro intento e ogni volta abbiamo la possibilità di trovarci in un ambiente totalmente nuovo. Ho voluto rappresentare il -1/-7 sulla base di quello che Noah mi ha portato a vedere, quindi delle energie brulicanti di buio e chiusura, dove lo spazio è stagnante e infimo. Il buio mi parla di negatività e di come sono strutturate le energie Divine e positive, perché anche il buio offre una sua gerarchia. La vita normale ci porta nel bello, nell’agio e

nell’Amore, e le foto che +1/+7 parlano di Luce, di spazio, di visione della vita intensa e profonda. L’amore riempie ogni spazio.

Fino a quando tutti abitiamo al PT, magari in un appartamento piccolo, con poca luce e una cucina spartana, i locali poco ariosi e piccolini, le finestre un po’ sporche e le tende da lavare. Ma è pulito, riusciamo a tenerlo pulito ed in ordine, vorremmo cambiare ma tutto sommato è la nostra casa, ci stiamo anche bene. Ci ritroviamo con un sacco di altra gente sul pianerottolo, facciamo feste e casino, parliamo con tutti, siamo circondati da tante altre Anime che come noi hanno il loro appartamento al PT.

Poi lentamente, qualcosa dentro di noi si muove, decide di cambiare ed evolvere. Decide di seguire un altro tipo di vibrazione, diversa. E abbiamo l’opportunità di salire al I. piano, dove gli appartamenti sono leggermente più grandi, le finestre un po’ più pulite, quindi anche la mia vista su determinate situazioni si modifica, la cucina un po’ più accessoriata e c’è gente nuova sul pianerottolo. Mi accorgo che è meno affollato, che alcune persone nel tempo hanno traslocato anche loro, ma non tutti, perché altri hanno deciso di rimanere al PT. Ma va bene così, penso, tanto se voglio parlare con loro posso semplicemente sporgermi dalla balaustra del corridoio e parlare tranquillamente.

Ma nel tempo la mia energia si modifica ancora, seguo la mia nuova vibrazione, cresco e modifico il mio percorso. Con il tempo trasloco al II. Piano. Qui inizia ad essere tutto ancora più arioso, le porte sono tinteggiate di bianco, i locali sono ambi e accoglienti, le finestre occupano grandi spazi, i vetri puliti mi danno la possibilità di vedere ancora meglio e con più prospettive gli avvenimenti ati e presenti. Il pianerottolo è più silenzioso, la gente si ritrova ma parla leggera e tranquilla, non c’è più il caos e siamo in pochi, gli argomenti meno frivoli e mi piace questo cambiamento. Su questo pianerottolo non ho ancora conosciuto nessuno, sono rimasta un po’ in solitudine e mi sento sola.

Mi accorgo che anche se ora mi sporgo dalla balaustra del corridoio, le persone che conoscevo al PT non riescono più a sentirmi, troppo il bailame al loro piano

e se ascolto i loro discorsi mi sembra che io non abbia più voglia né di ascoltare né di seguire le loro parole, tanti piccoli dettagli mi appaiono diversi, e ci ritrovo una superficialità, una linea di pensiero che non mi appartiene più e in cui non voglio entrare nuovamente.

E qui, ecco che la mia vibrazione è diversa, più intensa tanto che fatico a trovare nuove amicizie, quelle vecchie che mi sono rimaste si contano sulle dita di una mano (e ci avanzano ancora dita). Fatichiamo a riconoscere le persone con la quale abbiamo avuto un trascorso anche affettivo, abbiamo la sensazione di non parlare più la stessa lingua, così non ci si comprende nemmeno più nelle piccole cose: ci sono momenti di silenzio che fatichiamo a riempire, i discorsi sembra che non ci appartengono più, e con difficoltà troviamo parole di condivisione. La vibrazione porta all’evoluzione personale, le energie ci portano nuove risposte e un grande cambiamento. Bisogna anche aggiungere però che in questa vita c’è chi per scelta o personale o karmica decide di non traslocare mai. Ma si limita a cambiare un po’ la disposizione dei mobili all’interno del suo appartamento. A volte apre le finestre, a volte cambia il salotto o sposta le camere. Ma non trasloca mai. E’ possibile? Si, è possibilissimo. Perché ci sono Anime che si fermano e marciano sul posto, adattandosi e facendosi andare bene una determinata situazione per tutta la vita. C’è da chiedersi se ha senso, o che senso abbia. Spesso queste situazioni stagnanti servono da propulsore per le Anime che gli ruotano accanto. E di conseguenza loro aspettano che a crescere ed evolversi in primis siano gli altri, per loro va bene così. Vivono nella stessa situazione per 20, 30, 40 anni o più, trovano il loro modus operandi e danno tutta la responsabilità del cambiamento all’altro. Prendiamo l’esempio di un matrimonio o una relazione non funzionante. Dopo anni una coppia si osserva e ne riassume che il dialogo è nullo, la condivisione è inesistente, l’amore è diventato (forse) un affetto tiepido, i figli sono cresciuti e la routine è sempre la stessa. Il tutto è diventato una convivenza semi pacifica, abitudinaria, apparentemente indolore e per scelta, per ragioni di convenienza e paura non si separano. Entrambi sono consapevoli del loro vivere male, ma nessuno si assume la

responsabilità del cambiamento. Per paura e abitudine e si resta fermi, poi uno dei due, quello che cerca un benessere diverso e sente profumo di crescita evolutiva a volte sale al piano superiore, sbircia, curiosa, fa il pieno di benessere, si fa magari anche invitare a cena da un amico ma quando esce il discorso “dai, si è liberato un appartamento qui accanto, sali anche tu” ecco che la risposta automatica è “mi piacerebbe, ma non posso”. Questo vuol dire innanzitutto essere prevalentemente egoisti e in maniera doppia. Doppia si, perché se da una parte così facendo non mi sto assumendo le mie responsabilità, dall’altra tengo bloccata con me anche l’altra persona, che per altri motivi non si assume la sua responsabilità. Il libero arbitrio e la scelta che sto mettendo in atto in questa situazione è quello di non voler ascoltare e ascoltarmi, di non amarmi e di non crescere. Lascio che la mia Anima soffochi sotto una coltre di false responsabilità e paure e non lascio sbocciare l’amore e il cambiamento profondo. Cammino contro corrente, faticando all’inverosimile in nome del nulla assoluto. E’ una situazione comune e devastante, perché ci porta totalmente lontani dal nostro Essere e dal nostro Cammino e ci mantiene fermi.

Qui mi riallaccio al rimanere fermi al PT, perché appunto per le informazioni che io ho in quel momento, magari l’altra persona al PT sta bene, è contenta così, e non siamo più noi il compagno o la compagna giusta per lei. Perché lei sta scegliendo di restare li, non ha voglia o bisogno di cambiare, ci sta relativamente bene perché in questa vita cogliere il cambiamento profondo sarebbe troppo.

Così come invece all’opposto ci sono le Anime in pausa, quelle che si sono prese una “vita standby”. Sono quelle Anime serene e perennemente rilassate e sono certa che almeno una persona così nella nostra vita l’ abbiamo conosciuta tutti, a cui tutto è sempre andato bene: genitori fantastici, scolasticamente tranquilli, un compagno o una compagna splendida, un lavoro tranquillo e nemmeno troppo faticoso, una vita regolare e senza scossoni.

Tutti ci siamo trovati davanti a queste persone, che definirei rare, e le abbiamo guardarle con un occhio di imbarazzante invidia, mal celando un “ehh uff e io?”.

Sono appunto Anime in pausa. Quelle Anime tornate semplicemente così, per dare una mano, per fare piccole esperienze, per chiudere qualche cerchio leggero o per portare avanti un cambiamento minimo. Sono Anime che avrebbero potuto scegliere di rimanere nella Luce, eppure per qualche loro ragione di condivisione hanno deciso di tornare e ricollegarsi agli altri. Loro non camminano contro corrente, ma seguono l’acqua con grazia e facilità. Siate felici, prima o poi tutti ci gustiamo questa “vita standby”!

In queste pagine, per parlare del Cammino di Vita ho scelto di esprimermi sovente per immagini e scorrendo il libro hai trovato l’esempio di un palazzo a piani, della scuola, di un fiume e di un albero, perché? Semplicemente rappresentano alcuni degli elementi che ritroviamo facilmente nella vita quotidiana e quindi attraverso queste similitudini ti ricorderai molto più facilmente di quello che hai letto, inoltre la vibrazione che traspare dalle parole usate risveglia nella tua Anima un riconoscimento dettato dall’associazione del conosciuto con un immagine e questo crea una possibilità magnifica di sviluppo che ti accompagnerà verso un rinnovamento dolce e leggero, caldo e accogliente che riattiverà il tuo Essere profondo, che aprirà quelle porte chiuse da tanto e che ti permetterà di iniziare a vivere diversamente. Il tuo cuore segue l’Amore, la tua Anima segue la Divinità, entrambi creano un percorso speciale: il tuo Cammino. Il cambiamento a dall’Anima e dal cuore e Noah mi ha insegnato che da quel momento in poi è impossibile tornare indietro, possiamo solo andare avanti, crescere e rimanere nella fiducia che non siamo soli, restare ancorati nella gratitudine per questo nuovo benessere e nella quotidianità si apriranno nuove opportunità.

Durante il corso della nostra vita l’ideale è quello di traslocare e cambiare

sempre e in maniera costante, con calma e tranquillità, seguendo il nostro ritmo evolutivo e aumentare la nostra vibrazione fino ad arrivare ad una crescita completa che si avvicini il più possibile al traguardo che ci eravamo prefissati prima di rincarnarci, ma come Noah mi ha sempre detto, la vita è terrena e quindi la vibrazione ha un suo limite e qualche intoppo.

Cosa succede quando abbiamo terminato la trasformazione di questa vita e la morte fisica ci accompagna nel aggio della Luce? L’Anima vola, lascia il corpo ed è sempre accolta da qualcuno che per noi in vita è stato importante, non necessariamente un genitore, ma anche un fratello, una sorella, una zia o un amico o altro ancora.

Molte Anime (soprattutto i malati terminali) vivono sovente questi stati alterati di coscienza, così che già alcuni giorni prima della loro morte riescono a vedere qualcuno vicino a loro avvolto dalla Luce che resta in attesa per accompagnarli nel loro trao. L’Anima del malato e del morente si prepara e c’è chi nei momenti di lucidità ne parla, chi invece se lo scorda o chi lo tiene per sé. L’Anima attende il momento preciso che le è stato assegnato, che ha deciso e scelto per lasciare il corpo fisico, non un attimo né prima né dopo. In questo distacco non c’è dolore, perché hanno avuto il tempo di parlare, di prepararsi, di conoscere una parte di Luce e trovare la serenità .

Abbiamo detto che la nostra Anima sceglie, decide e si affida al nostro libero arbitrio, ma ci sono situazioni in cui alcuni hanno difficoltà ad accettare di essere arrivati nella Luce, spesso questo accade a chi ci lascia improvvisamente, come le vittime di un incidente stradale o di morti istantanee (per esempio negli omicidi, negli attentati o nelle guerre). In questo caso a volte serve tutta la capacità di persuasione dell’Angelo Guida per far si che l’Anima lasci il lembo di incredulità alla quale si è aggrappata. Spesso non vogliono andarsene perché hanno la sensazione di non aver concluso un compito o un cammino, di aver lasciato in sospeso situazioni con altri o con i famigliari, di non essere ancora pronti e che non era il momento giusto.

Questa scelta può significare che la nostra Anima ha deciso di compiere un atto di offerta e sacrificio, che ci siamo volontariamente “messi a disposizione” per fermare qualcuno e aiutarlo a cambiare strada e percorso, o assecondare qualcun altro nella sua evoluzione e la decisione ci ha intrecciato con la scelta karmica di qualcun altro. Ovviamente non è sempre così, ed è importante capire che tutto dipende dalle scelte che l‘Anima ha fatto al momento del ritorno e qui si aprono due strade ben chiare: una è quella del proprio percorso karmico e della propria evoluzione, crescita, insegnamento e fine della vita terrena, l’altra è quella che riguarda la scelta come sacrificio che si risolve con la chiusura di un ciclo ma permette di sistemare anche altre situazioni che non ci appartengono direttamente oppure che invece sono rimaste aperte nel ato. E’ sempre difficile capirne la differenza, soprattutto quando ci tocca da vicino attraverso una persona cara e questa risposta non la conosce solo la sua l’Anima, ma nel profondo anche la nostra.

Prendiamo l’esempio di una persona che muore (A) perché travolta sulle strisce pedonali da un’auto che sfreccia (B), mentre un gruppo di persone (C) sta parlando qualche metro più in là.

In questo caso possiamo ipoteticamente suddividere il Cammino in due modi:

La sua Anima ha deciso che quello era il momento per quella situazione, quindi rappresentava la fine della vita terrena. Attraverso la sua morte l’Anima di questa persona (A) cambia anche (o dovrebbe cambiare) la vita dell’altro (che l’ha travolta B. e questo è un rapporto diretto fra A e B, che parla di insegnamento con relativa chiusura di un cerchio o una promessa ata) L’Anima A ha deciso che in quel preciso momento era giusto intervenire, perché attraverso il suo essere travolto, ha salvato la vita ad un gruppo di persone (C)

ferme sul marciapiede qualche metro più avanti. L’auto B sfrecciando avrebbe perso il controllo falciando tutti. In questa situazione, per A diventa un’offerta alla vita, un sacrificio, che rapportato alla vita ata ha sicuramente un suo significato profondo e completo.

Le scelte che la nostra Anima porta nel proprio Cammino sono semplici e lineari, ma nello stesso tempo complesse e articolate e hanno sempre e comunque una logica ferrea e studiata che appartiene ad un Disegno Divino più che perfetto.

Sicuramente vi sta rimbalzando la parola “destino” davanti agli occhi, perché siamo cresciuti con il dogma che il destino è già deciso, indiscutibile e unico fato propizio oppure avverso. Ma nulla è così tassativo e drastico e Noah mi ha insegnato che il nostro libero arbitrio, quindi le nostre scelte, sono quei aggi importanti che ne determinano il percorso e che il destino si modifica e si ricrea ogni volta. Ma non fraintendetemi, non abbiamo infinite possibilità di cancellare e riscrivere il tutto, ma abbiamo diverse porte che possiamo aprire (parliamo di ca. 5 / 6). Questo significa che non ho una sola data fissata per la mia morte ma dal momento del mio ritorno sulla Terra e della mia nascita, ho già deciso che avrò più di una possibilità di morire, a età diverse e a dipendenza di che tipo di scelte nella vita vorrò fare (vedi schema albero).

Ma tutte le Anime alla fine della vita terrena volano verso la Luce? Questa è per esempio, una delle tante domande che mi sono sentita chiedere molto volte negli anni. Si dice sempre che sia sufficiente che una persona si redima all’ultima ora del suo respiro e tutto viene perdonato. L’esperienza mi ha insegnato che i percorsi sono sempre duplici ma la scelta karmica di vita unica. Noi scegliamo come vivere, quindi che stile di vita condurre, non c’è nessuno all’infuori di noi che ci giudica, ma è tutto l’insieme della nostra vita che viene rivisto, corretto e compreso, non il singolo evento.In questo caso la scelta intesa nella sua globalità ha un ruolo fondamentale, perché noi sappiamo già molto tempo prima di morire come abbiamo vissuto, abbiamo una vita da valutare e soprattutto abbiamo una vita per osservarci e comprendere che stile abbiamo seguito, cosa abbiamo fatto

e con che intento lo abbiamo fatto. Ci vuole ben altro che uno sgambetto al mio vicino per finire nel buio, ci vuole la scelta, la decisione di fare del male, la voglia di vedere la sofferenza nel mio prossimo.

Ho avuto la possibilità di “scendere” nelle energie buie accompagnata da Noah perché mi era stato chiesto un lavoro speciale, e per farlo avevo bisogno di conoscere in maniera molto più reale il mondo dalle energie buie della tentazione e dell’ombra. Malgrado io mi sentissi al sicuro e avvolta dalla Luce, è stato un viaggio sgradevole e disgustoso; ho riconosciuto qualche Anima che avrei potuto collocare solo a quel livello e ho capito che le Anime che ci restano e che vengono richiamate nell’ombra lo fanno sempre per opzione personale.

Queste Anime scelgono il buio, ma perché? Perché il mondo, nella sua crescita e nella sua dualità ha bisogno anche del male, del rovescio della medaglia, ci serve un confronto che ci permetta di comprendere differentemente dove nasce la possibilità di setacciare le azioni, vagliare le scelte, distinguere gli intenti, discernere le emozioni; questo significa che ogni mio “no, non ci sto” come riscontro alla cattiveria e al male noi trasformiamo l’energia e portiamo nuova forza amorevole nel cuore e abbiamo in risposta una vibrazione di Luce positiva che ci offre la capacità di vivere diversamente. Diventiamo più definiti, risoluti, chiari e determinati e questo ci porta verso un miglioramento che permette all’Anima di evolvere. Ma sappiamo perfettamente che non per tutti è così, a volte appunto c’è chi trova appagamento nella vibrazione appiccicosa dell’ombra, è una questione di scelta, decisioni ed intenti.

Questo non deve fare paura o spaventare, perché per chi vive nel bene e nella normale quotidianità niente è più potente dello scudo creato dall’amore del cuore, ma purtroppo il male, le guerre, gli attentati, le violenze e altre azioni

disastrose sono spesso forze che distruggono in massa, fanno notizia e tutti ne parlano, in pochissimi secondi coinvolgono centinaia o migliaia di persone e questo crea un ondata di energia negativa intensa. Mentre per l’amore il discorso è diverso: si sposta sempre in maniera ovattata, rispettosa e morbida; silenziosamente, quasi soave. Normalmente coinvolge meno prepotentemente e non è invasivo, se ne parla in maniera marginale e soprattutto nella nostra società non fa assolutamente notizia. Eppure le energie si muovono e l’Amore in ognuno di noi per tutti noi è come il mare: composto da infinite gocce, che unite fra loro creano una forza maestosa e irrefrenabile: questo è per me l’Amore che avvolge il mondo.

Durante tutti questi anni mi sono sentita porre mille domande, ma alla fine di tanti dialoghi una buona parte avevano lo stesso denominatore comune: la voglia, il bisogno e la necessità di sapere che la persona che è mancata ora sta bene, che ha smesso di soffrire e che paradossalmente, anche se noi sulla terra la stiamo piangendo e ci manca, lei è felice.

Allora come vivono le Anime che ci hanno lasciato? Stanno davvero bene e ci aspettano oppure tornano sulla terra velocemente? Ci vedono? E se le parlo ci sentono? Quello che mi sono sentita dire molto volte soprattutto da Noah, è che il percorso per arrivare alla Luce Divina è unico e ben chiaro, quello che io ho vissuto in prima persona è stato indescrivibile, unico, splendido, solenne e magnifico. L’Anima che lascia il suo corpo fisico abbandona semplicemente un veicolo che l’ha portata fino a quel momento della sua esistenza.

Nell’attimo della morte siamo sempre accolti da qualcuno di importante per noi e questo ci permette di integrare nel cuore una sensazione di quiete e tranquillità, di fiducia e accoglienza, dove da quell’istante la percezione cambia totalmente:

dal dolore e dalla solitudine si a ad una sensazione di Amore e delizioso appagamento, può sembrare incoerente, illogico e magari anche bizzarro, eppure così reale. Da quel palpito tutto muta e si altera e anche per l’Anima la trasformazione è basata su una scala di crescita dove cambia l’intensità della vibrazione della Luce, dove l’onda porta l’Anima al “piano giusto”, da qui inizia un’evoluzione diversa, più intensa, senza più filtri e mente, senza ego e limitazioni ma ben più profonda e insindacabile; inesorabilmente vera con un confronto molto autentico con sé stessi. Nulla può più essere modificato. Inizia a srotolarsi e si proietta il nostro film karmico, emozioni vissute e vivide, confronti nel bello e nella difficoltà, gesti ed emozioni che abbiamo condiviso, situazioni che abbiamo vissuto. Il “film karmico” mette a confronto l’Anima con il suo compito primario e primordiale, quello per la quale eravamo tornati su questa terra. E’ un po’ come fare i conti per i compiti fatti o non fatti. Questo ci permette di comprendere il nostro insegnamento, oppure capire senza giudizio dove abbiamo mancato e dove invece abbiamo compensato e amato.

Attraverso questa visione siamo in grado di percepire in maniera molto empatica anche il dolore che abbiamo arrecato ad altri a causa delle nostre azioni, di diventare consapevoli di come ci siamo comportati in vita, di come le nostre azioni si siano ripercosse e riflesse come un cerchio nell’acqua coinvolgendo sempre chi ci stava vicino. Ci ritroviamo a guardare la nostra vita percependo ogni piccola sfumatura, sia nelle azioni definite pessime, sia nelle modalità inconsce, sia nei modi ben consapevoli, sia nelle scelte di vita e nelle mancate responsabilità, sia nella gioia, nei gesti d’altruismo, nelle cose belle e nell’amore. Un tour a 360° a immersione totale che ci porta a percorrere e ad attraversare i meandri del nostro Essere e a comprendere realmente dove siamo nell’ evoluzione unicamente attraverso la nostra Anima.

E’ importante ricordarsi che durante questo aggio non si tratta di giudicarsi o

di essere giudicati, ma semplicemente di entrare nell’ amore incondizionato e nella capacità di osservare e osservarci in maniera oggettiva e neutra, pur percependo tutto quello che abbiamo vissuto.

Nessuno ci giudica, siamo solo noi che lasciato il corpo fisico ci ritroviamo da soli con la nostra Anima, anzi, ci ritroviamo solo Anima, semplicemente al confronto con il nostro Disegno Divino (lo scopo per la quale eravamo tornati sulla terra) e il modo in cui abbiamo vissuto . Il confronto eterico dell’Anima con il periodo trascorso sulla terra è d’obbligo per poter portare uno sviluppo, ma anche qui per una sua scelta di libero arbitrio, l’Anima può decidere di stare ferma, non accettare questo aggio e scegliere di restare rancorosa o ferita nel cuore, ma a questo punto tutto si ferma e inizia a brancolare nel limbo dell’attesa senza darsi il permesso di trovare la Luce Divina e galleggia in una Luce più spenta, fra il grigio chiaro e il giallo, con una vibrazione più stagnante e non si permette di evolvere. Aiutare queste Anime nella loro evoluzione è un gesto d’amore che facciamo dalla terra ed è anche facile, perché anche se non le conosciamo, queste Anime raccolgono le nostre preghiere, i nostri pensieri d’amore, il nostro Amore incondizionato verso la vita o la Luce; tuttavia dobbiamo ricordare che il libero arbitrio coinvolge anche l’Anima, quindi è sempre Lei che sceglie, che decide quando are oltre ed espandersi nella Luce che accoglie e permette un’evoluzione fantastica.

Possiamo fare qualcosa noi rimasti sulla Terra per queste Anime provate e incredule?

Si certamente, come dice Noah “ogni Anima che traa (soprattutto quelle che hanno lasciato la terra troppo velocemente) non hanno bisogno di lacrime e disperazione, ma solo di amore e preghiera, così come l’Anima tormentata che per qualche sua ragione non accetta l’idea di essere andata verso il Cielo. So che chiedere a chi resta di accettare quanto è accaduto e di uscire dall’ingiustizia è un compito difficilissimo, eppure l’unica cosa che l’Anima smarrita chiede in

quel momento è proprio questo: che l’amore l’avvolga e le permetta di seguire ed accettare la sua strada. L’Angelo Guida si occupa di accompagnare queste Anime attraverso la Strada giusta, ma fino a quando loro percepiscono le vostre lacrime, la vostra ingiustizia e il vostro dolore, non saranno in grado di lasciarsi andare completamente. Questo non vuol dire né entrare nell’indifferenza né nell’assenza di dolore, ma vuol dire permettersi ad un certo punto, trascorso qualche giorno, di cominciare a diventare consapevoli di come quell’Anima ora ha bisogno di voi, del vostro amore, del vostro permesso di andare, della vostra capacità di accompagnarle attraverso la preghiera o semplicemente con un pensiero d’affetto o d’amore. Questa preghiera è un pensiero d’Amore che possiamo portare a tutte le Anime che hanno lasciato la terra, indistintamente, perché parla con il cuore ad una vibrazione diversa e viene accolta da chiunque ne senta il bisogno.

PREGHIERA Nell’Amore più completo con grazia e umiltà, io (nome) ti chiedo mio Dio di accogliere l’Anima di (nome) nella tua Vibrazione Divina. Permetti a quest’Anima di trovare la sua pace, di trovare la Forza di cui ha bisogno per ripercorrere con fiducia e amore il suo Cammino terreno, così da continuare al sua evoluzione senza giudizio alcuno. Permettile di sciogliere il suo risentimento, di lasciare andare la paura e scoprire attraverso il tuo Amore quanta gioia c’è nella Luce.

Ti chiedo mio Dio che la tua Luce Divina avvolga e guarisca quest’Anima e che torni a risplendere nella tua Vibrazione.

Con amore infinito ti ringrazio.

Quando questo aggio “di visione e comprensione” è completato, l’Anima deciderà cosa vuole fare: se permettersi di seguire l’onda della sua vibrazione e continuare la sua crescita Divina, anche se comunque il tempo che resterà ferma prima tornare sulla terra é solitamente molto vario perché dipende dalle scelte che vengono fatte, ma rimarrà in ogni caso all’interno del “Gruppo di Anime”. Questo cosa significa? Che l’Anima sceglie ancora, per esempio per una questione di crescita più intensa l’Anima del mio bisnonno può decidere di tornare nelle sembianze di mia figlia, ma i ritorni non sono mai troppo veloci (salvo patti particolari e giuramenti precedenti), perché appunto la Luce richiede il suo tempo.

Ho parlato del nostro “Gruppo di Anime”. E’ un nome rassicurante, perché ci rivela che i nostri legami non nascono né casualmente né per un assurdo gioco di conoscenze.

Al momento in cui decidiamo dal Cielo che è arrivato il momento del nostro ritorno attraverso il aggio della reincarnazione, noi abbiamo intrecciato, scelto, pattuito, vagliato, promesso, sacrificato, deciso, contrattato, negoziato e definito come e con chi avremmo avuto a che fare nella nostra vita.

Significa che il libero arbitrio mi porta verso le scelte che avevo già valutato, verso una crescita personale; e questo viene ampiamente dimostrato da come nella mia vita io abbia intrecciato tante relazioni, dal personale al professionale; dal sentimentale al fastidioso; dall’amichevole all’odio; dalla conoscenza all’amore.

Il nostro Gruppo di Anime solitamente viene chiamato anche “il Gruppo delle cento Anime”, questo indica evidentemente che non tutte le persone che io incontro nell’arco della mia vita rappresentano qualcosa di significativo per me; ma semplicemente che

Posso rappresentare io qualcosa per la persona che incontro, magari ho solo un piccolo compito che consiste nel trasmettergli un messaggio anche fatto di poche parole scambiate casualmente alla fermata del bus, di un gesto gentile, di un sorriso o una battuta allegra Può rappresentare la svolta epocale nella mia esistenza. Incontro spesso in maniera molto casuale quello che sarà il mio compagno o la mia compagna e a seguire tutta la sua famiglia, il gruppo di amici, i figli che avremo. è come essere su un palco, dove di vita in vita rappresentiamo sempre la stessa pièce, sempre con lo stesso gruppo di attori ma cambiamo ogni volta il ruolo che interpretiamo: una volta siamo l’attore principale, l’altra la comparsa e l’altra ancora il secondo attore, l’altra ancora l’aiutante che rimane dietro le quinte, poi ancora la spalla e così via.

Tutto il corredo emotivo che ci portiamo appresso e che condividiamo intrecciando relazioni parentali (matrimonio e figli) A volte qualcuno esce di scena, a volte qualcuno di nuovo si integra, ma la base del gruppo rimane invariata e solida fino a quando tutti hanno interpretato almeno una volta tutti i ruoli. Non entriamo mai in scena tutti insieme ma ognuno consapevole della sua tempistica (la mamma arriva sulla terra prima del figlio, un fratello prima dell’altro, ecc…..)

Ritroviamo prevalentemente persone con la quale abbiamo lasciato in sospeso qualcosa nella vita ata che in questa dovrebbe essere metabolizzato, compreso, perdonato, capito e digerito.

L’esempio più chiaro per spiegare le scelte che potremmo ritrovarci nella prossima vita è questo: “In una vita ata, tempo della I. guerra mondiale, Marianne era una ragazza

allegra e relativamente felice, la guerra portava una vita di stenti e fatica, eppure lei riusciva a vivere tranquillamente e lavorava in un ospedale saltuariamente come ostetrica; era innamorata in maniera non corrisposta di un uomo che vedeva raramente e che rappresentava il suo capo. Rassegnata al fatto che nulla avrebbe potuto modificare i sentimenti dell’altro, nel frattempo aveva conosciuto un uomo, timido e di poche parole, molto riservato. Marianne, pur sbagliando, aveva iniziato ad uscire con quest’uomo, sempre più regolarmente fino a quando lui le ha chiesto di sposarla. E lei, incapace di ferire i suoi sentimenti, consapevole che il suo cuore era altrove, che la vita doveva proseguire comunque, aveva risposto va bene. Quest’uomo tranquillo e riservato era taciturno e lunatico, ma per Marianne avrebbe dato la vita. Il matrimonio venne preparato, le emozioni tiepide ma la rassegnazione toccava l’apice. Il tempo ava, nulla cambiava ed entrambi si erano plasmati: Marianne all’adattamento, Ludovico alla pazienza che un giorno sarebbe stato amato come avrebbe voluto. Il giorno del matrimonio Ludovico aspettava in Chiesa la sua amata, e …..qui nacque un problema che fulminò tutto. La scelta che fece Marianne. La mattina fissata del matrimonio, il suo amato si dichiarò, inaspettatamente e Marianne sparì con lui, lasciando all’altare un Ludovico trepidante prima e disperato poi. Marianne ha vissuto con Filippo il resto dei suoi anni, mentre Ludovico si è lasciato morire lentamente, diventando alcolizzato e se possibile, ancora più chiuso e taciturno e con una voglia di vendetta e odio sempre più profondo verso Marianne.”

A questo punto il karma dell’intreccio di queste 3 Anime è diventato complesso. Ludovico ha sbagliato nel lasciarsi morire, Marianne ha sicuramente sbagliato nel gesto dell’abbandono sull’altare, Filippo ha sbagliato nella mancanza di rispetto. Ognuno ha causato dolore all’altro. E qui parliamo di perdono da portare nella vita futura. Come si è sviluppata la vita dopo?

Ludovico è tornato in questa vita attuale ancora nelle vesti di un uomo ed è Roberto, Marianne come Sofia, Filippo come Massimiliano. Parliamo di uomo, donna, uomo e tutti e 3 si sono reincarnati con la stessa dinamica, uomo, donna, uomo. In questa vita Roberto è diventato zio di Sofia da parte di suo padre; Marianne sua nipote e Massimiliano ha seguito la strada dell’amico incapace di gestire una relazione di amicizia continua (e quindi emotivamente fragile, instabile e poco costruttivo). Roberto, nelle vesti di zio, ha ritrovato sicuramente negli occhi di Sofia uno scampolo di ato che la sua Anima ha riconosciuto. Ma qualcosa nella sua capacità di evoluzione e di insegnamento intenso e profondo non ha funzionato. Sofia da bambina gli aveva dimostrato un grande affetto, era lo zio, quello figo. Lui aveva la possibilità di conoscere l’amore puro e viverselo, di gustarselo. Invece lui ha fatto un miscuglio di vite ed emozioni: il suo amore per Sofia si è mischiato e confuso con quello per Marianne e così è diventato amore e odio, rivalsa e vendetta; la sua capacità di perdono è stata nulla e ha confuso un rapporto che avrebbe dovuto essere colmo di tenerezza e affetto con la rabbia, il rancore, l’abuso e la molestia. Negli anni ne è nato un legame difficile, conflittuale, dispotico e assurdo; tanto che ora i due non hanno molti contatti e benché Sofia sia a conoscenza di questa storia di vita ata e del vissuto di entrambi, non riesce ad instaurare un dialogo costruttivo perché l’altro non sta scegliendo il cambiamento.

Allora quale potrebbe essere l’insegnamento per questa vita? Per Sofia il chiedere scusa ando dall’amore puro di una bambina fiduciosa, la consapevolezza di aver sbagliato nel ato e la capacità di accogliere e comprendere ora; per Roberto il perdono, ando dalla possibilità di amare diversamente e sciogliere la rabbia e l’odio. Per Massimiliano la possibilità di imparare ad affrontare la vita diversamente ando dal cuore.

Come finirà? Molto probabilmente posso ipotizzare che nella prossima vita Roberto sarà un Anima che nascerà non più nelle vesti di zio, sorella, papà o fratello. Ma come figlio di un vicino, con uno scarto di età maggiore e inviolabile, dove rimarrà un probabile sentimento misto fra odio e amore ma sarà totalmente invalidato dalla realtà.

Quando gli parlo Loro mi sentono? Si, sempre. Sono sempre in grado di ascoltarci e se riusciamo a cogliere le piccole sfumature siamo anche in grado di trovare le risposte.

Sarebbe bello se potessero ancora dialogare con noi come hanno sempre fatto, dandoci indicazioni e parole, ma purtroppo la vibrazione è diversa e l’uomo, salvo alcune rare eccezioni non riesce a codificarle. Quindi le loro parole volano nel vento e non arrivano alle nostre orecchie perché parlare con loro è un po’ come parlare con qualcuno che abita ad un piano diverso: non è con me ed è lontano, quindi devo chiamarlo chiaramente per avere quello spazio tutto mio ed un ascolto più attivo. Molte volte comunicano con noi attraverso piccoli gesti e rispondono in maniera diversa, con messaggi che troviamo nella giornata, attraverso un incontro, tramite un libro che rispolveriamo, per mezzo di qualche scoperta, o altro ancora. Se impariamo a chiedere con il cuore e restiamo aperti ad una risposta che non sia necessariamente verbale, allora ci accorgeremo facilmente di come ci aiutano sempre, di quanto ci sono vicini. Loro sono felici di poterci aiutare, di continuare saltuariamente ad accompagnarci nelle abitudini della nostra quotidianità.

Vivono (si, vivono!) in un percorso senza tempo, non esiste nulla salvo l’appagamento completo e l’emozione dell’Amore incondizionato che colma l’Anima, ma il legame fra Anime rimane inviolato e instancabilmente attivo fra il Cielo e la terra, fra Loro e noi, sono costantemente ricettivi sul nostro modo di vivere e sul nostro cambiamento, sono sempre presenti per noi, ci accompagnano, ci ascoltano, ci aiutano e a volta appaiono in sogno per aiutarci a

sciogliere paure o dubbi.

Non ci lasciano mai soli, hanno un loro percorso continuo e ci hanno accompagnato per un frammento di strada per permetterci di crescere e fare delle esperienze che senza il loro aiuto quando erano in vita (anche breve) non avremmo mai potuto fare, ci hanno reso persone diverse e insieme ci siamo scambiati tasselli di vita, abbiamo completato una parte del nostro puzzle, e attraverso la morte hanno la gioia di scoprire un mondo diverso in cui esiste solo gratitudine e amore, Luce e Divinità. E’ la gratitudine che ci accomuna all’Universo, è il riconoscimento all’Amore Divino quella scintilla che accende il fuoco dell’amore fra Cielo e Terra e unisce le Anime ando dai cuori. E’ la consapevolezza della gratitudine il sentimento incantevole con la quale dovremmo giocare molto più spesso. Riconoscere la gratitudine nel nostro mondo potrà portarci solo splendore, armonia, incanto e saggezza e are con una condivisione molto più positiva attraverso la crescita, le emozioni, il coraggio e la coscienza in questa realtà. Solo così scopriamo che è qui che possiamo vivere il nostro Paradiso, disegnato ed arredato dalla nostra magia di tutti i giorni. Le pagine che ti hanno accompagnato fino qui sono scritte anche per te e se hanno solleticato la tua curiosità è perché questo è un libro diverso, vissuto e scritto con il cuore; perché reale e non raccontato. E’ un libro sorprendente, perché sofferto e racchiude fra le sue parole anche una parte della quotidianità di tutti noi che tu hai riconosciuto volando fra le righe; perché non ti spiega quanto il mondo è bello se fai questo o quello, ma quanto è difficile vivere sentendosi diversi, inadeguati e arrabbiati. E alla fine hai scoperto che ce la puoi davvero fare!

Perché ti accorgi che non sei così diverso, ma sei unico e speciale con una

Scintilla Divina esclusivamente tua e la tua realtà ti porta continuamente nel cuore la capacità di scegliere, la consapevolezza che tu sei una tua responsabilità e che ora solo tu puoi cambiare le cose che non ti piacciono, che sei parte attiva delle tue scelte e del tuo mondo.

are dall’Anima per vivere la tua Vita e comprendere che c’è un mondo perfetto dopo la morte. Perché quando l’Anima diventa qualcosa di reale, il dialogo si fa intrigante, hai scoperto che il tuo cuore ora è più tranquillo, che molte domande hanno trovato una risposta, ma che altrettanti interrogativi più profondi ne sono nati, che vuoi saperne di più: e questo è crescita, evoluzione, miglioramento, è aprire nuove porte verso il tuo cambiamento interiore e scoprire che l’ Anima ti sta portando messaggi da lungo tempo custoditi nella Luce profonda dentro di te che ora sei in grado di ascoltarli e comprenderli.

Ora sai che quando le persone che ci hanno lasciato comunicano dal Cielo, portando messaggi rassicuranti ed esclusivi, ti rendono consapevole che la morte è realmente solo un aggio, perché l’Anima è immortale e sempre nell’attesa di ritrovare quell’unione senza tempo. Hai compreso attraverso queste pagine com’è facile imparare a vivere diversamente, come queste parole vibrano nel tuo cuore e quanto ora hai la sensazione di saper leggere la tua vita in maniera più completa.

Abbiamo parlato d’Amore, quello più intenso e assoluto, quello profondo e avvolgente, quello Divino e completo tanto ardente da toglierti il respiro e questo è l’Amore che accarezza l’Anima.

Ti ringrazio per avermi accompagnata attraverso la lettura in questo viaggio di gioiosa condivisione, e spero che queste righe abbiano portato nel tuo cuore la serenità di un mondo di parole diverse e la riscoperta di risposte dal sapore antico.

Katya

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