Autunno Nel Cielo Segreto 2b5j37

Fausto Aestas

Autunno nel cielo segreto

Viaggio introspettivo alla ricerca della consapevolezza

Aestas Edizioni

© Aestas Edizioni. Milano, 2013 © Fausto Aestas, 2013

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qual- siasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi. Per i diritti di utilizzo contattare l’editore.

Prima edizione: marzo 2013

Autunno nel cielo segreto

Le campane d’autunno,

come me,

sbattono il viso sulla nebbia

mentre il pazzo cavalca nel tempo

e la terra trema per un momento

mentre sfioro l’acqua per sentire il calore del vento

gli schiamazzi dei bambini

schizzi d'acqua su quella fontana verde

e il sole è solo uno spirito grigio

che mi avvolge nel paesaggio dell’anima

ritornerà Il segreto della primavera

ritornerà il calore d'estate

scioglierà il ghiaccio e i cuori infranti

disegnerà i più belli ed intensi sogni

in quello stagno

ho visto il mio volto riflesso

Ho cercato di trovare la chiave

per aprire quell'immagine

proiettata di fronte a me

Ho provato a parlare con lei

Ho cercato di capire se ero giusto

cercare di trovare momenti

che hanno permesso di toccare il cielo

quel cielo, con milioni di stelle stasera

quell'amore,

che era seduto sulla finestra di quel riflesso

che lo stagno mi ha regalato

Dai, dammi un pugno di fumo

Sono in grado di lanciare parole

Sono in grado di lanciare ricordi

Sono in grado di lanciare il fumo

in questo stagno e dietro quell'acqua

che mi nasconde i semplici sapori d'autunno

seduto su questo ponte

con me milioni di sapori da scoprire

E le sue piccole sfumature

troppo piccole che io possa ricordare

ma non potrò mai dimenticarle

quella luce che sta tornando qui da me

la vedo correre all'impazzata

corre lungo la riva e gli argini del tempo

oscilla in equilibrio su grattacieli alti come montagne

lungo strade asfaltate di ricordi

sbatte tra la terra e il cielo... e poi...

e poi...

ferma!

ora si scioglie

la dove ha iniziato a vivere...

non vedo più le rondini volare

non vedo più i campi e il granoturco

vedo il grigio umido di una vita calda

di una vita che parla con l’inverno

una domanda che mi chiede di ricordare

una domanda che mi chiede di sognare

una domanda che mi chiede di restare seduto

e sentire le campane suonare

sentire il vento caldo di una umida giornata

ormai è tardi per tornare a casa

è tardi per cambiare idea

ormai la luce è tornata per illuminare gli occhi

nel tempo magico di quella notte.

il tempo servirà per capire

quanto la gente impazzirà

bisbigliando un giusto contrario

Io ti chiederò di ricordare

e ti chiederò di non dimenticare...

…guarda ora il cielo

i pesci stanno nuotando tutt'attorno

questo stagno rifletterà l'immagine del tempo sotto il cielo

e se tu potrai sentirlo, rifletterà il sapore dei tuoi occhi

e se potrai accarezzarlo, ti sussurrerà pian piano tenendoti per mano...

Ci sono fuochi che nella mai testa

Bruciano le lignee ambizioni dei volti

Si nutrono di colori ed emozioni

Senza lasciare traccia ma ambiguità

Ci sono reazioni nei miei pensieri

Che spengono ogni fuoco ed ogni ragione

Dondolo tra le idee del tempo e del destino

Sorretto da quell’implacabile voglia

Dell’essere ma non dell’avere

Non vivo mai più di una volta

Senza sentire quel vento sottile

Che ti accarezza la schiena

Mentre sott’acqua vedo le trasparenti

Ingiurie dei sogni

Non ne vengo colpito o ferito

Perché se ferito il mio spirito può reagire

Perché se ferito non ho più motivo di vincere

Perché se ferito distruggo e rinnovo il mio io

Come bestia affamata trascino la mai preda

Scuoiata e ancora calda

umido è il terreno

Il sapore di quella bianca coltre

che separa i vivi dai morti

sa di zolfo e di muschio

non è palpabile ma visibile

nasconde il bello ed il brutto

nasconde il vivo ed il morto

impregnata di attimi che creano l’eterno

impregnata da sapori che destreggiano

all’imbrunire come le bacche d’autunno

sorde cadono a terra calpestate dai carri

dagli stalloni che scalciando tornano in stalla

quanti i ricordi che l’infanzia non ha cancellato

l’odore dei trattori

l’odore del volante

l’odore della paglia

l’odore del fieno e della stalla

l’odore dello stagno

l’odore della vigna

l’odore del grano

del mosto e del vino

della vendemmia e del tramonto

della nebbia e delle castagne

del muschio e dei funghi

delle lacrime

degli alberi e della luce

del sole e della luna

della notte stellata

dell’erba e del fango

della rugiada

dei sogni

delle ambizioni

del coraggio…

Come il veleno penetro e lacero

gli orizzonti di un insaziabile volontà

come lo stupido medito e infrango le leggi

infrango leggi e scivolo verso il sospiro inesplorato del tempo

mentre i sogni vagano nella realtà più uniforme

mentre i limiti si inseriscono nella libertà

tutto non ha più un senso leggero

tutto è semplicemente varcato dall’immortalità.

respiro vergine e in affanno

per la memorabile condanna

che unisce gli uomini alle bestie

ed io che sento?

Io sento solo il sudore delle mie fortune

bussare in bilico ai miei attimi più vicini ed insostituibili

quelli che veramente qualcuno mi ha regalato del tempo

del tempo per riflettere

del tempo per pensare allo spirito

quel che vedo mentre mi specchio

è una doppia verità

mangiami l’anima specchio

mangiami l’intero stupore della lirica

mostrati su quel palcoscenico colorato

in cui mi ci hai messo con il cuore in mano

mostrati al cospetto di chi ti vuole sognare

mostrati da chi ti vuole dipingere

non credere nel vero sogno della ragione

non credere e non fermarti

fermenta il mio vino

la mia valle di lacrime in quella terra che sa di buono

che sa di inverno

forse toccando il cielo puoi dirmi chi sei

forse toccando il mio sospiro

puoi dirmi di che colore è il tuo orgoglio

quello che ha voluto distruggere ogni giustizia

ogni tentativo di essere vero e sincero

mentre il cavallo galoppa lontano dal suo sole

nessuno sarà in grado di dirmi che il futuro non avrà vita

ma io sento di toccare il pane

io sento di immaginare il sole

io vivo quando una lacrima viene versata per la prudenza

quando un cognome desidera un nome

le maschere dell’inverno

morte scherzano i sogni di tutte le creature del paradiso

che differenza c’è tra il paradiso o l’inferno

che differenza ho tra la vita e la speranza?

trovo milioni di soluzioni che nn mi danno un vero enso all’essere

ma come anni fa

quando tronavo di notte tra le foglie della notte

trasportate dal vento

non ho più il vero significato

non ho più il vero rancore insito nel volto

pulisci

tutto il vetro

che separa il io orecchi dal tuo orecchio

e non sentirti più in vena di pensarmi

Non pensarmi più e non essere sincera se non lo sei mai stata

Quando il riflesso dell’acqua copre i nostri volti arpeggia il simbolo della ragione.

Ci riempie e ci stuzzica di vita.

Soffia Elleno pungente e di seta,

lacerato in volto dai stecchiti steli,

che conficcati in grembo mordono il sentiero.

Frana sotto me tra i di cavalli e umiliate foglie

nei fossi, i muschi colorano di giada gli angoli delle cortecce.

Il silenzio ed il bianco regnano sovrani dimenticati dal sole

Solo una pispola fa capolino tra i vischi

aggrappati alla scorza umida e tronca dei meli

rintoccano esili campane a festa

Segnano la nascita di una nuova anima

Io, sdraiato per terra ascolto il sapore delle lacrime

lacrime di Urano tra le Ninfe,

questo è segno di quiete, mentre il popolo dei folletti

stacca dalle vigne dimenticate

i grappoli ormai secchi dell’anno che or sta per finire.

Chine sui campi e pesanti come alberi,

le ombre di donne,

con lame sporche inferte nel suolo di terra

raccolgono ultimi istanti del loro paradiso.

Tutto mi pare un dolce sipario,

tutto è un equilibrio che non ha paure…

Quando si risvegliano le luci all’orizzonte

ed il silenzio vien domato dalla luna

trema il suolo per un istante;

Il rintocco delle campane segna la sera,

questo è il dolce sipario della mia terra,

questo è il dolce sipario della mia preghiera.

Fievoli ed esule stelle nell’infinito

mentre ascolto il sapore pungente del sesso

i pensieri son arche che riempiono

la bocca amara delle ioni

la lingua che infiamma

i sapori d’oriente e di paesi lontani

mi affascina la libera contemplazione

mi affascina la morte del terreno

riempio il mio spirito di liberi riflessi

che come onde sbattono su scogliere lontane

ed io li

ah ascoltare il suono del vento

ed io li a fremere

per qualcosa che non ha un sentiero

qualunque attimo venduto

per intimi tocchi di pane

per risacche ed elaborati sogni

sono fortunato perché la luna cosi alta e scolpita

nel blu più nero

nel blu più profondo dell’oceano

Apri le tue ali angelo,

spiegate su quell’oceano di sguardi

che ora e da mai ti osservano

apri i tuoi occhi demone,

aprili più che puoi…

come posso nuotarci dentro

senza un paio di ali?

scalda e istiga luci e i colori.

percuoti e poi, rimetti a posto.

nei tuoi sguardi ora,

c’è il tiepido candore della neve

c’è il sapore di chi ha fatto un viaggio.

lungo le sponde incontaminate

del fiume di persia,

odoro attimi restando immobile.

le parole,

aspre di luna e vecchio fieno,

aspre tra stelle e candele,

aspre,

bruciano ossigeno

aspre,

regalano immortalità.

a chi sa usare come te le ali....

Quando volo su quei campi d’oro

mentre in bocca tengo il miele

sento sibili che sfiorano i miei artigli.

sopra il grano, rasenti scivolano le mie dita

mentre respiro il piacere di sentirmi sospeso

in equilibrio tra la terra degli aratri

e il cielo, ove osano i falchi

anch’io come loro,

non ho paura del mio volo

plano e mi nutro con le carni.

E poi, piove.

Le mie piume si bagnano di quel nettare eterno

assorbono quel sapore intimo di vita

mi regalano il sogno di sentirmi sospeso

c’è come una linea sottile in questo mio nuovo mondo

una linea che assottiglia e taglia in due l’orizzonte e la sua prospettiva

dividendo come il vento, i vivi dagli spiriti

quella linea nel silenzio ferisce le mie carni

è talmente affilata che penetra nel mio spirito

che ormai bagnato diventa una nuvola di vapore

l’aria Calda del terreno mi spinge in su, su in alto

mi porta in posti che non ho mai veduto

e toccato

mi porta tra due lembi di terra profumata in trepidante attesa

ove in mezzo scorre un fiume e bolle lava incandescente

sembra l’ingresso dell’inferno

un fiume in piena che si agita tra le sponde e crea vapore

poi piove...

Io divento acqua, la mia nuvola si dissolve

divento miliardi di piccole gocce

cado, trasportato dai venti e dalla burrasca

più mi avvicino al suolo e più io divento caldo

in parte cado proprio in quel fiume caldo

e in quell’istante mi rinchiude dentro di sé

in parte cado su due montagne

diventando cosi neve

diventando cosi il ghiaccio

un’altra parte di me invece

cade sul terreno secco e lacerato della ragione

idratando cosi ogni ruga sul suo volto

facendone nascere dei sogni e delle ambizioni

l’ultima parte di me,

quella più pura

torna tutte le notti su quel falco

che libero guardando la luna

vola tra i due mondi

con occhi lucidi si gode il soffio ospitale

di quel vento,

che anche quest’anno,

porterà da lui,

la primavera.

Nel sapore dei tuoi occhi

mi scontro col veleno

affogo sotto la tempesta,

dal cielo terso e immenso

nel silenzio di questo letto.

Dove sei angelo maledetto?

Dove sei mite predatore?

Dove sei regina degli intimi pensieri?

Racchiudi poesie nei tuoi sospiri.

sto infiniti attimi a pensare al mare

infinite ragioni per iniziare a pensare,

cullato da allucinazioni prepotenti e dannate

mi chiudo negli abissi dei tuoi sogni

come uno scrigno affondo dolcemente

mi poso laggiù in fondo e non voglio più essere

mi poso su quel cerchio di fuoco

per sentirmi più sicuro

perché sai,

quando la vetta ed il cielo si saranno fusi

ed i solchi profondi saran come il desiderio

la ragione sarà dello stolto

io non sarò altro che vittima

di te Angelo che sei il mio carnefice.

quel legno umido sotto le tue unghie

rende di pietra i miei occhi nudi,

quel sudore che lacera le ferite

avvolge la ione e si scompone con l’eternità,

nel ventre di quelle lunghe giornate

ero solo ed intrappolato nel vento,

intrappolato e troppo libero nell’essere sincero.

Ora e qualche volta verso del vino nel mio calice

tra gli sguardi quieti delle ore appese alle pareti

mentre ascolto la voce più intensa dei miei occhi

rivedo colori che avevo perduto,

rivedo emozioni che mi avevano abbandonato..

la luce mattutina della luna ora mi richiama...

come se fosse la sua danza

l’unica danza che io possa ora riuscire a sentire,

l’unica che io possa veramente toccare,

e l’unica di cui mi sia mai potuto fidare…

nel ghiaccio che si scioglie,

è stato congelato del tempo...

mi domando se il tempo riuscirà a congelare anche stanotte,

questa notte in cui io riuscirò a sentire di nuovo

quel vento gelido delle sue ali

che mi avvolgeranno nel tuo grembo …

le fauci che nella tormenta

giungono per riportar la pace,

sono tessitrici di empireo o firmamento,

risolvono le unte spoglie,

le acide perplessità del creato.

le nubi argentee nelle correnti

nascondono il volto dell’ utopia

quando di notte guardo la notte

ingordo, osservo tutte le stelle

i miei occhi le sanno contenere tutte

non vedo altro che te tra le loro scie fatate

come bianche primule di primavera

sparite in un battito di ciglia oltre l’orizzonte

ed è tutto blu

mentre cammino e ti tengo per mano

il mio pensiero è solo blu

mi servirebbe il sole

per illuminare il tuo viso

ma ora il sole è già alto

dall’altro capo del mondo

mentre illumina i pensieri di chi ha appena finito di sognare

la mia pelle sente che qualche volta

oltre le nubi le stelle sono più luminose

quando provo a piangere

o a pensare che il ato è una linea da disintegrare

mi accorgo di essere solamente un poco più blu…

mentre le linee che si delineano sono chiare e delicate

mi basta solo il pensiero del tuo sorriso

cosi che tutto diventi l’ombra su cui io possa camminare

per arrivare da te…

solo la mia ombra Blu…

dondola la porpora

dondolano gli occhi bagnati

dell'osservatore attento

di resina il respiro

di sale le nuvole nell'altro mare

sanno di sale le sirene

mentre baciano la mia mano

la porpora si dissolve

si disintegra in un soffio

mentre il soffio diviene il nulla

per alcuni invece, il tutto.

Piccoli i,

sfiorando di mano il ato

in punta di piedi abbaglia il giorno

dipinto di neve accarezza il mio sogno...