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Olga Coen

Fra le parole

© 2021 Europa Edizioni s.r.l. | Roma www.europaedizioni.it - [email protected]

ISBN 979-12-201-0807-2 I edizione marzo 2021

Finito di stampare nel mese di marzo 2021 presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

Fra le parole

A mio marito e a mia figlia

Prefazione di Pamela Michelis

La poesia entra nella vita delle persone nei modi più impensabili: può essere la poesia scritta da altri che improvvisamente emoziona e diventa “nostra”, facendoci scoprire la necessità di farne entrare altre ancora nella nostra vita – per esempio – o può essere anche la scoperta di un’arte a cui dedicarsi, magari attraverso un percorso inizialmente guidato, per poi spiccare un volo in solitudine (o forse in solitaria...) ma mai più da soli. Olga Coen è arrivata alla poesia proprio in questo modo, in quel tempo della sua vita in cui le priorità, i tempi e i ritmi assumono sfumature completamente nuove, all’insegna di una riscoperta totalmente nuova del nostro posto nel mondo.

Partire per il piacere d’andare aprire le braccia al mondo appagarsi di mondo. Mi guardo e mi arrendo sono foglia d’autunno accartocciata dagli anni incastrata nel dubbio di me non so più cosa fare un desiderio irrisolto in una breve illusione a braccia aperte cerco l’equilibrio giusto mentre avanzo sul crinale stretto

non temo la caduta ma l’amaro che sta prima e avanzo devo. (Crinale)

Olga Coen deve aver trovato nella poesia un’amica, la compagna silenziosa di cui a volte abbiamo bisogno per poter affrontare la severità e il fracasso del quotidiano; un cantuccio emotivo – come quello accennato nella sua raccolta – in cui poter rintanare la propria anima, a volte in attesa di un momento migliore per essere se stessi, o semplicemente quando abbiamo bisogno di un luogo per non lasciarsi sopraffare persino dalla nostra voce.

Raccontami una storia la porterò con me andando per il mondo mettici dentro la ione il desiderio l’immaginazione usa le più belle parole dell’anima conforto carezze per l’udito con la storia nel cuore

il coraggio troverò di aprire gli occhi sul reale libera di sognare. (Raccontami una storia)

La poesia però si è rivelata qualcosa di più: un nobile atempo (nel senso più intenso del termine) per situazioni impreviste, pensiamo infatti ai mesi di lockdown e i successivi trascorsi, quando una nuova realtà completamente sconosciuta ci ha costretti a rintanarci in casa, impossibilitati ad intrattenere contatti – se non virtuali e con i loro limiti – con chi ci era intorno. La poesia è stato un modo per non perdersi ma anche per ritrovarsi: forte, infatti, è stato l’impatto che questi “arresti domiciliari” hanno avuto sul nostro animo e non è stato facile per nessuno trovare un equilibrio tra gli scossoni della nostra persona più intima e profonda. Non è così semplice, invero, improvvisamente privarsi degli affetti, e dover far i conti con la nostra voce interiore, che spesso richiede un allontanamento ponderato che realizziamo nell’incontro con l’altro.

Un morbo sgranocchia il tempo come un bruco sulla foglia e restano giornate smozzicate vissute nelle pieghe raggrinzite quello che ieri era libera scelta oggi è prigionia coatta sfoglio il libro del ato

come il prima del dopo e aggiungo pagine sbiadite. (Un morbo sgranocchia...)

Quando la vita ci mette alla prova, possiamo reagire in tanti modi, la scrittura può essere uno di questi, perché ci permette di liberarci e allo stesso tempo rivivere ciò che è stato prima del terrore che abbiamo provato. La poesia diventa anche una guida per ripercorrere i momenti salienti degli anni trascorsi, delle esperienze vissute, ed ecco che i componimenti articolati per gruppi tematici e qui raccolti ripercorrono riflessioni su ciò che l’autrice ritiene sia degno di nota, che sia un paesaggio, una stagione, un luogo o un affetto. E proprio gli affetti rilucono nell’intera raccolta, la memoria presente, ata e futura di chi non c’è più ma vivrà per sempre, di chi c’è ancora e sempre sarà parte di noi, di eventi che hanno segnato indelebilmente anche le generazioni future. Non è semplicemente ricordare e rivivere, ma l’unico modo per rinnovare lo spirito della vita stessa, che a attraverso il filo mai interrotto con il tutto. Le poesie in questo si fanno aiutare dalla loro forma elegante, preziosa: versi accurati, nel suono come nella scelta lessicale, in cui le forti pause da una parte ci rassicurano, ma dall’altra spesso ci lasciano in una sensazione d’attesa premonitrice di quello che può essere, per poi rassicurarci come con una carezza. Una vita: ecco cosa teniamo tra le mani, straordinaria nella sua semplicità, eppure unica come per ogni essere umano, un dono prezioso che accogliamo da lettori con infinita gratitudine.

COME IN UNO SPECCHIO

Ingranaggio

Io unicum esistenziale destinato fin dall’inizio a portare su di sé i segni tragici della propria fine Io concluso in sé stesso ma carico del segno dei molti intarsio d’incontri d’esperienze d’affetti un filo dentro una matassa di un molteplice noi vita che si ripete mai uguale a sé stessa sono un ingranaggio d’una ruota che gira.

2008

Felicità

Molti giorni mi porto addosso accalcati nel ricordo affanni di memoria sussulti improvvisi immagini parole angosce graffiano affiorano sorrisi nostalgia del tempo lontano il presente è disincanto ma la felicità nutre l’inganno nucleo sciolto espansione oltre me stessa commozione e rapimento davanti al cielo ritrovato impronta di fuggitivo piacere a ricomporre un cammino.

2015

Eppure un giorno...

Eppure un giorno t’invocherò sorella morte. Eri lontana da me non mi appartenevi accantonata in un regno remoto mai visitato estraneo alla pienezza dei giovanili anni. Ora sei presso di me, abiti i miei pensieri incupiti dagli anni, scarni d’illusioni. Armata di artigli affilati sei pronta alla presa nell’ombra della malinconia. Eppure un giorno, quando annodato sarà senza legami di relazioni il filo, quando soffocherà chiusa fra pareti di nebbia la memoria e strazio sarà il peso della vita eppure un giorno t’invocherò sorella morte e in un faccia a faccia estremo dissolto sarà il velo del nascondimento.

2015

Immagine di me

È sepolta per sempre l’immagine di me riflessa negli occhi dei molti che non ci sono più. Muti fantasmi trascinano nel nulla l’impalcatura fragile della mia esistenza ridotta a scarne macerie che inutilmente s’aggrappano a solitari ricordi.

2016

Senso e sensi

Sono stanca di abitare il corpo doverlo nutrire e con dovizia curare farlo muovere e spesso riposare lenire gli affanni e di caducità perire. Aria nell’aria è questo l’ideale come il genio dell’antica novella andare per lo spazio priva di rotella sentirsi leggeri e andar girovagando per il mondo quant’è largo e tondo volare serena in piena libertà senza doveri né responsabilità ma se rifletto forse il troppo stanca il corpo rivorrei seduto s’una panca in quiete rimirare il mondo tutt’attorno così vario e bello quant’è largo e tondo perché se a volte senso la vita non ha è con i sensi che trovi la felicità.

2016

Il sogno

Grida affidate al vento graffiano l’aria grido e corro corro incontro alla vita mi volto e sono statua di sale nella sbiadita immagine del sogno la realtà precipita si arresta in un punto la città il mio quartiere da sempre le solite facce che il tempo consuma le scialbe parole di trame oscillanti vivo di ciò che mi circonda succhiando nettare insapore ma la fame di nutrimento è un desiderio che ancora mi consuma. Bende pesanti stringono ali che non sanno volare.

Luglio 2016

Ring

È ring la vita spazio di lotta sotto i riflettori accesi dei giorni sfida gettata senza possibilità di rifiuto saltelli nervosi non schivano i colpi i segni del dolore cadono addosso la realtà ha fauci spalancate la speranza alle corde non sostiene deboli gambe scivolano in basso a terra c’è solo la conta del tempo.

Luglio 2016

Due vite

Vorrei due vite a disposizione una per sperimentare senza tema di sbagliare l’altra per fare con la giusta esperienza un buon cammino. Ma una sola è la vita in gestione i falsi consentiti non sono caro costa l’errore e con lui arriva il conto da pagare. La vita concessa non è un libro aperto dove facile è leggere il percorso d’imprevisti è cosparsa la strada solo chi l’ostacolo prevede raggiunge la meta con gran soddisfazione e chi la meta soltanto da lontano può guardare vittima sarà d’una eterna aspirazione nel sogno troverà la sua casa

a nutrimento di consolazione.

Agosto 2016

Stanchezza

Sono stanca di me stessa faticoso è vivere in un corpo preda del tempo con mani deboli tesso una rete fragile d’inutile trama

la vecchiaia appresta un banchetto d’amare pietanze per nutrire un’inappetente illusione

dalle porte chiuse filtrano sottili lame di luce che non spezzano la parete compatta del buio

l’angoscia del futuro opprime il respiro sogno albe di luce.

30 gennaio 2017

Insonnia

Avanza la notte col suo carico di ombre la vita si tinge di nero il mistero l’avvolge ciò che il chiarore disperde nelle tenebre riaffiora non tornano i conti di fine giornata pochi i ricavi troppo alto il costo del tempo perso dietro inutili affanni si scontra il rimorso con le cose non dette con le cose con negligenza fatte addizioni di giorni ammalati di dubbi di corrosive incertezze gli occhi sono fari spenti spalancati nel buio lo spazio è un cerchio di solitudine che afferra e stringe i pensieri vagano muti verso desideri di mete inesistenti ricorrenti fantasmi assediano la mente il corpo smania nel letto

in un insonne delirio quando l’alba finalmente appare ferisce la luce l’occhio stanco e bisogno del buio m’ assale.

10 marzo 2017

L’insetto

Aperto è il libro il dito insegue le parole inatteso sulla pagina cade un insetto nero con lui ragiono e il mistero rivelo ma lui è solo un ospite eggero interessato non sembra alla lettura fa un giretto uno scatto e vola via.

Abbandonata rimango un po’ delusa sola con i miei ragionamenti con il dito sulle parole puntato ma nel segreto penso che le ali ho anch’io e con la mente volando riprendo i miei pensieri.

Maggio 2017

La sfida

ando la mia immagine è entrata nello specchio sono distratta ma a lui non puoi sfuggire leale, sincero, ti riflette senza colpa non aggiunge, non toglie, non giudica è senza la memoria vive solo di presente ti dice come sei ma non chi sei piatta superficie è per natura

all’immagine col tempo mi sono adattata anche se diversa mi sono spesso sognata ma per il dentro vorrei da lui qualche risposta che non arriva seppur desiderata l’indicazione è puntare sullo sguardo e lì l’occhio si perde nell’ambiguità del profondo perché ciò che non appare rimane nascosto nel gioco delle parti entrando in conflitto l’oggetto di me stessa è ruolo nefasto

manca libertà di giudizio

perciò su di me non raccolgo la sfida agli altri lasciando aperta la via.

19 maggio 2017

I pensieri

I pensieri da me scritti sono la scia che dietro mi lascio tracce di vita dentro me vissute un segno leggero senza propaganda testimonianza di momenti nell’intimità espressi.

20 giugno 2017

Sdoppiamento

Oggi mi sento lontana da me stessa capitata per caso in un corpo vuoto e lì restata senza convinzione. Adattamento senza via di scampo come in un costume di scena prigioniera di una parte costretta a recitare.

Da fuori mi guardo il corpo oggetto fra tanti estraneo con diritto di coabitazione e più lo guardo e più me n’allontano come smarrita in uno spazio non mio e non so più se sono.

20 giugno 2017

Quella che sono

Perché sono quella che sono forse il frutto di storie nella storia in una rete di affetti impigliata e di tensioni o solo il gioco d’intricate combinazioni che il caso si diverte ad assemblare?

So che sono d’una catena infinita una piccola maglia e quando manca un buco resta che solo il tempo rammenda.

A volte da tutto questo vorrei tirarmi fuori solo uno strano oggetto da studiare come una stella che nel cielo all’improvviso appare di luce propria a brillare

ma sono quella che sono perché in quel posto nata da quel giovane seno nutrita fra quegli sguardi e quelle mani cresciuta fra quelle usate parole una talea da quella casa staccata a lei per sempre intrecciata.

Luglio 2017

Se rinasco

Se rinasco vorrei essere uccelletto di piume coperto e d’ali munito con il canto svegliare il mattino per casa un piccolo nido un compagno amoroso vicino nel becco pronto un vermetto per nutrire il pulcino in cambio di gorgheggi un cinguettio per vivere il mestiere

ora dal basso verso l’alto ti guardo con occhio ammirato caro amico piumato che della vita il senso hai nel volo rivelato il mio per via l’ho dimenticato andando chissà dove chissà quando.

10 luglio 2017

Come un velo leggero

La felicità è un velo leggero scivola di mano e vola nel cielo riprenderlo desideri ma invano era vicino ma ormai è già lontano è un momento di vita sereno un piacere intenso vissuto appieno un convivio in allegria condiviso una gioia eggera che brilla nel viso una grassa risata che scioglie l’amaro l’ironia d’un pensiero sublime e raro un’emozione profonda se intorno ti guardi e senti d’amare la vita.

30 luglio 2017

Il bagaglio

La vita che mi porto dietro è il mio personale bagaglio dentro c’è tutto niente può mancare una raccolta distesa sugli anni in una scatola chiusa con lo spago della memoria legata grumo denso del tempo alambicco che d’esistenza gocce distilla ritmo incalzante dello sguardo sul mondo che dentro mi entra e il mio mondo diventa.

Agosto 2017

La siepe

Libera mi sentivo come il vento ma all’ombra degli anni m’è cresciuta intorno una siepe mi protegge ma chiusa è come una prigione e non esiste la chiave per aprire

dentro lei adagiata mi sono rifugiata e scomparsa è col tempo la voglia d’uscire.

20 agosto 2017

Narciso

Mirandosi nell’acqua Narciso precipitò dentro se stesso e ad aspettarlo trovò la morte

la mano gentile d’una dea con amore raccolse la bellezza per trasformarla in fiore

come Narciso dalla rupe della mente precipito dentro me stessa senza l’appiglio del pensiero né l’amore è possibile salvezza se al vecchio aggiunge nuovo dolore

e quando nel fondo troverò la morte un rottame di vita a lei consegnerò dall’amaro offesa del rimpianto

resterà solo tenue una scia da cancellare in fretta e la mano amorosa di mia figlia a spargere le ceneri sull’erba.

20 agosto 2017

Intimità

La notte mi cade addosso e mi nasconde la sua oscurità è un rifugio sicuro senza aspettative chiusa nella mia stanza il fuori sbatte contro i vetri chiusi mi spoglio in fretta come per liberarmi d’una sovrapposizione incoerente e ritrovo l’odore del corpo da effluvi di colonia corrotto gli abiti smessi giacciono vuoti sulla sedia ammucchiati di vissuto intrisi la nudità mi autorizza a rintracciare le impressioni del giorno nell’intimità delle coperte in silenzio.

2 dicembre 2017

Geroglifico

Il presente è un geroglifico che non riesco a decifrare e mi condanna al disonore dell’inadeguatezza. I piaceri ridotti a filamenti sottili sono palliativi per distrarre l’illusione da cronica tristezza. È una rete bucata la mente, perde parole dove prima nascevano pensieri. Schiacciata da una prospettiva senza vie di fuga la vita arretra e si restringe a punto d’osservazione da dove guardare vivere gli altri.

14 dicembre 2017

Un rammendo

Sono un rammendo tenuto col filo degli eventi un tempo ero un piano liscio e saldo una tensione verso l’alto ma a forza di tendere il piano s’è disfatto. Tento di assemblare frammenti saltando fra presente e ato con la mente in equilibrio precario come quando giocando su una gamba saltavo sul tracciato con il gesso segnato e la meta era il sasso all’inizio gettato. Ma il destino è un sasso che cade lontano e allo sguardo rimane celato.

A tentoni percorro l’ultimo tratto inciampando fra ostacoli sparsi.

15 gennaio 2018

Rottame

La poesia non è solo rime immagini pensieri è un modo di stare sentire guardare è un corpo estraneo che t’invade ti possiede come una bocca meccanica ti aggancia ti solleva ti porta via in alto lontano poi d’improvviso si spalanca ti lascia cadere e sei rottame.

5 febbraio 2018

Armonia

Della casa i rumori sono la sua voce rumori della vita che dentro si muove rumori della strada che entrano ed escono vicini e lontani ai rumori s’abbracciano i silenzi di me sola che smaltisco i dispiaceri di me sola inseguita dai pensieri.

A sera puntuale arriva d’un piano il suono è il giovane accanto che strimpella serenate la musica si scioglie nelle stanze l’armonia non ha pareti.

12 febbraio 2018

Bottino

Dalla serranda abbassata lame di luce s’infilzano nella stanza m’informano che la notte stanca di buio si è arresa al giorno già alto nel cielo a fatica rispondo all’appello mi stiracchio indolente e ritrovo del corpo gli acciacchi di sempre metto in moto l’avviamento dei pensieri attivati da uno schema di programmazione da veggente ottimista segnalo bottino di giornata piena.

15 febbraio 2018

Un pezzetto di me

Mi guardi mi ascolti un pezzetto di me ti entra dentro vorrei rovistare in quel pezzetto tra immagini e impressioni scoprire la tua interpretazione di quella di me che davanti ti sta ma attenzione sono un mutante non stanziale in transito per un percorso veloce nello scenario che cambia sono solo un divenire.

23 gennaio 2019

La ferita

Dal rosso sangue la ferita è diventata crosta scura, dura, marrone, ma il cuore continua a sanguinare il rosso porpora macchierà i pensieri e la prugna viola macchierà la veste rosa la veste laverò con lo sbiancante e la stenderò al sole, ma all’ombra il cuore resterà macchiato.

5 marzo 2019

Giano bifronte

La luce finge di non avere segreti è ciò che appare è l’espandersi senza argini del giorno che illumina l’attesa delle cose è la chiave che gira e mette in moto la vita

il lato oscuro è l’ombra profonda della notte rubata al giorno è lo sguardo cieco che sbatte contro pareti di tenebra è il buio dell’anima che non sa più sperare

come Giano bifronte vivo la contraddizione dei due opposti a volte è luce a volte è ombra pronta a ridere e piango.

8 marzo 2018

Disagio

Il disagio è il mio malanno non si vede ma c’è lo porto addosso con disinvoltura dissimulato inganno ma è il nemico in agguato pronto ad attaccare non so da dove viene dagli altri forse o forse da me il problema sorge quando sto in quella che si dice allegra compagnia e una nuvola desidero che tutta mi ricopra per deviare sguardi, per sfuggire attenzioni, per non avere d’esistere la responsabilità. Il dramma scoppia se di fronte ho qualcuno di forte stima investito eppur frugando non trovo nulla da sfoggiare non regge la storia trita dell’impiegata da tanti anni di lavoro avvilita a causa della mente arrugginita o la storia

della pensionata in cucina inadeguata e d’acciacchi malandata. Allora mi rifugio nel banale più estremo parlando di cose di cui m’importa poco alla ricerca d’un barlume di condivisione frasi stracciate ad uso comune tempo da lupi non ci sono più stagioni tutta colpa di chi ci governa di questo o dove andremo a finire intanto dentro cresce la voglia di scappare con la domanda chi me l’ha fatto fare e quando sento la voce strana risuonare come non mia ma da un estraneo prestata capisco d’essere con la mente ormai lontano in qualche angolo al riparo di solito me ne torno a festa ormai finita stanca e un po’ avvilita quando l’ora è arrivata di riportarmi a casa.

27 marzo 2018

In balia

In balia di me nel mondo me ne vado e sono ciò che guardo, ciò che sento, e penso per una ricetta personale ingredienti di base adagio li mescolo in una pignatta interiore traboccante di fluida materia che da me esce e fuori si dilegua sono quella che sono frutto d’una ricetta male interpretata sognando d’essere quella che non sono.

4 aprile 2018

La mosca

Come la mosca che sbatte furiosa contro il vetro sbatto contro pareti mute irretita da rituali giornalieri volontario percorso sedimentato nel tempo che non posso e non voglio abbandonare un confine protetto che mi ricaccia dentro un rifugio che pericolo diventa e al buio lascia la mente come una stanza vuota senza attesa mentre fuori si gioca d’azzardo con in palio la vita.

10 maggio 2018

La carta buona

La vita è la carta buona devo usarla bene non basta averla in mano devo capire il gioco

se la sfrutto nel giusto modo il vantaggio è mio se la butto e la spreco ho perso la partita.

10 maggio 2018

Vuoto a perdere

Perché non sono un vuoto a perdere un fuori svuotato del dentro da un’ingorda siringa aspirato buttata nel mucchio senza attese restare pronta per la rottamazione e sono invece un pieno di ostinate ioni di sensazioni un magma rivolto al piacere attratta dal bello col gusto del buono incapace di sottrarmi alle attese e impreparata rimango a fronteggiare la vita.

12 maggio 2018

Il dolore mi consuma

Nella solitudine il dolore mi consuma sono sua proprietà privata dura come il sasso secca d’arsura in una fossa di pudore nascondo la vergogna dell’anima ferita e sento obbligo non condiviso la vita

al contrario la felicità non ha contenitori mi spinge fuori sono in emersione scoppio nulla mi trattiene cerco corpi d’abbracciare per trasmettere calore cerco occhi per sorrisi sperperare e col canto libero l’anima in espansione sciolta nel piacere

se con pignola precisione da esperto ragioniere la conta tento dei giorni sommando i tristi sottraendo i felici il risultato alla prova non torna l’operazione non è quella giusta perché il dolore alla felicità s’accompagna e un tutt’uno diventa.

16 maggio 2018

Centrifuga

Ho un carico di ricordi che girano nella testa come nella centrifuga di un programma impostato li lascio in sospensione nella mente in ammollo aspettando la coscienza che li sbianchi prima dell’ultimo risciacquo ma le macchie del ato sono di memoria ostinate in una trama entrate che non le lascia andare e quando apro il portello dei ricordi la vita ne esce sempre ritorta e strapazzata.

13 giugno 2018

Polaroid

Sono nella mia stanza piena di notte con qualche sbaffo di rumore sfuggito al silenzio e subito inghiottito scarico nella mente la polaroid delle immagini del giorno con la voglia di andare per un percorso già fatto attratta da particolari che credevo innocenti ma che nel buio prendono il sopravvento nello schermo gigante dell’evocazione e sono preda di me stessa prima che il sonno mi rapisca alla veglia.

14 giugno 2018

Riflettere non serve

Riflettere non serve per aggiustare ore sconsolate meglio restare a parlare con qualcuno ad ascoltare e andare dietro alle parole lasciarsi trasportare scivolare stordirsi di suoni stappare confidenze senza consolazioni brindare al destino senza recriminazioni perché tutto accade lo stesso perché tutto sempre accade non puoi fermare il caos non lo puoi giustificare è perenne movimento che non vuole sapere o forse sa ma non vuole spiegare.

14 giugno 2018

Filo conduttore

Pensavo un tempo che il filo conduttore mi portasse con la logica alla meta ma il filo dalla mano m’è sfuggito e sono rimasta aggrovigliata come in una rete senza via d’uscita al groviglio mi sono col tempo adattata e con la coda persa di vista il capo non ho più cercato è così che ho ceduto al caso e a strane illogiche virtù l’unico filo che mi resta è quello del discorso ma che sia breve altrimenti lo perdo.

29 giugno 2018

Piacere appagato

Perché essere me stessa accettarmi cercare di piacermi multiforme natura stai giocando con me il caso sia arbitro del destino gli riaffido il corpo per farne ciò che vuole. Al riparo da me mi acquatterò all’ombra dell’oblio un semplice stare senza desideri di tutto vuota senza ioni simulacro di vita in pasto ai leoni. Ma questa quiete serale raccolta al tramonto mi condanna alla vita con urgenza di me soggetto-artefice del desiderio contemplando mi arrendo al piacere.

30 giugno 2018

Del più e del meno

Perché parlare del più e del meno e se proprio necessario meglio il meno che il più meglio il silenzio alle parole rimediate per caso per ammazzare il tempo che da solo se ne va per trovare il modo di stare in compagnia una falsa allegria che nasconde il vuoto che non c’è e il disagio cresce in piedi o seduta m’impiccio da sola il bicchiere è meglio vuoto o bevo un altro poco di me penso di tutti forse la peggiore se lo stare qui è come una prigione meglio andare via a smaltire in segreto la sbornia di malinconia.

12 luglio 2018

Giardino segreto

Nei deserti dell’anima ho scoperto un giardino segreto di parole fiorito al pensiero ristoro un rifugio tardivo dove tutto ritorna da lontano sbiadito e in ascolto mi trova e scrivo.

19 luglio 2018

Il buio della mente

Il buio della mente è un momento di gelo che toglie il respiro. Le parole non si attaccano ai pensieri, suoni vuoti, non le riconosco. Il discorso inciampa, s’arresta, rimane appeso a un filo sospeso nel vuoto. Rigido il corpo diventa, trattiene ciò che dentro si sfalda. Gli altri parlano, la conversazione va avanti, le parole mi sfiorano appena. La difficoltà è una corda che mi tiene legata al silenzio vorrei non esserci.

26 luglio 2018

Progetto

Nella mente organizzavo progetti di vita senza preoccuparmi che andava anche vissuta noncurante delle scelte da fare senza guardare il tempo che ava ora nella mente in giacenza c’è un faldone intatto che sfoglio con malcelata nostalgia e un corpo afflosciato mi resta come un progetto non vissuto.

7 agosto 2018

Il libro della vita

La vecchiaia appare all’improvviso dall’illusione accantonata dal pensiero a forza trattenuta oggi mi ritrovo a sfogliare all’indietro il libro della vita scarabocchio pagine che non posso cancellare sottolineo momenti ritrovati aggiungo annotazioni con gli occhi del dopo e a poco a poco la voglia cresce di riempire i fogli in bianco lasciati ma m’incupisce l’ombra della fine.

21 agosto 2018

L’ultimo strato

Di me puoi vedere solo l’ultimo strato quello che davanti ti sta che gli altri nasconde in un archivio segreto che la chiave non ha se vuoi vedere lo strato più antico e gli altri a seguire dammi la mano ti porterò dentro di me insieme scopriremo chi sono precipitando in un fondo melmoso da parole abitato d’un lontano ato che tradurre nell’oggi più non so se invece ti accontenti di quello che vedi (è poca cosa lo so)

lascia al ato seppellire il mistero resta dell’enigma al confine e rimanda il giudizio guardandomi in azione.

26 agosto 2018

Braccia

Se guardo le mie braccia non posso ignorare il messaggio che il tempo m’ha lasciato. È storia amara che mangia il futuro senza lieto fine perché il tempo si accanisce sul corpo, perché non a oltre, non illude gli occhi, non lascia in campo la speranza. Giorno dopo giorno si addensano tracce che lavorano mute e un’invisibile mano strappa le forze anche se resta la fame di vita. Come una condanna esplorano gli occhi cadenti rovine e la nostalgia s’accende su di un mondo scomparso. Brancolo nel presente come in un giorno sfuggente senza forma.

Troppo corto è il nastro del futuro non ho riparo nel tempo a venire che si disfa in strati di nebbia. Come una ventosa mi attacco all’ultimo spiraglio.

2 settembre 2018

Arruolano i sensi

Arruolano i sensi scomposte impressioni lampi d’immagini s’infiltrano nei pensieri appelli di voci aprono archivi di suoni

approdi di memorie accatastate nei ripostigli disordinati della mente da scosse battuta di malinconia.

29 settembre 2018

Come una marionetta

A volte mi succede un fatto strano qualche filo che nella testa s’inceppa e il meccanismo lascia da tutto scollegato come se la vita mi dicesse per un po’ mi devo assentare ma tu senza tema aspetta che devo presto tornare così mi lascia come una marionetta con i fili allentati e ingarbugliati e la solita espressione stampata sulla faccia in attesa d’una mano che riprenda l’azione ma temo che la vita trattenuta dagli eventi del ritorno prima o poi dimentichi la strada con me sola in un angolo restata come un sacco afflosciato e vuoto.

4 novembre 2018

Essenza

La mia essenza è un piccolo nocciolo dentro me alloggiato un nucleo del sé concentrato è da qui che si sprigiona il tempo mentale un andare oltre la materia vagando nell’infinito spazio siderale

nulla nel nulla

ma sempre mi ritrovo dentro al corpo come in una vecchia casa da tanto ci sto dentro abbandonarlo non posso se lo sento stretto. In bilico fra l’Essere e il non Essere stringo la corda in mano pronta a tirare sulla terra il Sé

rimetto tutto a posto l’ombra mia fuori e l’appetito dentro

il Nulla è indifferente non ha tempo può aspettare è lì che sto andando.

13 novembre 2018

L’assetto

Mi muovo in uno spazio senza protezione dissipando energia per dare senso alla vita ma inciampo nell’assurdo di una natura sorda che non risponde all’interrogazione cerco una fede ma niente mi sostiene il caso mi travolge mi porta dove vuole come in un acquario di silenzio implodo in uno spazio interno della disfatta allo sbaraglio

ma la vita nutrita di piacere è un vizio che mi trattiene a vivere e un sorriso scompone l’assetto.

14 novembre 2018

Emozione

La persistenza del desiderio l’arroganza del piacere opacizzano il cinismo con cui tento d’irrigidire la vita e ancora tremo d’emozione.

7 dicembre 2018

Il corpo e la mente

Il corpo e la mente sono parenti stretti obbligati a vivere insieme non per scelta ma per necessità si fronteggiano sul terreno del compromesso per mantenere una tregua in fragile equilibrio in segreto nutrendo l’insano desiderio di prevalere prima o poi sull’altro

è per questo che sono pianta di terra agitata sempre dalla voglia di cielo.

11 dicembre 2018

Ancora mi trucco

Ancora mi trucco nonostante l’età quando opportuno sarebbe mostrare la nuda verità ma il fuori è un problema irrisolto per questo le labbra sbiadite rio col rossetto e le palpebre pesanti ricopro con l’ombretto con una linea sottolineo gli occhi impiastriccio le ciglia di nero per ridare espressione allo sguardo il ruolo principale l’affido a una polvere rosa che salute ridona alle guance cadenti così conciata fra rughe e sbavi di colore la vecchiezza risalta di aumentato squallore.

Ho un sogno nel cassetto

una maschera pronta dipinta da un pittore esperto da posare sul viso ogni volta che esco ma il problema resta con l’anima allergica al trucco e difficile è nasconderla dentro.

27 dicembre 2018

Quando mi guardo dentro

Quando mi guardo dentro rischio di non vederci chiaro e di raccontarmi bugie di verità malate l’ombra della mente è favorevole all’inganno e la memoria s’incrosta viziando il danno e resta solo la supposizione traballante fra il vorrei e il sono ma se ti guardo in faccia dalla tua espressione rintraccio l’impressione che faccio e la verità sta tutta in ciò che appare.

8 febbraio 2019

Il pasto migliore

Assaggiando la vita dentro cresceva l’appetito ma gustavo solo stuzzichini la tavola con cristalli e con argenti imbandita solo a pochi era destinata da fuori sono rimasta a guardare con il sapore in bocca dell’amaro ma col tempo ho capito che mangiare poco fa bene alla salute e che il pasto migliore è quello che ti lascia un poco d’appetito.

10 marzo 2019

Il pescatore

Sogno il pescatore che dal bordo della mente getta l’amo nel pensiero e paziente aspetta le parole piena di senso è l’attesa le parole prima o poi arriveranno sospinte da una corrente segreta cercano l’aria cercano la luce ma l’amo gettato a largo dei pensieri è rimasto incagliato nei fondali, solo sospiri riempiono il cestello e sulla linea dell’orizzonte una macchia scura sulle onde galleggia e soffoca il mare.

10 marzo 2019

Gli occhi del gatto

Verde è la speranza dell’anima rifugio verde è il prato in primavera che accoglie il riposo di desiderio sciolto verdi sono le foglie degli alberi che intonano melodie di vento verdi sono gli occhi del gatto ermetici e distanti Lui sa chi sono ma non gli importa granché.

10 marzo 2019

Orizzonte

Mi dicevano nella vita bisogna guardare lontano avere un orizzonte da raggiungere e per lui lottare è così che ho cominciato a correre e correvo ma più correvo e più lui s’allontanava sembrava fermo ma sempre avanti stava quando l’affanno consumò il respiro lo sguardo posai sulle cose a me vicino quelle che oggi posso con mano toccare

ma se alzo lo sguardo verso i sogni corro indietro e davanti ritrovo l’orizzonte.

17 marzo 2019

Il peccato originale

Quando nasciamo portiamo con noi il peccato originale nessun rito lo può cancellare nasciamo portandoci dietro un sapore amaro di morte un buco di tenebra sorgente di male che zampilla veleno e sporca la terra. La natura madre e carnefice dà la vita ma la rivuole indietro pronta a riprenderla alla prima occasione. La vita combatte armata d’istinto e di piacere ma destinata alla sconfitta molla la presa e ti abbandona distratta dal nuovo che arriva.

8 aprile 2019

Conosci te stesso

Conosci te stesso antico invito incontrato quando sembrava scontato ora mi chiedo perché rivelarmi a me stessa? Nessuna voglia di farlo potrei restarci male abituata a cercare negli altri l’uomo per tutte le stagioni per quel poco che so dentro c’è poco molto vuoto che non riesco a riempire e mi sento estranea da me solo quando mi ritrovo in compagnia per sentirmi con gli altri in sintonia

esce fuori qualcosa anche da me qualcosa che non sapevo d’avere forse il silenzio è un mucchio di occasioni perdute forse il vuoto è un’impressione sbagliata basta sapersi cercare.

15 aprile 2019

La memoria mi abbandona

La memoria mi abbandona mi lascia sola con il corpo strumento senza destinazione d’uso affogato in un presente senza significato perché il personale della vita è una storia che si srotola nel tempo e senza memoria resta uno spazio vuoto.

26 maggio 2019

La metà di me

Sono stata alla vita solo per metà l’altra metà è rimasta dentro è diventata pietra come un fermo che impedisce al foglio di volare che m’impedisce d’essere un vuoto pieno solo un surrogato un abbozzo di personalità e quando i pensieri sono ombre che si agitano al vento la luce entra e la verità affiora.

14 luglio 2019

Quando ero ragazza

Quando ero ragazza aspettavo che mi spuntassero le ali mi nutrivo del desiderio di volare. La finestra è sempre aperta e sono rimasta a guardare ma la vista è diventata corta c’è solo l’oggi senza più il domani e soffocante la smania di cielo.

14 luglio 2019

La voce del silenzio

Anche il silenzio ha la sua voce brevi rumori come sassi gettati nel buio e l’eco opaca di vita lontana nel vento impigliata. Con orecchio attento alla frontiera del tempo in quest’ora tarda di raro silenzio ascolto... intreccio parole e pellegrina sono nel pensiero.

18 luglio 2019

Il niente di me

La vita mangia la vita di bocconi affamata mai sobria di digiuni e sono il niente di me un impasto trasfigurato dal tempo ma quanti stupori dentro e quanto piacere.

9 agosto 2019

Come nella favola

Come nella favola i ciottoli bianchi con le parole traccio il mio sentiero davanti c’è una casa dipinta di nero, vuota di sogni, piena di mistero. Lascio il tempo andare avanti giro la testa e guardo indietro.

15 novembre 2019

Uno steccato

Ho costruito uno steccato alto intorno a me per tenere lontano il nemico. La guerra è vinta ma trofei di solitudine stanno appesi alle pareti.

Ho distrutto lo steccato, giace rotto a terra, ho lasciato entrare il mondo e il mondo mi porta via con sé.

15 dicembre 2019

Fare posto al futuro

Porto sul corpo l’inganno degli anni che hanno agito in silenzio rispettando il segnale d’accesso. Frettolosa la giovinezza ha posato altrove il piede leggero, la sua impronta è solo un ricordo sbiadito. Sono creta dilaniata dal tocco abrasivo di dita impietose. Nel progetto del tempo vietato è l’ingresso all’illusione. Nell’intimo riassetto i pensieri per fare posto al futuro.

11 gennaio 2020

La Gorgone

Mi aggredisce l’immagine nello specchio mi sbatte in faccia la congiura del tempo sto davanti a una sconosciuta ancorata a un’idea di giovinezza in una crosta di gesso costretta con la voglia di spaccarla per fare uscire quella che sta dentro. Ma Gorgone di me stessa resto pietrificata da una resa senza trattativa. Rompere lo specchio ma cadere in pezzi meglio spegnere la luce e sparire nel buio.

18 gennaio 2020

Abitudini

Ritrovare al risveglio le vecchie abitudini custodite nei rituali giornalieri. Consumare consolidate manie consolatrici, avvolgenti come una rete protettiva dove agganciare la fragilità. Tentativi di pratico soccorso per tenere uniti i pezzi in un guscio stretto. Ma nei brevi intervalli di ritrovata sicurezza saper gustare il piacere che mi spetta al di là delle regole del giorno.

19 gennaio 2020

Sono il funambulo

Sono il funambulo sulla corda tesa della vita davanti la salvezza in alto il cielo sotto il precipizio aspetta. La corda trema le braccia aperte ali non adatte al volo la mente è chiusa ha lasciato il corpo solo. Vorrei piegata su me stessa sciogliermi in un pianto solo tracce di umido per terra ma andare avanti è obbligatorio sotto il precipizio aspetta.

23 febbraio 2020

La scorribanda...

La scorribanda nel ato è una pellicola che guardo in controluce ma non ho le forbici per tagliare il brutto e incollare il bello. La bilancia pende in basso con le pene mentre la felicità sale in alto leggera. Ma il tempo è una medicina che guarisce anche se tutto resta dentro arrotolato. La distanza ha uno sguardo sfumato e il qui e ora pesa poco senza l’obbligo di futuro.

6 marzo 2020

Il ragionamento...

Il ragionamento è un panno largo serve per contenere la ione per alleggerire lo sguardo per dare alla coscienza la giustificazione. Ci aggiungo qualcosa ogni tanto raccolgo i lembi e annodo stretto. Ma sento spesso uno strano smarrimento un tarlo che rode dentro come un urlo che ha voglia di uscire soffocato dal ragionamento.

6 marzo 2020

Un tempo immaginavo...

Un tempo immaginavo la vecchiaia come una stanza con la porta chiusa e dentro stipato il ato senza la forza per aprire al futuro. Non sapevo che la stanza ha tante finestre spalancate alla luce e affacciata respiro l’odore pieno del presente senza del futuro la preoccupazione.

6 marzo 2020

GIOCHI DI PAROLE

Come sassi

Le parole pesanti come sassi affondano l’anima i pensieri sbattono contro un muro di pietra.

2005

Intrighi mentali

Cinguettio d’uccelli e improvvisi sbatter d’ali animano il silenzio d’un meridiano intervallo assopito in un sole caldo che invita a freschi ripari. Nell’ombreggiare del bosco respiro la quiete inseguendo peregrini pensieri. Tesa è la tela trama d’intrighi mentali prigioniera di me stessa l’atteso insetto sono io.

2005

Semplici lettere

Trovare la parola giusta è come gustare il profumo d’un fiore come essere ammaliati dal segreto prezioso di una gemma del puzzle trovare il pezzetto mancante. Nient’altro che semplici lettere accostate una all’altra daranno senso al pensiero grazia al verso magia che svelerà il mondo.

2015

Parole non dette

Parole non dette da orgoglio consumate nutrite da malato pudore parole non dette non più utilizzabili per risanare ferite non più curabili parole difficili inghiottite dal tempo stagni silenziosi della memoria zavorra dell’anima vorrei da me strapparvi in acque in rivolta gettarvi ma dentro di me ramificate indelebili nelle nicchie dolorose del ato.

2015

La poesia non la cerchi

La poesia non la cerchi viene da sé bagliore che appare e scompare scintilla sorda ai richiami scava terreno fertile e ti possiede il coraggio con la penna arma la mano sul foglio precipitano parole un’eruzione momentanea che l’azione placa e protegge un silenzioso schianto una fiamma che divora e presto si spegne segni sottili imbrattano la carta tracce raccolte del turbinoso avvento un pugno di parole che prendono vita alla voce consegnate.

7 novembre 2016

La mente

La mente dispiega ali d’uccello dove poserà i suoi pensieri? Tra le onde del mare? In un prato fiorito? Su una nuvola eggera nel cielo in cammino? Giocherà con le parole per far nascere una rima inseguirà un sogno prima che l’alba lo scolora fra le pagine d’un libro un desiderio metterà a dimora.

22 gennaio 2017

Il poeta

Ha bisogno di poco per vivere il poeta abile a nutrirsi di sé stesso nel mondo un po’ appartato staziona. L’ispirazione la fa da padrona è un bagaglio leggero che nell’anima si trova basta guardarci dentro con la dovuta cura e trovare la chiave per aprir la serratura la mente è una dispensa di pensieri ben fornita il pane sono le parole fragranti e sempre nuove la vita è una sorgente d’acqua cristallina scorre fra ciottoli impervi ma disseta i sensi sono i grandi predatori afferrano ciò che li circonda e serbano il meglio da esperti intenditori

in fondo il poeta è come una fucina del riposo senza cura materie prime inghiotte e rifinite le ridona.

6 febbraio 2017

La lettura (la poesia di Sonia Gentili)

I suoi versi ci venivano incontro lenti cadenzati ritmo insistente di campana a morto la voce sommessa scioglieva fili annodati la forza delle immagini faticava a strappare un velo di malinconia sembrava offrisse allo sguardo le ferite aperte del corpo abbandonato nudo sulla terra di mosche impazzite era il nostro ronzio che intorno si agitava. Potente fu il trascinamento la corazza andò in frantumi e nudi precipitammo nel vuoto fu svelamento fu arrendersi all’abisso i versi travolgevano con la forza della fragilità erano marea

erano tragico inno alla vita erano luce annebbiata dalla coscienza del dolore la lettura finì il silenzio ci sorprese impreparati come dopo un indesiderato risveglio s’incontrarono sguardi s’intrecciarono parole.

10 febbraio 2017

Versi

Le poesie le leggo e le rileggo non mi stancano mai pur se uguali ritrovo le parole ogni volta nuova luce s’accende e cambia il sentimento come andando per un battuto sentiero intriso di ricordi e nostalgie che cambiano col tempo che trascorre.

aprile 2017

Le poesie di Silvia Bre

Quando finì di leggere lo stupore aleggiava nell’aria negli occhi del piccolo gruppo riflesso lei raccolse i suoi libri sul tavolo sparsi li riordinò con cura uno sull’altro allineati lì c’era tutta la sua vita il suo sguardo sul mondo e nell’anima uno scavo profondo li accarezzò con amorevole sguardo e l’orgoglio di madre verso il figlio diletto andò verso l’uscita con loro stretti al petto e da lì scomparve dai suoi pensieri rapita il vuoto del silenzio tornò a posarsi sulle cose.

Maggio 2017

Il giocoliere

Abile è il poeta come un giocoliere le sue sfere sono le parole ma non volteggiano di colori allegre giocano con i pensieri leggere non si raccolgono nelle mani svelte alla presa libere la mente le lascia andare ma lo stupore è lo stesso per gli occhi che in alto sanno guardare e quando giù cadono e la magia è finita un vuoto lasciano soffuso di malinconia.

23 giugno 2017

Pronomi

L’Io sono me, uno scherzo del caso chiamato destino forma nello spazio, coscienza di sé sensi, istinto, razionalità limitata sintesi dell’intera umanità il resto è mondo il mondo sono i fatti belli e brutti tutti quanti è l’idea che lo contiene dentro e fuori traccia dei tempi indica gli umori la mia piccola storia con la grande sta intrecciata cammino dell’umana società.

L’Io debole è paura l’Io forte è dominio l’Io sereno è piacere l’Io introverso è difficoltà

la lista è assai più lunga qualcuno certo manca la storia della psiche ne tratta in abbondanza l’Io ideale non esiste è pura fantasia se pensi t’assomigli è solo ipocrisia è un modello perfetto manca di difetto ma l’uomo per natura è essere imperfetto.

Un buon esercizio è sapere di morale per vivere in pace senza mai litigare ma anche questo sembra essere un sogno di soffrire l’uomo ha uno strano bisogno la cura si dice è dall’Io stare lontano perdersi nell’invisibile spirito universale ma senza l’Io cosa di me potrà restare? Certo molto in dono ho ricevuto ma grazie a me il nuovo d’altro s’è accresciuto.

Raccolgo immagini elaboro pensieri combinazioni d’infiniti sentieri una lunga strada che da sola percorro forse di perdermi è il rischio che corro per fortuna c’è l’amore spinta di forte aspirazione

con la vita giammai in contraddizione per questo c’è il Tu che con l’Io diventa Noi un Io che di fronte se benevolo mi guarda, segnali d’amicizia in abbondanza manda. Nel Tu mi riconosco, capisco chi sono, gli stringo la mano, lo sento vicino, con lui condivido il dolce e l’amaro insieme prendendo lo stesso cammino.

Se il Noi allarghiamo ci comprende tutti quanti gialli, rossi, neri e bianchi il molteplice della varietà ricchezza dell’intera umanità.

Ma se quel Noi diventa Loro con il Voi imparentato pericolosa emerge la distanza che unita all’ignoranza sfocia nell’intolleranza e se d’armi è pieno il mondo per distruggere create l’odio è miccia pei conflitti pronti a degenerare. C’è chi è nato all’ombra della guerra, cresciuto fra lo scoppio assordante di mitraglie

quest’uomo questo Lui che uso potrà fare della parola amore?

20 luglio 2017

Limbo artificiale

Ha perso il corpo il personale odore arreso a saponette essenze e spray la pelle è un’antologia di pubblicità che ogni giorno promette di non temere il naturale umore ma annusando l’olfatto s’è viziato turbato da equivoci richiami deviato

anche la mente s’è viziata da tastite acuta affetta per dare a ogni domanda una risposta che certo è quella giusta la verità s’è spogliata d’ogni ragionevole dubbio affidata ad onnisciente motore di ricerca bandita è la discussione lo scontro d’opinione la risposta appesa all’intuizione e a un po’ campata in aria fantasiosa invenzione

il verbo è dato appare nel computer

è così che l’uomo ha imparato a navigare non come Odisseo per mare andare ma da fermo senza esperienza e senza fatica utilizzare

abbiamo creato un meraviglioso limbo artificiale dove l’uomo non si riconosce dall’odore dimenticando d’appartenere al genere animale ma dove sta andando l’essere superiore se basta un dito addestrato alla velocità per arrivare primo alla risposta senza indagare se è proprio quella giusta a forza di facili risposte presto saremo a corto di domande.

10 agosto 2017

La poesia è sospesa...

La poesia è sospesa nell’aria con ali leggere sulla terra scende è lieve carezza nel piacere è ferita profonda nel dolore alza il velo dalle verità nascoste è sentimento racchiuso in una forma.

30 agosto 2017

La cosa in sé

L’oggetto misterioso è la cosa in sé chiusa nel suo silenzio. Il mio sguardo scivola su di Lei la possiede ma solo in superficie non riesce a penetrarla. La sua presenza è una sfida appropriazione indebita di spazio fisico e mentale. Irritata m’allontano ci ripenso torno indietro raccolgo la sfida. La sua pretesa all’esistenza ha bisogno del mio analitico sguardo dei miei impressionabili sensi. Lei continua ad ignorarmi indifferente ai miei ragionamenti. La tensione si complica

l’eccitazione sale l’afferro con forza la getto a terra. La cosa non è più in sé è solo frammenti sparsi e anch’io esasperata sono fuori di me.

20 gennaio 2018

Un granello

La poesia l’ho inspirata con l’aria e m’è rimasta dentro un granello che cresce su se stesso un distillato in gocce di parole necessità impellente scardinamento sussulto rompe l’argine e s’acqueta leggera come l’aria profonda come l’abisso perfetta imperfezione in fragile equilibrio fra sentimento e della lingua logico ragionamento.

21 marzo 2018

La parola

La parola vive nell’aria un attimo e poi muore ma un’orma rimane fertile di nuove parole il segno la pietrifica le toglie il respiro le taglia le ali sempre uguale a se stesso simulacro d’un pensiero della parola prigione.

27 marzo 2018

Apparati effimeri

Apparati effimeri della mente i sogni scompaiono all’alba stretti ai loro segreti macchiati d’illusione riappaiono negli intervalli assorti del giorno.

5 maggio 2018

Navigazione

Mentre leggeva i suoi versi s’allontanava da me che l’ascoltavo flutti di parole la strappavano alla terra travolgendola in un mare clandestino solo da lei conosciuto vibrazioni di suoni come una tempesta navigazione pericolosa in acque inquiete a largo di se stessa.

12 maggio 2018

Indecifrabile sentire

Affido i miei pensieri alle parole e le parole affido alla scrittura dentro di me non potevano più stare premevano e facevano male come dettate da una presenza aliena sul foglio le guardo distese simboli neri testimonianza certa d’un vile tradimento perché ciò che l’anima raccoglie resta un indecifrabile sentire.

29 giugno 2018

Mondo appartato

È quello della poesia il suo mondo appartato da lui e da pochi altri frequentato un giorno per caso l’ha varcato e lì dentro è rimasto impantanato senza la voglia di volere uscire è come un’amante la poesia mi dice (con lo sguardo fisso nel pensiero) frequentata all’inizio quasi per gioco attività con le altre confusa ma nel tempo a poco a poco indispensabile abitudine rimasta in ione di vita trasformata.

12 luglio 2018

Insetti volanti

Afferro le parole come insetti volanti prigioniere della mente riappariranno all’improvviso cariche di pensiero a succhiare la realtà.

20 luglio 2018

Le idee

Ha ragione Platone quando afferma che le idee hanno un mondo solo loro c’è anche chi dice che esistono a priori ma questa è un’altra storia. Il fatto è che escono spesso all’aperto libere nell’aria in giro se ne vanno e se nella mente trovano posto c’entrano volentieri senza esitazione. Sono come lampadine che s’accendono senza un cenno di preavviso mentre svolgi l’operazione più banale o te ne stai in panciolle a riposare e ti disturbano senza lasciarti stare. Ci sono quelle che si accontentano di rimanere astratte e nella mente stazionano quiete ma per lo più esigono l’azione da portare avanti con decisa convinzione e prendono le forme, le più strane,

votate all’estro di un’intuizione originale. Il problema nasce quando non c’è condivisione e pronte sono a battagliare con le menti restate indietro con poca voglia di cambiare. Se ogni morale ha la sua storiella è che le idee, anche se giuste, possono sembrare sbagliate se non le lasci un po’di tempo a fermentare.

4 agosto 2018

Numeri

I numeri sono infiniti se li conti non finiscono mai ne puoi sempre aggiungere uno ci sono quelli che ordinano il caos mettono tutto in fila i posti davanti sono i migliori quelli dietro servono solo alla fine ma il valore dell’ordine può cambiare dipende da dove cominci a contare ci sono anche i numeri strani quelli che la mente ogni tanto volentieri dà lo zero vale meno di niente confonde le idee perché in mezzo sempre sta tranne l’uno un presuntuoso che se ne sta da solo i numeri amano stare in compagnia

li puoi addizionare perfino moltiplicare senza scandalo se li vedi aumentare quelli che ti danno invece fastidio li puoi senza tema sottrarre e togliere di mezzo e se non basta dividerli da tutto il resto il brutto è quando della vita alla fine ti tocca fare i conti e t’accorgi che non tornano mai.

7 agosto 2018

Campo di battaglia

Più dell’azione amo la solitaria quiete i sopiti abbandoni, gli ozi dell’estate ma se il pensiero mi trova facile preda divento e reagire devo all’assalto. Senza eroi né cavalieri aspra tenzone la spada è la penna, il foglio il campo di battaglia. La furia imprigiona i pensieri e quando un fiotto di parole imbratta la carta mi libera alfine e vincitrice esco dal combattimento. Con la penna in mano seppellisco le morte parole e lascio solo le sopravvissute.

8 agosto 2018

La ruota della felicità

La ruota della felicità è un meccanismo perpetuo che mai si fermerà oggi è davanti, domani chissà allunghi una mano ma ormai è già lontano, lascia l’ombra di un sospiro, un desiderio inevaso per quando un giorno tornerà.

7 settembre 2018

Nostalgia

Un pensiero sorridendo le uscì dalla bocca e rimase sognante sulla faccia. Quando lei si accorse del sorriso lo ingoiò e si ricompose ma rimase un’impronta di malinconia lasciata dal pensiero andando via. Rimasta senza compagnia si accoccolò fece posto al pensiero per averlo di nuovo vicino. Ma lui leggero per natura di tornare la voglia non aveva non essendo sua la decisione fiero della propria autonomia inviò un sospiro in sostituzione e lei ci aggiunse un po’ di nostalgia.

16 settembre 2019

Domiciliari

In sogno il ato m’ha chiamato e mi sono rivista come un’altra da me alla fine imputata mi sono ritrovata in un’aula di tribunale deserta con il giudice abbarbicato dietro una cattedra alta e anche lui era me con un grande martello che batteva a ogni sentenza fra condanne e poche assoluzioni la formula del giudizio finale concludeva non la salva il non aver commesso i fatti la vita va vissuta appieno a lordo di sbagli e di contraddizioni e a galla venga quello che sta in fondo per la tarda età non si prevedono prigioni quel che è stato è stato non c’è ritorno nel ato

bastano dei ricordi i domiciliari.

6 novembre 2018

L’attesa del tavolo

Mi tuffo nelle parole come in un lago cercando il significato profondo ma il pensiero resta infreddolito e presto mi confondo risalgo in superficie per riprendere fiato aggrappata a parole dal significato chiaro quelle che se dico tavolo lo posso anche toccare e se la parola cancello il tavolo rimane ma se il tavolo scompare la parola resta appesa un senso cercando del tavolo in attesa.

14 gennaio 2019

La casa

La casa è le sue stanze le pareti gli spazi vuoti e quelli pieni il suo odore la luce che entra il disordine della vita il rumore è la nostra storia posata sugli oggetti quelli vecchi e quelli nuovi è l’espressione di un pensiero d’un nostro desiderio il nostro stare fra le cose noi due insieme è l’esserci con gli altri.

31 gennaio 2019

Un automa

Ti racconto di quando la fine del sonno mi abbandona sul bordo della notte e un pensiero si accampa nella mente all’inizio debole e innocente poi sempre più invadente e mi trasforma prepotente in un automa che braccia invisibili spingono fuori dal letto. Sul foglio mi svuoto di parole uscite da una penna senza guida e liberata me ne torno al letto sperando di ritrovare il seguito del sonno.

31 gennaio 2019

Ladra di sogni

La fine della notte consegna all’alba la sua provvista di sogni che il dormiveglia raccoglie come pratiche da evadere urgenti i sogni hanno fretta sono figli del buio la luce li scolora lasciano tracce che la mente insegue riannodo trame difficili da ricomporre perché il sogno ruba la realtà a modo suo e la realtà è ladra di sogni.

17 marzo 2019

Una scorta di parole

Ho fatto una scorta di parole raccolte a caso dove capitava sottolineando le più interessanti quelle che meglio esprimono il pensiero ma invecchiando la memoria s’è bucata le parole scappano via e quando sostano sulla punta della lingua sfuggono alla presa così il pensiero resta nudo di parole nella mente incastrato un pensiero non nato solo soletto senza poter dire.

23 aprile 2019

La ricetta

Prendere al volo una sensazione vestirla di parole aggiungere un pizzico di sentimento sfumare con ritmo andante musicale adagio mescolare fino a sentirla lieve senza grumi scivolare e poesia diventare conservare in luogo fresco di pensieri a riparo da fonti di rancore se ne consiglia l’uso al mattino prima dell’inizio di giornata a digiuno di fatiche un po’ anche alla sera dopo il pasto principale accompagna il riposo serale seguire le modalità d’uso evitare di consumo l’abuso può alterare la visione del reale

un appropriato uso libera dalle scorie combatte il buio radicale pulisce la vita.

23 giugno 2019

La semina

Se la poesia ti entra dentro da lì non esce più ti costringe a lunghi sguardi a lenti pensieri t’incatena a solitari ascolti un vizio dell’anima presidio luce alternativa punta angoli d’ombra scoppiano geyser di immagini si solidificano lapilli di stupore e nelle distese della mente se pur lava indurita tento di seminare parole.

4 luglio 2019

Il cane si morde la coda

Il cane si morde la coda costretto a girare su sé stesso chissà quanto può durare

come il pensiero se finisce in un circolo vizioso solo di sé stesso si può nutrire e di sé stesso destinato a perire

ma se quel pensiero mette le ali a piacere può emigrare e all’ombra fiorire della contaminazione.

30 luglio 2019

Parlando ho perso una parola

Parlando ho perso una parola l’unica adatta destinata ad un pensiero non so come è rimasta nella bocca nascosta o forse l’ho ingoiata e non l’ho più recuperata così il discorso è caduto senza conclusione

nessuno l’ha raccolto per venire in aiuto anzi un tizio subito pronto ne ha tirato fuori un altro un fiume di parole sbrodolanti dal labbro

la conversazione ha preso un’altra direzione

con gli altri indifferenti dietro a seguire senza esitazione con me rimasta zitta condannata ad ascoltare la peggiore risoluzione.

30 luglio 2019

I discorsi impegnati

Li chiamavamo i discorsi impegnati le parole che scoprivano il mondo e la realtà indagavano chiuse nella stanza fra libri e quaderni con l’intento di studiare ragionando andavamo lontano in spazi aperti a navigare con l’ansia dal sapore di futuro

oggi il futuro è diventato ato il presente serve a ricordare il mondo piccolo è diventato nella stanza entrato con pezzetti dal gusto straniero la frenesia di andare si è arresa al piacere di restare

tu compagna dei discorsi impegnati

non ci sei il destino ti trattiene non so dove e le parole sono tornate quelle dell’inizio semplici essenziali senza smania di futuro.

2 ottobre 2019

Gioia

Nascendo fui subito Gioia unica luce in quei giorni di buio

e Gioia è il nome che m’è rimasto appiccicato addosso scherzo degli opposti

spenta è la luce fulminato il sistema mi agito nel buio.

23 ottobre 2019

Disordine

Vorrei mettere in ordine la mente ma quando ci sto dentro aumentano le idee aggiungo disordine a quello che già c’è e con la logica al buio lascio tutto com’è.

2 novembre 2019

Verità nascoste

Quando il sonno finisce troppo presto con l’udito a caccia di rumori con la stanza occupata dalla notte trattengo gli occhi chiusi per tornare dentro al sogno. Mi trascino fra spezzoni senza senso schegge frantumate dal risveglio ma nella confusione rintraccio verità nascoste quelle dal giorno tenute sotto chiave e avanzo a piedi nudi su scaglie di vetro.

7 novembre 2019

Le parole mi vengono dietro

Le parole mi vengono dietro vogliono da me un pensiero sono stanche di girare a vuoto spingono per entrare in un senso compiuto ma è da un po’ che sono a corto di pensieri quelli belli non so più dove sono quelli brutti li mando sempre via le parole ci rimangono male ammucchiate senza alcun legame le invito a entrare nella testa a riempire il vuoto a fare confusione il senso l’ho finito da un pezzo lo cerco in giro ma senza successo forse è fuori produzione tolto da tempo dalla circolazione.

15 novembre 2019

Si sveglia il sonno

Si sveglia il sonno al tamtam del mattino svuotare il sacchetto dei sogni riempirlo con gli appuntamenti del giorno dare una spolverata all’apatia scrollarla di dosso smacchiare la realtà con l’ironia scivolare veloce con lo slalom del tempo sulla pista della vita il traguardo è l’ultima porta.

19 novembre 2019

Mappe

Nel caos della mente le parole tracciano mappe di pensiero cercano la persona che sono un indizio lasciato in un punto preciso ma vagabonda nel pensiero vado senza sapere dove.

11 dicembre 2019

Raccolgo parole...

Raccolgo parole le spalmo sui pensieri con l’impasto concimo le serre della mente dove coltivo frasi azzardo innesti d’intuizione innaffio germogli d’idee alla ricerca di nuovi sapori e vesto il tempo di momenti assorti.

10 febbraio 2020

Le parole si cercano...

Le parole si cercano aperte alle possibilità d’incontro il silenzio le accoglie il rumore le inghiotte il pensiero le nutre dell’anima gli occhi finitezza aperta in cerca d’infinito il limite è il mistero.

13 aprile 2020

LEGAMI

Madri

Madre d’un frutto prematuro mi tenesti in grembo in età acerba con sguardi persi in sogni segreti. Ma quando nacqui forte fu l’istinto e premuroso pronto all’occorrenza. Ti ho rubato la giovinezza facendoti giovane madre di figlia cresciuta in fretta mi mostravi con orgoglio sembravamo sorelle ma apparente fu la confidenza affondati nell’intimo i segreti chiusa nei ruoli la distanza.

Ora sei tu il segreto e dentro ti porto gestante d’una nascita senza speranza.

Nell’orto nebbioso della memoria è frutto la volontà del ricordo. Con gli occhi della mente apro il ventaglio delle tue espressioni impresse ma quando lo chiudo ti perdo.

2014

Agonia

Per un cenno di presenza ti ho toccato il braccio freddo era di morte atterrita ho ritratto la mano un brivido mi ha trafitto il corpo sanguina la ferita infilzata nella memoria ho cercato i tuoi occhi persi in un invisibile altrove alle suppliche indifferenti di me figlia smarrita parole spente di labbra tremolii sofferti agitavano la bocca irrigidita quasi un ghigno irriverente estrema ironia

al cospetto d’una scandalosa agonia.

2015

Mia nonna

Nonna mi ricordo di te quando per le stanze t’aggiravi piccolina o fra le pentole t’affaccendavi in cucina il tuo continuo borbottio di consumate parole senza avere davanti un interlocutore della casa inascoltata voce minore il labirinto inesplorato restava dei pensieri mi ricordo quel tuo stare seduta alla finestra con la tazza del caffè le mani ti scaldavi e con sorsi brevi la bevanda gustando i rari anti della viuzza scrutavi ti piaceva stare in compagnia due chiacchiere con le carte la partita quello era il tuo piccolo mondo osservato e in un interno vissuto abituali gesti in cui vado frugando intrecciati con la mia infanzia ata

creatura fosti poco fortunata due guerre feroci t’attraversarono la vita un’ombra di dolore oscurò il tuo cammino le fughe le paure i patimenti l’ingiusta fine di amici e parenti una figlia partita per l’America lontana la speranza sembrava meta vana spogliata di ogni bene ma del male a riparo io ti ricordo quando il peggio era ato dicevi gli occhi il pianto ha consumato ma dentro di te come un fondo buono il gusto della vita albergava sempre nuovo con vispi lampi accesi di brio sempre pronta al gioco ti trovava hai lasciato un segno leggero di lama sottile ma costante presenza t’incontro nel ricordo e un filo forte di tenero affetto tardivo nello sguardo pensoso riaffiora vivo.

2016

Maternità

Della madre lo sguardo è su di lei posato stupore e smarrimento per una nata creatura da viscere e sangue desiderio d’amore incarnato tiranno nutrimento stretto nei piccoli pugni chiusi il mistero è in lei celato aura di tenero affetto circonda l’abbraccio carezza gentile una nenia gemma della memoria accompagna il sonno innocente vagante tranquillo nei sentieri del puro abbandono al soffio leggero dell’aria

si nutre di speranza una viva fiammella.

29 ottobre 2016

Noi tre

Ecco siamo qui noi tre, ombre gettate sulle pietre isole solitarie chiuse in se stesse. Fuggitivi del caos ci portiamo dietro cittadine sembianze, catapultati in un paesaggio ameno in cui siamo stranieri. Stordita da tanta natura scambio sguardi pensosi. Noi tre, spiriti inquieti, costretti a rubarci la vita appesi ad un’unica trama nella geometria chiusa del triangolo dove ognuno gioca il suo ruolo, in un mobile equilibrio agitato da pericolosi balletti. Siamo qui, circondati da verde natura e rupi scoscese in una nascosta radura a nutrirci di sole e silenzio, a consumare una domenica d’ aprile , d’ozio accogliente e di segreti pensieri.

2017

La casa

Spesso o sotto le finestre di quella casa che fanciulla mi vide e giovane donna. Ripenso quando sposa uscii da quel portone per un’altra vita andare altrove a incominciare. Ora l’abitano genti sconosciute ignare del ato dentro lei vissuto ma le pareti sanno e i soffitti raccolto hanno sguardi con la voglia di volare. È là che sono cresciuta nel corpo e nei pensieri, là dove m’hanno accompagnato i sogni e illuso i desideri, là dove aggredito ho l’ansia d’andare al destino incontro.

Quanta malinconia se ando guardo quel balcone che la finestra

era sul mondo e dentro l’ingenuità proteggeva come un tesoro dagli affetti circondata di una vita intera.

Se guardo quella casa dal di fuori m’illudo che tutto come un tempo sia rimasto e che basti suonare un camlo per ritrovare ciò che non ritorna.

15 maggio 2017

Mattia e Niccolò (malinconia)

Non mi chiama stamattina la voce dei bimbi argentina sola m’aggiro fra fiorite aiuole sfiorando pensosa le rose e le viole

me ne vado lungo il sentiero del bosco ma vuote le mani non stringono manine nel sole non brillano sorrisi non volano nell’aria gridolini il sentiero nell’ombra s’è ripreso il suo silenzio io la mia malinconia.

23 agosto 2017

Letto d’ospedale

A lungo lottasti con la morte in quel letto d’ospedale fino all’ultimo eroe fino all’ultimo di saggezza esempio

eri l’aquilone che il vento strappa alla corsa ma nelle mani vuote non stringevo il cordone per tenerti alla vita legato e richiamarti a terra sul prato

il cielo ti ha rapito fra le nuvole ti cerco lo sguardo in alto il fiato sospeso tu che nelle mani stringi dell’aldilà i segreti aspettami

sarai di nuovo la mia guida non temere ti troverò e tu non mi cercare fra le giovani donne non puoi riconoscermi non sai come sono nel tempo cambiata siamo quasi coetanei e di noi due io la più anziana.

24 maggio 2018

Benedizione

Mi pesa ancora l’ossuta mano di mia nonna benedicente sul capo gesto d’esile matriarca d’un raccolto mondo al femminile pronto a schiudersi anche per me. Mi sentivo stretta come una maglia di una catenella all’uncinetto lavorata senza impreviste smagliature, all’infinito ripetuta, unica strada obbligata, ma sotto quella mano segno di sottomissione azzardavo un sorriso già ribelle e sulle guance fremevo di rossore.

Oggi dritta in piedi a fatica restata chiaro m’è il senso di quell’antico rito che un capriccio ribelle considerò pesante costrizione ma del cielo era commossa invocazione.

13 giugno 2018

Avanzi

Siamo noi tre intorno alla tavola per la cena apparecchiata di famiglia un quadro formato ridotto ognuno insegue i propri pensieri restando con sé stesso da solo come pianeti vaganti in uno spazio vuoto tre solitudini con la fatica di stare insieme solo ci unisce la pasta troppo cotta e il pollo forse un po’ salato sparecchio gli avanzi di un palese insuccesso ma restano quelli di vite allo sbando.

4 novembre 2018

Amicizia

Ti offro l’amicizia, trattala bene, tienila stretta in una mano, non la chiudere nel cassetto degli affetti, lasciala presso di te, usala per chiamarmi. Non mi accontento di un “like” inviato con un click voglio abusare della tua presenza, sprecare il lusso di affondare nel tuo odore, fare incontrare i pensieri ragionando sotto lo stesso cielo toccarci le mani per sentire la vita che dentro scorre calda la tua e la mia.

5 marzo 2019

La vecchia zia A zia Marisa

Dove è andata la luce che in te brillava ed eri stella il corpo è rimasto attaccato alla vita come un oggetto dimenticato ma la mente diserta l’appello del pensiero la voce ha ceduto a suoni ripetitivi senza parole estranei alla risposta i tuoi giorni sono buchi vuoti nella fissità del buio nessuna luce rischiara la notte ti resta solo il respiro a rintracciare la vita.

12 marzo 2019

Il cuore di mio padre

Con la mano appoggiata sul tuo petto cercavo il cuore e quando mi batteva sotto il palmo ci accostavo l’orecchio per saperne di più ma non c’era altro da scoprire oltre quel ritmo di vita indicatore

rivivo lo sguardo caduto sui tuoi occhi in cerca di consenso il tuo ridente silenzio e il segreto dentro che capire non sapevo

ora quel cuore non è più disponibile all’ascolto una pietra bianca lo ricopre e sotto il palmo della mano trattengo del marmo il gelo.

23 aprile 2019

L’addio

Spesso il pensiero mi fa dono del tuo viso in cui vado cercando il tuo sorriso, lo sguardo tranquillo, quel tuo modo d’essere che un po’ fatico a ricordare ma se ti vedo esangue nel pallore della morte, sola, nel buio sepolta della terra, tutto si cancella e giustificazione non trova l’aspro dolore.

Sei partita senza tante cerimonie solo per una breve vacanza mi dicesti era un arrivederci ma fu un addio quel paese lontano ti ha strappato alla vita e a me che invano t’aspettavo sembrava uno scherzo ma inappellabile e fu vero.

Te ne andasti da sola lontana dagli affetti,

in silenzio, come per voler togliere il disturbo. Dall’albergo una voce disse che sul letto seduta ti avevano trovato, la testa ai cuscini appoggiata e la sigaretta fra le labbra serrata, colpevole vizio di reato indiziato.

Ora sulla tua perdita vado ragionando senza preavviso annunciata a quell’odioso smarrimento alla notizia, all’attesa per sempre delusa e con sorpresa ragiono sui miei anni che già un pezzo in più m’hanno donato della tua età perduta.

25 aprile 2017

Mio padre

I faraoni costruirono piramidi archi di trionfo i conquistatori i principi eressero castelli le fedi cattedrali tu costruisti una vita racchiusa dentro le piccole cose che con la memoria scandaglio e con le mani tocco strappate all’uso dall’assenza cose raccolte accanto al letto un libro, gli occhiali, un accendino, qualche super con filtro nel pacchetto e poco più chiuso nel cassetto pochi indumenti sparsi qualche abito nell’armadio smesso. Testimonia la stanza l’orgoglio dell’umiltà esibita e dichiarata l’essenzialità che grande ti faceva.

L’aspetto un po’ dimesso ma lucido era lo sguardo sul mondo lo schermo del pudore non sbiadiva la ione per la vita e della vita eroe di resistenza l’uomo che fosti è il monumento che lasci di padre in vita amato ma più non potrai sapere quanto.

25 luglio 2019

A un’amica

Affacciata alla balaustra ti ho mostrato il panorama – questo è il bello che offre la casa, un mare verde di prati e campi e onde di colline a chiudere il confine – orgogliosa come fosse opera mia ho cercato nei tuoi occhi lo stupore rivivo quel momento nel pensiero e il piacere risento di averti lì con me.

Agosto 2019

L’abbraccio

Madre e figlia l’una all’altra abbracciate un nodo stretto senza spazio in mezzo la madre sorgente d’acqua viva la figlia il tutto della vita

quel nodo non s’è mai sciolto diventato troppo stretto toglie l’aria, soffoca il respiro

si beccano, la vita si rubano una sull’altra ripiegate inaridiscono una all’altra abbracciate precipitano.

13 ottobre 2019

Ti rivedo...

Ti rivedo in quella botteguccia con i muri testimoni di tanti anni di vita piccolo regno di un re senza corona. Rivedo i sudditi, le presenze del quartiere, are presto la mattina all’ora d’apertura per un saluto, un consiglio, una battuta e qualche risata per buon inizio di giornata. Incarnavi l’istituzione della zona, un tutt’uno con il mondo d’allora. La bottega non esiste più divorata da un fast food. I turisti seduti ai tavolini sfogliano guide e mangiano panini.

19 novembre 2019

Mio padre all’osteria

Sei ancora lì in un oggi lontano, in un tavolo all’angolo, con gli amici all’osteria, le carte in mano, il bicchiere vicino, serio e concentrato, solo lo schiaffo delle carte sul legno e una parola forte ogni tanto, uno scatto improvviso per spiegare la ragione, così fino a tarda sera. Ti vengo a cercare è l’ora di cena c’è qualche osservatore muto accanto seduto o in piedi a curiosare, la posta in gioco la consumazione e la conquista della reputazione, te la giochi fino in fondo fra chi si accontenta di stare a guardare.

Oggi un’elegante trattoria ha preso

il posto della vecchia osteria, tavoli ben messi, apparecchiati con cura, con gli amici sto seduta in compagnia, mi guardo intorno, ti vedo, ma tu non ci sei, al cameriere chiedo il menu.

6 dicembre 2019

NOI DUE

Intermezzo

Non più pensieri non più vani ricordi in quest’angolo mite di paradiso ma solo d’uccelli armoniosi accordi da lontano rimango a guardare il tuo viso sereno.

2013

Divagazione

La solitudine mi fa compagnia. la sento vicina nella eggiata nel bosco non ha voce ma abita il pensiero non ha corpo ma la sento nel fruscio delle foglie leggere la sento nella nostalgia di te che non ci sei la sento nella favola antica che mai m’abbandona la sento nella malinconia della giovinezza perduta, negli anni apita la sento nel sogno dei desideri traditi la sento pensando a domani che mi regalerà il tuo ritorno al tuo sorriso innocente al tuo sguardo perplesso al tuo braccio amoroso che mi stringerà in un amplesso

la sento nell’oziare pensoso che fruga nel mio piccolo mondo.

2013

Noi due

Buongiorno tesoro! È bello ritrovarti dove iersera t’ho lasciato cancellato è il buio solitario della notte cerco il tuo sguardo approdo sicuro siamo di nuovo vicini con il giorno davanti alla ricerca delle cose da fare molto tempo è dietro consumato finito per i grandi progetti ci rimangono i giorni delle piccole cose pur sempre ostacoli da superare a fatica ma la tua mano vigorosa ha la presa e la tua presenza mi scalda il cuore pioggia incessante la vecchiaia ha intriso i nostri corpi e indebolito il giovanile ardore ma solido come pietra è l’affetto forte d’una forza sfida alle intemperie pronti a carpire spiragli di luce c’incamminiamo lungo sentieri di nebbia

nascosto è il traguardo ma vicino.

7 luglio 2014

Una vecchia canzone

Rapita dall’insistenza dei pensieri da te mi sono allontanata ma un rumore improvviso mi ha disincantata e a te vicino mi sono ritrovata uno sguardo un sorriso l’intesa fra noi di sempre una vecchia canzone canticchiata libera il sogno.

luglio 2016

Corrente

Il libro aperto fra le mani ma poca voglia di leggere distratta da intermittenze di pensieri non sono sola nella stanza ci sei tu seduto a me di fronte alle prese con dei fogli impicciato nei conti non c’è posto fra i tuoi pensieri le carte rubano la mente rapiscono lo sguardo ma mi basta il tuo esserci aggiusta il mio stare al mondo ti osservo e vedo la mia vita posata su di te il tuo corpo è la presa di corrente la spina il mio che da te prende per vivere energia allungo una mano e

ti tocco.

7 marzo 2018

Ernesto

Ti chiami Ernesto c’è l’importanza di chiamarsi così da un estroso poeta inventata, spesso ti penso come Tino il tuo nome di quand’eri ragazzino quando io nella tua vita non c’ero, eri grazioso come nella foto ti vedo l’occhio espressivo un ricciolo bruno sulla fronte caduto e sono gelosa di non esserti madre e non sapere tutto di te non sapere da dove viene quello sguardo pensoso e perché quello che sei qui con me cresciuto in un mondo paesano per suoni e sapori lontano la tua tanto sofferta povertà diversa dalla mia vissuta in città, sei il fiume che m’inonda di fertile limo

portandosi dietro della sorgente il segreto.

21 maggio 2018

Impiccio

T’invidio quando, pieno d’impegno, ti guardo lavorare in quel triangolo d’orto. Come gli ortaggi che con amore curi sai d’antico sapore. Come una pittura di genere con i piedi nel fango, negli occhi il piacere aderisci a un autentico te stesso dalla terra emergente come un dio delle serre. Mentre staccata da tutto, nell’orto della mente i miei malesseri coltivo e la tua ione vivo come un tradimento con la vaga sensazione d’esserti d’impiccio.

21 maggio 2018

La memoria

Dalla memoria si staccano le parole frammenti di un mosaico indefinito frettolose cadono nella mente che desiderosa le raccoglie e rivestono immagini riordinano pensieri, aiutano sentimenti che stentano a uscire, pronte agli incontri, agli scambi agli scontri ma la memoria col tempo s’allontana impallidiscono le parole ombre senza luce, senza la forza d’apparire rimangono quelle d’uso comune stracciate e sempre uguali al servizio delle necessità per fortuna una frase m’è rimasta intatta di pudore soffusa ma viva e la più adatta ti voglio bene amore.

21 maggio 2018

Insieme

Perché tu, perché noi due insieme e questa nostra unione attaccata all’adesivo del tempo un miracolo d’affezione mai spento, una necessità, un intreccio, di vuoti e di pieni un incastro perfetto, scambiate parole e segreto silenzio, luci e ombre dentro agli occhi rimaste alti e bassi in altalena col destino, quanto dolore da smaltire insieme con la voglia di tornare a ridere, a sognare e ora qui a guardarci negli occhi come se ieri fosse oggi, ma pieni di sbagli e di perdoni, un sorriso confuso, una carezza l’una all’altro appoggiati la vita tutta dietro davanti tu.

9 luglio 2018

Piccolo regno

Per caso sono arrivata a questa casa che fra le rocce e gli alberi del bosco m’aspettava sulla valle affacciata un piacere di starci con te condiviso contenta di vederti contento nel triangolo di terra piccoletto che con orgoglio chiami il mio orto un regno semplice fatto di verdure obbedienti se bene le accudisci con le dovute cure acqua abbondante, appropriati concimi. Col cappello e i vestiti da lavoro fra nugoli d’insetti e farfalle leggere sembri la versione maschile di Demetra delle messi la dea e della madre terra, regnante indiscusso

guai a chi a il confine. Non ho intenzione d’infrangere la legge ben lieta di starmene appartata a godermi la pace e il panorama di fronte ai monti lontani che alla pianura fanno da corona col mondo dietro che rumoreggia inquieto e si dispera, posizione questa mia dettata da istinto puro di conservazione, non mi sento di seguire la corrente e per urlare non ho più la voce, preferisco il bosco alla confusione senza cadere in contraddizione. Ma ai primi freddi destinati siamo a tornare cittadini sfaccendato resterai dal tuo piccolo regno esiliato fra i banchi sperduto del vicino mercato mentre io per amore d’avventura me ne andrò a fare un giro in città.

14 luglio 2018

L’olmo

Il tronco dell’olmo è di un bel marrone scuro la corteccia increspata è come la tua fronte corrugata dai pensieri le gemme verdi sbocciate in primavera come i tuoi desideri indicano che la pianta è viva.

12 marzo 2019

Il blocchetto

Il blocchetto è sul tavolo in cucina promemoria per le cose da comprare siamo in due a scrivere ando ma solo tu strapperai il foglietto

tu il responsabile dio Atlante con la casa sulle spalle con la voglia sempre pronta per uscire a controllare il mondo, annusare l’aria, soddisfare le necessità

mentre annoiata e un poco sconsolata per la fatica d’affrontare la giornata mi trascino da una stanza all’altra lamentando l’assenza come un’amante in attesa di presenza

tu torni sempre con novità

da raccontare e sacchetti da svuotare come un babbo senza natale con l’orgoglio e l’illusione di placare l’appetito

ma troppa è la fame da sfamare.

20 marzo 2019

Vorrei...

Vorrei essere i tuoi occhi per sapere come mi vedi vorrei entrarti nella testa per setacciare i tuoi pensieri per vedere se dentro ci sono vorrei esserti sangue per scorrerti nelle vene e arrivarti al cuore vorrei che ci mangiassimo uno con l’altro in un cannibale delirio per esistere uno solo.

16 aprile 2019

Alla finestra

Ti aspetto appoggiata alla finestra ti lascio entrare e uscire nei pensieri ansiosa nell’attesa nella cornice della finestra chiusa entra un pezzo di cielo le nuvole ano vicino un aereo le buca e scappa via guardo i anti giù nella strada da dove vengono non vedo e dove vanno non potrò mai sapere né il perché della fretta né il perché dell’indolente andare le domande si dileguano con loro con i i per la via il respiro s’è posato sul vetro con il dito scrivo il tuo nome sullo strato opaco lo cancellerò

sentendoti arrivare.

20 maggio 2019

Conoscerci

Conoscere il mondo che si apre nei tuoi occhi sapere se quel mondo assomiglia al mio andare oltre rompere il confine essere altro da me spazio aperto ricevere e dare conoscerci sarà un viaggio a tappe ignote senza un programma stabilito il rischio è la perdita in vantaggio è l’amore.

5 giugno 2019

Il silenzio

Oggi abbiamo lasciato il silenzio entrare nella nostra vita insieme si è infilato in una crepa di uno spazio vuoto non serve lo stare vicini se lo sguardo è affondato nel piatto le posate a trafficare nel cibo gli intervalli di parole vuoti bevendo vanno giù anche i pensieri in un fondo ammucchiati le ginocchia si toccano ma sei lontano da me non so dove sei non ti cerco scappo

togliere in fretta le tracce della cena riprendere posto nella solitudine in attesa nel silenzio delle stanze separate

la scelta diversa dei programmi della sera sancisce definitiva la separazione a porte chiuse rintanati dentro il confine di uno spazio prigione

nel buio escono i pensieri in fila rumino le cose non dette preparate per uscire ma restate mute.

21 giugno 2019

Come ogni sera

Stasera come ogni sera con gli occhi faccio il pieno del tuo viso prima che il sonno scavi la trincea della separazione vorrei con uno strappo deciso staccarti i pensieri dalla fronte vorrei gli strumenti adatti per un trapianto di quiete e iniettarti il farmaco della tranquillità nelle vene ma dispongo di sole carezze per sedare le pene e di buon riposo scorte d’augurio

non perdere tempo la notte transita veloce ti aspetto all’angolo del sogno.

18 luglio 2019

La fiducia

Affido la fiducia alla stretta di mano che stringe l’amicizia all’abbraccio che consola il dolore al sorriso che si posa sereno all’azione giusta che non sa sbagliare

e tutta mi affido a te che privo di ragione stanco non sei di darmi amore

questi pensieri li metto sulla nuvola che a e te li affiderà cambiati in pioggia.

1 agosto 2019

Le mie giornate

Le mie giornate le riempio con il poco mi sembra giusto è quanto mi soddisfa, evito il tanto, le corse, l’affanno. Il troppo esagerato d’impegni mi disturba. Non ho paura del vuoto, se lo lascio tranquillo si riempie da solo. Rallento il tempo gustando il momento che altrimenti mi scappa buttato nel mucchio e ancora mi stupisco quando ti guardo di ritrovarti accanto.

8 dicembre 2019

Eri un cavaliere

Eri un cavaliere quando ti ho incontrato pronto a uscire di scena, portando dietro progetti d’avventura. Ero pianta cresciuta in casa, davanti alla finestra aperta con aliti di odori da scoprire. Ti avrei seguito volentieri di solo armata di voglia di vita. Ma del cavallo, stanco di sentieri, le briglie legasti intorno al braccio teso. A piedi entrammo in un piccolo regno e insieme aprimmo la scatola del sogno.

23 febbraio 2020

MIA FIGLIA

A mia figlia

Nella disperazione dei tuoi occhi affoga l’ansia del mio sguardo all’affannosa ricerca di luce una scintilla, preludio alla speranza. Fugge da me la tua giovane vita in penosa angoscia consumata. Amara assurda esistenza come pesante fardello trascinata a fatica. C’è ancora in te l’eco gioiosa della vivacità perduta che rischiara l’ombra delle tue malinconie. Alza la testa, riapri il cuore al rinnovato incanto dell’eterna illusione, io ti sono accanto.

Febbraio 2001

L’ombra della palma

L’ombra della palma gioca sul tuo sorriso radioso gioca sul tuo sguardo luminoso gioca sulla tua pelle dorata insegue il tuo o leggero che avanza lento soffuso di sogno verso di me che sono qui in uno spazio senza memoria in un tempo senza tempo rapita dalla magia d’un ombreggiare di palma sul tuo corpo color dell’ambra.

2012

Dono d’amore

La tua presenza è dono d’amore la luce del tuo volto è dolcezza fonte di materno stupore la tua parola suono di tenerezza invocazione di comprensione e incontro. Vorrei suggellare per sempre il tuo sorriso e mai turbarlo con l’ombra del mio affetto malato.

2017

Cordone

È quel cordone forte come di ferro una catena ma a uno strappo violento è legato il suo destino

dal mio corpo sei nata era attaccato al caldo al sicuro il corpicino

il taglio è dolore è sangue è separazione

ma la vita è per te il mio dono non ti posso trattenere stretto in un nodo d’amore resterà il cordone non freno ma forza sempre viva

per un affetto pieno e un ritorno a me sereno.

7 luglio 2017

Favole

Raccontavo favole per farti addormentare a te mai sazia di parole, col sonno che tardava ad arrivare così la realtà immaginasti come una favola bella un castello, un principe, una lieta Cenerella e di voci plurali un coro perfetto credesti la vita perché larga è la via e ognuno dica la sua. Ma quando apristi gli occhi un’ombra cupa t’aggredì e ancora barcolli in una luce fioca.

27 novembre 2017

Ottimismo

La vita mi dicesti se posso me la godo il pianto c’è stato ce n’era in abbondanza un’energia nuova preme nel petto e m’infiamma crolla addosso la struttura della vita se chiusa rimane la porta non finisco la partita prima che l’ultima carta sia giocata il futuro m’aspetta impaziente sono pronta per un nuovo cammino. Mentre parlavi un sorriso t’illuminava il viso, come un sigillo di speranza, guardandoti una cascata d’ottimismo mi travolse d’un dolce piacere un tuffo senza precipizio e un riemergere a galla da acque insidiose per me con lo sguardo di madre dal futuro turbata, di certezze per te

a caccia, fu benefica vampa su strati di ghiaccio ata. Io ferma al vecchio ancorata tu correndo al futuro abbracciata.

1 maggio 2018

Circolo vizioso

Ripetevi lo stesso gioco all’infinito come rapita da un demone furioso in un circolo vizioso arroccato in disparte a lungo t’osservavo spesso chiamata a fare parte del gioco ero un attore con una parte traballante sotto la guida di un regista esigente

ora cambiata è la scena non è un gioco la vita ma il demone non molla la presa rimescola gli errori e nel vortice del circolo vizioso ti spinge ancora furioso.

16 maggio 2018

Un cenno

Il suo sguardo non rivela il mistero che da dentro esce e incontra la vita ma chiuso m’appare in lei segreto. Da intrusa la guardo da fuori a distanza rimango in attesa d’un cenno.

11 novembre 2018

Un cassetto

La sua vita è un cassetto sempre aperto chiunque ci può mettere le mani dentro rovistare in disordine lasciare e andarsene portando via un pezzetto alla fine non resterà più niente da dare solo il vuoto da colmare la vita le dico è un cassetto da aprire per gli amici sinceri conservala per chi sa guardare dentro con l’occhio dell’affetto pronto a scambiare doni.

13 novembre 2018

STORIE

L’urlo

Un urlo strozzato ha traato le pareti della baracca del campo, lama tagliente ha squarciato la nebbia, si è disperso nell’aria soffocato dal silenzio. Sorde coscienze hanno negato l’ascolto, nessuno è accorso. L’urlo, estrema fatica d’un corpo avvizzito consumato dalla fame, si spegne in un rantolo di morte. Occhi rassegnati lo guardano appena, è in lui il loro domani. Alla conta mani spietate lo afferrano, lo portano via, misero involucro di ossa, lo gettano in una fossa comune negandogli la pietà d’un addio. Il volo radente d’uno sparviero suggella la fine, in un mattino grigio d’inverno trafitto

da recinti di filo spinato.

La storia lorda di sangue seppellisce in fretta i suoi morti, ma la memoria ha raccolto quell’urlo e vivo lo conserva lacerante. Sempre accese fiammelle tremano nelle tenebre, mute grida dell’orrore ato. La vergogna ha disteso il suo funereo manto sul mondo. L’uomo è precipitato nell’abisso possa l’uomo farlo risorgere.

Febbraio 2008

La nonna e la bambina (Alice al mare)

Verso il mare sgambetta felice, con spirito trepidante d’avventura. S’arresta e si guarda i piedini dall’onda frettolosa lambiti. Sobbalza con un brivido Alice con schiamazzi risponde gioiosa. S’ increspa il mare al soffio del vento non s’avvede la bimba d’un’onda che arriva e la schizza con grande spavento. Si gira Alice con spenta allegria cerca la nonna a lei subito vicina pronta al soccorso con premurosa attenzione di rinnovato stratificato affetto invitante i giocattoli le mostra sulla sabbia sparsi. Ma il desiderio è rivolto altrove, il rassicurante gancio protettivo cerca

la bimba della mano adulta. Si torna alla conquista del mare che ora si mostra più mite. La felicità è totale anche se manca l’abbandono scomparso dietro un teso sorriso.

2009

Attori

Riflettori puntati magia della luce che dà vita all’azione. In bocca le parole altrui, sul corpo l’abito di scena appaiono gli attori precipitati nell’inesistente di una storia per loro creata. Lo spettacolo ha inizio, tutto il resto non conta, è scomparso nell’oscurità, in un muto silenzio carico d’aspettativa. È in scena la commedia breve gioco della vita. Cala il sipario, si chiude un breve intervallo. Dell’arte spogliati gli attori tornano

ad essere fragili mortali come risvegliati da un incantesimo che li teneva prigionieri. Il pubblico applaude liberato da una smania repressa, si agita, scompiglia l’ordine della platea, s’avvia all’uscita. Fuori in attesa è di scena la vita dove ognuno riprende a recitare la sua parte.

2014

Analisi di gruppo

Ecco siamo seduti in circolo, ognuno chiuso nel suo bozzolo d’angoscia tessuto da pensieri laceranti, persecutori d’un’esistenza incatenata. Furtivo buca lo spazio il mio sguardo agli altri rivolto. Fra poco, staccati dalle pareti viscide della memoria, i ricordi si scioglieranno, diventeranno parole. Parole stentoree, faticose, testimonianze di dolore, tracciati di sofferenze vissute. Le parole indagate, dall’ascolto raccolte, s’intrecceranno in un comune tessuto esistenziale. Dal velo strappato il tragico emergerà, forma prenderà la consapevolezza. Nel bozzolo lentamente si aprirà un varco per accogliere l’altrui dolore ed unirlo al proprio. Le solitudini si riconosceranno abbracciate in un incontro.

2014

Mostra a Roma sul 16 ottobre 1943

Lettere nere segnano a lutto la parete bianca. Testimoniano l’abisso del male. Sono le liste di chi non è tornato. Occhi smarriti le scorrono, cercano i familiari scomparsi. Nel silenzio, intriso di composta mestizia, sfiatano commossi bisbigli. Ogni nome denuncia il martirio di uomini, donne, bambini strappati dalle case, ammassati dentro vagoni piombati, destinati all’inferno dei lager. Carne da macello inghiottita da bocche di fuoco.

Da tempo il ghetto di Roma è tornato alla vita. Vociare chiassoso anima

vicoli e piazze ma i muri trasudano pianto, la memoria ha inciso il suo marchio indelebile, l’incredulità non ha spazio stretta nella morsa della storia.

2015

Incontro con Claudio Damiani

Atteso ospite iersera sei venuto fra noi riuniti come seguaci d’una setta clandestina. Ci parlasti all’inizio di poesia, dello studio faticoso, dell’impegno costante, dell’umile ività investita dalla violenza creatrice. Le mie fonti dicesti sono gli antichi: il grande Omero che tutto rivelò con le sue storie, Petrarca maestro d’un nuovo linguaggio e i classici latini. Parole antiche, intatte e vive, parole ritrovate, strumento universale che dalla terra verso il cielo sale. Poi alcune tue poesie leggesti e fu come dissetarsi a un fonte alpestre, sorgente d’acqua cristallina, nutrimento primigenio d’artificio scevro, come guardare ammirati nell’aria leggere le piroette d’un’esperta danzatrice

che così bene sa celare il duro esercizio e di tanti anni il sacrificio. Così ci hai fatto dono di autenticità, ricerca d’assoluta perfezione perché scarna è l’arte quando a svelare aspira la semplicità della pura verità.

2016

Un bicchiere

Mi sei scivolato dalle mani non trattenuto da una presa debole a terra sei scoppiato con insospettato fragore pulviscoli di frammenti qua e là sparsi fastidiosi friggono sotto i i incerti sul tavolo hai lasciato un posto vuoto dissolta nel nulla è la tua quotidiana utilità un altro bicchiere è già pronto all’uso fino ad esaurimento del servizio mi sento un po’ bicchiere anch’io lasciare un posto vuoto è comune destino e senza inutili rimpianti faccio posto

al sostituto.

10 febbraio 2016

Terremoto

La terra ha tremato, terra assassina senza occhi senza anima in un attimo ha inghiottito borghi e paesi adagiati sulle dorsali montane, cumuli di macerie nascondono i morti avari restituiscono vivi fantasmi, silenzio di morte ha ammutolito la vita, corpi dissepolti accatastati giacciono in desolate radure con addosso i segni ancora freschi d’un ignaro futuro, l’esistere non consola i vivi prigionieri della disperazione persi tra le rovine della speranza

crollata ... e la terra ancora trema... tremino anche le coscienze di chi poteva fare e non ha fatto.

29 ottobre 2016

Incontro con Silvia Bre

Icona sei fuori del tempo strappata ad un mondo che non è di questo mondo di profetessa gli occhi di nero profondo da bagliori accesi di sibilla il lunare pallore ombreggiato dai neri capelli fluenti sei la pizia nel centro del tempio regina come dea d’argentei monili adornata la tua voce sale dal profondo la parola ondeggia in un mare oscuro l’enigma dell’essere rivela sei la sirena adagiata alla roccia con la poesia del canto ammaliatrice sei l’Euridice col canto agli inferi strappata e col canto a lidi approdi

di poesia sublimi.

26 novembre 2016

Cronaca di un incontro (le parole di Sonia Gentili)

Come d’accordo ieri sei venuta gradito gesto di promessa data poche ore da spendere rubate ai doveri di novella madre con lieve ritardo sei arrivata sciolta fu l’ansia dell’attesa un saluto con la mano accennato uno sguardo circolare a ciascuno dedicato liberata degli abiti superflui come un messia da tempo aspettato ti sei seduta al centro nel posto vuoto lasciato con poche linee un programma tracciasti fittizio poi un dunque fu dell’incontro

l’inizio e furono parole le attese parole da instancabile mente traboccanti parole nutrite da profondo impegno affinato istinto da cultura impreziosito frecce di luce andarono a segno verità senza segreti rivelate come fiocchi di neve caddero lievi nelle menti accoglienti adagiate e s’aprirono porte s’illuminarono sentieri eri la gemma nel prato nebbioso splendore pronta a donare poi per noi arrivò atteso e un po’ temuto l’invito ai nostri scritti voce dare nell’aria tremarono timide parole all’ombra del silenzio imprigionate rivelata fu una composta nudità.

20 dicembre 2016

Un banco al mercato

Ti ho conosciuto dietro un banco tra mucchi di frutta e ciuffi d’insalata. Da sempre delle stagioni mostri nei cesti i colori splendenti, il verde dei campi hai negli occhi lucenti, sui panni l’umido odore di brina mattutina. Tanti anni son ati ma tu non sei cambiato ruvide le mani con la terra operose la testa è quella d’antico romano solo qualche capello tra i riccioli è imbiancato. Pronto a seguire le ordinazioni incarti pesi e il resto dai il sorriso sempre pronto ad affiorare la parola gentile con mite grazia porgi. Solo con il tifo vai oltre la misura gli amici del mercato questo lo sanno e spesso ti girano intorno provocando,

l’azzurro e il bianco sono i colori d’una animata incontenibile ione ma un gran danno certo non è tutto si risolve con una gran risata o un caffè pagato per la parola data. Oggi il banco ha lasciato un posto vuoto ano i clienti rimangono sorpresi chi vuole può chiamare in ospedale silenzioso è il mercato senza animazione per oggi non c’è sostituzione.

22 dicembre 2016

Il lepre

Il Lepre eri per tutti e Lepre eri chiamato non per il o veloce o per l’orecchio attento ma per quel labbro verso il naso arrampicato condanna ad un ghigno mai stanco che due grandi denti senza sorriso mostrava, oltraggio al piacere d’esistere, era una vista da evitare e se lo sguardo al tuo per caso s’incrociava in una pudica supplica affondava. Ai margini vivevi della comunità paesana che a ciascuno un posto affidava, prigione senza cancelli ma difficile d’aprire.

Con le braccia tue muscolose e il corpo possente a te toccato era l’uomo di fatica pronto sempre alle chiamate con la voglia addosso la forza d’usare. Per la strada solo andavi col carretto carico sempre di sacchi o di valigie nessuno ti ha mai visto in giro l’orgoglio del riposo mostrare, nessuno ti chiedeva dove avi la vita dalla fatica lontana, forse un angolo buio ti accoglieva dove la solitudine in pace consumare senza specchi né occhi indiscreti dove i difetti del viso annullare e lepre suonava d’animale semplice nome perché il tuo nome non era.

22 gennaio 2017

Un cane

Ti trovo sempre lì quando o dalle tue parti sdraiato davanti a quel cancello verde avido di sole con tristi gli occhi di solitudine malati ma forse è solo quieta beatitudine per quello stare sfaccendato aspettando la bella stagione o forse è nostalgia che torna ripensando al cucciolo che eri alle corse sui prati all’annusare insistente fra le erbe odorose di i e di brina ciò che tu vedi è ciò che vedo anch’io ma il tuo mondo compatto è un tutto pieno

mentre alterna vuoti a pieni il mio trionfa in te l’eterna saggezza dell’istinto destinato a non sbagliare quell’istinto che oggi appaga la tua pigrizia sorniona a protezione dell’età avanzata vorrei con te fare amicizia offrirti una carezza in cambio d’una calorosa annusata ma la fretta mi spinge lontano sono solo una femmina d’umano ma se un’altra vita mi spetta scelgo d’essere cane come te sdraiata al sole come te negli occhi il sogno.

Marzo 2017

L’aiuola

È da un po’ che ti osservo bimbetto sul triciclo fare intorno all’aiuola lo stesso giro all’infinito con l’aria soddisfatta da gran conquistatore stanco mai e di gloria insignito andando certo d’essere ti credi della favola il prode cavaliere girovago per boschi e incantate contrade a cavallo del suo nobile destriere e quando adulto sarai con la fatica della vita sulle spalle maturo conoscitore del mondo e dei suoi fatti forse ripenserai a quest’aiuola malandata con qualche filo d’erba rinsecchito e resto di merenda accartocciato quando girare intorno era gioia appagante e la realtà un semplice pretesto per le conquiste d’un prode cavaliere errante.

20 marzo 2017

Ostinata decisione

Non esce più. La strada è sua nemica colpevole d’un assedio mentale. Da tempo ha preso l’ostinata decisione. Con il corpo prosciugato fino all’osso e la mente affogata nel timore, come stecco s’aggira per le stanze inaridita di ragione. Le pareti sono protezione ma nel tempo trasformate in soffocante prigione. A nulla valgono le rassicurazioni e le suppliche amorevoli di chi le sta vicino. È difficile la solitudine dall’anima scacciare per chi sordo ha l’orecchio all’altrui opinione e così si consuma chiusa nella sua malinconia con pochi amici che la vanno a trovare come in pellegrinaggio ad un santone votato all’estremo sacrificio solo in braccio alla morte uscirà da quella casa e da se stessa sarà liberazione.

Aprile 2017

Un giovane

T’incontro spesso sei del mio quartiere scendi giù a sera dalle strade laterali verso il lungo viale come un fondovalle sprofondato. Con gruppi di coetanei t’accompagni di gioventù alteri e fieri. Con i raduni indifferente occupi la strada fra le sedie e i tavolini del caffè, un dominio per consuetudine contratto e i anti costringi a deviare. Parole urlate, gesti di scherzi arroganti, scoppi improvvisi di risate chiassose, occhi accesi d’indomita energia. In disparte la mia silenziosa vecchiaia osserva perplessa tanta giovinezza incuriosita a guardare il tuo stare al mondo di città adolescente

viziato da familiari assenze incapaci di negare e la tua vergine illusione di padrone del mondo senza del futuro cognizione. Indecifrabile enigma è il pensiero che la tua fronte senza segni di fatica nasconde, troppa distanza ci separa. Che fermenta nei tuoi bivacchi serali assediati da facili piaceri? Quali ideali potrai strappare da una realtà che sfugge alla ragione? Dall’alto della mia stanca età erede ti lascio di vecchie e nuove rovine. Potrà l’impeto giovanile trovare la forza di contrastare degli idoli gli inganni? L’incontaminata generosità dei verdi anni troverà il coraggio di contrastare l’ingiustizia dove dilaga senza pudore l’avarizia?

Amare domande per inevase risposte ma resta la tua forza vitale fonte impetuosa che gorgoglia e

in lei disseto la mia secca arsura.

10 maggio 2017

Un asino

Asino dimenticato e solo sale dalla valle il tuo verso lamentoso dall’eco trasportato un diritto d’esistere al vento consegnato e nell’aria si spande la tua malinconia

forse un richiamo per chi cerca compagnia una solitudine che arrendersi non sa forse solo un maldestro canto d’amore il peso della noia senza utilità

eppure un tempo non lontano dalla campagna tornavi carico di fascine come da una battaglia vittorioso in groppa dondolante e fiero il contadino il tuo autoritario padroncino

l’umile tua fatica era un esempio da imitare per la sua utilità sui libri di poesie con dovizia da cantare sacrificio prezioso per la comunità

di te m’è rimasto un vecchio disegno triste lo sguardo, abbassata la testa pesante il carretto dietro attaccato

ora che la luna è meta vicina e per lo spazio l’umanità eggia dimentichi siamo della tua antica fatica

forse il tuo verso è la voglia fra gli uomini d’esistere anche se del tuo ruolo mutilato e col destino segnato di disoccupato.

Giugno 2017

Sacrari

Per gli alti colli montani andammo alla ricerca dei luoghi della storia nei boschi appartati conservati. Per stretti sentieri in compagnia salimmo da un senso di spavalda conquista accomunati. La fatica era distratta da scambi di pensieri ragionando sulla vita e da sguardi estasiati rivolti alla natura. Affondato nel bosco ci apparve il casale rifugio d’eroi partigiani buchi neri le finestre spalancate dal vento e l’abbandono lasciava frugare lo sguardo nel buio del vuoto desolato, spazio evocativo di urlanti comandi di morte. In cima ci aspettava una radura di verdi erbette e di bianche pietre tappezzata. Lo stupore ci chiuse nel silenzio e

lo sguardo vagò tra verdi colli gelosi di nascosti segreti. La sosta fu breve. Per un nuovo sentiero prendemmo la discesa confusi tra folti cespugli ritrovammo altri segni di memoria come piante di dolore conficcati nella terra croci d’inermi civili ed eroi partigiani lì nella pace li gloriava il silenzio come trombe del giudizio squillanti a scuotere coscienze addormentate. Da quella guerra lontani, colpevoli ci sentimmo della pace nel mondo mai raggiunta e andammo ragionando che il ato non insegna e che di guerra ancora si muore nel presente. Il ritorno fu pensoso e di mestizia intriso.

2 giugno 2017

Un’estate

Un’estate lontana è notte di stelle nel borgo antico in attesa di festa è una pista all’aperto organetti di carta fanno luce tra i rami

è l’ora la musica è alta graffiata da un giradischi affannato arriva di corsa di giovani un gruppo la voglia di chiasso non frena esplode in movenze ritmate il sangue s’accende di fuoco sguardi e umori sguainati

io dove sono? Confusa nel mezzo dal ritmo rapita, rossa di frenesia lucida di voglia di piacere

con la veste che s’alza m’impiccia e le gambe lascia vedere

poi d’improvviso come stormo che s’alza e vola lontano scappano i giovani si perdono nel buio dei prati con la luna a sognare boccioli di vita si schiudono di giovinezza appesi sui rami

sulla pista s’attarda una coppia padrona del campo in un lento abbracciata.

11 giugno 2017

Amiche

M’apparisti tra la folla confusa, quasi una visione, cara amica del cuore, di un alone di memoria soffusa. Chiamai il tuo nome a gran voce, girasti la testa, uno sguardo sorpreso, un sorriso. Ci ritrovammo vicino strette in un lungo forte abbraccio sentito. Un fiume in piena lo scambio di notizie: la casa, la famiglia, il lavoro, la salute. Peccato la distanza, la città non agevola la voglia d’amistanza. Poi inaspettato un silenzio pesante spense in bocca le parole. Non c’era più niente da dire... Restarono gli sguardi a rintracciare l’antico legame, ma trovarono solo i guasti del tempo sui visi segnati. La memoria annaspava in acque rimosse.

Lontani apparvero i giorni dei ripetuti incontri, gli slanci spontanei, le confidenze segrete, quel crescere insieme annodate da promesse di mai tradire l’eterno dichiarato amore. Ma il destino preparava mappe diverse e la vita si sa divide le strade. Per caso, confuse tra la folla, quel giorno ci trovò una di fronte all’altra da un muro di cristallo separate senza il calore d’ un contatto reale. Addosso portavamo indizi palesi della lunga assenza dalle nostre vite prive di ciò che un tempo le univa. Inchiodate nell’ evento breve d’un incontro fugace inopportuno sembrò indagare fra le pieghe del presente al buio del ato recente. Alla fine fu fatta la promessa di rinverdire l’amicizia, magari davanti a una tazza di the, recitando la parte di vecchie signore, pur sapendo in segreto, che fa male raschiare un fondo

d’affetto ormai vuoto con qualche ricordo confuso. Ci salutammo con un arrivederci cordiale e una stretta lunga, assai lunga, di mano.

Luglio 2017

Migrante

Tu giovane migrante conosci la fatica dell’andare, l’ingiustizia della vita senza sponde. La tua terra senza affetto vomita figli e li abbandona al mare. Con te hai solo la tua vita, bagaglio di disperazione. Il ricordo breve del ato volta le spalle si perde nell’onda furiosa che tanti compagni ha divorato, la tua solitudine è arida come il deserto è miseria. L’approdo non è che l’inizio il difficile a terra t’aspetta di te non c’è nessuno più straniero l’uomo che incontri non sa e non vuole sapere tu sei ferita, sei vergogna da evitare.

Per chi di vite è contrabbandiere sei solo un corpo, forza da sfruttare. Se qualcuno ti tende la mano è un debole gesto che non placa l’uragano, non c’è posto per un soccorso umano. Originaria forza ti spinge alla vita ma non c’è mondo per te. Porti sulla pelle il segno d’un faticoso futuro, le ali della libertà si chiudono sopra catene invisibili ma pesanti nei polsi dalla fatica segnati. Il sangue inaridito facile preda sarà dell’odio nido all’uccello del male. Forse il domani cancellerà i confini e un volto accogliente mostrerà la terra oggi il mondo per qualcuno è minaccia e a fatica di te rimarrà traccia. Inno di libertà è il tuo grido di dolore ma sordo è il dio degli ultimi perso in un deserto di silenzio.

31 luglio 2017

La fialetta

Ognuno nascendo in dono ricevere dovrebbe una fialetta, come un amuleto una piccola provetta, rilasciata dall’ufficio di registrazione da aprire solo se si presentasse l’occasione, legata con un laccio, da portare al collo o stretta al braccio come meglio si crede. La vita questo bene prezioso è un dono ricevuto senza nulla dare in cambio e di questo ringraziare bisogna il donatore ma a viverla tocca poi al donato anche se non sempre è ricca di piacere ma se il corpo diventasse una prigione, solo buono a farti soffrire, in soccorso arrivare potrebbe la fialetta per liberarti dalla pena maledetta e con degno umano decoro portarti in quel mondo

detto altro per un giusto meritato riposo.

20 agosto 2017

Connessione

Ragazzo che i lungo il viale sull’autobus t’incontro spesso quando vado in centro la mattina e in attesa ti vedo alla stazione quando prendo il treno che porta fuori città. Di te non conosco lo sguardo sempre chino e senza sorriso il volto sul telefonino sei alla rete sempre connesso ma dal mondo intorno disconnesso.

20 settembre 2017

La stazione

In cima al colle il paese sta adagiato come un cappello di donna finemente adornato, distanti, verso valle, dal nulla spuntano grandi caseggiati, all’apparenza deserti, sanno di squallore e di fatica, prigioni volontarie senza sapore di vita. Vicino scorre il fiume e a fianco la lunga ferrovia, la stazione è un anonimo edificio progetto senza grazia concepito, alla maniglia della porta chiusa pende un cartello a mano scritto indica come aprire a causa d’un difetto. Un atrio spoglio con pochi sedili ovunque un disadorno abbandono, una macchinetta inghiotte il biglietto la risposta segnala la voglia di partire,

un luogo senza storia, sospeso nel tempo ad un’improbabile ora negli orologi fermo.

Davanti ai binari aspetto il treno che ritarda non sono sola c’è gente intorno che d’impazienza segni manda, pochi giovani sparsi derubati del sonno della notte, sembrano già stanchi della vita, in un angolo una tizia dagli anni sfiorita attira l’attenzione in stravaganti panni a bene guardarla sembra un vecchio manifesto d’un’inguaribile illusione, piccoli gruppi raccolti rivelano fra loro un’abituale intesa chiusa all’esterno come un fortino a protezione. C’è un chiacchiericcio sommesso che non riesco a decifrare, un brusio piatto senza ione, ognuno sembra nascondere un inenarrabile segreto che una luce nebbiosa avvolge di mistero una scena da thriller dove il peggio

sta per accadere. Forte disagio da intrusa mi sorprende, uno sbaglio dove per caso capitata, questa attesa è vuota vuota come la morte, una solitudine cruda mi cade addosso con la mente in un cupo smarrimento, rabbrividendo mi stringo nella giacca ma non c’è riparo dal gelo che dentro inesorabile avanza, il treno è l’unica speranza che arrivi presto e mi porti veloce via da qui.

9 ottobre 2017

Primi i

In piedi sta la madre col figlio vicino lui incerto sgambetta sul prato fiorito è fatica è scoperta il primo cammino lei suadente incoraggia quel o un po’ ardito lo segue ammirata mal celando apprensione è felice vibrazioni sprigiona di materna emozione e nello sguardo a tratti pensoso forse immagina un altro cammino che in un segreto giardino veloce appresta il destino.

22 ottobre 2017

Bandiere

Mito splendente di speranza bandiere rosse sventolavano altere sopra masse di operai attenti animati dall’idea che li univa. Quelle bandiere giacciono oggi a terra mute nel buio depresso degli scantinati. Silenziose le strade, deserte le piazze la ferrea logica del mercato è un matematico teorema, senza sbandamenti soffoca voci, incatena braccia. La fame non ha bisogno di simboli con sguardo vuoto avanza e traccia segni sul corpo.

10 novembre 2017

Anna Frank

Fronte spaziosa, espressivo lo sguardo, il dolce sorriso che illumina il viso. Profanata immagine, come un angelo del cielo voli sopra una bolgia di corpi da odio posseduti e da violenza loro sanno quel che fanno e degni non sono di perdono.

Dietro barriere di filo spinato s’è consumata la tua libertà come farfalla imprigionata. Dissolto s’è il corpo fragile di giovinezza. Te ne sei andata portandoti dietro la colpa innocente d’essere nata.

Ma tu, piccola Anna, non sei icona dal tempo sbiadita, sei parola viva che assorda che più della furia squassa sei sentimento puro che commuove e

sempre si rinnova sei fiamma che arde e mai si consuma.

15 novembre 2017

La voce

Dice la voce inflazionato è il mondo dei saperi vedere, sentire e tutto capire non puoi non ti si addice abbandona l’onniscienza insoddisfatta e ingorda importante è della ragione la connessione per metterla in campo pronta all’occasione. Meglio godersi un tranquillo spicchio di parzialità ato al setaccio della relatività.

Tu mi confondi padrona assoluta di certezza dove finirà la solitaria, in alto splendente, verità?

Come voce ti dico abbandonala dei mistici alla contemplazione in un mondo che cambia e mai si ferma è solo un irraggiungibile miraggio,

un’ illusione per i deboli ingannare quel che oggi sembra giusto domani sbagliato forse appare solo il dubbio sempre nuovo rimane la fede ben riposta è nelle cose da fare. Resta il frastuono delle dissonanze d’opinione, la complicità dei ragionamenti astrusi, i punti di vista necessari anche se litigiosi pezzetti d’assemblare per capire chi sei.

Voce mi disorienti ma allora sono solo un pugno di frammenti a caso messi insieme? Che fine fa l’intelligenza universale, la geometria rassicurante, l’imprescindibile ordine delle cose?

Sono voce destinata per natura alla comunicazione e a causa di questo inconfutabile destino ti rivelo un segreto anche tu sei del creato un mistero, forse di natura errore per eccesso di zelo. Nel grande caos che tutto comprende

anche tu ci sei dentro, protagonista da sempre e la verità se imposta è solo una bugia.

Voce ora tutto m’è chiaro la certezza certa è che di vivere m’è dato anche se nomade per una sosta breve programmato e la verità non è un fiore che cogli con mano la puoi trovare ovunque ma se la sai cercare a volte ti è compagna fedele a volte punge è un attimo e scompare.

8 febbraio 2018

Fatto di cronaca

Dimenticare un figlio in macchina e ritrovarlo morto una voragine di dolore si spalanca e ti divora ti lascia precipitare finisci in un tunnel buio, soffocante, eterno, dove l’unico appiglio è la pazzia, dove ogni giorno è un rogo che brucia l’esistenza e la coscienza sbarra l’accesso alla speranza. Un fatto di cronaca di oggi e di ieri e dell’altro ieri successo una volta e un’altra volta e forse ancora non mi riguarda ma a tutti ci appartiene ci dia la forza per guardare in faccia il volto tragico della verità nascosta.

21 maggio 2018

Memoria

Era un’amica di mia madre strappata ragazza dalla casa d’innocenza intatta e di ione donna da lì tornata con un numero sul braccio stampato della vergogna marchio e del dolore sostituiva il nome muto di spiegazione, di sguardi prigione privo lasciato di domande di chi non voleva sapere e l’orrore è dentro rimasto umiliato e solo dietro pupille spente nascosto.

Il tempo cancella a i svelti ando la memoria è dovere di testimonianza voci invecchiate sfiatano deboli

l’orrore, consegnandolo indelebile alla storia un vento sinistro abbatte l’innocenza giovani voci s’interrogano incredule fra baracche di morte ricoperte di neve.

29 giugno 2018

Le signorine

In famiglia venivano chiamate le signorine le due sorelle, anziane zitelle della porta accanto. Una bassa e grassoccia, l’altra più alta e snella. La bassa aveva voce baritonale la magra era sempre la seconda a parlare, quasi un bisbiglio con un sorriso affermativo nel finale. Vestivano all’antica con un ridicolo cappello per le uscite giornaliere in testa calcato, residuo di pretesa eleganza all’insaputa tramontata. Nel ricordo sembrano uscite da un dipinto del primo novecento di colori sfumato o dalle pagine di un racconto su di loro

inventato. Un’irriverente vignetta sulla vecchiaia fragile e d’amarezza infetta. Bimbetta delle classi elementari le frequentavo per le lezioni di piano. In casa loro m’addentravo come in un antro buio e misterioso d’oggetti pieno e polveroso un odore domestico m’afferrava alla gola di vecchiume e di cucinato stantio un tutt’uno con le loro vite e gli arredi e le tappezzerie. Con fare gentile venivo al piano accompagnata come un ospite di riguardo trattata la grassa mi sedeva vicino di consigli esagerata l’altra in piedi se ne stava al piano appoggiata lieve il sorriso come rapita da un sogno inevaso. A fatica seguivo lo spartito confusa dal sentirmi in un luogo non mio prigioniera di due curiose sorelle scese del tempo alla fermata sbagliata simpatiche ma un po’ svampite che

il caso per opportune circostanze mi faceva frequentare. Ora sottobraccio se ne vanno per le vie nebulose del ricordo una grassoccia e bassa, l’altra più alta e snella.

28 luglio 2018

La merlettaia di Vermeer

Lei non sa che la guardo è indifferente a tutto intorno china sul merletto, sprofondata in un mondo di aghi e di fili che le dita destreggiano operose e attente. Potrei urlare per farmi sentire ma Lei non alzerebbe la testa da una barriera protetta di silenzio, chiusa in un cono di luce, niente la può distrarre il ricamo è rigore, è scelta, è principio superiore e la trattiene silenziosa e solitaria in un angolo da tutto separata gli occhi sul tombolo posati e fra le mani il merletto.

3 agosto 2018

Il ratto delle Sabine del Giambologna

Il rapimento è in atto il marmo si muove urla corpi intrecciati vittime e aggressori una spirale che spinge a girarle intorno alla scoperta del punto di vista una piramide umana che dalla base si alza verso l’alto alla fine un braccio una mano di donna esce nello spazio come un grido d’aiuto un implorato soccorso nella storia inascoltato ancora l’arte lo pone fuori dal tempo e grido diventa di tutte le donne.

4 agosto 2018

Il frigorifero

Il frigorifero miagola come un gatto in calore contento non è della sua salute il tecnico dice sta morendo un’agonia che non dura a lungo ma io lo tengo caro gli sono affezionata anche se il suo cuore è stanco di gelo e fuori brucia di calore. Ma stamattina si è azzittito non miagola più dentro si è sciolto il ghiaccio come un pianto d’addio. Gli abbiamo fatto il funerale con il tecnico che l’ha portato via. In terra asciugo gocce forse le lacrime del frigo. Era una compagnia e a suo modo

parlava.

7 agosto 2018

La vicina

Cerco la solitudine perché non sono sola e quando capita il silenzio è un premio tutto mio. Ma per lei rimasta sola al mondo la solitudine è sempre e sempre uguale la ritrova ogni giorno con niente da offrire è la bolla che da tutto la tiene lontana è la sua voce che nella casa risuona e senza risposte ricade sulle cose è il pensiero che corre su un binario morto. Allora mi dice esco con la voglia d’incontrare e di fermarmi a parlare perché la solitudine quando stringe fa male. Ma la città è uno spazio indifferente accoglie tutto e tutto respinge

va sempre di fretta cinica e sorda devi offrire una meta qualcosa da fare o sei solo una presenza e più sola fra tanti rimani. Quel dire rassegnato si chiude in un sospiro. Venga le dico l’accompagno, facciamo un tratto insieme parlando un po’ di noi da buon vicinato poi la saluto non mi posso trattenere ho un appuntamento e la devo lasciare. Sorridendo comprensiva si riprende la sua solitudine la vicina e si allontana andando verso una panchina vuota di fronte a un bambino che gioca.

12 agosto 2018

Era mio padre

Nei pressi di viale Trastevere lo fermarono due tizi in borghese era mio padre nei momenti neri di fascio e di guerra chiesero – documento – lui si frugò in tasca sorpreso, tirò fuori una carta contraffatta mostrava un’identità inventata, quella vera era dal regime relegata a vergogna e per questo oltraggiata e discriminata. Un disonore per Lui cresciuto nei vicoli del ghetto, gagliardo e fiero d’essere Romano. Mentre porgeva la carta girò la testa e vide il tram che arrivando sferragliava. Si tolse l’orologio lo gettò a terra

per creare confusione con uno scatto corse dietro al tram che alla curva rallentava e dentro di sé in fretta l’accoglieva, con i due dietro brandendo la carta ferma gridando ma il tram più veloce riprendeva la corsa ubbidiente a un dovere superiore noncurante scivolava sui binari verso il centro della città. Un episodio d’una storia tante volte raccontata di fughe e clandestinità. Pochi giorni e più di trecento trucidarono alle Fosse un tragico destino da mio padre sfiorato grazie all’intervento di un tranviere romano nella vita incontrato per caso uomo giusto tra i giusti.

31 ottobre 2018

Confidenze

Sedute a un tavolino di un piccolo caffè frugando nelle nostre vite parole di madri le tue pronte a rovesciare il dentro fuori le mie con la voglia di saperne di più. Mi sono specchiata nei tuoi occhi giovane tornata le corse, l’ansia, la fatica, il senso di colpa per l’assenza, una figlia con altri condivisa e la fame cresceva ghiotta di maternità sognando di ricominciare con l’esperienza del dopo. Due teste vicine, la mia bianca alla fine dei giochi, la tua bruna nel mezzo del cammino.

Un’amicizia sghemba. Due destini incrociati per caso.

29 gennaio 2019

Il pirata

Lo chiamo il pirata per quell’occhio dentro una macchia scura, m’abbaia dal cancello quando o arrabbiato per natura, ha la ferocia di un gigante ma di un leprotto la misura, gli strillo zitto sei ridicolo a nessuno fai paura ti metto contro il gatto del vicino, mi guarda perplesso e subito mi pento in fondo anche se piccoletto fa la guardia come gli è stato detto,

un cane giusto nel posto sbagliato, così carino inviti alla carezza ma lo vieta la contraddizione.

18 luglio 2019

Il soldato

Il soldato fa la guardia alla casa non so da chi abitata il fucile spianato puntato sull’asfalto o di lì per una eggiata m’incuriosisce l’osservo provocando cerco il suo sguardo lui resta impettito giovane ma con sguardo severo fedele al ruolo dentro la divisa da guerriero il braccio armato rigidità mancanza di sorriso ho la coscienza in subbuglio

si aprono le acque delle colpe affretto il o inciampo grido sono innocente il fucile cambia posizione aiuto aiuto va a finire che m’uccide.

23 luglio 2019

Pietre (dentro Fianello)

Chiuso in uno scrigno di colline è una gemma di pietra il paese silenzioso e vuoto da un oscuro maleficio imprigionato. Camminarci dentro è sentirsi fra le pagine di un libro. Pietre addossate a pietre resti di corpi senza vita, muri intrisi dell’eco di voci lontane repertorio evocativo di suoni dal presente inghiottiti in un silenzio di tomba. Custode del regno un gatto indaga fra le case. Magico flauto il miagolio ci guida dove vuole. Una loggia di pietra la meta che

aspetta sospesa nel vuoto. Precipitare di sguardi dal dirupo alla valle imbevuta di cielo quando materializzati dal nulla spuntano fra le pietre un uomo e una donna strampalati e malconci indecisi su come stare al mondo con in faccia lo stupore di vederci. Stentate parole di curiosità e sospetto, sacrilegio è disturbare, il silenzio merita il dovuto rispetto. Reciproche rassicurazioni, a seguire l’invito alla mostra di cianfrusaglie raccolte dalle case vuote per dare all’illusione una parvenza di normalità. Muoversi cauti fra due corpi colore della terra, seccati da impronte di sole, esistenze da nessuno raccolte,

come erbacce infilzate tra fessure di ruderi e sassi, vessillo di trionfo posato sulla vita. Una storia vera al sapore di sogno, reale quanto il volo ampio di un rapace che ruba lo sguardo divorando il cielo.

19 luglio 2019

La monachella

La monachella va verso il mercato con la borsa della spesa in una mano per la zuppa è in cerca di verdura da portare alle sorelle con premura l’abito da suora cancella la persona è un’ombra nera che cammina ma cela un’anima di devozione sincera e una mente disposta alla preghiera ando si fa il segno della croce spaventata da quello che vede aiuto invoca dal cielo e protezione ma il cielo è fra le nuvole lontano sdraiato nello spazio infinito soddisfatto di sé in un tutto pieno della monachella non lo turba il richiamo.

25 novembre 2019

Al caffè

Dopo tante promesse di trovarci un giorno, stiamo sedute al tavolino di un caffè. Getto sguardi di posizionamento, indago nel materiale in campo. Racimolo qualche argomento offerto da quello che c’è intorno. Le parole sono fili sottili per agganciare i tuoi pensieri, ci annodi risposte insapori votate alla formalità. Una conversazione lenta, banale, più sguardi che parole, le frasi si spezzano senza conclusione. Molti sì in cerca di condivisione anche quando un no non ci starebbe male. La mia voce suona viziata senza me dentro. Siamo ferme a un iniziale minuetto, non riesco a scardinare la distanza. Per istinto vorrei rovesciare il tavolino, finirla

con il noioso teatrino, ma mi converto a un composto sorriso compiacente, con la tazza fra le mani, condannata alla tortura di sorsi di the bollente.

31 dicembre 2019

Una conoscenza di vicinato

Una conoscenza di vicinato mantenuta nei binari stretti del buongiorno e buonasera. Un attimo di cedimento, l’occasione è colta, giusto due chiacchiere prima della spesa e il salotto è aperto come un ritrovo in attesa. Neanche il tempo di mettermi seduta e sferra il primo colpo, una parola poi un’altra e un’altra ancora. Una valanga di parole addosso scaricata, resto tramortita, cerco spazietti, monosillabi azzardati, per compiacenza, per mostrare desta l’attenzione, ma restano intrusioni senza interesse come oggetti in disuso da scalzare. Mi arrendo e rimango zitta a guardare l’occhio di fuoco e lo sguardo teso a inseguire le storie di una vita. Abbandonato

il campo vado per i fatti miei, le parole si perdono sono semplice suono. Un trillo interrompe la seduta, s’è fatto tardi, troppe cose da fare. Chiudo la porta dietro i soliti saluti. Nella solitudine ritrovo un rassicurante silenzio, stordita e un po’ confusa. Meglio ripristinare il buongiorno e il buonasera.

22 febbraio 2020

L’abbandono

È sempre con me quella porta che sbatte e lascia dietro il vuoto dell’assenza la fortezza della memoria m’imprigiona corre veloce la moviola del tempo l’andare avanti è un viaggio all’indietro io sono là in un’infanzia lontana un’altra vita mio padre mia madre il giorno li chiama un abbraccio un bacio frettolose promesse ignari se ne vanno dove li aspetta il mondo

confine è la porta sbatte e si chiude è separazione corro alla finestra li vedo uscire dal portone si portano dietro la mia desolazione so che torneranno lo devono così è giorno dopo giorno ma niente mi consola l’abbandono è un aspide che morde nel petto e lascia un segno nero un precipizio lungo una vita che la morte ha scavato profondo oggi non c’è ritorno chiusa per sempre è la porta nell’attesa l’abbandono è inganno che

trafigge è vuoto è pianto.

IL TEMPO

Il tempo a

Gli anni si rincorrono veloci e il tempo a e ci ruba la vita. La vita che ci scivola dalle mani come un oggetto prezioso solo in parte consumato aspettando il momento propizio. Un’altra possibilità non è concessa da gustare come un pane caldo senza lasciare briciole. Solo rimangono del aggio le tracce i segni martirio del corpo e l’anima stracciata, rimane lo sguardo volto all’indietro carico di nostalgica memoria perché la vecchiaia è una malattia inguaribile che consuma dall’esito certo e non lieto.

2013

Tempo di vita

Ho temuto il futuro troppo vasto e ignoto dell’argonauta mi mancò il coraggio. L’aperto mare mi fu straniero alla riva prigioniera m’incatenò l’attesa. Temo il ato che a strade impervie preferì l’asfalto più ombre che sorrisi per uno spreco di vita nel vento disperso. Il presente non ha colori forti sbocconcello briciole dal delicato sapore.

L’occhio s’appanna se guardo lontano ma dentro la vita chiama alla vita. Il tempo si apre al fluire dell’onda e dalla terra che sempre mi lega sento salire la magia di un canto.

2015

Ciò che nasce

Ciò che nasce è ciò che muore solo i pensieri donati all’aria vivono l’eternità se solo pensati rimangono muti se scritti vivono di voce e di sguardi il consumo non sciupa la loro natura che anzi nell’uso trova l’immortalità.

2015

Le cose

Le cose che mi circondano oltre me vivranno il loro valore sta nella traccia di vita fra loro vissuta. Altre mani altri sguardi le avranno senza uno stretto legame. Appeso al tempo che a muterà il loro valore.

10 luglio 2016

Tempi morti

Amo i tempi morti senza doveri senza necessità all’apparenza vuoti ma di vita pieni più degli altri dentro ci metto i miei pensieri e ci medito in libertà.

1 novembre 2016

Vecchi quaderni

Sfogliare vecchi quaderni appunti di pensieri come sfogliare la mia vita che fra le pagine è ata e silenziosa una traccia ha lasciato un intarsio di momenti vissuti dalla mente dimenticati e dai fogli conservati una me stessa che riappare che riconosco a fatica con un allora lontano che più non m’appartiene.

Marzo 2017

Divora il tempo...

Divora il tempo i ricordi e all’improvviso li ridona come lampi di luce accantonati. Sensazioni parole rigurgiti di giorni lontani segreti pensieri accumuli di scorie e tesori insieme ammassati. È il mio vissuto che mai mi abbandona e dentro mi resta come il mosto che nel tino ribolle e lento fermenta.

Maggio 2017

Il tempo

Compagno di vita è il tempo non c’è o veloce non c’è antro segreto senza indugio lui ti segue da te giammai diviso di vita si nutre e tu sei la sua preda all’inizio può sembrare un amico sincero ogni giorno forza ti arreca da piccolo grande ti fa diventare ma quando l’opera è finita la giovinezza è pronto a rubare e in cambio ti promette la vecchiaia perché t’avvisi che l’ora di chiusura avanza lesta forse il tempo non sa che al tuo è legato il suo destino senza presente senza futuro

rimane solo uno sbiadito ato e quando s’arresterà il cammino senza utilizzo resterà il suo ruolo perché fuori del tempo da sola se ne sta l’eternità.

5 maggio 2017

La sveglia

Driiiin driiiin driiiin trema il silenzio il suono ardito della sveglia prepotente irrompe nella stanza s’allunga il braccio cerca nel buio la mano finalmente il dito s’abbatte sul tasto nemico pur se innocente ad un ordine obbediente ricevuto nella stanza ripiomba pesante la notte la sua oscurità il suo silenzio ma notte non è aleggia ormai nell’aria disarmante la volontà d’un comando superiore il sonno spezzato resiste ad occhi chiusi ma non ritrova il suo abbandono i sogni li ha rubati la sveglia in cambio

ha lasciato i pensieri del giorno che avanza uno scatto e dritta in piedi mi ritrovo con stupore pentito rimiro il letto abbandonato e sfatto.

20 maggio 2017

Voce roca

Lo specchio non può fare altro che riportarmi lo stato delle cose una realtà che fa male fronteggiare impietoso rigetta rovine dove non mi riconosco

lo specchio non vede che dentro di me s’annida senza rughe un canto strozzato da una voce roca.

28 giugno 2017

Il canto del gallo

Il canto del gallo m’ha svegliato stamattina lo stesso canto di quand’ero ragazzina un altro tempo un altro luogo quando dalla città in campagna andavo l’estate a villeggiare

quel canto m’annunciava una nuova giornata tutta mia con la voglia di correre incontro all’avventura d’amici in compagnia

oggi quel canto come ieri sembra uguale ma il gallo è cambiato non è più lo stesso e il piacere d’alzarsi è diventato

fatica di un altro giorno andare a incominciare

un nuovo giorno che solo mio non è.

5 luglio 2017

Le ore

Il tempo è sempre uguale le sue ore affida all’orologio dall’uno al dodici sono sempre le stesse all’infinito ripetute pur aggrappata a quelle ore quasi non mi riconosco e una farsa sembra l’esistenza con l’immagine di me che fugge via e sempre cambia a mia insaputa anche se dentro m’è rimasto di fanciulla un respiro silenzioso e vivo.

10 luglio 2017

Il tempo non aspetta

Il tempo non aspetta nessuno lui va per la sua strada sono costretta a stargli dietro

se si ferma sarò io ad andare avanti per una strada che nessuno conosce.

20 luglio 2017

Un difficile domani

Ho il corpo stanco e strani pensieri sola me ne vado per solitari sentieri non ho meta non so dove andare il mio è solo un insulso vagare cupo e nemico tutto m’appare ma vedo un bimbetto sul prato giocare con un gatto vicino miagolare mi guarda e sorride ha la gioia nel cuore senza ombre in attesa senza perché è come il prato fiorito come il biondo gattino che alza curioso la zampa e fa miao

è contagioso il sorriso ma senza a lungo sostare riprendo pensosa il cammino un desiderio affiora d’infanzia giocosa senza né dove né quando e avanti aperto il cammino

senza ombre né avanzi d’inganno ma sono di anni malata la vita ho spremuto da un pezzo e la polpa è vuota di succo ho troppe domande nel cuore e non ho più risposte da dare m’aspetta un difficile domani.

20 agosto 2017

La conchiglia

Mi dicevano “Nella conchiglia è racchiuso il rumore del mare basta con pazienza sapere ascoltare” per natura ubbidiente all’orecchio accostavo la madreperlacea dimora all’inizio c’era un silenzio profondo ma col are del tempo (complici sguardi in attesa) le onde del mare andavo sentendo come una carezza gentile un segreto svelato nelle spire imprigionato

ora fra le mie mani adulte è muta la conchiglia sordo è l’orecchio dell’immaginazione

guardo senza stupore una casa vuota.

11 settembre 2017

La vita davanti

La vita mi è ata davanti senza me dentro come guardare un treno in corsa senza di me partito e delusa restare a terra ad aspettare quell’attesa che ancora mi ritrova raggomitolata in un cantuccio a proteggere l’ansia dell’ignoto il mare davanti mi spingeva verso sconosciute sponde ma pesanti catene hanno impedito il tuffo ancorata rimasta a giorni sempre uguali.

Ora la tenue luce degli anni rischiara la nebbia ma è tardi per dissodare un terreno indurito e la forza manca per esporsi ai venti.

30 ottobre 2017

Scrivania

Importanti tappe della vita ho consumato dietro quella scrivania ma il tempo con fiuto da maestro seppur in un interno confinata m’ha scovato ando e inconfondibili segni m’ha lasciato portando via tutto quello che ha trovato ma nel fondo ha dimenticato della giovinezza un’eco leggera e forte è il contrasto fra ciò che dentro sento e ciò che posso e sembro.

27 marzo 2018

Oggetti

Un esercito di oggetti mi stringe d’assedio divorando spazio vitale

vorrei con uno strattone liberarmi di tutto ritrovarmi in una stanza d’orpelli vuota

ma l’arma subdola dei ricordi vuole fermare il tempo con segnacoli di eventi

ad usura destinata o tra loro nel tempo immutati e sempre cambio.

7 maggio 2018

Domenica

Era la domenica amato giorno e odiato un bersaglio troppo stretto per essere centrato puntate aspettative sfrecciavano ma si perdevano nell’aria fra ore sfaccendate in anguste consuetudini risolte e nell’ansia del domani consumate

ora dai doveri svincolata fra le mani rigiro la vecchiaia come una cosa strana aperta ai giorni sembra sempre domenica ma se la guardo bene è un fuori a porte chiuse col vuoto dentro diventato una prigione raffazzonati programmi danno forma al tempo ancorandolo a volontarie abitudini e la vita archivio in un unico file.

25 maggio 2018

Dietro al tempo

Il tempo mi divora nella corsa a lui dietro è sempre avanti non aspetta mai e quando si ferma è troppo tardi ormai meglio rispettarlo lasciarlo andare lento fra le cose che guardo fra le cose che penso fargli posto a dovere per sentirmelo dentro come un soffio leggero come piuma nel vento non essere un’ombra dissolta nel tempo.

11 giugno 2018

Quella che ero

Non c’è più quella che ero è nel nulla svanita un maleficio funesto se l’è portata via al suo posto c’è quella che sono qui e ora nel presente piantata a un furtivo domani legata. Anche per me è arrivata quell’età dall’inizio programmata che nella mente sembrava lontana ma dietro l’angolo era in attesa, il tramonto arriva lento ma alla fine è un precipizio svelto e quando ti guardi t’accorgi che la vecchiaia tutta addosso la porti come un abito smesso inutile lottare è una battaglia persa

un complotto di cellule in combutta con il tempo. Vorrei spalmare di giovinezza il corpo con aggiunta di qualche ritocco con me stessa in sintonia e in una corsa all’indietro tenerti per mano da sola non avrebbe senso.

24 luglio 2018

Presente, ato, futuro

Il presente è un tempo frettoloso con il ato che lo tira indietro e la voglia di andare nel futuro stretto nell’oggi si consuma presto un fast food da consumare in piedi come in un lago ti ci puoi tuffare dentro a capofitto toccare il fondo alla ricerca d’un tesoro nascosto ma se sei pigro ti accontenti di restare a galla e di godere l’offerta del giorno.

Dal presente puoi scrutare il ato, un oggi diventato ieri ma vedi solo superficie se oltre vuoi andare lo strumento adatto ti devi procurare, un metodo appropriato per poter interpretare stai certo che lo trovi, il ato è un tempo sicuro, quel che è stato resta.

Il futuro non esiste, lo puoi solo immaginare, è un progetto senza basi reali, ci puoi mettere quello che vuoi, puoi costruire strade per poterci camminare, usarlo come àncora se non navighi in acque disagiate, puoi credere che domani è meglio di oggi perché può sempre cambiare.

I tre tempi convivono nella nostra vita ma esistono solo se ne hai coscienza, in sostanza ci puoi stare anche senza e pensare che il tempo non esiste.

5 agosto 2018

Mani vuote

Che il tempo corre veloce me ne accorgo dai piccoli che mi crescono attorno e presto li scopro persone con il sacco dentro già pieno di buono e di cattivo pronti a raccogliere tutto quello che trovano stringono la vita con le mani con i denti e sperperano tesori traboccanti d’istinto.

Loro non sanno che la vita appartiene al tempo che la lascia scivolare via come sabbia fra le dita e stringo mani vuote.

18 ottobre 2018

La vecchiaia regala...

La vecchiaia regala ciò che resta da vivere anni duri per il corpo acciaccato e stanco bisognoso di continua revisione con i pezzi di ricambio in riserva per la sostituzione ma una porta prima chiusa si apre su un lungo corridoio una fuga di stanze stipate di pensieri brulicanti di sguardi un mondo adatto alla nuova stagione che vivo con gli occhi del veggente e il distacco disilluso del sapiente.

16 dicembre 2018

Dormiveglia

Dormiveglia silenzio buio fuori buio dentro mi crogiolo nel piacere del letto cerco la sensazione delle lenzuola fresche sulla pelle non mi alzo ore rubate alla notte ma le spettano di diritto non ho voglia di disturbare il sonno della casa tengo a bada i pensieri mi godo il vuoto della mente.

4 gennaio 2019

La corazza

Perché la vecchiaia perché questo inutile trascinamento pesante addosso come una corazza che il vivere inibisce? Sarebbe bastato stabilire una scadenza “da consumarsi entro e non oltre” né un giorno di più né un giorno di meno mantenendo intatto dei trent’anni il vigore dire alla vita di tutto ti ringrazio è stata un’imperdibile occasione il destino mi porta lontano il posto lascio al prossimo in arrivo

è duro invece subire la vecchiaia la vita guardare con risentimento

da un tunnel buio senza risarcimento con l’ansia del futuro nel tempo nascosto.

14 gennaio 2019

Sognando l’infinito

Si sa che due più due fa quattro e se uno aggiungo diventa cinque una logica ferrea senza competizione e se uno all’uso disponibile rimane l’operazione non ha più fine non basta una vita per venirne a capo il numero dalla sua ha l’infinito uno strumento strano o meglio un’astrazione che non puoi immaginare perché forma non ha né principio, né fine ne puoi solo sentire un desiderio vago forse da un’intelligenza è stato inventato senza della misura il senso vero o forse è sempre esistito da nessuno creato senza perché senza percome chissà se lui lo sa

e intanto ci tocca vivere in questo mondo strano in un tempo di giorni limitato sognando l’infinito ai perché appeso.

8 febbraio 2019

Sentiero

I miei giorni fogli appesi alla corda del tempo e la vita diventa un diario di memorie spruzzi di felicità macchie di dolore un ato che non a mappe di combinazioni solchi profondi il mio sentiero.

23 aprile 2019

Eternità e tempo

Il presente mi stringe nell’attimo furtivo cerco il ato ma ormai se n’è andato mi aggancio al futuro ma è pura illusione se mi metto a ragionare non so più in che tempo stare lui intanto se ne va per la sua strada è una corsa senza esitazione ogni attimo che a è tempo perso fuori giurisdizione difficile è mantenere il o lui a tutto è indifferente la sua è scelta radicale tutti dentro bene o male solo il destino lo può fermare

ma lo decide quando vuole quando meno te lo aspetti e se lo aspetti non arriva mai ti strappa dal tempo ti affida all’eternità e resti senza il tempo neanche quello giusto per pensare

a volte sospetto che il tempo e l’eternità siano in realtà d’accordo una farsa la lotta lavoro sporco breve e successo eterno.

22 luglio 2019

Perché questo cielo immenso

Perché questo cielo immenso questo silenzio senza risposte e l’aria imprigionata dal respiro

perché gli infiniti mondi nello spazio abbandonati a girare su se stessi e intorno agli altri condannati

e me gettata come un sasso come una pietra dal desiderio scavata carne e ossa all’esistere inchiodata

e il tempo è croce

perché a corto di risposte

da questa vita mi lascio sedurre e fra le ombre filtrare lascio schegge di luce?

8 agosto 2019

Il tempo mi attraversa

Il tempo mi attraversa come acqua smossa di ruscello lascia ciottoli di vita traccia il mio tempo specchio della mia immagine riflessa che porterò con me oltre me stessa.

18 agosto 2019

Il qui e ora

Il qui e ora me l’ha rubato il tempo fuggendo mi resta cercarlo nel ricordo o continuare l’attesa del futuro

sono qui in quest’ora trasognata con i segreti che la parola scopre e l’attimo immerso nell’eterno.

19 agosto 2019

Sveglia il sonno

Si sveglia il sonno al tamtam del mattino svuotare il sacchetto dei sogni riempirlo con gli appuntamenti del giorno dare una spolverata all’apatia scrollarla di dosso smacchiare la realtà con l’ironia

scivola veloce lo slalom del tempo sulla pista della vita il traguardo è l’ultima porta.

19 novembre 2019

La non vita

Mi chiedo se la non vita sia meglio o peggio della vita che vivo. Al non essere non ci sono abituata anche se l’esperienza sarà presto compiuta. Non c’è voce in audio conferenza a spiegare come funziona nell’aldilà, neanche un’immagine, solo resta il ricordo nell’aldiquà. Nell’attesa mi adatto a consumare la porzione che mi spetta. Non un abito su misura solo per me creato ma un modello riadattato con aggiunta di qualche nota di colore per personalizzare e toppe e strappi da rammendare. In fondo l’essere è solo un abito di scena per un copione con un inizio e una fine, una trama non scritta,

un intreccio di combinazioni, le buone mischiate alle cattive. Difficile è la scelta in assenza di suggeritore. Il teatro è grande, è il mondo intero con il palco affacciato sulla vita che calpesto senza convinzione.

19 gennaio 2020

Sognare la vita

Sognare la vita e viverne un’altra avanzare con o incerto fra sentieri di nebbia scivolare nella realtà come in una tela di ragno impigliata nelle trame del tempo appoggiata allo stipite rimango a guardare senza la voglia di capire.

10 febbraio 2020

Sembravi un fagotto

Sembravi un fagotto quando t’incontravo stretto tra le braccia di tua madre. Sembra ieri ma il tempo è scappato col bottino di giorni pieno. Sembra ieri quando giocavi sul prato vicino e la conquista negli occhi brillava ma il tempo ha strappato i fogli dei giorni e segni sulla faccia ti ha lasciato. La sua opera è evidente testimonianza è il corpo diventato uomo e la stretta di mano che energia trasmette ma di cosa hai riempito la mente, su cosa hai posato lo sguardo, di che ridi, di che piangi è un segreto da scoprire.

29 febbraio 2020

Attraversata dal tempo

Attraversata dal tempo sono un cumulo di ore oscurate dalla notte colorate dal sole le mie giornate in fila trascinate dalla corrente della vita.

22 febbraio 2020

STAGIONI

Mare d’inverno

Schiaffi affilati d’aria gelida colpiscono la faccia e offuscano lo sguardo. Il mare gonfio di vento fa sentire forte la sua voce, lo domina una corona densa di nuvole giganti, bianco panneggio di un disegno ultraterreno. L’onda corrosiva sbatte violenta contro il baluardo nero degli scogli, si frantuma in bianchi schizzi nervosi che si alzano minacciosi, insofferenti della mia presenza.

2010

Tempesta

Dal mare incupito dal cielo grigio s’alzano onde violente sbattono con fragore di schizzi spumeggianti contro neri spigolosi scogli sparsi sulla riva come dadi gettati da un impeto nervoso. Il risucchio della risacca con stridore di sassi trascina i pensieri lontano, tempeste inespresse dell’anima si dissolvono tra i flutti.

2010

Ritorno

Sono tornata, spinta da un pallido sole autunnale, con la voglia di vivere un’illusione d’estate. La piccola casa nel bosco mi riceve accogliente, tana benefica, cordone evocativo di giorni appena trascorsi. Il cielo grigio s’appiattisce sul mare animato da riflessi d’argento. Molti verdi della macchia sono traati al giallo e all’arancione, grido squillante di ribellione contro il freddo che avanza. La solitudine ha usurpato gli echi estivi accantonati nel silenzio. L’occhio indaga ma persa è la luce che esaltava lo sguardo. Un’altra estate è ata, sale la malinconia.

2014

eggiata d’autunno

È silenzioso il bosco solo è nell’aria stridore di i tra le foglie secche

avanziamo lenti come in un fiume giallo che si snoda lungo il fianco scosceso della montagna

l’affanno soffoca le parole ci chiude in lunghi silenzi disposti al raccolto d’immagini e pensieri

concede svogliato il sole un chiarore indeciso filtra

tra il verde cupo dei lecci e squilla tra i rossi e i gialli d’autunno

grovigli di rami già spogli disegnano disarmonie spettrali sulla lavagna bianca del cielo segnata a lutto

la natura c’invita alla teatrale regia dell’addio prima di arrendersi al sonno incalzante dell’inverno

occasionali attori siamo entrati nella scena in un intermezzo domenicale senza trama.

10 novembre 2015

Saluto di primavera

Adornano la stradina le ginestre con zampilli dorati all’aria ondeggianti

saluto ridente di primavera che festoso m’accoglie

ovunque è rigoglioso rinascere di colori e d’odori

sottile dolce alito mi tenta al risveglio ma troppo arido è il tronco in bilico precario

sento verso di me avanzare questa nuova primavera con secchi i rami senza nidi d’uccelli e

della solitudine stringersi l’abbraccio feroce ma timida senza preavviso una foglia è spuntata.

15 maggio 2017

Cicale

Assorda il verso delle cicale effimero canto d’estate drammatizza insistente la precarietà della vita loro non invecchiano mai sempre giovane è la voglia di vivere il canto l’apice d’una ione per una sola stagione destinata a perire al soffio fresco d’autunno.

9 luglio 2017

È tornato autunno

Il fumo acre dei camini aggredisce l’aria è tornato Autunno pennellate d’accesi colori si posano sulla natura stanca vado per dorati sentieri fra scure siepi di rovi agonizzanti piogge silenziose di foglie leggere cadono fra i rami l’odore intenso di muschio bagnato nutre il respiro lamento d’addio gli ultimi bagliori spegnendosi vanno nel buio dell’inverno frustate pungenti di freddo battono sul viso in cerca di pensieri.

4 novembre 2017

Marzo

Sciabordio insistente accompagna affastellati pensieri è la pioggia sottile di marzo che scroscia e frettolosa scende fra i ciottoli sparsi del viale precipita nel bosco e sotto secche foglie si nasconde la terra mai sazia se ne nutre per ricoprirsi di verde in primavera i rami stillano gocce che in un balletto avvicendate cadono in pozze e spariscono leggere

il ritmo dell’acqua è un malinconico adagio echi flessuosi irrigano la mente stille di pensieri cadono in pozze di ricordi lontani riaffioranti dal tempo rinverditi

in primavera.

30 marzo 2018

Regina dell’aria

Regina dell’aria irrompe primavera sciamando col suo imperio di odori volentieri l’accolgo col respiro quasi un affanno avvilito è il desiderio nel torpore d’allegria vuoto

pesa sul peso degli anni la nuova stagione non c’è calore per sciogliere la zolla indurita del corpo

adagio me ne vado per il bosco fra gemme ammiccanti nel verde incerto il o fra i sassi sciolta la mente di pensieri stanca.

28 aprile 2018

eggiata

L’ombra delle querce proietta sul viale astratti disegni di foglie che all’aria si muovono leggere giocando con macchie di luce

fra loro muovo i i miei lenti immersa in un’odorosa frescura di cinguettii armoniosa

solitario eggiare di pensieri vuoto affondata nel verde rapita da tanto accogliente natura in lei dissolta di stessa natura.

2 maggio 2018

Una tovaglia bianca

Oggi la terrazza sembra una tovaglia bianca dove il vento sparecchia foglie cadute e fiori apiti ultimi resti del banchetto estivo gli alberi si piegano in segno di sottomissione pronti ad accogliere l’autunno io non sono ancora pronta rimango in bilico sul bordo dell’estate ma è un programma finito, docile all’addio. Pace non trova l’idea del freddo, del ritorno in città, d’imprigionare lo sguardo contro vetri appannati senza spinta in avanti per lasciarlo vagare. Difficile sarà rimarginare la calda ferita dell’estate, resterà a lungo aperta come un’impronta di luce sul buio dell’inverno e il tempo sarà di nuovo

attesa.

6 settembre 2018

Transumanza

Con soffi di vento l’autunno sparecchia l’estate con le foglie cadute apparecchia la terra innaffia i pensieri con pioggia insistente mentre m’attardo nel bosco per un ultimo addio domani emigrerò in città dalla transumanza spinta verso l’asfalto urbano difficile commiato pensando al lungo letargo che m’aspetta affogherò la noia in ore sfaccendate sprigionerò intirizzito torpore col pensiero andando al chiarore dell’estate succhierò calore come fa l’insetto con il fiore abbracciata alla perplessità

d’un termosifone.

2 novembre 2018

Ciclamini

Fra le foglie secche del bosco e d’erba ciuffi sparsi spunta il rosa pallido dei ciclamini in fiore malinconico addio all’estate impaziente proclama d’autunno

lascio il ricordo di i pensosi e solitudini abbigliate di silenzio nell’intimità raccolta della quiete

la città aspetta pronta a riprendermi pronta a sferrare le sue carte vincenti che cancellano il tempo con grovigli d’affanni dove la vita appendo fuori di me.

30 settembre 2018

Affido la casa al bosco

Affido la casa al bosco che la protegga in una guaina di foglie sempreverdi tutt’intorno affido il bosco al vento che protesta fra i rami portando ristoro di pioggia

un’altra vita mi aspetta in città qui lascio giorni sereni di svaghi le pareti scivoleranno in un silenzio freddo d’assenza senza richiami di voci, senza sussulti di vita, senza il nostro vivere insieme.

Ma lascio in giro i miei pensieri e tracce di mani sulle cose i vestiti leggeri appesi nell’armadio testimoni di giorni di sole mazzi di fiori a seccare nei vasi

bottino di eggiate sui prati

tornando con la bella stagione sarò come l’uccello esule ansioso di nido cancellerò il tradimento dell’assenza l’umido dal brivido tutto tornerà com’è adesso come giusto che sia con la luce che entra e l’ombra che va via.

19 novembre 2018

L’inverno non ha portato...

L’inverno non ha portato il freddo dimenticato chissà dove con alito tiepido traffica tra i rami e nascono gemme premature

solo a fine stagione dispettoso con mani piene di gelo toccherà l’illusa natura gemme e fiori lascerà in agonia

al soccorso premuroso affidati della calda primavera.

28 dicembre 2018

L’inverno si è posato...

L’inverno si è posato sulla natura spoglia e l’avvolge di un sonno profondo

anche l’inverno della vita s’è posato sul mio corpo stanco ma sonno non trova la mente in subbuglio.

4 gennaio 2019

La felicità che torna

Primavera rinnova la promessa dopo l’aspro inverno all’opera s’è messa. Senza indugio senza sortilegio di svegliare la natura ha fretta. Il corpo ha già tante primavere accumulato e un’altra nell’aria ce l’ha pronta anche lui ha un programma stabilito che lo porta alla meta che l’aspetta ma non c’è fretta un bagliore di luce rinverdisce lo sguardo e l’anima rischiara è la felicità che torna antica e eggera in grembo con i fiori a Primavera.

26 aprile 2019

I i nel bosco

I i nel bosco vanno incontro all’autunno vestito di giallo e rosso fuoco l’aria sognante accoglie le foglie e le lascia al loro destino finiscono ai piedi degli alberi o trafitte fra spini di rovi come le foglie anche i pensieri si staccano dai rami della mente girano nell’aria sospinti dai ricordi silenziosi cadono ai piedi del presente.

2 novembre 2019

Perché sei tornato autunno...

Perché sei tornato autunno a rubarmi la calda estate le sue albe odorose le lunghe giornate l’alito fresco delle notti chiare avanzi guardingo sul tappeto di rosa ciclamino m’illudi con avanzi di sole ma dentro nascondi con il vento la pioggia i fiori apisci con loro i pensieri la malinconia distendi in un letto di foglie colorate per la farsa d’addio e il corpo già trema di fredda stagione.

14 novembre 2019

CONTRADE CITTà PAESI

Soratte

M’affaccio e da lontano ti vedo tutta intera contro lo schermo del cielo sorgere imponente al limite della pianura boscosa montagna dall’ondulato profilo verde sipario dove al tramonto si nasconde il sole con bagliori di fuoco

a te idolo misterioso affido sguardi pensosi e ricordi ritrovo che conservo preziosi

salendo su impervi sentieri ho avuto in dono la generosa tua offerta di aperti paesaggi

increspati da verdi colline erette su tappeti di campi macchiati da pietre antiche

da violate tue viscere inghiottita ho percorso gallerie buie di terra e di morte odorose dove sinistro risuona l’eco di guerra e la storia risponde all’appello del presente

stride con l’armonia della natura il sotterraneo labirinto mostra l’abisso senza resurrezione.

2015

Il Tevere

Placido adagiato nel suo letto il Tevere scorre lento quaggiù in terra sabina tra rovi e campi arati di fertile campagna. è verde specchio a fiori e arbusti nutre fremiti d’ali. pescatori accoglie solitari. teatro si offre a gite campestri chiassose di grida festose. al tramonto l’acqua imbrunita inghiotte bagliori di luce il silenzio scende e t’invade. lontano verso il mare lo aspettano gloriose rovine quando lordo di fango per il lungo cammino tra alte sponde alberate

Roma maestosa lo lascia entrare e di storia nutrire. l’ombra dei ponti incorona il trionfale aggio nel frastuono indifferente dell’urbe. girali di gorghi trascinano cittadine miserie da voli chiassosi battute di furiosi gabbiani. a sera insonni luci tremano sull’acqua eterna agonia di giorni destinati a non morire.

Luglio 2015

La casetta

La casetta nel bosco è il mio piccolo regno affondata nell’ozio m’accompagnano leggeri i pensieri il tempo è spazio vuoto in gioventù agognato e male consumato il mondo è il mio giardino che con piacere in solitudine rimiro non ci sono domande è tardi per capire tranquillo giace il mistero in un letto di prato fiorito.

Agosto 2015

Alle gole del Farfa

Segreto tesoro della gola profonda stretto tra pareti d’arbusti e cespugli scorre nervoso il Farfa. Rustico ponticello l’attraversa testimone d’antichi aggi, sotto spumeggiando il fiume si frantuma tra scuri sassi affioranti, poi in pozze profonde si placa e gonfio riprende l’inquieto cammino.

Sulle sponde affacciata fresco piacere l’acqua mi scorre fra le dita come verde serpente con scaglie di luce incatena lo sguardo e sinuosa scivola nel folto del bosco.

Lo sciabordio e il canto degli uccelli

incide lo spazio di silvestre ione, l’aria densa odora d’arborea natura, dei sensi è preda l’armonia.

Accampato nel verde muto è il tempo precario, persa tra i rami l’identità è foglia che trema leggera.

Agosto 2015

Roma

Roma, Città Eterna. Adagiata nel mito di te stessa come una bestia sonnolenta sazia di storia. Su di te ogni tempo ha tracciato la sua impronta in un accumulo di stratificate sedimentazioni. Tu indifferente e sorniona hai lasciato fare dando ad altri la responsabilità delle contraddizioni. Indolente matrona a te resta il compito di mostrare ogni giorno tutto quello che hai e di offrirlo impudica a sguardi stranieri avidi di meraviglie. Vorrei dimenticare la mia storia

di figlia cresciuta tra vicoli e piazze solo una volta poterti guardare con occhi diversi vivere o dopo o l’esaltazione della scoperta dei tuoi paesaggi urbani e imprimere nella memoria l’incanto di un momento. Per me non un momento ma consuetudine d’introiezione che mai mi abbandona inestricabile groviglio di radici e destino.

Novembre 2015

Processione a Poggio Catino

Dalle chiesette nel poggio incastrate a raccolta suonano le campane rintocchi solenni entrano nelle case scuotono strade e campagne lontane annunciano l’ora d’un rito antico che coesione rinnova nella fede sincero i paesani riuniti a festa vestiti cercano dio tenendosi per mano pie cantilene al cielo salgono di lode e devozione lento il corteo si snoda in processione per buie stradine torce di fuoco indicano il sacro cammino la preghiera è vicinanza è pentimento che il cuore rende lieve è sentimento di speranza

cantando vanno dietro al Cristo sulla croce dipinto col viso sofferente che da sempre si strugge di un dolore antico sopra un’umanità senza consolazione al buio destinata della morte.

29 ottobre 2016

Città perduta

La città con lusinghe mi chiama poi mi getta su strade polverose tra folle di gente ovunque ammassata del traffico il frastuono inghiotte inascoltate parole e l’aria sporca di i è un nemico che dentro mi entra.

A fatica cammino nel globale cittadino bazar, ciascuno vende qualcosa, ciascuno compra e affida agli oggetti la responsabilità del ricordo. Finte feste animano le piazze, a nudo è la fatica d’esistere.

Dalle periferie lontane pubblici mezzi vomitano eserciti di giovani, sguardi abbagliati da lussi negati,

sguainano spregiudicata baldanza, diritto aggressivo d’affermazione. Hanno alle spalle desolate contrade incubatrici di crimine e disperazione.

Divora il caos le antiche strade familiari un tempo usurpate da stranieri accenti sotto un serale cielo vuoto di stelle. Il disagio cresce è invalicabile muro, m’imprigiona, affanno è il respiro.

Dove sei città che tanto amavo? Crescita informe ti ha deturpato il volto regale e strozzato il cuore, il tuo messaggio di bellezza è indecifrabile scrittura senza un codice di grazia e di poesia. Ti ritroverò nel sogno finché la mente reggerà della memoria il peso.

3 dicembre 2016

Il cantuccio

Piccolo ho il corpo ma non leggero di giorni e di sospiri schiacciato d’anni sulle spalle pesanti e sempre più piccola divento ripiegata sui ricordi come se il tempo reclamasse lo spazio con parsimonia da occupare d’una concessione ormai in esaurimento.

Cercando nel bosco ho trovato una casetta dalla città lontana dentro protegge il mio cantuccio (dove volentieri mi ritrovo) aderente come un vestito stretto che per pensare su misura sembra essere fatto ma quando spalanco la finestra mi arrendo alla luce che precipita dentro come fosse in attesa

lo sguardo s’inabissa nello spazio e piena di cielo il tutto m’accoglie.

23 aprile 2017

Grida

È silenzioso la mattina il paese solo qualche vecchietta incontri con la borsa della spesa e vecchietti silenziosi seduti alla panchina arresi ad un raggio di sole

ma dopo la merenda a compiti finiti s’alzano dai campetti i gridi dei bambini scoppia l’energia con divieti repressa è un risveglio di vita un eco d’allegria che da lontano arriva a casa mia

m’affaccio e nel pensiero m’accoglie un altro prato, un rimasuglio di verde sotto casa incolto lasciato, dove corro felice fra spighe e fiori in primavera lieve senza avanzi di colpe e di ato

la memoria ripropone un tempo che è stato ma il presente porge un conto non saldato urgenze d’assestamento per un modo d’essere cambiato

e così rimango appesa a quelle grida con il senso smarrito della vita.

18 maggio 2017

La torre

Pareti d’ombra pareti di luce senza fondersi si toccano negli spigoli acuti che tagliano l’aria è la torre alta sottile di ruvida pietra baluardo di longobardi guerrieri svetta verso il cielo bandiera vittoriosa sul tempo gigante a protezione degli affetti

casette di pietre antiche le si stringono intorno corona d’opache gemme

stradine inerpicate e tortuose

s’infilano nei vicoli stretti battuti percorsi lascito di ate genti lacci legati al tempo e il presente è ato che ritorna.

16 giugno 2017

Un quadro antico

È immerso il paese in una quiete che appaga scandita da domestici rumori

un rustico paesaggio che perduto credevo e qui rivive come un quadro antico dall’usura del tempo salvato

accantonato da una memoria gelosa e del presente sfuggito alla modernità.

23 giugno 2017

Il paese

In città le persone non ti chiedono sguardi ti ano accanto ma distratta è la fretta senza lasciare traccia si consuma il saluto con i volti già noti è un incontro rimandato a momenti migliori e se qualcuno il o rallenta o l’intorno si ferma a guardare è un fastidioso intralcio da superare.

Al contrario il paese che d’estate m’accoglie ha viuzze tranquille da i incerti percorse e una piazza come una vetrina con in mostra le età della vita.

Attenti sguardi scrutano chi a e volentieri sosta a caccia d’un sorriso o uno scambio d’opinioni o uno sfogo per alleggerire della vita i dolori e

a sera quando fra le chiacchiere s’accendono i lampioni il saluto è un arrivederci sincero in quel luogo ogni giorno l’incontro è sicuro.

Un animato presepe che spesso mi vede attardata presenza non mescolata ad usanze paesane vengo dalla città di solitudine ammalata timida di parola.

28 giugno 2017

Funerale

Suona a morto la campana verso il mondo dei più un altro se ne va raccolta e triste è la comunità

non più sorrisi ma solo pianti i giovani se ne stanno in città

bastano pochi a contare i morti.

28 giugno 2017

Tetti

È un paesaggio di tetti quello che dall’alto verso il basso m’appare quasi un quadro impressionista forse post un Cezanne colori caldi di terra dal sole bruciati geometriche forme con il senso convincente d’una realtà corposa come ombrelli al sole aperti da un unico intento legati gli uni agli altri addossati e stretti con i muri sotto nascosti rustici cappelli come d’un dio la mano a protezione di povere case.

25 luglio 2017

Piccolo paese

Dall’alto il paese appare come un fiore i petali le case il pistillo la torre ma in fondo un mucchio di povere pietre, lapideo gioco d’incastri fitti e stretti

eppure lì dentro una fitta rete di relazioni s’intesse, risuonano voci e rumori fra sfaccendare di donne e si spandono odori di sughi e minestre per dare sapore alla vita alle finestre s’affacciano sorrisi e sguardi chi a curiosi a guardare

i paesani sono d’anime un piccolo gruppo fra loro stretti come una trama intrecciati della solitudine non hanno cultura

considerata pratica contro natura anche il silenzio è consumato in compagnia all’aperto su di una vecchia panchina

per i vicoli angusti i bambini si rincorrono allegri vanno verso spazi al gioco dedicati appena fuori separati stretto è il paese per esuberanze da nutrire ma stretto nel cuore da grande affezione rustico borgo al mondo nascosto dove la pace si nutre di sguardi sereni.

27 luglio 2017

Campane

Delle campane il suono aggressivo m’imprigiona è festa oggi nel borgo i paesani eretti nella fede da maestri vivono la consuetudine

piegata sulla balaustra m’ostino a seguirli con lo sguardo appartata vivo di riflessi affacciata sulla vita altrui.

20 agosto 2017

Cimitero ebraico

La furia dell’odio ha profanato un luogo di pace lapidi spezzate giacciono a terra nel fango oggi il silenzio è desolazione è vergogna che opprime sulla pietra di mio padre lascio un fiore bagnato di pianto.

22 novembre 2017

Quartiere

Lo chiamano quartiere quest’ammasso di palazzi alti che stringono stretti bracci di cielo un’arida foresta di mattoni ha invaso disattenta preziosi spazi urbani.

La ferrovia l’attraversa, il treno arriva improvviso sferragliando sotto il ponte, aggredisce l’aria, s’allontana veloce con la voglia di scappare e la monotonia abbandona al solito via vai.

Per le strade senza d’alberi ombra procede lento il rettile del traffico da se stesso imprigionato sbuffando velenoso fiato.

Frastuono scomposto assorda il silenzio

della mente presenze come larve apite dalla noia percorrono tracciati obbligati vietati all’improvvisazione.

Eppure anche qui c’è chi nasce, c’è chi vive la vita in questa apartheid urbana dove la città monumentale si arresta, traccia il confine e la bellezza muore.

19 marzo 2018

Roma di notte

Roma di notte apre allo sbando, alla vergogna del degrado. Un’insolente diaspora ingloba giovani piombati dai quartieri, dai sobborghi, dalle periferie lontane, pronti a perdere tutto quello che hanno se stessi e la vita, pronti allo sballo. Sfaccendati si buttano nella mischia per arraffare il piacere che li snobba. Hanno la tragedia stampata sul viso spinti da un unico scopo farsi di coca e anfetamina. Urlanti sirene assordano l’aria con sentore di morte raccolgono i resti di chi non ce la fa. Peggiore guerra non c’è. Guerra di agguati agli angoli di strade

appartate nel buio dell’indifferenza. Non c’è tregua, impossibile è la resa, gioventù senza gridi ribelli dalla città sacrificata alla disperazione.

19 novembre 2018

Roma dove sei...

Roma dove sei, amata città mia? Ti cerco ma non ti trovo nascosta dietro gruppi invadenti di genti straniere stordita dal traffico non hai più voce con i vicoli imbrattati da dozzinali fast food ridotta a vendere merce come una meretrice odio le tue notti da schiamazzi aggredite da degrado e droga abbrutite dentro te mi affanno in una vita difficile da vivere debole è il richiamo delle tue bellezze vendute al peggiore offerente predatore di speculazione assomigli a una matrona disfatta d’antica gloria che la memoria

sostiene a fatica svegliati scrolla di dosso il lerciume restituisci ai tuoi nati l’orgoglio perduto ritrova i tuoi tramonti, i tuoi palazzi antichi, il fascino delle tue rovine restituiscimi l’amore che ti devo offriti ancora a me in un intreccio che dura ma forse sei città morta d’eternità ferita. Fra le tue rovine m’aggiro disorientata e agonizzo di nostalgia malata avvelenata di rancore.

14 novembre 2018

Turista a Venezia

Turista a Venezia, facile, basta seguire gli altri. Non vai per scelte, vai per quantità. Basta spalancare gli occhi, girare la testa veloce attenta a non svitarla dal collo e a bocca aperta ingerire stupore. I palazzi si specchiano sull’acqua innamorati di sé, ogni angolo si mostra orgoglioso, sta lì per essere ammirato. Non bastano gli occhi per arraffare tutto, fai solo quel che puoi, senz’altro qualcosa ti sfugge

e l’ansia cresce per il tempo che corre e la promessa di tornarci presto, come assaggiare una pietanza aspettando la porzione intera. E quando ando per calli, canali e ponticelli ti ritrovi al centro di un campiello appoggiata al pozzo con la maschera del piacere addosso, sei di scena in un aperto teatro cittadino. Sorride Venezia compiacente seduttrice e le appartieni.

6 aprile 2019

Straniera

Loro sono di qui di questo paese arrampicato alla roccia nati dentro queste case come semi trasportati dal vento cresciuti in questi boschi abitati dalle storie delle nonne intrecciano fra loro trame come una tela antica con pochi fili tessuta e sapienza artigiana.

accennano le cronache locali a nuovi arrivi di genti stanziali sono fra loro e rimango una straniera senza preavviso da fuori piombata non importa la mia storia non sanno chi sono un capriccio forse una fuga solo una clandestina di città

come una pianta in una notte di luna piena spuntata a mostrare la sua estraneità ci unisce il buongiorno e il buonasera qualche sguardo impacciato e il rito della spesa giornaliera di convenienza un sorriso accennato non sono più una novità.

4 luglio 2019

Amo i paesi

Amo i paesi con le case che mi si stringono addosso con le viuzze di vita quiete con i gatti affacciati tra i vasi di fiori con i piccoli dietro alle corse dei cani le piazze raccolte con la chiesa e il comune

amo i paesi senza noia solo un aspettare tranquillo e un parlare fra pochi

amo questo piccolo borgo che non fu natio ma rifugio estremo di desiderio tardivo dove trovo il gusto di nuovi sapori e quelli antichi che perduti credevo

dove la vita non è in saldo ma occasione da spendere ogni giorno che viene.

14 luglio 2019

Di sera

Di sera il paese accende i lampioni e l’aria si riempie di conversazioni vitale è svuotarsi di parole prima di chiudersi nel silenzio della notte ma d’inverno il paese è solo buio sotto gli occhi accesi dei lampioni la sera si chiude nel silenzio e si allunga nella notte.

14 luglio 2019

Allunaggio

L’umanità intera o quasi tutta festeggia l’atterraggio sulla luna meglio dire allunaggio la terra qua non c’entra. Fra le specie siamo uomini fantastici della tecnica scienziati non contenti d’incasinare un mondo solo siamo andati a camminare per il cielo. La prima cosa capitata sottomano o meglio sotto navicella la nostra pallida, romantica luna adulatrice di venti, seduttrice di maree, amica d’avventura, nottambula quanto basta con molte facce e luce fioca lunatica si addice a un’abituale ammaliatrice, rossa se l’infiamma la ione

sempre intorno con la terra a girare fedele come solo i satelliti coi pianeti sanno fare, ideale compagna per naviganti dal suo fascino guidati, banco di prova per i più dotati. Certo quei pochi i l’hanno fatta imbestialire non ci sono più misteri da scoprire solo polvere lunare e un mito in meno da sfatare. Ma luna ti prego non cambiare strada alla terra rimani attaccata ci lega una stretta parentela è da tanto che sei sorella luna.

21 luglio 2019

In quest’alba

In quest’alba che mi trova del giorno in attesa il verso prepotente di un gabbiano squarcia il silenzio della città dormiente l’uccello abitatore di scogliere ha abbandonato le onde mobili del mare e vola su pietrificate distese di cemento ha tradito la brezza odorosa di mare con l’olezzo delle discariche urbane il volo che era alto e libero nel cielo si aggira basso studia l’atterraggio propizio viziato dal desiderio di facile cibo e non si accorge che di rifiuti si nutre.

7 dicembre 2019

PAESAGGI

Piante

Nel bosco piante possenti dominano lo spazio sfrontate sfide a pioggia e vento. Mobile e fragile presenza mi muovo fra loro come un cespuglio senza radici in balia degli eventi.

2003

Paesaggio con nave

Solitudine silenziosa accarezzata dal vento dono del mare che guardo dall’alto della collina odorosa di verdi cespugli. Sensazioni profonde respirano col corpo l’anima soggiace tranquilla tra gli alberi tremanti si agita il concerto degli uccelli. L’eco inaspettato di una sirena sveglia la notte, è la nave eggeri che pigra se ne va per il mare con il suo carico impaziente di svaghi promessi.

Agosto 2004

Scirocco

Il vento sale rabbioso dal mare aggredisce la collina verde che trema d’un fremito furioso e si piega al suo aggio sbatte sui vetri chiude le imposte spinge al riparo lui solo può restare fuori padrone assoluto a dare spettacolo della sua forza invadente con le piante accorda un sibilo imperioso dal mare trasporta un coro di suoni spezzati i capelli scompiglia gonfia i vestiti traa il corpo attardato lo svuota lo trascina senza peso come la carcassa vuota d’un insetto

che vola tra i sassi leggera.

Settembre 2005

Luna calante

Falce di luna sottile e chiara domini l’oscurità del cielo scomparso nella notte ti parlo e non rispondi ti guardo e non mi vedi imperturbabile ammaliatrice dello spazio ai tuoi silenzi siderali affido i pensieri d’un altro giorno che scompare trascinando la vita in una scia di malinconia la tua bellezza mi riempie gli occhi e mi frantuma l’anima in tua presenza piccola mi sento un semplice puntino perso in un estremo quaggiù ma come te appartengo all’universo immenso come te sono parte d’un tutto, parte del mistero come te sono parte di consumati perché.

2009

La palma

Rumore di carta smossa, accartocciata, è la voce della palma sfiorata dal vento, richiamo per gli uccelli che le girano intorno consumandosi in voli rituali prima di tuffarsi nel suo cuore verde. La sua ombra è mobile, segue le lunghe braccia ondeggianti che si alzano e si abbassano, è un saluto, forse un invito.

Agosto 2010

L’imbrunire

L’imbrunire cala lentamente, la luce diventa mistero si spande in un cielo di pallido celeste trattenuto a fatica, fondale ideale ad una natura incupita che si appiattisce in macchie nere dai marcati contorni. L’ulivo invade con la sua trina leggera i vetri della finestra, preziosi merletti e linee contorte si esaltano in un chiaroscuro accentuato. Rapito, ultimo sguardo, prima che il buio cancelli ogni cosa.

2012

Posidonia

Riccioli di posidonia rivestono la riva, abbandonati al sole imprigionano la salsedine che profuma l’aria di mare. anti curiosi dai piedi inesperti, alla nudità non avvezzi, sprofondano sul tappeto di morbida coltre, saltimbanchi improvvisati tracciano nell’aria movimenti astrusi d’antica giocosa memoria.

2012

Rosa rampicante

T’aggrappi sopra le pietre bianche di calce come un fuggitivo contro il muro ostacolo a un’affannosa fuga bruno groviglio di foglie e rami ardito scalatore affidi la tua vita alla parete e con orgoglio mostri l’altera rosa tra i fiori regina.

Amata rosa da pittori e cantastorie la fronte leggiadra di fanciulle ornasti dono gradito di cavalieri a dame fosti del patio l’arco di grazia incoroni dono di bellezza sempre aperto dentro la magia d’una sorpresa.

2012

D’improvviso

D’improvviso s’oscura il cielo le nuvole si sporcano di grigio erra nel bosco fra i rami il vento sibilo misterioso è la sua voce scompiglia i pensieri sorpresi senza preavviso nell’incantesimo d’un sogno.

2012

Il motoscafo

D’improvviso irrompe veloce sul mare tranquillo il motoscafo con fragore di potenti motori dietro trascina una coda bianca spumeggiante di schizzi. Si ribellano le onde subito pronte a cancellare la ferita e la inghiottono voraci. Il motoscafo, trasportato dalla sua folle corsa, è già lontano. Ricomposto il mare si appaga d’azzurro dominio.

2013

Il cipresso

Pinnacolo della boscaglia, affusolata forma fra tante distinta, verde fiamma dal cuore nascosto. Austera longeva presenza proteggi tra i rami stretti i tuoi segreti che solo il vento può rubare per unirli alle voci del bosco in una sinfonia corale. Soldato di un esercito composto e ordinato ti ritrovo a guardia di luoghi di pace.

2013

Il tuffo

Acqua limpida, cristallina, stupore per gli occhi che la guardano ammirati. Un momento di raccoglimento e ... plaf il tuffo è fatto. Il corpo scompare fra gli schizzi. Più avanti riemerge una testa decapitata dal mare, scivola a pelo d’acqua come una biglia senza meta. L’eco si stacca dalla parete rocciosa gridolini di gioia e di piacere si perdono nell’aria.

Luglio 2013

La terrazza

La mia grande terrazza è un palcoscenico sul mondo qui è di scena la vita imprevedibile trama che il caso intreccia giorno dopo giorno.

2014

... Quando cala la sera

Amo gli angoli nell’ombra appartati amo il silenzio avvolgente la solitudine meditabonda e sognante amo i monasteri raccolti nella pace amo le case nascoste nel bosco le stradine sperdute inerpicate tra i colli.

Ma quando il giorno m’abbandona e cala la sera il desiderio m’assale d’uno sguardo posato su di me e anelo voci accoglienti e il gioco della vita concluso in un abbraccio.

2014

Gita al castello

Arduo fu trovarti sperduto oltre valli e colline e campi e boscaglie e tornanti di strade alla fine sei comparso improvviso vecchio borgo accastellato, eretto nel tuo orgoglio antico. Non cancellata dal tempo mostravi intatta la ata gloria. Ci ritrovammo tra pietre sconnesse caldo rifugio di fiori e felci e la storia parlava con lapidi e fregi. Nel silenzio delle tue stradine deserte risuonarono echi di meraviglia poi verso la cima con affanno salendo conquistammo la torre da lì s’aprì la vista che lontano si perde sull’ampio paesaggio che squilla di verde. Alla fine scendemmo per ripide scale con pieni gli occhi di sincero stupore

e pur tacendo ci sentimmo nel cuore novella dama e novel cavaliere.

2014

Una spirale

... e guardiamo ammaliati le stelle fari di luce splendente e la luna sorella minore placida regina del cielo a loro affidiamo brividi di sensazioni vibranti lo stupore di tanta bellezza la meraviglia d’esistere

... e guardiamo dall’alto dei paesi sparsi le luci che di notte brillano nei piccoli mondi raccolti occhieggiare d’interni dove si svolgono i destini scrigni di vite sul calar della sera

... e col pensiero perso nel buio il senso precipita in una spirale senza fondo.

2014

Notturno

Immersa nella notte mi lascio guidare dalla luna che lenta avanza tra viali di stelle prigionieri della memoria giorni lontani affiorano da un mare di malinconia.

2015

Il ciak della vita

Sono qui sulla terrazza di fronte al sole pronto al tramonto la sua bellezza rapisce lo sguardo pietrifica il corpo l’aria è ferma il sole sta precipitando dietro la linea ondulata delle colline e porta via con sé il giorno trascorso la malinconia nutre la sera all’ombra della perplessità riprende il ciak della vita.

2015

Il nuovo giorno

Spietati incubi abitatori del sonno mi spingono fuori del letto. Affacciata alla balaustra aspetto l’alba. Ore rubate al sonno nate già stanche. Ore di solitudine, sospensione di vita. Nulla accade, fuorché l’insistente frugare del pensiero. A quest’ora nel borgo dormono tutti tranquilli. Dall’alto mi godo la magia del silenzio, con gli occhi cerco il paesaggio che la luce tarda a svelare. Lentamente il chiarore emerge dal buio, s’alzano strati di nebbia sottile che avvolge come un velo strappato

il verde ondulato delle colline, il tappeto chiazzato dei campi, le scure case dei borghi arrampicati. La realtà s’intravede sfumata in un sogno surreale. Adagio una luce sempre più decisa scioglie la patina del mistero. Cambia l’arredo del cielo. Il sole trionfa. Volentieri il viso accetta la sua carezza leggera. Liberata dalle tenebre è la vita. Il nuovo giorno è nato.

Luglio 2015

Erbette

Spontanee erbette cresciute ai piedi della staccionata macchiate di timidi fiori, espressione di vita al limite della possibilità, poesia del fuori programma senza della mano un progetto. Attirate lo sguardo, suscitate pensieri, spargete nell’aria odore di primavera. Che non giunga una mano estranea al sortilegio con strappo assassino a gettarvi nel fosso.

2016

Come le rose

Emanano i cespugli odore di primavera. Cuori rosso fuoco occhieggiano tra il verde cupo delle foglie dentate. Timide gocce di sangue i boccioli racchiudono la promessa d’ un vicino domani. Rose, effimere installazioni d’un dono di maggio, destinate a cedere ai primi freddi d’autunno. Nudi rami aggrovigliati mostreranno corazze di spine, malinconici resti d’una scontata sconfitta. Ma la natura non ha inganno, l’attesa non è uno spazio vuoto, lavora nel buio della terra fredda e il sole di primavera svelerà puntuale il suo segreto. Anche tu eri destinato a sfiorire ma inganno d’eternità la tua presenza

lascia uno spazio vuoto. Al tuo corpo coltre nemica sarà la terra, muto resterà il tuo segreto.

2016

La staffetta

Un’ora insolita prima dell’alba mi trova affacciata alla finestra l’aria mi sbatte in faccia un alito freddo si disperdono i pensieri nei segreti sentieri del buio la notte è ancora notte col nuovo giorno ormai vicino un’ombra attraversa la strada nell’eco di i frettolosi si stringe addosso la paura del buio poi scompare dietro un cancello che sbatte rare macchine ano veloci lame che tagliano il silenzio inseguono la luce dei fari riflessa sull’asfalto umido vanno verso letti solitari e freddi

o forse hanno lasciato letti odorosi di corpi e ancora caldi la notte al giorno staffetta lenta si dilegua col suo carico di consumate speranze già rumoreggiano intorno le case e s’accendono di luce alle finestre agonizza il silenzio nella città che si sveglia incessante tramestio urbano sarà la sua voce l’alba biancheggia ancora incerta cresce il desiderio di luce il giorno senza inganno promessa non tradirà l’attesa tornerà come sempre tornerà e nuove illusioni nasceranno.

30 dicembre 2016

Intermittenti presenze

Il folto degli alberi nasconde il cielo che celeste fa capolino tra il verde infilzato da lame di luce

cadono i raggi sui cespugli e sui sassi macchie di sole si muovono col vento agitano il bosco d’intermittenti presenze.

2017

Luce della sera

È luce d’argento l’imbrunire pacato soffuso fondale alle piante già nere di notte

contrasti di luce e ombra tremano nell’aria della sera.

20 aprile 2017

Un canto

Stasera all’aperto voglio cenare e il tramonto fino alla fine restare a guardare non essere all’improvviso colta dalla sera ma con calma seguire il sole che lento scompare sono lunghe le sere di maggio con la luce che tarda ad andare di colori sfumati il cielo si fascia è un saluto che triste mi lascia

per fortuna quando cala la sera su nel cielo appare la luna e con la luna le stelle e con le stelle la notte mi strugge d’incanto dall’affanno del giorno mi scioglie e sento salire di piacere un canto.

20 maggio 2017

L’ombra

Amo i cupi rifugi nell’ombra nelle più calde ore d’estate quando ferma è la vita quiete domina il silenzio tutto tace all’infuori del ronzio delle cicale la pace placa il corpo s’acquieta il sangue nelle vene la mente si apre ai pensieri vaganti e lentamente con i sogni s’allontana.

Giugno 2017

Un’ora tarda...

È tardi alla luce d’un insegna si consuma la conversazione lunghe pause la stanchezza s’insinua tra le parole cosa rimane da dirci? Ci siamo detti tutto dentro c’è solo vuoto ma è difficile lasciarsi un saluto senza convinzione poi la notte.

5 luglio 2017

Lentamente

Al tramonto non posso sfuggire lui m’incatena austero severo incantesimo di rosso mistero e rosee bande tracciate nel cielo

sguainato dominio sull’impotenza di me che lo guardo ripetitivo rito di tragico addio anche se dentro germoglia il domani

perplessa m’affido alla notte che sia il suo abbraccio avvolgente di sogni sereni fertile campo e l’ebbrezza di consolanti carezze m’accompagni fino al limite del giorno lentamente.

20 luglio 2017

Il flauto

Strumento d’eterno dio vagante per le verdi alture magico flauto tracci nell’aria sottili linee ondulate e

l’aria non è più aria è melodia incantamento d’un suono essenziale e nudo d’armonia soffuso

sbiadita di colori sfumati è giostra lontana la vita e l’io presenza indiscreta disadorno mi abbandona.

20 luglio 2017

Luna tardiva

È presto stamattina spaurito chiarore è la luce mentre la luna attardata la sua pallida presenza accenna nel cielo

t’ho cercato ieri notte ma chissà dove t’eri nascosta la tua assenza ha deluso i miei sogni in attesa la tua tardiva presenza usurpa un tempo che non ti appartiene

sei una sfida un’apparizione clandestina per far capire che ci sei stai ancora lì per chi

ti sa trovare

ma in quest’alba incerta è il sole ora che attendo ata è l’ora del sogno la realtà m’aspetta di luce rischiarata.

10 settembre 2017

Duello

Sole che mi fronteggi in un impari duello tuo è il fulgore dell’eternità mio della materia il disfacimento la tua scomparsa dal cielo sarà corona di vinte battaglie il mio tramonto è un cammino senza ritorno.

20 settembre 2017

Lampioni

Infilzano i lampioni il buio del viale brevi raggi artificiali soli della notte inchinati su piccoli mondi alle tenebre rubati indicano il cammino a anti solitari, a sbandati gruppetti sfaccendati e si appoggiano discreti sulla penombra di finestre chiuse dove c’è chi trascina il sonno dietro televisori accesi o all’intimità affida nascosti desideri e cerca sogni da inventare per sperare nel domani

solitaria e sfaccendata al balcone affacciata vivo la notte a modo mio raccolta nel silenzio col lampione sulla fronte vedo il cammino davanti e quello dietro.

4 giugno 2018

Tramonto

Ammaliata sono di pietra davanti al tramonto inno al sublime di bellezza pieno. Imperturbabile presenza il sole trionfa nello spazio. Geometria dell’universo rosso cosmico rappreso in un disco perfetto contro il cielo appiattito. Dietro la frangia dei monti scompare e abbandona una corte di nuvole rosa. A i svelti avanza l’imbrunire con pennellate grigie d’ombra invita alla quiete della sera.

È solo natura quello che dentro mi entra e dolcemente m’annienta?

Non c’è risposta la parola è ferma al confine sospeso il giudizio emerge il sentire. Voli notturni disegnano l’aria il cielo nel buio adagio scompare è una pagina aperta offerta alle stelle la malinconia sta adagiata al mistero.

6 luglio 2018

Sentiero nel bosco

... e m’inoltro per il sentiero nel bosco abituale breve percorso attratta da vegetale accoglienza come un richiamo di selvatica magia. Non solo sentiero, non solo bosco ma scrigno segreto di lenti, girovaghi i e affanno di pensieri che come un velo distendo sui cespugli e raccolgo frutti di nostalgia sempre più a fondo frugando nella vita.

Un tratto di bosco come un confessore che m’accoglie piena di segreti e mi perdona senza avemarie.

24 agosto 2018

Avamposto

È la mia terrazza della valle avamposto sul vuoto affacciata vicina al cielo dello spazio teatro non ci sono parole a rompere il silenzio solo echi di feste lontane e nuvole giganti nello spazio vaganti fra sbuffi di polvere bianca. Quando il sole trionfante di rosso si stacca dal fondo il cielo si spegne nell’oscurità della sera e la scena riprende cambiata di stelle e di luna macchiata.

In questo protetto presidio di mondo ormai stanca gli strumenti ritrovo per vivere appieno.

26 agosto 2018

Come un pendolo

Dormono gli altri all’aperto seduta al limite del bosco assaporo la quiete assopita d’un pomeriggio d’agosto alla fine. Rimasuglio estivo già fresco d’autunno precoce. Fertile ozio sigilla il bottino di giorni di sole appagati. Schegge di luce mosse dall’aria improvvisano fra gli alberi balletti irrequieti. Sale la brezza tra le foglie dal vento agitate. Sbattere d’ali, ronzii d’insetti, al canto del gallo risponde un asino affannato e un gatto miagola forse annoiato.

Antichi suoni di sempre, richiami di memoria immutati nel tempo. Dai sensi in allerta scivolano i pensieri impastati al fluido odoroso del bosco, momento incantato dal sapore d’eterno. Oscilla la realtà come un pendolo indeciso. Sono essenza di tutto spogliata in un crocevia fra stasi e rapimento.

30 agosto 2018

Il primo giorno

Il cielo mi succhia stamattina non oppongo resistenza come della creazione il primo giorno c’è un tutt’uno pieno soddisfatto di sé o forse sono io che sono nuova al giorno con i fili staccati senza turbamento e il tempo decolla su piste primordiali

ma improvviso di nuvole un sipario cala sulla scena e senza compiacimento m’avvio verso il giorno che m’aspetta.

7 novembre 2018

È un presepe...

È un presepe di luci discrete il paese la sera sola mi aggiro fra piazzette e vicoli stretti come in una scena di un teatro deserto un gatto miagola sbattono portoni dagli interni arrivano familiari rumori e nell’aria si spande odore di cene tutto secondo la norma appare un paesaggio tranquillo senza eccitazione di nottambuli svaghi sotto un cielo ligio al dovere che s’affretta a sfoggiare le stelle

chissà quali gioie

chissà quali pene nascondono i muri anneriti anche qui nel trascorrere senza pretese del tempo la vita sta abbracciata al destino.

4 gennaio 2019

Guardo e penso

Il sole sta sorgendo apoteosi di trionfo puntuale rito ubbidiente al calendario dell’universo in moto con tocco lento la luce si dispiega sullo stato delle cose abbandonate dalla notte in fuga la realtà cede al risveglio i pensieri tornano alla mente i movimenti al corpo usuali tracciati si rinnovano uguali sotto il giogo dell’imprevisto pronto allo scatto di coincidenze astruse il giorno trascina tutto l’immenso sulle spalle possenti precipitando nel tempo in un angolo di mondo

contando il resto di una vita già spesa guardo e penso.

2 giugno 2019

Paesaggi

Per amare un paesaggio devo viverci dentro sentirlo lievitare assaporarlo godere il turbamento appenderlo nella memoria fargli spazio nel cuore

paesaggi tappe fissate nella mappa della vita segnalazioni in direzione del ato tracce lasciate in ricordo di me.

22 luglio 2019

Il corvo

Raschia l’aria il verso del corvo e dall’albero s’alza uno sbattere d’ali voli chiassosi in cerca di nuovi ripari l’aria vuota di cinguettii senza l’incanto mi lascia sola preda dell’usurpante gracchio il becco affilato tra i pensieri infilzato le penne nere dentro il nero dell’ombra sotto quest’albero generoso di fresco rimango in attesa.

3 agosto 2019

Sipario

Quest’ora incerta nostalgica di sole trattiene gli ultimi bagliori di luce una striscia rosso fuoco segna l’orizzonte l’ombra dall’alto scendendo la schiaccia ora è linea sottile lento un sipario grigio d’ombra tutta la ricopre è del giorno la fine.

11 settembre 2019

L’ombra della sera

L’ombra della sera lascia brillare le stelle, buchi di luce nel panno nero del cielo, loro c’erano già prima, ma protagonista assoluto il sole le copriva. Poi annoiato di stare sul panorama appeso, finito il turno, in fretta è scivolato via lasciando il posto all’ombra. Gelosa delle stelle, con l’aria da padrona è arrivata anche la luna, un bottino le spetta di sogni e desideri che nell’aria galleggiano sospinti dai sospiri all’ombra della sera.

15 dicembre 2019

Saluto il giorno

Torri e campanili bucano la nebbia che galleggia sospesa sulla valle come un mare bianco, le colonne verdi dei cipressi orlano le colline, il cielo sta inchinato sulla terra dove si perde l’occhio. Rassicurata da stupore antico saluto il giorno.

31 dicembre 2019

Fuoco

Lo spazio è aperto non c’è protezione, il fuoco corre spinto dal vento con fauci spalancate affamate di vita. Addio sogni, addio desideri. Nelle fiamme tutto s’avvampa. Il fiume del pianto che scorre non spegne è goccia che scotta. Sarà la polvere a coprire la terra, desolazione di morte e atterrito silenzio.

19 gennaio 2020

Un volo nero

Un volo nero segna il cielo chiaro, strappa i pensieri, li porta via con sé, lo sbattere d’ali sparisce veloce spinto dal richiamo del nido. Lo sguardo rimane sulla valle sospeso. Nostalgia senza approdo, voglia di volo.

23 febbraio 2020

I GIORNI DEL CORONAVIRUS

Coronavirus

Un morbo minaccioso è arrivato chissà come, da dove non si sa con precisione. Aperta è la caccia all’untore forse uno straniero traditore. Ognuno se ne sta a porte chiuse in casa a smaltire il proprio smarrimento accompagnato da perplessità. È stato detto e più volte ripetuto lo stare a casa meglio obbligatorio a sfaccendare dentro suggerito o a poltrire comodi nel letto. Il problema nasce per i senza tetto, per loro è pronta l’eccezione, basta la coperta con l’aggiunta di cartone. Chi ci rimette sono gli innamorati difficile è l’amore a un metro di distanza, niente più baci né tenere carezze. I piccoletti sono pacchi diventati, a destra

e a manca senza sosta trasportati. Forse la terra ha pianificato il progetto stanca di essere sfruttata, da una specie ingrata sovrappopolata. Lo spazio prestato lo rivuole indietro e il morbo s’è inventato per scrollare dalla crosta il sovrappeso. La barca di Caronte è già a disposizione per gli over settanta si applica la riduzione, per i giovani il posto manca, meglio tenerli per i tempi migliori.

6 marzo 2020

A tutte le corone

Un dispotico monarca con la corona in testa in casa ci trattiene suo è lo scettro del comando ma del virtuale non argina l’inganno come insegna il poeta con la siepe abbattiamo i muri con l’immaginazione e liberi voliamo col pensiero in barba al potere di tutte le corone.

9 marzo 2020

Le parole

Ho cercato la solitudine come un bene prezioso la credevo leggera come un angelo con le ali colorate ma è arrivata con catene di ferro e pareti che si stringono intorno ha fatto razzia di carezze di sorrisi di sguardi ma ha dimenticato le parole. Con le parole ho tappezzato le pareti e sfaccendata con loro mi sono messa a giocare spostandole di continuo mi sono accorta che è nato un pensiero uscito da solo nelle parole nascosto è un semplice Buongiorno che sia davvero Buono.

14 marzo 2020

È arrivata Primavera

In anticipo sul tempo precipitando nei giorni è arrivata Primavera. È entrata nel parco con o lieve di verde vestita di fiori agghindata. Ma il parco è silenzioso stamattina muto di giochi e di voci solo delle fontane i freschi zampilli tra le foglie premuroso il cinguettio degli uccelli i viali deserti le panchine vuote. Uno strano maleficio ha sbarrato le porte ma dalle finestre spalancate la invito a scivolare dentro furtiva a fare il giro delle stanze pronto troverà un brivido

di piacere in cambio di un soffio leggero.

15 marzo 2020

Antidoto

Ho raccolto un ciuffo di parole cadute a terra dalla bocca ho raccolto parole polverose dimenticate fra le pagine d’un libro le ho misurate con il metro della fantasia per vestire pensieri d’amore le ho lasciate come farfalle sui sogni posarsi ma i sogni sono diventati sassi per scioglierli scarsa è la speranza presso la sorgente limpida d’un fiume all’amo prenderò parole nuove antidoto al dolore.

16 marzo 2020

A corto di pensieri...

Sono rimasta a corto di pensieri a forza di sprecarli su di me in queste giornate senza ore troppi cassetti ho aperto della mente col disordine della confusione chiuderli più non so sono stanca di guardarmi addosso ho bisogno di diversità un tempo era facile guardare un altro in faccia ma in queste ore di solitudine forzata lo sguardo cade sempre su di me sono pronta per uno scambio di persona non per sempre solo per un tempo breve per stare un po’ lontana da me cercherò in internet un’agenzia in scambi specializzata forse con l’uso del virtuale troverò qualcuno che voglia essere me.

17 marzo 2020

Il nemico

Ho scrutato il mondo dietro un grosso cannocchiale per vedere il lontano vicino da una postazione privilegiata e per scelta un poco appartata come un generale in sorveglianza speciale.

Il nemico per molti è scontato evidente e chiaro rumoroso di bombe e distruzione basta nel frastuono aprire gli occhi e chiuderli in fretta per morire.

Il nemico da noi fino a ieri è sembrato un’invenzione per farci stare buoni con qualcosa da pensare. Ma oggi il nemico c’è davvero

fra le pieghe del corpo appostato devo cambiare il cannocchiale per vederlo ingrandito e scoprire se c’è.

L’arma richiesta è pulizia e una mitragliata di bomboletta spray. E pensare che ci siamo impoveriti a forza di armi pesanti e inutili arsenali.

19 marzo 2020

Un farmaco antico

Medici e scienziati stanno un nuovo farmaco cercando contro il virus che affligge il mondo intero è una corsa affannosa contro il tempo contro un nemico dal volto coperto nel frattempo c’è una scorta pronta un poco impolverata d’un farmaco antico sull’etichetta sta scritto solidarietà.

20 marzo 2020

Al mattino

Le parole al mattino si aprono come i fiori in primavera profumano di pensiero nel giardino della mente il nettare sta nel significato profondo intriso di succo di vita le respiro con l’aria le succhio nelle voci del mondo come gocce di miele le spalmo sul cuore a colazione.

21 marzo 2020

In quest’alba chiara...

In quest’alba chiara di silenzio ammantata tutto sembra come prima ma dietro lo schermo della primavera in fiore in un cono d’ombra precipitano i pensieri s’infilzano nella mente come spine nella carne e niente è come prima. Immagini di dolore entrano nelle case rifugi a riparo d’assalti in agguato ma il nemico è invisibile trionfa nel silenzio delle città desolate e niente è come prima. Gli ospedali sono i campi di battaglia in trincea camici bianchi e mascherine i colpiti accampati in corsia resta la conta dei corpi cifre senza pianto i morti se ne vanno ammucchiati nei camion in fila come un esercito sconfitto segnano il confine fra il prima

e il dopo e niente sarà come prima.

Ma la vita ha una riserva di sorprese prima o poi le metterà a disposizione e torneremo sui prati in primavera.

23 marzo 2020

Un insetto meccanico

Un insetto meccanico vibra sul tavolo impaziente sono i messaggi che tremano con la voglia di apparire si affacciano sul piccolo schermo illuminati di sorprese sono pensieri, immagini, vignette, informazioni so che in quel momento mi hai pensato e rimasti soli non siamo dallo spazio divisi e dallo spazio uniti. Sembra la tecnologia uno strumento freddo appeso al filo del ragionamento ma ha un’anima dentro basta premere un tasto.

24 marzo 2020

La terra generosa...

La terra generosa d’altruismo all’inizio del creato ci ha dato i frutti a portata di mano con la felicità incorporata dentro ma gli uomini di presunzione peccando l’hanno presto snobbata la felicità cercando dove non c’era l’hanno affidata alla speranza ma la speranza è un futuro che non c’è oggi la terra senza un occhio di riguardo sta tentando un nuovo esperimento nella sostanza cruento con una pausa comandata per cambiare in tempo ci toccherà tornare indietro per capire lo sbaglio e ricominciare da capo senza indugio.

25 marzo 2020

Strappo dal calendario...

Strappo dal calendario un altro giorno macchiato di nero un nuovo giorno è pronto solo un numero in più questi giorni cadono uno sull’altro uguali ma diversi nel delirio uno scalpello tenuto da mani sconosciute incide nell’anima il dolore pesante s’abbatte sul corpo abbrutito senza mondo ma il calendario di giorni è pieno e torneranno i portatori di luce.

26 marzo 2020

In queste ore...

In queste ore spalancate sull’abisso le parole oscillano diventano corde lanciate nello spazio suoni, segni sottili sono il dentro che esce sono il fuori che entra spaccano il diaframma dei muri.

27 marzo 2020

Ho chiesto...

Ho chiesto alla mente di regalarmi un pensiero ma non m’ha risposto ho chiesto agli occhi di aprirsi sul bello ma hanno incontrato l’ombra ho chiesto al corpo una piroetta ma girando ha perso la testa ho chiesto alla fantasia un sogno audace ma è rimasta senz’ali ho chiesto alla saggezza un senso ma non l’ha trovato ho chiesto al sentimento affetto e mi ha aperto il cuore.

28 marzo 2020

Oggi è domenica...

Oggi è domenica un giorno uguale a ieri e all’altro ieri e più indietro ancora cambiano solo i numeri che entrano disattenti e nudi una striscia nera ha cancellato i giorni del calendario sono rimasti mucchietti di ore da consumare all’ombra del tempo ma la domenica è un giorno speciale non può are inosservato basta attaccarci un’immagine di repertorio e infilarci dentro un pensiero gentile pronto il pacchetto spingere il tasto invia e aspettare che entri l’amatore.

29 marzo 2020

Un morbo sconosciuto...

Un morbo sconosciuto consuma il corpo e vuole anche la mente mi ha messo nelle mani una chiave di ferro per aprire la porta del pensiero la porta è nell’ombra avvolta di mistero credevo nascondesse un gran tesoro ma c’è solo un buco nero con qualche ragionamento alle pareti appiccicato il morbo dentro c’è cascato mettendo tutto a soqquadro la porta ho richiuso fuori come prima sembra tutto restato ma dentro resta una gran confusione e non è cosa da poco rovisterò nella speranza che in fondo anche se un filo

è sempre l’ultima a morire.

31 marzo 2020

L’appartamento...

L’appartamento m’è diventato stretto mi sono inventata un più vasto percorso su e giù per le scale del palazzo i pianerottoli sono le piazze obbligatorie soste silenziose e solitarie guardo le porte chiuse dentro c’è gente che conosco d’istinto mi verrebbe di bussare ma in tempo di virus suonerebbe inopportuno il morbo si nutre di sospetto sembrerebbe un antipatico dispetto anch’io vesto l’abito di moda da vicino cordiale a untore sano malato senza malattia costretta vuoto il sacco nella rete senza contagio col rischio solo d’annoiare.

2 aprile 2020

Aggrappata alle parole...

Aggrappata alle parole cerco l’appiglio nel pensiero per non precipitare nel vuoto. Serve una linea marcata di contorno per trattenere la realtà che scappa. Un ramo dell’albero sfiora la finestra carico di foglie appena nate è la vita che sbatte contro i vetri.

5 aprile 2020

Nello spazio...

Nello spazio ottuso della stanza cerco un angolo dove sgranchire i pensieri la poltrona offre accoglienza al corpo contro la cornice della parete bianca. Ho bisogno d’illusione per alleggerire la mente e raschio la speranza arrugginita.

5 aprile 2020

Mi piaceva...

Mi piaceva chiudere il mondo fuori cercando l’intimità nascosta dentro ma il fuori si è appiattito sulle strade vuote parla solo a se stesso entra dalla finestra e non fa più rumore il mondo si è ridotto ce l’ho tutto intorno nelle presenze che amo e nella rete tesa nello spazio pesco parole d’incontro.

6 aprile 2020

I media informano...

I media informano che l’anziano è del morbo vittima gradita pronta l’immaginazione offre un corpo mal ridotto (anche se nella realtà sta tutto a posto) tralasciando il dentro arricchito dal tempo un ingranaggio che a suo modo funziona anche se la memoria è un lubrificante scadente e la punta della lingua è piena di parole che non vogliono uscire.

6 aprile 2020

Un morbo sgranocchia...

Un morbo sgranocchia il tempo come un bruco sulla foglia e restano giornate smozzicate vissute nelle pieghe raggrinzite quello che ieri era libera scelta oggi è prigionia coatta sfoglio il libro del ato come il prima del dopo e aggiungo pagine sbiadite.

6 aprile 2020

Un morbo silenzioso...

Un morbo silenzioso ha messo i sigilli alla vita e il mondo ha trasformato in prigione globale vietate le visite ammesse solo immagini e parole abbraccio fantasmi come un eroe antico in viaggio nell’Ade e consumo una riserva accantonata di pensieri gocce di parole cadono nelle crepe secche della mente.

10 aprile 2020

In un mondo...

In un mondo che andava di fretta la mia lentezza è stata una condanna sempre fuori tempo battevo la presenza ora vivo un momento di riscossa con il tempo oggi che va lento ho trovato un ritmo perfetto.

10 aprile 2020

Quest’anno Primavera...

Quest’anno Primavera sei arrivata inopportuna ci fai capire che il tuo lavoro va avanti e sfoggi il repertorio migliore cieli sereni, canto di uccelli, balconi fioriti. Ci vuoi tutti fuori ma seguirti non si può causa i domiciliari di tutta la comunità condannata innocente così pare. Ci possiamo incontrare sui prati del sogno da un po’ in offerta speciale.

13 aprile 2020

L’autobus è fermo...

L’autobus è fermo al capolinea propone mete a eggeri inesistenti e all’ora stabilita parte vuoto. Sembra un mimo costretto a ripetere gesti di realtà vuoti. Il percorso è sempre lo stesso ma cambiata è la città silenziosa e vuota. Lui se ne va tranquillo è il padrone della strada le fermate senza richiesta servono a salvare l’apparenza. In tempi di paura di contagio la vita è un gioco serio.

14 aprile 2020

Da quando il morbo...

Da quando il morbo mi ha occupato la mente nella stanza ho creato un angoletto e dentro spesso mi ci metto. Con le pareti strette addosso piccola piccola divento, quasi non esisto e cresce un groviglio di pensieri dove non mi riconosco, appartengono al mondo che sta crollando intorno, fuori di me. Dovrò ingerire un pezzetto di magico funghetto per tornare a vivere com’ero altrimenti resterò nell’angoletto con il corpo dimenticato e stretto e in testa un mucchio di pensieri.

14 aprile 2020

Cerco nella mente un paesaggio...

Cerco nella mente un paesaggio per aprire l’orizzonte chiuso del muro e mi viene incontro il mare luccicante di sole e valli inondate di verde e il velo celeste del cielo infinito. Ma lo sguardo mi cade sulla tavola in disordine e le tazze sporche della colazione. Anche oggi mi aspettano ore laboriose per consumare il tempo stanco di aspettare un futuro che tarda ad arrivare e quando arriverà avrò di fronte uno sconosciuto con la mappa in mano tracciata per un nuovo cammino.

19 aprile 2020

La vita me la sono giocata...

La vita me la sono giocata a dadi con il sogno a lui ho lasciato la metà l’altra metà vivendo nella perplessità sospesa fra la terra e il cielo. La mia casa ha il cielo dentro è lì che ho imparato a volare fra bagliori di sole e nuvole nel vento. Ma l’indifferenza mi ha teso un tranello e il tempo ho imprigionato dentro fuori non c’è più niente d’aspettare e scivolo in acque profonde dove non è facile nuotare. Ma la vita mi mantiene a galla e il sogno ancora mi sostiene.

19 aprile 2020

Ho chiuso una farfalla...

Ho chiuso una farfalla in una scatola sento sbattere le ali e poi niente sollevo il coperchio e mi accorgo che è ancora viva ma ha perso la voglia di volare.

19 aprile 2020

Mi sto affezionando...

Mi sto affezionando a questo tempo vuoto che la mattina mi aspetta per essere riempito uno strumento prezioso per natura frettoloso che ha preso un ritmo lento al o con me cascata dentro. Qualche incombenza e lunghi intervalli per lasciare il posto a pensieri eggeri i momenti migliori li dedico all’oblio quando mi dimentico chi sono non per fare riposare la memoria ma per una nuova libertà trovata a largo di uno spazio infinito dal tutto abitato. Sarà duro tornare al tempo corto e veloce in uno spazio relativo con la coscienza che la sa lunga sulla vita ma non la sa raccontare.

19 aprile 2020

Non ho radici profonde...

Non ho radici profonde a terra piantate sono foglio leggero di rado sul suolo mi poso amica del soffio di vento la realtà non incido con il corpo intero mi bastano gli occhi per stare a guardare.

19 aprile 2020

Quando tutto questo...

Quando tutto questo finirà cercherò un bacio e una carezza il corpo affonderò in un abbraccio stringerò mani coglierò sorrisi e allora mi accorgerò che qualcuno manca portato via per sempre.

20 aprile 2020

A un fiore non chiedi...

A un fiore non chiedi cosa fa nella vita vedi un fiore e ti basta anche se nasconde una lunga trafila e ce l’ha messa tutta per diventare fiore è aperto il dolce sta dentro pronto ad accogliere l’insetto. Se m’incontri ti dico non mi chiedere cosa faccio nella vita sono quella che vedi anche se dietro c’è una lunga storia ma pur stropicciata sono pronta ad accoglierti in un intreccio d’incontri e sono solo se mi cerchi.

21 aprile 2020

Il Corona s’è portato via...

Il Corona s’è portato via i giorni in cambio ha lasciato un tempo senza nome con la luce dell’alba si apre la mattina e si chiude con l’ombra della sera. Questo tempo senza identità scappa via più di prima con il fare che posso rimandare a un domani che è sempre domani un grumo colpevole di faccende rimandate o sospese senza conclusione. Ma un giorno sta tornando uscito dal tempo è il giovedì che fa capolino portando dentro la voglia d’incontro lezione ore undici si chiama una fiammella mai spenta di piacere una vecchia abitudine che persa sembrava ma approfittando della tecnologia dentro casa arriva come per magia e

pronta mi trova per la video chiamata. Dietro al giovedì sono tornati anche gli altri giorni e tutta la settimana se ne giova.

26 aprile 2020

Il mio nome...

Il mio nome sono Io un corpo dalla natura creato e un nome con la parola inventato due opposti ma stanno bene insieme fatti uno per l’altro di ciascuno l’identità per non fare confusione separarli non si può. È successo qualche tempo fa al posto del nome c’era un numero sul braccio stampato prima è scomparso l’Io e il corpo poco dopo. Quel tempo alla memoria appeso grida ancora vergogna.

1 maggio 2020

Il sentimento...

Il sentimento è dell’istinto l’abito buono rido e piango così è la vita.

1 maggio 2020

Il suono solitario...

Il suono di un flauto solitario traccia il silenzio della notte note assorte nella malinconia. I pensieri non trovano posto nel sonno.

1 maggio 2020

Ho sparpagliato...

Ho sparpagliato pezzetti di me sulle parole le ho assemblate in un collage un’idea di me è venuta fuori. ma il tempo scherza con la vita nel frattempo sono cambiata è la teoria della relatività.

1 maggio 2020

Momenti rari...

Momenti rari con la vita davanti tutta intera uno sguardo spalancato un punto di vista spietato e forse esagerato mette tutto in discussione e il dubbio mi viene di stare un malinteso ad abitare un desiderio davanti all’illusione smarrita mi rimetto dov’ero prima del precipizio la verità nascosta al suo posto l’inganno.

1 maggio 2020

Raccolgo le parole...

Raccolgo le parole cresciute nei campi della vita nel liquido denso delle sensazioni si aprono ai pensieri tracce antiche imbevute di presente.

2 maggio 2020

Fra queste mura...

Fra queste mura prigione mi salva lo sguardo posato su mia figlia china sul foglio con pazienza trascrive la lezione in differita il futuro dispiega le ali e tutto tornerà meglio di prima.

2 maggio 2020

L’attimo e l’eternità

Girovagare nel tempo fra l’attimo e l’eternità come un volo indeciso fra terra e cielo prima di perdersi nell’infinito. L’attimo mi viene incontro veloce, non aspetta, ha fretta di scappare, sempre di corsa dietro al movimento. Potrei scivolarci dentro andare via con lui. L’eternità è ferma, sa aspettare, un mare calmo che invita a galleggiare, è il sempre senza fine potrei in lui sparire, dimenticare chi sono. Due esigenze opposte che si cercano, si toccano, stanno bene insieme e perplessa mi lasciano agganciata all’equivoco del tempo.

6 maggio 2020

La felicità

La felicità prende il via sulle note d’un canto il futuro non la fermerà.

6 maggio 2020

Ogni sera...

Ogni sera sullo schermo appare la lista delle cifre sembrano numeri innocenti ma dentro nascondono il male e la morte una fessura si apre nella quotidianità della giornata alla fine giusto la voglia di guardarci in faccia la rassicurazione che anche oggi la vita ce l’ha fatta oltre la mente non vuole andare in onda vanno i programmi della sera.

8 maggio 2020

Se immergo...

Se immergo una sensazione in un pensiero e chiudere la voglio in un pugno di parole la sensazione scappa fugge la prigione alla fine concede l’approssimazione.

9 maggio 2020

Addobbano il viale...

Addobbano il viale le figure slanciate degli olmi giganti generosi d’ombra la offrono a anti disattenti. Si accontentano di un pugno di terra lasciato intorno alla base dei tronchi. Sotto l’asfalto arido e grigio la natura vive.

12 maggio 2020

La luce sveglia il mattino...

La luce sveglia il mattino il mattino tira il sipario lascia scoperta la vita la vita riprende dal punto di ieri ieri cerca il domani il giorno nascosto nel fare se ne va via dietro al tempo.

13 maggio 2020

La vita per tanti giorni...

La vita per tanti giorni precipitata in un muto abbandono ha ritrovato i suoi rumori. Non so se gioire del ritorno a com’era o chiudere la finestra e ritrovare il silenzio.

15 maggio 2020

Essere corpo...

Essere corpo gettato nel tempo crescerci dentro in continuo mutamento. Imparare la vita trovare un posto nel mondo sia largo che stretto la trama è un dritto e un rovescio trovarci un senso o solo lasciare che sia. Essere bersaglio del tempo cadere sotto l’ultimo colpo. Della memoria nell’ombra sbiadire... poi nulla.

15 maggio 2020

Nel grigio...

Nel grigio compatto delle nuvole basse spicca il nero tremante delle rondini in volo scrittura evanescente affidata all’aria affermazione di primavera che l’anima legge e mi commuovo.

16 maggio 2020

È stato detto...

È stato detto che la vita con la normalità all’angolo ci aspetta. La normalità non so più dove l’ho messa, forse l’ho appesa a una stampella, in clausura non serviva e fuori è uscito il dentro in un angolo nascosto. Lo metterò fra le pieghe di un ricordo stipato in un cassetto. Ma il morbo non è stato sconfitto misantropo e senza affetto baci e abbracci ha vietato il sorriso con la mascherina ha cancellato ci aggiriamo coperti dalla testa ai piedi fantasmi di noi stessi difficile vincere un nemico senza sapere dove sta

senza armi appropriate con chi non è leale abituati ad avere tutto sotto gli occhi a portata di razionalità ma esiste un mondo vigile alla vista nascosto con regole diverse di funzionalità. Affronteremo il nemico a viso aperto armati solo di paura mascherata da orgoglio e forse capiremo che è arrivato il momento di cambiare atteggiamento.

17 maggio 2020

È tornato...

È tornato il tramestio della strada è la vita che riprende i suoi spazi vestita di rumore entra nella stanza assopita nel risveglio e perplessa mi trova nel dubbio dell’attesa. Consumerò in fretta il tesoretto con la calma accumulato nella mente tenui tracce di pensiero svaniranno travolte dalle urgenze. Barcollerò con o incerto tastando strategie di resistenza.

20 maggio 2020

Anna che balla...

In un tempo sigillato in uno spazio chiuso la tua presenza è arrivata col telefonino la grazia nella danza, l’espressione ridente di fanciulla in erba, registrano il piacere della vita intatto conservato in uno scrigno di pareti e in un angolo d’un piccolo giardino.

20 maggio 2020

AFTER LOCKDOWN

Gli zampilli gialli...

Gli zampilli gialli delle ginestre in fiore si piegano su di me. li sfioro ando. è dolce l’aria miele sciolto sulla terra indurita dall’inverno. scompiglia il silenzio l’alito del vento nel folto dei cespugli e l’assedio intestardito degli insetti intorno ai fiori. l’antico ritornello apre un varco tra i pensieri. Mescolo ricordi sereni.

1 giugno 2020

Nello schermo...

Nello schermo ampio del cielo è di scena il tramonto il sole lancia le ultime battute del giorno appeso nello spazio sfida lo sguardo la bellezza traboccante di eccesso triste è l’addio se ne vanno anche gli ultimi bagliori dall’orizzonte inghiottiti cala un sipario grigio il giorno è vinto perso per sempre l’acuto dei sensi precipita nell’ombra la notte è attesa.

2 giugno 2020

Mi sveglia il mattino...

Mi sveglia il mattino con i rumori del giorno nella casa sparsi ansiosa di luce spalanco la finestra ghiotta respiro dell’erba il profumo di rugiada velato il cinguettio in funzione da presto asseconda l’orecchio all’armonia disposto crolla ogni pensiero macchiato di timore nel saluto intonato sull’oggi che porti il dovuto una vampata di ottimismo chiara di sole con gli occhi aperti sul cielo una voce alle spalle – è pronto il caffè –

7 giugno 2020

Il tramonto tinge di rosso...

Il tramonto tinge di rosso la stanza s’abbatte sulla parete bianca come la velatura sul dipinto che la mano ardita dell’artista sull’opera stende in cerca di atmosfere. Trova me nella stanza il tramonto che rido al sole e di rosso mi tinge il vestito chiaro.

14 giugno 2020

Nel rifugio nascosto...

Nel rifugio nascosto nel bosco lontana da tutto non più i rumori della città perse le voci degli incontri solo il vento mi risponde agitato e insofferente i i come percorsi dell’anima vanno senza una meta precisa.

14 giugno 2020

Sbattono nell’anima...

Sbattono nell’anima i giorni del ato come panni stesi appesi al filo in balia di pioggia e vento. ma il presente quando è caldo di piacere i giorni asciuga e come sole il colore sbiadisce del ato, di verde tinge la porta dove timido s’affaccia il futuro e dietro la conta dei giorni.

20 giugno 2020

Nel silenzio del bosco...

Nel silenzio del bosco le voci tracciano il nostro aggio pensieri macchiati di verde dettati da sguardi stupiti.

20 giugno 2020

Un trambusto di ali...

Un trambusto di voli irrequieti intorno al lume notturne falene dell’oscurità divoratrici si lasciano irretire dal calore a tradimento. la sintesi di luce accecante taglia il vuoto del buio e dirige una danza di morte con una sinfonia di ali impazzite. macchie nere cadono sulla tavola bianca una strage si consuma di insetti anche i desideri agonizzano nella testa china nell’indifferenza della notte sacrificando alla luna.

27 giugno 2020

Ancora mi affanno...

Ancora mi affanno dietro alla vita ma il tempo è scaduto bisogna consegnare il foglio correzioni non sono ammesse né aggiunte tardive quel che è fatto è fatto poche pagine consegno il non fatto il non detto restano il volto nascosto della vita. Il fiume è attraversato resto al confine.

27 giugno 2020

Come profuma...

Come profuma la presenza di Silvia nella fresca mattina! Alita l’aria al gusto di saponetta e spray all’odore mischiati dei fiori nei vasi spuntati. All’aperto china sui libri ria la lezione, studia della musica la storia mentre il Titano, pregnante sinfonia, spadroneggia per la casa e la terrazza riempie di dolce melodia. In un angolo la guardo seduta al confine con affetto appagato di madre. L’aria mite di giugno mi accarezza gentile, i pensieri cercano lo spazio oltre la valle persi nel cielo, spirito e corpo cedono a brividi di piacere. Stordita dai profumi, permeata di suoni, di esistere sono felice. Un frutto prelibato assaporo, maturato

nel flusso iridescente di un mattino.

30 giugno 2020

Impigliata nella rete del tempo...

Impigliata nella rete del tempo trascinata dai giorni della vita al confine ma se lo sguardo si appaga di cielo e intorno trionfa di natura il verde accogliente cade in frantumi la precarietà dell’argine dal divenire travolta in lui trovo rifugio.

1 luglio 2020

Se scorro le immagini...

Se scorro le immagini sprofondate nel tempo ritrovo un tronco possente e intorno attorcigliata la mia vita è rimasto un sottile filo verde rivolto verso l’alto ma sale senza più sostegno.

1 luglio 2020

Dentro la stazione...

Dentro la stazione, come in una bolla d’aria dalla città separata. Scenario in movimento ubbidiente alla regia del caos. Serpeggia l’emozione: il partire, il tornare, gente che va, gente che viene, ognuno con un dove che l’aspetta, hanno fretta, perseguitati da orari che premono. Confusa nella folla, dentro col corpo, fuori con la mente, un golem meccanico dietro la scia di chi sa dove andare. Sensazione di essere un peso, più pesante della valigia trascinata dietro. Senza volontà, senza rotelle. Il treno aspetta pronto al binario. Come un fagotto cado sul posto mentre con uno strappo il fuori si allontana. La città corre veloce, poche case al confine poi

il tuffo nel verde. Cerco di raccattare i pezzi sparpagliati di me stessa sgretolati nella confusione. Il filo è tagliato, una parentesi si apre, solo un viaggio breve, sembra per sempre.

2 luglio 2020

Indaga lo sguardo...

Indaga lo sguardo fra i rami sottili del terebinto. Le piccole foglie tremanti il corpo mi macchiano di ombre curiose che la brezza dirige giocando col sole. Due burloni compari contro un soggetto inerme. Volentieri mi arrendo e sola ritorno sui miei pensieri a scacciare le ombre di dentro.

5 luglio 2020

Trema la vecchiaia...

Trema la vecchiaia spaurita dal futuro il ato è un’ombra che l’insegue il presente un avanzo da consumare in fretta.

5 luglio 2020

Stanotte il cielo...

Stanotte il cielo come ogni notte ripropone la luna. oggi è nella fase migliore tanti giorni ha impiegato per cacciare le ombre e diventare piena. da domani cederà di nuovo un pezzo. un pezzo di sé per ogni sera mai stanca del cerchio tracciato. mansueta appare intera o sottile come il cosmo la vuole. calante o crescente conosce la rotta del cielo è astro fulgente. saltando da una stella all’altra mi tuffo nel biancolatte della sua faccia tonda e di sogni la macchio al chiaro di luna.

6 luglio 2020

Calpestando le parole...

Calpestando le parole mi sono inoltrata nel folto del pensiero fra cespugli di frasi mi sono smarrita senza trovare la via desiderata alla fine la mente libera ho lasciato al vento delle sensazioni.

6 luglio 2020

All’ombra cupa del leccio...

All’ombra cupa del leccio segmenti di immagini strappate dal registro del tempo mi vengono incontro e ano oltre si portano dietro ammutolita la vita e mi lasciano sola col presente.

6 luglio 2020

Dai detriti del ato...

Dai detriti del ato mi affaccio sulla riva del tempo usurata è la faccia che appare con un sasso gettato nell’acqua distruggo l’immagine sfatta in un frantumo di schizzi emerge un viso di giovane donna figlia nata dal mio piccolo corpo un tempo fecondo. Con lei negli occhi il futuro mi apre la strada verso un nuovo cammino la resistenza alla vita è un filo tirato dalla rete smagliata che intatto ha lasciato il gusto al piacere.

7 luglio 2020

Luglio...

Luglio... è di nuovo estate. la giornata si sveglia al mattino già piena di sole e penetrante delle cicale il frinire. emigrate sono le nuvole sparse libero è il cielo nell’azzurro sereno rari gli scrosci pentiti d’acqua improvvisi il presente è certezza è il caldo nelle ossa è il piacere sul corpo dei vestiti leggeri è il profumo dei frutti maturi sui rami che ieri ospitarono la promessa dei fiori. nel cielo gravido di luci tremano neri voli notturni silenziosi sbattono nell’ombra della notte.

7 luglio 2020

Sono la foglia accartocciata...

Sono la foglia accartocciata sul ramo oscillante della vita sembra ieri che ero piccola gemma chiusa il vento del tempo ha finito il suo racconto tra i rami dei giorni l’ha lasciato non bastano i sogni a nutrire la giovinezza il corpo va per la sua strada non aspetta il desiderio ma ai primi raggi caldi di luglio si spacca la crosta del tempo e non trema la foglia sul ramo.

10 luglio 2020

Una volta le donne...

Una volta le donne perdevano la vista sul ricamo. ricamando mantenevano l’animo leggero pensando all’opera finita. oggi noi donne ci vediamo bene dell’aquila abbiamo la vista serve per scoprire il rammendo sul tessuto ma l’animo deluso resta scucito.

16 luglio 2020

È inutile...

È inutile la speranza sappiamo tutti che ci aspetta la morte e dopo la morte il nulla è senza attesa.

Peccato tanto spreco di vita proprio adesso che in ritardo sul tempo ho capito il funzionamento e l’abitudine mi trova nell’attesa del futuro.

16 luglio 2020

La memoria è una corda...

La memoria è una corda che mi tiene legata al ato. Ma con il piccone della volontà scardino la pietra dura del presente. Puntello di chiodi la parete dei giorni. Alla corda della realtà legata vado avanti.

16 luglio 2020

La bellezza...

La bellezza della natura ha ali possenti mi trasporta verso approdi metafisici in un lento annientamento mollo la presa non più gelosa del ragionamento colgo l’occasione per arrendermi a Dio.

16 luglio 2020

Davanti al deserto...

Davanti al deserto ho incontrato il deserto che portavo dentro. Dietro alla carovana sono andata per piste di sabbia e ho trovato l’oasi accogliente. Dietro al ragionamento ho seguito le piste del pensiero e ho trovato l’inquietudine. Ancora mi affanno a risolvere della felicità l’errore.

16 luglio 2020

Con le parole...

Con le parole corrodo l’angoscia dialogo con la paura che mi consegna al destino.

16 luglio 2020

Il sole a Dachau...

Il sole a Dachau ogni giorno era alto nel cielo. Come sempre da se stesso accecato illuminava le baracche nello squallore grigio del campo. Ma il buio del male era notte e gli uomini là erano diversi vittime e torturatori un ammasso di fango. Cosa resterà di loro sepolti nell’abisso? E chi non nato allora come farà a ricordare?

16 luglio 2020

Il mio restare...

Il mio restare è un viaggio non partito rimasto incagliato fra i pensieri.

16 luglio 2020

È un astro...

È un astro mia figlia lontana dalla mia ombra brilla di luce propria.

16 luglio 2020

Le ali della farfalla...

Le ali della farfalla sembrano petali trasportati dall’aria ma dentro hanno la vita con un progetto da seguire e in testa un’idea di fiore.

16 luglio 2020

Giovane che te ne vai...

Giovane che te ne vai con la valigia nella mano e nel cuore la speranza dove te ne andrai? ci lasci soli a smaltire la vecchiaia, lontano dalla casa, dagli affetti, lontano dall’Italia. porti con te la tua ragione. cresciuto nella bambagia abbandonato nell’indifferenza. hai trovato orecchie disattente, porte chiuse alla coscienza. vai certo verso un paese accogliente senza paura di braccia con la forza del futuro. forse un giorno tornerai, guardandoci dritto in faccia ci processerai per averti condannato all’esilio. l’Italia s’è già condannata. l’Italia sta morendo.

16 luglio 2020

A bocca aperta...

A bocca aperta mando giù le meraviglie del mondo a nutrire l’anima affamata. Fari di bellezza sempre accesi a illuminare il buio della vita.

17 luglio 2020

Sul palco del mondo...

Sul palco del mondo recito anch’io la mia parte. una parte secondaria tra le comparse confusa. nella solitudine la scena cambia. nel copione sta scritto protagonista in cerca di senso.

19 luglio 2020

Una lacrima della notte...

Una lacrima della notte, nata dalla tristezza del buio, brilla sulla foglia. è gemma nel chiarore del mattino. lei sa come catturare la luce ma non sa che per possederla il sole l’asciugherà col suo calore. rimarrà la foglia riconoscente a fare ombra sul fiore.

23 luglio 2020

Sotto la compostezza...

Sotto la compostezza dell’ordine nascondo la confusione dei miei pensieri agitati. la geometria rigorosa tranquillizza le asimmetrie del mio spirito inquieto. come trovarsi in un campo coltivato avendo alle spalle il folto del bosco.

23 luglio 2020

È quell’ora...

È quell’ora del giorno spoglia con l’occhio appagato di luce fioca e il corpo arreso al riposo. Guardando il cielo la nostalgia appare serena affacciata alla sera.

23 luglio 2020

I rumore della notte...

I rumori della notte sono giganti nel silenzio scoppi di solitudini nel tentativo di perdersi.

25 luglio 2020

Eri bocciolo...

Eri bocciolo odoroso di fiore ma nella terra col concime sbagliato crescere è fatica e si può apire senza essere fiore. Ma nel tuo gambo c’è la linfa che scorre e non si arrende alla rinuncia di sole.

25 luglio 2020

Le parole brillano...

Le parole brillano sono le stelle nel cielo della mente vagando fra i pianeti opachi del pensiero li accendono di luce riflessa.

25 luglio 2020

Mi piace davanti il tempo...

Mi piace davanti il tempo vuoto da consumare a poco a poco nella sorpresa del presente.

25 luglio 2020

Ti guardo...

Ti guardo e ti vedo stanco di vecchiezza. vorrei liberarti del mio peso ma non so dove appoggiare la mia fragilità.

25 luglio 2020

Oltre ogni terrena finitezza..

Oltre ogni terrena finitezza essere vuota vagabonda dello spazio. Ma dentro il corpo porto il peso delle ossa e della carne il richiamo. Vagabondare m’è concesso nel folto del bosco portando dietro la vita consumata e davanti il coraggio dell’ignoto.

25 luglio 2020

Già sveglia prima dell’alba...

Una luce plumbea sale dalla notte e inizia a scoprire il mondo, l’aria è ferma imprigionata nell’umidità del buio. Tento di ordinare i pensieri usciti dal sonno ma troppi tutti insieme. La prima a farsi viva è la cicala, graffia il silenzio in un assolo fuori programma poi stanca dello sbaglio ammutolisce, trilli brevi di uccelli tracciano virgole nell’aria, abbaiare di cani in cerca di tana, potente irrompe il singhiozzo sconsolato d’un asino allarmato, tace il gallo, aspetto il suo canto autoritario che dà la sveglia al creato, forse stanco di galline e di pollaio se ne sta in ritiro solitario.

Intanto la luce continua il suo lavoro, si prepara al cambio di turno col giorno sulle spalle. Faccio l’appello delle forze per affrontare una realtà paesana che rigenera ma non m’appartiene e mi avvio per un percorso tutto da tracciare.

30 luglio 2020

Guardo giù nella valle...

Guardo giù nella valle, è un mare verde di prati, di boschi, di campi. le case sparse come barche in acque tranquille e schizzi bianchi di chiesette appartate. All’orizzonte le verdi colline sono piroscafi adagiati in porti sicuri. Ma del mare mi manca l’abisso, il suo mondo nascosto, l’ansia del mistero. E la valle inondo di nostalgia di mare. Ma solo qui, lontana dall’euforia dell’estate, dentro di me in apnea scandaglio i fondali di piste inesplorate.

30 luglio 2020

Dio è smemorato...

Dio è smemorato ha bisogno di me per ricordarsi di esistere.

Ne approfitta il diavolo Lui non ha bisogno di memoria gli basta un o falso e si fa vivo.

Con Dio la situazione è complicata ha bisogno della bontà per essere accolto una virtù assai rara molto costosa sa solo dare senza sapere di farlo.

31 luglio 2020

Quello che non riesco a immaginare...

Quello che non riesco a immaginare del futuro è di essere separata da te. cinquant’anni sono tanti sempre insieme, non riesco a farmi una ragione di affrontare l’altra vita senza te. tanto mi hai aiutato in questa, forse è possibile ripetere l’esempio anche in quell’altra. non mi sfuggirai te lo prometto anche se un po’ di libertà rimette al mondo. forse nei codici dell’aldilà è previsto lo strappo alla regola per chi ha stretto un patto per l’eternità. e se come usa, separazione deve essere dall’amata terra, che sia io la prima a fare strada e a seguire tu.

5 agosto 2020

Al limite dei giorni...

Al limite dei giorni ho scoperto le parole con loro ripercorro una vita intera il presente ha trovato compagnia a braccetto col ato il futuro lo lascio vuoto.

5 agosto 2020

Dentro di me...

Dentro di me ho due vite in una ci vivo con l’azione nell’altra ci sogno col pensiero. Comunicano a distanza con esagerata diffidenza. Una mi tira a destra l’altra a sinistra e nell’indecisione non so dove è meglio stare. Se cerco di mischiarle entrano in conflitto, scoppia una gran confusione e a lotta finita non so a chi dare vinta la battaglia. Intanto il tempo se la ride è lui il vero vincitore.

5 agosto 2020

È inutile curare il corpo...

È inutile curare il corpo se dentro l’anima sta stretta le faccio spazio in cerca di nuovo anche se la strada è quella di casa.

6 agosto 2020

Basta un giorno...

Basta un giorno di felicità a salvare la vita basta una poesia a salvare la parola.

7 agosto 2020

Mescolando le parole...

Mescolando le parole ho incontrato la mia vita e me la sono raccontata ho scoperto che non è solo mia e poco m’assomiglia diretta da un regista con un copione già fatto ma questa verità sta nascosta dentro una bugia e la copia non ha l’originale.

8 agosto 2020

10 agosto 2020

Penso alla morte che sparecchia la vita non lascia avanzi, porta tutto via. La speranza è affidata alla gioventù con le mani piene di futuro. Ma ieri la morte ha rubato cinque giovani vite come stelle d’agosto precipitate nel buio della notte. Il piccolo paese sanguina disperazione, sono rimasti i vecchi con le mani vuote di futuro.

11 agosto 2020

Il tempo con la gioventù...

Il tempo con la gioventù ha un buon rapporto sempre pieno di giorni nuovi colmi di sorprese

con la vecchiaia è sempre ai ferri corti con i giorni che diventano uno solo sempre uguale a se stesso faticoso e lento

ma ogni tanto un giorno esce dal mucchio sorridente incontro mi viene e se bene l’accolgo ci sguazzo come in una pozza con il cielo riflesso e tutto il mondo dentro.

15 agosto 2020

Il vento del tempo...

Il vento del tempo gonfia le vele degli anni mi lascerà su uno scoglio battuto dai flutti del ricordo.

16 agosto 2020

Le età della vita...

La prima età se n’è andata senza lasciare traccia o forse nel profondo l’ha nascosta. La seconda è già ata e s’è portata dietro maturità, lavoro e qualche giorno da dimenticare. I più belli li ha lasciati alla memoria per il piacere di stare a ricordare. M’è rimasta da vivere la terza, un intervallo di preparazione, ricca di tempo da utilizzare ma troppo piena di acciacchi per poterla amare sia lunga quanto basta senza forzare il confine.

Quando l’attesa diventerà pietra e ogni età sarà perduta il vuoto dell’eternità si prenderà la vita tutta intera.

16 agosto 2020

Anniversario

Accetta la mia vecchiezza come accettasti allora il dono della mia giovinezza il ricordo ci aiuta a legittimare la metamorfosi dei corpi prigionieri nella stretta dei giorni e piacere resterà tastare la linea ondulata dell’affetto.

22 agosto 2020

La mia terrazza

La mia terrazza è a portata di cielo mi affaccio e lo tocco con un dito mi mostra sempre di nuvole un campionario nuovo l’ultimo grido dello spazio da un pacco gigante d’ovatta strappato. Scelgo la nuvola più grande per andare a pesca di sogni con l’esca della fantasia eppur andando tra le faccende del giorno la testa impigliata fra le nuvole mi resta nel grande cielo smarrita e quando mi chiami fatico ad arrivare vengo da lontano.

23 agosto 2020

ato e presente

Con un salto la memoria va dal ato lontano al presente vicino e lascia un grande buco in mezzo come un tempo non vissuto eppure tanti giorni ci sono cascati dentro pieni di gioie e di dolori forse non ci voglio rovistare per non fare uscire quello che non voglio vedere andando avanti nel tempo il ato sempre più s’allunga e il presente sempre più s’accorcia.

24 agosto 2020

Il mio dio

Il mio dio si trova da per tutto disponibile a tutte le chiamate eccessivo lavoro per un unico dio stanco a rischio di crollare ogni tanto per riposare dalla terra s’allontana nel suo mondo si ritrae e scompare o forse siamo noi che da lui ci allontaniamo del timore del sacro ci spogliamo abbacinati dall’oro del vitello.

24 agosto 2020

Sorelle

Sorelle sì ma divise da due ore di treno quanto basta per separare due vite. abbiamo alle spalle un pezzo di ato insieme, gli stessi affetti rapiti dalla morte, la stessa casa, la prima lingua e l’espressione familiare. ritrovarci è facile basta guardarci ma il dentro non affiora in superficie e oggi parla con accenti diversi. restano le radici ma i rami fioriscono sotto cieli fra loro lontani. un abbraccio non può seppellire la distanza dilatata dal tempo serve l’intervento della memoria a sanare lo strappo e rinsaldare

l’affetto. siamo rimaste solo noi due a girare sulla giostra del ricordo e là ci teniamo per mano.

26 agosto 2020

Un respiro

La vita non è che un respiro un’osmosi fra dentro e fuori fra fuori e dentro un andirivieni continuo comandato dal cuore confuso in mezzo ci a il sentimento lo scambio con il dare per ricevere l’avere.

26 agosto 2020

Falò

Illuminare gli occhi al fuoco di un falò dall’amore intorno assediata dal buio catturare scintille.

26 agosto 2020

Un pensiero

Un pensiero astruso e complicato non ha trovato le parole adatte ne ha provate tante ma tutte sembravano sbagliate e chiuso in sé stesso nella mente è rimasto inespresso. le parole sentendosi neglette l’hanno al suo destino abbandonato di tutto hanno fatto per piacergli perfino uscire dal grande dizionario ognuna con la sua storia da quella antica fino ai giorni nostri poi a causa del rifiuto si sono infilate dentro un altro pensiero semplice accogliente un incontro pieno di significato.

28 agosto 2020

La mascherina

Ci siamo tolti la mascherina facendo finta che tutto a posto sia tornato ma il morbo ancora gira al genere umano è rimasto affezionato è necessario un vaccino per toglierlo di mezzo ma ancora non è stato trovato e presto scopriremo che anche lui sta preparando un’arma micidiale pubblicizzando i risultati del successo a raccolta altri morbi sta chiamando e senza dell’affetto l’espressione senza il piacere dell’incontro diventati siamo monadi vaganti con le braccia senza abbracci con le bocche senza baci con le mani senza strette

l’umanità dei segni sarà l’archeologia di uno scavo dissepolto.

29 agosto 2020

Alla vecchiaia mi ci sto affezionando...

Alla vecchiaia mi ci sto affezionando come vivere in un thriller sapendo fin dall’inizio chi è l’assassino gli indizi ci sono li scopro mano a mano ogni volta col fiato sospeso ma la storia anche se soffro è interessante con il colpevole che compare alla fine ma innocente fino all’ultimo istante.

29 agosto 2020

Un unico modello

Loro non ci sono più scomparsi nella notte senza ritorno sono rimasti i miei rimorsi a seccarsi nell’arsura del silenzio. Loro erano la sponda sicura dove rovesciare le sferzate della vita e lasciare tracce di risentimento senza la preoccupazione del risarcimento. Oggi assorbo di mia figlia l’inquietudine per portargliela via spalancata come un catino per raccogliere il dolore nel vederla soffrire e la storia si ripete ricalcando un unico modello.

30 agosto 2020

Ascolto lo sciabordio...

Ascolto lo sciabordio della pioggia che scende dal viale e canta fra le pietre

scende nella mente e canta fra i pensieri gocciolanti di parole.

31 agosto 2020

Il fulmine della felicità

Il fulmine della felicità con lame di luce squarcia il grigio compatto dell’ansia scatena una tempesta di sensazioni che si sciolgono in pioggia di piacere oltre il ponte dell’arcobaleno mi aspetta il sereno.

1 settembre 2020

Mi piace...

Mi piace fare entrare e uscire Dio avere qualcuno da incolpare di tutto e davanti alla bellezza di un tramonto avere qualcuno da ringraziare di tutto.

3 settembre 2020

La voglia di poesia

Il poeta ha un occhio in più per poter vedere l’invisibile il poeta ha un orecchio in più per poter ascoltare il silenzio il poeta ha una lingua in più per poter trovare le parole il poeta ha un vento in più per soffiare sul sentimento il poeta ha le ali in più per volare sul mondo leggero

ho solo un meno da spendere il più lo lascio alla voglia di poesia.

5 settembre 2020

Pandemia

La paura della prossimità la paura di stare accanto alla vita colpevole la necessità di lasciare uno spazio tra la vita e la morte. la distanza è già una condanna e la separazione ha i segni della fine. non lasciarmi da sola andare per questo minaccioso sentiero resta a portata di sguardi se il toccarci è proibito e quando a riparo d’invisibili inganni usciremo dal guscio basterà un cenno per ritrovarci abbracciati.

7 settembre 2020

Memoria

Cresciuta fra due giovani vite difficile immaginare che l’amore per la vita affondasse le radici nel dolore. Il fascismo alle spalle, la guerra, il razzismo, la persecuzione. forte fu la voglia di dimenticare io ero il sacchetto da riempire di futuro limpido e scevro dal dolore ma ata l’ubriacatura della libertà nell’incertezza del domani colpevole apparve il rischio di cancellare la memoria. Un coro a più voci traccia sentieri di testimonianza una memoria che fatica a rimanere viva con l’oblio che insabbia la storia e il rischio di sbagliare ancora.

12 settembre 2020

Periferia

Periferia di Roma nata dalla speculazione aperta al degrado come a un ineluttabile destino niente la può giustificare neanche Accattone. Un confine dimenticato lontano dal centro preme sulla città intriso di rancore un assedio per un’assediata senza onore. La vita stessa qui è peccato una condensa nauseabonda impregna l’aria e il corpo vomita squallore. L’invisibile qui non c’è c’è solo lo sguardo allucinato su tutto quello che vede un aggio per l’inferno dove tutto è male e tutto si ammala solo un angelo sterminatore armato di giustizia la può salvare e far crescere nell’erba il profumo della vita.

13 settembre 2020

L’onda

L’onda è scappata dal mare mai stanca di toccare la sponda il mare la insegue ma nella sabbia è scomparsa. Ha lasciato un’impronta leggera orlata di bianco altro non c’è.

Mi guardo i piedi affondati nella sabbia.

19 settembre 2020

Galleggio in un flusso...

Galleggio in un flusso di combinazioni aperte al divenire ogni scelta è la creta che dà forma alla mia vita e un’impronta lascia di rinuncia.

Nel taccuino dell’incertezza restano schizzi di non vissuto aperti all’immaginazione.

21 settembre 2020

Ogni giorno ha la sua storia...

Ogni giorno ha la sua storia un esserci fra gli altri uno sguardo sulle cose sotto il cielo che cambia e il mondo dietro a lui ieri non è oggi e oggi non sarà domani le storie seppelliscono se stesse e il tempo gira le pagine.

24 settembre 2020

Il treno

Corre veloce il treno un arrivederci frettoloso un assalto alla sorpresa del silenzio ha attraversato il corpo rimasto stordito di frastuono le viscere ha riempito fra i binari un rotolio di sassi cartacce smosse fra verdi ciuffi sparsi non parto non arrivo fra i soliti eggeri e qualche presenza straniera tu non ci sei dentro un’immagine inganno l’attesa il mantice della memoria soffia come un vento.

6 ottobre 2020

Guardarsi

Impossibile infilare il tempo dell’assenza nello spazio breve di un incontro giusto un guardarsi per ritrovare il vecchio e scoprire il nuovo poi tornare nell’assenza ognuno dentro la propria vita a perdere qualcosa degli altri a perdere qualcosa di noi.

8 ottobre 2020

Fiori d’autunno

Anche l’autunno può dare fiori di primavera investiti di pallido sole così l’autunno della vita può fiorire di sorprese in tremori di luce all’ombra degli anni.

10 ottobre 2020

Il sonno è diventato un velo...

Il sonno è diventato un velo leggero uno strappo ad ogni sussulto gli occhi si chiudono sul mondo di fuori e si aprono sul mondo di dentro un confine imperfetto con la veglia indecisa se essere sonno e il sonno indeciso se essere veglia poi il giornale cade di mano e il pensiero si porta lontano la vita s’inceppa uno scorrere lento dentro il binario del tempo.

11 ottobre 2020

Una cineteca personale

Assomiglia la mia vita a un discorso interrotto annegato in un sogno senza fine sognando mi dimentico di vivere la realtà mi offre spunti solo per pensare

ma in una cineteca personale ritrovo scene di vissuto proposte dalla regia del tempo e sono stupito spettatore.

14 ottobre 2020

Ogni volta...

Ogni volta che entro in quella casa mi assale il vuoto del silenzio e l’aria fredda imprigionata dalle finestre chiuse un gelo al cospetto dei sensi e subito fra i mobili e gli oggetti impolverati mi assordano l’anima i rumori e le voci che là erano vita un tempo oggi sono l’ombra scura dell’assenza.

18 ottobre 2020

Un domani infinito

Vorrei disporre di un domani infinito per metterci dentro gli avanzi del giorno l’oggi è corto a troppo presto e resta non risolto l’incompiuto il domani invece è lento non arriva mai è un progetto sempre aperto ci posso mettere il mondo dentro anche se sbattere lo sento contro il muro del tempo.

20 ottobre 2020

Raccontami una storia

Raccontami una storia la porterò con me andando per il mondo mettici dentro la ione il desiderio l’immaginazione usa le più belle parole dell’anima conforto carezze per l’udito con la storia nel cuore il coraggio troverò di aprire gli occhi sul reale libera di sognare.

20 ottobre 2020

Immagini e parole

Immagini e parole mi hanno da subito incantato vittima di un sortilegio in un angolo appartato mi sono affidata alle narrazioni altrui senza l’urgenza del vissuto la realtà guardando dietro un vetro uno schiocco di dita mi ha disincantato avvolgo il filo dei giorni intorno al rocchetto del tempo il lavoro è quasi finito in affanno cerco parole mie per raccontarmi chi sono.

24 ottobre 2020

Abbracciate...

Abbracciate a rotolarci sul prato schiamazzi e risa gioiose non per te madre ma compagna di giochi e quando la presa si è allentata dall’infanzia sei scivolata via ma del mio debole braccio ti è mancata la spinta per andare lontano e sempre ti abbracci a vuoti fantasmi cercando l’ebbrezza del gioco.

1 novembre 2020

Simpatico marmocchio.....

Simpatico marmocchio nel eggino sprofondato con il ciuccio in bocca e l’occhio imbambolato ti ricordo che il futuro tieni nella mano e davanti un lungo sentiero fretta non avere anche se il vento da dietro ti spinge e la Chimera chiama. te lo dico da esperta di futuro tra note stonate consumato e dolci melodie m’è rimasto l’ultimo pezzetto ma poche le sorprese e già nota è la fine. per il momento ce la metto tutta a spingere sull’erba il eggino con dentro te al futuro agganciato.

1 novembre 2020

Saper ridere

A colpi d’ironia sfidare la vita e riderci sopra ma dietro la risata resta un panno macchiato d’amarezza.

4 novembre 2020

Il sonno se n’è andato...

Il sonno se n’è andato troppo presto e mi manca la voglia d’uscire dal letto il rischio è d’arrivare già stanca all’inizio di giornata. Faccio un giro fra i pensieri ma c’è troppa pandemia e violenza e trionfa la bugia. Saltello fra le favole ma incontro mi viene la strega cattiva troppa disavventura per il lieto solo alla fine. mi racconterò un’allegra storiella chissà se m’è rimasta di ridere la forza.

4 novembre 2020

Un morbo misantropo

Un morbo misantropo è causa di morte e la vita diventa divieto d’accesso un dietro alle quinte solo per gli addetti ai lavori. Il copione non serve il teatro è vuoto.

4 novembre 2020

Un distributore di pensieri

La mia mente è un distributore di pensieri ogni tanto il meccanismo s’inceppa e escono parole strampalate che stare insieme non sanno proclamano la propria autonomia e dalla logica scappano via. Ci vuole la sintassi per richiamarle all’ordine. Ma le regole non bastano per aggiustare il distributore e chiudere le parole strette in un unico pensiero.

4 novembre 2020

Metà della faccia

Dietro il sipario della mascherina metà della faccia se ne sta nascosta sbattono le labbra contro la barriera di tela il fiato respira se stesso gli occhi come biglie scivolano sulla realtà che sfugge e senza l’aiuto della bocca nessuno sa se ridono o sono tristi.

6 novembre 2020

Un fuoco d’artificio

Un fuoco d’artificio scoppia nella mente illumina un attimo di vita il buio mi risucchia annego tra flutti di desideri spenti.

7 novembre 2020

Incontri

Incontri casuali usciti da intrecci di combinazioni come luci brillano fra i giorni della vita.

7 novembre 2020

Questa notte

Cerco le stelle questa notte ma fra i palazzi del quartiere trovo solo spezzoni di cielo nero annebbiato dai lampioni del viale chiudo gli occhi e m’investe la luce dei pensieri bagliori nell’animo avvilito.

10 novembre 2020

Commedia

A forza di recitare la commedia l’autenticità ho perso del personaggio vero nascosto col rifiuto d’apparire e ancora cerco trame nuove d’adattare alla recita dei giorni.

13 novembre 2020

Pulizia da fondo

Butto fuori le parole e dentro faccio pulizia da fondo ma è come scavare una buca nella sabbia e sempre trovo il mare così con le parole più scavo e più escono fuori e alla fine come sull’acqua della buca affiora la mia immagine riflessa.

14 novembre 2020

Niente da pensare...

Un cinguettio indaffarato agita gli alberi il magico refrain evidenzia il silenzio sprofondato nella siesta calda di tiepido sole. Il gatto uscito dal bosco ospite occasionale del terrazzo impone la sua presenza mi guarda con occhi di sfinge ... lo ignoro aggiusto il corpo nella poltrona di tela posiziono lo sguardo sul cielo i pensieri scappati al confine li lascio dondolare col respiro non hanno niente da pensare forse non vogliono...

14 novembre 2020

Entra nel silenzio...

Entra nel silenzio della stanza il gorgoglio dell’acqua nel termosifone è puntuale so che sono le sei e sono sveglia da un pezzo ho già inseguito i voli che straziano la notte e ruote insonni sull’asfalto mi libero delle fantasticherie come un cane che esce dall’acqua oniriche immagini si staccano dalla mente e i pensieri si agganciano alla memoria. il prospetto del giorno è farcito d’incognite. accendo la luce e mi alzo vado a inseguire la vita.

19 novembre 2020

Un evento

Getto uno sguardo nella notte e in mente la nascita mi viene. L’evento straordinario che la vita mi ha lasciato nelle mani senza troppe spiegazioni solo un vuoto da riempire girando nelle spire del tempo spinta dal vento delle combinazioni. Cerco i fili che mi legano al cielo e interrogo le stelle luminose nel buio serene nell’attesa ma mute nell’eternità indifferenti alle domande essere è l’enigma dell’unico messaggio appagato di luce respiro l’aria fresca di notte con i sensi in allerta

e dentro sale un notturno racchiuso in un pugno di parole trasognate si nasce una sola volta e ogni giorno si muore verità semplice evidente sospirosa guardo il cielo e le stelle stanno a guardare.

19 novembre 2020

Un grande contenitore

La poesia è un grande contenitore ci puoi mettere tutto quello che vuoi basta attivare la valvola dell’ispirazione e aprire l’ingresso alle parole puoi usare la logica e l’immaginazione la realtà e l’invenzione con tutta la gamma dei toni dai chiari a quelli scuri suoni urlati a soavi sussurri la grammatica è facoltativa ad uso proprio un conflitto da sempre di disinteresse ma ti devi munire di un’aura speciale quella che porta dritto all’aldilà dell’aldiquà.

24 novembre 2020

Guardo in alto...

Guardo in alto in cerca di pensieri nuvole bianche e voli neri appare invece un aeroplano e dietro la sua lunga coda bianca penso alle persone che porta nella pancia a eggio nello spazio sollevati dalla terra più uccelli che umani vorrei stare fra loro la valigia farei presto a riempirla un bagaglio leggero da portare a mano ma il volo è certo pieno mi manca la prenotazione lasciare gli altri su due piedi invano ad aspettare da stendere il bucato l’insalata da sciacquare anche fantasticando mi porto dietro la zavorra pesante di domestiche

incombenze (siamo quello che facciamo mi disse un giorno un filosofo amico) rassegnata cambio rotta e volo basso troppo basso con lo sguardo atterro sui piedi e li ritrovo dove l’ho lasciati.

26 novembre 2020

Spirito inquieto

C’è voluta una vita insieme per aprire la porta che ti teneva chiuso dentro. ma come sai ciò che è chiuso è fatto per essere aperto e ci ho ficcato il naso dentro scoprendo che odorava di buono. Ma tu insisti che l’affetto non basta a tenere a bada il disorientamento e lo mescoli al tuo spirito inquieto.

26 novembre 2020

Uscire dal mondo

Confesso che a volte la voglia mi viene di uscire dal mondo fare le capriole senza peso nello spazio guardare la terra senza debito di devozione fra gli altri pianeti confuso ma m’assale la paura del buio profondo il silenzio agghiacciato senza suono d’umano allora poso lo sguardo sull’intorno pentita del tradimento ipotizzato piena d’affetto rinato per il mondo anche se d’amore avaro e la voglia viene di rotolarmi sul prato col corpo appesantito un po’ acciaccato

e a squarciagola gridare il mondo mi appartiene lo devo salvare o meglio appartengo al mondo e solo con lui mi potrò salvare.

26 novembre 2020

La coerenza

La coerenza è una scienza esatta anche se di fattura su misura fatta ma affascinata dai ragionamenti non ho un pensiero sempre quello con le parole annodate al punto giusto volentieri mi nutro di contraddittorio con un interlocutore immaginario per avere sempre qualcosa da obiettare divisa da un pensiero binario senza una conclusione d’approvare ma resta un’unica certezza che la vita è una sola e qui non aggiungo altra inutile parola.

28 novembre 2020

Sono la pietra...

Sono la pietra levigata dallo scorrere dei giorni in bilico sulla sponda dell’immaginazione vedo are la vita trascinata dalla corrente del tempo l’urto violento dell’onda definitivo evento mi staccherà dalla terra e mi abbandonerà tra i flutti del destino sento già salire in bocca l’amara nostalgia del presente.

28 novembre 2020

Un mondo appartato

Ce la portano sulla sedia a rotelle un trono portatile dove tenere raccolto un corpo che si disfa. Le stiamo intorno contenti di vederla aspettando cenni di risposta. Ma la sua assenza è una crosta dura la tiene da tutto lontana e la memoria è chiusa a doppia mandata. Vuole solo inghiottire non importa cosa pur di trattenere il suo filo di vita. Ci escono parole di ricordi appelli di vita ma sembra stordita dalla fatica. La tristezza raspa nel disagio profondo il rimorso di una visita breve la proiezione triste d’una sorte vicina. il tempo è scaduto. Come un oggetto fragile in mani esperte lasciato

ce la portano via. Serve un regime severo per battere il tempo d’un giorno tracciato e la vita segue il suo corso nell’indaffarato procedere di un mondo appartato. Ma oggi spira un vento assassino in questo ieri ordinato rompe gli argini mette tutto a soqquadro i corpi fragili travolge come idoli indifesi da una furia iconoclasta abbattuti.

8 dicembre 2020

Frammenti

Guardare il mondo dall’alto con gli occhi abbracciarlo senza togliere niente il bello e il brutto il buono e il cattivo arrendersi al tutto o precipitare in un punto nello spazio di un frammento affondare nell’essenza nascosta nel mistero della vita guardare spezzati frammenti cercare fra quelli in attesa d’amore dove perdersi sempre e sempre ritrovarsi.

13 dicembre 2020

Il virtuale

Navighiamo a vista nell’oceano della rete in cerca di un’Itaca sognata molti approdi per soste brevi. Siamo tutti impigliati nelle reti ma giochiamo a carte coperte e lo scarto la strategia nasconde. Non è all’angolo che c’incontriamo ma sulla piattaforma grande spazio virtuale non più piazze fori agorà dove si svolgeva un tempo la vita della comunità in solitudine iamo le giornate illudendoci di stare in compagnia ma in realtà siamo rimasti seduti sulla sedia del salotto di casa. A un totem digitale sacrifichiamo la vita

approdo che salva la realtà in frantumi.

14 dicembre 2020

Cronaca di una fuga

A che pensi mi chiede sotto un cielo di stelle presenza assente rapita dalla notte gli sono accanto a che pensi ripete e di magia mi disincanto atterro frenando come un angelo ribelle precipitato dalle stelle a che pensi insiste cerco qualcosa da dire ma sono vuota di pensieri a che pensi... perché non parli niente rispondo e un poco mi vergogno mi sono persa dentro quella stella e tu mi sei venuto a cercare in fondo ci stavo assai bene

lontano dal buio e senza pene suggerisco una fuga per andarci insieme lui mi guarda sorride e tace prende le distanze e ancora più mi piace un’ancora diventa che tiene ferma la barca ma la realtà non mi trattiene perdo peso senza la volontà d’essere un io e randagia torno fra le stelle a fare un giro.

18 dicembre 2020

Ringraziamenti

Ringrazio Sonia Gentili che mi ha parlato di poesia e il piccolo gruppo “Percorsi/Traversi” con cui condivido il piacere della poesia.