MENS SANA IN MUSICA SANA!
La musica pop come strumento di contenimento dello stress quotidiano e dell’ansia
Copyright © 2014 Paolo Kunzler Copyright © 2014 Spaziomusicwellness ISBN: 9788891160997
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Progetto grafico e impaginazione: Matteo Ranghetti Milano, Settembre 2014
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a tutti i musicofili
INDICE
1 PREFAZIONE
2 DALLA MUSICA CHE “GIRA INTORNO” AL “GANCIO IN MEZZO AL CIELO”
3 STRESS ED ANSIA COME DIMENSIONI ESISTENZIALI LOGORANTI: DUE FENOMENI DI GRANDE ATTUALITÀ
4 CENNI DI ACUSTICA ED ANATOMIA DELL’APPARATO UDITIVO
5 MUSICA POP: DEFINIZIONE E CENNI SULLA STRUTTURA DELLA CANZONE
6 L’UTILIZZO DELLA CANZONE POP E D’AUTORE COME ELEMENTO TERAPEUTICO
7 TECNICA COMPONENTE VERBALE: PROCEDURA DI ESPLORAZIONE DEL TESTO
8 TECNICA COMPONENTE MUSICALE: PROCEDURA DI ASCOLTO FUNZIONALE
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E LETTURE CONSIGLIATE
1 PREFAZIONE
Il presente lavoro sintetizza il risultato di ricerche condotte nell’arco di alcuni anni successivamente proposte “sul campo” e rappresenta un approccio personale, scientificamente fondato, relativo all’utilizzo dell’esperienza musicale a fini terapeutici.
Esso intende fornire un contributo alla diffusione di una disciplina vasta e complessa, la musicoterapia, sottraendola alla diffidenza di molti ed al sospetto di essere poco concreta e molto velleitaria.
Se quanto presentato nei prossimi paragrafi, potrà orientare chi per puro interesse personale oppure per esigenze professionali - insegnante, psicologo e/o psicoterapeuta in particolare -, intenda spingersi lungo percorsi complementari innovativi con atteggiamento di apertura e mancanza di pregiudizio, avrà conseguito l’intento a monte della sua ideazione e successiva realizzazione.
Desidero ringraziare il Prof. Paolo Cattaneo, mio docente, per la lettura della tesi elaborata per il conseguimento del Das in musicoterapia ed ora ampliata, il Dott. Gabriele Catania, responsabile del N.O.Te.C. per la disponibilità mostrata nella concessione di idonei locali per la sperimentazione del training presso l’azienda ospedaliera Luigi Sacco, nonché tutti i partecipanti dell’incontro settimanale di musicoterapia per il prezioso sostegno offerto.
2 DALLA MUSICA CHE “GIRA INTORNO” AL “GANCIO IN MEZZO AL CIELO”
“Strada facendo vedrai che non sei più da solo strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo”
Strada facendo Claudio Baglioni 1981
Queste le parole di un celebre successo di Claudio Baglioni che, ad ogni “notte di note”, rappresentano un’ancora di salvezza ed un messaggio per migliaia di persone di ogni età, accumunate dalla ricerca di un “antidoto” che mitighi ansie, caos interiore ed esteriore e riaccenda la speranza: parole che possono confortare e “curare” solo come il dono di un amico presente soprattutto nei momenti più difficili.
Il momento storico che stiamo vivendo, lancia segnali spesso contraddittori che hanno fatto conseguentemente emergere nuove esigenze se non addirittura irrinunciabili bisogni collettivi.
E’ infatti opinione condivisibile, che il genere umano, a dispetto del progresso
scientifico e degli importanti risultati in campo medico, non goda di un livello proporzionalmente adeguato di salute psicofisica .
A parte situazioni causate da patologie conclamate, infatti, i malesseri dell’anima, il disagio emotivo ed affettivo, lo stress, sono diventati anomalie sempre più frequenti e riconosciute quali conseguenze dei tempi moderni.
Se da un lato si cerca di promuovere con maggiore insistenza un’attenzione sempre più meticolosa per la propria salute e per il conseguimento di un “benessere olistico”, dall’altro, il prezzo da pagare volenti o nolenti, per sottrarsi a tutta una serie di abitudini di vita consolidate e non propriamente corrette, risulta spesso molto alto ed impone un impegno ed una costanza personali che spesso generano stati d’animo negativi che culminano nello sconforto e portano alla definitiva rinuncia.
Ecco allora che, di riflesso, un numero sempre crescente di persone, non realmente ammalate ma comunque genericamente e realmente sofferenti, ricorre impulsivamente all’utilizzo del farmaco che può solo eliminare le conseguenze dei problemi ma non le reali cause e tutto ciò di solito accade quando la situazione ha già prodotto danni piuttosto consistenti.
Queste riflessioni devono sicuramente spingerci ad una visione più equilibrata del “capitale salute” di cui disponiamo, senza tuttavia farci travalicare al lato opposto e cioè verso la ricerca di un rigore ottuso e fine a se stesso, stimolandoci contestualmente ad allargare la visione personale relativa ai possibili rimedi sia per il suo conseguimento, sia per il suo mantenimento, in una prospettiva più ampia.
Attualmente, grazie agli studi neuroscientifici effettuati e alla verifica sul campo, è possibile ricorrere a strumenti di terapia complementari od alternativi in
maniera autonoma ma ancor meglio sotto la guida di operatori qualificati.
Tra le numerose proposte, alcune delle quali piuttosto singolari e discutibili, la musica occupa una posizione di primo piano, rappresentando da sempre un elemento sano, efficace e privo di controindicazioni.
Volgendo lo sguardo al ato, infatti, basterebbe citare il mondo della civiltà greca che individuava nella musica, nella poesia e nella danza le arti sacre delle muse e poneva, quale fine supremo della vita, il conseguimento dell’armonia assoluta dell’anima e del corpo.
La mitologia greca è ricca di figure correlate al potere terapeutico della musica ed indicazioni in tal senso ci arrivano anche da poeti, Omero in particolare, e dal filosofo Platone.
Secondo la sua visione, l’arte delle muse riveste un ruolo indispensabile in termini educativi, autoespressivi e di offerta quale servizio là dove ritenuto utile e gradito: una sorta di progettualità che precorre di secoli quella a fondamento della moderna disciplina definita appunto musicoterapia.
Senza dilungarci eccessivamente in queste divagazioni di carattere storico, è fuori di dubbio che nella maggior parte delle grandi civiltà antiche, la musica è al centro dell’interesse di filosofi, intellettuali, sovrani e addirittura sacerdoti.
Ora col canto, ora con l’ausilio di rudimentali strumenti, il “medico sciamano” infatti, induceva spirito maligno, cui si attribuiva la deviazione dal normale stato di salute, ad abbandonare corpo del malato ripristinando imo stato di equilibrio assoluto e calma interiore.
Ma tornando ai tempi attuali, è un dato di fatto che la cosiddetta “musica pop” si trovi un po’ dappertutto e grazie alla moderna tecnologia, possa essere fruita nei luoghi e nelle circostanze più disparate.
Richiesta o imposta, essa accompagna le nostre giornate scandendone ritmi e tempi, a volte come un bisogno irrinunciabile altre come un obbligo ivo.
C’è la musica “da isolamento” dell’i-pod, oggi così frequente tra i eggeri dei mezzi pubblici; la musica “da viaggio”, per fissarlo indelebilmente nell’album dei ricordi personali; la musica “dello shopping”, che a dal seducente sottofondo al martellante bombardamento che tanto fa tendenza; la musica “d’atmosfera”, che riempie i momenti d’attesa negli studi professionali, nelle stazioni, negli aeroporti e talora, se consentito, alla postazione di lavoro per alleviare la fatica o semplicemente non pensare. Musica usa e getta quindi, da arredamento, di superficie che, come recita un altro celebre successo di Ivano Fossati, semplicemente “gira intorno”.
Pur accettando e rispettando senza riserve queste molteplici forme di diffusione, purtroppo talora anche nocive, e di fruizione iva o superficiale che ne derivano, è necessario recuperare e sostenere la dimensione di un impiego della musica quale prezioso alleato della salute e del benessere personale, anche e soprattutto nella sue forme elementari o meglio “popolari”.
Tale processo può essere realizzato attraverso chiare indicazioni relative ai principi fondamentali che consentano di percepire ed utilizzare con maggiore consapevolezza e pienezza tale esperienza musicale facendola diventare, come canta Claudio Baglioni, un “gancio in mezzo al cielo”.
3 STRESS ED ANSIA COME DIMENSIONI ESISTENZIALI LOGORANTI: DUE FENOMENI DI GRANDE ATTUALITÀ
In tempi in cui l’esistenza umana è travolta da ritmi sempre più frenetici, divisa tra impegni e problemi, è ormai divenuta consuetudine fare ricorso ad espressioni quali “che stress” oppure “sono stressato”, ad indicare situazioni generiche di stanchezza e disagio.
Molti ricorderanno che tempo fa un celebre spot pubblicitario addirittura enfatizzava le virtù terapeutiche di un amaro “contro il logorio della vita moderna” a testimonianza dell’attualità di tale argomento.
Al di là di questo rimando, la portata e la vastità del termine stress richiedono un appropriato chiarimento. É noto che una caratteristica peculiare dell’essere umano è quella di fornire sempre risposte a tutti gli agenti esterni, siano essi fattori negativi che generano preoccupazione o turbamento quali un colloquio di lavoro oppure un esame, siano fattori positivi come un evento significativo ed emotivamente rilevante quali una nascita o un cambiamento personale.
Ciò premesso, il termine stress indica quella tipica reazione di adattamento dell’organismo a qualsiasi sollecitazione che determini una generica variazione a livello fisico e/o psichico.
É molto importante precisare che, pur essendo oggi utilizzato prevalentemente in
una accezione negativa, di per se tale reazione è del tutto naturale e ha sempre accompagnato l’uomo nella sua storia evolutiva.
Possiamo perciò distinguere uno stress con valenza positiva detto eustress in riferimento ad una sollecitazione esterna che produce una tensione limitata nel tempo e che può addirittura essere percepita come stimolo attivante e viceversa uno stress con valenza negativa definito distress, che, in quanto prolungato ed eccessivo per la capacità di sopportazione, può creare situazioni di lieve o grave disagio.
Questa distinzione, pur riconosciuta e standardizzata, ha tuttavia molto a che vedere con la valutazione individuale nel senso che ogni evento o stimolo generico è sempre in relazione ad una personale chiave di lettura e perciò non ha confini ben delimitati.
Vediamo ora sinteticamente come, secondo il modello proposto da Hans Selye, si articola la reazione di stress e quali variazioni a livello ormonale comporta.
1) FASE DI ALLARME
Innanzitutto, quando ci troviamo di fronte ad uno stressor cioè un agente stressante, l’organismo lancia un segnale di allerta, quasi una sorta di sos, per avvertirci che sta accedendo qualcosa di imprevisto e non controllabile e pertanto è necessario mobilitare le risorse disponibili.
A reazioni fisiche evidenti quali aumento della frequenza respiratoria, della sudorazione e del battito cardiaco, si accompagna l’innalzamento del livello degli ormoni detti catecolamine - adrenalina e noradrenalina - e corticosteroidi
che caricano ed allertano l’organismo predisponendolo a fronteggiare la situazione.
2) FASE DI RESISTENZA
L’organismo, riconosciuto lo stimolo, attua un processo di adeguamento ad esso, detto resistenza, scegliendo la strategia più adatta e specifica nei confronti del fattore che lo ha determinato.
3) FASE DI ESAURIMENTO
Qualora lo stressor permanga e giunga ad oltreare una determinata intensità critica, le riserve energetiche dell’ organismo si consumano a poco a poco fino appunto ad esaurirsi.
Lo stato raggiunto nella fase precedente, viene quindi perduto e può lasciare il posto ad una condizione patologica.
Il secondo fenomeno di grande attualità cui si vuole brevemente accennare, è quello dell’ansia, che pur avendo aspetti comuni allo stress, rappresenta uno stato specificamente caratterizzato da una sensazione di paura vaga ed immotivata in quanto non riconducibile ad uno stimolo reale.
Un elemento ricorrente dal punto di vista clinico, che in particolare riguarda il disturbo d’ansia generalizzato (DAG), è la presenza del fenomeno mentale detto “rimuginio” che consiste in una modalità di pensiero intrusiva, ripetitiva e
focalizzata su contenuti negativi.
In relazione alla pratica musicale quale forma di gestione e contenimento di questo fenomeno cognitivo, riprenderemo più avanti l’argomento fornendo maggiori dettagli.
Analogamente a quanto precisato per lo stress, in condizioni normali ed accettabili, l’ansia non è affatto patologica ma lo diventa quando si trasforma in ansia nevrotica e degenera in disturbi che possono manifestarsi in varie forme e modalità.
Secondo autorevoli e diffuse ricerche effettuate da Seligman, Walker e Rosenhan, al di là delle classificazioni particolari dei suddetti disturbi, l’ansia presenta le seguenti componenti:
1) COMPONENTE SOMATICA
Caratterizzara da alterazioni dello stato fisico quali aumento pressione sanguigna e frequenza cardiaca, sudorazione intensa.
2) COMPONENTE EMOZIONALE
Caratterizzata da situazioni di terrore, panico, nausea e brividi.
3) COMPONENTE COMPORTAMENTALE
Caratterizzata, appunto, da comportamenti volontari o involontari diretti alla fuga o all’evitamento della fonte d’ansia.
4 CENNI DI ACUSTICA ED ANATOMIA DELL’APPARATO UDITIVO
Tutti sappiamo che la musica viene percepita dall’individuo per mezzo del sistema uditivo ed è costituita da suoni o, più precisamente, onde sonore. Esse consistono nelle vibrazioni generate dai movimenti delle molecole intorno ad una posizione di equilibrio e si propagano a catena creando ima sorta di “effetto domino”.
I caratteri distintivi del suono sono: altezza, intensità, timbro.
Vediamoli ora più in dettaglio.
Per ALTEZZA si intende la frequenza delle vibrazioni e la caratteristica per cui i suoni vengono suddivisi in gravi ed acuti.
A vibrazioni rapide infatti corrispondono suoni acuti, o alti, mentre a vibrazioni lente suoni bassi o gravi.
Per INTENSITÀ, si intende l’ampiezza delle vibrazioni, tanto più accentuate quanto maggiore risulta essere la loro dimensione.
Per TIMBRO, infine, si intende la caratteristica distintiva di due suoni di
medesima altezza ma emessi da corpi sonori differenti.
Il timbro, oltre che correlato alla natura di questi ultimi, dipende dalla forma delle vibrazioni generate e dal cosiddetto sistema degli armonici ovvero suoni secondari che si accompagnano a quello principale.
Il senso dell’udito, cioè la capacità di percepire suoni, è uno dei primi distretti sensoriali a svilupparsi tanto è vero che, come scientificamente dimostrato, già all’età di quattro mesi e mezzo, il feto è in grado di rispondere a stimoli acustici dando così inizio al rapporto con il mondo circostante.
Da un punto di vista anatomico, l’apparato uditivo risulta costituito da una struttura periferica e da una struttura centrale.
La struttura periferica comprende l’orecchio esterno e medio, composti da padiglione auricolare, membrana timpanica e cassa timpanica, e l’oreccho interno composto da organo del Corti e nervo acustico.
La struttura centrale comprende il nervo acustico o cocleare, i nuclei uditivi, le fibre del tronco encefalico e le aree uditive centrali.
Scopo dell’apparato uditivo è quello di “trasdurre” gli stimoli acustici in una serie di segnali o stimoli nervosi secondo una sequenza precisa così sintetizzabile:
Il padiglione auricolare, grazie alla sua conformazione, individua la fonte
sonora, raccoglie e convoglia le onde acustiche provenienti dall’esterno.
L’onda sonora, attraverso il canale uditivo che termina nella membrana timpanica, raggiunge la seconda sezione denominata orecchio medio.
Qui si trovano martello, incudine e staffa ovvero tre piccole ossa poste in sequenza che trasmettono l’energia sonora convogliata sulla membrana timpanica e che sono regolate dall’azione di due muscoli detti tensore del timpanoe stapedio.
La terza sezione denominata orecchio interno, comprende a sua volta la coclea, organo delicato e complesso, suddiviso in tre camere dette scala vestibolare, scala media, separate tra loro dalla membrana di Reissner, e scala timpanica, separata dalla precedente mediante la membrana basilare che ospita l’organo del Corti.
Quest’ultimo, contenente i recettori acustici dette cellule ciliate, ha un ruolo fondamentale nella trasduzione delle vibrazioni sonore in impulsi nervosi.
Da qui, infatti, si diparte il nervo acustico che porta di fatto il segnale elaborato all’encefalo.
Osservazioni scientifiche, hanno consentito di isolare le reti neuronali del lobo temporale superiore - destro e sinistro - come strutture destinate alla funzione musicale.
Ulteriori approfondimenti hanno inoltre precisato che note e scale, ovvero la comprensione della grammatica musicale, sono mediate principalmente dall’emisfero sinistro mentre la melodia, cioè il contenuto più strettamente emotivo del linguaggio musicale, chiama in causa principalmente l’emisfero destro.
5 MUSICA POP: DEFINIZIONE E CENNI SULLA STRUTTURA DELLA CANZONE
Secondo la definizione fornita dal dizionario della lingua italiana Zingarelli, l’aggettivo “pop” è inerente al genere artistico che per i suoi contenuti culturali e di costume trova ampia diffusione specialmente tra i giovani.
Pur riguardando in generale più forme artistiche, viene molto frequentemente associato alla musica indicando un preciso genere musicale.
Come ben precisato da autorevole fonte in esso sono “dominanti elementi melodici della forma canzone e della forma ballata, il lavoro sulla vocalità, la confezione in studio, la malleabilità commerciale del prodotto. ” (P. JACHIA, 1998).
L’elemento costitutivo fondamentale della musica pop, per così dire la sua essenza, è rappresentato dalla canzone, cioè quella particolare forma compositiva caratterizzata dall’integrazione di una componente verbale - le parole - ed una componente musicale - la musica appunto.
L’elemento verbale rappresenta l’aspetto narrativo, la storia descritta dalla canzone, e come un racconto è centrato su un tema principale e mette in scena uno o più personaggi, le loro vicende personali, le loro riflessioni.
La psicologia narrativa che trova i suoi maggiori esponenti in autori quali T.R.
Sarbin e J.S. Bruner, ha messo sempre più in evidenza il valore del concetto di narrazione al punto che romanzi, fiabe e novelle vengono universalmente accettati e considerati elementi molto importanti per trasmettere valori, significati od addirittura delineare l’identità personale.
L’elemento verbale, che risulta il tratto più immediato e caratterizzante di una canzone, contiene analogamente una straordinaria potenzialità evocativa che può essere utilizzata come strategia di “distrazione cognitiva” applicabile per il contenimento e la gestione di forme di disagio quali stress e ansia, quest’ultima in particolare, nella forma detta disturbo d’ansia generalizzato (DAG) di cui abbiamo precedentemente descritto il tratto clinico.
Il processo cognitivo caratterizzato dal frequente e persistente flusso di pensieri negativi o di paura immotivata, clinicamente definito rimuginio, può essere infatti temporaneamente arrestato mediante un processo di “spostamento dell’attenzione” grazie all’utilizzo di una stimolazione dapprima solo verbale - la lettura del testo - e successivamente - verbo musicale - ovvero l’ascolto integrale della canzone comprensivo della musica.
Il richiamo conseguente ad esperienze piacevoli e rilassanti mediante l’intervento del processo immaginativo - la fantasia - generato dallo stimolo musicale, attiva risposte fisiologiche corrispondenti che producono momenti di distensione e benessere psicofisico.
Tornando alle peculiarità della canzone dopo queste fondamentali precisazioni, occorre sottolineare che l’aspetto narrativo risulta però contenuto in una manciata di minuti. Tale limitazione determina conseguentemente il ricorso a formule già codificate tra cui quella “strofa -ritornello” risulta la più utilizzata.Ogni sezione, a sua volta, ha una specifica funzione che, nel caso della strofa, consiste nello sviluppo della vicenda o dei concetti espressi dall’autore, mentre nel caso del ritornello, che si ripropone integralmente più volte, in ima sorta di conclusione e morale personale della vicenda o tema trattato.
Pur analizzabili individualmente al pari di poesie, cui spesso vengono accostati se non addirittura equiparati secondo un processo di omologazione non sempre condiviso dagli autori stessi, i testi, tuttavia, “dipendono” dalla componente musicale che, in quanto linguaggio ben distinto ed autonomo, è organizzato secondo una grammatica di base costituita da melodia, ritmo ed armonia.
Vediamoli più in dettaglio.
Per MELODIA si intende la sequenza di note cantate dalla voce del cantante oppure suonate da un particolare strumento.
Per RITMO si intende la suddivisione temporale della sequenza melodica cantata od eseguita.
Per ARMONIA si intende la sequenza concatenata di accordi, cioè suoni eseguiti simultaneamente, o più riduttivamente il sottofondo generato dall’esecuzione musicale.
A questi ingredienti fondamentali, si aggiunge un elemento ulteriore rappresentato dal TIMBRO VOCALE che costituisce il marchio di fabbrica della canzone ed il collante fra parole e musica.
6 L’ UTILIZZO DELLA CANZONE POP E D’AUTORE COME ELEMENTO TERAPEUTICO
Le caratteristiche strutturali che abbiamo delineato, si prestano alla realizzazione di possibili percorsi ai fini terapeutici, consentendo alla canzone di evolversi da semplice elemento artistico o di puro intrattenimento.
Nei paragrafi a seguire, sarà esposto in forma accessibile e secondo una logica progressione, un approccio sostenuto da basi rigorosamente scientifiche che costituisce la sintesi di procedimenti acquisiti attraverso l’esperienza personale nella pratica musicale e quindi applicati in occasione di situazioni richiedenti strategie di auto-aiuto.
Posta una certa flessibilità da applicare alle definizioni utilizzate ed alla loro conseguente interpretazione, possiamo individuare ima tecnica praticabile per la fruizione del testo articolata in tre punti ed una tecnica per la fruizione della musica anch’essa suddivisa in tre momenti successivi.
7 TECNICA RELATIVA ALLA COMPONENTE VERBALE: PROCEDURA DI ESPLORAZIONE FUNZIONALE DEL TESTO
La tecnica , da praticate mediante una lettura “attenta”, può essere applicata secondo:
1) APPROCCIO “IMMAGINATIVO”
Si tratta della modalità “d’impiego” più immediata dato che, come già ampiamente illustrato, la canzone offre attraverso l’elemento narrativo spunti efficaci proponendo situazioni di vita “vissuta” ed immagini fortemente evocative sotto il profilo emotivo-affettivo.
La prassi si attua attraverso la lettura personale oppure somministrata da altro soggetto, delle strofe e dei ritornelli costituenti il testo, con la finalità di reperire “materiale” significativo ed utile per il ricevente e cioè in grado di stimolare ed esercitare la fantasia e le connessioni emotive.
2) APPROCCIO “CONCETTUALE”
Si tratta della modalità “d’impiego” più specifica, approfondita e complementare
alla precedente resa possibile dal fatto che una canzone “importante” racchiude una equilibrata compresenza di immagini e concetti.
La prassi si attua attraverso la lettura personale oppure somministrata da altro soggetto, delle strofe e dei ritornelli costituenti il testo, con la finalità di isolare spunti di riflessione o concetti utili all’ “uso personale” o per 1’ avvio di una successiva verbalizzazione durante il colloquio clinico con il paziente.
3) APPROCCIO “MEDITATIVO”
Si tratta della modalità “d’impiego” che implica un rilevante beneficio anche in considerazione delle ricadute sul piano cognitivo.
La prassi si attua isolando, memorizzando e quindi ripetendo mentalmente strofe e/o ritornelli.
Il recupero del materiale selezionato, può successivamente essere effettuato antecedentemente a tutte le situazioni che richiedono pronte strategie di gestione di stress/ ansia quali, ad esempio, colloqui professionali, esami scolastici ed altre a scelta personale.
Ferma restando la precedenza accordata al gusto personale, definito anche da taluni autori “profilo sonoro”, a titolo esemplificativo e quale orientamento, possiamo individuare in Lucio Dalla e Luciano Ligabue autori particolarmente utili ed efficaci per la pratica della tecnica secondo i vari approcci.
Nella produzione di Lucio Dalla, si riscontrano numerosi testi di elevato contenuto immaginifico - ad esempio La sera dei miracoli - mentre in quella di Luciano Ligabue frequentemente si riscontra un’immediatezza espressiva dei concetti - ad esempio Ho messo via; L’amore conta - e talora la formulazione di slogan o “mantra” - ad esempio: Cosa vuoi che sia; Niente paura.
Da questi autentici maestri possiamo ricavare spunti che meritano un approfondimento individuale in riferimento a queste chiavi di lettura.
8 TECNICA RELATIVA ALLA COMPONENTE MUSICALE: PROCEDURA DI ASCOLTO FUNZIONALE
La presente tecnica, di tipo recettivo, si fonda sulla constatazione di una sostanziale differenza tra udire ed ascoltare.
Queste due azioni, simili tra loro in quanto effettuate dal sistema uditivo, trovano tuttavia l’elemento discriminante nell’intervento dell’intelletto e più precisamente dell’attenzione, funzione cognitiva di base intesa principalmente come capacità di concentrazione intorno ad un determinato oggetto con contemporanea esclusione degli stimoli compresenti.
In relazione a questa premessa, possiamo definire sinteticamente ascolto funzionale quella pratica che permette il riconoscimento delle informazioni senso percettive contenute nello stimolo musicale, la loro osservazione distinta e, successivamente, la valutazione del loro effetto, al fine di indirizzarle efficacemente all’induzione dello stato di autorilassamento.
Si tratta di una abilità che può essere appresa e quindi sviluppata attraverso una pratica costante indispensabile per ridurre progressivamente lo sforzo cognitivo impiegato per la corretta esecuzione dell’esercizio e per l’acquisizione di una definitiva abitudine.
La prassi, concretamente, si attua attraverso una serie di semplici “esercizi di
attenzione orientata sul parametro musicale’ secondo la logica sequenza melodia/timbro vocale - ritmo - armonia.
Considerato che, comunque, anche per un orecchio predisposto, una selezione richiede la giusta dose di tempo per essere assimilata, si suggeriscono vivamente almeno 3 audizioni di base così organizzate.
PRIMA AUDIZIONE:
Fase 1) durante l’ascolto: esercizio di attenzione orientata senza sforzo sulla dimensione timbrica - voce del cantante - e, contestualmente, sulla dimensione melodica - contorno melodico inteso come semplice “saliscendi” della melodia eseguita dallo strumento vocale.
Fase 2) dopo l’ascolto: rilevazione e valutazione senso-percettiva individuale con riepilogo delle sensazioni provate sia a livello mentale sia a livello fisico.
SECONDA AUDIZIONE:
Fase 1) durante l’ascolto: esercizio di attenzione orientata senza sforzo sulla dimensione ritmica -pulsazione intesa come successione di attacchi di suoni che genera l’effetto di battito.
Fase 2) dopo l’ascolto: rilevazione e valutazione senso-percettiva individuale con riepilogo delle sensazioni provate sia a livello mentale sia a livello fisico.
TERZA AUDIZIONE:
Fase 1) durante l’ascolto: esercizio di attenzione orientata senza sforzo sulla dimensione armonica - sequenza di suoni generati da accordi od esecuzione musicale in senso più lato - e contestualmente sulla dimensione timbrica della strumentazione utilizzata - sonorità di uno strumento in particolare.
Fase 2) dopo l’ascolto: rilevazione e valutazione senso-percettiva individuale con riepilogo delle sensazioni provate sia a livello mentale sia a livello fisico.
Benché organizzato secondo uno schema logico in considerazione delle componenti strutturali che costituiscono la maggior parte delle canzoni, l’ordine proposto per la sequenza, può essere modificato in relazione alle risposte del singolo, più o meno immediatamente ricettivo nei confronti di un determinato parametro.
Essendo la modalità finalizzata, non dimentichiamolo, ad una effettiva e più efficace induzione del rilassamento, è possibile anche utilizzare tre selezioni distinte in riferimento ad ogni singolo parametro - ad es. una prima selezione con accentuata melodia eseguita da voce gradita, una seconda con particolare ritmo ed, infine una terza con uno strumento musicale maggiormente in evidenza.
In conclusione, si augura un buon rilassamento, ricordando che la musica, comunque, di per sè non può rappresentare una cura ma soltanto un sostegno complementare, e che le osservazioni ed i suggerimenti sopra esposti vanno applicati con costanza e soprattutto con un’adeguata motivazione e fiducia in modo tale da risultare davvero produttivi.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E LETTURE CONSIGLIATE
PAOLO JACHIA, La canzone d’autore italiana 1958-1997, Universale Economica Feltrinelli, Milano 1998.
ANDREA SMORTI, Il sé come testo, Gruppo Editoriale Giunti, Milano 1997.
GIANNI SIBILLA, I linguaggi della musica POP, Strumenti Bompiani, Milano 2003.
ALFREDO RAPETTI MOGOL, GIUSEPPE ANASTASI, Scrivere una canzone, Zanichelli, Bologna 2012.
DANIEL BARENBOIM, La musica sveglia il tempo, Universale Economica Feltrinelli, Milano 2007.
AARON COPLAND, Come ascoltare la musica, Garzanti, Milano 1950.
MARIO FARNÉ, Lo stress, Il Mulino, Bologna 1999.
MARIO FARNÉ, L’ansia, Il Mulino, Bologna 2003.