HERBERT THURSTON S. J.
LA CHIESA E LO SPIRITISMO
Milano Editrice - Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis
INDICE
CAPITOLO PRIMO
Principi direttivi della Chiesa
CAPITOLO SECONDO
I fondatori dello spiritismo moderno
CAPITOLO TERZO
Il cattolicesimo e i primi spiritisti
CAPITOLO QUARTO
La conversione del medium Home
CAPITOLO QUINTO
“Pericolo; ghiaccio friabile”
CAPITOLO SESTO
Quello che ne deriva
CAPITOLO SETTIMO
La Bibbia e la tradizione cristiana
CAPITOLO OTTAVO
Fenomeni telecinetici
CAPITOLO NONO
La fisarmonica di Daniele Home
CAPITOLO DECIMO
Caterina King e le materializzazioni
CAPITOLO UNDECIMO
La verità sulla telepatia
CAPITOLO DODICESIMO
Chiaroveggenza
CAPITOLO TREDICESIMO
“Il cancello della rimembranza”
CAPITOLO QUATTORDICESIMO
Lo scritto di Oscar Wilde
CAPITOLO QUINDICESIMO
Alcuni sviluppi moderni
CAPITOLO SEDICESIMO
La vertenza Doyle-Houdini
CAPITOLO DICIASSETTESIMO
I frutti dello spiritismo moderno
CAPITOLO PRIMO - Principi direttivi della Chiesa
Non si può forse affermare che lo spiritismo faccia dovunque molti proseliti, con la sicurezza ostentata dai suoi convinti seguaci, ma è indiscutibile che nei tempi nostri si parla e si scrive su questo argomento assai più che nell’anteguerra; come naturale conseguenza è fiorita in questi ultimi anni una vasta letteratura cattolica, nata col lodevole proposito di combattere la propaganda spiritistica, ora tanto attiva. Molti degli scritti che sono stati pubblicati a guisa di protesta contro il nuovo culto non possono a meno di ottenere il consenso di tutti i sinceri cristiani, tuttavia alcuni aspetti della questione hanno provocato forti divergenze di vedute, non solo nel pubblico, ma anche in seno alla Chiesa stessa. Se mi è concessa di esprimere una opinione personale, formata attraverso molti anni di interesse in materia, mi sembra essenziale stare in guardia contro quegli estremisti i quali vorrebbero farci assumere atteggiamenti teologici dai quali, in un secondo tempo, potrebbe essere difficile ritirarci con dignità. Ai tempi di Galileo, i commentatori della Bibbia, non intravvedendo neppure le verità che la scienza astronomica, allora agli inizi, avrebbe dimostrato più tardi, si ostinavano ad affermare che la terra stava ferma e che il sole era in continuo moto. Altrimenti, essi obiettavano, com’era possibile giustificare l’affermazione delle Sacre Scritture, secondo la quale Giosuè avrebbe fermato il sole e la luna? Questa esegesi ebbe serie conseguenze ché, come tutti sappiamo, ha fornito un incoraggiamento a numerosi nemici dell’autorità papale e ha causato qualche imbarazzo ai nostri moderni professori di apologetica. Non posso far a meno di ritenere che nei riguardi di argomenti quali la psicologia morbosa, l’ipnotismo, la trasmissione del pensiero, e le facoltà psichiche dell’uomo, noi, ancora oggi, non siamo più ferrati di quanto non lo fossero i teologi del tempo di Galileo in fatto di astronomia. Non è impossibile che tra un secolo o due si riconoscano certe verità psichiche di cui oggi noi ignoriamo oppure sospettiamo appena l’esistenza. Di conseguenza, per il momento, sembra opportuno dogmatizzare il meno possibile, in attesa di una guida più chiara ed esplicita. L’ipnotismo, ad esempio, meno di un secolo fa, era denunciato da più d’un teologo come pura diavoleria, mentre adesso, quantunque presenti ancora molti problemi, è riconosciuto come una facoltà naturale che, sotto opportuno controllo, può trovare anche le sue utili e legittime applicazioni. Che la Chiesa abbia agito con indiscutibile saggezza vietando pratiche spiritiche a tutti i suoi fedeli è una
convinzione radicata in me da lungo tempo, che più vasti studi ed esperienze non hanno fatto che rafforzare. Sotto questo punto di vista io mi trovo perfettamente d’accordo con gli stessi scrittori che critico in questa mia opera. Però quando costoro si spingono più oltre e si accingono a spiegare le cause e gli scopi delle azioni della Chiesa, basando in buona parte la loro tesi sui principi, o sui pretesi principi, della psicologia e della escatologia medioevali, devo confessare che provo un senso di sfiducia, e quasi di apprensione. Non siamo un po’ in pericolo di trarre delle conclusioni troppo affrettate? Si può forse escludere che lo studio della psicologia sperimentale e morbosa ci riserbi ulteriori rivelazioni? Possiamo noi parlare con la massima sicurezza della portata dell’attività degli angeli, dei demoni, delle anime umane libere dalla materia e in particolar modo di quelle non battezzate le quali dopo tutto formano la maggioranza dell’umanità? inoltre chi può affermare che non vi siano altri esseri intelligenti nell’universo di Dio oltre a queste tre categorie di angeli, demoni e anime umane? Io non intendo affermare come fatto positivo la possibilità implicitamente contemplata in questa ultima domanda; mi limito a domandare: Chi lo può asserire? Sembra che nel ato si sia lasciata la più vasta libertà delle opinioni individuali. Tanto per illustrare la vasta portata delle teorie che hanno trovano sanzione in pubblicazioni inequivocabilmente ortodosse e che hanno circolato senza alcuna censura per oltre mezzo secolo, non posso resistere alla tentazione di citare uno o due i delle “rivelazioni” riportate in Life of Catherine Emmerich dal suo biografo, il redentorista Padre Schmoger. Dopo aver riferito una certa visione di angeli e demoni da lei avuta, Anna Caterina proseguiva:
“Vi sono anche anime che non si trovano né in cielo, né in purgatorio, né all’inferno, bensì vagano in pena ed angoscia tenendo ad una missione che devono compiere. Esse si aggirano in luoghi deserti, tra rovine, tombe e sul teatro dei loro ati misfatti. Sono spettri... Nella mia infanzia ed anche più tardi ho sempre sentito dire che tre interi cori di spiriti angelici, più alti degli Arcangeli, caddero, ma non furono precipitati all’inferno; alcuni, provando una specie di pentimento sfuggirono per un certo tempo al castigo. Sono questi gli spiriti planetari che vengono sulla terra a tentare gli uomini. Nel giorno del Giudizio saranno giudicati e condannati. Ho sempre visto che i demoni non possono lasciare l’inferno. Ho anche visto che molti dannati non scendono direttamente all’inferno, ma soffrono in solitari luoghi della terra” [1]
Si riferisce anche che ella abbia detto:
“Un grande ordine regna tra gli spiriti planetari, che sono spiriti decaduti, ma non demoni. Essi sono molto, molto diversi dai demoni. Si aggirano senza posa tra la terra e le nove sfere. In una di queste sfere sono tristi e melanconici; in un’altra impetuosi e violenti; in una terza frivoli e incostanti; in una quarta spilorci, avari, ecc. Essi esercitano un’influenza su tutta la terra, su ogni uomo fin dalla sua nascita e formano certi ordini. Alcuni di questi spiriti sono fonte di bene qualora l’uomo indirizzi la loro influenza verso il bene” [2]
Vi sono ancora molti brani dello stesso tenore. Particolarmente degno di nota è che Padre Schmoger era Provinciale dei Redentoristi di Baviera proprio nel periodo in cui preparava questa biografia; che l’opera fu dedicata al Cardinale von Reisach, membro attivo delle Congregazioni del Santo Uffizio e dell’Indice; che apparve con il cordiale imprimatur del Vescovo di Limburg; che, a quanto risulta, Papa Pio IX s’interessò personalmente alla preparazione di una traduzione italiana e che anche in Francia e in America apparvero traduzioni (rispettivamente nel 1872 e nel 1885) con nuovi incoraggiamenti episcopali. Supponendo che vi fosse qualche giustificazione per le suddette strane rivelazioni raccolte, come sostiene l’amanuense Clemente Brentano, dalle labbra di Suor Anna Caterina nel settembre del 1820, esse lascerebbero campo ad abbondanti riflessioni sulle possibili cause dei fenomeni spiritici. A mio giudizio, non vi è ragione alcuna di considerare queste cosiddette rivelazioni come di origine sovrannaturale; ma se i dotti teologi possono arle alla stampa senza alcuna censura, questo fatto sembra indicare implicitamente che possediamo ben poche nozioni positive riguardo alle influenze spirituali che, in certe circostanze mal note, possono forse influire sulle quotidiane manifestazioni umane. Incidentalmente credo opportuno notare che Padre W. Humpfner (vedasi il suo Clemens Brentanos Glaubwurdigkeit in seinen Emmerich-Aufzeichnungen) avrebbe voluto sostenere, basandosi su indizi che secondo me sarebbero inadeguati, che le suddette rivelazioni furono inventate da Brentano e non provenivano da Suor Anna Caterina stessa. Tuttavia per ora non voglio soffermarmi sulla maggior o minore probabilità che si trattasse di vere rivelazioni o che fossero o meno dovute a Suor Anna Caterina, bensì sul fatto che per cinquant’anni esse furono accettate come sue, senza eccezioni, da ogni
sorta di eminenti teologi convinti che ella avesse una conoscenza sovrannaturale di molti misteri ignoti all’umanità. Soltanto quando queste ed altre testimonianze, portate dinnanzi alla Congregazione dei Riti minacciarono di intralciare il processo per la sua beatificazione, Padre Humpfner, nuovo sostenitore della sua causa, prendendo posizione contro i precedenti biografi di Suor Emmerich, quali Padre Schmoger e Padre Wegener, sostenne che i resoconti di Brentano sulle di lei visioni non erano assolutamente degni di fede. Padre Wegener, primo sostenitore della causa di Suor Anna Caterina aveva precedentemente pubblicato un trattato che sosteneva precisamente il contrario. Io sostengo dunque che non si è mai troppo prudenti nel pronunciarsi sulla natura dei fenomeni spiritici e che il problema non può essere risolto solamente con l’invocare, come molti sembrano propensi a fare, l’autorità di grandi nomi, come quelli di S. Agostino, San Gregorio, S. Crisostomo e S. Tomaso d’Aquino. A questo proposito il volumetto di padre Mainage, O. P., La Religion Spirite, dà un eccellente esempio di moderazione. In tre brevi proposizioni che l’illustre autore definisce come “principi direttivi dell’insegnamento cattolico o egli sintetizza tutto ciò che si può affermare con sicurezza riguardo la guida della Chiesa in questo argomento. Le tre proposizioni sono le seguenti:
“La Chiesa non si è pronunciata sulla natura essenziale dei fenomeni spiritici”. “La Chiesa vieta alla massa dei suoi fedeli di prender parte a pratiche spiritiche”. “Nelle manifestazioni che si verificano, la Chiesa sospetta che possano, per accidens, intervenire influenze diaboliche”.
Sarebbe desiderabile che gli scrittori cattolici dell’argomento mettessero in rilievo questi punti, che si basano su certezze e che, d’altra parte, ammettessero esplicitamente che le più profonde considerazioni tanto spesso espresse nella letteratura anti spiritistica, non hanno maggior peso di quanto se ne possa annettere all’opinione personale di coloro che hanno studiato il movimento con maggior o minore attenzione. Se S. Agostino od anche il Dottore Angelico esprimono questa o quell’opinione non viene di conseguenza che l’autorità della Chiesa sia in alcun modo coinvolta. Gli argomenti speciosi, e le asserzioni ultra positive tendono quasi sempre a pregiudicare la causa della verità, poiché le
esagerazioni in un senso hanno spesso per conseguenza una reazione a degli eccessi nel senso opposto. La tendenza ad insistere sulla teoria secondo la quale i fenomeni spiritici sarebbero puramente dovuti ad “influenze demoniache”, che è stata esposta, per esempio, da quel fecondo scrittore e conferenziere in materia di spiritismo che fu J. Godfrey Raupert, ha avuto il solo esito di far accettare più facilmente l’altra teoria che vorrebbe sostenere che le manifestazioni spiritiche non sono che trucchi, teoria dovuta principalmente ad eminenti studiosi americani quali padre de Heredia della Compagnia di Gesù e il Dott. J. Jr. Walsh. Dei due estremi, quest’ultimo, nonostante il suo appello al buon senso, mi sembra il più ingannevole e di conseguenza quello che ha maggior probabilità di nuocere alla causa che tutti ci sforziamo di servire. Lo spiritista convinto s’indignerà senza dubbio, udendo descrivere le sue pratiche come diavolerie e gli spiriti con cui comunica come demoni, ma riconoscerà che vi è una base comune per discutere. Per contro se voi gli assicurate che non si verifica alcun fenomeno reale e che egli è vittima di una impostura o di un’illusione, lo spiritista ne dedurrà che il critico non solo sostiene una teoria errata, ma non ha nozioni od esperienze personali in materia su cui basarsi. Anche gli autori come padre Mainage, Padre Blackmore e padre Roure, a mio giudizio, si soffermano troppo sul lato fraudolento delle pratiche spiritiche; la tentazione di ravvivare te loro pagine con qualche aneddoto comico di medium delusi è stata troppo forte e si nota nelle loro opere una tendenza a concentrare l’attenzione soltanto sulle manifestazioni sensazionali, ignorando la reale difficoltà che presentano i più semplici fenomeni. Dopo tutto, una volta esclusa l’ipotesi del trucco, una serie di colpi che danno risposte intelligenti alle domande espresse dal medium, costituisce, a mio parere, un problema tanto insolubile quanto una materializzazione totale od il fluttuare del corpo del medium per l’aria. I tavolini non saltano da soli e mi sembra che la teoria del padre Mainage di un’azione cinetica a distanza (della quale parleremo più diffusamente più oltre) sollevi difficoltà ancor più serie di quelle che pretenderebbe di risolvere. Nonostante la vasta prevalenza della frode che naturalmente è molto favorita dalle condizioni in cui si svolgono le sedute, il fatto che dei fenomeni fisici si verifichino, non può essere negato da coloro che studiano con serietà le prove e le testimonianze, a meno che essi non assumano a proprio un atteggiamento scettico, che nuocerebbe al valore di qualunque testimonianza umana in favore del miracoloso. In alcuni capitoli seguenti di questa mia opera spero di poter dimostrare la forza degli argomenti che possono essere portati contro coloro che vorrebbero negare il fenomeno della levitazione di pesanti tavole da pranzo in case private, nonché quello della fisarmonica che il medium D. D. Home faceva suonare quando era capovolta, non solo nelle sue mani, ma in quelle di altre
persone presenti alle sedute, senza che alcuno toccasse i tasti. In entrambi i casi la massa delle testimonianze è cospicua, la serietà dei testimoni è ineccepibile e le manifestazioni furono continuate per un periodo di parecchi anni senza il minimo indizio che palesasse trattarsi di trucchi o di collusioni [3] Nello stesso tempo si deve ammettere che la convinzione in argomenti di questo genere appartiene a quella categoria di intime credenze non trasmissibili. Tale convinzione proviene in generale da una esperienza personale, o per lo meno dal contatto con persone che alla loro volta siano testimoni oculari. Per questa ragione io non tendo ora allo scopo di inculcare la mia opinione a coloro che la pensano altrimenti, ma mi sforzo di spiegare perché trovo impossibile accettare la teoria che attualmente sembra acquistare favore in molti ambienti, secondo la quale lo spiritismo “sarebbe soltanto un inganno”. Molte manifestazioni possono esser dovute a trucchi, ma non tutte. Non mi sarebbe facile dire quanto io approvi le seguenti dichiarazioni del ben noto domenicano padre Mainage. La mia personale esperienza fatta qui a Londra è stata, a quanto mi sembra, esattamente parallela alla sua di Parigi.
“E’ possibile (egli domanda), senza cadere in un assurdo eccesso di ipercriticismo, rifiutare di prestar fede alle confidenze fatte a viva voce da persone il cui equilibrio mentale, la cui intelligenza e la cui buona fede sono superiori ad ogni discussione? A me, come sacerdote e uomo religioso, è accaduto, se mi si può permettere di introdurre qui la mia modesta testimonianza di venire a contatto con simili testimoni. Confesso molto semplicemente e senza attendere la parola finale della scienza, che credo nell’oggettività dei fenomeni spiritici. Vi sono effettivamente delle tavole che si capovolgono e che parlano. Gli scritti medianici non sono il parto di un’immaginazione esaltata. Non tutte le apparizioni sono frutto di allucinazioni irreali e le materializzazioni parziali ottenute dal dott. Geley non sono una pura chimera”.
Non sono i fenomeni più sorprendenti o i nomi dei famosi scienziati che producono la più profonda impressione, ma per il singolo la prova che ha maggior peso è costituita dalle esperienze meno sbalorditive dei suoi conoscenti intimi. Le manifestazioni che causarono grande scalpore quando l’ondata di spiritismo raggiunse per la prima volta gli Stati Uniti tra il 1850 e il 1852 erano per la maggior parte di carattere molto semplice. Se i colpi uditi allora fossero
stati dovuti puramente a qualche ingenuo trucco operato con un’abile manovra dei piedi (tok-craking = suono fatto pel crepitare delle dita dei piedi) sotto il tavolino o con “sublussazioni delle ossa”, come il mio amico dott. J. J. Walsh preferisce chiamarlo, l’intera finzione sarebbe stata ben presto esposta in modo convincente e il movimento sarebbe terminato. Il dottor Walsh a quanto pare conosce uno specialista in trucchi [4] ma quest’arte non sembra molto comune e se dovessimo spiegare l’entusiasmo collettivo verificatosi nella seconda metà del secolo scorso, dovremmo ritenere che centinaia, se non migliaia, di simili artisti dell’inganno operassero attivamente in tutte le grandi città americane. Peraltro non c’è movimento di piedi che possa spiegare lo spostamento di pesanti tavole e gli altri fenomeni inerenti. I sostenitori della teoria secondo la quale lo spiritismo non sarebbe che un complesso di trucchi si sono presi il disturbo di leggere i resoconti contemporanei dei primi partecipanti al movimento? Non lo credo, perché nei loro scritti ben raramente li citano. Sono partito io stesso, con un forte pregiudizio scettico, ma questa prima letteratura sullo spiritismo ha prodotto su di me la stessa impressione che indubbiamente produsse sui più seri e imparziali pubblicisti del tempo, uomini come Orazio Greeley, Oreste A. Brownson, W. Lloyd Garrison, il propugnatore della politica antischiavista, nonché J. F. Whintey, redattore del “ Pathfinder”, di New York. Tutti costoro erano osservatori seri che vivevano, per così dire, nel centro del nuovo groviglio. Nessuno di essi, in ultima analisi, adottò lo spiritismo come una religione, ma tutti testimoniarono dell’autenticità delle manifestazioni. Basti citare alcune righe scritte da W. Lloyd Garrison nel 1852:
“Abbiamo letto (egli dice) quasi tutto ciò che è apparso su tutti i lati della questione e ci siamo sforzati di pesare imparzialmente il valore degli elementi a nostra. conoscenza...Noi abbiamo inteso i colpi, abbiamo veduto le tavole muoversi e capovolgersi come mosse da una potenza invisibile…non ci è possibile dichiarare qui sotto quale luce consideriamo i fenomeni, ma non possiamo a meno di esprimere la nostra convinzione che il problema non è stato certo risolto seriamente da coloro che attribuiscono le manifestazioni soltanto a imposture o ad illusioni” [5] .
Padre Blackmore, padre Roure ed altri, pur sostenendo che una maggioranza stragrande dei fenomeni presentati dagli spiritisti sono dovuti a frode,
autosuggestione o semplicemente telepatia, ammettono nondimeno che rimane sempre una parte che non può essere spiegata in tal guisa. Essi definiscono quest’ultima parte delle manifestazioni come necessariamente di origine diabolica, poiché Dio non permetterebbe alle anime perdute od alle anime in purgatorio di partecipare ai nefandi procedimenti degli spiritisti e dei medium. Essi si richiamano inoltre agli insegnamenti di S. Tomaso, il quale sostiene che tali anime non sono neppure a conoscenza di quanto accade sulla terra. Il Dottore Angelico dice, per esempio:
“L’anima liberata dalla materia ha conoscenza dello stato di qualche singolo mortale essendo in certo qual modo legata a lui da qualche resto di precedente conoscenza o di affezione, oppure per ordine divino. Ora le anime traate sono in uno stato di separazione dai viventi, sia per ordine divino che per la forma stessa della loro esistenza, mentre sono legate al mondo delle sostanze spirituali incorporee; perciò esse ignorano ciò che accade tra noi. A questo proposito San Gregorio ci fornisce la seguente spiegazione: “I morti non sanno come agiscano i vivi, la vita dello spirito è lontana da quella della carne, così, come le cose sono distinte nelle nozioni” (Moralia, XII). S. Agostino sembra sostenere la stessa tesi (De Cura mort., XIII), quando afferma che le anime dei morti non si preoccupano delle cose dei vivi” [6]
Ma sicuramente, nonostante la venerazione che tutti tributiamo all’autorità di S. Tomaso, questa è una base alquanto tenue su cui appoggiare una conclusione finale ed assoluta. Preferisco astenermi dal discutere su argomenti tanto trascendentali, che esorbitano dalla mia competenza, ma è certo che questa opinione del Dottore Angelico in questi ultimi anni non è stata accettata universalmente e incondizionatamente neppure nei circoli più ortodossi. Basterà citare un o del volume, La Psychologie du Purgatoire, pubblicata nel 1901, con debiti imprimatur, dall’Abate Chollet, professore di teologia a Lilla. Parlando delle attività intellettuali delle anime tenute nel luogo dell’espiazione, egli dice:
“L’occhio dell’anima ha una visuale ancor più ampia. Penetra alla superficie di
questo nostro mondo, Nell’angoscia come nella gloria, nel purgatorio come in paradiso, l’anima possiede la medesima essenza, fa sua conoscenza delle cose terrene è la stessa; e se gli avvenimenti di questa vita sono noti agli eletti del cielo, lo sono egualmente alle anime in purgatorio. Dunque quelli di cui piangiamo la perdita non ci hanno realmente lasciati; come esseri immateriali essi non sono influenzati da luoghi o da distanze; ci sono vicini; data la loro chiaroveggenza non vi sono barriere di opacità, né incertezze di visione. Ci conoscono, seguono i nostri movimenti e nella delicata considerazione di un affetto che cresce sempre più puro nella concentrazione di uno sguardo che diviene ancor più intenso, essi ci avvolgono, per cosi dire, con la loro affettuosa sollecitudine” [7]
Questa confortante dottrina può non essere certa, ma con ogni apparenza è altrettanto fondata di quella
alla quale si contrappone. Anche se le annettiamo una probabilità limitata, essa scuote fino alle fondamenta l’argomento che per esempio padre Blackmore sviluppa attraverso cinquanta pagine, nella sua opera, Spirtism, Facts and Frauds. Inoltre la teoria di ciò che sarebbe congruo od incongruo nel regime divino dell’Universo, è tutt’altro che convincente. Padre Blackmore scrive: “Supporre che anime elette favorite della benevolenza di Dio, sia in Cielo che in stato di purificazione, possano divenire strumenti o istigatori di medium che cercano di guadagnare del denaro soddisfacendo la peccaminosa curiosità dei mortali, è un pensiero empio che ripugna alla mente di ogni buon cristiano”. Mi sembra che questo equivalga a partire da un’idea preconcetta. Si potrebbe di questo o e nello stesso modo sostenere che dovrebbe ripugnare alla bontà divina di mantenere in vita il briccone che usa l’intelligenza, l’energia e le risorse che il Creatore gli ha elargite, il concretare la rovina morale del giovane inerme, oppure di permettere al diavolo di assumere le sembianze di un angelo luminoso spingendo l’asceta a sottoporsi ad eccessivi rigori. Questo ragionamento si può ancor meno applicare alle anime del limbo delle cui condizioni di esistenza noi non sappiamo assolutamente nulla. Infine quando ci sentiamo dire che le anime perdute non possono intervenire nelle manifestazioni umane, poiché “le anime reprobe non possono uscire dalla loro prigione”, ci si sente propensi a domandare dove sia situata quella prigione e di che cosa siano
fatte le sue porte. Può darsi che padre Blackmore abbia ragione sostenendo che né le anime dell’inferno, né quelle dei purgatorio hanno parte alcuna ai fenomeni spiritici, ma è possibile addurre qualche argomento solido e conclusivo in materia? Non è forse meglio confessare la nostra ignoranza, piuttosto che costruire un intero edificio di riflessioni e di ipotesi che potrebbe avere troppo in comune con una certa affettazione di autorità dogmatica, su questioni che l’Onnipossente non ha stimato opportuno di rivelarci? Considerando generalmente il più recente atteggiamento dei cattolici verso lo spiritismo, si può affermare senza tema di esser contradetti che vi è una sensibile tendenza a certe spiegazioni che eludano la necessità di accettare incondizionatamente la teoria degli interventi diabolici. Il lato fraudolento dello spiritismo è dovunque messo in grande rilievo, mentre quasi tutti gli scrittori già nominati sembrano disposti ad ammettere che isterismo, telepatia e iperestesia psicologica sviluppate nell’ipnosi possano spiegare in buona parte ciò che viene comunemente definito come fenomeno spiritico. Probabilmente questa tendenza è dovuta segnatamente al fatto che la maggioranza di coloro che adottano lo spiritismo come una religione non rivelano segni di esser soggetti ad influenze sataniche più di quanto non ne rivelino i seguaci della Scienza cristiana, Teosofia, Nuovo pensiero ed altri culti inerenti al soprannaturale che non ci sono familiari; d’altra parte vi è il fatto che non è facile segnare in modo preciso una linea di separazione tra le manifestazioni spiritiche e gli altri fenomeni che sono riconosciuti come del tutto innocenti. Le testimonianze e le prove relative a quei fenomeni che vengono comunemente chiamati “apparizioni in punto di morte” sono innumerevoli [8] Alcune di queste apparizioni hanno un carattere religioso, come quella di S. Pietro di Alcantara che al momento di morire apparve a Santa Teresa in tutt’altra parte della Spagna, oppure quelle che si verificano comunemente, nel corso delle quali l’anima dipartita chiede aiuto spirituale, come preghiere e messe offerte per il suo riposo [9] Però la vasta maggioranza dei casi verificati non hanno in alcun modo un carattere religioso. Nesslmo può oggi sostenere che le apparizioni celesti sono causate da angeli i quali, come dichiara S. Tomaso, assumerebbero corpi “di aria compressa, foggiati e colorati, come possiamo vedere nelle nubi”, e che le apparizioni non religiose siano opera del diavolo. Si dovrebbe trovare qualche spiegazione che aderisse ad entrambi i tipi di apparizione. Padre Mainage supera le difficoltà presumendo l’intervento di ciò che egli chiama “telepatia complessa”. Un impulso viene generato attraverso la concentrazione della mente su un’idea da un agente a distanza e in virtù di questo impulso non solo l’idea viene trasmessa a colui che percepisce (telepatia semplice), ma talvolta essa è accompagnata da una impressione vivida, uditiva, visiva o tattile che colui che percepisce riceve simultaneamente
(telepatia complessa). Inoltre padre Mainage è disposto ad ammettere un ulteriore sviluppo che corrisponde a ciò che F. W. Myers ed altri chiamano telecinesi. L’eminente domenicano crede concepibile che possa esservi un effettivo spostamento di materia da un luogo all’altro e che questo effetto, per quanto raro, non esorbiti dalle possibilità naturali dell’uomo. Egli riporta la ben nota storia del marinaio che in alto mare vede un uomo che scrive sulla lavagna nella cabina del capitano. Non è il capitano né alcun altro della ciurma. Il capitano viene avvertito; l’uomo è scomparso, ma rimane la lavagna con il messaggio che egli ha vergato: “dirigetevi a nord-est”. Il capitano segue quell’ordine e sulla nuova rotta scopre una nave in pericolo di affondare dopo una collisione con un iceberg, a bordo della quale il marinaio riconosce l’uomo che aveva veduto intento a scrivere sulla lavagna del capitano. L’uomo della nave naufragata aveva trasmesso, per così dire, non solo un’immagine visiva, ma anche una certa energia cinetica. Padre Mainage fa un parallelo fra questo fenomeno e il telefono o la radio. L’impulso trasmesso può essere trasformato da un acconcio ricevitore in modo tale da lasciare una impressione materiale in forma permanente. In tal modo egli è pronto a trovare una naturale spiegazione per le manifestazioni in molte cosiddette case stregate, per molti fenomeni “poltergetici” (nei quali si trova sempre un fanciullo od una persona molto giovane che è il centro e il vero agente della perturbazione), per i fenomeni telecinetici dei medium quale Eusapia Palladino ed anche per le materializzazioni di Marta Béraud, alias Eva C... Non si può a meno di notare che accettando tale teoria si renderebbe necessario un riesame dell’intera concezione del miracoloso. Estendendo leggermente questa linea di ragionamento, si giungerebbe senza difficoltà ad una interpretazione non sovrannaturale di quelle guarigioni di malattie organiche i cui resoconti si accumulano nel Bureau des Constatations di Lourdes e sono accettati come affermazioni dell’approvazione divina della canonizzazione dei santi. Tuttavia credo giusto aggiungere che padre Mainage non dogmatizza. Egli lascia i suoi lettori liberi di accettare le sue riflessioni o di respingerle, e, come già abbiamo notato, il punto che accortamente egli mette in maggiore rilievo, è la portata ridotta dei “principi direttivi” ai quali la Chiesa si attiene nelle sue dichiarazioni ufficiali. Se qualcuno dovesse domandare perché i critici moderni, anche fra il clero, sembrano desiderosi di abbondare la teoria delle influenze sataniche nei fenomeni spiritici, dovremmo, credo, rispondere, che non solo le manifestazioni innocenti, quali le apparizioni e gli appelli per preghiere e funzioni, confinano con quelle che giustamente vengono considerate con diffidenza, ma anche che vi è gran numero di casi verificatisi nei quali la guida ricevuta attraverso la scrittura automatica e medianica, oppure attraverso medium riconosciuti si è rivelata
benefica e salutare. Un esempio notevole si ha nella storia di M.me Minh Jullien come ella stessa l’ha raccontata nel suo libriccino, “Le strade di Dio - Storia di una conversione”, recentemente tradotto in inglese. La signora e suo marito i quali lavoravano nell’Estremo Oriente, erano entrambi agnostici. Il marito morì e la moglie terribilmente afflitta adottò la scrittura automatica e cominciò, come ella credeva, a ricevere una serie di comunicazioni dal morto. Queste, dopo qualche tempo, cominciarono a spingerla a cercare la pace in seno alla Chiesa Cattolica. Ella obbedì e, come padre Mainage attesta, si rivelò per molti anni una fervente ed esemplare convertita. Il caso non è singolare quanto lo si potrebbe supporre. Io stesso ho conosciuto due eccellenti cattolici, uno dei quali era una suora, che avevano subite esperienze consimili; qualche altro esempio si troverà, con maggiori particolari, negli ulteriori capitoli di questo volume. Senza dubbio Satana è molto astuto e assume talvolta le sembianze di un angelo di luce, ma questi fatti ed altre serie considerazioni dello stesso genere sembrano indicare che le influenze che si verificano praticando lo spiritismo non sono tutte deleterie. Io stesso sono proclive a credere che vi siano realmente delle intelligenze esteriori che comunicano (benché tali comunicazioni siano invariabilmente influenzate e deformate dalle credenze che albergano nel subcosciente del medium e dell’automa), e che queste intelligenze sono spesso di carattere beffardo, capriccioso, spesso menzognero, talvolta brutale, licenzioso e malevolo, ma non di rado sincero e buono. E’ facile credere che Satana e i suoi accoliti possano prendere parte diretta in tali manifestazioni, ma non vi è nulla che escluda che gli spiriti disincarnati di coloro che non hanno avuto battesimo e forse altri essere intelligenti, la cui esistenza non si è stata palesata altrimenti, intervengano pure. Tutto questo però rimane nel campo delle congetture. Sappiamo per certo che il tentativo di comunicare con gli esseri che non possiamo vedere, attraverso le pratiche spiritiche è estremamente pericoloso e che la Chiesa in tutte le epoche lo ha saggiamente vietato. Ora, prima di are ad un altro capitolo, gioverà citare i termini precisi delle due decisioni del Santo Uffizio, le quali riguardano più direttamente l’argomento in discussione. Il primo decreto si riferisce alla pratica della scrittura medianica ed è datato dal 30 marzo 1898.
Domanda: “Tizio, pur escludendo nei propri intenti ogni patto con lo spirito del male, ha l’abitudine di evocare le anime dei morti. li suo metodo è questo: essendo solo nella propria camera, senza cerimonia esteriore di sorta, egli prega il capo degli angeli ed arcangeli di concedergli l’occasione di comunicare con lo
spirito di una data persona. Egli attende per qualche tempo, poi sente che la propria mano si muove e con questo apprende la presenza dello spirito. Allora egli spiega ciò che vuol conoscere e la sua mano scrive le risposte ai quesiti formulati. Tutte queste risposte sono consone alla Fede e agli insegnamenti della Chiesa riguardo una vita futura. Per la maggior parte tali risposte si riferiscono allo stato dell’anima di qualche persona morta, alla necessità che essa sente di preghiere in suo suffragio e alle lagnanze dell’anima stessa contro la negligenza dei parenti. Nelle circostanze esposte si domanda se queste pratiche di Tizio siano ammissibili”.
A questa domanda fu opposta la risposta: “Uti exponitur non licere” e la decisione fu ratificata da Sua Santità Leone XIII [10] Una ventina d’anni dopo in un’Assemblea plenaria della Congregazione del Santo Uffizio, il seguente dubium fu avanzato:
Domanda: “E’ lecito per mezzo di un medium oppure senza medium, sia impiegando l’ipnotismo che non impiegandolo, prender parte a comunicazioni o manifestazioni spiritiche, anche se presentino aspetto di sincerità e pietà, sia interrogando anime o spiriti o ascoltando le risposte ricevute, o semplicemente assistendo, con una muta o esplicita determinazione di non desiderare comunicazione alcuna con lo spirito del male? Gli eminentissimi e reverendi padri decisero che in qualunque di questi casi la risposta doveva essere negativa”.
Il decreto fu ratificato il 26 aprile 1917 da Sua Santità Benedetto XV [11] Non è molto probabile che i membri della Congregazione del Santo Ufficio avessero compiuto profonde ricerche nella storia dello spiritismo. Essi probabilmente basarono la loro decisione soltanto su considerazioni di carattere teologico. Ma anche se avessero approfondito le origini e i primi sviluppi del movimento, avrebbero trovato molti elementi atti a confermare il loro atteggiamento diffidente. Come fonte di guida i primi spiriti che comunicarono coi viventi non avevano portato alcuna influenza benefica ai loro devoti, ma soltanto crudeli calamità. Volgiamoci adunque a considerare questo sinistro presagio di tanto che
doveva seguire. E’ questo un aspetto del caso che non deve essere trascurato in alcun testo che prenda in considerazione la posizione della Chiesa.
[1] SCHMOGER, Life of Catherine Emmerich. Giova notare che Padre Papebroch, il famoso Bollandista, sembra appoggiare una teoria simile, secondo la quale alcuni degli angeli decaduti non furono precipitati direttamente all’inferno, bensì aleggiano sulla terra come “Potenza dell’aria”. Si vedano gli Acta Sanctorum, giugno, Vol. IV, pag. 385. [2] Il secondo volume in cui queste affermazioni sorprendenti appaiono, fu posto in vendita con un imprimatur nei seguenti termini: “Siccome il secondo volume dell’opera intitolata Life of Catherine Emmerich di Padre SCHMOGER, come il primo, non contiene nulla che sia contrario agli insegnamenti della Chiesa Cattolica sia dal punto di vista morale che da quello del dogma, bensì contiene molto che, letto con spirito di pietà, può contribuire grandemente all’edificazione del fedele, noi concediamo, dopo accurato esame, l’approvazione sollecitata dall’autore: Peter Joseph, Vescovo di Limburg”. [3] Il prodursi di tali fenomeni nelle case private di persone superiori ad ogni sospetto di collusione, mi sembra un punto di grande importanza. Gli abili prestigiatori, come Maskelyne oppure Houdini o ancora Padre de Heredia, possono imitare le più sorprendenti manifestazioni dello spiritismo, ma questo avviene sul palcoscenico, in condizioni che facilitano l’uso di apparecchi nonché dell’opera degli assistenti. Una pesante tavola da pranzo su un tappeto turco non può essere spostata con un semplice gioco di mano, da un solo prestigiatore. [4] Questi era il professar Merrigan, specialista in anatomia alla Facoltà di medicina dell’Università di Fordham, [5] Citazione da “The Liberator”, 7 maggio 1852, da W. P. GARRISON, nel W. Lloyd Garrison, The Story of his Life, Vol. III, pag. 75 [6] SAN TOMMASO, Summa Theologica, P, I. q. 89, e. 8. Cfr. : P. I, q. 51. a. 2. [7] CHOLLET, La Psychologie du Purgatoire, pag. 47. [8] A parte l’imponente serie di casi riferiti nel volume Fantasms of the Living, del GURNEY, la signora Sidgwick registra altri duecento esempi nei “Rapporti”
della Società per !a ricerca psichica, Vol. XXXIII (1922). [9] Confrontare il caso dell’Oratorio di Brompton in cui uno dei Padri, credendo di essere stato destato a metà della notte da un altro Padre di cui aveva intesa chiaramente la voce e nella cui stanza stava il telefono, si recò da un’ammalata convinto che il Padre fosse venuto ad avvertirlo che lo avevano chiamato telefonicamente. Trovò l’ammalata che aveva urgente necessità degli ultimi Sacramenti, ma scoperse più tardi che nessuno aveva telefonato all’Oratorio e che nessun frate era entrato nella sua cella. [10] Vedasi l’Analecta Ecclesiastica, vol. VI, pag. 187. [11] Acta Apostolicae Sedis, vol.IX, pag. 268.
CAPITOLO SECONDO - I fondatori dello spiritismo moderno
Non si può mettere in dubbio che, come altri culti di nuova creazione che hanno sopravvissuto per mezzo secolo od anche più ed hanno attratto uno stuolo considerevole di seguaci, lo spiritismo conti tra i suoi fedeli molte persone bene intenzionate, la cui vita è senza macchia. Personalmente sono stato a contatto con molti, come ho conosciuto alcuni stimabili Scienziati Cristiani e numerosi teosofi perfettamente sinceri. Da quando una parte considerevole dell’umanità disorientata e sospinta dallo sconvolgimento della Riforma si è, per così dire, staccata dai propri ormeggi religiosi per andare alla deriva, masse sempre crescenti di uomini e donne seri ed equilibrati, sforzandosi di trovare un punto d’appoggio per le loro aspirazioni nei confronti di Dio e di una vita futura, si sono aggrappate ad un qualunque sistema che offrisse loro una mezza apparenza di verità prestandosi prontamente ea prove sperimentali. La Scienza Cristiana si occupa principalmente della cura dei malanni fisici; la teosofia si appoggia alla dottrina di Karma che professa di spiegare il mistero delle sofferenze umane; lo spiritismo si basa su certi fenomeni psichici che, oso affermare, sono reali in alcuni casi, benché spesso fraudolenti, e che fino ai nostri giorni non sono stati adeguatamente sondati. Colui che brancola alla ricerca di un sostegno religioso, non si interessa, di regola, alla storia ata di questi movimenti. Egli vuole soltanto una prescrizione, una ricetta che lenisca una specie di sorda sofferenza che tormenta la sua anima; spesso soltanto lo sforzo di praticare certe regole di carattere esteriore o di assimilare un insegnamento che è alquanto al di sopra delle sue capacità comprensive, reca a costui il sollievo che gli basta. Ben pochi sono gli Scienziati Cristiani al corrente dei veri fatti inerenti alla vita della signora Eddy quali sono stati inconfutabilmente nelle biofrafie dovute a Giorgina Milmine e E. F. Dakin. Non è facile trovare un teosofo che si lasci persuadere a studiare la storia della Società Teosofica, organizzazione creata nel 1785 a NewYork da Elena Petrovna Blavatsky sulle rovine della propria mancata carriera di spiritista e su quelle del poco riuscito “Miracle Club”, del colonnello Olcott. Nello stesso modo la maggior parte dei seguaci dei movimenti di cui ci occupiamo trovano sufficiente garanzia di serietà nell’appoggio di persone quali Sir Oliver Lodge e il defunto sir Arthur Conan Doyle, e non si preoccupano delle origini del movimento che seguono. Queste due personalità di primo piano possono essere uomini della più alta reputazione ( come lo erano il giudice
Edmonds, il professor R. Hare, e il signor Robert Dale Owen intono alla metà del diciannovesimo secolo), ma l’avvento della “Nuova Rivelazione” non può essere fatta datare da quel pomeriggio di settembre 1945 in cui Lady Lodge andò a trovare la signora Osborne Leonard nella speranza di mettersi in contatto col suo figliolo morto, Raimondo. Lo spiritismo aveva già dietro di sé una lunga e tetra storia. La signora Leonard è senza dubbio una medium la cui onestà è superiore ad ogni sospetto [1] ma vi sono centinaia di praticanti prima di lei, da Margherita e Caterina Fox fino a Eusapia Palladino, le cui storie non sono assolutamente convincenti. Noi non possiamo formulare un giudizio definitivo sul sistema basandoci soltanto sulle pretese comunicazioni compiute attraverso medium riconosciuti nei venti anni ati. Dobbiamo innanzi tutto e principalmente osservare la tendenza nel culto nel suo insieme, ed ancor meno possiamo trascurare la triste lezione costituita dalla carriera dei suoi veri e propri fondatori. Per questo motivo mi propongo nel presente capitolo di dare un resoconto di alcune particolarità della loro storia…storia alla quale è stata concessa una troppo scarsa attenzione. Quegli entusiasti che vedono qualche cosa di provvidenziale e divino nel movimento spiritistico potrebbero essere chiamati a spiegare per quale motivo le potenze che lo guidarono nei suoi primordi furono così poco felici nella loro scelta degli strumenti attraverso i quali il loro celeste messaggio per la prima volta fu reso noto al mondo. Il 31 marzo 1920 un’adunanza largamente reclamizzata fu tenuta nella Queen’s Hall di Londra pe commemorare l’anniversario della nascita dello spiritismo moderno. Sir Arthur Conan Doyle , mio antico compagno di scuola, in seguito ad una polemica avuta con me in quel periodo, mi usò la cortesia di mandarmi un biglietto d’invito. Egli stesso era il principale relatore ed io l’ho udito dire al pubblico imponente che quella sera “si celebrava il 72° anniversario di ciò che gli spiritisti consideravano il più grande evento che si fosse verificato nel mondo in duemila anni”. Non esitò a proclamare che il movimento era cominciato con le manifestazioni verificatesi a Hydesville nella Contea di Wayne, New York, nelle quali ebbero la parte principale le due sorelle Fox. Margherita Fox aveva allora (marzo 1848) quattordici o quindici ani e sua sorella dodici [2] A quanto pare rumori e colpi inesplicabili erano stati uditi da qualche tempo nella fattoria abitata dalla famiglia, e una sera Margherita Fox, facendo schioccare le dita per un certo numero di volte, sfidò l’ignota potenza che produceva quei suoni a rispondere con un egual numero di colpi. Questa fu fatto. Allora la madre delle ragazze che era presente, domandò allo spirito di dare tanti colpi quanti erano i di lei figliuoli (soltanto le due ragazze che erano le più giovani vivevano nella casa); e in seguito la signora Fox allo spirito le loro rispettive età. A tutte queste domande fu risposto con esattezza. Dopo qualche ulteriore esperimento dello
stesso genere, in diverse occasioni alla presenza dei vicini, venne in mente a qualcuno di tentare di accertare il nome dello spirito a cui erano dovute le manifestazioni. Questo fu fatto recitando le lettere dell’alfabeto per ordine e chiedendo allo spirito di dare un colpo quando si giungeva alla giusta lettera. In tal guisa risultò il nome di “Carlo B. Rosna” e fu stabilita in certo qual modo una base per ulteriori comunicazioni [3] E’ superfluo descrivere in dettagli gli sviluppi del nuovo sistema di telegrafia spiritica. Nel vicinato si produsse un grande eccitamento e quando la famiglia pochi mesi dopo si trasferì a Rochester, le manifestazioni la seguirono nella nuova residenza. La voce pubblica e la stampa divulgarono la notizia degli avvenimenti, in lungo e in largo. Altre persone curiose cominciarono ben presto ad eseguire delle prove per mettersi in comunicazione con gli spiriti e specialmente Lea Fish, sorella di molto maggiore delle due ragazze Fox. Fu lei , a quanto pare, che per la prima scoperse che la cosa poteva fruttare del danaro, ma per quanto numerose persone si sforzassero di sviluppare in se stesse una potenza medianica, le due giovani sorelle Fox rimasero per molto tempo di gran lunga superiori agli altri in queste pratiche, e ben presto ogni sorta di altri fenomeni si manifestò in loro presenza oltre ai soliti colpi. Scrivendo nel 1854, cioè quando lo spiritismo come culto era diventato comune in ogni parte degli stati Uniti e si diffondeva rapidamente anche in Europa, il signor Capron osservava:
“Durante sei anni trascorsi dall’inizio delle manifestazioni di Hydesville, vi sono stati pochi casi singolari e nessuno che costituisse una prova convincente dell’influenza degli spiriti quanto le manifestazioni verificatesi nella famiglia Fox. Quasi tutti i fenomeni che hanno sbalordito il mondo in questi sei anni erano già noti al Fox molto tempo prima che il pubblico fosse messo al corrente di tali strani avvenimenti. Essi hanno inteso tutte le varietà di suoni; voci parlanti chiaramente, spostamenti di mobili, scritte medianiche. Cippi di legna sono entrati dalle loro finestre quando queste erano aperte e su di essi erano scritte importanti disposizioni. Sul pavimento di una stanza dove notoriamente non era entrata anima viva, la famiglia trovò scritte informazioni di importanza civile” [4]
La rapidità con cui la ione per lo spiritismo si è diffusa è quasi incredibile. Il giudice Edmonds, uomo di indiscutibile integrità, che aveva occupato la più alta
carica giudiziaria degli Stati Uniti, divenne ben presto un seguace. Egli stesso aveva visioni spiritiche nelle quali distingueva le forme degli spiriti chiaramente come avrebbe veduto un qualunque oggetto con i suoi occhi corporei. Un numero cospicuo di comunicazioni fu ricevuto da lui con scrittura medianica sotto la pretesa influenza di sco Bacone, di Swedenborg, di Beniamino Franklin, ed altre celebrità del ato; sua figlia rivelò capacità medianiche e nell’ipnosi, a quanto risulta, parlava una mezza dozzina di diverse lingue che non aveva mai saputo. Ora il giudice Edmonds, dopo aver viaggiato in ogni parte degli Stati Uniti per tenere conferenze ai suo compagni di fede, calcolava seriamente che già nel 1854 i seguaci del movimento ammontassero in America a tre milioni di persone. Due anni prima il signor H. Spicer, inglese, dopo una visita agli Stati Uniti, dichiarava che in quella nazione vi erano trentamila medium, affermando in particolare che vi erano nella sola città di Filadelfia trecento “circoli magnetici”, e con questo intendeva alludere alle riunioni di spiritisti. Sebbene non possiamo a meno di considerare questi calcoli come grandemente esagerati [5] , essi testimoniano al di là di ogni dubbio lo sviluppo fenomenale assunto dal movimento spiritistico. Da quanto ho potuto appurare, il fatto che questa prodigiosa corrente traesse origini dagli esperimenti delle sorelle Fox di Hydesville non è messo in dubbio da alcuno, quantunque le due ragazze stesse fossero sospettate di frode dai più scettici. Non mi propongo di attardarmi sugli accertamenti del Comitato di dottori di Buffalo che svolse una indagine sui fenomeni spiritici della famiglia Fox fin dal febbraio del 1851. Costoro vennero alla ben definita conclusione che le ragazze producevano i rumori esse stesse facendo scricchiolare la giuntura delle loro ginocchia, nonché di altre articolazioni come per esempio delle dell’alluce, o della caviglia. Il rapporto può essere letto nel Podmore, e, come discussione accuratamente ragionata, è certamente deleterio per la serietà delle parti sospette. Qualche settimana più tardi una certa signora Culver, parente della famiglia Fox, fece spontaneamente delle dichiarazioni, pubblicate nel “New York Herald”, nelle quali dichiarava che Caterina Fox aveva accettato il suo aiuto mostrandole come si producevano i “misteriosi” colpi facendo scricchiolare le giunture degli alluci. La signora Culver affermava di avere acquistato qualche destrezza nella manovra, ma di essere troppo vecchia per rivaleggiare con le prodezze di quelle che avevano appresa l’arte nella prima giovinezza. Una serie di discussioni e di polemiche seguì sui giornali; gli spiritisti risposero energicamente, ma ad ogni modo è chiaro che l’atteggiamento di credulità non era in prevalenza. Più di un anno prima delle indagini dei dottori di Buffalo (e cioè nel febbraio del 1950), un viaggiatore inglese dopo aver visitato le ragazze Fox a Rochester, scriveva al signor Epes Sargent:
“La mia opinione sui colpi che si odono nelle sedute spiritiche è che essi sono di origine umana, solamente umana, spudoratamente umana, prodotti soltanto allo scopo di far denaro. Se veramente vi fosse un fantasma che influisce sulle manifestazioni allora senza dubbio esso dovrebbe essere molto incostante, bugiardo, goffo, frivolo e completamente mancante di buon gusto. Mi sarebbe davvero molto penoso il dover pensare che un qualunque uomo, morendo, si fosse trasformato in un fantasma così spregevole e volgare... La mia esperienza mi sarà utile nel considerare la superstizione come una malattia della mente umana. Ho appreso qualche cosa dalla mia spedizione. A mio giudizio le manifestazioni e i colpi non sono meravigliosi quanto lo scalpore che hanno sollevato e sollevano tuttora nella città di New York”.
La cosa più curiosa è che l’autore di questa lettera (del cui nome si conoscono soltanto le iniziali, W. M.), divenne più tardi un convinto autore dello spiritismo. Comunque sia il movimento non fu intralciato dalle aspre critiche di cui le sorelle Fox erano oggetto. Quantunque, come vedremo più tardi, Margherita (che divenne la signora Kane), non tenesse alcuna seduta, dal 1856 al 1867, sua sorella Caterina (signora Jencken), fu sempre assorta nelle sue pratiche medianiche, e si può affermare che per 30 anni o più le due furono considerate tra le migliori medium del mondo spiritico. Però nell’ottobre del 1888 quando le sorelle erano già anziane, accadde un avvenimento sorprendente. Da diverse settimane si era sparsa la voce che fosse imminente uno scandalo relativo alle frodi dello spiritismo. La signora Margherita Fox Kane, arrivando a New York dall’Europa, manifestò durante un’intervista la sua intenzione di render pubblica tutta la faccenda. A quanto pareva ella aveva avuto un amaro alterco con la sorella maggiore, signora Lea Underhill (già Fish), la quale poco tempo prima aveva pubblicato un libro intitolato: The Missing Link in Modera Spiritualism (New York, 1885). Con quell’opera ella intendeva divulgare la storia di quelle prime manifestazioni di Hydesville e di Rochester di cui le tre sorelle erano state protagoniste, ma non si sa se quella pubblicazione fosse la causa dell’alterco. In ogni caso l’intervista con la signora Kane, riportata nel “New York Herald” del 24 settembre 1888, comprendeva i seguenti particolari:
“Abbiamo domandato alla signora: -Dal momento che disprezzate lo spiritismo, come mai ve ne siete occupata per tanto tempo?- Un’altra mia sorella, ha detto la signora aggiungendo al nome un epiteto ingiurioso, mi ha spinto a dedicarmi. Ella è mia acerrima nemica. La odio, Dio mio. La avvelenerei! No, questo non lo farei, ma la sferzerò con la mia lingua. Aveva ventitré anni il giorno in cui sono nata io ed era madre da sette anni”.
Come il suo linguaggio rivela, la signora Kane era in uno stato di sovreccitazione; ella dichiarò fra l’altro, in tono tragico, che si sarebbe gettata in mare durante il viaggio se non glielo avesse impedito il capitano. In merito allo spiritismo; ella aggiungeva:
“Sì, smaschererò lo spiritismo e ne rivelerò i segreti fino dall’origine. Questa idea mi ha perseguitato per molti anni, ma prima d’ora non sono mai riuscita a prendere una decisione... detesto me stessa per quello che ho fatto. Solevo dire a coloro che mi chiedevano di tenere una seduta: Voi mi trascinate all’inferno. Poi il giorno seguente soffocavo i miei rimorsi nell’alcool. Ero troppo onesta per rimanere una medium. Ecco perché ho smesso le mie esibizioni. Quando la spiritismo ebbe inizio, Caterina ed io eravamo bambine e mia sorella di molto maggiore si serviva di noi come strumenti. La mamma era una sciocca, una fanatica. Dico così perché in fondo era onesta. Credeva sinceramente nelle manifestazioni. Lo spiritismo è dato da un nulla... Nostra sorella si valeva di noi per le sue esibizioni e noi le facevamo guadagnare del danaro. Il dottor Kane mi trovò quando conducevo quella vita”. A questo punto la voce della signora trema e per poco ella non scoppia in singhiozzi, “Avevo soltanto tredici anni quando egli mi tolse dall’ambiente e mi mandò in una buona scuola. Fui educata a Filadelfia. Quando avevo sedici anni egli ritornò da una sua esplorazione al Polo Artico e ci sposammo”.
L’intervista terminò con una dimostrazione del modo in cui i colpi potevano venir prodotti (così almeno credette il giornalista) col far scricchiolare gli alluci. Il 9 ottobre la sorella più giovane Caterina (signora Jencken), pure vedova, arrivò dall’Europa. Anch’ella concesse un’intervista al rappresentante del “New
York Herald” ed espresse l’intenzione di unirsi alle rivelazioni progettate dalla signora Kane:
“Io considero lo spiritismo (ella disse) come una delle più grandi calamità che il mondo abbia mai conosciuto.., il peggiore elemento del mondo spiritistico è la mia sorella maggiore Lea, moglie di Daniele Underhill. Credo che sia stata lei a causare il mio arresto nella primavera scorsa e a formulare l’assurda accusa che io fossi crudele verso i miei bambini e che li trascurassi. Non so perché ella è sempre stata gelosa di Margherita e di me; forse perché in fatto di spiritismo potevamo fare cose di cui ella non era capace”.
Il 21 ottobre una grande riunione ebbe luogo a New York nella grande sala nota sotto il nome di Accademia di Musica: Un certo dottor Richnond, abile prestigiatore, limitò con successo il fenomeno della scrittura medianica e della lettura del pensiero. Allora la signora Margherita Fox Kane si alzò e, in presenza di sua sorella, lesse un breve discorso del quale riporto i brani più salienti:
“La maggioranza delle persone qui riunite sa senza dubbio come io sia stata principalmente responsabile nel perpetrare la frode dello spiritismo ai danni di un pubblico troppo credulo. Questa verità è il più grande dolore della mia vita e quantunque la resipiscenza si sia verificata nel mio animo molto tardi, sono pronta ora a dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità; Dio mi assista!... Sono qui questa sera nella mia veste di fondatrice dello spiritismo per denunciarlo come un’assoluta falsità dal principio alla fine, come la più inconsistente delle superstizioni, come la più malvagia blasfemia che il mondo abbia conosciuto” [6]
Ho verificato questi fatti esaminando i resoconti della riunione nel “New York Herald” e nel “New York Daily Tribune” del giorno seguente, 22 ottobre. Il “New York Herald” comincia il suo articolo some segue:
“Facendo scricchiolare e scattare le giunture dei suoi alluci la signora Margherita Fox Kane ha prodotto sonori colpi come quelli che nelle sedute si presumono provenienti dagli spiriti, nella sala dell’Accademia di Musica e con questo ha inferto un colpo mortale a quella colossale e mondiale frode detta spiritismo, che lei e sua sorella Caterina iniziarono nel 1848. Entrambe le sorelle erano presenti ed entrambe hanno denunciato lo spiritismo come un inganno mostruoso. L’ampia sala era affollata e in molti momenti vi si è verificato un grande eccitamento. Centinaia di spiritisti erano venuti per vedere come i creatori della loro fede si adoperassero a distruggerla in meno che non si dica. Gli spettatori hanno manifestato una grande agitazione accogliendo i discorsi dei relatori con fischi prolungati. Nel complesso lo spettacolo è stato drammatico e singolarissimo”.
La dimostrazione pratica del trucco dei colpi che segui il discorso della signora Kane è descritta dallo stesso reporter come segue:
“Nella sala regnava un silenzio profondo. Tutti gli spettatori sapevano di aver dinanzi la donna sulla quale incombe la maggiore responsabilità per la creazione dello spiritismo, colei che ne fu la fondatrice, la gran sacerdotessa e la dimostratrice. Ella è salita su di una piccola tavola, dopo essersi tolte le scarpe. Mentre rimaneva immobile, si udivano colpi forti e distinti ora nel proscenio, ora dietro le quinte del palcoscenico, ora nella galleria”.
Il reporter della “New York Daily Tribune” non sembra aver riportato una favorevole impressione dalla parte avuta dalla signora Kane nella manifestazione. Egli la descrive come in preda ad uno stato di sovreccitazione e dice che lesse il suo discorso in uno stile frammentario e grottesco. Delle dimostrazioni dei colpi, egli dice: “La donna si era tolte le scarpe per facilitare gli accertamenti scientifici e mentre poneva il piede ricoperto dalle sole calze sulla tavola, una serie di colpi con una intensità crescente, fu udita dal pubblico che aveva l’impressione che i suoni provenissero ora da una parte ora dall’altra della sala”. Il “New York Herald” è meno critico nel suo rapporto e prosegue:
“Da questi colpi è nato lo spiritismo ed ecco che lo stesso alluce che lo ha creato lo ha distrutto ieri sera. La signora Kane era molto eccitata. Dopo qualche tempo si diede a battere le mani e a danzare per la sala gridando: “E’ tutta una frode! Lo spiritismo è una frode dal principio alla fine. Un trucco. Non c’è nulla di vero.”. “Questa dichiarazione è stata accolta da uno scoscio di applausi ”.
Poco più di un anno dopo in casa di Enrico J. Newton, eminente spiritista di New York, la signora Margherita Fox Kane, in presenza di un reporter e di vari testimoni, pronunciò una formale ritrattazione delle sue precedenti confessioni :
“Volesse Iddio”, disse con una voce che tremava di una intensa emozione. “che potessi riparare all’ingiustizia che ho commessa contro la causa dello spiritismo quando, sotto la forte influenza psicologica di persone contrarie ad essa, pronunciai dichiarazioni che non avevano fondamento”.
Nel corso della medesima intervista, si verificò il seguente dialogo:
“Vi era qualche cosa di vero nelle accuse da voi pronunciate contro lo spiritismo?” “Quelle accuse erano false in ogni loro particolare. Non esito a dichiararlo”. “Non volete fare il nome di quelle persone che vi hanno spinta a pronunciare accuse così definite contro i metodi dei vostri seguaci?” “Non desidero farlo ora. Menzionerò tuttavia che alte personalità della Chiesa Cattolica hanno fatto del loro meglio per convincermi ad entrare in un convento” [7] “Questa offerta vi è stata fatta da persone di questo paese?” “No, a Londra. Ricevetti una lettera dal Cardinale Manninig che mi consigliava ad abbandonare queste nefaste operarazioni del diavolo”.
Giova notare che la signora Jencken, in una lettera alla rivista “Light” aveva già in certo qual modo sconfessata la parte presa nello “scandalo” dell’Accademia di Musica. Ella morì alcoolizzata nel giugno 1892 e la signora Kane, ultima
sopravvissuta delle sorelle Fox, la seguì nella tomba nel marzo del 1893. La sua fine fu pietosa e tragica. Ne abbiamo la seguente testimonianza:
“La casa sita al n. 456 ovest della 57a strada di New York è deserta ora ad eccezione di una stanza. Questa è occupata da una donna quasi sessantenne che vive di carità ed è un avanzo umano sia dal punto di vista fisico che da quello mentale; il suo unico desiderio è quello di ingurgitare bevande alcooliche. Il suo viso, benché segnato dall’età e dalla dissipazione, porta ancora qualche vestigio di un’antica bellezza. Questo avanzo di umanità è stato ospite di palazzi e di corti. La sua potenza mentale, ora del tutto sopita, costituì la meraviglia degli scienziati di America, di Europa e di Australia, il suo nome fu esaltato; magnificato e vituperato in una dozzina di lingue. Quelle labbra che ora non pronunciano altro che volgarità, predicarono un tempo la dottrina di una nuova religione che conta tuttora decine di migliaia di entusiastici credenti”.
Rimandando per ora ulteriori commenti su questa storia infinitamente triste, una domanda ci si presenta spontanea alla mente: Delle due dichiarazioni apparentemente contradditorie citate più sopra, a quale dobbiamo prestar fede? Dobbiamo credere alla confessione di frode oppure alla ritrattazione della confessione stessa, fatta un anno più tardi? Per quanto possa apparire come una conclusione paradossale, io sarei propenso a rispondere: prestiamo fede ad entrambe. Senza dubbio vi è ragione di credere che la signora Kane dicesse la verità affermando che lo spiritismo, quale ella lo conosceva, era contaminato dall’impostura. Però ella disse parimenti la verità, ammettendo di aver mentito, ascrivendo a trucchi e frodi la totalità delle manifestazioni. Lo spiritismo non era tutto una frode. Spesso si verificarono manifestazioni genuine, in condizioni favorevoli, ma non si poteva produrle sempre a volontà, e quando gli spiriti erano recalcitranti, si ricorreva alla frode per ottenere l’apparenza del fenomeno desiderato. Che abbia potuto esservi una parte di frode nelle sedute delle sorelle Fox sembra molto probabile. Il fatto che la signora Kane, quando già aveva ata la cinquantina, fosse capace di produrre una tempesta di colpi, facendo a quanto sembra scricchiolare e scattare le falangi degli alluci, farebbe presupporre una lunga pratica, e per quanto possiamo tener scarso conto della confessione fatta da una alcoolizzata, spinta da motivi di vendetta, tuttavia il rapporto dei dottori di Buffalo, la storia narrata dalla signora Culver, e gli accertamenti fatti
ulteriormente dalla Commissione Seyber tenderebbero a confermarla, almeno in parte. L’unico raggio di purezza della carriera di Margherita Fax è la storia. delle sue relazioni col dottor Elisha Kane, l’esploratore artico. Secondo la testimonianza di tutti coloro che lo conobbero, Kane era un’anima nobile, un uomo retto, entusiasta di carattere, coraggiosissimo, onesto e di buon cuore. Egli vide per la prima volta Margherita un giorno in cui, spinto dalla curiosità, si era recato ad assistere ed una seduta delle sorelle Fox. Sembra che la bellezza e la semplicità della ragazza lo attraessero al più alto punto. Egli trovò modo di avvicinarsi a lei e per qualche tempo riuscì ad allontanarla dall’ambiente deleterio facendola educare a proprie spese a Filadelfia. La famiglia di lui, che apparteneva all’ambiente più aristocratico di New York, era molto contraria a questo suo attaccamento; tuttavia tra i due ebbe luogo un matrimonio segreto. Poco tempo dopo, nel 1857, Kane si ammalò, fu mandato all’Avana per cura, e vi morì senza rivedere la sua moglie. Dopo un intervallo ragionevole fu pubblicata una accurata biografia del dottor Kane, nella quale si decantavano le sue imprese di esploratore e si tratteggiava la sua vita privata, ignorando completamente le sue relazioni e la sua unione con Margherita Fox. Profondamente ferita nei sentimenti, Margherita, difendendo il proprio orgoglio, approvò la pubblicazione di un libro intitolato The love - life of Dr. Kane, compilato quasi interamente con lettere che egli le aveva indirizzate. A quel tempo ella era divenuta cattolica e aveva abbandonato lo spiritismo. Per questo non fu fatto alcun tentativo per velare la seria persistenza con cui Kane l’aveva costantemente supplicata di non prender più parte alle sedute. Brani come il seguente si trovano in parecchi suoi scritti:
“Oh, Margherita, non ti stanchi dunque mai di questa tediosa monotonia di continui artifici? Saresti dunque condannata a sprecare la tua vita in tal guisa? Condannata a non elevarti mai a cose migliori?”
O ancora:
“Suvvia lascia lo spiritismo! Non posso sopportare il pensiero che tu sia continuamente in una serie di malvage finzioni e soperchierie. Margherita, tu
non hai all’infuori di me alcun amico, il cui interessamento nei tuoi riguardi, sia estraneo a queste malaugurate magie, Perdona se mi esprimo con franchezza, ma non equivale forse a frodare, l’assistere ivamente mentre qualcuno viene frodato?”
E in un’altra lettera:
“Non ti prestare ad esibizioni per la signora Pierce (la signora Pierce era la moglie dell’allora Presidente degli Stati Uniti). “Ricordati della promessa che mi hai fatta... Ricomincia da capo, Margherita mia, e mantieni la parola. Niente esibizioni per la signora Pierce, né per alcun altro. Io, cara Margherita, sono il migliore, il più sincero.., l’unico amico tuo”.
Le allusioni all’argomento, contenute negli scritti del dottor Kane sono troppo numerose perché possa citarle tutte. Egli ne fece persino nei versi che di tanto in tanto dedicava alla sua adorata, firmandoli scherzosamente “Il Predicatore”. Ecco un brevissimo estratto:
“ ...Ed ella ruppe in un pianto inconsueto;
Le mani aveva sugli occhi.
Troppo a lungo ho tenuto quel segreto,
Nol posso sconfessare.
Esso mi rode come fuoco in petto,
E corrompe il mio core;
E’ tre volte io schiavo maledetto,
Incatenato a un culto ingannatore”.
Considerando l’epistolario e i documenti riportati in The Love-Lite of Dr. Kane, mi sembra impossibile che egli scrivesse con tanta franchezza se la sua fidanzata non gli avesse confessato la parte fraudolenta della vita che conduceva. Non potrei dire in qual periodo cominciassero le abitudini intemperanti che alla fine oscurarono fatalmente gli ultimi anni di entrambe le sorelle. E’ degno di nota il fatto che il loro padre, a quanto risulta, fu vittima della medesima deplorevole debolezza, ma l’ambiente della stanza delle sedute deve senza dubbio aver prodotto il peggiore degli effetti sul loro carattere; il Dott. Kane dovette accorgersi della necessità che aveva Margherita di qualche buona regola di vita e di una forte influenza religiosa, poiché, pure essendo egli stesso protestante la incoraggiò ad abbracciare la religione cattolica. Il fatto è messo in evidenza dall’opera dianzi citata, in un o che tradisce la poca familiarità dell’autore con la cerimonia del battesimo:
“Nell’agosto del 1858 ella divenne una pecorella della Chiesa cattolica romana. Il dottor Kane l’aveva spesso consigliata ad abbracciare quella religione e l’aveva più volte accompagnata ai Vespri nella chiesa di S. Anna nella VIII strada di New York. La cerimonia del suo battesimo nella chiesa di S. Pietro in Barclay Street, New York, era nuova in questo paese; vi assisteva un pubblico numeroso. La signora era vestita di bianco e accompagnata da suo padre come padrino e da sua madre e sua sorella minore come madrine. Il prete descrisse il segno della croce sulla fronte, sulle orecchie, sugli occhi, sul naso e sulla bocca,
sul petto e sulle spalle della convertita, ripetendo acconce parole latine. Ella è stata cosparsa con l’olio santo e accolta nella Chiesa ricevendo un lungo velo bianco fino a terra; ella teneva una candela accesa, emblema della sua fede. La cerimonia si è svolta nel giorno dell’Assunzione e la chiesa e l’altare erano parati a festa; la statua della Vergine era coperta di fiori”.
In uno dei giornali di New York che menzionava la cerimonia, la nuova convertita era così descritta:
“Ella è una donna giovanissima, molto interessante e vezzosa. Ha grandi occhi da Madonna, una bocca dolce ed espressiva, un corpo delicato e perfetto e un regale portamento da aristocratica”.
L’allontanamento della signora Kane dallo spiritismo, a parte qualche rara eccezione, sembra esser durato per quasi dieci anni, ma dopo questo periodo ella soccombette completamente, sia alle sollecitazioni indirizzatele, sia al desiderio di risolvere il problema della vita, dato che si trovava quasi in miseria. Nello “Spiritual Magazine” di Londra, nel luglio 1867 troviamo riferito che Margherita Fox la quale “aveva abbracciato la fede Cattolica e per motivi religiosi aveva rinunciato alla spiritismo”, si era decisa di nuovo a prender parte a sedute spiritiche. Lo stesso giornale dice: “Dopo che le sue facoltà medianiche sono rimaste inattive per molti anni, ella ha sentito di nuovo il richiamo degli spiriti proprio nella città di Rochester dove iniziò la sua attività; ora ella ritorna al mondo dello spiritismo con la sua immutata potenza medianica”. Da questa data in poi, quantunque agli ordini di Henry Seybert, lo spiritista, ella disponesse di un cospicuo stipendio, sembra che Margherita Fox sia discesa moralmente con un ritmo accelerato, fino a giungere al crollo che già abbiamo descritto. Qualche suo compagno di fede ha imparato una dura lezione dalla sua triste storia. Per esempio il signor James Burns, redattore di “The Medium” scriveva come segue dopo l’annuncio della sua morte:
“Più volte è stato messo in rilievo il fatto che la signora Kane fu a contatto con
personalità della Chiesa Romana, le quali la spinsero a dichiarare che le sue facoltà medianiche erano un trucco e che lo spiritismo era stato la sua rovina... Abbiamo qui il sorprendente spettacolo di uno sdoppiamento spirituale; una donna che produce manifestazioni spiritiche per gli altri, mentre nel profondo del suo essere è spiritualmente disorientata. Ella aveva perduto senso morale, controllo delle sue facoltà intellettuali, nonché ogni desiderio... Ma quando il medium fa un commercio delle sue facoltà e le reclamizza a scopo di lucro, bisogna dare l’addio a tutto ciò che potrebbe elevare o illuminare sull’argomento... In queste circostanze, con l’aggiunta dell’alcoolismo, della sensualità e della decadenza morale in genere, non vi è da stupirsi degli innumerevoli scandali verificatisi e non è strano che nel corso di quarantacinque anni il cammino dello spiritismo sia stato, per così dire, cosparso di cadaveri in decomposizione”.
James Burns, come redattore ed editore, era una colonna dello spiritismo inglese, e dalla violenza del suo linguaggio si può dedurre che i precedenti del movimento, più noti a lui che a molti altri, non fossero tali da soddisfare un convinto fautore dello spiritismo. Ho già detto che, pur ammettendo la parte di frode esistente nelle esibizioni delle sorelle Fox, io credo anche nell’autenticità di una buona parte dei fenomeni da loro prodotti. Arrivando a questa conclusione non vi è elemento che mi colpisca più del diffondersi meravigliosamente rapido della corrente spiritistica. Delle molte centinaia, per non dire migliaia di medium che nello spazio di tre o quattro anni apparvero negli Stati Uniti è inconcepibile pensare che tutti producessero le manifestazioni per mezzo di trucchi e di giochi di prestigio. Se il mistero non avesse consistito che in quello vi sarebbe stato tra questi pseudo-medium un certo numero di intelligenti che, scoprendosi delle eccezionali qualità di prestigiatori, avrebbe abbandonata la finzione trovando forse più facile mettere a profitto la loro bravura smascherando il trucco, piuttosto che andare alla ricerca di persone credule. Una ione collettiva come questa deve necessariamente avere un fondamento positivo: qualche autentico mistero tale da far riflettere la gente e da tenere desto il suo interesse. Chiunque creda che l’intero movimento che ha trascinato, a dir poco, decine di migliaia di persone tra cui uomini eminenti sia dal punto di vista sociale che da quello intellettuale, abbia potuto essere basato soltanto su un gioco da ragazzi dimostra, a mio parere, una mancanza di giudizio pratico e di buon senso. Supponendo che, come Faraday pretendeva di aver provato, il capovolgimento delle tavole si potesse spiegare con un’azione
muscolare inconscia, è facile comprendere come molti di quelli che praticarono questi esperimenti dovessero credere in buona fede che le tavole fossero capovolte dagli spiriti. I medium, o coloro che credevano di esserlo, potrebbero loro stessi essersi illusi. Ma con manifestazioni dovute puramente a trucchi tale autosuggestione sarebbe stata impossibile. Le persone che producevano i colpi con lo scatto della giuntura dello loro ginocchia o della falangi degli alluci non potevano essere inconsce di ciò che facevano. In nessuna riunione si sarebbe potuto ottenere una manifestazione spiritica se non grazie alla presenza di una persona che attraverso una lunga pratica avesse acquistata la difficile arte di produrre i fenomeni per mezzo di trucchi. In queste condizioni non potrei spiegare il fascino di questa ione, il suo rapido estendersi e il carattere duraturo. D’altra parte, astraendosi da altre considerazioni di indole generale, dobbiamo considerare la testimonianza dei fatti. Alcune persone a me note, nuove agli esperimenti spiritici, nel corso di una seduta senza la presenza di un medium riconosciuto, hanno ottenuto dei colpi”, fin dalla prima prova. Nelle sedute del Dottor W. Crawford con la signorina Caterina Goligher, medium non retribuita, che venivano tenute sotto un attento controllo, furono uditi colpi d’ogni genere che servivano come mezzo di comunicazione tra gli spiritisti e le potenze occulte. Sir William Barret, membro della Reale Società, che assisté a qualcuna di queste sedute, descrive come, dopo aver ottenuto un colpo forte, il medium chiese allo “spirito” una manifestazione più forte, e dichiara che fu inteso “un colpo tremendo che fece tremare le pareti e che assomigliava ad una poderosa martellata sopra un’incudine”. Si stenta a credere che un rumore simile potesse essere dovuto ad una manovra delle giunture della signorina Goligher, allora diciassettenne. Il defunto Lord Rayleigh, pure Membro della Reale Società, nel suo discorso presidenziale, al quale io assistetti nel 1919, dichiarò ai soci della Società di Ricerche Psichiche che la signora Jencken “Caterina Fox”, trovandosi nella sua casa nel 1874, pur rimanendo immobile, in piena luce, produsse “fortissimi colpi”, apparentemente provenienti dalla porta, quali difficilmente si sarebbero potuti produrre battendo col ginocchio contro il battente senza farsi male”. La mole delle testimonianze di prima forza sui fenomeni di questo genere mi sembra imponente e se queste cose possono accadere ora, non vi è motivo che le sorelle Fox non potessero, almeno di tanto in tanto, evocare veramente la potenza occulta ai tempi dei loro inizi a Hydesville e a Rochester. Ma comunque siano le cose per quanto riguarda la realtà delle manifestazioni che dettero origine al moderno spiritismo, la degradazione morale di Margherita e Caterina Fox non può a meno di produrre in ogni tempo una viva impressione. Se la confessione dei 1888 è degna di fede, tutto l’edificio dello spiritismo è sorto su fondamenta di impostura. Se invece
dobbiamo credere alla successiva ritrattazione, le due donne si sono rese colpevoli di bassa ingratitudine verso i loro benefattori spiritisti e di un irriverente appello a Dio affinché testimoniassero di una spudorata menzogna. Nello stesso tempo mi dispiacerebbe parlare senza comprensione e comione della triste carriera di queste due cosiddette fondatrici dello spiritismo. Ben pochi sono i preti che non hanno incontrato casi in cui un’anima generosa e retta è stata trasformata in modo pietoso dal sottile veleno dell’alcoolismo, e spesso è difficile decidere fino a qual punto le povere vittime abbiano la responsabilità di ciò che fanno. Non fu soltanto il Dottor Elisha Kane che rese omaggio al fascino delle sorelle Fox. Horace Greeley, il noto redattore della “New York Tribune”, uomo dotato di una grande larghezza di vedute, rimase loro fedele amico per molti anni e fece del suo meglio per salvarle dall’ambiente deleterio. Ciò che è più sorprendente è che Orestes A. Brownson nella sua curiosa caie, metà romanzo, metà dissertazione, dal titolo The Spirit Rapper (Lo
spirito che batte) pubblicata nel 1854, parla delle due ragazze in termini lusinghieri.
“Mi sembrava giusto (egli dichiara) verso di esse e verso il pubblico, dire che le sorelle Fox erano giovani oneste e semplici, totalmente incapaci di inventare cose astruse quali le manifestazioni spiritiche o di giocare tiri fraudolenti a persone credule. I colpi che tanti hanno udito nelle loro sedute rimangono un mistero tanto per esse quanto per gli altri; le sorelle Fox credono onestamente che per mezzo loro si possa davvero comunicare con gli spiriti dei defunti. Sono in buona fede come poco tempo fa hanno dimostrato col loro desiderio di essere accolte nella Chiesa Cattolica, cosa che non avrebbero desiderato, almeno in questo paese, se si considerassero come fautrici dell’impostura e se non avessero che desideri terreni ed egoistici. Esse sono in errore, non per quanto riguarda la spiegazione che danno o tentano di dare in proposito. Io temo che esse non siano sempre state trattate con la debita dolcezza e che nessuno si sia preso abbastanza a cuore il compito di illuminarle sulla natura dei fenomeni stessi”.
Questa dichiarazione, stampata per la prima volta nell’anno 1854, rivela come
entrambe le sorelle avessero propensione verso il Cattolicesimo, ed è degna di nota in molti sensi. Essa doveva essere fondata su dati molto precisi e ufficiali, poiché allora le due sorelle Fox erano personaggi di primo piano nella vita degli Stati Uniti e un rispettabilissimo ed eminente rappresentante del cattolicesimo com’era Brownson, non avrebbe potuto permettersi di stampare una dichiarazione basata su una sua ipotesi personale senza rischiare una ignominiosa smentita da parte di uno dei tanti ammiratori delle due Fox. Come ho già precisato in precedenza, Margherita Fox Kane non abbracciò in realtà la religione cattolica fino all’agosto del 1858, cioè quattro anni dopo la comparsa dell’opera citata; quanto a Caterina, non mi consta che si sia propriamente convertita al cattolicesimo. Margherita sembra aver perseverato nella professione di fede cattolica per una decina d’anni, ma è difficile credere che ella sia rimasta del tutto fedele alla sua rinuncia nelle pratiche spiritiche, poiché R. Date Owen, nel suo libro The Debatable Land dice che nell’ottobre del 1860 ella prese parte con sua sorella Caterina a una seduta a cui egli stesso era presente... seduta che fu caratterizzata da colpi molto volenti che provenivano dal centro della tavola. “Dal suono”, egli dichiara, “il colpo era come quello che un uomo fortissimo potrebbe fare battendo su una tavola con un bastone di piombo”. I fenomeni di questo genere sembrano aver caratterizzato la maggioranza delle sedute spiritiche di Margherita Fox. In una nota il signor Owen osserva: “questa è stata credo l’unica volta in cui ella si è unita al nostro circolo. Essendo divenuta cattolica ha degli scrupoli per prender parte alle sedute”. Senza dubbio vi era qualche cosa di eccezionale nei colpi prodotti sotto l’influenza medianica della signora Fox Kane e pare che sua sorella possedesse la stessa facoltà di produrre percussioni a suo piacimento. Ci si domanda se questo fosse dovuto all’azione di spiriti sottomessi che obbedivano alle loro richieste oppure se, come qualcuno ha azzardato, si trattasse di una facoltà insita in loro di agitare bacchette eteree o tele plasmiche invisibili all’occhio normale, ma semoventi sotto il controllo medianico. A quanto parei colpi erano, come dice Brownson “un mistero per esse quanto per gli altri”. Esse non sapevano come li producessero il che potrebbe spiegare la sottomissione con cui Margherita sopportava le accuse di frode mossele dal fidanzato. Ella lasciava credere alla gente che i colpi provenissero dagli spiriti, mentre era almeno vagamente conscia che la forza traeva origine da lei stessa. Sono d’accordo con Sir A. Conan Doyle nell’ammettere che la faccenda è avvolta nel mistero. Nello stesso tempo è difficile mantenere un atteggiamento scettico di fronte alla prova di colpi, scrosci e schianti verificatisi indiscutibilmente, non solo all’oscuro, ma in piena luce quando ogni movimento del medium poteva essere osservato. Sir William Crookes, membro della Reale Società, il quale allora non era uno spiritista, ma
credeva in quello che lui e il sergente Cox chiamavano “forza psichica”, scriveva con molta precisione sull’argomento. Dopo aver notato che suoni e colpi si verificano con quasi tutti i medium, avendo ognuno una speciale particolarità, egli prosegue:
“...Ma come potenza e sicurezza non ho trovato mai alcuno che reggesse al paragone della signorina Caterina Fox. Per parecchi mesi ho avuto occasioni illimitate di mettere alla prova i vari fenomeni verificantisi alla presenza della signorina e in modo particolare ho esaminato il fenomeno dei suoni. Con gli altri medium, in generale, è necessario formare una seduta regolare e attendere a lungo prima che si oda qualche cosa, ma riguardo la signorina Fox sembra sufficiente che ella ponga la mano su un qualunque solido perché esso produca colpi sonori, come triplici pulsazioni, talvolta abbastanza forti perché si odano a distanza di diverse camere. In questo modo ho udito provenire dei colpi da un albero vivente, da una lastra di vetro, da un cavo di ferro, da una membrana tesa, da un tamburo, dal tetto di una vettura e dal pavimento di un teatro. Per di più non è necessario che la mano sia a contatto con il corpo influenzato. Ho udito questi suoni provenire dal pavimento o dalle pareti quando qualcuno dei testimoni teneva saldamente le mani e i piedi della medium, quando ella era in piedi su di una seggiola, quando era sospesa a una specie di altalena fissata al soffitto e infine quando la ragazza era chiusa in una gabbia di ferro. Essendo al corrente delle numerose teorie avanzate specialmente in America, per spiegare l’origine di tali suoni io li ho controllati con tutti i mezzi che ho potuto escogitare fino a convincermi senza possibilità di dubbio che sì tratta di vere manifestazioni obiettive, non prodotte da trucchi o da mezzi meccanici”.
Bisogna ricordare che Sir William Crookes, scopritore del tallio, e inventore del radiometro era un eminente scienziato e che nel 1874 era quasi all’apogeo della sua carriera. A differenza di Sir A. C. Doyle dei nostri giorni o del giudice Edmonds della generazione ata egli non aveva abbracciato alcuna teoria semi-religiosa. Egli stesso dichiara esplicitamente:
“Che certi fenomeni fisici, quali il movimento di materie solide e la produzione
di suoni somiglianti a scariche elettriche si verifichino in circostanze in cui non possono essere spiegati da alcuna legge fisica a noi nota, è un fatto di cui sono sicuro come del più elementare fenomeno chimico. La mia lunga carriera scientifica è stata una continua lezione di esattezza di osservazione e desiderio che si comprenda senza fraintesi che questa mia ferma convinzione deriva dalle più accurate e minute indagini. Ma non posso al presente avanzare neppure la più vaga ipotesi sulla causa del fenomeno. Fin ad ora non ho veduto nulla che possa convincermi della esattezza della teoria secondo la quale l’origine sarebbe di natura spiritica”.
Tuttavia coloro che credono che i colpi prodotti dalle sorelle Fox fossero causati da spiriti, come per esempio dal fantasma del merciaio assassinato, hanno una grave difficoltà da affrontare. Nel suo appartamento privato, come descrive un reporter del “New York Herald” e ancora davanti a un pubblico numeroso all’Accademia di Musica, la signora Kane produsse colpi a volontà, per provare che gli spiriti non avevano nulla a che fare con la faccenda e che era lei stessa che causava i suoni. Gli spiritisti quindi sono costretti ad ammettere che in questo caso fu provata l’inconsistenza dell’influsso spiritico. Così ci troviamo di fronte ad un curioso problema. Forse in un altro secolo o due di ricerche psichiche si potrà trovarne la soluzione, ma per il momento l’atteggiamento riservato di Sir William Crookes sembra imporsi tuttora. Nel suo articolo intitolato The Mystery of the three Fox Sister (1922) e nella sua History of Spiritualism (1926), Sir A. C. Doyle fece del suo meglio per alleviare il danno prodotto alla causa dello spiritismo dall’atteggiamento contradditorio di Margherita e Caterina. Però non poteva velare il fatto che la scena all’Accademia di Musica si fosse svolta come abbiamo descritto. Egli ammetteva anche che Caterina, al pari della signora Kane, in una intervista riportata dalla stampa aveva dichiarato che le manifestazioni di Hydesville “erano tutte una frode dal principio alla fine”. Inoltre egli ammetteva che, quando la signora Kane si era accinta a dimostrare che lo spiritismo non era che un insieme di trucchi, ella aveva prodotto una raffica di colpi a volontà, non solo nella pubblica sala dove una folla considerevole li aveva uditi, ma anche in privato quando fu intervistata da un reporter del “New York Herald”. Sir Arthur aveva probabilmente ragione quando diceva:
“Margherita non sapeva sulla natura di queste forze occulte nulla di più di coloro che la circondavano. Il compilatore (parlava dell’autore del The love-life of dr. Kane) dice : “Ella ammise sempre di non credere del tutto che le manifestazioni fossero opera degli spiriti, ma immaginava che si trattasse semplicemente di occulte leggi della natura”. Anche più avanti negli anni ella mantenne sempre questo atteggiamento; infatti sul suo biglietto professionale vi era una nota che diceva in sostanza che la gente doveva giudicare per proprio conto della natura delle potenze evocate”.
E ancora:
“Quando un uomo come il dottor Kane assicurava a Margherita che ella agiva male occupandosi di spiritismo, non faceva che ripetete ciò che udiva da ogni parte, e in particolar modo dai pulpiti delle Chiese di New York. Probabilmente la donna aveva una sgradevole sensazione di agir male, senza sapere minimamente perché, e questo potrebbe spiegare perché ella non muovesse mai alcuna rimostranza contro di lui per i sospetti che manifestava apertamente”.
La teoria di Doyle, come già abbiamo accennato, era che i colpi di Margherita fossero causati dalla proiezione, da qualche parte della sua persona, di una lunga verga di ectoplasma, sostanza invisibile all’occhio umano in condizioni normali, capace di condurre energia in modo tale da causare suoni e colpi a distanza. Egli si richiama agli esperimenti del Dottor Crawford con il circolo Goligher in cui si ottenne qualche prova cospicua dell’esistenza di una sostanza misteriosa del genere. Inoltre egli considerava che fosse del tutto possibile che Margherita avesse un controllo sulla proiezione di ectoplasmi che producevano il suono. Nelle sedute con la Goligher tuttavia si dichiarava esplicitamente che l’occulta potenza proveniva dagli spiriti che richiedevano di esser trattati con ogni cortesia per produrre i fenomeni. Il medium era uno strumento ivo. Ma Margherita Fox era evidentemente sicura delle sue facoltà. Quando ella voleva una serie di colpi, i colpi venivano, anche se usava le sue doti per dimostrare che i fenomeni erano fraudolenti. Dunque coloro che aderiscono alla credenza secondo la quale sarebbero gli spiriti in questo caso hanno, in certo modo, provata la loro
inconsistenza. D’altra parte se supponiamo che ella fosse in grado di proiettare a volontà verghe ectoplasmiche producendo le manifestazioni senza aiuti esteriori, l’elemento spiritico scompare. Ella avrebbe potuto possedere questa facoltà dall’infanzia e potrebbe darsi che a qualche potenza simile siano dovuti i fenomeni Poltergeisti che sono invariabilmente uniti alla presenza di un bambino o di una persona al disotto dei venti anni. Dalla narrazione di Lea Fox Underhill nel suo libro The Missing Link Doyle fu portato a concludere che “le Entità con le quali la famiglia Fox fu a contatto sulle prime non fossero di ordine eletto”. Noi non abbiamo fatto che tracciare vagamente la storia della carriera delle sorelle Fox. Si sarebbe potuto dire molto sulle manifestazioni cui fanno fede numerosi testimoni e avremmo anche potuto dilungarci sull’appoggio fornito alle sorelle da protettori come Horace H. Day, Henry Seybert e Charles F. Livermore. Se soltanto esse fossero state un po’ più equilibrate non avrebbero mai neppure intravisto lo spettro della povertà. Noi teniamo ampio conto della circostanza attenuante costituita dai deplorevoli effetti dell’ereditarietà, ma l’impressione che produce in noi la sorte delle sorelle Fox è intensamente triste e sinistra. Bisognerebbe essere ben poco obbiettivi per scorgere alcunché di divino in una rivelazione introdotta nel mondo sotto tali auspici.
[1] Vedasi l’interessante documento dell’esimia scrittrice Raclyffe-Hall e di Lady Troubridge nella parte 78 dei “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica, pag. 343. L’Agenzia di polizia privata, impiegata all’uopo, non trovò nulla che fe sospettare un trucco da parte della signora Leonard, [2] Vi è qualche discrepanza nei diversi libri riguardo all’età delle figliole. Io seguo la dichiarazione della loro madre, signora Fox, citata da H. Spicer in: Sights and Sounds (Londra, 1853). A questo si conformano pure Podmore e Sir. A. C. Doyle. [3] Lo spirito comunicante si qualificò per quello di un venditore ambulante che era stato assassinato da un precedente inquilino della casa ed era stato sepolto nella cantina. Si veda l’articolo di sir A. C. Doyle nella “Psychic Science” vol. I (1922), pagine 212-237, intitolato The Mystery of the Three Fox Sisters. Confesso che la prova avanzata per la scoperta dei resti dell’assassinato non mi convinse. Si diceva che alcune tracce fossero state rinvenute nel 1848 e uno scheletro quasi completo nel 1904. Questo punto ha poca importanza per la presente discussione. Quel che è certo si è che quando le sorelle Fox si
trasferirono a Rochester il loro riposo continuò ad essere disturbato da manifestazioni allarmanti. [4] CAPRON, Modern Spiritualism, Its Facts and Fanaticisms, (1855), page 55. [5] Queste cifre contestate da altri spiritisti, ma il giudice Edmonds le difese con calore. Nel 1866 egli sosteneva che vi erano 5.000.000 di credenti negli Stati Uniti, cioè un sesto della totale popolazione [6] R. B. DAVENPORT, The Deathblow to Spiritualism, New York 1888, pag. 76. [7] Trattasi probabilmente di qualche casa di salute per alcoolizzati allora esistente a Chiswick.
CAPITOLO TERZO - Il cattolicesimo e i primi spiritisti
In un libro che è quasi apertamente la prima opera considerevole sullo Spiritismo scritta da autore inglese, (mi riferisco a Sights and Sounds [1] di Henry Spicer) si possono, trovare interessanti scorci sugli inizi del sorprendente movimento che ha dato origine a tante controversie. Visitando gli Stati Uniti d’America con disposizioni di spirito completamente scettiche il signor Spicer divenne, col tempo, convinto credente nella filosofia o per lo meno nella realtà dei fenomeni del nuovo culto. Nonostante le molte banalità e digressioni, le sue pagine conservano un quadro delle condizioni nelle quali la ione si sviluppò, assai più imparziale di quelli tracciati in altre opere. Non mi propongo tuttavia di commentare il libro in questione, ma un o in cui si riporta una dichiarazione che dovrebbe essere emanata dagli spiriti dell’al di là, poiché questa mi sembra degna di attrarre l’attenzione di coloro che avvicinano l’argomento dal punto di vista cattolico. Parlando del carattere non settario dello spiritismo, in quei primi tempi, il signor Spicer dichiara che “persone di tutte le Chiese e di tutte le credenze hanno seguito il movimento”, e prosegue citando che “uno dei medium più famosi in risposta alla domanda: “Qual è la vera religione?”, rispose: “Nessuna è perfetta, ma la Chiesa Cattolica Romana è la più vicina alla verità”. Chi fosse quel medium e per tramite di chi si ottenesse quella risposta, non è riportato nel lavoro, ma è certo che, forse a causa dei ben noti dogmi cattolici riguardanti la credenza dei miracoli, il purgatorio e le rivelazioni fatte a persone in odore di santità, vi era una forte tendenza ad avvicinarsi a Roma nella maggior parte degli indagatoti più religiosi la cui curiosità fu risvegliata dai fenomeni dei primi spiritisti. Margherita Fox, una delle fondatrici del moderno spiritismo, e Daniele Dunglas Home, il più famoso tra tutti i medium furono accolti entrambi nella Chiesa Cattolica, ma l’una e l’altro, notiamo con rimpianto, se ne allontanarono più tardi. Della conversione di Margherita abbiamo già parlato; quella poco duratura di Home formerà l’argomento di un prossimo capitolo. Coloro che hanno studiato la letteratura inerente al movimento spiritista, sanno come altri noti spiritisti, con maggiore o minore sincerità, abbiano fatto approcci col cattolicesimo. Un esempio cospicuo fu quello di Florence Marryat (signora Lean), autrice di There is no Death e di altre opere a carattere spiritico. Il Dictionary of National Biography ci dice che: “Benché appartenente alla Chiesa Cattolica Romana, ella ricevette
l’autorizzazione dal suo direttore spirituale, padre Dalgairns dell’Oratorio di Brompton, di eseguire ricerche del genere per la causa della scienza”. Questo accadeva naturalmente molto tempo prima che fossero promulgati certi recenti decreti, ma si nutrono seri dubbi sul fatto che Padre Dalgairns abbia mai potuto sanzionare delle “ricerche” come quelle descritte in qualcuno dei libri spiritistici di Florence Marryat. Persino il signor Stainton Moses, che Doyle considerava come uno dei più grandi veggenti dello spiritismo, sembra in un certo periodo della sua carriera aver sentito il fascino delle influenze cattoliche. Il suo spiritoguida, che dichiarava di essere nientemeno che l’anima del profeta Malachia, spiegando al famoso medium come la sua evoluzione religiosa fosse stata speciale cura del più eletto ordine degli spiriti, diceva:
“Durante questa fase della tua credenza religiosa noi abbiamo diretto il tuo studio verso la storia di quella falange di credenti in Cristo che falsamente si arrogano il titolo di Chiesa di Dio e si chiamano Cattolici e Universali. Tu leggesti i loro libri, venisti a conoscenza del loro Credo, apprendesti da loro molto di ciò che è vero e reale; se non hai appreso altro ti sarai almeno allontanato dall’arida bigotteria che tenderebbe a identificare la credenza cattolica con la dannazione universale e farebbe di Roma un sinonimo di inferno. Un altro raggio ha illuminato la tua anima quando tu hai appreso a credere che un cattolico possa essere salvato e che Dio potrebbe anche considerare con benevolenza la preghiera primitiva alla Vergine che viene calda e spontanea dal cuore di un contadino fanatico il quale non ha altra nozione all’infuori della propria fede. Ma tu hai imparato di più. Hai appreso l’esistenza di un ministero angelico, delle intercessioni dei Santi, e conosci la forza della preghiera” [2]
Questi tributi all’insegnamento cattolico. dovunque traggano origine, sono forse più notevoli poiché non vi può essere dubbio che la Chiesa fin dagli inizi adottò un atteggiamento riservato verso il movimento spiritistico. Come il signor Spicer osserva, la testimonianza secondo la quale il cattolicesimo sarebbe il più vicino alla verità, è stata ricevuta dalla comunità romana “tutt’altro che graziosamente, poiché i dottori della Chiesa, con la massima ansia, hanno messo in guardia i loro seguaci affinché non avessero a lasciarsi convincere sulla realtà delle nuove manifestazioni” [3] . Forse la prima esplicita dichiarazione di carattere pubblico che in nome della Chiesa e delle autorità ecclesiastiche mettesse i cattolici in
guardia contro le presunzioni dello spiritismo fu un articolo apparso nel “Boston Pilot”. Non ho veduto l’originale del giornale in cui apparve, ma lo riporta Adin Ballou nel suo libro Spirit Manifestations, la cui prima edizione fu pubblicata a Boston nel 1852. Ballou stesso era universalista e aveva fondato una curiosa e austera comunità a tendenze socialiste, a Hopeton. Egli era convinto credente del nuovo culto nato dai fenomeni delle sorelle Fox. L’articolo del “Pilot” è citato da lui soltanto per illustrare il pregiudizio e la ristrettezza di vedute dei cattolici i quali, come i metodisti e gli anglicani, avevano rifiutato di trovare alcunchè di religioso nelle manifestazioni dell’aldilà. Nonostante le indignate proteste del signor Ballou, vi è molto buon senso nell’articolo in questione, il quale, inoltre, non è privo di un fondo umoristico. L’autore (siamo tentati a credere che possa essere stato Orestes A. Brownson) comincia con un sommario di ciò che egli descrive come “ le pretese dei maniaci dello spiritismo secondo le quali le anime dei defunti progredendo attraverso una serie di sfere o mondi ognuno dei quali è più perfetto del precedente, da secoli tenterebbero di comunicare con gli esseri di questo mondo per dir loro quanto siano felici, come veglino su di noi e per darci in generale notizie dell’altro mondo. Ma gli uomini per la maggior parte, sono rimasti indifferenti ad eccezione di pochi santi e autori di miracoli, e tra loro Nostro Signore “il quale, essi dicono, era uno straordinario soggetto mesmerico meravigliosamente sensibile alle influenze spiritiche”. Ora finalmente, essi dicono, le barriere tra i due mondi stanno cedendo. Gli uomini si sono spiritualizzati e gli spiriti comunicano liberamente coi mortali. Sta per venire il tempo in cui la conversazione tra spiriti e uomini sarà comune quanto la conversazione tra esseri viventi. Si sono già abbandonati i “colpi” come mezzi troppo primitivi per comunicare. Ora è necessario provvedere carta e matita e attendere che qualche spirito guidi la nostra mano. “Interi libri, dice il critico (già nel 1852!), sono stati scritti in questo metodo; ne è stato scritto uno di recente dallo spirito, ora felice, di Tom Paine, il quale al presente vaga per il sesto cielo e prevede di raggiungere il settimo” [4] Si prevede persino che nello spazio di pochi anni le comunicazioni e le manifestazioni fisiche diverranno tanto comuni da non destare più neppure il minimo stupore. Il seguente o, dovuto alla penna di un cattolico di Boston il quale viveva a contatto di ciò che descrive, merita di essere riportato interamente:
“I nostri lettori, o almeno la maggior parte di essi, stenteranno a credere che questa illusione sia tanto diffusa nella Nuova Inghilterra e nelle città di altri Stati di origine neo-inglese, e che non si trovi un villaggio immune dalle influenze
dello spiritismo. In molte piccole città diverse famiglie sono in preda ad una specie di fervore mistico e in alcuni casi il medium, tra il presunto fantasma e gli sciocchi creduli, è una donna debole o mezza scema; in altri casi si tratta di una ragazzina che i genitori e gli amici spingono verso queste pratiche peccaminose. Molti dei medium che qualche volta, ma non sempre, sono posti in un sonno mesmerico, prima di partire alla ricerca del fantasma, impazziscono e altrettanto dicasi di un numero cospicuo di persone che si limitano a prender parte alle sedute. Non a settimana senza che se ne veda qualcuno che si toglie la vita o che finisce al manicomio. Tutti i medium danno segni inconfondibili di squilibri nelle funzioni corporati e mentali. Alcuni di essi danno a dividere di essere posseduti dal demonio. La piaga indiscutibilmente si diffonde e in breve darà conseguenze altamente deplorevoli”.
Senza dubbio dobbiamo ammettere che vi sia qualche esagerazione in un articolo di questo genere, ma le affermazione dell’autore riguardo la prevalenza e la diffusione della corrente spiritica, sono confermate da spiritisti del luogo quali Ballou, Capron, oltre al giudice Edmonds ed a vari viaggiatori inglesi, come ad esempio, il signor Spicer. Anche per quanto riguarda l’aumento dei casi di pazzia e di suicidio l’accusa non può essere totalmente smentita. A questa accusa Ballou risponde che tali manifestazioni possono accusare la pazzia quando se ne abusa, ma non altrimenti. Comunque discutere gli elementi in pro e in contro di queste tesi, ci porterebbe troppo lontano. Dobbiamo principalmente occuparci dell’atteggiamento cattolico che si manifestò nel numero di giugno del 1852 del “Boston Pilot”. Per quanto riguardava i cattolici l’autore dichiara che ben pochi si erano lasciati traviare dalla nuova mania. Si era fatto qualche tentativo per allettare dei domestici irlandesi in case protestanti, affinché prendessero parte a pratiche spiritiche, ma gli autori cattolici ci informano che “quasi nessuno è caduto in questo deplorevole errore e coloro che vi sono stati trascinati, sia per eccessiva compiacenza, sia per curiosità, si sono subito ritirati, ridendo dell’ignoranza e della superstizione dei loro sciocchi padroni e maledicendo le anime nere che hanno iniziato questa follia collettiva” [5] Non occorre che seguiamo l’autore nello studio storico dell’argomento né nei suoi commenti sul caso della ragazza “che aveva uno spirito pitonico”, cui si allude nel sedicesimo capitolo degli Atti degli Apostoli. In riferimento a quest’ultimo incidente, egli nota che “qualche cosa di simile è accaduto in circoli ove il medium era assorto nel comunicare con spiriti reali o supposti; l’entrata casuale di una persona battezzata ammutoliva lo spirito. Questo è accaduto diverse
volte”. Ritornando dalla rivista del ato a manifestazioni recenti, l’autore ascrive senza esitare una gran parte della cosa a frodi e trucchi. “E’ certo”, egli dichiara, “che in qualche caso colpi e suoni di presunta provenienza spiritica sono stati prodotti da un meccanismo oppure dai piedi, dalle ginocchia o dalle mani dei medium”. Gli sciocchi che siedono attorno ai tavolini con le mani stese su di esso, sono facilmente ingannati.
“Eppure (egli prosegue), tenendo debito conto dell’elemento frode, ci si domanda se qualche cosa di più serio che non un gioco di prestigio non sia in fondo a questa mania spiritistica. Abbiamo inteso parlare, abbiamo letto, abbiamo veduto e udito qualche cosa in proposito, e, secondo noi non si tratta solamente di impostura. Nella massa di frodi si intravvede qualche traccia di un’intelligenza non umana... che una comunicazione si . possa stabilire tra gli spiriti e i mortali, è certo, naturalmente. Le Sacre Scritture testimoniano che tali comunicazioni un tempo erano comuni... Perciò difficilmente si può mettere in dubbio la possibilità che queste manifestazioni siano, fino ad un certo punto, prodotte da esseri invisibili”.
Basandosi sul fatto (che nessun cattolico discuterà), che gli spiriti buoni e cattivi sono effettivamente presenti all’anima umana, l’autore conclude che si potrebbe presumere l’attivo intervento di influenze demoniache per incoraggiare le manifestazioni. Gli spiriti del male hanno interesse a promuoverli, poiché nulla è fatale al corpo e all’anima quanto la mania delle sedute spiritiche.
“E’ facile quindi vedere come i cattolici non possano approvarla e favorirla. Ammettendo che si tratti interamente di una serie di trucchi, i cattolici non possono tollerare di essere raggirati... Ma vi è una possibilità che, nonostante tutti gli ingombri, sia in azione una potenza demoniaca ed anche ammettendo questo punto di vista, nessun cattolico potrà prendervi parte. Quindi consigliamo ai nostri lettori l’evitare le pratiche spiritiche, con sprezzi e derisioni. Per quanto vi è possibile schivate le case e le compagnie dei creduli che si lasciano raggirare e dei bricconi o indemoniati che praticano lo spiritismo. Se le circostanze vi costringono a vivere accanto a loro, una buona preghiera e una abluzione di
acqua santa rimedierà ogni cosa” [6]
Come già abbiamo accennato, è possibile che questo articolo sia stato scritto o per lo meno ispirato da Orestes A. Brownson, il famoso americano che si convertì alla dottrina degli unitari. La sua casa era allora sita in Chelsea, sobborgo di Boston. Sembra che egli fosse in buoni rapporti con il “Pilot”, le vedute espresse si accordano con quelle che si trovano più elaborate in quel suo strano libro (che nonostante la trama di fantasia non è né romanzo, né storia, né dissertazione) intitolato The Spirit Rapper pubblicato nel 1854, cioè anni dopo. Ma di tutti gli esempi della tendenza verso la Chiesa di Roma rivelata da primi spiritisti, il più curioso che sia a mia conoscenza è costituito dalla conversione del dottor T. L. Nichols e di sua moglie Mary S. Gove Nichols, avvenuta nel 1857 a Cincinnati. I coniugi, per il loro interessamento nei movimenti socialisti, erano assai noti in America, e quando, in seguito, si stabilirono in Inghilterra vi acquistarono una certa notorietà con pubblicazioni di igiene, economia e spiritismo, di un genere molto originale. Il dottor Nichols fu il primo ad istruire il pubblico inglese sul “Come vivere con sei pence al giorno”, e pure il primo a pubblicare un resoconto riguardante i fratelli Davenport, al quale si riferì Sir Arthur Conan Doyle considerandolo come un elemento conclusivo sulla realtà dei fenomeni Davenport. Quello che ci interessa ora è tuttavia un fascicoletto di otto pagine contenente la spiegazione della Conversione dei Nichols al Cattolicesimo e un’Apologia per il medesimo [7] La principale dichiarazione è preceduta da una “lettera di prefazione” all’Arcivescovo di Cincinnati, nella quale gli scriventi, dopo aver menzionato di esser stati “il centro di una importante associazione con tendenze riformiste, i cui soci avevano agito con loro per propagare le loro opinioni e per preparare un nuovo Ordine sociale”, informavano Sua Eminenza che:
“La notizia della nostra conversione sarà ricevuta con incredulità da molti, con stupore e indignazione da altri e forse anche con scherno e disprezzo. I socialisti, gli spiritisti, i riformisti con i quali siamo stati in relazione deploreranno o biasimeranno la nostra diserzione, oppure diranno come già qualcuno ha detto amaramente: “Dunque anche i Nichols hanno venduto il Signore per trenta denari?”. Più avanti nel fascicolo gli autori pregano i loro antichi compagni di credere che essi non hanno in alcun modo perduto il loro interesse nelle opere di
riforma sociale anche se sono pervenuti “per bontà divina ad accettare la Grazia di Dio attraverso gli ordini della Sua Chiesa, come mezzo divisato dalla Divinità stessa per allontanare i mali dell’umanità”. Ma la parte più caratteristica dell’Apologia è la narrazione dei fatti che comincia così:
“Nell’autunno del 1854 la signora Nichois divenne quello che si suole chiamare un medium per manifestazioni e comunicazioni spiritiche. ... Noi abbiamo avuto ampie prove dell’esistenza di spiriti buoni e cattivi come vi sono uomini buoni e cattivi, e giudichiamo gli uni e gli altri con regole similari. Nei primi tempi delle manifestazioni fu detto alla signora Nichols: Se voi aprite la mente senza pregiudizio e senza distinguere ricevete comunicazioni cattive. Da questo avvertimento fummo efficacemente messi in guardia contro ii pericolo di accettare indistintamente ogni comunicazione, tanto che non abbiamo acconsentito a visitare altri medium o a ricevere comunicazioni che non provenissero dai tre medium che ci erano noti; nemmeno a questi abbiamo prestato sempre piena fede... Coloro che dicono che abbiamo accettato i dogmi e la disciplina della Chiesa Cattolica perché essi ci sono comunicati dagli spiriti, con gli occhi bendati, senza fede né comprensione, non sanno quello che dicono. Abbiamo accettato i dogmi della Chiesa come ci sono stati spiegati dagli spiriti di due Santi Cattolici; così chiara ed eletta fu la loro spiegazione che il rifiutarsi a credere a queste divine dottrine sarebbe stato come volgere volontariamente le spalle al Paradiso per scendere all’Inferno”.
Gli autori proseguono dicendo che nell’inverno del 1856 uno spirito apparve alla signora Nichols dichiarando di essere un gesuita e annunciandole che i fini della sua Compagnia non erano che le stesse riforme morali a cui tendevano i più elevati riformatori sociali. Lo spirito la consigliò quindi di approfondire i suoi studi nella storia e nelle dottrine della Compagnia di Gesù. Siccome la signora Nichols obbediva ai consigli del suo “Spirito protettore” e il gesuita non era stato formalmente raccomandato dallo spirito in questione, ella non badò al suo consiglio. Suo marito, tuttavia, non sapendo nulla dei gesuiti e del cattolicesimo, per curiosità si procurò una storia protestante della Compagnia. Ma seguirono più singolari manifestazioni:
“Sei mesi dopo una venerabile ombra apparve nel corso di una seduta, alla signora Nichols; essa portava una veste simile a quella dei Gesuiti, che però ella non aveva ancora veduta, e aveva pure un cordone attorno alla vita, le cui estremità annodate erano macchiate di sangue. Lo spirito rimproverò seriamente la signora Nichols per non aver esaminato la storia dei Gesuiti ed esclamò “Giustizia Giustizia per la Compagnia di Gesù!”. Disse di chiamarsi Gonzales e noi sapemmo più tardi che era uno dei primi Padri Gesuiti... missionario e martire [8] Lo spirito chiedeva con tanta insistenza che noi esaminassimo la dottrina e i precedenti della sua Compagnia, che la signora Nichols scrisse all’Arcivescovo di Cincinnati riferendogli le circostanze e domandandogli quali opere dovessimo procurarci; Sua Eminenza la indirizzò al Rettore del Collegio di S. sco Saverio. “Nello stesso periodo l’ombra del venerabile Fondatore dell’Ordine, S. Ignazio di Loyola, apparve alla signora Nichols e le diede ciò che egli chiamava “un metodo di correzione”. Si trattava di dettami per una regola di vita che noi crediamo di ispirazione divina e alla quale speriamo, per grazia di Dio comunicata attraverso la Sua Chiesa, di obbedire santamente”.
Per quanto i due coniugi rimanessero nella quasi totale ignoranza delle dottrine cattoliche, un’altra guida si manifestò nello stesso modo e dichiarò di essere San sco Saverio. Attraverso questo spirito fu comunicato ai coniugi un completo corso d’istruzione sul quale essi si dilungano con dovizia di particolari e con molto entusiasmo. L’insegnamento cominciò col Sacramento del Battesimo e si concluse con l’Immacolata Concezione. Sul risultato essi si esprimono come segue:
“Quando questi sacri misteri erano stati spiegati a noi e illustrati con tanta chiarezza e potenza dimostrativa che non potemmo a meno di credere, noi non avevamo ancora letto alcun libro sulla dottrina cattolica... Allora fummo consigliati (dallo spirito) a procurarci libri autorizzati di dottrina cattolica. Così facemmo e ci convincemmo della identità delle dottrine che ci erano state insegnate con quelle sostenute dalla Chiesa Cattolica Romana. Scrivemmo anche ad un cattolico laico e poi ad un gesuita, inviando loro resoconti delle nostre esperienze. Entrambi ci assicurarono che tutti i dettami che ci erano stati trasmessi erano di fede cattolica. In seguito fummo consigliati dal nostro padre spirituale, che crediamo essere San sco Saverio, di sottoporci al Battesimo
e alla istruzione orale della Chiesa. Così facemmo recandoci a Cincinnati e il 29 marzo ricevemmo il Sacramento del Battesimo per mano del Padre Oakley, Rettore del Collegio di San sco Saverio”.
Poi dopo aver fatto allusione alle meraviglie riferite nella “Vita di San sco Saverio” e in quelle di altri santi, gli autori aggiungono in riferimento al movimento spiritistico:
“Non potrebbe forse darsi che l’Onnipotente avesse permesso simili manifestazioni, all’infuori della Chiesa, per ridestare la gente alla verità di una esistenza spirituale e per servirsene quale mezzo, come nel nostro caso, per condurre le pecorelle smarrite in seno alla Sua Chiesa che è veramente spirituale e piena di divine e miracolose manifestazioni?”
E’ questa una strana storia e non si può a meno di sospettare che sia basata su qualche straordinaria facoltà di auto-suggestione. Pure il Dottor Nichols e sua moglie non possono aver avuto concepibilmente motivi di lucro o d’altro per suggestionarsi scientemente. Non potrei dire se entrambi rimanessero fedeli cattolici praticanti fino alla morte, ma ho davanti a me alcune loro lettere, scritte vent’anni dopo quando risiedevano in Inghilterra. In una di queste il Dottor Nichols dichiara di esser venuto a Londra nel 1861 con lettere di presentazione per il Cardinal Wiseman, per il Vescovo Grani ed altri e aggiunse che l’allora Dottor Manning, più tardi Cardinale, disse due volte la Messa nella casa abitata dai coniugi a Malvern. Nello stesso tempo risulta chiaramente dalla lettera indirizzata dal Dottor Nichols al defunto canonico Gilbert di Moorfields, che egli non stimava che ci fosse alcun male nell’assistere a manifestazioni spiritiche. Egli dice, per esempio: “Ho osservato con la massima attenzione le cosiddette materializzazioni che talvolta si verificano alla presenza del signor Eglinton (il medium) e, benché io sospettassi qualche frode, mi sono convinto interamente della sua buona fede”. Nello stesso modo, sua moglie, scrivendo alla stessa data (1877), allude al prete sotto la cui guida spirituale era rimasta continuamente per dodici anni e parla da devota cattolica, benché alluda anch’essa alle sedute con Eglinton alle quali aveva assistito e persino ai casi in cui lei stessa aveva
esercitato le sue facoltà medianiche. Naturalmente si deve ricordare che in quel periodo la partecipazione a sedute e a pratiche medianiche non era stata vietata negli stessi termini espliciti usati nei decreti del Santo Uffizio che abbiamo riportati nel capitolo primo. In un curioso libro pubblicato da T. L. Nichols nel 1887 con il titolo Nichols’ Health Manual: being also a Memorial of the Life and Work of Mrs. Mary S. Gove Nichols l’autore ci dice ancora brevemente la storia della loro conversione. Certi fatti nuovi meritano di essere riferiti. Egli osserva per esempio:
“Non ho ragione di credere che la signora Nichols, puritana, quacchera, seguace di Swedenborg e di Fourier avesse mai letto i credo di Nicea e di Atanasio. Suo padre era un libero pensatore, sua madre era una universalista. Non sapeva il numero, né il nome dei sette Sacramenti. Non avevamo libri cattolici, né conoscenti cattolici; pure, giorno per giorno, parlando in una specie di ipnosi, ella tracciava con la massima chiarezza gli elementi teologici della Chiesa Romana; ne mandammo un estratto all’unico cattolico che conoscessimo personalmente, il quale abitava a Richmond, per domandargli se corrispondesse alle dottrine della sua religione ed egli lo trasmise a un Padre Gesuita della Virginia. Quest’ultimo scrisse in risposta: “Non esprimo alcuna opinione sul modo con cui queste regole sono state ricevute, ma posso assicurarvi che, punto per punto, rispondono alla fede cattolica”.
Il Dottor Nichols prosegue dichiarando che sua moglie rimase fedele praticante della Chiesa Cattolica fino alla sua morte, avvenuta nel 1884 e ,nell’ultima pagina del libro troviamo una incisione che riproduce la tomba di lei nel cimitero di Kensal Green, a Londra. E’ una semplice croce di pietra con la sola parola JESUS incisa a grandi caratteri nel centro; a piè della croce sono le parole: “Pregate per l’anima di Mary S. Gove Nichols”, con le date. L’autore dichiara inoltre che quando egli e sua moglie vennero per la prima volta a Londra e si presentarono al Cardinale Wiseman, narrando la strana storia della loro conversione, questi li ricevette molto cortesemente e disse di aver inteso di vari casi analoghi. Il Dott. Nichols aggiunge: “Io riferisco i fatti e non tento di dare spiegazioni di sorta” [9] Un’ultima osservazione si deve aggiungere a questo punto. Tra gli amici che Nichols si fecero in Inghilterra vi erano William e Mary Howitt, entrambi scrittori noti e stimati. Il marito morì nel 1879, la moglie nel
1888, e entrambi sono separatamente menzionati nel Dictionary of National Biography (Vol. XXVIII). Erano ardenti spiritisti e il marito, nei 1863, pubblicò una History of the supernatural che ha ancora un certo valore per i fatti singolari che vi sono raccolti. Degli Howitt il “Times” in un necrologio diceva: “I loro amici solevano chiamarli scherzosamente “William e Mary”, sostenendo che essi erano stati incoronati insieme come i loro omonimi predecessori Reali. Nulla di quanto essi hanno scritto sopravvivrà a lungo, pure essi erano così dediti all’opera di diffondere letteratura dell’indole più benefica e innocente, che il loro nome non può scomparire senza che lo si rimpianga”. Dopo la morte di suo marito la signora Howitt divenne cattolica e morì piamente a Roma nel 1888. William Howitt era collaboratore dei giornali di spiritismo e nel 1875 scrisse un articolo alquanto violento nello “ Spiritual Magazine” attaccando la devozione cattolica alla Beata Vergine. Rispose il Dottor Nichols con una Rimostranza in cui, dopo aver espresso il suo “grande rispetto per il signor William Howitt e la sua simpatia personale per tutti i membri della famiglia”, concludeva con la seguente protesta:
“Non solo tutti i cattolici sono spiritisti (questo è vero nel senso che essi credono a un mondo di anime disincarnate che possono occasionalmente comunicare con l’umanità, come vediamo, per esempio, nel caso di Santa Giovanna d’Arco) e quindi degni di un trattamento riguardoso in una rivista spiritica, ma molti spiritisti, in Inghilterra e in America sono divenuti cattolici. Parecchi medium riconosciuti sono tra questi... una delle ragazze Fox, per esempio, e la figlia del defunto giudice Edmonds. Io personalmente ne conosco vari in queste condizioni. Con quali sentimenti credete che essi leggeranno le diciotto pagine del signor Howitt nel vostro numero di gennaio?” [10] .
Che la figlia del giudice Edmonds fosse divenuta cattolica non sembra esser stato universamente noto, ma il Dottor Nichols non può aver commesso un errore in proposito. Certo è, ad ogni modo, che il defunto Conte di Dunraven, nel suo libro Past-times and Pastimes (1922), parla di lei in termini di cordiale benevolenza, Riferendosi a una visita da lui fatta agli Stati Uniti nel 1869, Lord Dunraven dice:
“Aveva alcune lettere di presentazione; tra le altre una datami dal mio amico D. D. Home, il famoso medium, per il giudice Edmonds; a lui feci la prima visita. Il giudice Edmonds era un uomo simpaticissimo, dotato di una spiccata personalità... un tipico americano del suo tempo. Era, credo, nativo della Nuova Inghilterra; ad ogni modo aveva le migliori caratteristiche di quel tipo. Che egli avesse un’intelligenza dominante e fosse un uomo dotto fanno fede la sua posizione di giudice alla Corte Suprema. Che fosse dotato del coraggio delle proprie opinioni fa fede la sua dichiarazione in favore dello spiritismo. Anche ora ci vuole del coraggio per un uomo eminente, le cui occupazioni richiedono acuto spirito di osservazione e un equilibrio mentale perfetto, a confessare la propria credenza in quella teoria e ad affermare la realtà dei fenomeni che le si attribuiscono; ancor più difficile dev’esser stato, sessanta o settant’anni fa affermare la propria fede in un culto universalmente condannato come traente origine da sfrontate frodi. Che il giudice Edmonds avesse ragione o torto non importa; è stato coraggioso. Egli aveva sviluppato al più alto punto il senso della solidarietà umana; la sua brillante intelligenza faceva di lui un ospite e un compagno ideale. Sua figlia Laura Edmonds, più tardi signora Gilmour, gli assomigliava in tutto e per tutto; padre e figlia erano come un quadro in una degna cornice... Per parecchio tempo sono rimasto in corrispondenza con la signora Gilmour, fino alla sua morte avvenuta a Glen Falls, tre anni fa. Era una donna di animo nobile e caritatevole”.
Come apprendiamo da suo padre, Laura Edmonds, prima del 1854, aveva rivelato facoltà medianiche eccezionali. Cadendo in uno stato di ipnosi ella conversava con coloro che le rivolgevano la parola in diversi dialetti indiani e in greco moderno, lingue che ella non conosceva, dando intelligenti risposte alle domande dei presenti. Quanto alla costanza nell’osservanza della dottrina cattolica dopo la sua conversione, io sfortunatamente non so nulla. Ma in ogni caso sembra chiaro che le credenze adottate da suo padre al prezzo di tanto sacrificio morale non soddisfecero definitivamente le necessità che la figliola sentiva di una guida religiosa ispirata.
[1] Il titolo completo è: Sighis and Sounds: the Mystery of the day, Comprising an entire History of the Amercian “Spirit” Manifestations, Londra, Thomas Bosworth, 1853
[2] TRETHEWY, The Controls of Stainton Moses (1923), page 13. [3] Sights and Sounds, page 445 [4] Quest’opera fu prodotta attraverso la medianità del Reverendo Carlo Hammond. Ve n’è una copia nella Biblioteca del Museo Britannico. [5] Un’aggressione tentata contro Margherita Fox nel novembre del 1850, quando si trovava a West Troy nella casa di un certo signor Bouton, fu attribuita allora all’opera di qualche facinoroso irlandese. [6] Vedasi : BALLOU, Spirit Manifestations (Boston 1852) page. 141-153. L’articolo vi è riprodotto per intero. [7] Reca il titolo: Letter from Dr. E. L. Nichols and Mrs. Mary S. Gove Nichols, to their friends and coworkers, giving an of their conversion to the Holy catholic Church. [8] Vi erano molti Gesuiti con questo nome, ma il sacerdote qui nominato sembra essere Padre Roque Gonzales de Santa Cruz, ora beatificato (Acta Apostolicae Sedis, Vol. XXVI (1934), pagine 101-104), nativo di Asuncion (Paraguay) che fu martirizzato dagli indiani di quella provincia il 15 novembre 1628. Il suo cranio fu frantumato a colpi di mazza. Vedasi ASTRAIN, Historia de la Compana de Jesus en la Asistencia de Espana, vol. V, pag. 513-514. [9] Nichols’ Healt Manual, pag. 97. Vedasi anche la conversione della signora Nichols nell’appendice del volume. [10] “The Spiritual Magazine”, 1875, pag. 143-144
CAPITOLO QUARTO - La conversione del medium Home
Tutti coloro che si sono interessati alla carriera del famoso soggetto psichico Daniele Dunglas Home, sanno che egli fu accolto in seno alla Chiesa Cattolica di Roma e ricevuto in udienza da Pio IX. Lo stesso Home si dilunga sull’argomento nella prima serie di ricordi che pubblicò sotto il titolo di Incidents in My Life. Non è forse facile determinare se la franchezza dell’autore sia reale o apparente, ma certo egli voleva dar l’impressione di muovere incontro ai suoi critici lealmente, in campo aperto. Al tempo in cui andò a Roma, Home aveva ventitré anni; era nato infatti nel 1833 in Scozia, quantunque avesse ata tutta la vita fin dalla fanciullezza negli Stati Uniti. Le esperienze del medium cominciarono nel 1850 e nell’anno seguente egli aveva già acquistata una reputazione notevole, tenendo talvolta sedute sei volte in un giorno [1] Nel 1855 attraversò l’Atlantico e dopo aver ato pochi mesi in Inghilterra andò a Firenze nell’autunno. Colà, nel mese di dicembre, fu fatto un tentativo per asslo, ma gli fu inflitta soltanto una leggera ferita con un pugnale. Il motivo dell’aggressione non fu mai scoperto e alcuni spiriti beffardi hanno persino messo in dubbio la verità del fatto, nonostante il resoconto circostanziato che Home fornisce nel suo volume Incidents in My Life. Tuttavia, secondo i suoi biografi, i quali mettono in evidenza “il trauma psichico causato al suo temperamento ipersensibile” sia dall’aggressione che dalla rigidezza dell’inverno, sembra che, per lo più, fosse dovuto allo stato di salute del medium il fatto che poco tempo dopo egli perdette, o almeno dichiarò d’aver perduto, le sue doti medianiche. La sera del 10 febbraio 1856, come lo stesso Home riferisce, “la spirito mi disse che le mie facoltà mi avrebbero abbandonato per un anno”. A quel tempo egli era sul punto di intraprendere un viaggio a Napoli assieme al Conte Branicki e alla sua famiglia... tutti cattolici. Il medium scrisse per spiegare che non essendo più in grado di promettere alcuna manifestazione credeva delicato declinare il loro gentile invito. Ma gli risposero che non doveva sentire scrupoli, dal momento che essi desideravano condurlo con loro per amore della sua compagnia e non in vista di eventuali esibizioni. Il gruppo ò tre settimane a Napoli e, nonostante la sospensione delle sue facoltà medianiche, si verificarono diversi fenomeni in sua presenza; egli li spiegò dicendo che la sua presenza faceva sviluppare le facoltà degli altri. Si dice che un principe reale che prese parte a una seduta tenuta nella casa del ministro americano presso la Corte
di Napoli, fosse egli stesso medium e che si verificassero delle manifestazioni che convertirono allo spiritismo il ministro in questione, signor R. Dale Owen. Poi, col cambiamento di ambiente, si verificarono nuove influenze e le idee religiose di Home subirono un mutamento che la sua seconda moglie, in una sua Memoria, commenta come segue:
“Da Napoli la famiglia Branicki e il suo ospite si recarono a Roma, dove influenze cattoliche furono costantemente ed efficacemente esercitate su di lui fino a volgere i suoi pensieri verso il desiderio di cercar rifugio nella Chiesa. Tali influenze erano aiutate dalle crudeli esperienze da lui fatte recentemente. La falsità degli amici a cui egli era affezionato lo aveva ferito profondamente, gli avvenimenti con cui si era concluso il suo soggiorno a Firenze lo avevano profondamente rattristato; e proprio mentre queste nubi velavano il sole del suo orizzonte mondano, una barriera si era improvvisamente elevata tra lui e l’aldilà, cosicché gli veniva a mancare anche il conforto e il consiglio delle intelligenze superiori. In quel triste momento I suoi consiglieri cattolici gli suggerirono di cercare la pace spirituale che desiderava nella Chiesa di Roma ed egli cerco e lesse con intensa avidità le opere relative alla dottrina della Chiesa” [2]
Il resoconto dello stesso Home scritto nel 1863 dichiara che, quando gli vennero a mancare tutte le consolazioni naturali e spirituali la vita gli parve terribilmente vuota; cosicché egli fu portato a leggere libri di carattere cattolico, e infine:
“Trovando in essi tante verità che coincidevano con la mia propria esperienza, pensai di potermi liberare di ogni dubbio, di ogni contraddizione per sempre, soltanto se avessi potuto essere accolto in seno alla Chiesa. Le mie esperienze della vita, la sua falsità avevano già lasciato un segno indelebile nell’anima mia, e parlo particolarmente del mio soggiorno a Firenze, tanto che desideravo allontanarmi da tutto ciò che apparteneva a questo mondo e determinai di entrare in un monastero”.
Non ci risulta nulla sul soggiorno di Firenze, eccetto il tentato omicidio, ma può
darsi che questo giustifichi adeguatamente un’impressione cosi profonda. Verrebbe fatto di sospettare che egli avesse subito una delusione amorosa, oppure che l’improvvisa vicinanza dell’altro mondo lo avesse spaventato. Comunque sia, il racconto prosegue:
“Dopo due o tre settimane di riflessioni da parte delle autorità fu deciso che io potessi essere ricevuto nella Chiesa Cattolica e fui confermato. La principessa (Orsini) fu la mia madrina e il conte (Branicki) mio padrino per la cerimonia. Fui ricevuto molto gentilmente dal Pontefice che mi interrogò sulla mia vita ata. Egli indicò un Crocefisso che stava accanto a noi dicendo: “Figlio mio, in quello noi dobbiamo porre la nostra fede”. Egli mi diede una grande medaglia d’argento che ho avuto la sfortuna di perdere”.
Dalla Memoria scritta dalla signora Home, apprendiamo che “Un prelato inglese, Monsignor Talbot, accompagnò Home al Vaticano”, e sembra che lo stesso Monsignor Talbot, personaggio familiare a chi abbia letto la Life of Cardinal Manning del Purcell, si sia occupato personalmente della Cresima di Home. Una sua lettera al medium, contenente le istruzioni in proposito, è stata rinvenuta tra le carte di Home dopo la sua morte, come pure una benedizione Papale che, la signora Home dichiara, “garantiva a lui e ai suoi parenti l’ingresso al Paradiso”. Il fatto che la scrivente apparteneva alla Chiesa Russa Ortodossa può spiegare la singolare ingenuità di questa espressione riguardante la portata della benedizione del Pontefice, come pure le seguenti osservazioni riguardanti il ricevimento: “Non fu detto nulla in merito alla possessione demoniaca. Forse, nell’accogliere il suo nuovo figlio, la Chiesa sperava di poter un giorno canonizzarlo come autore di miracoli”. D’altra parte non mi consta che la conversione di Home fosse considerata a Roma una conquista tanto importante. Egli fu ricevuto e battezzato condizionalmente da Padre John Etheridge, Gesuita inglese, allora residente a Roma. Frate Arturo Everard, della Compagnia di Gesù, che morì soltanto nel 1922, era presente alla cerimonia e da lui ho saputo che questa si svolse in forma molto semplice. Non trovo menzione dell’udienza papale in “The Tablet”, né nella “Civiltà Cattolica” e neppure nel “Giornale di Roma” benché essi in generale riportino gli avvenimenti più notevoli del genere. Senza dubbio gli amici aristocratici di Home, come i Branicki,. non avranno trovato difficoltà per procurargli una presentazione al molto Reverendo Monsignor
Giorgio Talbot il quale, già allora, come apprendiamo dal “Catholic directory” era Cameriere Segreto di Sua Sanità residente in Vaticano. Può anche darsi che in quel primo periodo della sua carriera, in cui il giovane medium era stato appena sei mesi sul continente senza sostare a lungo in alcun luogo, la sua fama di soggetto psichico non avesse risvegliato alcuna eco nella Roma papale. In tal caso è concepibile che non gli sia stato rivolto alcun speciale avvertimento riguardante le pratiche spiritiche, tanto più che la sua intenzione di entrare in un ordine religioso non poteva a meno di distogliere i sospetti. Questa intenzione, a quanto sembra, era molto seria, sulle prime, come risulta anche da quanto ne dice la signora Home. Ella scrive:
“Quando sorride il Re, sorridono i cortigiani e l’atteggiamento benevolo del Papa è stato imitato da tutte le gerarchie vaticane. Il sentiero che portava il giovane convertito verso i cancelli del monastero era cosparso di rose e tra il plauso e l’incoraggiamento di coloro che lo circondavano egli avrebbe potuto finalmente vedere quei cancelli chiudersi dietro di sé, senonché... senonché, più egli si avvicinava alla vita monastica, meno quella vita lo attraeva e più forti divenivano le sue titubanze... Convincendosi che rinchiudersi in una cella di convento sarebbe stato un fatale errore, egli si ritrasse rifiutando di entrare. Non appena ebbe presa questa decisione, egli lasciò l’Italia e, in compagnia della famiglia Branicki, si recò a Parigi nel giugno 1856”.
Tutto questo ricorda un po’ troppo l’antico detto:
“Quando il diavolo si ammalò avrebbe voluto farsi monaco;
“Ma quando fu guarito non ne volle più sapere”.
Nello stesso tempo trovo difficile, anzi praticamente impossibile credere che Home, vivendo per sei settimane tra i cattolici che dovette avvicinare, grazie alla
nuova vocazione, possa non aver compreso chiaramente l’atteggiamento della teologia morale verso le pratiche spiritiche. Benché le sue facoltà medianiche lo avessero lasciato, o forse sarebbe più esatto dire che i rimorsi di coscienza lo trattenevano dall’esercitarle, si parlava molto a Roma in quel tempo del “Magnetismo”; e sotto questo termine si definiva non solo l’ipnotismo o mesmerismo, ma la massa dei fenomeni affini. Nel mese di agosto di quell’anno poi (1856) la Congregazione del Santo Uffizio pubblicò un decreto degno di nota in proposito, e benché Home lasciasse Roma nel precedente giugno, si sa che tali decreti non vengono emessi se non dopo lunghe discussioni atte a risvegliare un vivo interessamento nei circoli ecclesiastici, molto tempo prima. In quel decreto si denunciano aspramente le pratiche di coloro che “vanno vantandosi di aver scoperto certi principi che permettono loro di indovinare l’avvenire” nonché tutti i fenomeni che andavano sotto il nome di “veggenza” e “sonnambulismo” [3] questi erano definitivamente condannati come deplorevoli superstizioni, mentre una speciale allusione si faceva a coloro che professavano “di evocare le anime dei morti, di ottenere risposte e di discernere cose ignote e remote” (animas mortuorum evocare, responsa accipere, ignota et longinqua detegere). Si trae la conclusione che, “qualunque fosse lo scopo o il risultato”, questo uso di mezzi fisici per procurare un effetto non naturale porta seco un inganno che è totalmente illecito ed eretico ed è un’offesa contro i sani principi della moralità [4] Senza potermi pronunciare troppo positivamente, ho l’impressione, dai modo di esprimersi di Home nel suo libro Incidents, che egli non fosse per nulla all’oscuro del punto di vista dei moralisti cattolici e che trovasse un modo ingegnoso di formulare le sue allusioni ai suoi fenomeni psichici per renderli immuni da censura teologica. Per esempio, parlando dell’udienza papale egli osserva:
“Spesso è stato detto che in quel colloquio col Papa io gli promisi che non avrei più avuto alcuna manifestazione; ma è quasi superfluo, dopo quanto ho narrato, dire che non avrai potuto fare una simile promesso, né sua Santità me la chiese” [5]
Naturalmente Home non poteva promettere di non avere più manifestazioni, nello stesso modo che un uomo qualsiasi non potrebbe promettere di non vedere un fantasma o di non udire il suo gemito; ma poteva assai bene promettere di
non tenere più alcuna seduta e di non provocare volontariamente le manifestazioni; del resto, il Pontefice avrebbe potuto ragionevolmente esigere tale promessa. Il fatto stesso che egli volesse controbattere un’accusa che nessun critico di buon senso avrebbe potuto formulare, indica che il medium, molto probabilmente, assunse davvero di fronte al Pontefice un impegno come quello a cui ho accennato. Le piccole astuzie fraseologiche di Home possono essere riconosciute qualche volta confrontando le sue dichiarazioni con quelle riportate nella biografia che più tardi compilò la sua seconda moglie. Il seguente o, che può essere citato per intero, fornisce un esempio:
“Nel giugno 1856 andai a Parigi e secondo i consigli del Papa consultai Père de Ravignan, uno degli uomini più dotti e santi dei nostri giorni. Durante l’inverno mi ammalai gli nuovo e per qualche tempo rimasi obbligato a letto. Si avvicinava rapidamente la fine dell’anno di sospensione delle mie facoltà medianiche. Pere de Ravignan mi assicurò che siccome ero ormai entrato a far parte della Chiesa Cattolica queste facoltà non mi sarebbero ritornate. Per mio conto non avevo un’opinione in proposito essendo privo di dati, a parte le sue asserzioni” [6]
Ora sembra che le asserzioni di Padre de Ravignan non fossero una profezia assoluta, ma soltanto condizionale e la signora Home ce le riferisce più correttamente in base ad una lettera da lei rinvenuta: “Non temete, figliolo mio; fino a che continuerete ad osservare scrupolosamente i precetti della nostra Santa Chiesa, le vostre facoltà medianiche non potranno ritornare” [7] . E’ certo, come vedremo, che Home non rispettò la condizione che ho riportata in corsivo. Comunque sia, la sua spiegazione sul ritorno dei fenomeni spiritici è la seguente:
“Nella notte del 10 febbraio 1857, mentre la pendola batteva le dodici, io mi trovavo a letto, essendo ancora indisposto, quando udii dei colpi risuonare nella mia camera e sentii una mano posarsi dolcemente sulla mia fronte mentre una voce diceva: “Rallegrati, Daniele, presto risanerai”. Pochi minuti dopo cadevo in un sonno profondo e tranquillo; mi svegliai la mattina dopo sentendomi più in forze di quanto non mi fossi sentito da lungo tempo. Scrissi a Père de Ravignan,
narrandogli quanto era accaduto e nel pomeriggio dello stesso giorno egli venne a trovarmi. Durante la conversazione si udirono colpi sonori sul soffitto e sul pavimento e quando egli si accinse a impartirmi la sua benedizione, prima di lasciarmi, i colpi si ripeterono contro il letto. Egli mi lasciò senza esprimere alcuna opinione sul fenomeno” [8]
Si noterà come Home assuma un atteggiamento tale da dar a divedere che egli era soltanto un soggetto ivo. Se potessimo fidarci della fedeltà del suo racconto, le manifestazioni si verificarono senza che egli fe nulla per provocarle; del resto, siccome soltanto lui ha esperimentato il fenomeno, non ci è possibile contraddirlo. Egli mantiene la stessa posizione nel paragrafo seguente, benché la sua vedova, come vedremo, tradisse la verità nella biografia che compilò nel 1888:
“Il giorno seguente (11 febbraio) mi ero ripreso abbastanza per fare una corsa in carrozza e venerdì 13, fui presentato alle loro Maestà alle Tuileries, dove si verificarono manifestazioni di natura straordinaria. La mattina seguente mi recai da Père de Ravignan per informarlo dell’accaduto. Egli deplorò vivamente che io fossi soggetto a tali fenomeni e disse che non mi avrebbe data l’assoluzione, a meno che non ritornassi subito nella mia camera, mi rinchiudessi e non ascoltassi né prestassi attenzione alle manifestazioni che eventualmente si verificassero in mia presenza. Volevo ragionare con lui e spiegargli che non potevo impedire a me stesso di udire e di vedere, avendomi Iddio elargito l’udito e la vista. Quanto a rinchiudermi in una stanza non credevo, avendo già provato in precedenza, che questo si accordasse al mio temperamento nervoso e temevo che la tensione inflitta al mio sistema nervoso potesse essere troppo forte se mi fossi trovato così isolato. Egli non volle ascoltarmi e mi disse che non avevo il diritto di discutere. “Fa come ti dico, altrimenti dovrai portarne le conseguenze”. Lo lasciai, in uno stato di abbattimento mentale. Avrei voluto non disobbedire, eppure sentivo che Dio è più grande dell’uomo e che, avendomi Egli largita la facoltà della ragione, non vi era motivo plausibile perché ne fossi privato” [9]
Chiunque, leggendo questa versione della storia, sarebbe portato a dedurre che
Home, anche secondo le regole accettate dalla teologia cattolica, non commettesse nulla di biasimevole. Le manifestazioni si erano verificate senza che egli le provocasse. Il medium era stato perfettamente sincero col suo confessore, e non era in suo potere impedire che si producessero suoni e altri fenomeni. In coscienza nessun uomo potrebbe essere obbligato a prendere, contro la ripetizione dei fenomeni, una precauzione singolare come quella di segregarsi nella propria camera. Però ogni lettore intelligente che sappia qualche cosa della vita di Padre de Ravignan, si convincerà facilmente che il grande predicatore non può aver detto nulla di così sciocco. Home non era stato soltanto la vittima iva delle influenze spiritiche. La sua vedova, un quarto di secolo dopo, mette le cose in chiaro. Ci informa che la notizia del ritorno delle facoltà medianiche di Home si sparse alla Corte, con una rapidità così straordinaria che, due giorni dopo, nonostante la salute cagionevole del medium:
“Arrivò un invito imperiale di recarsi alle Tuileries, dove egli fu presentato all’Imperatore e all’Imperatrice. Questo accadeva il 13 febbraio e certi cortigiani furono scelti per presenziare alla seduta che si tenne la sera stessa” [10]
Così il fatto non è che durante la sua visita alle Tuileries “si verificassero manifestazioni di natura straordinaria”, ma che Home ritornò a Corte la sera stessa per tenervi una seduta alla presenza di uno sceltissimo gruppo di invitati. Sarei quindi propenso a supporre che la storia degli spiriti che lo avrebbero avvertito della sospensione delle sue facoltà per un anno, non fosse che una finzione studiata per ragioni di convenienza. Da quanto ho potuto accertare, il fenomeno non può essere confermato da alcun dato, eccetto la dichiarazione del medium. Egli dichiarò effettivamente di non possedere più le sue facoltà medianiche al tempo del viaggio a Napoli, ma il particolare della sospensione temporanea non risultò che più tardi quando forse Home, stanco delle restrizioni imposte dal cattolicesimo, ricominciò a sentire il desiderio di apparire davanti a un pubblico di, ammiratori come il più meraviglioso mago del suo tempo. Io credo che se i fatti reali potessero venire alla luce si scoprirebbe che Home aveva udito vociferare che Napoleone III era desideroso di assistere ai fenomeni che tanta attenzione avevano attratta in America e in Inghilterra. La lusinghiera prospettiva di un ricevimento a Corte avrebbe attratto qualunque giovane e senza dubbio Home non era scevro da una certa dose di snobismo. Di conseguenza egli
inventò la storia della sospensione dei fenomeni, sospensione che non sarebbe stata dovuta a scrupoli religiosi, ma all’influenza degli spiriti. Per sua grande fortuna gli spiriti avevano disposta che l’anno di sospensione spirasse e che la salute del medium rifiorisse miracolosamente, proprio in tempo perché egli potesse aderire all’invito alle Tuileries ed essere presentato alle Loro Maestà; naturalmente ne seguì una seduta spiritica [11] Un certo incidente verificatosi a Parigi, che Home riferisce nel suo libro come accaduto nel 1857 nel capitolo intitolato: (1857-8 - Francia, Italia e Russia - Matrimonio”, fa sorgere dei sospetti sulla storia della sospensione di un anno. E’ opportuno riportare le sue parole in proposito:
“In un albergo sito sul Boulevard des Italiens, fui presentato ad una famiglia composta del signor H., di sua moglie e di due figli che a quel tempo erano entrambi nell’esercito inglese ed erano appena ritornati dalla campagna di Crimea. Il padre, uomo equilibrato e sincero, era un mio compaesano e la nostra conversazione si portò ben presto sulle meraviglie della seconda vita”.
“I fatti stanno nel modo seguente: E’ vero che, dopo la conversione avvenuta a Roma del medium Home, questi ottenne una presentazione a Padre de Ravignan, ma a quel tempo egli aveva rinunciato alla sua magia oltre che alla religione protestante; fu ricevuto con l’interessamento dovuto da parte di un prete ad ogni anima riscattata col sangue di Gesù Cristo e in special modo forse ad un’anima convertita e ricondotta in seno alla vera Chiesa del Signore. Al suo arrivo a Parigi, gli fu di nuovo proibito in modo assoluto il ritorno alle vecchie pratiche. Padre de Ravignan, In base ai principi della fede che condanna tutte le superstizioni, vietò, sotto le pene più severe che potesse infliggere, ogni partecipazione attiva o iva a quelle pericolose sedute spiritiche. Una volta lo sciagurato medium, assediato da non so qual demonio, mancò alla sua: fu ricevuto dal Padre con una severità che lo prostrò. Per caso entrai nella stanza in cui erano a colloquio e vidi Home che si rotolava a terra, strisciando e contorcendosi come un verme ai piedi del prete, legittimamente indignato. Il Padre fu commosso da quella frenesia di pentimento, lo fece rialzare e lo perdonò, ma prima di congedarlo, volle una promessa scritta confermata dal giuramento. Tuttavia il medium commise un nuovo fallo poco tempo dopo e il servo di Dio, rompendo ogni relazione con quello schiavo degli spiriti, gli
mandò a dire di non comparire mai più al suo cospetto”.
Il “nuovo fallo” era evidentemente la seduta organizzata da Home davanti all’Imperatore alle Tuileries,
seduta della quale si parlò persino in America. L’altro fallo che causò tanto indignazione in Padre de Ravignan e per il quale Home manifestò una “frenesia di pentimento” può bene esser stato l’episodio di Grégoire che abbiamo riportato dianzi. Home fu costretto a rispondere all’inflessibile accusa di Padre de Ponlevoy. Dopo aver citato il o egli commenta come segue:
“Se il resto del libro non è più veritiero di questo riferimento al mio caso, non è certo degno di essere letto. Il buon Padre de Ravignan sapeva bene che io non ero americano e che le mie facoltà cominciarono a manifestarsi prima che io vedessi l’America, poiché io gli avevo raccontato la mia storia. Egli sapeva anche che io non invocavo mai gli spiriti [12] Nessun buon nome occorre, ne occorrerà mai per introdurre o accreditare una verità divina, ed io conosco troppo bene la forza dei fatti per pensare che essi richiedessero una aporto, fosse pure costituito dal nome di Padre de Ravignan. Il suo biografo deve avere una istruzione limitata, sia dal punto di vista storico che da quello religioso per definire queste cose come “le belle scoperte del Nuovo Mondo”, poichè ne troviamo traccia in ogni paese civile [13] E’ falso che io abbia sconfessato la magia, poiché non ne ho mai saputo nulla, e quindi non avrei potuto sconfessare ciò che non conoscevo” [14]
Home dichiara poi di aver detto a Padre de Ravignan che gli spiriti sarebbero ritornati a lui il 10 febbraio 1857, ma che il Padre gli aveva assicurato che questo non era da temere fino a che egli si accostava ai Sacramenti. “Seguii le sue prescrizioni coscienziosamente, ma il giorno fissato, gli spiriti ritornarono come già ho descritto”. Infine il medium afferma:
“Scientemente io non ho ancora infranto alcuna promessa e quanto alle asserzioni del biografo, il quale sarebbe entrato e mi avrebbe trovato intento a rotolarmi al suolo e a contorcermi come un verme, devo dire che egli mente. D’altra parte, anche se fosse vero, non si addirebbe ad un prete di render pubblica una cosa palesemente riservata. Se è vero che io scrissi una promessa come afferma Padre de Ponlevoy, questo scritto dovrebbe essere stato conservato. Lo si mostri, se ne stampino delle riproduzioni affinché sia salva la figura morale di questo Padre de Ponlevoy, provando la verità delle sue dichiarazioni. L’ultima volta che vidi il buon Padre de Ravignan, non feci che tentare di ragionare con lui, poiché, come gli dissi allora, nessun uomo ha il diritto di vietare al suo simile l’uso delle facoltà largitegli da Dio. Lo lasciai senza neppure fare la mia confessione, cosicché quel giorno, ben lungi dal contorcermi come un verme, non mi inginocchiai neppure”.
Nessuna persona imparziale che conosca l’opera di Padre de Gabriac, Life of de Ponlevoy, di quello stesso Ponlevoy che divenne più tardi Provinciale e Maestro dei Novizi e che per la sua austerità, pietà e santità era universalmente rispettato, potrebbe credere neppure per un momento che la sua descrizione della scena avvenuta tra Home e padre de Ravignan potesse essere una pura invenzione. Sembra parimenti impossibile supporre un caso di errore di identità o pensare che Home fosse caduto in uno stato di ipnosi e non sapesse ciò che faceva. Non vi è che un’alternativa: uno dei due mentiva deliberatamente; possiamo noi esitare dovendo decidere da che parte veniva la menzogna? Home aveva tutto l’interesse a smentire una storia nella quale egli aveva una parte ignominiosa. Era anche per natura un uomo suscettibile e dotato di una intensa sensibilità. D’altra parte Padre de Ponlevoy non aveva un motivo adeguato per inventare quella storia. Quasi certamente egli non avrebbe fatto allusione alla cosa, sennonché Home, secondo la sua abitudine, si valeva di ogni mezzo per mettere in rilievo la sua amicizia col famoso predicatore ed era riuscito a dare l’impressione che tale amicizia equivalesse ad un’approvazione delle sue pratiche medianiche da parte di De Ravignan. E’ interessante notare che più tardi, nel gennaio del 1864, dopo la pubblicazione in inglese e in se della prima serie di Incidents in My Life, di Home, il medium fu bandito dagli Stati della Chiesa, a causa delle sue pratiche spiritiche. Egli tentò, ma senza successo, di indurre il governo britannico a fare della sua espulsione un caso di intervento diplomatico. Ma la storia (raccontata con eccessiva dovizia di particolari nella seconda serie degli Incidents) è troppo lunga perché io la riporti qui. Mi basta
avere in certo qual modo dimostrato che vi era una vena di insincerità nel carattere di Home e che la sua aria di franchezza e bonarietà era, almeno in parte, una posa studiata. Non mi sembra tuttavia che questo invalidi la prova dei suoi sbalorditivi fenomeni, ma può valere a renderci cauti nell’accettare qualunque dichiarazione sulla quale non vi siano altre prove all’infuori della parola del medium stesso. Nei futuri capitoli avrò occasione di riferirmi di frequente alle manifestazioni provocate da Home. Sir A. C. Doyle lo ha descritto come “l’uomo più notevole che sia vissuto dopo gli Apostoli”, e come un essere che “sotto certi aspetti era superiore ai suoi simili”. Egli ci dice inoltre che Home era II di una natura tanto dolce e caritatevole, che l’unione di tutte le sue qualità potrebbe giustificare coloro che, con grande imbarazzo del medium, avrebbero voluto porlo su un piedistallo al disopra dell’umanità” [15] . Bisogna ammettere, tuttavia, che il giudizio espresso da altri sulla figura morale di Home non era altrettanto favorevole. Frank Podmore, ostinatamente scettico, che a quanto sembra non aveva conosciuto personalmente il medium, dichiara nel suo libro Modern Spiritualism:
“Senza dubbio egli diede a molte persone l’impressione di essere una natura emotiva, spontanea, semplice fino ad essere infantile, piena di impulsi generosi e prodiga di affetto per tutti. E’ altrettanto certo che egli possedeva i difetti del suo temperamento; l’affetto largito con tanta facilità non poteva che essere superficiale. La vanità era un elemento principale nel suo carattere; egli si crogiolava, nell’ammirazione dei suoi simili; del resto dimostrava una tendenza a prendere la vita alla leggera e a schivare le avversità. Egli era in breve, come Andrey Lang lo ha descritto, “un Harold Skimpole, col dono della divinazione”. Il lato maligno del suo carattere si rivelava molto raramente e in special modo nel suo atteggiamento verso i medium rivali. Lo si intravvedeva quando la sua vanità era ferita; dopo il suo secondo matrimonio egli trattò molti dei suoi vecchi amici con indifferenza e alcuni con segnata ingratitudine” [16]
Il signor Stainton Moses, che conosceva personalmente Home e che era egli stesso un medium di potenza non comune, ci dice che Home “accettava raramente la teoria del ritorno dei traati, ma credeva con lui che la maggior parte delle manifestazioni derivassero dall’azione di un ordine inferiore di spiriti aleggianti presso la sfera terrestre”. Aggiungeva inoltre: “Egli è un uomo buono,
onesto, ma debole e vanesio; ha poca intelligenza e scarsa abilità nel discutere e nel sostenere la sua fede” [17] In certi campi, Home non mancava di abilità. Recitava e leggeva, rivelando doti di attore di vaglia, sonava il piano con sentimento e benché non avesse avuto una grande istruzione sembra aver imparato con relativa facilità a parlare se e russo. Il fatto stesso che, nonostante la sua origine modesta, egli riuscisse ad introdursi nei circoli dell’alta aristocrazia, non solo in Inghilterra, ma anche in Francia, in Italia e in Russia, sembra provare che egli possedeva delle doti intellettuali. Le due russe che egli sposò successivamente appartenevano entrambe a distinte famiglie ricevute a Corte e abbiamo ragione di credere che entrambe gli fossero molto devote. Eppure anche Conan Doyle sembra aver scoperto in un secondo tempo che Home nella vita privata non era quella figura eletta che precedentemente egli aveva descritta. La franca dichiarazione fatta nel seguente o da credito all’onesta d’intenti dell’autore:
“Dal momento che sono in argomento (scrive Doyle) dirò che quando ero in Australia ricevetti alcune lettere interessanti da un avvocato di nome Rymer.. Tutti gli studiosi di spiritismo ricorderanno che quando Daniele Home venne per la prima volta in Inghilterra nel 1855, ricevette grandi cortesie dalla famiglia Rymer che allora viveva a Ealing. Il vecchio signor Rymer lo trattò come uno della famiglia. Questo avvocato Rymer, pronipote del benefattore Home, non aveva alcuna affezione per il grande medium, poiché considerava che avesse agito da ingrato verso i suoi familiari. Alcune lettere di suo padre, che egli mi permise di leggere, suffragavano questa asserzione e ne ho tenuto conto, poiché ha detto molto in lode di Home e tengo soprattutto alla giustizia. Queste lettere, che datavano dal 1857, narrano come uno dei figli del vecchio Rymer fosse inviato sul Continente per completare i suoi studi d’arte e come Home fosse suo compagno in viaggio. Erano intimi come fratelli, ma quando raggiunsero Firenze, e Home divenne una personalità nel gran mondo, egli si allontanò da Rymer il quale, a giudicare dalle sue lettere, era un giovane moralmente superiore. La salute di Home era già cagionevole e, mentre si trovava all’albergo, sembra che il medium sia stato propriamente rapito da una signora dell’alta società... una inglese separata dal marito. Per diverse settimane egli visse alla villa di lei, benché a giudicare dallo stato della sua salute, si dovrebbe ritenere che egli vi rimanesse più come paziente che come amante. Quello che fu riprovevole, fu che egli rispose alle lettere del suo compagno molto cortesemente, senza dimostrare alcun senso di gratitudine per tutto ciò che la
famiglia Rymer aveva fatto per lui. Ho letto le lettere e confesso che sono rimasto deluso. Home era un temperamento artistico e medianico nello stesso tempo, perciò era un essere emotivo, impulsivo, capace di eroismi, ma anche di accessi di vanità e di egoismo. In questa occasione, quest’ultimo lato del suo carattere ebbe il sopravvento. [18]
Nonostante queste caratteristiche poco simpatiche rimane assodato che, come medium, Home non fu mai sorpreso a frodare. Ho letto, credo, tutto ciò che si è scritto in proposito, ma le varie storie a detrimento di Home, come, ad esempio, quella di un tale che lo accusa di essersi tolto scarpe e calze per toccare coi piedi nudi quelli che assistevano ad una seduta, mi sembrano tutt’altro che convincenti e mancano di elementi probatori. I razionalisti pronti a prendere le armi alla sola idea di fenomeni sovrannaturali erano pronti a far circolare storie a discapito di Home, come lo erano a inventare calunnie contro la Chiesa. Una testimonianza deve essere riportata qui, poiché più di una volta è stata citata ultimamente e perché sembra basata su una autorità che tutti i cattolici considerano con profondo rispetto. “Il Cardinale Mercier” a quanto ci dicono, “nel suo libro La Psychologie (Il, paragrafo 239, nota), dichiara che Home, poco prima della sua morte confessò a un amico (dottor Philip Davis) di avere vergognosamente ingannato il pubblico sulla natura delle sue azioni. “Ce n’était qu’un habile charlatan”, aggiunge il Cardinale” [19] Ora il dottor Davis nel libro citato afferma molte volte che i fenomeni di Home erano prodotti senza alcun trucco. Nella prefazione e altrove il dottor Davis dichiara di essere stato presente quando in una stanza discretamente illuminata una pesante tavola da pranzo si era alzata da terra senza che alcuno la toccasse ed egli descrive altre manifestazioni a cui egli stesso aveva assistito. Se d’altra parte, egli dice che Home, poco prima della sua morte, si rimproverava di avere ingannato la gente, l’inganno, come Davis chiaramente spiega, consisteva nel fatto che il medium aveva sempre sostenuto che i fenomeni fossero stati prodotti dagli spiriti, mentre egli ignorava la loro causa e dubitava dell’esistenza medesima degli spiriti. L’affermazione del Cardinale che si trova soltanto in una nota, era probabilmente basata su ciò che gli era stato riferito a proposito degli scritti di Davis. Nessuno di coloro che leggessero La Fin du Monde des Esprits, potrebbe per un momento supporre che l’autore volesse accusare Home di aver operato dei trucchi. Tutta l’opera anzi tende a dimostrare il contrario. Infine un elemento sorprendente nella carriera di Daniele Home è l’atteggiamento religioso della sua prima moglie, nata Alexandrina de Kroll, figlioccia dello zar Nicola di Russia. In un’appendice del
libro di Home, Incidents in My Life (prima serie) si trova un resoconto, scritto da Mary Howitt (che col tempo divenne anch’essa cattolica), dell’ultimo giorno di vita della signora Home. Costei mori di consunzione alla residenza della propria sorella, a Chateau Laroche, Bordogna, Francia, il 3 luglio 1862, all’età di soli ventidue anni. Quando “ Sadia” apprese dal medico che non vi era più speranza per lei, fin dal primo momento si mostrò perfettamente rassegnata e la signora Howitt dice a lei:
“Per lei non vi era dolore nella morte, n’e, attraverso le sofferenze fisiche che dovette sopportare in seguito, ella non perdette mai il suo equilibrio morale e la sua fiducia nel futuro. Una calma assoluta caratterizzava la sua degenza lunga e penosa. Tale calma assoluta era tanto straordinaria che ne furono colpiti gli eminenti medici che la curarono a Londra e in seguito in Francia, nonché il vescovo di Périgueux [20] , il quale la visitò di frequente nell’ultimo periodo della sua vita. Gli ultimi sacramenti le furono somministrati dal vescovo stesso, il quale piangeva come un bambino dichiarando che “benché fosse stato a molti letti di morte, non aveva mai veduti una creatura andare incontro alla fine come quella”.
Dopo essersi dilungata sulla serenità di Sadia Home, la quale con la semplicità di una bambina accettava l’amor sacro come un dono naturale, l’autrice prosegue:
“Ella amava il Salvatore e rispondeva alla sua indicibile bontà con la devozione di tutta l’anima sua, ma il Getsemani e la sanguinosa Collina della Crocifissione non erano presenti al suo spirito; l’agonia e il dolore non avevano posto nella sua esperienza. Ella era, dobbiamo ricordarlo, l’incarnazione della sua Chiesa, greca, la cui antica fede guarda il Salvatore più come il Risorto che come il Crocifisso, e preferisce ricordare i suoi trionfi sulla sofferenza, sul peccato, sulla stessa morte del signore che disse ai suoi prescelti: “ Rallegratevi che i vostri nomi sono scritti in Cielo”.
Vi è qualche cosa di sconcertante in questa espressione, ma dobbiamo ricordare
naturalmente che mary Howitt allora non era cattolica e che, se l’avessero interrogata, si sarebbe definita come una spiritista cristiana. Ci dicono inoltre che durante la sua malattia “la signora Home cominciò ad avere delle illusioni e a comunicare col mondo spiritico”, e particolarmente con l’anima di sua madre, di suo padre e della madre di suo marito.
“Spesso, durante i primi tre mesi della sua malattia e durante gli ultimi due mesi, non solo lei, ma anche coloro che la circondavano, udivano ondate di musica spiritica, come una perfetta fusione di suoni corali. Durante l’ultimo mese poi le parole dei cori si distinguevano perfettamente e furono riconosciute come i canti funebri in uso nella Chiesa russa”.
Nondimeno risulta che il servizio funebre fu celebrato dal Vicario generale della diocesi, e servi e contadini portarono il loro tributo di rispetto e devozione alla scomparsa. Si potrebbe suppore che la signora Howitt avesse frainteso tuta la situazione o avesse forse accettato incondizionatamente una immaginosa versione del marito su queste ultime scene, ma il terzo conte di Dunraven, cattolico osservante, che conobbe assai bene Home più tardi, dichiara con sicurezza che il vescovo di Perigueux somministrò gli ultimi Sacramenti alla prima moglie del medium. Certo è che la prima signora Home condivideva la credenza di suo marito riguardo la comunicazione con gli spiriti dell’aldilà e abbiamo la prova che essa era spesso presente alle sedute da lui organizzate. D’altra parte egli dichiara negli Incidents in My Life (1° Serie) che essi “furono sposati prima nella cappella privata della casa di campagna di suo cognato secondo i riti della chiesa greca e in seguito alla Chiesa di santa Caterina secondo i riti della Chiesa di Roma”. La situazione lascia senza dubbio perplessi ed io no ho adeguati elementi per spiegarla. Il mio compito è soltanto quello di riportare senza pregiudizio i fatti come mi sono noti. Il Vicario generale di Perigeux che, a quanto pare, celebrò il servizio funebre della signora Home, era Monsignor Felix de Las cases che nel 1867 fu consacrato vescovo di Costantina e di Hippo in Algeria da Monsignor Lavigerie che divenne più tardi cardinale.
[1] Mrs. HOME, D. D. Home, his Life and Mission, page 11.
[2] Home’s Life and Mission, page 67-68. [3] Vale la pena di notare che le esperienze del dott. Haddochk con il suo soggetto psichico Emma furono pubblicate nel 1851 sotto il titolo Somnolism and Psycheism (Sic); [4] I i più significativi di questo decreto sono riportati nell’Enchiridion di Denzinger-Baunwart, nn. 1653-1654. [5] Incidents in My Life, pag. 95. [6] Home conservò diverse brevi lettere di padre de Ravignan. Queste cominciano generalmente Mon bien chèr enfant. Si ricorderà che a quel tempo il medium non aveva che ventitré anni. Tre di queste lettere sono riportate nella seconda serie degli Incidents in My Life, pag. 55, 56. [7] D. D. Home, His Life and Mission, page 70 [8] Incidents in My Life, page 95-96. [9] Incidents in My Life, page 96. [10] Mrs. Home, op. cit., pag. 70. [11] La cosa curiosa è che simile e egualmente improvviso ritorno di facoltà medianiche ebbe luogo quando Home fu invitato a prender parte a un ricevimento dello Zar al Palazzo imperiale di Pietroburgo. [12] Questa mi sembra una risposta molto evasiva. Formare un circolo e rimanere in una stanza buia per osservare luci spiritiche (Incidente, pag. 25, 33, 36, 38, 49, 66, 72 ecc.) è certamente un modo di invocare gli spiriti. [13] Eppure gli spiritisti d’Inghilterra e d’America celebrano ogni anno il 31 marzo come anniversario della fondazione dello spiritismo moderno che ebbe luogo nel 1848 a Hydesville, New York. [14] Incidents in My Life, page 98. [15] DOYLE, The Vital Message, page 55
[16] PODMORE, Modern Spiritualism, vol. II, pag. 228. [17] “Rapporti” della Società per la ricerca psichica, vol. IX, pag. 293. [18] DOYLE, The Wanderings of a Spiritualist, page 171-172. [19] La fin du Mondr des Esprits, pag. 287-289. Sembra che vi sia qualche discussione sull’identità dell’autore. Qualcuno ha affermato che il nome Dottor Philip Davis era semplicemente uno pseudonimo adottato da uno scrittore che non aveva nulla a che fare con la professione medica. [20] Deve trattarsi di Monsignor Carlo T. Baudry che morì nel marzo 1863, nove mesi dopo. Era stato stimatissimo professore di teologia a Saint-Sulpice
CAPITOLO QUINTO - “Pericolo; ghiaccio friabile”
In una “nota esplicativa” inserita nella decima edizione del suo Raymond, Sir Oliver Lodge, rispondendo a certe critiche, osserva:
La maggior difficoltà che incontrano i benpensanti nel tener conto delle prove (cioè nelle prove della sopravvivenza dell’anima, ottenuta attraverso i medium) è l’atteggiamento della Chiesa verso lo spiritismo e il timore naturale di inoltrarsi in un terreno pericoloso e proibito. Non desidero schivare il punto di vista ecclesiastico; anzi lo considero importante, poiché la Chiesa ha una grande influenza. Però devo affermare che la scienza non può fare alcuna attenzione a bandi di carattere ecclesiastico; noi dobbiamo spingere le nostre indagini scientifiche dovunque, e non posso ammettere che alcun campo di ricerche possa legittimamente essere precluso di autorità. “Talvolta si lancia l’accusa contro i fenomeni spiritici di essere opera dei demoni; ci si sfida a dire come sappiamo che non sono di carattere malefico. A quest’accusa l’unica risposta è: “giudichiamo dai loro frutti”. Non voglio sviscerare il problema più oltre. Lo stesso S. Paolo diede una lunga lista dei frutti dati dallo spirito”.
Sir Oliver evidentemente intende affermare che i frutti dello spiritismo sono in sostanza identici a quelli dello Spirito... carità, gioia, pace, ecc., quali li enumera S. Paolo. Forse possiamo essere d’accordo con lui nell’ammettere che queste virtù sono naturalmente alimentate da una credenza nell’immortalità e in tutto ciò che questa convinzione porta seco. Però lo spiritismo, dopo tutto, non è il suo benessere individuale nel mondo in cui si trova. D’altra parte, se la Chiesa ha bandito lo spiritismo, non ha bandito la ricerca psichica; inoltre, nonostante le convinzioni contrarie molto diffuse, essa non ha condannato tutti i fenomeni medianici e le varie forme di automatismo come necessariamente aventi origini diaboliche. Il “bando ecclesiastico” che alcuno deplora non porta dunque la scritta, “I contravventori saranno puniti”, ma costituisce, d’altra parte, degli ammonimenti necessari. Noi potremmo interpretarli in questo modo: “Pericolo; ghiaccio friabile”. Tali cartelli indicatori sono stati eretti per frenare la tendenza
del pubblico ad affollarsi a migliaia su una superficie non ancora perfettamente consolidata o che è divenuta mal sicura e traditrice. Quantunque l’abile e prudente pattinatore possa attraversarla con relativa sicurezza, il neofita non può fare altrettanto; tanto meno una folla di neofiti, e noi dovremmo avere una misera opinione dell’uomo che stigmatizza un simile divieto e esorta i suoi simili a non sottomettersi a interventi tirannici. Indubbiamente la Chiesa considera lo spiritismo con profonda diffidenza, ed è precisamente nei suoi cattivi frutti, o per lo meno nelle sue promesse ingannevoli, che essa trova la giustificazione del proprio atteggiamento. Lo scopo principale del presente capitolo è quello di tentare la chiarificazione di alcuni principali elementi su cui si basa l’ostilità della Chiesa contro lo spiritismo, ma prima di andare oltre amerei citare qualche o dagli scritti di un eminente studioso straniero, per dimostrare che, nel dichiarare che i cattolici in circostanze favorevoli non hanno il divieto assoluto e incondizionato di compiere ricerche psichiche, io non faccio che stabilire un dato di fatto, noto anche agli anticlericali del continente. Il dottor Joseph Maxwell di Bordeaux nella sua importante opera Les Phénomènes Psychiques, scrive come segue:
“L’intolleranza di certi studiosi è paragonabile a quella di certi dogmi. Prendiamo un esempio. Il cattolicesimo considera i fenomeni psichici opera del demonio. Vale la pena nei nostri giorni di discutere una teoria tanto oscura ed antiquata? Non credo. Nondimeno, le autorità ecclesiastiche superiori, col tatto e col senso dell’opportunità di cui spesso danno prova, permettono a molti cattolici di intraprendere lo studio sperimentale dei fenomeni psichici. Non posso biasimarli perché raccomandano una prudente astensione alla massa dei fedeli; mi sembra che lo spiritismo sia un avversario con il quale la Chiesa cattolica un giorno dovrà lottare seriamente”.
A conferma di questo si potrebbe citare l’eccellente saggio apparso non molto tempo fa nella serie Philosophie und Grenzwissenschaften pubblicata a Innsbruck. Il dottor Alois Gatterer, padre gesuita e professore in quella città, ottenne il permesso di presenziare a qualche seduta con i medium Rudi Schneider e Frau Marie Silbert, ed egli si valse delle sue esperienze personali per compilare un equilibrato volume assai ben documentato il cui titolo è: Der wissenschaftliche Okkultismus und sein Verhaltnis zur Philosophie [1] Sia dalle
proprie osservazioni fatte nel corso delle sedute che dallo studio di molte testimonianze stampate, Padre Gatterer si è persuaso che al di là di ogni dubbio ragionevole, certi fenomeni di telecinesi (movimento di oggetti senza contatto) nonché di materializzazione, hanno effettivamente luogo in presenza dei migliori medium. Ma per il momento le conclusioni da lui tratte non ci interessano. Per ora dobbiamo preoccuparci degli avvertimenti della Chiesa, e i pericoli che mi propongo di discutere, o in altre parole i frutti dei tentativi di comunicare con gli spiriti dei defunti, possono essere catalogati sotto le cinque seguenti voci. Sarà forse opportuno darle in questa forma sommaria prima di procedere ad esaminarli più particolareggiatamente. Secondo i cattolici dunque l’esperienza ha dimostrato:
“1) che in questi tentativi di comunicare si incontrano influenze specificamente malvagie e deleterie;
“2) che le comunicazioni stesse non possono ispirare fiducia;
“3) che gli spiriti enunciano e spiegano sistemi di credenza religiosa che spesso sono reciprocamente contradditori e quasi sempre contrari all’insegnamento cattolico;
“4) che tali pretese comunicazioni, dopo ottanta anni non hanno portato alcun contributo alle nostre nozioni, né alcun beneficio all’umanità;
“5) che la minaccia costituita dalle pratiche spiritiche contro la salute mentale e spirituale di coloro che vi si dedicano non è trascurabile”.
Tratterò dapprima la questione delle influenze direttamente maligne. A quanto
mi consta, nessuno degli eminenti spiritisti, dai giorni del giudice Edmonds fino ai giorni nostri, ha messo in dubbio la realtà di questi spiacevoli comunicatori. L’opera di W. Stainton Moses, Spirit Teachings, la cui ottava edizione è stata lanciata nel 1918 dalla Alleanza Spiritistica di Londra, può essere considerata come un classico in materia. Sir Oliver Dodge, F. W. H. Myers e un certo numero di altri esponenti della ricerca psichica, hanno sempre considerato questo medium come un testimone superiore ad ogni sospetto. Sir William Barret ha scritto di lui: “Ho conosciuto il signor Moses personalmente e sono stato in relazione con lui per molti anni; come gli altri suoi amici, lo credo del tutto incapace del minimo inganno” [2] Ebbene, sarebbe quasi impossibile parlare più energicamente e più diffusamente a proposito di “Nemici di Dio e dell’uomo, nemici della bontà, ministri del male”, di quanto non faccia lo stesso Moses alludendo ai suoi “spiriti guida”. Egli non li chiama esseri malvagi o demoni, perché, secondo lui, sono le anime degli uomini che una volta furono sulla terra, bassi nei gusti e impuri nei costumi, “anime che non hanno subito alcun mutamento all’infuori di quello materiale della disincarnazione”, e si sono riunite in bande sotto il comando di una intelligenza più malefica per nuocere a noi spiriti benefici e intralciare la nostra opera. Questo è un punto fondamentale nell’opera del signor Moses. E’ trattato con enfasi nel primo capitolo e solenni avvertimenti contro i pericoli delle comunicazioni con questi esseri ricorrono costantemente in tutto il libro. Il medium a quel tempo era evidentemente tanto impressionato da credere che “i risultati dello spiritismo non potessero essere mai tesi al bene”. Però lo spirito-guida risponde: “Tu sbagli, amico”. Biasima la insensata follia dell’uomo che vuol scegliere lo spirito basso preferendolo a quello puro ed elevato”. Più esplicitamente lo spirito-guida dichiara più avanti:
“E’ l’antica battaglia tra quello che tu chiami bene e quello che tu chiami male... Nei ranghi di quell’esercito nemico si trovano spiriti maligni di ogni grado: Vi sono quelli spronati dall’odio della luce, odio comune a tutti gli spiriti non illuminati... Il povero naufrago, la cui depravazione ha sopravvissuto a quel corpo nel quale e per il quale solo viveva, trova una risorsa nell’aggrapparsi ad un medium impressionabile e nello spingerlo al peccato” [3]
Ma non è forse vero che la maggioranza dei medium potenti è costituita da esseri “impressionabili”, e quindi particolarmente esposti a questa forma di pericolo?
In un’altra opera del signor Moses, pure ristampata poco tempo fa dall’Alleanza Spiritica di Londra, in un capitolo intitolato: “I cancelli aperti danno accesso ad una folla non selezionata”, apprendiamo come, “sfortunatamente per noi”, gli spiriti che sono “meno progressivi, meno sviluppati, meno eletti e più vicini a ciò che è materiale e terreno, aleggiando sui confini tra il nostro mondo e l’aldilà”, e sono i più desiderosi di comunicare con i viventi. Egli ci dice anche che la potenza dello spirito sulla materia, la sua astuzia e in qualche caso la sua malvagità, sono in proporzione diretta allo scarso sviluppo e alla poca elevatezza che ha raggiunti. Il quadro che egli traccia del destino di molti medium non è attraente:
“Troppo spesso quello che avviene è questo: Un certo numero di persone si raduna; per la maggior parte costoro sono assolutamente ignoranti delle condizioni che vanno osservate; alcuni sono animati da semplice curiosità, altri da un muto desiderio di vedere che cosa si può ottenere attraverso l’unica fonte aperta ad essi per trarre la prova di una vita futura; tutti, nove casi su dieci, sono inadatti, per una o più cause, all’opera che hanno intrapresa... Il carico è spesso superiore alle possibilità del medium il quale rimane depresso. I suoi nervi subiscono una scossa deleteria; egli è aperto agli assalti di tutti gli spiriti maligni con cui la sua vocazione lo mette a contatto e di conseguenza egli si trova in pericolo... di decadenza morale o mentale oppure fisica. Allora subentra l’inevitabile sequela tentazione, ossessione, frode, buffoneria e tutto ciò che deploriamo sia in connessione con i fenomeni dello spiritismo” [4]
Ora, naturalmente, siamo perfettamente liberi di credere che Moses (come F. Podmore e il dottor Tuckett insinuano apertamente) fosse dedito alle frodi egli stesso, oppure che egli fosse onestamente illuso dalle suggestioni del proprio subcosciente; oppure ancora che egli ricevesse veramente dall’altro mondo dei messaggi atti a confermare le sue asserzioni. Non pochi preferiscono questa terza versione... uomini come Sir Oliver Lodge e Sir A. Conan Doyle, i quali rimproverano alla Chiesa di condannare le comunicazioni con gli spiriti dei morti. Pure contro tali accusatori la Chiesa può rispondere: “Voi stessi avete dimostrato che il medium è assediato da spiriti maligni e menzogneri. Voi ammettete che è pericoloso porsi sotto il dominio di tali influenze. Il male è certo; il bene problematico. Senza dubbio quindi è saggio chi si astiene da ogni
pratica spiritica”. Né si deve supporre che Stainton Moses fosse il solo a riconoscere la potenza e il pericolo di queste influenze maligne. Il giudice Edmonds nei primi tempi del movimento sosteneva vedute molto simili ed egli stesso ci dà un curioso resoconto di un incidente che può servire a illustrare questo aspetto delle esperienze medianiche. Edmonds era americano e la sua abilità di giurista era riconosciuta da persone come Lord Brougham ed altri. La sua integrità e l’onestà delle sue convinzioni in merito allo spiritismo, per il quale egli fece grandi sacrifici, non sono mai state messe in dubbio. Egli ci dice come un giorno, tenendo una seduta col suo intimo amico dottor Dexter che agiva da medium, costui cadde improvvisamente sotto il controllo dell’anima di un uomo che lo stesso Edmond aveva fatto condannare a morte per brutale omicidio. Egli descrive come la mano di Dexter, il quale era stato in ipnosi. Scrivesse parole violente e ingiuriose. Ma questo non era tutto; “Diverse volte”, prosegue il giudice, “carta e matita e libri furono proiettati contro di me con estrema violenza. Il pugno del dottor Dexter era chiuso e teso verso di me come se egli volesse colpirmi; una volta o due egli mi guardò con un’espressione di odio intenso e di sfida” [5] Il fatto che Edmonds dichiari di aver domato lo spirito brutale sopportando e mantenendo un contegno intrepido, non altera il carattere allarmante dell’esperienza da lui subita. E non sembra neppure che queste manifestazioni di spiriti maligni appartengano soltanto al ato. A questo proposito è stato pubblicato nel 1919 un volumetto che mi sembra di alto valore, sia per la chiara presentazione dei risultati ottenuti da tentativi di comunicare col mondo degli spiriti, che per la franchezza con cui vi si ammettono le difficoltà e i pericoli. Sotto il titolo Voices from the Void, la signora Travers Smith, figlia maggiore del defunto professore Edward Dowden e nipote di John Dowden, vescovo anglicano di Edimburgo, ha stampato le sue impressioni di una lunga serie di esperimenti personali nel campo dell’automatismo. Fin da principio si è portati a riconoscere la sobrietà di giudizio con cui l’attrice abborda questi problemi e la cura con cui ella evita ogni esagerazione. Posso confessare che io stesso sono maggiormente colpito dalla sua serietà poiché, nell’insieme, il suo resoconto si accorda con ciò che ho letto da altre fonti imparziali, nonché con le esperienze di miei amici personali sulla cui integrità ho ottime ragioni di essere sicuro, tanto più che essi non avevano alcun motivo plausibile per desiderare di trarmi in inganno. La signora Travers Smith è evidentemente d’accordo col suo amico Sir William Barret, che spesso prese parte ai suoi esperimenti, e crede con lui che “lo spiritismo riveli l’esistenza di qualche potenza misteriosa che potrebbe essere di carattere più o meno malefico”, e che “sia necessario stare in guardia contro l’influenza che potrebbero avere sulla nostra volontà spiriti di un ordine inferiore sia per
intelligenza che per livello morale” [6] D’altra parte vale la pena di notare che quando Sir William, in un altro o, parla della deplorevole esperienza di certi suoi amici, non può alludere alla signora Travers Smith.
“Accade non di rado (egli scrive) che, come qualche mio amico ha constatato, dopo la ricezione dei messaggi interessanti e veridici, e di risposte a domande poste dal medium, giungano comunicazioni ingannevoli inframmezzate di linguaggio profano e talvolta immorale. E’ difficile dire a qual punto il subcosciente di coloro che prendono parte alle sedute sia responsabile di tali fenomeni; certo è che essi rimangono generalmente sconvolti e allarmati, essendo le idee e le parole espresse nelle comunicazioni di questo genere totalmente estranee al loro pensiero, e abbandonano ogni pratica, disgustati” [7] .
Dato che la signora Travers non abbandonò mai le sue pratiche spiritiche, non può essere una delle persone a cui l’autore allude, ma anch’essa testimonia dell’intervento di simili influenze indesiderabili. Dopo aver fornito un resoconto, troppo lungo perché io possa citarlo, a proposito dello spirito di un suicida che tentava insistentemente di comunicare con lei, la signora Travers aggiunge: “Non ho mai provato simili sensazioni, né prima, né dopo aver comunicato con questo spirito”. La narrazione continua:
“Si trattava, credo, di un tentativo per ossessionare il signor X, poi anche me; sembrava chiaro che qualche entità esteriore di carattere pericoloso presenziasse alle sedute; questo illustra uno dei più grandi pericoli inerenti alla ricerca psichica. Non ripeterò mai abbastanza ai miei lettori che bisogna usare la massima cautela nella scelta dei compagni per una seduta e che occorre sospendere la seduta quando si verifichi la presenza di influenze deleterie; chi non ne ha fatto l’esperienza personale non si rende conto dei pericoli dell’ossessione” [8]
Questo ò un argomento al quale l’autrice allude più di una volta. Per esempio, ella avverte i suoi lettori di non incoraggiare mai le comunicazioni provenienti
da spiriti che professano di aver condotto una vita malvagia o criminale. Il fatto stesso che essi rivelino questo lato della loro esistenza terrena, ella dice, significa che essi possono tentare di ossessionare il medium col quale comunicano. Un altro o del suo racconto può essere citato per illustrare quanto sopra:
“Quasi immediatamente il signor X cadde in uno stato di ipnosi e apparve molto sgomento, lamentando la presenza di influenze deprimenti, cosicché interrompemmo la seduta. Più tardi, la stessa sera il reverendo S. H. (Savill Hicks, ministro della Chiesa Unitaria di Dublino) ipnotizzò il signor X, gli mise una matita in mano e lo indusse a scrivere automaticamente. Egli scrisse allora ripetutamente lo stesso messaggio: “scacciate questa terribile influenza; la sento ritornare”. Credemmo opportuno interrompere definitivamente la seduta”.
E’ evidente che l’autrice, dopo i suoi sei o sette anni di esperienza con la tavola ouja dove, si noti, non tentò mai di introdurre manifestazioni fisiche di alcun genere, a parte la semplice scrittura medianica, era nondimeno convinta della realtà del pericolo che poteva derivare da comunicazioni con spiriti forse maligni. Se si dovessero raccogliere tutti gli avvertimenti di questo genere e riferire le esperienze che li hanno ispirati si potrebbe riempire più di un volume. Come abbiamo visto in precedenza, questo genere di complicazioni ebbe inizio non appena i Fox si trasferirono a Rochester, subito dopo i primi episodi di Hydesville. Se la presenza di un certo Calvin Brown che era il centro di questi turbamenti contribuisse al risultato è difficile determinare. Lea, la sorella maggiore, dichiarò che i sentimenti della famiglia erano “fortemente contrari a tutte queste strane manifestazioni sovrannaturali”. Ella prosegue:
“Le consideravamo come una grande sciagura, come un’afflizione abbattutasi su di noi, non sapevamo come, donde e perché. L’influenza dell’opinione della gente che ci circondava produsse in noi una reazione consona alla nostra natura e alla nostra educazione, facendoci ritenere che tutte quelle cose erano di origine maligna, non naturale e conturbante; la scarsa popolarità delle manifestazioni spiritiche gettava una luce poco simpatica su di noi. Tentammo di resistere, di lottare contro le influenze misteriose pregando costantemente per essere liberati
da esse, mentre tuttavia uno strano fascino ci attirava verso queste meravigliose manifestazioni imposte a noi contro la nostra volontà da potenze invisibili che non potevamo né combattere, né controllare, né comprendere” [9]
Quasi tutti i medium rispettabili danno consigli simili a quelli citati della signora Travers Smith; per esempio, Mabel V. Robertson nella sua opera The Other Side of God’s Door (Londra, 1920) dice nella prefazione:
“Mai dovete tentare comunicazioni spiritiche spinti soltanto da uno spirito di curiosità. I risultati che otterrete saranno deplorevoli; attirerete sulla vostra persona influenze di anime legate alla terra, tuttora malvage, le quali non sono migliori di quando è avvenuta la loro disincarnazione; ne seguiranno messaggi peccaminosi e spesso accadrà che ne derivi a voi stessi un danno mentale e morale!”.
L’autore dell’opera Thy Son Liveth (Boston 1918), pag. 22, scrive:
“... Ma dovete guardarvi dalle anime di cui non vi è nota l’identità. Vi è sempre lo spirito di qualche essere abbietto, pronto a mettersi in comunicazione con un medium e a confondere ogni cosa se gliene si offre la possibilità”.
In un libro molto più recente, l’autore che non ostante si dichiari favorevole alle comunicazioni spiritiche, dà prova di una certa sobrietà e larghezza di vedute, parla come segue, discutendo contro la dichiarazione del signor Belloc, secondo il quale tutte le comunicazioni con l’al di là verrebbero necessariamente da spiriti maligni:
“lo non nego neppure per un momento che sia possibile per principianti
all’oscuro del mistero della comunicazione fra i due mondi, di venire in contatto con ‘spiriti maligni’. Arriverò al punto di dire che è più che probabile che questo sia precisamente quel che accade a coloro che ardiscono di imbarcarsi sul malsicuro legno della ricerca spiritica, senz’altro scopo che soddisfare una stupida curiosità e un morboso desiderio di sensazioni; ma dopo esser giunti ad ammettere questo, rimane ancora qualche cosa da dire. In primo luogo è un fatto dimostrabile... come gli indagatori più seri e reverenti sapranno... che gli spiriti malvagi non appartengono a una speciale creazione non umana, messa in vita per uno scopo malefico ab initio; essi sono, né più né meno, che anime disincarnate di esseri umani vissuti in varie forme da cattivi, da immorali, sulla terra e quindi sono rimasti dopo la morte nelle più basse regioni del mondo degli spiriti come se ancora fossero legate alla terra. Non possedendo più la materia che nella vita terrena forniva loro il mezzo di soddisfare gusti e desideri bassi e avendo tuttora brame che non riescono a soddisfare, essi aleggiano nella sfera terrestre, ponendosi, per così dire, in agguato, alla ricerca dell’occasione di ossessionare persone deboli o viziose, raggiungendo così il loro scopo indirettamente e cioè attraverso un essere influenzato da loro. Nessuno dovrebbe tentare comunicazioni con il mondo degli spiriti se non dopo aver appreso qualche cosa sulla natura delle ricerche che intraprende” [10]
Come la signora Travers Smith, il signor Purchas parla basandosi su esperienze personali, continuate per molti anni; ora, dal momento che egli era amministratore di importanti interessi commerciali nel Sud Africa, non possiamo a priori sospettare che egli fosse un nevrastenico visionario, spaventato da fantasmi creati dalla sua fantasia. Aggiungerò soltanto una testimonianza più recente ancora sulla influenza deleteria che può avere sui nervi una comunicazione con spiriti maligni. Il nome della signora Osborne Leonard, che figura in prime piano nel Raymond di Sir Oliver Lodge, come pure nei diffusi libri di Dennis Bradley, è già stato menzionato più sopra. Secondo la testimonianza di tutti coloro che sono stati in relazione con lei... ed io personalmente ne conosco parecchi... le sue doti di medium sono eccezionali e inoltre ella è una persona assolutamente sincera e degna di fiducia, che nessuno ha mai potuto sospettare di frode. Non è una medium a materializzazione o in generale a fenomeni fisici. Come la famosa americana Piper, che fece una cosi viva impressione al celebre psicologo professor William James, la signora Leonard è semplicemente il mezzo attraverso il. quale ano le comunicazioni che si presume emanino dagli spiriti dell’al di là. Questi messaggi, in molte
occasioni, si sono rivelati stranamente veridici, fornendo informazioni che allora non erano note ad alcuno dei presenti e che non avrebbero potuto essere a conoscenza del medium stesso. Nondimeno ulteriori indagini provarono assai spesso l’esattezza di tali informazioni. La signora Leonard ha pubblicato recentemente un’autobiografia con una prefazione di Sir Oliver Lodge e in questa ella riferisce certe esperienze da lei subite nei primi tempi della sua carriera quando cioè non era ancora una medium professionista. Una di queste è significativa, poiché mette in rilievo i pericoli a cui il profano o il neofita può esporsi sventatamente. Con due amiche di nome Fiorenza e Nellie, la signora Leonard, che già sapeva di avere una sensibilità medianica, organizzò una seduta con lo scopo definito di ottenere fenomeni di materializzazione. Benché le cortine fossero abbassate, un po’ di luce filtrava nella stanza la cui oscurità non era completa. Trascurando particolari superflui, cito la narrazione della stessa signora Leonard su quanto seguì:
“Improvvisamente mi accorsi che qualche cosa stava tra Nellie e me. Non vedevo e non udivo nulla, ma l’aria accanto a me sembrava carica di qualche cosa di spiacevole... di qualche cosa che mi opprimeva! Ne cercai la causa, ma non vi scorsi nulla, sentivo soltanto quel qualche cosa di indefinibile... ‘Non fantasticare’, dissi a me stessa. Allora mi accadde di guardare di nuovo nella direzione di Nellie. Sulla sua spalla destra, quella più vicina a me, scorsi una macchia nera. Mentre guardavo la. macchia s’ingrandì estendendosi dalla spalla alla parte superiore del suo petto. Proprio in quel momento la luce che filtrava di tra le cortine si fece più forte e la linea attraverso il corpo di Nellie divenne più visibile. Vidi allora che non era una macchia, né un’ombra, ma un braccio! Non un braccio come il vostro o come il mio; era molto più lungo e più sottile di un braccio normale, era di color bruno e coperto di peli! Mi domandavo se dovessi dire a Nellie quello che vedevo. Mentre esitavo vidi il braccio spostarsi in alto verso il collo della ragazza. Preoccupata vivamente, decisi di avvertire la mia amica, ma non volevo spaventarla; così feci uno sforzo per parlare in tono pacato e naturale. Arrivai a dire ‘Nellie, vedo un...’, quand’ecco che ella balzò in piedi con un grido lacerante, rovesciò la seggiola, scostò me e sua sorella che eravamo accorse al suo fianco e si precipitò alla porta scotendola violentemente e dimenticando nel suo terrore che era chiusa a chiave. Fiorenza ebbe la prontezza di spirito di accendere la luce. Nellie era in condizioni pietose, pallida come un cencio e tremante dalla testa ai piedi. Ci disse di essere ,stata conscia della stessa oppressione, che aveva provata e aveva sentito qualche cosa posarsele sulla
spalla e sul petto, ma aveva atteso di vedere che cosa sarebbe accaduto. Poi improvvisamente aveva sentito la pressione portarsi verso la sua gola e questo le aveva procurato una sensazione di terrore tanto intensa da non poterla sopportare più a lungo” [11]
Giova ricordare che questa storia non è riferita da una nemica dello spiritismo, ma da una rispettata sostenitrice del nuovo credo, la quale vive su quello che anticamente si sarebbe chiamato divinazione. Può darsi che l’incidente non fosse altro che una crisi di nervi comunicata da una all’altra delle tre medium improvvisate, ma in ogni caso saremmo giustificati concludendo che un procedimento atto a condurre a simili episodi non può essere considerato come salutare moralmente e fisicamente.
Riguardo alla diffidenza che meritano le comunicazioni che si presumono emananti dal mondo degli spiriti, vi è ancora altro da dire. I più convinti credenti ammettono pienamente la difficoltà, anzi l’impossibilità di determinare fino a che punto siano veritieri i messaggi ricevuti, sia che essi vengano attraverso la scrittura automatica, o per mezzo di medium o di colpi, oppure di altri segnali prestabiliti. Per quanto riguarda il procedimento, si ritiene che normalmente agiscano almeno quattro intelligenze. Prima di tutto vi è lo spirito che comunica; in secondo luogo vi è il “controllo”, o spirito intermediario che, a causa della sua relazione privilegiata e quasi permanente col medium, può trasmettere le proprie percezioni [12] terzo, abbiamo il medium stesso che materializza il messaggio verbalmente o per iscritto; quarto, abbiamo al minimo, una persona che prende parte alla seduta, rivolge le domande e ascolta le risposte, legge o prende nota dei messaggi. Da questa complessità deriva il grave pericolo di ciò che Sir Oliver Lodge convenientemente chiama “sofisticazione”, cioè la distorsione dei messaggi. Supponendo, per amor della discussione, che vi fosse una genuina comunicazione che qualche spirito dell’aldilà desiderasse trasmettere, questa è ibile di essere modificata o falsata nel corso della trasmissione, sia a causa dei preconcetti o del modo di esprimersi del controllo, sia a causa di idee latenti nel subcosciente del medium o dei presenti alla seduta. Come ho scritto altrove, “rimane indiscutibile il fatto, noto a tutti gli studiosi di questo argomento, che quando siamo in possesso di un presunto messaggio spiritico, non sappiamo mai per certo quanto sia dovuto allo spirito, quanto al controllo o quanto al
subcosciente del medium o degli altri che presenziano alla seduta”. Quel che è ancora più grave è che coloro i quali cercano di mettersi in comunicazione coi morti con tali mezzi sono, a quanto sembra, alla mercé di legioni di spiriti ingannatori che si accingono deliberatamente a trarli in errore. A proposito di uno di questi episodi lo spirito Raimondo (nell’opera omonima di Sir Oliver Lodge) definisce questi fantasmi come “un branco di stupidi spiriti che volevano fare uno scherzo”. Interi capitoli degli scritti del signor. Stainton Moses sono dedicati alla difficoltà di distinguere questi spiriti ingannatori i quali, egli dice, pura malvagità o capriccio, aleggiamo in sfere che non sono le loro, contraffanno le manifestazioni, assumono nomi altrui e forniscono erronee informazioni. Non è forse vero che lo stesso Conan Doyle ammette “la natura insensata di molti messaggi e l’assoluta falsità di altri?” Sembra quasi impossibile, in questo campo, affrancarsi completamente dalla frode e dall’inganno. La signora Piper è generalmente considerata come una delle più serie medium esistenti, eppure vi sono buone ragioni per credere che il resoconto che “Phinuit”, il controllo sotto la cui influenza alcuni dei suoi più sorprendenti successi dei primi tempi furono raggiunti, diede della propria storia, fosse una pura invenzione. Più tardi alcuni dei migliori risultati ottenuti dalla signora Travers Smith e specialmente i messaggi di Sir. Hugh Lane dopo la tragedia del Lusitania, furono dovuti al controllo “Peter Rooney”. Ora il resoconto che ella dà a proposito di peter Rooney suona come segue:
“Alla seconda o terza seduta del detto circolo, Peter Rooney fece la sua prima comparsa. Dichiarò di essere americano di origine irlandese; di aver fatto una carriera tutt’altro che brillante e di aver ato buona parte delle sua vita in prigione; dieci giorni prima di mettersi in comunicazione con noi si era buttato sotto un tram a Boston ed era rimasto ucciso. Sir William Barrett, avendo accurate informazioni dal governatore di Stato di Boston, e dal Capo della Polizia di quella città, trovò che il racconto del presunto Peter era assolutamente falso. Un certo Peter Rooney era caduto da una vettura tramviaria nell’agosto 1910, aveva subito una ferita alla testa, ma era ancora vivo bel 1914, a quanto risultava. Quando lo rimproverammo per aver assunto una falsa identità, il nostro Peter ammise che non desiderava che sapessimo chi era e disse di aver adottato quel nome che valeva quanto un altro. Eppure, attraverso queste vie, gli spiritisti ci invitano ci invitano a cercare la soluzione del più profondo mistero dell’esistenza e del destino dell’uomo. “Fede”, il controllo della medium Leonard è descritta come “una piccola fanciulla indiana, la quale parla
(naturalmente attraverso la favella della signora Leonard) nello strano modo caratteristico del suo paese” [13]
Leggiamo costantemente come Feda (nella persona della medium, donna di mezza età, in istato di ipnosi) “saltellasse e ballasse attorno battendo le mani, come i bambini quando sono contenti”, oppure come “girasse attorno alla sua seggiola e strillasse o sogghignasse come era solita fare per indicare la propria soddisfazione”. Quanto ai risultati, la signora Travers Smith, riassumendo le proprie esperienze come automa, scrive:
“Nella serie di sedute a cui ho preso parte durante sei o sette anni, molte influenze si sono manifestate per nostro mezzo. Di queste alcune sono indubbiamente frodi, né furono infrequenti gli intervalli di spiriti che assumevano una falsa identità. Queste delusioni sono deprimenti a colui che è nuovo alle esperienze psichiche. Bisogna ricordare che per comprendere e arrischiare un giudizio, stabilendo se noi siamo o non siamo davvero in contatto con il mondo degli spiriti, occorre accumulare una massa di prove cospicua. Questo, naturalmente, richiede grande pazienza e perseveranza; la persona che si dedica a tali esperienze deve giudicare per proprio conto se i risultati ottenuti giustificano lo spreco di tempo e fatica” [14]
Come esempio di un caso di inganno è interessante rievocare un’esperienza alla quale prese parte il professore Flournoy di Ginevra. Madame Dupond era una donna di mezza età, protestante svizzera. Durante un periodo di vacanze ella conobbe in un albergo un giovane cattolico al quale si interessò. Questo giovane “Rodolfo” era sotto l’influenza di un prete che il signor Flournoy chiama Don Bruno, ma che sembra possa essere Don Bosco, ora canonizzato. Rodolfo era sul punto di farsi Salesiano; la signora Dupond tentò di dissuaderlo ed egli dal canto suo si tenne in corrispondenza con lei nella speranza di convertirla alla fede cattolica. A questo punto la donna cominciò ad interessarsi di spiritismo e a praticare la scrittura medianica. Un giorno la sua mano scrisse una comunicazione così concepita:
“Sono Rodolfo; sono morto alle undici di stamane (23 aprile 1881), lontano da Don Bruno (Bosco?). Vostro padre mi ha condotto a voi. Non sapevo che potessimo comunicare cosi. Sono molto felice... Poco prima della mia morte ho mandato a chiamare il Direttore dell’Oratorio. Gli ho dato le vostre lettere, pregandolo di restituirvele; lo farà. Dopo la comunione, ho detto addio ai miei colleghi... Il aggio dalla vita alla morte mi è parso simile a quello dalla veglia al sonno. Mi sono risvegliato vicino a Dio, presso la mia famiglia e i miei amici; è stato bello, meraviglioso; mi sono sentito felice e libero... Mi sono affezionato a voi. Non temete che vi ami meno, perché non sono più sulla terra... Addio, vado a pregare per voi. Non sono più cattolico, sono cristiano”.
Dopo questo primo annuncio, le comunicazioni da Rodolfo nella stessa scrittura medianica si susseguirono giornalmente per quasi una settimana, ma il 30 aprile venne una lettera per posta, dallo stesso Rodolfo, il quale provava che, ben lungi dall’esser morto, il giovane era in perfetta salute conservava le sue disposizioni religiose di prima. La signora Dupond ammette che durante quel breve periodo di pensiero di Rodolfo era divenuto per lei una vera ossessione, al punto che lei si era sorpresa più volte a tracciare la lettera “R” nell’aria con l’indice. Quando subì questa delusione, ella abbandonò disgustata la sua scrittura automatica [15] Questa autentica esperienza fu abbastanza innocua nei suoi risultati, ma avrebbe facilmente potuto essere altrimenti. Il professor Flournoy sottopone i particolari ad una minuta analisi e cita questo caso come conferma della sua teoria secondo la quale la scrittura medianica non è che l’espressione del subcosciente del medium. Può essere così, ma personalmente sono molto più proclive ad attribuire la comunicazione a ciò che egli chiama un farceur de l’au de là, o quello che il signor Moses chiama uno spirito sotto falsa identità. A dire il vero, esempi simili di inganno diretto sono stati molto numerosi in ogni periodo della storia dello spiritismo e, senza dubbio, essi non possono sempre venir analizzati come l’espressione di desideri del subcosciente. Così Capron, scrivendo nel 1855, cita il caso del giudice Hascall, spiritista americano e membro del Congresso, il quale:
“ebbe alcune singolari esperienze, trovandosi a Washington riguardo certe informazioni ricevute, secondo le quali alcuni membri della sua famiglia sarebbero stati infermi o morti, accompagnate dalle più solenni assicurazioni di
verità; quando scrisse a casa, egli accertò che tutti stavano bene e che le presunte informazioni ottenute per via medianica erano totalmente false. D’altro canto, egli stesso ricevette un’informazione di avvenimenti verificatisi a grande distanza, di cui non sapeva nulla e poté constatare l’esattezza delle informazioni” [16]
Del resto, non posso a meno di pensare che il rispetto che si accorda ora ai dati e alle conclusioni inerenti alla ricerca psichica, sia dovuto in buona parte al fatto che i più eminenti sostenitori dello spiritismo, uomini come il defunto F. W. Myers, come Sir Oliver Lodge, Sir William Barrett, Sir A. Conan Doyle, J. Arturo Hill e gli altri, hanno sempre avuto il vantaggio di operare con i migliori medium, o per lo meno di consultare il materiale degno di attenzione presentato nelle “Relazioni” della Società di Ricerca Psichica. Dai loro scritti si stenta a comprendere come lo spiritismo abbia successo con le masse, sotto l’influenza di medium di infima categoria, preoccupati soltanto di sfruttare la curiosità dei loro simili a proprio vantaggio. Ecco una lettera che, al tempo in cui si fece gran parlare dello spiritismo in questo paese, fu pubblicata nel giornale “The Medium o che era allora l’organo più importante del movimento spiritistico. E’ intitolata, “C’è un rimedio per gli spiriti menzogneri?”:
“Egregio Signore, mi domando se qualcuno dei vostri lettori possa darmi un consiglio sul da farsi nelle seguenti circostanze in cui mi sono trovato: negli scorsi cinque mesi mi sono dedicato seriamente ad indagini nel campo dello spiritismo e ho tenuto oltre cento sedute nella mia casa. Abbiamo avuto centinaia di messaggi e di risposte. Fin qui tutto bene; mi è parso di trovare una prova dell’esistenza di un’intelligenza esteriore che comunica con coloro che prendono parte alle sedute. Ma ecco la mia difficoltà: tutte queste comunicazioni sono state di carattere menzognero. Per esempio ero ansioso di trovare l’identità degli spiriti con cui comunicavo. Gli spiriti stessi mi hanno dato il loro nome con minuti particolari sulla loro verità terrena, sui loro amici sopravvissuti, eccetera. In ogni caso le informazioni si sono rivelate false. Così pure le comunicazioni d’altro genere. Gli spiriti stessi in seguito hanno riconosciuto senza reticenze di avermi tratto in inganno. Nessuno degli espedienti da me usati mi ha permesso di ottenere risultati più soddisfacenti. Le menzogne ci vengono comunicate dagli spiriti sotto suggello di giuramento su Dio, sulla Bibbia e su tutto ciò che vi è di
sacro” [17]
La prima impressione che molti ricevettero nel leggere questa lettera, fu che si trattasse di uno scherzo. Però non lo era certamente; altri corrispondenti suffragarono le affermazioni in essa contenute, e alcuni, pur non dichiarandosi d’accordo, apprezzarono la franchezza del redattore nel guardare di fronte le difficoltà. Le complicazioni di questo genere non erano nuove. Il reverendo Adin Ballou, in quello che si può considerare il primo serio trattato sullo spiritismo che mai sia stato stampato, ammette il verificarsi di molte comunicazioni le quali non fruttano che messaggi ingannevoli, quantunque lo stesso reverendo sia un convinto credente dello spiritismo. Egli ci dice che “sembra ragionevole supporre che le sfere inferiori del mondo spiritico siano piene di spiriti rozzi e poco sviluppati... di innumerevoli anime la cui ignoranza o deficienza morale rimane tuttora tale da predisporre a veder di buon occhio le comunicazioni con gli spiriti non ancora disincarnati, nonché l’occasione di ripetere indirettamente le loro antiche follie, i loro inganni, le loro azioni riprovevoli” [18] In tempi recentissimi le incertezze delle comunicazioni sono ammirabilmente illustrate dà una serie di sedute che il signor S. G. Soal ha tenute con la medium signora Bianche Cooper. Il resoconto è stampato integralmente nei “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica. In ventitré sedute che ebbero luogo nella spazio di diversi mesi, gli spiriti di quattro personalità eminenti, si misero in comunicazione con la medium. Il primo era il fratello del signor Soal, Franco, che era stato ucciso in guerra. Generalmente parlando, si può dire che un certo numero di informazioni esatte fu fatto! per la maggior parte si trattava di faccende intime che non potevano essere note alla medium, altre riguardavano cose di cui neppure il signor Soal era al corrente, benché compiendo le necessarie indagini, se ne constatasse l’esattezza. Il secondo spirito era una persona fittizia e nulla si poteva rischiare nei suoi riguardi. Nel terzo caso un ragazzo di nome James Miles che si era annegato a Bath, fornì alcune informazioni su ciò che gli era accaduto, però con diverse inesattezze. La prova, in ogni caso, non fu considerata convincente, poiché non era da escludere che il medium avesse letto un resoconto degli incidenti nel giornale. Il più notevole episodio della serie fu tuttavia quello riguardante le comunicazioni dello spirito di un certo Gordon Davis il quale era stato compagno di scuola di Soal. Quest’ultimo ci fornisce un sommario di queste comunicazioni:
“Era uno di quei casi in cui una persona che il soggetto psichico crede morta, comunica spontaneamente per bocca del medium. Egli descrive incidenti della sua infanzia noti alla persona che interroga il medium e parla pure di cose ignote alla persona stessa. Interessante è il caso in cui lo spirito descrive con accuratezza la casa che esso andrà ad abitare un anno più tardi. Ritornando al ato, lo spirito descrive il luogo del suo ultimo incontro con la persona che presenzia alla seduta, nonché la conversazione tenuta in questo incontro. Oltre a ciò invia messaggi di conforto a sua moglie e ai suoi figli. Alla fine si scopre che è ancora vivo. Per mezzo di un diario da lui tenuto, apprendiamo esattamente ciò che egli ha fatto mentre si tenevano le sedute” [19]
Evidentemente questi messaggi, benché pieni di esatti particolari, non emanavano in alcun modo dallo spirito del signor Gordon Davis. Nel momento in cui venivano ricevuti, per mezzo degli organi vocali del medium, il signor Davis era occupato in tutt’altre faccende. Non pensava al signor Soal e non sapeva la disposizione della casa che avrebbe dovuto abitare molti mesi dopo. Se le comunicazioni provenivano dal mondo degli spiriti, dovevano essere opera di qualche fantasma che si presentava sotto finte spoglie. Ero presente quando il signor Soal lesse alla Società di Ricerca Psichica un sunto del resoconto che fu poi stampato per intero, e i commenti fatti dai conferenzieri che vennero dopo di lui dimostravano che essi riponevano la massima fiducia e annettevano grande serietà al fenomeno occorso al signor Soal. Ho citato in precedenza qualche o del libro della signora Travers Smith, Voices from the Void e sono tentato di riportare altri due brevi estratti. La signora è a contatto con tutto ciò che vi è di migliore e di più serio nel campo della ricerca psichica e crede nella realtà obiettiva degli spiriti che si presume comunichino dall’altro mondo. Come agnostica o come unitaria ella non è intralciata da ostacoli di coscienza, eppure i suoi consigli ai lettori prendono la seguente forma:
“Se io potessi consigliare le persone che desiderano parlare una volta con coloro che hanno amato e che hanno lasciato il mondo dei viventi, dichiarerei che è accorto e sano astenersi da un tentativo del genere. La probabilità di ottenere una comunicazione genuina è una su dieci; grandi sono le delusioni e i dubbi che accompagnano l’esperimento. Personalmente io non farei alcun tentativo di parlare ai miei amati defunti attraverso la scrittura medianica. Gli indizi che essi
offrono sulla loro identità è troppo effimera e poco convincente; ora, siccome non intraprenderei questi esperimenti per mio conto, non sono disposta a spingere gli altri al rischio... Temo che le osservazioni da me fatte dianzi possano giungere sgradite a molti che avvicinano l’argomento dal punto di vista spiritico. Non mi sento di scusarmi di fronte a costoro per il mio atteggiamento”.
Anche all’inizio del volutile ella dà questo avvertimento:
“Coloro che desiderano dedicare un poco del loro tempo allo studio di ciò che viene chiamato “spiritismo” dovrebbero tener presente che i risultati sono lenti, incerti e non possono essere ottenuti per forza. In verità vien fatto di domandarsi se valga la pena di sprecare il proprio tempo per quei pochi grani d’oro che si possono trovare nell’enorme massa di delusioni e di insuccessi”.
Noi non possiamo che fraternizzare incondizionatamente con questo modo di vedere. Se la signora Travers Smith non avesse avuto successo come spiritista, il suo consiglio sarebbe ibile di diffidenza e si potrebbe sospettare che fosse dettato da stizza e delusione; ma in vista dei risultati veramente notevoli da lei ottenuti in diverse occasioni, non possiamo trascurare il suo ammonimento come indegno di nota. Spero che i miei lettori comprendano che io non discuto minimamente la realtà di molte comunicazioni, alcune delle quali sono stupefacenti e di carattere inesplicabile. Pure, anche con i migliori medium, gli equivoci di ogni genere sono frequenti. Le stesse persone che hanno dedicato seriamente la loro attività alla ricerca psichica, ammettono che non possiamo essere sicuri di nulla fino a che non si arrivi ad ottenere elementi probatori da fonti indipendenti. D’altro canto, una buona parte delle informazioni ottenute attraversò fonti medianiche, è quello che l’autrice testé citata chiama “ Un inferno di delusioni e persino di assurdità”.
[1] Innsbruck, Felizian Rauch, 1927. [2] BARRET, On the Threshold of the Unseen, pag. 73.
[3] Spirit Teachings, page 243. [4] Spirit Identity, page 21. [5] EDMONDS E DEXTER, Spiritualism, New York, 1853-1854, vol. II, pag. 511-512. [6] Sir W. BARRET, The Threshold of the Unseen, 1917, page 250. [7] Op. cit., pag. 322 [8] TRAVERS SMITH, Voices from the Void, page 101. [9] The Missing Link, pag. 55. [10] T. A. R. PURCHAS, The Spiritual Adventures of a Business Man, Londra, 1929, page 218-219. Il signor Roberto Blatchford, la cui conversione da un accanito razionalismo alla credenza nella vita futura ha creato una certa sensazione alcuni anni fa, attribuisce la conversione al signor Purchas e il libro è preceduto da una sua prefazione. [11] Signora OSDORNE LEONARD, My life in Two Worlds, 1931, page 35. [12] Molti sperimentatori preferiscono considerare questo “controllo” come una personalità secondaria del medium; [13] Vedasi il volume Raymond, pag. 120, 182, 192. Nel libro della signora LEONARD, My life in Two Worlds, (pag. 29), leggiamo: “Feda era una mia antenata. Sposò il mio bisavolo. Mia madre mi ha parlato spesso di una ragazza indiana che sposò quel mio antenato”. [14] TRAVERS SMITH, Voices from the Void, page 10. [15] FLOURNOY, Esprits et Mediums, Parigi, 1911, pag. 280 e segg. [16] CAPRON, Modern Spiritualism, Boston, 1855, pag. 336. [17] “ The Medium and Daybreak” (2 maggio 1874). [18] A. BALLOU, Spirit Manifestations, Boston, 1852, page 68. Vedere in particolare i capitoli VII e VIII.
[19] “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica, Volume XXXV (1925), pag. 479.
CAPITOLO SESTO - Quello che ne deriva
Non sembra facile accertare con precisione quando e in quali circostanze lo spiritismo abbia cominciato a prendere forma come una credenza riconosciuta, sia che la chiamiamo una religione, una filosofia, una rivelazione, o semplicemente una teoria. Il punto non ha una particolare importanza e basta dire che nel 1852, se non nel 1851, due o tre anni dopo le misteriose manifestazioni di Hydesville, che diedero fama alle sorelle Fox, lo “Spiritismo” e gli “Spiritisti” erano già largamente discussi sotto queste denominazioni nella stampa degli Stati Uniti. L’unica questione alla quale desidero dare risalto, è che agli inizi gli spiriti furono prodighi di magniloquenti promesse riguardanti una nuova era che si iniziava nel mondo. La ponderosa opera di Edmonds e Dexter, la cui prima parte apparve nel 1853, fornisce un buon numero di esempi. Ecco alcuni concisi campioni del linguaggio usato nella scrittura medianica o automatica che dir si voglia, ottenuti dal giudice Edmonds e dal suo collaboratore nel corso del 1852:
“Dopo, aver così preparata la mente umana per il suo avvento, questa nuova rivelazione (lo spiritismo) viene a soddisfare la necessità di quegli uomini che a migliaia vegetano nella indifferenza o travagliano nella infedeltà…Vi è gran gioia in Cielo per l’inizio di questa nuova comunione fra gli spiriti disincarnati e gli uomini. Gli spiriti eletti non si stancano mai, non ricordano mai. Siate come loro. Andate avanti. Il Cielo compenserà i vostri sforzi... Ricordati, dottore (Dexter) che vi è una cosa certa: il nostro lavoro, il tuo lavoro è di un’importanza assai maggiore di quanto tu non possa pensare al presente. Spiriti delle più alte sfere influenzeranno per il mio tramite la tua anima... E’ vicino il giorno in cui la verità prenderà l’aire e viaggerà velocemente attraverso il mondo. Voi siete le sue avanguardie. Voi siete i suoi compagni” [1]
Ma altri dei pionieri del nuovo movimento ebbero l’onore di ricevere messaggi simili. Il dottor Roberto Hare, distinto scienziato, professore di chimica all’Università di Pennsylvania, ricevette una comunicazione la quale sarebbe
stata “firmata” dagli spiriti di uomini molto eminenti, compresi Giorgio Washington, J. Q. Adams, il dottor Chalmers, ecc., e che conteneva frasi come le seguenti:
“Se tu potessi vedere la grande gloria che sorgerà dalle tue fatiche nel nuovo sviluppo della scienza spiritica, non dispereresti della tua missione e non ti stancheresti di dedicarle le tue migliori cure... Prosegui nelle tue ricerche, amico nostro; non hai ancora raggiunto il fine. Menti elette ardono di trasmetterei loro elevati pensieri alla terra pel tramite tuo. Tu sei lo strumento da noi prescelto, e noi ti seguiamo e ti guidiamo sul tuo sentiero verso lo scopo al quale tendi”.
Coloro che conoscono la moderna letteratura spiritistica, sapranno che messaggi analoghi si ottengono tuttora e furono indirizzati all’autore di Raymond e ad altri entusiasti. Attraverso l’influenza spiritica, a quanto ci assicurano, il mondo sta per essere riformato; il rimpianto per i nostri cari morti e lo stesso timore della morte saranno ben presto banditi dalla terra, per sempre. Senza dubbio questa è una prospettiva molto consolante, ma se possiamo giudicare del futuro in base al ato, non sembra che vi sia motivo di annettere molta fiducia alle profezie di questo genere, qualunque ne sia la fonte. Pure le anticipazioni espresse con tanta fiducia un’ottantina di anni fa, secondo le quali la nuova rivelazione avrebbe inaugurato un’era aurea, danno un certo interesse a quell’insieme di ricerche psichiche di cui abbiamo veduto un panorama nei precedenti capitoli. Essi riguardano principalmente lo spiritismo nei suoi risultati pratici, ed è questo suo aspetto collaudato dall’esperienza di tre quarti di secolo che al presente ferma la nostra attenzione. Nella sintesi sommaria delle basi su cui poggia la condanna dello spiritismo, esposta precedentemente al lettore, il terzo capoverso suona come segue:
“Gli spiriti enunciano e spiegano sistemi di credenza religiosa che spesso sono reciprocamente contradditori e quasi sempre contrari all’insegnamento cattolico”.
Chi conosce anche superficialmente da letteratura esistente su questo argomento potrà difficilmente sostenere che questa affermazione non sia pienamente giustificata. Sulle prime, sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, una certa tendenza conservatrice religiosa impedì che l’antagonismo tra il nuovo movimento e il cristianesimo si manifestasse troppo palesemente e questo stato di cose durò per molti anni. Tra i più eminenti spiritisti vi era una certa tendenza verso l’idea Swedenborgiana; però la maggioranza era attratta soltanto dai fenomeni fisici e dalle supposte comunicazioni con le anime degli amici defunti. Di un sistema ben definito per l’insegnamento dell’idea spiritistica e cioè per quanto riguarda le relazioni tra questo mondo e quello degli spiriti disincarnati, troviamo relativamente poco e quel poco non fu per nulla accolto con entusiasmo e non fu largamente diffuso. In Francia e sul continente in generale, non era così. Non credo di esagerare affermando che fin dal 1857 il movimento europeo era dominato da una singola persona, la quale provvide ai seguaci un libro di testo, o meglio una serie di libri di testo, nonché un organo ufficiale, “La Revue Spirite”, la quale teneva praticamente il monopolio nel campo delle discussioni in materia. La suddetta persona Léon H. D. Rivail, meglio nota col suo pseudonimo di Allan Kardec, morì nel 1869 e fu sepolta nel cimitero di Père-Lachaise; sulla pietra delle sua tomba sta scritto, non senza ragione, Fondateur de la Philosophie Spinite. Quello che più c’interessa a questo punto è il fatto che questa sua filosofia che egli espose in dettaglio per mezzo di una dozzina di diverse opere [2] e che egli professava di aver appresa a sua volta dalle comunicazioni a lui trasmesse da ogni sorta di spiriti di uomini illustri traati, è quasi dovunque in aperto contrasto con l’insegnamento della Chiesa Cattolica. Egli affermava infatti che Gesù Cristo era un uomo nel cui corpo si era incarnato uno degli spiriti più eletti, che la Trinità e gli altri misteri del credo cristiano sono pure fantasie, che non esiste la punizione eterna e così via. Allan Kardec, a quanto sembra, era convinto seriamente che le potenze occulte che dominano l’universo gli avessero affidata una sublime missione. Egli credeva che le rivelazioni di cui si era fatto portavoce fossero comparabili con quelle di Mosè e di Gesù Cristo ed anzi ne fossero il compimento [3] Secondo lui la religione quale era concepita allora nel mondo era corrotta e falsa e doveva essere soppressa o trasformata. Quindi troviamo che egli riportava presunti messaggi spiritici concepiti nei seguenti termini:
“Lo spiritismo è destinato a prendere una grande parte negli affari dell’umanità. Ecco che cosa porterà alla riforma della nostra legislazione che attualmente si
trova troppo spesso in conflitto con le leggi di Dio. Questo si riporterà verso la vera religione di Cristo, ora degradata dai preti che ne hanno fatto una speculazione commerciale e una vile forma di traffico. Rimetterò in onore la vera religione, la religione naturale, quella che scaturisce dal cuore e conduce diritto a Dio, senza intralci di sottane nere o di gradini d’altare” [4]
Ma quello che costituiva e costituisce la caratteristica più saliente dello spiritismo di Kardec... quello ripeto che è stato adottato quasi universalmente nei paesi latini d’Europa... è l’affermazione della dottrina della reincarnazione. Questa credenza, esplicitamente insegnata a Kardec dagli spiriti fu, almeno sulle prime, altrettanto esplicitamente respinta in base a consultazioni medianiche dalla maggioranza degli spiritisti d’Inghilterra e d’America. La contraddizione è assolutamente fatale per chi dovrebbe credere degna di fiducia e inappellabile la guida delle comunicazioni spiritiche; non hanno mancato di notarlo i critici razionalisti, compresi quelli convinti personalmente della realtà dei fenomeni fisici e psichici della medianità. Non sarebbe facile mettere in rilievo il caso con maggior chiarezza di quanto l’abbia fatto il professor Carlo Richet, distinto fisiologo di Parigi. Egli scrive:
“Disgraziatamente per lo spiritismo si può fare, contro gli insegnamenti ricevuti dall’aldilà per via medianica, un’obiezione che mi sembra irrefutabile. In ogni parte d’Europa gli spiriti sostengono la teoria della reincarnazione. Spesso indicano n momento in cui dovranno riapparire in un corpo umano e riferiscono ancor più prontamente le ate incarnazioni dei loro seguaci. Al contrario in Inghilterra gli spiriti ci assicurano che non vi è reincarnazione. La contraddizione è formale, positiva e irreconciliabile. Coloro che fossero proclivi a dubitare dell’esattezza di quanto affermo non hanno che consultare e confrontare gli scritti degli spiritisti inglesi e di quelli si; per esempio ai potrebbero comparare le opere di Allan Kardec, di Denys e di Delanne con quelle di Stainton Moses. Come possiamo formarci un’opinione ben definita? Chi dice la verità? Gli spiriti consultati in Europa o quelli dei paesi anglosassoni? Probabilmente i messaggi spiritici non emanano da testimoni ben informati. Tale è la conclusione tratta da Aksakoff, uno dei più abili e dei più dotti spiritisti. Egli stesso riconosce che non si è mai sicuri dell’identità dello spirito-guida, nelle sedute medianiche” [5]
Che la divergenza tra gli spiritisti a proposito della reincarnazione non è stata da me posta in eccessivo rilievo, apparirà chiaro a chiunque si prenda l’impiccio di studiare la letteratura spiritistica dell’anno 1875, anno in cui la signorina Blackwell pubblicò una traduzione de Le Livre des Esprits di Kardec. Cosa curiosa, uno degli argomenti usati dalla “Scuola Inglese” per screditare la dottrina della reincarnazione era un’accusa (del tutto infondata, a quanto mi consta) contro Allan Kardec, secondo la quale, prima di farsi propugnatore di quell’idea, egli avrebbe appartenuto all’Ordine dei Gesuiti e avrebbe agito sotto l’istigazione dell’Ordine stesso i cui Padri, a quanto dicevano Inglesi e Americani, “erano entusiasti dello scisma causato tra gli spiritisti da Kardec, con una dottrina scelta a causa della sua assurdità [6] Un linguaggio di questo genere può valere ad illustrare la mentalità di molti antagonisti di Kardec, ma sarebbe una perdita di tempo soffermarsi a discutere simili sciocchezze. Ad ogni modo, quantunque l’atteggiamento del mondo spiritistico anglo-americano non fosse sulle prime apertamente ostile al cristianesimo, è impossibile compiere uno studio sia pure superficiale della sua letteratura dei primi venticinque anni, senza renderci conto che anche nei paesi anglo-sassoni la corrente prometteva di divenire fortemente contraria ad ogni rivelazione cristiana. Il caso del signor Stainton Moses, che rinunciò al suo grado nella Chiesa d’Inghilterra per insegnare un vago teismo che escludeva la credenza nella reincarnazione, ecc., non è né unico, né raro. L’antitesi tra l’insegnamento spiritico e i dogmi della cristianità si manifestò quasi dagli inizi. Il giudice Edmonds, benché a quanto pare le sue simpatie andassero all’idea Swedenborgiana, non tentò mai di nascondere il suo scetticismo sulla Divinità di Gesù Cristo. Egli scrive:
“Gli spiriti che hanno comunicato con me, mi hanno detto fin dai primi tempi della mia carriera di essere decisi ad evitare l’errore in cui caddero 1800 anni fa, astenendosi dal concentrare, come allora, tutta la loro potenza su una singola persona e dall’indurre con le loro meravigliose rivelazioni un mondo immaturo e primitiva ad adorare l’uomo invece che Dio” [7]
Un’altra personalità del mondo spiritistico, Robert Dale Owen, scrivendo nel numero di dicembre 1874 dell’ “Atlantic Monthly”, dichiarava che lo spiritismo
sconfessava i seguenti dogmi:
“Che tutti gli uomini e le donne fossero macchiati dal peccato originale e quindi soggetti all’ira di Dio e che essi potessero essere giustificati davanti a Lui soltanto dal sangue di una delle Persone della Trinità, e cioè di Gesù Cristo sceso sulla terra per riscattare i peccati della razza umana... Che Dio permettesse a Satana di vagare per la terra alla ricerca di coloro che può ingannare e condurre alla rovina fisica e morale”.
Senza discutere particolari di terminologia, il concetto generale di questa sconfessione è abbastanza chiaro. Senza dubbio vi era una sezione di “Spiritisti Cristiani”, i quali di tanto in tanto protestavano contro chi esprimeva opinioni come quelle teste citate, ma i più eminenti e attivi seguaci del movimento appartenevano alla sezione riformista ed anche le tendenze cristiane di quella che si potrebbe chiamare la “destra” del mondo spiritico erano di un carattere estremamente vago ed esitante. Per quanto ho potuto accertare, l’atteggiamento di quasi tutti gli spiritisti di lingua inglese che si sono occupati delle più profonde questioni della nuova corrente era e rimane irreconciliabilmente anticattolico, se non anticristiano. Sarebbe facile citare all’infinito gli esempi illustrativi, ma mi limiterò a riportare alcune frasi tolte da un discorso pronunciato alla Società Filologica nel 1873 dall’allora ben noto spiritista, T. H. Noyes. Egli rispondeva ad uno scritto intitolato Spiritualism, the new Superstition, ed anche in quei giorni, circa a metà dell’epoca vittoriana, egli dichiarava che tanto gli spiriti, quando la massa dei suoi compagni di fede fraternizzavano con i suoi sentimenti che esponeva come segue:
“Io so che abbiamo spiriti amici cui è lecito disingannarci sulle fallaci teorie che un clero corrotto ci ha insegnato a rispettare a guisa di religione... Lo spiritismo vuol essere una nuova rivelazione, distruggere ogni superstizione e distruggere anche le sovrastrutture artificiose che hanno oscurato la primitiva luce di ogni precedente rivelazione; da esso ci verrà la luce... Abolisce per sempre il demonio divinizzato degli ebrei, il sanguinario Dio della vendetta, la cui potenza è basata sulla dannazione e sul fuoco dell’inferno, il creatore del combustibile umano per
le fiamme eterne... abolisce il sovrannaturale ed estende il regno della natura e il regno della legge al mondo invisibile... Abolisce in un sol colpo la teologia degli accademici e i dogmi da loro creati, nonché le inammissibili assurdità di rituali come il credo atanasiano. Detronizza l’idolo cieco della fede teologica e annienta le meraviglioso illusioni degli ortodossi... Non vi è dunque da meravigliarsi che la nuova corrente sia stigmatizzata da bibliolatri e dai devoti del diavolo, che sia respinta dai preti e motteggiata dagli uomini di scienza, tutti intenti allo sforzo di conservare i loro privilegi e gli antichi monopoli, come gli iniziati dei sacri misteri d’un tempo” [8]
Mi sia lecito aggiungere in calce a questo scritto che se la Chiesa afferma il proprio diritto di vietare la diffusione della letteratura eretica o moralmente pericolosa tra i suoi fedeli seguaci, ha ogni ragione di comprendere nello stesso bando la grande massa di scritti che riportano pretese comunicazioni di carattere spiritico. Il fatto stesso che tali comunicazioni emanino, a detta degli spiritisti, da intelligenza il cui campo visivo è stato ampliato dopo la loro liberazione dagli intralci dell’esistenza corporea, tende a conferir loro una pericolosa importanza agli occhi della gente semplice, incapace di indagare seriamente i problemi inerenti. Se la scarsa ortodossia delle comunicazioni spiritiche è una questione che tocca in modo particolare i cattolici, le contraddizioni verificatesi negli stessi messaggi su un punto fondamentale come quello della reincarnazione vengono ad assumere una portata molto più ampia. Quando un certo numero di spiriti dichiara che l’anima dell’uomo liberata dalla materia ritorna alla terra più e più volte per rivestirsi di nuovi corpi, ed altri spiriti di pari autorità sostengono esattamente il contrario, è evidente che queste rivelazioni sono indegne di nota come fonte di guida in queste cose sulle quali cerchiamo disperatamente una parola definitiva. La divergenza su questo punto tra gli spiriti degli anglo-sassoni e quelli del continente sembra essere tanto lontana da una sistemazione oggi, quanto lo era alla morte di Man Kardec, sessant’anni fa. Senza dubbio in questo solo fatto abbiamo un elemento non trascurabile per affermare che la nuova rivelazione, prodiga di tante promesse alla generazione di Edmonds, di Hare e di Owen, non ha dato risultati pratici. Se gli spiriti non ci possono dire se l’anima disincarnata ritorni alla terra.., oppure, peggio ancora, ci dicono con accento di sicurezza cose contradditorie... quale informazione possono essi dare che un uomo equilibrato possa accettare, almeno come probabilmente genuina? Nei primi tempi si faceva gran parlare sulla nuova luce che le comunicazioni spiritiche erano destinate a gettare sui problemi della scienza fisica. Ma nello
spazio di pochi anni gli stessi spiritisti si sono mostrati pronti ad ammettere che questa speranza era aleatoria. In un articolo importante, pubblicato nel numero del 1° novembre 1873 del “Spiritualist Newspaper”, questa ammissione è già fatta nei termini più chiari. Spero che mi si possa perdonare una citazione alquanto lunga. L’autore comincia dicendo:
“La facoltà della chiaroveggenza che permette di vedere scene che si svolgono a miglia e miglia di distanza e la facoltà di cui dispongono i medium di rivelare le verità (reincarnazione?) relative alla vita futura, fanno sorgere naturalmente grandi speranze nei neofiti dello spiritismo. Ecco, essi pensano, una chiave che, usata come si conviene, darà all’uomo la vera, indiscutibile religione; ecco una forza grazie alla quale potremo stabilire una comunicazione con gli abitanti di altri pianeti... Dopo una prolungata esperienza queste rosee prospettive si oscurano alquanto... Il novizio ben presto si rende conto che una parte delle rivelazioni ottenute per mezzo dell’ipnosi sono più o meno influenzate, inconsciamente, dalla mentalità del medium o per lo meno dagli organi di cui la mente stessa si vale per esprimersi”.
Riferendosi a certe elocuzioni medianiche su argomenti scientifici, emanate da due ben noti medium (la signora Tappan e il signor Morse) l’autore dichiara:
“Come nel caso di rivelazioni su argomenti fisici, fornite attraverso medium a ipnosi, la verità e l’errore, la serietà e la menzogna, erano intimamente fuse... Molto tempo fa il signor Morse, trovandosi in stato di ipnosi, fu interrogato sul sole e diede un buon numero di informazioni opposte ai fatti ormai accertati dalla scienza. Sembra che sia cosa illegittima interrogare anime traate su problemi materiali che dovremmo risolvere per nostro conto; sarebbe deplorevole che gli spiriti ritornassero sulla terra a sollevare gli uomini dalla necessità di usare il proprio cervello o ad insegnare a chi li interroga il modo di guadagnare del danaro... Ad ogni modo la famiglia Koons in America e quasi tutte le persone che si sono affidate alla guida spiritica in materia commerciale sono state condotte alla rovina economica... Sarebbe ingiusto verso gli uomini onestamente industriosi, se i medium potessero sopravanzarli nella rivelazione
della verità col solo espediente di cadere in trance, permettendo poi ad altri esseri intelligenti di valersi della loro facoltà. Questa può essere la ragione per cui né per mezzo dell’ipnosi, né per mezzo della chiaroveggenza l’uomo ha potuto ancora aggiungere nulla alle proprie nozioni in fatto di fisica e di valori pratici!” [9]
Questo fu scritto oltre mezzo secolo fa, in un periodo in cui si pubblicava un buon numero di libri nei quali si riferivano comunicazioni spiritiche con le quali gli spiritisti professavano di far luce sui punti oscuri della storia, della scienza e della letteratura. Per esempio il professor Denton, noto geologo, pubblicò tre volumi in cui si occupava della paleontologia della nostra terra e illustrava le condizioni di vita degli altri pianeti. II materiale gli era stato principalmente fornito da comunicazioni spiritiche ottenute attraverso dei medium, ma, anche all’opinione dei suoi compagni di fede, l’opera non parve convincente. Lo stesso giornale di cui ho citato testé un articolo coglieva l’occasione per affermare ancora una volta: “Con la nostra esperienza della medianità e ipnosi, possiamo affermare che le rivelazioni riguardanti le scienze sono sempre state inattendibili e palesemente ingannevoli, e da questa fonte non è mai stata data al mondò alcuna scoperta scientifica” [10] L’astronomo Flammarion, il quale per tutta la sua vita è stato legato intimamente allo spiritismo se e che pronunciò l’orazione funebre al funerale di Allan Kardec, ci dice che nei primi tempi della sua carriera soleva ottenere una quantità di scritti medianici concernenti questioni di matematica e astronomia, scritti che sarebbero emanati dallo spirito di Galileo. Per qualche tempo egli fu molto impressionato da queste comunicazioni e già scorgeva la possibilità di essere illuminato sui problemi che lo interessavano, ma non andò molto che egli si persuase che la cosa era totalmente illusoria. Egli scrive:
“Senza dubbio quei pensieri erano il prodotto della mia propria intelligenza e l’illustre fiorentino non aveva nulla a che fare con essi. Così è stato con tutte le comunicazioni di carattere astronomico; lo spiritismo non ha fatto fare alla scienza nemmeno un o. né vi è stato alcun punto oscuro. misterioso o controverso della storia chiarito per via medianica”.
Sarebbe facile accumulare esempi delle contraddizioni e delle banalità di cui son piene le pretese comunicazioni spiritiche concernenti la vita sugli altri pianeti. Un solo esempio basterà. Il Professor Denton scriveva:
“Su Giove la gente non è molto diversa da quella della terra. Gli uomini hanno una gran barba; hanno più peli sulla faccia che sulla testa... Sono per la maggior parte più aitanti di noi. Hanno le spalle molto larghe... Gli abitanti di Giove sono piuttosto belli non solo nel corpo, ma anche nell’espressione del volto... La donna di Giove è più alta e più snella della media normale delle anglo-sassoni, eppure è ben tornita; predominano gli occhi azzurri... le vesti portate dalle signore sono composte di un sol pezzo, eccetto le maniche e sono strette alla viti da una cintura. Sono disinvolte e aliene da ogni artificio” [11]
Si confronti con questo la descrizione fatta con lo stesso accento di sicurezza da Andrew Jackson Davis:
“Gli abitanti di Giove non camminano in posizione eretta, ma inclinata e usano di frequente le braccia e le mani nel camminare, essendo gli arti inferiori alquanto più corti delle braccia. Per un modesto desiderio di mostrarsi soltanto in posizione inclinata, si sono formati questa abitudine che è divenuta un’usanza stabilita tra loro” [12]
Nel 1873 il mondo spiritistico d’Inghilterra e d’America fu messo a rumore dalla stampa che annunciava che Dickens stava completando il suo romanzo The Mysfery of Edwin Drood per mezzo di comunicazioni spiritiche ottenute attraverso un medium americano. La signora Blavatsky (non ancora convertita alla teosofia) fu grandemente impressionata dalla cosa e si accinse a tradurre l’opera in russo. Il libro tuttavia non ha mai trovato favore tra gli ammiratori di Dickens e le più alte autorità in materia lo hanno descritto come un’opera che si condanna da sola per la sua futilità, per la sua banalità e per qualche cosa di inconfondibilmente americano nella sua stesura [13] Circa nello stesso periodo il signor Damiani, accanito sostenitore della teoria della reincarnazione, scrivendo
in difesa di questa dottrina allo “Spiritual Magazine” avanzava il seguente singolare argomento:
“Più e più volte ci è stato detto con grande sicurezza che la reincarnazione è una teoria insegnata soltanto da spiriti Sassi, ignoranti o ingannatori. Ho dinanzi a me un volume che consta di 24.130 righe, stampato a Parma, e dettato colà dallo spirito di Ariosto ad un medium che non ha mai scritto un verso in vita sua. E’ una descrizione della vita e dell’ambiente delle sfere celesti in uno stile e in un linguaggio così grande e sublime che sarebbe un vanto per la letteratura in qualunque idioma... Il medium Del Giudice di questa città, ha testé completato sotto dettatura di uno spirito una voluminosa enciclopedia, contenente vedute tanto avanzate riguardo a tutti i rami della scienza da indurre lo spirito guida a vietarne la pubblicazione nell’epoca ottenebrata nella quale viviamo... E’ forse possibile che questi siano trucchi di spiriti bassi, ignoranti o ingannatori? Ed è attraverso questi stessi spiriti che ci viene insegnata la teoria della reincarnazione come parte integrante della filosofia spiritica” (“The Spiritual Magazine”, Dicembre 1875, pag. 567).
L’asserzione del signor Damiani, uomo stimato in altri campi, è di scarso valore, poiché il poema postumo di Ariosto non è stato preso sul serio da alcun critico italiano degno di questo nome [14] Ma è sempre la stessa storia; gli spiriti che professano di comunicare attraverso medium o scrittura automatica non impartiscono mai informazioni che possano essere utili all’umanità. Se fosse vero che gli esseri dell’altro mondo, possedendo nozioni senza limite e avendo le migliori disposizioni verso gli uomini, avessero la possibilità di comunicare coi viventi, quali inestimabili servigi potrebbero renderci nel risolvere i problemi della storia, nel guidare le ricerche degli scienziati, nell’impedire gli errori giudiziari. Ma il fatto è che non otteniamo che inganni senza fine e comunicazioni futili. Come il signor H. D. Jencken (marito di Caterina Fox) dichiarava dopo molti anni di esperienza, “la maggioranza dei messaggi trasmessi attraverso la medianità sono menzogne senza costrutto”. Per di più il redattore del “The Spiritualist”, nel citare questa dichiarazione, aggiunge per proprio conto “Ci dispiace dover dire che altre persone che conoscono profondamente i fatti inerenti alla medianità fisica, per solito, hanno fatto un’esperienza simile”. E contro tutte le cattive conseguenze di queste delusioni e
di questi inganni, contro questa atmosfera di dubbio, di impostura e di puerilità non abbiamo nulla da opporre, eccetto il fatto che alcuni scettici hanno trovato nello spiritismo un elemento abbastanza forte per convincersi dell’esistenza di una vita futura e che qualche persona orbata di un caro congiunto ha trovato consolazione, convincendosi di potere di nuovo comunicare con l’anima dei traati. Si può dubitare che la consolazione cosi ottenuta sia comunemente di carattere duraturo. L’esperienza dimostra, temo, che in troppi casi, man mano che il desiderio di nuove assicurazioni diviene più intenso, le prove fornite dalla seduta medianica si fanno più tenui. I dubbi cominciano a destarsi e ne risulta un penoso stato d’angoscia. Se iamo a discutere i risultati, o le conseguenze dello spiritismo per quanto riguarda la sua influenza sulla salute e sul carattere di chi vi si dedica, ci troviamo su un terreno più difficile. Di fronte ad esempi concreti di decadenza mentale, morale o fisica si può sempre asserire, più o meno plausibilmente, che la fine sarebbe stata la stessa se lo spiritista in questione fosse stato cattolico, o buddista, o studioso di filosofia astratta, oppure un semplice contadino. Nondimeno, chiunque non sia un accanito determinista, ammetterà che l’ambiente e la disciplina che l’essere evoluto s’impone hanno grande influenza sullo sviluppo di quelle tendenze al male e al bene radicate, benché in differente misura, in ogni figlio dell’uomo. Tutti siamo in un certo senso dei malvagi e dei santi allo stato potenziale; lo stesso principio regge anche per quanto riguarda il fisico. Quello che io tendo ad affermare è che, in base all’esperienza dei ati ottant’anni, si può dedurre che l’atmosfera dello spiritismo si è rivelata insalubre. Sviluppa le tendenze morbose e impedisce la benefica reazione del buon senso. Non credo che vi sia alcuna prova atta a dimostrare che coloro che si sono dedicati al nuovo credo siano divenuti uomini migliori o migliori cittadini, mentre, d’altro canto, vi sono molti dati che ci portano a ritenere che la credenza nelle manifestazioni spiritiche abbia fatto di parecchi individui degli squilibrati e degli esaltati, quando la decadenza intellettuale non è arrivata alla totale demolizione dell’equilibrio spirituale della persona. Mancano delle statistiche in base alle quali ci sia lecito asserire che lo spiritismo congestiona i nostri asili psichiatrici. Molte delle accuse lanciate contro il movimento sono senza dubbio sciocche esagerazioni e non possono che nuocere, ma nessuna persona ragionevole potrà prendere alla leggera l’avvertimento scritto durante la guerra dal sovrintendente medico della più importante istituzione del genere in Scozia, il Manicomio di Morningside di Edimburgo; questo Sovrintendente, dottor G. M. Robertson nel suo rapporto annuale del 1916 scriveva:
“Credo opportuno, in base allo studio di diversi casi che sono stati sottoposti alle mie cure, di lanciare un ammonimento a coloro che volessero cercare conforto ai loro dolori negli esperimenti spiritici. Io non intendo esprimere un giudizio sullo spiritismo in sé, quantunque me ne sia interessato per una trentina d’anni. Riconosco che è un campo difficile che merita d’essere esplorato, senza pregiudizi, da persone competenti. Tuttavia ritengo che coloro che non sono versati nella psicologia normale o morbosa siano inadatti a tali indagini e, meno di tutti, coloro che inconsciamente prevedono già e desiderano con tutte le loro forze certe manifestazioni che dovrebbero provenire dalle anime degli amici perduti”.
La moderazione del tono dello scrivente non mancherà di colpire il lettore. Dopo aver definito le doti medianiche come “se non morbose, almeno molto vicine alla morbosità”, egli prosegue:
“Desidero consigliare coloro che eventualmente potessero aver ereditato una tendenza più o meno latente ai disturbi nervosi, di astenersi da inchieste pratiche di natura spiritica per evitare che si desti nel loro cervello questa latente tendenza all’allucinazione o alla fissazione. Ho conosciuto una persona che aveva perduto il proprio figliuolo, la quale cominciò a seguire la procedura spiritica in voga al presente; costei dapprima ebbe notizie dello scomparso attraverso i medium, poi si mise in contatto con lui ricevendo messaggi, talvolta sotto forma di impressioni fisiche, altre volte verbalmente per bocca del soggetto psichico; in seguito, ampliando la cerchia delle sue nozioni spiritistiche, cominciò a vivere più per il suo mondo spiritico che per quello reale, trascurando il proprio marito e la propria casa fino a che si convinse che Dio conversava con lei con voce melodiosa e le confidava i propri piani per l’avvenire. Io dovrei domandare agli spiritisti dove, in questo caso, termini lo spiritismo e cominci lo squilibrio mentale. Le due cose si fondono forse? Non sono antitetiche? Oppure si deve ritenere che lo spiritismo fosse totalmente estraneo al caso da me citato?” [15]
Quasi tutti i medici e i preti nei centri popolosi si sono trovati di fronte a casi del genere, come è accaduto anche a me, quantunque fortunatamente la cosa non
conduca sempre al completo sconvolgimento della ragione [16] Le asserzioni del dottor Robertson meritano tanto più fiducia poiché evidentemente egli va molto cauto per timore di lasciarsi trascinare verso gli eccessi. Egli prosegue mettendo in rilievo che, per chi si trovi al primo stadio dello squilibrio mentale, lo spiritismo ha un grande fascino, ma che, nonostante possa ritardare la guarigione o accelerare il procedere del male, non può, naturalmente, essere considerato come la causa diretta della pazzia. Non occorre dire che i medium stessi sono esposti al pericolo fisicamente e moralmente più di qualunque altra persona. La triste storia delle due giovani sorelle Fox, che a ragione sono considerate le fondatrici del moderno spiritismo, è stata narrata in un precedente capitolo. Anche a parte gli scandali del libero amore, che raggiunsero il loro colmo tra il 1873 e il 1875, un’atmosfera malsana ha caratterizzato ogni stadio del movimento fin da principio. Fin dall’anno 1852 un lettore (a quanto sembra un personaggio elevato) indirizzò una lettera al redattore dello “Spiritual Telegraph”, dichiarando che egli non sapeva come “conciliare la cattiva reputazione di alcun medium con la volontà degli spiriti i quali sarebbero disposti a comunicare con gli uomini attraverso strumenti di dubbia moralità”. In due articoli (12 e 19 giugno) il redattore rispondeva a questa critica, non negando i fatti, ma in certo qual modo negandone l’importanza. Molto spesso, egli diceva, un uomo di alto livello è costretto a servirsi di strumenti moralmente inferiori nel compimento dei propri piani. Quando prendiamo un corriere per inviare un importante messaggio, “abbiamo l’abitudine di considerare piuttosto la sua rapidità che la sua figura morale e sarebbe ben schizzinoso colui che si fermasse a indagare sulla moralità del postino prima di leggere un messaggio che gli giunge da un amico assente e lontano”. Dopo di che egli osserva: “Non consideriamo certamente un’eresia credere che alcuni medium siano di dubbia autorità e di discutibile moralità, ma è sempre stato così”. Egli si riferisce poi a Balam e ad altri personaggi del Vecchio Testamento. E’ davvero cospicuo il numero delle lamentele comparse costantemente in ogni giornale devoto allo spiritismo sulla depravazione e sulla mancanza di buoni principi tanto di frequente tradite dalla confraternita dei medium. Ecco una franca ammissione apparsa in un articolo del giornale “The Spiritualist” nel 1875.
“La celebre medium napoletana, Sapia Paladino (testuale) [17] si abbandonò ad una vita traviata sotto l’influenza di spiriti maligni, e secondo gli ultimi resoconti del signor Damiani, pubblicati in questo giornale, neppure i suoi migliori amici poterono salvarla. Due medium americani di eccezionale potenza, che visitarono
l’Inghilterra alcuni anni fa e che poterono ottenere manifestazioni meravigliose, quando si trovano legati mani e piedi, falsificarono due assegni per una cifra elevata prima di lasciare questo paese e talvolta sembravano appena sapere se dicevano la verità o il contrario... Tra i medium fisici di categorie inferiori ve ne sono alcuni che hanno fatto disperati sforzi per rovinarsi reciprocamente valendosi delle più spudorate calunnie; in verità se tutto ciò che è noto su questi soggetti fosse raccolto e stampato in volume, ci sarebbe rivelato un abisso di depravazione semplicemente spaventoso”.
Ora si ricordi che questo non è il verdetto di un critico ostile, ma rappresenta il sobrio giudizio di un difensore della causa, rivolto ai compagni di fede. Né si può dire che scarseggino gli elementi probatori. Forse non vi fu mai alcuno che avesse una più ampia e diretta conoscenza dello spiritismo in ogni parte del mondo, del famoso A. Aksakoff, indagatore di un grado sociale e finanziario sufficiente ad escludere il sospetto di motivi di interesse. La sua grande opera, Animism and spiritism, viene spesso indicata come un testo classico per tutti gli studiosi dell’argomento; l’autore non titubò mai nella sua convinzione in merito alla realtà di alcuni se non di tutti i fenomeni, al cui studio dedicò la sua vita. Nondimeno la fiducia nell’attendibilità dei medium sembra essere diminuita in lui man mano che gli anni avano. Come il conte Solovovo ci dice in un necrologio su Aksakoff nel “Giornale della Società per la Ricerca Psichica” “In risposta ad una mia domanda sulla parte da attribuire agli Spiriti in tutto questo miscuglio di possibili frodi e di presunte verità, Aksakoff espresse con veemenze delle idee, che mi stupii di udire da lui, sul livello morale degli spiriti stessi. La signora Sidgwick, vedova del professore Henry Sidgwick, la quale col marito fu una sostenitrice della ricerca psichica in Inghilterra, riassume la questione con le seguenti parole: “Quasi tutti i medium che hanno assunto posti di primo piano nel movimento, prima o poi, sono stati sorpresi nell’atto di commettere delle frodi oppure cose di cui si potrebbe negare la natura fraudolenta soltanto basandosi su ipotesi assolutamente inammissibili”.
Ma da un altro ben noto autore che si occupò di spiritismo e che aveva un’esperienza egualmente vasta, essendo convinto della realtà dei fenomeni, devo citare più abbondantemente il signor Hereward Carrington, americano, non parla soltanto delle frodi e del basso livello morale dei medium, ma anche degli
effetti deleteri dello spiritismo sulla vita familiare. Egli ci dice per esempio, come ricevesse una lettera da una signora che si era lasciata attrarre dal fascino della scrittura automatica, e come costei concludesse dicendo che “le comunicazioni divenivano di tal natura da far pensare che qualche potenza tentasse di distruggere la sua vita familiare, tanto che ella interruppe gli esperimenti.”. Al che il signor Carrington commenta:
“Nel caso che qui espongo, questa tendenza a nuocere alla vita familiare è posta in evidenza con sufficiente chiarezza, nonché la strana mistura di menzogne e di informazioni apparentemente soprannaturali che tanto spesso si verifica. A causa delle nozioni soprannaturali comunicate attraverso le manifestazioni spiritiche, molte persone sono portate a credere tutto ciò che vien loro comunicato attraverso la scrittura medianica. Le cattive conseguenze che ne possono derivare acino evidenti e causa della frase con cui la scrivente dichiara che qualche potenza sembrava desiderare la distruzione della sua vita domestica. Ho veduto diversi casi analoghi e tutti dimostrano quanto dobbiamo essere cauti nel dedicarsi a simili esperimenti” [18] .
Quello che segue ci interessa ancor più nella nostra disamina, poiché prova che il signor Carrington riconosce, come Staiton Moses e la signora Travers Smith, che talvolta un’influenza prettamente malefica, si manifesta nelle comunicazioni automatiche o medianiche. Se lo scritto non fa altro che riprodurre un’emanazione del subcosciente della persona che compie l’esperimento, non è facile spiegare
“perché l’entità così coltivata è tanto di frequente maligna e perché attraverso le anime più pure usa linguaggi e consigli del carattere più basso. Molti suicidi si sono verificati in conseguenza delle istruzioni ricevute attraverso il grafometro. Posso affermarlo con cognizioni di causa”.
Il signor Carrington non è il solo che testimonia di suggerimenti insensati che di tanto in tanto risultano dalle comunicazioni medianiche. lo stesse ho conosciuto
un caso del genere e ho inteso parlare di due o tre altri. Non si può a meno di temere che il seducente quadro dell’esperienza del “traa” tracciato nei noti e reclamizzati scritti del reverendo G. Vale Owen, come pure nel Raymond di Lodge e in altre simili opere di carattere rivelatore, possano avere come risultato pratico, non tanto un effetto benefico sulla pace dello spirito dei desolati sopravvissuti, quanto un aumento considerevole nelle statistiche dei suicidi. Le sofferenze che prova la persona orbata di un caro congiunto sono grandi, ma quelle che derivano dalla povertà, dalla infermità, dalla delusione, dall’ansia, dalla vecchiaia e dal rimorso, non sono trascurabili e se un uomo arrivasse a persuadersi che, prendendo una dose eccessiva di laudano, potrebbe risvegliarsi ritrovando la giovinezza e il vigore, in un mondo simile al nostro, ma scevro da ogni angoscia, la tentazione di por fine alla presente esistenza sarebbe per molti irresistibile. Shakespeare, come di solito, parlava saggiamente quando diceva:
“La tema di ciò che ci attende dopo la morte,
L’inesplorata landa dalla quale
Nessun pellegrino ritorna, inquieta la volontà
E ci spinge a sopportare i malanni che abbiamo,
Piuttosto che andare incontro ad altri che non ei sono noti”.
Io non sono per nulla convinto che la certezza di una morte indolore e di un felice risveglio in una terra di luce e di pace sarebbe un dono per tutta l’umanità e favorirebbe un miglior assolvimento dei nostri doveri sociali. Ma, per ritornare al libro testé citato, il signor Carrington è evidentemente perplesso sui problemi
presentati dalla scrittura medianica. Egli esita a confessare di credere in checchessia di natura demoniaca, ma usando la tavola ouija con sua moglie, egli ammette di aver avuto strane esperienze e trova difficile suggerire una spiegazione. Egli scrive:
“E ancora vi è una teoria secondo la quale la tavola sarebbe mossa da qualche influenza... Insomma una specie di teoria diabolica. Sì e no sarebbe necessario che io tracciassi qui più di un semplice accenno a questa teoria se non fosse che, nei nostri precedenti, vi sono tanti indizi di influenze malefiche che non si può certamente scartare a priori un’ipotesi di questo genere. Naturalmente non credo che un vero diavolo con zoccoli e coda stia dietro la tavola per muoverla, ma le risposte date a certe domande sembrano senza dubbio suggerire l’attività di un’intelligenza... di un’intelligenza di carattere basso, astuto, malizioso, menzognero e comunque spregevole... E’ certo che l’intelligenza che produceva la scrittura era in completa antitesi con la mentalità di tutti i presenti alla seduta... In diverse occasioni furono rivolte, a mia moglie e ad altri, insolenze che essi non avevano neppure udito prima di vederle vergate sulla carta; la loro natura è tale che non mi è possibile riferirle qui” [19]
Non mi propongo di dilungarmi molto sui casi di ossessione che tutti coloro che hanno conosciuto da vicino lo spiritismo, indubbiamente considerano come un pericolo reale e non come una fantasia. Che tale fenomeno non sia raro lo si può constatare consultando un fascicolo qualunque di rivista spiritistica. Gli esponenti della teoria della comunicazione, quale per esempio Stainton Moses, menzionano l’argomento più e più volte nei loro scritti e i più spregiudicati sperimentatori moderni, come la signora Travers Smith, sono abbastanza convinti delle spiacevoli conseguenze di un’esperienza del genere, da consigliare la massima cautela. Un’opera voluminosa pubblicata intorno al ‘70 da Maria M. King, entusiasta dello spiritismo, ammette pienamente il fatto dell’ossessione, pur negando che i fenomeni siano prodotti da spiriti i quali, animati da buone intenzioni, irriflessivamente fanno agire la loro influenza dove può essere deleteria. Trascurando la sua spiegazione, è interessante notare come la signora King dice:
“Le ossessioni prodotte da spiriti di questo livello sono comuni tra le classi inferiori degli sperimentatori, che tengono sedute per divertire e per soddisfare un’oziosa curiosità. Non mancano gli esempi di casi in cui le ossessioni, verificatesi in circoli del genere, hanno avuto conseguenze disastrose per persone ipersensibili che hanno fatto la parte del medium sotto un’influenza alla quale erano incapaci di resistere, influenza costituita dalle forze magnetiche combinate dagli spiriti e dai partecipanti alla seduta, che formava un insieme tanto potente e conturbante da sconvolgere la mente della povera vittima. ... Uomini forti sono stati colti da una specie di follia che si è sviluppata in modo spaventoso per culminare, in qualche caso, in una tendenza all’auto-distruzione per mezzo dello sciopero della fame o d’altro. I casi di questo genere che si sono verificati e stanno verificandosi tra persone d’ambo i sessi, in conseguenza dell’errata applicazione della legge dell’evoluzione, sono più numerosi di quanto non suppongano in generale i sostenitori di questa pericolosa ricerca tanto in voga, benché coloro che si occupano di statistiche, ne esagerino la frequenza” [20]
Per illustrare il genere di casi che si verificano frequentemente ne riferisco uno prodotto in India. Nel 1880 un medico inglese scrisse al “Theosophist”, a proposito di un suo paziente il quale “era medium contro la propria volontà”. Aveva assistito ad alcune sedute spiritiche desiderando vedere qualche materializzazione, e dopo d’allora era stato più o meno soggetto ad una serie di persecuzioni da parte dello spirito-guida, cosicché, nonostante i suoi sforzi per liberarsi dall’influenza, “soffriva fortemente e le sue funzioni corporali erano sconvolte; ad esempio gli accadeva di mordersi la lingua o le guance mentre mangiava”. Lo scrivente aggiungeva che le manifestazioni più penose non erano tali da potersi riportare in una lettera ad un giornale, ma noi apprendiamo da ulteriori commenti redattoriali che lo sciagurato era divenuto “lo schiavo di qualche potenza maligna che lo forzava a dire e fare cose penose ed anche disgustose, nonostante tentasse di resistere”. Questo, senza dubbio, era un caso estremo e non si può escludere che si trattasse di una forma di squilibrio, ma vi sono buone ragioni per ritenere che il contatto con le influenze spiritiche espone quasi sempre lo sperimentatore irriflessivo al pericolo di essere dominato da forze ignote che possono assorbire le sue energie e dominarlo al punto di fargli trascurare i suoi doveri e i suoi interessi. Fin dal 1852, il Reverendo C. Hammond, che, a quanto sembra, fu il primo automatista che pubblicò i propri scritti medianici, dice di se stesso: “Da quando sono divenuto medium scrivente,
non ho mai trovato il tempo di leggere un libro. Anzi, la mia facoltà di leggere i prodotti della saggezza umana è tutta assorbita dalle manifestazioni divine” [21] Questo mi sembra uno stato di cose poco rassicurante e lo stesso atteggiamento mentale risulta spesso dagli sforzi delle madri o delle vedove angosciate per comunicare per tramite della scrittura e della voce del medium con gli spiriti dei cari perduti. Rilevo da un libro pubblicato qualche anno fa, che Alfredo Russe! Wallace, membro della Reale Società, benché ardente spiritista, era profondamente impressionato dai pericoli di questo genere derivanti dalle comunicazioni spiritiche. Egli soleva narrare di un uomo il quale, “dopo aver praticato la scrittura automatica, divenne assolutamente incapace di scrivere il più semplice biglietto senza che la sua mano fosse guidata da altre influenze”. La signorina Jane T. Stoddart ci dice che Wallace “aveva una forte convinzione dell’esistenza e dell’attività degli spiriti maligni di bassa sfera, che cercano di dominare gli uomini” [22] . Noi non abbiamo bisogno di determinare con. maggiore esattezza di qual genere di spiriti si tratti, ma certo è che la difficoltà consiste in questo punto. Forse si dovrebbe dire ancora qualche cosa sulla questione dello spiritismo in rapporto con la pazzia. D’ambo i lati della controversia, si sono commesse molte sciocche esagerazioni. Parecchi anni fa, il dottor Forbes Winslow dichiarava che vi erano diecimila pazzi nei nostri manicomi, ridotti in deplorevoli condizioni per aver praticato lo spiritismo. Questa asserzione, a quanto mi consta, fu ritrattata dal Forbes stesso, ma continua ad essere citata persino da specialisti in neuropatia come il dottor Schofield, il quale dovrebbe esser più cauto. D’altra parte, spesso viene citata una dichiarazione contenuta in un fascicolo di un autore americano, il dottor Eugenio Crowell. Sir. A. C. Doyle, per esempio, in una polemica giornalistica alla quale io presi parte alcuni anni or sono, sosteneva che il “dottor Crowell esaminò i manicomi del New England dove lo spiritismo è molto diffuso e trovò su sedicimila pazzi quattro spiritisti e duecentoventi due sacerdoti!” A questo io rispondo:
“Ecco un o dell’opuscolo del dottor Crowell sul quale sono basate le informazioni di Sir Arthur: ‘In quarantadue dei rapporti pubblicati da abili psichiatri vi sono tabelle in cui sono indicate le precedenti occupazioni degli ammalati ricoverati o curati nello spazio di uno o più anni e da essi rilevo che su un totale di 32.313 maschi, 215 sono sacerdoti, mentre negli stessi rapporti il numero totale di spiritisti maschi e femmine è di 45. I sacerdoti pazzi sono dunque nella proporzione di uno su 150, mentre la proporzione degli spiritisti
pazzi è soltanto di uno su 711 ricoverati” [23] Si noterà che le cifre di Sir Arthur sono alquanto inesatte. Gli spiritisti sono non quattro, ma quarantacinque, ed anche i sacerdoti non sono 222, ma 215. Ma quello che più conta è che questi 215 pazzi erano persone che per professione, erano sacerdoti, i suddetti 45 erano presumibilmente persone che per “professione” erano spiritisti. Ora sono pochi quelli che hanno fatto dello spiritismo la loro professione. In altre parole, se un medico spiritista o un calzolaio spiritista fosse stato ricoverato in un manicomio, nella lista che indica le loro professioni, essi sarebbero definiti come “un medico o un calzolaio”. Non vi sarebbe motivo che nella lista stessa fosse menzionato il fatto che essi si dedicavano allo spiritismo. D’altra parte, si deve notare che il suddetto dottor Crowell non era un medico intento a compilare un rapporto ufficiale, ma un ardente spiritista che scriveva un opuscolo polemico”.
Sir Arthur ammise che la sua citazione, fatta affrettatamente a memoria, era inesatta e nell’articolo con il quale si concluse la polemica, scriveva: “Non posso a meno di riconoscere la moderazione della lettera di padre Thurston. Il fatto è che quando il forte liquore dell’emozione religiosa viene somministrato ad un soggetto nervoso, poco importa a quale setta esso possa appartenere e, sotto questo punto di vista, potremmo vivere tutti in case di vetro” [24]
[1] ROBERT HARE, Experimental Investigation of the Spirit Manifestations, New York, 1856, Prefazione, pag. 12. [2] La prima, e più nota, di queste opere era Le Livre des Esprits, la cui 52a edizione fu pubblicata nel 1912. Altre opere popolari e molto diffuse erano Le Livre des Mediurns e L’Evangile selon le Spiritisme. Vedasi la mirabile spiegazione su Kardec e il suo sistema in: LUCIEN ROURE S. J., Le merveilleux Spirite, Parigi, 1917 [3] Anche a questo proposito il lettore può consultare l’opera del Roure (pag. 1118, 290-336). [4] L. H. D. RIVAIL, Oeuvres Posthumes, 1912, page 343. Questa comunicazione spiritica fu ricevuta a quanto pare il 15 aprile 1860. [5] C. RICHET (Professore di Fisiologia alla Facoltà di Medicina di Parigi),
nella sua prefazione all’opera di Maxwell: Metapsychical phenomena. (Trad. ingl.), pag. 7-8. Il prof. Richet dice anche: “lo non sono né spiritista, né teosofo, né occultista. Non credo alle scienze occulte, al sovrannaturale e ai miracoli”, pag. 13. [6] “The Spiritualist Newspaper” 18 giugno 1875, nonché “The Spiritual Magazine”, giugno 1875. Sembra tuttavia assodato che egli percepiva uno stipendio come collaboratore dello “Univers”, mentre sotto lo pseudonimo di Allan Kardec scriveva articoli contrari all’insegnamento cattolico. [7] EDMONDS, Letters and Tracts on Spiritualism (1874) page 344. [8] “The Spiritualist Newspaper”, 12 dicembre 1873, pagina 459. A quanto ho potuto appurare nessuno dei lettori del giornale protestò contro questo linguaggio. [9] “The Spiritualist Newspaper”, novembre 1873, pagine 371-373. [10] Idem, luglio 1875, pag. 3. Un esempio ben definito di presunta comunicazione avente importanza scientifica, frequentemente citata, sarà discusso in un altro capitolo. Riguarda la scoperta della Cappella di Edgaro a Glastonbury. [11] DENTON, The Soul of Things or Psichometric Rcsearches and Discoveries, Vol. III (1873), pag. 281-289. [12] A. J. DAVIS, The Principles of Nature, New York, 44 edizione, pag. 189. [13] J. CUMING WALTERS, The Complete Mystery of Edwin Drood, 1912, pag. 217. [14] Il mio amico dottor Edmondo Gardner, professore di italiano, nell’Università di Londra, autore di Ariosto and the Court poets of Ferrara, che ho consultato, non ha mai neppure inteso parlare di questo presunto capolavoro. [15] Cito questo riportato da C. MERCIER, Spiritualism and Sir Oliver Lodge (Pref., pag. VII e VIII). Non ho potuto consultare il rapporto originale del dottor G. M. Robertson, quantunque ne abbia rinvenuto un sommario nel “British Medical Journal”.
[16] Il dott. MARCELLO VIOLLET nel suo opuscolo Spiritism and Insanity (Trad. ingl., Londra, 1910), suffraga pienamente la tesi del dottor Robertson e cita nelle sue note qualche caso notevole. Vedi, per esempio, pag. 54 e segg.. e pag. 75 e segg. [17] Questa è naturalmente la famosa Eusapia Palladino, il cui nome nei primi tempi della sua carriera veniva scritto nei modi più svariati. Allora ella aveva soltanto vent’anni (1875) [18] H. CARRINGTON, Problems of Psychic Research, page 334 [19] CARRINGTON, op. cit., pag. 375. [20] KING, Principles of Nature, vol. III, pag. 42. [21] C. HAMMOND, The Pilgrimage of Thomas-Paine, New York, 1852, Pref., page IX. [22] STODDART, The Case Against Spiritualism, 1919, page 93 [23] CROWELL, Spiritualism and Insanity, page 7. [24] Vedasi: “The Southport Visitor” dal 22 gennaio al 2 marzo 1920.
CAPITOLO SETTIMO - La Bibbia e la tradizione cristiana
Non occorre dire che le Sacre Scritture, in tutto il loro contenuto, sono inflessibili nello stigmatizzare coloro che praticano la divinazione e le scienze occulte in generale. Non vi è motivo di sviluppare eccessivamente il tema, ma il rispetto per le Scritture e per la tradizione, che la Chiesa si sforza sempre per inculcare nei fedeli, non ci permette di fasciare completamente nell’ombra questo aspetto della questione. La magia, in diverse forme, si può trovare fra tutti i popoli primitivi, ed è certo che esisteva tra gli Ebrei. Ammettendo che essa fosse estranea al loro credo monoteistico, nondimeno essi ne appresero qualche cosa dalle popolazioni di Siria, Babilonia, Egitto e Arabia con le quali ebbero molti contatti. Trovare una definizione soddisfacente della stregoneria o della magia, non è assolutamente facile e gli interpreti della Bibbia sono spesso perplessi per la difficoltà di trovare l’acconcio equivalente ai termini usati nei testi ebrei. Ad ogni modo le pratiche delle sedute medianiche sarebbero state indubbiamente definite dagli ebrei come forme di divinazione e di negromanzia. Contro tutto questo traffico dell’occulto, le proibizioni della legge mosaica erano fortissime. “Non vi rivolgete agli spiriti di Pitone e agl’indovini” leggiamo nel Levitico (XIX, 31), e nel capitolo seguente (XX, 6) ci vien detto riguardo l’anima che disobbedisce a quest’ordine: “E se alcuna persona si rivolge agli spiriti di Pitone, o agl’indovini, per fornicare dietro a loro, io metterò la mia faccia contro a quella persona, e la sterminerò d’infra il suo popolo”. Nella versione anglicana riveduta, che rappresenta più da vicino le conclusioni dei moderni studi critici, troviamo scritto: “Non ti rivolgere a coloro che hanno spiriti familiari, né a stregoni”, e un recente commento non cattolico spiega la questione così “In entrambi i casi l’idea posa sull’esistenza di uno spirito che risiede nel medium e si manifesta attraverso il medium (mago)”. Lo stesso commento spiega riguardo a una o due parole usate nell’ebraico: “Questa significa uno spirito (non necessariamente il fantasma di un traato) unito ad un dato medium attraverso il quale parla” [1] Se questa interpretazione, che rappresenta la più moderna dottrina biblica, può essere accettata, noi abbiamo in essa una esatta anticipazione delle condizioni prevalenti nelle moderne sedute. Il medium ha quasi sempre un dato “controllo”, o in altre parole “uno spirito familiare” che parla per sua bocca, spesso in una voce del tutto diversa da quella del soggetto psichico, oppure scrive per sua mano. In questi casi la voce che si
insinuava era un fenomeno così cospicuo che nella traduzione greca dell’Antico Testamento fatta sotto Tolomeo Filadelfio da settantadue interpreti, viene usata una parola greca che equivale a “ventriloquo”. Ammonimenti simili a quello testé citato dal Levitico sono rinnovati nel Deuteronomio (XVIII, 10-12), dove leggiamo: “E badate che non vi sia [tra voi] alcuno stregone o mago, né alcuno che consulti gli spiriti di Pitone o di coloro che predicano la fortuna o che cercano la verità dai morti”; poiché il “Signore abborrisce tutte queste cose”. Con questa versione (quella di Douay) la Versione Anglicana Riveduta è sostanzialmente in accordo benché parli di “negromanti” invece che nominare “coloro che cercano la verità dai morti”, parola che per la sua etimologia greca offre esattamente lo stesso significato. Come i morti fossero evocati con lo scopo di ottenere nozioni di cose nascoste o di cose a venire, è descritto nel racconto contenuto nel Prima Libro dei Re [2] a proposito della visita di Re Saul alla strega di Endor. Quando le armate filistee avanzavano contro di lui, dopo la morte di Samuele, Saul si trovò in condizioni disperate. Di conseguenza, nel suo grande timore, tanto per citare la versione di Douay:
“E Saulle domandò il Signore. Ma il Signore non gli rispose, né per sogni, né per sacerdoti, né per profeti. Laonde Saulle disse ai suoi servitori: Cercatemi una donna che abbia lo spirito di Pitone (Nella Versione Anglicana e nella Versione Riveduta “uno spirito familiare”) acciocché io vada da lei, e la domandi. E i suoi servitori gli dissero: Ecco, in Endor vi è una donna che ha lo spirito di Pitone. E Saulle mutò abito, e si travestì, e se ne andò con due uomini seco. E giunti a quella donna di notte, Saulle le disse: Deh! indovinami per lo spirito di Pitone, e fammi salir fuori colui ch’io ti dirò. E quella donna gli disse: Ecco, tu sai ciò che Saulle ha fatto, come egli ha sterminati dal paese quelli che avevano lo spirito di Pitone, e gl’indovini; perché dunque ti metti a tendere un laccio alla mia vita, per farmi morire? Ma Saulle le giurò per lo Signore, dicendo: Come il Signore vive niente ti avverrà in pena di questo fatto. La donna adunque gli disse: Chi ti farò io salir fuori? E Saulle disse: Fammi salir fuori Samuele. E, quando la donna ebbe veduto Samuele, esclamò con gran voce, e disse a Saulle: Perché mi hai ingannata? conciossiaché tu sii Saulle. Ma il re le disse: Non temere; ma pure che hai tu veduto? E la donna disse a Saulle: Io ho veduto un angelo che sale fuor dalla terra. Ed egli le disse: Qual è la sua forma? Ed ella disse: Ei sale fuori un uomo vecchio, il quale è avvolto di un mantello. E Saulle riconobbe ch’era Samuele; e s’inchinò con la faccia in tenta, e gli fece riverenza. E Samuele disse a Saulle: Perché mi hai tu inquietato, facendomi salir fuori? E Saulle disse: Io
sono grandemente distretto; perciocché i Filistei guerreggiano contro di me, e Iddio si è partito da me, e non mi risponde più, né per profeti, né per sogni; perciò ti ho chiamato, acciocché tu mi dichiari ciò che ho da fare. E Samuele disse: E perché domandi a me, poiché il Signore si, è partito da te, e ti è diventato nemico? Ora il Signore ha fatto come egli ne aveva parlato per me; e ha stracciato il regno d’infra le tue mani, e l’ha dato a Davide, tuo familiare. Perciocché tu non obbedisti alla voce del Signore, e non mettesti ad esecuzione l’ira sua accesa contro ad Amalec; perciò il Signore ti ha oggi fatto questo. E il Signore darà eziandio Israele nelle mani dei Filistei: e domani, tu, e i tuoi figliuoli, sarete rneco; il Signore darà eziandio il campo di Israele nelle mani dei Filistei”.
Ho citato questo brano poiché mi sembra degna di nota l’identità della procedura seguita dalla strega nell’evocare Samuele con quella della moderna medianità. Saul non vede lo spirito evocato, ma la donna lo vede e lo spirito parla a lui attraverso la strega. Sulle prime, trovandosi in condizioni normali, ella non riconosce Saul, ma nel momento stesso in cui lo spirito entra in lei e cade in trance ella lo riconosce immediatamente. Qualche moderno commentatore è stato così contrariato da quel riconoscimento da parte dei Testi Sacri che ha sentito il desiderio di modificare il testo. Costoro sosterrebbero che nel o che dice: “E quando la donna ebbe veduto Samuele, esclamò con gran voce e disse a Saulle:...” il nome Samuele per l’errore di qualche scrivano è stato sostituito a quello di Saul. Quello che sarebbe accaduto secondo loro è che la donna riconobbe Saul quando lo guardò attentamente. Questa tuttavia è una interpretazione arbitraria che nessuna autorità conferma. Coloro che qualche volta hanno consultato i medium ammetteranno senza difficoltà che questo brano biblico ci espone un episodio stranamente conforme all’esperienza spiritica di oggi. Il medium diviene chiaroveggente soltanto quando è controllato dal suo spirito-guida. Naturalmente vi sono state molte vivaci controversie tra i commentatori, sia antichi che moderni, sulla natura di questa apparizione. Alcuni pensano che non fosse un trucco... un tipico caso di simulazione e di ventriloquio da parte della donna. Una certa difficoltà però è causata dal o in cui è detto che Samuele pronunciò egli stesso una profezia sulla male di Re Saul. Vi sono quindi altri che credono che l’Onnipossente abbia permesso allo spirito di Samuele di ritornare alla terra, affinché potesse ammonire lo stesso Saul e tutto il popolo d’Israele. Ma fin dai tempi dei primi Padri Cristiani vi era ancora una terza opinione secondo la quale uno spirito sarebbe stato realmente evocato, ma
non sarebbe stato lo spirito di Samuele, bensì un demonio presentatosi sotto le sue spoglie. Sarebbe tedioso approfondire queste teorie controverse nei riguardi delle quali non si è ancora giunti ad una conclusione universalmente accettata. Desidero soltanto indicare che, sotto ogni aspetto, l’episodio può essere classificato con gli innumerevoli incidenti che si presume accadano attorno a noi attualmente, come ad esempio quello della signora Grandon, la quale dichiara di essere in costante comunicazione con suo fratello Walter, oppure di Sir Oliver Lode che crede di avere, o almeno di aver avuto, lunghi colloqui con suo figlio Raimondo che fu uccise in guerra. Notiamo inoltre che vi è un interessante episodio riportato negli Atti degli Apostoli (XVI), in connessione con la visita di Paolo e Sila in Macedonia. Ci è detto di “una fanticella, che aveva uno spirito di Pitone, la quale con indovinare faceva gran profitto ai suoi padroni”. Ella apostrofò gli Apostoli dicendo: “Questi uomini son servitori dell’Iddio Altissimo e vi annunziano la via della salute”. E’ notevole il fatto che non vi fosse nulla di falso o di sprezzante in ciò che la fanciulla disse. Al contrario, la sua testimonianza era atta ad aiutare i predicatori nella loro missione. Nondimeno, quando l’annuncio fu ripetuto, Paolo annoiato, si rivoltò, e disse allo spirito: Io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu esca fuor di lei. Ed egli usci in quell’istante. La fanciulla, in conseguenza, perdette le sue facoltà medianiche, e i suoi padroni, non potendo ulteriormente trar profitto da essa pei loro scopi mercenari, presero Paolo e Sila, e li trassero alla corte ai rettori. E’ detto poi che “la moltitudine ancora si levò tutta insieme contro a loro; e i pretori, stracciate loro le vesti, comandarono che fossero frustati. E dopo aver loro data una gran battitura li misero in prigione, comandando al carceriere di guardarli sicuramente. Non è il caso di riferire la storia della loro miracolosa liberazione e della conversione del carceriere. Il punto è che qualche spirito, in questo caso non menzognero, aveva parlato per bocca della ragazza, e che San Paolo riteneva che questa influenza e questo esercizio delle facoltà preternaturali per lucro fosse di per sé un male da non tollerarsi anche quando la manifestazione fosse innocua. Nei primi secoli dell’era cristiana gli scritti dei Padri sono pieni di ammonimenti contro diverse forme di occultismo, che, come gli stessi storici pagani rivelano, dilagavano in ogni parte dell’Impero Romano decadente. In uno dei primi sinodi cristiani di cui abbiamo un resoconto dettagliato, quello di Ancira, tenuto nell’anno di Nostro Signore 314, fu promulgato il seguente canone:
“Coloro che predicano il futuro e seguono costumi pagani, o ammettono nella
loro dimora personale (maghi) allo scopo di scoprire rimedi magici o di compiere espiazioni, devono essere condannati a cinque anni di penitenza... a tre di substratio (cioè erano ammessi ad assistere ai riti religiosi, non rimanendo ritti, come gli altri fedeli, ma sempre prostrati) e a due anni di assiduità alla preghiera senza comunione”.
Le pratiche magiche e negromantiche contro cui i primi Padri tuonavano erano multiformi. Alcune consistevano in semplici superstizioni... l’uso di parole magiche, di amuleti, ligaturae (ciondoli magici), ecc., ... ma l’abuso che prevaleva era la credenza nei mathematici (cioè astrologi) che in quei tempi, in cui astronomia e astrologia si confondevano, riuscirono ad essere riconosciuti da certi insegnanti cristiani che consideravano i calcoli dei mathematici come una specie di scienza. Ma vi era anche una malsana ione per indagare su cose nascoste e cose a venire, come pure per tentare comunicazioni con i morti; le due forme di occultismo dilettantistico che trascina principalmente anche ai nostri giorni gli uomini a consultare medium spiritisti. Anche sotto gli imperatori pagani vi erano molte leggi draconiane che proibivano la divulgazione dei detti degli oracoli e degli auguri, leggi che disponevano pene severe contro i trasgressori. Queste leggi furono rimesse in vigore e rese più rigorose da Costantino e dai suoi successori, ma il diffondersi della moda, nonostante queste misure restrittive, e i sermoni di sacri oratori, quali Origene, San Basilio, San Giovanni Crisostomo, San Metodio, Sant’Agostino, ecc., dimostrano chiaramente che vi erano molti cristiani trascurati che soccombevano alla tentazione di lanciare uno sguardo nel futuro. L’apologista cristiano Minucio Felice, che probabilmente scrisse nel secondo secolo dopo Cristo, mette in rilievo nel 26° capitolo del suo trattato Octavius, come la credenza negli auguri e nelle loro predizioni si fosse insinuata insidiosamente nella vita della Roma pagana. Parlando in particolare degli oracoli, egli rivela il suo pensiero sulle intelligenze che in tal modo si manifestavano:
“Gli spiriti sono menzogneri e delusivi. Le facoltà che loro appartengono come esseri celesti sono state inquinate dall’avidità e dal sudiciume della terra. Questi stessi spiriti hanno perduto il dono della semplicità e della veridicità e, carichi come sono di ogni sorta di nequizie, non cessano, essendo essi rovinati, di tentare la rovina dei mortali. Corrotti nella loro essenza, essi instillano la stesa
corruzione agli esseri che influenzano ed essendosi volti contro Dio, impiegano basse superstizioni per tener l’uomo lontano da Lui. Tali spiriti sono demoni. Questo proclamano i poeti e di questo i filosofi fanno tema delle loro discussioni. Di questo pure Socrate in particolare era conscio quando, secondo l’indicazione e la decisione del suo demone familiare, egli lasciava che le cose andassero per la loro china oppure aveva ricorso ad essi per i propri fitti. I maghi d’altronde conoscono questi diavoli e i prodigi che hanno l’aria di compiere sono eseguiti col loro aiuto. Per loro suggerimento e con la loro partecipazione, detti maghi producono i loro giochi di prestigio facendo apparire cose inesistenti, o nascondendo allo sguardo umano i fatti quali sono veramente”.
Benché la parola demone non significasse allora necessariamente un angelo caduto e seguace di Satana, pure era opinione generale dei Padri della Chiesa che i fenomeni, i presagi e gli altri prodigi che trascinavano gli uomini a ricorrere ai maghi, fossero tutti prodotti con aiuto diabolico. Tertulliano nel capitolo 57° del suo De Anima si dilunga alquanto sull’evocazione dei morti. Parla in tali termini da render chiaro che molti ai suoi tempi credevano che i morti potessero essere richiamati sulla terra per mezzo dell’arte magica e potessero mostrarsi in forme materiali agli occhi curiosi dei viventi. E’ tutta un’illusione, egli dichiara, i morti non possono veramente ritornare; ed egli si richiama alla parabola di Lazzaro in cui “il grande abisso stabilito” tra questo mondo e il prossimo vieta ad ogni anima traata di ritornare. Vi sono soltanto pochi isolati, egli aggiunge, che la potenza di Dio ha richiamato ai loro corpi come testimonianza del Suo supremo dominio sulla vita e sulla morte. Gli spettri che i negromanti evocano non sono altro che fantasmi, un’allucinazione dei sensi effettuata unicamente con l’aiuto dello spirito del male. Chiunque conosca la letteratura cristiana dei primi secoli sa che i grandi maestri di quel tempo consideravano la magia nelle sue innumerevoli ramificazioni come il nemico più mortale con cui la Chiesa dovesse combattere. La magia aveva senza dubbio in tutto l’impero romano influenza superiore a qualunque vestigio di attaccamento al politeismo del periodo pre-augustiano; e, alleandosi come fece con lo gnosticismo e il manicheismo, nonché con qualche altra setta eretica, divenne in un certo senso un nemico in campo, che tendeva costantemente ad allontanare i meno osservanti e con i propri prodigi, diabolici, naturali o simulati che fossero, oscurava e svalutava i miracoli del Vangelo e l’elemento sovrannaturale della vita della Chiesa. Ci porterebbe troppo lontano il tentare di rilevare le analogie con lo spiritismo moderno, che emergono in certi documenti, come le apocrife
Omelie Clementine e le Ricognizioni. I Philosophumena di Ippolito mettono in rilievo come i prodigi davanti ai quali i profani restavano sbalorditi allora erano, come adesso, in gran parte dovuti a trucchi operati con una maggiore o minore abilità di mano e audacia menzognera. D’altra parte Sant’Agostino, pur denunciando in tutta la sua produzione l’intervento d’influenze diaboliche in tutte le manifestazioni dei mathematici, genethliaci, manichei ed altri, dimostra, di quando in quando, una sorprendente prontezza ad accettare certi fenomeni come risultanti da qualche facoltà fisica o condizioni naturale. Ma la maggioranza dei maestri cristiani non aveva l’esperienza pratica acquistata da S. Agostino avvicinando intimamente manichei e filosofi pagani. Essi non sapevano nulla naturalmente d’ipnotismo o di telepatia, mentre d’altronde avevano ereditato una credenza eccessiva nella potenza del diavolo, nonché molta credulità nei riguardi della portata delle influenze diaboliche, anche nei fatti fisici dell’esistenza umana di ogni giorno. Così troviamo Papa Silvestro II, uno dei più dotti e irreprensibili pontefici medievali, accusato di stregonerie. L’unica base per tale accusa era il fatto che egli si era interessato di meccanica e aveva dimostrato il desiderio di conoscere gli elementi della scienza fisica importata dall’Oriente, principalmente per mezzo di Mussulmani o Ebrei. Perfino un monaco buono e pio come Guglielmo di Malmesboury, scrivendo un paio di secoli dopo, era propenso ad affermare che il papa Silvestro aveva fatto una patto col diavolo e in conseguenza di ciò era perito miseramente. Questa credenza col tempo divenne parte della tradizione popolare e fu ripetuta da quasi tutti gli ulteriori cronisti medievali. Certo è che la convinzione che Satana fosse dovunque attivo e fosse continuamente intento a progettare non solo contro il bene spirituale dell’uomo, ma anche contro il suo benessere materiale, produsse molta sciocca credulità. Benché la Chiesa per molti secoli dimostrasse una grande moderazione verso le persone accusate di stregoneria, pure un’atmosfera di sospetto e di diffidenza si sviluppò col tempo. Più la gente parlava e pensava sulla stregoneria e i prodigi che la magia nera era capace di produrre, più le streghe e i maghi aumentavano di numero. Alla fine una fanatica mania di persecuzione si sviluppò fra i cattolici e i protestanti, i quali, facendo appello a testi come quello dell’Esodo (XXII, 12) in cui è detto: “Non lasciar vivere la (donna) maliosa”, trovavano una giustificazione ad ogni severità. La reazione che segui nel corso dei secoli XVII e XVIII ha una parte cospicua, probabilmente, nella riluttanza di molte persane dei nostri giorni a credere che i fenomeni genuini possano essere prodotti da influenze spiritiche.
[1] C. GORE, A New Commentary on Holy Scripture, 1928, page 117. [2] Questo nella Bibbia protestante è chiamato Primo Libro di Samuele (XXVIII)
CAPITOLO OTTAVO - Fenomeni telecinetici
Quantunque le manifestazioni fisiche dello spiritismo possano sembrare banali, senza significato e spesso abbiano l’aria di costituire una semplice esca alla curiosità morbosa, pure esse danno la più pronta dimostrazione dell’esistenza di forze intelligenti estranee al mondo della ragione. Sono quindi un’arma contro il crudo materialismo e, per questo motivo, sarei disposto a deplorare la crescente tendenza a considerare tutti questi pretesi avvenimenti come frodi e illusioni. Meritano di essere studiate le affermazioni contenute in un lavoro che il Reverendo Barone Johan Liljencrants alcuni anni or sono presentò all’Università Cattolica di Washington per la laurea in teologia, opera che fu accettata [1] Considerare questo libro soltanto sotto la luce di un’ordinaria tesi di laurea, come quelle presentate comunemente nelle Università straniere sarebbe tuttavia sottovalutarne l’importanza. Pubblicato da un ben noto editore cattolico, in una veste di lusso, e presentato da una serie di recensioni laudatorie, compresa una lettera dell’allora Cardinale Arcivescovo di Baltimora, nonché una prefazione di Maurice Francis Egan, ex Ministro degli Stati Uniti in Danimarca, l’imponente volume di trecento pagine merita la più rispettosa considerazione. Il dotto autore ci informa nella prefazione che per i risultati delle sue indagini egli è debitore in gran parte “ai membri della Facoltà di Sacra Teologia dell’Università cattolica d’America, sotto la cui generosa guida l’opera è stata presentata”. Egli nomina particolarmente quattro professori e uno di questi, il Reverendo John A. Ryan, D. D., che divenne poi professore di Teologia Morale e di Sociologia, dichiara in una nota, stampata al principio del volume, che l’opera Spiritism and Religion “è senza dubbio la migliore sull’argomento scritta in lingua inglese”. Dopo altre osservazioni dello stesso tono, conclude dicendo: “E’ scientifica senza essere arida e le conclusioni in essa enunciate non saranno facilmente controbattute”. Quali erano le conclusioni che i professori di Washington sottoscrivevano tanto cordialmente? Siccome la questione ha una certa importanza, io desidero andar cauto per non svisare l’intenzione dell’autore e preferisco, nel limite del possibile, riportare le sue stesse parole. Tuttavia, dato che le conclusioni non sono chiaramente formulate se non alla fine del volume, il lettore dovrà trarre le sue prime impressioni dal senso generale del saggio costituito dalla prefazione di Egan, dove leggiamo frasi come questa: “Sembra strano a coloro che ci circondano che le sorelle Fox, che Caterina King e che quel colossale impostore,
celebrato da Roberto Browning, che fu Daniele Dunglas Home, siano stati presi sul serio, eppure lo furono e per giunta da persone intelligenti”. Descrivere Home come “un colossale impostore” è un modo facile di sbarazzarsi di molte difficoltà, ma equivale anche a trarre delle conclusioni affrettate e prive di elementi probatori.. Il dottor Liljencrants stesso non si spinge fino a questo punto e ammette col Podmore che “Home si distingueva tra i medium a manifestazioni fisiche per non essere mai stato colto nell’atto di commettere una frode”. Nondimeno egli insinua chiaramente che Home si rese colpevole di pratiche fraudolenti e che le prove delle sue pretese levitazioni sono alquanto incerte. Parleremo ancora a lungo sul conto di Home più avanti, ma per il momento c’interessano le conclusioni dell’autore stesso. Riconosco che il doti. Liljencrants non schiva la responsabilità inerente ad una enunciazione franca e ardita delle proprie vedute. Già a pagina 178 egli ci dice: “Il nostro breve esame fino ad ora ci ha dimostrato, credo, l’assenza di prove positive sui genuini fenomeni fisici”. Su questo punto egli ritorna a pagina 194, affermando che, secondo la sua interpretazione dei fatti, “non si è potuto provare che i fenomeni fisici non possano essere prodotti meccanicamente dai medium. Abbondano gli esempi di frodi spudorate e, senza dubbio, la frode si può sospettare nella maggior parte dei casi di medianità fisica”. Ma naturalmente nell’ultima parte dell’opera troviamo le sue dichiarazioni più esplicite e conclusive. Egli comincia col dire: “Uno studio attento dei fenomeni più seriamente autenticati ha mancato di dare la prova che esistano cause preternaturali e di conseguenza siamo giunti alla conclusione che non si può affermare l’esistenza di un elemento sovrannaturale nello spiritismo”. Questo pensiero è meglio sviluppato nel seguente o che mi sembra utile citare per intero:
“Il nostro studio dei fenomeni spiritici ci ha portato a concludere che essi non esulano dalle forze della natura e che, quando non vi sia frode deliberata, essi possono essere ascritti a cause psicologiche. I manuali moderni di teologia morale non sostengono le nostre vedute, ma bisogna notare che i teologi hanno ascritto i fenomeni a influenze diaboliche soltanto quando una causa naturale sarebbe stata inadeguata a spiegare i fenomeni stessi. Naturalmente si deve ammettere questo punto di vista, ma nello stesso tempo non si può negare che la ricerca psichica abbia mancato di dimostrare l’inadeguatezza di una causa naturale nella vasta quantità di fenomeni sui quali abbiamo basato il nostro studio. Crediamo che il diavolo non solo possa influire sull’ordine delle cose, ma che influisca veramente, come è stato dimostrato, ad esempio, nei casi di
possessione; però nessuna manifestazione può essere accettata come diabolica in mancanza di elementi probatori. Quindi può darsi che i fenomeni spiritici abbiano cause sovrannaturali, ma, d’altra parte, oltre trent’anni di accurate indagini su due continenti non hanno prodotto prove sufficienti per accettare incondizionatamente questa tesi”.
Non è mia intenzione discutere quel che si può considerare l’aspetto teologico di queste questioni e ancor meno di ritenere come assodato che tutte le manifestazioni di carattere psico-fisico che esulano dalle facoltà conosciute dalla natura, debbano necessariamente essere di origine diabolica. Però mi si potrà forse scusare se rilevo che l’atteggiamento del dottor Liljencrants non sembra accordarsi molto bene col lungo capitolo riguardante questo argomento, incluso nei decreti del Congresso universale di Baltimora, nell’anno 1866. Questa fu, a quanto pare, la prima dichiarazione ufficiale fatta in seno ad un Congresso sullo spiritismo, e i vescovi che vi erano riuniti, pur riconoscendo pienamente che buona parte delle manifestazioni erano dovute a trucchi, nondimeno dichiararono che si poteva difficilmente dubitare che almeno alcuni di questi fenomeni dovessero essere attribuiti ad influenze diaboliche, dal momento che era. quasi impossibile trovare altre spiegazioni adeguate. E’ evidente, in ogni caso, che il dottor Liljencrants considera che le critiche del signor Podmore e di altri scettici come lui, abbiano seriamente invalidate le testimonianze di Sir William Crookes, di Lord Grawford, di Sir Oliver Lodge, del professor Zollner, del professor Richet, e di tutta la massa dei convinti. Egli trae la conclusione che nessuno, date le circostanze, ha bisogno di ammettere che fenomeni come la materializzazione, la levitazione, l’allungamento del corpo umano, la fotografia di spiriti e il resto siano genuini. Può essere che l’autore non intendesse dire più di questo e non intendesse compromettersi personalmente, manifestando la convinzione che questi fatti non avvenissero per nulla. In tal caso è un peccato che egli non sia riuscito a definire più chiaramente la sua posizione. Novantanove lettori su cento riporteranno certamente la impressione che, secondo il giudizio del dottor Liljencrants sottoscritto dalla Facoltà Teologica dell’Università cattolica americana, i più notevoli fenomeni fisici della medianità sono niente altro che impostura o mito. Vorrei permettermi di dire che tale atteggiamento verso dette manifestazioni non giova a nulla, specialmente allo stato attuale delle cose; prima di tutto perché come io sostengo, queste cose accadono davvero e le prove che lo attestano divengono ogni giorno più numerose e .autorevoli; in secondo luogo, perché la demolizione sistematica e il discredito delle testimonianze
umane riguardanti semplici dati di fatto, mi sembrano per principio contrari ad ogni credenza nella serietà storica del Vangelo e, indirettamente, ad ogni credenza nella rivelazione cristiana.
Nell’accingermi a giustificare questa critica del primo volume del dottor Liljencrants sono tentato a rimpiangere che egli abbia generalmente limitato i suoi commenti a certi famosi e molto discussi esempi, dandoci in buona parte una semplice eco di Podmore, il cui difetto era di soffermarsi sui particolari di un ben noto incidente, ignorando la conferma di fenomeni in altre parti. Vien fatto di domandarsi, per esempio, se le esibizioni, quantunque meravigliose, di una medium come Eusapia Palladino, che, secondo la testimonianza dei suoi migliori amici, si lasciò traviare prima di aver raggiunto i diciotto anni, e che, in materia di frodi, fu sempre senza scrupoli, debbano in alcun modo avere il posto principale nelle indagini di cui ci occupiamo. Di fronte ad Eusapia sappiamo già a priori di trovarci in un’atmosfera di frode. Costei possedeva l’arte dell’illusionismo al pari di un prestigiatore di professione. Fin dal 1873 gli spiritisti di Napoli fecero del loro meglio per redimerla, ma, come uno di essi scriveva, gli spiriti di bassa sfera, sotto la cui influenza ella era caduta, rendevano vani tutti gli sforzi in questo senso. “Abbiamo fatto tutto ciò che stava in noi”, prosegue lo spiritista, “per scacciare questo malanno che ci priva di una delle migliori medium fisiche viventi” [2] Mi sembra che dovrebbe essere annesso un valore molto maggiore a quei fenomeni più semplici, grazie ai quali uomini retti e intelligenti come il giudice Edmonds, il professor Hare, o R. Dale Owen, ai primordi del movimento, furono convertiti ad una credenza che non portò loro che biasimo. Essi sapevano benissimo che i fenomeni erano attribuiti da parte di molti a svariate forme di frode. Oltre a ciò il giudice Edmonds, il governatore Tallmadge e parecchi altri seguaci di quel tempo avevano l’abitudine di pesare elementi probatori. Il primo aveva occupato con onore la più alta carica giudiziaria degli Stati Uniti, carica che egli abbandonò soltanto a causa della corrente ostile scatenatasi contro di lui, quando le sue convinzioni in materia di spiritismo divennero universalmente note. Egli visse ancora vent’anni e molto sofferse per la causa alla quale si era dedicato. Ogni opera che ho consultato aderisce a ciò che dice la Encyclopaedia Americana e cioè che Edmonds, come figura morale, era irreprensibile e che la sua reputazione come dotto e abile giureconsulto rimase intatta fino all’ultimo. Ora, nell’opera sullo spiritismo da lui scritta nel 1854, in collaborazione col suo amico dottor Dexter, il giudice Edmonds parla come segue:
“Il 23 aprile 1851 facevo parte di un gruppo di nove persone seduto attorno a una tavola da pranzo, sulla quale ardeva una lampada; un’altra lampada era accesa sulla mensola del camino. Ad un tratto, mentre tutti potevamo vedere, la tavola si alzò di almeno trentacinque centimetri dal suolo e cominciò ad agitarsi come io potrei agitare un bicchiere nella mia mano. Qualcuno dei presenti tentò di fermarla esercitando tutta la sua forza, ma invano; così noi tutti ci scostammo dalla tavola e alla luce delle due lampade vedemmo la pesante tavola in mogano sospesa in aria” [3]
E ancora, tra le molte esperienze analoghe, il giudice Edmonds dichiara:
“Ho veduto una seggiola di mogano rovesciata e mossa rapidamente avanti e indietro per il pavimento, senza che alcuno la toccasse, in una stanza dove erano almeno dodici persone, eppure nessuno fu sfiorato e la seggiola ripetutamente si fermò a pochi centimetri da me quando mi stava arrivando addosso con una violenza tale da rompermi una gamba” [4]
Vi è una quantità di testimoni che confermano la realtà di questa categoria di fenomeni. L’onorevole N. D. Tallmadge, ex governatore del Wisconsin, pubblicò una lettera da lui scritta il 12 aprile 1853, descrivendo le sedute delle sorelle Fox, tenute a Washington nel precedente febbraio. In una di queste, dopo la ricezione di certe comunicazioni per mezzo dei soliti colpi, secondo quanto dice il governatore:
“La tavola si mosse improvvisamente dal punto in cui si trovava, alzandosi di oltre un metro, stette immobile per qualche secondo, poi ritornò alla posizione originale. Indi si spostò di nuovo, poi si alzò da un lato e rimase ancora per qualche secondo inclinata con un angolo di trentacinque gradi, e infine ritornò al suo posto. La tavola era grande, pesante, di quelle alle quali una dozzina di persone può sedersi a pranzo. Durante tutti i movimenti nessuno toccò la tavola,
né vi era qualche persona vicino ad essa” [5]
Altre manifestazioni seguirono, in una delle quali una tavola più piccola, con Tallmadge seduto sopra, fu alzata nell’aria. Sarebbe facile continuare all’infinito l’elenco di testimonianze del genere, fatte da persone di alto rango che non avevano nulla da guadagnare e avevano tutto da perdere ad erigersi a campioni di una causa impopolare, ma preferisco attrarre l’attenzione del lettore su una lettera indirizzata al signor Henry Spicer, da un signore americano di Baltimora che lo Spicer aveva conosciuto durante il suo viaggio agli Stati Uniti l’anno precedente. Al tempo in cui Spicer era in America, questo Signor G. aveva dichiarato di considerare i fenomeni spiritici come dei volgari trucchi, ma nel corso di esperienze personali aveva alquanto modificato le sue opinioni. Dopo aver parlato dello straordinario moltiplicarsi dei medium, il signor G. dice:
“Questa singolarissima corrente sta imprimendo un ampio solco sul ben noto senso comune della nostra gente e lascia dietro di se una scia di squilibri mentali e allucinazioni impressionanti, che non di rado producono risultati di carattere troppo grave per essere attribuiti ad una causa tanto tenue come lo potrebbe essere una semplice ciarlataneria”.
Queste mi sembrano le conclusioni di un osservatore molto equilibrato e ragionevole. Il signor G. prosegue dicendo che la sua esperienza si limitava a tre sedute con la medium signorina Ada Hoyt, in una casa di Boston. Sui colpi e sulle risposte alle domande egli commenta:
“Sono convinto che si tratta di fenomeni reali e che non possono essere prodotti o controllati da forze della natura. Io sono più propenso a considerarli sovrannaturali ed è certo che sconvolgono le leggi stabilite sulla fisica, o per lo meno esulano da queste... La tavola fu alzata dal pavimento e spostata da un lato, mentre quattro di noi (il dottor C., le due signore O. ed io stesso) la afferravamo robustamente facendo pressione per farla posare sul pavimento. Abbiamo comunicato con le potenze invisibili, ma mi dispiace dire che il loro contributo
alle nostre nozioni non è stato cospicuo, anzi, con rare eccezioni, la potenza da noi evocata non era certo tale da imporsi alla nostra attenzione. Questo presunto spirito mentiva... la verità non era in lui. Di rado aveva la dignità di confessare la propria ignoranza sugli argomenti a proposito dei quali lo interpellavamo, rispondendo invece con la massima prontezza. Abbiamo potuto stabilire che alcuni spiriti si facevano are per altri”.
L’autore dell’opera dalla quale traiamo queste citazioni (H. Spicer) non si è preso l’arbitrio di riferire il nome del suo corrispondente, ma il “Dottor C.”, menzionato nella lettera, mandò anch’egli un resoconto delle medesime sedute e in questo caso Spicer non ha avuto scrupolo di informare i suoi lettori che la persona era il Dottor Coale di Boston. Questo secondo testimone dichiara come il primo:
“Il movimento della tavola fu davvero notevole. Tre dei miei amici presenti, tutti uomini robusti e di un buon peso, tentarono di far abbassare il mobile, mentre anch’io facevo del mio meglio per tenerle fermo. Nondimeno si alzò da terra e ondeggiò avanti e indietro, mentre il medium restava del tutto ivo e rideva dei nostri inutili sforzi per resistere al movimento della tavola” [6]
Unita ad una profusione di altre simili relazioni, questa testimonianza mi pare eccellente. Non vi era esclusione di luce. Nelle sedute che si svolgono nella oscurità, con medium in ipnosi che gemono o si agitano penosamente, i nervi dei presenti sono spesso in uno stato di ipertensione, e si crea un’atmosfera ideale per le allucinazioni d’ogni sorta. Ma qui non v’era nulla del genere. Per di più, il giudice Edmonds e l’ex governatore Tallmadge erano uomini di esperienza. Dovevano conoscere il valore dell’elemento probatorio. Edmonds non ci dice i nomi dei medium autori dei molti meravigliosi fenomeni a cui assisté, ma, quasi per certo Daniele Home era tra questi. Non ho mai potuto apprendere con precisione se il giudice fosse presente alle sedute che Home, allora appena ventenne, diede nella casa del signor Refus Elmer, in Springfield (Mass.), ma una dichiarazione firmata dal signor Elmer e da altri dieci, attestava che il 28 febbraio 1852 si verificava quanto segue:
“La tavola attorno alla quale eravamo seduti, fu mossa da una potenza ignota ed invisibile, con tale forza irresistibile che nessuno dei presenti poteva tenerla ferma. Due uomini, stando uno da una parte e uno dall’altra del mobile e afferrandolo nel medesimo tempo, non poterono, pure esercitando tutta la loro forza, frenare il moto. Nonostante i loro tentativi la tavola si spostò di alcuni piedi... Cinque uomini, il cui peso complessivo ammontava a 855 libbre, salirono sulla tavola (che non aveva rotelle) e questa si mosse ripetutamente spostandosi da otto a quindici centimetri... Le manifestazioni si verificarono in un locale perfettamente illuminato!” [7]
Un’altra manifestazione alla quale Home prese parte non esaurirà, spero, la pazienza del lettore: si verificò il 15 aprile 1852 nella casa del signor Elmer, e tra i presenti si trovava il signor David A. Wells, professore di elettrotecnica e chimica all’Università di Harvard, il quale prima d’allora era stato molto scettico nei riguardi dei fenomeni spiritici. Un resoconto di quanto accadde fu steso e in esso, tra altre cose, leggiamo:
“Mentre nessuna forza visibile veniva esercitata sulla tavola per alzarla o altrimenti muoverla dal punto in cui si trovava; essa fu vista chiaramente alzarsi dal suolo e gravitare nell’atmosfera per parecchi secondi, come se fosse sostenuta da un elemento più denso dell’aria. Il signor Welles si sedette sulla tavola la quale ondeggiò a destra e a sinistra con gran violenza e finalmente si posò sul pavimento, su due gambe, e rimase così inclinata per una trentina di secondi, quando nessuno, all’infuori del professore Wells, la toccava... Durante tali manifestazioni la stanza era ben illuminata, la lampada fu di frequente posta sopra e sotto la tavola, cosicché i presenti ebbero occasione di ispezionarla attentamente. Perciò dichiariamo categoricamente: siamo sicuri di non essere stati vittime di inganno o allucinazione” [8]
Questa relazione firmata dal professor Wells e dagli altri testimoni fu stampata e divulgata. Si noterà che i fenomeni non avvennero su un palcoscenico o con una tavola fornita dal signor Home, ma in una casa privata dove gli spettatori
avevano facilità di verificare. Inoltre le due sedute testé citate sono riferite dal signor S. B. Brittan, in una disquisizione, da lui stampata un anno dopo, riguardo lo spiritismo e le sue manifestazioni. Il suo avversario Dottor B. W. Richmond rispondendo a suo tempo alle dichiarazioni di Brittan, non tentò neppure di mettere in dubbio la prova costituita dalle due dichiarazioni. Egli non discute direttamente i fatti, ma allude vagamente al “movimento di solidi per mezzo della volontà”, citando Simon Mago e le assurde credenze dei cercatori di streghe, indi si richiama al fenomeno delle pallottole di sambuco, mosse dall’elettricità. E’ incredibile che gli avversari dello spiritismo potessero basare la loro controversia su questi elementi se avessero veduto un terreno più solido per impugnare la attendibilità delle testimonianze citate. Ora il critico è naturalmente libero di dichiarare che questi resoconti sono menzogneri e scritti in malafede, ma, a parte un giudizio così sommario, è difficile trovar elementi positivi per respingerli come riferentisi a fatti reali. Non è ammissibile che un buon numero di persone, in una stanza ben illuminata, veda per pura suggestione una tavola che si alza dal suolo a dispetto di tutti gli sforzi per tenerla ferma. Non possiamo supporre che un uomo del livello intellettuale e dell’esperienza del giudice Edmonds possa, in tre o quattr’anni, essersi ingannato e suggestionato su ciò che realmente accadeva in sua presenza, tanto più che queste manifestazioni esercitavano un’influenza decisiva sulla sua vita. Se la possibilità di un abbaglio o di una deficienza di memoria può essere invocata come base sufficiente per respingere queste testimonianze, come possiamo noi scagliarci contro il razionalista che si rifiuta di accettare le prove e le testimonianze pei miracoli del Vangelo? I testimoni della Giudea erano esseri semplici e incolti, ma noi crediamo alla loro testimonianza, poiché essi riferirono i fatti che avevano veduto coi loro occhi. Se l’esperienza del giudice Edmonds fosse un caso isolato, sarebbe più difficile formarsi un’opinione, ma noi abbiamo letteralmente delle schiere di uomini attendibili che dichiarano di aver assistito a fenomeni analoghi. Come lui, essi iniziarono le loro indagini con incredulità e se ne andarono convinti. La complicazione maggiore sta nell’impossibilità di dare un’idea chiara della massa e della forza conclusiva delle testimonianze disponibili. Un vasto numero di spiritisti, come il professar Robert Hare dell’Università di Pennsylvania [9] il signor Cromwell Varley, Membro della Reale Società, il signor Damiani e il signor W. H. Harrison, più tardi redattore del giornale “The Spiritualist” tanto per nominarne qualcuno, cominciarono le loro esperienze essendo assolutamente scettici nei riguardi dei fenomeni [10] Il Professar Hare sembra essersi definitivamente convinto dopo una lunga serie di esperimenti scientifici, osservando il movimento di pesanti tavole in circostanze che precludevano la possibilità di cause naturali o fraudolente. Il fatto che tanto
lui quanto il giudice Edmonds fossero portati in seguito ad annettere una seria importanza alle fantastiche comunicazioni ottenute dal mondo degli spiriti per mezzo della scrittura medianica, non mi sembra atto ad invalidare in alcun modo la testimonianza riguardo le manifestazioni fisiche a cui avevano assistito. Quando essi affermano che in un locale illuminato hanno visto una pesante tavola spostarsi, inclinarsi o rimaner sospesa nell’aria senza alcun contatto, è impossibile credere che i loro occhi si siano ingannati o che essi abbiano mentito. Un bambino sarebbe abbastanza competente per decidere se una cosa simile accadde o non accadde. Probabilmente il più notevole elenco di questi fenomeni che mai sia stato pubblicato è quello contenuto nel volume Experiences in Spiritualism with Dr. D. D. Home, che fu stampato privatamente nel 1869 dall’allora Lord Adare, e da suo padre, terzo conte di Dunraven [11] Lord Adare, più tardi quarto conte di Dunraven, poco tempo prima della sua morte scrisse ai giornali per testimoniare che in più di mezzo secolo la sua opinione sui fatti inerenti allo spiritismo non aveva subito alcun mutamento. Oltre settanta sedute, tenute tra il 1867 e il 1869, sono descritte nel suo libro che riporta anche i nomi di una cinquantina di persone che assistettero in diverse occasioni. Una copia del rapporto fu mandata ad ognuno con la preghiera che, se il resoconto coincideva con i loro ricordi dei fatti verificatisi, permettessero che il loro nome fosse citato per testimoniare l’esattezza. Ci vien detto che tutte le risposte furono affermative. I nomi citati comprendono quelli di scienziati come lo stesso Dunraven, il conte di Crawford e il dottor Gully (padre del visconte Selby, Relatore alla Camera dei Comuni); vi sono inoltre avvocati, ufficiali dell’esercito, letterati e un buon numero di signore dell’alta società. Le descrizioni sembrano essere state scritte un paio di giorni dopo le sedute, e per la maggior parte vi è dovizia di dati e particolari. Benché, sfortunatamente, non vi siano informazioni precise sull’illuminazione dei locali in tutti i resoconti, pure in molti di essi è fatta menzione di lampade, candele o di qualche fuoco brillante. Quello che dà ulteriore interesse e attendibilità al volume, è il fatto che Lord Dunraven padre, convertito al Cattolicesimo, pur dichiarandosi convinto della realtà dei fenomeni, non si proclamava spiritista. Egli affermava che, anche ammettendo che gli spiriti fossero quelli di esseri umani traati, la difficoltà dell’identificazione rendeva il problema poco convincente. Egli aggiungeva: “Non possono nascondere il mio proprio stato di dubbio nei riguardi della fonte a cui sono dovuti i fenomeni dello spiritismo; ho inoltre la impressione che pericoli non trascurabili accompagnino la pratica dello spiritismo”. Non mi propongo di discutere le manifestazioni meno comuni, ma, anche limitandoci per il momento al movimento e alla levitazione dei mobili, di cui abbiamo una quantità di esempi riferiti nel volume di Lord Adare, sembra impossibile credere
che, nell’infinita varietà di condizioni descritte, gli spettatori fossero sempre vittime di una frode. Per esempio, nella prima seduta a cui Lord Adare assistette, tenuta a Malvern, nella casa di una certa signora Thayer, vi era una grossa lampada sul pianoforte, nonché due candele accese, con carta e matita sulla tavola pesante. La tavola fu ripetutamente inclinata a quarantacinque gradi; la superficie era liscia, eppure le candele, la carta e la matita non si mossero. Lord Adare continua:
“La tavola si spostò verso di me fino ad appoggiarsi contro il mio petto; retrocessi spingendo indietro la seggiola fino a che questa fu addossata al muro e non poté andare oltre; la tavola continuò a premermi... poi una seggiola che stava contro lo stesso muro ad una distanza di forse cinque metri, si mosse rapidamente e venne a porsi accanto alla tavola di fianco alla mia seggiola. L’effetto fu sbalorditivo” [12]
Non si potrà certo insinuare che Lord Adare, scrivendo questo resoconto il giorno seguente, per suo padre, abbia inventato questi incidenti, oppure se li sia sognati o sia stato ingannato da qualche meccanismo invisibile attaccato alla seggiola o alla tavola. Chi potrebbe pensare a un caos di allucinazione leggendo il racconto di una seduta svoltasi al n. 7 di Buckingham Gaie? Lo stesso Adare scrive:
“Eravamo a pranzo; mangiavamo, bevevamo, chiacchieravamo allegramente senza che alcuno alludesse o pensasse allo spiritismo, quando fu bussato alla porta. Charlie, il capitano Wynne volse il capo e disse, “avanti”. La porta non si aperse, ma un momento dopo udimmo dei colpi sulla tavola e una seggiola si staccò dal muro, venne verso la tavola (senza che alcuno la toccasse) e si pose nella posizione più naturale, tra Emma (la signora Wynne) e Home” [13]
Nello stesso modo, in un’altra occasione, quando Lord Adare era seduto e intento a scrivere (quindi presumibilmente in piena luce) ed era solo nella stanza con Home, “una seggiola si mosse lentamente avvicinandosi alla scrivania e
percorrendo una distanza di circa un metro e mezzo”. Nessuno oserà affermare che l’autore di questi resoconti fosse un credulo visionario. Già nel 1867 egli aveva lavorato come corrispondente di guerra per il “Daily Telegraph” in Abissinia, e poco dopo assunse le stesse funzioni per il medesimo giornale durante la guerra franco-prussiana e durante l’assedio di Parigi. Pochi anni dopo egli pubblicò il suo famoso libro The Great Divide, e in seguito, per ben due volte, fu Segretario di Stato per le Colonie. Quindi o gli incidenti si sono verificati come egli li ha descritti, o Lord Mare mentiva e quest’ultima ipotesi è inconcepibile. Sento il bisogno di scusarmi per la monotonia di questi resoconti. La semplice levitazione dei mobili non è certo interessante quanto l’apparizione di spiriti o di luci sovrannaturali, o il gravitare di carillon, o ancora il contatto di mani materializzate, e i colpi che nelle sedute di Eusapia Palladino assumevano una potenza inaudita. Ad ogni modo, quando si ha la parola di uomini d’onore come il giudice Edmonds o come Lord Adare, che testimonia di ciò che i loro occhi hanno veduto in circostanze in cui non vi era oscurità di visione o opportunità di introdurre artifici meccanici, mi sembra assurdo chiudersi in un ostinato scetticismo. Per fenomeni di questa natura non occorrerebbero neppure osservatori dotati di nozioni scientifiche, quantunque non mancassero tra i testimoni gli scienziati da Sir William Crookes, Sir William Huggins, e Alfredo Russe] Wallace, a Sir Oliver Lodge, Sir William Barrett e ai professori Lombroso e Richet che osservarono gli stessi movimenti nelle più svariate circostanze. Qualunque uomo intelligente e equilibrato sa che nel dichiarare di aver veduto una tavola sospesa in aria chiede molto alla fiducia dei suoi ascoltatori. Se è onesto non si lascerà andare ad affermazioni del genere, a meno che non sia convinto che le circostanze precludano ogni possibilità di spiegazioni banali o naturali. Del resto l’uomo che si dilunga maggiormente in dettagli e ragionamenti per giustificare la propria convinzione, non è sempre il testimone più attendibile. Per determinare la realtà dei fenomeni fisici dello spiritismo in generale, non abbiamo bisogno di andar oltre i movimenti e la levitazione di oggetti materiali. Naturalmente non voglio affermare che, per il fatto di aver stabilito la realtà dei casi di levitazione, si debbano di conseguenza accettare incondizionatamente altri. fenomeni, come la materializzazione, lo spostamento dei corpi attraverso le porte chiuse, ma abbiamo almeno mostrato che alcune di queste manifestazioni fisiche esulano dal campo delle cause naturali e l’approvata esistenza di una forma di “miracoli” appiana la strada per una più pronta accettazione di altre forme. Per quanto concerne il movimento e la levitazione di corpi solidi, ci fornisce ottime testimonianze il Report on Spiritualism pubblicato dalla Società Filologica nel 1871. Il primo comitato di inchiesta ottenne ottimi risultati. Non fu impiegato alcun medium retribuito, ma
nel comitato stesso erano stati inclusi diversi medium. Costoro, a quanto ci vien detto, erano “persone di buona posizione sociale e di integrità irreprensibile, non avendo alcuno scopo pecuniario da raggiungere e quindi nulla da guadagnare servendosi degli inganni”. Tutte le sedute ebbero luogo nelle case private dei membri del Comitato, ed eccetto alcuni casi menzionati in particolare, si svolsero in piena luce. Il rapporto dice fra l’altro:
“Dei membri del Comitato circa i quattro quinti iniziarono le indagini con spirito di scetticismo sulla realtà dei pretesi fenomeni, credendo fermamente che fossero prodotti da frodi o da illusioni, oppure da azione muscolare involontaria. Soltanto di fronte a prove inconfutabili in condizioni che precludevano la possibilità dell’uno o dell’altro caso, e dopo aver ripetuto più volte gli esperimenti, i più scettici, lentamente e quasi a malincuore, si convinsero che i fenomeni a cui avevano assistito erano fatti reali” [14]
Dopo quaranta riunioni, tenute nello spazio di oltre un anno, i membri riferirono:
“Sotto certe condizioni fisiche e mentali di uno o più dei presenti, si manifesta una potenza sufficiente a mettere in moto corpi pesanti, senza l’impiego di alcuna forza muscolare, e senza il contatto materiale tra tali corpi e le persone presenti”.
Essi dichiaravano inoltre che questa potenza talvolta produceva colpi e vibrazioni e che di frequente appariva diretta da un’intelligenza. Oltre a ciò essi divulgarono, a mo’ di illustrazione, il resoconto di una delle sedute più riuscite, nei seguenti termini:
“Durante una seduta un Comitato di undici persone si trovava da quaranta minuti attorno a una tavola da pranzo e già parecchi movimenti e suoni si erano verificati; allora le seggiole furono voltate con gli schienali verso la tavola a
circa venti centimetri da essa. Allora tutti i presenti si inginocchiarono sulle seggiole incrociando le braccia sullo schienale. In quella posizione i loro piedi erano naturalmente lontani dalla tavola e non toccavano il pavimento. Poi tutti stesero le mani sulla superficie della tavola stessa tenendole alzate di una diecina di centimetri. Nessuno poteva toccarla senza che gli altri se ne avvedessero. Nello spazio di un minuto la tavola si mosse quattro volte; prima di dieci centimetri da un lato, poi di una ventina dall’altro, poi ancora di una diecina di centimetri e infine di una quindicina. I presenti posero quindi le loro mani sullo schienale della seggiola a una trentina di centimetri dalla tavola. La tavola si mosse ancora quattro volte compiendo spostamenti variati da dieci a quindici centimetri. Le seggiole furono allontanate ancora di una quindicina di centimetri. Tutti si inginocchiarono come prima. Ognuno congiunse le mani dietro la schiena; i corpi dei presenti si trovarono ad oltre trentacinque centimetri dalla tavola e separati da esso dallo schienale delle seggiole. In questa posizione la tavola si mosse ancora quattro volte come in precedenza. Nel corso di questo esperimento conclusivo e in meno di mezz’ora, la tavola si mosse, senza che alcuno avesse la possibilità di toccarla, dodici volte; i movimenti avvenivano in diverse direzioni, alcuni secondo la richiesta dell’uno o dell’altro dei presenti. Allora la tavola fu accuratamente esaminata, capovolta, smontata, ma nulla fu scoperto di anormale. L’esperimento si svolse tutto in piena luce, grazie ad un lume a gas che ardeva al disopra della tavola stessa. In totale, il Comitato ha assistito ad una cinquantina di fenomeni simili, in otto differenti sedute, nelle abitazioni dei diversi membri, valendosi di tutte le prove e le verifiche che le loro intelligenze riunite poterono divisare”.
Un’esperienza ancor più stupefacente, ma dello stesso genere, fu riferita da E. W. Cox, avvocato di prima classe, fondatore del “Law Times” e autore di numerose opere legali. La tavola da pranzo usata era, come al solito, assai pesante e lunga quasi quattro metri; undici persone erano presenti e stavano a una certa distanza dal mobile, in una stanza ben illuminata. In queste circostanze la tavola, con una serie di ondeggiamenti, girò su se stessa quasi del tutto e cioè l’estremità che si trovava da un lato della stanza al principio dell’esperimento era ata dal lato opposto al termine di esso. Ma l’incidente più singolare fu il finale. L’avvocato Cox scrive:
“La tavola dopo aver girato su se stessa, era stata lasciata fuori di squadra rispetto alle pareti e le mancava ancora uno spostamento di una settantina di centimetri per essere completamente voltata. Il gruppo si era sciolto e si era allontanato formando due o tre crocchi. Improvvisamente la tavola girò con violenza spostandosi in quei settanta centimetri che mancavano perché fosse diritta rispetto ai muri, investendo letteralmente una signorina che si trovava accanto ad essa nell’atto di indossare il mantello; la signorina cadde a terra. In quel momento nessuno toccava la tavola e soltanto la signorina era a pochi centimetri da essa” [15]
Se queste manifestazioni sembrano di una categoria banale e relativamente vecchie, sono state scelte perché, quantunque vi siano innumerevoli altri esempi di fenomeni simili, i testimoni non sono del livello del giudice Edmonds o di Lord Adare; inoltre è forse opportuno che un periodo ragionevole sia ato, perché i fatti si possano vedere nella loro giusta luce. L’esperienza di indagatori venuti più tardi, ben lungi dall’invalidare gli argomenti che si possono dedurre da più vecchi resoconti, li hanno valorizzati. Non riesco a trovar nulla nella dissertazione del dottor Liljencrants che offra spiegazione plausibile di sorta sul movimento di pesanti tavole e mobili in generale, senza contatti, veduti da testimoni di indiscutibile integrità, in piena luce. Senza dubbio un critico che avvicina l’argomento dal punto di vista del defunto signor Podmore, potrà sempre trovare il punto debole in ogni singola testimonianza. Ma un credente cristiano che accetta il piano di apologetica adottato dai teologi cristiani quasi senza eccezione, è costretto a difendere la testimonianza sui miracoli contenuta nel Nuovo Testamento quali si trovano negli Evangelisti e negli Atti degli Apostoli, considerati semplicemente come documenti storici. Ogni salda credenza nell’ispirazione delle Sacre Scritture deve dipendere dalla nostra intima sicurezza della personalità divina e della missione di Gesù Cristo e per stabilire questi elementi dobbiamo essere in condizioni di trattare la narrazione del Nuovo Testamento come degna di fede. La linea seguita dal dottor Liljencrants, a imitazione di Podmore, sarebbe tale, mi sembra, da mettere in pericolo le basi necessarie per l’accettazione di normali testimonianze umane per eventi miracolosi. Si potrebbe naturalmente obiettare che gli esempi a cui mi sono riferito sono tutti vecchi di mezzo secolo od anche più. A questo si potrebbe in primo luogo rispondere che i miracoli del Vangelo, sulla cui realtà ogni sistema di apologetica cattolica è basato, hanno, non solo cinquanta, ma quaranta volte cinquant’anni o poco meno. Inoltre la tendenza delle ricerche psichiche più
recenti è stata di esperimentare con medium che raramente producono fenomeni se non allo scuro. Sembra che in queste cose domini la moda e da ultimo i maggiori sforzi sono stati tesi ad ottenere nuove forme di manifestazioni, materializzazioni ectoplasmiche, apporti, impronte digitali, modelli in paraffina, ecc. Per tutti questi fenomeni l’oscurità sembra indispensabile e, a mio giudizio, per quanto rigoroso sia il controllo, tali esperimenti non sono mai del tutto convincenti. Il movimento di pesanti tavole o di altri mobili, senza contatto e in piena luce, quando vien riferito da osservatori intelligenti attendibili, è assai più convincente. Si sente parlare tuttora di fenomeni di questo genere che si verificano in circoli privati, ma i più noti medium, ai nostri giorni, non dedicano più, a quanto pare, le loro attenzioni a queste manifestazioni. Pure è molto interessante leggere nel volume di Padre C. N. de Heredia, pubblicato recentemente in Spagna, Las Fraudes Espiritistas y los Fenomenos Metapsiquicos (1931), come in cinque sedute che egli ebbe con il medium “S” i movimenti prodotti di una grossa tavola da pranzo con sei gambe fossero veramente straordinari. Soltanto il medium era a contatto con la tavola. Padre de Heredia e due amici erano le sole persone presenti, ma fungevano semplicemente da spettatori. La stanza non era mai stata visitata in precedenza dal medium ed era ben illuminata. Giova notare che il Padre non insinua in alcun modo che gli straordinari movimenti da lui osservati potessero essere dovuti a un trucco. Al contrario benché fosse lui stesso un esperto prestigiatore e conducesse un’accanita campagna contro i fenomeni fraudolenti, egli dichiara che le condizioni erano tali da escludere la possibilità della frode e che il medium era una persona superiore ad ogni sospetto (persona de entera confianza, p. 250). Con i tavolini più piccoli usati per ottenere i colpi, i movimenti violenti si verificano ancora spesso e vengono menzionati di frequente dagli osservatori. Molti casi di questo genere si potrebbero citare dal libro di Sir Oliver Lodge, Raymond, dove ad esempio nel capitolo XIV l’autore, parlando dell’esperienza fatta in famiglia, osserva:
“Un tavolino (usato per comunicazioni) in queste circostanze non pare più inerte, si comporta come se fosse animato. Nel tempo in cui è animato (come ad esempio un violino o un piano possono essere animati e in certo qual modo dominati dall’abile musicista) l’effetto di drammaticità che si raggiunge è davvero notevole. Il tavolino può esprimere esitazioni, certezza; può domandare informazioni, oppure trasmetterle; può riflettere prima di dare una risposta; può dare il benvenuto ad un nuovo arrivato; può indicare gioia e dolore, allegria o
tristezza; può tenere il tempo di una canzone come se si unisse al coro; e ciò che è più notevole, può manifestare affezione in un modo inequivocabile”.
Quantunque questo possa suonare alquanto fantasioso al nostro orecchio, devo dire che l’esperienza personale di molte persone degne di fede e a me ben note, conferma nel complesso l’impressione di Sir Oliver. Per di più osservazioni simili si trovano ripetutamente nella letteratura sull’argomento. Prendendo per esempio l’ultima opera del genere capitata nelle mie mani - We are Here, del giudice Ludvig Dahl (1931) vediamo come l’invisibile spirito di suo figlio (così crede il giudice) comunicò con lui attraverso un tavolino.
“Esso manifestò una gioia sfrenata, fece roteare il tavolino sottraendolo alle mani di coloro che vi sedevano attorno trasportandolo sulle mie ginocchia, mentre io mi trovavo là soltanto come ivo spettatore. Tutti ci sentimmo profondamente commossi”.
Si noti anche che, per quanto di recente si intenda parlare meno del movimento o levitazione di grosse tavole da pranzo, come nei fenomeni descritti dal giudice Edmonds, pur essi sono verificati recentemente con certi medium dei fenomeni che richiedevano l’uso di grande forza fisica. La signorina Caterina Goligher era tra questi medium. E’ vero che furono manifestati dei sospetti sui fenomeni da lei prodotti, specialmente su quelli di materializzazione, da E. Fournier d’Albe nel suo rapporto del 1922, ma è difficile respingere la testimonianza di indagatoti come il signor W. Whately Smith e come Sir William Barret, i quali tennero con lei delle sedute durante gli anni 1915, 1916. Questo è stampato nei “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica (Vol. XXX, 1919, pag. 306-337), e riguarda soltanto i colpi e i movimenti fisici della tavola. Il primo testimone dichiara che, per quanto esercitasse una pressione di almeno cento libbre, non poté impedire alla tavola di muoversi. “In un certo momento la tavola diveniva così pesante che io non potevo sollevarla; un momento dopo, quando avevo per un istante rilassata la mia stretta, essa fu !evitata, mentre io mi trovavo a non più di quindici centimetri di distanza”. Sir William Barret dice: “Allora la tavola cominciò ad alzarsi dal pavimento fino a raggiungere un’altezza di venticinque o
trentacinque centimetri, rimanendo così sospesa e perfettamente orizzontale”. Egli e un amico, il dottor W., poterono are sotto le mani congiunte dei partecipanti alla seduta per tentare di riportare la tavola sul pavimento, ma “entrambi trovammo la cosa impossibile... io allora mi sedetti sulla tavola, quando era alzata di una trentina di centimetri dal suolo, ed essa cominciò ad ondeggiare fino a che s’inclinò in guisa da obbligarmi a scendere”. Ma bisognerebbe leggere l’intera descrizione per avere un’idea adeguata della forza della testimonianza. Non si deve dimenticare che tanto Sir William Barret che il signor Whately Smith erano esperimentati osservatori, che non ignoravano di certo la possibilità di trucchi e frodi nelle manifestazioni medianiche. Aggiungerei che Sir William Barrett, che fu presidente della Società per la Ricerca Psichica (inglese) ci dà nei “Rapporti” della Società stessa (Vol. IV, pag. 25-44), altri notevoli esempi di movimenti fisici da lui osservati. In uno di questi non vi era alcuno a contatto con la tavola e in un altro caso, forse il più notevole, il medium era un fanciullo di dieci anni, in presenza del quale colpi e parziali levitazioni si verificavano in pieno giorno. Padre de Heredia sembra convinto che i colpi ed anche i più violenti movimenti delle tavole siano prodotti da una forza puramente naturale (una fuerza de origen puramente natural) che si esercita ed è controllata dal subcosciente del medium. L’ipotesi si avvicina assai, a quanto sembra, alla “forza psichica” di cui ci parlano sir. William Crookes e l’avvocato Cox, ma si presta a molte obiezioni. La forza, come gli esempi sopracitati tendono a dimostrare, è spesso esercitata senza alcun contatto fisico con l’oggetto levitato, inoltre la si trova associata ad una intelligenza e a certe nozioni che non possono facilmente esser spiegate, perché non trovano alcuna rispondenza nel livello intellettuale e culturale del medium. Ma forse non si può trovare miglior prova della realtà della forza esercitata a distanza e nello stesso tempo dell’impossibilità di considerarla semplicemente come una cieca proiezione di energia, non si può, ripeto, trovare miglior prova, dei fenomeni prodotti con una fisarmonica, caratteristiche della medianità di Daniele Home. Essi meritano un capitolo separato.
[1] JOHAN LILJENCRANTS, Spiritism and Religion.: “Can you talk to the Dead ?” including a study of the most remarkable cases of spirit control, DevinAdair Co. Dal libro stesso apprendiamo che il Barone è nato ed è stato allevato in Svezia. Prestò servizio nella Guardia Reale Svedese, ma si trasferì in America nel 1910, all’età di venticinque anni e colà si convertì al Cattolicesimo. In seguito studiò teologia e fu ordinato sacerdote nel 1915.
[2] Vedere la lettera del signor DAMIANI in: “The Spiritualist”, 15 marzo 1873, pag. 140-141. [3] Spiritualism, Vol. I. page 24. [4] Appeal to the Public on Spiritualism, New York, 1858 (scritto nel 1853), pag. 8. [5] Ed. W. CAPRON, Modern spiritualism, ist Cact and Fanativisms, Boston, 1855, pag. 349; vedasi anche Experimental investigation del prof. R. HARE, New York, .1858, ediz., pagine 307-312. [6] SPICER, Sights and Sounds, Londra, 1853, pag. 363-371. Le sedute descritte devono avere avuto luogo nel 1852. Il resoconto vale la pena di esser letto e il carattere probatorio di certi frammenti di informazioni può difficilmente essere messo in dubbio.. [7] Uno dei testimoni oculari, il signor S. B. Brittan che appose la sua firma a questa dichiarazione (stampata poco tempo dopo nel Shekinah, 1852, pag. 291), la cita per intero nella sua Discussion with Dr. B. W. Richmond, New York, 1852, pagine 233-235. [8] Vedere S. B. BRITTAN, A Discussion of... Spiritualism. New York, 1853, pag. 247. [9] Vedasi specialmente: HARE, Experimental Investigation of the Spirit Manifestations, pag. 131 e segg.; pag. 38-41 e 46, [10] Per il signor WARLEY e il signor DAMIANI vedasi il Report on Spiritualism, pag. 157 e 195. [11] E’ stato ristampato recentemente dalla Società inglese per la Ricerca Psichica nel vol. XXXV dei suoi “Rapporti”. [12] ADARE, Experiences, pag. 2. [13] Ibid., pag. 93. [14] Report on Spiritualism, Longmans, 1871, page 9.
[15] E. W. Cox, Spiritualism Answered by Science, 187i, pag. 6, 7 e 25.
CAPITOLO NONO - La fisarmonica di Daniele Home
Il nome di Padre C. M. de Heredia è già stato menzionato e molti dei miei lettori conosceranno probabilmente il suo libro Spiritism and Common Sense il quale, pubblicato nel 1922, ebbe due edizioni in sei mesi e fu tradotto in tedesco, olandese e portoghese. E’ da notare che questo eminente Gesuita non respinge tutti i fenomeni fisici indistintamente, come di origine fraudolenta. Al contrario, nella sua ultima opera, Las Fraudes Espiritistas (1931), egli dichiara apertamente che è proclive a credere alla levitazione di oggetti inanimati, quali tavole, sgabelli, ecc... Però l’impressione generale lasciata dalla lettura dei suoi scritti e dalle sue conferenze, porterebbe indubbiamente l’osservatore superficiale a concludere che il suo punto di vista non differisce di molto da quello del dottor Liljericrants che, come abbiamo visto, considera Home come, né più né meno di un impostore di eccezionale abilità. Sarebbe una grande semplificazione di molti problemi se si potesse dire che tutte le svariate manifestazioni dello spiritismo sono semplicemente dei trucchi. Ma la forza delle testimonianze e delle prove mi sembra, come già precedentemente ho spiegato, assolutamente contraria ad una soluzione tanto comoda. Quello stesso “buon senso” a cui fa appello Padre de Heredia nel suo libro, deve costringere gli uomini ragionevoli a riconoscere il valore della testimonianza umana quando questa testimonianza rimane uniforme in variate condizioni, e quando la possibilità di abbaglio, dovuto a luce insufficiente o altro, è esclusa in modo assoluto. Inoltre, ripeto che, da un punto di vista logico, i cristiani che accettano i miracoli ed altri incidenti raccontati dal Vangelo, si trovano in una situazione eccezionale. Non possono coerentemente respingere con ostinazione le reiterate testimonianze di moderni testimoni attendibili che riferiscono ciò che i loro occhi hanno venuto e ciò che le loro orecchie hanno udito, in circostanze che apparentemente escludono la possibilità di un inganno. Tutto il nostro sistema di apologetica è basato sulla credenza della verità di ciò che dicono gli Evangeli, quando, per esempio, ci riferiscono che nostro Signore camminò sulle acque o apparve improvvisamente ai suoi discepoli in una stanza le cui porte erano chiuse. Discutere dell’intera gamma di fenomeni spiritici di Home, richiederebbe uno spazio eccessivo e non mi è possibile farlo qui. Mi propongo quindi di limitare le mie presenti osservazioni ad un semplice tipo di fenomeno, non perché mi sembri il più conclusivo, ma in parte perché viene definito come un trucco, sia da Padre de Heredia che dal
dottor Liljencrants, mentre proprio su questa manifestazione abbiamo innumerevoli e importanti testimonianze. Padre de Heredia si riferisce a questo argomento tre volte, ma il o principale è il seguente:
“Padre Ugarte de Ercilla fa molto caso al famoso esperimento di Sir William Crookes con il medium Home [1] in cui una fisarmonica tenuta dal medium suonò, per la presunta influenza degli spinti. La fisarmonica viene tenuta con una mano per l’estremità priva di tasti, mentre l’altra estremità penzola verso il pavimento senza che alcuno la tocchi; in tal modo il medium non potrebbe manipolarla. Una rete metallica è posta alio strumento sospeso in modo che nessuna mano possa raggiungere l’altra estremità per muovere lo strumento, per farvi entrare l’aria necessaria a produrre suoni, oppure per premere i tasti. Eppure, dopo qualche minuto, si ode un motivo. La dimostrazione produce un effetto straordinario sui presenti. Può essere fatta in piena luce. Solitamente la fisarmonica è sospesa sotto una tavola la quale attrae gli spiriti o per lo meno è considerata tale. Questo, in generale, vien considerato uno dei migliori fenomeni spiritici. Io produco la medesima dimostrazione nel corso delle mie conferenze. Dopo qualche minuto di attesa, faccio un segnale ad un amico che si trova dietro una divisoria, e l’amico suona un motivo su un’altra fisarmonica. Siccome egli è invisibile e la fonte del suono non è individuabile, specialmente quando l’attenzione à concentrata sullo strumento visibile, l’effetto è tanto convincente quanto il trucco è semplice”.
Il dottore Liljencrants, seguendo le orme di Podmore, suggerisce una spiegazione molto diversa. Egli scrive:
“L’esperimento con la fisarmonica fu considerato da Sir William Crookes e dai suoi assistenti come una specie di prova del fuoco. Evidentemente Home, nelle circostanze che ci vengono riferite, non può aver suonato egli stesso lo strumento. D’altra parte, il preteso fenomeno è tanto straordinario che noi non possiamo accettarlo, a meno che ogni possibilità di prestidigitazione o d’altre forme di frode possa essere esclusa. Questo, a nostro- giudizio, non è possibile...La musica consisteva di alcuni suoni, diverse note in successione e un
motivo molto semplice. Non sarebbe forse stato facilissimo per Home produrre quei suoni per mezzo di un minuscolo carillon, nascosto sulla sua persona? La conclusione più naturale, dunque, è che la fisarmonica non suonò e che coloro che presenziarono alla seduta conclo semplicemente che i suoni provenienti dal carillon nascosto, provenissero invece dalla fisarmonica. Non vi è nulla nel recente resoconto di Sir William che ci faccia pensare che egli accertasse l’esatta provenienza dei suoni”.
Il dottor Liljencrants nel suo Spiritism and Religion si dilunga sull’argomento, ma non è facile credere che un piccolo carillon possa suonare come una fisarmonica. Egli, d’altra parte, non ha dei fatti una più profonda conoscenza di quella che si può ottenere dal breve sommario fatto dallo stesso Sir William Crookes in un suo articolo in proposito o dal Newer Spiritualism di Podmore. Liljencrants adotta interamente l’ipotesi di quest’ultimo, secondo la quale “non occorreva altro apparato all’infuori di un piccolo carillon, di uno scorsoio di seta nera e di un gancio acuminato”. Nel leggere i resoconti dati da Padre de Heredia e da Liljencrants si sarebbe portati a supporre che il fenomeno della fisarmonica si fosse prodotto soltanto nelle sedute con Sir William Crookes nel 1871. La verità è invece che la manifestazione è stata esibita costantemente da Home in un periodo di quasi vent’anni ed è stata descritta particolareggiatamente dai più svariati testimoni. Il primo resoconto che mi sia capitato sott’occhio appartiene, a quanto sembra, ed una seduta tenuta il 17 marzo 1855, prima che Home venisse in Inghilterra. Il signor Rufus Elmer dice:
“Una fisarmonica tenuta sotto la tavola dal signor Home, con una sola mano (egli teneva l’altra sulla tavola), con i tasti in basso, suonò con forza notevole qualunque pezzo richiedessero i presenti, compresa qualche musica straniera. Ognuno dei presenti provò a tenere la fisarmonica nello stesso modo e lo strumento continuò sempre a suonare. Queste manifestazioni si sono verificate nella stanza bene illuminata da una lampada a gas”.
Cito questa testimonianza non per il suo valore probatorio, poiché del signor Rufus Elmer so soltanto che era una persona di condizione elevata di
Springfield, ma perché risale ai primi tempi della carriera di Home. Il resoconto è riportato nel libro del professar R. Hare Experimental Investigation [2] Ammettendo la verità della dichiarazione secondo la quale la fisarmonica suonò in una casa privata, non solo quando si trovava nella mano del medium, ma anche quando era tenuta dagli altri presenti, sarebbe difficile supporre che la musica udita potesse provenire da un carillon oppure da un’altra fisarmonica suonata nella stanza attigua. Come secondo testimone prendiamo il signor R. Bell, amico di Thackeray ed egli stesso eminente letterato che ha meritato un posto al “Cornhill Magazine” (agosto 1860) e forni un articolo su Home, sotto il titolo Stranger Man Fiction. Thackeray, nello stamparlo nella sua rivista, garantiva la buona fede e l’onorabilità dell’autore. La descrizione del fenomeno ottenuto con la fisarmonica è troppo lunga per essere citata per intera. Il signor Bell si dilunga sulla bellezza della musica: “Noi ascoltavamo col fiato sospeso. L’atmosfera era carica di emozione mentre la musica di una dolcezza intensa proveniva dallo strumento”. Poi egli continua:
“Che una fisarmonica possa aver suonato senza che alcuno la toccasse, è un fenomeno che molti metteranno in dubbio... la storia sarà respinta come un fenomeno di illusione o come il risultato di una frode... Ma è inutile meditare su ciò che potrebbe esser fatto con qualche abile trucco, poiché quella della frode è una congettura da scartare, dal momento che lo strumento ha suonato regolarmente mentre io stesso lo tenevo con una mano in mezzo alla stanza e in piena luce. La fisarmonica si contraeva e si allungava regolarmente tanto che nei aggi più forti trovavo difficoltà a tenerla e talvolta dovevo afferrarla con due mani. Questa esperienza non è un caso isolato. Ho assistito ad altri esperimenti, con gli stessi risultati, in diverse occasioni in cui lo strumento era tenuto da altri” [3]
Quando sorse una polemica giornalistica, causata da questo articolo, il dottore Gulli (di cui abbiamo già parlato), che era stato pure presente, confermò pienamente il resoconto del signor Bell. La seduta aveva avuto luogo nella casa di un ministro, il signor Milner Gibson. Ed ora iamo a Mayfair ad una casa di campagna nello Hampshire. Ecco quello che, secondo le dichiarazioni del Capitano Chawner, avvenne nella sua casa a Newton Vallence, nel Maggio del 1864:
“La fisarmonica suonava in modo meraviglioso, mentre il signor Home la teneva con una mano sotto la tavola; noi avevamo però la possibilità di guardare sotto la tavola stessa mentre lo strumento suonava. Il medium la teneva con una mano, con la tastiera in basso e l’altra sua mano era sulla tavola. Chiesi che suonasse Last Rose of Summer, e in quella posizione senza che alcuno toccasse i tasti, la fisarmonica ci incantò con le sue dolci note che poi, man mano, si affievolirono come se si allontanassero. Pregai allora il medium di far suonare lo strumento mentre io stesso lo tenevo. Lo presi; lasciandolo cominciò dapprima a ondeggiare leggermente, poi il soffietto si contrasse ed emise qualche nota. In seguito le contrazioni e gli allungamenti divennero di una tale violenza che a fatica poteva tenere la fisarmonica. Stavo ad una distanza di almeno un metro dal signor Home, durante l’esperimento, ed era tra mia moglie e mia sorella. Il medium aveva entrambe le mani sulla tavola. Quanto la fisarmonica l’aveva avuta in prestito, poche ore prima, da un conoscente e il signor Home non l’aveva mai veduta fino a quella sera. Mia moglie volle tentare l’esperimento, ma qualunque sentisse che la fisarmonica si muoveva, non ne uscì alcun suono” (Spiritual Magazine 33, agosto 1864. pag. 378).
Il capitano E. H. Chawner, di cui si può trovare un necrologio nel “Times” del 23 dicembre 1916, era Giudice di Pace, molto noto nella buona società. Quella lettera teste citata, che porta la data del 24 maggio 1864, egli dichiarava inoltre: “Escludo nel modo più assoluto che potesse trattarsi di un trucco o di un’autosuggestione. Ci fu data ogni opportunità per verificare il fenomeno. Guardammo sotto la tavola e qualcuno vi si sedette persino sopra. Sono matematicamente sicuro che il signor Home non avrebbe potuto produrre il fenomeno a cui abbiamo assistito per mezzo di trucchi”. Il signor Franco Podmore, nella sua discussione sul fenomeno della fisarmonica, fa due singolari dichiarazioni. “Non trovo che in alcun caso i testimoni che ci hanno riferito di questa manifestazione abbiano specificato che la cosa avvenne in piena luce”, egli dice, poi aggiunge: “Inoltre non trovo che alcuno di questi testimoni abbia mai veduto con chiarezza come si compiva il movimento del soffietto; qualunque prestigiatore, nell’oscurità, o semioscurità potrebbe far contrarre lo strumento assicurando alla tastiera uno spago robusto e manovrandolo con la mano che apparentemente non tocca lo strumento”. Per un uomo che ha dedicato la sua migliore attività all’esame degli elementi probatori pro e contro lo
spiritismo mi sembra che questa sia una manifestazione di malafede. Prendiamo per esempio la seguente testimonianza. Scrivendo a proposito dell’articolo del dottor Carpenter nella “Quarterly Review” dell’ottobre 1871 sullo “Spiritualism”, G. S. Thompson, medico di Clifton, osserva:
“Il dottor Carpenter esprime il desiderio che un esperimento del genere venga tentato in piena luce e al disopra della tavola, anziché sotto di essa, in presenza di testimoni degni di fede. lo credo di poterlo soddisfare su questo punto... Ad una seduta, nella mia propria casa, la fisarmonica, tenuta, dalla mano del signor Home, ad una sessantina di centimetri sopra la tavola, suonò effettivamente e tutti gli astanti, sette persone, la udirono e inoltre poterono vedere chiaramente i tasti e il soffietto muoversi nello stesso tempo... Potrei anche aggiungere che la stanza era illuminata assai bene e che ogni angolo era visibile. Il signor Home non vide la fisarmonica fino a che non gli fu consegnata e cioè quando eravamo già tutti seduti alla tavola; mentre lo strumento suonava io ai la mia mano tutt’intorno ad essa per essere perfettamente sicuro che nulla era attaccato alla tastiera” [4]
Ma iamo ad un testimone più versato nelle scienze. Sir William Crookes, membro della Reale Società, parlando di una seduta svoltasi nella casa della signorina Douglas, al numero 81 di South Audley Street, Londra, il 9 maggio 1871, dichiara:
“Ho avuto cura di notare se il signor Home avesse le scarpe e se tenesse entrambi i piedi fermi e a qualche distanza dallo strumento; quantunque l’estremità munita di tastiera si alzasse e si abbassasse rapidamente e i tasti si muovessero secondo la musica richiesta, nessuna mano, né fili metallici, né spaghi di sorta si trovavano in vicinanza della tastiera stessa”.
Prosegue dicendo che la stanza era illuminata da quattro candele che si trovavano una sulla tavola, due sulla caminiera, una su un tavolino in un angolo; vi era inoltre il fuoco nel camino. La fisarmonica fu allora consegnata ad
altri, mentre Home teneva ambo le mani sulla tavola, e per qualche tempo continuò a suonare. Nello stesso modo Crookes nota a proposito di un’altra seduta: “Vedemmo allora i tasti muoversi uno dopo l’altro e constatammo che l’ignota potenza aveva il completo controllo dello strumento”. In questa occasione furono usate tre lampade a spirito per esaminare il fenomeno da vicino. Ho già fatto allusione al dottor Gully, medico di Malvern che fu in intime relazioni con Home per diversi anni. Il dottor Gully, citato nel Dictionary of National Biography, era il padre del ben noto Presidente della Camera dei Comuni che, prima di morire, fu creato Visconte Selby. In una serie di articoli pubblicati nella rivista “The Spiritualist” nel 1873, il dottor Gully descrive la musica meravigliosa suonata dalla fisarmonica in diverse occasioni, quando Home abitava presso di lui a Malvern. I suoi apprezzamenti entusiastici devono essere omessi, ma merita di essere riportata la seguente dichiarazione:
“Spesso la fisarmonica suonava giacendo sul pavimento o su un divano, senza che alcuno di noi fosse vicino allo strumento; ricordo come una volta suonò mentre era levitata al di sopra delle nostre teste; ma ben presto cadde, poiché muovendoci per osservare il fenomeno, vennero a mancare le condizioni necessarie alla manifestazione spiritica. Io stesso ho tenuto lo strumento accanto ad una lampada accesa, mentre Home stava vicino senza toccarlo. e ho veduto, senza possibilità di dubbio, i movimenti del soffietto e quelli dei tasti mentre gli spiriti agitavano la fisarmonica”.
Il dottor Gully aveva sessantacinque anni quando scrisse questo e visse ancora una diecina di anni. In vista delle altre testimonianze analoghe è difficile credere che nel fare una simile dichiarazione egli fosse allucinato o in malafede. Una singolare testimonianza del famoso avvocato Cox è infatti identica a quella del dottor Gully. Home aveva ato una giornata in casa di Cox; di ciò che avvenne dopo pranzo l’avvocato ci racconta:
“Mentre il signor Home ed io entravamo nel salotto illuminato a gas, una pesante poltrona che si trovava accanto al camino, a oltre quattro metri da noi, attraversò tutta la stanza e noi eravamo sulla soglia dell’uscio. Il signor Home si sedette al
piano e cominciò a suonare e cantare. Mentre mi trovavo accanto a lui ascoltandolo, mi venne in mente di provare se la fisarmonica suonava in mano mia come nella sua. Trassi dall’astuccio lo strumento che aveva acquistato quel giorno al Bazar di Soho e mi sedetti tenendolo dal lato privo di tasti, sospeso tra me e il signor Home, che continuava a suonare il piano. Ad un tratto sentii che la fisarmonica si alzava e sì abbassava, poi emise qualche nota e infine cominciò ad accompagnare, benché in un modo imperfetto, l’aria che il medium suonava al piano. Questo avveniva in piena luce e sono sicuro che egli non poteva toccare la fisarmonica, tanto più che suonava il piano con ambo le mani. Allora lo pregai di tenere la fisarmonica con la sinistra (io ero seduto appunto alla sua sinistra), e di suonare un’aria al piano con la destra. Egli seguì il mio suggerimento e immediatamente la fisarmonica tenuta da lui con i tasti in basso, suonò in modo perfetto accompagnando il piano, per almeno un quarto d’ora. Allora io ripresi la fisarmonica la quale continuò a suonare come prima. La forza della pressione esercitata dal basso in alto quando il soffietto si contraeva, era tale che dovevo esercitare tutta la resistenza di cui ero capace per tener fermo lo strumento” [5]
Naturalmente, anche qui, tutto dipende dalla fiducia che possiamo riporre nel nostro testimone. Chi era costui? Il Dictionary of National Biography ci dice che egli era un principe del foro. Scrisse molti libri di giurisprudenza, fondò e fu redattore del “Law Times” (come pure di altri giornali), e fino alla sua morte nel 1879, ricoperse importanti cariche ufficiali come Cancelliere di Portsmouth e Presidente delle Assise del Middlesex. Siccome era ricco, non poteva certo avere interessi di carattere pecuniario nel sostenere il signor Home. L’avvocato Cox si interessava molto di psicologia. Fondò e presiedette la Società Psicologica e fu membro della Società Filologica. Non divenne mai uno spiritista, ma come Sir William Crookes e qualche altro, ascriveva i fenomeni a cui assisteva, a ciò che egli chiamava forza psichica. Tutto ben considerato, sarei proclive a dire che non si potrebbe avere una testimonianza migliore, riguardo agli strani fenomeni di cui ci interessiamo, di quella offertaci da questo intelligente avvocato, il quale era anche un astuto uomo di affari. Una scusa è dovuta al lettore per questa monotona reiterazione di testimonianze che in sostanza sono identiche. Posso soltanto assicurargli che il numero dei testimoni riguardo al fenomeno della fisarmonica di Home è molto maggiore di quello da me citato: la maggior parte è stata esclusa per ragioni di spazio. Devo però chiedere indulgenza per altre due citazioni. La prima è tratta dal “Times” del 26 dicembre 1872. Dopo la pubblicazione del “Rapporto” della Società Filologica sullo Spiritismo, nel 1871,
il “Times”, allora all’apogeo del suo prestigio, fu costretto a volgere la sua attenzione all’argomento. Un incaricato speciale fu nominato dal redattore capo per indagare sui pretesi fenomeni. Costui assisté ad alcune sedute e stese una dichiarazione. Ma l’articolo fu lasciato in sospeso per oltre un anno e finalmente fu pubblicato in una forma molto velata per non urtare bruscamente i pregiudizi dei lettori contrari alla corrente spiritistica [6] Tuttavia l’incaricato del giornale diceva nell’articolo di non saper come spiegare le manifestazioni a cui aveva assistito. La più importante seduta ebbe luogo in una casa privata, sulle prime in piena luce. Il signor Home e la signorina Caterina Fox fungevano da medium. “Sulla tavola”, dice l’incaricato, “stava una fisarmonica che noi smontammo, verificando così che si trattava di uno strumento ordinario”. o sopra a tutte le altre interessanti manifestazioni e limito i miei estratti a ciò che concerne la fisarmonica. Mentre ancora la luce era buona, dice il giornalista:
“Il signor Home teneva la fisarmonica sotto la tavola con la mano destra, dalla parte sprovvista di tasti, e lo strumento suonò un’aria ben definita, mentre la sinistra del medium era sulla tavola e i suoi piedi erano visibili a tutti. Le mani di tutti gli altri erano pure sulla tavola”.
Dopo l’inizio della seduta al buio, l’incaricato del “Times” narra:
“Ad un tratto, mentre le mani e .i piedi di Home e della signorina Fox erano tenuti da qualcuno dei presenti, sentimmo la fisarmonica premere contro le nostre ginocchia. Mettemmo le mani sotto la tavola, fino a che la base di legno dello strumento si trovò sotto le nostre dita. In quella posizione lo tenemmo con i tasti in basso; ci parve che una forza spingesse la fisarmonica verso l’alto; e in tal modo suonò parecchi motivi”.
Finalmente l’incaricato riferisce in generale:
“Il signor Home sembrava desiderare di non nascondere nulla e ci diede ogni opportunità, nel limite delle suddette condizioni, per soddisfare la nostra curiosità e il nostro scetticismo. Non occorre dire che quest’ultimo non è stato facile da vincere. A sua richiesta siamo andati sotto la tavola con una lampada, più volte, insistendo sempre per vedere le sue mani e i suoi piedi. oppure per tenerli, come pure quelli della signorina Fox. Quanto alla mano con cui il signor Home teneva la fisarmonica sotto la tavola, posso dire soltanto che in una delle nostre spedizioni sotto la tavola, con la lampada a spirito, vedemmo la mano immobile, mentre la fisarmonica si contraeva e si allungava suonando della musica... Facemmo del nostro meglio per individuare il trucco, ma non potemmo trovarne alcuna traccia. Perquisimmo il signor Home, ma non gli trovammo indosso nulla eccetto i normali indumenti” [7]
A quanto mi consta, le ultime occasioni in cui il fenomeno della fisarmonica fu esibito da Home in Inghilterra, si verificarono in aprile e in maggio del 1873. Le sedute ebbero luogo nella casa della signorina Douglas, al numero 81 di South Audley Street. Il signor Stainton Moses, Sir William Crookes e sua moglie, e l’avvocato Cox erano presenti. Il primo di costoro, in una nota pubblicata più tardi dalla Società per la Ricerca Psichica, riferisce:
“Home prese la fisarmonica nella mano destra e la tenne sotto la tavola. Ben presto lo strumento suonò... Alla fine eseguì alla perfezione “Home, sweet Home” Ad un certo momento il signor Home trasse lo strumento da sotto la tavola; la sua mano era mossa da una forza estranea alla sua volontà ed egli si asteneva dal resistere. Lo strumento si avvicinò sempre più alla lampada e in piena luce lo vedemmo suonare, allungandosi e contraendosi regolarmente. Home lo teneva per il fondo e cioè con la tastiera in basso. Dopo di ciò lo strumento fu riportato sotto la tavola, sempre nella mano del signor Home, e l’avvocato Cox fu pregato di guardare sotto la tavola. Allora vide la mano che suonava la fisarmonica... Una mano d’uomo di dimensione normale. Vi era abbastanza luce perché la visibilità fosse perfetta” [8]
Ad una simile seduta, tenuta il 7 maggio 1873, “la fisarmonica (tenuta come
prima) suonò una strana melodia dissimile dalle musiche terrene da me udite finora”. Un’ulteriore seduta a Firenze è descritta in “The Medium and Daybreak” (7 agosto 1874) dove abbiamo innanzi tutto una lettera del cavalier Sebastiano Fenzi, datata dal 27 luglio 1874 a Firenze, nonché, come allegato, una lettera della signora B. Webster. Il Cavalier Lenzi si erge a garante della veridicità di questa lettera avendo egli stesso assistito alla prima seduta menzionata, che ebbe luogo nella sua propria casa. La signora Webster nomina i testimoni presenti, sette in tutto, tutta gente conosciuta nella società fiorentina; tra loro vi è un senatore. Il fenomeno comprendeva l’apparizione di molte mani materializzate che venivano sentite e afferrate, mentre per tutto il tempo una candela bruciava in mezzo alla tavola. Due particolarità sono tuttavia di interesse particolare. Nel primo caso “la tavola fu inclinata sensibilmente, ma la matita che stava posata sul tappeto non si spostò, e una fisarmonica, un candelabro di vetro che avrebbero dovuto in circostanze normali rotolare al suolo non fecero il minimo movimento”. Inoltre “la tavola stessa fu levitata dal suolo e si alzò di parecchi centimetri”. Più tardi si ebbero i seguenti fenomeni:
“Il signor Home prese la fisarmonica che era di dimensioni eccessive e quasi troppo pesante per essere tenuta con una mano sola e tenendola per l’estremità priva di tastiera, la mise sotto la tavola, mentre l’altra sua mano rimaneva ferma sulla tavola. Poco dopo il soffietto cominciò a muoversi e udimmo alcune note prolungate. Il Conte Finocchietti fu pregato di guardare sotto la tavola per cercare di distinguere la mano dello spirito che manovrava lo strumento. Sulle prime egli vide soltanto la tastiera che si muoveva senza che apparentemente alcuno la toccasse, ma alla fine distinse vagamente una mano sui tasti. Gli altri guardarono, ma non poterono vederla. Quando venne il mio turno, mi accoccolai sotto la tavola e distinsi tre dita che sembravano trasparenti come se fossero fatte di garza grigia, che premevano i tasti”.
Una seconda seduta ebbe luogo nell’appartamento di Home nella Pensione Anglaise. Anche qui i presenti erano sette, compreso il Direttore Generale delle Carceri toscane, nonché due distinte signore fiorentine: la contessa erini e la contessa Parrigai. A parte gli altri fenomeni di materializzazione e di levitazione, si verificò quanto segue:
“La fisarmonica, di dimensioni normali questa volta, portata da una dei visitatori, fu tenuta dal signor Home nel solito modo sotto la tavola. Essendo l’influenza molto forte, mi fu permesso di strisciare sotto il mobile, illuminando lo strumento con una candela accesa; vidi distintamente una grossa mano maschile, che questa volta sembrava di carne e ossa, che agitava il soffietto e premeva la tastiera. Dirò fra l’altro che la mano in questione era totalmente dissimile da quelle di Home, le quali sono affusolate e diafane, mentre questa era grossa e robusta. Si noti che la tastiera toccava quasi il pavimento e che, se qualcuno avesse voluto toccare i tasti, avrebbe dovuto sdraiarsi per terra oppure la mano avrebbe dovuto sbucare fuori dal pavimento stesso”.
Finalmente la signora Webster ci dà il resoconto di una terza seduta alla quale non fu presente, ma di cui ebbe la descrizione dettagliata da coloro che vi assistettero. Ella ci dice tra le altre cose:
“Il conte Corbelli, in casa del quale la seduta ebbe luogo, domandò l’aria preferita da sua moglie e la fisarmonica suonò un motivo della “Marta”, che era precisamente quello richiesto. Sarebbe stato impossibile per il signor Home indovinare quale fosse il motivo preferito dalla contessa, a parte il fatto che non si può suonare la fisarmonica con una mano sola”.
Infine sarebbe assurdo omettere di menzionare l’esperimento compiuto da Sir William Crookes, tanto più che questo resoconto è l’unico di cui il signor Podmore e il dottor Liljencrants abbiano l’aria di tener conto. Crookes ci dice che la stanza era illuminata a gas, che la fisarmonica adoperata era nuova, che Home non l’aveva né veduta, né maneggiata prima che l’esperimento cominciasse, e che la gabbia di rete metallica, provvista per escludere la possibilità di contatti esteriori, stava giusta di misura sotto la tavola. Il dottor Huggins, che più tardi doveva divenire membro della Reale Società, era pure presente con due assistenti di Crookes. Tenuta da Home con la tastiera in basso nel modo già più volte descritto, la fisarmonica entro la gabbia cominciò a contrarsi e ad espandersi suonando diverse note successivamente. La mano che
la teneva era immobile, l’altra mano di Home stava aperta e appoggiata sulla superficie della tavola. Lo strumento intonò un’aria semplice. “Ma quello che seguì fu ancor più sbalorditivo, poiché il signor Home ad un tratto tolse addirittura la mano dalla fisarmonica allontanandola dalla gabbia e la pose tra quelle di una persona vicina. Lo strumento continuò a suonare; nessuno lo toccava e nessuna mano era vicino ad esso”. Più tardi, come Crookes ci dice:
“Io e due presenti vedemmo distintamente la fisarmonica gravitare nell’interno della gabbia senza visibile o. L’esperimento fu ripetuto una seconda volta dopo un breve intervallo. Il signor Home, allora, introdusse di nuovo la mano nella gabbia e ricominciò a tenere la fisarmonica; questa allora cominciò a suonare note disordinate, poi intonò una celebre e dolce melodia che eseguì fino alla fine in modo perfetto. Mentre lo strumento suonava questo motivo, io presi il braccio del signor Home al disotto del gomito, poi lentamente feci scivolare la mano lungo il suo avambraccio fino a toccare il manico della fisarmonica. Il medium non muoveva un muscolo. L’altra sua mano era sempre sulla tavola visibile a tutti e i suoi piedi erano sotto i piedi dei suoi vicini”.
Ecco dunque una selezione delle testimonianze le quali coprono un periodo di diciannove anni. Si noterà che ogni seduta da me citata ebbe luogo in una casa privata, fatto questo che mi sembra fatale alla teoria di Padre De Heredia, secondo la quale vi sarebbe stato sempre un complice con un’altra fisarmonica, anche se potessimo credere che un osservatore, trovandosi sotto la tavola, con lo strumento a pochi centimetri dalle sue orecchie, avesse potuto sbagliarsi nei riguardi della fonte del suono. Quanto all’ipotesi del carillon tascabile essa non regge di fronte alla descrizione della musica eseguita durante le sedute. Dirò infine che l’ipotesi del filo attaccato alla tastiera non merita neppure di essere esaminata poiché, in ogni caso, lo strumento è stato esaminato dai presenti prima, dopo e durante la seduta, senza contare che, con un espediente del genere, non si potrebbero produrre che note disordinate e non dei motivi ben definiti. Per quanto riguarda la buona fede dei testimoni, non è possibile, giudicando senza un partito preso, esprimere seri dubbi. Su oltre cinquanta testimonianze indipendenti riguarda questo fenomeno, la maggioranza proviene da persone ben note che non avrebbero potuto avere alcun motivo di interesse a svisare la realtà. A parte il Conte Tolstoj è il distinto scienziato russo Butlerov, una schiera di
questi testimoni ha meritato di essere menzionata nel Dictionary of National Biography e nei suoi supplementi. Essi sono, per precisare: Robert Owen, Robert Bell, Dawson Rogers, Sir William Crookes, Sir. William Huggins, il dott. Garth Wilkinson, il dott. Gully, Robert Chambers, W. Stainton Moses, S. C. Hall, i due lord Dunraven, l’avvocato Cox, Sir F. N. Broome e il 26° Conte di Crawford. Altri come il signor James Hutchinson, per molti anni presidente della Borsa di Londra, e come il dottor Lockhart Robertson, redattore del “Journal of Mental Science”, non erano noti come i precedenti, ma erano certo persone che godevano della stima e del rispetto del loro ambiente. E’ impossibile credere che costoro parlassero in malafede o che tutti fossero stati vittime di casi di allucinazione. Se le manifestazioni di Home avessero avuto luogo, nella casa di lui, con la sua propria fisarmonica, e nell’oscurità richiesta dai fratelli Davenport, potremmo ragionevolmente sospettare un caso di impostura ma non si può negare che egli offrisse a chiunque ogni facilità di indagare. Se qualcuno potesse suggerire un’ipotesi plausibile sul modo in cui avrebbe potuto essere combinato un trucco per azionare la fisarmonica con mezzi meccanici, io sarei ben lieto di accettare una spiegazione naturale del prodigio, ma per ora, di fronte a testimonianze basate sulla prova simultanea di tre sensi, vista, udito e tatto sono costretto a credere che in presenza di Home lo strumento suonasse veramente senza l’intervento di una normale forza umana. Se l’influenza che agiva fosse psichica, spiritica, ectoplasmica, o diabolica, è un problema che non tento neppure di risolvere. Devo aggiungere che in questo capitolo non ho dato che una vaga idea della forza delle testimonianze relative ai fenomeni che abbiamo esaminati. Per apprezzarne l’importanza appieno, si dovrebbe leggere ogni testimonianza relativa al fatto che in una stanza bene illuminata la fisarmonica si spostava da sola da un punto all’altro, poi suonava anche quando nessuno era vicino ad essa e che la bellezza e la varietà della musica eseguita era qualche cosa di superiore a ciò che si potrebbe attendere da uno strumento simile. Quando il signor Podmore parla di “qualche semplice motivo” e insinua l’ipotesi del carillon, viene fatto di pensare che egli non abbia letto le più importanti descrizioni date da una quantità di testimoni indipendenti. Certo la fisarmonica spesso suonava motivi molto noti come “Home, sweet Home” e “Last rose of summer”, ma troviamo anche riferito in varie testimonianze come essa suonasse le musiche più svariate. Nel libro che riferisce le esperienze di Lord Adare, troviamo questo accenno: “La fisarmonica suonò allora qualche cosa come un’improvvisazione di organo. La particolarità più notevole era la delicatezza dei aggi e l’ultima nota si affievoliva così gradualmente che a stento ci rendevamo conto del momento in cui la musica cessava”. “La fisarmonica cominciò a suonare con gran forza una specie di inno di giubilo. Si
agitava con tale violenza che il signor Home fu costretto a tenerla con due mani”. “La fisarmonica fu tratta da sotto la tavola e Home la alzò al disopra della propria testa, poi appoggiandola sulla mia spalla sinistra, potei udire chiaramente che suonava con molta dolcezza”. “Dissi che avrei voluto vederla suonare senza che alcuno la tenesse, al che Home la pose sulla tavola e ritrasse la mano; lo strumento cominciò a suonare dolcemente. Il medium batté le mani diverse volte per mostrare che non la toccava. Fu poi suonato una specie di preludio e infine ricevemmo il seguente messaggio le cui lettere erano principalmente indicate da note emesse dallo strumento: “Vi è disaccordo spirituale tra i presenti; occorre maggiore armonia”. La parola “disaccordo” fu espressa da un’orribile confusione di suoni; mentre la parola “armonia” fu espressa da un dolcissimo motivo. Il signor Home doveva avere un carillon meraviglioso in tasca per compiere tanti prodigi. In ogni differente occasione vi era una varietà di spettatori e, come si ricorderà, quando il resoconto fu stampato e sottoposto all’esame di ognuno, tutti ne confermarono l’esattezza. I i qui riportati sono estratti dagli scritti di Dunraven, stampati nel volume XXXV dei “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica. E ancora, quando il dottor Gully scriveva per confermare il resoconto dato da Robert Bell nel “Cornhill Magazine” (1860), si esprimeva così:
“iamo ora al fenomeno della fisarmonica. Io ho veduto distintamente lo strumento muoversi e l’ho udito suonare. lo stesso l’ho tenuto per breve tempo e ho constatato che una pressione veniva esercitata dall’altra parte del soffietto, e non dagli alluci del signor Home, come qualcuno ha insinuato, a meno che quel medium non abbia delle gambe lunghe tre metri e dotate di alluci più meravigliose di una legione di spiriti. Infatti bisogna notare che la musica che abbiamo udita non era costituita da qualche banale motivo e nessuno che non l’abbia udita può farsi un’idea dell’eccezionale esecuzione. Ho udito il famoso solista Blagrove ripetutamente, ma, senza offesa per il grande concertista, devo dire che egli non ha mai raggiunto la perfezione con cui suonava la fisarmonica sotto l’influenza spiritica di Home. Lo strumento suonava anche in un angolo della stanza a parecchi metri da Mine e da noi tutti”.
Questa lettera è riportata nello “Spiritual Magazine”, Vol. II, (1861), pag. 90. Forse ancor più curioso è il fatto che in qualche occasione la fisarmonica suonò
molto male come se fosse nelle mani di qualche dilettante. Vi è un esempio in proposito nel libro di Duranven e un altro ancor più interessante in un resoconto olandese di una seduta tenuta da Home all’Aja, (Berigt van Manifestatien, 1858, pag. 12; l’anonimo autore si definisce soltanto Oogetuige, cioè Testimonio oculare”. Quando la fisarmonica cominciò a suonare, qualcuno disse che quella era senza dubbio l’esecuzione di un principiante, al che un coro di colpi spiritici sottolineò energicamente l’osservazione. Ma i presenti videro i tasti muoversi, senza che alcuno li toccasse e a quanto pare la stanza era bene illuminata. Secondo il resoconto di un certo P. Alexander ci risulta che a Edimburgo nel 1871 una esecuzione difettosa di “Auld Lang Syne” fu seguita immediatamente da una esecuzione perfetta dello stesso pezzo sul medesimo strumento. Di regola, tuttavia, coloro che presero parte a queste “sedute musicali” si esprimono con entusiasmo sulla qualità della musica, che in buona parte consisteva in improvvisazioni. Più di un uditore dichiara di essere rimasto impietrito all’udire una meravigliosa armonia imitativa di una folla in marcia che, dopo un intermezzo patetico, terminava con note trionfali. Alcuni hanno descritto il pezzo (a quanto pare basandosi sulle allusioni dello stesso Home) come la “marcia al Calvario”. Quello che dà una certa importanza a tutto ciò è che i più ostinati scettici che respingono ogni fenomeno psichico, si limitano ad alludere all’esperimento della fisarmonica, ostentando di considerarlo un argomento troppo insulso perché meriti di essere discusso, oppure come il dottor Liljencrants avanzano ipotesi assurde. Non posso fare altro che invitare il lettore ad esaminare egli stesso ciò che dice in proposito il professor Alfred Lehmann nella terza edizione tedesca del suo Aberglaube und Zauberei (1925), oppure il Conte Karl von Klinckowstròm nel Der Physikalische Mediumismus, comunemente noto come il Dreimanner Buch. Questi critici lasciano da parte l’intero argomento con un semplice accenno a Podmore e senza il minimo tentativo di argomentazioni.
[1] Questa osservazione si riferisce all’opera El Espiritismo Moderno, pag. 168, e ad una serie di articoli inviati da Padre UGARTE DE ERCILLA al periodico “Razón y Fe”, nel 1922 [2] Experimental Investigation of the Spirit Manifestations, 4a ed., New York, pag. 84. Sappiamo dal signor Rufus Elmer che ditegli scienziati di Harvard, come il professor Davide Wells e uomini di lettere come William C. Bryant, assistettero a sedute in casa sua.
[3] “Cornhill Magazine”, agosto 1860, pag. 221-222. [4] “Spiritual Magazine”, gennaio 1872, pag. 42. [5] E. W. Cox, dell’Alta Corte di Giustizia: What am I? A Popolar Introduction to Mental Philosophy and Psychology, Londra, Longmans, 1874, vol. II, pag. 338-389. [6] Vedasi: “The Spiritualist”, 1° gennaio e 15 gennaio 1873. [7] “The Times” 26 dicembre 1872, in un articolo di tre colonne e mezzo. L’autore era il signor Broome, più tardi Sig. F. Napier Broome, Governatore dell’Australia occidentale e in seguito di Trinidad. [8] “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica, vol. IX, pag. 307. La mano di cui si parla qui era una mano spiritica, senza braccio.
CAPITOLO DECIMO - Caterina King e le materializzazioni
Da qualunque punto di vista la consideriamo, la materializzazione di una forma umana solida deve essere considerata il fenomeno più inesplicabile di tutta la medianità. Un semplice fantasma che può costituire né più né meno che un’illusione ottica, anche se scorto da parecchie persone simultaneamente, non è nulla di sbalorditivo. Ma l’apparizione di una figura vestita normalmente, la quale non solo può essere veduta, ma sentita, abbracciata e pesata, che conversa con una naturale voce umana e dà risposte intelligenti alle domande che le vengono rivolte, mette a dura prova la capacità di credere di qualunque uomo equilibrato. E’ infatti una specie di creazione. Non è forse vero che anche Nostro Signore fece appello alla prova di solidità? “Vedete le mie mani, e i miei piedi; perciocché io son desso; palpatemi, e vedete; conciossiaché uno spirito non ha carne, né ossa, come mi vedete avere” (LUCA, XXIV, pag. 39). Quantunque non si trovi molto, in fatto di materializzazione, nei primi anni del movimento spiritistico, vi è qualche esempio nelle opere di Capron, Spicer, Hare ed Edmonds e questo tipo di fenomeno sembra essersi verificato fin dagli inizi. Adin Ballou nel suo libro Spirit Manifestations (Boston, 1852, pag. 8) dedica una speciale sezione alle “Apparizioni di mani e braccia spiritiche; di complete forme umane nell’aspetto”; e parla dell’apparizione di persone defunte, la cui voce e il cui contatto era percepibile ai mortali. Nei resoconti delle prime sedute di Home a Londra (1855) vi sono diversi riferimenti a mani e a braccia spiritiche vedute con chiarezza ed anche sentite. Alcune avevano le dimensioni di quelle dei bambini e quindi non vi poteva essere sospetto che si trattasse della mano del medium o di un complice. Quanto alle apparizioni di intere persone una delle prime che attrasse l’attenzione del pubblico tu probabilmente quella prodotta dalla medianità della signorina Caterina Fox, in una seduta con il signor C. F. Livermore, banchiere di New York, di integrità riconosciuta. Il signor Livermore, non era, come qualcuno potrebbe sospettare, un settuagenario rimbambito, bensì un pratico uomo di affari, non ancora quarantenne, il quale aveva preso un certo interesse all’argomento in seguito alla morte della sua adorata moglie Estella. Le sedute, che cominciarono nel 1861 e continuarono per quattro o cinque anni, sono riferite nel diario del signor Livermore. In una delle prime manifestazioni apprendiamo quanto segue:
“Essendo apparsa la figura di mia moglie le chiesi di baciarmi se poteva; con mio grande stupore ed emozione ella mi ò un braccio attorno al collo e un autentico bacio fu impresso sulle mie labbra, ma come se tra la mia bocca e la sua vi fosse una mussola sottile. La sua testa era percettibile in ogni parte della stanza... Vidi anche la figura riflessa in uno specchio”.
Più avanti nella stessa serie di sedute lo spirito di Beniamino Franklin fu pure materializzato “spalle quadre, un po’ corpulento e vestito in nero”, e il 4 ottobre 1861, sempre secondo la narrazione di Livermore:
“Gli spiriti di mia moglie e di Franklin apparvero materializzati nello stesso tempo; egli mi batté robustamente sulla schiena, mentre ella mi accarezzava il capo e le spalle”.
L’apparizione simultanea di due spiriti sembra escludere la contraffazione di persona da parte della medium. A proposito di un’altra seduta egli dice: “Mia moglie mi è apparsa con un braccio nudo fino alla spalla, che aveva le dimensioni e la consistenza di un braccio vivente. Sulle prime era freddo, poi gradualmente si fece più caldo”. “Il 30 gennaio 1862”, egli dice mia moglie apparve, mi baciò e mi posò il braccio sulle spalle, facendo poi lo stesso con la medium”. Vien fatto di domandarsi se questi fossero reali esperienze oppure le divagazioni di un uomo filar di sé dal dolore, caduto sotto l’incanto ipnotico di un’abile truffatrice, quali molti sospettano esser stata la signorina Caterina Fox? Giova menzionare che le dichiarazioni di Livermore sono corroborate da varie persone e tra queste il dottor John F. Gray, il quale, pure essendo egli stesso uno spiritista, era un medico eminente e stimato. II dottor Gray dichiara di essere stato presente a qualcuna di queste manifestazioni, come pure il signor Groute, cognati di Livermore [1] Sembra che il signor Livermore non si sia mai ricreduto sulla realtà delle materializzazioni alle quali aveva assistito, poiché qualche anno più tardi, il 26 luglio 1871, scriveva nei seguenti termini a Robert Dale Owen, il quale riporta la lettera nel suo libro The Debatable Land:
“Mio stimato amico:
“Non posso rifiutarmi di aderire alla vostra richiesta di particolari a proposito di alcune di quelle esperienze di cui vi ho !etto la descrizione dal mio diario degli anni 1861-1866. Innanzi tutto, per evitare fraintesi, vi darò qualche spiegazione. Ho cominciato le mie indagini spiritiche con molto scetticismo. Tali indagini furono da me intraprese unicamente per soddisfare la mia curiosità e senza alcun desiderio di pubblicità. Dopo un attento e profondo esame ho dovuto constatare, con mia sorpresa, che i fenomeni erano reali. Dopo dieci anni di esperienze, con ampie opportunità di osservazione (spesso in presenza di uomini dotti), giungo a queste conclusioni: Prima di tutto esiste, in presenza di certi soggetti sensibili e dotati di una forza psichica particolare, una potenza misteriosa capace di muovere corpi pesanti e di rivelare intelligenza: per esempio, una matita, senza contatto visibile di mano umana, o di altra forza tangibile, scrive frasi dotate di nesso e risponde logicamente alle domande. In secondo luogo, delle formazioni temporanee, di struttura materiale, nonché tangibili e visibili, vengono prodotte dalla stessa influenza, animate dalla medesima potenza misteriosa, e svaniscono in modo incomprensibile come sono venute. Per esempio, mani che toccano, accarezzano e colpiscono come se fossero di carne e ossa; fiori che emanano profumo e possono essere presi in mano; forme umane, totali o parziali; volti riconoscibili ecc. In terzo luogo, questa forza e i fenomeni che ne risultano, si sviluppano a un grado maggiore o minore, a seconda delle condizioni fisiche e mentali del soggetto psichico, nonché a seconda della situazione atmosferica. Infine, l’intelligenza che governa questa forza è indipendente ed estranea alla mente del soggetto e dell’indagatore. Per esempio, problemi la cui soluzione è ignota ad entrambi, vengono risolti, spesso in una lingua pure ignota ai due. L’origine di questi fenomeni è discutibile. Potete star certo che i resoconti da me forniti sono scevri da esagerazioni in ogni loro particolare. Vostro fedelissimo amico. C. F. Livermore”.
Senza dubbio questa lettera ha l’aria di esser stata scritta da un indagatore sensato ed equilibrato; tuttavia sappiamo troppo poco sul conto del signor Livermore e dobbiamo ar oltre per esaminare le esperienze di un famoso
scienziato, le quali, per quanto possano sembrare inverosimili, sono confermate da un numero notevole di altri osservatori attendibili. Nel discorso pronunciato dal defunto Sir William F. Barret, membro della Reale Società, alla Società per la Ricerca Psichica nel 1920, come tributo alla memoria del suo amico Sir William Crookes, il conferenziere fece speciale allusione alle materializzazioni della sedicente “Caterina King”, sulle quali Crookes aveva investigato nel 1874 e delle quali doveva poi sostenere l’autenticità. L’atteggiamento del conferenziere era estremamente cauto. Egli diceva:
“Si esita ad esprimere un’opinione su questi fenomeni apparentemente incredibili. Sono unici nella storia della ricerca psichica. Nessuna dimostrazione tanto sorprendente, nessuna di queste apparizioni di forme umane, dall’aspetto del tutto naturale, era mai stata osservata precedentemente... nondimeno, non dobbiamo dimenticare che Crookes era uno dei più esatti e dei più dotti indagatori che il mondo abbia conosciuto. Egli, durante i suoi esperimenti spiritici, non soffriva di alcun turbamento mentale, tanto è vero che lavorava attivamente e con brillante successo in altri campi puramente scientifici. Quanto all’ipotesi dell’allucinazione, Lord Rayleigh e il Conte Solovovo l’hanno efficacemente smentita”.
Eppure si rimane con l’impressione che lo stesso conferenziere non sia del tutto convinto, e infatti a me personalmente Sir William Barrett ebbe a manifestare il suo scetticismo. D’altra parte il famoso professore di fisiologia Carlo Richet della Facoltà di Medicina di Parigi, nonostante il suo materialismo dichiarato, dice chiaramente nel suo Traité de Métapsychique che considera le esperienze di Crookes come decisive e che accetta le sue asserzioni sui fatti, senza riserve. Per contro, autori come Edward Clodd, Joseph Mc. Cabe, I. L. Tuckett ed altri considerano la storia delle materializzazioni come il colmo dell’assurdità e la condannano come indegna di essere seriamente confutata. Ma prima di andar oltre dobbiamo avere sott’occhio le dichiarazioni di Sir William Crookes. Il suo resoconto sul fenomeno è troppo lungo per essere riportato per intero, ma posso citare il resoconto di Podmore, nella certezza di non commettere parzialità nel dibattito di questo argomento controverso. Podmore certo non poteva svolgere le cose a proprio svantaggio. Trascurando dunque ogni preliminare, apprendiamo che il 9 dicembre 1873 ad una delle sedute organizzate dalla signorina Florrie
Cook, che non potrebbe esattamente esser considerata come una medium retribuita [2] una figura, che usciva dallo stanzino entro il quale doveva trovarsi la medium in stato d’ipnosi, fu veduta e afferrata da uno dei presenti. La forma che dichiarava di essere quella di una certa “Caterina King”, lottò sotto la stretta della spettatore, poi con l’aiuto di altri spiritisti presenti rientrò nello stanzino. L’assalitore affermò la propria convinzione che la figura fosse quella della medium stessa camuffata da Caterina King, ma non vi fu alcuna prova conclusiva in proposito e ne seguì una polemica che fu condotta con notevole acrimonia attraverso le colonne del “Times” e quelle di molti giornali spiritistici del tempo. Come lo stesso Podmore riferisce, a questo punto:
“Il signor Crookes, avendo verificato ed essendosi convinto della realtà delle materializzazioni esibite dalla signorina Cook, si sentì in obbligo di intervenire. Nella sua prima lettera l’unica prova offerta, oltre alla sua personale convinzione dichiarata esplicitamente, sulla esistenza indipendente della forma spiritica, era che in una occasione, in casa del signor Luxmoore, quando “Caterina” stava dinanzi agli spettatori nella stanza della seduta, il signor Crookes aveva udito distintamente provenire da dietro un tendaggio il gemere e il singhiozzare abituale della signorina Cook durante tali sedute” [3] . La prova, senza dubbio, lasciava alquanto a desiderare e in due ulteriori lettere il signor Crookes si sforzò di rimediare alla deficienza. In una seduta organizzata in casa sua, il 12 marzo 1874, vestita di bianco, si affacciò all’apertura del tendaggio e lo chiamò perché corresse ad assistere la medium. Il signor Crookes la seguì “immediatamente” [4] e trovò la signorina Cook, vestita nel suo abituale abito di velluto nero, stesa sul divano. Ma “Caterina” era svanita ed egli non può affermare di aver veduto veramente le due forme assieme. Né, a quanto pare, egli riuscì mai a vedere i volti di Caterina e della signorina Cook simultaneamente in casa sua. Più tardi, tuttavia, egli dichiara di aver veduto le loro forme assieme, in buona luce. La signorina Cook diede una serie di sedute nel maggio di quell’anno (1874) in casa del signor Crookes, allo scopo di far prendere delle fotografie di “Caterina”. Le sedute ebbero luogo alla luce elettrica e cinque macchine fotografiche lavoravano simultaneamente. La signorina Cook giaceva al suolo dietro un tendaggio, con il viso avvolto da uno scialle e “Caterina”, quando era pronta, appariva in piena luce accanto al tendaggio. Il signor Crookes aggiunge : Io spesse volte ho scostato la tenda mentre Caterina era visibile, in modo che le sette o otto persone presenti poterono vedere contemporaneamente Caterina e la signorina Cook, in piena luce, elettrica [5] Noi, in quelle occasioni, non
vedemmo le sue mani e i suoi piedi; notammo come ella si agitasse a disagio sotto la influenza della luce intensa, e la udimmo gemere. Ho una fotografia delle due insieme, ma Caterina è seduta proprio davanti alla testa della signorina Cook” [6]
Podmore prosegue obiettando che anche qui non vi è una prova positiva. “A quanto sembra”, egli dice, “il signor Crookes e i suoi compagni non videro, oltre alla figura di Caterina, che un mucchio di vestiti sul pavimento, con uno scialle appallottolato da una parte e un paio di scarpe dall’altra, oltre a qualche cosa che assomigliava a un paio di mani”. Il tono di Podmore è tale da far pensare che Crookes non pensasse alla probabilità che la figura della medium che giaceva al suolo potesse essere un fantoccio. Ma il critico sembra aver ignorato la dichiarazione di Crookes secondo la quale costui avrebbe veduto la medium agitarsi sotto la influenza della luce intensa. Egli ha anche trascurato di annettere importanza a una lettera indirizzata da Crookes al signor H. Cholmondeley Pennell. Quasi due mesi prima della pubblicazione della descrizione testé citata, a proposito della fotografia di “Caterina” in casa di Crookes, il signor Pennell comunicava al giornale “The Spiritualist” (10 aprile 1874) una lettera ricevuta da poco e indirizzatagli da Crookes nei seguenti termini:
“Al tempo della manifestazione (si tratta evidentemente della seconda seduta descritta nella sua lettera allo “spiritualist” e stampata il 3 aprile) io fui troppo conscio della sua importanza per trascurare alcuna prova che potesse, secondo me, accertarne la realtà. Mentre tenevo costantemente una mano della signorina Cook e stavo inginocchiato accanto a lei, proiettavo la luce di una lampada sulla sua faccia per osservare la sua respirazione; perciò ho buone ragioni per essere convinto che non mi sono lasciato ingannare da un fantoccio. Per quanto riguarda l’identità di Caterina, ho la stessa convinzione positiva. Statura, volto, lineamenti, carnagione, vestito ed espressione erano costantemente le stesse nel corso di qualche dozzina di apparizioni; perciò, essendo io rimasto ripetutamente, per parecchi minuti a pochi centimetri dalla sua faccia, in piena luce, il sembiante di Caterina mi è familiare quanto quello della stessa signorina Cook”.
Ora, il punto sul quale desidero insistere è questo: anche supponendo che il signor Crookes eccedesse nel descrivere la propria lucidità mentale nelle occasioni citate, evidentemente il signor Pennell o qualcun altro aveva già insinuato ch’egli avesse potuto essere tratto in inganno da un mucchio d’indumenti che avrebbe scambiato per il corpo della medium. Questa probabilità era dunque stata prospettata a Crookes fin dal 10 di aprile, mentre la fotografia di “Caterina” nella casa di Crookes stesso, fu presa nel maggio [7] e secondo me è inconcepibile, dopo che l’ipotesi del fantoccio era stata pubblicamente ventilata, che il signor Crookes e i suoi compagni abbiano trascurato di verificare detta ipotesi, o ancora che la signorina Cook stessa abbia potuto aver l’audacia di insistere nell’impostura, nonostante il grave pericolo di essere smascherata. In ogni caso, quando il signor Podmore dichiarava che Crookes e i suoi compagni avevano asserito di aver veduto soltanto “la forma della medium” egli era in palese contraddizione coi fatti, tanto è vero che, come abbiamo visto, Crookes asseriva di aver osservato la respirazione della medium in una seduta tenutasi ad Hackney, nonché di aver notato, in un’altra seduta in casa sua, che la medium “si agitava a disagio sotto l’influenza della luce intensa”. Di fronte alle sue esplicite dichiarazioni non si può certo sostenere che il signor Crookes abbia raggiunto le sue conclusioni affrettatamente. Scrivendo all’avvocato Cox il 14 aprile 1874, egli dichiarava: “Prima di formarmi un’opinione positiva ho preso parte a trenta o quaranta sedute con la signorina Cook” [8] Senza discutere su una considerevole somiglianza di sembianze tra Caterina King e la sua medium egli afferma tuttavia che vi erano delle differenze non trascurabili. Per esempio egli scrive:
“La statura di Caterina varia; nella mia casa io l’ho veduta alta quindici centimetri più della signorina Cook. Ieri sera (a Hackney), a piedi nudi e senza alzarsi sulle punte, ella era undici centimetri più alta della signorina Cook. Il collo di Caterina era scoperto quella sera; la sua pelle era levigata e morbida, sia al tatto che all’occhio, mentre il collo della signorina Cook è deturpato da pustole che noi non avremmo potuto mancare di scorgere e di sentire sotto le dita. I lobi delle orecchie di Caterina non sono forati, mentre la signorina Cook porta d’abitudine gli orecchini. La carnagione di Caterina è molto chiara, mentre quella della signorina Cook è scura. Le dita di Caterina sono più lunghe di quelle della medium e il suo viso è più largo. Nei modi e nella maniera di esprimersi vi sono pure differenze nette” (“The Spiritualist”, 3 aprile 1874).
Questa lettera fu scritta il 30 marzo. Quasi due mesi dopo, quando il signor Crookes aveva veduto più volte Caterina alla luce elettrica nel corso degli esperimenti fotografici, egli osservava:
“Ho la più ferma certezza che la signorina Cook e Caterina sono due individui separati per quanti riguarda il loro corpo. Diverse particolarità differenziano i loro volti. I capelli della signorina Cook sono di un castano così oscuro da sembrare nero, quelli di Caterina sono castagni dorati. Una sera contai le pulsazioni di Caterina. Erano settantacinque al secondo, mentre poco tempo dopo il polso della signorina Cook batteva a novanta pulsazioni”. (Ibid., 5 giugno 1874).
Il signor Crookes parla qui delle osservazioni fatte nel suo laboratorio dove cinque macchine fotografiche lavoravano simultaneamente; egli ottenne così quarantaquattro negative di Caterina, “alcune scadenti, altre abili, altre ancora eccellenti”. Egli osservava inoltre:
“Una delle fotografie più interessanti è quella in cui sono ritratto al fianco di Caterina; ella ha i piedi nudi, in un dato punto del pavimento. In seguito vestii la signorina Cook come Caterina, la posi esattamente nella stessa posizione, e a mia volta, mi misi al fianco come avevo fatto con lo spirito; la stessa macchina ci fotografò con la medesima luce. Quando le due fotografie furono sovrapposte si vide che le mie due immagini coincidevano per quanto riguardava la statura ecc., ma Caterina risultava più alta di mezza testa della signorina Cook, oltre ad apparire di costituzione più forte. Nella larghezza del viso, in molte fotografie, essa differisce essenzialmente dalla medium e le fotografie stesse mettono in rilievo numerosi punti di differenza”. (Ibid.).
Nell’esame critico che il signor Podmore ha fatto di questi fenomeni, egli si mostra propenso a dar troppo risalto a difetti occasionali nelle prove testimoniali,
ignorando, per contro, la massa di testimonianze sussidiarie che corrobora i fatti in discussione. Sir William Crookes era indubbiamente il principale testimone delle manifestazioni di Caterina King, ma non certo l’unico. Il giornale “The Spiritualist”, nei numeri del 1873 e 1874, contiene molti resoconti indipendenti delle sedute della signorina Cook, inviati da testimoni oculari. Gli autori, senza dubbio, erano convinti della realtà dei fenomeni, ma molti di essi erano persone note in buona posizione, e non vi è motivo di mettere in dubbio la loro sincerità. I fatti che essi attestano sono tali da non richiedere una coltura scientifica da parte degli osservatori. Un bambino avrebbe potuto controllarli. Praticamente parlando, tutti i testimoni ammettono e pongono in rilievo la grande somiglianza tra la signorina Cook e Caterina King, quantunque coloro che assistettero a numerose sedute notino anche che la rassomiglianza era più saliente o meno a seconda dei casi. Inoltre i testimoni sono unanimi nell’affermare che Caterina King era più alta e più corpulenta della medium; i suoi piedi e le sue mani erano più grandi, il suo viso era più largo. Quasi tutte le descrizioni a cui mi riferisco furono stampate prima che il signor Crookes avesse l’insuperabile occasione di paragonare le due. Come egli stesso ci dice:
“Durante gli ultimi sei mesi la signorina Cook è venuta spesse volte a casa mia, rimanendovi in qualche occasione una settimana consecutiva. Ella non porta con sé che una piccola valigetta, non chiusa a chiave. Durante il giorno rimane costantemente con mia moglie, con me e con qualche altro membro della famiglia e, siccome non dorme sola, non ha alcuna occasione di compiere i preparativi, sia pur semplici, che le sarebbero indispensabili per recitare la parte di Caterina King”. (Idib.).
D’altra parte, negli esperimenti fotografici, Crookes e i suoi assistenti studiarono ripetutamente le sembianze di Caterina, in piena luce. Pertanto, quando Sir William asserisce che “Caterina era più alta di tutta la testa della signorina Cook”, non si può a meno di sentire l’importanza delle dichiarazioni fatte dai suoi predecessori i quali espressero la medesima convinzione nello stesso senso. Prendete, per esempio, il signor G. R. Tapp che inviò due lunghe lettere allo “Spiritualist” nel marzo del 1873 e nel febbraio 1874. Anche se la sua testimonianza fosse trascurata come quella di uno spiritista e di un amico della famiglia Cook, egli non poteva certo sapere che cosa avrebbe scritto un anno e
mezzo dopo lo stesso Crookes. Ad ogni modo la sua testimonianza, in entrambe le lettere, è perfettamente concorde alle ulteriori osservazioni fatte dal famoso scienziato. Il signor Tapp dichiara nel marzo del 1873 che Caterina “pareva alta un metro e 80”. E aggiunge: “Aveva spalle e vita solide... infatti Caterina era piuttosto pingue. Per contro la medium era alta un metro e 65”. Nella sua lettera del febbraio 1874 egli ripete la dichiarazione secondo la quale la signorina Cook era assai più bassa e snella di Caterina. Egli nota che i capelli di Caterina sono castano chiaro mentre quelli della medium sono quasi neri. Un altro osservatore che, al pari del signor Tapp, era stato presente a un buon numero di sedute con la signorina Cook, tenute in buona parte nella sua propria casa, era il signor J. C. Luxmoore, capo d’una famiglia della contea e attivo magistrato per il Devon. Egli scrive, nel marzo 1873: “Caterina mi è parsa cinque centimetri, se non sette e mezzo, più alta della signorina Cook; i suoi piedi e le sue mani erano più grandi di quelli della medium” [9] ed egli menziona incidentalmente: “La figura della signorina Cook è molto minuta e slanciata”. Nello stesso modo W. Oxlew, nello “Spiritualist” del 14 novembre 1873, dichiara che Caterina era di sette o otto centimetri più alta della medium e menziona pure la differenza delle dimensioni delle mani e nel colore dei capelli. Ancora, il signor E. Coleman, che assistette a una seduta in casa del signor Luxmoore il 18 novembre 1873, scrivendo in difesa della teoria secondo la quale la forma spiritica che appare è il “doppio” del medium, dichiara che Caterina “aveva le stesse fattezze della signorina Cook”, Egli dice anche che “la sua conversazione e la sua conoscenza delle persone era la stessa e che alcune delle espressioni che egli senti pronunciare erano, anche nel tono, quelle della signorina Cook” [10] Nondimeno egli ammette che la sua statura superava di qualche centimetro quella della medium e che la sua voce, pure essendo simile a quella della signorina Cook, era tuttavia più bassa di tono. Sarebbe facile elencare all’infinito tali testimonianze e potrei anche menzionare che, dopo un attento esame di una serie di lettere, non ho trovato nulla che contrasti con le ulteriori dichiarazioni del signor Crookes. Un documento di particolare interesse è la descrizione fatta al dottor Giorgio Sexton e stampata nel giornale “Medium and Daybreak” che si riferisce a una seduta che ebbe luogo in casa Luxmoore il 25 novembre 1873 [11]
Il dottor Sexton, che dal materialismo si era convertito allo spiritismo, riferisce che: “Caterina mostrò i suoi piedi nudi, e li batté sul pavimento per provare che non era in punta di piedi, essendo questo fatto importante, dato che ella era almeno dieci centimetri più alta della signorina Cook, la sua figura e la sua
carnagione erano pure del tutto dissimili da quelle della medium”. Nello stesso modo il dottor Gully protesta contro cloro che suppongono che Caterina (“che era cinque centimetri più alta, aveva mani più grandi e capelli più chiari”) si potesse identificare con la signorina Cook [12] E’ da notarsi inoltre che, in casa del signor Luxmoore, la signorina Cook nel marzo del 1874, eseguì esperimenti sotto il controllo di apparecchi elettrici, controllo che secondo l’opinione di due esperti, quali Sir William Crookes, membro della Reale Società, e Cromwel Warley, pure della Reale Società, rendeva impossibile per la medium di lasciare il suo posto nello stanzino separato, senza che questo fatto fosse immediatamente tradito. Caterina nondimeno apparve e scrisse un biglietto in presenza degli spettatori. In particolare il signor Warley dice:
“Verso la fine della seduta nella stanza si fece buio e Caterina mi permise di avvicinarmi a lei. Allora mi lasciò afferrare la sua mano; era lunga, fredda e umida. Un paio di minuti dopo Caterina mi disse di andare nello stanzino oscuro per svegliare la signorina Cook. La trovai nello stato di ipnosi, rannicchiata nella poltrona, con il capo piegato sulla spalla sinistra e la mano destra penzoloni. La sua mano era piccola, calda e asciutta; e non lunga, fredda e umida come quella di Caterina”.
Il signor Warley e il signor Crookes riferiscono anche che, mentre Caterina durante la seduta girava per la stanza in presenza di tutti, gli spettatori potevano udite distintamente la signorina Cook gemere nello stanzino. In ogni caso è difficile comprendere come, in due o tre minuti, una mano potesse da fredda e umida divenire calda e asciutta; per tacere della differenza di dimensioni. Da tutto ciò che è stato detto si possono trarre due conclusioni, senza discussione possibile: la prima è che Caterina King, la quale mostrava le braccia nude e i piedi scalzi, camminava, conversava, cantava, batteva i piedi, si lasciava toccare, abbracciare, tastare il polso e fotografare (come avvenne due volte nel 1873, nonché una mezza dozzina di volte da Crookes nel 1874) non fosse soltanto un parto della fantasia o dell’allucinazione dei presenti. Ella aveva, durante le sedute, una reale esistenza indipendente. In secondo luogo, ella non era certo un automa o comunque una simulatrice. Rimangono dunque soltanto quattro ipotesi possibili: prima, Caterina poteva essere la medium stessa camuffata; secondo, essere una complice; terzo poteva darsi che la sua parte fosse recitata talvolta
dalla medium, altre volte da una complice; quarto, poteva essere, come dichiarava di essere, uno spirito materializzato. Devo confessare che di queste alternative l’ultima mi sembra quella meno in contrasto con le prove disponibili. L’ipotesi che tutta la serie delle apparizioni di Caterina King fosse un abile trucco eseguito dalla signorina Fiorenza Cook stessa, cozza, secondo me, contro obiezioni insuperabili. Io non mi soffermo sulla rispettabilità della famiglia Cook, né sulla giovinezza e sull’apparente innocenza della medium che allora aveva appena diciassette anni, a quanto si dice, poiché in questi casi accade spesso che malitia supplet aetatem. Ma i punti ben definiti sulle differenze di statura, di carnagione, di capigliatura, di figura, di mani e di altri dettagli, osservati in piena luce dal Crookes e corroborati da altri testimoni suoi predecessori, non possono essere trascurati. Non ci troviamo di fronte al resoconto di una persona che abbia avuto una fuggevole visione dei fenomeni in una sola seduta. Sir William stesso ci dice che nelle sue prime sedute con la signorina Cook egli era sfavorevolmente impressionato e proclive a sospettare l’impostura; soltanto dopo trenta o quaranta esperimenti del genere egli si convinse. Inoltre è impossibile ignorare la prova costituita dalle fotografie, quantunque esse, purtroppo, non siano mai state pubblicate. Il signor J. H. Simpson, che aveva le positive di ventidue di queste fotografie, dichiara che esse provano in modo positivo che la signorina Cook era di parecchi centimetri più piccola di Caterina, che i suoi capelli erano più scuri e più corti, che la sua carnagione era più olivastra e le sue mani più piccole [13] Inoltre abbiamo le prove e i controlli che furono impiegati durante gli esperimenti. In molte sedute la medium era assicurata con cinghie che la stringevano alla vita e ai polsi e le cui estremità erano piombate. Quantunque possa sembrare impossibile che in quelle condizioni la medium potesse muoversi, non voglio basarmi troppo sul fatto di questi legami che venivano invariabilmente ritrovati intatti, né voglio escludere che potesse trattarsi di un gioco di prestigio. Ma ben più importante appare la perquisizione che invariabilmente veniva compiuta prima delle sedute in casa del signor Luxmoore. Le signore che perquisivano la medium dichiararono che ella nell’entrare nello stanzino non aveva nulla di bianco indosso. Tuttavia Caterina compariva vestita di bianco con un velo in testa e per mezz’ora od anche un’ora rimaneva visibile. Non si trattava di una veste di velo o di mussola sottile, altrimenti il suo corpo si sarebbe veduto in trasparenza e la cosa sarebbe risultata dalle fotografie. Talvolta gli spettatori potevano toccare la veste dello spirito materializzato. Uno disse ad esempio che era di tela bianca molto fine; un altro dichiarò che era di un calicò bianco molto forte. Vesti di questo genere non possono essere celate in un corsetto o nella cavità del tacco di una scarpa. Ma forse l’elemento che più fortemente si oppone alla teoria di
coloro che suppongono che la stessa signorina Cook si camuffasse da Caterina è il carattere completo e improvviso della scomparsa di quest’ultima. Per apprezzare il valore di questo argomento si dovrebbe leggere pazientemente la serie di descrizioni che non è possibile, naturalmente, riportare qui. Allo scopo di scomparire, la signorina Cook avrebbe dovuto liberarsi di ogni traccia della veste bianca, infilarsi le calze e le scarpe; indossare il suo abito di prima, cambiare la propria pettinatura (per tacere della differenza di colore dei capelli); rimettersi gli orecchini e rimettere a posto i legami attorno ai propri polsi e alla propria vita, senza manomettere piombi e sigilli [14] . I legami e i sigilli, è vero, non furono usati in casa di Cookes, ma anche senza questa complicazione mi pare impossibile conciliare le ipotesi, secondo le quali la medium e Caterina sarebbero state una sola persona, con le dichiarazioni esplicite degli scienziati; per esempio con la seguente, apparsa sullo “Spiritualist” del 5 giugno 1874:
“Da qualche tempo Caterina mi aveva concesso di fare quello che volevo... di toccarla, e di entrare e uscire dallo stanzino come e quando mi piaceva. Spesse volte ho seguito lo spirito nello stanzino e ho veduto Caterina e la medium insieme, ma in generale non trovavo alcuno all’infuori della medium che giaceva sul pavimento in istato di ipnosi; Caterina, con la sua veste bianca, era scomparsa per incanto”.
Ho già richiamato l’attenzione del lettore, in una nota, sul fatto che una volta la medium scivolò dal divano sul quale si trovava e Caterina uscì nella sua veste bianca a chiamare il signor Crookes. Costui dichiara che non più di tre secondi arono dal momento in cui lo spirito lo chiamò a quello in cui egli entrò nella biblioteca che serviva da camerino oscuro, per trovare la medium in una posizione pericolosa. Quel che più conta, egli dichiara, la bianco vestita Caterina non lo precedette nella biblioteca, ma si scostò per lasciarlo are. Poco più tardi Caterina uscì ancora e lo invitò a portare la sua lanterna per guardare la medium. “Al che”, prosegue Crookes, “io seguii lo spirito nella biblioteca e alla luce di una lanterna vidi la signorina Cook che giaceva sul divano esattamente come l’avevo lasciata. Mi volsi per cercare Caterina, ma ella era scomparsa”. Può qualcuno affermare ragionevolmente che la figura stesa sul divano che il signor Crookes aveva rialzata pochi minuti prima non fosse che un fantoccio? iamo ora alla seconda ipotesi, secondo la quale Caterina King non sarebbe
stata la signorina Cook, ma una complice che le rassomigliava. Un anno o due dopo, negli Stati Uniti, durante una lunga serie di sedute tenute sotto la medianità del signor Holmes e di sua moglie ad istanza del signor R. Dale Owen, questo genere di impostura fu tentato senza dubbio. Un pannello scorrevole era stato costruito da un lato dello stanzino e quando la seduta era cominciata, una ragazza si insinuava nello stanzino buio uscendo dal pannello scorrevole. Ella fece la parte di Caterina King con successo per diversi mesi fino a che il trucco fu scoperto. Ma la differenza fondamentale tra i due casi è che le sedute degli Holmes avevano luogo in casa loro, mentre nel caso della signorina Cook molte delle sedute più riuscite si ebbero in casa del signor Luxmoore, oppure nel laboratorio del signor Crookes. Non è concepibile che un complice potesse nell’una e nell’altra casa penetrare nello stanzino nel momento voluto, sfidando le ricerche e le perquisizioni che venivano fatte nella sala della seduta e nel camerino buio dopo le apparizioni e anche prima. D’altra parte se la complice era riuscita ad entrare rimaneva il problema ancor più difficile di uscire, quando ormai le luci erano riaccese e il signor Luxmoore oppure Crookes, a seconda dei casi, veniva a cercare la medium e ad assistere al suo risveglio. Inoltre la coincidenza della complice che assomiglia quasi all’identità alla medium sarebbe straordinaria; infine mi sembra che se Caterina King e Fiorenza Cook fossero state realmente due persone separate, il signor Crookes avrebbe avuto la facoltà di soddisfare ben presto il suo desiderio di vedere entrambi i volti insieme in buona luce [15] Nelle sedute degli Holmes, infatti, i due medium stavano in piena luce fuori dello stanzino e tutti i presenti potevano guardare il supposto spirito di Caterina senza neppure perder di vista i medium stessi. Si deve anche ricordare che le sedute in casa Luxmoore, nonché in casa Crookes, erano molto selezionate. Nessuna persona che non fosse ben nota ai padroni di casa era ammessa a prendervi parte. Per quanto riguarda la terza ipotesi, è chiaro, dal modo con cui il signor Podmore insiste sulla somiglianza tra Caterina e la signorina Cook, che egli credeva essere l’una e l’altra la medesima persona, almeno nelle sedute tenute presso Crookes e Luxmoore; ma è egualmente chiaro che riguardo alle sedute organizzate dalla signorina Cook nella propria casa di Hackney, e specialmente riguardo a quella del 29 marzo e a quella che fu l’apparizione d’addio avvenuta il 21 maggio, il signor Podmore era convinto che le due forme fossero separate e distinte e che Caterina, oppure la medium erano impersonate da una complice. Non vedo come questa ipotesi ci aiuti nella ricerca della verità; essa non fa altro che dare allo scettico un’occasione di confondere le cose quando si trova con le spalle al muro in una discussione contro un convinto. Sulle differenze notate dal signor Crookes tra Caterina e la signorina Cook non si discute. Il 29 marzo e il 21 maggio a Hackney, se fosse stata una complice quella
che impersonava Caterina, dovremmo supporre che per un paio d’ore una Caterina del tutto diversa dall’altra abbia camminato in piena luce, conversato liberamente, senza che il signor Crookes sospettasse mai che quella Caterina era differente dalla Caterina che egli aveva veduto, fotografata, scrutata attentamente, decine di volte, sia nel suo laboratorio che in casa del signor Luxmoore. D’altro canto, se fosse stata ancora la signorina Cook che recitava la parte di Caterina, mentre la complice rimaneva a fingere l’ipnosi nello stanzino, allora ci troveremmo di fronte ad un problema ancor più difficile, poiché in entrambe le occasioni il signor Crookes trovandosi nel camerino assieme alle due vi rimase fino a che furono accese le luci e la medium riprese conoscenza [16] Questo significa che, mentre egli si trovava a un metro o due dalla medium, costei avrebbe dovuto liberarsi della veste bianca, indossarne un’altra, con calze e scarpe e coricarsi in luogo della complice, la quale frattanto avrebbe dovuto uscire per qualche aggio segreto. Il 21 maggio la medium si destò dallo stato di ipnosi prima che Caterina svanisse e il signor Crookes riferisce:
“Per parecchi minuti le due conversarono tra loro fino a che alla signorina Cook le lacrime mozzarono la parola. Secondo le istruzioni di Caterina, mi avanzai allora per sorreggere la signorina Cook che stava per abbattersi al suolo e si abbandonava ad un pianto isterico. Mi guardai attorno, ma la bianco vestita Caterina era scomparsa. Non appena la signorina Cook si fu calmata accendemmo la luce e io la condussi nello stanzino”.
Cito questo anche per dimostrare che persino nel gabinetto oscuro vi era luce sufficiente, perché il signor Crookes potesse normalmente distinguere la figura vestita di bianco. Non rimane quindi che quella che potremmo chiamare l’ipotesi della materializzazione e, come già ho detto, questa mi sembra, tutto ben considerato, presentare elementi di maggior probabilità. Mi sarebbe piaciuto dare un resoconto dettagliato dello sviluppo graduale dei fenomeni di materializzazione prodotti dalla signorina Cook, al principio della sua carriera, ma basterà citare una dichiarazione del dottor Gully che la conobbe al tempo del suo debutto.
“Che la facoltà medianica aumenti con l’esercizio è stato dimostrato in modo singolare dal fatto che per qualche tempo le apparizioni si limitavano a un viso e qualche volta a un braccio o a una mano; talvolta non erano visibili neppure i capelli, né la testa... si vedeva soltanto una maschera animata con gli occhi e la bocca. Gradualmente l’intera forma cominciò ad apparire... dopo i cinque mesi di sedute... una volta o due alla settimana. Col tempo, la frequenza e la nitidezza dell’immagine si fecero maggiori” [17]
Aggiungerò che sono riferiti diversi incidenti ,sul conto della signorina Cook, incidenti che corroborano l’ipotesi della materializzazione. Non mi sono dilungato su di essi, in parte per amor di brevità, e in parte perché sono fenomeni isolati che sembrano richiedere ulteriori elementi probatori e testimonianze, prima di poter essere accettati con fiducia. Ma il signor G. Tapp dichiarava che una volta quando, per caso, si aggrappò violentemente al braccio di Caterina, “il suo polso parve cedere sotto la sua stretta come se fosse fatta di carta”. Nello stesso modo, quando Caterina fu fotografata dal signor Harrison nel 1873, ella, subito dopo il lampo di magnesio, domandò ai presenti di guardarla ed essi constatarono che il suo corpo era scomparso, cosicché soltanto la testa e il collo erano visibili” (Vedasi” The Spiritualist”, 15 maggio 1873). Nella stessa occasione “un braccio mascolino, nudo fino alla spalla”, uscì dal tendaggio del camerino oscuro quando Caterina era ancora visibile in pieno. E ancora diversi testimoni dichiarano che, poco prima della sua definitiva scomparsa, Caterina era ancora visibile in pieno. E ancora diversi testimoni dichiarano che, poco prima della sua definitiva scomparsa, Caterina tagliò diversi pezzi della sua veste bianca e li distribuì come ricordo. Poi, davanti agli occhi di tutti, “ella fece schioccare le dita, e la veste ritornò completa come prima, per incanto” [18] D’altra parte non si deve dimenticare che nei primordi della carriera della signorina Cook vi sono diversi avvenimenti sospetti e che nel 1880, quando ella era divenuta la signora Corner, fu smascherata per pratiche fraudolente, tanto che non poté mai rifarsi una buona reputazione. Inoltre, qualche anno prima e cioè tra il 1873 e il 1874 ella fu associata in modo compromettente con due medium tutt’altro che seri: la signora Bassett e la signorina Showers [19] Pure, come già abbiamo detto, questa non è una prova conclusiva contro l’autenticità degli altri fenomeni. Sir William Crookes, in particolare, non si dipartì mai dalla sua convinzione sulla realtà dei fenomeni da lui osservati. Ancora nel 1916 egli autorizzò il redattore della rivista “Light” di rendere noto che egli “confermava pienamente le sue precedenti dichiarazioni e che non aveva alcuna ritrattazione
da fare”. Un’altra testimonianza che riguarda la signorina Fiorenza Cook dopo il suo matrimonio è troppa notevole per esser ata sotto silenzio. Si tratta di una lettera della moglie di Crookes pubblicata dallo “Spiritualist” del 25 giugno 1875 nella seguente forma. La figura materializzata che apparve allora sotto la medianità della signora Corner si chiamava “Leila”.
Materializzazione di spiriti nella casa del signor Crookes.
La signora Corner (Fiorenza Cook) ci ha favorito la seguente interessantissima lettera autorizzandoci a pubblicarla:
20 Mornington Road, London, N. W.
20 giugno 1875.
Mia cara Fiorenza, dato il vivo interesse che hanno destato dovunque le materializzazioni di Leila, verificatesi attraverso la tua medianicità, in casa nostra e altrove, con piacere metto per iscritto la descrizione di qualche manifestazione verificatasi sotto i miei occhi. Siccome le manifestazioni venivano prodotte principalmente per il signor Crookes, la maggior parte delle sedute sono state necessariamente tenute qui; ma Leila è apparsa in tre altre case. Per lo stesso motivo, mio marito sulle prime stava costantemente nello stanzino e da ultimo poteva entrare e uscire a suo piacere. In diverse occasioni abbiamo veduto te e Leila nello stesso tempo. Una volta Leila e mio marito stavano nella stanza con noi, parlando, quando improvvisamente tu sei uscita dallo stanzino, sei ata accanto a loro abbattendoti poi al suolo priva di sensi. Leila sgridò mio marito per averti permesso di lasciare lo stanzino, indi scomparve. In un’altra occasione tu uscisti in stato di ipnosi, camminasti barcollando per la stanza dove noi sedevamo, poi ritornasti nei camerino; nell’entrare scostasti il tendaggio e ci permettesti così di vedere Leila a pochi i da te e da noi, nella
sua solita veste bianca. Diversi casi analoghi si sono verificati in altre occasioni. Posso aggiungere che in quasi tutte le sedute ti ho udita tossire, sospirare, muoverti o parlare nello stanzino, mentre Leila era fuori parlando con noi. In due occasioni Leila, i cui piedi erano sempre nudi, ti tolse una scarpa e mi pregò di mettergliela; m’inginocchiai accanto a lei e feci tutti gli sforzi possibili per far entrare il suo piede nella tua scarpa, ma non mi fu possibile essendo il suo piede molto più grande dei tuoi. Leila è apparsa in casa nostra tra le venti e le trenta volte e quasi ogni sera furono fatte prove positive per stabilire come tu e lei foste entità definite e separate. Diverse volte degli estranei hanno assistito agli esperimenti, ma le migliori sedute sono state quelle organizzate tra noi, senza la partecipazione di altri spettatori.
Credimi sempre la tua affezionatissima
Ellen Crookes
Signora E. C. Corner
6 Bruce Villas, Eleanor Road, Hackney.
Non vi può essere dubbio alcuna che questa lettera sia stata scritta dalla moglie del distinto membro della Reale Società, che ventidue anni più tardi doveva divenire baronetto del Regno Unito, e cioè nel 1879. L’indirizzo segnato sull’intestazione della lettera (20 Mornington Road) è quello della casa nella quale ebbero luogo per la maggior parte le materializzazioni di Caterina King, tra il 1873 e il 1874. Quantunque la lettera non sia stata inviata al redattore dello “Spiritualist” dalla signora Crookes stessa, nei numeri seguenti non si trova alcuna smentita sul suo contenuto, né alcuna protesta per la sua pubblicazione. Né si può ragionevolmente supporre che Crookes stesso fosse ignaro di quanto sua moglie aveva scritto. Possiamo forse meravigliarci che egli abbia lasciato a
lei la missione di inviare la lettera, invece di testimoniare personalmente sulle materializzazioni di Leila; ma forse si può trovare una spiegazione nel fatto che l’opposizione e la corrente ostile da lui incontrata doveva aver gradualmente influito sulle sue azioni, inducendolo ad abbandonare le indagini nel campo spiritistico. Sappiamo, ad ogni modo, che egli scrisse a Daniele D. Home nel novembre del 1875: “Io sono tanto disgustato di tutto ciò che riguarda lo spiritismo e soprattutto delle polemiche inerenti, che se non fosse per riguardo a voi, troncherei ogni rapporto con il campo della ricerca psichica e non leggerei più nulla in proposito e tanto meno vorrei parlarne o scriverne”. Tuttavia, non aveva perduta la sua fede nei fenomeni se ben nove anni dopo scriveva ancora a Home dicendo: “La mia convinzione è sempre la stessa, ma non ho più l’opportunità di interessarmi di questa materia” [20] Per quanto riguarda gl’incidenti testé riferiti, è chiaro che se Leila si adirò col signor Crookes, mentre Fiorenza era caduta fuori del camerino priva di sensi, non può esser vero che in quell’occasione Fiorenza fosse camuffata da Leila. Inoltre tutto ciò accadeva nella casa dei Crookes, dove non era possibile che una complice si fosse introdotta per recitar la parte dello spirito, neppure una volta. Devo confessare che, dopo aver letto molto attentamente le critiche del signor Franco Podmore (sia nel suo Modern Spiritualism sia nel suo Studies in Psychical Research), del professar A. Lehmann (Aberglaube und Zauberei, 1925), del conte von Klinckowstroem (nel Der Physikalische Mediumismus, 1925), e ultime, ma non minori, quelle dell’avvocato Cox nello “Spiritualist” del 15 maggio e del 5 giugno 1874, nonché del “Medium” dell’8 maggio, del 22 maggio, del 29 maggio e del 10 luglio 1874, io considero tuttora la teoria dell’impostura da parte della signorina Cook la meno probabile di tutte. Che tutta la faccenda sia misteriosa e inesplicabile, data la nostra attuale imperfetta nozione in questo campo, non si può a meno di ammettere. Sembra, per esempio, che vi siano buone ragioni per credere che l’intelligenza manifestantesi nella banale conversazioni di “Caterina King” non fosse che l’intelligenza della medium stessa. Parlando delle materializzazioni di un’altra medium, e cioè della signorina Showers, che in qualche occasione fu associata a Fiorenza Cook, l’avvocato Cox scrive:
“Quando il signor Crookes tentò con la signorina Showers l’ingegnosa prova dell’apparecchio elettrico inventato da lui e dal signor Varley, risultò che “Fiorenza” (la figura materializzata) era senza dubbio la stessa signorina Showers, e la medesima constatazione fu fatta incidentalmente dalla signora
Edwards in casa mia. Quando il signor Crookes fece la prova pregando “Fiorenza” di immergere un dito in un bicchier d’acqua che aveva l’effetto (per lei inatteso) di lasciare una macchia sul dito stesso, la macchia fu trovata poi sul dito della signorina Showers! ) [21]
Anche se il fatto della macchia sul dito della signorina Showers fosse superiore ad ogni discussione, non so se si debba considerare l’incidente conclusivo. Il colonnello E. A. de Rochas nel suo libro Extériorisation de la Sensibilité fornisce molta materia che dà adito a riflessioni su questo caso e su altri simili. Ma, mentre il signor Crookes personalmente non fece alcun commento nella rivista “The Medium”, Sir Charles Isham scrisse una quindicina di giorni dopo: “Ho saputo dalla signora Showers che il signor Crookes ha dichiarato alla signorina Showers di non aver trovato alcuna macchia sulle sue dita” (“The Medium”, 31 luglio 1874). Quanto agli esperimenti fatti con l’elettricità, il signor Crookes, in una lettera allo “Spiritualist” (19 giugno 1874), negava di essersi mai compromesso con dichiarazioni esplicite e asseriva di non aver assistito ad un numero sufficiente di sedute con la signorina Showers per giungere ad una conclusione definita. Le dichiarazioni del signor Crookes, contenute in questa stessa lettera precedente da lui indirizzata all’avvocato Cox egli diceva:
“Ho avuto due sedute sperimentali con la signorina Showers e ho ottenuto qualche risultato, ma non abbastanza per permettermi di formarmi un’opinione ben definita. Noto che, con ogni nuovo medium, una o due sedute non fanno che creare dei sospetti sulla autenticità delle manifestazioni. Così è stato nel caso del signor Home, di Williams, di Hearne, della signorina Fox, della signorina Cook, e della signorina Showers. In tutti i casi, dopo un certo numero di sedute, il sospetto ha lasciato posto alla certezza e alla fiducia; perciò, non sarebbe giusto da parte mia annettere troppa importanza alla sfavorevole impressione datami dalle prime sedute della signorina Showers”.
Ho menzionato il nome della signorina Showers (una medium che il signor Podmore condanna sommariamente come una truffatrice) perché in alcune delle sue materializzazioni si sono avute testimonianze e prove degne di nota. Forse
l’elemento che ci lascia più perplessi nell’esaminare i resoconti di Sir William Crookes, delle sue esperienze con Caterina King, è quello della perfezione delle manifestazioni stesse. In nessuna occasione troviamo riferito che Caterina, presentatasi trenta o quaranta volte davanti agli occhi di Sir William in piena luce, fosse in alcun modo menomata, o fisicamente difettosa. Ella non apparve mai priva degli arti inferiori (come si dice sia apparso suo padre John King alle sedute del signor Charles Williams), né con le sembianze imperfettamente modellate. Nondimeno sembra che ella abbia spiegato come si presentasse sempre a piedi nudi, economizzando il “materiale” (ectoplasma?) che altrimenti sarebbe stato usato per provvederla di scarpe e calze. Cosa curiosa, non fu mai suggerito o menzionato da Sir William Crookes o da altri indagatori che la prova più conclusiva che Caterina potesse dare della sua origine spiritica sarebbe stata una materializzazione incompleta. Se talvolta fosse apparsa senza un occhio, o con un orecchio formato a metà, o con un braccio solo o meglio ancora con tre braccia, non si sarebbe potuto desiderare una dimostrazione più soddisfacente per convincere anche i più scettici che ella non era né la signorina Cook stessa, né un’altra persona che recitasse la parte dello spirito. D’altra parte vi sono testimonianze che tenderebbero a dimostrare che sotto la medianità della signorina Showers le forme materializzate non erano sempre fisicamente perfette. Il signor Carlo Blackburn, ricco spiritista di Manchester, dà il resoconto di una seduta alla quale presenziò nella casa della medium a Teignmouth. Il luogo di per sé è atto a far sorgere sospetti, poiché nella casa della medium potevano esservi apparecchi atti a favorire i trucchi o semplicemente un aggio per permettere a una complice di apparire e scomparire secondo le necessità. Però la natura dei fenomeni parrebbe smentire ogni sospetto di frode. Uno degli orecchini fu tolto alla medium e attraverso il foro dell’orecchio fu ato un filo molto lungo le cui estremità uscivano fuori del camerino oscuro rimanendo in un punto visibile a tutti. Dopo che la signorina Showers cadde in stato di ipnosi una forma solida, “Eleonora”, comparve e fu esaminata dai presenti. Il signor Blackburn scrive:
Noi tutte le toccammo le orecchie; non aveva alcun foro nei lobi che erano molto sottili e più piccoli di quelli della signorina Showers. Ella aveva un solo dito formato in ogni piede; le altre dita sembravano in embrione, come se fossero formate da una cartilagine. Tutti esaminarono i suoi piedi molto piccoli, non sono guardandoli, ma anche toccandoli; né ci sarebbe stato possibile prenderne abbaglio. Ella ci disse che i suoi piedi sarebbero stati perfetti se vi fosse stata una
maggior quantità di potenza. Quando la figura si fu ritirata, tutti ammo nello stanzino e nella semioscurità svegliammo la medium. La signorina Showers aveva ancora il filo attraverso l’orecchio come quando si era coricata. Facemmo are il filo stesso, centimetro per centimetro, ma non trovammo alcuna giunta o nodo. Non ho bisogno di dire che i piedi della signorina Showers erano perfetti” (“The Spiritualist”, 21 agosto 1874).
La signorina Showers, figlia di un certo generale Showers, non era una medium professionista; del resto il signor Carlo Blackburn, il cui nome figura spesso tra i fautori della ricerca psichica, non poteva avere alcun motivo o scopo recondito per dichiarare il falso. Cosa curiosa, l’altra personalità “Fiorenza Maples” che, a quanto si dice, veniva materializzata per la medianità della signorina Showers, appariva spesso con difetti fisici del genere. Il signor Stainton Moses, egli stesso medium, ma docente allo University College di Londra, uomo universalmente rispettato, dà un resoconto di una seduta con la signorina Showers e la signora Gregory in casa di quest’ultima in Kreen Street, Grosvenor Square. La descrizione della forma materializzata di “Fiorenza” è troppo lunga per essere citata per intero, ma si possono rilevare alcuni punti salienti. Il signor Moses parla di “un artiglio freddo e rigido, piuttosto che di una mano”. Sulle prime “non aveva nulla di vitale, ma gradualmente acquistò vita e calore”. Indi egli prosegue:
“Quantunque la mano e le braccia siano naturalmente formate e il corpo appaia normale, il volto non assume mai un aspetto naturale e, almeno durante una parte della serata, mi è parso che i piedi mancassero. ai il mio piede sotto la figura che pareva sollevata dal suolo e non trovai alcun ostacolo. Io credo proprio che i piedi non ci fossero. Il volto presentato dallo spirito durante la serata era assolutamente anormale. La carnagione aveva qualche cosa di floscio, come se si trattasse di una maschera di cera in via di liquefazione. Le labbra erano strette e contratte in modo da dare al viso un’espressione angosciata e gli occhi vitrei, con la loro perpetua fissità, avevano anch’essi un aspetto tutt’altro che normale. Feci di tutto per costringere la figura ad ammiccare, ma invano. Gli occhi erano dilatati e le palpebre non erano visibili. Durante la serata di cui sto parlando, non vidi mai quel viso con un aspetto umano, quantunque in altre occasioni io lo abbia veduto naturale ed anche grazioso”. (“The Spiritualist”, 3 aprile 18’74).
Il resoconto dato dal signor Moses ci illustra ampiamente il pericolo di trarre conclusioni da ciò che non è dichiarato esplicitamente. Dalla lunga descrizione di cui ho citato soltanto un paragrafo si sarebbe portati a concludere che questa figura materializzata, a differenza di Caterina, non conversasse. Moses ci dice che durante la serata la forma era continuamente vicina a lui. “Potevo taccarla a mio piacimento”, egli aggiunge. La figura si sedeva in un modo singolare. “Si piegava in due, come se qualcuno avesse toccato una molla che la costringeva a curvarsi”. Il narratore non riferisce che essa abbia pronunciato una sola parola. Eppure non poteva essere un automa, poiché Moses soggiunge:
“Sentii il respiro e vidi che il suo petto si alzava e si abbassava. Inoltre quando era al mio fianco, potei sentire la palpitazione del cuore”.
Erano presenti quattordici persone tra le quali, credo, Lord Rayleigh, membro della Reale Società. Non tuffi gli spettatori sono nominati, ma sappiamo che fra loro vi era il reverendo C. Maurice Davies, dottore in teologia, che collaborava al “Daily Telegraph” con interessanti articoli sulla Londra “ortodossa” e “eterodossa”. La sua carriera è tracciata in uno dei supplementi del Dictionary of National Biography. Un altro spettatore, il signor T. Herbert Noyes, ha scritto pure un resoconto della seduta. Egli è d’accordo con Moses per quanto riguarda lo strano aspetto vitreo degli occhi, nonché nell’affermare che lo spirito era più alto di parecchi centimetri della medium, pur assomigliandole nelle sembianze. Però il signor Noyes ci dice come, in risposta a una domanda del colonnello Steuart, la figura materializzata rispondesse che i suoi genitori si chiamavano Joseph e Margaret Maples dimoranti in Blackburn Street, a Inverness, e che essa era morta di consunzione sei anni prima; manifestava pure il desiderio di inviare un messaggio ai propri parenti riguardante la scena svoltasi al suo letto di morte Insomma essa dovette parlare assai. Stainton Moses dichiara: “Non mi propongo di esporre teoria di sorta per spiegare i fatti da me riferiti. Non ne ho alcuna; dovrò vedere ancora molte cose per potere formulare un’ipotesi”. Benché oltre mezzo secolo sia ato da quando queste parole furono scritte, sembra che il medesimo atteggiamento di riservatezza e di prudenza prevalga tuttora. I fenomeni poco convincenti di Marta Béraud (Eva C.) e di altri più recenti non
fanno che complicare il problema. Nessun critico imparziale può rimanere indifferente di fronte alla constatazione messa in rilievo dal conte Von Klinckowtroem nel Dreimannerbuch e da altri che, mentre nella seconda metà del secolo scorso abbondavano i medium ritenuti capaci di produrre materializzazioni di intere forme che parlavano e potevano essere toccate, tali fenomeni, al presente, sono praticamente scomparsi [22] D’altra parte si potrebbe obiettare che le prove ora imposte di rigorose perquisizioni, visite mediche, ecc., creano un’atmosfera di sospetto che preclude lo sviluppo di quella forma di medianità. In un o citato precedentemente, Sir William Crookes scriveva: “Noto che con ogni nuovo medium una o due sedute non fanno che creare sospetti sulla autenticità della manifestazione”. Potrebbe darsi che la scomparsa delle manifestazioni sopra descritte si possa spiegare col fatto che probabilmente i medium capaci di provocare fenomeni tanto straordinari devono essere eccezionalmente sensibili. Anche con Home un grido improvviso, un cambiamento di posto, o comunque la minima perturbazione bastava a far cessare l’esperimento in corso. Nei “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica (Vol. IX, pag. 310), la signora Crookes riferisce come le accadde nel bel mezzo di una materializzazione, di lasciarsi sfuggire un grido di sgomento. “La figura parve immediatamente sprofondarsi nel pavimento”, e l’avvocato Cox si volse verso la signora dicendo: “Signora Crookes, voi avete sciupata la più bella manifestazione che mai avessimo ottenuta”. Diversi esempi del genere potrebbero essere citati. Quindi se i fenomeni più notevoli sembrano essersi sempre prodotti quando le persone partecipanti alla seduta erano amiche tra loro e convinte fautrici dello spiritismo e quando non si esercitava alcun controllo, vi è almeno la possibilità di una legittima spiegazione. Può darsi, naturalmente, che a quei tempi l’impostore senza scrupoli si trovasse in grado di esercitare i suoi trucchi senza intralcio, ma può darsi anche che, in quelle condizioni, la mente del medium fosse assolutamente tranquilla, di modo che le influenze spiritiche che ex hypothesi lo controllano potevano agire appieno. Gli automatisti sono d’accordo nel dichiarare che ottengono i migliori risultati nelle loro scritture automatiche quando si trovano tranquillamente assorti in conversazione su argomenti che non hanno nulla a che fare con la loro attività o per lo meno non prestano attenzione alla scrittura. Non posso resistere alla tentazione di inserire qui il resoconto di un’esperienza di. Sir William Barret, prima di tutto perché simpatizzo con il suo punto di vista, quando ad esempio egli scrive: “Tutti colono che si dedicano alla ricerca psichica devono tener presente che ogni soggetto sensibile o medium è un soggetto ricettivo; se si parte dal punto di vista di attendersi una frode può darsi benissimo che si crei la frode che si teme. Se voi vi preparate in precedenza a tendere un tranello al medium è probabile che
tanto il medium, quanto lo sperimentatore cadano nel tranello stesso”. In secondo luogo le manifestazioni osservate e descritte da indagatori esperimentati con medium stimati come, per esempio, Husk, sono di per sé di grande interesse. Sir William ci dice:
“L’unico caso di materializzazione a cui ho assistito, che sembrava tale da escludere ogni possibilità di frode, si verificò con il medium Husk, molti anni fa. Credo che questo esperimento valga la pena di essere descritto. Il signor William de Morgan aveva gentilmente prestato a Myers e a me il suo studio sito in Cheyne Row, un locale quasi nudo, che conteneva una tavola lunga un metro e 65 e larga circa un metro, nonché alcune seggiola. Dopo pranzo Myers condusse Husk allo studio con una carrozza e immediatamente ci disponemmo attorno alla tavola. I presenti erano sei, compreso il medium. William de Morgan e sua sorella (entrambi scettici) furono posti a controllare il medium, i cui piedi erano legati alle gambe della tavola e le cui mani erano tenute saldamente da due dei presenti. La signora de Morgan (madre dei due suddetti) stava seduta di fronte a Myers, e io mi trovavo all’altra estremità della tavola, addetto al controllo delle luci. Dopo di che i polsi dei presenti furono tutti legati gli uni agli altri con un filo di seta, in modo però da lasciare una certa libertà di movimento, io spensi la candela e ben presto i fenomeni si verificarono. Il medium cadde in trance; luci simili a lucciole cominciarono ad apparire al disopra delle nostre teste; inoltre sentivamo che degli oggetti si spostavano e una voce profonda e gutturale ci parlò qualificandosi per ‘John King’,. In risposta alla nostra richiesta disse che avrebbe tentato di apparirci. Il medium fu preso da una violenta convulsione e improvvisamente, proprio di fronte a me, apparve una figura umana dalla vita in su; la parte inferiore del corpo poteva tuttavia esser nascosta dalla tavola. La taccia era illuminata da una luce azzurrognola che pareva provenire da un oggetto che lo spirito materializzato teneva in mano. Il volto era indubbiamente animato, poiché vedevo i suoi occhi aprirsi e chiudersi e le sue labbra muoversi. Gli domandai ancora chi fosse e la voce gutturale ripeté “John King”. La faccia era incorniciata da una barba nera e non era piacevole a guardarsi; non aveva alcuna rassomiglianza col medium. Esclamai, rivolto ai presenti: “Vedete tutti questa figura? Io sono propenso ad accendere la candela”. Così dicendo, feci l’atto di mettere in pratica la mia intenzione, ma nel momento in cui strofinavo il fiammifero lo spirito scomparve; trovammo il medium in un profondo stato di ipnosi, prostrato e gemente nella sua poltrona. Quando si fu ripreso, lo mandammo a casa in una carrozza. In seguito noi tutti ci scambiammo le nostre
impressioni e descrivemmo il viso dello spirito secondo i differenti aspetti che presentava ai nostri occhi in base alle diverse posizioni che occupavamo attorno alla tavola. Facendo varie prove constatammo che non era possibile riprodurre la figura stando alla tavola, né il medium avrebbe potuto mettere una maschera dal momento che le sue mani erano sempre state tenute da due degli sperimentatori e che i legami che assicuravano le sue caviglie alla tavola erano stati ritrovati intatti. De Morgan pregò Myers e me di ritornare la mattina seguente per vedere ancora se era possibile imitare ciò che avevamo visto, senza interventi sovrannaturali. Quantunque De Morgan rimanesse alquanto scettico, Myers ed io ci trovammo d’accordo nell’asserire che era estremamente difficile spiegare i fenomeni come dovuti a trucchi da parte del medium” [23]
Tutti coloro che presero parte a questo, esperimento erano di un livello intellettuale superiore. Sir William Barrett, membro della Reale Società, era stato prima di tutto assistente del professor Tyndall, poi era divenuto professore di Fisica, insegnante per trentasette anni al Reale Collegio di Scienze di Dublino. D. W. H. Myers aveva vinto diversi premi all’Università superando quasi tutti i suoi coetanei. Pubblicò delle poesie che non erano meno notevoli della sua grande opera psicologica sulla “personalità umana”, che sfortunatamente però non portò mai a termine. William de Morgan, figlio del professor Augusto de Morgan, era un famoso artista e inventore prima che, già avanti negli anni, si fe un nome come romanziere di primo rango. Sua madre era autrice di un’opera cospicua intitolata, From matter to Spirit e la moglie di De Morgan aveva doti artistiche considerate al livello di quelle di lui. Il professor Barrett e Myers avevano una larga pratica in fatto di ricerche psichiche ed erano, per così dire, molto smaliziati in fatto di trucchi e di frodi pseudo-medianiche. Non è facile credere che costoro si siano lasciati trarre in inganno da un’abile commedia. Confessiamo dunque che l’argomento è tale da lasciare perplessi. Considerati i resoconti del signor Feilding, a proposito delle sue sedute di Napoli con Eusapia Palladino, per tacere delle numerose altre sedute organizzate da Eusapia con i suoi compatrioti, è difficile sostenere che una medium sia incapace di produrre fenomeni genuini soltanto perché in qualche caso è stato provato che ricorreva alla frode. Perciò il fatto che, per esempio, il “Dottor” Monck, fu sorpreso in flagrante e premeditata impostura, non prova in modo conclusivo che tutte le materializzazioni a lui attribuite fossero egualmente delle frodi. Certo il numero di scandali verificatisi in quel periodo ci impedisce di credere che tutti i medium a materializzazione fossero onesti e degni di fede; ma, d’altra parte, il
mistero psicologico presentato con la testimonianza di un uomo come il dottor A. Russel Wallace che condivideva con Darwin la reputazione di aver create le nostre moderne teorie sulla evoluzione, non è meno imbarazzante. Wallace, nel suo libro di reminiscenze intitolato My Life, dichiara, in quattro diverse occasioni, di aver assistito a materializzazioni in una forma che non ammetteva dubbi. Egli descrisse anzi una di queste esperienze, con dovizia di particolari, davanti a un giudice e a un Collegio di giurati nel corso di una deposizione (sotto suggello di giuramento) nella causa Colley contro Meskelyne (aprile 1907). Egli dichiarò che in piena luce, in un pomeriggio di sole, aveva veduto una nuvola biancastra uscire dal corpo di Monck condensandosi gradualmente fino ad assumere la forma di una figura femminile, perfettamente visibile; essa stava a più di un metro e mezzo di distanza dal medium. Il dottor Monck batté le mani e la figura materializzata batté le sue, benché più debolmente. Poi la figura si avvicinò nuovamente a Monck e fu, a poco a poco, riassorbita dal suo corpo, come ne era scaturita. Né questa storia manca di essere corroborata da altre testimonianze. L’incidente occorse in quelli che erano allora gli uffici dell’organizzazione spiritistica londinese, e il dottor Hensleigh Wedgwood, il dotto autore dell’Etymological Dictionary, si fece garante della sua realtà. Ora, Russel Wallace ci assicura, appoggiato dall’autorità di Wedgwood, che nel corso di una lunga serie di indagini, con il concorso di Monck, furono ottenute manifestazioni assai più stupefacenti di quella testé descritta. Chiunque legga il resoconto dato dalla figura morale di Wedgwood nel Dictionary of National Biography, apprenderò che costui per tutta la sua vita si distinse come persona straordinariamente coscienziosa. Egli rinunciò ad una posizione che poteva portargli un reddito di ottocento sterline all’anno, perché era necessario prestar giuramento ed egli considerava i giuramenti come una pratica illegale. Giova ricordare inoltre che l’arcidiacono Colley, per opera del quale fu smascherato Eglinton, altro medium a materializzazione, che si valeva però di trucchi, ammette di aver avuto con Monck un’esperienza ancor più convincente di quella del dottor Wallace, quantunque non si verificasse alla luce del giorno, ma con una buona illuminazione. L’arcidiacono e un amico che era con lui (il nome è citato nel resoconto) poterono toccare la figura materializzata di una donna, la quale si era sprigionata, come quella di Wallace, dal corpo di Monck, dapprima come una nuvola la quale si era solidificata gradualmente. Il dottor Monck, ancora in trance, permise alla forma di fare qualche o, sorretta d’ambo le parti dai due testimoni. “Frattanto, dice l’arcidiacono, tenendo la mano dello spirito nella mia potei toccare il polso, il palmo, le dite e le unghie; tutto aveva consistenza come la materia umana, ma la pelle era umida e fredda come la pietra”. La lettera contenente questa dichiarazione fu stampata nel numero del 5
ottobre 1877 di “The Medium and Daybreak” e risulta scritta il 25 settembre 1877, la sera stessa della manifestazione. Se questa era un’illusione era certo sbalorditiva come tale. Colley era relativamente giovane, a quel tempo, e non era ancora arcidiacono, ma il suo amico dichiara che egli sarebbe stato incapace di un inganno in un argomento simile. Senza pretendere di raggiungere alcuna conclusione positiva riguardo il problema delle supposte materializzazioni di forme umane, lascio queste testimonianze alla considerazione dei lettori. Appartengono, mi sembra, ad una categoria molto diversa dalle prove che attestano i fenomeni della fisarmonica di Daniele Home. Però servono, ad ogni buon conto, ad illustrare l’incertezza che caratterizza anche le più serie e scientifiche indagini in materia. La curiosità è punta, molto tempo si perde in investigazioni, ma alla fine ci troviamo a non aver fatto molta strada verso un’adeguata valutazione dei fenomeni e delle prove inerenti.
[1] Ho tratto questo resoconto delle esperienze del signor Livermore principalmente dal libro del signor EPES SARGENT, Plauchette, or the Despair of Sciences, Boston, 1869, pag. 55-79. Vedasi anche: ROBERT DALE OWEN, The Debatable Land, pagine 385-401. [2] Come può essere accertato da una lettera al “Times” dell’ 11 aprile 1874, un certo signor Carlo Blackburn, di Manchester, aveva “stipulato un piccolo accordo” con la famiglia della signorina Cook che gli assicurava i di lei servigi per certe sedute e la sollevava dalla necessità di ricevere compensi da estranei, [3] Questi gemiti e sospiri della medium nello stanzino, mentre Caterina si manifestava alla luce, sono attestati da altri e specialmente da C. Varley, membro della Reale Società. Vedere: “The Spiritualist” 20 marzo 1874. In questa occasione fu applicata una rigorosa verifica a mezzo di apparecchi elettrici la quale provava che la medium non si era mossa dal suo posto [4] Il signor Crookes dichiara positivamente: “Non più di tre secondi arono tra il momento in cui vidi la bianco vestita Caterina. accanto a me e il momento in cui rialzai la signorina Cook dalla posizione nella quale era caduta”. Visto che Caterina era vestita di bianco e scalza e che la signorina Cook era vestita di nero con scarpe, la trasformazione sembra esorbitare dalla capacità di qualunque trasformista
[5] Questo è confermato dal signor Dawson Rogers che era presente. Vedere: Katie King, Histoire de ses apparitions, par “Un Adepte”, pag. 92. [6] PODMORE, Modern Spiritualism, vol. II, pag. 152. [7] Il signor Crookes dice esplicitamente che le fotografie furono prese “nella settimana che precedette la dipartita di Caterina verificatasi dopo il 21 maggio 1874” [8] La medium (una fanciulla di diciassette anni) non poteva restare indifferente alle molte comunicazioni dedicate a lei nel “The Spiritualist” che un redattore di un giornale concorrente aveva soprannominato in derisione “il giornale della signorina Fiorenza Cook”. [9] “The Spiritualist”, 15 marzo 1873, [10] E’ comunemente affermato dagli spiritisti che le forme materializzate in molti casi riproducono le fattezze del medium. Ammettendo che la materializzazione sia possibile ciò non è innaturale. [11] 12 dicembre 1873. L’importanza di questa lettera sta nel fatto che apparve nel “Medium”, che allora era ostile allo “Spiritualist” e nettamente avverso alla signorina Cook. [12] “The Spiritualist”, 20 febbraio 1874. Per quanto riguarda la lunghezza delle mani vedasi anche C. F. VARLEY in “The Spiritualist”, 20 marzo 1874. Per la figura in generale vedasi: Principe VITTGENSTEIN in: “The Spiritualist”, 13 febbraio 1874. Il Principe Vittgenstein, che era aiutante di campo dell’Imperatore di Russia, in una lettera più lunga indirizzata alla “Revue Spirite” parla con entusiasmo dei “cheveux chàtains” di Caterina, visibili sotto il suo velo. Egli dice anche “La si potrebbe anche scambiare per la signorina Cook a distanza... ma la signorina Cook, benché graziosa, è molto più piccola e anche le sue mani non hanno le dimensioni di quelle di Caterina”. [13] J. H. SIMPSON, Twenty-two Photographs cd the Katie King Series. Opuscolo pubblicato nel 1905. [14] Per quanto riguarda il carattere improvviso della scomparsa di Caterina molto importanti sono le testimonianze dei seguenti sperimentatori: B. Coleman; (Spir. Mag., 1873, pag. 555); Dottor Sexton (Medium, 12 dic. 1873); W. Oxley
(Spiritualist, 14 nov. 1873); Principe Wittgenstein (Spiritualist, 13 febbr. 1874); Dottor Gully (Spiritualist, 20 febb. 1874). Quest’ultimo dice che l’intervallo tra la scomparsa di Caterina e la constatazione della presenza della signorina Cook nello stanzino, vestita come l’avevano lasciata non trascorse più di un minuto [15] Egli non riuscì mai a compiere questo esperimento in casa sua e poté farlo soltanto una volta a Hackney, usando una lampada a incandescenza. [16] Si vedano le lettere sopra citate nel “The Spiritualist “oppure il volume del CROOKES, Researches in Spiritualism, pagine 104-112. [17] Lettera di J. M. GULLY, in data 20 luglio 1874, riportata nel volume di E. SARGENT, Proof Palpable of Immortality, Boston, 1875, pag. 54. [18] “The Spiritualist”, 29 maggio 1874. Vedasi l’importante articolo del signor COLEMAN. [19] Vedasi “the Spiritualist”, 1° aprile 1873 e 15 maggio 1874. Lo scandalo della signora Bassett è riferito in “The Medium”, aprile e del 18 aprile 1873. Quello della signorina Showers in “The Medium dell’8 e del 22 maggio 1874. [20] Life and Mission of Home (Ed. Doyle), page 218. [21] “The Medium”, 10 luglio 1874. [22] GULAT-WELLEMBURG, Der physikalische Mediumismus, pagine 94, 95 e 147. [23] “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica, Volume XXXIV, pag. 287288.
CAPITOLO UNDECIMO - La verità sulla telepatia
E’ piacevole are da un’atmosfera di controversia ad un argomento riguardo il quale, almeno tra i cattolici, esiste una quasi totale uniformità di vedute. Il dottor Liljencrants e Padre De Heredia, pur combattendo strenuamente contro chi asserisce la realtà dei più sorprendenti fenomeni fisici dello spiritismo, accettano senza riserve la possibilità della trasmissione di pensiero da mente a mente, a prescindere dal tramite riconosciuto dei sensi. Si può ormai ritenere che la psicologia sperimentale abbia dimostrato su prove positive la verità della telepatia. Per i materialisti puri il riconoscimento di tale facoltà è stata, se così posso esprimermi, un’amara pillola da inghiottire. Essi hanno contestato ogni punto di questo argomento e tra i rappresentanti estremisti della scuola materialistica non si vede tuttora una tendenza a disarmare. Ma, generalmente parlando, anche il tono degli scettici più ostinati è divenuto più blando. In questi ultimi tempi non si è verificata alcuna violenta polemica come quella scatenata alcuni anni fa dalla pubblicazione del volume Raymond di Sir Oliver Lodge, che costituiva una professione di fede. L’incidente, come rivelazione di un aspetto dell’atmosfera scientifica, fu realmente curioso. E’ molto diffusa l’impressione che il fenomeno psicopatico, che a sotto il nome di odium theologícum sia, per così dire, un microbo caratteristico della professione clericale. Si può affermare tuttavia con sicurezza che questo non è vero. Tanto il razionalista quanto l’agnostico, quantunque affermino di parlare in difesa della scienza e di aborrire il solo nome di dogma, tendono ad essere tanto fanatici e dogmatici nel negare tutto ciò che non si accorda coi loro principi, quanto il più intransigente dei teologi. Basta osservare il tono dei vari critici, i quali con lettere alla stampa, con articoli pubblicati nelle riviste e con volumi di mole più o meno imponente si sono scagliati con zanne e artigli sull’autore del libro menzionato per sbranarlo metaforicamente senza remissione. Senza dubbio la controversia non è condotta con la stessa violenza di linguaggio che diede colore agli scritti del dottor Martin Lutero e dei suoi contemporanei. Il dottor Mercier e il signor Clodd, ad esempio, non si sono spinti fino al punto di descrivere i nostri fautori della ricerca psichica in termini violenti come bricconi, bugiardi o idioti, o ancora demoni incarnati, ma si sono permessi una considerevole libertà di linguaggio e, dietro il ritegno imposto dal decoro, il fatto che essi si sono lasciati trascinare dalla ione polemica, risulta chiaro al lettore meno acuto. E’ forse
stato un caso di telepatia inconscia quello che ha condotto tanto il dottor Mercier, quando il signor Clodd ad immaginare se stessi nel ruolo di Pubblico Ministero in un tribunale nell’atto di porre alle strette un delinquente accorto. Ad ogni modo è ato molto tempo dacché la scienza ha trovato la propria causa difesa da avvocati tanto deficienti in dignità e finezza. Prendete per esempio il seguente interrogatorio immaginario, come campione della polemica del dottor Mercier:
“Io vi domando, Sir Oliver Lodge, come uomo di scienza, se sia possibile alterare la natura delle cose alterandone il nome. Che dite? Si o no? Se voi intendete parlar di un fantasma, perché non lo chiamate un fantasma? Se voi intendete alludere al sovrannaturale e al miracolo, perché non dite sovrannaturale e miracolo Forse perché vi vergognate di usare queste parole familiari? E perché vi vergognate di adoperarle. Se questo non è il motivo, qual è allora il motivo? No, messere, è inutile che mi rispondiate come avete, risposto al dottor Tuckett. Non vi servirà a nulla chiamarmi sleale, dire che vorreste che io fossi meglio informato, e così via; dovrete compiacervi di rispondere alle mie domande, oppure di confessare che non siete in grado di evaderle. Tacete? Potete ritirarvi, messere” [1]
Ancor più sorprendente, forse, è il seguente o:
“Una simile esibizione di credulità non si è vista dacché Moses Primrose ritornò dal mercato, orgoglioso di possedere una dozzina di occhiali cerchiato d’argento, con astucci di zigrino. In verità, quando io leggo il resoconto ingenuo e innocente della semplicità di Sir Oliver mi domando se Lady Lodge gli permette di uscire per via senza una governante e se non tema di vederlo ricomparire qualche volta con una dozzina di garette da sentinella, o di cappe di camino, o di guanti della mano sinistra o di qualche cosa di egualmente utile”.
Se il dottor Mercier crede di eccellere, assumendo la veste di Pubblico Ministero, a quanto sembra, le ambizioni del signor Clodd sono quelle di assumere la veste di Cicerone scagliantesi implacabilmente contro Catilina,
come appare dalla seguente nota:
“Voi, Sir Oliver, conoscendo, come dovete aver conosciuto, le magagne dei primordi dello spiritismo, le frodi che lo hanno caratterizzato ecc., vi siete dimostrato incompetente. Quel che è più grave, la vostra malefica influenza incoraggia la recrudescenza della superstizione, che è una caratteristica deplorevole dei nostri giorni. I venditori di migliaia di portafortuna, i chiromanti e gli altri fautori di questo culto, hanno in voi il loro patrono volontario. Così, voi che avete raggiunto un alto grado come studioso di fisica, discendete al livello del primitivo animista, lasciando la sostanza per un’ombra astratta. E’ certo che i misteri che ad ogni piè sospinto avete dovuto incontrare nelle vostre ricerche fisiche, rivelandosi impenetrabili anche alla vostra perizia, dovrebbero rendervi cauto e farvi riflettere prima di accettare queste speciose soluzioni del grave problema dell’ignoto aldilà” [2]
Il dottor Henry Armstrong, membro della Reale Società, emerito professore di chimica, il quale pubblica una sua appendice al libro del signor Clodd, descrive Raymond come “una recrudescenza dell’oscurantismo”, e deplora che “il buon nome della Scienza sia insozzato dalla pubblicazione di simili divagazioni nauseanti, come propriamente il signor Clood le definisce”. Sarebbe facile citare una massa di simili i, ad esempio del tono adottato da un certo gruppo di razionalisti, ma me ne astengo. Se soltanto si potesse essere sicuri che tutta questa saeva indignatio fosse determinata dall’orrore dei mali causati dallo spiritismo e che la mancanza di reverenza di Sir Oliver per l’ignoto al di là fosse il vero motivo dell’animosità dei critici, si potrebbe ritenere scusabile la loro violenza. Senza dubbio molti risultati deplorevoli sono derivati dalla lettura di Raymond da parte di persone incapaci di afferrare il valore dei dati in esso contenuti, o di comprendere il punto di vista dell’autore. Però sono convinto che il segreto della campagna scatenatasi contro Sir Oliver Lodge tra i più eminenti razionalisti non consistesse nel pretesto da essi enunciato. Essi, per così dire, erano sorti in armi, perché vedevano chiaramente che il riconoscimento della ricerca psichica da parte di uno scienziato di vaglia costituiva una minaccia alla scienza materialistica, cioè a quella scienza che ricerca la prova delle verità soltanto nel bisturi, nella bilancia e nel microscopio. Tutto ciò che esula da questo .campo sconfina, secondo il loro concetto, nel terreno del miracolo e
quando Sir Oliver ebbe l’ardire di sostenere che, anche in fatto di spiritismo, si poteva giungere ad una dimostrazione positiva, i materialisti lo considerarono come un traditore della sacra causa della scienza e quindi una persona alla quale non bisognava dar quartiere. Questa, se non erro, era la vera causa della violenza rivelatasi nelle polemiche scatenatesi attorno alla pubblicazione di Raymond. In ogni caso è interessante notare in quale forma fosse condotta la battaglia. La questione principale non era tanto la possibilità di comunicare con le anime traate, quanto il semplice fatto della telepatia. La negazione di questa teoria forma la prima linea di difesa dietro la quale i difensori della tradizione haeckeliana, i vari Ray Lankesters, i Crichton Brownes, i Donkins, i Clodds, gli Armstrongs, i Merciers, i Tucketts, et id genus omne, si sono risolutamente trincerati e sono pronti a resistere fino all’ultimo respiro. Li ha infuriati il fatto che negli anni recenti l’opinione pubblica, anche negli ambienti colti, si sia volta in favore della telepatia. E’ questo un duro colpo al concetto materialistico dell’universo, ma il movimento è innegabile. Per illustrare il mutamento che si è prodotto, mi sia concesso citare una dichiarazione del dottor J. H. Skrine che apparve nell’ottobre del 1917 nello “Hibbert Journal”. Anche se vi si può trovare dell’esagerazione, sono convinto che trent’anni fa la lettera del dottor Skrine non sarebbe neppure stata pubblicata.
“La nostra era ci ha portato a nuove, sorprendenti scoperte. La comunicazione tra una mente umana e un’altra, con un mezzo che esula dalla nota azione dei sensi, è divenuta una legge della natura accertata e positiva. Si trovano tuttora uomini di scienza che non sono ancora disposti ad ammetterlo e io stesso mi sono trovato di fronte a persone ostinatamente scettiche. Ma non vi è da stupirsi, dal momento che molti eminenti intellettuali del tempo di Gallica negavano la rotondità della terra”.
Sir Oliver Lodge deplorava che quella che egli definiva scienza ortodossa fosse tanto ostinata nei suoi pregiudizi contro il sovrannaturale e contro tutto ciò che esulava dalla normalità, che persino la discussione sulla telepatia era bandita dai giornali scientifici. “Si direbbe che questo argomento fosse tabù”, egli scriveva al “Times” nel novembre del 1914. In quell’occasione Sir H. B. Donkin rispose che “tutti gli elementi probatori avanzati a sostegno della telepatia erano privi di valore e di fondamento, non solo agli occhi degli scienziati, ma anche a quelli di
uomini dotati soltanto di una certa dose di buon senso”. Parimenti, Sir Ray Lankester descriveva la telepatia come semplicemente una parola arditamente inventata per definire un presunto fenomeno che non era mai stato dimostrato, e il signor Clodd parlava nel suo libro di “invocare l’ignoto per spiegare l’inesistente”; l’inesistente era, ben s’intende la telepatia. La Chiesa, che io sappia, non si è mai pronunciata indirettamente o direttamente sulla questione di cui ci occupiamo. La filosofia di Aristotele e gli studiosi da essa influenzati, non hanno naturalmente la probabilità dell’esistenza di “una percezione estranea alla mente propriamente detta” [3] L’esistenza separata e la spiritualità dell’anima possono essere dimostrate, ritengo, su altre basi. Pure nello stesso modo della psicologia cattolica (benché si mostri sempre molto prudente e diffidente verso le condizioni mentali morbose o comunque anormali) ha accettato l’ipnotismo come un fenomeno di esperienza psichica che non fa presupporre necessariamente l’intervento di influenze diaboliche o malefiche, cosi mi sembra che, quando si presentassero delle prove adeguate, essa (la Chiesa) non vedrebbe alcuna impossibilità intrinseca nella presunta scoperta, secondo la quale una mente potrebbe influenzare un’altra mente senza dipendere dagli organi dei sensi. Padre Lucien Roure, della Compagnia di Gesù, nel suo volume Le merveilleux spirite sembra chiaramente propenso ad accettare la realtà di certi fenomeni telepatici, quantunque, d’altro canto, nessuno meglio di lui potesse essere convinto del carattere fraudolento di una buona parte delle manifestazioni spiritiche ottenute con l’intervento del solito medium pagato. Probabilmente nessuna testimonianza estrinseca sulla verità della telepatia potrebbe avere maggior importanza agli occhi del lettore dotato di un certo discernimento, di quella del defunto signor Franco Podmore, il quale dedicò la maggior parte della sua vita a queste ricerche e fu applaudito persino da ostinati razionalisti quali il signor Clodd e il dott. Tuckett come uno dei più acuti e scettici critici del suo tempo [4] Ora, il signor Podmore, nel 1894, pubblicò un’opera di mole, col titolo Apparitions and Thought Transference - an examination of the evidence for Telepaty, al principio della quale egli annuncia: “La tesi che le pagine seguenti sono designate ad illustrare e a sostenere è in breve la seguente: è possibile la comunicazione tra mente e mente all’infuori del noto tramite dei sensi”. Negli ultimi anni della sua vita fu necessario fare una nuova edizione dell’opera testé citata, edizione che apparve nel 1915. Nella prefazione l’autore scriveva:
“Sulle prime, io mi sono sentito notevolmente riluttante di fronte al compito di preparare una nuova edizione della presente opera. La relativa mancanza di
testimonianze e prove recenti, degne di esser prese in considerazione, e il crescente scetticismo sul valore della testimonianza umana, rafforzato dallo studio della storia dello spiritismo mi facevano diffidare del giudizio da me stesso formulato in un’epoca che sembra ormai lontana; temevo che, quando avessi pesato il valore delle prove da me considerate allora, avrei potuto trovarmi costretto a ritirare il libro, oppure a lasciarlo ristampare facendolo precedere da una nota per giustificarmi di essere nel frattempo ato al campo avversario. Sono lieto di essere in condizione di affermare che i miei timori erano esagerati, e che ben poco trova da rivedere nella mia stima originale riguardo la forza e i difetti degli elementi probatori”.
Ora, una dichiarazione simile, per quanto influenzata dallo spirito intensamente scettico dell’autore e dal suo prolungato studio delle prove a favore della teoria in questione, non avrebbe potuto avere gran valore se tra le opinioni dei moderni psicologi vi fosse una certa uniformità. Ma tale non è la situazione. Uomini come il defunto professor William James, dell’Università di Harvard, come gli italiani Morselli e Lombroso, come i professori Flournoy e Pierre Janet di Parigi, come il dottor Richet e molti altri che potrebbero essere citati, sono tutti d’accordo sulla realtà della telepatia, quantunque le loro spiegazioni differiscano di molto. Qualche anno fa ebbi l’onore di presenziare al discorso inaugurale del professor Henri Bergson, come Presidente della Società per la Ricerca Psichica. Il suo tema era sulla telepatia e mi propongo di citare più avanti uno o due brevi i del suo discorso, ma per il momento mi interesso soltanto del fatto che la sua convinzione sulla realtà della trasmissione del pensiero indipendentemente dai sensi fu espressa in detta conferenza senza esitazione. Inoltre il signor Arturo J. Balfour, già Primo Ministro e più tardi creato conte, che fungeva da presidente della seduta, dichiarò implicitamente nelle sue parole di chiusura, di essere perfettamente d’accordo con il concetto generale espresso da Bergson. Ora, sarebbe ridicolo trattare uomini quali Balfour è Bergson come persone capaci di lasciarsi fuorviare dalla prima novità priva di fondamento. Se essi ammettevano la telepatia, come un fenomeno reale, significa che avevano studiato le prove e le avevano trovate convincenti. Né alcun critico equilibrato che abbia preso visione della nota aspra e intollerante che traspare quasi sempre nelle dichiarazioni razionalistiche di Lankester, di Clodd e del dottor Mercier, può rimanere in dubbio, dovendo stabilire in quale dei due campi è probabile che si siano studiati con pazienza e perseveranza i dati inerenti all’argomento controverso, per giungere ad una conclusione sionata. E’ superfluo tentare di dare indicazioni
dettagliate sui vari tipi di fenomeni che, con maggiore o minore precisione, tendono a indicare la realtà della trasmissione del pensiero con mezzi esulanti dagli organi dei sensi. La forza della causa della telepatia non si basa assolutamente su esperimenti come quelli che Sir Oliver Lodge fece a Liverpool nel 1883 e a Portschach am See nel 1892, esperimenti che il dottor Mercier, in particolare, commentò sforzandosi di conferire loro l’aspetto di una farsa. Ancor meno è possibile trarre conclusioni degne di nota dalle prodezze di persone che danno pubblici trattenimenti, come gli Zancigs. In tutti i casi del genere non abbiamo garanzie soddisfacenti contro la possibilità di collusione o dell’uso di qualche ingegnoso codice. Però, è importante notare, non solo che abbiamo molti esempi di trasmissione del pensiero dove, tenendo conto del livello morale delle persone interessate, l’uso di trucchi sarebbe inconcepibile [5] ma anche che vi è un infinito numero di argomenti inerenti alle apparizioni in punto di morte, ai fenomeni ipnotici (specialmente all’ipnotismo a distanza) ai casi di cosiddetto sdoppiamento di personalità alla scrittura automatica, ai sogni ecc., che sembrano tutto tendere verso la dimostrazione del medesimo punto [6] A mo di illustrazione mi limiterò per il momento a citare qualche notevole risultato ottenuto personalmente dal dottor Gilbert Murray, regio professore di greco a Oxford fin dal 1908, in cooperazione con sua figlia, moglie di Arnoldo Toynbee. Questi risultati furono resi pubblici dal professor Murray nel suo discorso presidenziale alla Società per la Ricerca Psichica nel luglio del 1915, e in seguito furono stampati con relative testimonianze nei ventinovesimo volume dei “Rapporti” della Società, mentre ulteriori esperienze sono riferite nel volume trentaquattresimo della stessa collezione. Il resoconto della procedura, esposto dal professor Murray, nel suo brillante e convincente discorso, suona come segue:
“Il metodo seguito è questo: io esco dalla stanza e naturalmente sono fuori portata di voce. Qualcuno nella stanza, generalmente la mia figliola maggiore (signora Toynbee), pensa ad una scena o a un incidente a sua fantasia e comunica il suo pensiero agli altri che ne prendono nota. Io rientro, generalmente prendo la mano di mia figlia, poi se ho fortuna, descrivo in dettaglio ciò che ella ha pensato. La minima perturbazione nel nostro metodo abituale, un cambiamento di tempo o di luogo, la presenza di estranei, una nota di scetticismo che aleggi nell’atmosfera e specialmente qualche rumore, possono far fallire l’esperimento. Io stesso divengo ipersensibile e irritabile, benché, credo, la cosa non sia molto notevole” [7]
Ecco un cospicuo esempio di un esperimento ben riuscito:
“Un caso abbastanza significativo è quello in cui io potei riferire con precisione una scena di un libro che non avevo letto. Ma iamo a un resoconto più particolareggiato: Argomento stabilito. Una scena di un romanzo di Strindberg. Un uomo e una donna sono in un faro; l’uomo giace al suolo e la donna si curva su di lui guardandolo nella speranza che sia morto. Mia enunciazione. Atmosfera terribile, piena di odio e di sconvolgimento morale. Un libro, non vita reale. Un libro che non ho letto. Non è russo, non è italiano, ma è straniero. Non riesco a individuarlo... C’è una torre rotonda... un uomo e una donna In una torre rotonda; ma non è Maeterlinck. L’atmosfera non è la sua. Direi piuttosto che fosse Strindberg. La donna si curva sull’uomo... lo odia... vorrebbe che fosse morto” [8]
Senza dubbio questo episodio rappresenta uno dei casi più sbalorditivi, ma il numero di successi davvero notevoli sembra essere considerevole. Quattro o cinque persone erano spesso presenti, ma, come nota lo stesso professor Murray, l’ambiente estraneo, i rumori insoliti o una nota di scetticismo nell’atmosfera potevano intralciare l’esperimento. Quando, fin dal 1883, Sir James Chichton Browne fu invitato da F. W. Myers a presenziare ad una esibizione di lettura del pensiero, l’esperimento fu interrotto e, a quanto pare, Myers dichiarò, non senza acrimonia: “Bisogna ammettere che l’esperimento è fallito, ma io attribuisco l’insuccesso alla offensiva incredulità del dottor Crichton Browne”. Il dottor Mercier, che racconta la storia, loda il dottor Browne per aver imposto i suoi controlli e cita con piacere quella che, secondo lui, sarebbe stata la risposta dello scettico alle parole di Myers: “Io spero di dimostrare sempre un’offensiva incredulità quando mi troverò di fronte ad un’impostura palese”. A quanto sembra, tuttavia, il professor Gilbert Murray, nelle stesse circostanze, avrebbe molto probabilmente subito un insuccesso; ora, a meno che non si possa accusare di “palese impostura” lo stesso professar Murray, la signora A. W. Werrall, la signora Toynbee, Lord Balfour con sua sorella, signora Sidgwick, per tacere di altre signore e signori che prendevano parte agli esperimenti, si deve ritenere che l’insuccesso in un esperimento di lettura del pensiero, in condizioni
di perturbazione, non abbia nulla di sorprendente e non costituisca una prova contro la realtà del fenomeno. E’ naturale che il professor Murray, di tanto in tanto, incontrasse un insuccesso; la meraviglia è nel fatto che spesso l’esperimento gli riusciva. Si deve ritenere che la concentrazione e la tensione mentale inerenti alle esperienze telepatiche costituiscano uno sforzo penoso. Il professor Murray dice: “Vi è qualche cosa di spiacevole in questa faccenda. Gli esperimenti non mi dànno un vero e proprio malessere, né mi esauriscono, ma non posso negare di provare talvolta una sensazione sgradevole che mi fa desiderare di occuparmi d’altro”. Gioverà citare ancora qualche caso per dimostrare che l’esempio riferito, per quanto sorprendente, non è unico. Il professor Murray dice:
“Un altro caso relativo ad una scena di un libro che non aveva letto, mette in rilievo un punto interessante. Il soggetto scelto trattava di un vecchio e povero maestro di scuola, amareggiato e deluso, il quale mangia, al ristorante, dei granchi e insiste perché gli servano dei granchi femmine. Avevo già afferrato l’atmosfera: l’uomo nel ristorante, il pranzo a base di granchi e credevo di aver finito, quando mia figlia mi domandò : “Che genere di granchi?” Provai un senso d’impazienza e risposi: “Santo cielo, non lo so... granchi femmine”. Questo dimostra che la risposta venne spontaneamente, senza preparazione, quando già credevo di non poterla dare. Posso aggiungere che non avevo mai inteso dire prima d’allora che nei granchi, considerati come cibo, vi fosse una differenza costituita dal sesso” [9]
Si potrebbe forse spiegare il caso altrimenti che con la telepatia? L’ipotesi di collusione dev’essere esclusa a priori, trattandosi di una persona eminente come il professor Murray, nota fra i suoi contemporanei per la sua rettitudine e per la sua indipendenza di giudizio. Naturalmente, nella maggioranza di tali esperimenti sembra esservi stato contatto fisico tra lui e sua figlia ed è concepibile, come suggerisce, in riferimento a fatti analoghi, il signor N. W. Thomas, che se la mano di un automatista può scrivere sotto l’influenza del subcosciente senza che lo scrivente ne sia conscio, la mano della signora Toynbee possa, lei inconscia, essere stata animata da leggere contrazioni muscolari che suo padre, egualmente inconscio, avrebbe potuto apprendere ad interpretare come parole e idee. Pure, questa sembra una possibilità remota e, a
quanto pare, si sono verificati dei casi in cui non esisteva contatto fisico tra i due soggetti, benché questi casi siano più raramente seguiti da un successo. Ancora, la possibilità di casi di iperestesia, e cioè sviluppo anormale e inconscio del senso dell’udito è stata contemplata. Questa teoria è favorita dal fatto che tutti gli esperimenti in cui il soggetto stabilito non è stato enunciato oralmente, ma soltanto scritto e fatto leggere in silenzio agli sperimentatori, sono finiti in un insuccesso. Ma, contro questa ipotesi, bisogna rilevare che la descrizione del professor Murray comprende spesso particolari che quantunque veri e presenti nella mente del soggetto che trasmette, non erano mai stati enunciati oralmente. Ecco un estratto dei resoconti contemporanei:
“18 maggio 1913 (agente signora Toynbee). Argomento: Barone belga che scende dal treno a Savanarilla e attraversa la pista sabbiosa; vede il nuovo treno che entra. La risposta del Prof. Murray: un uomo scende dal treno e cerca qualche cosa. Non so se egli cerchi un altro treno che deve arrivare. Mi sembra che il luogo abbia un’atmosfera afosa e asciutta. Mi sembra che l’uomo abbia i baffi... E’ uno straniero, ma non riesco a precisarne la nazionalità. Il Barone belga, mai veduto dal Professor Murray, aveva effettivamente i baffi, quantunque la signora Toynbee, non ne avesse fatto menzione nel formulare l’argomento, come risulta nel rapporto della seduta” [10]
Un paio di esempi di fenomeni verificatisi ulteriormente si potrebbero aggiungere a questi; per esempio
eccone uno che si verificò il 26 dicembre 1921:
“La signorina Agnese Murray (agente): Io penso a Jon Bright il quale, disponendosi a parlare sulla libertà di commercio a Birmingham, era tanto spaventato che cadde dal suo seggio. Risposta del professor Murray: Vi è qualcuno che è impaurito... Qualcuno che si trova nello stato d’animo dell’attore che si presenta al pubblico per la prima volta; è un uomo che sta per Fare un discorso... Mi sembra che cada... Forse cadde dal suo seggio? Cerco di
indovinare... ma mi sembra che sia John Bright... Ebbene, posso indovinare il resto. Suppongo che si disponesse a parlare della libertà di commercio a Birmingham”.
Ed ecco un altro esperimento, che non ebbe un completo successo e fu tentato il 6 dicembre 1924.
“Argomento (scelto da Lord Balfour: [11] i penso a Roberto Walpole che parla in latino con Giorgio I. Risposta data dal professor Murray nell’entrare nella stanza: Si tratta di qualche cosa del XVIII secolo. Non credo di poter afferrare l’episodio con esattezza. Forse si tratta del dottor Johnson che incontra Giorgio III nella biblioteca reale; non sono sicuro, ma mi sembra che parli in latino. Temo di non poter precisare. Aspettate. Ci sono quasi arrivato. XVIII secolo. Qualcuno parla in latino con un rt”.
Si potrebbe continuare all’infinito ad elencare esempi, ma due ancora basteranno. Occorsero nel 1916.
Argomento (agente la signora Toynbee): Penso ad una scena della “Nascita di una nazione”, dove una ragazza fugge per sottrarsi a un negro e si butta da una roccia. “Risposta del professor Murray Questa è una cosa che non avete mai fatto. Avete tratto il soggetto da una pellicola cinematografica. La ragazza fugge da qualcuno e balza da una roccia. Oh, siamo in America! E’ un negro che caccia una ragazza bianca. Deve trattarsi della “Nascita di una nazione”.
E ancora:
“Argomento (agente la signorina Agnese Murray): Penso al signor Gladstone
che fa visita a Lloyd George al N. 10 di Downing Street, per tentare di fargli notare l’indiscrezione del discorso da lui tenuto a Parigi. Risposta del professor Murray: Vedo una persona molto dignitosa che rimprovera un’altra molto aspramente. Si tratta di qualche cosa inerente alla politica. Direi che fosse il signor Gladstone... ma non capisco chi rimproveri... oh, rimprovera Lloyd George”.
In un attento studio dei rapporti relativi a questi. esperimenti, la signora H. Sidgwick è arrivata alla conclusione che circa il 36% dei tentativi del professor Murray erano seguiti dal successo; un 40% era costituito dagl’insuccessi completi, mentre il rimanente 24% era di successi parziali. Risulta evidente da queste cifre che i successi superano enormemente qualunque numero di risultati che si possono spiegare come semplici coincidenze. E’ naturale che delle facoltà delicate come quelle che possiede il professor Murray possono facilmente essere intralciate da condizioni di salute, di tempo, di stanchezza, ecc. Però è dimostrato che la facoltà esiste. Poco dopo che fu fondata la Società Inglese per la Ricerca Psichica, nel 1882, un buon numero di esperimenti fu compiuto allo scopo di determinare le possibilità della trasmissione di pensiero tra due persone a distanza. Il metodo più comune usato era il seguente: l’agente deve tenere davanti a sé uno schizzo approssimativo di ciò che vuole trasmettere e si sforza di trasmetterlo mentalmente ad un amico che è prevenuto di star pronto a ricevere l’impressione a una determinata ora. Quantunque i successi non siano stati del tutto soddisfacenti, si sono verificati alcuni casi che esulano dal campo delle semplici coincidenze. Tra i tentativi più interessanti e conclusivi meritano di essere menzionati quelli citati dal signor Upton Sinclair nel suo libro intitolato Mental Radio (1930). Il soggetto ricettivo era la moglie dello scrittore, mentre gli agenti erano amici di famiglia, oppure lo stesso Sinclair. Non sarebbe possibile, senza l’aiuto di una lunga serie di esempi, render giustizia ai risultati ottenuti, in cui i successi parziali sono sovente non meno convincenti dei casi in cui l’argomento formulato è stato ricevuto e riprodotto esattamente. Come esempio di questo genere di prove potrei prendere il caso che l’autore riferisce all’inizio del suo volume. Egli ci dice che suo cognato, alle 11,30 della mattina del 13 luglio 1928, era stato veduto fissando un disegno da lui fatto concentrando su di esso tutta la sua attenzione per una durata di 15 o 20 minuti, secondo l’accordo precedente. Il disegno riproduceva semplicemente una forchetta da tavola; un facsimile del disegno con indicazioni di data e relativa firma è riportato nel volume. Poi il signor Sinclair continua:
“All’ora stabilita, e cioè alle 11,30 della mattina del 13 luglio, mia moglie era sdraiata sul divano del suo studio nella nostra casa di Long Beach, a 40 miglia di distanza. Ella si trovava nella semioscurità, con gli occhi chiusi, impiegando un sistema di concentrazione mentale da lei praticato per diversi anni, e suggerendo mentalmente al proprio subcosciente di farle conoscere ciò che era nella mente di suo cognato. Essendosi convinta che l’immagine sorta nella sua mente era quella giusta, a causa della sua persistenza, ella si alzò, prese carta e matita e scrisse la data e cinque parole che seguono: “13 luglio 1928, Vedo una forchetta. Niente altro”.
Anche questo scritto è riprodotto nel volume. Che le esperienze nell’opera di Sinclair siano serie e di valore notevole dal punto di vista scientifico, è provato dal fatto che il dottor William McDougall, professore di psicologia ed ex Presidente della Società per la Ricerca Psichica, ha acconsentito a fare una prefazione all’opera. L’autore ci dice che dei 290 disegni con cui ha tentato degli esperimenti, il numero totale dei successi ammontava a 65, il che corrisponde approssimativamente al 23%. Il totale dei successi parziali invece era di 155, il che corrisponde al 53%. Il totale degli insuccessi era di 70 e cioè il 24%. Chiunque esamini la serie di disegni variati e spesso complessi non mancherà di ammettere che non devono essere molti i casi in cui il soggetto ricettivo non ha fatto altro che indovinare il disegno o quelli in cui si tratta di semplice coincidenza. Il dottor Walter Franklin Prince nel Bollettino XVI° della Società per la Ricerca Psichica di Boston, ha esaminato con molta cura i dati esposti da Sinclair e ha approvato le conclusioni favorevoli tratte dal professor McDougall. Simili esperimenti con risultati incoraggianti sono stati intrapresi con distanze molto maggiori. In una riunione del Congresso Internazionale della Ricerca Psichica tenuto a Atene nel 1930, il dottor K. Konstantinides lesse un rapporto concernente i tentativi compiuti da un gruppo in Atene per influenzare telepaticamente altri gruppi in Parigi, Varsavia e Vienna. Che qualche notevole successo si sia ottenuto è dimostrato dai disegni riprodotti nei rapporti, ma i dati di cui disponiamo non sono sufficienti perché possiamo formarci un giudizio sulla loro frequenza relativa (Telepatische Esperimente zwischen Aten, Paris, Warschau und Wien, pag. 251-259). Per ritornare ora alla questione più generale della possibilità di trasmissione del pensiero indipendentemente dalle percezioni dei sensi, non vi è nulla che tenda a dimostrare l’inesistenza di una forma
rudimentale di facoltà telepatica eccetto che fino ad ora questa non è stata riconosciuta come una delle doti naturali dell’uomo. Ma questo mancato riconoscimento è, per molte ragioni, comprensibile, nello stesso modo che si può comprendere come per lungo tempo la forza dell’elettricità non sia stata riconosciuta che in modo vago. Se la telepatia, per così dire, si trova allo stato libero nella natura, bisogna riconoscere che la si individua in una forma molto tenue, salvo in casi eccezionali. Pure, se dobbiamo prestar fede a Andrew Lang, il fenomeno è riconosciuto persino tra certe razze selvatiche, mentre in ambienti più elevati si crede fermamente che alcune persone, concentrando il loro pensiero su una persona a distanza, possano indurla a volgersi a loro piacimento; si crede, inoltre, che molti individui, quando sono spiati da qualche persona nascosta, ne abbiano sentore, specialmente quando nel problema si introduce qualche elemento sessuale. Probabilmente i casi di telepatia sono molto più frequenti di quanto non si supponga comunemente, specialmente nel caso di individui che in certe determinate condizioni, delle quali ancora non sappiamo nulla di preciso, sono particolarmente sensibili alle influenze telepatiche. Mi sia concesso di citare un caso del genere che, per il suo valore probatorio, si basa interamente sulla figura morale del testimonio. Una ventina d’anni fa feci conoscenza con una signorina che io chiamerò “Nellie Rogers”. Costei aveva bisogno di aiuto e di consigli e io la presentai ad una mia amica, la signorina X., la quale per una decina di giorni si dimostrò molto buona con lei. Avendo superato le difficoltà che l’angustiavano, Nellie Rogers l’Inghilterra per dieci anni o più, andando a vivere nell’Estremo Oriente. Aveva quasi dimenticato la sua esistenza, quando un bel giorno ella ricomparve a Londra e venne a trovarmi. Un paio d’ore dopo che l’avevo vista incontrai per caso la signorina X., come mi accadeva spesso, e nel corso della conversazione dissi: “Indovinate chi è venuto a trovarmi oggi?” Con mia grande sorpresa ella rispose immediatamente: “Nellie Rogers”. Per un momento rimasi sconcertato, poi soggiunsi. “Oh, voi dovete averla veduta, oppure qualcuno vi ha detto che è ritornata”. Ma la signorina X. rispose: “No; vi dirò anzi che forse in questi ultimi sei anni non mi è mai capitato di ricordarmi della sua esistenza; tuttavia, quando mi avete rivolto la vostra domanda, il nome di Nellie Rogers mi è venuto alle labbra, non saprei neppur io dir come”. Posso aggiungere soltanto che sono assolutamente convinto della sincerità della mia amica. Senza dubbio il caso si potrebbe attribuire ad una coincidenza, senonché in diverse occasioni ho avuto campo di constatare la strana intuizione della signorina X. Per prendere un esempio del tutto diverso, alcuni dei miei lettori ricorderanno forse il nome di un sacerdote di Londra, al cui confessionale alcuni anni fa molte persone affluivano, poiché dichiarava che “egli sapeva sempre ciò che avevano da dire, prima che
pronunciassero una parola”. Io stesso ho avuto occasione di parlare con più d’uno dei suoi penitenti occasionali, i quali erano profondamente impressionati dalla sua inesplicabile percezione di segreti che essi credevano ignorati a tutti all’infuori di loro. Senza dubbio questa facoltà fu considerata da molti come una prova della sua santità, ma, per quanto egli fosse un sacerdote buono e coscienzioso, sono propenso a credere, assieme ai suoi amici intimi, che si trattasse di un dono naturale piuttosto che sovrannaturale. Vale la pena di notare le interessanti dichiarazioni fatte dal professor Henri Bergson nel suo “Discorso presidenziale” nel 1913, in cui egli affermò tra le altre cose che, a suo giudizio, la telepatia era un fatto assolutamente positivo. Egli diceva inoltre:
“Più ci abituiamo a questa idea di una coscienza che esula dalle facoltà dell’organismo, più naturale e probabile troviamo la ipotesi della sopravvivenza dell’anima al corpo. Se veramente le facoltà mentali fossero puramente cerebrali, se nella percezione umana non vi fosse nulla all’infuori del cervello, noi dovremmo ammettere che le facoltà percettive dell’uomo devono condividere il destino della materia e morire con essa. Ma se i fatti, studiati senza pregiudizio, ci conducono, al contrario, a considerare la vita spirituale dell’uomo come qualche cosa di più vasto della sua vita cerebrale, allora la teoria della sopravvivenza diverrebbe tanto probabile che l’onere della prova dovrebbe inevitabilmente cadere su colui che nega piuttosto che su chi afferma; infatti, come ho detto altrove, l’unica ragione sulla quale possiamo basarci per credere nell’estinzione della coscienza dopo la morte, è la decomposizione del corpo; questo motivo perde di valore se in base alla esperienza possiamo convincerci che le facoltà percettive, sia pure in parte, sono indipendenti dalla funzionalità dell’organismo”.
La più o meno chiaroveggente accettazione della validità di un argomento del genere fornisce una spiegazione dell’atteggiamento ostile della scienza o meglio, del razionalismo verso i fenomeni di telepatia. Come il Bergson stesso dice, è compito della scienza di misurare e pesare; per questo la scienza tende a ignorare tutti gli aspetti della vita che non sono ibili di essere misurati o pesati. D’altra parte è proprio delle cose mentali di non prestarsi agli accertamenti materiali. La telepatia va contro l’ipotesi favorita degli scienziati, secondo la quale vi è uno stretto parallelismo tra la funzionalità celebrale e la vita spirituale
dell’individuo; perciò la scienza non ne vuole sapere. Sviluppare ulteriormente l’argomento qui sarebbe superfluo, ma vorrei indicare quale fatale errore sarebbe quello di lasciarsi condurre dalle stravaganze di qualche eminente sperimentatore del campo spiritistico, ad ignorare il fatto assai più positivo della telepatia e lasciarsi acciecare di fronte agli eccellenti argomenti contro il materialismo corrente. Senza dubbio si può affermare con qualche ragione che la telepatia non ha nulla a che vedere con lo spiritismo e che qualunque discussione in materia sarebbe fuori di posto in questo libro. Pure si può ammettere che l’influenza di una mente su un’altra, in questo mondo, può essere strettamente analoga a quell’azione di spiriti disincarnati che proviene da un mondo celato da un velo, il quale costituisce il principale postulato dello spiritismo. Oltre a ciò si noti che la telepatia è costantemente invocata per spiegare, almeno in parte, le comunicazioni che si presume ricevano i medium in ipnosi e gli altri soggetti psichici. Ma quello che tengo a far comprendere ai miei lettori è il fatto che non è ancora venuto il tempo di trarre delle conclusioni in questo oscuro e complesso argomento. Dobbiamo raccogliere dati in abbondanza prima di pronunciarci. Quindi sembra desiderabile appoggiarci sul generale riconoscimento dei nostri giorni, di una naturale facoltà, la quale, soltanto un secolo fa, sarebbe stata definita da psicologi e scienziati come un’illusione, se non una assurdità.
[1] C. H. MERCIER, Spiritualism and Sir Oliver Lodge, page 119. [2] CLODD, The Question: if a man die shall he live again? page 298. [3] Questa frase, presa da Sir Oliver Lodge, è usata da Sir Ray Lankester, nel titolo di uno dei suoi articoli nel “Bedrock”, gennaio 1913. [4] Vedere per esempio: TUKETT, The Evidence for the Supernatural, pag. 33, 307, 359. [5] Mi riferisco particolarmente agli esperimenti condotti dalla signorina Miles e dalla signorina Ramsdein, riferiti nei “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica, vol. XXI, [6] Una più ampia discussione sugli elementi probatori si trova nel: Apparitions and Thought Transference, 2° ediz., 1915. [7] “Rapporti”, vol. XXIX, pag. 58.
[8] Ibid., vol. XXIX, pag. 60. [9] “Rapporti” della Società per la Ricerca Psichica, Volume XXIX, pag. 61. [10] Ibid. pag. 81. [11] Si tratta dell’ex Primo Ministro. Lord Balfour fu membro della Società per la Ricerca Psichica fin dagli iniz
CAPITOLO DODICESIMO - Chiaroveggenza
Non è facile stabilire una netta linea di demarcazione tra la telepatia e la chiaroveggenza; tuttavia nella prima è d’uopo riconoscere uno sforzo, più o meno cosciente, da parte del soggetto che trasmette e di quello ricettivo, mentre nella seconda lo sforzo è unilaterale, oppure può essere del tutto assente. Il chiaroveggente vede le cose senza, necessariamente, sforzarsi di vederle. I veli del senso sono, in certo qual modo, scostati. Il suo sguardo penetra oltre la superficie degli oggetti materiali, viaggia anche verso località remote, in cui sembra godere la piena libertà della visione corporale e nello stesso tempo egli è sensibile alla presenza d’influenze spirituali, leggendo pure sentimenti e pensieri delle persone che avvicina nel suo volo mentale. Saltuariamente non è detto che ogni convinto fautore della telepatia sia disposto a credere alla chiaroveggenza, ma, come ho già osservato, una facoltà si confonde con l’altra e se un uomo è sensibile alla irradiazioni mentali di coloro che non sono nelle immediate vicinanze della sua persona fisica, non v’è motivo che noi dobbiamo considerare le sue facoltà come limitate a discernere ciò che altri intendono di trasmettergli, oppure alla nuda percezione dell’involucro fisico esteriore che per solito influenza i nostri sensi. Nella sezione del Rituale Romanum, intitolata De exorcizandis obsessis a daemonio, il sacerdote è messo in guardia contro una troppo pronta propensione a ritenere che tutti coloro che si comportano in modo strano o anormale siano necessariamente posseduti dal diavolo. Il sacerdote è invitato a mettersi al corrente dei criteri che distinguono i casi di vera possessione da quelli di un temperamento atrabiliare o di malattia e, tra le prove più sicure della possessione diabolica, viene indicato il fenomeno per il quale il sospettato energumeno parla o capisce lingue che non ha mai appreso oppure “tradisce una nozione di cose remote o astruse”. In tal guisa sembra che si debba ritenere superiore alle facoltà naturali dell’uomo la nozione di cose remote o astruse. Dovremmo quindi dedurre che se un veggente è capace, senza l’aiuto di accorgimenti meccanici, di dire ciò che accade a cento miglia da lui, egli deve aver avuto una rivelazione da Dio, oppure deve in qualche modo agire sotto un’influenza diabolica. Quantunque non sia facile trovarvi questa asserzione stesa esplicitamente, non si può a meno di ricevere l’impressione che anche Papa Benedetto XIV segua questo canone nella sua grande opera sulla beatificazione è canonizzazione, nei riguardi di nozioni anormali. Conoscere e svelare eventi
accaduti a distanza, come San Pio V, a quanto si dice, seppe della vittoria navale sui Turchi a Lepanto proprio nell’ora in cui aveva luogo, è un fenomeno che viene spiegato come una forma di profezia ed è considerato, quando si rivela nei fedeli ed eletti servi di Dio, come una miracolosa conferma della loro santità. Non riesco a trovare alcuna opera dei primi cattolici sul misticismo o sulla psicologia un accenno alla possibilità che esista qualche cosa come una naturale chiaroveggenza, che agisca, sia pure raramente o a intermittenze. D’altro canto, mi sembra di scorgere una netta tendenza tra le autorità strettamente ortodosse dei nostri giorni a riconoscere che le nostre nozioni su questa materia non possono assolutamente essere considerate adeguate e tanto meno definitive. Forse un o dell’opera del Cardinal Mercier, Manuale di moderna filosofia scolastica, servirà meglio di qualunque altro che potessi citare da altre fonti, ad illustrare questo mutamento di atteggiamento.
“L’ipotesi di un’azione cerebrale capace di trasmettere dalla mente dell’operatore, potrebbe in certo qual modo costituire una spiegazione per la telepatia, che etimologicamente significa “sensazione a distanza”. Gli esempi di questo fenomeno non sono rari. Un caso tipico è quello di un giovanotto che si recò a fare un bagno e annegò; sua sorella che si trovava a diverse miglia di distanza, veniva, nello stesso momento, sopraffatta dalla emozione e vedeva tutta la tragedia riprodursi in un piccolo stagno accanto alla sua casa. Sarebbe difficile ascrivere ogni caso di telepatia ad autosuggestioni, o ad allucinazioni, eppure la cosa lascia alquanto perplessi. Ha molto in comune con la suggestione mentale, in quanto che la comunicazione tra soggetto trasmettente e soggetto ricettivo avviene senza l’aiuto degli organi dei sensi; oltre a ciò l’agente sprigiona una quantità sensibile di energia, mentre il paziente è in uno stato di eccessivo eccitamento nervoso. Tuttavia la distanza che talvolta è considerevole fra le due persone, come pure la diversità di forme che i fenomeni possono assumere, non ci consentono di identificare la telepatia con la semplice suggestione mentale. Si può ammettere che certi fattori naturali che concorrono al fenomeno non ci siano ancora stati rivelati. Può anche darsi che tutte le manifestazioni o parti di esse siano dovute a qualche influenza sovrannaturale. La soluzione del problema rimane per l’avvenire”.
Il Cardinal Mercier sembra riconoscere egli stesso che il problema è complicato
“dalla diversità di forme che i fenomeni possono assumere”; certo è che fra i casi di cui abbiamo notizia, relativi alla conoscenza di cose che avvengono a distanza, ve ne sono molti nei quali non si può supporre l’azione di un cervello intento a trasmettere. Accettando incondizionatamente la autenticità dell’esempio di Lepanto, oppure quello di Santa Teresa che ebbe la visione del martirio del Beato Ignazio Azevedo, non si può facilmente ammettere alcuna influenza cerebrale emanante da coloro che partecipavano a questi avvenimenti, qualora si tentasse di spiegare il fenomeno come puramente di carattere psichico. Ancor più difficile sarebbe spiegare su queste linee il famoso caso di Swedenborg, riferito, come segue, in una lettera del filosofo Kant:
“... Ma il seguente caso mi sembra un cospicuo elemento probatorio, atto a non lasciar dubbi sulle straordinarie doti di Swedenborg, verso la fine di settembre, un sabato, alle quattro pomeridiane, arrivò a Gothenburg dall’Inghilterra, il signor W. Castel lo invitò a casa sua, assieme a una comitiva di quindici persone. Verso le sei Swedenborg uscì e dopo breve intervallo raggiunse di nuovo la compagnia; i presenti notarono che era molto pallido e allarmato. Disse che un pericoloso incendio si era verificato a Stoccolma, allo Sudermalm (Gothenburg è a circa 50 miglia [1] da Stoccolma), e che si diffondeva rapidamente. Egli era irrequieto e usciva continuamente all’aperto. Disse che la casa di uno dei suoi amici, di cui fece il nome, era già distrutta e che la sua era in pericolo. Alle otto, dopo esser stato di nuovo fuori, ritornò esclamando allegramente: “Grazie al Cielo, l’incendio è domato ; è arrivato a tre porte di distanza dalla mia casa”. La notizia produsse grande emozione nella città e in particolar modo nella compagnia riunita in casa Castel. La cosa fu annunciata al Governatore il quale lo interrogò sul disastro. Swedenborg descrisse esattamente l’incendio... Il lunedì sera arrivò un messaggero a Gothenburg il quale era stato inviato durante l’incendio. Nelle lettere da lui portate la descrizione dell’incendio era esattamente come quella data da Swedenborg. Il martedì mattina il corriere reale arrivò al Governatore con un’altra descrizione dell’incendio, con particolari sui danni lamentati e sulle case danneggiate o distrutte; anche questa descrizione collimava con quella data da Swedenborg subito dopo aver annunciato la fine dell’incendio. Infatti questo fu domato alle otto. Che cosa mai si può opporre contro l’autenticità di questo fenomeno? Il mio amico che mi ha scritto questo racconto, non si è limitato ad esaminare le circostanze del caso straordinario a Stoccolma, ma si è pure recato due mesi a Gothenburg dove conosce le più distinte famiglie e dove ha potuto ottenere le informazioni più esaurienti e
convincenti, poiché la maggior parte dei testimoni del caso sono ancora vivi” [2]
Qualche obiezione è stata sollevata riguardo al valore di questa testimonianza a causa della data della lettera, che è in discussione, ed anche a causa del tono adottato nei confronti di Swedenborg da Kant nel suo Traume eines Geistersehers. L’argomento non può essere discusso qui, ma mi sembra che F. Sewall sia riuscito a dimostrare che, per quanto Kant potesse mostrarsi scettico sugli avvenimenti sovrannaturali, la lettera testé citata è molto chiara per quanto riguarda l’atteggiamento del filosofo sull’incidente riferito. Esiste dunque ciò che si potrebbe chiamare una naturale chiaroveggenza? Con la parola naturale non intendo dire normale, bensì naturale in opposizione a diabolico o a sovrannaturale. Sono fortemente propenso a rispondere “si”, quantunque non si possa a meno di confessare che non sappiamo assolutamente nulla delle condizioni nelle quali i fenomeni si verificano. Per molti anni, come ho già notato in precedenza, vi è stata una tendenza persistente tra certi teologi cattolici a considerare tutti i fenomeni ipnotici come di origine diabolica. Il libro L’ipnotismo tornato di moda, di padre Pio Franco, della Compagnia di Gesù, può essere considerato come un esempio delle conclusioni più estremiste accettate da questa scuola. A detto libro fu data una efficace risposta da numerosi altri studiosi dell’argomento e in particolar modo da padre M. T. Coconnier, domenicano, nel suo Hypnotisme Franc e ai nostri giorni la legalità, con i dovuti controlli, degli esperimenti su fenomeni ipnotici e dell’impiego dell’ipnotismo come rimedio nel trattamento di certe malattie nervose non è discussa in alcuno dei più recenti testi di teologia morale. Come padre Coconnier indica, una parte considerevole del pregiudizio che si era destato contro l’uso dell’ipnotismo era dovuto al fatto che l’ipnotismo stesso nei primi testi (comparsi nei giorni in cui l’argomento era nuovo ed era generalmente definito come mesmerismo, oppure magnetismo animale) era confuso con la “chiaroveggenza”, in cui spesso si comprendevano casi di previsione del futuro e meravigliose descrizioni di organi interni ammalati, oppure ancora di avvenimenti verificantisi a grande distanza. Ai nostri giorni sembra vi sia una generale tendenza a considerare questa facoltà di chiaroveggenza, che una volta si supponeva sviluppata nell’ipnosi mesmerica, come apocrifa [3] Lo stesso padre Coconnier, scrivendo nel 1897, adottava questo atteggiamento e bisogna ammettere che i trattati più scientifici dell’ipnotismo, opera per la maggior parte di scienziati le cui tendenze erano fortemente razionalistiche e opposte persino a quel minimo di riconoscimento dell’ipersensibilità del soggetto che la ricerca psichica porta con sé, non dicono
praticamente nulla sulla possibilità di una percezione anormale nei soggetti ipnotizzati. In questo, come in tutte le indagini che dipendono per la loro attendibilità da gente che non può venir sottoposta ad un interrogatorio, e che, senza dubbio, sono ibili di molti errori determinati da casi di abbaglio, mancanza di memoria, preconcetto, ecc., è necessario procedere cautamente; però devo confessare che troverei difficile respingere incondizionatamente le dichiarazioni fatte da seri sperimentatori dotati di nozioni scientifiche, a meno che non si sia parimenti disposti a respingere e scartare le testimonianze sulle quali ci si basa nientemeno che nei processi di canonizzazione della Chiesa Cattolica. Mi sia lecito fornire qualche esempio; prenderò il primo dalle Letters to a Candid Inquirer on Animal Magnetism, del medico William Gregory, membro della Reale Società di Edimburgo, il quale era allora (1851) professore di chimica all’Università di Edimburgo.
“In casa del dottor Schmitz, Rettore della Scuola Superiore, ho veduto un ragazzo di nove anni posto in un sonno magnetico da un giovanotto di diciassette anni. Siccome si diceva che il ragazzo fosse chiaroveggente, gli chiesi attraverso l’ipnotizzatore che solo poteva comunicare col soggetto, di visitare, mentalmente, la mia casa che si trovava ad oltre un miglio di distanza e che il ragazzo non aveva mai veduta. Il soggetto acconsentì e ben presto, interrogato di nuovo, cominciò a descrivere il salotto della mia casa, in cui vedeva un armadio contenente dei bicchieri, sul quale si trovava uno strano apparecchio che egli descrive. Infatti quella stanza, benché io non lo avessi detto, usata come stanza da pranzo e ha un armadio, o meglio una credenza, sulla quale in quel momento si trovavano dei bicchieri o un apparecchio per preparare il seltz che avevo portato dalla Germania e che allora era nuovo per Edimburgo. Allora chiesi al ragazzo di visitare un’altra stanza in cui descrisse due piccoli ritratti, la maggior parte della mobilia, specchi, ornamenti e la posizione del pianoforte che non era comune. Richiesto se vedesse qualcuno nella Stanza rispose che scorgeva una signora, di cui descrisse l’abito, nonché un ragazzo. Potei più tardi verificare l’esattezza delle sue risposte. Siccome era ammissibile che si trattasse di un caso di lettura del pensiero, quantunque non potessi individuare alcuna corrispondenza tra lui e me, pregai il dottor Schmitz di are in un’altra stanza e di fare quello che gli aggradiva, mentre io avrei tentato di farmi rivelare dal ragazzo ciò che egli faceva. Il dottor Schmitz prese seco suo figlio e quando al soggetto fu chiesto di guardare nell’altra stanza, cominciò a ridere e disse che Teodoro figlio del dottor Schmitz, era un ragazzo buffo e stava gesticolando in
modo strano, mentre suo padre lo guidava. Disse poi che Teodoro era uscito dalla stanza e in seguito annunciò che era ritornato; disse che Teodoro stava saltando per la stanza, ma richiesto di ciò che fe il dottor Schmitz si rifiutò più di una volta di dirlo, fino a che finì per affermare che anche il dottor Schmitz saltava. Infine disse che il dottor Schmitz stava battendo suo figlio, non con un bastone, benché vi fosse un bastone nella stanza, ma con un rotolo di carta. Tutto questo non ci occupò più di sette o otto minuti, e quando il dottore Schmitz ritornò io gli riferii quanto sopra; al che, molto stupito, egli confermò l’esattezza delle risposte del ragazzo in ogni particolare” [4]
Devo confessare che questo esempio, sostenuto dalla testimonianza di un professore d’università, come esperienza sua personale, mi fa un’impressione molto favorevole per quanto riguarda le affermazioni in esso contenute. Non si può certo sospettare il narratore di aver svisato deliberatamente la verità, e il particolare del ragazzo che non voleva parlare vedendo il dottor Schmitz che si comportava in modo ridicolo, colpisce per la sua aderenza alla vita reale. D’altra parte, sarebbe un’ipotesi assurda quella di supporre che il ragazzo lasciandosi ipnotizzare si fosse abbandonato in balia del demonio o fosse davvero divenuto il portavoce dello spirito del male. Oltre a ciò possiamo notare che, nominando il dottor Schmitz, il professor Gregory fornisce una indiretta, ma non trascurabile garanzia, a favore dell’attendibilità delle sue asserzioni. Come possiamo apprendere dal Dictionary of National Biography, il dottor Leonardo Schmitz, che divenne Rettore della Scuola Superiore di Edimburgo nel 1845, era un eminente studioso. Nel 1859 il Principe di Galles, più tardi Edoardo VII, si recò a Edimburgo per consultarsi con lui a proposito di certi suoi studi e il Duca di Edimburgo, altro figlio della Regina Vittoria, fu suo allievo tra il 1862 e il 1863; inoltre molti ricorderanno che ancor più tardi egli fu per due periodi esaminatore di materie classiche all’Università di Londra [5] La stessa nota nel Dictionary of National Biography allude al ragazzo Carlo Teodoro, menzionato più sopra, che era il suo figliolo maggiore. Detto tutto questo aggiungerò che la descrizione della scena testé citata, che avrebbe avuto luogo nella casa dello stesso dottor Schmitz, non avrebbe potuto essere stampata con relativi nomi senza la sanzione del professore stesso. In un solo capitolo, come il presente, non è facile dare un’idea della gran quantità di prove che possono essere addotte a favore dell’esistenza di una facoltà di chiaroveggenza nell’ipnosi in generale. A meno che non si possano fornire dei particolari, una semplice dichiarazione dei pretesi prodigi non è convincente, e i particolari non possono essere forniti senza
occupare uno spazio considerevole. Devo quindi accontentarmi di riportare una selezione relativamente limitata di esempi, pregando il lettore di credere che molti altri dati si potrebbero fornire, non meno sorprendenti di quelli che citiamo. Mi sia concesso quindi trarre dallo stesso libro del professore Gregory un estratto di una lettera a lui indirizzata dal Reverendo A. Gilmour che egli descrive come un sacerdote altamente rispettato, residente a Greenock e molto conosciuto per la sua serietà. Il signor Gilmour si interessava di mesmerismo e aveva compiuto degli esperimenti con una sua domestica, V. R., una ragazza di diciotto anni, che si rivelò un soggetto ipersensibile. Ecco un paio di esperimenti da lui riferiti:
“L’8 marzo 1844, uno dei nostri medici più intelligenti, sua sorella, due signore, e uno dei nostri magistrati, cenarono a casa mia, poi presero parte a una seduta mesmerica. Noi chiedemmo a V. R. di visitare mentalmente la casa della signora P., una delle ospiti presenti. Questa casa si trovava a Greenock, distante dalla mia villa circa un miglio e un quarto. La ragazza vide la domestica della signora nella cucina, ma disse che vi era un’altra donna con lei. Dietro insistenza di guardare con maggior attenzione, la donna, ella disse che era la signora C.M., cose che la signora P. dichiarò più che possibile. La domandammo in seguito se non vi fosse qualcuno nel salotto della signora P. ed ella disse che c’era la signorina Laing, di Edimburgo, che era a pensione dalla signora P. in quel tempo; la signorina era seduta sul divano; piangeva e teneva una lettera in mano. Quando il gruppo si disperse, io mi avviai verso Greenock con alcuni signori e signore, per vedere se la mia cameriera avesse detto la verità riguardo la signorina L.. Era vero. La signorina L. aveva ricevuto una lettera con la posta di quella sera in cui suo padre le annunciava che sua madre era in pericolo di morte e occorreva che la ragazza ritornasse a Edimburgo col primo treno della mattina” [6]
Si può ammettere che le prove di questo genere sono precisamente conclusive. Potrebbe darsi che il signor Gilmour fosse di quella categoria di persone le quali, avendo forti preconcetti, credono di scorgere in tutto ciò che accade una conferma delle loro teorie favorite e sembrano totalmente incapaci di tener conto di ogni fatto che possa costituire un elemento contrario. Nondimeno devo dire che non trovo traccia di questa mentalità nelle lettere del signor Gilmour. Al
contrario, egli menziona certi particolari riguardanti una certa corrispondenza tra lui e il suo soggetto chiaroveggente, molto notevoli, poiché si accordano con i fatti osservati altrove in un tempo ulteriore. Per esempio, egli scrive della sua chiaroveggente V. R.: “Ella è capace di dire ciò che io sto assaporando, anche se non sono nella stanza dove si trova. Se, per esempio, qualcuno mi tira i capelli o mi colpisce in una qualunque parte del corpo, ella lo sente e descrive la mia sensazione esattamente [7] . Tutto ciò si accorda perfettamente con le osservazioni riportate molti anni dopo dal colonnello de Rochas nel suo libro, L’extériorisation de la sensibilité e molte particolarità analoghe sembrano individuabili nel rapporto esistito tra certi mistici e i loro direttori spirituali, oppure tra Anna Caterina Emmerich e il suo amanuense, Clemente Brentano. Ma il punto che io tengo a porre in rilievo è questo: queste testimonianze sono altrettanto degne di fede di quelle addotte per le strane nozioni e per il singolare contegno degli energumeni nei confronti degli esorcismi della Chiesa. Vi è un caso relativamente recente riferito dal Vicariato di Natal nel Sud Africa, dove due ragazze indigene furono esorcizzate nel 1907. Il resoconto, fornito dallo stesso Vescovo Delalle attrasse molta attenzione e fu più volte citato come un esempio palmare dei fenomeni innegabili di possessione diabolica [8] Ora, per quanto io non abbia l’intenzione di discreditare la narrazione di fatti presentata dal Vescovo in questione, credo ragionevole mettere in rilievo che, a giudicare superficialmente, non vi è nulla che renda la dichiarazione del Vescovo più probatoria di quella del signor Gilmour. Abbiamo, in ogni caso, il resoconto dato dai principali personaggi, ma nessuna testimonianza di conferma fu addotta al tempo del fenomeno. Nell’un caso e nell’altro non abbiamo nessun elemento contro la probabilità di un abbaglio, di troppa curiosità, oppure di preconcetto da parte del relatore. erò ora ad un’altra notevole chiaroveggente, la domestica Emma, di cui il dottor J. W. Haddock ha scritto copiosamente nel suo Somnolism and Psycheism [sic], pubblicato come il libro del professor Gregory, nel 1851. Emma era del tutto illetterata, essendo incapace di leggere e scrivere; da quanto ci dicono i rapporti, sembra che ella fosse una ragazza molto religiosa, priva di qualunque istinto malvagio o degenerato. Benché il seguente o sia lungo, sarà bene citare le parole del dottor Haddock senza abbreviazioni, poiché esse costituiscono il più notevole resoconto degli straordinari viaggi mentali della ragazza.
“Emma è stata spesso richiesta di trovare persone in parti remote del globo e, quando era possibile, le veniva dato uno scritto o un indumento appartenente alla
persona in questione, per stabilire il contatto. Il motivo per cui uso uno scritto a questo scopo è il seguente: il 4 agosto 1849, un signore di Bolton mi portò una lettera scritta da una signora, moglie di un medico di Gloucestershire. Questa signora aveva inteso parlare di altri chiaroveggenti che descrivevano le malattie di persone distanti, usando un loro scritto come mezzo di connessione; ella era desiderosa di accertare se Emma potesse vedere e descrivere il suo stato. Emma si pose la lettera sulla testa come faceva per i ritratti [9] poi la tastò con le dita e infine disse “Una signora ha scritto questo...”. Ella poi descrisse la signora in questione con esattezza; menzionò persino un piccolo segno dovuto ad un incidente e menzionò lo stato dell’organismo facendo allusione a un dolore alla spina dorsale di cui la signora soffriva; descrisse pure l’aspetto del luogo in cui la signora risiedeva e molti altri particolari. La precisione delle sue descrizioni fu ammessa dal dottore e in seguito io ebbi occasione di verificare personalmente alcune delle sue affermazioni. L’indirizzo della busta era stato scritto dal dottore e il soggetto descrisse pure con esattezza l’aspetto del medico, le sue occupazioni e le sue tendenze letterarie. Era questo un esperimento del tutto nuovo e, trovando il risultato tanto inatteso, fui spinto a farne altri; che non furono meno notevoli. Una volta alcune signore di Manchester le diedero uno scritto di un sacerdote di Arcangelo (Russia). Ella descrisse la persona esattamente, nonché le condizioni di clima dei luogo in cui risiedeva. Le fu tolto di mano lo scritto del sacerdote e le fu dato quello di un’altra persona residente in Australia; mentalmente ella ò ben presto in quella località ed anche in questo caso descrisse le condizioni di clima e di stagione esprimendo la sua sorpresa nel trovare che questa era l’opposto che in Inghilterra, nonché non aveva alcuna nozione sull’effetto della latitudine e della longitudine nell’alterare il tempo e la stagione. Visitava mentalmente una fattoria e le parole con cui la descriveva erano molto semplici, ma altrettanto espressive. Nulla le era stato detto riguardo la località o le occupazioni degli autori delle lettere. Un’altra volta fu scritta una lettera da un signore del Cairo e le fu consegnata. Ben presto ella disse che era stata scritta da un signore che descrisse, sia per quanto riguardava il suo aspetto, sia, per quanto riguardava la sua salute, il luogo dove si trovava, il clima, l’aspetto di coloro che lo circondavano giungendo fino al punto di menzionare il velo portato dalle donne egiziana, esprimendo sorpresa per questo. L’esattezza delle sue asserzioni sulla salute della persona, la quale soffriva di una grave malattia, fu accertata pii tardi grazie ad una ulteriore lettera e ancor meglio al ritorno dell’autore in Inghilterra” [10]
Non furono soltanto il dottor Haddock e il professor Gregory a interessarsi ai fenomeni di Emma. Un eminente scienziato, membro della Reale Società di Edimburgo, Sir Walter Calverley Trevelyan [11] prese parte agli esperimenti fatti per provare le doti di chiaroveggenza della ragazza. Dal Segretario della Reale Società Geografica egli ottenne tre campioni di calligrafia di persone a lui ignote e senza i loro nomi; questi furono sottoposti a Emma con il seguente risultato:
“1°Ella scoperse e descrisse lo scrivente del primo testo sottopostole, come pure la città in cui si trovava e l’ambiente. Quando le domandarono che ora fosse colà, la ragazza non lo poté dire. Risultò in seguito che il n. 1 era a Roma e che la descrizione di Emma era esatta.
“2° Nel caso dello scritto n, 2 Emma ben presto scoperse dove si trovava e diede l’ora del luogo, ma il fatto singolare è che ella non riusciva a scorgere la persona stessa. Descrisse il paese la campagna circostante parlando di campi di grano. La longitudine, calcolata dall’ora che ella indicava corrispondeva a quella di una zona della Toscana; indagando si scoperse che il n. 2 era residente a Firenze, ma aveva l’abitudine di far gite in campagna.
“ 3° Nel caso del n. 3 Emma lo trovò, lo descrisse e disse che era in una strada di una grande città; l’ora che ella diede differiva da quella di Bolont di due minuti e mezzo e tre soltanto e indicava la longitudine di Londra. Si seppe poi che quando la lettera del n. 3 era stata spedita, la persona si trovava a grande distanza da Londra, ma prima che Emma vedesse la sua calligrafia, questa era inaspettatamente ritornata in patria e si trovava proprio a Londra.
“In questi esperimenti che mi furono comunicati da Sir W, Trevelyan, la lettura del pensiero era da escludersi a priori, polche sir. W. T. non conosceva neppure i nomi delle persone e tanto meno li conosceva il dottor Haddock”. [12]
Una particolarità che accompagnava queste escursioni mentali era lo straordinario stato di esaurimento fisico che si verificava in Emma quando si risvegliava dell’ipnosi. Coloro che sono al corrente dei fenomeni riferiti dai biografi di Anna Caterina Emmerich ricorderanno gli analoghi sintomi di depressione e stanchezza che spesso si manifestavano in lei quando, come ella credeva, tra stata occupata in qualche opera di pietà in lontani paesi, durante la sua estasi. “Ogni qualvolta Emma veniva inviata in una di queste escursioni”, scrive il dottor Haddock, o ella tradiva segni di stanchezza e di eccitamento, ansando penosamente, e soffrendo talvolta di qualche leggero attacco cardiaco. Quando le domandavamo perché ansasse, rispondeva “Sono andata tanto in fretta”, oppure: “Ho fatto tanta strada”. Molto ancora si potrebbe aggiungere su questo argomento, ma devo limitarmi ad un finale esempio delle strane facoltà di chiaroveggenza di Emma, le quali sembrano, a giudicare dalle lettere scritte a quel tempo in proposito, basate su migliori prove di quelle costituite da una vaga memoria personale.
“Sir Walter Trevelyan, avendo ricevuto da una signora di Londra una lettera nella quale ella lamentava la perdita di un orologio d’oro che si supponeva fosse stato rubato, mandò la lettera stessa al dottor Haddock per vedere se Emma potesse rintracciare l’orologio. La ragazza ben presto vide la signora e la descrisse alla perfezione. Ella descrisse anche con esattezza la casa e i mobili, poi disse che vedeva i “segni” dell’orologio (è questo il termine che ella impiegava per definire le tracce lasciate da persone e da cose, che probabilmente le appaiono luminose) su una certa tavola. Aveva, ella disse, un quadrante do. rata, i numeri erano pure in oro e la catena d’oro aveva anelli quadrati; nella lettera la signora menzionava soltanto un orologio d’oro, senza descriverlo. Emma disse che l’oggetto era stato rubato da una giovane che non era ladra abituale ed era pentita di ciò che aveva fatto, ma sperava tuttora che la padrona non sospettasse di lei. Aggiunse che avrebbe potuto individuare meglio la ladra se avesse un suo scritto. In questa occasione, come quasi in tutti i casi, Emma parlava con la persona che vedeva e si eccitava nel discorso. Sir W. T. inviò queste informazioni alla signora pregandola di inviargli un campione della scrittura di tutti i suoi domestici. In risposta la signora dichiarò che le descrizioni di Emma si potevano applicare a una delle due sue cameriere, ma che i suoi sospetti pesavano sull’altra. Mandò anche diversi campioni di scrittura compresi quelli delle due cameriere. Emma scelse immediatamente quello della ragazza, si adirò e disse: “Voi state pensando di fingere di rinvenire l’orologio per caso; per
poi restituirlo, ma siete stata voi a prenderlo; proprio voi”. Prima che la lettera di Sir Walter contenente queste ulteriori informazioni fosse giunta alla signora, egli ne ricevette un’altra in cui lo si informava che la ragazza indicata come ladra da Emma aveva riportato l’orologio dicendo di averlo trovato. In questo caso Sir W. T. si trovava a notevole distanza da Bolton ed anche se fosse stato presente, la cosa non sarebbe cambiata, poiché egli non sapeva nulla della casa e tanto meno della cameriera; conosceva soltanto la signora e quindi anche la remota ipotesi di una lettura di pensiero a distanza è da scartare. lo ho veduto le lettere e i documenti che si trovano in possesso di Sir Walter e considero che il caso di Emma dimostra in modo positivo l’esistenza di un fenomeno di chiaroveggenza a grande distanza” [13]
Benché i casi sorprendenti ora citati siano remoti come data, non si deve supporre che la facoltà di chiaroveggenza rivelata dal ragazzo del dottor Gregory oppure da Emma, non abbia paralleli ai nostri giorni. Non molto tempo fa il ben noto sperimentatore psichico dottor Gustavo Geley di Parigi, pubblicò un cospicuo volume intitolato: L’Ectoplasmie et la Clairvoyance, buona parte del quale tratta di resoconti degli esperimenti condotti con un certo signor Stephan Ossowiecki. Vale forse la pena di notare che, per quanto oltre sei anni siano ati dalla pubblicazione del libro, non si è udita alcuna accusa di frode relativa all’autore del libro stesso o alle persone che figurano con grande rilievo nell’opera, come soggetti psichici. Le riproduzioni fotografiche che il volume contiene aumentano considerevolmente il suo interesse e rendono più convincenti i casi riferiti, però non sono certo necessarie per comprendere ciò che ebbe luogo nei singoli casi. Ci è detto che Stephan Ossowiecki, nato da genitori polacchi nel 1877, entrò in una grande scuola tecnica russa a Pietroburgo nel 1894. Sembra che anche allora le sue facoltà di chiaroveggenza fossero notevoli e che egli potesse vedere “le aure”. Non comprendendo egli stesso il carattere di questa sua esperienza, consultò un eminente oculista, il quale disse che il giovane era in pericolo di perdere la vista e gli prescrisse dei rimedi molto energici. Tuttavia qualche tempo dopo Stephan incontrò un vecchio ebreo che aveva una grande reputazione come veggente. Costui lo rassicurò sulle condizioni della sua vista e gli spiegò che l’errore era sorto per il fatto ché le sue doti psichiche erano eccezionali. Si dice che in seguito a quell’incontro l’ebreo avesse una visione e predicesse a Ossowiecki che avrebbe ato dei mesi in un carcere, sarebbe stato condannato a morte, per esser salvato all’ultimo momento. Aggiunse che, dopo una lotta con la miseria, si sarebbe fatto una buona
posizione, avrebbe sposato una donna il cui primo nome sarebbe stato Anna, e che tra il suo 450 e 48° anno di età sarebbe divenuto famoso in tutta Europa. Così avvenne infatti. Fu imprigionato a Mosca nel 1918 sotto il regime bolscevico, perché aveva avuto relazioni con certi ufficiali della Missione Militare se, sospettati di propaganda antisovietica. Fu confinato per sei mesi in un lurido carcere, dove si cibava di pesce in salamoia esclusivamente e dove disponeva di un bicchier d’acqua al giorno. Molto del suo tempo fu impiegato a scavar tombe per i suoi compagni di carcere che venivano giustiziati. Finalmente venne il suo turno ed egli fu condotto davanti al plotone di esecuzione con altri condannati. All’ultimo momento l’intervento di un alto ufficiale che era stato suo compagno di scuola di ingegneria lo salvò, ma per qualche tempo dopo il periodo di incarcerazione egli rimase un vero rottame di umanità. In seguito riacquistò il suo vigore, sposò una signora di nome Anna, divenne un prosperoso uomo d’affari e il suo nome, grazie ai suoi prodigi nel campo della chiaroveggenza, è noto ora dovunque. Si ricorderà che nel discutere delle prodezze di Emma, abbiamo menzionato il ricupero di un orologio smarrito. Come primo esempio delle facoltà del signor Ossowiecki prendo un incidente alquanto simile, relativo alla scomparsa di un gioiello. La storia è riferita in una lettera di una signora, moglie di un giudice della Suprema Corte di Polonia, la quale aveva perduto il gioiello in questione; il suo resoconto porta la data del 22 luglio 1922.
“Lunedì mattina 6 giugno smarrii la mia spilla. Nel pomeriggio dello stesso giorno feci visita alla moglie del Generale Krieger, madre del signor Ossowiecki, con mio fratello, che aveva assistito all’accaduto. Il signor Ossowiecki entrò e mio fratello me lo presentò; dissi che ero molto lieta di fare la sua conoscenza e feci allusione alle sue eccezionali doti... Ci disse molte cose interessanti... Poi in un momento di silenzio gli dissi: “Ho perduto una spilla, oggi. Potreste dirmi qualche cosa in proposito?...”. “La spilla, signora, è in casa vostra, in una scatola; è una spilla di metallo, rotonda, con una pietra nel mezzo. La portaste tre giorni fa”. “No, dissi, non si tratta di quella”. (Egli mi aveva descritto una spilla che tenevo nella stessa scatola di quella smarrita). Allora egli disse: “Mi dispiace non aver indovinato subito... sono un po’ stanco, ma tenterò di concentrarmi. Mi piacerebbe avere qualche oggetto che fosse stato a contatto col gioiello smarrito”. “La spilla è stata puntata qui, su questo abito”. Egli pose le dita nel punto indicato e dopo qualche secondo aggiunse “Sì, ora la vedo bene. E’ ovale, d’oro, molto leggera; è antica e vi è cara essendo un ricordo di famiglia; la vedo
tanto chiaramente che potrei disegnarla. E’ divisa in due parti, congiunte tra loro da anelli d’oro...”. “Quello che voi dite è straordinario, signor Ossowiecki; il gioiello non potrebbe essere meglio descritto”. Egli proseguì: “L’avete perduto molto distante di qui... sì, in via Mokotowska, all’angolo di Koszykowa”. "Si, dissi, sono stata da quelle parti oggi”. Ed egli ancora “Un uomo poveramente vestito, coi baffi neri, si china e la raccoglie. Sarà molto difficile ricuperarla. Provate a pubblicare un’inserzione sui giornali”.
La sorprendente conclusione può essere narrata in un minor numero di parole di quelle con cui lettera continua. Sembra che proprio il giorno seguente il signor Ossowiecki incontrasse per via un uomo che riconobbe per quello che mentalmente aveva veduto raccogliere la spilla. Gli si avvicinò e disse gentilmente: “Signore, ieri trovaste una spilla all’angolo tra la via Mokotowska e la via Koszykowa”. “Si”, rispose l’uomo impallidendo, quando l’altro diede i particolari dell’incidente, poi consegnò l’oggetto dichiarando che intendeva ricercarne la proprietaria. Dal punto di vista di una prova positiva, senza dubbio questa storia lascia molto a desiderare, ma non vi è motivo di sospettare che non sia veritiera, tanto più tenendo conto dei numerosi altri esempi della straordinaria percezione rivelata da Ossowiecki sotto il più stretto controllo. Forse nessun incidente potrà meglio convincere i lettori dell’esperimento, del quale si portò garante il signor Dingwall, che presenziò al Congresso Internazionale tenuto a Varsavia nel 1923, in qualità di rappresentante della Società Inglese per la Ricerca Psichica. La sua narrazione dell’episodio è stata stampata più volte. E’ riferita dal dottor Geley, ma la si può anche trovare nei rapporti ufficiali del Congresso, come pure nel “Giornale della Società per la Ricerca Psichica”. Il signor Dingwall spiega che, prima di lasciare l’Inghilterra, scrisse in se nella parte superiore di un foglio le seguenti parole: “Le vigne del Reno, della Mosella e di Burgundia danno un vino eccellente”; più in basso fece un disegno rudimentale di una bottiglia con una specie di cornice ovale attorno. Il foglio fu poi piegato in modo che la bottiglia con la data restava da una parte e lo scritto in se dall’altra. Il foglietto cosi piegato fu chiuso in una busta di carta rossa non trasparente; la busta rossa a sua volta fu chiusa entro un’altra busta nera e quest’ultima fu introdotta in una busta marrone. Quest’ultima busta fu chiusa con la gomma e sigillata. Per precauzione addizionale, allo scopo di impedire a qualcuno di aprire la busta per poi riporne il contenuto a posto senza che la cosa fosse scoperta, fu praticato un forellino attraverso il pacchetto, con un ago, in quattro punti. Del contenuto del pacchetto il signor Dingwall non
disse parola ad alcuno. Lo portò a Varsavia e colà lo consegnò nelle mani del barone von Schrenck-Notzing; Dingwall per altro si astenne dal presenziare all’esperimento per timore che gli sforzi di Ossowiecki per intuire il contenuto delle buste potessero essere aiutati da qualche inconscia influenza da parte sua, dovuta al fatto ch’egli sapeva che cosa conteneva il pacchetto. La sera stessa il pacchetto e altre due lettere sigillale furono consegnate a Ossowiecki. Il resoconto dell’esperimento ben riuscito è alquanto complicato da particolari che concernono soltanto le altre due lettere, ma io riporterò unicamente i dati relativi allo scritto del signor Dingwall.
“La lettera che tengo in mano ha diverse buste... E’ una lettera e non è una lettera... Vedo qualche cosa di verdastro in cartone... La lettera che tengo è stata preparata per me... Non capisco non vedo... Vedo... Qualche cosa di rosso.., dei colori... Non so perché, ma mi sembra di vedere una boccetta... C’è un disegno fatto da un uomo che non è un disegnatore... c’è qualche cosa di rosso con questa bottiglia... Senza dubbio vi è una seconda busta rossa... La bottiglia è mal disegnata. La vedo! La vedo! (Su un foglio di carta egli disegna una bottiglia, vi traccia un ovale, poi scrive 19-23 in fondo ai foglio). C’è qualche cosa d’altro; qualche cosa di bianco in mezzo... Vedo prima dell’indicazione dell’anno (23) il nome di una città... La calligrafia sembra più femminile che maschile”.
Il barone gli domandò allora in che lingua fosse scritto il nome della città, al che il soggetto rispose: “In se” poi aggiunse:
“La bottiglia è un po’ inclinata da un lato. Non ha turacciolo. E’ formata con diverse linee sottili. Fuori c’è una busta marrone, poi una verdastra, poi una rossa. All’interno c’è un pezzo di carta bianca piegato in due con un disegno”.
Occorrerebbe un facsimile del foglio originariamente preparato dal signor Dingwall e della riproduzione fatta in base alle indicazioni di Ossowiecki per dare una idea adeguata del notevole successo dell’esperimento [14] Naturalmente vi sono diverse imperfezioni nella descrizione del soggetto. Egli
non fece alcun tentativo per leggere le parole scritte in se. Parlò della seconda busta come “verdastra”, mentre Dingwall ci dice che era nera e non ha riprodotto la data esattamente. Nondimeno la copia della bottiglia, l’ovale che la circondava e la posizione di questo in relazione con quella della data sono meravigliosamente precise ed escludono che possa trattarsi di un semplice caso di ben riuscita congettura. Il pacchetto fu restituito al signor Dingwall intatto e la verifica avvenne la mattina seguente alla riunione del Congresso. In tale occasione lo sperimentatore inglese spiegò ai presenti le precauzioni che aveva prese e nel suo resoconto successivamente stampato egli aggiungeva:
La busta mi fu restituita intatta e non vi era la minima traccia che potesse far sospettare una manomissione. lo sono convinto che l’esperimento si è svolto in modo regolare e che il signor Ossowiecki è venuto a conoscenza del contenuto con mezzi non generalmente riconosciuti, inerenti alle sue eccezionali facoltà. L’apertura della busta creò una certa sensazione al Congresso e i presenti fecero una ovazione a Ossowiecki il quale ne fu commosso. Il carattere preter normale dell’incidente mi sembra chiaro e decisivo [15]
Giova notare che nel tentativo di descrivere il contenuto della busta sigillata il soggetto psichico forni dettagli riguardanti il carattere dell’autore del disegno, nonché le circostanze in cui il disegno stesso fu vergato. Ed ecco un altro caso che riporto con le parole dello stesso dottor Geley:
Diedi al medium la lettera chiusa lasciatami dal professor Richet [16] Le sue parole furono le seguenti, pronunciate rapidamente e senza esitazione: “Qui si parla di una signora di nome Berger. Un uomo dell’età di circa 50 anni ha scritto questa lettera che è una risposta al professor Richet. La lettera non viene da Parigi, ma da qualche luogo vicino al mare e tratta di diversi argomenti. E’ un invito. Dice qualche cosa di una certa signora Berger. Costei ha 33 anni ed è sposata. Non riesco a leggere. E’ scritta molto in fretta e senza ordine. Colui che l’ha scritta è un musicista”. In tutto ciò vi è un solo errore e cioè l’allusione al luogo vicino al mare, poiché le lettera veniva da Berlino. Tutto il resto è esatto. Si trattava infatti di un invito a tenere delle conferenze e lo scrivente
aggiungeva: “Spero farete l’onore alla signora Berger di essere suo ospite”; era stata scritta in tutta fretta. L’età e le caratteristiche dello scrivente e della signora Berger erano esatte.
Tra le altre lettere usate per esperimenti simili, a Varsavia, ve n’è una che il dottor Geley aveva pregato sua moglie di indirizzargli a questo scopo dalla loro casa di Parigi. Lo stesso Geley non aveva idea di ciò
che gli avrebbe scritto sua moglie e si astenne dall’aprire la busta. In verità la signora Geley non aveva posto nella busta che due righe complimentose dirette allo stesso medium che però non conosceva personalmente, e cominciava: “Egregio signor Ossowiecki, mi congratulo con voi per le vostre meravigliose abilità e doti, ecc.”. Prendendo la lettera in mano il polacco parlò come segue:
Una signora dell’età di... (e indicò l’età esatta della signora Geley) ha scritto questa lettera. E’ indirizzata a me. E’ un gentile messaggio. Mi esterna la sua ammirazione e mi invia i suoi auguri... Una delle sue figliole era al suo fianco mentre ella scriveva. La stanza in cui la signora ha scritto il biglietto è al secondo piano. Ella sembra stanca. Il locale è piccolo e vi sono delle seggiole ricoperte in pelle scura. La lettera è stata scritta il 22 agosto. La signora mi ammira e dice che sarà lieta di fare la mia conoscenza: spera di vedermi presto. La lettera è stata scritta tra le quattro e le cinque pomeridiane.
Naturalmente la lettera stessa non conteneva alcun particolare sulle circostanze in cui era stata scritta. Il dottor Geley commenta dicendo che la descrizione dell’ambiente è esatta, ad eccezione delle seggiole ricoperte di pelle scura che si trovano nella stanza attigua, dove però la signora Geley aveva ato la maggior parte della giornata. Il resto è esatto, sia per quanto riguarda il luogo che per l’ora e la data. La signora Geley era effettivamente molto stanca quel giorno. In relazione ad un’altra lettera chiusa sottoposta al signor Ossowiecki, il medium osservò che il mittente l’aveva scritta tra le sei e le sette della sera e che mentre scriveva una donna gli stava accanto. Richiesto di descrivere l’uomo e la
donna, Ossowiecki disse:
“Si trovavano al secondo piano della loro casa. Lui è sbarbato e porta i baffetti. E’ un uomo di 38-40 anni, snello. Non è calvo: ha i capelli divisi in mezzo. Lei è grassa e piccola; non è bionda. E’ stata la donna a suggerire questa prova (in base alle ulteriori verifiche questo dato non risultò esatto). Hanno due bambini, un maschio e una femmina... Questo non è esatto, poiché soltanto uno dei bambini è nato; la signora appare grassa perché è prossima a sgravarsi. Poi il signor Ossowiecki esclamò rapidamente: “Sarà un maschio, ne sono certo; potete scriverlo ai genitori”. Tre giorni dopo la signora Sudre partorì. Ricevette la mia lettera impostata il 26 settembre 1921 il giorno dopo del parto”.
Forse il più curioso di tutti gli esperimenti fatti col polacco fu quello in cui il documento da decifrare era chiuso in un tubo di piombo dello spessore di oltre due centimetri e mezzo. La comunicazione era stata scritta da una signora che lasciò Varsavia il giorno stesso e non disse ad alcuno ciò che aveva scritto. Il foglio era stato arrotolato e introdotto nel tubo le cui estremità erano state chiuse per mezzo di una saldatura. In queste condizioni fu dato a Ossowiecki il quale, dopo aver dichiarato che la comunicazione era stata scritta da una donna, annunciò vagamente che “concerneva la natura, in relazione con l’uomo e i sentimenti”, ma evidentemente non era soddisfatto del risultato ottenuto e, opponendosi a che il tubo venisse segato, disse che avrebbe ritentato la prova. Due giorni dopo fece il secondo tentativo e questa volta con miglior successo. In presenza di un esiguo gruppo di persone conosciute si ebbe il seguente episodio:
Con molta difficoltà, sulle prime, poi più facilmente, il signor Ossowiecki disse “Creazione... grande creazione... Natura”. (Un lungo silenzio). Poi “Si tratta di un uomo forte... C’è un sentimento popolare... egli è uno dei più grandi uomini del secolo... non capisco. Vedo due cose: vi è un testo scritto da una donna e un disegno. Il disegno rappresenta un uomo con i baffi e le sopracciglia folte... E’ in uniforme... E’ come Pilsudski. Il testo è scritto in se... Cet homme, il n’a peur de rien, né in politica, né in alcun’altra manifestazione, comme un chevalier.
Il dottor Geley poi prosegue descrivendo come il tubo fu segato e come il foglio fu tratto fuori rivelandosi un ritratto del Maresciallo Pilsudski, in uniforme, sotto il quale stava scritta la frase “Le chevalier sans peur ef sans reproche”. Parrebbe probabile, benché di questo non abbiamo prove, che quando il chiaroveggente mise in rilievo la idea di una creazione della natura procedesse a tastoni sotto l’influenza del sentimento con cui la signora aveva scritto la dicitura sotto il ritratto, poiché ella evidentemente collegava il suo eroe con la rinascita della Polonia. Ma mentre questo è un dato incerto, non si può discutere l’esattezza della descrizione materiale. Una riproduzione fotografica del documento è inclusa nel volume del dottor Geley. Nonostante la dovizia di particolari con cui Geley riporta questi ed altri esperimenti fatti per indagare sulla natura della chiaroveggenza, è estremamente difficile, per non dire impossibile, formulare una teoria logica sul procedimento col quale si giunge a strana forma di percezione. Il professor Richet è propenso ad accettare l’ipotesi di una iperestesia tattile, ed è certo che il signor Ossowiecki suole premere fortemente l’oggetto che legge per mezzo della sua facoltà. Si ricorderà che la Emma del dottor Haddock maneggiava i ritratti e le lettere che le venivano dati e generalmente se li metteva in testa. Siccome il signor Ossoyiecki è un uomo colto, il suo parere in proposito non è privo di interesse. Egli crede che vi possa essere qualche fenomeno dovuto alla iperestesia, ma è convinto che questa da sola non basta a spiegare la lucidità mentale che si sviluppa nel corso degli esperimenti. Egli ci dice che durante le sedute cessa ogni ragionamento e si concentra sulla percezione delle sensazioni spirituali, avendo una “fede incrollabile nell’unità spirituale del genere umano”. Egli considera di are in uno stato particolare in cui “vede e ode, all’infuori del tempo e dello spazio”. Ma quanto segue è meglio definito:
Sia che io stia leggendo tira lettera chiusa in un busta, oppure rintracciando un oggetto smarrito o ancora compiendo un esperimento di psicometria, la sensazione è quasi la stessa. Mi sembra di perdere una parte della mia energia; la temperatura del mio corpo diviene febbrile e il cuore batte irregolarmente. Non appena cesso di ragionare qualche cosa come una corrente elettrica a attraverso le mie estremità per alcuni secondi. Questo dura un momento soltanto, poi divengo straordinariamente lucido, delle visioni mi si presentano, generalmente visioni del ato. Vedo l’uomo che ha scritto la lettera, so quello
che ha scritto oppure, a seconda dei casi, scorgo l’oggetto che è stato smarrito ai momento dello smarrimento, con relativi particolari dell’episodio; oppure ancora percepisco la storia di un oggetto che tengo in mano. La visione è nebulosa e richiede grande tensione. Uno sforzo considerevole è necessario per percepire qualche particolare delle scene che si presentano. Lo stato di lucidità è raggiunto talvolta in pochi minuti; altre volte occorrono ore di attesa. Questo dipende principalmente dall’ambiente. Scetticismo, incredulità, od anche l’attenzione troppo concentrata sulla mia persona, possono ritardare la riuscita dell’esperimento [17]
In questo vi è molto che ci ricorda del professor Gilbert Murray e del suo resoconto delle difficoltà da lui incontrate negli esperimenti di telepatia. “La minima perturbazione: mutamento di tempo o di luogo, presenza di estranei, e specialmente rumori inattesi, possono far fallire ogni esperimento”, egli dichiara. Naturalmente si deve riconoscere che nel caso del professar Murray vi era uno sforzo da parte dei presenti per concentrarsi su un dato avvenimento e in certo qual modo trasmettergliene l’impressione, mentre le divinazioni del signor Ossowiecki riguardavano quasi sempre cose di cui i presenti erano del tutto all’oscuro. Nondimeno sembra esservi una singolare rassomiglianza tra i fenomeni. Il soggetto ricettivo dapprima afferra la località o l’atmosfera, poi arriva ai personaggi interessati e ad altri particolari. Ma tutta il procedimento è estremamente misterioso e ritengo che le teorie del dott. Eugenio Osty nelle sue opere Lucidité et Intuition e La Connaissance Supranomnale o ancora quelle del dottor Oesterreich e del dott. Baerwald ci aiutino molto ad avvicinarci alla soluzione. Per il momento, e probabilmente ancora per un secolo, la unica cosa che ci resta a fare in questo campo e in molti altri è di tenere, come si suole dire, gli occhi aperti e raccogliere elementi probatori, lasciando alle future generazioni il compito di classificare i risultati e di formulare delle leggi in base alle osservazioni compiute.
[1] Kant intende parlare di miglia tedesche. Gothenburg, sulla costa sud-ovest della Svezia, dista 300 miglia inglesi in linea d’aria da Stoccolma che è sulla costa orientale [2] J. F. TAFEL, Documents concerning Swedenborg, Manchester, 1841.
[3] Il dottor ALBERTO MOLL, per esempio, nella sua opera Der Hypnotismus (5° ediz., 1924), si pronuncia contro la esistenza della chiaroveggenza di qualunque genere. [4] GREGORY, Letters on Animal Magnetism, pag. 423-424. [5] Coloro che, come me, si sono presentati per gli esami all’Università di Londra, nel periodo 1874-1878, ricorderanno che il dottor Leonardo Schmitz era spesso presidente della commissione d’esami. [6] GREGORY, Letters ort Animal Magnetism, page 454. [7] GREGORY, op. Cit., pag. 453 [8] Vedasi per esempio: The Question of Miracles di Padre G. H. JoycE, della Compagnia di Gesù, pag. 125-129.. Nonché H. V. O’ NEILL nelle “Irisch Eccles. Record”, aprile 1922, pagine 377-381 e “Catholic Medical Guardian”, ottobre 1926, pagine 148-150. [9] Nell’ipotesi, Emma non vedeva nulla coi suoi occhi. Le palpebre erano abbassate e se qualcuno le alzava, trovava le pupille rivolte verso l’alto in modo che soltanto il bianco dell’occhio era visibile. Tuttavia per escludere ogni possibilità d’inganno, ella veniva talvolta bendata. In queste condizioni le venivano date delle carte che ella non poneva mai davanti al proprio volto, ma le teneva in cima alla testa descrivendo ciò che vi era scritto o rappresentato, [10] HADDOCK, Somnolism and Psycheism, pag. 130-131. [11] Anche Sir Walter S. Trevelyan è menzionato del Dictionary of National Biography [12] GEEGORY, op. cit., pag. 407-408. [13] GREGORY, op. cit., pag. 905-406. [14] Il rapporto del Congresso Internazionale di Varsavia nel 1923, pubblicato sotto il titolo L’état actuel des recherches psychiques, Parigi, 1924, contiene questi fac-simile in grandezza naturale, pag. 202-203. [15] “Journal of the Society for Psychical Research”, maggio 1924, pag. 263.
[16] La lettera era chiusa in un’altra busta priva d’indirizzo. [17] GELEY, L’Ectoplasmie et la Clairvoyance, pag. 67-63.
CAPITOLO TREDICESIMO - “Il cancello della rimembranza”
Abbiamo già rilevato come le presunte comunicazioni dell’aldilà che ci pervengono attraverso la medianità, siano stranamente contradditorie. Senza dubbio, in qualche caso singolo, possono sembrare utili per dar conforto a persone orbate dei loro cari, le quali sono portate a credere di essere tuttora a contatto con coloro che hanno perduto e che i loro cari siano felici in un mondo migliore di questo. Ma anche qui le prove inerenti all’identità della fonte delle comunicazioni, che costituisce, naturalmente, il punto vitale, non può mai essere adeguata o convincente, come dimostrerò in questo capitolo. D’altra parte, per quanto riguarda la umanità in generale, le informazioni ricevute attraverso la scrittura automatica o attraverso i medium in ipnosi non hanno mai dimostrato di servire a nessuno scopo di genuina utilità. Fogli e fogli a centinaia sono stati riempiti di scrittura automatica; una grande quantità di essi sono stati riportati in extenso, e non pochi prodotti in fac-simile. Eppure sembra che non abbiano ottenuto nulla all’infuori di una cospicua massa di invenzioni e di futilità che non possono servire a nulla e ad alcuno. Il risultato è in totale dello stesso livello dei sogni. Non ci dice nulla che venga ad aumentare la somma di nozioni di cui l’uomo dispone e, quando professa d’impartirci informazioni, la loro incoerenza e il loro contrasto con altri risultati sono tanto manifesti da rendere impossibile la fiducia. Anche i più convinti sostenitori della causa, come Sir Oliver Lodge, sentono evidentemente la forza di questa obiezione e i loro migliori sforzi sono concentrati sul compito di formulare qualche risposta accettabile. Per la maggior parte essi devono appoggiarsi ai fatto che il movimento è tuttora ai suoi inizi, affermando che migliori risultati si otterranno quando si sarà raggiunta una più completa esperienza. Certo sarebbe un coraggioso avvocato difensore colui che osasse indicare gli incartamenti della signora Piper relativi allo spirito-guida “Imperator” come una cospicua appendice alle nostre fonti storiche per lo studio del Vecchio Testamento. Nello stesso modo le dichiarazioni teologiche di Stainton Moses che tanto Sir Oliver, quanto Sir A. C. Doyle lodano altamente, sono quasi dovunque in netta contraddizione con le rilevazioni parimenti rispettabili e autorevoli del giudice Edmonds e di altri automatisti appartenenti ai primordi del movimento spiritistico. La diversità di dottrina sulla questione della reincarnazione, e cioè sulla possibilità che l’anima abbia una sola esistenza terrena o molte esistenze, è già stata esposta. Difficilmente si potrebbe
immaginare un punto più fondamentale e di maggior interesse per l’umanità, eppure gli illustri defunti che impartirono la Doctrine spirite ad Allan Kardec diedero una risposta, mentre gli “spiriti-guida” di Daniele Home e di Stainton Moses diedero una risposta totalmente opposta. Ma, a parte quel che può essere chiamato insegnamento escatologico, noi dovremmo, per lo meno, aspettarci che gli spiriti dei traati, se davvero comunicano con noi, potessero dirci molto sulla storia ata del mondo in riferimento agli avvenimenti verificatisi quando essi vivevano sulla terra. Anche senza andar oltre il campo dell’archeologia e della filologia, vi sono migliaia di questioni sulle quali siamo legittimamente curiosi e riguardo alle quali i morti dovrebbero poterci dare informazioni tuttora controllabili. Ma fino ad ora non vi è un solo esempio attendibile di un problema risolto con questo mezzo, nel corso degli ottant’anni, durante i quali medium di tutti i paesi hanno professato di comunicare con gli spiriti dei defunti. Date queste constatazioni, si può comprendere come nell’anno 1918 io mi sia dedicato con un vivo interesse all’esame di un opera che gli editori descrivevano in copertina come “documenti relativi a cospicue scoperte archeologiche dirette per mezzo di un metodo di scrittura automatica applicata scientificamente”. L’opera stessa, per citare il titolo completo, si chiama The Gate of Remembrance - The Story of a Psychological Experiment which resulted in the dscovery of the Edgar Chapel al Glastonbury, di Federico Bligh Bond, membro del Reale Istituto di Architettura britannico, direttore degli scavi dell’Abbazia di Glastonbury [1] Dalla fascetta del volume si apprendeva che, oltre alla sua opera archeologica, il signor Bond era autore di un volume intitolato A Preliminary Investigation of the Cabala contained in the Coptic Gnostic books and of a similar Gematria in the Greek of The New Testament, il che indicava che le attenzioni dell’autore erano per qualche tempo state concentrate sull’occultismo; questo naturalmente non gettava alcuna ombra sulla sua qualità di competente come architetto o archeologo. La storia della scoperta, in breve, è questa: alcuni anni fa la proprietà entro i cui confini si trovavano le rovine dell’Abbazia di Glastonbury, ò dalle mani di privati a quelle di un consiglio di fiduciari che agivano per conto della Chiesa Nazionale. In queste circostanze fu reputato possibile e desiderabile iniziare degli scavi che Sir W. H. St. John Hope in un precedente sopraluogo (1904) non aveva osato intraprendere. Per oltre un anno prima del maggio 1908, quando le nuove indagini cominciarono, il signor F. B. Bond in vista della sua probabile nomina a direttore degli scavi, assieme al suo amico J. A. [2] che, quando il volume apparve per la prima volta era indicato soltanto con le iniziali, si erano saturati della letteratura sull’argomento. Il caso volle che J. A. fosse un automatista e che Bond s’interessasse molto di ricerche psichiche. Di conseguenza essi si accordarono per compiere qualche esperimento e accertare
fino a qual punto la scrittura automatica potesse aiutarli nelle loro progettate esplorazioni di Glastonbury. Il resoconto dell’inizio degli esperimenti suona come segue:
Era il 7 novembre 1907 quando F.S.B. e J.A. tennero la loro prima seduta allo scopo di facilitare le loro ricerche a Glastonbury. Questo ebbe luogo alle quattro e trenta pomeridiane nell’ufficio di F.B.B., J.A. teneva la matita, mentre l’altro teneva fermo un foglio di carta sulla tavola appoggiando la mano destra aperta sulla schiena di J.A.. F.B.B. cominciò formulando una domanda, come se si rivolgesse ad un’altra persona: “Potete dirmi qualche cosa su Glastonbury?” Le dita di J.A. cominciarono a muoversi e a tracciare due righe in calligrafia irregolare sul foglio J.A. non poteva vedere ciò che scriveva, né F.B.B. poté decifrare lo scritto fino a che non fu terminato. Il metodo scelto era quello di rimanere ivi, evitare concentrazione mentale sull’argomento della scrittura e parlare indifferentemente di argomenti banali.
A., in una dichiarazione firmata, conferma questo resoconto della procedura seguita. Asserisce in modo positivo (e in verità questa sembra l’esperienza generale in fatto di automatismo) che, quantunque la scrittura fosse vergata dalla sua mano, egli non era conscio del suo contenuto. Aggiunge che la sua attenzione era rivolta ad altri argomenti, tanto più che una conversazione banale e variata faceva parte del metodo. Quanto alla scrittura stessa, dopo alcune parole di carattere generale, conteneva un disegno rudimentale vergato inconsciamente dalla mano di J. A. Si trattava evidentemente di una pianta della Chiesa dell’Abbazia e portava a firma “Gulielmus Monachus”. La particolarità cospicua del disegno era l’indicazione di una cappella di vaste dimensioni, lunga quasi quanto il coro, all’estremità orientale dell’edificio oltre il coro stesso e l’altar maggiore. Alla superficie non si era mai trovata alcuna traccia di questa cappella, né si era avuta alcuna rivelazione in proposito negli scavi del 1904. Il professor Willis e un paio di storici dell’Abbazia avevano formulato qualche congettura sull’esistenza di una cappella centrale con altre due cappelle minori ai due lati, ma non aveva fatto allusione a una cappella delle dimensioni di quella indicata nel disegno. Durante le ulteriori sedute nell’inverno 1907-1908 si ottennero altri particolari per mezzo della scrittura automatica, parte in un latino sgrammaticato e parte in inglese; gli spiritisti-guida si qualificavano per lo più
come monaci dell’antica Abbazia. I due sperimentatori furono informati che quella era la cappella Beati Edgari, che tra stata costruita dall’Abate Beere (c. 1509) ed estesa dall’ultimo Abate, Riccardo Whiting, martire. Le dimensioni erano più o meno chiaramente indicate; era detto nello scritto che la cappella era stata costruita in quattro travate e la volta nonché le invetriate erano descritte minutamente. Nel maggio del 1908 gli scavi cominciarono e col tempo si scoperse all’estremità orientale del coro delle fondamenta che corrispondevano in ogni aspetto alle indicazioni dello scritto automatico. Questo è in sostanza l’argomento del volume di Bond; inoltre egli cita altre comunicazioni ottenute con lo stesso metodo. Queste ultime riguardano principalmente la cappella di Loreto, costruita dall’Abate Beere intorno all’anno 1520, e la storia personale di un certo monaco Johannes. Secondo le comunicazioni medianiche, questo Johannes sarebbe stato ancora in Purgatorio. “La mia punizione è finita”, ci informa il monaco Gulielmus, “ma Johannes è ancora in pena”. Come si può dedurre da quanto abbiamo detto, non poche delle comunicazioni vergate dalla mano di J. A. sarebbero risultate provenienti da qualche membro della comunità di Glastonbury. Talvolta sono firmate con un nome, altre volte la provenienza è suggerita dal testo della comunicazione. Abbiamo così, per esempio, un presunto resoconto dello stesso Abate Beere sul modo meraviglioso in cui sfuggì alla morte, che lo spinse, mentre viaggiava in Italia, a imporsi il voto di costruire una cappella dedicata a Nostra Signora di Loreto. Forse questo episodio servirà meglio di qualunque altro a dare un’idea del linguaggio in cui erano formulate per lo più le comunicazioni.
Domanda: Qual era il vostro voto? Risposta: Non sai tu dunque che noi eravamo condotti da uomini rudi in terra forestiera e che il mulo che mi recava cadde, conciossiaché io fossi uomo grande e pesante. Orbene, vedendomi in periglio di precipitare in un burrone ovvero d’essere calpestato dal mulo, invocai Nostra Signora ed Ella mi udì, talché impigliandosi il mio manto in un cespuglio, fui salvato dal precipizio. E allora io dissi: “Quando sarò di ritorno vo’ costruire una cappella a Nostra Signora di Loreto” e infatti al mio ritorno m’apprestai a sciogliere il voto, li frati erano dolenti ché nel Capitolo era stato deciso che avessimo ad erigere una cappella al nostro Edgaro, fin da prima ch’io mi ponessi in viaggio. Perciò fabbricai dapprima la Cappella di Edgaro, conciossiaché questo fosse desiderio generale, ma il mio proprio voto potei scioglier più tardi”.
Nonostante la forma personale e talvolta caratteristica nella quale queste ed altre comunicazioni sono stese, F.B.B. e J.A. non ascrivono la loro origine ad alcun particolare spirito disincarnato e ci dicono espressamente che né l’uno, né l’altro:
erano favorevoli alla consueta ipotesi spiritistica secondo la quali in questi fenomeni si dovrebbe scorgere l’azione di intelligenze disincarnate sullo stato fisico o nervoso degli sperimentatori. Essi considererebbero una simile opinione come un controsenso. Ritengono invece che la coscienza, che normalmente si manifesta in ogni individuo, non sia che una parte frammentaria di un tutto trascendentale e che entro la mente di ognuno vi sia, per così dire, una porta attraverso la quale la Realtà può accedere come Idea... un’idea che presupporrebbe una più vasta, anzi cosmica memoria, conscia od inconscia, attiva o latente, capace di abbracciare non solo l’esperienza individuale e di far rivivere pagine dimenticate della vita del singolo individuo, ma anche di spaziare in più vasti campi, trascendendo dai soliti limiti di tempo, spazio e personalità. Questa sarebbe una migliore descrizione dell’atteggiamento dei due amici.
Mi sembra giusto citare questo brano per rendere giustizia al signor Bond e al suo compagno di ricerche, benché, a mio parere, la teoria da essi esposta sia quanto meno nebulosa o oscura, comprendendo implicitamente, se non erro, una concezione totalmente panteistica dell’Universo. Il punto principale, tuttavia, che merita di esser discusso qui, non è il problema dell’automatismo in generale, ma quello più specifico degli esperimenti relativi alle ricerche di Glastonbury. Vien fatto di domandarsi se effettivamente le informazioni riguardanti la Chiesa dell’Abbazia, contenute nel testo scritto automaticamente da J. A. nel 1807 e verificate per mezzo degli scavi del 1908 non potessero essere note all’uno o all’altro degli sperimentatori. Saremo giusti verso il signor Bond, supponendo che, rispondendo affermativamente a questa domanda, egli non abbia fatto altro che sforzarsi di esporre i fatti chiaramente e onestamente. Si deve confessare che, esaminate a fondo, le sue conclusioni appaiono tutt’altro che convincenti, ma che vi sono dei punti, specialmente negli argomenti a cui egli dà maggior risalto, che non sono privi di chiarezza e di valore. Basterà dire che, secondo le sue asserzioni, la scrittura automatica da lui ottenuta indicava le seguenti caratteristiche:
1°) L’esistenza di un’ampia Cappella rettangolare nella parte Est della Chiesa dell’Abbazia.
2°) Che vi era una porta d’ingresso dal lato orientale della Cappella stessa a circa cinque i dietro l’altare.
3°) Che con questa nuova costruzione la vecchia veniva ad espandersi dal lato orientale per una distanza di trenta yarde (virgae).
4°) che le finestre erano munite di vetri azzurri (vitrea aurea).
5°) Che la Cappella aveva la volta in un nuovo stile di ornamenti gotici.
6°) Che la Cappella terminava dalla parte Est con un’abside poligonale (aggiunta alla Cappella di Edgaro dopo la morte di Beere dall’Abate Whiting).
7°) Che vi era stata una più vecchia Cappella poligonale all’estremità Est della Chiesa, le cui fondamenta possono tuttora essere individuate.
8°) Che vi era una scala con una piccola cripta sotto, che conduceva dalla estremità Est della Chiesa alla Cappella di Edgaro, e che la scala stessa era divisa per metà da una balaustrata di pietra.
9°) Che la Cappella di Edgaro, progettata e costruita dall’Abate Beere, era lunga settantadue piedi, formata di quattro travate, e che la larghezza interna era di ventisette piedi e quella esterna di trentaquattro.
Questi sono i punti principali estratti dallo automatico (ometto alcuni punti minori concernenti particolari più oscuri) e si afferma che, per quanto riguarda queste particolarità, la scrittura automatica di J.A. si è rivelata veridica in seguito agli scavi. Oltre a ciò il lettore è reso edotto del fatto che prima del Maggio 1908 non esistevano praticamente informazioni in proposito atte a indicare simili conclusioni; donde dovremmo dedurre che l’informazione è derivata in qualche modo, sia che noi crediamo o che neghiamo la possibilità che si tratti dell’influenza degli spiriti dei vecchi monaci di Glastonbury. E’ a questo punto che mi sento spinto ad accusare il signor Bond di aver dato, forse involontariamente, un’impressione errata. E’ vero che egli non cela alcun fatto. Per quanto non dia alla cosa il rilievo che meriterebbe, egli menziona che nei secoli XVI, XVII e XVIII la lunghezza della vecchia chiesa di Glastonbury era stimata dalle migliori autorità tra i cinquecentonovantaquattro piedi e i cinquecentottanta. Inoltre egli pubblica una pianta dalla quale chiunque se ne prenda il disturbo potrebbe facilmente calcolare che senza la cappella di Edgaro, scoperta all’estremità di Est, la lunghezza totale della chiesa sarebbe soltanto di cinquecentoquindici piedi o anche meno. Ma il lettore ordinario non si prende il disturbo di fare simili calcoli ed io sono convinto che, almeno in nove casi su dieci, coloro che leggono il volume rimangono con l’impressione che prima degli esperimenti di scrittura automatica fatti da J.A. e da F. B. B. nel 1907, non vi era assolutamente alcun dato che suggerisse l’esistenza di un’ampia cappella all’estremità Est. Il signor Bond dà molto rilievo al fatto che Sir W. H. St. John Hope nel corso degli scavi del 1904 trovò motivo per smentire la supposizione di una propaggine sul lato Est, e riproduce la pianta di Willis, dove è tracciata in quella posizione una cappella di una ventina di piedi; egli menziona pure la congettura di Phelps relativa ad una piccola abside semicircolare, però ignora praticamente il punto vitale che, accettando le misurazioni della chiesa indicate dagli studiosi del XVI e XVII secolo, si dovrebbe inevitabilmente concludere che al tempo degli scavi di Bond rimaneva da stabilire che cosa occupava o aveva occupato i settanta od ottanta piedi che eccedevano dalla lunghezza totale della chiesa, accertata in tempi moderni. Ma c’è di più. Il signor Bond ammette di aver letto diligentemente assieme a J. A., nel corso del 1907, la letteratura inerente all’argomento. Browne Willis, Hearne, Phelps e Warner sono
espressamente menzionati tra gli autori di cui essi hanno consultato le opere. Ora Browne Willis e Hearne, ci informano entrambi di quanto segue (cito le parole di quest’ultimo):
In conclusione la lunghezza della chiesa, con la cappella di S. Giuseppe ammontava a duecento i o cinquecentottanta piedi, il che costituisce, come ci dice il signor Willis, una lunghezza maggiore di quella di qualunque cattedrale inglese ad eccezione di quella di San Paolo [3]
Inoltre, tanto Warner (1826) e Phelps (1836) stampano un documento in possesso del Vescovo di Bath e Wells, steso appena una cinquantina d’anni dopo la presa di possesso dell’Abbazia di Glastonbury da parte di Enrico VIII. In questo documento troviamo indicato esplicitamente che “la grande chiesa dell’Abbazia era lunga 594 piedi, specificati come segue:
Cappella di San Giuseppe in lunghezza 117 piedi
Sala del Capitolo in lunghezza 90 piedi
Coro in lunghezza (in larghezza 75 piedi) 159 piedi
Navata centrale, in lunghezza 228 piedi
Totale 594
Che queste misurazioni siano notevolmente esatte lo può constatare esaminando la pianta riportata in scala nel volume dello stesso Bond, egli la divide in quadrati di 74 piedi, misura che costituisce la larghezza interna della navata centrale e del coro. Nel documento del XVI secolo la larghezza è indicata in 75 piedi. Ora, considerando l’ordine con cui i dati sono indicati, non si può ragionevolmente dubitare che nei XVI secolo esistesse all’estremità Est, oltre il coro e congiunto con la chiesa, un edificio lungo una novantina di piedi, chiamato nel documento “sala del capitolo”. Può essere che fino d’allora l’edificio in questione fosse stato già demolito ed è concepibile che l’autore del predetto documento possa averne frainteso il vero carattere. Ad ogni modo tale edificio dev’essere esistito e non poteva trattarsi altro che della Cappella di Edgaro fabbricata dall’Abate Beere, come espressamente ci dice Leland, all’estremità Est della chiesa. Ma come se questo non bastasse, Warner trae le conclusioni nei termini più chiari. Indubbiamente egli si sbagliava nel suggerire che questa cappella orientale di novanta piedi potesse datare dai tempi dell’Abate Adam, ma se non altro egli comprese chiaramente che la cosiddetta “Sala del Capitolo” doveva essere invece una cappella. Ecco le sue parole:
Possiamo ragionevolmente supporre che egli (l’Abate Adam de Sodbury, c. 1330) abbia potuto dare un’ulteriore prova della sua venerazione per la Santa Patrona dell’Abbazia, facendo costruire e dedicandole quella nobile cappella di novanta piedi di lunghezza, la quale, prima della profanazione del sacro edificio, completava dal lato Est la grande chiesa dell’Abbazia di Glaston [4]
Queste parole ricorrono in un’opera espressamente menzionata dal signor Bond, tra quelle studiate con diligenza da lui a de J.A.. Secondo un processo di deduzione conscio od inconscio, essi od uno di essi, trassero la conclusione che l’edificio non era una cappella dedicata dall’Abate Adam alla Madonna, bensì la cappella di Edgaro eretta dall’Abate Beere. Allora, il 7 novembre 1907, essi si accingono al loro esperimento di automatismo e professano di essere rimasti sbalorditi quando in risposta alla loro formale richiesta: “Potete dirci qualche cosa su Glastonbury?” la mano di J.A. tracciò una rudimentale pianta della chiesa dell’Abbazia con un’ampia cappella estendentesi oltre l’abside. In seguito ad altri esperimenti i due ottennero un disegno più preciso, ma non corrispondente alle condizioni rivelate più tardi dagli scavi, bensì d’accordo con
le idee che presumibilmente potevano albergare nel subcosciente del signor Bond, poiché la cappella oblunga di Edgaro, appare nel disegno stesso con altre due situate nel lato Nord quasi a livello con detta cappella; tutto ciò aderisce alle congetture formulate da Willis, eccetto che la cappella di Edgardo vi appare più ampia. A questo si aggiungeva uno scritto in latino volgare, non facilmente decifrabile, in cui tra altre cose leggiamo:
et capella extensit 30 virgas ad orientem et (viginiti?) in latitudine et fenestrae (cum) lapide horizontali quod vocatur transome et vitrea azurea et fecit altarium ornatum cum auro et argento et... et tumba ante altarium gloriosa aedificavit ad memoriam Sancti Edgar... E la cappella si estendeva per 30 yarde (cioè 90 piedi) all’Est e (20?) in larghezza, e vi erano finestre con una pietra orizzontale che è chiamata transetto, e vetri azzurri... ed egli fece un altare ornato con oro e argento e... ed edificò davanti all’altare una tomba splendida in memoria di Santo Edgaro...
Qui troviamo esattamente riprodotta la stima (alquanto inesatta) di 90 piedi formulata da Warner e da Phelps. Inoltre la menzione della tomba di Edgaro e dell’altare ricorda l’estratto riferito da Phelps e tratto da “un inventario delle stanze, studi, ecc. (a Glastonbury) steso nel tempo della Riforma”.
Nella nuova cappella vi era una bellissima tomba di Re Edgaro, con ornamenti di rame. L’altare era pure ornato di immagini dorate [5]
In conclusione, per quanto riguarda il semplice fatto della scoperta della cappella di Edgaro, non vedo motivo per invocare l’azione di alcuna intelligenza ultramondana. Il signor Bond e J.A. avendo in mente il fatto che le rovine quali si presentavano prima dell’inizio dei loro lavori erano in apparenza più corte di 80 o 90 piedi della misura indicata per il medesimo edificio nel XVI secolo, trassero la deduzione, consciamente o inconsciamente (come Warner l’aveva tratta prima di loro) che doveva esservi stata all’estremità Est un’ampia cappella di cui non rimanevano tracce alla superficie. Nessuna meraviglia dunque che nella loro
scrittura automatica quest’impressione si riveli, completata con particolari più o meno fantastici, come accade solitamente in questi casi. La loro deduzione è perfettamente logica, anzi ovvia. Essi iniziano gli scavi e le fondamenta rimesse in luce rispondono abbastanza bene con i particolari vergati allo scritto medianico. Se vi fosse stata una sensibile discordanza, il pubblico non avrebbe mai udito una sola parola dell’esperimento di Bond e di J.A. Data invece la aderenza dello scritto con la realtà, il signor Bond ha creduto opportuno mettere in rilievo la cosa, conferendo al testo ottenuto nel corso delle sedute medianiche il carattere di un messaggio dell’aldilà. Amerei intraprendere una minuta discussione su tutti i punti delle pretese comunicazioni sovrannaturali, ottenute dal signor Bond e riferite in esteso nella sua opera, ma me ne astengo per ragioni di spazio. Mi limiterò a dire che, oltre il fatto centrale della scoperta delle fondamenta di una cappella lunga 80 o 90 piedi e larga in proporzione, ben pochi sono i particolari che si basano su elementi probatori attendibili. Dice lo scritto automatico che vi era una porta all’estremità Est e il signor Bond di conseguenza asserisce di aver trovato tracce di detta porta, ma l’unica prova consiste in una spaccatura trovata nelle fondamenta presso la estremità dell’abside. Tale conclusione lascia assai perplessi. Sarebbe grottesco supporre che dovunque si rinviene una parte mancante nelle rovine di un edificio vi sia stata una porta, e d’altra parte la pianta di Bond che riproduce il lato occidentale della stessa chiesa dimostra che le fondamenta continuavano sotto l’arco d’entrata, sotto la porta del chiostro occidentale, ecc. Nello stesso modo non vi è alcuna prova adeguata che dimostri se la cappella di Edgaro fosse o meno adornata da vetrate azzurre. Il signor Bond asserisce che la prova consiste nel rinvenimento di numerosi frammenti di vetro azzurro nel corso degli scavi. Ma prima di tutto il vetro azzurro scoperto era vetro del XIII secolo, cosicché il signor Bond è costretto a formulare l’ipotesi che “le vetrate, probabilmente, erano già usate per altre finestre più tardi modificate o soppresse, e utilizzate per la cappella di Edgaro”. Questa supposizione, naturalmente, è arbitraria. Del resto, le spiegazioni che egli dà nei suoi rapporti del 1909 si accordano male con l’affermazione testé citata. Nel 1909, parlando di un dato punto all’estremità dell’abside, egli dice che alcuni piccoli frammenti di piastrelle da pavimento, nonché di vetro furono trovati nella terra, ma nulla di considerevole. Alcuni dei frammenti di vetro erano di natura diversa da quelli trovati precedentemente, essendo assai più spessi e di un bel colore azzurro”. Ora, quando questo fu scritto, il signor Bond aveva già esplorato con cura tutte le fondamenta della cappella di Edgaro. Quindi siamo costretti a dedurre che una parte molto esigua di questo vetro azzurro sia stata trovata in confronto ai resti di una comune vetrata. D’altra parte egli stesso ammette che quel punto all’estremità dell’abside
era stato scavato e saccheggiato al tempo dell’archeologo Kerrich. Soltanto questo basterebbe a piegare la mancanza di un tratto di fondamenta senza che si debba avanzare la teoria di una porta orientale. Del resto il signor Bond, scrivendo nel 1917, si contraddice in parte per quanto riguarda le sue dichiarazioni del 1909 sulla questione dell’abside poligonale. Nel 1909 egli dichiarava che prima che la estremità orientale della cappella fosse scavata, egli aveva tracciato, secondo una congettura, un’abside poligonale, a preferenza di un’abside rotonda perché la precedente forma era più consona con i sistemi di costruzione del XVI secolo” [6] Però, nel 1917, quando egli vuole convincere i suoi lettori della natura preternormale della scrittura automatica da lui ottenuta, li assicura che non vi era alcun dato “da cui si potesse dedurre la probabile esistenza di una abside poligonale”. (The Gate of Remembrance, pag. 72). Queste due dichiarazioni evidentemente sono antitetiche. Inoltre vi è un altro elemento da considerare, sempre sulla questione dell’abside. Da una pianta della fine del secolo XVIII rinvenuta recentemente tra le carte del Colonnello W. Long, risulta che a quel tempo esisteva ancora qualche documento in cui risultava l’esistenza della Cappella di Edgaro, riconosciuta esplicitamente come tale e descritta con relative misurazioni (lunghezza 87 piedi), nonché con la forma nell’abside che risulta appunto poligonale. Questa pianta sembra essere stata disegnata in relazione a una vendita della proprietà ed è certamente ulteriore al 175’ [7] E’ vero che il signor Bond e J.A. dichiarano di non aver saputo nulla della pianta fino al 1910, cioè molto tempo dopo la stesura della scrittura automatica, ma i due sono proprio sicuri che nessun schizzo o disegno simile sia mai capitato sotto i loro occhi imprimendosi nella loro memoria o per lo meno nel loro subcosciente, quantunque agli effetti delle normali manifestazioni della memoria tale ricordo potesse essere cancellato? In altre parole, io non vedo nulla in tutti questi particolari dati dalla scrittura automatica e che il signor Bond dichiara essere veridici, se non una serie di fortunate congetture che qualunque esperto nella storia dell’architettura avrebbe potuto formulare facilmente, dati i fatti basilari secondo i quali una cappella lunga circa 90 piedi era stata costruita dagli Abati Beere e Whiting in quella posizione. Desidero che si comprenda che io non impugno assolutamente la buona fede dei due sperimentatori, ma devo ammettere che due circostanze mi costringono ad esaminare molto a fondo la base logica delle asserzioni da essi avanzate. La prima sta nel fatto che il signor Bligh Bond è un sostenitore dichiarato di ogni sorta di fantasie cabalistiche connesse con gli equivalenti numerici delle parole greche e aramaiche. Egli sostiene che dei misteri profondi si celano sotto il fatto delle lettere del nome di san Pietro, Cephas (κηφας cioè κ = 20
Η = 8, φ = 500, α =1, ς = 200), ci dànno, sommate, il numero 729=9 x 9x 9, il cubo perfetto, inoltre trattando un buon numero di altre cospicue parole del Nuovo Testamento nello stesso modo, inserendo un articolo qua o modificando un’inflessione altrove, dimostra che si può arrivare ai più meravigliosi parallelismi e corrispondenze. Devo confessare che, dopo un serio tentativo. per entrare nello spirito del suo libro sulla Cabala, tutto il sistema mi è parso insensato e pazzesco quanto i pretesi cifrari della vertenza tra Baconiani e Shakespeariani, o quanto i tentativi di stabilire la data della venuta di Armageddon o dell’Anticristo. Eppure il signor Bond si rivolge ai suoi discepoli come segue:
La scoperta nella Gematria delle Scritture Greche di tracce inconfondibili di un coerente e logico insegnamento, in armonia con l’espressione esoterica del dogma cristiano e formante un definito anello tra la teologia dei Libri Sacri e quel meraviglioso insieme chimerico e simbolico di una natura architettonica o geometrica di cui abbondano i Libri Gnostici, e che risulta tanto evidente nelle Scritture, dà rilievo a quel fatto patente nella storia della vita di Gesù che indica come Egli fosse addestrato come carpentiere o costruttore (Tekton) e indica che dietro questo fatto naturale e esteriore si cela un mistero, cioè che Egli nella sua divina personalità era il creatore delle Ere [8] e che le nozioni che gli diede alla Sua Chiesa erano quelle dei principi con cui i mondi erano stati creati [9]
In secondo luogo, devo confessare che l’inglese pseudo-arcaico in cui la maggior parte degli scritti è stesa, mi rende molto scettico sull’identità del presunti spiriti comunicanti. E’ un inglese che nessuna generazione ha mai parlato, bensì il linguaggio che presumibilmente qualunque persona che abbia studiato superficialmente la nostra letteratura antica potrebbe usare in sogno, se s’immaginasse di essere chiamato a rivolgere la parola a Enrico VIII oppure a Cromwell, nel linguaggio corrente di quel periodo. Troviamo delle forme impossibili, nonché delle forme che erano già antiquate nell’Inghilterra dei Tudor. In conclusione, quale che sia il valore delle informazioni ricevute dai due sperimentatori, essi non possono certo aspettarsi che si dia loro credito, dato che i testi sono vergati in un linguaggio che, di per sé, costituisce un’impostura. Se
ho ristampata questa mia critica, che apparve in origine nel giornale “The Month” (Londra, marzo 1918), è perché il libro del signor Bond ha avuto una gran voga fra coloro che vorrebbero persuadersi che delle preziose informazioni sulla storia e sull’archeologia possono essere ottenute dagli spiriti attraverso la rnedianità. The Gate of Remembrance ha avuto numerose edizioni ed è stato acclamato come una sorprendente rivelazione di fatti che non si sarebbero potuti appurare coi metodi ordinari di ricerche. Io affermo, invece, che non vi è in quel volume neppure un piccolo elemento che non fosse accertabile dal materiale scritto e pubblicato, nonché a portata di mano di qualunque ricercatore, specialmente per quanto riguarda i frammenti di murature scolpite appartenenti al vecchio monastero che gli autori avevano studiato minutamente. Gli entusiasti si sono innamorati di quella figura rivelatasi nello scritto automatico col nome di Frate Johannes. Queste persone tuttavia non devono essere al corrente delle migliori imprese del moderno automatismo. Johannes, con le sue fantastiche forme di discorso, è semplicemente una personalità da sogno, non certo tanto artistica né tanto convincente quanto, per esempio la Hope Trueblood del Patience Worth [10] Non farebbe che stancare il lettore dedicare uno spazio maggiore alle vuote pretese dello scritto di Bond. E’ stato sostenuto da altri scritti, ancor più stravaganti, presentati dallo stesso compilatore, i quali trattano di San Giuseppe di Arimatea e di altre fantasie riguardanti Glastonbury. La mia critica di The Gate of Remembrance riprodotta più sopra, fu scritta soltanto poche settimane dopo che il libro era stato inviato per recensione. Ma dopo un prolungato esame, il Reverendo H. J. Wilkins, dottore in teologia ed esperto archeologo che possedeva le nozioni necessarie sull’argomento, pubblicò un suo lavoro, confutando energicamente le affermazione del signor Bond relative a una guida sovrannaturale. Il volume è intitolato False Psychical Claim in “The Gate of Remembrance” concerning Glastonbury Abbey. Fu stampato da Arrowsmiths di Bristol nel 1922 e una seconda edizione ampliata apparve l’anno seguente. Da quest’ultima traggo il seguente o significativo che porta il titolo Conclusion. “Secondo la mia opinione, non vi è assolutamente nulla di ultramondano in tutta la scrittura automatica riportata nel volume, né è il caso di parlare di “memoria cosmica” quale che sia la definizione di quel vago postulato, ne di anima disincarnata di monaci o di altre entità prive di materia. Tutto ciò che vi è di vero nel testo vergato dal signor J. A. avrebbe potuto essere tratto dai dati storici che sono a portata di ogni studioso od anche essere congetturato in base a un’intelligente osservazione dei fatti esistenti e delle condizioni del luogo all’inizio degli scavi, per poi venir riprodotti in uno scritto automatico sotto la guida del subcosciente del medium stesso”. Alcuni dei miei lettori sapranno che qualche anno fa si verificò uno scisma nella Società Americana per la Ricerca
Psichica. I membri più critici di quella società si separarono dagli altri e formarono la Società per la Ricerca Psichica di Boston. Il signor Bligh Bond, che a quanto sembra ha sacrificato la propria carriera di architetto in Inghilterra, funge ora da redattore all’organizzazione di New York e dirige il loro giornale che appare sotto il nome “Psychic Research”.
[1] B. H. Blackwell, Broad St., Oxford, 1919. Le citazioni sono tratte dalla prima edizione. [2] Si tratta di un certo signor J. Men Bartlett, che in un periodo della sua variata carriera lavorava nell’ufficio del signor Bond [3] HEARNE, History and Antiquities of Glastonbury, page 57. Senza la Cappella di Edgaro, questo non sarebbe vero, polche la Cattedrale di Winchester e lunga 548 piedi. [4] R. WARNER, History of the Abbey of Glaston, 1826, page LXXXBII. [5] Si veda: PHELPS, History of Somersetshire, 1836, 1, page 549. [6] “Rapporti della Società Archeologica del Somerset”, 1909, pag. 109. [7] Riprodotta nei “Rapporti della Società Archeologica del Somerset”, 1911, pag. 113-115. [8] S. PAOLO, Ebrei I, 2, [9] Ibidem, XI, 3. Cfr.: BOND and LEA, A Preliminary Investigation of the Cabala, pag. 3, 4. come era prevedibile, vi son tracce di queste insulsaggini nella scrittura automatica riferita nel The Gate of Remembrance. [10] Su Patience Worth vedi l’importante volume del dottor W. FRANKLIN PRINCE, The Case of Patience Worth - A Critical Study of Certain Unusual Phenomena. (Pubblicato dalla Società bostoniana per la Ricerca Psichica).
CAPITOLO QUATTORDICESIMO - Lo scritto di oscar Wilde
Quando Fénelon, prima di divenire Arcivescovo di Cambrai, scrisse i suoi Dialogues des morts per l’istruzione del suo reale allievo, certamente non sospettava che nel corso di un secolo o due le ombre dell’aldilà non avrebbero avuto bisogno di alcuno per interpretare i loro pensieri, ma avrebbero affermato la loro capacità di comunicare direttamente con gli amici che avevano lasciati sulla terra. Per lo meno questa è la asserzione che, a ragione o a torto, hanno sostenuta gli spiritisti per oltre 80 anni. Il primo scritto medianico stampato data dalla fine del 1851: ma, per parte mia, io credo che la scrittura automatica sia precedente al tempo dello stesso Fénelon, quantunque questo fatto non sia generalmente riconosciuto. Per esempio, vi sono molti dati che fanno pensare che la raccolta di rivelazioni nota con nome di Mistica ciudad de Dios dell’Abbadessa spagnola Maria Coronel de Agreda, sia stata prodotta con simile sistema. Questa questione, tuttavia, esula dal nostro compito attuale. Mi limiterò a menzionare che dal 1852 vi sono stati libri a centinaia, i cui autori hanno affermato di averli scritti sotto l’influenza di spiriti dell’altro mondo, sia per mezzo della scrittura automatica sia per mezzo del grafometro o della tavola ouija. Tali pubblicazioni si sono moltiplicate enormemente negli anni più recenti; ma fin dall’inizio hanno formato un tipo di letteratura sommamente tedioso e futile. Tra la Scilla dell’arida banalità e la Cariddi delle puerilità grottesche, nessuna strada sembra essere stata lasciata libera per lo sfortunato spirito che desiderasse comunicare dall’aldilà. Alcuni messaggi sorprendenti sono stati ricevuti attraverso la voce dei medium, per la maggior parte poco dopo la morte della persona che, secondo lo sperimentatore, avrebbe comunicato per via medianica; ma quando i grandi nomi del mondo letterario hanno tentato di rivaleggiare con le loro opere terrene i risultati sono stati deplorevoli. Il signor Stainton Moses, considerato da molti spiritisti, tra cui Sir A. Conan Doyle, come un maestro ispirato, protestò molti anni fa contro la diffusione dei pretesi testi dettati da Shakespeare, nonché da Swedenborg, dichiarando che l’uso di tali nomi non faceva che provare che lo spirito comunicante non è sempre quello che afferma di essere [1] Ho già parlato, in un precedente capitolo del completo oblio in cui gli scritti medianici di presunta ispirazione di Ariosto e di Carlo Dickens sono caduti. Anni fa Horace Greelep, intimamente connesso con i primi sviluppi del movimento spiritistico degli Stati Uniti, ha dichiarato come un
assioma di esperienze e come serio argomento contro l’autenticità di tali comunicazioni che “coloro i quali affermano attraverso i medium di essere gli spiriti di Shakespeare, Milton, Byron, ecc. e tentano di provarlo scrivendo poesie, invariabilmente dimostrano, in modo palese, che la loro identità non è quella da essi declinata. Non ricordo una sola riga di poesia ricevuta per tramite spiritico che non sia debole, se non esecrabile”; ed egli presegue profetizzando che “per quanto la prospettiva possa sembrarci terribile, Martino Farquhar Tupper, ci invierà rime dopo la morte, ancor peggiori di quelle che ha perpetrate sulla terra” [2] Ed ora, dopo tanti anni di inutili aspettative, ci arriva finalmente uno scritto che ha notevoli qualità letterarie e che non sembra indegno del brillante scrittore dal cui spirito si afferma emanato [3] Un signore che sulle prime era noto soltanto come il signor V., da qualche tempo desiderava di sviluppare le facoltà della scrittura automatica. Gli consigliarono di rivolgersi alla signora Travers Smith, la quale aveva avuto un’ampia esperienza in questo ramo della ricerca psichica. Sulle prime il signor V. fece pochi progressi, ma quando la signora Travers pose la sua mano su quella di lui, mentre teneva la matita, la matita stessa cominciò a vergare messaggi intelligenti. Ma lascerò che la signora Travers Smith stessa racconti la storia di ciò che accadde nel pomeriggio dell’8 giugno 1923:
Mentre ci sedevamo per scrivere, il signor V. disse che gli sarebbe piaciuto tenere gli occhi chiusi, se questo non faceva differenza. Fui lieta del suggerimento, poiché in diverse occasioni avevo trovato che questo desiderio di operare con gli occhi bendati o chiusi aveva prodotto risultati notevoli. Quasi subito la matita cominciò a battere sulla carta, poi a muoversi con vigore. Lo scritto usciva in parole staccate come nella normale scrittura... Alcune frasi furono vergate dallo stesso spirito-guida che aveva parlato nell’occasione precedente. Il messaggio si riferiva a sua Figlia Lily. Quando il nome di lei fu scritto, io sentii un cambiamento, un’interruzione improvvisa; il ritmo fu poi accelerato e la matita scrisse: “No, il giglio (in inglese “Lily”) è mio, non suo”; ed io domandai: “Chi siete?” La risposta venne immediatamente: “Oscar Wilde”. Mentre il messaggio continuava, io guardai il signor V.; i suoi occhi erano chiusi ed egli sembrava del tutto inconscio di ciò che stava facendo. Allontanai la mia mano dalla sua per qualche momento e la scrittura s’interruppe immediatamente, mentre la matita andava battendo sulla carta come se fosse impaziente. Posi la mano di nuovo su quella del signor V. e il messaggio riprese. Era scritto tanto rapidamente che non mi era possibile seguirlo. La mano del signor B. era tanto
fortemente controllata che trovavo grande difficoltà a muoverla dalla fine di una riga al principio della prossima [4]
Ciò che la mano scrisse era questo:
Lily, mia piccola Lily... No, il giglio era mio... un filo cristallino... una zampogna d’argento che suonava nel dolce mattino. Peccato, Oscar Wilde... spirito che nel mondo era una creatura vitale. Legato alla ruota infocata di Issione io devo completare per sempre il ciclo della mia esperienza. Molto tempo fa dissi che vi era crepuscolo nella mia cella e crepuscolo vi era nel mio cuore; ma questo è l’ultimo crepuscolo dell’anima. Nel crepuscolo eterno io mi muovo, ma so che nel mondo vi è giorno e notte, come vi è il tempo della semina e quello del raccolto, come un tramonto rosso deve seguire a un’alba verde. Ogni anno la primavera getta il suo verde sul mondo, ma ben presto la rossa gloria d’autunno viene a beffare la luna gialla [5]
Seguono poi altri squarci di vivida descrizione nello stesso stile che è caratteristico di Wilde. In essi è detto come “ben presto i castagni accenderanno i loro bianchi ceri e le digitali sfoggeranno le loro campanule variegate”. Lo spirito insiste sul fatto che ben pochi ora “possono intendere la voce flautata della bellezza che lancia i suoi richiami dalle colline, o vedere dove i suoi candidi piedi sfiorano la rugiada spazzandola dalle primule nel mattino”; mentre egli si vanta, nello stesso tempo, come segue: “non v’era chiazza sanguigna su un tulipano, né una curva in una conchiglia, né una sfumatura nel verde del mare che non avesse per me il suo significato, il suo mistero, il suo fascino per l’immaginazione”. Come la signora Travers Smith ha fatto rilevare, le parole “crepuscolo nella mia cella e crepuscolo nel mio cuore” sono una citazione dal “De Profundis”, mentre nella stessa opera leggiamo: “non vi è una singola sfumatura nascosta nel calice di un fiore o nella curva di una conchiglia che non abbia una rispondenza nella mia natura, per qualche sottile simpatia con l’anima delle cose”. Credo che coloro che conoscono. fa prosa descrittiva di Wilde, talvolta troppo colorita e ornata, ammetteranno che lo scritto del signor V. è per lo meno un’abile imitazione. Inoltre una forte impressione fu prodotta da una
sorprendente circostanza: la calligrafia in cui lo scritto era vergato assomigliava molto a quella di Wilde. Vi sono numerose riproduzioni dello scritto negli articoli apparsi nella “Scienza Psichica”; grazie alla cortesia della signora Travers, ebbi l’opportunità di esaminare in casa sua diversi esemplari dello scritto stesso. D’altra parte, il Museo Britannico possiede i manoscritti originali di alcuni lavori di Wilde. Ho consultato anche questi e ritengo che non si possa discutere sulla straordinaria somiglianza delle due calligrafie. Wilde aveva lo strano vizio di sostituire l’alfa (α) greca alla solita “a” minuscola. Questa particolarità appare con molto rilievo nello scritto automatico. Ancor più sorprendente forse è il carattere generale della calligrafia e il modo in cui le lettere appartenenti alla stessa parola sono separate tra loro. Ma vediamo un altro campione delle comunicazioni ricevute, e più precisamente quello ottenuto il 18 giugno 1923, in presenza del signor Dingwall, allora addetto alle indagini per la Società per la Ricerca Psichica, persona a me ben nota.
L’esser morti è l’esperienza più tediosa della vita. Questo naturalmente se si eccettua il matrimonio, oppure un pranzo con il proprio antico insegnante. Dubitare della mia identità? Non mi sorprende, poiché talvolta ne dubito io stesso. Potrei rifarmi dubitando della vostra. Ho sempre ammirato la Società per la Ricerca Psichica. E’ formata dal più bel gruppo di scettici di questo mondo. Essi non sono felici se non quando riescono a dare la peggiore interpretazione agli atti dei loro confratelli e vien fatto di sospettare che un fantasma genuino li sgomenterebbe. Talvolta ho pensato di fondare un’accademia di scettici celestiali, che potrebbe essere qualche cosa di simile a quello che è la Società per la Ricerca Psichica tra i vivi. Non vi sarebbe ammesso alcuno che non avesse raggiunto l’età di 60 anni e ci potremmo chiamare, “Società delle Ombre Anziane”. Il nostro primo scopo potrebbe essere quello di indagare sulla realtà (per esempio) del signor Dingwall. Il signor Dingwall... è fantasia o realtà? E’ un fatto o un’immaginazione? Se si dovesse stabilire che egli costituisce un fatto positivo, allora naturalmente comincerebbero a sorgere i dubbi. Fortunatamente qui non esistono i fatti positivi. Sulla terra eravamo dominati dal positivismo. Le carcasse morte dei fatti positivi erano sparpagliate dovunque sul sentiero di rose della vita. Non si poteva prendere un giornale senza imparare qualche cosa di utile. Vi si trovavano sordide statistiche di delitti, disgustosi particolari relativi al consumo della carne di porci, oppure apprendevamo, con una precisione spoetizzante e del tutto superflua.., a che ora la luna aveva deciso di essere gelosa del sole e di eclissarlo [6]
Coloro che hanno letto il divertente racconto di Oscar Wilde intitolato “II fantasma di Canterville” non mancheranno di ricordare con quale spirito l’autore affrontava l’argomento. Egli considera in esso la situazione, principalmente dal punto di vista del fantasma, ferito nei suoi sentimenti dal contegno della famiglia americana che ha comperato la sua dimora avita. Egli è terribilmente sconvolto quando la sua comparsa, provata più volte e accuratamente preparata, manca di fare il suo effetto. Egli fa risuonare le sue catene nel corridoio alla una di notte e l’americano, signor Otis, esce dalla sua stanza per fargli dono di una boccetta del “Premiato Lubrificante Tammany” osservando gentilmente: “Mio caro signore, io devo proprio insistere affinché lubrifichiate quelle vostre catene con questo eccellente preparato”; e soprattutto egli si spaventa terribilmente quando s’imbatte in un angolo buio nel finto fantasma, fabbricato dai bambini con una candela, una rapa vuota, un lenzuolo e un manico di scopa, che ispezionato più minutamente rivela un cartello appuntato al manto con la scritta: “l’unico vero e originale fantasma Otis”. Vi sono diversi i nel presunto scritto automatico ottenuto attraverso lo spirito di Wilde, perfettamente intonati con il tono di cinico paradosso che si scorge nei saggi, quale ad esempio “decadenza della menzogna”. Prendete il seguente pezzo ottenuto dal signor V. operando con un’altra medium, certa signora L. che, a quanto sembra, non ha nulla a che fare con la famosa Osborn Leonard:
La signora L., molto eccitata, dice al signor V.: “Sapete, io non sto guidando la vostra mano! Parlo onestamente”. La mano scrisse immediatamente: L’onestà, signora, può essere la miglior politica per un droghiere, ma è la peggiore per una donna che ha un ato. La signora L.: “Oscar Wilde! Come osate? Che cosa sapete voi della mia vita?”. “Vi prego, non vi adirate... Le donne affascinanti hanno sempre un ato, e le donne brutte non hanno mai un avvenire”. La signora L.: “Grazie del complimento, ma vi assicuro che sono stata molto moderata nelle mie follie, proprio molto moderata”. ... Ah. La moderazione! Noi facciamo con moderazione le cose che non amiamo, mentre siamo propensi ad eccedere nelle cose che gli altri non vorrebbero che fimo. Ecco tutto.
D’altra parte, vi sono molti punti nello scritto di Wilde di natura assai più seria,
quantunque per la maggior parte assuma la forma di lamentazione per le sue attuali condizioni di impotenza. Egli dichiara che: “Come Achille in Omero, preferirei essere il più povero contadino della terra che il signore di tutti i regni astrali” [7] “Quando noi veniamo a voi mortali”, egli dice al suo automatista, “veniamo come poveri ospiti clandestini e non invitati, che debbono attendere in una stanza appartata mentre gli altri si rallegrano nelle sale inondate di luce” Oppure ancora: “Noi produciamo la nostra povera musica su lire guaste e prese a prestito” [8] Il suo linguaggio talvolta suggerisce uno stato di cose come quello menzionato nell’Evangelo di San Luca (II, 24): “Quando lo spirito immondo è uscito d’alcun uomo, egli va attorno per luoghi aridi, cercando riposo; e non trovandone, dice: Io ritornerò a casa mia, onde io uscii”. Perde quasi la propria individualità ando da un rifugio all’altro. “Noi diveniamo una specie di palla di neve cerebrale, rotolante attraverso l’eternità e acquistando sempre nuovi aumenti dai cervelli attraverso i quali iamo e ci esprimiamo. Le nostre menti divengono policrome, come ruscelli di palude, in paragone dei giacimenti di torba o dei letti d’argilla su cui ano”. Certo è che i messaggi del presunto Oscar Wilde sono percettibilmente influenzati dalla portata delle nozioni e della cultura dei medium in azione. Con il signor V., professore di matematica e di scienze abbiamo molte allusioni a materie astronomiche e botaniche. Quando la signora Travers Smith riceveva comunicazioni di Wilde senza assistenza, per mezzo della tavola ouija, tutto ciò scompariva e ci trovavamo in un’atmosfera più direttamente letteraria. Quando la figlia della signora Smith, che è un’artista, interveniva, trovavamo una diatriba contro Whistler. Quando un’altra medium, la signorina Mac Gregor, collaborava con il signor. V., si notava una coloritura fortemente teosofica espressa attraverso una psicologia singolare, come attesta il seguente brano: “L’anima non è un’unità indivisibile, non è un’ombra solitaria, isolata nella sua casa del peccato. E’ una cosa altamente complessa, consistente di strati e strati, di scaglie e scaglie, al pari del piccolo bulbo bruno del giacinto che getta i verdi germogli dall’oscurità”. Chiunque conosca l’opera di Madame Blavatsky, Iside Svelata, ricorderà come ella ritorni di frequente a questo concetto degli strati. Indipendentemente dal carattere specifico del singolo medium impiegato, tutti questi scritti automatici sembrano soffusi di un non so che di vividamente immaginifico. Ecco un o che non sarebbe fuor di posto in un sermone che descrivesse il rimorso di coscienza che opprime l’immaginazione dell’anima perduta:
Contro lo sfondo di uno scenario, con la sorda musica dei tamburi del fato,
fantocci mascherati eseguono un’orribile mimica e recitano davanti a noi il dramma dello nostre vite. Le occasioni mancate si mostrano materializzate in volti che esprimono scherno. Cose morte da lungo tempo e semi-dimenticate escono strisciando dalle loro tombe e si beffano di noi trascinandosi dietro orribili sudati viscosi. La “brama” si china sulle proprie ceneri e con mani scorticate cerca di ravvivare l’antica fiamma. La morte e li vecchiaia, la osservano e si beffano di lei, con i loro teschi nerastri e sogghignanti. Quando essa li vede striscia lontano, con andatura stanca. Il rimorso, scarno avvoltoio dagli occhi rossi e dalle ali lebbrose. li scruta volteggiando nell’aria [9]
Alcune parti degli scritti automatici di cui ci occupiamo hanno un carattere probatorio, specialmente una comunicazione, di cui ho visto l’originale, che se non erro, è stata ricevuta attraverso la medianità della figlia della signora Travers Smith, in collaborazione con il signor V. [10] Il presunto Wilde fu richiesto di rievocare qualche ricordo della sua gioventù e la mano del soggetto psichico scrisse tra le altre cose:
McCree, Cree... no, il nome non è questo. Glencree; abbiamo soggiornato colà con Willie e Iso, e vi era un buon vecchio che soleva occuparsi dei nostri studi... un prete... Padre Prid... Prideu.
Sembra accertato che nessuno dei presenti sapesse nulla della sorella di Oscar, Isola, che morì bambina; e non vi era nulla che suggerisse alcuna connessione tra la famiglia Wilde e Glencree; però, cosa strana, come il fratello del signor V. ha rilevato in seguito, il sacerdote a cui lo scritto fa allusione, Padre D. C. Prideaux Fox, O. M. L, inviò un articolo al “Donahoe’s Magazine” del maggio 1904, in cui menzionava che Lady Wilde e i suoi figlioli solevano soggiornare a Glencree e che la signora lo aveva pregato, in un certo periodo, di istruire i suoi tre figlioli (i cui nomi non sono tuttavia precisati) e aggiunse che egli stesso li battezzò tutti e tre [11] E’ pure interessante, perché non probatorio, osservare la risposta dello spirito comunicante ad una domanda relativa alla vita di sua madre nel mondo delle ombre: “Si, l’ho veduta. Non ha migliorato morendo. E’ meno bella ora di quando “Speranza” soleva capeggiare l’intellettualità di Dublino”. Nello stesso
tempo quando, in un’altra occasione, fu fatta un’osservazione sprezzante su Lady Wilde che venne chiamata: “una squilibrata che credeva di avere abilità da poetessa”, la mano del medium scarabocchiò immediatamente: “Vi prego, non insultate mia madre; l’amavo e la veneravo”. Ma, si domanderà senza dubbio il lettore, tutto ciò non potrebbe essere un trucco o uno scherzo? Non sarebbe stato facile per il signor V. scrivere o procurarsi qualche abile imitazione dei ditirambi e degli aforismi di Oscar Wilde, impararli a memoria, studiare con cura come imitare la calligrafia del grande scrittore, poi, dopo la finzione di qualche esperimento mancato di automatismo, invocare l’assistenza della signora Travers Smith, e al momento psicologico vergare tutto ciò che aveva preparato, a gran velocità, per mistificare i creduloni? Vi è un punto che potrebbe favorire questa ipotesi; infatti il signor V. aveva lasciato credere a coloro che lo avvicinavano di essere all’oscuro di tutto ciò che era letteratura, mentre in realtà possedeva una cospicua cultura in materia, nonché una certa abilità personale per le descrizioni immaginose che figurano abbondantemente nei suoi scritti automatici. Suo fratello ha dato alle stampe una sua lettera, scritta dal campo durante la guerra, la quale avrebbe potuto benissimo essere di pugno di Oscar Wilde e che contiene perfino una frase quasi identica ad una riprodotta più sopra:
Qui non vi è rossa gloria d’autunno per beffare la luna giallastra, ma soltanto spazi deserti e cieli agitati dai venti i quali al tramonto divengono talvolta d’ardesia e talvolta d’un rosso sanguigno [12]
Visto che sulle prime non conoscevamo neppure il nome del signor V., potevamo più facilmente formulare l’ipotesi che egli avesse praticato un trucco e che, professando una quasi completa ignoranza sulla vita e sugli scritti di Wilde, non fosse del tutto sincero. Un uomo intelligente avrebbe trovato molto facile procurarsi in precedenza alcuni particolari sulla vita del grande scomparso, compresi i nomi di Glencree, di Prideaux e della sorellina Isola. Nondimeno devo confessare che questa elaborata mistificazione mi sembra improbabile; prima di tutto perché in vista della quantità di scritti ottenuti per la medianità del signor B. e della rapidità con cui venivano vergati, lo sforzo mnemonico sarebbe stato molto grande; in secondo luogo, perché gli sarebbe stato difficile, se non impossibile, prevedere le domande che gli sperimentatori che prendevano parte alle sue sedute avrebbero formulate e preparate le risposte acconce; in terzo
luogo, perché la signora Travers Smith, senza la assistenza di alcuno ottenne con la tavola ouija, degli scritti automatici che nello stesso modo erano di presunta provenienza wildiana e che, a quanto sembra, non erano inferiori a quelli del signor V. [13] Aggiungo che non nutro il minimo dubbio sull’onestà della signora Travers Smith. Ella non fa delle affermazioni eccessive in merito agli scritti ottenuti e posso dire di aver udito Sir William Barrett ed altri che la conoscevano intimamente, parlare di lei col massimo rispetto. Gli scritti dunque sembrano autentici nel senso che sarebbero stati ottenuti senza inganno cosciente da parte dei medium interessati. Che poi l’autore fosse davvero lo spirito disincarnato di Oscar Wilde è un’altra faccenda. La mancanza di spazio m’impedisce di discutere il problema a fondo come si potrebbe desiderare, ma posso dar risalto a qualche considerazione che tende fortemente verso una risposta negativa. Tanto per cominciare, il peso delle prove in tutti i casi del genere grava interamente sulla persona che avanza l’ipotesi o l’asserzione. Fino a qualche tempo fa l’umanità evoluta e cosciente è stata ferma nella convinzione che i morti non ritornassero, o per lo meno che non ritornassero per saldare i vecchi conti, ingiuriando o diffamando le persone contro le quali nutrivano qualche rancore. Se una teoria opposta dovesse prevalere la prospettiva sarebbe terribile. Non si può a meno di pensare che vi sarebbero molti milioni di anime dell’aldilà che avrebbero molto da dire sulle cose di questo mondo che esse disapprovano, se potessero fare intendere la loro voce e farsi ascoltare dai viventi. Ritenendo dunque di essere giustificati rifiutandoci di riconoscere l’identità dello spirito comunicante, a meno che la sua personalità non si riveli in modo più che convincente, bisogna notare che l’interesse speciale del caso Wilde sta in questo: le prove sono visibili a tutti e ognuno le può giudicare per proprio conto. Se mi dicono che vi sono cospicui elementi probatori sull’identità dell’americano noto sotto il nome di “Giorgio Pelham” o della signora Inglese chiamata “Bianca Abercrombie”, che comunicarono anni fa attraverso la signora Piper e il signor Stainton Moses rispettivamente [14] questo può essere vero, ma io sono costretto ad accettare la parola di altre persone, poiché non conosco alcun particolare su di essi personalmente e non so neppure i loro veri nomi. Ma quando si tratta di Oscar Wilde, io posso leggere il testo della scrittura automatica e consultare le sue opere, nonché la sua biografia; posso inoltre studiare la sua calligrafia e confrontarla con quella prodotta dal signor V. Se questa rassomiglianza fosse un elemento conclusivo, non potrei a meno di affermare che con tutta probabilità la scrittura proveniva da Oscar Wilde. Ma, ci domandiamo, è un elemento conclusivo? Per coloro che accettano incondizionatamente l’ordinario insegnamento cattolico, io sono propenso ad affermare che non vi è massa di elementi probatori capace di affermare l’identità
di uno spirito comunicante. Nel piccolo catechismo sul quale ho studiato in infanzia si poneva la seguente domanda: “Come possiamo sapere che gli angeli e i santi sanno ciò che accade sulla terra?” In risposta a questo il catechismo si riferiva all’Evangelo di San Luca: “Vi sarà gioia tra gli angeli di Dio per il peccatore che sconterà la sua pena”. Evidentemente non vi sarebbe scopo per pregare angeli o santi, se non ritenessimo che essi sanno che noi preghiamo o se non sapessero ciò che noi chiediamo loro. Molti, credo la maggioranza dei devoti cattolici, credono che questa conoscenza sia condivisa dalle anime del purgatorio; in verità, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere il comune e necessario attributo di tutti gli spiriti disincarnati, comprese le anime perdute, che potrebbero possedere una percezione telepatica e chiaroveggente di avvenimenti lontani, anzi di tutto ciò verso cui la loro attenzione si svolge. Quello che io tengo particolarmente a mettere in rilievo è che, mentre la credenza secondo la quale gli spiriti disincarnati saprebbero ciò che accade sulla terra è una teoria familiare al cattolico, essa fa l’impressione al non cattolico di una nuova scoperta e di una ipotesi arbitraria o temeraria. Se un uomo chiude un anello o una moneta o una lettera in un pacchetto sigillato e muore senza mai rivelare il segreto del contenuto ad anima viva, queste persone (i non cattolici) sono propense a ritenere che quando, attraverso un medium o qualunque altro mezzo, si ottiene un’esatta descrizione dell’oggetto contenuto nell’involto, prima che esso venga aperto, tale informazione deve necessariamente provenire dallo spirito dello stesso defunto [15] D’altra parte qualunque bambino dotato di una normale istruzione cattolica non troverebbe difficile credere che miriadi d’intelligenze nell’altro mondo potessero sapere che cosa contiene il suddetto involto e ciò che vi è scritto nella lettera, tanto bene quanto la persona che l’ha sigillato. Io non dico che questo si possa provare a convinzione dello scettico, ma affermo che non è possibile provare il contrario. Ora, ammettendo che tutto ciò che facciamo o diciamo sia a conoscenza di intelligenze non ostacolate dalle condizioni di esistenza imposte dalla carne, mi sembra una logica conseguenza che nessuna prova conclusiva della propria identità potrà mai essere offerta da uno spirito disincarnato. Ogni fatto che lo spirito rievoca riguardante la sua esistenza terrena può essere noto o percepito da altre intelligenze libere dalla materia, sia che abbiano disposizioni amichevoli, sia che abbiano disposizioni ostili o incostanti. Non vi può essere segreto in quei mondi, oltre la tomba, per quanto riguarda ciò che accadde nella vita ata dell’anima. La rivelazione, da parte di uno spirito comunicante, di cose che possono sembrare esclusivo patrimonio della persona che lo spirito afferma di essere, non può costituire una vera garanzia sulla sua identità. Se durante la sua vita terrena, uno spirito nascose un importante documento in un cassetto segreto, senza mai rivelare il
fatto ad alcuno, vi possono essere innumerevoli spiriti dell’aldilà, sia buoni che malvagi, i quali hanno osservato il fatto al momento in cui accadde, oppure hanno potuto apprenderlo in seguito, leggendo nella intelligenza stessa di colui che lo fece. Se qualcuno di essi, per qualche motivo, crede bene di impersonare un defunto, non vi è limite alla massa d’informazioni esatte che esso può dare, riguardo il ato del defunto stesso. Inoltre l’imitazione della calligrafia non ci dice nulla, per quanto il caso possa sembrarci sorprendente a prima vista. Non sono le dita del morto che tengono la penna, non sono i suoi muscoli che agiscono secondo l’abitudine acquistata attraverso anni di esercizio. L’intero procedimento è, necessariamente, una simulazione, qualunque sia l’influenza che lo determina. Altrettanto dicasi per quanto riguarda la voce, l’accento, e la fraseologia del, morto che vengono riprodotti in presenza di coloro che conobbero intimamente lo spirito evocato, nella sua vita terrena. Le corde vocali non possono essere le sue. Quelle purtroppo si sono già trasformate in polvere in seno alla madre terra. Il suono che essi odono trae la sua origine dalla gola del medium, o, se preferite, proviene da una riproduzione ectoplasmica degli organi del defunto, situati presso il medium, oppure in qualche congegno meccanico. In ogni caso, ciò che si ode non è la voce del morto, ma un’imitazione di quella voce. Supponendo che i fatti fossero come credono i convinti sostenitori del movimento, essi non tendono che a provare che certi abitanti dell’al di là possiedono un’inesplicabile abilità mimica, inesplicabile per noi. E perché questa capacità mimica non potrebbe estendersi alla riproduzione di stile e di pensiero nello stesso modo che riproduce le manifestazioni fisiche della voce o della calligrafia? Se noi potessimo ritenere per certo che gli spiriti disincarnati non possono possedere altra nozione o percezione della terra, all’infuori di quella che portano con sé nel trao, e se ancora si potesse dimostrare che gli spiriti comunicanti non hanno mai dimostrato il desiderio di beffarsi degli sperimentatori e di ingannarli, saremmo perdonabili accettando le loro comunicazioni più prontamente. Ma è appunto su questi due punti vitali che risiede il lato debole della questione. Accettando i dati presentati in certi libri, come quelli della defunta Lady Glenconner (più tardi Lady Grey di Falloden), e del signor Drayton Thomas, avremmo delle prove conclusive che le anime dell’al di là seguono tutto ciò che accade sulla terra, specialmente tra gli amici che hanno lasciati. Per esempio, almeno due dei libri a cui, secondo quanto dicono gli sperimentatori, il figlio di Lady Glenconner “Bim” avrebbe fatto allusione dall’al di là, erano stati pubblicati dopo la sua morte. Le War Poems di X, menzionato come il secondo volume sullo scaffale di una stanza di casa Glenconner a Queen Anne’s Gate, non si trovava certamente là durante la vita di Bim, poiché egli fu ucciso nel settembre del 1916 e il libro War Poems fu
pubblicato solamente nell’ottobre di quell’anno. Un altro volume, Ardours and Endurances non fu stampato che nel 1917, cioè un anno dopo la sua morte, eppure si afferma che Bim abbia descritto la posizione in cui si trovava nello scaffale. Oltre a ciò egli pregò il medium di comunicare alla sua famiglia che “s’interessava a tutto ciò che essa faceva, che egli sapeva tutto di loro e che poteva esser loro accanto in ogni manifestazione della vita”. Ma se Bim stesso poteva ottenere tutte queste informazioni, non vi è ragione plausibile perché non supponiamo che altri spiriti disincarnati godano del medesimo privilegio. Né sarebbe facile accettare il concetto che tali nozioni non possano comunicarsi da un spirito all’altro per poi servire a praticare degli inganni. Ad ogni modo vi sarebbe molto da obiettare prima di ammettere la possibilità di contraffazioni di persona da parte degli spiriti, se non vi fosse qualche prova relativa a tentativi del genere che sono stati fatti. Ma, al contrario, i più stimati esponenti dello spiritismo di ogni paese ci assicurano che vi sono schiere di spiriti il cui unico desiderio sembra quello di ingannare e di beffare le persone desiderose di comunicare con loro. Come abbiamo già visto, il classico esponente dello spiritismo come movimento religioso, il signor Stainton Moses, ripete quasi all’esasperazione i più energici ammonimenti contro i pericoli della contraffazione di persona. La massa delle prove su questa propensione degli spiriti è imponente, ma non posso sviluppare ulteriormente qui questo interessante argomento. Frattanto vi sono altre considerazioni che tendono a metterci in guardia contro la falsa identità degli spiriti, sia che il mezzo da essi impiegato per stabilire tale identità consista in una analogia di scrittura, in una imitazione di stile, oppure, nel caso di discorso diretto, nella contraffazione del tono di voce e della pronuncia. Per esaminare dapprima questo punto, abbiamo nel caso del poltergeista di Macon un sorprendente esempio di mimica voluta e riuscita da parte dello spirito comunicante sotto false identità [16] Di umore beffardo, lo spirito, a quanto ci dicono, cominciò a contraffare la voce della madre di Michele Repay; un ragazzo disse subito a suo padre, ridendo: “Papà; parla davvero come la mamma!” Inoltre un buon numero di simili perturbazioni poltergeistiche è accompagnato da suoni che imitano per esempio: lo stappare di una bottiglia; il rumore di una sega sul legno, il rumore di stoviglie che si frantumano; il grufolare del maiale; il tintinnio di catene; l’abbaiare di un cane, oppure lo scricchiolio delle ruote sulla ghiaia. In molti casi si è potuto constatare come fosse impossibile che qualche cosa del genere potesse essersi prodotto fisicamente nelle vicinanze. Però l’influenza che produsse tali suoni può ragionevolmente essere stata capace di imitare l’intonazione di una data voce umana. L’autore di un’opera recentemente pubblicata, il quale sembra essersi interessato molto alle manifestazioni psichiche, ma senza eccessivo entusiasmo,
ci dà un resoconto di una seduta organizzata da una medium non professionista, una signora australiana di ceto molto elevato. Alcuni dei presenti espressero il desiderio di assistere a una materializzazione, ma lo spirito-guida rispose:
Voi siete ancora molto sciocchi. Sapete che sono uno spirito e quindi non ho un corpo mio proprio. Naturalmente posso assumere una forma visibile se insistete per vedere qualche cosa. Come vorreste che apparissi? Come un bambino? Come un vecchio, oppure come un cane [17]
La richiesta non fu reiterata, ma questo episodio tende a dimostrare che ciò che la gente vede e ode in tali occasioni non è che qualche simulacro fatto per l’occasione, che nulla ha a che fare con la realtà. Per dare un concetto del lato insalubre delle pratiche spiritiche potrei anche notare una circostanza riguardante il medesimo spirito-guida. Sembra che la baronessa che agiva come medium ricevesse un severo divieto di “esercitare mai più le sue facoltà medianiche perché altrimenti rischiava di perdere la ragione”. Un altro punto interessante, ma molto diverso, è il peggioramento che si verifica gradualmente nella qualità degli scritti automatici, anche quando nei primi si riscontra un certo valore letterario. Certo coloro che riferiscono queste cose a sostegno della tesi spiritistica sono proclivi, come si suole dire, a porre le fragole più grosse in cima al paniere. in ogni modo si può constatare che le ultime comunicazioni di Oscar Wilde non sono all’altezza dei brillanti squarci ottenuti nei primi esperimenti. Sembra quasi che lo spirito-guida si sia stancato o annoiato. Si potrebbe pensare che lo sforzo di sostenere la personificazione avesse esaurito lo spirito. Anche per quanto riguarda Patience Worth, chiunque legga attentamente il romanzo di Hope Trueblood troverà che verso la fine la trama diviene confusa e avvolta. Le singole frasi sono corrette, ma vien fatto di domandarsi che cosa ne è stato della storia in sé. La conclusione del racconto è quasi incoerente. Peraltro la prova calligrafica nei riguardi dell’identità non convince. La calligrafia dello scritto nell’insieme assomiglia molto a quella di Oscar Wilde e molte. delle sue particolarità sono state riprodotte, ma vi sono numerosi punti in cui differisce dall’originale. In conclusione, il testo automatico ha l’aspetto di un abile lavoro eseguito da un calligrafo intento a imitare una scrittura di cui ha un ricordo abbastanza esatto. Molte cose strane sono possibili in questa faccenda della calligrafia. Padre Fernando M. Palmés, della Compagnia di Gesù, professore di
psicologia a Barcellona, nella sua recente opera Metapsiquica y Espiritismo (132) descrive un esperimento eseguito in sua presenza in un riformatorio spagnolo. Uno dei collegiali, ragazzo sui nove anni, fu chiamato dal medico del riformatorio e ipnotizzato. Un altro medico, il dottor P. che si trovava presente fu pregato di scrivere il suo nome e i suoi cognomi (apellidos) dopo di che il foglio fu consegnato al ragazzo (il quale, probabilmente, dice il Padre Palmés, non sapeva né leggere, né scrivere) e gli fu richiesto di guardarlo attentamente e di farne una copia esatta. il ragazzo, noncurante di chi lo circondava, concentrò il suo sguardo sulla firma, poi, prendendo la stessa penna stilografica che il dottor P. aveva usata, senza guardare più lo scritto di cui doveva fare la copia, anzi tenendo la testa abbassata e distogliendo lo sguardo, vergò con gesto deciso e senza la minima esitazione il nome e i cognomi in questione. La somiglianza della riproduzione era sorprendente, a quanto ci dicono. Si deduce da questo e da altri esperimenti consimili che in uno stato di ipnosi o di sonnambulismo, si sviluppano nell’individuo delle facoltà che non trovano spiegazione nella normale psicologia. Ma non era certamente lo spirito del dottor P. il quale era presente in carne ed ossa, a guidare la mano del ragazzo per produrre un facsimile della sua firma. Ritornando a Oscar Wilde può interessare una dichiarazione fatta dalla defunta signora Bellamw Storer, vedova di un exambasciatore americano. In una lettera, che ricevetti da lei qualche tempo prima della sua morte, ella scriveva:
Circa quindici o sedici anni fa, quando avevamo una casa a Versailles, Padre Benson (ella si riferisce, naturalmente, a Monsignor Ugo Benson, figlio convertito di un Arcivescovo anglicano di Canterbury, ben noto come predicatore e romanziere) venne a farci visita e rimase per qualche tempo nostro ospite. Il suo amico Padre Clérissac (il famoso domenicano) venne più volte a trovarlo. Per caso parlammo di Oscar Wilde. Sui giornali qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che il grande scrittore non fosse morto davvero, ma si fosse ritirato in un convento per isolarsi dal mondo. Padre Clérissac, con nostra grande sorpresa, disse: “Signore, posso assicurarvi che Oscar Wilde è morto... poiché sono stato io a raccogliere la sua ultima confessione al suo letto di morte. E’ morto da buon cattolico, da peccatore pentito”. Padre Clérissac stesso morì nel 1924, soltanto due o tre settimane dopo il suo amico Padre Benson.
In questo, naturalmente, non ci si può basare che sulle asserzioni della signora Bellamy; io non ho avuto l’occasione di verificare la cose. Dopo questa digressione, ritorniamo al nostro argomento principale. Indubbiamente, nel campo della scrittura automatica vi sono dei misteri che la nostra psicologia non ha ancora sondati. Che al subcosciente del medium sia dovuto molto, tanto per la forma, quanto per la sostanza degli scritti, credo non si possa dubitare. Nello stesso tempo non mi sembra che una teoria di criptestesia o di telepatia estesa sia adeguata a spiegare i fenomeni. Non posso persuadermi che un’ipotesi la quale escluda l’intervento di intelligenze esteriori e più precisamente di uno o più spiriti che influenzerebbero fortemente il medium, sia ammissibile. Da questo seguirebbe di conseguenza che, in casi eccezionali, i fenomeni di scrittura automatica stabilirebbero l’esistenza di qualche influsso al di fuori e al di sopra del mondo materiale. Però, se ci appelliamo a detti fenomeni per cercare in essi una prova della sopravvivenza, potrà essere dimostrata con simili mezzi soltanto quando vi sarà il modo di stabilire l’identità dello spirito comunicante. Noi dobbiamo, per le prove di una vita futura, volgerci verso altri argomenti, più metafisici forse, ma meglio fondati su una solida logica.
[1] Spirit identity, pag. 44. Fatto curioso, il controllo che costituiva la guida preferita di Stainton Moses e che si presume abbia comunicato messaggi per molte centinaia di pagine scritte automaticamente, si qualificava nientemeno che per il Profeta Malachia. [2] GREELEY, Recollections of a Busy Life, pag. 240. [3] Le comunicazioni di Patience Worth erano precedenti a quelle di Oscar Wilde; io non penso di negare i loro meriti letterari, ma è certo che si presumevano provenienti da una personalità già famosa per i suoi scritti. Noi non sappiamo nulla di Patience Worth. [4] Psychic science (Rapporti trimestrali del Collegio Britannico di Scienze Psichiche), vol. II, pag. 205. [5] Vedi “The Occuit Review”, agosto 1923, pag. 79. [6] “Occult Review”, agosto 1923, page 81. [7] “Occult Review”, novembre 1923, pag. 275.
[8] lbid., pag. 271. [9] “Occult Review”, novembre 1932, pag. 272. [10] E’ curioso notare che quando la figlia della signora Traversi sostituiva sua madre ponendo la propria melo su quella del signor V., la scrittura rimaneva la stessa come forma, ma enormemente ingrandita. [11] Vedasi: “Psychic science”, vol. Il, gennaio 1924, pagine 322. Questo sembra un errore. Un amico irlandese si è preso il disturbo di esaminare i registri delle Chiese circostanti, ma non ha trovato alcuna traccia di questi battesimi. [12] “Psychic science”, gennaio 1924, pag. 315. il fratello del signor V. dichiara inoltre che il signor V. prese tutti i premi in letteratura della scuola e al momento di entrare all’Università rimase in dubbio se scegliere la Facoltà in Lettere o di Matematica. Ormai non è più un segreto che il signor V. non era che uno pseudonimo adottato dal signor S. G. Sols, il quale, come insegnante in uno pubblico istituto, credette prudente nascondere la propria identità. [13] Non ho veduto un numero sufficiente di esemplari per formarmi un giudizio sul valore letterario. Molte delle presunte critiche di Oscar Wilde su contemporanei e specialmente su Giorgio Moore e su G. K. Chesterton erano di tal natura da esigere di essere debitamente purgate per evitare che l’opinione pubblica le considerasse diffamatorie. Oltre a questi saggi, lo stesso comunicante produsse un lavoro teatrale, ma, se non erro, nessun impresario ha voluto correre il rischio di metterlo in scena. [14] Entrambi questi casi sono riferiti nel volume di Sir OLIVER LODGE; The Survival of Man, nonché in: F. W. MYERS, Human Personality, [15] Si veda: E. F. BENSON, Up and Down, 1919. [16] Ho narrato la storia dettagliatamente nel trimestrale irlandese “Studies” del giugno 1928. Molte manifestazioni del genere accaddero con il gruppo Goligher nel 1915-16. Si veda: W. J. CRAWFORD, The Reality of Psychic Phenomena, 1916, pag. 28-32. [17] NORA PURTSCHER-WYDENBRUCK, An Austrian Background, 1932, pag. 127?
CAPITOLO QUINDICESIMO - Alcuni sviluppi moderni
Quantunque non sia compito di questo libro fornire un quadro generale del campo della ricerca psichica, pure sarà opportuno dire qualche parola su certe esperienze recenti che, secondo il mio parere, rafforzano fortemente la causa di coloro che sostengono la realtà dei fenomeni fisici. Prima di tutto sarei propenso a indicare, come il più importante, la manifestazione della “voce diretta” alla quale molto rilievo è stato dato negli anni recenti. Naturalmente non si deve supporre che questa sia una completa novità. Fin dal 1852, Adire Ballou nel suo volumetto sulle manifestazioni spiritiche, parlando di colpi, ecc., prodotti da influenze spiritiche con indicazione di maggiore o minore intelligenza, aggiunge alla lista “l’imitazione di molti suoni noti nelle normali manifestazione umane, intonazioni musicali, e in qualche raro caso qualche discorso pronunciato da voce umana”. Naturalmente è una cosa comune per i medium in ipnosi quella di pronunciare parole per mezzo dei loro organi vocali, le quali parole si presumono ispirate dallo spirito-guida, ma Ballou deve evidentemente alludere a discorsi prodotti nello stesso modo dei colpi e della musica senza percettibile azione umana. Tali medium a “voce diretta” o “voce indipendente” usano spesso una specie di megafono attraverso il quale si crede che lo spirito parli. Siccome queste sedute sono per la maggior parte condotte nella completa oscurità e senza alcun stretto controllo della persona del medium, è estremamente difficile sapere con certezza se non sia il medium stesso a parlare attraverso il megafono, tanto più che le righe luminose attaccate allo strumento formano un mezzo insufficiente per individuarne la posizione ed è quasi impossibile sapere se il medium si trovi o no tuttora seduto ove si suppone che sia. Egli può, con una destrezza acquistata con la lunga pratica, portare in giro i1 megafono, toccare gli sperimentatori o far ondeggiare lo strumento nell’aria, mentre tutti credono che egli sia immobile, in ipnosi, nella sua poltrona. Pure la forza della “voce diretta” come elemento probatorio, non mi sembra basarsi sul movimento del megafono, né nei mormorii uditi attraverso di esso quando è diretto verso una data persona, ma piuttosto sulla qualità delle voci, sul fatto che risulta che più, di una voce è stata udita in certi casi e soprattutto sul fatto che le voci uscite dal megafono parlavano talvolta lingue che il medium ignorava, con perfetta correttezza. Grazie ai due libri del signor H. Dennis Bradley, Towards the Stars e The Wisdom of the Gads, che hanno avuto numerose edizioni e sono tradotti in
quattro o cinque lingue europee, i fenomeni di voce diretta più largamente conosciuti al presente sono quelli del medium Giorgio Valiantine. Sono al corrente del fatto che nel 1924 il comitato nominato dallo “Scientific American” lanciò l’anatema contro Valiantine, in base ad alcuni incidenti molto sospetti in connessione con le sue manifestazioni. Più recentemente, a Berlino e a Genova, egli fu accusato di aver commesso delle frodi nel produrre i fenomeni, quantunque non si sia giunti ad una convinzione di reità. Però presso Londra, e precisamente nella casa di quello stesso signor H. Dennis Bradley, che aveva fortemente sostenuta la sua causa considerandolo il maggior esponente nel campo della voce diretta, nel 1931 Valiantine fu sorpreso, senza possibilità di dubbio, a commettere una spudorata impostura. Egli pretendeva di aver ottenuto un’impronta ectoplasmica di una delle dita del defunto Lord Dewar, ma fu provato che il medium aveva impresso su carta già preparata un’impronta dell’alluce del proprio piede. Nonostante questo precedente abbastanza equivoco, non credo che le prove esistenti sui fenomeni della voce diretta prodotti da Valiantine siano seriamente invalidate. E’ pienamente ammesso che Eusapia Palladino fu colpevole di trucchi svergognati, ogni volta che le si presentava l’occasione, eppure molti dei suoi critici più severi, quantunque al corrente di questo, hanno trovato impossibile resistere di fronte alle prove inconfutabili della realtà delle sue manifestazioni quando ella operava onestamente. Consideriamo dunque il caso di Valiantine un po’ più in particolare. Giorgio Valiantine, secondo la testimonianza di tutti coloro che sono stati in relazione con lui, è un uomo incolto che non conosce altra lingua all’infuori di quella che è comune a tutti i cittadini degli Stati Uniti; in gioventù lavorava in una piccola città americana come affilatore di rasoi. Non si interessava di letteratura e non aveva mai viaggiato fino a che nel 1924 si recò in Inghilterra. Possedeva tuttavia notevoli doti medianiche e si scoperse, in particolare, che alle sue sedute parlavano personalità traate, sia dallo spazio che attraverso megafoni, con voci molto diverse da quella naturale del medium, e talvolta, si afferma, si trattava di voci che i parenti del defunto assistenti alla seduta riconoscevano per quelle dei loro cari scomparsi. Due circostanze fanno pensare che tale fenomeno esorbitasse dalle normali facoltà di un abile ventriloquo. Si afferma che non di rado più voci parlavano simultaneamente che tali voci continuavano ad essere udite, mentre lo stesso Valiantine conversava in modo che tutti potessero udire, con i partecipanti alla seduta. Ammetto la difficoltà di stabilire in modo convincente l’attendibilità della testimonianza delle persone presenti all’esperimento, anche se abbiamo motivo di stimarle in buona fede; infatti vi sono molti che di fronte ad una cosa che li impressiona si sovreccitano al punto di perdere la loro facoltà di osservazione. Costoro si
lasciano confondere da un’ insieme di suoni non ben definito, e in seguito il loro ricordo delle circostanze è ben lungi dall’essere esatto. Ad ogni modo, un numero considerevole delle persone che hanno assistito alle migliori sedute di Valiantine, afferma positivamente che diverse voci si sovrapponevano e aggiungono che le condizioni in cui le sedute stesse si svolgevano erano tali da escludere l’intervento di uno o più complici. Ma quello che è ancor più convincente, come elemento probatorio, è il fatto che queste voci, non una volta, ma più volte, parlarono in lingue straniere e, in certe occasioni, in lingue la cui conoscenza non fa certo parte delle normali nozioni di qualunque uomo colto. Il professor Newille Whymant, che è riconosciuto come un esperto di cinese, avendo pubblicato appunto un libro sul Colloquial Chinese (1922) nonché una Mongolian Grammar (1926), oltre a conoscere abbastanza a fondo diverse altre lingue orientali, fu invitato nell’ottobre del 1926 ad assistere a certe sedute di Valiantine a New York, delle quali recentemente ha pubblicato il resoconto [1] egli dichiara nella prima pagina del suo fascicolo:
Non sono uno spiritista. Non sono in alcun modo legato alle società per la ricerca psichica... La mia situazione in proposito è molto chiara; non avendo io alcuna teoria da sostenere, né alcun principio da suffragare, la mia memoria non è influenzata da pregiudizi e le mie osservazioni devono essere necessariamente improntate al massimo equilibrio.
Vale pure la pena di citare le impressioni del dottor Whymant sul medium. Egli dice:
Prima che cominciasse la .seduta ebbi un colloquio con Valiantine che mi fece l’impressione del tipico provinciale americano, vissuto in città agricole. Parlava in modo rozzo, mancava, a quanto mi pare, di immaginazione; le cose a cui s’interessava erano di un genere molto semplice ed egli stesso mi è sembrato tanto perplesso, quanto orgoglioso riguardo gli strani avvenimenti che si verificano intorno al suo centro... Non aveva mai viaggiato e non tradiva neppure il desiderio di vedere altri paesi o di ascoltarne le descrizioni. Notai nei suoi discorsi diversi errori di grammatica, nonché di concetto, e soprattutto mi
fece l’impressione di essere sempre spontaneo e naturale.
Per quanto riguarda le sedute, il dottor Whymant si compromette facendo dichiarazioni positive. Vi era una voce che parlava cinese arcaico, con la quale egli tenne una lunga conversazione, e questo non per un giorno, ma per diverse volte. Linguista dotato di una vasta conoscenza di lingue orientali, il dottor Whymant dichiara di aver udito dalle misteriose voci discorsi in persiano, in sanscrito, in ebraico, in tedesco, in portoghese e in greco moderno. Era stato invitato alle sedute espressamente perché spiegasse il significato degli strani suoni che nessuno dei presenti sapeva interpretare. Pur dichiarando che non aveva alcuna nozione della terminologia spiritistica e che non s’interessava delle discussioni in proposito che si svolgevano tra gli sperimentatori, egli aggiunge:
Quello che mi preoccupava era l’impossibilità di trovare alcuna spiegazione plausibile basata sulla normalità, per i fenomeni a cui assistevo. Anche se il medium fosse stato un poliglotta di prima forza, era evidentemente impossibile che egli parlasse in cinese e in inglese d’America simultaneamente; tutti i presenti poterono udire Valiantine conversare col suo vicino, mentre altre voci parlavano correntemente in lingue straniere [2]
Questa è la testimonianza del dottor Whymant, ed è forse più convincente, perché non comprende alcuna protesta elaborata della buona fede dell’autore. So che la sua qualità di poliglotta non è universalmente ammessa, ma non posso concepire che egli sia un semplice ciarlatano. Per spiegare la faccenda su linee normali bisognerebbe credere che il dottor Whymant mentisse, oppure che la padrona di casa, signora Cannon, dama dell’alta società di New York, si fosse prestata a una elaborata mistificazione con il necessario intervento di due o più abilissimi complici. Non è facile trovare delle persone che parlino basco, sanscrito e persiano anche nella cosmopolita New York. Inoltre il dottor Whymant ci parla di un’altra voce che presenta un particolare interesse, perché la sua descrizione si accorda con quella della stessa personalità la quale si sarebbe rivelata di sovente in sedute tenute in Italia a quattromila miglia di distanza. Egli dice:
Ad un tratto risuonò una voce molto forte come quella di un cantante italiano. Il nome “Cristo d’Angelo n fu pronunciato a pieni polmoni! In questo caso la voce sembrava provenire dal soffitto e aleggiare lassù... Parlando dapprima in chiaro e puro italiano, la voce ò ben presto al dialetto siciliano che io non comprendo. Prima di lasciare la seduta, Cristo d’Angelo poté essere indotto a cantare una ballata siciliana.
Ora noi abbiamo un resoconto dettagliato delle sedute tenute a Venezia nel maggio del 1929, nella casa del dottor Piero Bon, più spesso nominato come il Conte Bon, con Valiantine per medium. Il dottor Bon ci dice che egli stesso fu allevato in Sicilia e che conosce a fondo il dialetto della regione. La sua descrizione [3] si accorda in ogni particolare con quella del dottor Whymant. Egli ci narra come la voce eccezionalmente potente di Cristo d’Angelo provenisse in apparenza dal soffitto, tanto che i presenti, istintivamente, alzarono il capo e guardarono in su mentre la voce cantava; per contro un altro spiritoguida “Honey” cantò una canzone inglese con voce debole che sembrava aleggiare al livello delle ginocchia dei presenti i quali si chinarono per udirla più distintamente. Anche qui d’Angelo cantò, tanto in italiano, quanto in siciliano. Anche altri cantanti furono evocati in quelle sedute di Valiantine a Venezia. “Pat O’Brien cantò in irlandese”, dice il dottor Bon e afferma inoltre che una voce, qualificatasi per quella di Sebastiano Caboto, cantò una ballata in veneziano arcaico [4] Per me è inconcepibile che questi particolari, suffragati dalla testimonianza di un buon numero di persone di condizione sociale elevata, possano essere puramente fittizie, e non è meno incredibile che un uomo della scarsa levatura di Valiantine abbia potuto con un trucco da ventriloquo trarre in inganno degl’italiani nel loro paese, che non aveva mai visitato prima d’allora. Con questo, non domando ad alcuno di credere che la voce qualificatasi per quella di Sebastiano Caboto fosse realmente quella dell’illustre esploratore. Certo è che le contraffazioni di persona e gli inganni, mescolati alla parte veridica dei fenomeni, prevalgono nell’insieme degli esperimenti. Personalmente non vedo motivo di ritenere che siano state date o che possano mai essere ottenute prove positive sull’identità della potenza che si rivela in tutte queste comunicazioni. Ma questo, per il momento, non è il punto che c’interessa. Io mi limito ad affermare che certuni dei fenomeni che hanno avuto luogo sotto la medianità di Valiantine non possono essere giustificati con ipotesi di frode, e che
noi siamo di conseguenza costretti ad ammettere che vi sono intelligenze, all’infuori di questo mondo, le quali talvolta intervengono nelle manifestazioni umane e tentano di porsi a contatto con i viventi. Le lunghe conversazioni ottenute dalla voce diretta di Cristo d’Angelo, Bert Everett, ecc. (di cui in molti casi furono prese note stenografiche e nel corso delle quali furono intese informazioni di cui nessuno dei presenti era al corrente), non possono a meno di avere un certo peso nel dibattito sull’argomento. Inoltre, per quanto io non possa qui entrare in particolari, il fatto che fenomeni di voce diretta, identici, si sono verificati senza l’aiuto di Valiantine a Castel Millesimo e a Genova [5] con il concorso degli stessi spiriti, con le stesse voci riconoscibili e le stesse particolarità, dev’essere ammesso come una cospicua conferma della serietà delle manifestazioni precedentemente osservate. Come abbiamo già visto, Valiantine è stato accusato di frode nelle sedute organizzate a Genova nel maggio 1929. Però i fatti addotti dal dottor Piero Bon nel suo articolo pubblicato da “Luce e Ombra” sotto il titolo “Contro l’ipotesi del trucco nelle sedute con G. Valiantine” [6] sono di grande importanza nella vertenza: Nel corso della polemica il dottor Bon fa rilevare che quando Valiantine teneva le sue sedute a Genova, era circondato da un’atmosfera di scetticismo e diffidenza e, quel che è peggio, molti di coloro che partecipavano alle riunioni partivano dal preconcetto che presto o tardi il medium sarebbe stato sorpreso nell’atto di commettere qualche impostura. Questo, a quanto sembra, era dovuto ad un avvertimento dato dal “controllo” Cristo d’Angelo a Castel Millesimo, qualche mese prima. La voce aveva detto che quando Valiantine fosse venuto in Italia [7] un mistero sarebbe stato divulgato, dopo di che la stessa voce, come desiderosa di ritirare le sue parole, aveva pretesa una promessa da ognuno dei presenti, affinché questa sua dichiarazione non fosse riportata nei rapporti della seduta e affinché nessuno ne parlasse. Le parole di Cristo d’Angelo nondimeno non furono dimenticate e quando si seppe più tardi che Valiantine aveva preso accordi per una visita a Genova, fu fatto un tentativo per accertare (per via medianica) quale sarebbe stata la rivelazione preconizzata dallo spirito del siciliano. La voce di Cristo d’Angelo non si poté evocare, ma il Marchese Centurione Scotto, in ipnosi, annunciò, apparentemente influenzato da quello spirito-guida, che Valiantine sarebbe stato sorpreso a parlare al megafono, fingendo di produrre la voce del dottor Barnett. Comunque sia accaduto, questa storia fu divulgata e l’atmosfera del circolo spiritistico di Genova, a quanto ci assicura il dottor Bon, era pregna di diffidenza e il pensiero di tutti era concentrato sul previsto scandalo che avrebbe dovuto accadere. In tali condizioni, la mente suscettibile del medium dovette soccombere sotto il peso di questa influenza deleteria; prima del termine della seduta egli fece proprio quello che i presenti prevedevano [8] Certo questo
modo di vedere fornisce una scusa molto comoda per i medium sorpresi nell’impostura. Essi potranno sempre affermare: “Ho fatto questo, perché la vostra mente era concentrata nel sospetto e, in certo qual modo, siete stati voi a suggerirmi il trucco; l’influenza è stata tanto forte che non ho potuto resistervi”. La difesa sembra abbastanza grottesca, ma confesso che non sono del tutto certo che questo sia un argomento da respingere sommariamente. La forza della suggestione, fenomeno che i neurologi del ato non avrebbero mai ammesso, viene ogni giorno più riconosciuta. Le famose “stigmate” di isterismo di Charcot, a quanto è stato dimostrato, erano dovute principalmente all’inconscia influenza suggestiva del medico stesso [9] Le cure dei taumaturghi della setta degli Scienziati Cristiani (e non credo che si possano facilmente negare i casi di guarigione da essi ottenuti) sono quasi certamente attribuibili ad influenze della stessa natura. Che il soggetto psichico genuino, specialmente quando è in stato d’ipnosi, sia eccezionalmente suggestionabile, è pressoché accertata, poiché esso si trova in uno stato ipnotico e l’istigazione a compiere certe azioni o a pronunciare certe parole, per quanto sembri provenire con maggior potenza dagli spiriti disincarnati dai quali il medium è abitualmente controllato, non è necessariamente limitato a detti spiriti. Le irradiazioni mentali di coloro con i quali i medium sono a contatto nelle sedute, possono influire su questi soggetti ipersensibili e noi sappiamo così poco sull’influenza di queste forze che non ci è facile negare la probabilità che in certe condizioni le influenze terrene possano dominare. Oltre a ciò dobbiamo considerare la supposizione sostenuta da molti adepti di queste materie, secondo la quale il suggerimento a produrre fenomeni con mezzi fraudolenti potrebbe venire direttamente dagli spiriti malvagi dell’aldilà con cui il medium potrebbe trovarsi a contatto. Stainton Moses era un soggetto psichico dotato di una vasta esperienza personale per quanto riguardava i fenomeni mentali e fisici e nessuno, come ho già rivelato, potrebbe far risaltare più energicamente di quanto egli abbia fatto nel suo Spirit Teachings e in altre opere, l’estrema difficoltà di scoprire i personificatori e di pronunciarsi in modo definitivo sull’integrità o sulla mancanza di onestà dei “controlli” con cui il medium si trova a contatto. Nel caso di Valiantine risalta in modo particolare il fatto che i fenomeni genuini da lui prodotti erano tanto abbondanti e la sua reputazione era tanto affermata che egli non avrebbe dovuto sentire il bisogno di produrre delle manifestazioni per mezzo di frodi. Il medium che dipende per il proprio pane quotidiano dai clienti che attrae non può permettersi il lusso di rimandarli senza aver mostrato loro qualche cosa in cambio degli onorari che essi gli pagano. Ben presto si troverebbe abbandonato e in miseria se, una dopo l’altra, le sue sedute si succedessero senza risultati positivi. In tali circostanze la tentazione di rimediare con qualche trucco è forte. Ma Valiantine non si trovava
certo in questa situazione. Il caso dell’impronta da lui presentata come quella di Lord Dewar e che invece non era che quella dell’alluce di Valiantine si verificò il 23 febbraio 1931, ma, soltanto la sera precedente, il signor Bradley testimonia di aver inteso fenomeni di “voci dirette” in
circostanze che non davano adito a dubbi. Per esempio egli dice:
Per quanto riguarda le “voci dirette”, Pat O’Brien ci parlò correntemente nel suo solito modo; “Black Foot” con la sua voce profonda si fece intendere dal centro del circolo e parlò più volte; “Kokum” con la sua voce potente parlò da qualche angolo in alto, presso il soffitto; “Cristo d’Angelo” ci apostrofò in italiano, poi, dietro nostra richiesta, cantò nella sua lingua in tono vibrante; il suono della sua voce proveniva dall’alto, cioè da una posizione distante circa quattro metri dal punto in cui si trovava il medium. L’insolita voce di un altro spirito-guida, il cinese “Chang Wei” pronunciò alcune parole in pidgin-English, poi cantò una strana canzone nella sua lingua.
Furono evocate anche altre voci, compresa quella del padre del signor Bradley; il signor Bradley aggiunge:
La disinvoltura e la naturalezza delle voci che parlarono quasi senza pausa per una ventina di minuti erano fenomenali. In un dato momento tre voci furono udite parlare simultaneamente, due dall’alto e una dal centro del pavimento: erano Kokum, Bert Everett e Black Foot. Kokum pronunciava le sue parole con voce poderosa e la voce acuta di Bert Everett lanciava frizzi contro gli altri due spiriti evocati.
Cionondimeno, proprio il giorno seguente, Valiantine ricorreva al volgare trucco già menzionato, compromettendo per sempre la fiducia di molte persone che gli credevano ciecamente. Perché lo fece? Un punto curioso è che la piccola
compagnia radunata fosse tanto diffidente da tendergli dei tranelli, rilevando le impronte degli alluci di tutti e colorando, pochi giorni dopo, la plastilina con metilene. Ancor più curiosa è la risposta data da Valiantine quando il signor Bradlev e i suoi amici, dopo aver ottenuto prove convincenti della frode, lo misero alle strette perché confessasse. Il medium, a quanto ci dicono, “si abbatté terribilmente e scoppiò in una violenta crisi di pianto”. Perdette conoscenza e si ebbe perfino il timore che subisse un vero e proprio trauma psichico. ò un’ora e più Prima che si riprendesse abbastanza per poter salire nella sua camera, sorretto dal signor Bradley.
“Mi ringraziò”, scrive costui, “per l’aiuto che gli davo, parlando con voce rotta, quasi come un fanciullo. Si lasciò cadere mollemente sul letto, con gli occhi fissi nel vuoto e disse come se non si rivolgesse a me: “Perché mi hanno fatto questo? Perché?”. Non so descrivere il tono con cui queste parole furono pronunciate. Per quanto possa sembrar strano, io non credo che egli intendesse riferirsi al signor Jaquin, né a me, né ad alcuno di noi” [10]
Sembra certo molto probabile che coloro che egli biasimava come colpevoli del suo disonore non fossero le persone che avevano presenziato alla seduta, bensì gli spiriti-guida a cui egli aveva affidato se stesso e la propria reputazione. Le sue parole, secondo me, significavano implicitamente che era stato spinto da quelle influenze a rischiare l’impostura e che essi lo avevano tradito. Sono fortemente proclive a credere che nei ripetuti casi di frode verificatisi da parte di coloro che erano dotati di genuine facoltà psichiche (come ad esempio Eusapia Palladino, Fiorenza Cook e molti altri) l’impulso a valersi di trucchi provenisse da spiriti maligni e capricciosi in cui i medium avevano riposto la loro fiducia; in tal guisa i medium stessi sarebbero responsabili soltanto in parte. Naturalmente essi subiscono le conseguenze ed è giusto che le subiscano; forse non vi è un solo medium, a manifestazioni fisiche, che in un dato periodo non sia stato sorpreso nell’atto di frodare, ma questo non costituisce che una prova ulteriore del carattere sommamente indesiderabile delle comunicazioni a cui dedicano la loro vita. Non sarei stato condotto a dare tanto risalto al caso di Valiantine, se non fosse per l’indiretto appoggio che esso riceve dall’esperienza di altri soggetti psichici, i cui fenomeni di voce diretta, meno divulgati dei suoi, sono meno esposti al sospetto. Primo fra tutti devo considerare il signor John C. Sloan di
Glasgow. Abbiamo qui un uomo che rifiuta recisamente di accettare ricompense per i suoi servigi in qualità di medium, che, in una posizione modestissima, lavora duramente per vivere, si conserva il sincero rispetto dei suoi principali, è contrario ad ogni pubblicità ed è religioso senza ostentazione. In casa di Sir William Barrett, qualche anno fa, conobbi il signor J. Arthur Findlay, allora vicepresidente della Società per la Ricerca Psichica di Glasgow, e lo intesi parlare con entusiasmo di Sloan, che conosceva intimamente. Recentemente il signor Findlay ha pubblicato un libro [11] , quasi interamente basato sui fenomeni osservati nelle sedute con Sloan e più particolarmente nei riguardi delle manifestazioni di voci dirette. Riferendosi alla prima occasione in cui egli ebbe campo di giudicare le facoltà del suo medium, il signor Findlay dice:
Man mano che la seduta procedeva, mi domandavo come fosse possibile per un uomo, anche ammesso che avesse dei complici, di trascinare una simile impostura per oltre tre ore. Tre diverse voci parlarono quella sera in tono e accento differenti; declinarono il loro nome, l’indirizzo che avevano quando vivevano sulla terra; fecero esatte allusioni ai loro conoscenti, furono riconosciute e accennarono agli affari privati delle loro famiglie. Nemmeno una volta accadde il minimo errore e l’oscurità, in questo caso, aumentava il carattere probatorio dell’esperimento, poiché sarebbe già stato difficile in piena luce che il medium potesse ricordare esattamente quale dei presenti erano stati in amicizia coni diversi spiriti evocati; ancor peggio sarebbe stato al buio, stante che i presenti erano in quindici e il medium avrebbe dovuto ricordare esattamente dove ognuno era seduto. In ogni occasione la voce pronunciava di fronte alla persona che riconosceva il suo nome, nonché l’indirizzo e i particolari comunicati. Tutto ciò era sbalorditivo e il fatto che talvolta due o tre voci parlavano ad un tempo, non semplificava il fenomeno [12]
Il signor Findlay prosegue spiegando come, mentre rifletteva per stabilire se fosse possibile che quei prodigi fossero dovuti ad una macchinazione fraudolenta, fu apostrofato da suo padre che declinò il proprio nome per intero e “fece allusione a qualche cosa che soltanto lui e un’altra persona sapevano al mondo”. L’altra persona, al pari del padre del signor Findlay, era morta da tempo. Per giunta questa persona parlò a sua volta e anch’essa fece allusione alla stessa faccenda. Nel manifestarsi, lo spirito di costui non declinò il suo nome,
non conosceva alcuno dei presenti e nessuno conosceva lui o sapeva alcunché sul suo conto. Nel corso di trentanove sedute che, in seguito, il signor Findlay tenne con Sloan, e di cui ha tenuto delle relazioni esatte, “ottantatré differenti voci parlarono a Findlay, oppure a suoi amici personali, che egli aveva condotti con sé”. Egli aggiunge che “a richiesta, qualunque parte del corpo della persona a cui la voce si rivolgeva veniva toccata (da uno dei megafoni) senza errore e senza incertezze, cosa che sarebbe stata impossibile ad una persona, dato che il locale era nella più completa oscurità”. Findlay dice inoltre: “Decisi poi di afferrare la prima occasione per sedermi accanto al medium, e, quando una voce si udiva, di avvicinare il mio orecchio alta sua bocca. Tenni la sua mano fin dal principio della seduta e quando una voce parlò avvicinai l’orecchio alla sua bocca. Sentii il suo respiro... sfiorai persino le sue labbra con l’orecchio ma non intesi provenire il minimo suono da esse. Questa è una prova che ho fatta non una o due voi te, ma molte”. Egli dichiara che le voci che parlano in queste sedute sono di tutte le gradazioni di forza e rivelano i più disparati livelli intellettuali e culturali, e che gli argomenti che talvolta discutono esorbitano totalmente dalle nozioni e dell’istruzione del medium. “Non è uno studioso”, dice il signor Findlay; “La sua cultura letteraria è molto limitata. Ci disse una volta di aver letto ben pochi libri in vita sua, a causa della vista debole. Non ho mai visto un libro in casa sua, benché ne abbia visitato ogni stanza; una volta sola vidi un giornale della sera. Egli non avrebbe la levatura di sostenere a lungo un inganno e in sedute come quelle che ho descritte si troverebbe sperduto se non vi fosse qualche intervento sovrannaturale” [13] In vista della stima che tutti coloro che lo conoscono personalmente nutrono per la figura morale di Sloan, per la sua indipendenza di giudizio e il suo disinteresse, sembra difficile supporre che la sua indifferenza nei confronti della letteratura e il suo parlare da uomo semplice non siano altro che pose calcolate per trarre in inganno gli sperimentatori. Inoltre ben pochi critici imparziali si riterrebbero giustificati, credo, nel mettere in dubbio il carattere preternormale delle tre comunicazioni a cui il signor Findlay ha conferito maggior risalto, considerandole come esemplari della veridicità dei fenomeni verificati attraverso la medianità di Sloan. Sfortunatamente i particolari di questi casi sono troppo complessi perché io possa ricapitolarli qui. Un altro medium notevole per i suoi fenomeni di voce diretta è la signora Etta Wriedt. Si dice che in sua presenza si odano le voci anche in piena luce, che in molte occasioni più voci sono percepibili simultaneamente, e che gli spiriti che comunicano attraverso la sua medianità parlano talvolta lingue che ella stessa non conosce assolutamente. Alcuni anni fa fui invitato a un pranzo a cui prese parte anche il defunto Conte Chedomille Mijatovich, diplomatico che aveva vissuto molto tempo in Inghilterra come
rappresentante dell’allora Regno di Serbia. Incidentalmente dirò anche che egli era l’autore della voce “Serbia” che figurava nell’undicesima edizione della Encyclopaedia Britannica (1911). Nell’incontro testa menzionato ebbi occasione di udire dalle sue labbra un resoconto di una seduta alla quale egli aveva preso parte con la signora Wriedt. Un amico, giunto all’improvviso dall’Oriente il giorno (16 maggio 1912) in cui Mijatovich con grande difficoltà era riuscito a combinare la seduta con la medium, lo pregò di permettergli di accompagnarlo. Durante la seduta, tra le altre cose strane che accaddero, una voce tonante apostrofò improvvisamente l’amico reduce dall’Oriente in lingua croata e ne seguì una prolungata conversazione in quella lingua, conversazione di cui Mijatovich dichiara di aver inteso e compreso ogni parola. Non era possibile un caso di complicità, poiché era provato che nessun altro era presente all’infuori della medium e dei due sperimentatori dilettanti. In una ulteriore seduta con la signora Wriedt, lo stesso diplomatico riconobbe di aver conversato con la propria defunta madre, in serbo, mentre, un’altra volta ancora una signora che lo accompagnava cantò un duetto in tedesco, accompagnata da ulna voce maschile che si qualificò per quella di un suo antico compagno d’arte. Qualche resoconto delle esperienze fatte dal Conte Mijatovich con la signora Wriedt si può trovare stampato col titolo The Voices. Naturalmente si può respingere questa testimonianza, che dipende soltanto dilla dichiarazione del narratore, ma confesso che non mi rassegnerei facilmente a credere che il gentiluomo serio e colto che ho conosciuto al pranzo di cui ho parlato, avesse lavorato di fantasia. Non è il caso di discutere qui le asserzioni di altri medium che avrebbero ottenuto fenomeni di voce diretta. So troppo poco delle sedute della signora Blake, della signora Emily S. French e della signora Bianca Cooper per arrischiarmi a criticarle, quantunque sia assodato che quest’ultima non sempre riesce a convincere i suoi clienti sul carattere sovrannaturale dei suoi prodigi. Il “Walter” che si manifesta alle sedute di “Margery” (signora Crandon) è divenuto molto famoso. Se molti critici non sono convinti che la voce sia quella del defunto fratello della signora, si deve dire, d’altra parte, che nessuna prova conclusiva di frode è stata mai prodotta [14] . Inoltre la personificazione, se tale era, sembra esser stata straordinariamente aderente alla vita vera, mentre la macchina inventata dal dottor Richardson all’uopo, provvederebbe, a quanto assicura l’inventore, una garanzia sufficiente per stabilire che la voce non è prodotta dalla stessa signora Crandon. Analoghi ai fenomeni della voce diretta e parimenti inesplicabili sulla base di cause naturali, sono i campioni di scrittura automatica prodotti da certi soggetti psichici, scritti correttamente in lingue ignorate dal medium, oppure copiati da libri scelti a caso e tenuti lontani dal medium stesso. Qualche sorprendente esempio della prima categoria è riportato
nel volume Psychic Experiences of a Musician (1928) del signor Florizel von Reuter, celebre violinista. L’automatista in questo caso era la madre del musicista, signora Grazia von Reuter. Quantunque madre e figlio siano poliglotti e parlino diverse lingue, con maggiore o minor facilità, essi ricevettero un certo numero di messaggi in lingue di cui non sapevano una parola; ad esempio messaggi in polacco, ungherese, persiano e turco. Una caratteristica singolare del caso è il fatto che i presunti spiriti comunicanti pronunciavano di sovente le parole invertite. Per fare un esempio, la signora von Reuter, agendo con occhi bendati e nell’ignoranza assoluta delle lettere che si succedevano, stese, in risposta alla domanda “Chi siete?”. Il seguente messaggio trasmesso da uno spirito-guida che si qualifica per scozzese. “ovanousalangopmazathcennododnauqautannonsibareanibmab”. Ogni parola separatamente è scritta all’indietro e così le prime sette lettere ricevute significano semplicemente “suonavo” mentre l’intero messaggio dice: “Suonavo la zampogna a Donnecht quando tua bisnonna era bambina”. La signora von Reuter, come suo figlio spiega, era da parte materna di origine scozzese. Molti messaggi in tedesco, spagnolo, italiano, ecc., quantunque scritti a tutta velocità, venivano in una forma parimenti invertita, fatto che di per se stesso presenta un arduo problema per coloro che vorrebbero spiegare tali comunicazioni come soltanto il prodotto del subcosciente dell’automatista. Il dottor Walter Franklin Prince, il cui atteggiamento critico nei riguardi del caso “Margery” e di altri, è ben noto, sembra aver considerato le esperienze della signora von Reuter con serio interesse. Anzi il dottor Prince dichiarò, a quanto risulta, nel volume del Reuter, che i messaggi in turco “rispondevano alle più rigide esigenze scientifiche”. Per quanto riguarda le lettura di una data pagina di un libro chiuso, questa facoltà è stata attribuita a Stainton Moses. Secondo la sua analisi del procedimento, non sarebbe stata la sua mente a compiere un prodigio di chiaroveggenza; bensì lo spirito che lo guidava avrebbe letto la pagina del libro mentre questo stava ancora al suo posto nello scaffale, poi, attraverso la sua mano, avrebbe trasmesso il brano. Il fatto che il signor Moses, senza muoversi dalla propria poltrona, copiasse brani a lui ignoti che stavano negli scaffali del dottor Speers è accertato da F. W. H. Myers e dal signor Trethewy [15] Un esempio più recente e meglio suffragato si trova nel libro del Giudice Dahl, We Are Here, Psychic Experiences. In questo caso il medium era sua figlia Ingeborg, e l’esperimento ebbe luogo in presenza di sei testimoni. Anche qui la medium non asserì di aver la capacità di vedere o di leggere lei stessa la pagina, ma dichiarò che lo spirito del suo fratello defunto, stando accanto alla libreria nella stanza attigua, le aveva dettato in modo non percettibile agli altri, le parole che leggeva nel libro scelto. Uno spettatore inglese scelse a caso “il settimo libro
partendo da sinistra nel piano superiore, pagina 316”. Si vide poi che si trattava di una copia delle poesie di Wordsworth e Ingeborg, seduta alla scrivania, nella stanza attigua alla biblioteca, vergò correttamente, sotto la presunta dettatura dello spirito, le righe che stavano al principio della pagina indicata composte di parole che ricorrevano nel mezzo di un brano:
“But more exalted, with a brighter train:
Ad shall his bounty be dispersed in vain,
Showered equally” ecc..
Altre due prove, non meno riuscite, furono compiute con libri scelti nello stesso modo e che risultarono poi essere un’opera di Georg Brandes in danese e un volume del poeta norvegese Björnson. Tutto ciò accadeva il 15 agosto 1928; un rapporto fu steso allora dallo stesso Giudice Ludwig Dahl, che nella sua opera riporta delle riproduzioni delle pagine vergate da sua figlia. Vi fu anche un altro esperimento convincente dello stesso genere fatt6 tre giorni dopo, in cui figurava un volume delle poesie di Shelle [16] Ancor più singolare sono forse i fenomeni di scrittura automatica prodotti dalla stessa signorina norvegese la quale, non, occorre dirlo, non è una medium professionista e non esercita le sue facoltà fuori del proprio ambiente familiare. Scrivendo in uno stato di ipnosi, sembra che la sua matita talvolta sia controllata da spiriti della cui storia ella non sa nulla. Per dar una idea della natura dei fenomeni, suo padre riferisce il seguente caso:
Il 19 dicembre 1926, la mano destra e la sinistra di mia figlia scrissero simultaneamente due diverse lettere. Quella scritta dalla sua mano sinistra era una comunicazione di un giovane medico defunto, Carsten S., a suo padre che aveva uno Studio in una città meridionale della Norvegia. Il padre dichiarò in una sua lettera che la calligrafia con la quale il testo automatico era vergato era
straordinariamente somigliante a quella del suo defunto figlio, calligrafia che mia figlia non poteva aver mai veduta. Ingeborg non aveva mai neppure saputo dell’esistenza del giovane medico durante la vita terrena di lui. L’altra lettera, scritta dalla sua mano destra era trasmessa da Eva (una cuginetta) e diretta ai suoi genitori. In questo caso non vi era opportunità di identificare la calligrafia, poiché Eva era morta all’età di tre anni. La sua lettera era scritta elegantemente in una scrittura piuttosto grande e tondeggiante, molto diversa da quella del medico. Infatti quella di costui era piuttosto aguzza e la firma aveva diversi ghirigori. Mentre le sue mani guidavano le due matite, mia figlia, in trance, conversava sorridendo coi suoi due fratelli. Entrambi erano morti, ma ella credeva di vedere i loro corpi astrali nella stanza [17]
Si potrà notare inoltre che in altre occasioni Ingeborg ha scritto lettere analoghe ispirate da persone defunte di cui non conosceva là calligrafia. Nel libro del Dahl si trovano due facsimili di testi ottenuti in questi. casi, e, come il lettore potrà vedere per proprio conto, la rassomiglianza della calligrafia con quella degli scribi originali delle persone è certamente sbalorditiva. Una di queste lettere, indirizzata a una ragazza da una sua defunta zia inglese, è scritta appunto in inglese. Non solo la calligrafia e la firma sono eguali a quelle della defunta, ma la lettera è in un inglese impeccabile, quantunque Ingeborg, come ci dice suo padre, conoscesse soltanto superficialmente l’inglese e non avesse mai, in vita sua, scritta una lettera in quella lingua. Non mi propongo di dilungarmi su un altro sviluppo relativamente moderno della ricerca psichica e cioè stampi in paraffina di mani e piedi materializzati che si debbono principalmente al medium Franck Kluski. Il fenomeno, nonostante l’opinione di Sir Arthur Keith. non si può facilmente scartare, ma sarebbe difficile, senza una certa quantità di illustrazioni fotografiche, dare una chiara idea dell’importanza dell’argomento. Il libro del dottor Gley, L’ectoplasmie et la clairvoyance offre probabilmente il più chiaro insieme di dati in proposito che si possa trovare. Le fotografie di spiriti risalgono a una sessantina d’anni fa, e si può ammettere facilmente che nessuna forma di verifica si presta più di questa ai trucchi. Per molti anni, e specialmente dopo lo scandalo e la confessione del famigerato Buguet di Parigi (1875) non vi sono stati sperimentatori che abbiano avvicinato l’argomento, imparzialmente, ammettendo la possibilità di prendere in considerazione le impressioni fotografiche. Però in questi ultimi tempi si è verificato un mutamento nell’opinione generale in proposito e molti studiosi di metapsichica, non certo privi di senso critico nel loro atteggiamento verso il sovrannaturale (potrei
menzionare il nome del signor Hereward Carrington) ammettono che la prova delle fotografie non può essere scartata alla leggera, quantunque non sia comune il caso in cui si ottengono volti riconoscibili. Il lato più singolare della faccenda è che i segni che si rinvengono sulla lastra sembrano principalmente dovuti alla diretta influenza del pensiero del medium o di qualche altra persona presente, sulla pellicola sensibilizzata. La macchina e gli altri apparati fotografici sono, a quanto sembra, superflui. Un amico mio, dilettante fotografo di prima forza, il quale ha dedicato degli anni allo studio della fotografia della sua defunta moglie, (senza successo), mi ha riferito un fatto che mi sembra significativo. Egli soleva nell’ultimo periodo delle sue ricerche valersi di una macchina stereoscopica, la migliore che potesse procurarsi una persona che non era intralciata da considerazioni economiche. Con questa ottenne, in presenza di diversi medium, una gran varietà di fotografie... talvolta volti irriconoscibili, altre volte nuvole, luci e strane impressioni. Ma tali impressioni apparivano invariabilmente su una sola delle due lastre della macchina stereoscopica, il che tenderebbe a provare che l’immagine era causata da qualche azione psichica diretta, esercitata su una delle due lastre. Probabilmente la migliore testimonianza sull’argomento si può trovare nel libro dello sperimentatore psichico giapponese, dottor T. Fukurai, che nell’edizione inglese apparve sotto il titolo alquanto barbaro di Clairvoyance and Thoughtography (Chiaroveggenza e psicografia). Nelle sue pagine possiamo leggere la descrizione di esperimenti con diversi medium, esperimenti condotti scientificamente, nei quali i soggetti psichici, concentrandosi su una data immagine, oppure su uno scritto in caratteri giapponesi, hanno impresso la immagine stessa, o lo scritto su una o più lastre fotografiche, contenute in un pacchetto sigillato. Quantunque l’asserzione possa sembrare inverosimile, le prove dal canto loro appaiono irrefutabili.
[1] Psychic Adventures in New York, Londra, Morley e Mitchell Kennerley, 1931. [2] Questa sovrapposizione di voci è attestata non solo dal dottor Whymant, ma anche da molti altri osservatori. [3] Pubblicato nel periodico italiano “Luce e Ombra”, maggio 1930 [4] “Luce e Ombra”, ottobre-novembre, 1929.
[5] Il professor BOZZANO (“Luce e Ombra”, 1931, pag. 418) parlando di Cristo d’Angelo, dà risalto, ragionevolmente a quanto mi sembra, alla potenza di questa voce, all’inimitabile accento siciliano e alla lunghezza delle conversazioni sostenute. Vedasi anche dello stesso professor Bozzano: Polyglot Mediumschip (Londra, 1932), traduzione inglese di certi suoi articoli apparsi su “La Ricerca Psichica”, periodico che si pubblica a Milano, [6] “Luce e Ombra”, giugno e luglio 1930 [7] Strano a dirsi, non si parlava allora di una visita di Valiantine in Italia. L’invito fu fatto parecchio tempo dopo dallo stesso dottor Piero Bon [8] Non vi sono prove conclusive sul fatto che Valiantine sia stato sorpreso in flagrante a Genova. Al massimo si può dire che egli si comportò in modo sospetto. [9] Si veda per esempio: A. F. HURST, The Psychology of the Special Senses, pag. 2-3, corroborate da abbondanti elementi probatori. [10] Il resoconto completo di questo si può trovare nel volume di DENNIS BIZADLEY, And after, 1931. [11] J. ARTHUR FINDLAY, On the Edge of the Etheric, Londra, 1931 [12] Ibid., pag. 56. [13] Ibid., pag. 174. [14] Quantunque non sia risultata alcuna prova conclusiva di frode per quanto riguarda la voce di Walter, si deve ammettere che i recenti incidenti riguardanti lo stesso controllo in relazione alle impronte digitali non gettano una luce favorevole sulle sue attività [15] Si veda: MYERS, Human Personality, II, page 592 e TRETHEWY, Control of Stainton Moses, pag. 55, 178, 191-92. [16] L. DAHL, We Are Here, Psychic Experiences, 1931, page 228-232. [17] Ibid., pag. 228.
CAPITOLO SEDICESIMO - La vertenza Doyle-Houdini
Nel volume di saggi di Sir Arthur Conan Doyle che apparve soltanto una settimana o due prima della sua morte, l’illustre scrittore affermava che “il più grande denigratore di medium dei tempi moderni” era indubbiamente il prestigiatore Houdini [1] Probabilmente la asserzione non è eccessiva ed io sarei propenso a dire, inoltre, che per lo meno negli Stati Uniti, nessuno ha fatto più di Houdini per discretare lo spiritismo. Se si potesse tentare di formulare un’opinione a distanza, si potrebbe affermare che la percentuale di imposture nel campo dei medium è notevolmente maggiore in America che in Inghilterra. Sir Arthur stesso nel volume citato afferma altrettanto e, pur mantenendo sempre la sua buona opinione sulle facoltà psichiche dei fratelli Davenport nel ato e della signora Crandon nel presente, la sua stima sull’onestà nei medium non è più tanto alta quanto lo era al tempo in cui pubblicò la History of Spiritualism. Egli dichiara che soltanto un ignorante può supporre che non esistano autentici medium, ma nello stesso tempo aggiunge che prima di accettare dei fenomeni come reali occorre procedere ad un’attenta verifica, specialmente quando si tratta di soggetti americani. “Ammetto”, egli dice, “di non aver stimata al suo giusto valore la corruzione che prevale nel campo spiritistico degli Stati Uniti”. In queste condizioni, bisogna pensare che Houdini, nella sua energica campagna, non si scagliasse, come si suole dire, contro i mulini a vento. Le prove di frode in molti capi erano irrefutabili ed egli poteva sostenere la sua confutazione nei riguardi di tutti i fenomeni spiritici, compiendo egli stesso prodigi ancor più inesplicabili di quelli prodotti da qualunque medium. Probabilmente non sbaglieremo concludendo che la campagna di Houdini sia principalmente responsabile dell’atteggiamento scettico di moltissimi intellettuali cattolici americani dei nostri giorni. Ai loro occhi le meraviglie di Daniele Home, di Stainton Moses e delle sorelle Fox non erano che trucchi. Questo atteggiamento, come ho già rilevato, mi sembra un errore e non credo che chiudendoci in un ostinato scetticismo possiamo intraprendere una discussione in condizioni di vantaggio. Anzi, se una persona vuole combattere lo spiritismo, non raggiungerà lo scopo cominciando con l’affermare sommariamente che tutti i fenomeni sono dovuti all’impostura. Nondimeno, non è il caso di ritenere che, essendo il grande denigratore convinto del carattere fraudolento dei prodigi spiritistici a cui aveva assistito, egli fosse una persona deliberatamente menzognera della cui parola
non ci si poteva fidare quando negava l’intervento di influenze psichiche nella realizzazione dei suoi propri meravigliosi trucchi. Dato che Houdini morì nel 1926, i particolari della sua sbalorditiva carriera sono, senza dubbio, già appannati nella memoria di molti, anche tra i suoi compatrioti. Sarà bene dunque ricordare che il mago nacque a Appleton, nel Wisconsin, nel 1874. Suo padre era un rabbino ebreo di nove Weiss emigrato dall’Ungheria. La famiglia era numerosa e si trovava in ristrettezze; Erich, settimo figlio, cominciò molto giovane a guadagnare qualche cosa con la sua straordinaria attitudine per le acrobazie e per i giochi di prestigio. Alla età di vent’anni sposò, senza riflettere e andando contro al desiderio dei suoi parenti, una ragazza di diciassette anni che conosceva da poco più di una settimana e, per quanto possa sembrar strano, l’unione fu delle più felici. Ella era, a quanto pare, di famiglia cattolica tedesca, e si chiamava Beatrice Rahner; sulle prime il loro matrimonio risultò qualche cosa di simile all’affare di Gretna Green, ma poco tempo dopo un prete cattolico regolarizzò la loro situazione ottenendo, senza dubbio un’acconcia dispensa. Come figlio e come marito Erich fu irreprensibile. Arrangiandosi alla meglio con qualche rappresentazione in piccoli teatri, la giovane coppia sostenne, per oltre sei anni, un aspro conflitto con la miseria. Houdini è in nome che egli scelse come pseudonimo d’arte, per analogia con il famoso prestigiatore se Roberto Houdin. Egli non fumò e non bevve mai in vita sua; nelle sue festicciole domestiche amava offrire champagne, ma non ne assaggiava mai. Si teneva in forma per le sue rappresentazioni, molte delle quali richiedevano forza ed equilibrio non comuni. Inviava regolarmente una parte considerevole dei suoi guadagni a sua madre, e marito e moglie erano felici di sopportare ristrettezze e privazioni, purché ella avesse tutto ciò che le abbisognava. La coppia aveva i suoi battibecchi, poiché, tanto il marito quanto la moglie erano di temperamento impulsivo, ma chiunque legga la biografia scritta dal signor Kellock può rendersi conto della profondità dell’affetto che li univa. Negli anni seguenti, quando Houdini era all’apogeo della sua fama, si lasciò persuadere a prender parte a certe pellicole congegnate in modo da sfruttare le sue meravigliose abilità e a questo scopo è interessante notare ciò che dice Kellock:
I registi erano molto preoccupati per l’imperizia del protagonista nelle scene d’amore. L’anima puritana di Houdini, a quanto sembra, rifuggiva da questo lato della produzione, e la riluttanza in queste scene destò non poca ilarità tra i compagni d’arte. Uno dei direttori, dopo aver tentato vanamente per una mattinata intera di convincere Houdini ad abbracciare l’eroina, senza aver l’aria
di sottomettersi ad una penosa necessità, come ultima risorsa scongiurò la signora Houdini di lasciare il “teatro”. “Ogni volta che riusciamo a fargli baciare l’attrice”, disse egli, “ci rovina la scena volgendo ansiosamente gli occhi verso di voi”.
Però il famoso prestigiatore non era certamente uno di quei mariti che si lasciano dominare, se non terrorizzare, dalla loro consorte. La signora Houdini stessa racconta un incidente dei primi tempi del loro matrimonio, che prova come egli sapesse affermare la sua volontà quando lo stimava opportuno.
Egli mi aveva proibito di andare ad una certa rappresentazione che furoreggiava nella città dove ci trovammo per ragioni di lavoro. Io ero decisa a vedere questo spettacolo. Mi aveva detto che non era adatto per me e che se avessi disobbedito mi avrebbe sculacciata e mi avrebbe rimandata a casa mia. Naturalmente, dopo questo ammonimento, andai alla rappresentazione. Egli mi segui, mi portò fuori del teatro, mi sculacciò energicamente, divise i nostri modesti risparmi, mi accompagnò irremovibilmente alla stazione, mi comperò un biglietto per Bredgeport dove viveva mia sorella e mi caricò sul treno affidandomi il nostro amato cane, un momento prima che il treno partisse. All’ultimo momento, togliendosi il cappello con gesto cortese, disse: “lo mantengo sempre la mia parola; addio, signora Houdini”. Mi si spezzava il cuore ed era sul punto di scoppiare in singhiozzi, ma il ricordo delle sculacciate mi diede forza per rispondere con una calma dignitosa, ben simulata: “Addio, signor Houdini”.
Beatrice prosegue riferendo come suo marito, sempre riflessivo e riguardoso, avesse telegrafato a sua sorella, affinché andasse a riceverla alla stazione. I suoi parenti la accarezzarono e la comionarono, ma ella confessa che era tanto infelice da sentirsi disposta a chieder perdono a suo marito, in ginocchio.
Sei ore dopo, alle due del mattino, suonò il camlo e io udii la voce di mio marito. Mi precipitai alla porta e cademmo l’uno nelle braccia dell’altro piangendo. “Vedi, tesoro”, disse egli, “ti avevo detto che ti avrei mandata dai
tuoi se avessi disobbedito, ma non ti aveva detto che ti sarei corso dietro per riportarti. a casa”.
Come si può rilevare da questo aneddoto, il livello morale di Houdini era abbastanza elevato. Il suo biografo ci dice che “egli avrebbe fatto qualunque cosa sensazionale per attrarre la folla, ma aborriva tutto ciò che non era certamente morale”. Così, quando certi suoi amici di Parigi lo condussero in un ritrovo dove si facevano delle danze che egli considerava immorali, lasciò il teatro, furibondo, e scrisse nel proprio diario: “le due ballerine dovrebbero venire fustigate pubblicamente”. Inoltre, ci dicono, egli era non solo un rigido monogamo per se stesso, ma esigeva che lo fossero i suoi intimi. Se violavano il suo codice egli li radiava dalla cerchia dei suoi amici. Nessuno poteva accusarlo di essere timido o diffidente. Egli era anzi molto sicuro di sé e questo era un punto sul quale i suoi critici ostili si basavano per disprezzarlo, ma quando viveva tra gli artisti a Hollywood ammetteva, non senza una sfumatura di ironia: “Temo di non valer molto come uomo di mondo. Sono tanto antiquato da rimanere innamorato della stessa moglie per venticinque anni”. L’affetto di Houdini per la propria madre colpiva tutti coloro che venivano a contatto con lui, Doyle, nel libro testé citato, dice che questo sembrava il sentimento dominante della sua vita, e che dopo la morte di lei egli manifestò il suo rimpianto in ogni occasione e in pubblico “in una forma che può sembrar strana a noi, dato il nostro temperamento più freddo di occidentali, per quanto il suo sentimento fosse senza dubbio sincero”. Quando ella era ancora vivente, egli fu preso dallo strano capriccio di comperare un abito che aveva veduto in una vetrina e che era stato fatto per la Regina Vittoria. Pagò una somma considerevole per acquistarlo e lo fece mandare a sua madre, perché lo indossasse. Le scriveva ogni giorno, anche quando l’Atlantico li divideva, e il suo interesse allo spiritismo sembra esser nato soltanto dopo la scomparsa di sua madre ed esser stato determinato dal suo intenso desiderio di comunicare ancora con lei. Però egli non poté mai persuadersi che i presunti messaggi emanati dal suo spirito fossero genuini e le tracce di frode che ripetutamente incontrò nel corso delle sue ricerche, lo disgustarono al punto che negli ultimi anni della sua vita la campagna contro la medianità divenne per lui quasi una ossessione. Su questo punto dovremo ritornare più tardi, ma per il momento noteremo come un’altra curiosa particolarità della sua natura intensamente affettuosa, che quando sua madre si spense nel 1913, egli prese l’abitudine di scrivere ogni giorno una lettera a sua moglie, quantunque ben di rado fosse separato da lei. “Egli nascondeva queste
lettere in ogni angolo della casa”, dice il biografo, “come i genitori nascondono le uova di Pasqua per i loro bambini. Infatti per sei mesi dopo la morte di lui, avvenuta nel 1926, la signora Houdini continuò a scoprirne periodicamente”. Un’altra prova della bontà dell’uomo è il fatto che i suoi assistenti gli erano devoti, nonostante gli scoppi di collera che si succedevano da parte sua quando essi non lo assecondavano a dovere. Dei suoi tre collaboratori, uno rimase con lui vent’anni e gli altri due diciott’anni.
Tutti e tre (dice il biografo) amavano Houdini. Più volte, ogni mese, egli aveva un violento alterco con l’uno o con l’altro di loro e in tali occasioni licenziava sui due piedi la momentanea vittima del suo nervosismo, ma nessuno di essi diede mai importanza a tali incidenti e Houdini l’indomani non si ricordava neppur più di aver licenziato un assistente.
Con suo grande dispiacere non ebbe mai bambini; una delle sue caratteristiche più salienti era la ione per i bimbi. Non ava settimana senza ch’egli desse qualche rappresentazione per un ospedale infantile o per un orfanotrofio. In quasi tutte le rappresentazioni che dava si riservava una parte della sala per poterla cedere gratuitamente a qualche scuola per bambini poveri e inventò persino un trattenimento adattato per i ciechi. A Edimburgo, accorgendosi che molti piccini si recavano allo spettacolo scalzi, diede disposizioni perché tutti fossero forniti di calzature. Può darsi che egli si rendesse conto che tutto ciò costituiva una buona pubblicità, poiché l’istinto dell’organizzazione di spettacoli faceva parte della sua natura, ma difficilmente avrebbe potuto esservi uno scopo recondito nell’incidente che vien riferito sul conto suo a Glasgow, dove fece aspettare il pubblico per dieci minuti, essendosi fermato nella via per accomodare la stampella spezzata di una bambina storpia incontrata per caso. Il suo amore per gli animali era eguagliato soltanto dalla sua abilità nell’addestrarli, il suo fox-terrier “Bobby” divenne espertissimo nel liberarsi, a imitazione del suo padrone, da un paio di minuscole manette fatte apposta per lui. Così, quando un altro cane degli Houdini si ammalò durante un giro in Europa nel 1909, egli riportava il fatto nel suo diario aggiungendo: “Beatrice piange. Io sono molto rattristato”. E il giorno seguente appare un’altra annotazione: “Il nostro povero cagnolino Charlie è morto. Ha finito di soffrire. E’ stato il nostro prediletto e gli volevamo un ben dell’anima”. Se ho riportato
queste banalità dettagliatamente, non è stato senza scopo. Sir A. C. Doyle, pure rendendo giustizia alle molte amabili e attraenti qualità di Houdini, ha dato l’impressione, forse senza volerlo, che egli sia perito sotto l’influsso di qualche incanto o maledizione. Secondo Doyle, Houdini possedeva straordinarie facoltà psichiche che utilizzava a bassi usi, esercitandole soltanto per scopi di lucri e per giunta valendosene per discreditare la potenza che lo aveva innalzato. Nel leggere questo capitolo del Doyle si riceve la impressione che il grande mago fosse una specie di Dottor Faust che aveva venduto l’anima al diavolo e che nell’aldilà fosse stato fissato un termine in cui lo spirito del male sarebbe venuto infallibilmente a reclamare ciò che gli spettava. Per esempio, ci dice:
Io credo che a quel tempo, per quanto riguarda la salute fisica e da un punto di vista “assicurativo”, Houdini fosse l’uomo più sano della sua età che ci fosse in tutta l’America... Eppure per tutto il paese si sparsero avvertimenti di pericolo. Egli fece allusione in pubblico alla cosa più e più volte. Nelle sedute spiritiche in casa mia si ricevette alcuni mesi prima della sua morte un messaggio significativo, “Houdini è condannato, condannato, condannato!”... Man mano che i mesi avano e gli avvertimenti si succedevano da varie fonti, tanto io quanto i Crandons cominciammo ad allarmarci seriamente per la sua sicurezza personale. Aveva dei lati di carattere tanto simpatici che persino coloro che subivano i suoi attacchi feroci e implacabili non desideravano che gli accadesse nulla di male. Ma egli continuò a blaterare contro i medium e le ombre continuarono ad infittirsi.
Sir Arthur prosegue riferendo come il signor Fulton Oursler, amico di Houdini, scrisse dopo il decesso del prestigiatore, che il famoso mago aveva sentito l’avvicinarsi della morte senza comprendere il significato dell’ammonimento. In particolare aveva telefonato a Oursler in questi termini: “Sono destinato a morire. In tutti i circoli spiritistici del paese si predice la mia fine”. Visto che, secondo lo stesso testimone, una medium, certa signora Wood, aveva dichiarato tre anni prima che “le acque erano nere per Houdini” e che la catastrofe lo avrebbe raggiunto mentre si produceva dinanzi al pubblico di un teatro, non vi è nulla di molto convincente in questa pretesa profezia, ed era naturale che la persona così minacciata, nel parlare con un amico intimo, commentasse le amabili predizioni con cui i medium tentavano di spaventarlo, sperando di fargli
interrompere la sua campagna anti spiritistica. Devo confessare che l’intero episodio mi sembra una rivelazione di uno degli aspetti più contestabili di queste supposte comunicazioni con l’altro mondo. Ci ricorda, in modo penoso, la credenza nel “Magnetismo animale malefico” che ossessionava la signora Eddy. Vi è qualche indizio che fa pensare che Houdini fosse superstizioso; infatti ci dicono che quando .accadeva che il tredici del mese fosse venerdì, egli non intraprendeva mai le sue prodezze più pericolose; se questo è vero, le profezie come quelle a cui ho fatto allusione potevano facilmente deprimerlo grandemente, in un periodo di salute cagionevole e in tal modo avrebbero contribuito alla loro realizzazione. Certo è che Houdini era un uomo dotato di un carattere risoluto. Uno dopo l’altro, gli incidenti riferiti dal suo biografo dimostrano che egli eseguì sempre tutto ciò che aveva in programma, anche se soffriva fortemente per qualche dolore fisico occasionale. In una carriera come la sua egli stimava prima necessità vincere il dolore e non si sarebbe potuto trovare un mezzo migliore di renderlo troppo temerario nell’affrontare i pericoli delle sue acrobazie, trascurando le precauzioni richieste dall’avanzare degli anni, che scatenare sul suo capo una procella di predilezioni, secondo le quali avrebbe perduta la vita nell’atto di compiere una delle più ardite prodezze. Se Sir Arthur Conan Doyle, come io non dubito, era assolutamente sincero nel credere alla realtà dei messaggi ricevuti dal mondo degli spiriti, Houdini dal canto suo era altrettanto convinto che tutta la faccenda fosse fraudolenta, o per lo meno illusoria. Se avesse dovuto lasciarsi influenzare da tali avvertimenti, nulla gli rimaneva se non abbandonare la carriera e ritirarsi nell’ombra. Sir Arthur rende giustizia all’intrepidità dell’amico, il cui atteggiamento verso le comunicazioni spiritiche era l’antitesi del suo. Egli cita persino l’audacia sovrumana dei prodigi compiuti da Houdini come prova conclusiva che non avrebbero potuto esser compiuti con mezzi naturali.
Egli aveva la qualità virile essenziale sviluppata a un grado supremo. Nessuno ha mai fatto e probabilmente nessuno farà mai le temerarie azioni compiute da lui. Tutta la sua vita è stata una lunga successione di prodezze e quando avrò detto che tra queste vi era il salto da un aeroplano ad un altro, con le mani ammanettate, ad una quota di mille metri, ci si potrà formare un’idea del punto a cui poteva arrivare [2]
Questo ci dice Conan Doyle, e il signor Kellock reca una testimonianza analoga:
Centinaia di migliaia di persone, in varie città, hanno veduto Houdini, legato e ammanettato da esperti della polizia, saltare da un ponte o da una barca nelle acque di un fiume o di un porto (in certi casi con una temperatura tanto fredda che bisognava spaccare il ghiaccio prima che egli potesse tuffarsi) e lo hanno veduto riemergere nello spazio di un paio di minuti, libero e sorridente. Altre centinaia di migliaia lo hanno veduto stretto in tana camicia di forza della polizia, appeso con la testa in giù per mezzo di una carrucola, fuori da qualche edificio e lo hanno veduto liberarsi nello spazio di pochi minuti [3]
Sir Arthur sostiene che in questi e in altri esperimenti altrettanto arditi concorreva un certo elemento psichico. Houdini, a quanto pare, ammise che “una voce indipendente dalla sua ragione e dal suo giudizio, lo spingeva a compiere i suoi prodigi e gli insegnava la procedura da usare”. Fino a che obbediva a quella voce era certo della propria sicurezza. Non si può a meno di sospettare che A. C. D. abbia dato la propria interpretazione a parole pronunciate senza l’intento di conferir loro il significato che sembra annettergli l’illustre scrittore scomparso. Nessuno che possieda una certa competenza in fatto di ricerca psichica e di storia dello spiritismo può leggere il volume di Houdini, A Magician Among the Spirits senza scoprire che egli parla e ragiona molto liberamente e talvolta arbitrariamente. Si abbandona a fiduciose asserzioni basate su fondamenta poco solide e Doyle ha ragione quando dice che il libro è pieno di errori di fatto [4] Si può capire che la massa di pubblicità che è parte essenziale dell’attività dell’organizzatore di spettacoli, può spostare il suo concetto dei valori in fatto di dichiarazioni veritiere. Oltre a ciò, sospetto fortemente che Houdini, parlando ai suoi conoscenti spiritisti, tentasse sempre, di allontanarli dal campo e che mettesse deliberatamente a prova la loro pazienza per-vedere che cosa avrebbero fatto o detto. Certo è che, in tutti i casi, il grande mago negò nei termini più solenni che le sue prodezze fossero dovute ad alcuna causa che non fosse naturale e fisica. Quando esclude ch’egli potesse avere la mentalità che gli attribuisce talvolta Sir Arthur citando la frase a cui abbiamo fatto allusione. Quando il mago usciva da casse d’imballaggio inchiodate, legate e sigillale da esperti operai, lasciando apparentemente corde, chiodi e sigilli intatti senza che vi fosse il minimo indizio sul modo usato per uscire e quando, in innumerevoli
occasioni, egli si liberò in pochi minuti da tutte le manette, dai ceppi e dalle celle in cui la polizia delle più grandi città d’Europa e d’America lo rinchiudeva a scopo sperimentale, gli spiritisti, del tutto disorientati furono costretti a dichiarare che tali prodigi potevano essere compiuti soltanto per mezzo di potenza psichica e, più precisamente, con la dematerializzazione del suo fisico. Parecchi anni fa Doyle scrisse a Houdini, durante un soggiorno di quest’ultimo in Inghilterra:
Amico mio, perché mai si gira per tutto il mondo alla ricerca di una dimostrazione della realtà delle potenze occulte, quando voi ne fornite la prova positiva ogni giorno La signora Guppy aveva la facoltà di dematerializzarsi, come pure molti personaggi della Sacra Scrittura; credo onestamente che anche voi siate dotato di questa facoltà. La mia ragione mi dice che voi avete questa straordinaria potenza, benché sia sicuro che, fino a un certo punto, la vostra forza e la vostra abilità vi giovino.
Il tono di Sir Arthur divenne più impaziente con l’andar del tempo. Insinuò che Houdini non poteva ottenere alcuna comunicazione convincente da sua madre, perché sconfessava e faceva un cattivo uso delle sue facoltà medianiche. “Tale facoltà”, egli scriveva, “non viene conferita a un uomo su cento milioni soltanto perché diverta la moltitudine, oppure ammassi un patrimonio” [5] Inoltre gli spiritisti, come abbiamo visto, insistevano nelle loro predizioni sulla triste fine del giocoliere. Tuttavia Houdini non titubò neppure un momento, anzi proseguì più attivamente la sua campagna contro i medium americani.
“E’ vero che sono capace di liberarmi dalle catene, di uscire da una cella e di sciogliere qualunque legame” egli diceva “ma dichiaro in modo positivo che raggiungo il mio scopo con mezzi duramente fisici e non psichici. I miei metodi sono perfettamente naturali e si basano sulle naturali leggi della fisica. lo non dematerializzo e non materializzo nulla. Non faccio che controllare e manipolare cose materiali, in un modo molto chiaro per me e perfettamente spiegabile, se non imitabile, per chiunque a cui io volessi confidare il mio segreto. Però io spero di portare questo segreto con me nella tomba, dal momento che non può
essere di giovamento materiale all’umanità, e dato che, usato da persone disoneste, potrebbe divenire un elemento pericoloso” [6]
I segreti di Houdini, a quanto pare, non furono mai divulgati, ma non vi è alcun motivo di supporre che vi fosse qualche cosa di sinistro o anormale nella morte del grande mago, all’immatura età di cinquantadue anni. Egli sofferse per una ferita prodottasi in un incidente occorso durante uno spettacolo l’11 ottobre 1926, ma, per quanto soffrisse molto, continuò arditamente l’esibizione, anzi apparve ancora in pubblico nei due giorni che seguirono. Poi la sua resistenza cedette ed egli dovette lasciarsi ricoverare in una clinica. Durante la convalescenza prese alla leggera la ferita, come il suo solito, e ricevette la visita di numerosi studenti universitari. Si supponeva che normalmente egli fosse immune dal soffrire di qualunque trauma, come se fosse un uomo di gomma, e uno dei giovani studenti credette opportuno di cogliere l’occasione, mentre giaceva a letto, di mettere alla prova la sua resistenza. A quanto pare Houdini si lasciò assestare tre colpi poderosi all’addome e quattro giorni dopo, dato che da alcune settimane era fisicamente abbattuto, morì di appendicite traumatica. Questa fu una triste, ma forse naturale conclusione della carriera di un uomo cinquantenne che, per trent’anni, aveva sforzato al limite massimo le sue facoltà fisiche, sfuggendo in diverse occasioni, per miracolo, alle conseguenze delle ferite riportate nelle sue fenomenali prodezze. Come si accorda l’asserzione di Sir Arthur, secondo la quale Houdini nel 1926 “sarebbe stato, da un punto di vista assicurativo, l’uomo più sano della sua età che ci fosse in tutta l’America”, con i seguenti fatti riassunti dalla sua biografia? Nel 1911 Houdini dovette subire una piccola operazione per un ascesso sviluppatosi a causa degli sforzi compiuti quotidianamente per liberarsi dalla camicia di forza. Poco tempo dopo, uno specialista famoso di Pittsburgh lo informò che vi era una rottura di un vaso sanguigno in uno dei suoi reni. Il medico insisté affinché il prestigiatore abbandonasse l’esperimento della camicia di forza e gli disse che, se non avesse mutato sistema di vita, sarebbe morto nello spazio di un anno. Nonostante le sofferenze che lo affliggevano egli confermò le sue esibizioni fino al termine della scrittura e non di disse nulla a sua madre e a sua moglie del referto medico. Al principio del 1912 egli si produsse uno strappo a un tendine, cosa che rendeva i suoi esercizi terribilmente dolorosi, nondimeno proseguì. Il rene ammalato non si riprese per diversi anni ed anche in seguito egli dovette sempre dormire con un cuscino sotto il fianco [7] E ancora che cosa dobbiamo pensare del resoconto di uno dei tentativi del mago per rivaleggiare con i prodigi dei fachiri indiani i quali
si fanno seppellire vivi? Rilevo la descrizione dal recente volume del signor Hereward Carrington, The History of Psichic Science (130) e posso notare che l’autore, pur non essendo uno spiritista, è convinto della realtà dei fenomeni fisici di certi medium, compresi quella della signora Crandon.
“Houdini è rimasto sepolto in una cassa metallica per circa un’ora e mezzo; però quando è stato disseppellito era mortalmente pallido, traspirava in tutto il corpo e aveva cento quarantasette pulsazioni. Fui presente a questa sepoltura sperimentale, come a molte altre, e parlo con cognizione di causa. Secondo la mia opinione Houdini ha abbreviato notevolmente la sua vita con questi esperimenti” (pag. 187).
Può darsi che Houdini abbia detto veramente a Sir Arthur che nei suoi prodigi “vi era una voce che lo guidava”, ma io sarei propenso ad avanzare l’ipotesi che abbia parlato in tal modo semplicemente per amore di pubblicità. Infatti egli poteva prevedere che non sarebbe stata una cattiva pubblicità per lui se Conan Doyle e i suoi compagni di fede avessero proclamato ai quattro venti che gli esperimenti di Houdini esorbitavano dalle forze note della natura, al punto di non poter essere spiegate se non con l’influenza delle potenze occulte. Occorrerebbe troppo spazio per discutere dettagliatamente sull’incidente a cui Sir Arthur dà singolare risalto e che, secondo lui, proverebbe che quando c’era la speranza di ottenere una buona pubblicità, il prestigiatore non aveva scrupoli nel raggiungere il suo scopo. A. C. D. accusa il mago di essersi vantato in precedenza di smascherare il Crandon e di avere impiegato, nelle sedute che ebbero luogo in seguito, dei mezzi sleali per far cadere i sospetti sul medium. Ammettiamo che la accusa sia fatta in perfetta buona fede, ma è certo che Sir Arthur stesso non fu mai presente alle suddette sedute; inoltre egli non fornisce alcun dato atto a provare la serietà e la precisione degli informatori dai quali ottenne il resoconto. Dalla narrazione stessa risulta chiaro che l’accusato non ammise mai i fatti a lui attribuiti e avanzò anzi una versione molto diversa sull’accaduto [8] Una particolarità che differenziava inconfondibilmente i prodigi di Houdini da quelli delle sedute spiritiche era il fatto che egli si legava con un previo programma che non mancava mai di svolgere appieno. Ora, il migliore dei medium non può mai garantire il prodursi di un fenomeno. In ogni seduta vi è sempre la probabilità di sentirsi dire che le condizioni non sono
favorevoli, che non vi è abbastanza potenza, che la presenza di una data persona o di troppi spettatori intralcia l’esperimento, che i presenti devono parlare di più, o cantare di più, oppure sedersi in un dato modo, o infine che nulla potrà prodursi se la luce rossa non verrà diminuita ancora. E quando tutte le esigenze sono soddisfatte, accade, più e più volte, che la seduta risulti interamente negativa. Negli esperimenti di Houdini, si può dire che, praticamente, il mago non deluse mai la aspettativa del pubblico. Ma, naturalmente, il più forte di tutti gli argomenti era la sua costanza nel negare che le forze occulte avessero qualche cosa a che fare con i suoi esperimenti. In un certo periodo s’interessò con sincerità allo spiritismo, prima di tutto perché fin da ragazzo si era sempre apionato a tutto ciò che aveva dell’inverosimile dal gioco di prestigio alla magia propriamente detta, e in secondo luogo perché era desideroso, se fosse stato possibile, di mettersi a contatto con la madre che aveva amata teneramente. Il suo biografo ci dice:
“Egli mantenne una certa curiosità sulla possibilità di comunicazioni postume anche quando si accorse di non incontrare null’altro che delusioni nei suoi rapporti coi medium. I suoi patti accuratamente studiati con gli amici lo dimostrano. Secondo il suo accordo con la moglie, nell’eventualità della morte di lui, ella avrebbe dovuto tentare una comunicazione una volta la settimana. Ogni sabato ad una data ora, ella doveva prendere la fotografia preferita di suo marito, e concentrarsi con essa per mezz’ora in un tentativo di comunicazione. Se qualche cosa di lui sopravviveva, se era possibile superare l’abisso che separa i viventi dai traati, egli avrebbe dato segni della sua presenza”.
Il signor Kellock, scrivendo oltre un anno dopo la morte di Houdini dichiara che sua moglie aderì fedelmente a dette istruzioni, ma senza risultato. Houdini non era un israelita osservante, pur rimanendo fedele ad alcuni costumi dei suoi padri, ma rispettava tutto ciò che era concetto religioso puro. Non era avaro, quantunque sapesse fare il proprio interesse, ed essendo orgoglioso di chiamarsi per antonomasia “il grande Houdini”, teneva molto a che tale denominazione fosse posta in testa al cartellone degli spettacoli. La sua beneficenza non si limitava a casi che avessero un valore pubblicitario, e spesso egli era l’ultimo rifugio degli sfortunati. specialmente di coloro che appartenevano al teatro. Io trovo impossibile credere che la sua vita non sia stata che una menzogna recitata,
come qualcuno ha insinuato, specialmente giudicando dalle sue abitudini morigerate, nonché dall’energia con cui sosteneva i principi altamente morali. Eppure tale dovrebbe esser stato, se fosse vero che tutti i suoi prodigi fossero dovuti ad un’origine magica o psichica oppure a qualche patto con la potenza dell’abisso. L’argomento favorevole di tutti coloro che sostengono che i fenomeni fisici dello spiritismo sono dovuti a qualche trucco consiste appunto nei prodigi inesplicabili compiuti da prestigiatori ufficiali. Per questo motivo, per un senso di giustizia verso i miei oppositori, ho creduto bene di includere questo capitolo su Houdini che è forse il più straordinario dei moderni maghi [9] Però il fatto che non possiamo spiegare come Houdini compisse detti prodigi non li pone, a mio giudizio, nella stessa categoria dei fenomeni della fisarmonica, degli spostamenti di mobili, delle levitazioni, della capacità in certi medium di maneggiare carboni ardenti, ecc. Non è il caso di ritornare a dilungarsi sull’argomento, ma ha importanza il fatto che le dimostrazioni di Home avevano luogo senza alcun apparato, nei salotti delle case di cui egli era ospite e che, in buona luce, egli aveva sempre accanto un certo numero di testimoni, inoltre una buona parte dei fenomeni e specialmente quelli con la fisarmonica portavano alla necessità di comunicare temporaneamente agli altri parte delle singolari facoltà del medium. Mi sia permesso citare quella che mi sembra un’osservazione ragionevole, fatta molto tempo fa, negli ultimi anni della sua vita e dopo una lunga esperienza personale nel campo spiritistico, da Horace Greeley, capo del partito Antischiavista e fondatore della “New York Tribune”.
“La maggior parte di essi appartiene ad una categoria non molto elevata dal punto di vista morale e mi consta che molti di essi hanno tentato di simulare manifestazioni quando non potevano ottenerne di genuine. Ammettiamo dunque che i colpi “non provino nulla, a parte il fatto che si possono produrre dei suoni grazie a qualche influenza od impulso di cui non comprendiamo a fondo la natura, e teniamo pure conto che tutti i fenomeni fisici sono stati o possono essere simulati da prestigiatori quali Robert Houdin, Blitz, il fachiro di Ava, ecc.. Però i sorprendenti giochi di mano di costoro sono il risultato di un lungo e laborioso allenamento, senza contare la base costituita dall’esperienza dei predecessori, dei quali essi non hanno fatto che perfezionare l’arte; viceversa i medium sono spesso dei ragazzi che non possono avere tale destrezza... anzi, alcuni dei quali sono notoriamente impacciati e maldestri nei loro movimenti. L’ipotesi del gioco di prestigio non spiega certamente alcuni fenomeni ai quali io
stesso ho assistito”.
E ancora:
“I mancati successi dei medium, sono, secondo il mio concetto, più convincenti dei loro successi. Un giocoliere può fare in qualunque momento i suoi giuochi di prestigio, ma io ho veduto i più eminenti medium are lunghe serate, sforzandosi di evocare fenomeni spiritici, senza ottenere neppure un successo parziale. Si sono verificati casi simili in occasioni nelle quali il medium, per ottime ragioni, era particolarmente ansioso di sbalordire e convincere gli spettatori. Eppure non poteva nemmeno ottenere un modesto “colpo”. Se fossero stati prestigiatori, non avrebbero subito scacchi tanto ignominiosi” [10]
[1] Cfr. A. CONAN DOYLE, The Edge of the Unknown, pag. 1. Il capitolo intitolato “L’enigma di Houdini” non occupa meno di 62 pagine. Sfortunatamente non ho potuto trovare una copia del volume Houdini and Conan Doyle, the Story of a Strange Friendship, di R. ERNST and HEREWARD CARRINGTON, 1934. [2] The Edge of the Unknow, page 2. [3] KELLOCK, Houdini; His Life Story, 1928, page 1. [4] Come esempio sorprendente posso notare che Houdini riteneva per certo che il risoluto scettico Podmore fosse uno spiritista e che Podmore fosse capace di dire qualunque cosa in difesa della realtà di qualunque fenomeno spiritico. A quanto pare Houdini fu tratto in inganno dal solo tatto che Podmore era membro della Società per la Ricerca Psichica. Vedasi: A Magician Among the Spirits, pag. 41, nota 3. [5] Vedasi: KELLOCK, Houdini, pag. 14 e 308-309. [6] Ibid., pag. 15.
[7] KELLOCK, Houdini, pag. 229-231. [8] Ho letto molto di quanto si è scritto in ambo i partiti sulla controversia Crandon-Houdini, ma devo confessare la mia incapacità ad esprimere un parere in proposito. [9] Apparve in “The Month”, agosto 1930 e virtualmente lo scrissi come recensione dell’opera di DOYLE, The Edge of the Unknown. [10] HORACE GREELEY, Recollections of a Busv Life 1809, page 238-239.
CAPITOLO DICIASSETTESIMO - I frutti dello spiritismo moderno
Coloro che si sono trovati a lottare nel complesso groviglio di incoerenze che costituisce l’assurda opera della signora Mary Baker Eddy, Scienze and Health with Key to the Scriptures, ricorderanno che l’ultima parte, che occupa un centinaio di pagine e cioè una settima parte di tutto il libro, è intitolata “ Frutti”. In questo capitolo la signora Eddy sostiene di dare un resoconto dei risultati concreti raggiunti dalla Scienza Cristiana”. Tre appropriate frasi sono prefisse al sommario, la prima delle quali è questa: “Perciò noi li giudicheremo dai frutti che avranno portato”. Non sarà forse fuori di luogo concludere il presente volume, alquanto frammentario, con un tentativo di rispondere alle domande: “Quali sono i frutti dello spiritismo? Che cosa ha fatto la “Nuova Rivelazione” per l’umanità durante gli ottant’anni della sua esistenza riconosciuta?”. Per quanto riguarda la massa dei lettori, voglio dire gli uomini intelligenti che non s’interessano in modo particolare delle scienze occulte, ma amano mettersi al corrente di ciò che accade attorno a loro, qualunque allusione allo spiritismo richiama alla mente due idee dominanti. La prima è costituita dai frequenti scandali di medium disonesti che sono stati sorpresi in flagrante frode; la seconda è il ricordo della divulgazione di molte comunicazioni strane e contraddittorie che pretendono di rivelare le condizioni della vita nell’oltretomba. Fino ad ora la penetrazione dell’idea spiritistica nella massa non è andata oltre queste due vaghe impressioni. Tale effimero risultato dei molti milioni di ore ate nel tentativo di comunicare col mondo degli spiriti è certamente in contraddizione con le meravigliose promesse che più e più volte furono pronunciate dai primi pionieri del movimento. Fu detto da Ballou nel 1852 che tutta la terra stava per essere trasformata in un nuovo giardino dell’Eden, e, come egli riferisce nei suoi scritti, il figlio suo, comunicando dall’aldilà, insisteva nel suo appello: “Papà, sii paziente; osserva e attendi. Non comincerà un altro secolo senza che il grande mutamento si produca” [1] Sulla prevalenza dell’impostura nelle file dei medium professionisti che traggono guadagni dall’esercizio delle loro doti psichiche, è stato detto molto, incidentalmente, nel corso di questo volume, e non vedrei l’utilità di accumulare ulteriori esempi. Noterò soltanto che nei mesi che hanno preceduto la stesura del presente capitolo la situazione è divenuta singolarmente tesa con lo scandalo provocato da un esempio particolarmente grave di frode constatato dal signor
Harry Price nel Laboratorio nazionale di ricerche psichiche di Londra. Una certa signora Vittoria Elena Duncan, medium di Dundee, che aveva acquistato una grande reputazione in Scozia per i suoi fenomeni di materializzazione, fu invitata da certe organizzazioni inglesi e specialmente dall’Alleanza Spiritistica Londinese, a tenere una serie di sedute nella metropoli. Tali sedute, a quanto sembra, si svolsero in modo soddisfacente per coloro che vi assistettero e centinaia, se non migliaia di seguaci ben pensanti del movimento se ne andarono convinti di aver veduto con i loro occhi, in buona luce, la emanazione dalla medium di una vasta membrana ectoplasmica che l’aveva coperta dal capo alle piante e dalla quale mani e volti spiritici sorgevano nettamente. Di conseguenza fu stabilito che la signora Duncan tenesse cinque sedute al Laboratorio nazionale, dove un esiguo gruppo del quale avrebbero fatto parte esperti indagatori come il professar William Mc Dougall, membro della Reale Società e ex docente a Oxford, il professor Flügel e il professor Fraser Harris, doveva riunirsi per sottoporre le manifestazioni a un rigido controllo [2] Sarebbe impossibile dettagliare qui gli incidenti verificatisi durante le cinque sedute. In ognuna delle prime quattro una immensa membrana di “ectoplasma”, sprigionantesi esclusivamente dalla bocca della medium (per quanto sembra che si fosse tentato di affermare che proveniva anche dal naso e dalle orecchie) coprì tutta la persona della Duncan, strisciando sul pavimento quando ella si alzava in piedi. Furono prese delle fotografie con macchine eccellenti, tanto che le immagini poterono essere molto ingrandite. In tal modo la sostanza si rivelò, senza possibilità di dubbio, come un tessuto in cui si distingueva la trama e si notavano alcuni strappi, nonché i vivagni e in cui si discernevano le pieghe causate dal modo in cui la stoffa era stata piegata. Le numerose riproduzioni che appaiono nel volume del signor Price dimostrano che un drappo di tale garza, lungo due metri e largo settantacinque centimetri, può pesare appena una oncia e mezzo e può essere ridotta in una pallottola che senza difficoltà potrebbe essere tenuta in bocca. Ma la garza non costituiva la sola caratteristica atta a indicare che il fenomeno era suscettibile di una spiegazione estranea alle influenze sovrannaturali. Una mano che nella terza seduta fu vista uscire dalla bocca della medium fu fotografata. Allo sviluppo si ebbe la netta impressione che detta mano non fosse che un guanto di gomma da chirurgia. Vi è una lucentezza che risulta appunto dalla fotografia che fa risalire la presunta mano sulla garza e che esclude che si possa trattare di una mano di carne e ossa. Quel che più conta un piccolo spillo di sicurezza apparve in questa e in un’altra occasione, e, per quanto risultasse nel bel mezzo dell’ectoplasma, è difficile supporre che possa essere di origine ectoplasmica. E ancora, il volto femminile che risaltava in mezzo all’ectoplasma nella quarta seduta, era, a quanto ci dicono, non un volto
solido nelle tre dimensioni, ma semplicemente un’immagine. Non vi può essere bisogno di dilungarsi in altri particolari che sono debitamente posti in rilievo nell’opera del signor Price. Praticamente gli indagatori erano certi che la membrana di ectoplasma era prodotta da un drappo di garza che la signora Duncan, alta e grossa, che misurava 142 di torace e pesava 79 chili, poteva benissimo inghiottire e rigurgitare a volontà, alla maniera dei prestigiatori. Se qualche esitazione vi fosse ancora stata riguardo a questa conclusione, non sarebbe mancata una prova ulteriore; infatti la domestica della signora Duncan, certa Mary Mc Ginley, in una dichiarazione giurata fatta il 22 febbraio 1932 rivelò molti fatti interessanti. Era stata mandata ad acquistare sette metri di garza per la sua padrona, l’aveva lavata dopo l’uso e aveva notato che aveva un particolare odore acido; ella aveva pure trovato un paio di guanti di gomma da chirurgia, nonché la fotografia ritagliata di una ragazza, attaccata a un pezzo di mussola. Non rimaneva ombra di dubbio: la manifestazione non era che un’abile frode compiuta con tanta perfezione che molti pubblici si erano lasciati trarre in inganno. Per dare un’idea della frequenza di tali frodi si potrà notare che nello stesso anno, 1931, altri tre casi attrassero la pubblica attenzione. Carlo Alberto Beare “chiaroveggente e medium con diploma” il che significa che le sue manifestazioni erano state controllate da una organizzazione spiritistica e ritenute genuine, ammise pubblicamente la sua truffa. Lo scandalo di Giorgio Valiantine, sorpreso in un tentativo di produrre fraudolentemente impronte digitali è già stato menzionato. Nel settembre dello stesso anno Craig Falconer e suo fratello Giorgio, di Glasgow, dopo essere stati perseguiti legalmente e processati nel Sud Africa, furono condannati per aver prodotto false manifestazioni sostenendo trattarsi di opera degli spiriti. Gli accusati furono entrambi condannati a una multa di 15 sterline e, in mancanza di queste, a un anno di lavori forzati; nel pronunciare la sentenza il giudice osservò che gli accusati si erano fatti beffe dei sentimenti di persone ingenue e avevano commesso le loro frodi sotto il manto della religione. Visto che simili esempi di impostura possono riscontrarsi in qualunque periodo della storia del movimento, si è portati a domandare se l’organizzazione di sedute al buio non equivalga a un incoraggiamento diretto per i ciarlatani senza scrupoli. Qualunque successo possa essere stato raggiunto da medium ingenui, mi sembra che l’atmosfera di quello che chiamerò per convenienza “spiritismo propagandistico” è di per sé stesso soffuso di frode. E quando ci allontaniamo dallo spiritismo propagandistico per guardare le comunicazioni ricevute attraverso soggetti psichici in consultazioni private, oppure ci occupiamo delle risme e risme di fogli riempiti di scritture automatiche accumulate nel corso di questi ottant’anni non troviamo una situazione migliore. Per conto mio, sono certo che esistono dei
medium onesti anche tra coloro che si guadagnano da vivere sfruttando le loro facoltà. La signora Piper, americana, le cui facoltà sovrannaturali hanno convinto sperimentatori scettici come il dottor Richard Hodgson e il professor William James, il famoso psicologo, o ancora la signora Osborne Leonard, inglese, che è stata consultata da schiere di persone rispettabili il cui livello in fatto di nozioni scientifiche non è inferiore a quello di Sir Oliver Lodge, sono entrambe medium professioniste. In entrambi i casi le prove più scrupolose sono state eseguite e sono state impiegate dalle agenzie di polizia privata per scoprire se le strane nozioni che le due donne rivelano nella loro ipnosi, di fatti che non avrebbero potuto apprendere con semplici letture, non fossero state acquisite con qualche insegnamento segreto. Nessuna circostanza sospetta è venuta in luce. Al contrario, il mistero non ha fatto che divenire più profondo e io non ho inteso alcuno, anche tra coloro che partono da un preconcetto di scetticismo, che dubiti della buona fede dei due soggetti psichici ora menzionati. Tra i moderni rappresentanti della scienza divinatoria le due donne sono al più alto livello, non solo per la loro figura morale, ma per la qualità delle loro facoltà psichiche.. Nondimeno se qualcuno si pone ad esaminare le comunicazioni che ci sono pervenute attraverso queste singolari vie, troverà spesso il suo compito terribilmente tedioso nonché inutile. Vi può essere qualche granello d’oro qua e là, ma la massa di pure insensataggini è esasperante. Se lo spirito-guida “Imperator”, che controllava Stainton Moses si debba identificare per l’“Imperator” che controllava la signora Piper non può essere che una questione di congetture. Nel primo caso Imperator dichiarò esplicitamente di essere il profeta Malachia.
Sappiate dunque (così riporta lo scritto automatico del Moses) che io ero incarnato sulla vostra terra in quei terribili giorni di desolazione che succedettero al ritorno del popolo di Dio dalla terra di Persia sotto Neemia... In quei giorni io vivevo e pronunciavo con voce umana messaggi profetici come faccio ora attraverso Voi, perché abbiate a comprendere più appieno e chiaramente quel Dio che allora rivelai. Quando Neemia si partì per guidare il popolo e per ricondurlo a Dio, io, Malachia, angelo di Jehovah, messaggero di Dio com’ero chiamato, mi ersi al suo fianco e profetizzai i giudizi di Di [3]
La comunicazione che prosegue molto a lungo è firmata “Imperator salutem
dicit”. L’Imperator della signora Piper non è meno sentenzioso, ma non accadde mai che esso impartisse informazioni di qualche valore, oppure esprimesse un pensiero che si potrebbe desiderare di ricordare. Quando gli vengono rivolte le domande, egli sembra risentirsi di una imputazione di ignoranza, ma, d’altro parte, prende a parlare come per far are il tempo, senza mai venire al punto in questione. Ecco un estratto dei discorsi di Imperat su Melchisedech... Comunicazioni delle quali, a quanto pare, si sperava di ottenere un po’ di luce sulla dimenticata storia del popolo di Israele:
“Dobbiamo darti la luce in breve [4] Vi è tanto da riferirti, amica mia, che la luce non durerà mai abbastanza perché possiamo darti un resoconto dettagliato delle vite e delle opere degli uomini di Dio. Se avessimo potuto afferrare questa luce ai suoi inizi, avremo potuto darti queste informazioni, ma troppo tempo è ato. Perciò ti chiedo di affrettarti e prendere tutte le comunicazioni concernenti i messaggeri di Dio. Non c’è abbastanza tempo per dare molti particolari... Così ti trasmetteremo quel che possiamo”.
A questo Hodgson, lo sperimentatore, rispose:
“Saremo lieti se ci darete un riassunto, sia pure in forma molto concisa” [5]
Nondimeno egli non ottenne dichiarazioni ben definite... nulla che Te parte delle nozioni di un diligente allievo di scuole festive. Un nuovo controllo, “Giorgio Pelham”, appare allora a Hodgson si lagna blandamente del tono vago di Imperator. Giorgio assicura lo sperimentatore che Imperator è “molto in alto” e accanto agli occhi di Dio. Il dialogo continua così:
“Hodgson: Gli ho domandato particolari della storia degli Ebrei.
“Pelham: Ebbene, se qualcuno lo sa, questo è Imperator.
“Hodgson: Esattamente. Sembra ch’egli Io sappia, ma non vuole comunicare in un modo semplice e intelligibile... Le sue comunicazioni hanno un tono molto vago”.
Aggiungerò che le presunte comunicazioni emananti da personaggi ben noti, come ad esempio Giorgio Eliot, ricevute attraverso la medianità della signora Piper erano egualmente deboli e poco convincenti. E ancora, nel caso della signora Leonard, molte delle comunicazioni trasmesse dallo spirito-guida, “Feda”, sembrano di scarso valore. Era abbastanza naturale che molti i nel libro di Sir. Oliver Lodge, Raymond, i quali riferiscono i presunti avvenimenti della oltretomba venissero messi in ridicolo. Non credo che lo stesso Sir Oliver considerasse quelle comunicazioni come veridiche, quantunque abbia stimato opportuno o necessario di riferire tali messaggi coscienziosamente, anche quando poteva immaginare che l’allusione ai sigari, al whisky, al seltz, ecc., non poteva a meno di creare un pregiudizio nella mente della maggioranza dei suoi lettori. In vari punti egli mette in rilievo il fatto che qualche distorsione o infiltrazione si deve verificare nei messaggi, dato che essi dipendono da troppi fattori mentali e cioè vi è lo spirito-guida. il controllo, il medium e lo sperimentatore. Nondimeno le banalità sono presenti nel libro e non vi è spiegazione che ne cancelli l’effetto. Nessuno potrebbe considerare le rivelazioni fatte attraverso la signora Leonard”, “non vi può esser dubbio sul fatto che quando Feda si trova smarrita, quando, per qualche motivo, non è capace di ottenere alcuna genuina impressione di carattere sovrannaturale, piuttosto che rimanere in silenzio ricorre alla riserva degli artifici”. Ma se lo cose stanno in questo modo, con i soggetti psichici migliori, come la signora Piper e la signora Leonard a cui tutti gli spiritisti tributano grandi onori, che cosa dobbiamo aspettarci dalla moltitudine di automatisti minori, le cui presunte comunicazioni con gli amici defunti trovano editori che invadono il mondo con i loro messaggi dall’oltretomba? Ben pochi di coloro che non hanno esaminato a fondo l’argomento possono farsi un’idea delle proporzioni che sta assumendo la letteratura in proposito. In una piccola bibliografia appesa in “The Spiritual Magazine”, fin dal 1867, trovo enumerate sessantacinque opere stampate i cui autori sostengono di aver scritto sotto l’influenza diretta degli spiriti attraverso la
medianità umana; si osservi che questo elenco non era certo completo. Per esempio, non comprendeva alcuno dei trattati di carattere più generale come quelli di Ballou, Edmonds, e Hare, che riportano lunghe comunicazioni spiritiche soltanto come parte secondaria del loro contenuto. Nondimeno alcune di queste sono le meglio documentate e le più interessanti che si possano trovare. Prendete, ad esempio, l’opera del Reverendo Adin Ballou (1852), già menzionata più volte, che era una delle prime e forse una delle più sane opere scritte per esporre la dottrina delle comunicazioni col mondo spiritico. Come Sir Oliver Lodge e come Sir Arthur Conan Doyle, il signor Ballou, stimato Ministro Universalista del Massachusetts, aveva perduto un figlio, morto nel fiore degli anni, 1’8 febbraio 1852. Una signora che, a quanto sembra, non era una medium pagata, ma soltanto un’amica di famiglia, persona, dice il signor Ballou, “che credo fermamente incapace di ingannare deliberatamente e che dichiara di essere inconscia delle manifestazioni che provoca” attrasse l’attenzione del reverendo verso lo spiritismo. Dopo qualche comunicazione preliminare dall’al di là, furono formulate delle domande e si ottennero delle risposte. Il 19 febbraio di quell’anno si ebbero appunto i seguenti scambi di domande e risposte:
“D. Vi sembra di essere molto distanti dalla terra? Come vi appare il nostro mondo?
“R. La distanza è grande; vediamo tutti i mondi compreso quello su cui voi abitate. Non ci appaiono come le stelle e i pianeti ai vostri occhi. Sono in verità tanti mondi come il vostro e li vediamo come tali.
“D. Avete qualche cosa di analogo al sonno o al riposo nel vostro stato?
“R. Il nostro riposo sta nel mutamento. Il nostro cibo è spirituale. Il sapere è cibo per noi. Spiriti più illuminati potrebbero spiegarvi ogni cosa meglio di me.
Avete dimore, ecc.?
“R. Siamo nell’aperto spazio; la nostra dimora è l’immensità.
“D. Qual è l’aspetto delle cose nel mondo degli spiriti?
“R. Vediamo cose analoghe alla natura, ma nulla che si richiami all’arte.
Tutto ciò ha un tono ben definito, ma è in aperta contraddizione con il resoconto fornito da fonti analoghe dal Reverendo G. Vale Owen, lodato da Sir Arthur Conan Doyle come veggente e come santo. Negli scritti di Vale Owen troviamo molte informazioni sulle case degli spiriti. Per esempio:
“La nostra casa è bella, fornita di tutte le comodità. All’interno vi sono bagni, sala da musica e apparecchi per registrare il nostro lavoro. Lo spazio è molto. Parlo di una casa, ma in realtà si tratta di una serie di case, ognuna assegnata a una certa classe di lavoro, in ordine progressivo. iamo dall’una all’altra e apprendiamo tutto ciò che possiamo da ogni casa. Ma ogni cosa è tanto meravigliosa che i viventi non potrebbero comprendere; cosi mi atterrò a cose più semplici”.
Oppure ancora ci vengono riferite le prime impressioni di uno spirito appena traato:
“Egli vede attorno a sé fabbricati di vario genere, alcuni dei quali vi ho descritto. Ma quegli edifici per lui non rappresentano soltanto case, laboratori e collegi. Da
ogni struttura egli rileva una impressione del carattere di coloro che lo costruirono e dì quelli che lo abitano. I nostri edifici son permanenti, ma non come quelli della terra. Essi possono essere sviluppati, modificati e adattati per colore, forma e materiale, secondo le esigenze”.
Senza dubbio il figlio di Sir Oliver Lodge. Raimondo, parla pure di case e di strade e molti dei documenti contenuti nel volume di Edmond e di Dexter, sono straordinariamente precisi nei particolari. Prendete questo resoconto della casa di una signora del mondo degli spiriti:
“Era, in grande una villa suburbana di una certa eleganza. L’architettura era di stile orientale, qualche cosa tra saraceno e il gotico. Mi mostrarono l’interno... La disposizione degli arredamenti e dei mobili era simile a quella di una lussuosa casa sulla terra... Mia sorella mi mostrò il suo vestito... Allora mi fece vedere il guardaroba di suo marito. Trovai che non differiva essenzialmente da quello degli uomini viventi. Notai un panciotto che mi piaceva. Era del modello che si usa da noi ora... a due petti. era di velluto, ben fatto, con un disegno in bianco e rosso” [6]
Quella villa suburbana in stile orientale “qualche cosa tra il saraceno e il gotico” ci lascia un po’ perplessi, ma devo confessare la mia incompetenza ad esprimere un’opinione su questioni di gusto architettonico, di arredamento e di mode. Nondimeno, vien fatto di domandarsi se la moda seguita dalla categoria più aristocratica degli spiriti nell’aldilà, sia ispirata a quella di Parigi, oppure dettata da principi estetici astratti. Non meno definito era il resoconto che il dottor Robert Hare, professore di chimica nell’Università di Pennsylvania, ricevette dallo spirito di suo padre. Lo scritto fu ottenuto attraverso un’automatista, la signora Gourlay, ma il dottor Hare, meticoloso per quanto riguarda l’esattezza di tale prezioso documento, non lo fece stampare fino a che egli stesso non l’ebbe letto da cima a fondo alla presenza dello spirito di suo padre e non ne ricevette la conferma per mezzo di “colpi” paragrafo per paragrafo.
“Il mondo degli spiriti (dichiarava lo spirito del Senatore Hare) sta a sessanta o cento miglia dalla superficie terrestre; lo spazio intermedio compreso quello immediatamente al disopra della terra è diviso in sette regioni concentriche chiamate sfere Comprenderete dunque che non sono vaghe chimere o semplici congetture della mente, ma entità assolute quanto i pianeti del sistema solare o il globo su cui vivete. Tali sfere hanno latitudine e longitudine, atmosfere di aria particolarmente vitale, le cui correnti dolci e balsamiche producono un piacevole effetto che rinvigorisce. Le loro superfici sono variate dai più diversi e pittoreschi panorami, con alte catene di montagne, vallate, fiumi, laghi, foreste nonché la riproduzione di tutti i più alti fenomeni terrestri. Gli alberi e i cespugli ornati da splendido fogliame e da fiori di ogni tinta e varietà, emanano profumi deliziosi" [7]
Vi sono pagine e pagine di descrizioni di questo genere, molto simili a quelle del Reverendo Vale Owen nel loro effetto generale di tediosa banalità, ma molto differenti nei particolari. Il dottor Hare ha il vantaggio di ottenere comunicazioni da suo padre, da sua sorella e da due suoi bambini. Questa famiglia di spiriti, a quanto pare, non portava panciotti di velluto a doppio petto, né d’altro genere. Indossavano vesti fluttuanti e luminose. Essendo queste vesti formate di una composizione fosforescente era visibile ai chiaroveggenti della terra “in diverse gradazioni”. Il giudice Edmonds, d’altra parte, non dipendeva soltanto dalla scrittura automatica. Aveva delle visioni in cui visitava la dimora spiritica della sua defunta moglie e faceva eggiate con lei. Egli ha divulgato un resoconto di tale esperienza:
“La carrozza era leggera e elegante, con un sedile in alto per il conducente e un altro sedile a due posti per i eggeri. Era dipinta in giallo e sugli sportelli c’era la mia sigla! I finimenti erano leggeri ed eleganti; i cavalli erano superbi esemplari della razza araba, snelli e focosi. Erano ben tenuti e i loro mantelli erano di diverso colore, essendo stati i cavalli accoppiati secondo la razza e non secondo l’aspetto... Ed ora, come posso descrivere lo scenario attraverso il quale siamo ati? Sembrava quasi un panorama terrestre, ma reso più sublime, più raffinato, più bello e più allegro... Aveva un senso di libertà... Era un meraviglioso panorama in cui si scorgevano ville, giardini. ecc. ecc.” [8]
Dobbiamo dedurre che a quel tempo l’automobile non fosse ancora entrata nell’uso comune nel mondo degli spiriti. Mi domando se da allora siano state introdotte le automobili. Non ricordo che se ne sia fatta alcuna allusione nelle dettagliate descrizioni della vita nelle sfere che si trovano nel Raymond, nel Claude’s book, oppure nel We are here. Inoltre non si può a meno di domandarsi chi vivesse nelle “ville” e nelle “lussuose dimore” descritte nei testi automatici con relativa allusione ai parchi che le circondavano. Ad ogni modo, per non urtare i sentimenti democratici americani con un concetto di proprietà, apprendiamo quanto segue:
“Ho osservato che per quanto alcune tenute fossero delimitate da siepi e da filari d’alberi, vi erano sempre delle aperture per un libero transito in tutte le direzioni”.
La frase seguente poi si avvicina molto ai particolari forniti dal Reverendo Vale Owen:
“Mentre ritornavo (prosegue Edmonds) osservai che le case, d’ambo i lati ,erano avvolte di luci dei colori più svariati... Alcune rosse, alcune azzurre, alcune verdi, altre arancione, ecc., colori che oltre ad aumentare la bellezza dello scenario valevano ad indicare le caratteristiche prevalenti dei loro abitanti” [9]
Il giudice Edmonds credeva indubbiamente che tutte queste cose rappresentassero delle realtà rivelate a lui in una serie di visioni per uno scopo ben definito. In una delle prime visioni egli narra come un abitante del mondo degli spiriti, nuovo arrivata, voleva sapere perché lui (Edmonds) non rimaneva nell’aldilà. Al che gli altri spiriti gli spiegarono: “Che io ero ancora un mortale e non potevo rimanere; che ero andato là per vedere il luogo e per poterlo descrivere ai miei simili e che ero stato attratto dal forte, affetto di mia moglie e dei miei bambini” [10] In rare occasioni abbiamo qualche cosa di simile a un
episodio. Per esempio vi è il seguente incidente riferito da Edmonds:
“La mia attenzione fu attratta da un rumore in un bosco vicino e volgendomi vidi un cervo con grandi corna che usciva correndo verso di me, a tutta velocità, inseguito da un grosso levriere. Era una scena interessante ed io mi domandai se nel mondo degli spiriti si andasse a caccia, ma ben presto vidi che si trattava soltanto di due animali che giocavano. Giungendo presso la riva di un fiume il cervo si fermò e si volse. li cane si fermò anch’esso, poi cominciò a girare attorno al cervo come se volesse aizzarlo a dargli la caccia a sua volta”.
Per la maggior parte, tuttavia, gli scritti automatici ottenuti dai primi medium non presentano che innumerevoli pagine di aride banalità e lo stesso si può dire di molti scritti pubblicati recentemente, senza eccettuare le molto reclamizzate relazioni riguardanti una vita futura dovute al reverendo Vale Owen. Vien fatto di ricordare i commenti del signor J. Arthur Hill sulla sorprendente durata delle comunicazioni dei “controlli.” nelle riunioni spiritiche. “Il segretario dell’Unione Nazionale Spiritistica”, egli dice, “invitò una volta il defunto J. W. Colville a parlare per una settimana, senza intervallo, il che fu fatto con una monotonia e una banalità tali da far impazzire un pubblico che non fosse molto tollerante”. Gli indagatori che si prendessero il disturbo di esaminare ogni campione di questo tipo di letteratura, dai giorni di Edmonds e Dexter a quelli della signora Maria King, di Cora Tappan, ed ora della signora Meurig Morris, famosa per la sua comparsa recente in tribunale, si renderebbero conto come vi sia ben poca esagerazione nel cinismo rivelato dal signor Hill. Ma la caratteristica più sorprendente dell’atteggiamento dei convinti fautori dello spiritismo verso queste rivelazioni è la loro propensione a ignorare tutte le contraddizioni che esse contengono. Forse nessun autore del nostro tempo conosceva più a fondo la letteratura e i fenomeni dello spiritismo moderno del defunto signor J. H. Hyslop, già professore di logica e di etica all’Università di Columbia, più tardi segretario della Società americana per la Ricerca Psichica. In uno dei suoi libri il professar Hyslop parla come segue:
“Ma vi è un’altra importante difficoltà con la quale dobbiamo lottare il carattere
contradditorio dei messaggi che descrivono la vita futura. Quantunque gli scrittori del ramo ne parlino come se si svolgesse in un mondo simile al nostro, non se ne trovano due che la rappresentino nello stesso modo. Uno ci dice che gli spiriti indossano abiti, un altro modifica questa asserzione dicendo che gli abiti che essi portano sono “creazioni del pensiero”. Uno afferma che i morti vivono in case, altri lo negano, altri ancora fanno una via di mezzo descrivendo le case come prodotti del pensiero o come di essenza puramente immaginaria. Tutte queste contraddizioni si potrebbero spiegare come divergenze di opinione sulla vita futura, oppure come la distorsione dei messaggi per opera del subcosciente del medium o forse ancora di entrambe le cose. In ogni caso le dichiarazioni sono tanto diverse e contradditorie che noi non potremmo mai accettare, senza riserve, alcuna comunicazione ritenendo che essa descriva la natura della vita nell’oltretomba”.
Si deve ricordare che il professor Hyslop non era contrario alla credenza di una possibilità astratta di comunicare coi defunti; ciò nonostante scriveva:
“Le contraddizioni sono tanto numerose che è inutile tentare di accettare un’interpretazione superficiale dei fenomeni. Un gruppo di spiriti-guida (non importa se si tratti di veri spiriti o soltanto di personalità subcoscienti) ci dice che la vita nell’aldilà è uguale a quella fisica, compreso il cibo, il vestiario, il commercio, l’arte, “le fabbriche di tabacchi”, “il whisky al seltz “e tutta la serie di accessori di cui ci serviamo. Un altro gruppo nega tutto questo e ci dichiara che non possiamo concepire che cosa sia il mondo degli spiriti. Alcuni ci dicono che la teoria della reincarnazione è esatta; altri la negano. Alcuni credono in Dio, altri lo negano. Alcuni dichiarano di avere delle dimore, altri dicono di vivere nello spazio. Non vi è uniformità in queste teorie, eccetto in quella secondo la quale, come Swedenborg sosteneva, la vita futura non consiste altro che in uno stato mentale. Ognuno è libero di pensare come gli aggrada e se può crearsi un mondo proprio, questo assumerà forme infinite come infinite sono le mentalità” [11]
Cinquant’anni prima un nemico dello spiritismo, il dottor Williamo Potter aveva
sollevato obiezioni analoghe basate sullo studio dei presunti messaggi dell’aldilà.
“Innumerevoli contraddizioni e assurdità si mescolano alle più elette verità e alla più profonda filosofia. Ci insegnano che Dio è una Persona, che Egli è impersonale; che Egli è onnipotente e che Egli è governato da leggi naturali; che tutto è Dio e che non vi è Dio, poiché noi siamo dei; ci insegnano che siamo immortali... ci dicono che il mondo spiritico è sulla terra, oppure al disopra della nostra atmosfera, oppure ancora aldilà della via lattea. Ci affermano che il mondo degli spiriti ha una sfera, tre sfere, sei sfere, sette sfere, trentasei sfere, un infinito numero di sfere. Che è un mondo reale e tangibile; che è tutto creazione della mente dell’osservatore e appare indifferente ai singoli spiriti. Che è abitato da animali, uccelli, ecc.; che gli animali non ci sono... Che gli spiriti conversano per mezzo della lettura del pensiero; che si valgono di un linguaggio come noi. Che la loro musica è l’armonia dell’anima; che è strumentale e vocale. Che essi vivono separatamente; che vivono in gruppi di nove. Che si sposano senza avere discendenti; che hanno discendenti dai mortali; e ancora che hanno discendenti tra loro. Che il loro matrimonio è temporaneo; che è eterno. Che gli spiriti non rivivono mai nella carne; che ritornano per entrare in corpi infantili e vivere molte vite” [12]
[13]
A queste obiezioni il signor Epes Sargent nel suo libro Planchette professa di rispondere; però la sua risposta non nega l’esistenza delle sullodate contraddizioni. Una confutazione tante debole da parte di un difensore della causa, al quale non manca certo l’intelligenza, non può servire che a rendere più patente il carattere indiscutibile delle confutazioni di Potter. Eppure questa massa di messaggi contradditori e non verificabili costituiscono la sola eredità lasciataci dallo spiritismo in ottant’anni di presunti rapporti col mondo dei traati. I libri che li contengono si moltiplicano in modo incredibile; ora si possono contare a centinaia. In questo consiste principalmente il frutto dello spiritismo; ma chi potrà pesare la percentuale di autosuggestione che concorre
dalla possibilità di trovarsi di nuovo a contatto con gli amici e coi congiunti che hanno perduti? C’è qualcuno di loro davvero convinto? Io ne dubito, nonostante le loro asserzioni. Siamo certi di due cose sole che possono essere verificate da chiunque si prenda il disturbo di approfondire, e cioè che la pratica dello spiritismo, dagli inizi, ai giorni nostri è stata frammista ad ogni specie di frode e d’impostura; in secondo luogo che è nata una vasta letteratura riguardante pretese rivelazioni sulla vita futura, la maggior parte della quale è palesemente insensata e contradditoria, senza che in essa vi sia neppure una minima parte capace di offrire qualche elemento probatorio sull’identità dei presunti spiriti comunicanti. Abbiamo già detto qualche cosa sul pericolo presentato da quegli spiriti che si presentano sotto falsa identità o in altre parole del pericolo della contraffazione di persona, ma non credo necessario scusarmi se alludo ancora in queste pagine di conclusione ad un aspetto di così vitale importanza nell’argomento. Il ben noto spiritista, Stainton Moses, citato senza contrasto da Sir Oliver Lodge e da Sir Arthur Conan Doyle, ha reiterato, quasi all’esasperazione, i più energici ammonimenti contro il pericolo. Nel suo saggio intitolato, The Intelligent Operator al the Other End of the Line l’autore dedica molto spazio per discutere la questione delle comunicazioni e i motivi per cui non dobbiamo fidarci ciecamente dell’identità degli spiriti che ci trasmettono dei messaggi; per quanto riguarda le cause di questi inganni egli si pone le seguenti domande, che evidentemente tradiscono la sua propensione ad una risposta affermativa:
“E’ forse vero che vi sono, anche nel mondo degli spiriti, coloro che si compiacciono di farsi belli con le penne del pavone e di farsi are per qualche cosa o per qualcuno migliore di loro? Possono gli spiriti, essendo, come sappiamo, capaci di accedere a fonti d informazioni sull’umanità, meglio di quanto noi non possiamo fare, raccogliere dati sulla vita terrena di altri spiriti e trasmetterceli contorti e svisati, contando, non senza ragione, sulla credulità con cui i viventi accettano qualunque storia plausibile, oppure sulla loro propria capacita di approfondire la psicologia dell’indagatore, oppure ancora di mescolare fantasie, frodi e fatti reali in guisa da disorientarlo?” [14]
Molti altri brani dello stesso tenore potrebbero essere tratti dalla medesima fonte. Egli ci dice che vi sono stati momenti in cui ha dubitato dell’identità di tutti gli
spiriti comunicanti. Dichiara che il suo spirito-guida di fiducia lo ha ammonito ripetutamente contro ii pericolo della contraffazione di persona, e una volta, dopo essere rimasto a lungo in uno stato di perplessità, il signor Moses ottenne dal stia controllo la seguente informazione: “Abbiamo accertato che lo spirito che falsamente pretendeva di collaborare con noi è uno spirito che si presenta sotto false spoglie per danneggiare e ritardare l’opera nostra [15] In seguito il signor Moses si rassicurò basandosi su elementi, che, devo confessare, mi sono apparsi molto effimeri. Egli ci dice di essersi convinto che “una sistematica serie di imposture non sarebbe stata permessa dalla potenza che controlla il mondo degli spiriti”. Allude, a quanto sembra, all’Onnipotente. Nello stesso tempo ammette di non potersi confidare appieno con altri, in materia. Per suo conto, dopo averci ricordato le parole di Tennysan: “Come puro di cuore e sano di mente”, ecc., egli si prepara, a quanto apprendiamo, in tal guisa che, nelle sue comunicazioni coi morti, ha un senso di rettitudine che bandisce ogni timore di suggestione. E’ la sua coscienza pura che:
“ci predispone a credere che noi non siamo vittime di un sistema organizzato di crudele impostura, prolungato per un periodo di molti anni, e inteso a beffarsi dei più sacri sentimenti del cuore umano. Lo spirito che agisse in tal guisa, pur mantenendo un’aria di sincerità e di elevatezza, dovrebbe senza dubbio essere il demonio in persona, travestito da angelo di luce”.
Del resto, questo è precisamente ciò che dicono in maggioranza i Maestri del Cattolicesimo, dai Padri dei primi secoli, fino ai giorni nostri. Nello stesso tempo, non credo e non sostengo che siamo in ogni caso obbligati ad accettare questo punto di vista. Vi sono altre intelligenze nell’immenso aldilà, ad esempio le anime dei non battezzati, sulla cui attività sappiamo assai poco. Le loro comunicazioni capricciose e ingannevoli potrebbero avere un significato amichevole ed essere intese a recare il conforto, sia pure fallace, a coloro che sono immersi nel dolore e nel lutto. Quel che sappiamo chiaramente è che le Scritture e la Chiesa in ogni periodo hanno vietato ogni tentativo di comunicare coi morti per vie non riconosciute. Sappiamo inoltre che l’impiego di medium è una procedura che ci espone a innumerevoli rischi di frodi e di autosuggestioni, mentre la atmosfera stessa della seduta spiritica è contraria ai più salutari istinti dell’umanità sana e industriosa. Coloro che trascurarono questi ammonimenti
non potranno che battersi il petto se accadrà loro di cader vittime delle insidie degli spiriti che si presenteranno sotto false spoglie, spiriti troppo abili nel simulare, perché l’indagatore, possa sperare di penetrare il loro travestimento. In questo gioco d’inganni vi può essere qualche spirito maldestro che si lascia smascherare facilmente, ma possiamo supporre che siano tutti maldestri?
[1] BALLOU, Spirit Manifestations, Boston, 1852, page 230. [2] Oltre ad essere autore di molte opere di Psicologia il professor Mc Dougall fu un tempo presidente della Società Inglese per la Ricerca Psichica. [3] Si veda: TRETHEWY, The Controls of Stainton Moses, page 25. [4] Luce nella fraseologia spiritica significa la forza psichica accumulata che rende possibili queste comunicazioni e che, secondo un concetto analogo a quello dell’elettricità in un accumulatore, può esaurirsi rapidamente. [5] “Rapporti” della Società per la ricerca psichica, Volume XXVIII, pag. 481. [6] EDMONDS AND DEXTER, Spiritualism, 1855, 10a edizione, vol. II, pag. 541-542. [7] DOTTOR HARE, Experimental Investigations..., New York, 1896, 4a ediz., pag. 87. [8] EDMONDS AND DEXTER, Spiritualism, 1855, vol. II, pag. 163. [9] EDMONDS AND DEXTER, op. cit., vol. II, pag. 168. [10] Ibid., pag. 135. [11] J. H. HYSLOP, with the Other World, 1919, page 359 e 364-365. [12] EPES SARGENT, Planchette, pag. 291 (che cita questo fascicolo del dottor William Potter). [13] [14] STAINTON MOSES, Spirit Identity, 1902, page 41-42.
[15] Spirit Teachings, 1918, pag. 230.