Giuseppe Franco
Lo Spiritismo
Manuale scientifico e popolare
I edizioni 1893 Tipografia Artigianelli di S. Giuseppe - Roma
Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis
Indice
Al lettore. Origine e contenuto del manuale
Capo I. Idea generale ed origine dello spiritismo moderno
Capo II. Propagazione e vicende dello spiritismo
Capo III. Fenomeni dello spiritismo presente
Capo IV. Ufficii diversi dei medii al presente
Capo V. Odierne dottrine degli spiritisti
Capo VI. Opinioni e scissure interne dello spiritismo
Capo VII. Istituzioni moderne dello spiritismo, giornali, congressi
Capo VIII. Dello spiritismo specialmente in italia
Capo IX. Dello spiritismo finto e falsificato
Capo X. Realtà di veri fatti spiritici
Capo XI. Alcuni fatti recenti e fededegni
Capo XII. L’agente spiritico è intelligente, ma abbietto
Capo XIII. L’agente spiritico è malvagio e malefico
Capo XIV. Difese degli spiriti malvagi
Capo XV. Pericoli delle assemblee spiritiche
Capo XVI. Della sensualità nel commercio spiritico
Capo XVII. Gli agenti spiritici sono di natura diabolica
Capo XVIII. Le dottrine spiritiche sono diaboliche
Capo XIX. Lo spiritismo è l’antica magia diabolica
Capo XX. Agenti spiritici che confessano di essere diavoli
Capo XXI. Ipotesi vane per ispiegare lo spiritismo
Capo XXII. Se lo spiritismo sia ciurmeria
Capo XXIII. Se lo spiritismo si spieghi colle forze psichiche
Capo XXIV. Se lo spiritismo sia pensiero trasfuso e materializzato
Capo XXV. Se il demonio possa intervenire tra i cristiani
Capo XXVI. Se lo spiritismo si possa cristianeggiare
Capo XXVII. Se lo spiritismo conduca allo spiritualismo
Capo XXVIII. Questioni morali e pratiche. Giocare agli spiriti. consultare i sonnambuli. Spiriti famigliari. Medicina spiritica. I nostri cari estinti
Capo XXIX. Leggi della chiesa e di dio relative allo spiritismo
Capo XXX. Conclusione a chi crede e a chi non crede
Al lettore
Origine e contenuto del manuale
Spesso mi occorse di avere a studiare i fatti dello Spiritismo quale è in voga oggigiorno ; ed anche ne ho pubblicato varie trattazioni, nella Civiltà Cattolica. Stesi segnatamente una Idea chiara dello Spiritismo, per occasione dell’opuscolo: « Sguardi nello Spiritismo, per S. A. I. e R. il Tenente maresciallo Arciduca Giovanni. Traduzione dal tedesco, di F. Busi, 1884. » Essendo questa, sebbene riprodotta in copiosa edizione a parte, interamente esaurita, mi risolvo di ripubblicarla. Ma conoscendo per lunga pratica il serpeggiare che fa in Italia e fuori lo Spiritismo, e il diffondersi delle sue opinioni fallaci e pericolose, eziandio tra persone oneste e colte, ho in questa terza edizione mutato il titolo e rifatto presso che tutto il lavoro, accrescendolo di due grossi terzi, per adattarlo ai cresciuti bisogni dei lettori. Esporrò adunque brevemente la storia dello Spiritismo, quale esso si mostra in questo secolo, le sue vicende insino a noi, le sue attinenze col Magnetismo animale e coll’Ipnotismo, i fenomeni e le dottrine più comuni nelle sue congreghe. Discorrerò delle ipotesi proposte per ispiegarne le cause, e ne dimostrerò l’ unica vera e certa. Infine noterò i gravi pericoli che seco portano le pratiche spiritiche, e risolverò alcune difficoltà che più frequentemente si adducono in contrario. A questo modo avrà, spero in Dio, il mio benevolo lettore una Idea chiara dello Spiritismo, dal lato storico e dal filosofico e dal religioso ; e insieme una guida pratica per regolare sé stesso e per consigliare, ove gli convenga, chi a lui chiedesse consiglio.
Capo I.
Idea generale ed origine dello spiritismo moderno
1. Prime origini. Meglio che niuna filosofica definizione dello Spiritismo gioverà un cenno storico a darne un concetto chiaro e sufficiente.. Parliamo del vero e comune oggidì; e non del fantastico e ciarlatanesco che spesso vi è mescolato, nè dell’ antico dei secoli ati. Nel 1847, se stiamo al comune racconto dei contemporanei, e segnatamente ad una storiografa americana, Emma Hardinge Brithen, devota agli spiriti, ma diligente investigatrice dei fatti, lo Spiritismo ebbe il suo nascimento, nel villaggio d’ Hydesville, nello Stato di Nova York degli Stati Uniti dell’America settentrionale. Nella casa abitata da una famiglia Fox si cominciarono a udire dei colpi nelle pareti, e sul pavimento, durante il desinare e molto più la notte ; altre volte muoversi di per sè le masserizie, ed altre volte certe mani, invisibili e gelide, strisciare sulla persona delle fanciulle di casa. Insomma vi accadevano quei fatti, che comunemente vediamo accadere nelle case infestate, o come dice il popolo, dove ci si sente. I signori Fox, protestanti metodisti, poco pendevano nel credere ai folletti, e sforzavansi d’immaginare che siffatti scherzi procedessero da vicini malevoli. Ma non andò molto, che le continue ed ormai insopportabili vessazioni senza indizio d’ intervento umano, li persuasero di avere a fare con esseri dell’altro mondo. Tre figliuole coi genitori, componevano tutta la famiglia Fox. Una delle tre di nome Cate ossia Caterina, bambina di un dodici anni, stando di sera colla madre, e ripensando ai soliti disturbi a cui Brasi quasi assuefatta, non si peritò di rivolgersi all’ignoto perturbatore, dicendogli: « Fa’ come me, messer Piè-forcuto; » e fece schioccare le nocche delle dita più volte. Ed ecco altrettante volte udirsi ripetere per aria schiocchi simiglianti. Cate fece in silenzio qualche tocco sordo colle dita sulla tavola, e udì anche questi in numero eguale ripetersi pianamente. « Gua’, mamma, gridò essa, egli vede anche, e non solo sente. La signora, fattosi animo, chiese al misterioso visitatore, che contasse sino a dieci : e dieci colpi si udirono. Si moltiplicarono allora varie domande. Alla dimanda : « Se’ tu un uomo, » non si udì risposta di schiocchi : alla dimanda : « Sei tu uno
spirito ? » fu risposto con una grandine di colpi. Col permesso dello spirito, che coi tocchi ricisi sembrava manifestare la sua approvazione, furono invitati i casigliani a veglia; e parte della notte ò nel rinnovare le fatte esperienze. Tutto ciò avveniva, a quanto pare, appunto nel mese di giugno del predetto anno 1847, e così prendeva origine il moderno Spiritismo, ossia il commercio cogli spiriti quale usa oggidì. Verso il 1890 si parlò molto negli Stati Uniti della ritrattazione fatta dalle signorine Margarita e Caterina Fox, che erano divenute la prima, vedova Jencken, la seconda vedova Kane. Si disse dai malevoli che ci fossero entrati per mezzo i mali consigli di qualche sacerdote cattolico, altri attribuirono la conversione loro all’abuso dei liquori, altri infine negavano tutto o pretendevano che le povere vedove avessero disdetto le loro ritrattazioni. Per la storia non ha importanza veruna l’appurare il vero di tali fatti secondi : i fatti primi rimangono certi e invariati.
2. Alfabeti spiritici. Sperimentando e speculando non si tardò a comporre un modo convenzionale cogli spiriti schioccanti, per distinguere tra i loro picchiamenti il sì, il no, il forse, il non so, il non voglio rispondere. Poi s’introdussero varie maniere d’alfabeti. Uno de’ più comodi e de’ più usati fu la tavoletta, detta divinatoria o psicografica, che serve anche al presente molto frequentemente, e di cui parleremo a suo luogo. Così fu presto assicurata la intelligibile e metodica comunicazione cogli spiriti. Raccontano e credono gli spiritisti, che a dare avviamento al nuovo commercio oltramondano concorsero molti spiriti colle loro risposte e coi pratici insegnamenti, e notabilissimo tra essi era uno; che da sè nominavasi Beniamino Franklin.
3. I medii e l’azione medianica. Importantissima fu per gl’incrementi dello spiritismo la scoperta dei medii. Tutti e singoli i fenomeni spiritici, se stiamo alle comuni opinioni degli spiritisti e alle teoriche recate dai dottori loro di maggiore autorità, si debbono riguardare come causate, già s’intende, dall’attività degli spiriti; ma sempre o quasi sempre per intermezzo di uomini, dotati di qualità acconce ad ottenerne l’influsso. Queste persone ebbero però nome di medii, il loro potere si disse mediumnità, e l’azione, medianica : parole di gergo inglese, che ci rammentano l’origine delle funzioni dei medii risalente ai fatti
d’Hydesville negli Stati Uniti. Si osservò fin d’allora che i fenomeni riuscivano vieppiù spiccati, ogni quai volta intervenisse nell’ adunanza una data persona; e si suppose che ciò avvenisse perché la persona fosse più accetta agli spiriti, o perché fisicamente più fornita di fluidi vitali necessarii al lavoro medianico. Le signorine Fox, che prime avevano sentito l’azione degli spiriti, erano naturalmente di queste privilegiate, e venivano a gara invitate alle veglie, ove si ritentavano le primitive sperienze. Vero è che per poco non ne costò loro la vita. Sebbene protestanti esse, e protestanti di varie sètte i popoli accorsi ai loro spettacoli, pure molti uomini onesti si levarono a rumore, sembrando loro di riconoscervi gli stregonecci antichi, mal palliati dalle forme nuove. Se non era d’un quachero che le difese a spada tratta, le povere medie erano linciate a furor di popolo, in ossequio della Bibbia, che danna a morte stregoni e streghe. ata questa terribile distretta, la persecuzione fece luogo al pubblico favore dei protestanti di tutte le confessioni. Uomini e donne s’invaghirono di divenire medii, a guisa delle signorine Fox, e vi riuscirono. Trovarono presto impiego nelle serate casalinghe, ne’ ritrovi a posta frequentati, sulle scene de’ teatri: giacché un po’per tutto frullavano le esperienze spiritiche o spiritualiste, come colà si dicevano. Solo se ne astenevano i cattolici colti e discreti. Non andò molto che si potè calcolare il numero dei medii, operanti in America, alla somma di quarantamila. Erano per lo più fanciulle o giovanetti, talvolta anche bambini. Si studiò nelle adunanze il vero còmpito del medio. Si riconobbe che esso è semplice mezzano, e anzi stromento ivo e inconscio d’una intelligenza straniera, che lo informa e io muove. Per denotare lo stato del medio, nell’atto che fa da intermedio tra gli spiriti e chi li consulta, gl’inglesi usano la parola trance, la quale significa molte cose insieme : che egli è travagliato di mente e di corpo, che opera per impulso straniero, che non sa quello che fa, nè è mallevadore degli atti suoi. Così appunto leggiamo essere avvenuto ed avvenire in tutte le società pagane alle sibille, agli indovini, agli oracolanti o veri o finti. I cattolici darebbero il pieno concetto, dicendo che il medio è invasato ed opera a guisa d’ossesso.
Capo II.
Propagazione e vicende dello spiritismo
1. Lo spiritismo a in Europa. Egli è chiaro che le novità americane, mal potevano contenersi nella nativa contrada. Vuolsi che le importasse in Europa un battello a vapore, il Washington, approdato a Brema e ad Amburgo sul cadere del 1851. Certo è che in quel torno le pratiche spiritiche si diffo in Germania, Inghilterra, Francia, Italia, e un po’ per tutto ne’ paesi civili, colla rapidità d’una seminella di polvere da fuoco. Chi ha i capelli bianchi deve ricordare quel tempo, che alle veglie delle famigliari adunanze non d’altro si novellava che di tavole giranti. Il provarsi le brigate di amici, anche onesti e cristiani, di ottenere il singolare fenomeno era comune. Nè s’arrestavano a questo solo. Come in America, le tavole cominciarono a picchiare, a scrivere, a parlare, tra un concerto or più or meno fiorito di altri fenomeni meccanici, fisici, fisiologici, psicologici. Molti v’erano attirati dalla curiosità dello spettacolo, molti dalla brama di scoprir segreti, rimedii, stravaganze. Era una mania alla moda. Sarebbe presso che inesplicabile un tale successo, senza il concorso di circostanze singolarmente favorevoli. L’Europa infatti era terreno da lungo tempo a ciò lavorato e oltre modo ben disposto. Nel settentrione i proseliti della nuova chiesa swedenborgiana, detta anche Chiesa cristiana, e Chiesa della nuova Gerusalemme, avevano diffuso le congreghe di veri spiritisti in continuo commercio cogli spiriti che dicevansi buoni: in Inghilterra le aveva fondate lo stesso Swedenborg circa il 1743 ; ne pullulavano in Isvezia, in Olanda ; e vi si perpetuarono. Numerose adunanze erano sorte pure in America, e propriamente nello stato di Nova-York, ove poi, a detta di alcuni storici, furono la semenza dei fatti delle Fox a Hydesville. Altri visionarii ancora avevano fatto seguaci e setta in Inghilterra. In Francia quasi da un secolo e mezzo covava un fermento profondo ed espansivo di fenomeni al tutto somiglianti ai novellamente rivelati dall’America. Veri e proprii spiritisti furono i calvinisti Camisardi in sul principio del secolo XVIII, benché in modi alquanto differenti. I così detti
miracoli dei giansenisti Convulsionarii, niente dissimili in realtà dai camisardi, imperversarono dal 1730 fino alla Rivoluzione del 93.
2. È favorito dal mesmerismo o magnetismo animale. Cahagnet, Du Potet, Allan Kardec. Ma più di tutto concorse a volgere gli animi a cose arcane il Mesmerismo ossia Magnetismo animale. Nel 1778, il dottor Mesmer aveva commossa tutta Parigi e la Francia, predicando il fluido universale, come rigeneratore dell’umanità. Le sue tinozze laidissime, ove amministrava il fluido, vennero dal suo discepolo, marchese di Puységur sostituite colle es o tragittamenti maneschi, meno inverecondi, ma pur voluttuosi; poi a mano a mano si magnetizzò coll’imperio della volontà, con cenni, con una polizza di visita spedita da lontano. E pure scemando gli apparati, i fenomeni crescevano rigogliosi di nuova intensità, sino al Sonnanbulismo lucido, all’Estasi magnetica. In questi il magnetizzato acquistava poteri maravigliosi, somiglianti in tutto ai poteri dei medii spiritici: perché oltre alle nuove facoltà meccaniche e fisiologiche sopra di sé e sopra le cose e persone circostanti, egli poteva intendere e rispondere cose evidentemente superiori alla sua capacità, favellare lingue non imparate, conoscere, senza studio, malattie interne e discorrerne con linguaggio tecnico e prescrivere i rimedii a norma della scienza medica, prevedere cose avvenire, scoprire cose occulte o lontane. Apostoli ardenti portavano per tutto cotali novità, e formavano proseliti numerosi. Memorabile tra questi fu Alfonso Cahagnet, il quale nel 1848 pubblicò il suo libro, Arcani celesti. Erano già otto anni, ch’egli era ammaestrato, com’egli asseriva, dall’ anima dello Swedenborg, la quale gli spiegò la vera causa dei fenomeni magnetici (da lui Cahanget attribuiti alla elettricità); e adunava seguaci per una ch’egli chiamò Nuova chiesa cristiana ;e loro predicava dottrine e pratiche al tutto spiritiste. Ciò accadeva adunque prima ancora che le sorelle Fox dessero la mossa allo spiritismo americano. Non è quindi a maravigliare se lo spiritismo americano entrò quasi trionfante nella via si bene lastricatagli dal magnetismo in Europa. D’allora in poi, cioè dal 1851 al presente, si mantennero sempre distinte le denominazioni delle due Società, ma si unirono di fatto presso che in una comune fratellanza. Il Cahagnet divenne spiritista furioso, il barone Du Potet lo seguì nello stesso arringo; insegnando entrambi, che le nuove pratiche, altro non erano che un risorgimento della magia antica, la magia classica con tutti i suoi benefici influssi, non meno
che co’ suoi pericoli e danni spesso inevitabili. Molti gli imitarono; ma il dare poi più compita forma religiosa allo spiritismo, e più accettevole dall’universale, fu còmpito serbato al signor Leone Ippolito Denizardo Rivail, cui gli spiriti consigliarono di cambiar il nome se con uno celtico. Egli è ora riconosciuto come primo legislatore e pontefice della religione spiritica sotto il nome di Allan Kardec. Pubblicò il codice fondamentale, « il Libro degli spiriti, » nel 1857, sei anni circa dopo il aggio o se vogliamo il ritorno dello spiritismo dall’America in Europa. Il libro è un tessuto di rivelazioni degli spiriti : e questa è l’autorità dommatica alla quale il Kardec continuamente appoggia i suoi dettami, precetti, consigli, nelle opere che venne stampando via via sino alla morte, nel 1869. In America intanto, si facevano largo gli scritti e le rivelazioni del gran veggente Andrew Jackson Davis e di altri minori. Tutti questi libri mentre riescono di lettura innocua, e uggiosa per giunta, alle persone ferrate di forti studii religiosi, tornano per converso pericolosissimi a chi non possiede giusto corredo di nozioni esatte in filosofia e in religione positiva: e però è somma temerità il tentarne la lettura, sapientemente proibita dalla Chiesa.
3. Opposizione della Chiesa Cattolica al magnetismo e spiritismo. Non era possibile che una invasione così clamorosa di fenomeni straordinari e misteriosi non destasse l’apprensione di pericoli morali, almeno fra i cattolici scienziati, e nel clero, naturale custode della religione. Fin dal 1803, quando il magnetismo del Mesmer trascorreva a fatti che non parevano esplicabili colle forze della natura, comparve l’opera dell’abbate Fiard, La trompée par les magiciens et les démonolâtres du XVIII siècle: libro un po’ eccessivo nelle illazioni, ma forte di dottrina. Nel 1815 apparve l’opera, anche migliore, dell’abb. Fustier; nel 1817, una eccellente dell’abbate Wurtz, col titolo: Superstitions et prestiges des philosophes du XVIII siècle, ou les démonolâtres du siècle des lumières. Una legione di scrittori teologi e prelati tenne loro dietro, che a tutti nominarli troppo sarebbe. Dotti secolari entrarono pure nella lizza onorata, il de La Marne, il d’ Orient, il de Mirville, il des Mousseaux e altri. In Italia non mancarono scrittori in favore delle pratiche magnetiche, per esempio, il dottor Tommasi nel 18h1, il conte G. D. Mami nel 1850, il Guidi nel 1857; ma vi sorsero pure valorosi avversaria, e di chiaro nome nella scienza: il teatino P: Gioacchino Ventura, il P. G. M. Caroli minor conventuale, l’abb. Antonio Monticelli, monsignor Tizzani; l’abbate, poi cardinale Alimonda, il dottissimo fisico e naturalista P. Giovanni B.
Pianciani gesuita. Sugosa ed efficace fu pure la trattazione che comparve nella Civiltà Cattolica, cominciando nel 1864, col titolo : Lo Spiritismo nel mondo moderno, e continuò a svolgersi sino al fine del 1866. Stendevala il compianto P. Carlo Piccirillo, collega del Pianciani, con grande nerbo di logica, con buon corredo di teologia e di scienze fisiche. Tutti questi uomini religiosi e pensatori, in Francia e in Italia e altrove, tanto ecclesiastici quanto laici, riprovavano i fenomeni, comuni al magnetismo animale e allo spiritismo, siccome pericolosi alla società, nocivi al buon costume, e soprattutto come infetti di superstizione e però da fuggirsi dai cristiani. La Chiesa infine dopo lungamente maturati gli esami dei fatti, com’essa suole, e studiatili al lume delle dottrine rivelate, si risolvette di condannare le nuove pratiche. Un primo decreto della S. Penitenzieria fu renduto il 1° maggio 1841. Erasi esposto da un Vescovo, come certe persone venissero dai magnetizzatori assopite in un così detto sonno sonnambolico, per via di gesti e toccamenti; nel quale sonno esse divenivano insensibili persino al fuoco, nè potevano destarsi altrimenti che per ordine del magnetizzatore; poteva questi ottenere gli stessi effetti anche da paese lontano, con ordini dati mentalmente. I magnetizzati poi, eziandio se rozzi e idioti, vedevano le altrui malattie interne, e ne davano la diagnosi in termini scientifici e ne indicavano rimedii efficaci e ciò talvolta anche senza presentarsi loro le persone da esaminare, ma solo una loro ciocca di capelli ; uomini illetterati, durante il sonno magnetico, sapevano leggere, e che è più, libri chiusi, e col solo porseli sul capo o sul ventre. Ponderati e discussi tali fatti, la risposta autorevole della S. Congregazione fu: L’uso del magnetismo, come si esponeva in questo caso, non essere lecito. Non era ancora apparso allora lo Spiritismo : ma nel 1836 quando questo, collegatosi col magnetismo, ebbe cresciuto d’intensità e di stranissimi fatti il patrimonio dei fenomeni, una Epistola enciclica, spedita per ordine del Sommo Pontefice Pio IX, a tutti i vescovi della cattolicità, dichiarava, che un nuovo genere di superstizione era quello che nasceva dal magnetismo, immaginando i suoi addetti, « che si potessero per arte o prestigio magnetico scoprire cose occulte, rimote e future... quindi il sonnambulismo e la così detta chiaroveggenza... il vedere cose invisibili, e discorrere di religione, evocare le anime dei morti, riceverne responsi, vedere cose ignote e lontane, ed esercitare temerariamente altri simiglianti generi di superstizione. Nelle quali pratiche tutte, quale che sia poi l’arte o l’illusione, essendo che si ordinano mezzi fisici ad
ottenere effetti non naturali, vi è inganno al tutto illecito ed ereticale e scandalo contro il buon costume. » Colla condanna delle evocazioni e del ricevere risposte dai defunti, si toccano precisamente i fenomeni proprii e costitutivi dello spiritismo, che in quell’anno 1856 era già imbaldanzito dei maravigliosi fenomeni, onde riempiva l’America e l’Europa, notantemente delle evocazioni e dei responsi degli spiriti per iscrittura diretta, con tutto il corredo degl’ indovinamenti di fatti occulti, e rimoti di luogo o di tempo avvenire. Il decreto pontificio tarpò le ali all’invadente spiritismo, colla assoluta condanna della pratica formale ed essenziale dello spiritismo, mentre pure sembrava più specialmente volere attraversare la via al suo fratello; il magnetismo animale. Da questo giorno i cattolici con più fermezza si astennero dall’uno e dall’altro, per dovere di coscienza. Nel 1861, il vescovo di Barcellona, mandò ad ardere ignominiosamente sulla piazza trecento volumi di opere spiritiche, con alta indignazione degl’iniziati, e unanime applauso del popolo cristiano. Così quel dotto e zelante prelato rinnovava l’esempio degli Apostoli, i quali fecero divampare in pubblico i volumi di coloro che si erano occupati di studii curiosi, qui fuerant curiosa sectati (Act. XIX, 19) : colle quali parole sono indicati in ispecie i libri di sortilegio, di magia, di maleficio, di superstizione in generale. Nè possono gli spiritisti adontarsi di venire equiparati ai fattucchieri : essendo che non pochi de’ loro più venerati corifei se ne vantano. Alle testimonianze del Cahagnet e del Du Potet, poc’anzi citate, potremmo aggiungere le confessioni di Eliphaz Levi (Louis Constant) in un’ opera recente, e di Stanislao de Guaita, in un libro impresso nel 1890 ; e quante altre !
4. Opposizione della società civile contro il magnetismo e lo spiritismo. Prima ancora che la Chiesa proscrivesse le pratiche dello spiritismo, come nocive alla fede e alla morale, già le autorità civili più competenti si erano levate a riprovarle. Nella Francia, ove il Mesmer fece le sue prime prove pubbliche, i fatti suoi, esaminati da una giunta d’illustri medici, vennero dall’Accademia di medicina e dal Re condannati; e fu proibito di più oltre tentare simili esperienze. Queste nel fatto, erano al tutto simili alle spiritiche, sebbene di spiritismo allora non si parlasse. La gravissima relazione del dottore Bailly, affermava che insussistenti erano le cause delle pretese curazioni ottenute, e da riputarsi vane ciurmerie ; e che i mezzi e i modi usati ad ottenerle riuscivano pericolosissimi
alla sanità privata e pubblica, e fomento di corruzione nei costumi. Ciò accadde nel 1784. Ma i fatti sono fatti, nè, per negarli, si distruggono. Nel 1831, l’Accademia stessa, dopo lunghi ed accurati studii, si disdisse ed ammise la esistenza di alcuni fenomeni comprovati : la medicazione a distanza, esercitata per soli atti di volontà ; l’ anestesia per simile mezzo ottenuta, il sonno chiaroveggente, la conoscenza, per virtù magnetica delle malattie interne. Vero è che non andò molto, e l’Accademia rinnegò quanto aveva concesso. Offendeva gli scienziati materialisti, che in quei tempi non erano pochi, quell’aura di spiritualismo, che sembrava spirare dai fenomeni magnetici. Quella chiaroveggenza di cose occulte, quel prevedere cose lontane, o future conducevano a’ pensare di anima spirituale, e perfino d’ intervento nelle azioni umane di esseri fuori della natura sensibile. Quindi nuova inchiesta, e più rigorosa, ordinata dall’ Accademia. L’ esito fu che le meraviglie magnetiche non parvero abbastanza provate; e l’ illustre assemblea, nel 1840, decretò che oggimai non si avesse più nè ad esaminare nè a trattare di fenomeni magneto animali. Era una specie di anatema scientifico che rilegava il magnetismo tra le chimere, e i fenomeni suoi tra le bagattelle de’giullari. In Francia, dopo questo decreto, sbollì l’ardore dei medici magnetisti; in Europa non aveva d’uopo di raffreddarsi, non essendo mai stato molto caldo tra i cultori della medicina.
5. Vano compromesso dell’ Ipnotismo. Ma, di nuovo, i fatti sono fatti; e il rifiutarsi quella dotta società di studiarli, non gli annientava. Non più che tre anni dopo, un medico di Manchester, James Braid, pubblicava i frutti di venti anni di studii e di pratiche esperienze, onde si dimostravano reali e sussistenti non pochi fenomeni magnetici. Vero è che egli, protestante onesto, rifuggiva da certi fenomeni più maravigliosi, quelli appunto che avevano screditato presso i dotti il magnetismo animale. Egli solamente affermava possibile « uno stato particolare del sistema nervoso, determinato per via di movimenti (ate, gesti, tragittamenti di mano, come per magnetizzare), ovvero prodotto per via della concentrazione fissa ed astratta dell’occhio mentale e del visivo sopra un oggetto che non è di natura sua eccitante. » Questo stato egli chiamò sonno nervoso ovvero Ipnotismo. Posto un soggetto in questo stato singolare e artificiale, egli coi mezzi stessi onde l’aveva addormentato o con simiglianti ne otteneva una specie di sonnambulismo, con ismarrimento della coscienza, e assoluta dipendenza dalla volontà dell’ipnotizzante, ne otteneva la catalessia eggera,
a piacimento, le anestesie e le iperestesie dei sensi, e altri fenomeni come l’accelerazione del respiro e della circolazione del sangue. Poteva suggerire al soggetto uno sviluppo di forza nel sistema muscolare, una paralisia di qualche membro, una sensazione senza obbietto sensato, una allucinazione di mente ; ed ottenere inoltre il pieno oblio dell’ avvenuto durante il sonno ipnotico, dopo svegliato il soggetto. Il Braid riduceva cosi i fenomeni magnetici ad una cerchia assai ristretta. Negava espressamente di potere ottenere dall’ipnotizzato certi fenomeni in voga presso i magnetisti, come il leggere in un libro chiuso, divinare le malattie interne, vedere coll’occipite o coll’ epigastrio, rivelare cose occulte o distanti; negava assolutamente di avere mai nulla ottenuto col solo imperio della volontà sua, non manifestata, negava perfino la esistenza del magnetismo, propriamente detto animale a distinzione dell’elettricità minerale, affermata e provata dai fisici. È al tutto degno di osservazione che il Braid, pure affermando la realtà dei fenomeni ottenuti, confessava d’ ignorare, il modus agendi, ossia come e perché i suoi atti producessero i fenomeni, e che si chiamerebbe obbligato a chi glielo spiegasse. II Charcot poi che ripigliò il braidismo e gli diede quell’immenso favore di che ora gode, neppure esso diede la spiegazione bramata dal Braid. E la scuola di Nancy, che pretese darla, attribuendo alla suggestione morale una azione diretta ed efficace sopra i centri nervosi indipendenti dal cervello, si avvolse in un laberinto d’ipotesi più inesplicabili che il fatto voluto spiegare. Con tutto ciò io sono d’avviso che, se i medici ed ipnotizzatori avessero conservato l’ipnotismo o vogliam dire il magnetismo così come lo presentava il Braid, sfrendato di alcune frascherie misteriose, e spogliato d’ogni potere troppo maraviglioso, sono d’avviso, dico, che con più facile inganno e con maggiore ruina l’ ipnotismo avrebbe seguitato a correre la sua fortuna. La buona gente l’avrebbe forse tollerato a guisa di una medicina di cui non si conosce il modo intrinseco di agire, come l’omeopatia, la medicatura delle scosse elettriche, delle piastre metalliche, della calamita, cui molti potranno giudicare frivole ed inutili, nessuno sospettare di superstiziose ; e si sarebbe contentata di lasciarlo nel suo stato di cura empirica, da discutersi dai dottori dell’arte salutare. Se non che questo ipnotismo tarpato è un ipnotismo ideale, e non reale. Si tradì da sè stesso. ando per le mani degli sperimentatori e specolatori l’ipnotismo parve ricordarsi della sua naturale discendenza dal magnetismo taumaturgo del Mesmer, del Puységur, del Pétetin, del Faria, e di tanti altri. A poco a poco
rivestì le piume native, e ricuperò gran parte del patrimonio paterno, cioè il corredo di effetti maravigliosi, onde spogliato l’ aveva il Braid e la sua scuola più moderata. Oggidì quasi non vi è fenomeno del magnetismo trascendentale, che non sia riprodotto dagli ipnotizzatori. I nuovi studii che si vengono pubblicando alla giornata, e le communicazioni alle società scientifiche e medicali, accumulano maraviglie a maraviglie. I medici ipnologi ci parlano di fenomeni di levitazione, ossia di persone sollevate in aria per influsso ipnotico, contro la nota legge della gravità ; di trasposizione di sensi, e di vista a traverso dei corpi opachi; di malattie tramutate di posto nella stessa persona, o tramutate da una persona all’altra; di medicine operanti da lungi, benché chiuse ermeticamente, benché non viste nè sapute dal soggetto ipnotizzato; si parla d’ipnotizzati distanza maravigliosa, d’ipnotizzati forzati a sognare, ossia che hanno le allucinazioni loro comandate, obbediscono a guisa di macchine a scatto, ad ordini incredibili dell’ipnotizzante, obbediscono nell’ipnosi, e molto tempo dopo cessata l’ ipnosi. Si parla di ipnotizzali chiaroveggenti, che parlano lingue non apprese, esercitano professioni ignorate, veggono cose lontane, penetrano il pensiero altrui, divinano fatti avvenire. Vi sono bene degl’ipnologi ricalcitranti, meno corrivi, che tuttavia negano la realtà di certi fenomeni più contrarii alle leggi conosciute della natura : ma altri loro colleghi, anche talora materialisti, li affermano e difendono come provati da testimonianze irrefragabili. Di che avviene, che di fatto l’ipnotismo odierno di poco o di nulla si dispaia dal magnetismo animale. Ne affermano anzi la identità formale ipnologi di gran fama, come il dott. Paolo Richer ; il dott. Enrico Morselli, secondo il quale, « il Braid può dirsi il vero padre del magnetismo scientifico » ; il dott. Crescenzo Conca, il quale esplicitamente dichiara : « Noi non facciamo distinzione tra magnetismo ed ipnotismo. » Si potrebbero moltiplicare le testimonianze: ma sarebbe al tutto superfluo, mentre noi veggiamo che gl’ipnologi rivendicano all’ipnotismo indifferentemente tutti i fatti altre volte detti magnetici, ed anche gli spiritici. Chiunque abbia un po’ carteggiati i loro scritti, sa che eglino rappresentano come fenomeni ipnotici gli effetti tutti della superstizione, i sortilegii, le magie, gli oracoli, i maleficii, i filtri, e segnatamente le ossessioni diaboliche. Che anzi molti di loro, pervertendo i dati storici, pretendono di ridurre a semplici fenomeni d’ipnotismo gli stessi carismi soprannaturali dei santi, le visioni, le estasi, i rapimenti, le stimmate, i miracoli dell’antico e del nuovo Testamento. Il celebre ipnotizzatore’ Donato bestemmia: « Gesù fu il più prodigioso dei magnetizzatori...,Gesù guariva gl’infermi col magnetizzarli. » Il Bernheim, illustre capo della scuola di Nancy, la quale attribuisce i fenomeni
ipnotici alla suggestione, spiega colla suggestione religiosa le meraviglie avvenute a Lourdes, cui ammette per verissime, ma naturali. Vi fu chi scrisse un libro a posta per dimostrare che l’ipnotismo distrugge tutto il soprannaturale religioso, perché non vi è fatto veruno tra i più celebrati dalla storia, come soprannaturale, che esso non possa naturalmente produrre. Abbiamo adunque gli stessi ipnotisti consenzienti in ciò, che l’ipnotismo, benché voluto contenere nei limiti d’ una medicina naturale, pure trascorre agli atti del magnetismo taumaturgo; e tanto manifestamente, che ad esso possono gl’ ipnotisti attribuire per proprii effetti quei fenomeni che la storia sempre attribuì ad intervento di agenti oltramondani. E però l’invenzione dell’ipnotismo, da sostituire nella medicina al magnetismo animale, come una medicatura al tutto naturale ad una misteriosa e sospetta, non ha raggiunto lo scopo, è una specie di vano compromesso che non è giovate a nulla. Magnetismo ed ipnotismo rimangono sempre una cosa stessa. 0 se si vuole così, saranno due rami d’ uno stesso tronco, l’ uno più fronzuto e rigoglioso di fiori e frutti, l’altro più sfrondato e impoverito: ma non sono piante di specie diversa. Che anzi, se guardiamo specialmente ai fenomeni e giudichiamo la causa dagli effetti suoi, anche lo spiritismo può e deve riguardarsi come un terzo ramo e precipuo dell’albero medesimo : tanto frequentemente si confrontano tra loro e rispondono a capello ! Certo è che la così detta chiaroveggenza lucida e l’estasi magnetica sembrano accusare corrispondenza con ispiriti oltramondani. Ne conviene il grande magnetista e spiritista Cahagnet; ed il celebre fisico P. Giambattista Pianciani a questi fenomeni superiori, diede il nome di magnetismo negromantico. E sembrano aderire a tale sentenza anche gli spiritisti più recenti : giacché nel Compte rendu dell’ultimo congresso spiritico internazionale noi leggiamo : « Il magnetismo è lo spiritismo dei viventi, e lo spiritismo è il magnetismo dei morti ».
6. Distinzione essenziale dello spiritismo dal magnetismo e dall’ipnotismo. Benché lo spiritismo, il magnetismo animale, e l’ipnotismo, riconoscano probabilmente un ceppo comune onde germogliano, pure una distinzione vi si trova : ed è certa ed evidente, malgrado i punti di somiglianza, ed anche di identità. Sono una cosa stessa quanto a certi fenomeni, maravigliosi e trascendenti, e questa è la ragione, per cui gl’ipnotisti (e magnetisti, che sono una cosa sola), ripetono come proprio onore quanto vi è di soprannaturale, o
divino o diabolico, registrato nella storia. Hanno pure comune la causa istrumentale dei fenomeni: gli effetti spiritici richiedono per mezzo istrumentale una persona detta però medio, la quale diviene inconscia di sè ed opera per virtù d’uno spirito a lui straniero ; ovvero richiedono una persona, per cui intramessa lo spirito opera sensibilmente : per simile maniera gli effetti ipnotici non si producono, senza che l’ipnotizzato entri nel sonno ipnotico, durante il quale è inconscio di quanto dice e opera; ed intanto egli parla ed opera in virtù dell’attività dell’ ipnotizzante, la quale è un influsso indeterminato, misterioso, ancora che si chiami suggestione, o altrimenti. Tanto il medio spiritico, quanto l’ipnotizzato, dopo terminato il còmpito loro, restano affatto immemori dell’operato. Ecco varii punti di identità tra lo spiritismo e il magnetismo e l’ipnotismo. Si potrebbe inoltre osservare che l’ossessione diabolica, quale è conosciuta nella storia e nella Chiesa, conviene essa pure col magnetismo e collo spiritismo in questi punti : giacché l’ossesso il più delle volte fa e dice cose trascendenti le forze naturali ; ed ecco i fenomeni equiparabili agl’ipnotici e spiritici : l’ossesso durante l’ossessione non è padrone di sè, nè mallevadore de’ suoi atti, appunto come il medio e l’ipnotizzato : l’ossesso, dopo cessato il parossismo diabolico, non sa che cosa abbia detto o fatto, non si ricorda più nulla; l’ipnotizzato parimente, svegliandosi ignora quanto ha detto o fatto durante l’ipnosi. Questi punti di analogia, che ha lo spiritismo col magnetismo e coll’ipnotismo, faranno più spiccare quei lati pei quali assolutamente se ne distingue, e sono specialmente due : lo scopo, e la causa efficiente dei fenomeni. Perché i magnetisti e gl’ipnotisti, colle loro pratiche si propongono per iscopo di sperimentare le forzo della natura e applicarle al bene fisico dell’uomo sulla terra : checchè avvenga poi di fatto, questo e non altro è l’intento confessato e professato dai dilettanti di magnetismo e d’ipnotismo. Dove che gli spiritisti mirano a penetrare nei secreti fuori della natura visibile, intendono di scrutare le cose oltramondane, e da queste ricavare una filosofia, o meglio una religione, la quale debba illustrare co’ suoi dommi la società, e regolarne la morale, a bene spirituale dell’uomo in questa vita e nell’altra. Consentaneo e proporzionato a tale intento è il mezzo: mentre l’ipnotista pretende di usare delle forze della natura, lo spiritista evoca gli spiriti di fuori di questo mondo, o disincarnati, com’egli dice. L’evocazione degli spiriti è il suo immediato e proprio lavoro, dal quale prende il nome e la specifica sua professione. Il diretto e voluto commercio con gli spiriti oltramondani costituisce il suo carattere essenziale e distintivo dello Spiritismo. Se in qualche fenomeno provocato dall’ ipnotista e dal magnetista, intervenga l’azione d’un essere preternaturale, e ciò senza diretta
intenzione del provocante, vi sarà fenomeno spiritico, o come direbbero i medici, un epifenomeno aggiunto e mescolatosi al primo, ma per caso ; dove l’intervento è provocato direttamente, lo spiritismo è proprio e reale. L’evocazione insomma è lo spiritismo. Ed è quella che lo espone agli anatemi della Bibbia e della Chiesa.
Capo III.
Fenomeni dello spiritismo presente
1. Fenomeni materiali. Dopo esposta l’intrinseca natura dello spiritismo, e dopo i cenni storici intorno alla sua origine ed alle sue vicende ate, ci faremo a delineare in brevi tratti il suo stato presente. E cominciamo col riferire i fenomeni, che sogliono seguire od accompagnare le evocazioni, e possono riguardarsi come proprii dello spiritismo, al nostro tempo. Non entriamo, per ora, in veruna discussione, nè filosofica, nè molto meno teologica. Ci fermiamo semplicemente ai fatti che per molti lettori riusciranno forse nuovi, per molti potranno scusare di destatoio a qualche provvedimento. Lo spiritismo non è morto, come altri si lusinga, ma vive ed opera con gravissimo danno della religione e della società civile, ai nostri giorni. Non siamo più agl’incunaboli de’ giocherelli d’Hydesville (1847), che si riducevano a udir tentennare dei mobili di casa, schioccare qualche colpo sulle pareti, sentirsi palpare e lisciare da mani gelide alcune fanciulle. Un mezzo secolo vi è corso di progressi, conservando il vecchio e accumulando il nuovo : giornali e libri infiniti ne stanno alla ripruova. Come ne’ primordii, così anche oggidì, gli iniziati formano talora la catena colle loro mani attorno ad una tavola, e la tavola si muove, trabalza di qui e di là, come accadde quasi pur ieri al dabbene materialista prof. Cesare Lombroso, che ne fu stordito e confuso, parendogli cosa troppo incredibile ; e pure si arrese, e si chiamò convinto dai fatti da sè osservati. La tavola s’innalza talvolta fino al soffitto, seco trasportando chi vi siede. Il famoso medio (diremo a suo luogo delle varie specie dei medii) Daniele Douglas Home, in piene ed elette assemblee, si levò per aria centinaia di volte, alcune fiate cinto di splendori, ciò che gli avvenne segnatamente a Firenze; e una volta fu vistò da gravissimi testimonii uscire, come un uccello, da una finestra e rientrare per un’ altra. I giornali spiritisti parlano di persone trasportate da un luogo lontano alle assemblee spiritiche, presso a poco a quella guisa che si narrava altre volte delle streghe recatesi ai diabolici ritrovi, a cavalluccio sul manico delta scopa. Oggidì tali fatti si dicono
fenomeni spiritici, e così cambiato il nome antico in un nuovo, chi li ode inarca le ciglia, e adora la scienza cui non capisce. Con alto stupore leggesi che l’Home, sotto gli occhi de’ suoi ammiratori, cambiava aspetto, dimensioni e statura; e così altri fenomeni incredibili, ma pur veri, perché confortati di testimonianze superiori ad ogni eccezione. Tra questi vi è la levitazione (a cose nuove nomi nuovi), e consiste nel rendersi lieve una persona orizzontalmente distesa, si che si levi per aria senza mutare posizione. Se ne avverò un caso recentemente a Napoli. Un professore spagnuolo presente, ne rimase sbalordito e fuori di sè. E ignorando, come dotto ammodernato, il catechismo, che gli avrebbe data la chiave del mistero, ne scrisse chiedendo spiegazione ad otto o dieci famosi scienziati. Moltiplicansi per tutto le assemblee della fratellanza, ricche di questi fenomeni materiali. Sulle mense piegatesi verso il pavimento, restano inclinati e pure immobili oriuoli, caraffe, candelieri ; ovvero il vasellame si abbaruffa e trabatte, senza che nell’ acciottolio niun pezzo vada infranto. Bufère di aria, ora calda, ora fredda, ventano nella sala da ogni parte chiusa ; e le pareti stesse tempellano come nave in fortuna. Gli spiriti spesso, ma non sempre, preferiscono per le opere loro la oscurità ; e nel buio fanno lampeggiare luci e fiamme vive, guizzi e strisce luminose di colore svariato. Stromenti musicali, non toccati, fanno udire accordi; e talvolta le voci e i canti e le armonie risonano vigorose anche senza cantori nè stromenti. Non è caso raro che si veggano piovere nella sala oggetti disparati, nè si sappia da qual mano sieno apportati; e sono riputati donativi degli spiriti amici. Vi fu chi si sentì spogliare delle sue vesti, graffiare, mordere, insudiciare. Si videro sgabelli salire, quasi arrampicandosi, sopra un letto a carezzare una bambina, e rincorrere furiosamente di stanza in istanza una giovinetta, che si risenti per più giorni dello spavento. Tante e tante volte oggetti inanimati si scagliarono da sè contro le persone, inseguendole con visibile accanimento, o imperversando contro le masserizie di casa, spezzando mobili, infrangendo cristalli, maioliche, specchiere. Insomma, un giusto volume non sarebbe tanto, se tutti volessimo divisare per singolo gli accidenti materiali che intervengono nelle tornate spiritiche, od anche solo le bizzarrie onde gli spiriti manifestano la loro azione agl’ iniziati. Non si stancano mai di empirne le loro colonne i periodici della fratellanza : solo che oggidì li accennano piuttosto che raccontarli, e ciò per dar luogo ai fenomemi riputati più importanti.
2. Fenomeni intellettuali. Tavoletta divinatoria. Scrittura diretta. Più importanti a buon diritto sono creduti gl’ intellettuali, o rivelatori di idee da parte degli spiriti; e sono parecchi. Fin dai primi tempi si abbozzarono a Hydesville alfabeti convenzionali pel vicendevole commercio tra gli spiriti e chi li consultava. E fu un primo progresso la tavoletta divinatoria, detta anche tavoletta psicografica. Consiste in un quadrante assai grandetto simile a mostra d’oriuolo, che in luogo delle ore ha in giro l’alfabeto, e nel centro un picchiotto bilicato sul perno e girevole. Formatasi dagli astanti la catena colle mani, unendo ciascuno i pollici in dentro, e i mignoli ai mignoli del vicino, qualcuno interroga a voce lo spirito bramato; e il picchiotto, divenuto stromento dello spirito, si solleva da sè, gira in traccia della lettera che presceglie, e percotendola l’addita al lettore ; rimane solo da compitare le parole, per leggervi il testo del responso. Un tale mezzo di consultazione, in più modi variato o perfezionato, è tuttavia usato al presente ; e serve più che altro alle consulte individuali, ed anche alle brigate che per divertimento giocano agli spiriti. Se ne ricevono per lo più risposte volgari, sollazzevoli talvolta, e da non offendere nè i principianti peritosi, nè i profani dabbene, massime le signore e le donzelle oneste, le quali non sospettano che anche questo elementare, ma vero e proprio trescare cogli spiriti sia un vero e proprio commercio diabolico, vietato con tremende minacce dalla Bibbia e dalla Chiesa. Ma dalle congreghe degl’ iniziati bramosi di entrare nelle secrete cose si cercava un mezzo più sbrigativo e più immediato di communicazione. Presto si ottennero le così dette psicografie e pneumatografie. Psicografia è il rispondere che fa lo spirito, guidando la mano ad alcuno degli assistenti, nello scrivere la risposta. Prescelto a tale ufficio è colui che fa da medio, e questi scrive restando inconscio delle parole che verga : ma l’influsso dello spirito si riconosce in ciò, che bene spesso le risposte date sorano di gran lunga la capacità dello scrivente. Vero è, che non di raro la psicografia si porge al sospetto di ciurmeria, non essendovi mezzo di appurare la realtà dell’influsso spiritico. Noi tuttavia ne conosciamo dei casi pur troppo indubitabili, confidatici da un amico, che trescando per imprudente semplicità con gli spiriti, sì senti spesso forzato a scrivere ciò che meno voleva; e però ruppe energicamente ogni relazione con essi. Incomparabilmente più certa riesce la communicazione per via di pneumatografia, che è la scrittura immediata degli spiriti interrogati, e però chiamasi ancora Scrittura diretta. Gli spiriti cominciarono bensì a valersi della scrittura, conducendo la mano dei loro intermedia, ma poi gradatamente scrissero da se colle matite appese a un filo entro un canestro nel cui fondo
ponevasi una carta, colle matite legate al piede d’un tavolino; ed anche senza matita nè penna si videro spesso scombiccherate a furore carte e lavagne. Primo a importare dall’America in Europa la scrittura diretta fu, per quanto crede Allan Kardec, il barone Guldenstubbe, il quale, a buon diritto, dal fenomeno inferiva « la realtà degli spiriti e delle loro manifestazioni, » e ne pubblicò un trattato. Ciò fu nel 1857. Dalle quali molteplici communicazioni con esseri oltràmondani fiorirono, a detta degli spiritisti, fenomeni benefici per la vita commune: indovinare, come fanno frequentemente i medii, fatti occulti e personali dei presenti, rinvenire oggetti o smarriti o rubati, annunziare ciò che avviene in rimuti paesi, predire casi avvenire, e soprattutto scoprire le malattie interne ed i rimedii proporzionati a guarirle. Quest’ultimo fenomeno spesso accade eziandio a medii ignari di medicina, e pure parlanti coi termini proprii della scienza medicale ; e l’effetto risponde alla diagnosi ispirata. Vie più rilevanti per l’incremento dello spiritismo, riuscivano le rivelazioni relative alle cose dell’altro mondo. Con queste si andava formando il sistema religioso, la morale, la filosofia degl’iniziati, come tra poco verremo spiegando.
3. Materializzazioni degli spiriti. Il perispirito. Spiriti familiari. Intanto si facili e copiosi commerci cogli spiriti non appagavano ancora le ansie dei ferventi fratelli, che anelavano a più intime relazioni. Non potevano bene avere, se gli esseri spirituali non si dessero alla fine anche a vedere e toccare sotto qualche forma sensibile. E vi si pervenne ai tempi nostri, come vi si era pervenuto nei tempi antichi. Un bel dieci anni dopo le prime communicazioni d’Hydesville, si udì parlare di visioni di spiriti, in sembianza umana. Ma non tutto a un tratto. Si cominciarono a vedere mani senza braccio, erranti e toccanti, mani maschili e femminili, piccole e grandi, ruvide e gentili, candide e pilose, carezzanti e moleste, spesso famigliari, troppo famigliari perfino colle signore imprudenti, che volevano solo giocare agli spiriti. Quando poi persone intere comparvero, le prime volte si diedero a vedere in forme diafane, vaporose e sfumate, di poi in forme nette e dintornate; sul principio erano privilegio dei medii veggenti, e poi divennero comuni alle intere assemblee, assistite di tali medii. Queste apparizioni si chiamarono materializzazioni degli spiriti. I fisici della fratellanza le spiegarono in varii modi, che è inutile divisare per minuto; i teosofi le dissero incarnazioni
temporanee di spiriti disincarnati, cioè novelle vite e brevi di uomini già morti; e la loro visibilità attribuivano al perispirito, specie d’involucro delle anime, che, a detta degli spiritisti è qualcosa di mezzano tra il corpo e l’anima, e mai non cessa di aderire allo spirito e rivestirlo tenacemente in questo mondo e nell’altro. Del perispirito parleremo al Capo V. Allan Kardec, in un libro pubblicato più di trent’anni fa, narra di sè stesso, che recatosi in un teatro, in compagnia di un potente medio veggente, vide « un gran numero di posti nella platea vuoti di spettatori e occupati da spiriti, i quali sembravano godersi lo spettacolo. Alcuni si accostavano a certi spettatori e parevano origliare le loro conversazioni. Sul palco aveva luogo un’altra scena: parecchi spiriti di umor gioviale postisi dietro gli attori si divertivano a rifarli, imitandone gli atti in maniere grottesche; altri spiriti serii sembravano ispirare i cantori e sforzarsi d’infondere in essi nuova vigoria. Uno di questi spiriti si teneva costantamente accosto ad una prima cantante, sì che noi (dice il Kardec) lo sospettammo di intenzioni meno oneste. Avendolo noi invitato, dopo calato il telone, lo spirito si presentò e ci riprese severamente del nostro giudizio temerario. — Io non sono, disc’ egli, ciò che voi supponete : sono la Guida di lei, il suo Spirito protettore, son io che tengo l’ufficio di dirigerla. » Noi non possiamo entrare mallevadori del fatto particolare, asserito da un solo testimonio, ancora che questo sia il grande pontefice dello spiritismo, cioè il signor Leone Ippolito Denizardo Rivail, soprannomato, per consiglio e rivelazione degli spiriti, Allan Kardec ; ma la cosa è possibilissima in sè, secondo la teologia cattolica e la storia ecclesiastica. Solo che la scienza cristiana la spiegherebbe in modo assai differente da quello del Kardec e de’ suoi seguaci. Del resto la persuasione di poter avere uno spirito compagno della vita diventa ogni dì più comune tra i praticanti della fratellanza, meglio progrediti. E non già al modo professato nella Chiesa cattolica, ove si crede che uno spirito propriamente detto, un puro spirito angelico venga da Dio misericordiosamente addetto a ciascun uomo come custode. Nulla di cotesto è ammesso dagli spiritisti, i quali s’immaginano, invece, che un’anima umana, o come parlano essi, uno spirito presentemente disincarnato, ma vissuto già una o più volte, in sulla terra o in altro astro, divenga seguace assiduo e conciliatore di alcuno. Ci raccontano essi di medici e medichesse che ne prendono consiglio nel prescrivere le ricette; di iniziati che conversano ogni giorno col loro Spirito protettore ; di spiriti che si dichiarano Guide di certe assemblee, e sono sempre pronti alla chiamata ; di bambini e di mariti, tornati a convivere alla familiare colle madri e colle mogli; presso a poco a quel modo che le cronache medioevali
ci parlano di spiriti, serventi nelle case come valletti. Allora si riputavano demonii insidianti alla fede e pudicizia cristiana : ora gli spiritisti se ne vantano come di privilegio loro accordato dalla benevolenza di Dio e degli spiriti disincarnati, e li onorano col titolo di Guide, di Spiriti famigliari, di Spiriti protettori. Quanto si è alle materializzazioni in presenza di molte persone insieme adunate, ne abbiamo documenti viepiù credibili: atteso le testimonianze conteste degli spettatori, molte volte evidentemente non illusi, e degni d’intera fede. Stando a’ loro ragguagli più recenti, gli spiriti evocati si manifestano, più che ad altri, frequentemente ai loro amici e congiunti : perché più frequente è l’evocarli di questi, lusingati di rivedere le amate sembianze dei loro cari. In generale quali che sieno i chiamati dall’altro mondo, sogliono apparire nelle sembianze loro storiche, o comunemente credute tali : le persone conosciute di vista dai presenti, si mostrano negli abiti che solevano portare e nelle attitudini loro consuete ; le altre in abito e portamento che abbia qualcosa di caratteristico. Così un guerriero si farà vedere armato, un letterato con un libro alla mano. Esopo (dice il Kardec) apparirà sempre gobbo, come lo figura la tradizione popolare, ancorché il suo spirito possa essere vissuto e rivissuto, in più vite terrene, di bella persona. Quanto agli spiriti interamente sconosciuti, si può in generale osservare, che quei più elevati si appalesano come tali eziandio nel sembiante dignitoso e sereno, talvolta recano per giunta ali al tergo, o un’aureola intorno alla fronte; dove che gli spiriti inferiori ritengono del selvaggio e del bestiale, e le tracce o i simboli delle ate scelleratezze. Per l’abbigliamento poi, si avvolgono, per ordinario, in manti copiosi e trascinanti, i cui lembi sorano la statura, e svolazzano con grandezza ; il che loro torna a decoro, perché non sempre i loro corpi sono ben finiti ne’ membri inferiori; e spesso più finitamente si disegnano il capo e il busto che non le gambe ed i piedi. Il loro trasportarsi da un punto all’altro, non è al modo dei mortali: « quasi mai non camminano, ma si veggono scivolare come le ombrò. » Il loro incesso è pertanto quale lo descrissero gli antichi pagani, delle loro divinità: La Dea striscia cantò il greco Callimaco : Et vera incessu patuit Dea, è l’espressione del latino Virgilio.
4. Spiriti visibili e tangibili. Vero è che dopo le osservazioni di Allan Kardec, viete di oltre un quarto di secolo, anche le materializzazioni hanno progredito, e
sebbene oggidì si manifestino spesse volte in quelle stesse guise, pure diventano comuni le apparizioni franche e recise, che al tutto ritraggono di persone viventi. Non sono pia rare, come a’ tempi del Kardec, le così dette apparizioni tangibili. Dai giornali spiritici e dalle testimonianze quivi allegate potremmo raccogliere esempii in buon numero di fatti degni di attenzione e di studio. Ora è una donnina piccina che guizza dinanzi all’assemblea, arieggiando le silfidi delle mitologie settentrionali; ora un fanciulletto che si adagia in grembo alla madre che l’ha evocato, e la bacia ed è ribaciato; ora un’ombra che a cantando; ora una forma virile così nettamente dintornata da non poterla distinguere da un uomo in carne ed ossa, e si porge accostevole, siede ad una scrivania, e per iscritto rende le risposte a chi la consulta. E ciò che oltre modo riesce curioso, cotali spiriti detti materializzati, operano a vista di ognuno maraviglie di destrezza si stupende, che non gli arrivano a gran pezza i più svelti bagattellieri di piazza. Lasciarsi tagliare lembi di veste e ciocche di capelli, che tosto si riproducono, mentre intanto li può conservare in una scatola che li ebbe in dono : seminare semenze, che sotto gli occhi degli astanti attecchiscono, germogliano, fruttano; e somiglianti fenomeni. Vie più stupendo è spesso il loro stesso comparire o sparire. Si vede talvolta formarsi il fantasma, come un nucleo distinto entro una nebbietta vaporosa, prendere dell’opaco e del solido, esplicare le membra, mettere persona finita in tutti i suoi lineamenti. Il fantasma (alcuni spiritisti, come dicemmo, lo credono un vero uomo, vivente di vita temporanea) discorre e tratta cogli astanti, e infine a suo piacere si dilegua, ma non senza nuovi stupori. Perché vi è tale fantasma che si risolve nella nebbia nativa, e s’ impiccolisce fino a dileguarsi ; tale altro scompare ad un tratto, lo vedevi presente e in viva relazione teco, vôltati in là, è suolato; tale altro sfuma a poco a poco, o rientra nel pavimento mentre tu lo tieni per mano. Sono casi da perdervi il cervello, come accade pur troppo a molti frequentatori delle assemblee spiritiche, massime a chi non sa giudicarli colle norme severe e filosofiche del catechismo cattolico. Ma ciò che mette il colmo alla stupefazione di chi ignora la storia delle necromanzie del paganesimo antico, medioevale e contemporaneo, si è la condiscendenza di certe apparizioni sensibili, e in apparenza materiali. Non sono, la Dio mercè, frequentissime, ma tendono ad aumentare come in arditezza di fenomeni, così in ripetersi e spesseggiare. Talvolta sarà una leggiadra fanciulla che si dà per cinese o per babilonese vissuta in tempi antichi o moderni, e appare chiusa in ampie gonne candidissime, e conversa famigliarmente colla brigata, si lascia stringere la mano, che ognuno sente calda e viva nel toccarla. Tale altra si
lascia fotografare alla luce naturale, o al magnesio, o, che è più strano, al buio. Altre fantasime si sono lasciate ricavare la maschera colla stearina. Celeberrime sono le materializzazioni del Crookes. Non è costui un fratello spiritico; si bene semplicemente un illustre scienziato, pregiato nel mondo civile per le sue opere di chimica, e per le sue scoperte. Ora egli volle investigare la realtà dei principali fenomeni vantati dagli spiritisti. Vi si accinse coll’ assistenza di amici e scienziati, adoperandovi per escludere ogni inganno suo ed altrui le più squisite cautele che l’arte e la scienza potessero suggerire alla sua diffidenza ed incredulità. Usando i mezzi usati dagli spiritisti, vide succedere ed avverarsi sotto gli occhi suoi i fenomeni ch’ egli aveva giudicati impossibili, e ne diede a mano a mano esatti ragguagli nei periodici della scienza. Le sue relazioni fecero il giro del mondo. Da ultimo egli affermava di avere per tre anni, coll’influsso d’un medio valentissimo, goduta la frequente apparizione d’una donzella, che dicevasi indiana, sempre coperta di candide vesti, e col turbante in capo. Costei, fantasma o creatura umana che fosse, brillava come un prodigio di impareggiabile avvenenza, mansueta, e dimestica se gli rigirava per casa, s’intratteneva colla signora Crookes e coi figli. Tuttavia non veniva già, tutta formata, dal di fuori nella casa, no: il Crookes e chi era con lui assistevano spesso alla nascita graduale della fanciulla, che presso al medio si plasmava entro una nube azzurrina. Vedevano la massa vaporosa prendere linee e contorni, animarsi, colorirsi; scorgevano la vita entrare nel fantasma, scintillare le pupille, palpitare il cuore. Il professore potè ritrarla in fotografia, quante volte gli piacque, potè ascoltare le pulsazioni del cuore di lei, applincandole l’orecchio al torace, misurarne i gradi di calore interno col suo termometro. Negli ultimi giorni delle sue apparizioni, scorgendola più che mai affettuosa e famigliare, osò chiederle la permissione di abbracciarla, e ricevutala cortesemente, potè con delicata ricerca scientifica assicurarsi che il corpo della fantasima era vivo, carneo, ossuto, con polso e circolazione del sangue; ed ella aggiunse, che nella perfetta materializzazione, sentiva le commozioni e le brame proprie d’ogni altra donna vivente. Tutto ciò non impediva che la fanciulla misteriosa non si squagliasse poi alla sera o quando le talentava, insalutato hospite scomparendo, e da ultimo dichiarasse fornita la sua missione, e prendesse perpetuo commiato. Altri casi potremmo aggiungere ; ma basti questo, per la indubitabile sua certezza. E diciamo certezza, a ragione veduta: perché sebbene alquanti anni dopo, la Florence Cook, che era la media del Crookes, in altri esperimenti, diede grave ragione di dubitare della sua lealtà, non ne aveva data tuttavia veruna, al Crookes nè agli altri sperimentatori, che insieme con lui valendosene, la
esaminarono sempre con infinita diffidenza da scienziati. Non ci si domandi per ora la spiegazione filosofica, nè di questi, nè di altri fatti spiritici : la daremo a suo luogo. Ora proseguiamo a descrivere storicamente lo stato presente dello spiritismo toccando dell’uso odierno dei medii.
Capo IV.
Ufficii diversi dei medii al presente
Dell’ufficio ed atto proprio dei medii parlammo al Capo I. Il medio è come invaso dallo spirito, e diviene mezzano tra questo spirito e chi vuole communicare collo spirito. Al di d’oggi l’ufficio di medio è salito in grande onore, e spesso torna anche lucroso. Il sommo papa dello spiritismo, Allan Kardec, ha illustrato e classificato i medii ; e le sue definizioni godono tuttavia pienissima autorità, come di bolle papali. I medii, secondo lui, essendo inconsapevole della opera loro, si possono solo distribuire in classi secondo le attitudini loro ad ottenere dagli spiriti tali effetti piuttosto che tali altri. Vi sono infatti i medii tiptici o battitori, i motori i trasportatori, pel cui influsso gli spiriti bussano, tramestano le masserizie di casa, levano in alto tavole, oggetti, persone. A questi sembrano affini, ma più energici, i medii meccanici, alla cui presenza si agitano i mobili, si combattono tra essi, e si slanciano talvolta infuriate l’una contro l’altra le matite e le tavolette divinatorie. Vi sono i medii di apparizioni, che fanno apparire oggetti di fuori venuti e piovere sulle tavole, come doni degli spiriti ai loro amici : i si li chiamano apports, e possono essere, fiori, frutti, anche d’altri climi, libri, gingilli, e perfino divozioni cattoliche. Vi sono i medii sanatori che rivelano le occulte malattie, e ne prescrivono i rimedii, giusta l’ avviso che ne hanno dagli spiriti. A questi appartengono i medii ciarlatani, che dànno consulti ad infermi, anche non conoscendoli altro che per una ciocca di capelli: ma questi il più delle volte non sono medii spiritisti, bensì furbi ciurmatori. Vi sono i medii musicisti, acconci a provocare armonie con istrumenti musicali che niuno tocca, od anche senza strumenti ; gli uditivi che sentono le voci degli spiriti; i veggenti che li veggono, e, che è più, li fanno vedere all’ assemblea; i parlanti, per la cui lingua gli spiriti favellano; i psicografi per le cui mano gli spiriti scrivono; i pneumatografi, che allettano gli spiriti a scrivere da sè stessi. Tra questi pneumatografi e psicografi si trovano talvolta dei medii dettatori
spontanei, che noi chiameremmo dissertatori, per cui ministero gli spiriti trasmettono agli iniziati saggi letterarii, teorie di religione, di filosofia, di morale, di politica, di belle arti. Sono essi quelli che hanno fabbricato a poco a poco tutto il sistema di credenze, che regna (variamente esteso o ristretto o interpretato) nelle fratellanze spiritiche. Secondo i varii rami di scienza, che i loro spiriti più coltivano, ne sorge un popolo di medii poeti, religiosi, filosofanti, moralisti, politicanti, disegnatori. Godono poi il primato i medii materializzatori, quelli cioè che son atti ad introdurre nelle assemblee spiriti visibili e palpabili, secondo che sopra descrivemmo. Principe de moderni materializzatori fu il famoso Home; ma su pei giornali sempre qualcuno, ora maschio ora femmina, ora giovane ora maturo, ne corre in voga di eccellente. Tra i quali, pochi anni fa brillava, quasi astro di prima grandezza, quel povero Harry Bastian, che si lasciò cogliere colle mani nel sacco, mentre provavasi d’abbindolare (cosa non facile) l’arciduca Rodolfo e mezza serqua d’altri arciduchi di casa d’Austria colle sue materializzazioni. Noi racconteremo più sotto il caso suo infelice e ridicolo, ma molto istruttivo. Da altre speciali qualità di attitudine soggettiva, prendono altri nomi. V’ha i facoltativi, che producono gli effetti per libera elezione; gl’involontarii, il cui influsso opera a loro insaputa, e sono a guisa di torpedini naturali; i sensitivi, che di leggieri si accorgono della presenza degli spiriti. Abbondano i sonnambuli, gl’intuitivi, gl’ispirati, gli estatici, i prescienti, i profetici, de’ quali le proprietà rispondono al nome. Vi sono i notturni che solo operano al buio ; gli evocatori, eccellenti nell’ottenere l’arrivo degli spiriti desiderati, gli eccitatori, capaci di destare la medianità negli altri e in fine una turba di novizzi e di sperimentati, di laconici e di prolissi; e altri cotali che è superfluo rammentare. Ma bene sono da considerare alcune categorie di medii, notate espressamente da Allan Kardec, e sono quelle dei medii tranquilli e dei medii convulsi; la quale convulsione può divenire frequente e perpetua, così che si hanno dei medii ossessi, cioè di continuo vessati da qualche spirito importuno; si hanno i medii affascinati, cioè spesso illusi e ingannati da spiriti perversi, si hanno i medii soggiogati, soggiogati cioè da spiriti che impossessatisi del medio, lo sospingono a malfare. Chiude le schiere dei medii, sempre secondo Allan Kardec, una vasta categoria di medii viziosi; non già viziosi per loro proprio mal talento, si bene, in quanto divengono ciechi stromenti di spiriti malvagi. E così vi sono i medii indifferenti, che di niun bene si curano, i bugiardi, i gelosi, gli ambiziosi, gli osceni-Dei medii viziosi è proprio riferire le parole di spiriti i quali tentano di seminare odii, discordie, vendette, turpitudini, eziandio con espressioni sfacciate
e villane. Fin qui il Kardec, la cui scorta, sebbene con più giunte moderne, abbiamo quasi sempre seguito in questo particolare della medianità. Nulla in sostanza è mutato dal tempo del Kardec al presente. Anche oggidì si vuole avere il soccorso del medio specialmente nelle assemblee spiritiche, come raccomandava il Kardec, e soprattutto pei fenomeni più elevati. Ma a noi consta che in moltissimi casi gli spiritisti avanzati nella loro professione, poco si curano di medi. Entrano in comunicazione cogli spiriti da per sè stessi. Alcuni consultano la tavoletta divinatoria ad ogni ora del giorno, e ne ricevono responsi; altri chiedono l’avviso dello spirito loro protettore, come e quando loro talenta. A Firenze e altrove ci fu parlato di tal che ogni sera picchiando sul commodino da notte odono subito la risposta dello spirito famigliare, ed entrano con esso in conversazione ; e il celebre spiritista napolitano, professor Ercole Chiaia, di sè medesimo confessa lo stesso.
Capo V.
Odierne dottrine degli spiritisti
Egli è manifesto che tanti e sì operosi iniziati al commercio cogli spiriti, e gli spiriti stessi in cento guise parlanti, dovettero a poco a poco accumulare un tesoro di novelle dottrine ed inaudite. Non basterebbero infatti dieci volumi in foglio a raccoglierle tutte. Noi le esponemmo altre volte in pochi punti e capitali, seguendo notantemente il supremo gerofante, Allan Kardec. Qui siamo costretti a maggiormente compendiarle e ridurle ai concetti più recenti e veglianti a’ dì nostri. Gli spiriti rivelatori sono Deisti e negano la divina ed adoranda Trinità, Padre, Figliuolo e Spirito Santo : di Dio hanno il concetto pagano. Per essi, Dio « è quella causa che si appella Dio, Jehovah, Allah, Brahma, Fohe, Grande Spirito, ecc. » Il dicono uno, personale, provvido, buono, immutabile, eterno: ma lo fanno ingiusto in ciò che assicura lo stesso premio di eterna felicità ai buoni ed ai malvagi. Giacché anche i più mostruosi malfattori, sebbene dopo alcuni rigiri per varie vite e per varii mondi, approderanno a quella finale beatitudine, che consiste nel convivere con Dio, e divenire suoi ministri nel governo dei mondi : concetto ch’è anch’esso ereticale, perché opposto al domma cattolico della felicità soprannaturale, o visione beatifica, e contrario al domma cattolico della punizione eterna dei morti nella volontaria ribellione a Dio. Contro la pena dell’ inferno fremono continuamente spiriti e spiritisti : è un domma sempre negato, schernito, perseguitato con accanimento inesorabile, come potremmo provare con centinaia di testi. Gli spiriti negano recisamente la divinità di Gesù Cristo, e la sua incarnazione nel senso rivelato dal Vangelo e professato dalla Chiesa. Per loro il figliuolo di Maria, è un galantuomo, un messaggero di Dio, e nulla più. Cade quindi ogni dottrina di Chiesa fondata da Cristo divinamente, ogni idea di clero, di Papa ; ed è spazzata via ogni religione o irreligione; ma contro la Chiesa cattolica vige irreconciliabile l’odio degli spiriti e de’ loro seguaci, dispregiano e insultano le
cristiane istituzioni ; ancora che talvolta ne parlino con qualche affettata tolleranza. Iddio è creatore di spiriti, e non cessa dal crearne continuamente con grandissimo compiacimento suo : ma non crea angeli propriamente detti nè anime destinate ad informare un corpo solo e formare un solo individuo. Crea invece spiriti tutti simili ed eguali, ignoranti di tutto, i quali inviati sulla terra o in altri astri, vivono in varii corpi più vite successive, e talvolta in mondi lontanissimi dalla primiera abitazione, sparsi nell’immensità dell’universo. Cosi, dicono, gli spiriti novellini si vanno dirozzando, se cadono nelle colpe durante una vita, le espiano nelle vite seguenti, e si perfezionano sino a meritare la felicita eterna, che o tosto o tardi non può fallire. Non esistono adunque angeli propriamente detti, non demonii, non uomini originalmente caduti: tre eresie contro le espresse rivelazioni della S. Scrittura e di Gesù Cristo. Lo spirito umano, esce dalle mani creatrici di Dio, a detta degli spiritisti, inguainato in un involucro, che è un po’ meno materiale che i corpo, un po’ meno spirituale che l’anima, e si chiama il perispirito. Questo non si stacca mai dallo spirito umano: lo segue dopo la morte corporea, e riveste lo spirito, allorché, sprigionato dalla carne, svolazza negli spazii cosmici, finché non ritorni a prendere il travaglio di una vita novella, rincarnandosi una seconda, terza, quarta, centesima: volta in altro corpo. Intanto, finché lo spirito batte le ali fuori della carne, si può pentire delle sue colpe, può espiarle in parte, può rendersi visibile agli incarnati, ossia agli uomini viventi in carne ed ossa, che lo evocano. Dal perispirito etereo e sottile, ma pur materiale, dipende la visibilità degli spiriti nelle assemblee spiritiche, i quali raccontano le loro avventure dell’altro mondo. Fole tutte raccattate nel lezzo del paganesimo, contrarie alla Bibbia, al testimonio della coscienza individuale, al senso comune del genere umano. Tali sono, in breve, gli articoli dommatici, distribuiti in trentaquattro punti, che Allan Kardec, bisogna confessarlo, raccolse assai fedelmente dalle rivelazioni sparse di innumerabili spiriti, rigettandone, ben s’intende, tutte quelle che non concordavano col suo disegno : ma l’uno e l’altro, per consiglio di spiriti superiori. Per morale, vi aggiunse parecchie massime, pure insegnate dagli spiriti, nelle quali si raccomanda la preghiera e la carità : un ventisei versetti, non senza gravi errori, anche questi. Dommi e precetti, in tutto, sessanta articoli, formano il corredo teologico della religione spiritica. E con tale armamento muove essa alla conquista del mondo.
È una nausea a leggere nelle scritture della setta la sicurezza lirica con cui si ripromettono i devoti spiritisti di sterminare dalla terra le credenze tutte e le miscredenze, la Chiesa cattolica prima di ogni altra; e d’insediare sovrana del mondo la vanissima vanità delle loro frenesie.
Capo VI.
Opinioni e scissure interne dello spiritismo
1. Stelle popolate. Paradiso delle bestie, piante, pietre. Metempsicosi. Il simbolo del Kardec è generalmente ricevuto, sebbene, nel fatto, ciascuno spiritista lo intenda secondo che gli pare e piace. Un somigliante ne professa la Società spiritica centrale del Messico, con 27 versetti, che tutti cominciano coli’ Io credo. Rinnega anche esso la Trinità di Dio, la divinità di Cristo, l’Inferno, ma, contro l’uso più comune in America, afferma la metempsicosi e la teoria del perispirito, che fa fluidico ed etereo. Come il Kardec, che l’ imparò dallo spiritico astronomo Camillo Flammarion, fa un domma assoluto della popolazione degli astri « Io credo che esiste nello spazio infinito una infinità di mondi abitati da esseri pensanti, sottomessi come noi alla legge del progresso universale e infinito che conduce a Dio. » Vero è che della beatitudine non parla chiaro, e sembra riporla nella impeccabilità, anzi che nel consorzio con Dio. E quanto alla religione rivelata, in due articoli rinnega il cristianesimo e qualunque altra chiesa positiva: « Io credo che Dio non esige che l’uomo professi una religione determinata. Io credo che per adorare Dio non è bisogno nè di templi nè di preti. » Ben più grave dissenso dalla comune religione spiritica è quello dei novellini, incornatisi di mandare al paradiso anche gli animali bruti. Ne ha colpa in parte il Kardec, il quale ai cani e ai gatti concede la intelligenza e il carattere: dottrina per verità bandita recentemente da parecchi professori, dal Barbera tra gli altri, alla Università di Bologna. « In questi ultimi tempi, dice egli, si è scoperto che la differenza che a tra l’uomo e l’animale è di puro grado o, come dicono, di evoluzione ; giacché tanto l’uno quanto l’altro sono dotati d’intelligenza. » Certi spiritisti ne conchiudono che dunque grande esser deve il nostro rispetto pei prossimi nostri, cioè i cani e i gatti; e noi sappiamo da documenti irrefragabili, che in certi paesi, per cotesto appunto, eglino si fanno promotori ardenti della carità belluina, vulgo, di protezione delle bestie e perfino dei cavoli
e delle carote. Un manifesto massonico, di Madrid 1881, che abbiamo sotto gli occhi, è dato in nome della « Sociedad madrilena, protectora de los animales y de las plantas.» E, che più importa gli spiritisti hanno udito dalla bocca stessa di certi spiriti, attesta il Pagnoni, come e qualmente i fratelli, sia quadrupedi, sia volatili, saliranno sempre più dematerializzandosi e ognor spiritualizzandosi sino al più alto grado degli spiriti eletti. Già, anche a Firenze, nell’assemblea di via della Ninna, uno spirito di Tito Manlio aveva annunziato al mondo, che gli animali « non solo possono salire fino ad esser uomini, ma fino a divenire angioli nella moltitudine dei secoli » : come noi raccogliemmo dagli Atti dell’Accademia pneumatologica fiorentina, allora pubblicati. Oggidì uno dei più valorosi campioni dei diritti delle povere bestie escluse dal paradiso, è in Italia il signor sco Rossi Pagnoni. Già si bucina non solo della vita vegetale, ma anche della minerale. Un famoso chimico moderno ammette la vita delle rose non solo, ma anche dei metalli. Una tesi pubblicamente difesa in Francia, affermava : Non è dimostrato che la locomotiva non abbia coscienza del servigio che rende al convoglio. Di questo trotto si spiritualizzeranno anche le patate e i chiodi delle scarpe che a suo tempo brilleranno nel paradiso degli spiritisti tra gli spiriti eletti. Che gioia a pensarvi ! Ma per ora non è ancora definito questo domma, nè accettato comunemente. Lo professano specialmente gli Occultisti, come or ora diremo. Altro scisma più profondo minaccia la religione spiritica, nella dottrina della metempsicosi, ossia delle reincarnazioni molteplici dello stesso spirito. Si aspro fu il conflitto dei dissenzienti nell’ ultimo Congresso internazionale del 1889, che alcuno opinò, che per lo meglio della pace non se ne avesse a discutere in pubblico. Ma il dissenso non si sopisce col tacere, ed è immedicabile. Disertano dalle teorie di Allan Kardec molti fratelli di Europa, che le trovano troppo cristiane, o che non sanno ingollare la pluralità delle vite. Nell’America settentrionale poi, che pure è la culla e la vera patria scientifica dello spiritismo, disertano quasi tutti, o almeno, come confessa il Compte rendu del Congresso, la maggioranza. Ora, levare questo ordigno dalla compage fabbricata dagli spiritisti moderni, è mandare in conquasso la macchina intera, e rendere ridicola ogni teosofia della setta, dichiarando eterodosso il grande gerofante Allan Kardec, e mentitori gli innumerabili spiriti rivelatori che hanno milioni di volte insegnato le reincarnazioni. Peggio ancora devastano la religione spiritista i Positivisti e i Futuristi, i quali, pur ammettendo i fenomeni spiritici e le metempsicosi ossia le successive
reincarnazioni degli spiriti, negano tuttavia l’intervento di Dio in questa faccenda, e negano forse anche la sua esistenza. Tuttavia anche questi fratelli furono ammessi al Congresso del 1889, e forse per non contrariare costoro, i congressisti rigettarono il postulato di altri fratelli che chiedevano si fe a Dio l’onore di crederlo vivo e vero.
2. Spiritismo occultista. Terzo scisma è quello dei così detti Occultisti; sotto la quale denominazione accogliamo varie scuole affini, come i Cabalisti, i Martinisti, i Rosa Croce, i Teosofisti. Ci saranno grati i lettori, se noi non li conduciamo a traverso gli orridi spinai della cabala orientale, e del fachirismo indiano, dalle quali sorgenti, una scuola scismatica, e non poco numerosa, attinge la spiegazione dei fenomeni spiritici. Invece del perispirito, che è una delle chiavi maestre della teorica più comune, essi hanno immaginato un fluido nerveo cui chiamano corpo astrale; e questo corpo astrale smontano in tre altri elementi, con nomarci ebraici e indiani, che significano la vitalità, l’anima brutale che può uscir dal corpo e pellegrinare fuori, l’anima umana. Il corpo diventa Nephesh o Rupia; il corpo astrale è Ruah o Linga sharira; lo spirito è Neschàmah o Atma. Di queste leggiadre cose si impacciano, oltre ai maschi, parecchie signore, contesse duchesse e altre, empiendo libri e giornali di vaneggiamenti. Per gli occultisti, tutto è vivente nella scala degli esseri, dal sasso insino a Dio; la materia è sempre in evoluzione, come per antico insegnò l’India. Un uccello, a cagion d’ esempio, è un vegetale sviluppatosi, una rapa sarà un minerale perfezionato; e come l’uomo, così ogni astro e ogni mondo stellare nasce, si svolge, pensa, muore. Con questi ferri lavorano gli occultisti, e fabbricano sistemi frenetici di merito e di demerito, in virtù dei quali si arriva ad una felicità sciagurata, consistente nella piena dissoluzione della coscienza individuale nella coscienza totale, e della individuale potenza nella potenza totale. Quando si rinnega la verità, e si entra nella via dell’errore, non si sa a quali delirii si può arrivare.
3. Spiritismo cristianeggiato. Finalmente uno scisma, che parrebbe impossibile, ed è, non che verissimo, formidabile, è lo spiritismo cristiano. Vorrebbe questo fondere e confondere in un solo sistema le rivelazioni di Gesù Cristo còlle rivelazioni di Allan Kardec, e le pratiche delle congreghe spiritiche cogli esercizii della pietà cristiana. Per quanto possa parere assurda e mostruosa una
tale associazione di dommi e di morale ripugnante, ne vediamo i semi nello stesso Allan Kardec: la vediamo coltivata da parecchi dottori spiritici in Francia, da un vescovo e da più ministri protestanti, e da alcuni poveri preti che si dicono cattolici (Almignana, Roca, altri), e da secolari che hanno nome di sapienti nella setta. Vedemmo libri di meditazioni e di devozioni spiritiche che potremmo citare, si e spagnuoli. Per tenerci all’Italia e al presente, la scuola spiritico cristiana qui è assai in voga nella pratica delle famiglie che si danno allo spiritismo. La buona gente vorrebbe pigliarsi il gusto di evocare dall’altro mondo parenti e amici; ma con cento sutterfugi e continuati malintesi, per ingannare la propria coscienza, s’ingegna di collegare insieme pietà spiritica e pietà cattolica. Scrissero in questo senso Casimiro Bonfiglioli a Bologna, il canonico Geremia Fiore a Napoli, Teofilo Coreni (cav. Enrico Dalmazzo) a Torino, del cui libro demmo recentemente una rassegna. Il Fiore e il Coreni sono all’Indice dei libri proibiti, nominatamente ; il Bonfiglioli cade sotto le proibizioni generali. Egli è manifesto che tutti costoro, malgrado te loro buone, ma assurde, intenzioni di santificare lo spiritismo, non riescono nè cattolici ortodossi, nè spiritisti logici; anzi distruggono, quanto è da loro, cattolicismo e spiritismo.
4. Impossibilità di comporre le liti. A domare gli spiriti riottosi ci vorrebbe un concilio, o un papa infallibile. Non ci è, e non ci può essere. Nell’ultimo Congresso spiritico internazionale, avendo chiesto gli spiritisti italiani che alcuni punti si definissero di comune accordo, il Congresso di comune accordo si rifiutò. Ci è solo (ci era, perché mori nel 1869) Allan Kardec, che niuno osa chiamare infallibile, sebbene, a detta de’ suoi devoti, al suo sapere benefico « tutti rendono meritato omaggio, maschi e femmine, negli ordini più elevati della gerarchia nobile, regia, scientifica, agricola, industriale, come tra il popolo : e ciò dopo avere letto e approvato la sua logica. Essi accolgono il suo insegnamento, come base salda d’un reale e continuo progresso nella scienza, nella morale, nella sociologia D. Ne vale appellarsi alle rivelazioni degli spiriti. Perché, come l’antica Pizia rendeva gli oracoli parteggiando pel re Filippo, così i moderni spiriti e i loro medii parteggiano pei loro devoti. È un fatto conosciuto e certo da gran tempo. Ce lo attesta novamente, nel 1891, il dott. Paolo Gibier, il quale è razionalista e non spiritista, e tuttavia tratta dello spiritismo con un continuo atto d’ammirazione e quasi d’adorazione.
Egli narra, come Allan Kardec, colla scorta degli spiriti, fabbricasse il suo gran codice religioso « Le livre des Esprits, » scegliendo tra le innumerabili comunicazioni degli spiriti, le vere e buone, e anche questo col consiglio di spiriti superiori. Ciò non ostante la metempsicosi indiana e pittagorica insegnata dagli spiriti ad Allan Kardec, e che forma tanta parte del suo castello spiritico, è recisamente negata dagli spiriti parlanti in Inghilterra e negli Stati Uniti, che pure furono i primi dottori, e più autorevoli e più numerosi. Alcune communicazioni sono al tutto atee, panteiste, materialiste. Presso i Mormoni gli spiriti approvano la poligamia. In altri luoghi, ove l’aborto volontario è pur troppo comune, anche gli spiriti vi si acconciano prudentemente. Insomma dalia pratica si pare manifesto, che gli spiriti riescono in modo singolare accommodevoli alle brigate che gli evocano; sono serii, religiosi, morali, o buffoni, indifferenti, osceni, secondo il verso dei loro consultatori. Non porgono adunque fiducia di voler mettere le toppe agli sdrusci degli scismatici; e gli scismi regnano senza speranza di riconciliazione. Con tutto ciò si tace per rispetto ai profani, si dissimula nelle comuni assemblee, e si ottiene così un simulacro di unione fraterna. Al manco d’un’autorità sovrana si cerca di supplire con altre istituzioni. Abbiamo letto il voto espresso da una confederazione spiritica, madrilena, che tutte le società spiritiche s’incorporassero colta Massoneria, e questa le reggesse oggimai a quella guisa che governa le sue logge; e se ne dava per ragione che uno stesso è lo scopo, comuni i principii e le massime fondamentali: il che è verissimo. Siffatto voto degli spiritisti spagnuoli, se non è ancora attuato de iure, spesso lo è già di fatto.
Capo VII.
Istituzioni moderne dello spiritismo, giornali, congressi
Intanto, a conservare e promuovere la religione spiritica, si adoperano le inumerabili congreghe d’iniziati e di dilettanti. Ve n’ è una ad ogni trebbio. Nascono, muoiono, si rifanno; anche in Italia, ove in generale regna più che la malizia, la ignoranza. Alla riscossa stanno le Società, i Circoli, le Accademie. Non istanchiamo la pazienza dei lettori colle enumerazioni ce n’è un po’ per tutto, con titoli ambiziosi, con oratori vaneggianti, spesso col proprio giornale che n’è il portavoce. Dei giornali daremo un cenno più sotto. Scopo della società in America e in Europa e per tutto, è, secondo Allan Kardec, « formare dei gruppi della grande famiglia spiritista, che un giorno formerà un solo fascio di tutte le opinioni e riunirà tutti gli uomini in uno stesso sentimento di fraternità, suggellato dalla carità cristiana. » Scusate, se è poco. Tra queste possiamo nominare la più antica forse della Francia, istituita dal Kardec stesso nel 1858, col titolo di Società parigina per gli studii spiritici, e una delle più recenti: Federazione internazionale degli studenti spiritisti, di Barcellona, la quale nel 1890 invitava nel suo seno nientemeno che i cari fratelli, studenti spiritisti dell’universo. Poveri i miei esami! Tra questi due termini, ne sono pullulate le centinaia e le migliaia. In Italia non v’è forse città popolosa che non abbia o non abbia avuta la sua o le sue. Due insigni non vanno taciute, e sono le due inglesi, cioè la Società dialettica, formata nel 1867, a Londra, e la Società per le ricerche psichiche, sorta nel 1882. Tutte e due sono composte non di spiritisti, ma di scienziati indagatori dei fenomeni spiritici con tutta la critica più severa. Finora non hanno dato altro frutto, che quello di mettere in sodo la verità di parecchi fenomeni importanti, come tenta di fare al presente una brigata di professori a Napoli ; la quale ha già convertito, non allo spiritismo, si bene a confessare i fatti, anche il refrattario materialista Cesare Lombroso. Altri istituti si fondarono e anche questi svariati e numerosi, più che non credano coloro che non si impacciano di saperne. In Inghilterra si ebbe un Istituto di
chiaroveggenza, ove si trattavano gl’infermi secondo i consulti degli spiriti, e si formavano fanciulli e fanciulle all’ufficio di medii. In Francia si tentò un convento di druidi e di sibille collo scopo medesimo, e vieppiù ciarlatanesco. Non sappiamo se durino tuttavia, o se sieno periti. Già era preceduto l’esempio del Kardec, il quale, a quanto asserisce nelle sue Opere postume, aveva destinato una sua possessione a fondarvi una Casa di esercizii spiritici, per ritemprare nel fervore gli aspiranti all’alto spiritismo. Del collegio e del convento abbiamo letto i programmi, e lettovi anche qualcosa che non vi era scritto. Nel 1889 i fogli spiritici annunziavano una specie di monastero o albergo sopra Locarno in Isvizzera, ove i divoti e le divote, con 1000 lire di retta annua possono meditare quietamente le questioni spiritiche. In America non si arrestano a siffatte piccinerie. Oltre al liceo spiritico pei giovanetti di Cleveland, nell’Ohio, hanno fondato mia nuova religione, la Chiesa spiritualista di Wheeling, nella Virginia, tutta di iniziati; hanno fondato americanamente il camp-meeting del lago Cassadoga nel Nova York, specie di accampamento di forse ventimila villeggianti e spiriteggianti ; e di più nasce una colonia, anzi una città spiritica, che si chiamerà Summerland (terra dell’estate). Già vi si è fabbricato il tempio spiritico, fornita la biblioteca, assicurato posta e telegrafo, e la stazione sopra una grande ferrovia. Vi sarà un manicomio? Il giornale spiritico The Banner of Light, di Boston, e il Golden Gate di S. Francisco, che minutamente ci ragguagliano della città nascente nel 1890, non lo dicono. Pensino i nostri lettori se là possano rinchiudersi i pazzi in una casa sola. Summerland sorgerà nella California. Terminiamo ricordando il Congresso spiritico di Parigi nel 18$9, secondo congresso internazionale dopo quello di Barcellona. Si tenne nelle sale del Grande Oriente della massoneria se, via Cadet, n. 16 : nuovo attestato della fratellanza delle due società. Intima infatti è la loro communella, e nelle stampe spiritiche non raramente gli spiritisti si fregiano dei titoli massonici coi relativi tre puntini. Dal fondo dell’America spagnuola ci scriveva un amico, che i massoni di colà erano i più sfegatati spiritisti : e ciò avviene un po’ per tutto. Non è quindi da maravigliare, se l’associazione spiritica di Madrid, come sopra dicemmo, chiedesse a dirittura che loggia e ritrovo spiritico divenissero una cosa sola, sotto l’imperio benefico « della veneranda istituzione mondiale. » Un periodico romano, che è il portavoce dell’ « Accademia internazionale per gli studii spiritici e magnetici, » ne esulta, e, fattovi qualche approva: « Noi facciamo plauso al nobile ed elevato intendimento del sullodato fratello (Atanasio Garcia Lopez, presidente interino della Massoneria spiritistica madrilena), riconoscendo la utilità pratica, per non dire la necessità assoluta, che
le forze tutte dello spiritismo si organizzino. » Anche cotesto giova a ben conoscere lo stato presente dello spiritismo. Nel conto reso del Congresso di Parigi è detto che vi concorsero 500 delegati, rappresentanti di 40,000 membri di varie società. Una metà degl’intervenuti era di signore, tra le quali parecchie direttrici di giornali spiritici, scrittrici, o per altri titoli, sorelle illustri. Il numero degli aderenti è calcolato in 12 o 15 milioni : numero, per noi, manifestamente esagerato ; ma che pur deve dare a pensare. Certo è che i giornali spiritici, in tutto il mondo sono, a dir poco, un 160 o 170, secondo il nostro computo, qualcosa meglio che congetturale. Di essi, 88 si fecero rappresentare al Congresso, che ne stampa i titoli e i luoghi : e pure vi si leggono i nomi di appena 6 o 7 spagnuoli, mentre in lingua spagnuola se ne pubblicano circa 40; pochi sono mentovati degli inglesi e degli americani, mentre la lingua inglese forse ne conta più assai che la spagnuola. Un gran numero si stampa in Francia, in Germania, in Portogallo, in Russia, nelle colonie europee, nelle repubbliche dell’America meridionale, e fin nella Turchia e nell’Australia. In Italia, noi ne conosciamo 4, e forse non li conosciamo tutti ; e pure quivi soli sono nominati. Ora questo grande numero di periodici, suppone i lettori che li alimentino. Per giunta, i così detti centri spiritici dispensano molti opuscoli a chi li vuole e a chi non li vuole, e imbastiscono spesso opere di beneficenza per porgere ai soci, e alle socie sopra tutto, il buon destro di predicare lo spiritismo in seno alle famiglie. Ciò impariamo dalle loro stesse relazioni. Solamente dei libri di Allan Kardec, e di Andrew Jackson Davis, il gran veggente americano, pio rivale del Kardec, si potrebbe formare, se fossero riuniti, una montagna. Se ne trova per tutto, anche nei villaggi, anche nelle case ove meno si crederebbe! Ci chiederanno i lettori, di che trattino i periodici spiritici. Rispondiamo. Trattano spesso delle dottrine spiritiche, e per lo più con astio sempre nuovo contro la Chiesa e le pratiche di pietà cattolica. Nemici giurati del clero e del Vicario di Gesù Cristo, falsano a loro comodo la storia ecclesiastica e la profana. A che non bastando la scienza degli scrittori spiritici, si ricorre agli spiriti stessi, de’ quali si riferiscono talora lunghissime tantaferate, e queste sono appellate opere medianiche o medianimiche, perché dettate dai celesti ispiratori ai medii che servono di amanuensi, se pure non le hanno scritte gli spiriti medesimi, nella guisa che esponemmo trattando della scrittura diretta. (Capo III, n. 2). Le une e le altre riescono talvolta di sopraffina perfidia e pericolose ai semplici, ma il più spesso sembrano scritte col sugo di papavero, disordinate, illogiche, noiose.
Oltre a ciò recano le novelle di sperimenti fatti e di medii famosi, che dànno accademie; e tessono gli elogi di fratelli disincarnati, in lingua povera, defunti. Abboccano poi avidamente ogni fatto che abbia dello stravagante, di folletti, di ossessioni, di apparizioni, e di altre cosiffatte novità, che cento o dugento anni fa si leggevano ne’ libri contro la superstizione, del Tireo, del Lebrun, del Calmet, di Martin del Rio. Leggevamo, per esempio, l’anno scorso, di una recente cena data in un sotteraneo, a cui servivano quattro moretti, pullulanti dal suolo e scomparenti tra un servito e l’altro. Quei moretti in altri tempi erano detti diavoli, ora si chiamano spiriti materializzati : ecco la novità. Noi trascorriamo talvolta alcuni di tali periodici, come soleva Giuseppe de Maistre, leggendoli per diagonale: fanno cascare il pan di mano. E non è già che i magni viri della setta non istuzzichino i loro ferruzzi per farsi leggere ma, poveretti, lo fanno a sego. Dei quattro periodici spiritici che si pubblicano in Italia ve n’è uno che si stampa a pochi i da noi, e s’indiavola mensilmente contro chi scrive queste pagine, nominandolo di suo nome. E pure non ci bastò mai il fegato di arrivare al fine di uno di quegli articoli. Iddio fa crescere l’antidoto accanto al veleno e l’elleboro nell’orto dei pazzi ; e così permette che quelle povere pappolate vengano alla luce, e nella Luce, prive di sale, in lingua urangutanga, innocue in sè stesse a tutti, tranne che al senatore Borselli e al cavaliere Sebastiani Fenzi, che coprono colla loro bandiera quella merce avariata e proibita dalla Chiesa.
Capo VIII.
Dello spiritismo specialmente in italia
Rimane che diamo un cenno più particolareggiato dello spiritismo in Italia, trascorrendo di volo le principali città. Roma ha perduto uno de’ suoi grandi profeti, i prof. Felice Scifoni, ora disincarnato, il quale con degna eloquenza e pari candore raccontava su pei giornali come e qualmente certi spiritisti romani toccassero dagli spiriti loro famigliari di bei lattoni sul cappello, ceffate, lordure loro gettate addosso, pedate e altre siffatte gentili bischenche. E mentre scriviamo queste righe ci giunge la novella della morte del Borselli. Quegli antichi ritrovi presso il signor Eugenio Pistoni in via di Ripetta, così favoriti dal cielo, e magnificati dai periodici spiritisti, sono spariti. Non si parla più del circolo del dott. Curtis, americano, nè dell’ingegnere Gualtiero Aureli, nè di Cesare Bondi, nè di Odoardo Soffietti, nè della impareggiabile media, baronessa Cerrapica, de’ quali i nomi riempivano i giornali. Ora troviamo invece una Sezione romana di psicologia sperimentale, con venti o trenta gruppi, così li chiamano, al Corso, nelle vie del Babuino, S. Niccolò di Tolentino, Pietra, Belsiana, Astalli, Governo Vecchio, Aracoeli, Greci, Pontefici, e via via. Altri fioriscono nella Roma nuova, in via Manin, Volturno, Curtatone, Genova, Principessa Margherita, Castelfidardo, Gioberti, giù di lì. Ma che si peschino cotesti gruppi, poco si sa, e meno importa. I pezzi forti oggidì sono i membri dell’ Accademia internazionale per gli studii spiritici e magnetici; per esempio, Icilio Ercolani, sco Bennicelli, l’ingegnere Giuseppe Palazzi di Napoli, con alla testa due presidenti onorarii, cioè il senatore Borselli e il cavaliere Sebastiani Fenzi, un presidente effettivo, Giuseppe Desiderato Lombardi, un vicepresidente, il cav. Figà Talamanca, un segretario, il cav. Giovanni Hoffmann, S... I... (Sovrano Ispettore) in massoneria, e grande faccendiere in ispiriteria. Troviamo anche nominato un senatore, principe di Moliterno, di cui non sappiamo nè ben nè male. Malgrado tutta questa falange, Roma spiritica non fu rappresentata al Congresso di Parigi, se pure non vogliasi riguardare come suo delegato il capitano Ernesto Volpi, fondatore e
rappresentante del Gruppo sparso, e celebre per le sue fotografie spiritiche e per gli sformati miracolosi ch’egli raccontò al Congresso, spiegabilissimi per noi cattolici, e inesplicabili per gli spiritisti. Da Firenze fu spacciato a Parigi il prof. G. Damiani. Ma non è più a Firenze il bel tempo delle contesse P. e P. che festeggiavano l’arrivo di Douglas Home, nè dell’Accademia Pneumatologica Psicologica in via della Ninna, ove predicava e teneva il mestolo il povero barone Michele Guitera de’ Bozzi, ed era segretario sco G. A. Campana, ed erano ornamento i socii cav. Sebastiani Fenzi (allora cav. Sebastiano Fenzi), il dott. Alessandro Cicognani, il cav. generale Costantino Razzetti, e tanti altri magni viri. Oggidì il presidente è disincarnato da un pezzo, e altri l’hanno seguito negli spazii e in chi sa quali astri; un socio, Eugenio Gabrielli, per salire più presto alle stelle si è impiccato. Frullavano, ne’ bei giorni, le medie Elvira e Adele Sacerdoti, e Luisa Corsini, che avevano virtù di attirare a colloquio perfino lo spirito Azer, uno fra gli ultimi discendenti di Zoroastro. Ora lo spiritismo vi è decaduto notabilmente; e speriamo nol rialzerà il neonato Giornale del Magnetismo ed Ipnotismo, diretto dal dottore Olinto Del Torto, benché prometta di occuparsi anche dello spiritismo, nè il barone Bartolomeo Guitera de’ Bozzi, scrittore spiritico, come suo padre. In generale le grandi città d’Italia non si curarono del Congresso spiritico internazionale di Parigi. Appena si fece viva Palermo, che vi spedì un ignoto barone Beneventano. Lecce vi mandò il conte Cresci Genova, il dott. Anfossi; Venosa, il dott. Nicola Santangelo; Teramo, il prof. Marco Tullio Falcomer; Rie i, l’ingegnere Duprè; Terni, il sig. Caraccioli; Bondeno, il senatore Borselli e la sua signora; Spoleto, il capitano Viola di Roasio. Non ci consta che nessun delegato vi concorresse da Milano, Parma, Piacenza, Modena, Bergamo, Vicenza, Treviso, Venezia; neppure da Padova, sebbene Padova sente un gran ronzio di scene spiritiche intorno alla sua Università. Tranne i pochissimi sopra nominati, nessuno dalle città già pontificie nessuno da Livorno, Pisa, Lucca; nessuno dal Piemonte, neppure da Vercelli, che pure ha un giornale spiritico; nessuno dalle grandi città delle province meridionali, nè dalla Sicilia e dalla Sardegna. Tutto questo ci conforta a bene sperare. Pareva che almeno destare si dovesse Torino, già culla dello spiritismo in Italia, già centro operoso di spiritici studii (diciamo studii, per non dir altro), e lieta di fenomeni maravigliosi apparsi nelle sue congreghe. Vero è che Niceforo Filalete (prof. V. G. Scarpa), il quale cotà batte la solfa col suo giornale spiritico, non approva queste chiassate di congressi internazionali. Ma il valoroso, e pio a suo
modo, cav. Enrico Dalmazzo sostenne l’onore spiritico di Torino, e spedì ai cari fratelli congressisti una oleosa omelia, con cui gli esortava a cristianeggiare lo spiritismo; vi profetava che la Chiesa cattolica non tarderà ad anatematizzare gli antispiritisti, marchese di Mirville, P. Giovanni Perrone, P. Giovanni Giuseppe Franco; e per converso canonizzerà per santo il bravo Allan Kardec. E non pensava il dabben uomo che il Congresso spiritico di Parigi sfondava così, poco in religiosità, che rifiutò persino di affermare la esistenza di Dio; di che si dolsero poi certi spiritisti spagnuoli. E per pari ragione la predica del Dalmazzo non ebbe l’onore di essere recitata nella comune assemblea e rimase solo negli Atti. Napoli parimente non fu rappresentata al Congresso da messaggeri in persona. E pure non mancano là spiritisti di stocco. Valgano per tutti lo sbrigliato Vincenzo Cavalli, e l’ingegnere Giuseppe Palazzi, e il cav. Cesare Podesti, e l’ormai celebre prof. Ercole Chiaia, e il Ciolfi, il Verdinois, e parecchi medici spiriteggianti. Il Chiaia vi tiene conferenze strepitose, non pel volgo, ma per medici, professori, magistrati, ufficiali militari, scienziati di Europa e di America. Dinanzi a tali personaggi, il suo medio, una Eusapia Paladino, ottiene fenomeni stupendi, singolari e che corrono poi sui giornali d’ Italia e dei due mondi, come a dire che un oriuolo salga tutto da sè sino al soffitto, e così in aria una mano invisibile lo ricarichi ; ottiene la materializzazione di spiriti di bambini disincarnati, che vengono a gettarsi tra le braccia della madre, baronessa G., e altre maraviglie, in presenza di dottori, cavalieri e signore, che si disfanno in lacrime di tenerezza. E già s’intende la sua media miracolosa è sempre la sopraddetta sibilla. Ottiene anche la levitazione, cioè che la media si levi per aria distesa orizzontalmente, e ne dicemmo un cenno al capo III, n. 1. Egli appella maga la sua media, e magici i fatti di lei; e noi gli diamo pienamente ragione. Nè ce ne meravigliamo, posto che egli tutte le sere si trattenga a conversare collo spirito racchiuso in una tavola, com’ esso racconta nel suo messaggio al Congresso di Parigi. Siamo con lui pienamente d’accordo nel deridere che fa gli scienziati (colle nostre parole), i quali convinti degli evidentissimi fatti veduti, ricorrono per ispiegarli a varie ipotesi, accettandone una quale che sia, purché assurda. Ma egli è del bel numero uno, quando attribuisce i fatti magici a spiriti buoni, e fa condannare da un professore spagnuolo « il de Mirville e il P. Franco, i quali con un aspersorio di acqua santa sull’ombellico di Eusapia, ricaccerebbero nell’inferno il demone John King, circum quaerens quern devoret ». Ed Ora possiamo toccare di volo il centro di Pesaro, assai romoroso, di cui è
direttore il prof. sco Rossi Pagnoni, al tempo stesso direttore del pubblico Ginnasio, coll’aiuto del prof. Angelo Macchia e dell’ipnotizzatore dott. Luigi Moroni e della novizia media A. Carzetti ; i centri o gruppi di Lugo e di Osimo, ove primeggiano i professori Alessandro Reggiani e Stefano Vacca; di S. Remo ove, sotto la guida del professor Vespasiani, gareggiano di zelo il pittore Galli Bareggi, e il conte Luigi Gualtieri; i centri o gruppi di Caserta, di Chiavari, di Portici, di Frascati, e cento altri. Nè frauderemo della dovuta celebrità i famosi della chiesa spiritica italiana, cav. Iacopetti magistrato a Milano, e ivi pure Vincenzo Pasqualis, professore al coltegio militare; il maggiore Ungher, il signor Filosa, il sig. Giuseppe Raffo, il dott. Peirano, Ernesto Martini, il dott. Barbieri della Svizzera italiana, come l’ ingegnere Alfredo Pioda, di Locarno, il dott. Michelangelo Pezzardi medico e medio, il quasi nonagenario conte Gerardo Freschi, l’ingengere Parato, ecc. ecc. Abbiamo poi la felice fortuna (siamo cavalieri!) di possedere un ninfeo di signore spiritiste, o sorelle, o dilettanti, o medie. Oltre le già mentovate, vi è la Brenda, la Chiaia, la Filosa, Carmina Carmino vedova Simonelli, Teresa Visconti, Eugenia Favas, S. Maestri, nata baronessa Struve, Rosa Parato, Maurina Malinverni: tutte immortalate nel conto reso del Congresso di Parigi. Tacciamo di altre, i cui nomi raramente vanno per le stampe; ma ci sono e non poche, tra le altre, una Adele Bergamini, scrittrice spiritica, in Roma. Infine, al trar dei conti dei fatti pubblici e delle informazioni private, possiamo affermare che in Italia lo spiritismo mena un guasto grande, e senza molto apparato esterno pure s’insinua in molte case a contaminarvi la fede e la onestà. Siamo tuttavia, la Dio mercè, lungi assai dalla mania spiritica della Russia, ove la società più elevata tresca cogli spiriti a tutto spiano, duce e maestro ed apostolo il poc’anzi defunto sig. Alessandro Aksakow, consigliere imperiale effettivo, residente a Pietroburgo, notissimo in tutta Europa come letterato e pubblicista. L’Italia è tuttavia lungi dal pervertimento de’ paesi protestanti, specialmente Olanda. Inghilterra, Stati Uniti, ove sorgono innumerabili società, ove libri e giornali soffiano incessantemente nel fuoco. La Francia s’avvia male; ma il suo clero e i suoi dotti la rattengono sul pendio : il suo Congresso di Parigi, se fu mentovato con onore da parecchi giornali, fu anche da altri fischiato. Imperversa lo spiritismo nelle antiche colonie spagnuole dell’America meridionale, favoritovi dalla massoneria ; e nella Spagna antica e cattolica pur troppo si moltiplicano ogni di peggio i periodici più arrabbiati di spiritismo, le congreghe e le pratiche vi si dilatano oltre ogni credere; niun paese cattolico concorse al Congresso di Parigi con eguale copia di rappresentanti e di adesioni;
e già in Barcellona si era dato il primo esempio di congresso spiritico internazionale. Ma basti per un saggio storico dello stato presente dello spiritismo.
Capo IX.
Dello spiritismo finto e falsificato
1. Varie finzioni e frodi più usate. Chiunque abbia percorsi i punti storici fin qui accennati, immaginerà di leggieri, che l’inganno si può mescolare ai fatti spiritici. La storia di tutti i popoli, così dell’antichità come dei giorni nostri, dà pienissima ragione a tali sospetti. Quale che sia la causa efficiente dei fenomeni spiritici, non poteva altrimenti avvenire, attesa la condizione della cosa in sè e la natura degli uomini. Se i fenomeni si attribuiscono a cause naturali, si sa che le forze della natura non sono sempre in nostra mano, e non è facile maneggiarle così appuntino, che alcuna volta l’effetto non fallisca : infatti spesso ne’ gabinetti fisici fanno cecca le esperienze meglio concertate. Nè meno frequente è l’ infelice successo de’ bagattellieri, che le loro meraviglie mostrano sulle piazze o sui palchi teatrali : la destrezza giocoliera ha i suoi limiti. Che se poi i fenomeni provenissero da agenti fuori della natura sensibile, come opinano, concordi in ciò, gli spiritisti e i dottori cattolici, quale è il mortale che domini tali agenti, e possa applicarli al lavoro con sicurezza di ottenere a suo talento l’opera prefissa? Certo, se ne ragioniamo nel senso cattolico, nè angeli, nè anime di traati, nè demonii dipendono dal potere dell’uomo; e niun altro che un superbissimo e stolto oserà vantarsi di averli in ogni caso e sempre docili al suo comando. Ma è innata debolezza degli uomini che, per vanità o per guadagneria, di tali fatti si brigano, di non volere apparire impotenti o ineguali al cómpito assunto: è quindi naturalissimo che dove non si riesca coll’arte vera, si abbia ricorso alla frode per mantenere il credito e l’utile che lo consegue. Anzi, e questo vorremmo fosse bene ponderato, è sommo interesse del maligno spirito il lasciare talvolta trasparire la frode e screditarsi i medii, affinché il volgo si persuada che nella pratica dello spiritismo non accade intervento diabolico. A questo modo più agevolmente egli fa seguaci suoi anche le persone di retta coscienza ; le quali poi non sempre hanno virtù di ritirarsi, quando scoprono l’inganno. Quello che più costa, molte volte, è il primo o; e dato questo, più spesso ancora, è difficilissimo il rivolgersi a tornare indietro.
Però la storia degli oracoli, delle magie, delle fattucchierie, che tutte sono spiritismo, o analoghe allo spiritismo, contiene, insieme con alcuni fatti certi, intessuto un mondo di fatti falsi, o vogliamo dire, di gherminelle composte a bello studio; senza contare le involontarie allucinazioni subbiettive sia dell’ operatore, sia degli altri, tutte facilissime, e di numero infinito. Egli è dunque necessario a chi voglia dare il giusto peso ai fatti, che finora storicamente esponemmo, e si veggono ogni dì rinnovati, è necessario diciamo, stare in avviso, e non facilmente accettare per effetti di spiritismo quelli che per tali se gli possono presentare, se pure non vi appare spiccato il carattere preternaturale. Alla categoria dei fatti ambigui e frodolenti sono da ascrivere generalmente i consulti dati dalle sonnambule, le quali sopra una ciocca di capelli si fanno a divinare di malattie e di rimedii a favore di sempliciani; i quali così comprano spesso coi loro danari un grave danno della loro sanità. Per ordinario il loro sonnambulismo è una finzione, ed il consulto è una semplice congettura di scaltrezza ciarlatanesca. Sui palchi poi dei teatri, ove si dànno scene di spiritismo, nulla per lo più interviene di spiritismo, ancora che talvolta all’ occhio dello spettatore inesperto sembri scorgervi maraviglie Al tutto inesplicabili. Il luogo, le quinte, i mobili che vi si usano, gli attrezzi, il palco stesso, sopra tutto i compari destrissimi che vi concorrono con astuta dissimulazione, formano un complesso d’ ammennicoli oltremodo favorevoli ad effetti inescogitabili, e da far travedere e traudire ogni uomo di miglior senso. Di tutto questo conviene lo stesso Allan Kardec. « Pretendere, dice egli, di far agire gli spiriti a giorni e ore fisse, è far pruova della più profonda ignoranza. Che fare adunque per guadagnare la paga ? Simulare i fenomeni... Se gli spiriti non intervengono, si supplisce: l’immaginazione è tanto feconda, quando si tratta di guadagnare denari !... Si tenga ciascuno per avvisato, ogni volta che vedrà dei cartelli che annunziano pretese sedute di spiritismo a pago. » Fin qui il Kardec, che non finisce di lagnarsi della improntitudine dei medii ciarlatani. Noi aggiungiamo, che i savii non s’impacciano di medii, nè dei veri nè dei finti. Un padre di famiglia giudizioso non condurrà i figliuoli alle scenate spiritiche, per tema d’imbattersi nelle vere, e perché anche le finte sono spesso incentivo a cercare le non finte, o se non altro, a guastare le teste deboli, ed irritare i nervi.
2. Medii falsarli. Disgrazie dei fratelli Davenport e della Cook. Tutt’altra cosa è, quando le scene sono date da medii spiritici di professione. Allora può esservi il
vero e il falso spiritismo; e chiunque, per sua temerità e non senza colpa, si affaccia a tali spettacoli, sappia che può abbattersi a veri prestigii preternaturali, ovvero gabbarsi a ciurmerie di un furbo cerretano. I medii stessi non sono mai sicuri del loro potere, per la ragione poc’anzi dichiarata. Il celeberrimo Daniele Douglas Home, il quale a Londra, a Parigi, a Firenze diede prove certissime di suo potere spiritico, cadeva talvolta in periodi d’impotenza, durante i quali ricusava di cimentarsi a tentare qualsiasi più volgare fenomeno. Anche lo Slade, medio di grande riputazione, di cui parleremo tra poco, soffre (noi lo crediamo vivente) le intermittenze della virtù medianica, e però, prima di operare in pubblico, tenta con saggi, se lo spirito lo assiste o no. Non sono sempre così prudenti tutti i medii, e forse nol possono essere, perché non sempre il medio può prevedere se lo spirito lo assisterà o lo abbandonerà. E però si trovano ridotti non raramente a supplire colla destrezza dove gli abbandona l’intervento preternaturale; e poiché, come dice il proverbio, anche delle volpi se ne piglia, si espongono a venire colti colle mani nel sacco, e sbugiardati della vantata medianità spiritica. A ben giudicare pertanto dei fenomeni spiritici in generale, è da tener conto di questa avvertenza capitale, che eziandio trattandosi di medii di grandissima riputazione, non è mai certo che i loro fatti sieno propriamente di natura spiritica, se uomini gravi e intelligenti non abbiano diligentemente levato di mezzo ogni possibilità d’inganno. Di che abbiamo esempii, utilissimi a ricordare. I fratelli Davenport avevano riempito di stupori le assemblee d’America e d’Inghilterra, quando capitarono a Parigi. Il loro più mirabile prestigio consisteva nel farsi legare strettamente, e stati un tratto di tempo chiusi nella loggia piantata sul palco scenico, mostrarsi al pubblico interamente sciolti. Ma una prima volta, un ingegnere che si era posto a legarli, vedutili sciolti, dichiarò che la corda caduta ai loro piedi era altra da quella onde egli avevali legati. Ne fu mormorio e scandalo nell’ assemblea. Una seconda volta, legatisi da sè medesimi con nodi inestricabili, anti sopra un travicello della loggetta, e dimoratisi chiusi per pochi momenti, riapparvero liberi d’ogni legame. Per loro mala ventura, uno spettatore balza sul palco, afferra il travicello, e lo mostra mobile e scorrevole sulle sue guide. L’enimma era spiegato a luce di sole, era un prestigio piazzaiuolo, e non un fenomeno spiritico. I prestigiatori fuggirono fischiati, e l’impresario dovette restituire il prezzo dei biglietti d’entratura. Ciò avveniva a Parigi, nella sala Herz, a mezzo il settembre 1866; lo narrò sul giornale le Pays un testimonio di veduta, nominando chiari nomi di persone intervenute; e questa relazione è letteralmente citata da un razionalista, che tuttavia favorisce lo spiritismo, cioè dal dott. Paolo Gibier, nel suo libro, Le
spiritisme, 3.° ediz. Parigi, Doin, 1891, pag.183 e sgg. Più memorabile fu la sventura della signora Comer, nel 1880, la quale quando era tuttavia miss Florence Cook, nel 1874, era stata la celebre media del professore William Crookes, e strumento per più anni della frequente apparizione del fantasma visibile, palpabile, conversevole, nomatosi da sè stesso Katie King. Ne toccammo brevemente al Capo III, n. 4., e ne riparleremo a miglior agio in seguito. Intanto ecco il suo caso, com’è riferito dal Logeman in un articolo pubblicato nell’Album der Natur, ad Harlem, donde lo prende il dotto periodico La Controverse et le Contemporain, Parigi, fascic. di giugno 1880, a pag. 261. Noi lo traduciamo a verbo. « I signori Giorgio R. Sitwel e Carlo von Buch hanno descritto nel Times, in data del 10 gennaio 1880, una seduta spiritica tenutasi il giorno precedente alla British national association of Spiritualists, Great Russelstreet, 38. Essi avevano di già prima assistito due volte a tornate di questo genere. Nella prima, la media era stata legata ad una seggiola, dietro la tenda, da uno dei sottoscritti (Questa cautela, di legare il medio, si usa talvolta dagli spettatori diffidenti, per assicurarsi che esso non possa presentarsi camuffato da fantasma). Questa volta non ci fu nessuna manifestazione (apparizione di fantasma). Nella seconda tornata la media fu novamente legata, ma secondo le indicazioni del direttore dell’ Associazione. Questa volta successe la manifestazione. Uno spirito si mostrò, che secondo che ci fu spiegato, era una Maria, giovinetta morta in età di dodici anni. Quanto alla statura, la voce, il gesto, questo spirito si rassomigliava perfettamente alla media, la quale si diceva trovarsi legata dietro la tenda. Il volto l’aveva velato. Tutto questo, e la circostanza che lo spirito portava evidentemente un busto sotto la sua bianca veste, cosa un po’ curiosa per uno Spirito, sopra tutto d’una bambina dodicenne, tutto questo, dico, aumentava i sospetti dei visitatori (Sitwel e von Buch). Essi tornarono dunque novamente all’Associazione il 9 gennaio (1880) accompagnati da due loro amici. Ogni cosa successe come la volta precedente : ma quando lo spirito si fu di nuovo mostrato, uno di quei signori balzò d’un tratto dietro di lui, e lo impedì del ritornare alla tenda, mentre l’altro ritirava la tenda stessa e additava a tutti gli spettatori la seggiola vuota, e i vestiti che la media aveva deposti. « Benché non vi fosse che una sola candela accesa nella stanza, quel poco lume bastò perché si vedesse tutto. Allora la candela fu smorzata, e la gente ò in
altra stanza; ove un membro dell’Associazione rispose con alcune scortesi parole, senza far tuttavia grande impressione. Tutti gli altri non ebbero che dire. Si potrebbe riguardare il fatto come un esempio di ciarlataneria, uno dei mille in cotal genere. Ma ciò che seguì dipoi diedegli una significazione importante. Il giorno 13 gennaio, il sig. Burke, segretario della detta Associazione, scrisse una lettera al Times, in risposta a quella dei signori Sitwel e von Buch. Egli vi diceva, che la relazione data da questi era esatta in sostanza (substantially accurate). Riconosceva adunque l’impostura. Seguivano alcune frasi di poco senso ; e in fine per iscusare di tratto l’Associazione, egli faceva sapere che il medio colto in fallo non era altro che la signora Corner, la quale essendo ancora la signorina Florence Cook, era stata provata ed esaminata con ogni diligenza e in tutti i modi dal signor Crookes ». Da questo caso di frode della Cook, alcuni inferivano che anche tutte le altre volte che la Cook fece da media, usasse egual frode. Ma questo è illogico ; e nel servigio da lei prestato al prof. William Crookes la frode era al tutto impossibile, come accennammo al capo III, e meglio si vedrà quando riparleremo di quei fatti. Il ricorso che fece la Cook alla frode prova una cosa sola, che cioè ella in questo caso non avendo l’assistenza dello spirito, si aiutava da sè, per non iscomparire.
3. Celebre frode del medio Bastian, e come smascherata. Ma niun caso di questo genere ci pare più istruttivo, e perciò più importante a ricordare, che il famoso fiasco del medio Harry Bastian, a Vienna, nel 1884. Lo descriveremo pertanto in tutte le sue principali circostanze, che noi prenderemo dal racconto che ne fece l’arciduca Giovanni d’Austria, spettatore e parte attiva della scena. L’Autore narra i fatti sionatamente, anzi a buon fine. Non intende di trattare nella sua ampiezza lo Spiritismo: « mi limiterò, dice egli a pag. 6, a mettere nella vera luce la medianità (mediumnität) di Bastian, che per lungo tempo fu creduta genuina... Non ho altro in mira che avvertire per tempo quelle persone che per lettura delle relazioni di fatti supposti provati potrebbero essere vacillanti nel loro Criterio e parate a farsi arrolare nel campo spiritico. » Ottimo avviso tanto lo smascherare un bugiardo rinomato, quanto il giovarsi del costui smascheramento a ritrarre dalla via dell’errore i pericolanti. Le prime cinquantasei pagine dell’opuscolo riescono un delizioso racconto. In sostanza, all’Arciduca autore entra la voglia di vedere dei fenomeni spiritici; il
che si può scusare in chi è profondamente convinto non essere questi altro che giuochi di ciarlatano. Egli si rivolge ad uno degli arcifanfani dello spiritismo, il barone Lazzaro Hellenbach; e questi gli offre un de’ più famosi medi, il Bastian, e lo fa arrivare a Vienna il 17 gennaio 1884. Introdotto costui all’Arciduca dal dotto mecenate Hellenbach, sceglie le stanze acconce alle sedute, e l’Arciduca d’ogni suo desiderio l’accontenta. Alla prima sessione intervennero il Principe ereditario arciduca Rodolfo, l’ arciduca Eugenio, e quattro o cinque altri signori. Vi accadde ciò che in tali casi suole accadere: si forma la così detta catena, si spegne il lume, si odono suoni, si veggono scintillazioni, si sentono toccamenti, ecc., e per giunta un « fracasso d’inferno » ; sempre al buio, presente nel circolo degli spettatori il medio Bastian. Segue la tregenda delle apparizioni a mezza luce. Qui dobbiamo dare un’idea di tali fenomeni ai profani. Entro le stanze destinate alle apparizioni, o come parlano gli spiritisti alle materializzazioni degli spiriti, si sceglie un recinto o un gabinetto attiguo riserbato al medio, e diviso da quella che chiameremo platea degli spettatori, per via di cortinaggi : il medio, per lo più al suono di qualche stromento, entra nel sonno magnetico, e durante questo (giusta i placiti della setta) una parte della sua sostanza svola da lui ed è tolta in prestanza da quegli spiriti che vengono evocati, o che da sè bramano entrare in relazione coi devoti spettatori. Gli spiriti si manifestano in figure varie, le quali quivi presso al medio si formano in varie guise, per lo più entro una nebbia, prendono un corpo aereo o consistente, e facendo poi capolino fuori della tenda si dànno a vedere agli astanti, secondo che spiegammo al C. III, n. 3 e 4. Or bene, nella seconda parte o, se vogliamo così dire, nel secondo atto, sollecitato dalla impazienza del principe Rodolfo, il medio Bastian si ritira nel gabinetto attiguo, che è la biblioteca dell’ arciduca Giovanni, e rimane separato dall’assemblea, per una semplice cortina sospesa a bella posta dinanzi alla porta della biblioteca. Importa immaginare distintamente la disposizione locale. Il medio è nella biblioteca, divenuta suo laboratorio o gabinetto di riposo magnetico, l’uscio che comunica colla platea, è spalancato a due battenti, un po’ più là del limitare di quest’uscio, pende la cortina, a tre teli, per la quale cortina gli aspettatori, sebbene disposti in semicircolo rimpetto all’uscio, non possono vedere il medio dentro il gabinetto. Il medio (da buon giocoliere) chiede d’essere visitato; il Principe accompangato da un dottore Io contenta, e poi dichiara all’adunanza, che il medio non ha nulla addosso. Cominciano gli accordi sul pianoforte, tutti fissano gli occhi sulla sacra cortina, donde aspettano le apparizioni. Ed ecco infatti aprirsi dolcemente le cortine, e affacciarsi e
avanzarsi a pochi palmi il Bastian, cioè non egli in petto e in persona, ma la sua immagine. Così almeno doveva credersi giusta la dottrina spiritica ; giacendo il vero Bastian, in quell’identico istante assopito sul seggiolone entro il gabinetto. Ma se tutti videro il fantasma del Bastian, nessuno vide lui contemporaneamente seduto sulla seggiola. Ritiratosi il fantasma del Bastian, appariscono successivamente una figura femminile biancovestita, una ragazzetta piccina, una figura gigantesca, un’altra donna di viso naturale, un’ultima di color terragno e mal distornata, che, secondo il sentire della setta, indicava l’affievolimento del medio. In fatti parve che altre figure colle mani toccassero la tela e non avessero forza di alzarla. A questo segno gli arciduchi Rodolfo e Eugenio, balzano alla cortina, e veggono il medio dormente, che a poco a poco si desta, sudaticcio, stanco. Tale fu la prima seduta ; la quale, tra parentesi, non persuase nessuno. Sfido io. Una camerata di collegiali un po’ vispi avrebbe capito la ragia. Si replicò la tornata il dì 30 gennaio, con notabili variazioni nell’uditorio, al quale si unirono gli Arciduchi Ranieri e Carlo Stefano. Riuscì, anche più che la prima, infelice, e tale da ingerire sospetti eziandio nei più creduli, se vi fossero intervenuti. Tuttavia il principe Rodolfo e l’arciduca Giovanni temevano che in Vienna si potesse novellare della loro dabbenaggine, e che il tristo giocoliere si fe bello di averli persuasi del proprio potere spiritico. Finsero una persuasione non punto eccessiva, e intanto chiesero una terza ed ultima seduta. Ma tra loro concertarono di sbugiardare il medio così perentoriamente, che egli ne divenisse ridicolo per sempre, e inetto a truffare mai più i galantuomini. Non era cosa facile. Perché due erano i mezzi più ovvii: o acchiappare un fantasma, ovvero penetrare nel gabinetto del medio mentre i fantasmi apparivano in sala, e accertare che egli fosse assente, e che però il Bastian stesso travestito da fantasma si dava in mostra, e non apparivano veri fantasmi da lui distinti. Ma non volevano gli Arciduchi ricorrere ne all’uno di questi mezzi, ne all’altro: non al primo, per non dar appiglio ai lamenti del medio, il quale aveva fatto sentire che ogni violenza usata al fantasma vocerebbe alla sanità del medio; non al secondo, perché l’arciduca Giovanni avea promesso al medio che nessuno entrerebbe nel gabinetto durante la seduta: e, già si sa, un cavaliere di casa d’Austria non fallisce alla sua parola. A questo punto la narrazione diviene comica e interessante in sommo grado. Gli Arciduchi congegnano una macchina, che salvando la parola d’onore e non pericolando la salute del signor Bastian, debba operare a loro volontà, e ottenere l’intento. Ne disegnano i pezzi con amore di artisti, la fanno eseguire, la provano allegramente, e la tengono montata pel giorno della seduta, 11 febbraio 1884. È
una scena leggere le trepidazioni degli Arciduchi, palpitanti non forse la trama trapelasse per casi impensati, e i felici spedienti, inventati lì per li a salvarla dagli sguardi del medio sospettoso. Finalmente la fortuna arride agli Arciduchi, lo stratagemma a inosservato, la seduta comincia, le apparizioni prendono le mosse e si succedono felicemente. L’arciduca Giovanni (l’Autore degli Sguardi nello Spiritismo) d’intesa col Principe ereditario, tiene il capo della fune che comanda tutto l’ordigno. All’istante in cui una figura bianca e ben formata, varca la soglia dell’uscio e si affaccia tra le cortine, l’Arciduca dà una strappata alla fune, scatta la trappola, cioè i battenti dell’ uscio per giuoco di molle fortissime si chiudono dietro al fantasma, e gli tagliano la ritirata. Povero fantasma tra la tenda e l’uscio ! Esso cerca di forzare l’uscio, affannosamente. Invano! ché gli saltano addosso gli Arciduchi, Giovanni che lo ferma, Rodolfo che lo tira fuori dalle cortine, dicendo: « Ebbene, ecco lo spirito! » Era il medio, in carne ed ossa, che destramente tentava nascondere i cenci onde erasi camuffato in fantasma. Il signor Harry Bastian, spoetizzato, privato dell’aureola di gerofante spiritico, era li, ridotto a volgare giocoliere, un po’ furfante, un po’ sciocco, in camicia e pantaloni, senza scarpe, colla giubba sul braccio, e tremava come una foglia: si sarebbe volentieri inabissato sotterra per involarsi a quella meritata vergogna. Ne senti comione il Principe ereditario, e lo assicurò, tutto essere finito, e lui non avere da temere altro. Bastava bene! IL barone Hellenbach, anch’esso fieramente scottato della infelice riuscita del suo favorito, avrebbe voluto che egli fosse frugato, e così meglio apparisse con quali amminnicoli aveva simulato il fantasma. Ma visi oppose il Principe, con molto senno, perché l’usare tali violenze non si addice a gentiluomini, e perché era al tutto superfluo. Chi poteva dubitare che il Bastian non fosse stato colto colle mani nel sacco? Il pover’uomo doveva, secondo le dottrine e le pratiche dei medi, giacere addormentato net seggiolone entro il gabinetto, e invece l’avevan preso fuori ad informare un finto fantasma, e il seggiolone fu trovato vuoto. Era luce di sole : ne fu steso il processo verbale, e sottoscritto da tutti i convenuti alla deliziosa commedia.
4. Che lo spiritismo falso non impedisce lo spiritismo vero. Se qui terminasse il racconto e l’opuscolo, noi pure termineremmo, come i comici latini, col solenne Plaudite. Ma il valoroso Tenente maresciallo sprona più oltre, e ci è d’uopo seguitarlo. Gli preme di mettere in vista la efficacia dello smascheramento del Bastian, a distruggere ogni fede nello spiritismo. E comincia con una teorica sulla fede in genere (pag. 57), che « non ha radice nei fatti » e che però si riduce a un semplice atto di volontà. Così spiega come gli spiritisti, sebbene sbugiardati
dai fatti, non rinunzino tuttavia alle loro fole. Ora tale teoria non regge. Ogni fede, degna d’uomo, ancorché non abbia evidenza immediata (il che escluderebbe la fede) del fatto o della proposizione sulla quale ella si aggira, nondimeno si appoggia sempre al fatto dell’altrui affermazione ; in altri termini, la fede razionale è un assenso intellettuale ad una data proposizione, si, ma richiede una autorità sulla quale si fondi il detto assenso del credente; e appunto al valore di questa autorità essa si commisura. Per esempio, l’Arciduca autore presterà fede, se un caporale gli afferma una bravura di un suo soldato, più ferma fede, se gliene fa rapporta il capitano della compangia, fermissima, se tre o quattro ufficiali gliela confermano come testimonia oculati. La fede può divenire assoluta, quando l’autorità che la appoggia è assoluta. Così il cristiano crede, con fede assoluta e incrollabile la Divinità di Cristo e gli altri dommi, perché assoluta e incrollabile è l’autorità divina che li rivela. Non è qui luogo di analizzare teologicamente l’atto di fede soprannaturale, ma è certo che anche questo atto non è un portato della sola volontà imperante, sibbene presuppone eziandio il raziocinio regolare sul fatto della rivelazione ; e anche sopra questo si fonda remotamente la volontà per imperarlo. Però a torto si accusano gli spiritisti, di adagiarsi nella loro persuasione o fede, per la sola tenacità di volere. Credono assai più razionalmente e logicamente. Perché in realtà si dànno nella storia ata e contemporanea innumerabili fatti di fenomeni assolutamente spiritici, corredati di tali circostanze e affermati da tanti e tali testimonii, che diviene irragionevole il dubitarne. Non possono essi pretendere (come li accusa il ch. Autore) per darsi vinti e disingannati, che sieno prima sbugiardati tutti i medii. Ma bene hanno diritto di esigere che prima sieno distrutti i fatti storicamente certi di fenomeni spiritici. Possono anche esigere che l’Arciduca scrittore non danni di credenzoni tutti in fascio gli spiritisti, perché egli ha felicemente colto in flagrante inganno un medio, una volta. Il perché nella questione, se lo smascheramento del Bastian provi la generale fallacia dei fatti spiritici, ci è forza di non assentire all’Arciduca che lo afferma, e dare invece ragione al disgraziato barone Lazzaro Hellenbach che lo contraddice (pp. 59 e seg.): e ciò sebbene il primo discorra con ottime intenzioni, con pessime intenzioni il secondo, anzi con utopie empie, antifilosofiche, immorali. Ma l’Hellenbach ha trionfale ragione dove argomenta che l’inganno di uno non prova che sempre e tutti ingannino. Noi aggiungeremmo che anche l’inganno usato dai fratelli Davenport, dalla Florence Cook, dagli otto o dieci che l’Autore accenna a pag. 62 e 72, anche da cento medii non proverebbe nulla di più. Un milione di fatti, attestati da milioni di testimonii, non si distruggono con alcuni pochi; ravvisati insussistenti.
a l’Arciduca ad esaminare le condizioni, richieste dal Bastian e dal mecenate di lui, barone Hellenbach, per ottenere i fenomeni spiritici : ed arriva a conchiudere (pag. 84), che « le condizioni accennale... dovrebbero bastare per dissipare ogni dubbio sulla natura dello spiritismo. » E vuol significare che bastano a dimostrarlo tutto una pura ciurmeria. In una lizza filosofica il difendente risponderebbe : « Bastano a dimostrare la ciurmeria nel caso del Bastian, concedo: bastano a dimostrarla in tutti i casi, nego: e nego la conseguenza. » È un paralogismo simile al precedente. Per inferire che generalmente le circostanze che accompagnano i fenomeni spiritici accusano una ciurmeria da impostore, converrebbe che si chiamassero ad esame non le sole circostanze usate da un solo medio, ma anche quelle che usano generalmente tutti i medii. Ora chi istituisse un tale esame generale, si chiarirebbe che in alcuni fatti le circostanze permettono benissimo il dubbio, dove che in alcuni altri lo escludono assolutamente. Confessiamo che il medio Bastian, la sera dell’ 11 febbraio 1834, destava sospetto. Noi leggendo gli amminnicoli da lui usati, ci accorgemmo a prima vista ch’egli operava da medio falsario, ed anche da giocoliere inetto. I Bosco, e gli Houdin, giocolieri di grido, se la sarebbero cavata assai meglio che il Bastian. Ognuno che legge il fiasco del pover’uomo, si dice in cuore: « Ben ti sta: se non sapevi l’arte, non dovevi avventurarti dinanzi ad una eletta di personaggi di finissima coltura. Figurarsi ! con destrezze da cerretano di piazza, far vedere la luna nel pozzo ad un’ accolta di Arciduchi d’ Austria, di ufficiali superiori, di dottori, di professori ! » Ma non ammettiamo la conclusione volutane trarre dal ch. Autore, che le condizioni di quella serata dimostrino in generale come in tutte le assemblee spiritiche si adoperi in egual modo da tutti i medii, e che però in tutte e sempre siamo in logico diritto di ravvisarvi la frode. Una stessa illazione tenta ricavare l’Arciduca dalla Critica delle apparizioni, a pag. 85 e segg. E il lettore accorto vi opporrà la stessa eccezione. Si, tutti i fenomeni, accaduti nelle tre sedute del Bastian, erano o potevan essere prestigi di ciarlatano; specie poi le fantasime comparse erano materializzazioni (parola tecnica degli spiritisti, sebbene assurda) al tutto false e perfino inverosimili. Ma tutte le adunanze spiritiche si porgono sempre a simili sospetti e giudizii ? Ecco ciò che negheranno sempre gli spiritisti, e che negherà ogni lettore, conoscente della storia contemporanea. L’Autore scende finalmente ad esporre la sua conclusione, che noi già notammo più volte, cioè: Tutto lo spiritismo è ciurmeria. Ma secondo noi, la più larga conclusione, logicamente possibile, sarebbe: a Come il Bastian, la sera dei tanti
febbraio, tentò ingannare ecc., così si può presumere che anche altri medii ingannino spesse volte. Non si debbono adunque ammettere come spiritici tutti i fenomeni pretesi tali, senza accurato esame. » Più là di così non permettono le premesse. Volerla estendere a tutti i casi spiritici non lo sopporta la logica. Non perché uno scroccone si dà per un gentiluomo, tutti i gentiluomini sono scrocconi ; non perché uno scudo è falso, sono falsi tutti: anzi lo scroccone non si camufferebbe da gentiluomo, se veri gentiluomini non vi fossero ; non si inventerebbe, nè si potrebbe spendere lo scudo falso, se non corressero gli scudi veri.
Capo X.
Realtà di veri fatti spiritici
1. I fenomeni spiritici sono per se visibili e distinguibili. Che certi fenomeni, mostrati al pubblico, siccome opere degli spiriti, sieno invece lavoro di accorti ciurmatori non è prova che tutti i fenomeni somiglianti sieno parimente e necessariamente ciurmerie. Se in favore della esistenza di reali fenomeni spiritici avessimo sicure testimonianze, con verrebbe pure ammettere a fianco dei finti, i veri e proprii fenomeni spiritici. Ora queste testimonianze non difettano punto, soprabbondano anzi, e maggiori d’ogni eccezione. Neppure vi è pericolo che i testimonii sieno illusi. Uno, due, dieci testimonii, qui e cola sparsi, possono travedere ed ingannarsi; l’universalità dei testimonii contesti non si può illudere. Il breve elenco dei fenomeni materiali e intellettuali e delle così dette materializzazioni, ossia apparizioni di fantasmi palpabili, che noi demmo al Capo III, è propriamente un saggio di quelli che si riferiscono comunemente come fenomeni spiritici e frequenti nelle assemblee della fratellanza spiritista. Chi li legga attentamente dovrà convenire che siffatti fenomeni, se si presentassero in realtà, non sarebbero punto più difficili ad osservare col semplice uso degli occhi e degli altri sensi che qualsiasi altro fatto esterno. Si può dunque di essi avere quella medesima certezza, che degli altri si ottiene. Se ne possono accertare gli idioti, e molto più poi le persone colte e coloro che di proposito studiano cotali fatti nelle loro proprie circostanze. Noti il lettore che non si tratta di fatti, per cui osservare convenientemente occorrano di quei mezzi, che non sono alla mano del volgo, come telescopii, microscopii, pile voltaiche, reagenti chimici, od altri cosiffatti stromenti d’investigazione scientifica. Nulla di cotesto è necessario: bastano invece ai presenti osservatori, come bastarono sempre agli antichi, un bel paio d’occhi, due orecchi, il tatto, il gusto, l’odorato, e un po’ di senso comune. Antichi e moderni furono e sono in ottima condizione e provedutissimi per conoscere se una tavola si muove o se stà ferma, se s’innalza, se ballonza; per conoscere se
brilla una luce, o se fa buio ; se un fantasma si mostra sì o no agli occhi dei riguardanti. E come in tali casi sarebbe irragionevole negar fede ai nostri sensi, così è irragionevole il rigettare l’ attestazione degli uomini intelligenti e probi, i quali di simili fatti furono spettatori. Nè solo è facile il conoscere la esistenza dei fatti, ma è facilissimo altresì (almeno il più delle volte) il giudicare della loro qualità spiritica. Come ragionano gli uomini in presenza di fatti straordinarii non solo e maravigliosi, ma che sembrano trascendere la efficacia delle naturali cause conosciute? Ragionano che ogni effetto debba per necessità provenire da una causa proporzionata qui nessuna causa proporzionata vi è nè vi può essere nella cerchia delle cause naturali : dunque è intervenuta una causa fuori natura. Questa poi non può essere altro che una causa intelligente e spirituale; giacché in tutto il processo del fatto medesimo per tale si addimostra. Per via di questo facile e logico raziocinio, il genere umano sempre attribuì all’influsso di esseri superiori, ossia di spiriti, quei fatti che manifestamente ripugnano alla natura, e secondo le loro speciali varietà li distinse con nomi proprii, ma che tutti suppongono l’intervento spiritico, chiamandoli: Magia, Sortilegio, Divinazione, Oracolo e via via. È cosa certa da tutte le storie antiche e dalle contemporanee, che variando i tempi, i luoghi, le circostanze, non variò mai la persuasione degli uomini su questo punto: si potevano attribuire tali fatti alla Divinità vera, o a divinità false, a spiriti buoni o a malvagi, ma restava fermo il giudizio del senso comune intorno alla necessaria intramettenza di uno spirito oltramondano. Così i fatti si riconoscevano per ispiritici. Il che se avveniva dei fatti innaturali di altri tempi, molto più facilmente avviene di quei fatti moderni, che attestano gli spiritisti moderni, come verificatisi spesso nelle loro assemblee, e che noi al capo III accennammo. In questi l’intervento di spiriti oltramondani è implorato con apposite e solenni evocazioni, e si manifesta con fenomeni che sorano le forze conosciute dalla natura; e diviene certissimo dalle risposte razionati degli spiriti, medesimi parlanti o scriventi, i quali al proprio loro influsso rivendicano la parola e la scrittura, e i fatti maravigliosi che spesso le accompagnano. Quindi è che non solo gl’iniziati alle dottrine spiritiche, ma i profani ancora allorché sono spettatori di essi, ne convengono. Bene spesso ne convengono altresì coloro che si recarono allo spettacolo, con animo diffidente, scredente, al tutto ostile. Tanta è l’evidenza con cui si presentano quei fatti, sia come semplici obbietti di materiale osservazione, sia come qualificati di effetti spiritici.
Non potrebbero adunque i fenomeni dei tempi nostri essere nè più nè meglio visibili di quello che sono; non potrebbero apparire nè più nè meglio spiritici di quello che appariscono.
2. La realtà dei fatti spiritici è attestata dalla storia antica, biblica. Posto adunque che i fenomeni dello spiritismo sieno visibili, come ogni altro fatto che cada sotto gli occhi, e posto che si possa sicuramente ravvisare la loro speciale impronta di effetti spiritici, sorge fortissima ed irrecusabile la dimostrazione della loro esistenza, quando si trovino testimonii, che depongano di averli osservati in ogni tempo e in ogni luogo. Il cardine della questione non è qui se gli spiriti che intervengono sieno buoni o cattivi, se sia morale atto od immorale, il consultarli. Non si cerca (per ora) altro, se non questo : Se si dànno o non si dànno casi di commercio degli uomini viventi con esseri ottramondani, riconosciuti per tati; net quale commercio è lo spiritismo. Ed essendo in ciò una questione di fatto, è d’uopo risolverla come tutte le questioni di fatto, colle testimonianze. Vi sono testimonii? Sono in numero sufficiente? Sono fededengi ? La storia di ogni tempo e di ogni luogo risponde affermativamente a tutti questi quesiti. Non si può dunque tergiversare, bisogna ammettere la realtà dei fatti spiritici. Cominciamo dalla più antica di tutte le storie, la Bibbia, la quale per essere libro divinamente ispirato, non ha però minori diritti ad essere creduta, eziandio a semplice titolo di storia umanamente degna di fede. Ell’è, anche solo filosoficamente parlando, il monumento più autorevole che parli dell’antichità. In essa noi leggiamo che il popolo d’Israele, come pure altri popoli non illuminati dalla vera religione ricorrevano (purtroppo, contro il divieto divino) ai profeti falsi, agli oracoli, agl’indovini ; il che è quanto dire, consultavano i medii per ricevere responsi di spiriti o di numi, che è uno stesso. Ve n’è memoria in Habacuc, in Osea, in Isaia, in Geremia, in altri libri; e fino dai primi tempi del popolo ebreo l’ispirato legislatore Mosè giudicò necessario di imporre un minaccioso decreto di morte contro questo delitto. Fulminò espressamente le pratiche spiritiche odierne, già usate allora: « Non sia tra voi chi usi maleficii o incantesimi, nè chi consulti i posseduti dallo spirito oracolante, pythones, nè gl’indovini, nè chi chieda la verità ai morti, quaerat a mortuis veritatem. Poiché tutte queste cose sono in abbominio al Signore, e appunto per cotali scelleratezze egli sterminerà coloro (i Cananei) al tuo entrare nella terra promessa (Deuter. XVIII, 10-12). » Chiedere le risposte dei morti, o dei disincarnati, come dicono
essi, è la pratica caratteristica degli spiritisti; lo spiritismo adunque era in voga presso gli israeliti paganeggianti. Nel libro primo dei Re (1 Reg. XXVIII, 7 sqq.), si riferisce una scena, strettamente spiritica. Saulle era sul dare una rischiosa battaglia ai Filistei, e voleva ad ogni modo preconoscerne l’esito. II profeta Samuele, che ne avrebbe consultato il Dio d’Israele, era morto ; e gli altri sacerdoti e profeti non avevano saputo dargli veruna risposta. Per disperato, dimanda ai cortigiani una maliarda : « quaerite mihi mulierem habentem pythonem. » Queste parole si tradurrebbero in volgare ai nostri giorni: Cercatemi una sonnambola chiaroveggente, o meglio ancora, come si vedrà in seguito : Trovatemi una media veggente e materializzatrice. Saputo che una pitonessa abita in Endor, il re muta abito, e vi si reca ad alta notte. « Indovinami, le dice, in virtù del tuo Pitone (spirito oracolante), e risuscitami colui che t’indicherò. » La donna non conosceva Saulle di persona, e temette non le si tendesse un laccio, per denunziarla al Re, che aveva sterminato a ferro e fuoco i maliardi : però nicchiava. Ma rassicurata con giuramento da Saulle, rispose: Quem suscitabo tibi? ossia : Quale spirito ho io da evocare? Mi hai da far venire Samuele, riprese il re. In un attimo la donna fa lo scongiuro, vede l’ombra di Samuele che ascende, conosce che lo straniero consultante è il re Saulle, e si chiama tradita. La rassicura Saulle e dimanda : che cosa ell’abbia veduto. Dice la donna: Deos vidi ascendendentes de terra, veggo degli dei, cioè degli spiriti che ascendono dalla terra. Saulle si fa descrivere lo spirito evocato, riconosce all’abito descritto dalla donna il vecchio Samuele, lo adora, entra con lui in consulta, e ne ode le tremende minacce. Tale è il fatto narrato nella Bibbia. In che si distingue dai fatti spiritici dei nostri giorni? Se traduciamo il mulier habens pythonem come porta il senso, per donna posseduta dallo spirito indovino, la donna di Endor sarebbe stata una media di quelle che descrive Allan Kardec, che sentiva abitualmente la presenza di uno Spirito famigliare; e tutto il racconto parrebbe uno dei mille che leggiamo oggi giorno nei periodici dello spiritismo. Se ne dispaia in un punto solo, ed è che nelle evocazioni spiritiche, quando risponde uno spirito, o si vede, questo è un semplice fantasma bugiardo suscitato da un mal demonio ; in Endor invece, sembra che Iddio, per castigo dell’empietà di Saulle, permettesse e volesse la miracolosa apparizione del profeta Samuele. Di medii spiritici si parla pure manifestamente nel Nuovo Testamento, in guisa speciale negli Atti degli Apostoli, XVI, 18. Dimorandosi S. Paolo nella città di Tiatira, in casa di Lidia mercantessa di porpora, gl’incontrò più volte di vedere
per via una fanciulla serva, che gli diceva in pubblico, così disponendo Iddio, un gran bene dei predicatori del Vangelo : ma essa, poverina! era posseduta da uno spirito oracolante, puellam quamdam habentem spiritum pythonem, e co’ suoi indovinamenti guadagnava di molto pei suoi padroni. In altre parole, era una media vera, non di quelle povere sonnambule, o di quei tristi ciarlatani, che giocan d’ingegno per simulare una medianità che non hanno. I nostri spiritisti l’avrebbero invitata alle assemblee, incielata su pei giornali, come fanno tutto dì delle somiglianti. San Paolo invece ne senti comione, si rivolse a lei, « e disse allo spirito: Ti comando in nome di Gesù Cristo di uscire da costei. E lo spirito uscì incontanente. Dolens autem Paulus, et conversus, spiritui dixit: Praecipio tibi in nomine Iesu Christi exire ab ea. Et exiit eadem hora (Act. XVI, 18). » Si tengano adunque per avvisati gl’infelici giovinetti e le infelicissime fanciulle, che si lasciano indurre a fare da medii, fosse pure per sollazzo o per giuoco di conversazione. Ma proseguiamo, e dopo la storia sacra, interroghiamo la profana.
3. È attestata dalla storia antica, profana. Tutta la storia profana dell’antichità ci parla di scene spiritiche e di medii consultati per indagare qualche secreto da esseri oltremondani. Ma ce ne parla, secondo i tempi e luoghi varii, con altri termini. I medii si chiamano teurgi, maghi, pitonesse, sibille, auguri, aruspici, fattucchieri, incantatori, negromanti, streghe, malefici, eccetera : e l’arte e le opere loro avevano una dovizia di nomi : si chiamò per antico quella che affettava commerci con ispiriti malvagi, magia, goetia; altre si dissero teurgia, pitonia, divinazione, teofania, necromanzia, augurio, aruspicio, presagio, oracolo, filtro, sortilegio, malefizio, e cento altri. In tutte queste pratiche interveniva un mezzano tra il consultante e il genio o nume consultato, di cui si riconosceva l’opera nei materiali effetti maravigliosi o nei responsi : era insomma quella cosa che modernamente si chiama Spiritismo. Ogni qual volta gli archeologi arrivano a qualche ampia scoperta intorno ai più antichi popoli del mondo, Babilonesi, Egizii, Cinesi, Indiani, trovano altresì larghe tracce di fenomeni al tutto analoghi allo spiritismo. Quanto ai Greci non vi è dubbio possibile. I loro più antichi scrittori ne parlano come di cosa usuale e nota ai volghi. Le genti italiche ed i Romani hanno responsi, augurii, portenti, consultazioni sibilline e altre più e meglio che i Greci. I loro storici, oratori, poeti ne sono pieni. E si osservi la qualità dei testimonia. Non erano solo i volghi ignoranti quelli che
attribuivano i fenomeni spiritici a cause preternaturali, e per dirlo in una parola sola, a spiriti : erano anche i dotti. Platone parla dell’intervento degli agatodemoni e dei cacodemoni (genii buoni, e cattivi) nei fatti spiritici, e ne parla come Allan Kardec, come il Du Potet, come il Flammarion (che si è dato furiosamente allo spiritismo), come il barone Hellenbach, come gli spiritisti odierni. Tutta la scuola neoplatonica, fiorita in Alessandria nei primi secoli cristiani, e arrabbiatamente pagana, insegnava di proposito L’arte di communicare coi genii e di ottenerne i fenomeni, che oggidì si chiamano spiritici ; e per maestri vantava sovrani ingegni, come Plotino, Giamblico, Porfirio, Proclo, Eunapio. Chi legge ora le costoro opere sente di parlare con filosofi profondi, e non può dubitare dei fenomeni di cui essi sono testimonii nè delle cause a cui li attribuivano, almeno quanto all’attribuirli non alle cause naturali, sì bene a spiriti o buoni o cattivi. Il culto Mitriaco, ampiamente diffuso durante l’Impero, era schiettamente spiritistico; e le assemblee ne’ mitrèi rassomigliavano alle recenti di Douglas Home, e quella di ieri, di Ercole Chiaia. Niuno è tanto nuovo nella storia degli oracoli antichi, che non ne conosca almeno l’ immenso numero. Ma non tutti sanno come si rendevano quegli oracoli. Chi ne investiga la storia ravvisa procedimenti assolutamente conformi al presente spiritismo; la Pitia di Delfo era un medio e operava cogli stessi amminnicoli e nelle stesse circostanze de’ medi d’oggidì. Il che è egualmente vero di tutti gli altri ministri di oracoli in Egitto, in Grecia, in Asia e altrove. Non ignorano gli eruditi la questione dibattuta tra il Fontanelle e il Van Dalile da una parte, ed il dotto gesuita P. Battus dall’altra, sulla causa degli oracoli. Il Fontenelle sosteneva che essi non erano altro che ciurmeria, e il Baltus lo convinse nella sua Réponse à l’Histoire des Oracles, de Fontenelle (Strasburgo, 1707), siffattamente che il Fontenelle dovette confessare che : Le diable a gagné sa eau V. A giorni nostri l’ Arciduca Giovanni d’ Austria, rinnovò la tesi del Fontenelle, a proposito dello spiritismo, nel suo libro Sguardi nello Spiritismo, da noi sopra citato. Ciò non di meno egli confessa lealmente a pag. 117, che « lo spiritismo, malgrado il cambiamento di forma, è rimasto nel corso di duemil’anni sempre stazionario. »
4. E attestata dagli scrittori ecclesiastici di tutti i tempi. Ma i secoli progredivano, sorgeva sullo isterilito paganesimo la coltura cristiana, splendidissima, e capitanata da genii, che lasciarono luminose tracce nella filosofia e in ogni genere di scienze. Che pensarono gli antichi Padri della Chiesa
su questo argomento ? Ognuno il sa: non solo ne confessavano l’esistenza, ma davano per certo e per conosciuto da tutti che la magia, la necromanzia, i responsi, le apparizioni, insomma gi’innumerabili fenomeni spiritici volgari e correnti del loro tempo, dovessero ascriversi al demonio. Se noi fimo un libro e non un manualetto, potremmo qui affastellare così una come dieci e cento pagine di testi in prova : ma siamo persuasi che i nostri lettori, anche mediocremente colti, ci dispensano da questo superfluo lavoro. Il sentimento dei SS. Padri lo citiamo qui, non per affermare le ingerenze diaboliche, ma per testimoniare che essi riconoscevano nelle prestige l’ influsso di cause preternaturali. E quando un uomo ascolta pensatori eccellenti che portano il nome di Tertulliano, di Basilio, di Gregorio Nazianzeno, di Agostino che gli recano tali giudizii sullo spiritismo, non deve leggermente rispondere: « Essi erano zimbello di volgari giunterie. » Chi si è affacciato alle magne opere di quei potenti ingegni, sa per esperienza quanto essi sottilmente e arditamente cercassero la verità. Non era difficile a’ tempi loro più che a’ tempi nostri, il differenziare i giuochi di mano da fenomeni trascendenti le forze della natura. Semplici destrezze di ciarlatani non avrebbero convinto, nè Anselmo, nè Pietro Lombardo, nè Tommaso d’Aquino, nè Bonaventura, nè Alberto Magno, nè Scoto, acerrimi inquisitori nella filosofia e nelle scienze naturali. Dietro i quali si schierano pure nella stessa sentenza, i dottori ecclesiastici dei secoli seguenti insino a ieri ed oggi. Solo chi non ha saggiato mai le trattazioni del Gaetano, del Suarez, del Vasquez del Petavio, può sospettare che quei fieri ragionatori raccattassero a chiusi occhi i pregiudizii del volgo.
5. E attestata dai giureconsulti di ogni tempo. Parallelamente ai giudizii recati intorno alle cause di fatti spiritici dagli oculatissimi gindici che furono i Padri e i Dottori, si presentano i giudizii dei giurisperiti. È presto detto che tutti i magistrati del tempo andato, tanto cattolici quanto protestanti, i quali inquisirono spessissimo sopra fatti spiritici, si lasciarono gabbare, o non giunsero mai ad appurare la verità. Ma a provarlo ci vorrebbe ben altro. Chi considera la condizione dei giudici, addottorati spesso nel gins romano e nel canonico, filosofi, medici, teologi ; chi ricorda la gravità delle norme legali nelle procedure, gli atti medesimi dei processi conservati nelle biblioteche che mostrano processanti di finissimo criterio ; chi considera tutto questo, diciamo noi, intende che non si può a tutti e sempre i giuristi dei secoli scorsi dare un
brevetto di imbecillità, e che si deve invece riconoscere come molti magistrati in molte cause di stregoneria, malefizio e simili, che erano la forma dello spiritismo di allora, potrebbero dare dei punti ai nostri presidenti di assise. Non vogliamo con ciò dare per dimostrato che tutti e singoli i casi giudicati andassero esenti di errori. Sappiamo che i giudizii furono talvolta eccessivi pel numero degli accusati di magia, per l’uso delle torture, per la barbarie de’supplizii, tantochè a petto dei tribunali civili, i tribunali dell’Inquisizione potevano riguardarsi come specchi di moderazione, finché rimanevano liberi di ogni ingerenza laicale. Ne’ paesi protestanti sopra tutto inferocirono le leggi e le esecuzioni capitali. Afferma il Mosheim, accanito nemico del papismo, che solo nell’Elettorato di Treveri in pochi anni vennero punite circa 6500 persone, per istregoneria. E simili atrocità regnavano sovrane in tutta la Germania non cattolica. Dove che non vi è un esempio di stregherie punite di morte in tutti i fasti dell’Inquisizione Romana, non uno ! La crudeltà delle inquisizioni tedesche provocò il famoso libro del gesuita Spee, Cautio criminalis circa processus contra sagas, libro che pel terrore delle leggi vigenti, convenne da prima pubblicare quasi alla macchia e senza nome di autore : e in processo di tempo fu poi incielato dai Leibnizio, dal Tomasio e dai criminalisti onesti di tutte le confessioni, perché diede il primo tracollo alle eccessive sevizie legali contro la magia. Ma dopo ammesso tutto questo, rimane sempre vero, che processi condotti con sottilissimo accorgimento da dotti e assennati giudici, moltissime volte posero in sodo fatti spiritici, non esplicabili per via di cause naturali.
6. È attestata dai missionarii dei paesi infedeli. Ciò avveniva in tempi di grande cultura scientifica e giuridica in Europa. Che se dai paesi cristiani noi trasferiamo le indagini ai paesi pagani, la mole dei fatti cresce a dismisura. Concediamo pure anche qui larghissima parte alle imposture e alle frodi dei medii, i quali nel gentilesimo contemporaneo si chiamano dervisci, fachiri, bonzi, fattucchieri, maghi, indovini, incantatori, e con cento altri nomi. Ma chi abbia letto le Lettere edificanti del secolo scorso e del presente, non può negare che innumerabili fenomeni spiritici avvengano in seno alla gentilità. I missionarii cattolici ridono in faccia ai pretesi dotti di Europa, che presumono di spiegare per via di gherminelle manesche quei fenomeni, di cui sono stati essi testimoni oculari; e affermano con assoluta sicurezza il frequente e visibile intervento di cause fuori la natura. E giova notare che i missionarii sono gente colta di filosofia, spesso molto addentro alle scienze naturali ; e che però, oltre
all’interesse di sbugiardare le pratiche superstiziose, possiede altresì tutte le attitudini necessarie per iscoprirle. Con tutto ciò essi convengono, che nell’India, nella China, nel Tibet, tra gli Africani feticisti, tra i selvaggi dell’America settentrionale e meridionale, quelli che qui chiamiamo casi di spiritismo ed essi apertamente diavolerie, ovvero opere delle pagane divinità, sono frequenti e palpabili. Che si pub opporre di serio a tali testimonianze?
7. È attestata da testimonii infiniti nostri contemporanei. Rimane che discutiamo alquanto i più recenti fatti che in America e in Europa tra le genti civili presero più specialmente il nome di spiritismo moderno. Ci opprime il cumulo di relazioni che ne udiamo e leggiamo ogni giorno. Censessanta o centosettanta giornali si stampano alla giornata in servigio dello spiritismo, e ce ne parlano con tale pubblicità e copia di circostanze, di luoghi, tempi, persone, che ben è ostinato contro la luce dei fatti, chi li rigetta tutti in fascio, come fantasmagorie di giullari. 0 come si fa a negare ciò che milioni d’uomini hanno veduto, per esempio, una tavola tocca dal medio balzare al soffitto della stanza, candelabri e vasi danzare, torneare per aria e rimettersi a posto, tavolette accuratamente isolate battere e rispondere a tono, e conversare vivamente e cento fatti più stravaganti ancora, che niuno può fingere, e se si fingessero, tutti possono per finti distinguere e ravvisare? Ora di siffatte relazioni ne possediamo un mondo. Vorremmo qui trascrivere ciò che altre volte si pubblicava nella Civiltà Cattolica (anno 1864, Serie V, vol. 11 e segg.), ma basti un cenno. Trentasei anni fa un bibliografo contava già 1500 opere scritte sul mesmerismo, che è lo spiritismo in germe. Scienziati e medici famosi, filosofi e teologi si occuparono di spiegare i fenomeni del magnetismo animale, cioè spiritici, ammettendoli per provati e certi. Tra questi nominar potremmo, come famosi per iscienze, i Faraday, i Cuvier, i Berzelius, gli Orfila, i Babinet, i Récamier, i de Jussieu, gli Orioli. Ai quali si possono aggiungere gli illustri americani, che scrissero dopo i fatti spiritici di Hydesville, il dottore Roberto Hare, uno dei più rinomati chimici degli Stati Uniti che, incredulo da prima, credette alla realtà dei fenomeni spiritici, avendoli da sè verificati; il Mapes, professore alla Università di Pensilvania, che aveva negato fin la possibilità dello spiritismo; J. W. Edmonds, primo giudice della Corte suprema di Nova York, che messosi a scrivere della falsità dei fenomeni, coll’esaminarli mutò parere in contrario. Vi si può aggiungere il dott. William Crookes di cui parlammo al capo III, n. 4., sir John Lubbock, antropologo darwinista ; Augusto de Morgan, socio come il Crookes e
il Lubbock, della Società reale di Londra, e presidente della Società matematica; il prof. Alf. Russel Wallace della Società reale di Londra esso pure. Di Allemagna si può citare il barone Lazzaro Hellenbach, di cui parlammo poc’anzi, il dott. Zöllern, di cui parleremo tra poco, e più altri. D’Italia abbastanza dicemmo al Capo VIII, e molto potremmo aggiungere. E tutti costoro sono uomini di scienza, e i più anche razionalisti. Niuno che non abbia studiato di proposito questo argomento può farsi giusto concetto del numero stragrande di scrittori, massime acattolici, che in questi ultimi anni scrissero dello spiritismo, con pieno convincimento della realtà dei fenomeni suoi; scrittori tutti che sia per l’uso invalso tra gli studiosi, sia per la indole loro propria ripugnavano fortemente ad accettare novità di questo genere, senza prove irrefragabili e perentorie. Dopo di che è presso che superfluo mentovare le testimonianze uniformi dei dottori di teologia cattolica, che pure trattarono di questi fenomeni riconoscendoli come dimostrati: il P. Gioacchino Ventura teatino, i PP. Pianciani e Perrone e Gury e Ant. Ballerini e Piccirillo, gesuiti, l’abbatti Monticelli, il P. Caroli M. C., monsignor Tizzani, monsignor Sibour, i Cardinali Gousset, Alimonda e D’Annibale; e infme anche gli Scrittori della Civiltà Cattolica. Non so chi ardirà tali uomini tutti deridere come ignari delle scienze moderne, e di critica puerile. Non so chi oserà mettere in mazzo con gl’imbecilli i gravissimi consultori delle Congregazioni romane, che non senza profondi esami e uditi i voti anche di scienziati secolari, vennero nella risoluzione di condannare molti fenomeni magnetici e spiritici, e la loro sentenza proposero al Sommo Pontefice, che l’approvò. E vuolsi osservare, che non pochi uomini illustri avevano prima disprezzato quei fenomeni come imposture, e si ricredettero per virtù dei fatti osservati, e se ne chiamarono pubblicamente convinti: basti rammentare il dottor Rostan, cui potremmo dare una corona di altri personaggi dei nostri giorni, oltre ai già ricordati poc’anzi, irreligiosi e positivisti, che può vedere citati, chi il voglia, dal dottor Gibier niente cattolico nè cristiano, neppure spiritista in senso stretto. A questi si aggiunga il valoroso israelita dottor Cesare Lombroso, il quale, dopo avere fulminato da ardente materialista contro i fenomeni spiritici, recentemente pubblicava la sua conversione allo spiritismo, cioè alla credenza nei fatti, porgendone tuttavia spiegazioni materialiste. Fin dal 1831 abbiamo un Rapporto di una commissione medica istituita dall’Accademia di Francia, il quale ammette i principali fenomeni mesmerici.
Più recente è una Memoria sottoscritta da oltre quindicimila cittadini americani, che compendia i fenomeni spiritici americani e chiede provvedimenti al Congresso degli Stati Uniti. Il Congresso non potè trattare, come voleva, la questione, ma è certo che nella Memoria i fatti sono affermati come pubblici e indubitati. Noi la daremo tutta intera, tradotta in italiano sui fine del Capo seguente. Abbiamo in Inghilterra e in Francia istituti apposta per formare medii ; ed un numero stragrande di Circoli, di Accademie, di Riunioni, che pullulano per tutto (pur troppo anche in Italia) per esercitare o per studiare tali fenomeni, e non di genterella idiota, ma sì di persone illustri per grado sociale e per professione scientifica, nelle quali non si può supporre mancanza di criterio. Anzi è notabile che vi ha di tali società, le quali sono composte, non di aderenti allo spiritismo, si bene di uomini gravi e di serio studio, che per puro atto di scienza si propongono di raccogliere i fatti autentici, e formarne giudizio strettamente positivo e scientifico, adoperandovi la critica più severa, che suggerire possano la filosofia e la fisica moderna. Abbiamo inoltre veduto radunarsi in questi ultimi anni due Congressi spiritici internazionali, l’uno a Barcellona nel 1888, l’altro a Parigi nel 1889, numerosissimi. Quest’ultimo si vantò di rappresentare quindici milioni di spiritisti. La quale iperbolica vanteria, se non dev’essere accolta alla cieca, lascia tuttavia conoscerc che il mondo civile è ormai arreticato da una vasta trama di spiritismo, e che i fenomeni spiritici si vanno moltiplicando più assai che non credano le buone persone che non si occupano di tali studii. Ora innanzi a questa mole immensa di autorità antiche, moderne, contemporanee, le quali ci attestano i fatti dello spiritismo, ammettiamo pure che si dieno dei testimonii fallaci, appunto come il Bastian la sera dell’11 febbraio 1884, e come gli altri da noi mentovati ; ammettiamo, se così piace, un milione di altri industriosi bottegai di spiritismo ciarlatanesco; concediamo che alcuni fenomeni similissimi agli spiritici, si possano fingere e rappresentare sui teatri, come di fatto avviene continuamente : malgrado tutto questo, rimane sempre impossibile che i testimonii da noi addotti in pruova di fatti visibili e palpabili, sieno tutti ingannati o ingannatori. Il genere umano tutto intero non vuole e non può ingannarsi nè ingannare intorno ai fatti che sono per sè facilmente visibili e distinguibili.
Capo XI.
Alcuni fatti recenti e fededegni
Sebbene la esistenza di veri fenomeni spiritici è, per quanto a noi sembra, abbastanza provata nel capitolo precedente; pure prima di farci a cercare della loro causa efficiente crediamo non disutile confortare le prove fin qui addotte, recando alcuni fatti particolari, recentissimi, e superiori ad ogni eccezione. E ciò, mentre servirà a conferma della dottrina, gioverà pure a dare un pia sincero concetto delle operazioni spiritiche a chi non ne avesse idea chiara, introducendolo nel vivo dell’azione a studiarne la vera fisionomia. Servirà eziandio ad agevolare una fondata e razionale discussione della loro causa propria, della natura intima, della loro moralità o immoralità. Potremmo di tali casi recar le migliaia ed infarcirne grossi volumi in foglio, se volessimo attingere alle incessanti narrazioni che da sè ce ne offrono i libri e i giornali spiritici : ma noi, senza difettare queste fonti, che spesso sono veritiere, amiamo meglio ricorrere alle relazioni, meno sospette e del tutto irrefragabili, quali sono quelle di testimonii non iniziati allo spiritismo, di scienziati profani, indagatori del vero e gelosi di allontanare ogni possibile occasione d’ illusione per sè, o d’inganno per gli altri. Vogliamo inoltre che questi testimonii appartengano a differenti contrade di Europa e d’America, cioè dell’Allemagna, Francia, Inghilterra, Italia e degli Stati Uniti; e per giunta siano promiscuamente di protestanti, di ebrei, di razionalisti, di materialisti, senza escludere qualche cattolico, mal capitato in tale compagnia.
1. Studii del professore Zöllern, in Allemagna. Il dottore Zöllern sia il primo tra questi, astronomo di vaglia, pubblico professore della università di Lipsia, e socio corrispondente dell’Istituto di Francia. Scrisse, dal 1877 al 1881, il risultato delle sperienze ch’egli fece, non con fratelli spiritisti, ma con professori di varie facoltà, il Fechner, il Braune, lo Schneibner, il Thiersch, tutti d’accordo in non ammettere nulla per certo che non fosse scientificamente provato.
Valevasi per medio del sig. Slade, americano, uomo già avanti cogli anni, perché nato nel 1836, e conosciuto come medio fin da fanciullo nella scuola, e poi celebre sui teatri della patria, dell’Europa e dell’ Australia. Ecco alcuni dei principali fenomeni da lui ottenuti, sotto gli occhi del dott. Zöllern. 1° Muoversi pel solo influsso del medio l’ago calamitato, sebbene chiuso dentro la scatola della bussola. 2° Colpi uditi dentro una tavola, un coltello sollevatosi senza che niuno lo toccasse per l’altezza di un piede. 3° Movimenti spontanei di oggetti pesanti, un letto scostatosi per la lunghezza di due piedi dal suo posto, stando il medio colle spalle rivolte al letto, e visibile, colle gambe incrociate. 4° Un parafuoco si spezza da sè con iscoppio, e i pezzi saltano lontano cinque piedi. 5° Lavagne accoppiate insieme, e tenute bene in vita, si coprono di scritture nella parte interiore, più volte (È uno dei modi di scrittura diretta degli spiriti). 6° Disposto uno strato di negrofumo o di farina, vi si producono impronte di mani e di piedi ignudi, mentre intanto il sig. Slade non si muove ed è calzato. 7° Si uniscono e si suggellano le estremità di una correggia in guisa che formi un circolo, e tenendolo in mano lo Zöllern e lo Slade, pure vi si formano dei nodi. Non sono, se si vuole, questi prestigi dei più stupendi che si veggano nelle tornate spiritiche. Ma anche nella loro tenuità sorano evidentemente le forze della natura, mostrano l’intervento d’uno spirito oltramondano; e sopra tutto hanno il pregio di essere assolutamente certi, come quelli che erano sopravegliati da scienziati di gran nome, ed oculatissimi osservatori. Dalle opere dello Zöllern li raccolse il Gibier, e noi da esso volentieri li prendiamo, perché grave osservatore egli pure, come or ora vedremo (‘I).
2. Studii del dott. Paolo Gibier, in Francia. Il Gibier fa la sua professione di fede. È medico, e non è spiritista, cioè non crede che nei fenomeni detti spiritici intervengano spiriti come pensano gli spiritisti. Anzi è nemico del maraviglioso e del misticismo, e non ammette che possa succedere alcun fatto, fuori delle leggi di natura. Se però egli si accinse a studiare i fenomeni spiritici, egli è solo perché gli parvero importanti, essendo naturali, a suo avviso, e poco note le loro leggi. « I fenomeni, secondo noi, dice il Gibier, pag. II, sono naturali, ma governati da leggi non ancora conosciute ». Insomma è un medico razionalista e, per quanto pare, molto restio ad ammettere esseri immateriali, sul tipo del nostro professore Cesare Lombroso, che ammette i fatti, e nega la causa spiritica, per iscrupolo di coscienza di pio materialista.
Egli è tuttavia persuaso che i fatti sono fatti, e che è dovere degli scienziati il raccoglierli con attenta osservazione, per discuterli poi coi processi scientifici. Perciò non si perita punto di accettare per veri alcuni fatti spiritici, attestati da personaggi di chiara fama nelle scienze o nelle lettere, i quali della loro realtà si chiamarono convinti. Ed è notabile che i più di costoro si professavano increduli alla Chiesa cattolica, appunto come il dottor Gibier, ostilissimo agl’ insegnamenti di essa. Cita tra gli altri Augusto Vacquerie capo redattore del giornale le Rappel, e dà per disteso la relazione sua dei fenomeni spiritici da lui provocati ed osservati a Jersey, nella casa di Victor Hugo, insieme colla spiritista madama de Girardin, amica e ammiratrice del celebre poeta. È superfluo aggiungere che Victor Hugo ammetteva i fenomeni spiritici, come Napoleone III, da lui vilipeso, come il nostro Massimo d’Azeglio, e tanti altri che nominammo e che nomineremo; i quali tutti, malgrado i loro traviamenti, meritano pure qualche rispetto, come uomini d’ingegno e non agevoli a lasciarsi allucinare da giocherelli di bussolotto. Il Gibier riferisce ancora casi recenti di materializzazione : quattordici fantasmi datisi a vedere e toccare successivamente in una sola tornata spiritica a Nova York. Ma noi tutto questo traiamo, per notare alcuni fatti, di cui il dottore si afferma indubbiamente convinto, perché da lui medesimo con rigore scientifico osservati. Ecco il primo. « Una sera dell’ inverno ato, eravamo in casa del signor B., professore stimato, il quale possiede il potere, come suol dirsi, di far parlare le tavole. Fu proposto di recare un nuovo colpo al nostro (del Gibier) scetticismo in materia di spiritismo, col darci una seduta di tavola. Il signore e la signora B. stendono le loro mani sulla tavola della sala da pranzo, e c’ invitano a fare lo stesso. Acconsentiamo. Ed ecco la tavola si muove, e battendo colpi rispondenti alle lettere dell’ alfabeto, ci cominciò a rivolgere delle facezie talmente indelicate, che alla giovine signora B. ne salì il rossore alla fronte. — So che cosa è, disse il marito, è uno spirito inferiore, più cattivo che buono, di cui non possiamo liberarci. — « Ma ecco che la comunicazione spiritica muta tono, e ascoltiamo una bella frase. Anche lo stile differiva al tutto del precedente : e noi osservammo, ridendo, che questo spirito doveva essere un altro, e non già il medesimo che parlava poc’anzi. La tavola protestò : — È lo stesso. — Ripigliammo : — Allora tu non sei l’ autore di quella frase. — Rispose : — No. — Chiedemmo adunque il titolo del libro dove era la frase recitata ; e ci fu dato, col numero del capo. Trovavasi per caso il libro nella biblioteca del signor B. Ma non fu che alla terza ripresa, che il numero ci fu dato esatto, dopo che avevamo carteggiato il libro
qua e là rapidamente. Fu trovato il tratto, e corrispondeva quasi alla lettera con quello proferito dalla tavola. Sul fine chiedemmo allo spirito di farsi conoscere, e in pochi minuti ci dettò alquanti versi :
« Io sono nel paradiso a guisa d’ uno spostato, Mi mescolo, demonio, ai cori degli angeli, Insozzo i loro candori col contatto del mio fango; Accanto a vasi d’oro, sono un coccio spezzato ! « SATANASSO. »
Oh! oh ! dicemmo subito, messer Satanasso, noi sospettiamo che anche cotesto tu l’abbi rubato a qualcuno. Satanasso fu un buon diavolaccio : ci disse che egli era il Satana di Vittor Hugo, e che doveva ben presto riprendere il suo seggio nel soggiorno degli eletti ; poi ci dette la buona notte, all’uso diabolico, facendo eseguire alla tavola un grazioso inchino, uno per ciascuno di noi. » Fin qui il Gibier, degno di fede, perché testimonio del fatto, sebbene niente cristiano, nè filosofo, nè critico nel giudicarlo; come colui che sembra bere saporitamente la bestemmia del ritorno in cielo d’ un angelo decaduto. Egualmente fededegno e meno riprensibile si mostra nel, riferire le esperienze di semplici fenomeni materiali e intellettuali. Il suo medio è sempre lo Slade, di cui poc’anzi parlammo. Il Gibier lo conobbe, oltre che alle esperienze dello Zöllern, per occasione di averlo a curare nel 1879, di una grave paralisia emiplegica; lo giudicò uomo onorato e incapace di ricorrere alla frode, attesa la morale probità, e la fisica impotenza che gli viene dalla emiplegia; tanto più che il colpo apoplettico erasi rinnovato nel 1881, ed egli se ne risentiva tuttavia nel 1886, quando porgevasi come medio agli
esperimenti del Gibier. Con tutto ciò, il dottore volle esaminare col dinamometro le forze dello Slade, e, per servire ai rigori della scienza, costantemente nella osservazione dei fenomeni da lui procedenti, usò somma circospezione e precauzioni infinite. Visitava prima la stanza delle sedute, faceva scalzare il medio, lo esaminava dentro le maniche e sotto i panni : insomma trattava con esso con tale diffidenza e con tanti sospetti, che più volte ebbe a chiedergli scusa dell’ ingiurioso suo procedere. Tenne le sedute spiritiche in presenza di tre o quattro amici sicuri, e buoni osservatori. Non sempre succedevano fatti spiritici, spesso anzi fallivano ma quando avevano luogo, ciascuno appuntava ciò che vedeva o udiva ; e finite le esperienze ne stendevano in comune la relazione (GIBIER, pp. 320-325). Or ecco un breve sunto dei fenomeni da essi ottenuti. In varie sedute udirono colpi sodi sulla tavola o sulle seggiole, talvolta senz’aspettarli, talvolta a richiesta, sì che parve la tavola percossa dovere andare in pezzi. Una volta sembrò loro di sentirsi percuotere sotto la suola delle scarpe ; di udire il romore di uno stormo di polli occupati a beccare. Lo Slade intanto era sempre vigilato, e assolutamente immobile. Videro la tavola levitarsi, come dicono gli spiritisti, cioè salire pari pari sino al soffitto; sotto i loro occhi, in pieno giorno, seggiole e mobili pesanti trasportarsi, come fossero animati, da un luogo all’altro, o balzare per aria. Ne’ quali casi gli astanti avevan cura di esaminare i mobili e i punti della stanza da questi occupati, per assicurarsi che niuna macchina li movesse. Videro matite e lavagne camminare come se fossero viventi da una parte e dall’ altra. L’ ago d’una bussola, coperto dal vetro, andovi sopra la mano di uno dei presenti, non si mosse ; appressandovi la mano il medio, si agitò ; e dicendo costui : « Vorreste (noi crediamo che il medio rivolgesse queste parole allo spirito) vorreste, di grazia, far girare quest’ago ? » l’ago, non solo si mosse, ma fece più giri sul perno. Videro più volte le lavagne, anche solidamente incorniciate, scoppiare in pezzi, mentre il medio le presentava agli spiriti, perché vi scrivessero sopra alcune parole (GIB. pp. 325-332). Lo Slade soffriva talora di estasi fra gli esperimenti ; e il Gibier le spiega per uno stato in cui il medio pretende di cedere momentaneamente i suoi organi a uno spirito, che allo spirito umano si sostituisce, e parla e opera in sua vece (Il che o più o meno accade a tutti i medii nelle loro funzioni). Ecco in qual modo, il dottore razionalista le descrive, senz’alcun senso nè cristiano nè filosofico, ma con lealtà di medico osservatore. « La prima volta che noi lo vedemmo in questo stato di estasi specialissima (e che non ha nulla di religioso, diciamolo subito) l’accesso cominciò così : da principio un leggero rossore gli colorò il viso, e con
una specie di smorfia si contrassero i muscoli faciali ; gli occhi convulsamente si volsero in alto, e dopo qualche ammiccare dei bulbi oculari, le palpebre si serrarono fortemente, digrignarono i denti, e una scossa di convulsione in tutte le membra annunziò il cominciare della « possessione ». Dopo questa breve fase, penosa a vedere, l’aspetto dello Slade si animò d’un sorriso, egli mutò voce e attitudine, e uno Slade nuovo, trasformato, volse a ciascuno di noi un grazioso saluto. In questo stato di trance, come dicono gli inglesi (Ne toccammo al Capo I, n. 2), o d’incarnazione come parlano gli spiritisti si (intendi incarnazione d’ uno spirito nel corpo del medio), lo Slade è sostituito, secondo che affermano i suoi conoscenti ed egli stesso, sostituito animicamente dallo spirito d’un Indiano, di nome Owasso; e in questo caso egli si mostra allegro. Altre volte Owasso cede il posto allo spirito di un Cacico della tribù delle Pelli Rosse. Costui non sa una parola d’inglese, ed allora si vede lo Slade, drizzarsi, camminare a grandi i, e declamare in una lingua sonora, che pare sempre dover essere quella degli Indiani Caraibi.
« Un altro spirito a cui Owasso cede pur volentieri il posto, è quello d’un Dottore scozzese, il quale per bocca dello Slade, con grave piglio dà consigli terapeutici a chi egli onora di sua visita. Tutto cotesto noi abbiamo veduto e inteso ; si osservi però che ci asteniamo dal darne giudizio. Ci affermò ancora lo Slade, che, talvolta in quello stato, gli avviene di parlare se, o altre lingue che egli ignora: ma noi non potemmo verificare questo fenomeno (GIB. p. 333-335) ».
Il dottor Gibier racconta pure che avendo da estirpare una natta dal capo allo Slade, e sudando questi a grosse goccie per la pasta caustica applicatagli, il dottore e un assistente gli suggerirono di farsi invasare da Owasso. Detto fatto. Nello stato di trance il paziente non sentì dolore veruno, conversava anzi allegramente usando la voce di Owasso, insieme co’ suoi operatori. È anche notabile che durante una di cotali ossessioni la forza delle sue braccia, misurata due volte col dinamometro, si trovò cresciuta circa del doppio sullo stato normale ; così che nessuno degli astanti, ancora che sani, potè arrivare sino a quel punto (GIB. pp. 335-336). Nella seduta del 12 maggio 1886, tenendo lo Slade le due mani sulla tavola, il
Gibier e un suo amico in simile posizione, videro distintamente ed a piena luce (erano le 11 del mattino), una mano senza braccio, avanzarsi a due riprese contro il loro petto. Il medio invitò il dottore a porre le mani sotto la tavola, ove la mano avrebbelo toccato. Provò, ma inutilmente. Lo Slade gli disse che tenesse sotto la tavola una lavagna, esso da una parte, egli dall’altra. Così fece il dottore ; ed ecco sente stringersi la mano e carezzare l’avambraccio da una mano. Lascia la lavagna, che resta sostenuta dalla sola mano del medio, e tocca colla mano sua quello di lui, e la sente calda, la mano misteriosa, un mezzo istante prima sentita, era gelida. (GIB. pagine 338-339). Il dott. Gibier sembra attribuire una singolare importanza a questo fenomeno, che se a lui accadde raramente, ad altri e con altri medii riesce usuale. In certe tornate spiritiche del famoso medio materializzatore Daniele Douglas Home, era talvolta una vera invasione di mani di molte forme, dalla cui petulanza mal si potevano riparare gli spettatori. Fa pure molto caso il dottore di alcuni fatti d’indovinamento di cose occulte o semplicemente pensate da lui, e rivelate dallo spirito scrivente. Neppure questo è molto raro. Ma è utile che se ne serbi la testimonianza del Gibier razionalista. Egli poi fu felicissimo, se questa parola qui potesse aver giusto senso, nell’ottenere per virtù del medio Slade la scrittura diretta dagli spiriti. Moltissime volte vide le sue lavagne, tenute dalla mano dello Slade, sotto la tavola coprirsi di scrittura, mentre egli mirava fisso la lavagna e le dita dello Slade immote. Cosa curiosa, se egli guardava tra la lavagna e la tavola, per vedere muoversi la matita, la matita cadeva sulla lavagna e cessava di farsi sentire a scrivere; la lavagna poi applicavasi contro la tavola, e sentivasi novamente il raspare della matita scrivente, sebbene non avesse più spazio ove tenersi ritta sulla lavagna. Maravigliandosi il dottore di questa stranezza, lo Slade, a vista di lui, pose una lavagna sotto la tavola, una lavagna non sua, ma del dott. Gibier, ed ecco la spiegazione che vi scrissero gli spiriti: « Le vibrazioni dei vostri sguardi e della luce ne sono notevoli. » Più singolare fu il fenomeno di due lavagne, che il Gibier portò in casa dello Slade, colla propria segnatura inscrittavi a matita. Non le lasciò mai nelle mani del medio, le collocò da sé sulla tavola ; e sotto i suoi occhi il medio pose sopra una di esse un pezzetto di matita, e vi applicò l’ altra di sopra ; e tutte e due così accoppiate pose ritte sul braccio del dottore. Era luce di pieno giorno ; tenevano le mani stese sulla tavola nuda, lo Slade, il Gibier, e un suo amico; solamente lo Slade colla mano destra reggeva le tavole nella loro posizione verticale sul braccio del dottore, che con infinita attenzione guardava le mani del medio e le due lavagne. Ed ecco che dopo un mezzo minuto il dottore sente le lavagne
premere fortemente sull’ avambraccio, e lo Slade dice di sentire la corrente are nel braccio con cui teneva ritte le lavagne. Alcuni colpi sordi percuotono le lavagne, e subito si sente la matita scricchiolare contro esse, mentre lo Slade non muove pure un dito. Il dottore ascolta, e non può dubitare che lo scricchiolio non sia tra le due lavagne, in quel po’ di spazio che restava tra esse, per cagione della cornice che tenevate alquanto scostate. Sente la scrittura ora lenta, ora accelerata, il punteggiare, e quattro volte un frego di matita. Si posano sulla tavola le lavagne accoppiate, si aprono, una è coperta di scrittura puntata a’ suoi luoghi, separate le frasi da quattro tratti. Conchiude il Gibier: « Insomma, in questo esperimento le lavagne mie sono state costantemente vigilate da tre de’ miei sensi: la vista, il tatto, l’udito. » Il 30 giugno 1886, una novissima gliene occorse. Il dottore portò alla seduta due lavagne, inviluppate in carta, legate, sigillate e avvitate l’una all’altra, e dimandò allo Slade se fosse possibile ottenere qualche scrittura in queste lavagne. « Non lo so, rispose il medio, dimanderò. » Propose allora il dottore che fe scrivere una risposta in altre lavagne nuove, che egli aveva apportato entro un tovagliolo; e dimandò di sedervisi sopra. Vi si assise in effetto, tenendole sempre con una mano, finché con tutto il corpo vi si fu ben collocato. Ciò fatto pose le mani sulla tavola, formando la solita catena con quella dello Slade. E sentì distintamente la scrittura grattare la lavagna colla quale era a contatto. Riprende le lavagne accoppiate, vi legge dodici parole assai male scritte, che dicevano « Le lavagne sono difficili a influenzare, noi faremo ciò che potremo. » Se il dottore non aveva ottenuto la scrittura dentro le lavagne avvitate insieme, aveva però ottenuto la scrittura entro due lavagne nuove, che egli aveva sempre tenute nelle sue mani, e che il medio Slade aveva bensì influenzato colla sua forza medianica, ma non toccato con le sue mani. Sebbene questi e molti altri esperimenti riuscissero di una assoluta evidenza, pure il dottore non si fidando ancora de’ proprii sensi, va a trovare un signor J., eccellente giocoliere ossia un prestigiatore del teatro Robert-Houdin; gli descrive minutamente il modo e le circostanze onde le lavagne vengono coperte di scrittura, e gli dimanda, se coll’ arte più raffinata un giocoliere potesse fare alcun che di simigliante. Il signor J. risponde, che tutti i giocolieri insieme accordati non potrebbero nulla di paragonabile ai fatti esposti dal Gibier. Non si contenta di dare questa risposta il signor J., viene colla sua signora ad una seduta dello Slade, e dopo tutto esaminato coll’occhio di artista pratico delle cento gherminelle, scrive questa dichiarazione. « Io affermo, signori scienziati, io giocoliere (prestidigitateur), che la seduta del signor Slade è vera, veramente
spiritualista, e incomprensibile senza ricorrere a manifestazioni occulte. E di nuovo l’attesto. J... del teatro Robert-Houdin. Aprile 1886. » (GIB. pp. 318-388.) È certo il dabbene giocoliere mostrava in ciò uno eccellente buon senso. Chi ci fa cattiva figura è il dottor Gibier, il quale dopo tanti e tali esperimenti, d’indubitabile valore scientifico, si lascia vincere dal rispetto umano di razionalista e, pare anche di materialista, e non ardisce pronunziare che la causa dei fenomeni osservati è certamente uno spirito. Solo costretto dalla evidenza, confessa che vi interviene un elemento straniero, un’ incognita (p. 333), e di questa afferma: « Noi possiamo dire, senza venir menu al riserbo che ci siamo imposto, che la causa produttrice della scrittura spontanea o diretta, sembra essere indipendente, e che ella è intelligente (p. 344). » Non era più breve e più logico consentire con tutti i dotti, tanto cristiani quanto spiritisti, e dirci che la causa efficiente è uno spirito? Una causa indipendente e intelligente non può essere che un uomo, o uno spirito. Il dottore con infinita diligenza si è assicurato negli esperimenti, che la scrittura non fosse opera nè del medio nè d’altra persona, era naturale attribuirla ad un’altra causa, ad un agente dotato d’intelligenza, fuori del consorzio umano, cioè ad uno spirito. Chi e quale sia questo agente spirituale, lo studieremo a suo luogo.
3. Studii del dottore William Crookes, in Inghilterra. Rechiamo ora un esempio, il quale riassume tutto il detto fin qui, dottrine e fatti. Fin da quando noi trattavamo dello spiritismo nel Racconto intitolato « Gli Spiriti delle tenebre », citammo fenomeni, e spiegazioni datene da un celebre scienziato inglese, William Crookes, ne’ suoi opuscoli memorabili di Ricerche sperimentali intorno allo Spiritismo. Ora il Crookes ha moltiplicate le esperienze, e stava per communicare al pubblico il frutto de’ suoi studii coscienziosi e profondi in un opuscolo intitolato : « La Forza psichica. » Le primizie di questo libro prossimo a comparire, e già conosciuto per alcuni brani pubblicati nelle Rassegne scientifiche, noi le avemmo in un articolo importantissimo, comparso sul Figaro di Parigi, il 10 maggio 1884., appunto un mese dopo l’ utile e dilettevole sperienza degli Arciduchi Giovanni e Rodolfo di Austria. Ne daremo un sunto fedele. Ma prima chi è William Crookes? È uno dei più illustri chimici d’Inghilterra e del mondo, autore di scoperte importanti, e d’invenzioni di pratica utilità, valente ne’ varii rami delle scienze naturali, ricevuto a gala, ed a preferenza di altri
insigni scienziati, all’età di trent’ anni (1863), come membro della Società Reale, il corpo accademico più riputato della Gran Brettagna. Noi, leggendo le sue pubblicazioni precedenti, già ci eravamo persuasi di avere a fare con un uomo serio, niente fantastico, niente immaginoso, tutto sperimenti fisici e fatti incontrastabili, e non un punto più là. Da queste imparammo che il Crookes per i suoi esperimenti si valeva di medii di grande fama, specialmente del sig. Daniele Douglas Home, celeberrimo in tutto il mondo, medio cui egli riputava superiore in forza spiritualista ad ogni altro. Si valse ancora d’una signorina Fox, finché questa non andò a marito ; e da ultimo per tre anni della signorina Florence Cook, eccellente nel produrre fenomeni di materializzazione, ossia di fantasmi parlanti, e sopra tutto di quello che innumerabili volte apparve, prendendo il nome di Katie King. Ben è vero, che la media miss Cook, divenuta signora Corner, in certe esperienze di più anni dopo, non apparve più leale, ma chiunque legga le minute circostanze del suo servigio presso il Crookes resterà pienamente convinto, che allora era assolutamente leale, e pur troppo indubitatamente posseduta dallo spirito che, come insegnano gli spiritisti, s’impossessa dei medii durante il loro operare : lo notammo al Capo IX, n. 2. Il suo nuovo libro sulla Forza psichica comincia con una confessione, che cioè egli dottore Crookes fu sempre fermamente incredulo ai fatti spiritici, giudicandoli contrarii alle leggi invariabili della natura. Ma nel 1870 la quantità e più la qualità delle testimonianze positive in favore di quei fatti, le quali da tutte le parti gli arrivavano, lo scosse e gli diede a pensare. Conchiuse che fatti attestati da molti uomini sommi nelle scienze meritavano di essere almeno studiati e discussi, prima di essere rigettati come insussistenti. Vi si accinse ; e si unirono a sperimentare con lui lord Dunraven, il matematico capitano C. Wynne, e (si noti bene) una commissione della Società Reale, di Londra, che è quanto dire dei primi scienziati dell’Inghilterra. Cercarono due o tre medii capaci, e diedero principio agli esperimenti, seguitamente ogni giorno, nel laboratorio chimico del dottore. Essi non erano spiritisti nel senso proprio di questa parola, sì bene scienziati, che volevano verificare o smentire scientificamente i fatti vantati dagli spiritisti; e ciò coi mezzi proprii della scienza moderna. I fenomeni, secondo che erano desiderati e chiesti, apparvero in abbondanza, comprese certe apparizioni di spettri, che colmarono di maraviglia e confo talvolta la dotta assemblea. Tanto risulta dai processi verbali segnati da tutti i presenti. E pure i medii erano legati sul pavimento, o tenuti per le mani e pei piedi dagli stessi sperimentatori a grande distanza degli obbietti che per loro influsso venivano impressionati; talvolta tra il medio e l’oggetto s’ interponeva
uno spettatore a impedire che ninna comunicazione fisica potesse aver luogo. Di più i medii erano preavvisati che qualunque loro azione fisica con cui si mettessero a contatto cogli oggetti mossi, eziandio se con sottilissima frode, sarebbe scoperta e punita in sull’ istante da una poderosa scossa elettrica preparata con ordigni nascosti. Per giunta due dei più celebri prestigiatori che fossero a Londra, erano lì con tanto d’ occhi a vigilare, e sorprendere qualsiasi tentativo di gherminelle da giocoliere. Con tali condizioni e cautele, pure si videro aghi di dinamometri precisi, a ordigni segretamente variati e conosciuti solo dagli sperimentatori, muoversi come sotto una pressione di centinaia di libbre, intanto che picchiate, che sembravano date colla nocca delle dita, tempestavano le pareti, gli attrezzi dei laboratorio e persino le mani dei dotti assistenti. Al termine di tali sedute i medii per ordinario rimanevano stesi sul pavimento, in uno stato di prostrazione catalettica, che presentava, medicalmente, le apparenze della morte. Tra i medii naturali si contano bambini di sette e di otto anni, che si sollevavano per aria più metri e ondeggiavano in aria, quasi addormentati, durante parecchi minuti. « Questo fenomeno (è sempre il dott. Crookes che parla) lo eseguì anche il signor Home più di cento volte dinanzi a noi, rinnovando così il preteso sortilegio di Simon Mago nell’anfiteatro di Roma. » Stando al giudizio di un gran numero di professori emeriti, tra gli altri, di quelli sopra mentovati, e alle deposizioni di parecchi illustri delegati di università ed accademie, e di varii membri della Società Reale di Londra, e del Comitato delle Ricerche scientifiche (intendi la Società dialettica per gli studii spiritici, della quale parlammo sopra, società di scienziati, e non di spiritisti propriamente detti), e in fine del dottor William Crookes, i principali fenomeni, avverati con assoluta certezza, sarebbero: 1° l’alterazione del peso di un corpo qualsiasi ottenuto dal medio a distanza: 2° inesplicabili visioni di meteore traversanti il laboratorio con andate e ritorni, certe luci ovoidi, raggianti, sconosciute, inimitabili, balzanti e ribalzanti di oggetto in oggetto : 3° spostamenti continui d’istromenti scientifici, di mobili o pesanti o leggeri, moventisi come per l’impulso di una forza occulta: 40 vere apparizioni di figure estranee, di occhi sguardanti, di mani luminose d’una tenuità incredibile e pure tangibile. Una di queste mani fu veduta prendere e tenere in aria un termometro di sovero del peso di quattro grammi, il quale tuttavia pel contatto di quelle mani non variava punto di livello. Queste mani apparivano ora viventi, ora cadaveriche, e per quanto con rapidissimo raggio si tentasse coglierle coll’obbiettiva d’una macchina
fotografica, giammai se ne potè ottenere la riproduzione o alcuna impressione nella lamina. E pure queste mani afferravano dei fiori sopra una tavola, e movendosi per aria andavano a presentarli agli spettatori; poi, ad un tratto, venivano a « stringerci le mani, con tutta la cordialità d’un vecchio amico: » 5° strumenti musicali fatti sonare, sebbene posti in condizione che ogni contatto con essi era impossibile, e pericoloso pel medio che li avesse toccati : 6° delle dita fluide, luminose, vedute prendere una penna sopra una tavola e vergare delle righe di scritture differenti ; nelle quali più persone affermarono di riconoscere la scrittura di persone defunte, il che alcune anche provarono. Tutti questi fenomeni avvennero così di giorno come di notte. Nota il Crookes che alcuni credono essere necessaria la oscurità per ottenere i fenomeni, necessario il luogo voluto e preparato dal medio, necessaria la presenza dei fratelli spiritisti e benevoli : cose tutte che porgono sospetto di ciurmeria. Il fatto è, afferma egli, che le sue esperienze col medio Home « non avvennero mai al buio, tranne due volte, in cui la oscurità mi era necessaria per ispeciali ragioni. » In generale le sue sperienze « ebbero tutte luogo nella mia abitazione, alla luce ed in seduta privata. » E questa circostanza è degna di speciale osservazione. Anche le sperienze del Gibier molte volte erano a piena luce di giorno; quelle del Lombroso, Tamburini, e altri, che riferiremo tra poco, si effettuarono similmente in piena luce. La necessità del buio, e della penombra, a poco a poco svanisce.
« Ho veduto, presenti testimoni (afferma espressamente il dottor Crookes), una di quelle mani nebulose e chiare prendere un fiore di gambo lungo, allora spiccato dalla pianta, e farlo are lentamente a traverso una fessura impercettibile d’una grossa tavola di quercia, senza che si potesse poi osservare la minima scorticatura nè ad occhio nudo nè col microscopio sul gambo o sui petali, i quali erano dieci o dodici volte più spessi che la fessura della tavola. Parecchi membri della Società Reale ed io abbiamo veduto insieme l’ombra d’una figura umana scuotere delle tende per più di due minuti, e poi sparire attenuandosi. Cento volte abbiamo osservato delle candele e delle lucerne, collocate sopra mobili, inalzarsi con questi, senza curvarsi nè cadere, mantenendo le loro fiamme o ritte od orizzontali, secondo il grado d’inclinazione che prendevano i mobili per aria. Quanto alle famose tavole rotanti, noi abbiamo voluto per soprappiù verificare il fatto in condizioni oltremodo difficili, e che solo la rara potenza dei nostri medii poteva vincere. Essendosi radunati il Comitato delle Ricerche delle scienze dialettiche di Londra e i professori
stranieri, per farne uno sperimento dimostrativo, quattro medii si collocarono genuflessi sopra seggiole, delle quali solamente le spalliere toccavano la pesante e vasta tavola. Essi fecero la catena colle mani sopra le spalliere, e niun punto delle loro persone era in contatto colla tavola. Altre cautele minute, e a noi soli note, erano state disposte per verificare l’assoluta autenticità del fenomeno. In alcuni istanti noi vedemmo l’enorme tavola inalzarsi, piegarsi, pestare il pavimento, e salire in aria, con istupore di tutti, sopra le nostre teste, ondeggiare, fare evoluzioni diverse, e ridiscendere lentamente al suo posto. Il Comitato e gli altri assistenti riconobbero con loro attestati che l’esperimento era dimostrativo, cosa che per altro non ci poteva più maravigliare. »
A questi, e ad un gran numero di altri fenomeni che il Crookes attesta, sono da aggiungere le celebri materializzazioni di Katie King, le quali egli raccontò nelle sue lettere, pubblicate sopra periodici scientifici, specialmente nell’anno 1874. Noi le compendiammo in poche parole sul fine del Capo IV: ma qui è il luogo di darne una più piena contezza, senza tuttavia approvare in nulla lo studio del signor Crookes, o molto meno giudicare della natura di quelle apparizioni. Di questi e degli altri fenomeni spiritici mostreremo tra poco la causa malvagia, qui notiamo solo il fatto, come è nelle sue circostanze storiche secondo il Crookes. Era di grande importanza per gli spiritisti sinceri l’assicurarsi che i fantasmi apparendo fossero cosa distinta dal medio, e non piuttosto il medio stesso trasfiguratosi per frode in sembianza di spettro, com’era alcune volte avvenuto. Ora il fantasma che spesso, per influsso della media Florence Cook, appariva al Crookes, dicevasi spirito d’una giovane indiana defunta, e si nominava da sè Katie King, e prometteva al professore di dargli le prove più convincenti del suo essere individuale distinto da quello della media. Katie tenne parola, col darsi a vedere contemporaneamente diversa e distinta dalla media pure presente. Una prima volta, mentre il fantasma giragli presente nella sala, il professore udì il lamento della media che era di là dalla cortina. Il 12 marzo le vide entrambe la media sdraiata, dormente, vestita di velluto, e il fantasma ritto, ammantato del solito velo bianco. Un quindici giorni dopo, altra apparizione. « Non mai Katie, scrive il Crookes, Brasi data a vedere così perfetta : per quasi due ore ella eggiò per la stanza discorrendo familiarmente coi presenti. Più volte mi diede il braccio; e l’impressione che ne sentivo era di tenere a fianco non un visitatore venuto dall’altro mondo ma una donna vivente. Quest’impressione fu sì forte, che mi prese una tentazione presso che irresistibile di rinnovare una
recente curiosa esperienza ». Qui il Crookes accenna alle ispezioni fisiche da altri in quei giorni praticate sopra fantasmi, le quali comprovarono le forme di questi rispondere alle umane. Ma erano forme reali, o sole apparenze? ecco ciò che a suo luogo diremo. Il professore chiese alla Katie permissione d’abbracciarla, e avutala cortesemente, strinse fra le braccia il fantasma, ed usando della permissione « convenientemente e da uomo bene educato » trovò un essere materiale quanto quello della media Florence Cook. Poco stante rivide la media immersa nel letargo, la prese per mano, si assicurò che questa era bene la mano viva della Cook, e pur tenendola per mano, tre volte riguardò ed esaminò la Katie, la quale pure era presente. Vide ed osservò notabili differenze tra l’una e l’altra di colorito nel volto, di statura e d’altri segni distintivi, tra gli altri che la Cook aveva il lobo degli orecchi forato e portava gli orecchini, dove che la Katie non aveva nè gli orecchini nè il lobo forato. In un’altra lettera il Crookes narra come egli potè molte volte fotografare la Katie con varie altre particolarità famigliari. Spesso egli ed altri sette od otto amici la videro contemporaneamente distinta dalla media ; gli fu permesso di ascoltare le pulsazioni del cuore, di tagliarle una ciocca di capelli che egli le recise sulla pelle del capo ove realmente erano innestati; molte volte la vide sparire e ricomparire in pochi istanti. In una ultima apparizione la Katie diede in particolare i suoi ricordi a ciascuno dei soliti spettatori, rientrò nel gabinetto ov’era la media Cook che pareva esanime, conversò per alcun tempo col Crookes, e poi « Katie chinandosi sopra la media la toccò dicendo: Dèstati, Florence, dèstati : io debbo lasciarti. — La signorina Cook, si destò lacrimando, e supplicò Katie di restare dell’altro. — Non posso mia cara, le rispose il candida fantasma, la mia missione è finita. Iddio ti benedica. » — Alla Cook le lacrime tolsero di più parlare, stava per cadere sfinita, il Crookes la sostenne, ed in questo il fantasma era sparito per sempre. Il professore parla della bellezza ammirabile e indescrivibile della Katie delle sue leggiadre movenze impossibili a ritrarre nelle fotografie, del candore infantile onde intratteneva la famiglia Crookes, loro narrando le avventure della sua vita anteriore nell’India ov’ ella era vissuta e morta. E infine egli dimanda, chi mai dopo tali dimostrazioni in presenza di dotti e gelosi scrutatori dei fenomeni, potrebbe tuttavia immaginare che le apparizioni della Katie fossero una ciurmeria della media Cook, semplice bambina di quindici anni, allora uscita dalle scuole.
4. Studii di scienziati italiani, Lombroso, De Amicis, Tamburini, Vizioli, Ghiaia,
e altri. Prima di entrare in questi fatti, ci è d’uopo dare una breve contezza della media Eusapia Paladino, che servì agli esperimenti ; tanto più che essa fu più volte in opuscoli e su pei giornali sospettata di ricorrere a gherminelle da giocoliere. Essa è una popolana, di Napoli, fruttaiuola, dicono alcuni, di suo mestiere. È donna di poca o nessuna coltura, come appare a chiunque la tratti, e come essa medesima confessava ad un giornalista di Milano. La Eusapia capitò dopo varie avventure in casa dello spiritista Damiani, assai noto in Italia, poi d’un secondo spiritista, il Romei, e finalmente entrò ai servigi di un terzo spiritista, il dott. Ercole Chiaia, già nota e conosciuta perché alla sua presenza o pel suo contatto succedevano fenomeni strani. Ella si era trovata fin dai tredici anni essere media di singolare efficacia, per caso, sempre senza saperlo e senza conoscere nulla delle teoriche spiritiste. Nelle sedute in casa Chiaia si accrebbe la fama della Eusapia fino al presente. La vediamo intervenire a sedute spiritiche in Roma, in Milano, quasi continuamente in Napoli, o spesso mentovata dai giornali della fratellanza. Vero è che a Milano un giornale cittadino, e varie persone che scrissero a quel giornale, analizzando i fenomeni, e adducendo l’esperienza propria e di altri spettatori, cercarono di gettare dei dubbii, assai gravi e plausibili, sulla qualità spiritica dei predetti fenomeni. Noi per lealtà di scrittori abbiamo attentamente studiato il lavoro di quel giornalista, accorto e di buon senso. Con tutto ciò, per nostro avviso, i suoi appunti non provano assolutamente nulla contro i fatti che noi citiamo come attestati dal Lombroso e da altri scienziati. Se fossero vere, come possono benissimo essere, le osservazioni fatte dal giornalista e da’ suoi amici, proverebbero, tutto il più, ciò che noi osservammo poc’anzi ed è notissimo ai conoscitori di questa materia, che cioè i medii e le medie, si aiutano talvolta di giochi di mano. Ciò avviene, come dicevamo, perché niun medio è mai sicuro di venire accompagnato ne’ suoi tentativi dall’agente proprio (o buono o cattivo, qui non importa) dei fenomeni spiritici. E però gli artisti di spiritismo, quando nei pubblici esperimenti si sentono male assistiti da quella forza estranea, sono quasi irresistibilmente trascinati ad inventare gherminelle, per non restare in vergogna, e pericolare il guadagno. Già lo dicemmo, è un caso frequentissimo nelle sedute di spettacolo. E nulla vieta di credere che la media Eusapia, a Milano ed altrove; sia talora ricorsa all’usuale spediente dei medii destituiti del concorso dell’agente spiritico. È tuttavia da ricordare che, come il signor E. Torelli dubitò della lealtà della Eusapia, così la difese con cinque o sei articoli, il signor O. Cipriani : e ci sembra che l’abbia difesa con buone ragioni. Otto o dieci professori, italiani e forestieri, raunati di poi per formare giudizio di questi fenomeni, convennero della realtà di essi, e ne firmarono un atto autentico
o processo verbale. Del resto una frode di più o di meno non cambierebbe nulla nella questione spiritica in generale. Importa poi meno di nulla nella questione particolare che noi ora trattiamo: perché i casi che noi prendiamo a narrare sono diversissimi da quelli di Milano, essendo in altro tempo avvenuti a Napoli. In questi ninna frode accadde; nè poteva accadere. Il che apparirà evidente a chi ponga mente al genere dei fenomeni narrati, alle circostanze, alla condizione dei testimoni oculari. I fatti erano di natura loro pienamente visibili. Le mani e i piedi della media erano sempre legati, o tenuti stretti tra le mani di accortissimi osservatori, e non già semplicemente in contatto di qualche osservatore distratto. Gli esperimenti non erano al buio, ma in piena luce, almeno il maggior numero di essi. Chiunque leggerà senza giudizii preoccupati, converrà che era moralmente impossibile, che quattro o cinque scienziati, uniti insieme, increduli ai fenomeni spiritici, e rabbiosamente accaniti a cogliere a volo ogni indizio di frode, si lasciassero in piena luce trappolare dalle destrezze ciarlatanesche di una semplice femminetta. Ed ora ascoltiamo da prima il professore Cesare Lombroso, che ci narra ciò che egli ha veduto cogli occhi suoi.
« Pochi scienziati furono più di me increduli allo spiritismo. Per chi non lo sapesse, gli basti consultare i miei — Pazzi ed Anomali — e i miei — Studi sull’Ipnotismo — ove giunsi quasi all’insulto contro gli spiritisti. Egli è che alcune osservazioni erano, e credo ancora sieno, prive d’ogni credibilità. Quella, per esempio, di far parlare e agire i morti, sapendosi troppo bene che i morti, massime dopo qualche anno, non sono che un ammasso di sostanza inorganica (Ognuno sa che il Lombroso si professa materialista. E tanto sarebbe volere che le pietre pensassero e parlassero. Un’altra causa era che gli esperimenti si facevano all’oscuro; e nessun fisiologo può ammettere fenomeni che non possa veder bene; massime fenomeni così questionabili. Ma l’aver veduto respinti dagli scienziati, dei fatti come la trasmissione del pensiero, la trasportazione dei sensi, che veramente erano rari, ma certamente erano veri (ma dal Lombroso voluti spiegare in modo assurdissimo), e che io aveva constatato de visu, mi ha spinto a dubitare che il mio scetticismo pei fenomeni spiritici fosse della stessa specie di quello degli altri dotti pei fenomeni
ipnotici. Essendomi in queste circostanze stato offerto di studiare tali fenomeni in un medium certamente straordinario, la Eusapia, accettai; tanto più che potevo studiarlo in compagnia di alienisti esimii (Tamburini, Virgilio, Bianchi, Vizioli), che erano altrettanto, o quasi, scettici come me nell’argomento — e che mi potevano aiutare nel controllo delle osservazioni. Abbiamo preso tutte le precauzioni che si potevano maggiori esaminata la donna coi metodi delta psichiiatria moderna e trovato ottusità tattile (3°), turbe isteriche forse epilettiche, profonde, cicatrici di traumi all’osso parietale sinistro; legatole un piede, tenevamo per di più avvinti un suo piede ed una sua mano, con un nostro piede ed una nostra mano, io e Tamburini. Abbiamo cominciate e finite le esperienze con lume ; ed ogni tanto, uno di noi, accendeva uno zolfanello all’improvviso, per impedire ogni possibile soperchieria. I fatti osservati furono singolari. Io constatai, tra gli altri, in piena luce il sollevamento di un tavolo e delle nostre sedie ; dallo sforzo fatto colle mani per poterlo abbassare, ne calcolai la resistenza a circa 5, a 6 chilogrammi. Si udirono poi, a richiesta del sig. Ciotti, che conosceva di molto la media, dei colpi nell’ interno del tavolo, e questi rispondevano (net toro linguaggio convenzionale sedicente spiritista) opportunamente alle domande fatte sull’età dei presenti, ed a quello che doveva avvenire ed avvenne, per opera di un sedicente spirito o genio!! Fatto il buio, si cominciarono a sentire poderosi i colpi in mezzo al tavolo; e dopo poco un camlo posto su di un tavolo e distante più di un metro dall’Eusapia, venne suonando per aria e in giro sulle nostre teste, e si posò sul nostro tavolo e qualche tempo dopo in un letto discosto due metri dal medium. Mentre poi se ne sentiva nell’aria il suono, il dottor Ascensi, che per suggerimento di un di noi s’era collocato dietro all’Eusapia, accese uno zolfanello e potè vedere il camlo vibrato in aria quando andò a cadere sul letto dietro l’Eusapia. Rifatto il buio, cominciammo a sentir muovere un tavolino di legno e intanto, mentre le mani della media erano tenute da me e dal prof. Tamburini, il professor Vizioli sentiva ora tirarsi i baffi, ora pizzicare con tocchi che parevano di una mano piccola e fredda. Io intanto sentii togliermi di sotto la sedia, che dopo poco
mi fu rimessa al posto. Un grosso tendone che divideva la stanza da un’alcova vicina ed era lontano un metro e più dal medium si portò come se fosse mosso dal vento, tutto ad un tratto verso di me e mi circondò tutto ; io tentai di smuoverlo, ma nol potei che con qualche difficoltà. Gli altri poi osservarono, a dieci centimetri circa di distanza sulla mia testa e su quella del prof. Tamburini, delle fiammelle gialle ; ma quello che più mi colpì fu lo stravaso di un piatto pieno di farina, in modo che la farina restava unita e coagulata, come fosse gelatina ; questo piatto era stato collocato dietro l’alcova a più di un metro e mezzo distante da noi; il medium aveva pensato a muoverlo, ma non nel modo che accadde — sì spruzzandoci in faccia; essa infatti ci aveva detto: « State attenti che io vi fo spruzzare di quella farina che vi è qui, sul viso ». Subito accesi i lumi e sciolta la catena che si faceva intorno al tavolo si trovò la farina arrovesciata; poco dopo si vide un grosso mobile che stava dietro l’alcova a due metri circa di distanza, muoversi lentamente verso noi come fosse spinto da qualcheduno — pareva proprio un grosso pachiderma che lentamente si movesse contro di noi. Analoghi sperimenti fecero coll’Eusapia i dottori Barth e Defiora, i quali mi scrissero quello che segue. Essi videro più volte un camlo in aria suonare senza essere mosso da alcuno. Due volte sentirono un battere di mano. Il banchiere Hirsch, che era con essi, domandò di parlare con una persona cara, ne vide l’immagine e ne sentì la parola in se (essa era se e morta venti anni or sono). Altrettanto capitò al Barth, che vide il padre morto e ne ebbe due baci; tutti poi videro delle fiammelle sulla testa di Eusapia. Questi sono i fatti. Ora nessuno di questi fatti (che bisogna ammettere, perché chi può negare i fatti quando si sono veduti?) è di tal tempra da dover presupporre, per spiegarli, un mondo differente da quello che è ammesso dai nevropatologhi. »
L’articolo è sottoscritto : C. Lombroso. Fin qui il celebre materialista israelita, il quale senza smentire il suo ato, entra poscia in una spiegazione dei fatti, ammirabile di assurdità. Ci ritorneremo
a suo tempo. Ora aggiungiamo altri fatti.
« Processo verbale di altri esperimenti spiritici fatti dal prof. Cesare Lombroso in Napoli — Sabato 5 marzo 1892.
Dietro desiderio espresso dall’illustre prof. C. Lombroso, con lettera da Torino all’egregio cav. Ercole Ghiaia; di assistere nella sua prossima venuta in Napoli ad un seduta sperimentale spiritica, per fare taluni studii ed esperimenti sulla nota media Eusapia Paladino, questi ebbero luogo la sera di sabato 5 marzo 1892 alle ore 10 al Vomero. In una camera di metri 3 e 1/2 per 4 e 1/2 perfettamente nuda di qualsiasi mobilia, tranne otto sedie ed un piccolo tavolino di legno bianco rettangolare, si riunirono i signori ; 1° Cesare Lombroso, professore di psichiiatria nella regia Università di Torino, 2° Tommaso de Amicis, professore di sifiliografia all’Università di Napoli ; 3° Federico Verdinois, giornalista ; 4° Ercole Chiaia, dottore in medicina; 5° Ernesto Ciolfi; 6° La media Eusapia Paladino. Il prof. Lombroso prima di cominciare gli esperimenti, assistito dal prof. De Amicis procedette ad una accurata visita della media; indi ò ad osservare scrupolosamente la camera, il tavolino e le otto sedie. Chiuse a chiave gli usci della camera, ne levò le chiavi e tappò i buchi delle serrature con pezzi di carta. La Paladino sedette presso al tavolino con a destra il prof. Lombroso ed il prof. De Amicis a sinistra: tutti tre si tenevano per le mani. I signori Chiaia, Verdinois e Ciolfi sedettero uno accanto all’altro lontani dal tavolino. La camera era illuminata dalla viva luce di una lampada a gas, sospesa nel mezzo di essa. Scorsa una diecina di minuti, cominciarono i soliti movimenti del tavolino, fino alla totale sollevazione dal suolo, all’altezza di trenta a cinquanta centimetri, restando dai cinque agli otto secondi sollevato in aria. Chiestosi dal cav. Chiaia alla forza operante sotto il nome di John, di far constatare alla luce la formazione di un certo arto da sotto le gonne della media, il tavolino col sistema alfabetico rispose di si — e soggiunse compitando coi picchi: a sini. A questo punto tutti si esclamò : Siamo asini ? E il tavolino rispose di no, ed invece continuò a compitar la parola a sinistra — e facendo intendere che essa (la forza) avrebbe prodotto il fenomeno a sinistra della media, vicino al prof. De Amicis. Prova
evidente che la parola a sinistra non era il riflesso del pensiero di nessuno degli assistenti, non avendola alcuno intuita. Per maggior guarentigia contro ogni possibile inganno, il prof. De Amicis teneva fermi con una mano i piedi, e con l’altra le ginocchia della medium, ed il prof. Lombroso volle porsi in piedi anche esso alta sinistra della Paladino, tenendo fra le sue le mani di lei. I signori Chiaia, Verdinois e Ciolfi stavano,ritti alle spalle dei due professori in attesa anch’essi del fenomeno; che dopo qualche minuto di aspetto si cominciò a produrre col sollevarsi leggermente d’un lembo della veste, e col quasi gonfiarsi della stessa. Il prof. Lombroso ripetute volte si provò a sorprender quella specie di arto misterioso, ma coll’istessa rapidità esso si dileguò sotto la sua mano. Si restò quindi parecchio tempo nell’aspettativa della riproduzione dello stesso fenomeno, ed il prof. Lombroso argutamente chiedeva sapere perché esso non si riproducesse presto non ostante fosse da tutti tanto desiderato con tutta la forza della volontà; al che uno (lei presenti fece opportunamente riflettere che questo risultato negativo era una prova non meno importante della positiva, poiché dimostrava che la causa agente era affatto estranea alla volontà dei componenti del circolo, mentre invece affermava una volontà tutta estranea ed indipendente. Frattanto il prof. Lombroso volte accostare all’occipite della Eusapia una potente calamita (che aveva portata con sè assieme a due dinamometri) per constatare l’azione sul sistema nervoso, in quel momento di medianità, ma nulla potè constatare di speciale. In quel mentre il prof. De Amicis si accorse che una sedia, discosta per un trenta centimetri a sinistra della Paladino, avvicinavasi da sè sola a costei. Il prof. Lombroso lasciando la calamita, si portò tosto alla sinistra della inedia, ed unitamente a tutti constatò che la sedia per ben due volte da sola si sollevò dal suolo, lambendo gli abiti di costei e per l’altezza di circa trenta centimetri, e portando rapidamente le mani sulle vesti di costei potè questa volta toccare l’arto, che gli parve aver piuttosto la forma di un piede, mentre che il prof. De Amicis gli faceva notare a scanso di ogni equivoco nei suoi giudizii che egli non aveva mai lasciati liberi i piedi, nè le ginocchia della media, ch’era rimasta immobile durante quel fenomeno. Indi il prof. Lombroso volte misurare la forza muscolare della media mercè due dinamometri, ottenendosi questo risultato: col dinamometro Colin stretto prima con la destra e poi con la sinistra, l’indice segnò gradi 80 ; con quello dello Charrier stretto simultaneamente da ambo le mani si giunse a gradi 36.
Sempre a piena luce; si ripeterono parecchie volte i movimenti e sollevamenti totali del tavolino ad un’altezza variabile dai trenta ai cinquanta centimetri. In questo mentre per consiglio del cav. Chiaia tutti, compresa la media, spinsero indietro le sedie, togliendo le mani dal tavolino e discostandosi da questo; ma sempre mantenendosi in catena con le mani, e si vide il tavolino prima fremere per un pezzo, e poscia elevarsi solo da terra per circa trenta centimetri, e restare così per varii secondi il quell’aerea sospensione. La Paladino, durante questo fenomeno, mostrava di soffrir molto, forse per un maggiore sforzo di volontà, e per maggior consumo di fluidi dovendo operar senza contatto immediato col tavolino. Il prof. Lombroso avido di scrutare sino a fondo, chiese a questa energia invisibile, chiamata John, se tutti quei fenomeni fossero un prodotto della volontà o del cervello della media; e gli fu risposto con due forti colpi del tavolino, no. Prima di are agli esperimenti all’oscuro, il prof. Lombroso collocò alla propria sinistra e alla destra della media, alla distanza di oltre un metro da questa, una delle due sedie rimaste vuote ponendovi sopra un tamburello, un camlo ed i dinamometri, che segnavano zero. L’altra sedia vuota, situata a un paio di metri di distanza dal prof. De Amicis, trovavasi accanto al muro. Dietro vive premure del cav. Chiaia, il prof. Lombroso legò tutti i sedenti pei polsi con una medesima corda, restando solo slegate la sua destra e la sinistra del cav. Chiaia, che si teneva costantemente in contatto con la sua. Poco dopo spento il gas, tanto il De Amicis, quanto il prof. Lombroso incominciarono ad accusare dei toccamenti sulla persona. Il Chiaia pregava John a volere suonare il camlo. Invece esso con sorpresa buttò giù dalla sedia dinamometri, tamburello e camlo, movendo contemporaneamente le due sedie vuote, ben distanti fra loro, che udivansi strisciare sul pavimento, ed urtarsi fra loro con strepito. Lombroso domandò se gli oggetti caduti a terra potevano esser, trasportati sul tavolino; s’ebbe risposta affermativa. Poco dopo si avverti il rumore di oggetti sul tavolino; e chiesto se erano i dinamometri, fu risposto col tavolino di si. Volendosi accendere il lume per verificare, John si oppose, e nel frattempo fu inteso il fracasso della caduta di una sedia per terra, mentre l’altra veniva a collocarsi dolcemente sul tavolino, senza sfiorare in quel buio le mani di alcuno dei sedenti. Fatta la luce, si trovò sul tavolino la sedia, al di sopra dei dinamometri, dei quali
il Collin segnava 65 gradi, e lo Charrier 37. L’altra sedia fu rinvenuta a terra. Il prof. Lombroso rimise a zero le lancette dei dinamometri. — Rifatta la oscurità, la sedia fu da John leggermente tolta dal tavolino, e ricollocata a terra. Il Chiala allora novellamente pregò John di voler far sentire il suono del camlo; ma invece si sentì una marcia sul tamburello. Chiesto di far udire distintamente il rumore dei polpastrelli, suonando come suol dirsi il tamburino con le dita, John eseguì appuntino, e fece udire con chiarezza e sonorità il rumore delle sue unghie. Questo fenomeno durò dai 25 ai 30 secondi. A richiesta di tutti, e dopo tempo, si videro in aria poche fiammelle di un colore azzurognolo, in varie direzioni ascendenti. La sedia, su cui sedeva il prof. De Amicis, vennegli tolta con forza, e dopo pochi secondi ricollocata a posto sì da permettergli a risedersi. Domandato a John se voleva ripetere lo esperimento della pressione dei dinamometri, rispose di sì, invitando a parlare. Dopo poco, la media disse che era fatto. Ri il gas, si riscontrò che il dinamometro, Colin segnava la pressione di gradi 33 e lo Charrier di 30: entrambi erano fuori la portata delle mani della media, che era sempre legata pei polsi ai polsi dei professori Lombroso e De Amicis. Rifatta la oscurità, sì udirono poderosi colpi di mano in mezzo al tavolino, senza mai colpire all’oscuro nessuna mano dei sedenti. Tutti, uno dopo l’altro, avvertirono sulle mani la sensazione di una aura fresca, e poscia di quella come se una barba che le sfiorasse rapidamente in giro. Mentre si discorreva, la Eusapia esclamava con aria quasi di spavento di vedere un’ombra, indi una persona ritta in piedi alle spalle del Lombroso, ombra che si allungava per prendere i dinamometri. In effetti il professor Lombroso affermava di sentire alle sue spalle la pressione, come se prodotta dal contatto di un corpo umano, e lasciando per un momento la sinistra del Chiaia, volle colla sua mano libera toccare cosa era dietro a sè. Ma non potè nulla toccare. Intanto l’Eusapia annunziava di vedere John stringere fortemente i dinamometri rimasti sul tavolino, e pregava il professor De Amicis di permetterle di avvicinare la propria sinistra, legata al polso di costui, alla destra tenuta dal Lombroso; e stringeva forte con ambo le mani la mano del prof. Lombroso quasi per mostrare come John operava.
il lume, si osservò che il dinamometro Collin segnava 30 gradi di pressione e lo Charrier, trovato capovolto, segnava 42 gradi. Il professore Lombroso fece notare che la pressione da lui ricevuta dalle mani dall’Eusapia sulla propria mano corrispondeva a un dipresso di quest’ultima di gradi 42. Dopo di che, costatatosi che tutti erano sempre esattamente legati, il prof. Lombroso si diede a sciogliere i primi legati, e man mano vennero sciolti tutti. Essendo tutti in piedi, si domandò a John se voleva dare lo addio; e il tavolino appena sfiorato da un dito della media e dei professori Lombroso e De Amicis, per ben due volte si sollevò stupendamente all’altezza di oltre un metro dal suolo, ricadendo di colpo a terra. La seduta ebbe termine alle mezza dopo dopo mezzanotte. Il prof. Lombroso volle allora riscontrare la forza muscolare della media dopo gli avvenuti fenomeni; e constatò che la forza della media era diminuita, come è risaputo che avviene, segnando il dinamometro Charrier la resistenza di appena 23 gradi. Così, se si fosse potuto pesare la media prima e dopo gli esperimenti, si sarebbe constatato anche una diminuzione, o più o meno rilevante di peso, dopo gli esperimenti, come parecchie volte il cav. Chiaia ha riscontrato conformemente alle attestazioni di altri sperimentatori.
Napoli, 6 Marzo 1892.
Firmati — Prof. Cesare Lombroso — Prof. Tommaso de Amicis — Ercole Chiala — Ernesto Ciolfi — Federico Verdinois, Estensore. »
5. Fatti pubblici certi, negli Stati Uniti dell’America Settentrionale. Di questi non possiamo dare più autorevole ragguaglio, che ristampando alcune pagine della Civiltà Cattolica, ove si reca per disteso il testo della celeberrima Memoria sottoscritta da Quindicimila cittadini americani e presentata al Congresso della Repubblica degli Stati Uniti, poco prima che scoppiasse la guerra detta di Secessione.
Negli Stati Uniti rumori magnetici e le apparizioni spiritistiche aveano destato negli uomini probi ed onorati, che pur trovansi in mezzo a quello screzio di sètte protestanti che la travagliano, le più vive apprensioni, sia per la loro frequenza, sia per i loro insegnamenti, sia per i danni che ne derivavano alla pubblica sanità ed alla pubblica morale. Non v’era ormai più casa, per così dire, nè famiglia ove non s’interrogassero gli spiriti in ogni faccenda, per ogni disastro, con ogni modo. Il linguaggio più frequente che questi spiriti parlavano, predicava apertamente la distruzione d’ ogni culto, l’abbattimento d’ ogni autorità, l’affrancamento d’ogni vincolo, l’ inutilità d’ ogni morale. L’anima, che veniva evocata, ispirava ai suoi adepti un desiderio ardente di distruggersi da sè stessi, esaltando le delizie dell’altra vita, retaggio non delle buone azioni, ma della ferma volontà di conseguirle. Eran dunque numerosi i casi di suicidio che tenevan dietro alle sperienze di spiritismo. Più frequenti erano però i casi di pazzia : e gli ospedali dei matti ricevevano giornalmente persone, uscite di senno a forza di volerne aver più degli altri, mettendosi in comunicazione col mondo spirituale. I casi però di divorzii, di inimicizie, di vendette, di abbandoni superavano di gran lunga i suicidii e le demenze, sicchè le famiglie ne erano desolate al sommo.
« In tanta esaltazione di animi, con si luttuosi effetti che se ne coglievano, miravano, tutti al Congresso, persuasi che dovesse occuparsene esso seriamente, per far cessare questo così nuovo pericolo, in che versavano i popoli al suo governo confidati. Raccoltesi adunque a consiglio le persone più conoscenti e più sperte, esposero in una Memoria la somma dei fatti, che cadevano sotto gli occhi di tutti, pregando quel Congresso di nominare una Commissione, che avvisasse ciò che dovesse pensarsi, ciò che farsi in così gravi contingenze. Questa Memoria è degna di essere riferita per intero, sia per l’autorità di coloro che la scrissero, essendo questi le più informate persone che potessero far testimonianza di questi fatti, sia per la comprensione dei fenomeni stessi, che vi sono tutti ordinatamente esposti e descritti. Essa dunque dice tosi: I sottoscritti cittadini della Repubblica degli Stati Uniti d’America richiedono rispettosamente d’esporre all’onorevole vostro consesso, che fenomeni fisici ed intellettuali, di dubbia origine e misteriosa tendenza si sono manifestati in questo paese, siccome pure in quasi tutta Europa. Questi fenomeni si sono ornai cotanto moltiplicati nel Nord, nel Centro e nell’Ovest degli Stati Uniti, che preoccupano vivamente la pubblica attenzione. La natura del soggetto, su cui chiamiamo
specialmente l’attenzione dell’onorevole vostro consesso, può essere giustamente apprezzata, mercè d’una rapida analisi dei differenti generi di manifestazioni, delle quali diamo qui un breve cenno. 1.° Una forza occulta che s’applica a smuovere, sollevare, trattenere, sospendere o cambiare in varii modi la normale posizione di molti corpi assai gravi, e tutto ciò in opposizione colle leggi conosciute della natura, e al di sopra affatto del potere comprensivo dell’umano intendimento. Una tal forza si manifesta a migliaia di persone intelligenti e ragionevoli, senza che i sensi dell’uomo sieno fin qui riusciti a scoprire, a pubblica soddisfazione, la cagione prima o approssimativa di cotali fenomeni. 2.° Lampi o bagliori di forma e colori differenti, che appariscono in luoghi oscuri, sebbene non siavi sostanza alcuna capace di provocare azione chimica, o illuminazione fosforescente, e in assenza di qualunque apparecchio o strumento suscettibile di generare elettricità o produrre combustioni. 3.° Un’altra fase del fenomeno, su cui invochiamo l’attenzione dell’augusta vostra adunanza, consiste nella varietà dei suoni, frequentissimi per le loro ripetizioni, varii per carattere, e più o meno significanti per la loro importanza. Codesti suoni consistono parte in battiti misteriosi (rappings), che paiono additare la presenza d’alcuna intelligenza invisibile. Spesso si odono suoni analoghi a quelli che rimbombano nelle officine delle diverse professioni meccaniche, oppure rumori somiglianti allo strepito de’ venti e delle onde sconvolte, a cui s’ aggiunga lo scroscio degli alberi e del bastimento in lotta colla tempesta. Talora rumorose detonazioni si fanno udire, simili a scoppio di tuono o rimbombo d’artiglieria; e codeste detonazioni sono accompagnate da moto d’oscillazione negli oggetti circostanti, e talora da tremito o da forte vibrazione nell’ intera casa, in cui avvengono cotali fenomeni. In altri casi, armoniosi suoni giungono a lusingare l’orecchio, simili talora a voci umane, e più frequentemente all’ accordo di varii strumenti musicali. I suoni del flauto, del tamburo, della tromba, della chitarra, del pianoforte e dell’arpa furono misteriosamente riprodotti, ora uniti ed ora separati, e senza nè uso nè presenza alcuno degli strumenti stessi. Qualche volta erano gli strumenti che da sè stessi sonavano, e sempre senza alcuna apparenza di concorso umano o di alcun altro agente visibile. Cotesti fenomeni pare siano riprodotti, quanto a ciò che riguarda la loro emissione, secondo il procedere ed i principii riconosciuti dell’acustica. Vi hanno evidentemente dei moti ondulatorii nell’aria, che giungono a colpire il nervo dell’udito e la sede del senso auditorio, sebbene l’origine di codeste
ondulazioni atmosferiche non riceva spiegazione plausibile per parte dei più severi osservatori. 4. Tutte le funzioni sì del corpo, come della mente umana vengono stranamente modificate, in guisa da produrre uno stato del sistema totalmente anormale, e ciò per mezzo di cause che non furono finora nè difinite nè intese in modo concludente. L’invisibile potenza sospende frequentemente ciò che noi d’ordinario riguardiamo come l’operazione normale delle facoltà nostre, interrompendo le senzazioni, la possibilità del moto, la circolazione del fluido animale, facendo abbassare la temperatura dei membri e delle parti del corpo, sino al freddo ed alla rigidezza di cadavere. Talora venne sospeso il respiro durante intiere ore e giorni, scorsi i quali, sì le facoltà dello spirito, e sì le funzioni del corpo ripresero il loro corso regolare. Ci sia però permesso d’affermare che questi fenomeni furono spesso seguiti da sconvolgimenti di mente permanenti, nonché da malattie incurabili; e non è men certo che molte persone, già precedentemente affette da difetti organici o malattie incurabili in apparenza ed inveterate, furono subitamente sollevate o totalmente guarite per codesto misterioso agente. Non ci par fuor di proposito di menzionare le due generali ipotesi, per cui si giunge a spiegare codesti singolari fenomeni. Una di queste le attribuisce al potere ed alla intelligenza dello spirito dei morti, operante per mezzo di elementi sottili ed imponderabili che percorrono e penetrano ogni materiale forma e corpo; ed è importante l’osservare che questa spiegazione si trova in armonia colle pretensioni esternate dallo invisibile e misterioso agente stesso. Fra coloro, che accettano tale ipotesi, stanno molti dei nostri cittadini, distinti sì per morale, come per educazione, per possanza intellettuale e per l’eminente loro social posizione, nonché per la politica influenza. Altri non meno distinti per sociali rapporti rigettano la supposizione, sostenendo la opinione che i principii conosciuti della fisica e della metafisica permettano agli investigatori di rendersi conto di tutti codesti fatti in modo ragionevole e soddisfacente. Sebbene non si possa da noi concedere tanto a questi ultimi sopra un tal punto, e sebbene siamo noi giunti legittimamente a conclusioni ben diverse relativamente alle probabili cagioni di tal fenomeni; noi affermiamo però rispettosamente al vostro onorevole consesso, che i fenomeni sopramentovati esistono realmente, e che l’origine loro misteriosa, la loro particolare natura, l’importante loro influenza sugli interessi dell’uman genere, reclamano una paziente, scientifica, profonda investigazione.
Non si può ragionevolmente negare che i detti fenomeni non sieno destinati a produrre risultati importanti e durevoli, interessanti in modo permanente a fisica condizione, lo sviluppo mentale ed il morale carattere d’una grande frazione del popolo americano. È manifesto che coteste possanze occulte hanno influenza sugli essenziali principii della sanità e della vita, del pensiero e dell’azione, e posson essere destinati a modificare le condizioni presenti dell’esistenza nostra, la fede, la filosofia dell’epoca, siccome il politico governo del mondo. Considerando però, essere essenzialmente opportuno e strettamente compatibile collo spirito delle istituzioni nostre di rivolgerci ai rappresentanti del popolo per ogni quistione, che si possa presumere dover condur alla scoperta di nuovi principii e a prodigiose cognizioni pel genere umano, noi concittadini vostri chiediamo istantemente d’esser ascoltati nell’attuale circostanza; In vista dei fatti e delle considerazioni, contenute nella presente memoria, i vostri concittadini chiedono rispettosamente al vostro onorevole consesso, che una scientifica Commissione sia nominata, affinché proceda alla studio compiuto della quistione. Chiedono inoltre che sia loro stanziato un credito, perché possa la detta Commissione proseguire le investigazioni sue fino a perfetto compimento. Crediamo che i progressi della scienza ed i veri interessi dell’ uman genere caveranno grande profitto dai risultati delle dette investigazioni, da noi provocate, nutrendo fidente speranza che la preghiera nostra sia per essere approvata e sancita dalle onorevoli Camere del federale Congresso. »
Fin qui la Memoria presentata al Congresso. E il grave periodico, la Civiltà Cattolica, soggiunge: « La Commissione chiesta venne nominata ; ma i torbidi sopravvenuti nell’America ne hanno ritardato finora il giudizio. Qualunque esso però sia per essere intorno alla spiegazione dei fenomeni, niun dubbio moverà intorno alla esistenza dei medesimi, com’ essa è riferita di sopra: perché in America il fatto più comune e più indebitato è appunto questo spiritismo, che l’ha in ogni sito angolo invasata. »
6. Si conclude darsi molti fatti spiritici reali e certi. Dalle cose esposte in questo Capo e nel precedente è messa in piena luce e smagliante la esistenza dei fatti spiritici. E ci pare che ciascuno dei dotti, i quali studiarono con tutte le cautele suggerite dalla scienza moderna quei fenomeni, avrebbe diritto di concludere, le
testimonianze proprie colle osservazioni onde William Crookes termina la sua opera : La forza psichica.
« La gente, sempre avida del soprannaturale, ci domanda : Ci credete voi o non ci credete ? Noi rispondiamo : Noi siamo chimici, noi siamo fisici : il nostro ufficio non consiste nel credere o nel discredere; sì bene nell’accertare in modo positivo se un dato fenomeno è o non è immaginario. Fatto questo, il resto non è di nostra spettanza. Ora quanto alla realtà dei fenomeni, noi l’affermiamo, almeno provvisoriamente, perché, con immenso stupore dei nostri sensi e della nostra intelligenza, l’evidenza ci sforza di ammetterla. Niente è tanto maraviglioso, disse già il Faraday, che non possa esser vero, se è conforme alle leggi della natura. Ma converrebbe conoscere tutte queste leggi (e tante ne ignoriamo che anche con queste sole si potrebbe creare un intero mondo), per decidere se un tale fenomeno è conforme ad esse¹. Però accade qui, come nella dottrina intorno alla elettricità, che la esperienza e l’osservazione sono i soli indizii che abbiamo della conformità o difformità dei fenomeni delle leggi naturali. Si ricordi adunque il lettore che noi non avventuriamo nè ipotesi nè teorie di alcuna sorta. Noi attestiamo semplicemente alcuni fatti, al solo scopo, che in tutta la nostra lunga carriera cercammo, di far conoscere la verità. I comitati d’esaminatori, gli uomini insigni, e i pratici di ogni nazione, che si unirono a vigilare severamente i nostri esperimenti, concludono con noi : Non vi affermiamo una volta di più che questo è verosimile, ma affermiamo che questo È ! Invece di dubitare, o di credere alla ventura, che torna ad uno stesso, e di immaginarsi che noi fummo capaci di gittare il tempo a studiare giochetti da bagattellieri (come se fosse possibile una tale fanciullaggine!), si prendano la fatica di esaminare da prima i fatti, come noi, una volta increduli, ci contentammo di fare... Mostrateci, con severa critica, in quale punta noi errammo nel corso dei nostri sperimenti. Specificate e suggerite, se sapete, dei mezzi d’esame più dimostrativi. Inventate complessi di difficoltà più insormontabili e più sottilmente congegnate di quelle, di che noi circondammo i nostri medii, pur tenendole celate ad essi ! Ma non venite, così per aria, a trattare i sensi del nostro corpo come mentitori o leggermente ingannati; non accusate la
nostra ragione di demenza (che, tra parentesi, noi soli dopo si severi studii avremmo diritta di riconoscere in voi), col pretesto che i fatti contrariano i vostri giudizii anticipati, simili a quelli che nutrimmo noi pure altre volte. Egli è difficile d’essere più scettico e più positivo di noi in opera di esami sperimentali. Che se voi vi credeste da più di noi, o per la vostra ignoranza, a pel vostro sapere da dilettante, da quai parte dovrebbe tenere un uomo sensato? Noi sosteniamo che ogni maschera di saccenteria, o di bonarietà disprezzante cade dal volto alla visti di certi fenomeni effettuati da medii reali nei nostri laboratorii; e che i più arditi motteggiatori diventano simili a quegli astuti contadini che su per le fiere ammiccano ai compagni burlandosi d’un apparecchio di Rhumkorff, e poi di subito mutano viso non appena hanno toccato i fili della macchina. In fine, rigettare alla leggiera le testimonianze di uomini ai quali si è commesso l’ufficio di esaminare un fatto e renderne ragione, ritorna ad uno stesso, che dispregiare ogni testimonianza umana di qualunque peso essa sia; perché non si dà verun fatto nella storia sacra o profana, o negli annali della scienza, che si fondi sopra prove più persistenti e più efficaci di quelle che rendettero noi non solo convinti ma oppressi dall’evidenza. Non osate adunque mettere innanzi la superiorità dei vostri sensi e del vostro scetticismo sul scetticismo nostro; e così abbiano fine una volta queste controversie oziose. »
Fin qui il dottore William Crookes: il quale essendo, la Dio mercé, fino ad oggi vivo e verde nella sua casa, 20 Mornington Road, N. W. Londra, potrà rispondere di sè e delle sue sperienze. Il suo procedimento pratico e logico conclude, in modo invitto, che la esistenza dei fenomeni spiritici è dimostrata quanto si può da uomini ragionevoli desiderare. Si dànno, sì, dei casi d’inganno e di frode: ma non è giusto inferire che tutti e sempre i medii ingannano. Abbiamo finora taciuto a bello studio di migliaia di altri fatti tuttodì narrati in centinaia di libri e di giornali spiritisti, ma è forza almeno convenire di questa, che molti medii, vigilati con esquisite cautele, da uomini competentissimi, medii posti nell’assoluta impotenza di usare tranelli da prestigiatori; pure produssero dei veri fenomeni spiritici. È d’uopo convenire che li produssero non una volta, ma le centinaia di volte, di notte e a luce di sole, sotto gli occhi di scienziati in gran numero, d’ogni nazione, restii al credere, guardinghi, sospettosi, intelligentissimi, i quali con tutta ciò ne escono convinti, e proclamano al mondo la loro convinzione. O si credono i fatti così accertati, ovvero non si crederà più nessun fatto, e tutta la storia antica, moderna e contemporanea diventa indegna
di credenza. Non vi sarebbe più nessuna certezza possibile, e l’uomo dovrebbe rassegnarsi a vaneggiare a tentoni tra mille favole, e potrebbe bruciare tutti gli annali e le memorie di fatti umani, tutte le raccolte di osservazioni fisiche o di storia naturale, colla stessa tranquillità con cui brucerebbe il libro dei sogni.
Capo XII.
L’agente spiritico è intelligente, ma abbietto
Chiunque abbia percorse le cose sin qui esposte, non potrà più dubitare della esistenza di veri fenomeni spiritici, come nei tempi ati, così nei tempi nostri, ma a formarne adeguato concetto scientifico resta da indagarne le cause, gli effetti e quanto altro giovi ad illustrare la natura e l’indole di cotali fenomeni.
1. La causa dei fenomeni è intelligente. Ora quanto alla causa che li produce, niuno è che non iscorga al primo sguardo, com’essa debba essere un agente dotato d’intelligenza. È questa la dottrina esplicita e solenne di tutti gli spiritisti del tempo nostro, i quali questo agente chiamano Spirito. Nè in veruna età, nè in verun luogo coloro che attesero al commercio con esseri estramondiali pensarono mai a mettere in dubbio la spiritualità, non che la intelligenza di questi esseri, e però li chiamavano dei, semidei, eroi, genii, buoni démoni, cattivi demoni, e va dicendo. Lo stesso dicasi dei satiri, dei silvani, dei fauni, delle ninfe, delle silfidi, dei vampiri, delle ondine e di altre creazioni fantastiche delle mitologie. A’ dì nostri non dissentono neppure gli stessi materialisti, che negano la esistenza degli spiriti, come il Lombroso che riduce il pensiero ad un unto meccanico dei centri corticali dell’encefalo, come il Moleschott che ne fa un rimescolio molecolare, come Carlo Vogt che lo crede un escremento del celabro a guisa dell’orina secretata dai reni, come il Taine che fa del vizio e della virtù prodotti chimici analoghi al vitriolo, come altri che inventarono il fosforo pensante e l’ossido, del pensiero. Costoro, pure errando circa la spiritualità dell’ essere pensante, convengono che il pensiero esiste, e chiamano intelligente chi pensa. Orbene anche cotali materialisti, senza ammettere che la causa dei fenomeni, detti spiritici, sia immateriale e spirituale, condiscendono, o debbono condiscendere che essa sia intelligente, perché essa manifestamente si dimostra pensante. Ne conviene Cesare Lombroso, arcimaterialista confesso, che accetta e
sottoscrive i fatti osservati da sè medesimo in compagnia di altri scienziati, come fu detto dai pubblici giornali, e noi riferiamo al Capo precedente, n. 4. Ne conviene espressamente il Gibier, il quale sembra talora materialista, ed è certamente razionalista. Non ne dubita il Crookes, il quale prescinde da ogni filosofia cristiana, sebbene non la neghi: egli afferma l’intelligenza dell’agente spiritico e la dimostra con fatti stringentissimi. Insomma niuno è tra gli spiritisti o tra i profani (per quanto è a nostra conoscenza), che non ammetta come fatto certissimo che l’agente, causa efficiente dei fenomeni spiritici, sia fornito d’intelletto. Nè potrebbe essere altrimenti, atteso il facile ed evidente raziocinio, per cui si ascende dagli effetti alla causa loro. Nelle tornate spiritiche l’agente si manifesta quando è chiamato, ossia evocato, mostra di capire le dimande, risponde infatti in modo razionale, attribuisce a sè i fenomeni materiali che accompagnano il colloquio, li produce, li varia, li cessa giusta le richieste dei circostanti, detta, scrive, si mostra ora orgoglioso, risentito, adirato, ora memore, erudito, poeta, pio, affettuoso; e in cento altre guise fornisce prove indubitabili di una natura individuale che intende il pensiero altrui communicatole, e manifesta il proprio. Sfido io a immaginare che tutti cotesti effetti provengano dalla tavoletta psicografica, e sieno atti proprii di un pezzo di legno. È anche evidente che non possono venire attribuiti al medio o alla media ; perché questo può essere un ignorante, o un fanciullo, e per giunta moltissimi casi di fenomeni spiritici si hanno, senza nessun intervento di medi. Ed anche quando fosse presente, e adulto e dotato d’ingegno, e colto, come potrebbe bastare alla varietà dei fenomeni ? Come potrebbe, per esempio, causare quel moti materiali che vediamo nelle sedute spiritiche ? Come può esso trasportare mobili pesanti, o far tremare e ondeggiar le pareti, e tutto questo restando egli immobile al suo posto? Ciò a le forze di un uomo. Come può egli produrre armonie, canti, senza sapere di musica ? parlare, scrivere, rispondere a richieste in lingue che ignora, o di medicina o di scienze di cui è affatto digiuno ? discorrere di fatti clic non ha veduto nè potuto conoscere? Forza è dunque che a produrre questi e cento altri effetti subentri un’altra mente, che non è quella del medio, una mente che dispone di forze materiali tragrandi, e sopra tutto di forze intellettuali straordinarie. Per le quali ragioni, in tutti i tempi, dagl’idioti e dai savii, gli oracoli, le magie, i sortilegii, i prestigii e simili manifestazioni di influssi oltramondani, non furono mai attribuite alla virtù dell’uomo, e molto meno alla virtù degli stromenti materiali adoperati all’uopo ; ma si sempre tenute come opere di agenti di valore oltre all’umano, più poderosi nell’operare, e elevati
molto più nell’intendere. L’agente spiritico è adunque intelligente e di alta intelligenza.
2. L’agente spiritico è vile ed abbietto. Ma questo intelligente (o puro spirito ch’egli sia, o anima umana separata dal corpo, secondo che avvisano gli spiritisti) è moralmente buono, o moralmente malvagio? Ecco una questione molto più malagevole che la precedente, e molto più rilevante. Essa può tuttavia risolversi col sicuro criterio che ci dà Gesù Cristo nel Vangelo : Dai frutti si riconosce l’albero ; criteria al tempo stesso additatoci dalla filosofia, dal buon senso, dalla esperienza. Guardiamo anche solo il modo di contenersi dello spirito o degli spiriti, che si mettono in comunicazione colle adunanze e coi loro evocatori. Nulla è più indegno di intelligenze nobili e virtuose. Si presentano, il più spesso, a guisa di commedianti chiamati sulla scena dal buttafuori a fare la loro parte. E che parte! Fanno agitarsi o capovolgersi le masserizie, ballonzare gli oggetti sui mobili, senza sapersene nè il come nè il perché ; si odono strilli, suoni, voci, si veggono luci; bagliori, fiammelle appariscono mani talora impudenti, busti animati; fantasime mute o parlanti, alla cui presenza si moltiplicano attorno agli spettatori scenate ciarlatanesche, monellerie abbiette e indegne d’uomo bennato, non che di spirito eletto e trascendente l’umana condizione. Consideri il nostro lettore anche le sole tornate che ci descrive il niente credulo Lombroso in più numeri della Tribuna giudiziaria poc’anzi citata; e ci saprà dire se convenga a nobili intelligenze il far tempellare i mobili della stanza, o il far spuntare di sotto le vesti della Eusapia quel membro incognito, simile a un piede, che poi guizza di mano a chi tenta di toccarlo, e finalmente, toccato, sparisce; ci dica se è nell’indole d’uno spirito elevato quel tramestare seggiole, tamburelli, strumenti fisici e camli; se è un fare spiritoso e gentile quel tirare i baffi agli astanti e loro gittare addosso un piatto di farina. Belle occupazioni in verità di spiriti che la pretendono a rivelatori degli arcani dell’ altra vita! Gli spiriti evocati col mezzo dell’Eusapia dal suo mecenate cavalier Chiaia, troppo ci rammentano quelli che il gran patriarca Allan Kardec afferma di avere osservati in un teatro, parte intesi alle scene, parte sul palco a imitare grottescamente gli attori. (Vedi sopra, Capo III, n. 3.) E pure questi sono i costumi costanti ed invariabili degli spiriti; e le sedute della Eusapia Paladino a Napoli, a Roma, a Milano, non si dispaiano un filo da quelle
date da altri medii, anche celebratissimi ed ammirati, nelle sedute di tutta l’Europa e dell’ America. Si ripetono milioni di volte, con medii differenti, con nuovi spettatori, e sempre sono le medesime. Ne chiamiamo mallevadori non solo gli scrittori avversi alto spiritismo, ma le innumerabili relazioni dei fratelli spiritisti; poiché i loro libri e giornali sono in gran parte intessuti di fenomeni ridicoli, di vere mattaccinate, di toccheggiamenti, ora piacevoli ed ora offensivi, di percosse di dietro gli spettatori e le spettatrici. Noi avemmo qui in Roma scene cosiffatte, pubblicate minutamente da testimonii oculari nei giornali della fratellanza, come noi riferiremo più sotto. Quei poveri evocatori di spiriti erano stati conciati di sozzure, stretti dolorosamente, schiaffeggiati, presi a pedate. L’arcispiritista Eliphas Lévi (Louis Constant) non si perita punto di farci sapere che nelle volgari assemblee spiritiche certi spiriti, interrogati sopra i più grandi misteri della natura, rispondono spesso M..., come il più plebeo monello di strada; e che per giunta disegnano spesso sulle lavagne e sulle carte oscenità sporche e villane, onde simili viziosi piazzaiuoli lordano i muri dell case. Si può scendere a più bassa abbiezione? Del fatto dubiteranno per avventura alcuni onesti signori, alcune signore dabbene, perché nelle loro assemblee non hanno udito le sguaiate risposte, nè hanno visti i vituperosi disegni. Ma sappia la buona gente che ben altre riescono le adunanze degli adepti avanzati dalle comate riunioni de’ principianti morigerati. E noi che abbiamo sott’occhio innumerabili relazioni, non dubitiamo un istante solo a prestar fede al signor Elifas Lévi ; e crediamo che queste vilissime azioni si fanno spesso, appunto come ci assicura quel gran maestro di spiritismo progredito. Di cotali viltà s’indegnava recentemente il senatore Gaetano Negri, che n’era stato spettatore. Ecco come egli si esprime nel giornale milanese La Perseveranza, nei primi giorni di ottobre 1892 :
« E fra gli scienziati intervenuti a queste sedute notiamo il prof. Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio di Brera, il prof. Aksakoff, consigliere intimo dello Czar, recatosi apposta da Pietroburgo, il prof. Lombroso, andatovi da Torino, il senatore Gaetano Negri, che sulla Perseveranza scrisse recentemente alcuni articoli contro lo spiritismo, l’ex-ministro Colombo, il prof. Angelo Brofferio, spiritista ardente, il prof. Gerosa, il prof. Ermacora, ed altri che assistettero chi ad una, chi a due, chi a più sedute della Paladino...
È notevole che il Negri, nella sua ampia relazione alla Perseveranza, non accusa di artificio nè l’Eusapia, nè il cav. Chiaja, nè altri ; non mette in dubbio la realtà dei, fenomeni e meglio delle impressioni che li ripresentano, chè anzi scrive queste precise parole : « Io, infatti, non ho sentito una vaga impressione, ho sentito il contatto preciso, ben determinato di una mano, la quale, quando toccava la mia, mi pareva leggermente umida ; quando mi premeva il fianco, mi faceva sentire distintamente la pressione delle sue cinque dita. » Con tutto ciò il Negri non crede allo spiritismo, quale lo si vuol spacciare, ed ha ragione di non credere. Ecco, a questo proposito, alcune delle sue osservazioni (nella Perseveranza). Questo spirito a cui si parla con tutta confidenza, come ad un amico sollazzevole, che si irrita se si accende un lume, che aborre il silenzio e pretende che si ciarli continuamente e forte, che infine non fa che scherzi e sciocchezze, ci fa perdere ogni rispetto per la vita d’oltretomba. In nome del cielo, è possibile che il gran mistero, il supremo mistero della morte, si riduca a questa farsa? È possibile che lo spirito di un morto venga dall’altro mondo per mettermi un camlo sulla testa ? Davanti a queste scene avviene, dentro di me, una irresistibile rivolta. No, il segreto della morte non è questo. Io che contemplo questo immenso universo con uno spavento religioso, io che sento la grandezza infinita dei misteri di cui la vita futura dovrebb’essere la rivelazione, io che al pensiero di quella Vita e dei rapporti fra il mondo visibile e l’invisibile, mi sento come sprofondato e perduto in un mare di aspirazioni, di speranze, di sogni, di impressioni che non saprei descrivere a me stesso, io, infine, che provo, nel sentimento dell’ignoto e nel pensiero della morte, i brividi dell’infinito, dovrò veder tutto questo svanire, lasciando come ultimo e solo residuo le burle di John ? (John era il nome che prendeva lo spirito in quella seduta.) Ma come ! Quando io sarò morto, dovrò mettermi al servizio di qualche Eusapia dell’avvenire, o, fors’anche, dell’Eusapia del presente, visto che io sono molto e molto più vecchio di lei, e correre il mondo a sonare il tamburello sulla testa della gente, a levar le scranne di sotto ai seduti a dar pugni sui tavolini, ad agitare i camli ? Tutto finisce qui ? Questa la suprema rivelazione d’oltretomba? Questo l’avvenire che ci aspetta ? Ah no! È impossibile. Lasciamo lo spiritismo a chi lo vuole, e pensiamo ad altro.
Ah sì ! lo spiritismo esercita un’azione che a me par funesta. Certo alla base di questo movimento, c’ quel bisogno prepotente dell’immortalità che non si può reprimere e che assume tutte le forme. Gli spiriti, cacciati dalla porta, rientrano dalla finestra. Non crediamo più alla voce divina che ci prometteva la vita futura, ma crediamo alla voce, o, dirò meglio, ai picchi di John ! Innocua credulità, se non fosse che, chi ci crede, ai picchi di John, ci si apiona, ci si infervora, e finisce per rinchiudere la mente in una mania che non fa che aggirarsi sopra sè stessa... Il nucleo speciale, proprio dello spiritismo, è la credenza nell’azione dell’anima di un morto. Ebbene, dopo aver assistito ad un’esperienza, la mia ragione grida come prima : Non credo, quia absurdum ; e la mia anima aggiunge : Non credo, quia impium. »
Fin qui il Negri, già sindaco di Milano, e scienziato di bel nome, il quale, come che erri sopra alcuni punti, pure non rinnega il buon senso, nè chiude gli occhi alla luce dell’evidenza. Giustamente egli giudica che questi spiriti che ci vengono dall’altro mondo a fare il biricchino, sono spiriti vili ed empii. Similmente s’indegnava prima di lui l’arciduca Giovanni d’Austria contro le monellerie e gli scherzi insipidi degli spiriti. Noi non lo seguiremo nelle sue teoriche esplicative dei fenomeni : ma nel determinare la natura vile ed abbietta degli agenti spiritici, l’Arciduca ha luminosamente ragione. Le azioni e il modo delle azioni sono un criterio infallibile per giudicare dell’agente.
Capo XIII.
L’agente spiritico è malvagio e malefico
1. L’agente spiritico è malvagio in se. Ma fossero pure gli spiriti solo abbietti e vili ! Si potrebbero loro perdonare le improntitudini ignobili, quando essi le compensassero con procacciare qualche vera ed utile rivelazione a chi gli evoca, o se almeno addimostrassero nelle loro comunicazioni un carattere leale ed onesto. Ma ciò non accade. Il grande conoscitore degli spiriti, Allan Kardec, dottore irrefragabile per gli spiritisti, ce li rappresenta comunemente come subdoli, e ci avverte di stare in guardia delle loro menzogne frequentissime. Egli si lagna specialmente degli spiriti che chiama leggieri. « Ora questi spiriti leggieri pullulano intorno a noi, e colgono tutte le occasioni d’intrudersi nelle comunicazioni ; la verità è l’ultimo dei loro pensieri, e però si prendono il maligno piacere di ingannare (mystifier) coloro che hanno la debolezza, e talvolta la presunzione di credere alle loro parole. » Ma potremo almeno fidarci alle parole degli spiriti seni? No, risponde il Kardec, perché « Gli spiriti seni non sono già tutti egualmente illuminati ; molte cose ignorano, intorno a cui possono a buona fede ingannarsi. Per cotesto gli spiriti veramente superiori ci raccomandano sempre di sottomettere le comunicazioni al saggio (contrôle) della ragione ed alla più severa logica. » Il che diviene tanto più necessario, quanto che si dànno delle comunicazioni serie e false ad un tempo (sérieuses-fausses) : « perché appunto sotto le apparenze della gravità del linguaggio certi spiriti presuntuosi o falsi sapienti cercano di far prevalere le loro idee più false, e i sistemi più assurdi; e per ottenere più credenza e più autorità, non si fanno scrupolo di assumere nomi rispettabilissimi e altamente venerati. È questo uno de’ più pericolosi scogli nella scienza pratica. » Ed è tanta in essi la brama d’ingannare, che anche non chiamati si presentano invece di altri chiamati, si che, evocato Tizio, compare Caio, ed evocato un santo, compare un cialtrone, mentendo la persona, la parola, la dottrina. E, cosa che non oseremo affermare, se non l’affermasse chiaramente il Kardec e nol
confermasse la cotidiana esperienza, accade non di rado, che evocandosi un personaggio, per esempio, finto da un poeta, subito si presenti lo spirito immaginario, e parli secondo il carattere inventato dal poeta. Più, si dà il caso che risponda alla evocazione anche un animale : e il Kardec reca il caso d’un cardellino; o piuttosto di una cardellina, il cui spirito venne evocato, e rispose in ottimo se sopra la sciagura del suo nido, maltrattato da un gatto ! Che più ? Uno degli spiriti superiori, le cui parole riferisce Kardec, confessa a dirittura che si può evocare quello che si vuole, e non mancheranno spiriti che si affretteranno di parlare in suo nome: « Evocate una rupe ed essa vi risponderà. Vi è sempre una moltitudine di spiriti pronti a prendere la parola per tutto. » Si può spingere più oltre la mania della menzogna E pure noi non vi mettiamo nulla d’inventato ; stiamo invece alle relazioni del maestro universale dello spiritismo; il quale ne parla in moltissime pagine, del suo libro fondamentale : Le Livre des Médiums, e conchiude poi (pag. 416) : « L’astuzia degli spiriti ingannatori a talora l’immaginabile... Bisogna non lasciarsi mai abbagliare dai nomi che si prendono dagli spiriti per dare una apparenza di verità alle loro parole... Noi potremmo riempire un volume dei più curiosi, colle storie di tutti gl’inganni (mystifications) che arrivarono a nostra conoscenza. » Oltre all’abituale consuetudine di mentire, il Kardec scopre ancora altre magagne negli spiriti che ordinariamante frequentano le tornate dei loro adepti. Egli li dice leggieri e presuntuosi e li trova rabbiosi tra loro stessi. « Gli spiriti inferiori (e pur troppo pullulano intorno a noi, dice il Kardec), siccome sono tuttavia imbevuti delle loro ioni terrestri e delle idee corporali, si lasciano trascorrere a litigare tra loro, a dir vicendevolmente delle villanie (gros mots), a rinfacciarsi l’un l’altro i loro torti, ed anche a scagliarsi matite, panieri, tavolette eccetera, l’uno contro l’altro. » Siffatte, mutue offese tra gli spiriti non sono niente rare nelle sedute; ci rammentano ciò che ci ricorda avere letto in una seria relazione di certi esorcismi sopra un’ossessa, nella quale si diceva che gli spiriti diabolici erano parecchi ad invasare quella infelice, e si battevano tra loro e si attanagliavano come un branco di lupi e di porci infuriati ; semblent se vouloir entremanger comme loups et pourceaux. Ma vi è di peggio. Oltre che il Kardec ha colto in flagranti una brigata di spiriti materializzati a divertirsi abbiettamente e scandalosamente in un teatro di provincia, come dicemmo poc’anzi, spesso ancora riconobbe le loro communicazioni come villane ed empie e tanto, che « esse ripugnano a qualsiasi
persona che abbia la minima delicatezza di sentimenti: perché esse corrispondono al carattere di quegli spiriti, triviali, sporche, oscene, insolenti, arroganti, malevole e perfino empie. » Un po’ dopo, scopre: « certi spiriti ipocriti, che tra le cose buone insinuano artificiosamente e con una perfidia pensata dei fatti falsi, delle asserzioni bugiarde, collo scopo di ingannare la buona fede degli uditori. »
2. L’agente spiritico è malefico per gli altri. Di che si può concludere, che generalmente gli spiriti con cui si tratta dagli spiritisti nelle comuni assemblee, non solo sono per lo più di pessima indole per sè medesimi, mendaci, tristi, empii, ma anche mirano a nuocere ai loro seguaci, cioè sono malvagi e malefici. E ne conviene esplicitamente il Kardec, che sempre volentieri citiamo, come il più autorevole maestro, presso le persone che si dànno alle pratiche spiritiche. Interroghiamo adunque questo scrittore, come accetto agli amici tutti dello spiritismo : ma prima di lui sentiamo ciò che ne pensano in generale coloro che ne scrissero coscienziosamente nei loro libri e giornali. Nelle stesse tornate spiritiche o riunioni familiari, non sono punti rari gli sgarbi contro i devoti che le frequentano. Il signor Bénézet, sindaco stimato di Tolosa, uomo integro e scrittore pregiato, attesta che certi suoi stretti parenti volentieri consultavano uno spirito, ma vollero poi congedarlo, perché molesto e sopra tutto perché, asperso d’acqua benedetta, cominciò ad imperversare furiosamente. La vile vendetta non tardò : una signora si senti morsicare più volte sotto i panni, sino al sangue, sangue che fu visto dal marito di lei, unitamente all’impronta di denti canini. Udimmo noi stessi dalla bocca di un gentiluomo coltissimo, in Firenze, che durante una tornata spiritica, una donzella fu fieramente rincorsa da uno sgabello ; di che ella ebbe un terribile rimescolo e ne stette inferma più giorni. Il gentiluomo aveva veduto il fatto cogli occhi suoi. Leggemmo in un giornale spiritico (maggio 1882) d’un giovanotto inglese, che in piena assemblea toccò un sonoro manrovescio da uno spirito esasperato; e tanto più siamo inclinati a crederlo, quanto che un giovane artista, protestante, ci narra che essendo stato da’ suoi camerati condotto a una assemblea somigliante, tutti i presenti furono ati in rassegna da spiriti invisibili, e schiaffeggiati. Egli pure n’aveva tocco la parte sua, cosa di che non si gloriava, e che contribuì a disgustarlo delle pratiche spiritiche. Diciamo che contribuì, perché ancora concorsero altre carezze dispettose e molestie intollerabili, ch’esso doveva poi soffrire alla notte nella sua camera da letto; le quali cominciarono col
frequentare le spiriterie, e coll’abbandonarle cessarono. Un simile complimento applicato a tutta un’assemblea di spiritisti ci fu narrato, come recentemente rinnovatosi in una piccola città d’Italia, l’anno 1892, con questa variante, che invece di schiaffi, elle furono sudice bastonate. E ci si chiedeva consiglio sul da farsi! Molestie e dispetti notturni ci attestarono pure altri, e non solo buone donnine o fanciulle isteriche, ma serii e gravi uomini, volutisi per imprudenza impacciare di spiritismo. Egli è poi cosa d’ogni anno e frequente il riferir che fanno i giornali, di carcere o quartieri presi ad infestare da spiriti, che si piacciono di tribolar gli inquilini con rumori paurosi, con trambustar i mobili, scagliare addosso alle persone acqua o sudicerie, tempestare d’una grandine di sassi i tetti e le stanze, sfracellando stoviglie, cristalli e specchiere. E questa differenza corre per ordinario tra le narrazioni dei giornali spiritici e dei profani, che i primi espongono i fatti, e gli attribuiscono agli spiriti malvagi, con poco divario dal popolino che ne dà colpa al folletto, ossia al diavolo ; laddove i giornalisti profani informano minutamente i lettori intorno alle circostanze dei casi, che negare non si possono ; poi raccontano come e qualmente la polizia intervenne, questori, commissarii, gendarmi esaminarono, e non iscoprendo malfattori che fossero imputabili dell’avvenuto, stupirono, ma non ci capirono nulla. E non potendo o non sapendo far uso del buon senso, se ne tornarono a casa colle pive nel sacco, e misero la cosa in tacere. Ma i fatti sono fatti, nè, per dissimularli che altri faccia, punto non sì scancellano dalla storia contemporanea. Tra i molti, anche recentissimi, noi alcuni ne notammo altre volte, che ora per brevità tralasciamo. Ma non ci è lecito, scrivendo in Roma, preterire ciò che avveniva presso la nostra abitazione, e gli Annali dello Spiritismo in Italia pubblicarono ai quattro venti, recitando i nomi e cognomi e le circostanze particolari con una ingenuità appena credibile. In via di Ripetta, al numero 66, in casa del pittore Raffaele Pistoni, si tenevano sedute spiritiche e vi facevano da medii le sue figliuole non sappiamo se l’Agnese o l’Amelia, o tutte e due, e qualche altro dilettante. Interveniva un certo numero di signori e di signore, tutti dilettanti romani e spesso anche forestieri, massime napolitani : e n’era presidente, almeno di fatto, il professore Felice Scifoni, uno dei corifei nella chiesa spiritica in Italia, e che poi imboccava la tromba su pei giornali. Ora in quelle malaugurate sedute non si poteva bene avere, tanto spesso vi seguivano casacci disgraziati. Una volta, per esempio, gli spiriti familiari che solevano rispondere alla colta assemblea, si bisticciarono tra loro (uno spirito
King, un Paolo, una Eleonora ecc. che così si chiamarono da sè), e ne pagarono lo scotto i signori accademici e le signore, che nella barabuffa toccarono di bravi scapezzoni. Anche quando gli spiriti protettori erano in buona, non ne stavano troppo meglio i loro devoti ; perché « lo spirito King, o forse altro spirito, come riferisce il professor Scifoni, aveva fatto lo scherzo, un po’ incomodo, di tingere di polvere di carbone il volto dei nostri amici. » (propriameute come lo spirito, anche quello King, si pigliava il gusto d’infarinare il povero dottor Lombroso !). Per giunta seguivano « toccamenti ora gentili, ora spiacevoli e rozzi, percosse alle spalle, tirate di naso e di orecchie eccetera, che provarono gl’intervenuti, non solo mentre furono nella casa, ma anche in istrada alla piena luce del gas, allorché si rendevano alle proprie abitazioni, e camminavano separati e disciolti l’uno dall’altro. » In altra seduta presso il Pistoni, « il Laurenti senti per ben due volte spruzzarsi il capo da un getto d’acqua, come uscisse con forza e con sibilo dalla bocca d’una fontana posta a certa altezza, così l’acqua cadendo, par che rimbalzi tutto attorno... Asciugatosi il capo, crede lo lascino in pace ma un istante appresso i suoi scarsi capelli sono invischiati da una specie di cosmetico, di cui sentonsi pure imbrattare la fronte il Tanfani e il G. G., mentre al Mannucci si delinea in fronte una croce. il lume, tutti (povere signore e signorine così profumate !) tutti si trovano la faccia sgorbiata a segni d’una materia untuosa, vischiosa, di color nericcio... analoga, se non identica, al cerone americano... : Mentre partivansi dalla casa... si rinnovarono gli spiacevoli colpi della volta ata. Il Laurenti e il Tanfani ebbero sì sgarbate percosse, alla pubblica luce del gas, che i loro cappelli furono ridotti fuori d’uso... Il Laurenti fu sospinto da tale urto nella schiena (nessuno camminavagli vicino), che lo fece balzare quattro o cinque i in avanti, e fu lì lì per cadere. Questa sinfonia divenne usuale, perché anche altre volte,. « usciti in istrada, i lor cappelli cominciarono a prendere il volo, a sbatacchiarsi per terra, e ripeteronsi le busse, gli urtoni, i dispetti di qualche sera innanzi, toccando, al C. (un drammaturgo che allora scriveva il Lucrezio Caro, come e detto nella relazione, Ann. dello Spir. 1876, p. 268), la sua bella parte di tante carezze. » A piè di questa relazione si legge : « Affermiamo esattissima la verità delle cose narrate. — P. C. — Nicolò Laurenti — Vincenzo Rossi — Enrich Mannucci — Achille Tanfani. » Ma il peggio bistrattato fu « il signor Enrico Rosali, romano, dimorante in via Capo le case, numero 10, giovane colto e gentile, poco oltre a vent’anni... il
quale fu soggetto a prove così strane... che, se non fossero attestate da lui medesimo e da altri suoi amici onesti e leali, e non fossero accadute presso la rispettabile famiglia del signor Raffaele Pistoni, pittore, nella sua abitazione in via Ripetta, numero 66, ultimo piano, staremmo in forse di pubblicarle. » Così parla il professore Scifoni, come per prefazione alla relazione in cui lo stesso Rosati, racconta i suoi casi: « Oggi stesso, dopo due mesi, ogni volta che ripenso alle cose accadutemi, ne sento i brividi... Non volli più saperne di fenomeni spiritici, avendone fatta troppo dura esperienza in due sole sedute... Tutte le sollecitudini degli amici per ricondurmi ad un’altra seduta son tornate inutili... ... Tutti intrecciammo le nostre mani formandone una catena, ma io ero persuaso, che nulla sarebbe accaduto. Quando poteva appena compiersi il quarto d’ora, sento come una corrente elettrica invadermi dalla parte superiore alla parte inferiore della gamba destra, e produrmi una stretta come d’una tenaglia, ed una sensazione così intollerabile, che esterrefatto abbandonai la sedia e la tavola, ove ci trovavamo in catena, e quasi fuori di me fuggii disperatamente per la casa, gridando : lasciami ! lasciami !... Il giorno susseguente... gli amici m’indussero a ritentare la prova, ma solo col mezzo della tavoletta psicografica, per la quale io decisamente aveva una medianità non comune... Fatto ciò, ci mettemmo in attesa, vedendo io sempre il scintillare delle fiammelle. Mancavano due minuti allo scoccare del quarto, secondo ci disse lo spirito, allorché improvvisamente mi venne afferrato il petto e il tronco quasi da due mani d’acciaio, e sentii invadermi gli organi interni, e stringendomi in modo, che mancatami la respirazione mi si offuscò la mente e stramazzai a terra come morto... Fin qui mi ricordo. Allorché rinvenni, tutti m’erano intorno affannati a darmi conforto, mi facevano fiutare aceto, mi bagnavano le tempie, la luce entrava ampiamente dalle aperte finestre : ma con tutto questo lo scintillamento mi balenava ancora alla vista, e durò alcun tempo da poi. A poco a poco mi riebbi, ma per cinque o sei minuti mi rimase un grave intorpidimento alle braccia, e si richiese altrettanto tempo, perché potessi cominciare ad articolare la vita. Il dabbene signor Rosati non tornò più al Circolo, e n’aveva ben d’onde. Ma i socii vollero sapere il perché di queste rabbiose offese ai colleghi. Ne interrogarono lo spirito Eleonora, che loro sembrava più mite ed amorevole tra quanti solevano presentarsi al Circolo: e lo spirito, o spiritessa che fosse, rendette l’oracolo, che un certo spirito malefico di nome M... con altri spiritacci della sua risma, si erano congiurati di mandare a vuoto i fenomeni benefici dello spirito King, « adoperando, se fosse d’uopo, mezzi violenti... quali sarebbero il far cadere d’improvviso in convulsioni le donne, facendo agli uomini brutti
scherzi... Figli delle tenebre, odiano la luce, genii del male, lavorano per il male, sempre il male: è questo il loro bene, il loro paradiso ! Tutta questa dolorosa istoria è stampata, e pubblicata nel periodico Annali dello Spiritismo in Italia, dove può leggerlo chi il voglia (e ne abbia il permesso) nei fascicoli dell’anno 12’ cioè 1875, segnatamente alla pagina 115, che è dell’aprile. Noi ne demmo altre volte un compendio. Quasi in tutti i fascicoli del seguente 1876 vi è qualche tratto della odissea degli spiritisti romani, segnata coi nomi e cognomi. Del resto non sono casi rari. Negli stessi Annali, all’anno 1878; ultimo fascicolo si ripetono simili fenomeni, sebbene meno dolorosi, avveratisi a Londra e raccontati da un Senatore italiano. Capitomboli e ferite troviamo a Firenze, nei mesi di marzo e di aprile dello stesso anno in casa del cavaliere Raffaello Fraschetti, autenticati dalla firma del barone Michele Guitera de Bozzi, presidente dell’Accademia Pneumatologico Psicologica fiorentina. Non si finirebbe si presto, se tutte queste azioni malefiche degli spiriti volessimo raccattare dai giornali stessi della fratellanza. Ma si ponga termine colla testimonianza di Allan Kardec, interamente conforme a quella della spinta Eleonora, testè citata. Egli descrive lo strazio che spesso fanno gli spiriti dei loro più fedeli seguaci, impossessandosi di loro, e perseguitandoli con incessanti ludibrii e con crudeli sevizie, e poi si dimanda perché mai gli spiriti si prendano il malvagio diletto di tormentare i loro adepti, e dà questa risposta, a cui io niuna parola aggiungo, ninna levo : « Sovente lo spirito, dice il Kardec, non ha altra ragione che la brama di fare il male ; com’egli soffre; così vuole far soffrire gli altri, egli trova una specie di piacere a tormentarli e vessarli... Questi spiriti operano talvolta per odio e per gelosia del bene che altri gode... Altri sono mossi da un sentimento di viltà (lâche‑te) che li spinge a prevalersi della debolezza morale di certe persone, che essi conoscono incapaci di resistere. Uno di questi spiriti che invasava un giovane di poca intelligenza, interrogato da noi (Kardec) del perché avesse prescelto quel meschino, ci rispose : Sento un vivissimo bisogno di tormentare qualcuno: una persona ragionevole mi discaccerebbe, e così io mi getto sopra un imbecille, che non mi oppone veruna resistenza. » Fin qui il gran patriarca dello spiritismo. Abbiamo dunque consenzienti e concordi nel confessare la natura abbietta, malvagia, malefica degli spiriti, almeno di quelli che comunemente si presentano alle evocazioni nelle ordinarie assemblee, abbiamo, dico, consenzienti e concordi gli spiritisti più accreditati, le infinite narrazioni dei libri e dei giornali della fratellanza spiritica, e purtroppo
l’esperienza cotidiana e pubblica ; abbiamo perfino la confessione degli spiriti stessi ! Tutti ne parlano precisamente come i dottori antispiritisti, e come gli scienziati cattolici, i quali, senz’eccezione veruna, sconsigliano le pratiche spiritiste, appunto per queste e per altre ragioni, che a poco a poco andremo esponendo. Che cosa può adunque aspettare e temere chi varca la soglia,d’una congrega? Non altro che di trovarsi tra una società abbietta, malvagia, malefica.
Capo XIV.
Difese degli spiriti malvagi
Tutto ciò che finora si è ragionato degli spiriti, soliti rispondere alle vocazioni, noi non l’abbiamo inventato per mal animo, sì bene raccolto fedelmente dalle testimonianze senza numero e irrefragabili, di persone che non possono essere sospette neppure agli spiritisti. Anzi questi, come ogni altro lettore leale, debbono convenire che la nostra descrizione de’ costumi degli spiriti è una fotografia, più che una pittura. E nessuno che abbia frequentato le assemblee spiritiche vorrà contradirci, contro la propria esperienza, smentendo quanti scrittori spiritisti hanno trattato questo punto. Con tutto ciò vi ha della buona gente, che per semplicità e senza una mala fede al mondo, cerca di persuadersi, che pure qualcosa di buono e di utile può acquistare nel commercio cogli spiriti, e’ vi si abbandonano senza rimorso, perché, dicono, scandali non ne hanno visti, e vi ricevettero invece buoni consigli. Ma come spiegare la contradizione flagrante di Allan Kardec e di altri scrittori non certo spregevoli quanto ad ingegno, i quali non possono ignorare i fatti da noi narrati, e appoggiati alle loro stesse testimonianze? Non è un fallire alla coscienza e alla logica lo sforzarsi che essi fanno a tutt’uomo di promuovere e dilatare le pratiche spiritiche.
1. Difesa del dottore spiritico V.Scarpa. Il professore V. Scarpa, che è il Niceforo Filalete, direttore degli Annali dello Spiritismo, ed è da molti anni il più accreditato oracolo della scienza spirifica in Italia, prese a dileguare di proposito le accuse che la scienza cristiana non cessa di muovere allo spiritismo, e tra le altre questa di cui ora parliamo. Egli fu leale in questo, che accumulò in più pagine le malvagità degli spiriti che si affacciano alle comuni assemblee, e le frenetiche dottrine che essi vanno seminando un po’ per tutto. Fa una certa eccezione per gli Stati Uniti d’America ; ma, secondo noi, a torto, perché le comunicazioni ultraoceaniche non valgono punto più delle europee; e per giunta gli spiriti della grande Repubblica negano ordinariamente la metempsicosi ossia
le reincarnazioni, ciò che distrugge da capo a fondo le teoriche di Allan Kardec, professate altamente dallo Scarpa nei numerosi volumi de’ suoi Annali (Cf. sopra, Capo VI, n. 1). Egli conviene ampiamente e senza riserva, che in generale, i fatti e le parole degli spiriti costituiscono un disonore per loro, e sono un repertorio da manicomio. Fin qui egli parla oro e perle. Ma gli casca l’asino quando viene alla difesa. Non sa inventare nulla di forte e preciso. Dice in sentenza, che non è da scandolezzarci della viltà delle azionispiritiche, nè degli strafalcioni dottrinali da essi proferiti, perché gli spiriti che comunemente rispondono non sono già i probi e sapienti personaggi evocati, ma spiriti volgari come il comune degli uomini, tra i quali, come ognun vede, niente rari sono i perversi e gl’ignoranti; e confessa che certi spiriti oracolanti avrebbero da imparare dagli uomini savii, anzi che pretenderla a maestri. È un bel conforto davvero pei sempliciani che dimandano agli spiriti gli arcani dell’altro mondo! Già l’aveva detto sottosopra Allan Kardec (che lo Scarpa cita fedelmente), nel suo libro: Qu’ est-ce que le Spiritisme, pag. 40, ove il Kardec parla di spiriti cattivi, che non vagliono guari meglio che i demonii del domma cattolico. Ma allora, dimandiam o noi, perché i dottori spiritisti infarciscono i loro libri e giornali di risposte di tali spiriti? E pure è ciò che fanno perpetuamente Allan Kardec, Niceforo Filalete, e tutti quanti. Perché i devoti spiritisti raccolgono gelosamente le comunicazioni fatte alle loro assemblee, ne fanno tesoro negli archivii, e spesso le pubblicano sui giornali della fratellanza? Se gli spiriti non sono migliori di noi nè per bontà nè per iscienza, perché con tanti apparati ricorrere ad essi, mentre potremmo con facilità chiarire i nostri dubbii rivolgendoci ad uomini probi a scienziati competenti nella loro professione? Ripiglia il professore Scarpa, che « la morale è l’abbiccì della educazione dei mondi, che, coma il nostro, son fra’ più bassi, e l’insegnamento di essa, al par che quel della lettura, viene affidato a istitutori della infanzia, a ignorantelli bastevoli alla bisogna, onde la maggior parte delle comunicazioni medianiche, e son le migliori, trattano concordi questo tema. » Dove che le contraddizioni e gli errori sono nelle teorie scientifiche, politiche, cosmologiche, che meno importano. « In conclusione, non bisogna chiedere allo spiritismo se non ciò che può dare con le sue manifestazioni di ogni specie, vale a dire : la prova inconcussa, contro i materialisti, della survivenza dell’uomo dopo la sua trasformazione impropriamente detta morte, servigio immenso come preparazione all’èra nuova, e la conferma della morale del Cristo e de’ gran
legislatori dell’umanità. » A che risponderà ogni uomo discreto : Se è così, ignorantelli per ignorantelli, io preferisco quelli del B. Giovanni di La Salle, ai quali mi posso rivolgere sicuramente, senza timore, di avermi ad imbattere in un maestro briccone il quale m’insegni un mondo di eresie e di fanfaluche, per darmi poi una stilla di verità, come fanno gli spiriti ; nel figlio del La Salle troverò un ignorantello che sa benissimo il fatto suo in punto di morale, e me l’insegnerà cortesemente senza la bugiarda burbanza di chiamarsi S. Agostino, S. Luigi, S. Vincenzo de’ Paoli, e perfino Gesù Cristo. Ma la prova inconcussa della survivenza me l’insegnerà l’ignorantello del B. La Salle? — Che dubbio? Lo insegnerà con ottime ragioni, e come lui l’insegna ogni filosofia cristiana, la storia, la teologia, la Bibbia, la Chiesa: senza doverla noi mendicare da una baraonda di spiriti tristi, e come li chiama lo stesso Scarpa (p. 133), « di Spiriti depredatori, di Spiriti gastronomi, di Spiriti delle tenebre, di Spiriti impuri, o almeno almea di folletti famigliari più maliziosi che cattivi. » Ogni uomo ragionevole dalle fonti della scienza cristiana attingerà non solo la povera cosa che è la survivenza, ma udirà provarsi ancora la spiritualità dell’anima, la sua immortalità, il suo destino soprannaturale. Certo è che se il demonio, il demonio quale lo intende la Bibbia e la tradizione cristiana, usasse nelle case, esso pure darebbe prova della esistenza di spiriti; ma chi mai per questa magra verità, vorrebbe per essa invitare il diavolo ad intervenire nelle conversazioni della sua famiglia.
2. Difesa inventata dal Kardec. Anche il Kardec senti la difficoltà che nasce spontanea nel cuore di ogni onesto dalla indole malvagia degli spiriti da lui confessata e descritta. Cercò di ripararvi con due lunghi capitoli, uno intitolato : « Identité des Esprits », e un altro: « Des Évocations. » Quivi, confessando e riconfessando cento volte l’innumerabile quantità di spiriti malvagi ed ingannatori, che si presentano ad ogni piè sospinto nelle assemblee spiritiche, conchiude che i fedeli spiritisti se ne preserveranno, coll’affidarsi solamente agli spiriti buoni, puri, superiori; dai quali ogni bene aspettare si possono senza mistura di male. Ma, ragioniamo lealmente e pacatamente: può uno spiritista onesto sperare di cadere giusto giusto in braccio a questi spiriti perfettissimi e benefici, e di non
imbattersi negli abbietti e tristi e malefici? No certamente, no. Perché lo stesso Kardec ci avvisa da sè e ci fa avvisare dall’oracolo degli spiriti, che « Gli spiriti puri si possono evocare bensì, ma ben raramente ; questi non communicano con altri che coi cuori puri e sinceri, e non cogli orgogliosi ed egoisti; e così è necessario diffidare degli spiriti inferiori, che prendono tale qualità (di spiriti puri) per darsi maggiore autorità agli occhi degli evocatori. » Or chi può lusingarsi di possedere tanta virtù? 2° Non si può sperare il colloquio degli spiriti perfetti comunemente, perché gl’impuri e malefici, pullulano da per tutto, come osserva lo stesso Kardec; perché, secondo lui, vi è una moltitudine sempre pronta a rispondere intrudendosi nelle assemblee e rispondendo alle evocazioni, sino al punto che voi potete evocare un personaggio non mai esistito, un animale, una rupe, con sicurezza che qualche spirito vi risponderà. E lo stesso asseverare ché farà lo spirito di essere uno spirito puro, non giova a nulla. 3° Non può lo spiritista prendere fiducia d’ incontrar bene, perché migliaia e migliaia di risposte si ottengono ogni giorno nelle assemblee, e ne son pieni i giornali spiritici : come lusingarsi che sieno tutte buone, mentre gli spiriti buoni non rispondono altro che raramente e ai cuori perfetti, mentre tante e tante volte le tornate spiritiche sono per lo più invase da spiriti che parlano da tristi e da impudenti? 4° Si aggiunga che a persuadere la volgare e inferiore natura degli spiriti communicanti colle assemblee, abbiamo i loro atti stessi. Noi ne riferimmo fin qui molte di tornate spiritiche, e assolutamente simili a quelle che riempiono i libri e i giornali cotidiani, assolutamente eguali a quelle che ogni spiritista ha veduto cogli occhi suoi. Ora in tutte, quale più quale meno, s’ incontrano le monellerie, i toccamenti ignobili, i fenomeni senza sugo; segni tutti, al dire del Kardec (e lo dice anche il buon senso comune), della presenza di spiriti non puri, e ingannati o ingannatori. Faccia dunque ragione uno spiritista dabbene, della natura ed indole delle communicazioni che gli potranno toccare per ordinario e come pane cotidiano. Vero è che gli spiritisti, come il Kardec, recano i criterii a cui saggiare gli spiriti, e ravvisarli per puri, se sono tali, o per impuri se sono impuri. Si riducono tutti a giudicarli col buon senso. In altre parole, se ciò ch’essi dicono e fanno è secondo
ciò che a noi pare onesto e buono, gli spiriti sono buoni, se rio, no. Ma allora, deve ripigliare lo spiritista novizio, anzi ognuno che li consulta, allora io sono giudice della verità e bontà degl’insegnamenti, e in fine de’ conti io non ho nulla da imparare da queste menti pure ed elevate, e posso troppo meglio giudicare da me del buono e del cattivo, senza venire a scuola di maestri; del cui insegnamento non sarò sicuro, se già io stesso non ne sono persuaso. Avessimo almeno speranza di evitare i tristi coll’evocare solo personaggi santi e famosi per la loro probità, ovvero collo scongiurare gli spiriti pel santo Nome di Dio: ma sarebbe vana speranza. L’esperienza insegna che tutti questi mezzi non giovano a nulla, come a nulla serve il protestare contro gli spiriti malvagi e discacciarli; e ne conviene anche il Kardec nei capi citati e altrove. Alcuni per assicurarsi di non abboccare bugie e massime perverse, hanno inventato questo mezzo, il ricorrere cioè a molti spiriti differenti. Ma l’esperienza insegna che ciò non approda ad altro che a moltiplicare e ribadire gli errori. Di che noi potremmo recare molte ragioni, e innanzi tutto la esperienza. Ma se non si volesse credere nè alla sperienza, nè a noi, si creda al Kardec, che i seguaci dello spiritismo venerano come maestro dei maestri: « Il mezzo meno sicuro (per conoscere la verità), è che il medio interroghi egli stesso più spiriti sopra in punto dubbioso ; egli è evidente, che se è sotto l’ influsso d’una ossessione, o se ha da fare con uno spirito ingannatore, questo spirito gli può rendere la stessa risposta (bugiarda) sotto nomi diversi ». E però, se si vuole un fondamento sodo, allora solo si può credere alle rivelazioni spiritiche, continua egli, quando queste sono spontanee, e non richieste, ed ottenute per via di medii in gran numero, sconosciuti gli uni agli altri, e in paesi differenti. Ora quale è quello spiritista privato che possa racimolare in paesi diversi, da medii diversi, la soluzione de’ proprii dubbii, aspettando che gli spiriti, non interrogati, da sè stessi rispondano ad una dimanda, che forse niuno si sognerà di loro proporre? Forza è, che il dabben uomo resti almeno dubbioso di qualsiasi dottrina egli abbia intesa nella sua congrega, lino ad avere consultato un mondo di persone che gli è presso a poco impossibile di consultare, e fino a tanto che gli spiriti a caso tocchino della questione in altri paesi; il che può avvenire alle calende greche. Ma supponiamo un tratto, cogli spiritisti dabbene, che sia possibile agli adepti coscienziosi di arrivare alle verità supreme, per via di testimonianze conformi e spontanee di spiriti eletti, rendute da medii differenti, in paesi diversi: o che per questo si avrà la certezza delle dottrine? Ecco ciò che ogni uomo ragionevole
potrà e dovrà negare. E lo proviamo. Un uomo coscienzioso più che il loro supremo patriarca Allan Kardec, gli spiritisti nol possono immaginare. Il Congresso internazionale di Parigi nel 1889 lo levò alle stelle come un semidio. Un fervente loro correligionario, il cav. Enrico Dalmazzo, notissimo pel libro pubblicato sotto il pseudonimo di Teofilo Coreni, e per la sua scienza spiritica, pensava che la Santa Chiesa l’ avrebbe un giorno canonizzato per santo; nelle congreghe spiritiche è sempre citato con profonda venerazione ; per molte associazioni è oracolo irrefragabile, a segno tale che chiunque vuole aggregarvisi deve prima far professione di attenersi a’ suoi insegnamenti; e mentre scriviamo queste righe ci giunge lo Statuto del Circolo Teramano, che esige espressamente, come tanti altri, da ciascun candidato « l’ adesione ai principii della dottrina spiritica, raccolti nelle opere fondamentali di Allan Kardec. » Egli ci racconta nella Prefazione al suo libro, L’ Évangile selon le Spiritisme, com’egli fece per ottenere le dottrine concordi degli spiriti. Era in relazione con quasi mille centri spiritici, e ne riceveva le communicazioni, e con infinita diligenza e (non si può negare) con ingegno e capacità, ne sceglieva quelle che egli giudicava rispondere ai criterii da sè banditi, al buon senso cioè ed alla sana logica, e perciò indubitatamente provenienti da spiriti superiori, puri, fededegni. A questo modo l’intero libro riuscì un perpetuo tessuto di responsi favoriti ai credenti in tutte le parti del mondo. Tutti gli altri libri del Kardec sona condotti presso a poco col metodo medesimo, come ben sa chiunque gli abbia avuti tra le mani. Ora a che è approdato il Kardec con un metodo si laborioso e difficile, che niun altro potrà forse mettere in pratica? Ottenne, per sua grande sventura, di allontanarsi per sempre dalla fede cristiana, e di condurre per la stessa via non pochi seguaci, ai quali parve comoda la sua dottrina; ottenne che il suo metodo fe scuola, così che ora gli spiritisti suoi fedeli tengono per solenne massima fondamentale, che lo spiritismo vero è quello insegnato dagli spiriti, e vera è quella dottrina spiritica la quale ottiene il suffragio concorde degli spiriti eletti; ottenne ancora che i suoi libri fossero nelle sue congreghe proclamati il quinto Vangelo, l’ ultima rivelazione divina che compieva la rivelazione di Gesù Cristo, come quella di Cristo aveva compita la rivelazione di Mosè ; ottenne l’ adesione di molte congreghe spiritiche, che de’ suoi libri fanno una bandiera, a cui tutti i socii devono inchinarsi con sincera riverenza, come pure vi s’ inchinano in gran numero gli scrittori di spiritismo. Ma non potè ottenere giammai che i suoi dommi fossero posti fuori di dubbio, e
accettati con fede comune dagli spiritisti. In Europa vi si acconciano molti di Spagna e d’Italia; ma in Francia sorgono scuole dissidenti, benché la maggioranza professi il kardecismo ; e lo stesso pensiamo degli spiritisti belgi. In Olanda, e nei paesi nordici prevalgono idee Swedenborgiane; in Germania e in Inghilterra, dove scienziati di gran valore studiarono i fenomeni spiritici, ciascuno li spiegò a suo talento senza tener conto delle sentenze del Kardec. In America aderirono al kardecismo gli spiritisti delle repubbliche già spagnuole, segnatamente i Messicani: ma la grande maggioranza dei fratelli primogeniti, che sono gli Americani degli Stati Uniti rimasero ostinatamente divisi, ed estranei ai placiti che Allan Kardec bandiva in Europa. Le assemblee poi degli spiritisti occultisti, cabbalisti, teosofisti che pure sono comuni nell’Oriente, e pullulano in Europa e agli Stati Uniti, tengono ben altri dommi che non le assemblee kardeciane. Sfido io, in tanta lotta di dommi rivelati dagli spiriti, a rinvergare i dommi certi, rivelati da spiriti puri e concordi : tanto più che il contrasto non è di dottrine secondarie, no ; la contraddizione dei dissidenti di tutti i paesi versa sopra i punti sostanziali e costitutivi della religione spiritica. Il che apparve in piena luce nel Congresso internazionale spiritico di Parigi, nel 1889. Vegga chi vuole, e ne ha la permissione, gli Atti pubblicati Panno seguente: e vi scorgerà una lizza chiusa, ove i campioni dei diversi partiti scendevano in campo a muta a muta per incielare Allan Kardec, o per contrastarlo, sebbene dopo cortese saluto. Gli si contendeva perfino l’esistenza di quel povero Iddio, bonario e innocuo, che il Kardec volle mettere in capo alla sua religione, la spiritualità dell’ anima che esso tenne come il merito e il vanto supremo dello spiritismo, il perispirito e le reincarnazioni che sono le ruote maestre di tutta la macchina spiritica da lui architettata, e senza di cui tutto crolla e cade nel nulla lo spiritismo. E quello che più è, smentendo il Kardec davano una mentita sonora a tutti gl’ innumerabili spiriti puri ed elettissimi, sulle cui esplicite e formali testimonianze si fonda ogni pagina del Kardec, come sopra basi inconcusse. E per giunta crudele a si vasta ruina, è da sapere che gli spiritisti dei paesi dissidenti sono anch’ essi armati delle testimonianze dei loro spiriti egualmente puri ed elettissimi; i quali dommatizzano appunto l’opposto dei dommi rivelati al Kardec, sopra ciascun punto più essenziale. Di che si può vedere ciò che discorremmo al Capo VI, intorno alle Opinioni e scissure interne dello spiritismo. A questo modo, colla scorta degli spiriti puri ed elettissimi si apostatava dalla religione cattolica, si rinnegavano i dommi del cristianesimo rimasti comuni ai cattolici, ai scismatici, ai protestanti; e tutto ciò per sostituirvi
le rivelazioni degli spiriti contraddicentisi fra loro stessi. A questo termine condotti dalla logica, dalla storia, dall’ autorità dei supremi condottieri dello spiritismo, noi torniamo a dimandare : quale speranza di luce o di bene può condurre un uomo ragionevole a mettersi in relazione cogli spiriti? Gli stessi maestri dell’ arte lo avvertono che fra gli spiriti più frequenti alle tornate molti sono menzogneri, che molti sono d’indole abbietta, malvagia, malefica ; gli dànno per unica difesa dalle costoro fallacie e perversità il buon senso e il consultare molti spiriti, e in paesi diversi : cosa difficilissima e che riesce a nulla di certo. 0 perché imbarcarsi in sì infelice compagnia, per si poco guadagno e sì malsicuro? Si aggiunga che in tale compagnia egli dovrà, anche male suo grado, far getto dei tesori della fede cristiana, separarsi dalla Chiesa cattolica, rinnegarne i dorami religiosi, sostituendovi delle fole ripugnanti al comune senso dei filosofi, non che al vangelo. Si aggiungano altri gravi pericoli a cui egli va incontro, per lusinga di qualche scintilla di luce e di bene, che gli fuggirà dinanzi. Ma di questo diremo brevemente nel capo seguente.
Capo XV.
Pericoli delle assemblee spiritiche
1. Pericoli d’ irreligione. Per quanto gli scrittori cristiani e gli spiritici ancora, come vedemmo, sieno concordi nel rappresentarci i pericoli del commercio cogli spiriti, pure accade che molte persone poco vi pongono mente, e con leggerezza deplorabile vi si lasciano condurre, e talvolta con una buona fede che, se le scà dinanzi a Dio, sarà tuttavia occasione d’inciampo, e forse di rovine gravi, e di tardo ed inutile pentimento. Talvolta è la seduzione di compagni quella che fa risolvere un uomo onesto, ma poco istruito di religione, a varcare la soglia delle assemblee; tal altra sarà la smania di pascersi di arcani soprannaturali, e di novità dell’altra vita. Basta per alcuni, la brama di rinvenire un anello smarrito, o di appurare chi sia un ladro domestico, per ispingerli a consultare gli spiriti. Spesso è la lusinga di ottenere una ricetta valevole a risanare un caro infermo : più spesso ancora il motivo che trascina alla evocazione le anime sensibili è uno struggimento intenso, un’ agonia quasi ineluttabile di rivedere le amate sembianze d’ una sposa, d’ uno sposo, d’un figliuolo rapito dalla morte, o almeno riudirne una parola o un saluto. Seguitiamo il novello adepto nei suoi primi tentativi. Gli amici lo conducono al Circolo, lo rassicurano; egli non vede, non ode scandali manifesti; la tavoletta interrogata dal medio batte le risposte, frivole spesso ma innocue, mescolate di consigli di tolleranza e di beneficenza, e di motti festevoli. Udirà forse filosofie e questioni dipanate dallo spirito evocato, per via di scrittura, poco intelligibili o meno intese; udirà parlarsi degli spiriti creati da Dio, già stati uomini un tempo, e che, vestiti di perispirito, si fanno talvolta vedere all’assemblea, ad insegnare verità subblimi intorno alla vita avvenire. Guai al novellino, se egli ottenesse l’intento desiderato, dì scoprire un secreto che gli stà a cuore, o peggio di riascoltare una voce conosciuta e amata, o sentirsi sfiorare il volto da un bacio inaspettato! Egli torna a casa inebbriato di consolazione, persuaso di avere riconosciuta la persona, alla voce, all’ atto, ai particolari di che essa era pienamente informata, e bramoso di ritentare la prova. Guai sopra guai, se, come
accade, egli mette mano ai libri che gli offrono i nuovi fratelli, e si associa ai loro giornali! In breve egli avrà bevuto le teoriche della metempsicosi o reincarnazione degli spiriti, e del benevolo costume loro di porgersi alle evocazioni, delle possibilità di mantenere un commercio vivo coi parenti e gli amici traati; i quali vivono in altri mondi, si purificano, si rendono degni di nuova vita in terra migliore, o si perfezionano sino a divenire degni della beatitudine alla quale arrivano, o tosto o tardi, tutti gli spiriti creati. Non va molto che il principiante si trova progredito più che non isperava, gli pare di avere visto sollevarsi un lembo d’un orizzonte oltremondano e maraviglioso. S’avvede forse che qualcosa intesa non è al tutto conforme alle idee comuni in religione : ma un uomo di mondo più colto di altre scienze che di catechismo, una donnina onesta più per pratica che per istudio, una fanciulla dissipata non vi pone attenzione nè apprende quanto dovrebbe il male del o fatto; e tutto il più si sforzerà di allogare le novità apprese insieme colle altre nozioni malferme della religione professata; le soprappone, le confonde le spiega a modo suo, e si tranquilla. — Quegli spiriti che si manifestano, ragiona il nuovo spiritista, possono essere anime buone, anime di parenti o di benevoli amici, poiché si mostrano conoscenti delle cose mie. — L’uso frequente ottunde la coscienza, la compagnia la rassicura: e il candidato, o candidata che sia, si adagia in quelle novità che non hanno nulla di forte contro le ioni, nulla, per un cristiano leggiero, di troppo violento contro la professione cristiana. E intanto si assuefà l’animo a udire senza ribrezzo errori gravissimi in fede e in morale. Si è abbuiato il domma cristiano risguardante le sostanze semplici ed intelligenti, gli angeli, i demonii, le anime: non ci sono più altro che spiriti uniformi in natura, varianti nel grado di perfezione; demonii e dannati, nel senso biblico e rivelato, sonosi dileguati. Indebolito rimane il sentimento morale della soggezione dovuta alla Chiesa e a Dio legislatore: poiché si è trasgredito il precetto di non chiedere la verità ai morti, precetto che nelle divine Scritture va corroborato di tremende minacce, e nella Chiesa è conosciuto per capitalissimo. Forza è che col frequente udire i responsi degli spiriti evocati, colle letture, colle conversazioni dei fratelli spiritici, facciano presa nell’animo le invenzioni pagane, benché assurde in sè, delle molte vite avvicendate da ciascuno spirito creato da Dio, e delle molteplici incarnazioni che ne sono’ il conseguente, e che forniscono la naturale spiegazioni del presentarsi gli spiriti alle assemblee. Così le nozioni dell’altra vita, si precise e sublimi che ci impone la rivelazione cristiana, si dileguano per necessità; il domma dell’ infermo smentito assolutamente e frequentemente dagli spiriti e dagli spiriteggianti, si
ammorbidisce, si tramuta in una nozione vaga di purgatorio temporaneo, quanto nemico della verità intimata da Gesù Cristo, altrettanto benigno e comodo alle ioni. Terribile, prepotente e acciecante è la persuasiva della ione ! Che se le consultazioni si praticassero secondo i sistemi degli spiritisti imbevuti di occultismo (Vedi Capo VI, n. 2), analogo riesce il lavorio di educazione all’adepto. Solo che, a condurla a termine, oltre alle risposte degli spiriti evocati, si chiamano in soccorso anche le invenzioni della cabala giudaica, o quelle dei buddisti e bramanisti dell’ India pagana. Vengono allora a guastare la mente le idee forsennate delle pietre che si cangiano in erbe, delle erbe che traano in animali, di animali che divengono uomini e poi beati spiriti del cielo! Misteri di tenebra, ove eggia trionfante ora un ateismo male dissimulato, ora un panteismo distruggitore di ogni religione, dovere, diritto, moralità. In certi ritrovi degli occultisti si a insino alla invocazione e al culto aperto del demonio: ma questo non si pratica se non dai provetti, che riserbano a sè cotali misteri. E ciò qui sia detto di o: i novellini non sono messi a queste prove. Se poi lo studio dello spiritismo si regolasse coi sistemi prevalenti in Germania e in Inghilterra, di appurare cioè i fenomeni spiritici con la possibile severità scientifica, e poi spiegarli col lume della ragione e delle scienze naturali, si riuscirebbe in breve a teorie disparate e inescogitalli, fondate sopra ipotesi l’una più strampalata che l’altra: così ci insegna la esperienza. Di fatto le teorie e le, ipotesi, pullulate in quest’ultimo secolo, riescono tutte discordanti tra loro e dall’unica spiegazione vera, dataci dalla filosofia cristiana e dalla rivelazione divina. E così quale che sia la strada tenuta dal forestiero che si avventura nel paese spiritico, egli avrà presto obliato, gittato dietro le spalle, o rinnegato il complesso della religione, unica vera e salutare, di un Dio, uno e trino, creatore di puri spiriti (dei quali alcuni si pervertirono in demonii) di anime umane; di un Dio che premia in eterno i fedeli, e castiga in eterno, chi volontariamente disconobbe la rivelazione di Gesù Cristo suo Figliuolo divino fattosi uomo, chi abusò della grazia e dei mezzi di salute amministrati dalla Chiesa e dal sommo Pontefice che è Vicario di Gesù Cristo. Invasatosi l’ animo nelle dottrine e nelle pratiche eterodosse, divenuto come arbitro della religione e della sua morale, lo spiritista avanzato inciamperà facilmente nel simbolo del Kardec, o in altri somiglianti e intarsiati di filosofemi cabalistici o indiani, o infine in vaneggiamenti fabbricati di propria fantasia ; sopra tutto, se farà suo pascolo dei giornali spiritici nei quali bolle una vera orgia sfrenata di paradossi frenetici in religione, in scienza, in morale. Il malcapitato
s’imaginerà forse di avere spezzate le catene dell’anima sua, si riguarderà come liberissimo nella vita terrena e nelle future vite oltre tomba. E non si accorge che la sua non è libertà razionale, ma è una apostasia profonda e universale da ogni vero più certo e più necessario; egli rimane libero come colui che intorno a sè avesse demolita la città natale, e ridotta la circostante campagna ad un deserto. E quello che più luttuoso ci sembra in questa immensa demolizione religiosa, si è ciò che noi spesso imparammo dall’ altrui testimonianza e dalla esperienza nostra personale, il silenzio imposto al rimorso in queste anime, e la pressochè totale Cecità, due elementi di una ostinazione somigliante alla morte dello spirito immortale. Faccia Iddio che qualche spiritista, più incauto che perverso nei primi i della sua carriera, leggendo in queste carte la vera storia del suo cuore; si risenta, riesamini i suoi tra viamenti, speri, e torni indietro! Sempre si può, non v’ è eccezione.
2. Pericoli di restare ossesso. Gli spiritisti dabbene poco avanzati, le buone signore, e i giovani scapati che talvolta giuocano agli spiriti con una assoluta sconsideratezza; si dànno a credere che tutto finisce in ascoltare alcune frivolezze, che loro batte la tavoletta psicografica, per sollazzare la onesta brigata ; sono lungi le mille miglia dal paventare che i loro giuochi possano far capo ad una vera e propria ossessione di spiriti perversi, e gli allegri sollazzi di conversazione terminare in una penosa e lugubre sciagura. Ma pur troppo il fatto è così, nè noi possiamo tacere i fatti. Volendo presso loro ottenere fede, ne daremo mallevadori non i dottori cristiani e cattolici, che pure non ne dubitano ; ma lo stesso più fervente apostolo dello spiritismo, Allan Kardec, che lo confessa, lo afferma, e lo deplora. Niuno, a nostra conoscenza, niuno ha più fortemente di lui accertato questo pericolo, niuno l’ha descritto più al vero. E però noi non sappiamo far meglio che riepilogare le sue sentenze, prendendone spesso in prestito anche le parole, dal Capo XXIII, della parte seconda del suo Livre des médiums. Com’ è naturale, noi v’ intercaliamo le nostre spiegazioni. « Tra gli scogli che presenta la pratica dello spiritismo dice egli, è duopo mettere in prima riga l’ossessione, che è dire il possesso che certi Spiriti sanno prendere di certe persone. » I cattivi spiriti, che il Kardec dice pullulare per ogni parte e in
gran moltitudine intrudersi a rispondere alle evocazioni, ed ancora gli spiriti mezzani o di mediocre bontà, i quali sono i più frequenti nelle assemblee, giacché i perfetti ed elevati raramente si possono consultare, gli spiriti, dice egli, si prevalgono del loro potere per identificarsi collo spirito dei loro evocatori, e dominarli a guisa di fanciulli. Il dominio può avere più gradi : « l’ ossessione semplice, la fascinazione, la soggiogazione. » La ossessione semplice consiste nel tribolare lo spirito e il corpo dell’infelice spiritista. Gli spiriti si accaniscono a molestarlo per via di suggestioni o comunicazioni sotto copertina di spiriti buoni. Le quali cose tutte noi cristiani diciamo con una sola parola : tentazioni. Molestano poi esternamente, inquietando le persone, tramestando le masserizie di casa, dello scrittoio, del letto, facendo udire rumori improvvisi e paurosi, moltiplicando dispetti d’ ogni genere di giorno e di notte. Così descrive il Kardec la ossessione, dandole un significato che non è il proprio della parola. « La fascinazione ha delle conseguenze molto più gravi. » In quanto che il medio, e con lui lo spiritista che ascolta le risposte, viene ingannato e profondamente illuso ; e questo genere di ossessione può non solo nuocere ai semplici, ma eziandio alle persone colte e di ottimo giudizio. Ciò si fa manifesto dagli errori grossolani in cui queste persone cadono; errori che non possono venire attribuiti ad altro che all’ influsso d’ una causa straniera, la quale stravolge la loro intelligenza. « Per via di tale illusione, conseguenza della fascinazione, lo Spirito governa la persona, di cui è giunto ad impossessarsi, a guisa di un cieco ; e può farle accettare dottrine stravaganti, le teorie più assurde. Può altresì eccitare l’ affascinato ad azioni ridicole, e da recare in compromesso l’ onore, e pericolose. » « La soggiogazione è un paralizzare la volontà dello spiritista che n’ è soggetto, e farlo operare male suo grado... Può essere morale o corporale. La morale spinge il soggiogato a prendere determinazioni spesso assurde e compromettenti. Per la, corporale lo Spirito opera sugli organi materiali, e provoca movimenti involontarii. Essa si esterna nel medio scrittore, con una insaziabilità di scrivere, eziandio nei tempi più sconvenienti. Noi abbiamo veduto tale affascinato che non avendo nè penna nè matita, pure faceva atto di scrivere col dito, dove che si trovasse, perfino nelle strade, sulle porte, sui muri. La soggiogazione corporale va talvolta più oltre, e sforza ad azioni le più ridicole. Noi abbiamo conosciuto un tale, che non era nè giovane nè bello, e sotto l’ influsso dello spirito affascinante si sentì costretto da forza irresistibile a mettersi in ginocchio dinanzi
ad una fanciulla, che esso non desiderava e chiederla sposa. Altre volte sentiva sul dosso e sui garretti una pressione energica, che lo forzava contro la sua ferma volontà a inginocchiarsi e baciare la terra, in pubblico e in presenza delle turbe. Lo tenevano per pazzo: ma non lo era punto, perché aveva coscienza di ciò che faceva a malincuore, e gli spiaceva orribilmente. » Fin qui il Kardec; che a quindi a discorrere delle cause che facilitano le ossessioni, e dei rimedii. Questi si riducono a resistere colla probità, preghiera, energia della volontà. Ma che può un povero uomo contro la prepotenza di uno spirito, che s’ identifica collo spirito di lui? che gli abbuia la mente fino a fargli accettare l’assurdo per verità smagliante? che s’impossessa della volontà sino a determinarla a operare? L’unica cosa buona che il Kardec ragioni con verità in tutta la lunga sua lezione sulla ossessione, è il riconoscere e bandire altamente che gli spiritisti corrono pericolo di restare ossessi, affascinati, soggiogati dagli spiriti con cui conversano ; in altri termini confessare che usando alle riunioni della fratellanza, o frequentando le evocazioni si rischia di cadere in potere degli spiriti malvagi. Ma egli non vuole che si parli di possessione, perché questo vocabolo indicherebbe un’ invasione diabolica, ciò che esso dichiara impossibile. Così avesse egli ragione nel giudicare impossibile l’ossessione diabolica ! Ma lo smentisce la storia profana e la sacra, e il Vangelo che ne propone alla nostra fede molti esempli. E noi potremmo in particolare citare casi non pochi di persone conosciute da noi, che furono perseguitate e sono perseguitate dagli spiriti, certo non buoni, per essersi con più o con meno colpa impacciati nelle pratiche spiritiste. Ne daremo un cenno più oltre. Intanto sia messo in sodo e certissimo, che la ossessione di mali spiriti (che il Kardec nega essere demonii), è pur troppo frequente. Il Kardec ne conviene : « L’ossessione è uno dei più grandi scogli della medianità (esercizio della professione di medio); ed è altresì uno dei più FREQUENTI, Un des plus fréquents. » E però chi sentesi tentato di interrogare gli spiriti o per avere novelle di cari defunti, o per rimedii a cari infermi, o per altro; consideri e vegga se gli convenga per sì scarso bene, e si incerto (noi lo dimostreremo fallace sempre: ma a suo luogo), arrischiarsi sullo sdrucciolo pendio d’ un baratro sì profondo quale è quello di trovarsi alle prese con ispiriti malvagi che forse non lo lasceranno più ben avere. E fossero stilo spiriti malvagi !
3. Pericoli di infermità, discordie, pazzia, e peggio. Ogni uomo ragionevole può
da sè immaginare che il commercio con ispiriti malefici, che facilmente s’ impossessano della mente e del cuore di chi li consulta può e deve spesso produrre gravi guai anche materiali. Rammentiamo (Capo XI, n. 5.) la petizione di Quindicimila americani al Governo della loro patria, contro l’invasione dello spiritismo. Quei cittadini esponevano i fenomeni, comuni e conosciuti dal pubblico, ammettevano ciò che si riferiva delle guarigioni ottenute con mezzi spiritici (di che noi parleremo a suo luogo), ma solennemente attestavano i danni che ne provenivano: « Ci sia però permesso d’affermare che questi fenomeni furono SPESSO seguiti da sconvolgimenti di mente permanenti, non che da malattie incurabili. » Avrebbero potuto quei savii cittadini aggiungere, che molti guai erano nati nelle famiglie, di litigi per supposti bastardi e per infedeltà immaginarie di mariti e di mogli; e che affari di casa e di commercio erano iti a rotoli, pei consigli spiritici; soprattutto a danno di quegli imbecilli, come li chiama un giornale spiritico, i quali avano tutto il giorno colla matita in mano per notare gli avvisi dello spirito famigliare, o in atto di chiedere ogni momento le risposte della tavoletta psicografica. I fatti di allora sono i fatti di oggi : noi abbiamo lettere di varie parti d’Italia, piene di orribili disordini causati nelle famiglie dai responsi spiritici. Una ce ne giunge mentre scriviamo. Non è a dire quanto ne abbia sempre scapitato la sanità degli adepti. Sin dal fine del secolo scorso, quando si diffuse il Mesmerismo o Magnetismo animale, fu un grido comune dei più celebri medici di Francia e dell’Accademia reale contro i gravi disordini che n’erano la conseguenza, specialmente di malattie nervose, di convulsioni, massime nelle donne, mali tutti che si moltiplicavano a guisa di epidemia, e davano a temere si estendessero anche al tempo avvenire. Quando poi dopo il 1840 il Braid inventò l’Ipnotismo, le neuropatie si risvegliarono in modo spaventoso, così che medici, accademie, governi dovettero intervenire con proibizioni e con minacce. Alcune scene d’ipnotismo, date dal Donato a Torino e a Milano l’anno 188G, bastarono a produrre moltissimi accidenti negli spettatori e nelle spettatrici, siccome noi, sulla fede di chiari dottori medici narrammo brevemente in altra opera. Ora, senza che entriamo qui nella questione dell’identità radicale di queste pratiche colle pratiche spiritiche, è tuttavia manifesto che lo Spiritismo ha intimi legami col Magnetismo e coll’ Ipnotismo, almeno in questo che molti fenomeni spiritici, cioè ottenuti per via di spiriti evocati, si ottengono egualmente coi processi usati a magnetizzare e ad ipnotizzare. Di più è manifesto che, se il magnetismo e l’ipnotismo nocciono alla sanità bene spesso e in guise deplorabili, a più forte ragione deve riuscire nocivo
lo Spiritismo. Il fatto conferma purtroppo questo raziocinio : ed è notorio che le assemblee spiritiche divengono semenzai di mali nervosi, laboratorii e fucine di malanni si che raramente si frequentano senza sentirne notabili danni alla salute. Quel trovarsi a tu per tu con esseri ignoti ed estranei alla società, i fenomeni che questi producono, e che spesso esaltano e percuotono la fantasia, ingenerano maraviglia e paura; tutto questo, diciamo noi, non può andare disgiunto da commozioni pericolose, irritatrici innanzi tutto del sistema nervoso; molto più poi se alle conversazione cogli spiriti vengono ad aggiungersi le manifestazioni così dette tangibili, le materializzazioni apparenti, e altri fenomeni più straordinarii; o per giunta le molestie personali di giorno o di notte, e le infestazioni ovvero ossessioni in qualsiasi grado. Allora il deperimento della sanità è pressa che inevitabile. I medici notavano come effetti ordinarii del magnetismo tutti questi mali e altri ancora, in quel tempo che il magnetismo era nel suo più bel flore, e non aveva ancora cambiato, più di nome che di natura, facendosi chiamare ipnotismo. Parlavano allora i medici di acuti dolori, che potevano sorprendere tra le consultazioni magnetiche (e noi ne riferimmo vari casi, al Capo XIII n. 2, avvenuti tra le consultazioni spiritiche) parlavano di cefalalgie o emicranie ostinate, di spasimi di cuore e di altre affezioni cardiache, di neurosi generali, ossia debilitazioni del sistema nervoso, di emaciazione, di soffocazione, di asfissia, di prostrazione di forze fino all’etisia, di decomposizione del sangue fino ad una morte certa e prematura. Gli stessi magnetisti medici convenivano di siffatti pericoli : e le loro testimonianze si possono leggere nel Perrone, e in altri trattatori. A questo scopo il Des Mousseaux raccoglie memorabili parole e fatti importanti. Simili pessimi effetti dell’ipnotismo, dato in ispettacolo, narrano il dott. Lombroso e altri medici, come noi esponemmo nel nostro Ipnotismo tornato di moda (l. c.). Il Du Potet, spiritista furioso, ne parla quasi ad ogni pagina del suo libro sulla terapeutica magnetica. Ma non vogliamo ripeterci. Qui rammentiamo solo il detto dal dottor Gibier, niente spiritista e meno cristiano, ma favorevole oltre modo allo spiritismo, come studio medicale e filosofico. Egli si dimanda, al fine del suo trattato, s’egli è bene che ogni uomo si dia a questo studio. Mainò, risponde : « Per certi individui è necessario sconsigliare le pratiche dello spiritualismo sperimentale (spiritismo). È d’uopo infatti d’una tempera forte, ed essere ben saldo quanto agli antecedenti ereditarii del proprio cervello, se non si vuole vedere la propria ragione dileguarsi per non
tornare mai più in seguito ad una momentanea allucinazione (à la suite d’une envolée), o almeno vacillare la niente nelle conversazioni coll’invisibile, troppo atte e perturbarla (troublants).
« Ciò non ostante un buon numero di famiglie scherzano con questo fuoco della pazzia, esse fanno ogni giorno delle evocazioni in presenza di fanciulli, quando non li costringono, poverini a far parte del circolo magico. In ogni tempo dai bramani sino ai moderni cabalisti, tutti coloro che si occuparono di siffatte cose misteriose, ne proibirono sempre formalmente la pratica a quelli, che con serie prove non si fossero mostrati capaci di resistere alle commozioni terribili che tali pratiche possono suscitare. Egli è nostro dovere, conclude il Gibier, di additare il pericolo inerente agli sperimenti di psichismo (pratiche spiritiche), dei quali tuttavia altri si fa un giuoco, senza pensare al grande pericolo che le accompagna. »
La turbazione della mente, il vacillare della ragione, la pazzia, in una parola, pazzia eggera o permanente, è il tremendo pericolo che impensierisce gli stessi apostoli dello spiritismo. Come il Gibier, ragiona pure lo stesso Allan Kardec, dove ricerca se la soggiogazione degli spiriti non possa produrre anche la pazzia. Ivi afferma che la soggiogazione corporale spinta a un certo grado, può avere per conseguenza la pazzia : ma sembra confortarsi dicendo che è pazzia di nuovo genere : « Una specie di pazzia di cui la causa è sconosciuta dal mondo, e non ha che fare colla pazzia ordinaria. » Magra consolazione di cui pochi si appagheranno. Il numero degli impazzati per le pratiche spiritiche è spaventoso, se ne demandiamo ai medici alienisti. Il dottore L. S. Forbes Winslow, di Londra, affermava che nei manicomi degli Stati Uniti si custodivano da 10 mila pazzi, e il dott. Talmage, di Brooklin, aggiungeva, che non vi era manicomio che non contenesse vittime dello spiritismo. Contro le quali affermazioni insorsero due dottori a difendere lo spiritismo con due volumi di statistiche, le quali attenuavano di molto il numero di quegli infelici. Tutto questo ci è narrato dagli Annali dello spiritismo, anno 1878, pag. 174. Noi non possiamo verificare le cifre, ma ci sentiamo inclinati a credere agli accusatori piuttosto che ai difensori.
Ed ecco perché. Noi sappiamo che nel 1853 un giornale medicale (neutro però nella questione), di Zurigo, si maravigliava perché sopra i 200 pazzi di quello spedale, un quarto fosse di spiritisti. A Ginevra, a Monaco di Baviera, a Brusselle, simili risultati. A Gand in Belgio, 55 pazzi spiritici sopra 255. Fin dal 1859, la Revue medicale di Parigi attribuiva l’enorme accrescimento di pazzi alle pratiche spiritiche e simili: « In prima linea, tra le cause che fanno progredire i casi di follia con una sì spaventosa rapidità vi sono innanzi tutto le esperienze del Magnetismo, le evocazioni (spiritismo), le tavole giranti. » Queste ed altre terribili statistiche adduceva il Mirville nel 1863, nè dopo quel tempo crediamo sieno di molto variate le statistiche dei manicomii. Ci pensino quelli a cui è caro di non recare in compromesso la facoltà di pensare, di ragionare e di reggersi al lume della loro coscienza. Quello che è certissimo si è che vicino alla pazzia, e spesso naturale conseguente, è il suicidio. Quanti suicidii preparati, forse inconsciamente dalle pratiche e dalle dottrine spiritiche! Un grande amico e promovitore dello spiritismo, il dott. Gauthier, in un trattato sul magnetismo animale o piuttosto di spiritismo, confessa : « Uno de’ suoi effetti ORDINARII, è d’inspirare a quelli che ne provano l’influsso, l’impazienza e il disgusto di vivere, e di sospingerli persino al suicidio, con una specie di fatalità. Essi dicono che allora saranno felici, quando l’anima sarà liberata dal corpo: » Simile confessione recentissimamente faceva lo spiritista occultista de Guaita, le cui parole citeremo tra poco. In verità frequenti sono tra i famigliari degli spiriti le malinconie incurabili, il tedio della vita, e il delitto del sottrarsi alle vicende umane, per via di morte volontaria. Nelle avversità poi più gravi, pressochè irresistibile diviene la mania del suicidio negli spiritisti. L’uccidersi per loro, non è che un cambiare di abiti, un barattare un corpo con un altro, una vita certamente misera con una probabilmente felice; e ciò senza pericolo nè tema di castigo divino. Tremendissima tentazione ! Certe pagine del celebre veggente americano, Andrew Jackson Davis, per un infelice che credesse alle fole delle visioni spiritiche di lui, riuscirebbero un veleno inebbriante e irresistibile. Noi da particolari relazioni fededegne sapemmo, a Firenze, che certi spiriti assediavano un loro devoto, appunto appunto istigandolo di voler chiudere gli occhi alla vita di questo mondo, per aprirli nel mondo incomparabilmente più bello degli spiriti. Quivi pure vedemmo troncarsi volontariamente la vita due cittadini conosciutissimi, con grande stupore dell’intera cittadinanza; e noi venimmo a sapere da documenti certi che entrambi erano invasati dalle dottrine spiritiche, e praticanti assidui, ciò che il pubblico
non riseppe. Un giornale, niente sospetto d’antispiritismo, l’Unión magnétique di Parigi, il 10 febbraio 1856, riferiva una lettera d’un capitano, nella quale costui raccontava le aspre persecuzioni sostenute da una società di magnetizzatori formatasi tra i militari. I fatti sono atroci ; e il povero capitano non potendo più reggere alle magnetizzazioni segrete di cui era fatto bersaglio (il popolino cristiano direbbe, ai malefizii o ai sortilegii), finì con lasciare la sua compagnia. Ma i caporioni altresì della brigata spiritista (chè spiritista era) non andarono a pentirsi a Roma. Cinque erano, e due tra poco si uccisero da sè, un terzo cadde infermo di un male misterioso e dovette abbandonare la milizia. Questo fatto è riferito dal Des Mousseaux e dal Mirville, ed a suo tempo fece rumore a Parigi, e per tutto ove il capitano era conosciuto, giacché il giornale ne dava il nome e l’indirizzo al domicilio. Più ancora, si dànno casi non infrequenti di morti repentine nello stesso esercizio dello spiritismo, di medi sopra tutto. Ne recammo altre volte degli esempii, che potremmo agevolmente moltiplicare. È noto del resto agli spiritisti progrediti, che qualunque offesa si faccia agli spiriti, suol essere acerbamente vendicata, e per lo più con danno o con morte del medio. Ci raccontava infatti un signore, che, disponendosi una volta, per sua sventura, ad assistere ad’ una tornata spiritica, in cui si aspettavano delle visioni di spiriti materializzati, i fratelli ebbero cura di preavvisarlo di guardarsi dal minimo sgarbo alle fantasime, perché potrebbe pericolare la vita del medio. In generale tutti conoscono l’osservazione dello spiritista Du Potet, i magnetisti e i maghi muoiono presto e male. E lo conferma il Gibier in generale degli spiritisti, specie dei fachiri dell’India. E Tertulliano da molti secoli, parlando degli spiritisti, del suo tempo che allora si chiamavano maghi, aveva già detto : « Molti sanno, che per opera dei demonii, immature e atroci sono le morti loro, e si attribuiscono agli insulti di quelli. » Se invece d’un Manuale scrivessimo un libro, qui sarebbe il luogo di allegare altri esempii relativi a questa dottrina della corta vita dei medii ; e altre testimonianze intorno al pericolo di mania suicida che corrono in generale gli entusiasti discepoli dello spiritismo. Ma basti conchiudere con quella sentenza, nota e spaventosa del famigerato barone Du Potet, uno degli astri maggiori dello spiritismo scienziato, sentenza che dovrebbe dare da pensare a chi stà per varcare la soglia del mistero. « Fortunati coloro che muoiono d’una morte
pronta, d’una morte che la Chiesa riprova. Tutto ciò che è generoso si uccide da sè, o sente la brama d’uccidersi.. » Questa orribile sentenza è vera, e la riportano comunemente e loro malgrado gli spiritisti sinceri. La cita tra gli altri uno spiritista occultista Stanislao de Guaita, che aggiunge « La pratica imprudente dell’ipnotismo, a fortiori della magia ceremoniale (così chiama le pratiche spiritiche) non possono non ispirare allo sperimentatore un insuperabile disgusto della vita. » E reca per esempii di questi disgustati della vita dallo spiritismo, Elifas Lévi, il Du Potet stesso, che lo confessarono, e Girolamo Cardano, che di fatto si uccise. Noi mentovammo poc’anzi due conosciutissimi cittadini di Firenze, grandi spiritisti, che da sè si diedero la morte negli anni scorsi. Favoriscono poi efficacemente, il suicidio i giornali spiritici, tessendo gli elogi della morte, e predicando le dolcezze del tramutare le presenti condizioni della vita terrena colla gioconda libertà della novella vita negli astri del cielo, vita assicurata ad ogni mortale anche al più scellerato, anche al violento assassino di sè stesso. Queste orribili dottrine non raramente vengono dagli spiriti dettate nelle assemblee, e si recano ad onore e a vanto dello spiritismo ! Ne abbiamo lette delle perfidamente ben composte, e attissime a dementare i semplici, peggio assai che le Ultime lettere Jacopo Ortis, del Foscolo. Ci parvero inventate da malizia trascendente la malizia umana. In nome della ragione e dell’umanità, noi scongiuriamo ogni uomo, e più ancora ogni donna, che si sentisse invitare sotto qualsiasi pretesto a dare il primo o verso lo spiritismo, a trattenersi un istante sulla soglia, e pensare che quel primo o potrebbe essere il primo o altresì verso il giogo di spiriti malefici, a morbi crudeli e misteriosi, alle tenebre della mente, ed anche più gravi sciagure. Tra queste una è, per lo più, meno temuta, e pure più frequente, vogliamo dire l’esaltamento e l’incendio degli istinti sensuali.
Capo XVI.
Della sensualità nel commercio spiritico
Non possiamo levar la penna da questa rapida analisi dei pericoli dello spiritismo, senza dire almeno una parola intorno ad un laccio funestissimo nascosto tra le pratiche spiritiche, eziandio tra quelle che appariscono più indifferenti; ed è la sensualità che vi si risveglia e spesso trionfa per sorpresa: La voluttà è un serpente che tanto più sicuramente attossica, quanto più celatamente striscia tra le erbe e i fiori. Per molti uomini seni e probi, per onestissime matrone, per innocenti giovinette, le erbe e i fiori sono i sollazzi delle riunioni spiritiche di salone, ove si scherza e si a il tempo senza che si oda nè una parola blasfema, nè un motto equivoco. Quivi talvolta si a oltre, e si crede di ottenere una ricetta medicinale per un caro infermo, ovvero il misterioso ritorno d’uno spirito amato, lo sposo, la madre, il figlio, un altro caro estinto. Che vi è da temere? Nulla, parrebbe. Molto più che gli spiriti evocati ragionano di beneficenza, di carità, di limosina. In certe tornate gli spiriti parlano di rosario, di confessione, di comunione : come sospettarli d’intendimenti sinistri? Come paventare pericoli, che sembrano puramente imaginarii ? E pure i pericoli non mancano, e tanto più formidabili quanto meno temuti. Rammenti il lettore la natura e l’indole trista della moltitudine di spiriti che pullula intorno a noi, e nelle assemblee s’intrude per tutto, a detta del gran maestro Allan Kardec, con intenzioni d’ingannare gli evocatori, e di nuocere in tutti i modi ; e rammenti in ispecie che i più accreditati dottori spiritisti convengono che tra gli spiriti abbondano, come tra gli uomini viventi in carne ed ossa, gli amanti delle sudicerie (orduriers), e gli eterni seminatori di osceni discorsi, massime colla gioventù e con quelli che volentieri gli ascoltano. Da questo facciano ragione della dignità e castigatezza delle conversazioni che aspettare si devono nelle riunioni spiritiche. Se nelle prime prove ai novellini si risparmiano gli scandali, egli è solo per tattica prudenziale degli spiriti malvagi. Sieno certe, specialmente le pie fanciulle e le oneste spose, che sì tranquillo
mattino no i promette serena la sera. Ah, se gli spiritisti provetti volessero essere sinceri coi novelli venuti ! È noto e ripetuto spesso ciò che lasciò scritto l’ illustre medico Debreyne, vendutosi trappista, riguardo al magnetismo animale, che in fondo altro non è che lo spiritismo velato : « Qui sopra tutto giace il grande scoglio, ove può la innocenza e la virtù fare infelice e deploralle naufragio. Vorrei poter terminare qui per non trovarmi costretto di svelare tanta vergogna ed ignominia : ma la voce severa di mia coscienza, e il sentimento di un grave dovere su questo punto mi vieta un vile e colpevole silenzio. Se le infamie e gli errori, che mi furono recentemente rivelati sono veri, e sventuratamente mi è impossibile di dubitarne, io per ciò stesso entro nel triste e doloroso convincimento, che il magnetismo animale (e a fortiori lo spiritismo) può divenire il mezzo di corruzione, più esecrabile che sia giammai uscito dall’ inferno. » E pure nelle pratiche magnetiche, sebbene spesso i fenomeni riescono simili ai fenomeni spiritici, non interviene tuttavia la esplicita e formale evocazione di spiriti estramondani, e infine il magnetizzatore non è uno spirito. Quale dev’essere adunque l’impulso al male, quando l’uomo si abbandona allo spirito che lo invade, e questo spirito è malvagio? Che può fare o dire di onesto un medio, se uno spirito tristo lo possiede? Il medio; anche se fosse onesto, non può resistere, perché, secondo la teoria spiritica (e pur troppo vi corrisponde la pratica), lo spirito diviene padrone della mente e degli organi corporei ciel medio, precisamente nel modo e nelle misure, che il demonio, secondo i teologi cattolici, diviene padrone dell’ossesso. Come l’ossesso, il medio è inconscio dei suoi atti, dopo il fatto li scorda compitamente. Egli è una macchina mossa dallo spirito. Di che ognuno scorge che il medio si espone volontariamente a parlare ed operare contro la legge morale, il che è inescusabile colpa; e suoi complici divengono coloro che dell’opera di lui si valgono, per consultare lo spirito invasore del medio. Il che diviene più grave e più evidente, se si riguardano certe circostanze e certi fenomeni speciali. Si può scusare da pericolo volontariamente cercato d’immoralità quell’unirsi e confondersi insieme uomini e donne e gioventù, al buio? E pure non è chi ignori che il buio, come che non sempre, è spesse volte voluto e imposto dagli spiriti, come condizione delle loro manifestazioni. Quale aura di sensualità profonda non ispirano certi sperimenti più avanzati ! Certi spiriti e certe spiritesse si materializzano, ossia si dànno a vedere in forme corporee, e talvolta seducenti, e abbracciano e baciano gli spettatori, e si lasciano baciare, abbracciare, brancicare. Si dice che tali famigliarità si permettono dagli
spiriti medesimi a fin di bene, cioè a prova fisica e medicale della perfetta loro materializzazione o, come si esprimono altri, della loro piena reincarnazione, eggera si, ma con tutte le ioni dell’animo e con tutte le doti proprie del corpo umano. Ciò cresce il pericolo, non lo diminuisce. Però chi conosce la forza delle ioni umane, e sa la storia, giudicherà con giusta severità cotali spiriti e chi li tratta. Troppo facile ci sarebbe dimostrare che ninna severità è soverchia, compiendo il quadro e avvivandolo, come ben potremmo, di luci sinistre. Ma basti al lettore intelligente. Che sarebbe se qualche spirito impudente, oltre a questa corruzione che esala, diremmo così, dalla loro presenza e dai loro atteggiamenti, usasse direttamente e di proposito della sua facondia per istigare alle malvage azioni? E pure è ciò che avviene non di rado, come che nelle relazioni divulgate pel pubblico non si dichiari troppo precisamente. Il Kardec conviene delle conversazioni laide, come poc’anzi notammo. V. Tournier, uno dei luminari dello spiritismo, ardi parlare più aperto: « Ho rapporti, confessa egli, più frequenti, che non vorrei con uno spirito di una infernale malizia. Egli ateo e materialista (curioso questo spirito che professa la non esistenza degli spiriti ! ). La sua morale è quella, che espose nell’infame romanzo Justine il troppo celebre marchese di Sales. Egli si gloria di avere atterrato in sè, dopo una lotta accanita, la coscienza, il gran nemico! senza la morte del quale lo spirito non pub acquistare la calma... La sua intelligenza essendo pari alla sua nequizia, non vi ha travisamento che non sia capace di prendere per ingannare. Pure, in mezzo a tutte le sue millanterie, non mi è difficile di scorgere il fuoco interno, che lo divora, e ciò lo fa uscire dei gangheri, perché vorrebbe spacciarsi per l’essere più fortunato dell’universo. » Così quel maestro, chiaro tra i suoi fratelli, e singolarissimo in questo, che dopo una confessione così franca delle seduzioni e dei travisamenti del tentatore, che sembra apparirgli visibilmente, conclude inaspettatamente che « tali spiriti devono essere compianti e teneramente amati, invece che odiati. » Intanto pensino gli onesti a quale pericolo si espongono, di istigazioni immonde. Non si contentano gli spiriti di sole parole, ma egli frequentissimo caso che vi aggiungano i fatti. Tutti sanno che lo spiritismo fu preparato dal magnetismo animale o mesmerismo, ed è ugualmente noto che le ate di mani ed i toccheggiamenti erano il veicolo per cui communicare il preteso fluido universale. Per ottenere più efficacemente l’effetto il dottore tedesco, Mesmer, si associava all’uopo medici giovani. È superfluo descrivere qui le infamie di quelle cure, per sè medesime, intollerabili d’inverecondia, che trassero alle pratiche magnetiche il concorso dei voluttuosi ed empirono di scandali la
Francia. Solo osserviamo che dello spiritismo, ai medici toccheggianti sono succeduti gli spiriti. Non vi è cosa più frequente nelle relazioni delle assemblee spiritiche, dateci dai fratelli che i toccamenti degli spiriti. I loro filosofi osservano che il contatto è un segno del materializzarsi che fanno gli spiriti evocati, e che quando la materializzazione è più progredita si veggono altresì le mani toccanti, e giungendo quella alla sua perfezione, appariscono infine i busti e gl’interi corpi a cui appartengono le mani. Ma quello che non dicono comunemente le relazioni si è che spessissimo quei toccamenti sono del genere dei mesmerici poc’anzi accennati. Per non iscandalizzare i profani si qualificano per toccamenti piacevoli o gentili. Ma ci è necessaria una dose grande d’ingenuità per non tradurre questo eufemismo pudico, nel suo vero significato di carezze sensuali. Che altro può significare? Certo è questo il senso che dà Elifas Lévi, nome venerato nella fratellanza, il quale, parlando delle più celebri sedute spiritiche date dal celeberrimo Douglas Home, in saloni aristocratici, e alle corti sovrane, ci descrive quelle mani. E vale la spesa di citarlo. « Mani visibili e tangibili escono o sembrano uscire dalle tavole... Si mostrano sopra tutto nell’oscurità : sono calde e fosforescenti, ovvere fredde e nere. Scrivono delle sciocchezze (niaiseries), o suonano il pianoforte... Tra gli altri uno degli uomini più rispettati dell’Inghilterra, sir Edward Bulwer Lytton, ha veduto e toccato tali mani, e noi ne leggemmo l’attestato scritto e firmato di sua mano. Egli dichiara di averle anche afferrate e tirate a sè, con tutte le forze sue, per iscoprire il braccio a cui dovevano naturalmente essere congiunte quelle mani. Ma l’invisibile fu più forte che il romanziere inglese (celeberrimo), e le mani sfuggirono. Un gran signore russo, che fu il protettore del signor Home, e la cui probità e buona fede non possono dar presa al minimo dubbio, il conte A. B... vide egli pure e strinse vigorosamente le mani misteriose. Avevano, dice egli, perfette forme di mani umane, calde e viventi ; solo che non vi si sentivano le ossa. Strette con una strappata repentina, queste mani non si provavano a sfuggire, ma scemavano e si fondevano in certa maniera, sì che il conte alla fine non teneva più nulla. Altre persone che videro a toccarono queste mani, dicono che le dita sono rigonfie e rigide, e le assomigliano a guanti di cautciù ripieni d’aria calda e fosforescente. Talvolta invece di mani si presentano dei piedi (come nelle esperienze della Eusapia, presente il Lombroso), ma giammai scoperti:..» Ma che fanno queste mani ? « Le persone presenti si sentono toccare e stringere dalle mani invisibili. Questi contatti, che sembrano prescegliere le signore, mancano di decoro e talvolta anche di decenza (de serieux, et parfois méme de
convenance) nel loro scopo. Noi crediamo che ci siamo abbastanza fatti intendere. » Questi fenomeni di mani sensuali rammentavano recentemente ad un nostro amico, degnissimo padre di famiglia, e coscienziose, a fine di distorlo dalle assemblee spiritiche da cui si era, in buona fede, lasciato arreticare; ed esso lealmente conveniva che anche a Roma simili casi avvenivano nelle tornate della fratellanza. E questo fu per avventura il motivo che efficacemente l’indusse ad abbandonarle. Ciò avveniva nel 1890. Del resto è cosa nota agli adepti, sebbene dissimulata. Il Des Mousseaux, scrive che a lui stesso affermarono alcune signore, anzi molte signore, che, assistendo per curiosità a certe tornate spiritiche, erano state assalite da villane leggerezze degli spiriti evocati, leggerezze che andavano sino a veri insulti di cui ogni donna onesta si adonta e deve adontarsi. Ora il Des Mousseaux è scrittore cattolico, dotto e grave. E quivi prosiegue con una lunga tratta di fatti analoghi da fare inorridire non solo le donne pudiche e timide, ma anche gli uomini per cui il pudore non sia un nome vano. Noi ce ne iamo, perché certe abbominazioni sono da riservare allo studio dei dotti di professione. Basti un cenno di ciò che egli ricava alla lettera da un’opera, che non vogliamo citare, di uno spiritista. È questi un ufficiale superiore nell’esercito della sua patria, fondatore di società spiritiche, forse protestante o ateo, certamente non cattolico, lodato a cielo nell’ultimo Congresso spiritico internazionale di Parigi. Così egli scrive:
« Gli spiriti angusti mi accanno di colpevole indiscrezione o di menzogna! I fatti sono strani e di indole delicata: alcuni li crederanno nocivi allo spiritismo. Ma forse che gli nuoce la verità? Non è forse meglio che se ne sappia il bene come il male, affinché sia fatta la luce, e che ciascuno possa mettersi in guardia contro i pericoli di comunicazioni, che non sono punto nuove, che furono talvolta messe in dubbio, ma di cui si trova l’eco in tutta l’antichità, salvo alcune reticenze; che il rispetto al pubblico c’impone (e che noi moltiplicheremo)? Una sera noi sentimmo toccheggiamenti inusitati... le signore poi molto più villanamente... Una di esse, rispettabilissima, per poco non ne cadde rovescioni sulla sua seggiola. Era donna coraggiosa, e non volle si levasse la seduta, come noi uomini avremmo voluto, e dimandò allo spirito: — Che vuoi?... (Qui segue
un breve dialogo di botte e risposte nefande). Per impedire altri scandali, noi levammo la seduta. »
In un’ altra tornata a cui assistevano soli uomini, « comparvero spiriti femminini, e fu una serie di scandali. Alla nostra dimanda, come potremmo loro fare cosa grata, risposero... (una infamia). Noi eravamo sei amici. Rifiutammo... (seguì una scena, che una penna onesta non può descrivere)... Parmi di udire i demonomani gridare: Voi lo vedete, è il diavolo che fa cotesto. Altri diranno che nulla è più pernicioso che il mettersi in relazione cogli spiriti!... Se le comunicazioni col mondo spiritico portano dei pericoli, per me è una ragione di più per occuparcene. Per meglio evitare il pericolo, bisogna conoscerlo. » Così ragiona il povero ufficiale spiritista, leale, ma illogico. Noi non ispingeremo più oltre le nostre indagini. Ci contentiamo delle confessioni dei fratelli spiritisti, le quali dovrebbero avere il maggior peso presso i fratelli correligionarii, e presso ogni uomo intelligente. Il lettore ci saprà grado dell’avere noi qui troncato il discorso, ando sotto silenzio altre cose vie più mostruose, attestate da gravi scrittori cattolici, e da nostre private informazioni indubitabili. Gli stessi scrittori spiritici spesso ci parlano di Spiriti familiari, di Guide, di Protettori e di simili compagnie assidue giorno e notte cogli spiritisti più avanzati: quanto ci sarebbe che dire ! E quanto da aggiungere, se volessimo entrare nei misteri obbrobriosi di certi spiritisti seguaci dell’Occultismo, che si fa largo specialmente nell’alta massoneria! Anche in questi giorni ci caddero sotto gli occhi orrori di laidezze, commessi da una media, in presenza di numerosissima assemblea d’uomini e di donne, che vi applaudivano. E il fatto è recentissimo, provato da documento irrefragabile. Basti che le corruttele antiche sono le moderne. Niente è nuovo, e lo spiritismo ricopia. Però ogni anima gentile si tenga per avvisata, che colle pratiche spiritiche, si può andare incontro ad un abisso di scostume. Se non è oggi, è domani.
Capo XVII.
Gli agenti spiritici sono di natura diabolica
1. Prova generale dagli effetti. Chiunque abbia considerato l’indole e gli atti, comuni agli agenti che intervengono come cause efficienti nei fenomeni spiritici, ne ha già proferito il nome storico, cristiano, biblico, chiamandoli demonii. Si noti che non abbiamo descritto il loro carattere seguendo il nostro proprio avviso, o le opinioni, per altro rispettabili in sommo grado, dei trattatoci cristiani; ci siamo invece rimessi quasi sempre ai dottori più accreditati della scuola spiritista, naturalmente esperti per loro pratica personale, e interessati a favorirli e presentarli sotto la luce più lusinghiera. Ora con tali scorte niente sospette, a quale classe di spiriti possiamo noi richiamare gli agenti spiritici, quando veggiamo dai loro fatti che essi in tutto e per tutto si comportano, come si comportano quegli spiriti, che il comune consenso chiama demonii? Spiriti sono certamente, spiriti intelligentissimi, ma vili di carattere, perpetui seminatori di falsità, mentitori perfino della loro persona, rissosi, superbi, malvagi nel loro procedere; anelando a nuocere all’uomo insidiano alla sua sanità, alla ragione, alla libertà e cercano d’invasarlo; si mostrano poi apertamente ostili alla religione cattolica e ad ogni communione cristiana, sia essa protestante sia scismatica, a’ cui precipui dommi sostituiscono le fole del paganesimo, e contro la comune morale predicano una morale immonda in teorica, e istigano a praticarla. Ora queste proprietà insieme unite formano appunto il pieno concetto, che tutto il mondo sensato esprime colla parola demonio. Diciamo tutto il mondo, perché non solo i cristiani così parlano, ma ben anche i popoli che non ne attinsero l’idea dalla rivelazione cristiana, i popoli che scrissero in cuneiformi assiri o in geroglifici egiziani innanzi che esistesse la Bibbia e Mosè suo primo scrittore; così parlano in generale tutti i pagani. « Che vi sia nel mondo, dice il Bossuet, un certo genere di spiriti malefici, che noi chiamiamo demonii, oltre la testimonianza sfolgorante delle divine Scritture, è un fatto riconosciuto dal consenso universale di tutte le nazioni e di tutti i popoli. Ciò che gli ha portati a tale credenza sono quegli effetti straordinarii e
prodigiosi, che non potrebbero essere attribuiti solo a qualche cattivo principio o qualche secreta forza, di cui l’operazione sia maligna e perniciosa. E ciò si conferma ancora per quella nera scienza della magia, a cui molte persone troppo curiose si sono date in tutte le regioni della terra. » Sarebbe agevole scrivere un volume di archeologia e di storia, ad evidente dimostrazione che forse niuna gente, nè civile, nè barbara, nè antica, nè moderna, ignorò la esistenza dei demonii, che ciascuna attribuì loro gli atti, i costumi, i modi che appunto manifestano gli agenti spiritici dei nostri giorni. Variarono spesso e molto nel denominarli, nel raccontarne la genesi, nell’ assegnarne l’ufficio e il destino: ma nella sostanza l’idea rimase comune ed universale. Gli agenti spiritici adunque rispondono perfettamente alla idea che tutta la società umana si formò dei demonii ed espresse con questo vocabolo, o con equivalente e però non si possono chiamare più giustamente con altro nome, e meglio confacente alla loro natura demoniaca. Della quale conclusione la verità appare vie più piana, luminosa, stringente, se noi la studiamo accuratamente. Cerchiamo innanzi tutto di chiarire il concetto volgare e comune dei demonii, riducendolo a precisione scientifica. Lasciate in disparte le puerili filosofie di Arturo Graf, del dott. Karsch, e le fanfante empie del Carducci, e simili baie; dimandiamo seriamente alla storia universale e soprattutto alla rivelazione cristiana che cosa è il demonio, e che sono i demonii o diavoli in sè stessi. E ci risponderanno che essi sono puri spiriti angelici in origine, intelligentissimi dunque per natura, e di possanza sulle creature materiali trascendente di gran lunga tutte le forze umane; che questi spiriti ribellaronsi al loro Creatore, ed in numero stragrande, quando essi erano tuttavia in istato di prova e liberi al bene ed al male; e che per cotesto la divina giustizia li privò delle doti soprannaturali di amicizia divina, e li percosse di tremenda e perpetua dannazione. Tuttavia la punizione non li mutò di natura, ed essi conservano gran parte delle loro naturali qualità ed attitudini; di cui si prevalgono, quanto possono, contro Dio e le sue creature. Vero è che Iddio, il quale potrebbe impedire assolutamente ogni loro azione nel mondo, volle invece far servire la loro stessa perversità al volontario e libero ordine della salvezza umana. Il che ottiene permettendo, nella misura che a lui piace, che i demonii, usando del loro mal volere divengano strumento di prova ai buoni, di castigo ai malvagi. Tale è il concetto che si rivela nella Bibbia, cominciando da Adamo, tentato dal serpente, sino a Gesù Cristo, tentato da Satana nel deserto, e che ne descrive i costumi diabolici, come
tentatore e nemico dell’umana natura; sino a Leone XIII, che nelle preci imposte ai sacerdoti ci parla di « Satana e degli altri spiriti maligni, che a perdizione delle anime si aggirano pel mondo. » Tale è il concetto che risplende in milioni di fatti registrati nelle storie sacre, ecclesiastiche e profane; e che ci rende ragione del perché e del come in tutto il mondo si sentirono e si videro gli attentati diabolici. Il fatti spiritici poi in particolare, se non si attribuiscono a questi spiriti, così eccellenti di natura e così perversi di volontà, riescono affatto inesplicabili. Come spiegare plausibilmente, senza il costoro intervento, il pullulare d’una moltitudine di spiriti (come asseriscono, pur troppo con verità confermata dalla cotidiana esperienza, il Kardec e gli spiritisti in generale) ansiosi di rispondere agli evocatori ? come avviene che sieno essi così corrivi a malfare? Sono spiriti umani, ci rispondono i dottori spiritisti. Sieno pure stati uomini come noi; ma ora, secondo essi, disincarnati, sono in via di perfezionarsi, e non possono essere un popolo di malvagi anche sulla terra, dove trovare un popolo si depravato, che ciascun individuo corra da sè ad insidiare i eggeri, e sia pronto ad ingannarli con suggestioni mendaci, a incatenarne la libertà, a trascinarli allo scostume, senza essersi provocati da nessun interesse di guadagno o di altra ione gli uomini anche corrottissimi ciò non succede : è solo proprio dei demonii, quali ce li descrive la storia e la divina Scrittura, avversarii di Dio, e invidiosi del bene delle sue creature. Seguendo i dettami della storia e della rivelazione intendiamo pure il pullulare degli spiriti, e la loro moltitudine: poiché nella sentenza cristiana e biblica i demonii sono numerosi e accaniti, come il leone ruggente in cerca di preda, e per giunta soprabbasta un solo degli angeli malvagi, quello stesso, forse, che istigò lo spiritista all’ evocazione, per tutti i fenomeni voluti e per altri ancora. Supposto che l’agente spiritico sia uno spirito angelico decaduto, si spiega altresì il rispondere che fa a qualsiasi evocazione. Evocate qual volete spirito vissuto da Adamo sino ad un morto di ieri: facilissimo è al demonio assumerne il personaggio e illudere l’evocatore. Dove che, se questo non fosse, sarebbe impossibile spiegare come Mosè, Zoroastre, S. Agostino, Cesare, o altri spiriti innumerabili anche di persone volgari, chiamati spesso sulla scena dagli evocatori, potessero rispondere incontanente alla chiamata come vediamo accadere. Chi avvisa gli spiriti, disincarnati forse nei secoli antichi, ati già per tante nuove incarnazioni, come insegnano gli spiritisti, e viventi forse in chi sa quali astri del sistema cosmico? Evocate, dice con troppa verità Allan Kardec, evocate un animale o una rupe ; e l’ animale e la rupe risponderanno. Or chi fa parlare gli animali e le rupi? Insomma nel sistema spiritico che suppone gli
spiriti parlanti essere spiriti umani, tutto riesce inesplicabile, fin la semplice evocazione efficace; nel sistema cristiano che suppone e dimostra l’intervento diabolico, tutto si spiega naturalmente. Questa è dunque la vera spiegazione.
2. Primo carattere degli agenti spiritici, la menzogna diabolica. Proseguiamo l’esame, e vediamo anche meglio, se i caratteri storici e biblici del demonio si attaglino agli agenti dello spiritismo. Questi mentiscono con rabbia, mentiscono la persona, dandosi spesso per altri da quelli che sono, mentiscono in cento altre cose, ad ogni piè sospinto: è il lamento, come vedemmo, di Allan Kardec e degli spiritisti autorevoli, lamento giustissimo. A questa versipelle menzogna appartiene il trattenersi volentieri gli spiriti in trastulli volgari, vere biricchinate, indegne di spiriti nobili o anche solo ragionevoli, e ciò per simulare piacevolezza benigna e scemare la diffidenza dei circostanti; appartiene il mantellarsi che essi fanno spesso sotto le apparenze di forze fisiche e di cause naturali: giacché a scopo di dare lo scambio agli spettatori, sono i fenomeni misteriosi ma materiali di luci e di fiammelle, di trambustare gli oggetti della sala, il ventare, il romoreggiare, il sentirsi spossato il medio, dopo Prestata l’opera sua, come se avesse della sua sostanza imprestato una parte alle fantasime materializzate. Abbondano le menzogne poi massime nelle parole e nei fatti di queste fantasime, quando si dànno per individuali persone di amici e parenti defunti. Tali abitudini bugiarde degli spiriti evocati erano già note ai filosofi pagani e celebri spiritisti della scuola alessandrina dei primi secoli dopo Cristo; e molto più erano note a S. Agostino, a Tertulliano, e agli antichi Padri della Chiesa; notissime a S. Tommaso. Perciò gli antichi savii del gentilesimo, come i dottori del cristianesimo, non si peritarono mai di chiamare demonii cotali spiriti menzogneri. E noi, se la tema della prolissità non ci tenesse, potremmo riempire qui lunghe pagine di citazioni di autori sacri e profani, cristiani e pagani. La Chiesa poi, sapientissima, come in ogni altra cosa, nel prescrivere il modo degli esorcismi, avvisa da prima l’esorcista di non essere corrivo a giudicare vera l’ossessione, se non vi ravvisa certi segni indubitabili, e poi di proposito e lungamente lo ammonisce ch’egli ha da fare con un nemico bugiardo in sommo grado, e lo istruisce di molte simulazioni, menzogne, frodi, che sono familiari al malo spirito. Infatti, il mentire è carattere solenne del demonio, secondo la divina parola di Gesù Cristo: « Il diavolo è mendace e padre di menzogna. » Vi è di più: la
Scrittura ci rivela il costume dei demonii, imitato dagli agenti spiritici, di fingersi cioè altri da quello che sono, e lo dice proprio di Satana: « Lo stesso Satana si trasfigura, in angelo di luce. » Così lo spirito evocato si trasfigura, ossia usurpa il personaggio di spirito buono, di Santi illustri, perfino della Vergine Maria e dell’adorabile Persona di Gesù Cristo; così prende talvolta la figura, la voce, la scrittura, i panni de’ parenti e degli amici evocati. Ecco adunque un carattere degli agenti spiritici, che a luce di sole ce gli addita per diabolici.
2. Secondo carattere, il dispregio di Dio e della Religione. Un altro carattere comune agli angeli ribelli è il superbo loro dispregio della religione rivelata da Dio medesimo. Questo risulta dalla storia e dalla parola di Dio : poiché vi è detto, che « tutti gl’ iddii delle genti sono demonii. » E questi demonii pretesero e pretendono nella gentilità l’incenso usurpato a Dio. Nel Vangelo è detto che il demonio si presentò a Gesù Cristo, di cui non conosceva peranche la divinità, e lo istigò a prestargli adorazione: « Tutti i regni del mondo io ti darò, se prosternandoti mi adorerai.» È la grande ambizione del demonio. Noi sappiamo di una indemoniata, che, sfuggendo alle mani degli esorcisti, balzò sull’altare, e di là, parlando in lei il demonio, prese ad istigare i circostanti, che la dovessero adorare. A coonestare la sacrilega adorazione, in tutti i tempi i falsi numi cercarono di assicurarsi l’adorazione con illusioni acconce ad accreditare la propria divinità. Ed errano grossamente coloro che si dànno a credere che gl’ iddii delle genti stessero muti e sordi ne’ loro templi, e nulla cooperassero a mantenere il proprio culto. Le loro comunicazioni cogli adoratori e devoti erano invece reali, frequenti, pubbliche. Vi erano i responsi, le locuzioni, le guarigioni, le vendette degli dei, le apparizioni perfino, e tutti gli altri prestigi, proprii effetti del culto superstizioso, che tenta d’ imitare, ma non raggiunge mai, il vero miracolo. Ciò avvenne in tutti i secoli e in tutte le paganie. Come per antico, così al presente, i sacerdoti degli idoli, i poeti, i divoti vi contribuiscono per proprio interesse con le favole e con le frodi ; ma il più e il meglio operano gli dèi, ossia i demonii adorati. Attorno agli altari loro si manipolavano le mitologie che falsavano l’idea della Divinità e scandolezzavano i credenti, e vi erano autenticate e mantenute coll’opera del falsi miracoli. Ben è nuovo della storia quel povero razionalista che ignora queste verità, scritte a luce di sole nelle storie. Se i razionalisti fossero di buona fede, potrebbero
agevolmente disingannarsi, interrogando i missionarii vissuti in mezzo al paganesimo contemporaneo. Costoro risponderebbero dall’India dalla China, dall’America, dalla Nigrizia, dalle isole Oceanesi, che gl’ iddii locali vivono pur troppo in continuo commercio coi loro infelicissimi settarii; come ci rispondeva pur ieri un dotto missionario, il domenicano P. Pierre, scrivendo dal centro dell’America meridionale; e pur oggi a voce un nostro confratello venuto a Roma dai ghiacci dell’estrema Alaska. A questo modo sempre si manifestò il demonio, e tuttavia si manifesta, per oscurare la religione vera, e usurpare per sè, dove il possa, l’incenso dovuto a Dio. Il lavorio degli spiriti che si manifestano ne’ commerci spiritici e nell’opera loro nemica di Dio, non è ancora diretto ad attirare al demonio l’adorazione degli adepti; almeno nelle assemblee più comuni. Fanno eccezione certe tornate di spiritismo occultista, per ora quasi sconosciuto in Italia dal volgo, e noto solo ai settarii più progrediti, i quali apertamente adorano gli spiriti, che si manifestano, e loro giurano fedeltà. In generale, nelle ordinarie assemblee, gli spiritisti non parlano di demonolatria: tornerebbe troppo odioso e troppo ripugnante agli uomini, anche non cattolici, nell’atmosfera religiosa creata da diciannove secoli di evangelio diffuso nel mondo. Si limitano per ora a distruggere l’ influsso della rivelazione divina. Chiunque abbia un po’ carteggiati i libri dei più celebrati dottori spiritici, o anche solo quelli Allan Kardec, che fa professione di ricavare tutte le sue dottrine dalle rivelazioni di spiriti eletti, le quali esso riferisce alla lettera, dovrà convenire che in tutte le carte scritte da spiriti o da spiritisti regna incessante la contraddizione e la bestemmia contro le verità rivelate nella divina Scrittura e venerate da tutti i cristiani di confessione cattolica, o scismatica, o protestante. La morale, non solo delle chiese cristiane, ma ben anche della religione e filosofia naturale, vi soffre bene spesso interpretazioni e applicazioni false ed immorali; l’ Evangelio stesso di Gesù Cristo vi è interamente travestito e pervertito a sensi ripugnanti alla fede e alla ragione. Vi si dànno con baldanza mentite formali a Mosè e a Gesù Cristo ed agli Apostoli; delle dottrine soprattutto, proprie della Chiesa cattolica, delle sue istituzioni, del Vicario di Gesù Cristo, del Clero si fa strazio continuo. E tutto ciò è posto in bocca a Spiriti superiori, cioè buoni e perfetti, a quegli spiriti, la cui testimonianza concorde è vero criterio, dice Allan Kardec, della verità ed ortodossia della novella dottrina. Il vedere pertanto, che gli agenti dello spiritismo, dispettano alteramente le più capitali verità rivelate e tenute non solo dal cattolicismo, ma dal cristianesimo tutto, e le stesse religiose nozioni della filosofia razionale, e pretendono di predicarci una nuova religione che debba occupare la società umana
nell’universo, ci fa concludere : Tutto ciò non può essere opera d’altri spiriti, che dei superbissimi demonii, nemici di Gesù Cristo, della verità e del bene, inattesa di poter tirare a sè l’adorazione dei loro fedeli, come già si pratica nelle conventicole spiritiste di alti gradi settarii. Noi già sappiamo di medii che adorarono le fantasime apparse nelle assemblee: e di più sappiamo che in una consulta lo spirito evocato, bisticciandosi con chi gli parlava, sali in furore, e dichiarò ch’egli era lo spirito più sapiente che esistesse, e che tra Dio e lui, egli era lo spirito più nobile. Questo fatto noi lo sappiamo dalla persona che aveva avuto quell’alterco colla tavoletta divinatoria, padrefamiglia grave e colto, caduto per inganno a tentare la consulta.
4. Altri caratteri diabolici, crudeltà e lussuria. Ma due caratteri appariscono più che ogni altro visibili a qualsiasi mediocre estimatore, demoniaci in sommo grado, e splendono di luce sinistra, per dir così, in fronte agli agenti spiritici comunemente: le proprietà che al demonio attribuisce la rivelazione divina: « Egli era omicida fin dal principio » ed egli è « spirito immondo². » Sono due parole di Gesù Cristo, parole roventi e luminose per farci scorgere a prim’ occhio l’intervento di Satana. Ora nelle relazioni che stabiliscono gli spiriti coi loro seguaci, si manifesta apertissimo il loro odio della umana natura. Non ripeteremo il detto nei Capi precedenti: si sa per testimonianza degli iniziati e scrittori loro, che frequenti sono le loro offese, e che gli spiritisti a lungo andare si debbono aspettare di provarne gli effetti ; come che spesso in sul principio gli spiriti non isfoderino i loro unghioni; gli odii e i dissidii domestici non mancheranno, i divorzii, i litigi, la rovina delle fortune; nel fisico poi le nevralgie, gli spasimi, gl’ insannii, e altri mali, sopra tutto l’indebolimento del cervello, l’ossessione, la pazzia, il suicidio, perfino le morti subitanee tra le pratiche stesse. Gli spiriti, in una parola, sono micidiali colla loro conversazione. E sono lussuriosi: non già che essi possano godere di voluttà carnali in sè stessi; ma ne godono in quanto questo vizio avvilisce la creatura umana, la cui natura fu assunta dal Verbo divino; e in quanto è lo stromento di più tenace corruzione, e fecondo di mille danni fisici e morali, privati e sociali. Noi ne recammo alcuni fatti in prova; potevamo darne cento, che il lettore volentieri ci lascia preterire in silenzio. O perché raccontare qui il pervertimento e gli scandali che noi sappiamo provenuti dalle riunioni spiritiche, in illustri dame, in infelici giovani, in intere famiglie? Perché mettere in piazza secreti esecrabili, che noi conosciamo da relazioni private, senza contare i fatti pubblici e divulgati a
stampa? Del resto il più dei nostri lettori crederà senza più alla nostra affermazione : gli spiritisti poi, ci daranno ragione per loro propria esperienza. I due distintivi, crudeltà e laidezze, che accompagnano lo spiritismo, oltreché additati dal divino ed infallibile Maestro, come proprii dell’azione diabolica, li vediamo pur troppo confermati dalla storia di ogni tempo. Non solo intorno ai templi idolatrici si annidarono sempre a protezione le più sfacciate disonestà, ma gli stessi atti di culto spesso erano doppiamente macchiati di laidezza e di barbarie. Ne è come il tipo proprio quel dio Moloc biblico, il quale chiedeva sacrifizii di snaturate libidini, e, oltre a queste, di snaturate sevizie, cioè i figli bruciati sulle are dai genitori. Simili oltraggi alla umana natura s’incontrano a Babilonia, in Egitto, nell’ India antica, nella Germania, nella Gallia, nella Brettagna, nella Scandinavia. Quando furono scoperte le Americhe, vi si scopersero pure religioni crudelissime e nefandissime, da far quasi benedire le mani, talora feroci, dei conquistatori che spazzarono a ferro e fuoco quelle infernali religioni. Lo stesso avvenne nella scoperta dell’ isole dell’ Oceania, e si vede tuttavia tra i pagani chinesi, giapponesi, indiani. Così fu sempre e da per tutto dove intervenne il demonio. Non isfuggirono a tali barbarie diaboliche nè Tiro, nè Cartagine, nè Atene, nè Roma. Già, i loro iddii, giudicati secondo i codici moderni, avrebbero meritato il marchio rovente, la galera, la forca: e così le loro infamissime feste, i baccanali, le dionisiache, le florali. I così detti misteri poi aggiungevano barbarie a barbarie, sozzura a sozzura. Sappiam bene che è ora di moda di esaltare i misteri cabirici, frigi, fenici, eleusini, mitriaci, e quanti altri vengono ricordati dalle storie antiche, quasi scuole di sapienza acroamatica il fatto è che, se pure vi s’ insegnava qualche verità tradizionale, essi erano tuttavia covi di orgie, travestite in culto arcano, e inaccessibile fuori che agli iniziati, come certi ritrovi dei mesmeristi e dei massoni. Veri guazzatoi di sangue e di libidini erano i famosi baccanali descritti da Tito Livio. Nei giorni nostri sono infami le divozioni dei Thug strozzatori e dei Thug annegatori, che nell’India uccidono quanti più possono dei loro simili, per onore della dea Cali. Nè meno infami sono i sacrifizii umani del Dahomè e di tutto l’Africa negra. Vere orgie erano le stesse pratiche pie dei calvinisti Camisardi, e le miracolose convulsioni dei giansenisti Convulsionarii, e di altri eretici che pullularono nei secoli ati, specie nel secolo XVIII. Basti che il più grande patrocinatore delle convulsioni e de’ convulsionarii, giansenista impenitente, giunse a confessare in un banchetto di amici settarii che le convulsioni non erano altro che « impureté, meurtre et mensonges... qu’il fallait faire rentrer cette canaille dans la poussière d’où elle était sortie. » Nel secolo
nostro non mancarono e non mancano le orgie sotto specie di culto religioso. Di che si possono vedere gli scrittori cattolici, che sopra documenti irrefragabili, scrissero della massoneria moderna, come il P. Deschamps, l’Eckert, il Gyr, il Saint-Albin, Claudio Jannet, mgr Fava, Don Benoît, mgr Meurin, Paul Rosen, Leo Taxil, il Bataille, A. Onclair, il Bois, ed anche il nostro Racconto, Massone e Massona. E chi sa un po’ addentro la storia, sa pure che le dissolutezze non erano solo effetto, di ioni umane; ma che gl’ iddii realmente vi si adoperavano e vi contribuivano, come gli spiriti evocati dagli spiritisti. Chi per sua professione dovesse studiarle, vegga i trattatori della materia, e tra i moderni il Des Mousseaux, e il de Mirville, il Perrone, e tanti altri, che storicamente scrissero delle sètte degli eretici, degl’ illuminati, della magia, della massoneria, massime ne’ paesi pagani. Noi ci contentiamo di osservare che atti osceni compiti da demonii, sotto forme sensibili, anche in pubblico, sono ricordati fin dalla storia antichissima, e nei tempi cristiani sono attestati da S. Agostino, da S. Tommaso, da Sisto V, da Innocenzo VIII. Ma noi ci guardiamo bene da entrare nei particolari di queste sozzure antiche. Le moderne poi noi potremmo, per nostra scienza individuale, illustrare con fatti orribili di disumane nefandezze, nelle quali s’intrecciano insieme orribilmente sangue e tabe, ma basti accennare che per tutto, ove è commercio diabolico, regnano pure unitamente crudeltà e immondizia, anche ai tempi nostri. Nell’ India e nell’America tuttavia pagana, il commercio coi numi porta seco il doppio marchio, e, per avviso dei missionarii pratici, dotti e certamente degni di fede, gli spiriti preternaturali vi hanno parte attiva ed efficace. La così detta malattia del diavolo è endemica nella China e nell’India, e pur troppo, per attestato dei missionarii, niente immaginaria. Tra i Negri il Vaudoux, l’Obi, i Bambola rammentano cose indicibili a lettori onesti. In una recente relazione, che ci mandò manoscritta dal Dahomè un venerando sacerdote, testè defunto, leggemmo i secreti misteri d’un dio colà adorato, con tali raffinamenti di lussuria e di spietatezza alternate, che noi, condannando a perpetuo oblio la dotta e preziosa memoria, fummo costretti di sclamare: A questo non bastano le ioni di uomini, sono invenzioni di demonii. Lo spiritismo non si cimenta sì oltre ne’ paesi civili, come ne’ barbari, tra le nazioni cristiane, come tra le pagane. Ma, se noi potessimo dir tutto ciò che ne sappiamo, mostreremmo anche più evidentemente che non abbiamo fatto, che anche di questi spiriti si può e si deve ripetere l’oracolo di Gesù Cristo: homicida
erat... spiritus immundus, e con ogni certezza giudicarli demonii dell’inferno. Dal frutto si conosce l’albero, dall’effetto la causa. La S. Chiesa, che per divino impulso si regola, ne’ suoi esorcismi rinfaccia al demonio principalmente la malvagità che noi scopriamo nel commercio spiritico: « Crudele demonio nemico della fede, nemico del genere umano, fabbricatore di morte e rapitore della vita, radice dei mali seduttore degli uomini, traditore delle genti, pieno di ogni inganno, truculento, principe del maledetto omicidio, autore d’incesto, capo dei sacrileghi, maestro di pessime azioni, insegnatone degli eretici, inventore di ogni oscenità, empio, scellerato. » Ora di quanti delitti la Chiesa rinfaccia al demonio, niuno è che non si possa rinfacciare agli agenti spiritici, secondi la misura possibile nella civiltà moderna. Non ne scatta un pelo. Egli è adunque razionale e filosofico il bandire altamente, che gli agenti spriitici sono diavoli dell’inferno. Ma perciò che riguarda specialmente la empietà diabolica de’ loro insegnamenti e dommi, noi ci riserviamo a discorrerne con più agio nel capo seguente. Non vogliamo solo accennare gli errori, ma soggiungervi altresì alcune brevi considerazioni a confutazione. Mostreremo quindi che lo spiritismo è la magia propriamente detta diabolica; e daremo da ultimo le Confessioni degli spiriti, i quali da sè medesimi si qualificano per demonii.
Capo XVIII.
Le dottrine spiritiche sono diaboliche
Ma vediamo alquanto in particolare in quai modo si comportano gli agenti spiritici per distruggere la verità religiosa, e quali errori vi sostituiscano : sarà una nuova ragione di giudicarli spiriti diabolici. Dei loro oracoli è composto il simbolo spiritico: così ci insegna il loro gran maestro Allan Kardec (Cf. sopra Capo XIV, n. 2.), e nelle assemblee spiritiche è criterio di verità l’oracolo ricevuto dai buoni spiriti ; e tanto che i loro dottori definiscono la religione spiritica, la Somma dei dommi che fu dagli spiriti rivelata. Ma questa somma è una mitologia che nulla cede alle mitologie diaboliche della gentilità.
1. Contro Dio uno e trino, la sua creazione e giustizia. Non osarono, per vero dire, gli spiriti negare la Divinità creatrice, che premia i buoni e castiga i cattivi. Dopo diciannove secoli di luce evangelica, tra nazioni incivilite dal cristianesimo, l’ateismo assoluto non poteva attecchire: era imprudente predicare ed imporre la negazione di Dio. Insegnarono adunque a falsarne il concetto, ed a rinnegare il Dio evangelico, in cui nome erano battezzati i popoli per precetto di Gesù Cristo: « Insegnate a tutte le genti, battezzate gli uomini in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.» Basti agli spiritisti « quella causa che si appella Dio, Jehovah, Allah, Brahma, Fohe, Grande Spirito, ecc., e basti cioè un deismo purchessia, giudaico, maomettano, buddista, o altro. Chi abbia un po’ carteggiato le communicazioni spiritiche, le elucubrazioni dei loro dottori, o anche solo i discorsi recitati dai congressisti a Parigi nel 1889, sa che il concetto del Dio spiritico, è di gomma elastica, e si stende o raccorcia a piacere: può significare il vero Dio, la Natura, il Tutto, il Nulla, precisamente come il Grande Architetto, dio dei frammassoni, che fu dichiarato non escludere il perfetto ateismo. Infatti la maggioranza dei congressisti di Parigi, ricusò di accettare come domma spiritico la esistenza di un Dio personale, lo combattè fieramente, e vinse il partito, di dover astenersi il Congresso dal rendere alcuna
testimonianza della sua fede in Dio. Lo Spiritismo adunque rinnega la Trinità di Dio; e quanto all’Unità, l’accetta con benefizio d’ inventario; è una religione monoteista, se si vuole, o panteista, o altra. Ciò rinfacciava, in piena assemblea, agli spiritisti del Congresso il confratello signor Pothenot: « Io confesso umilmente che non arrivo a capire, come sfasi levata dal programma la questione Dio. Per opportunismo, senza dubbio. A mio modo di vedere, fu una debolezza, per non dir peggio, in faccia alla cospirazione (coalition) dei positivisti, incaponiti a non volere accumulare (emmagasiner) nel loro repertorio altro che degli effetti, senza voler risalire alla sorgente delle cause. » Ma se almeno a quest’ombra di Divinità incerta avessero gli spiriti rivelatori conservato intatta l’aureola divina: ma no, si accaniscono concordemente (quanto si potrebbe aspettare dai demonii, che essi negano) a spogliare Iddio della giustizia, negando il castigo dei cattivi. Un solo, per loro, è il destino dei buoni e dei malvagi, la beatitudine di diventare puri e perfetti, ed essere impiegati da Dio nel governo dei mondi, ovvero per gli spiritisti devoti all’occultismo, venire riassorbiti nel gran Tutto primitivo. I malvagi sono sicuri, quanto i buoni, della gloria eterna, solo che per arrivarvi toccherà loro di vivere alcune vite di più che gli altri, rincarnandosi in altri corpi. Ognun vede la demolizione profonda di ogni morale, di ogni onestà e probità e giustizia, che introduce nel mondo, il disarmare di qualsiasi castigo severo il Giudice universale. Quanti sono gli uomini che si rattengano dal delitto pel solo amore della legge? O che non veggiamo noi cattolici anche le persone timorate poco spaventarsi delle acerbe pene del purgatorio, appunto perché transitorie? La sanzione della legge divina, e di ogni probità morale, dev’ essere forte e atta ad infrenare le più violente ioni : e così la intesero tutti i popoli in virtù della tradizione divina e universale. Gli agenti spiritici per contrario, riducono la sanzione a uno spauracchio da bambini, come si può vedere nel Le ciel et l’enfer, del Kardec, e in cento e cento altre comunicazioni spiritiche; le quali coll’accanita e frequentissima negazione del castigo eterno, rivelato da Gesù Cristo, fanno opera funestissima alla virtù, e frangono la principale diga di rattento al vizio. Ecco l’opera diabolica! La quale opera diabolica fu governata in modo veramente diabolico, cioè nel modo proprio di quegli spiriti malvagi, le cui proprietà ci descrive la divina Scrittura. Sulle prime, in America e in Europa, non osarono troppo audacemente negare la sanzione eterna della legge morale rivelata da Dio come decreto immutabile. Ma poi rapidamente si negò con sempre maggiore baldanza. Seguirono in questo l’esempio già dato da Alfonso Cahagnet, i cui fatti spiritici
precedettero in Francia quelli delle sorelle Fox negli Stati Uniti. Egli nei suoi Arcanes de la vie future già pubblicava responsi di spiriti, che negavano assolutamente l’inferno, e arrivavano a dire che nel purgatorio temporaneo, « Vi si soddisfanno le proprie affezioni, gli spiriti vi si trovano felici. » Insomma il luogo di purificazione secondo gli spiriti rivelatori, del Cahagnet, non è altro che un paradiso anticipato, e che paradiso ! Quelli poi tra gli spiritisti che non vanno fino a queste fole maomettane, inventarono opere espiatone a loro capriccio, tutte commode e agiate; parlavo di eggi, di studii, di educazione di sè stesso e di altri, il comparire alle udienze degli uomini evocatori, e via via. Ben inteso che queste purificazioni sono volontarie; infatti certi spiriti si indurano e si ostinano a non ne far nulla, e così restano in via di purificazione gli anni e i secoli. Vi si dànno purificazioni che riescono a vere fanciullaggini, che ci fa schifò di rammentare a lettori intelligenti a serii. E quanto all’ istruire gli uomini vorremmo qui citare, non un dottor cattolico, ma il gerofante supremo dello spiritismo italiano, Niceforo Filalete (professore V. Scarpa) che in molte pagine riferisce le parole che communicano alle odierne assemblee i pretesi S. Agostino, S. Luigi, il Lamennais, madama di Staël, Alfredo Musset, A Curato d’Ars, il Bossuet, i PP. Lacordaire e Ravignan, e altri ; e formano, anche per confessione del Filalete, un vero coro di matti. Ecco le opere meritorie degli spiriti disincarnati ! Per puntellare questo immane disordine era d’uopo pervertire il concetto di Dio, e per giunta distruggere le più splendide verità comuni al genere umano, e nella rivelazione divina chiaramente scolpite, come a dire la esistenza di puri spiriti angelici e beati, la caduta e il castigo degli angeli ribelli: gli agenti negano infatti la esistenza degli angeli e dei demoni, riconoscendo una sola specie di creature intelligenti, che per loro sono gli spiriti, creati tutti uguali e ignoranti, e legati perpetuamente alla guaina in cui stanno insaccati, detta perispirito. Così disconoscono il sentimento di tutto il genere umano, e dànno una sacrilega mentita alla Bibbia e a Gesù Cristo stesso, che nel Vangelo parla degli angeli, e asserisce l’opera malvagia e l’eterno castigo degli angeli decaduti.
2. Contro la beatitudine finale dell’uomo. Era pur necessario pervertire l’idea comune agli uomini sul destino finale, falsando più specialmente il concetto della beatitudine soprannaturale rivelata e promessa da Dio agli osservatori della legge divina. E la falsano infatti gli spiriti, sostituendovi alcuni col Kardec, una
felicità naturale, « la vista completa di Dio, e una inalterabile felicità eterna; » che non si sa, se sia quella dei cristiani, o quella delle Uri di Maometto. Altri assegnano per beatitudine finale allo spiritista uno stato di impeccabilità in cui potrà crescere in scienza e bontà indefinitamente, e sempre più perfezionarsi. Altri gli concedono di diventare impiegati, ausiliarii di Dio nel governo dei mondi. Altri (gli occultisti) gli fanno sperare per somma felicità, il ritornare in grembo del gran Tutto, e dileguarvisi come una stilla di rugiada nell’oceano : è presso a poco il Nirwana dei Buddisti, il destino vagheggiato dai panteisti e dai più brutali materialisti. E così l’ infelice adepto dello spiritismo, come ha perduto il salutare timore dei castighi divini, vede abbuiarsi I’ idea del premio, scomparire il domma biblico e cristiano del paradiso, dopo che ha smarrito la fede dell’inferno: come non sa donde viene, così non sa dove va; e ciò per le pretese rivelazioni degli spiriti. Almeno sapesse lo spiritista quale specie di compagni avrà nel sub qualunque sia paradiso spiritico : ma una buona parte de’ suoi correligionarii professano a questo riguardo, opinioni singolari e stravaganti il possibile. Allan Kardec si mostra inclinato a mandarvi anche le bestie. Perché tra’ suoi articoli fondamentali ne pone uno per rivelarci il fine proprio e morale dei bruti : « L’anima dell’uomo è uno spirito incarnato. Per assecondarlo nell’adempimento del suo cómpito, Dio gli concesse come ausiliarii gli animali che gli sono sommessi ; l’ intelligenza ed il carattere dei quali sono relativi ai suoi bisogni. » Altri spiritisti rincarano la dose, e ci dichiarano, essere rivelazione degli spiriti buoni « che una è l’origine dell’anima umana e della belluina; che dal primo entrare nella vita belluina al più alto grado degli spiriti eletti l’anima progredisce sempre più dematerializzandosi e ognor più spiritualizzandosi. » Anche altri spiriti rivelano caldamente lo stesso domina. Altri già ci parlano della vita propria dei vegetali, che va tramutandosi in vita animale; altri perfino della vita dei metalli e della loro intelligenza! Ne toccammo sopra, al Capo VI, n. 1 e 2. E tutto questo a che cosa ci condurrebbe? A far si che ciascuna buona signora spiritista, innammorata del suo cardellino, possa e debba sperare con certezza che il caro animaluccio un bel di le rivolerà in grembo spirito eletto, angelizzato con lei angelizzata; giacché gli spiriti nel loro ultimo perfezionamento sono angeli purissimi, eccetto che restano sempre saldati alla loro guaina, il perispirito : lo affermano comunemente gli spiritisti, e Allan Kardec ne fa un articolo di fede nel suo simbolo. In egual modo ogni bifolco ritroverà in cielo i suoi bovi colle ali d’angelo, ogni salumaio si vedrà affratellato cogli angelici spiriti dei maiali di cui egli fece scempio spietato; i medici dovranno rinchinarsi alle
sanguisughe e magari all’acaro della rogna, dematerializzati e sublimati tra S. Michele o Galileo. Intanto fin d’ora, poiché di spiriti non vi ha, secondo gli spiritisti, altro che una specie unica, noi dovremo riverire gli spiriti che animano i cani, i rospi, le cimici, e per avviso degli spiritisti occultisti, anche onorare gli spiriti delle carote, dei chiodi delle scarpe delle bambole di cartapesta di cui si baloccano i bambini... O manicomii, perché e per chi ci siete? Belle le mie camicie di forza! Ma no, non sono questi semplici vaneggiamenti di poveri mantecatti, sono un lungo ruggito degli spiriti diabolici, astiosi contro l’ umana natura, e bramosi di strapparci la nozione necessaria dell’ultimo fine a cui siamo destinati dal Creatore, oscurare la fede nella grazia di Gesù Cristo che ci rende consorti della natura divina, e ci invita a sperare di diventare simili a Dio nella visione soprannaturale di lui, secondo che parlano le divine Scritture.
3. Contro la divinità di Gesù Cristo e i mezzi di salute. Consentaneo alla beatitudine nebulosa dello spiritismo, è il mezzo di salute, che si propone net simbolo di Allan Kardec, ed è comunemente ricevuto dalle varie sètte spiritiste: il lavoro. « Il perfezionamento dello spirito è il frutto della propria opera, e della sua arrendevolezza agli aiuti che gli vengono dati dal Signore (per esempio dal gran Tutto !) e dai suoi ministri, i buoni spiriti. » E poco prima : « Dio disse (vorremmo sapere a chi, quando, come Iddio così parta): tutti potrete arrivare alla felicità, suprema, allorquando vi sarete procacciate le cognizioni che vi mancano e adempito il còmpito, che io vi assegno. Lavorate pertanto pel vostro avanzamento: ecco la meta. Voi vi arriverete seguendo le leggi che scolpii nella vostra coscienza. » Non si può essere più Pelagiano di così, nè più apertamente rinnegare la filosofia, il buon senso e la rivelazione di Gesù Cristo. Già, anche di Gesù Cristo si parla nelle assemblee spiritiche da Ariano, da Sociniano, da ateo come il Renan e peggio. Allan Kardec nel suo simbolo gli attribuisce l’onore di avere insegnato una eccellente morale, e di avere sparsa la semente che lo spiritismo s’appresta a raccogliere ed egli d un profeta, spiritico, già s’intende. Similmente lo fa spiritista una professione di fede, recitata nel Congresso spiritico dei 18S9: « Io credo che tra tutti gli spiriti, mandati sulla terra con diverse missioni, Gesù il Nazzareno, fondatore ciel cristianesimo, è quello che ha insegnato la morale più pura: questa morale è contenuta negli Evangelii. » La sua divinità è assolutamente negata, quanto negare la possa il più empio demonio dell’inferno. Egli è chiaro che rinnegato Gesù Cristo, gli spiriti non ci parleranno più della sua
Redenzione, nè dell’acquisto della felicità eterna per mezzo di lui. Si comincia col negare la necessità del divino riscatto, negando esplicitamente, come fa il Kardec nel suo simbolo, il peccato originale, sebbene formalmente insegnato nella Bibbia, e perno importante nel sistema religioso cristiano : il battesimo è quindi superfluo. Anzi la professione di fede da noi poc’ anzi citata, dichiara superflua tutta la religione in sè stessa : « Io credo che Iddio non esige che l’uomo professi alcuna religione. Io credo che per adorare Iddio non vi è bisogno nè di tempi nè di sacerdoti. » Basta a quegli spiritisti fare il bene, come ciascuno l’ intende. Del resto, in generale, lo spiritismo qual conto fa della venuta di Gesù Cristo, in quanto è Verbo incarnato, la quale pure è il supremo avvenimento della storia del cielo e della terra? Lo riguarda come una fola indifferente. Per lui, il Calvario è un caso di errore giudiziario; la fondazione della Chiesa è un nulla, nulla il sacrificio eucaristico e i sacramenti, e la grazia soprannaturale di Dio, Il Papato, il clero, le istituzioni del cristianesimo, che pure incivilirono il mondo, sono per lo spiritista fatti umani che hanno radice nella superstizione. E vi sarà chi neghi, che gli spiriti propagatori di sì universale apostasia sieno spiriti diabolici? Che altro predicherebbero i demonii dell’inferno, se fosse loro concesso di predicare agli uomini?
4. Contro la natura dell’uomo. Il perispirito e i suoi assurdi. La mania di questi spiriti non si arresta dinanzi a qualsiasi assurdità più strampalata, pur di dare corpo alle frenesie che devono sostituire la fede rivelata e la religione anche naturale. Occorreva loro di spiegare agli adepti come mai gli spiriti potessero non solo parlare, ma anche toccare ed essere toccati, abbracciati, baciati, secondo che si vedeva accadere nelle assemblee. Gli spiriti e gli spiriteggianti, con alla testa. Allan Kardec, dànno le spese al cervello per inventare una spiegazione all’uopo, e ponza ponza, inventano lo stravagante e ridicolo perispirito. Pare uno degli intendimenti del Nemico della umana natura, avvilirne la intelligenza ; colla stessa rabbia onde le contende la sanità, la libertà, l’onore, la virtù, la vita temporale ed eterna, colla stessa le ispira la mania delle favole più assurde e più turpi, che tutti i paganesimi diabolici godono d’ imporre ai loro adepti : mentre pure sarebbe agevole ai demonii di ottenere la stessa ruina delle anime, con invenzioni meno ripugnanti alle menti umane, e meno disonorevoli per le menti demoniache. Ma no, si vuole violare il raggio della sapienza divina che risplende nella ragione umana, forzando l’uomo ad accettare ed amare l’assurdo
grossolano e mostruoso, e accettarlo sulla parola del nemico di Dio. Ciò è manifesto nella invenzione spiritica del perispirito. Per ispiegare le apparizioni di fantasime visibili e palpabili, sarebbe bastato ricorrere alle teoriche ammesse dalla filosofia razionale e dalla teologia cristiana : che gli spiriti, come esseri perfetti e più assai potenti che gli uomini legati tuttavia nell’involucro dei sensi, possono, così permettendo il Creatore, formarsi un corpo apparente con materie leggiere, ovvero senz’ altro produrre nei sensi delle persone, cui eglino si vogliono dare a vedere, quelle stesse impressioni che il sensato produce sugli organi sensitivi; ovvero assumere un cadavere umano acconcio al bisogno e raffazzonarlo e investirlo e presentarlo momentaneamente per l’ apparizione sensibile ; il quale ultimo modo è più proprio delle apparizioni demoniache. Si poteva scegliere fra queste ipotesi, e si sarebbe dato una spiegazione delle apparizioni spiritiche e della loro azioni sulla materia. Ma no, nessuna,aveva il pregio dell’ assurdità necessaria per meritar luogo nel catechismo spiritico, e si fabbricò di sana pianta il perispirito, che va dirittamente ad urtare nelle contraddizioni e nell’ impossibile. Che cosa è il perispirito secondo la più comune credenza degli spiritisti? « E un involucro etereo imponderabile, specie di corpo fluidico, tipo della forma umana a Così il Kardec, nel suo simbolo, accettato dalle chiese spiritiche molto fedelmente: anche ier l’altro (8 gennaio 1893) lo accettava solennemente la società spiritica, Armonia spiritica, formatasi a Teramo, e ieri (13 febbraio 1893) quella fabbricata a Milano, sotto l’ invocazione, potremmo dire, del Kardec, giacché si chiama Unione Kardechiana³. La confessione spiritica messicana svolge un po’ più la definizione del suo maestro, Allan Kardec, e dice che « Lo spirito è circoscritto da una materia quintessenziata di natura fluidica, il perispirito; che è etereo, invisibile, intangibile, e inapprezzabile nelle nostre percezioni puramente organiche. » Invece di questa guaina sottile compicciata dagli spiriti kardechiani, gli occultisti, i buddisti e le altre sette affini, inventarono un altro arnese complicato di tre elementi, dei quali il più importante è il corpo astrale o anima animalesca, che il grande occultista Papus definisce: « elemento collocato nei ganglii del nervo gran simpatico, elemento che può uscire fuori del corpo in certe condizioni. » In questo uscire dal corpo, il corpo astrale è simile al perispirito, ma se ne differenzia in un punto assai grave. « Gli spiritisti ammettono che lo spirito resta sempre avviluppato nel perispirito, gli occultisti insegnano che lo spirito si va separando progressivamente dal perispirito. » Fin qui il Papas. »
Ora comunque s’intenda questo astuccio degli spiriti, è una fiaba, evidentemente una fiaba. Ci pare di udire una delle invenzioni mitologiche degli Assiri, Egiziani, Greci, Chinesi, Indiani, Zulù, e simiglianti. Qual fondamento ha il perispirito? Il capitano Ernesto Volpi, che nel Congresso internazionale degli spiritisti si accinse a provarlo con una lunghissima Memoria, non seppe dargli più saldo fondamento, che un certo sogno, in cui gli parve di vedere il suo corpo separato da lui; e simili sogni di altri sognatori addormentati, o svegli o cloroformizzati; e per giunta assicura che il gran veggente Americano Andrew Jackson Davis, vide cogli occhi suoi il perispirito uscire dal corpo di un morente. Allan Kardec, vi si era provato egli pure, e ricorse ai sogni e ricorse sopra tutto alle apparizioni palpabili, le quali, dice egli, dimostrano la esistenza del perispirito. Ma noi già vedemmo che la filosofia cristiana aveva spiegato le apparizioni senza perispirito, e molto ragionevolmente. Però il Kardec, forse perché conosceva la vanità della sua invenzione e la niuna forza della prova dedotta dai sogni, cercò miglior fondamento nella rivelazione diretta degli spiriti. Dichiarò adunque che questi spiriti, i quali rivelarono il perispirito, erano spiriti eletti, ed erano tutti invariabilmente concordi, e che egli aveva loro creduto, non già per bisogno di accommodare con tale ipotesi le sue teoriche, ma perché la trovava conforme alle sue osservazioni. Se non che questi spiriti eletti, e concordi pare si pigliassero il gusto di beffarsi di lui, come spiriti malvagi. Figurarsi ohe gli dànno ad intendere che « l’anima non si separa mai dal perispirito! » Questo era un mettere in rotta aperta i due campi spiritici, cioè i credenzoni del kardecismo, e gli occultisti; perché costoro rifanno a loro modo il perispirito, lo battezzano corpo astrale, e lo allogano nei ganglii del gran simpatico, libero tuttavolta ad uscire in visita, tutto soletto, senza il corpo materiale ; e ciò, con egual ragione, di fronte ai Kardechiani, perché essi pure hanno i loro spiriti eletti, e concordi in negare la rivelazione avuta dal Kardec; anzi con più ragione, perché essi appellano alla sapienza della antica cabala giudaica, e ai dommi predicati da tempo immemoriale dai filosofi bramanici e buddisti dell’India. Di più gli spiriti eletti del Kardec l’han fatta bassa, perché gli contano niente meno, che questa intollerabile novità : « Il perispirito fa parte integrante dello spirito, come il corpo fa parte integrante dell’uomo. » Così che o il perispirito è animato (come opina il Kardec) e allora ogni uomo è due uomini, uno composto di spirito e perispirito, l’altro di anima e corpo; o è inerte materia, e il perispirito deve perire come ogni altro essere puramente materiale, e come il corpo umano. E poiché il corpo umano non si conserva nell’altra vita (secondo i cattolici e i
cristiani in generale altrimenti che per miracolo della divina onnipotenza, per credere alla conservazione eterna del corpo perispiritico converrebbe che ne avessimo egualmente rivelazione da Dio; ciò che nè il Kardec, nè veruno spiritista osò mai favoleggiare. Non basta certo per far fede di questo miracolo la rivelazione degli spiriti eletti e concordi: del Kardec, soprattutto mentre altri spiriti eletti e concordi rivelano ad altri spiritisti precisamente tutto l’opposto. E peggio s’impappina il Kardec quando parla dello spirito propriamente detto, perché volendolo rendere atto ad incollarsi col perispirito, gli dà una analogia colla materia, analogia pure contraria alla ragione e alla fede. Ecco com’ egli si esprime « quando si dice ohe lo spirito è immateriale, bisogna ciò intendere in senso relativo e non assoluto, perché l’ immaterialità assoluta sarebbe il niente. » Bravi gli spiriti eletti, e concordi ! Secondo voi, non vi è nulla, neppur l’anima, che non sia materiale! Secondo voi, Iddio stesso, perché purissimo spirito, sarebbe purissimo niente, e l’Essere più assolutamente immateriale sarebbe l’Essere più nullo di tutti. Poveri spiriti, se avete contato queste panzane al signor Kardec, più misero lui, se vi ha dato ascolto, infelicissimi coloro chi vanno dietro a tali guide! Questa sola dottrina degli spiriti basta a rendere ridicoli e vani tutti i vanti degli spiritisti, che pretendono di predicare e di propugnare l’esistenza di Dio, e la natura spirituale dell’anima, e la sua immortalità. Per giunta la invenzione del perispirito, checchè ne dica il Kardec, è evidentemente congegnata in servizio delle apparizioni degli spiriti, ed egli infatti lungamente mostra come essa si adatti a questo scopo, e come essa spieghi cotali fenomeni. Ma, curioso a notare! è lo stromento più disadatto, e più inetto al bisogno per cui viene adoperato. Perché un fluido etereo, imponderabile e inarrivabile ai sensi, come mai renderà visibili, ed anche palpabili gli spiriti che riveste? Chi ha mai visto l’aria che pure è incomparabilmente più grossa che l’etere? chi ha visto il calorico, l’elettrico? Uno spirito adunque velato di perispirito etereo, sarebbe uno spirito assolutamente invisibile. Quanto poi a communicargli la virtù di agire sulla materia, è ancora più evidente, che il tenuissimo velame non ha valore veruno fisico un volto mascherato non opera niente più ohe un voto scoperto, una mano inguantata non può nulla di più che una mano ignuda, un uomo colla camicia non vale nulla di più che scamiciato: pensiamo che potrà giovare una maschera un guanto o una camicia di un velo cento volte più sottile che l’aria. Sentirono la forza di tale ragione alcuni spiritisti, che vanno per la maggiore, e
tentarono di porre una toppa allo sdruscio, immaginando (giacché nulla hanno da perdere a dar carriera alla immaginazione) che veramente il perispirito non sia quello che fa tutte le spese nel provvedere di carne e d’ossa le fantasime. Esso è un principio agente, come insegna uno spirito eletto di nome Lamennais, al Kardec, e questo principia agente prende consistenza più solida che non: avrebbe da sé solo, combinandosi col fluido omogeneo che esso trova nel medio; egli ne prende in prestito una parte della sua sostanza e se questo non basta, prende ancora il resto nel fluido de’ circostanti. Qualcosa di somigliante aveva già arzigogolato il Kardec, dicendo: Il fluido proprio del medio si combina col fluido universale accumulato dallo spirito: è necessaria l’unione di questi due fluidi, cioè del fluido animalizzato col fluido universale per dare la vita alla tavola (cioè farla girare). Ma il lettore osserverà facilmente, che il fluido del medio, il fluido universale, la loro fusione, la loro azione sono tutti supposti immaginarii, che non trovano fondamento veruno, nè nelle scienze nè nella esperienza, e riposano sulla sola parola di uno spirito eletto, di cui già conosciamo il valore uguale a zero. Lo stesso dicasi della teorica di coloro che pretendono fabbricare il corpo delle fantasime colla sostanza del medio e dei circostanti, teorica la quale è spesso con varie modificazioni riprodotta, ed assai in voga. I suoi seguaci ne recano in prova la necessità che vi è dell’unione di tutte le volontà per ottenere i fenomeni, e la spossatezza del medio dopo le comparse di spiriti materializzati. E chi sa quanti spiriti eletti avranno o ispirato o approvato questo ripiego! Il male è che il ripiego è puramente immaginario e gratuito e, che è peggio, più assurdo che l’assurdo da rattoppare. È gratuito, perché tante volte il medio non risente punto la prostrazione, ma rimane sano e fresco come prima. Se fosse realmente spossato, potrebbe dirsi ciò effetto non già della sostanza imprestata allo spirito, ma effetto della malvagità del demonio, che vediamo nel Vangelo e nella storia bene spesso lasciar maltrattati gli ossessi nel dipartirsi da loro. E che dire del fatto comunissimo di fenomeni che si operano senza intervento di medio? Chi è in questo caso colui che porge della sua sostanza agli spiriti per consolidare il loro perispirito e abilitarlo a tramutare gli oggetti materiali? Chi è il fornitore della sostanza necessaria a quegli Spiriti familiari, a quelle Guide, a quegli Angeli consolatori, a quei Protettori, che stanno sempre a lato di certi spiritisti e continuamente in atto di accompagnarli e consigliarli? Si va di paradosso in paradosso. E poi, è egli possibile cotesto imprestato, quand’anche tutti gli astanti cospirassero a volere mostrarsi generosi collo spirito, che brama di manifestarsi?
Niuno, che abbia assistito ai fenomeni, potrà, se è leale, affermare di sentirsi alleggerito di sostanza, o scemato di forze, per l’apparire delle fantasime in carne ed ossa. Si aggiunga che le forze e le sostanze individuali, per virtù della unità di essere e di operare di ogni uomo, sono incommunicabili, e non trasmissibili da persona a persona, e per giunta, di natura loro intrinseca, indivisibili. Chi mai poté dare ad un altro una metà della sua memoria, o del suo intelletto o della sua volontà ? Chi può spartire col suo vicino il proprio udito o la propria vista, o spaccare in due il gusto, il moto, la favella? Le stesse parti elementari delle ossa, dei muscoli, della carne e del sangue, sfido io a volerle disperdere per aria a volo, per impinguare un altro corpo. E poi dato e non concesso che questi doni impossibili si effettuassero, e così si plasmasse il corpo della fantasima, dove andrebbero a finire le sostanze imprestate? O che la fantasima se le porta seco negli spazii astrali? No, perché negli spazii a detta degli spiriti, si è in farsetto di semplice peri-spirito, e non di corpo materializzato. O che le parti prese a prestanza lo spirito le restituisce ai loro proprietarii?... Dio grande! quali fanciullaggini bisogna discutere, quando si entra ad analizzare sul serio i dommi rivelati dagli spiriti eletti, o manipolati dai filosofi della fratellanza spiritica, dietro la scorta degli spiriti! Ora cotali spiriti farneticanti e invitanti alle frenesie gli uomini, possono essere buoni? No: sono evidentemente malvagi. E la storia e la fede non conoscono altri spiriti malvagi, fuori dei demonii. Sono dunque demonii.
5. La metempsicosi, o le reincarnazioni degli spiriti. E non abbiamo ancora detto nulla delle trasmigrazioni degli spiriti che in arme e bagaglio, vogliam dire collo spirito e perispirito, traano da uno in altro corpo da una in altra vita, da uno in altro astro del sistema cosmico. Giacché è da sapere, che secondo i placiti spiritici, tutto il cosmo è popolato d’ innumerabili spiriti, volteggianti sui globi siderali e nell’etere che li tramezza. Ecco come si esprime il Kardec: « Gli spiriti costituiscono il mondo invisibile : essi sono da pertutto; gli spazii ne sono popolati all’ infinito; ve n’ ha continuamente intorno a noi, coi quali noi siamo in contatto. » Nella professione di fede, proposta al Congresso internazionale del 1889, più volte già citata, se ne fa un preciso articolo di fede: « Io credo che esiste nello spazio una infinità di mondi, abitati da esseri pensanti, sottomessi al par di noi, alla legge del progresso universale ed infinito, il quale conduce a Dio. » Questo è sentimento comune degli spiriti e degli spiritisti, almeno dei più. L’opinione (sia detto di aggio) dei mondi stellari popolati da esseri
intelligenti, non è per sè provata vera, ma non è neppure provata falsa, e molti cattolici la professano, perché è bella, sublime, consolante. Noi ci guardiamo bene di metterla in mazzo con gli errori, per sé medesima. Ma certamente è errore contro la fede, l’imporla come articolo di fede, non essendo rivelata da Dio, nè connessa immediatamente con verità rivelate. Peggio errano in fede gli spiritisti, nella occupazione che assegnano agli spiriti che essi immaginano popolare l’universo. « Io credo, dice la ora citata professione di fede, e con essa in generale gli spiritisti, io credo alla pluralità delle esistenze dell’anima, o piuttosto, alla incarnazione successiva dello spirito in mondi acconci allo stato di superiorità o d’inferiorità nel quale si trova lo spirito; esso percorre a questo modo una scala eternamente progressiva sulla via della perfezione. Io credo adunque che ogni spirito può avere un numero infinito d’incarnazioni in uno stesso mondo, per sua espiazione, suo progresso o sua purificazione. » Come si vede a occhio, è questo uno degl’ insegnamenti, che dai loro spiriti o iddii ebbero già i buddisti dell’ India, gl’ infami manichei, e altri settarii più o meno famosi, tra i quali, Pittagora, che sembra averlo raccattato tra le mitologie dell’Egitto, ove pure non era comune, come non era comune agli altri paganesimi. È una fantasmagoria sfatata da tutti i filosofi serii, anche pagani, a cagione della sua manifesta assurdità. Essa contradice innanzi tutto al senso intimo e a tutte le tradizioni della religione naturale. Da Adamo in qua, per sei o settemil’ anni ogni uomo sapeva dal senso intimo di essere un individuo uno ed unico, composto d’anima e di corpo, e sapeva dalla ragione o almeno dalla tradizione universale, che dove il corpo era mortale, l’anima invece era immortale e che nella seconda vita, esso, e non altri per lui, doveva rispondere al Creatore intorno alle proprie opere buone o malvage ; il cristiano poi sapeva per giunta, dalla rivelazione di Gesù, che il composto umano sarebbe a suo tempo ristorato dalla promessa risurrezione, affinché tutto l’uomo viva eternamente alla beatitudine o al castigo. Se non che eccoti gli spiriti picchianti, a distruggere il convincimento razionale e di tradizione divina fiorito per tutti i secoli, e rivelare all’uomo: — Non esistono nomini propriamente detti, ma solo spiriti incarnati, che è quanto dire spiriti inguainati in un involucro etereo, imponderabile, una specie di astuccio fluidico ed animato; e secondamente ringuainati in un corpo più denso, che è il corpo materiale e visibile. L’anima tua ossia il tuo spirito pure con tutto l’involucro etereo va errando di corpo in corpo a Tizio, a Caio, a Sempronio, che si crederanno uomini, ma non sono. Il tuo spirito, quando avrà abitato dieci, venti, cento diversi corpi, forse anche nel cuoio d’un elefante o sotto le piume d’un erotto, arriverà alla beatitudine ; ma Tizio, Caio, Sempronio non saranno né beati nè reprobi, essi sono nulla ; tutto il più furono
alberghi carnei ed ossuti, per uso e consumo degli spiriti eggeri, che vi dimorarono un tratto pei loro affari, cioè far bene o male a piacimento, migliorarsi, ecc. E tu pure, com’essi, ti credi un uomo, destinato ad una eternità felice, e non sei nulla, altro che un albergo momentaneo d’uno spirito che non conosci : quello, sì, è un uomo, tu non lo sei; quell’anima stessa che credi tanto tua, e principale e più nobile parte della tua persona, non è che uno spirito oggi incarnato nel tuo corpo, e che dimani può incarnarsi in altro corpo, dopo dimani in un terzo e non sarà più tua non Caio, Tizio, Sempronio costituiscono l’umanità, ma solo gli spiriti mentre dimorano vestiti di carne in Caio, Pizio, Sempronio. — Pare impossibile che nel secolo nostro si potesse tenere tale linguaggio, copiato da vaneggiamenti pagani, e trovare chi gli dà retta e l’accoglie con ammirazione. E pure è il linguaggio formale e solenne di Allan Kardec, e di quanti spiritisti gli vanno dietro. Per loro, così parla il simbolo : « L’ anima dell’uomo è uno spirito incarnato... gli spiriti incarnati costituiscono l’umanità. » Ma dove e chi sono gli uomini di questa umanità, se in ciascuno dei pretesi uomini lo spirito ossia l’anima non è altre che un inquilino di pochi giorni? e se questo inquilino domani trascasando va ad incarnarsi in altro corpo e costituire un altro preteso uomo, e così oggi lo spirito o l’anima, costituisce un Pietro e domani costituisce un Paolo? Di quale di questi due, Pietro e Paolo, sarà l’anima, necessaria a costituire l’uomo? Siccome nessun dei due ha un’anima propria, nessun dei due può dirsi veramente uomo. Ci sembrava altre volte che siffatti errori potessero attribuirsi, alla umana debolezza, ma veggendoli, come sono in realtà, predicati accanitamente dagli spiriti, ci persuadiamo, che essi sono più che altro frutto della diabolica malizia, che dopo avere imposte agli adepti nozioni false intorno alla Divinità e al Salvatore del mondo, ambisce di compiere il suo trionfo, sciupando l’idea dell’uomo; e la sciupa mutando l’individuo unico e personale, composto d’anima e di corpo, entrambi unitamente destinati al premio o al castigo, mutandoli, dico, in uno spirito o anima errante in molti corpi, a costituire forme eggere di sembianze umane, ma non veri uomini di cui ciascuno abbia il proprio destino. Certo è che Allan Kardec annunzia cotale dottrina agli uomini del nostro secolo, come un pezzo di cielo, protesta che esso l’ha per rivelazione degli spiriti eletti e concordi. Ma essa parve un si mostruoso stravolgimento di tutte le idee degli uomini pensanti e colti, che una grandissima parte degli spiritisti non la poté trangugiare: la metempsicosi è rigettata dalla quasi totalità degli spiritisti
americani del morte che pure costituiscono la chiesa primitiva e il più forte nerbo dello spiritismo ; è rigettata dagli spiritisti swedenborgiani e da molti altri in Europa, specialmente dagli scienziati, che si contentano sì bene di studiare i fenomeni spiritici, e difenderne la realtà scientifica, ma non si acconciano per nulla alla dommatica stravagante degli spiriti eletti del Kardec. Del resto, tanto negli Stati Uniti, quanto nell’ Europa nordica, i fratelli spiritisti credenti, hanno pure i loro spiriti eletti e concordi, che smentiscono gli spiriti eletti e concordi del Kardec. Nel Congresso internazionale di Parigi nel 1889, essi dissero delle dure verità ai fratelli pittagorici e buddisti, propugnatori della metempsicosi. E si fu ad un punto che questa dottrina parve una pietra di scandalo, e che era meglio non la toccare più per non dividere in due campi nemici, i fratelli. Si obbiettava tra le altre cose, che se la metempsicosi si ammetteva per gli uomini bisognava ammetterla anche per gli animali, ciò che sembrava difficile a sistemare. Una dottoressa spiritica famosa in Olanda, la Van Calcar, non voleva sentir parlare di metempsicosi per molte ragioni, e tra l’altre, perché distruggeva il legame tra i congiunti, e il sentimento nazionale. Ma no, rispondevan altri: la marchesa Ciccolini, pure in Olanda, l’ammette; l’ammette il pastore Roorda van Eysinga, e tanti altri. Uno studente spiritista swedenborgiano terminò la seduta dicendo: Inventate quante vite volete per perfezionare uno spirito: noi crediamo che basta una. Noi crediamo che in questo putiferio, tutti avessero egualmente torto quanto alle vane ragioni che allegavano. Ma è vero che gli avversarii della metempsicosi provvedevano più accortamente agl’ interessi della nuova religione. Lo spiritismo fa professione di tenere i suoi dommi (la terza rivelazione, dicono essi) dagli spiriti eccellenti da sè consultati. Ma quale fiducia si potrebbe avere nelle risposte dello spirito di Salomone, di Socrate, di S. Agostino consultati, se a’ tempi del Kardec potevano questi spiriti essere divenuti l’anima di un pazzo, di un cialtrone, di Pulcinella? Questa sola sfiducia, ragionevolissima, basta ad infermare tutti i dommi spiritici, che non si saprebbe più se siano rivelati da Salomone o da Pulcinella. E pure la dottrina delle trasmigrazioni delle anime è molto comune in Europa, ed ha i suoi credenti anche là dove regna la dottrina opposta. Che debbono pensare gli spiritisti di una dottrina che distrugge in radice tutti i dommi kardechiani? Di più il culto pratico di questa religione consiste, in gran parte, nelle evocazioni che nelle assemblee si fanno agli spiriti amici, parenti, o altrimenti conosciuti per benevoli. Or con quale piacere si può abbracciare un figlio, una sposa che si presentano in conversazione, mentre può essere che lo spirito del vero figlio,
della vera sposa sia già traato in un negro del l’Africa o in un coccodrillo, e che quel preteso figlio, quella pretesa sposa, siano in realtà spiriti di sconosciuti? Bel servigio in verità, che rendono le metempsicosi al domma e al culto spiritico ! E per giunta, che impazzimento, che umiliazione il dovere confessare a sé stesso : Io che ho sempre creduto di essere il tale di tale, non sono in verità che un altro, un altro che forse fu uno stupido, uno scellerato, una bestia del bosco!
6. Varii altri errori. E pure tutte queste illazioni, forsennate per sé medesime, discendono a fil di logica dai dommi professati nello spiritismo, e predicati dagli spiriti eletti e concordi. E ancora noi risparmiamo ai nostri lettori lo schifo delle favolate spiritiche, in torno alle pretese occupazioni degli spiriti, che tra una vita e l’ altra, si dimorano negli spazii cosmici, intesi a perfezionarsi o ad indurarsi tuttavia nel male; ed anche (se crediamo a certe manifestazioni spiritiche) a divertirsi e baloccarsi puerilmente e maomettanamente, come fu detto poc’anzi, al n. 1. Una bambina evocata, secondo che leggemmo negli Annali dello spiritismo, si occupava nell’altro mondo di chiappare farfalle : il Gibier ci parla di uno spirito che si ritirava per prendere una tisana : un altro spirito venuto dal pianeta Giunone, raccontava di avere quattro bambini da allevare. Ma come vengono gli spiriti dagli spazii de’ cieli ad intrattenersi coi mortali che gl’ invitano colla evocazione? Chi porta loro il messaggio a traverso le profondità degli spazii stellari, le cui distanze sgomentano l’aritmetico che dovesse esprimerle in cifre? E val bene la spesa di venire di sì lontane dimore per agitare i mobili, sonare camli, fare mattaccinate da pagliacci, e sballare spesso una fitta di bugie e scandalizzare gl’ incarnati (ossia gli uomini viventi) con vilissime seduzioni al male ! Gli spiritisti di nulla si sgomentano, accettano tutto, e bevono questi portenti in digrosso. Si lasciano raccontare dagli spiriti nelle sedute spiritiche e spiegare qualmente gli spiriti disincarnati anelano a rincarnarsi e come vengono a informare feti umani non ancora animati, e secondo alcuni, anche feti belluini. Basta talvolta una sola seduta, per udirne delle marchiane. A Firenze, per esempio, in un giorno, facendo da media una Massima Pancolini, lo Spirito evocato infilzava una serie di bestemmie contro il Giudizio universale, il Paradiso, l’Inferno, la natura delle anime, l’intelligenza delle bestie, ecc. E il dabbene baron Michele Guitera de’ Bozzi ci assicurava che quello spirito oracolante diceva di avere presso i Fiorentini una missione di carità. Allah
Kardec lo avrebbe onorato come uno spirito eletto, giacché non faceva altro che ripetere le rivelazioni comuni ad altri spiriti eletti da lui spesso citati. Fossero almeno concordi gli spiriti e gli spiritisti ne’ loro insegnamenti ! Ma no, non sono, e non possono essere. Discordano e discorderanno sempre in punti capitalissimi, perché gli spiriti stessi nelle loro communicazioni non si accordano. Lasciamo andare che in fatto di fisica, di astronomia, e d’altre scienze naturali, ne dicono spesso di quelle che non le direbbe una bocca di forno; stiamo solo alla rivelazione risguardanti le cose dello spirito e della salute. Vi è tale spirito che pretende spiegare l’origine degli spiriti, e li dice coeterni a Dio, cioè non creati da lui nel tempo, sibbene sussistenti da tutta l’eternità. Tale altro spirito si dichiara assolutamente materialista, dimenticandosi di essere spirito, o pretendendo di essere spirito materiale. Tale altro è schiettamente panteista, e per lui le piante e i sassi sono una parte aliquota dal gran Tutto, non meno che gli spiriti. Tale altro disputa sulle rincarnazioni degli spiriti belluini, progredienti da insetti a rettili a quadrupedi. È poi profonda e immensa la contraddizione degli spiriti degli spiritisti avversarci delle rincarnazioni (che perciò amano di nominarsi piuttosto spiritualisti), e gli spiriti della scuola comune del Kardec, i quali milioni di volte l’affermarono e la sostennero. Carlo Fauvety, illustre massone non meno che illustre spiritista, si provò nel Congresso internazionale spiritico del 1889, di comporre la lite con un ripiego da salvare capra e cavoli: cercò adunque di rimettere in onore l’anima individuale spirito immortale, per cattivarsi gli spiritualisti che vogliono una vita sola, e poi per blandire, gli spiritisti che vogliono più vite, inventò un’anima universale e divina che riunisce tutti: e così le molte vite d’uno spirito sarebbero una vita sola. Ora chi lo crederebbe? Questa invenzione vecchia, panteista, massonica, evidentemente chimerica, fu coperta di applausi dell’assemblea. E ciascuno se ne partì, senza mutare parere, già s’intende. Faccia ora il lettore savio una riflessione : queste dottrine del paganesimo antico, o di nuovo conio, che appariscono nello spiritismo, sostenute da spiriti numerosi, ma discordi in punti sostanzialissimi, possono essere una manifestazione di Dio ? No : non è costume di No; e non può essere, di rivelare la verità’ divina, versando in mezzo alla società un caos di dottrine ripugnanti alla ragione, contradditorie tra loro, predicate da spiriti spesso malvagissimi e istigatori d’iniquità e di brutture.
Molto meno si può nello spiritismo riconoscere una terza rivelazione che compia le rivelazioni di Mosè e di Gesù Cristo. Lo pensano e lo dicono certi spiritisti come lo dissero altri settarii delle loro fole, il Wintras, il Tovianski, Giuseppe Smith fondatore dei Mormoni, nel nostro secolo, imitando in ciò i settarii del tempo ato, i Giansenisti convulsionarii, e i Calvinisti camisardi, i Metodisti, gli Swedenborgisti, i Quaccheri, del secolo scorso, a cento altri nei secoli precedenti. Allan Kardec dommatizza nel suo simbolo: «Iddio primieramente mandò Mosé, ma le leggi di Mosé, erano adattate agli uomini del suo tempo... Gesù venne a completare la legge di Mosè con un insegnamento più elevato: la pluralità delle esistenze, la vita spirituale, le pene e le ricompense morali (vuol dire che Gesù Cristo insegnò la metempsicosi, che l’uomo è uno spirito e non anima e corpo, che non ci è inferno). Mosè imponeva col timore, Gesù coll’amore e colla umiltà... Mosè smosse il terreno, Gesù vi sparse la semente, lo Spiritismo si appresta e raccogliere... Mentre la generazione proscritta andrà rapidamente scomparendo dalla terra, una nuova generazione sorgerà, le cui credenze saranno basate sullo spiritismo cristiano. Noi assistiamo alla transizione, preludio del rinnovamento morale di cui lo Spiritismo segna l’avvenimento. » Scusate se è poco ! Cosi parla Allan Kardec e cosi parlano comunemente gli spiritisti sulla fede dei loro ispiratori, gli spiriti ; così bandiscono altamente nei loro libri, giornali, congressi. Una spiritista ispirata, esclama umilmente: « Si, esisterà una chiesa spiritica, che avrà il suo capo, papa o altro, poco importa il nome; questa chiesa sarà alla sua volta la Figlia, primogenita... Non voglio obbiezioni della ragione a questa verità. Se Iddio ci ha detto di seguire gli avvisi della sua Chiesa (cristiana), egli è libero di dirci oggi. Io parlo... ascoltate ed obbedite... Chiesa (cristiana), tu’ per la prima, ti devi sottomettere a’ miei Spiriti, che ti porteranno i miei ordini. » Potrebbe parlare più orgliosamente Satanasso ? Insomma gli spiritisti presenti sono’ simili, non solo ai capisetta ati, ma similissimi ai frammassoni, che nelle loro logge anelano al vanto di tramutare l’umana società in una vasta loggia di fratelli massoni e di sorelle mopse. Ma, Dio immortale! è questo un entrare sulle pedate di Gesù Cristo, o un contrapporglisi assolutamente? Nel Congresso internazionale di Parigi, fu già chi accusò lo spiritismo di Allan Kardec di abbondare alcuna volta nel senso mistico e cattolico : ed ecco a difenderlo da si grave peccato i suoi amici, e dimostrare che se egli rispetta talvolta i principii del cristianesimo primitivo, ha tuttavia combattuto il cattolicismo: « Non vi è nulla di cattolico nelle opere di A. Kardec... Di quei dommi, che lo accusano di avere risparmiato, egli non ne ha
lasciato sussistere pur un solo !. » Ed ecco qual è la pretesa rivelazione complementare di quella di Gesù Cristo! Un complemento alla dottrina di Gesù Cristo, che distrugge la fede nella Trinità adorabile rivelata da Gesù Cristo, rinnega la divinità di Gesù Cristo, abbiura la Chiesa da lui fondata, i sacramenti da lui istituiti, il castigo eterno da lui minacciato, i mezzi di salute da lui proposti. Lo spiritismo kardeciano, quello buddista, quello cabbalista, quello swedenborgista, insomma tutti gli spiritismi, come che tra loro discordi spessissimo, sono concordi in questo di una profonda apostasia contro il cristianesimo; essi e i loro maestri, gli spiriti, sono nemici irreconciliabili di Gesù Cristo e della sua rivelazione. E non si può immaginare opera più diabolica, che questa rabbia di sterpare ed esterminare dal mondo gl’insegnamenti del Redentore e Salvatore dei mondo, che è pure il fondatore della vera civiltà umana i cui frutti raccolgono tutte le odierne nazioni. Gli spiriti adunque che a questo scopo ragionano ed operano nelle assemblee spiritiche, anche quelli che si pretendono spiriti eletti, e professano sì acerba nimistà contro Gesù Cristo e la sua rivelazione, sono spiriti diabolici, sono demonii.
Capo XIX.
Lo spiritismo è l’antica magia diabolica
1. I fatti spiritici sono preternaturali e magici. Certa buona gente a udire il nome di magia, si maraviglia che tal parola si proferisca nel secolo decimonono, si scandolezza, protesta. Ma i fatti, allorché gli appoggia una testimonianza proporzionata e sicura, non s’infermano per via di negazioni, e colla loro inesorabile realtà scherniscono i negatori. Ora che sia esistita in ato un’arte magica, ossia un’arte che professava di produrre, e produceva effetti preternaturali per influsso di esseri oltremondani, è uno di tali fatti. L’attestano le divine Scritture, che ci parlano più volte di maghi e di magie; e tra gli altri ci contano i fatti dei maghi di Faraone, della maga consultata in Endor da Saulle, del mago Elima accecato da S. Paolo, del mago Simone che aveva demeritato i Samaritani colle sue magie. Gli sventurati che non credono allo Spirito Santo, parlante nei volumi ispirati, devono almeno riconoscere che Mosè; gli scrittori dei Libri dei Re, e S: Luca, sono storici di primo ordine, e che le loro attestazioni costituiscono un monumento di sovrana autorevolezza. Come l’antichità sacra parla l’antichità profana. Citiamo un testimonio, tra mille. Platone, nel Simposio dice : « Gli spiriti mantengono l’armonia delle due sfere, divina ed umana, sono il vincolo che collega l’universo. Da essi procede tutta la scienza divinatoria, e tutta l’arte sacerdotale relativa ai sacrifizii, alle iniziazioni, agl’incantesimi, alle profezie, alla magia. » La celebre scuola neoplatonica, che fiorì per più secoli ad Alessandria, ed ebbe maestri di profonda dottrina pagana, fece sforzi inauditi per regolare l’uso della magia, e ne sono pieni i libri di Proclo, Giamblico, Porfirio, Plotino. Esisteva adunque per loro la magia. Esisteva pei legislatori romani, che fieramente perseguitavano i maghi colla legge e coi supplizii, fin sotto Augusto, Tiberio, Vespasiano, Marco Aurelio. È superfluo citare i Santi e gli scrittori ecclesiastici: è notorio che nella Chiesa il nome e i fatti della magia furono sempre maledetti, perseguitati, scommunicati, dai tempi di Simon Mago punito da S. Pietro, insino alle bolle di Sisto V e Innocenzo VIII, sino all’ultime condanne sotto Pio IX, sino a trenta o quaranta
tra teologi e filosofi cristiani, tanto laici quanto ecclesiastici, dei giorni nostri, che ne parlano esprofesso. Noi ne parlammo abbastanza al Capo X. Che significa la parola magia? In un senso ristretto, usato dai trattatisti cristiani, è una speciale arte superstiziosa, di operare cose meravigliose col concorso del demonio; ma presa nel suo senso volgare e storico di tutti i tempi, la magia o arte magica si può definire l’arte di ottenere effetti trascendenti la naturale efficacia dei mezzi adoperativi, per intervento di spiriti fuori della natura umana. Tra gli effetti trascendenti la causa, si annovera il prevedere cose avvenire dalle interiora di vittime sacrificate, da giuochi di carte, dai moti degli astri, dal volo degli uccelli; l’ottenere locuzioni o apparizioni di spiriti o di traati, operare prestigii, e tutto ciò per via di scongiuri ; risanare morbi e imporli, nuocere in varii modi, destare odio o amore, per via di mezzi al tutto inetti : e altri effetti somiglianti o analoghi ai predetti, che presso tutte le genti andarono sotto il nome di divinazione, aruspicio, cartomanzia, astrologia, auspicio; sotto nome di oracolo, necromanzia, magia propriamente detta, arte sanatoria, malefizio, filtro, e va dicendo. Presso i pagani antichi e presso i pagani moderni, si reputano o dèi o genii divini gli spiriti che si porgono agli effetti magici. Così Platone ed i Platonici opinavano, e però distinguevano due magie, la teurgia degli agatodèmoni o dei genii buoni, e la goetia dei cacodèmoni o dei genii cattivi e malefici; Apuleio chiama genii le anime umane, e dopo morte le dice lemuri; se benefiche, saranno lari; se malefiche, saranno larve. Così nell’India, anche al presente, gli spiriti invocati dagli stregoni, sono da essi chiamati dèi. Un missionario di colà ci scriveva recentemente, che quando un fattucchiere è chiamato a distruggere un malefizio (cosa communissima tra i pagani), e non vi riesce, confessa che il dio suo è più debole che il dio stato invocato per formare il malefizio, e che però si deve ricorrere ad un fattucchiere che goda l’aiuto d’un dio più potente. Ma presso i popoli illustrati dal raggio della divina rivelazione, la parola magia ha preso stabilmente e comunemente il significato di un fatto qualsiasi, che nella sostanza, o nel modo di prodursi, non si possa attribuire alla natura sensibile, e si debba invece attribuire al concorso del demonio cosi presso il popolo d’ Israele, così presso il popolo cristiano. Due sono adunque gli elementi costitutivi dell’ opera magica, 1° che trascenda le forze naturali o per sè, o pel modo; 2° che vi intervenga, come causa efficiente, l’influsso diabolico. Vediamo se nei fenomeni spiritici concorrano entrambi. Che i fenomeni comuni nelle pratiche spiritiche non si possano attribuire alle
forze della natura appare manifesto a chi rilegga il sunto che ne demmo al Capo III. Si possono ridurre ad alcune speciali categorie.
1° Abbiamo fatti contrarii alla meccanica, come tavole giranti senza impulso; arnesi, mobili, persone giacenti in positure ripugnanti all’equilibrio statico, o trasportati qua e là senza forza trasportatrice, ovvero contro la legge di gravità volanti per aria ; ondeggiamenti delle pareti e de’ palchi, senza terremoto, ecc.
2° fatti contrarii all’acustica, come armonie, canti e suoni, e romori di tuono, senza stromenti e senza persone che li producano.
3° fatti contrarii alla meteorologia, come folate di vento impetuoso, mentre fuori della camera l’aere posa tranquillo e temperato.
4° fatti contrarii all’ottica, come luci, fosforescenze, lampi, fiamme, senz’apparecchi generatori.
5° fatti contrarii alla fisiologia, come raffreddamenti e riscaldamenti repentini delle membra, senza corrispondente stato dell’ ambiente ; assopimenti forzosi e istantanei, catalessi cadaveriche, gonfiamenti sformati, rigidità marmoree, induramenti più che metallici, e tutto ciò eggero e senza causa proporzionata; funzioni del corpo e dei sensi sospese o con istravaganza invertite.
6° fatti contrarii alla psicologia naturale, come sonnambulismo ed estasi magnetica, con rivelazione di casi lontani od occulti al sonnambulo ossia estatico chiaroveggente, con locuzioni di lingue ignote al parlante e discorsi di scienze al tutto a lui sconosciute, con opere d’arte eseguite de ignari dell’arte, o in
circostanze impossibili in natura.
7° fatti contrarii alla metafisica, come risposte razionali date per via di colpi d’un picchiotto sopra la tavoletta detta psicografica, ovvero direttamente scritte dal piede d’uno sgabello.
8° fatti contrarii all’ordine esistente tra gli uomini mortali, come invasione del medio che diviene inconscio strumento d’un altro essere intelligente, e ciò in virtù d’una parola, l’evocazione; voci distinte e chiare di esseri che sé stessi annunziano come spiriti, e rispondono razionalmente alle interrogazioni; fantasmi che si dànno a vedere sotto forme umane, conversano, scrivono, operano, toccano, baciano, si lasciano palpare, si mostrano vivi, ionati, e li sotto l’ occhio dello spettatore, si profondano nel pavimento o sfumano in nebbia, ricompariscono, ecc. ecc.
Ora questi fenomeni, generalmente usitati nelle assemblee spiritiche noi potremmo di molto accrescere con altri talmente maravigliosi, che non sarebbero credibili, se non fossero appoggiati al fondamento di testimonianze assolutamente fededegne. Ve n’ ha dei mondi, accumulati generalmente dai trattatori di questa materia, tanto spiritisti, quanto antispiritisti. Gli onesti lettori cristiani possono ricorrere alle opere di G. M. Caroli, A. Ciolli, Gougenot Des Mousseaux, M. Galeotti. Matignon, de Mirville, A. Monticelli, Nampon, Pailloux, e altri assai, avvertendo che le voluminose opere del des Mousseaux e del Mirville, sono eccellenti, ma destinate agli uomini serii e studiosi; più che al comune dei lettori. Noi non possiamo adunare in un Manuale tanta parte di storia “contemporanea ; ma possiamo ragionare sui fatti. Tutti questi fatti non sono secondo le leggi della natura sensibile, ma sono sopra le forze di essa, sono anzi evidentemente contro le leggi costanti della natura. Si noti bene, non solo ignoriamo le leggi naturali che potrebbero produrli, ma conosciamo positivamente che le dette leggi sono violate. Ciò notiamo per isciogliere subito la difficoltà, o piuttosto quell’equivoco puerile, col quale altri tenta di deludere l’argomento, dicendo cioè. che non possiamo mai affermare un fatto essere contro le leggi naturali, perché non conosciamo, tutte le leggi. A che
si risponde, che è pur troppo verissima la nostra ignoranza di molte leggi naturali, e che però non di ogni fatto di cui non sappiamo assegnare la causa, dobbiamo subito pronunziare che esso sia contro le leggi della natura : possono esistere leggi, a noi ignote, per le quali quel fatto si spieghi naturalmente. In tale caso si può solo dire, che non ne sappiamo la causa, che dubitiamo: ed anzi è ragionevole supporre che la causa naturale vi sia, ancorché noi non la scopriamo. Per esempio vediamo certe stelle mutar colore : non diremo tuttavia che ciò sia contro le leggi naturali, ma solamente che ne ignoriamo il perché. Ma è vero altresì, che un bel mazzo di leggi fisiche, la Dio mercé, si è venuto scoprendo dagli uomini nel vasto giro di secoli, che l’umanità finora trascorse nel inondo osservando i fatti co’ suoi sensi, e ragionandovi sopra colla mente. Sappiamo, a cagion d’esempio, che l’acqua bagna, il fuoco abbrucia, il grave tende al basso, un ferro acuto, impresso nella carne, ferisce, chi non mangia, muore, una piaga none risana istantaneamente, i morti non sentono, non parlano; e così cento e mille altre leggi della natura, costanti ed invariabili ab origine mundi. Ora se noi vedessimo in qualche caso, che l’acqua non bagna, che il fuoco rinfresca, che il coltello non ferisce, e via via ; e tutto bene esaminato intendessimo che non vi è nessuna causa sufficiente di eccezione alla legge naturale violata, noi dovremmo ragionevolmente conchiudere che l’opera è contraria alla legge naturale. Tali leggi noi conosciamo con tale evidenza e conseguente certezza, che deve giudicarsi irrazionale e volontario nemico della verità conosciuta colui che le nega. Il che è tanto vero, che il Signor nostro Gesù Cristo per dimostrare alle turbe la sua missione, diceva loro : Se non credete a me, credete alle mie opere: e altra volta dichiarò che colpevoli erano coloro i quali vedendo quelle opere non volevano arrendersi. Da che si vede che vana e ingiusta sarebbe stata la scappatoia degl’ increduli, se gli avessero risposto : Non è chiaro che le tue opere sieno sopra natura, perché noi non conosciamo tutte le forze della natura. È vero adunque che si possono dare dei casi in cui ogni uomo ravvisa la violazione di leggi naturali e indubitalmente conosciute costanti ed inviolabili. E casi appunto di questo genere sono i fenomeni spiritici, da noi brevemente ridotti a parecchi capi di leggi naturali, conosciute come certe, e violate in quei fenomeni. In questi casi quale è il naturale dovere dell’uomo razionale ? È chiaro, non potendo attribuire quei fenomeni alle forze sensibili della natura, perché sono opposti alle leggi che governano tali forze, li riferisce ad altre forze fuori della natura; se pure non volesse delirare a bello studio, e supporre che gli effetti
esistessero senza causa. Nè occorre uno sforzo della mente per formare cotal raziocinio, è una specie d’ intuito istintivo dell’ anima retta. Vedere una piaga cancrenosa, sanata da un segno di croce, fa gridare : È soprannaturale : lo stesso, se un morto parla; se una tavola pesante, ovvero un uomo s’innalza da sè per aria, se appare uno spettro e bene si vede, e bene si vede disparire da molti spettatori insieme. Per quanto altri tentasse di discredere al soprannaturale, non vi riuscirebbe; Solo vi può riuscire l’uomo, che, per deliberata malvagità perfidia a dubitare di tutto, specie di ciò che contraria le sue ioni ; in questo caso l’orgoglio vela la chiarezza della mente, e la volontà si ostina nel piegare l’intelletto ad accettare qualsiasi ipotesi assurda, qualsiasi sistema più frenetico, pur di contentare la ione. È il caso profetato da Gesù Cristo: Neppure se altri venisse risuscitato da morte, otterrà credenza da costoro. Ma è loro colpa e meritato lor danno. Non senza un pervertimento profondo si può arrivare a questo rinnegamento del lume razionale. Fuori del caso di volontario accecamento, riconosciuto che un fenomeno è dovuto a causa fuori della natura, subentra il cómpito razionale di indagare quale specie di causa sia questa. Non sempre questo lavoro è possibile a tutti, e bisogna contentarsi di ammettere il fatto, e non giudicarlo, neppure secondo la ragion naturale, che è impotente a vedere il fondo della verità. Perché si può benissimo dare il caso che le circostanze appariscano talmente complesse, che non si possa accertare se il fenomeno sia divino, o angelico, o diabolico. Già, è regola generale pei cattolici, che solo la Chiesa giudichi autorevolmente dei fatti di soprannaturale divino ossia dei miracoli. Ma niun dubbio per lo più ha luogo nel complesso dei fenomeni spiritici. Perché si scorge a occhio che i fenomeni sono opera di spiriti, intelligenti si e poderosi, ma tristi, bugiardi, malvagi, malefici, osceni, empii. Come dubitare che la causa di tali fenomeni non sia diabolica ? A quale altro spirito li potremmo noi attribuire, fuori dei diabolico? Certo non agli Angeli di Dio. Noi sappiamo dalla Bibbia il costume angelico, nobile sempre, puro, celestiale, volto al bene della Chiesa ; sappiamo che il loro communicare cogli uomini è un vero e proprio miracolo di Dio, e per cose degne della divina sapienza e bontà; miracolo che Iddio certamente non opera per trastullare gli uomini in monellerie, insolenze, bestemmie. Lo stesso dicasi delle anime dei giusti, traate all’ espiazione del purgatorio o alla gloria del cielo. La loro condizione relativamente agli uomini viventi è presso a poco la stessa che quella degli angeli buoni; con questa giunta, che secondo la migliore filosofia, le anime separate dal corpo, sono impotenti a nulla operare sulla
materia; e secondo l’ espressa testimonianza di Gesù Cristo nel Vangelo, sono divise dai mortali, per un caos di distanza, che loro toglie ogni reciproca communicazione. Vale la ragione medesima per le anime dannate all’inferno. E però delle une e delle altre è certo che solo Iddio può chiamarle in terra a manifestarsi, e non certo un cerretano qualsiasi per divertire un’assemblea di spiritisti. Resta adunque che gli spiriti diabolici siano i soli spiriti che corrispondono alle evocazioni e si manifestano nelle pratiche spiritiche. À questi solo; secondo che sappiamo per infiniti fatti storici, non isconviene d’ intervenire nelle cose umane, eziandio in attitudini sconce e vili e abbominevoli, pur di nuocere alla creatura di Dio. Nel Vangelo stesso li vediamo invadere un branco di porci e precipitati in un lago : ciò che non sarebbe convenuto giammai a spiriti eletti. Qual maraviglia che essi intervengano nelle pratiche spiritiche quali ciurmadori grotteschi e abbietti? Sono spiriti immondi, e basta! E così si verifica pienamente che i fenomeni spiritici si compiono per influsso demoniaco, e sono in sostanza assolutamente ciò che gli antichi e moderni dottori chiamano magia diabolica, cioè fatti preternaturali eseguiti per intervento del diavolo.
2. Lo spiritismo involge il Patto diabolico. Propria natura dell’ atto magico è che sia preternaturale in sè o nel modo di effettuarsi, e che per causa o concausa abbia l’agente diabolico. Ora questo agente come e con quali mezzi viene dall’uomo introdotto nell’azione? Risponde l’ antichità cristiana, nell’ insegnamento dottrinale e nei racconti storici, che il mezzo pratico di procacciare l’ intervento diabolico, è il patto o contratto, liberamente ato tra l’uomo e lo spirito infernale. Talvolta sarà il demonio quello che provoca l’accordo, talvolta sarà l’uomo : ma l’accordo deve intervenire in modo esplicito, o almeno implicito ed equivalente. Sant’ Agostino confessa tra gli altri errori della sua gioventù, che si sentiva attratto a « quei planetarii, che chiamano matematici, perché non usavano quasi alcun sacrificio (al diavolo) e niun incantesimo di parole ad ottenere la divinazione. » Il che mostra che era solito uso dei fattucchieri tenere patto, o segno del patto per via di sacrificio, e che gl’ indovini planetarii facevano eccezione. È da notare che, se è in balla dell’uomo l’attentare il commercio diabolico, non è egualmente in potere nè suo nè del demonio, il conchiuderlo con effetto. Perché non sempre Iddio permette che la malvagità umana sia addoppiata colla
malvagità diabolica. Quanti tentarono, e per divina bontà non riuscirono ad annodare la pratica col demonio! Quanti, riusciti nel patto, non riuscirono poi nel malefizio tentato! La divina permissione allora per lo più viene accordata, quando Iddio, giusto giudice, vuole punire con tremendissimo castigo lo sciagurato che attenta di collegarsi con Satana; e il castigo è appunto lo stesso, permettere che abbia effetto il sacrilego disegno. Perché ecco qual è la natura e l’effetto del patto : il Nemico di Dio e dell’ uomo suol chiedere cose oltraggiose alla Divinità e perniciose all’uomo; per esempio, che questi si confessi servo del demonio, o gli si consacri anima e corpo, o gli ubbidisca in scellerati comandi, o rinneghi il battesimo, o disdica la fede, a adori lui stesso come suo Dio. Egli poi promette in ricambio di favorire chi gli si è donato, o nelle sue ambizioni, o nel divinare fatti occulti, o nell’ operare cose maravigliose, o nel risanare dalle malattie, spessimo nel vendicarlo dei nemici, e negli intendimenti delle ioni sensuali. Spesso poi nell’accordo si stabilisce un segno, dato il quale, il demonio concorre coll’ opera sua pattovita ; e segno sarà, per esempio, che l’uomo proferisca a voce tale formola, o dia tale cenno, e compia tale atto. Rimane per ordinario fedele al patto il demonio, a cagione della sua ostinata volontà di nuocere alla creatura di Dio; e l’infelice creatura vi rimane fedele o per la sua perversità consummata, o per le minacce e sevizie del crudele padrone a cui si è legato. Sorrideranno d’ ineffabile comione certi lettori in udire rammentarsi nel secolo XIX i vieti particolari del patto diabolico. Ma in questo benigno sorriso è la confessione d’una ignoranza profonda della storia, della filosofia, del Vangelo. Certo è che la storia, ne rammenta dei casi senza numero, degnissimi di fede: e i fatti sono irremovibili ed imperterriti dinanzi a centomila sogghigni di disprezzò: ma la necessaria brevità del nostro trattato ci consiglia a non raccontarne altri che alcuni moderni, il che faremo tra poco ed anche nel Capo seguente. La filosofia cristiana poi, che eggia risplendente delle forbite armi della ragione e della fede, riconosce e difende la dottrina del patto, con unanime consenso costantissimo. Valga per tutti il maestro dei maestri, ugualmente filosofo e teologo, S. Tommaso d’Aquino, che la insegna in termini precisi in più luoghi della Somma teologica, segnatamente dove afferma che la divinazione si fa col soccorso dei demoni per via di alcuni patti con loro conchiusi, o tacitamente o espressamente, e più di proposito spiega questa dottrina altrove, e la conferma colla sentenza di S. Agostino : I maghi fanno i miracoli per via di privati contratti... fanno i miracoli in quanto sono esauditi dai demonii.
Con questi profondi investigatori della verità è tutta la scuola cattolica, dai primi SS. Padri, sino ai dottori dei nostri giorni. È impudente temerità contraddire l’insegnamento comune dei dottori cattolici; massime poi quando la dottrina è chiaramente accettata nella pratica della Chiesa. Nel Rituale romano, pruova manifesta di accettare questa dottrina è nella istruzione che precede il Capo: De exorcizandis obsessis a daemonic. Ivi è ingiunto: Comandi l’esorcista al demonio di dire, se egli è trattenuto nel corpo dell’energumeuo per qualche operazione magica (ecco il patto) o per segni malefici ovvero per oggetti (ecco il segno). E quello che più stringe ancora si è che nel Vangelo si racconta un esempio di patto evidentissimo, e che negare non si può senza venir meno all’obbligo della fede. Ognun sa, che il demonio, così permettendo N. S. Gesù Cristo per nostro ammaestramento, mostrò al Figliuolo di Dio che egli ancora non conosceva per tale, mostrò tutti i reami del mondo e la gloria loro, e soggiunse: Tutto questo io ti donerò, se (ecco il patto proposto) se prosternandoti mi adorerai. Ora, se negare la dottrina professata comunemente nella Chiesa, è per lo meno, temerità, negare un fatto evangelico, sarebbe colpa ereticale. Del resto perché negare la possibilità del patto diabolico, quando esso spiegherebbe sì ragionevolmente e compiutamente i fenomeni spiritici? Essi non sono opera di forze naturali, anzi sono contro le conosciute leggi di natura : l’ agente, che li produce, non può essere altro che uno spirito diabolico : è d’ uopo adunque che alcuna intelligenza corra tra l’uomo che li richiede e il demonio che a piacere di lui gli eseguisce. Il medio è colui che gli ottiene, egli adunque deve avere fatto il patto, almeno implicito, come sopra fu detto; nei casi poi (e sono molti) che il medio non vi sia adoperato, forza è il patto sia della persona stessa che da per sè evoca lo spirito, e ne ottiene regolarmente i fenomeni, sia di divinazione, sia di semplice conversazione, sia di qualsiasi altra specie. Noi siamo d’avviso che molti medii, e molti semplici evocatori di spiriti, i quali si pavoneggiano di trattare a loro talento con ispiriti famigliari, cui appellano Spiriti tutelari, Angeli consolatori, Protettori, Guide; sieno con questi in formale relazione accettata e voluta da ambe parti, in che stà il patto. Come si potrebbe comprendere senza questo quell’ assiduità incessante di consigli, di avvertimenti, di famigliarità reciproche? Come mai senza vicendevole intelligenza si può supporre che uno spirito ignoto si faccia assiduo Protettore, come dicono gli spiritisti, cioè frequentatore e oracolo di un’assemblea? Come spiegare che convivano quasi come prima, una madre col figliuolo defunto, una sposa collo sposo, un parente con un parente? Forza è che tra loro sia ato qualcosa di somigliante a un accordo, almeno di fatto.
Di quali punti sieno essi convenuti, noi nol cerchiamo : possono variare, secondo persone; e secondo l’accrescersi della mutua confidenza. Sappiamo bensì che gli spiriti communemente chiedono una volontaria dedizione, prima di ripromettere i loro servigi; e ciò ai giorni nostri, appunto appunto come nel tempo antico e nel medio evo. Vi è dedizione di fatto nel medio, la quale basta e soprabbasta tra spiriti intelligenti a fondare il patto. Si diventa medio, dicono alcuni, per ispeciali attitudini dei fluidi corporei, e per simili disposizioni naturali. Il celeberrimo medio Douglas Home, pretese di non avere nulla che fare colla magia e di non avere mai neppure evocato uno spirito. Noi non gli crediamo, perché i fatti suoi lo smentiscono. Del resto, Se anche non avesse con esplicito atto annodato relazione con gli spiriti, l’annodava implicitamente ogni volta che si accingeva a farsi loro mezzano nelle sedute spiritiche. Senza un reale atto volontario di porgersi come stromento ivo allo spirito, non si diventerebbe medio, almeno di regola ordinaria. E cosi di fatto succede nelle tornate spiritiche. Il che non toglie che alcune volte una persona possa venire invasa dallo spirito, anche senza volerlo, come accade allorché il medio è un fanciullo, o un idiota : ma rimane sempre che il mezzo consueto di acquistare la medianità, sia il consenso allo spirito: nel consenso è il patto. E non è poi raro il caso che il patto sia ancora più’ esplicito, e talvolta in proprii termini, e perfino in iscritto. Di patti distesi sulla carta, segnati e rimessi allo spirito tentatore, e dei tempi nostri, e con orribili conseguenze, ne raccontano ne’ loro libri il Des Mousseàux, e il de Mirville. Su questi non ci occorre per ora d’insistere. Diciamo solo che nelle pratiche spiritiche è chiesta non raramente la esplicita donazione della persona, o almeno il consenso alla mutua associazione, ed è chiesta non solo come condizione dell’ufficio di medio, ma anche ai semplici dilettanti delle evocazioni spiritiche. Questo ci consta da nostre private informazioni, e da relazioni pubblicate. Noi daremo tra poco una serie di fatti scelti tra quelli che hanno in loro appoggio testimonianze al tutto sicure.
3. Il medio ha le proprietà del mago ossesso. Ma prima vogliamo far osservare un altro carattere del medio spiritico, ed è che, se egli è uno stregone almeno nell’ esercizio dell’ opera medianica, ha questo tuttavia di proprio, che è uno stregone ossesso dal malo spirito, egli è nel vero e proprio senso un indemoniato. Ne ha i principali caratteri, e per primo, l’alienazione mentale. In America e in Inghilterra lo stato mentale e corporale del medio, durante la sua azione
medianica, è detto trance; i si lo dicono talvolta incarnazione, come se lo spirito evocato si sostituisse’ allo spirito umano del medio e ne occue il corpo. Spessissimo è vinto dal sonno, ed è riputato porgere parte della sua sostanza corporea alle fantasime che si formano ed appariscono. Sempre poi, sia che parli o che produca altri fenomeni o che semplicemente attiri colla sua presenza lo spirito evocato a rendere le risposte scritte ovvero battute sulla tavoletta; sempre il medio opera per virtù dello spirito e non colle propre forze, non conosce ciò che fa, e dopo il fatto per lo più non ne ha memoria. In tutto questo lavorio medianico, si dànno varietà e vicissitudini ; ma il punto costante e invariabile stà in ciò che il mezzano tra gli spiriti e i consultatori, è alienato da sè stesso e l’azione sua è sua solamente in apparenza, mentre in realtà muove dallo spirito che gli si congiunge. Una tale, teorica è pienamente ammessa dagli spiritisti stessi, la confessano espressamente i medii più illustri, che talvolta rifiutano di entrare in azione non sentendosi atti a ricevere l’ influsso dello spirito (Cf. Capo IX, n. 2), la conferma la universale esperienza d’ogni giorno, sebbene non manchino le eccezioni di medii cioè, che conservano la cognizione, durante l’azione medianica. Si potrebbe pure notare come eccezione il fatto, che la communicazione cogli spiriti accade spesso senza intervento di medii, come si può ottenere senza l’oscurità e senza la catena formata dagli spettatori: ma non importa alla quistione che ora trattiamo. C’ importa solo il mettere in sodo, che il medio nell’opera sua è fuori di mente, nè esso è punto causa efficace di alcun fenomeno spiritico, è semplice causa istromentale o occasionale, in quanto mette il segno, in forza di cui il demonio interviene ad operare i fenomeni. Ora questo è lo stato mentale e corporale che noi osserviamo negli ossessi ossia nei posseduti dal demonio. Che esistano veri indemoniati non è qui luogo di provarlo. Ne parlano testimonianze irrefragabili nelle storie sacre, ecclesiastiche, profane. Pei cristiani poi è di fede, sia perché la Chiesa l’afferma solennemente nel Rituale romano, ove propone il metodo di riconoscere ed esorcizzare gl’ indemoniati; sia perché, nel Vangelo si recano molti casi d’ indemoniati, e Gesù Cristo fa professione formale di cacciare i demonii dai corpi ossessi, e lo dà per segno della sua missione divina: « Se io, in virtù dello Spirito di Dio, discaccio i demoni, dunque egli è venuto a voi il regno di Dio. » Il medio ha dell’invasato tutte le principali proprietà, ed a questo criterio, ogni medio spiritico è sostanzialmente un invasato. Come l’invasato il medio è in balla dello spirito, come l’invasato egli non è più
padrone degli organi corporei, come l’invasato egli parla, non più di suo, sibbene le parole che gl’imbocca lo spirito parlante per bocca di lui. Il medio, appunto come l’invasato, può quindi rivelare cose lontane, o altrimenti occulte, alle quali molto facilmente arriva la penetrazione del malo spirito: e quindi la così detta chiaroveggenza, che fino a certi limiti, può essere vera, ma diabolica. Per lo più il medio, come l’invasato, è inconscio di quanto opera, e dopo il fatto non sarebbe colpevole, se non avesse egli volontariamente assunto l’ufficio di medio. Insomma egli è l’ uomo che ha il patto, esplicito o implicito, collo spirito malo, in forza del patto, lo spirito malo opera i fenomeni quando il medio interviene. Per quanto ci studiamo di scoprire qualche differenza reale tra l’energumeno e il medio spiritico, confessiamo che non siamo giunti ad accertarne veruna, tranne questa, che l’energumeno soffre per lo più l’influsso demoniaco in modo permanente e independente dalla sua volontà, dove che il medio lo ricerca volontariamente e a tempo. Di più, lo stato mentale e corporale del medio spiritico, mentre risponde esattamente a quello dell’ossesso, o indemoniato, si confronta altresì a capello collo stato di coloro che, in ogni tempo, fecero professione di communicare con ispiriti estramondani, chiamati genii, numi, o simili. L’opera del medio è quella medesima che si attribuiva a quanti ebbero nome di maghi, stregoni, teurghi, pitie, sibille, fattucchieri, fachiri e somiglianti, i quali tutti si manifestano, per ordinario, ossessi almeno temporariamente durante il loro ufficio. Fu sempre uso comune e solenne per costoro, che l’atto dell’ entrare in communicazione con le potenze preternaturali fosse preceduto ovvero accompagnato del furore sacro, nel quale si smarrivano le cognizioni umane, e prevalevano le sovrumane, infuse dallo spirito superiore. Questo ci attestano gli storici. Perfino il grave Tito Livio, narrando le scene dei baccanali, descrive il furore sacro dei baccanti: « Viros, velut mente capta, cum iactatione fanatica corporis, vaticinari. » Ci ricorda di avere letto in S. Massimo di Torino, ove egli parla di una strega che vaticinava presso la città, furie somiglianti. I poeti che descrivono il verisimile si esprimono come gli storici. E Lucano ci descrive la maga, dementata dal nume: « Mentemque priorem Expulit, atque hominem toto cibi cedere iussit Pectore. » Il nume sottentra allo spirito umano, precisamente come accadeva al medio Slade, di cui parlammo più sopra, al Capo XI, n. 2. A chi sono ignoti i famosi entusiasmi delle Pitie e delle Sibille, di cui è’ memoria nei classici latini e greci? Lo stesso avviene in seno al paganesimo nostro contemporaneo tutte le volte che occorrono oracoli. Ne troviamo esempii eziandio tra cristiani acattolici come i Montanisti in antico, i Camisardi e i Convulsionarii del secolo scorso, e certe sètte di Metodisti del tempo nostro.
Or bene i medii spiritici ritraggono in sè questo particolare carattere degli oracolanti diabolici. Solo che le smanie furibonde dalla goetia, ossia magia nera, rozza selvaggia ci vengono ora compendiate e rimpulizzite come si addice ad una magia accolta ne’ salotti civili alla frenesia scatenatasi sostituisce lo stato inconsciente, semplicemente il sonno. Il più o il meno non muta la natura della cosa. Così che le antiche pitie o sibille erano medii un po’ primitivi, i nostri medii sono pitie e sibille un po’ digrossate, ma gli uni e gli altri hanno sostanzialmente le proprietà dei teurgi, maghi, fattucchieri, stregoni, in quanto perdono l’uso della propria mente per virtù d’ uno spirito che gl’ investe. Sia pure che i medii non sempre ino per lo inconscio nelle loro funzioni medianiche, è però vero sempre che questo è il modo più, comune ; ed anche dei maghi antichi e moderni presso i gentili non è detto che il furore sacro fosse sempre inevitabile. Sia pure che i medii non abbiano sempre coscienza chiara dell’opera loro, la natura intrinseca del fatto non muta punto, e rimane qual è, essenzialmente magica e diabolica. Il medio insomma, durante l’azione sua propria, è un mago ossesso.
4. Confessioni di spiritisti intorno alla magia. Nè paia strana od eccessiva questa conclusione ché viva viva discende dalle cose predette. Ell’è così evidente, che l’ accettano gli stessi spiritisti più autorevoli. Citavamo poc’ anzi il Gibier grande fautore dello spiritismo, il quale conte medico, riprende severamente i genitori, i quali pericolano la sanità dei loro figliuoli, permettendo che facciano parte del circolo magico, cioè che si porgano a formare la catena nelle esperienze spiritiche. E già prima, tutto che razionalista, egli aveva confessato, che perfino nelle esperienze di semplice ipnotismo, interviene talvolta un elemento straniero, una incognita, una incognita che non si può ben determinare; e narra che il professore Lasègue quando la vedeva mescolarsi nelle sperienze, le faceva subito interrompere, dicendo : Non si sa dove si va. Il che mostra che il dottor Lasègue voleva essere medico, e non mago. Citammo pure il de Guaita, spiritista e occultista di chiara fama tra i suoi, che chiama lo spiritismo pratica della magia cerimoniale. Possiamo aggiungere il Papus, spiritista anch’esso di grido, il quale fu incaricato dal Congresso spiritico internazionale di classificare le varie scuole spiritiche, e confessa, che discorrere degli elementi costitutivi dell’ uomo, giusta la scuola occultista, « sarebbe fare un trattato compito di magia pratica... Lo spiritismo come il magnetismo (animale) formano infatti, secondo gli occultisti, due rami della magia antica, scienza profonda insegnata negli antichi templi, dopo terribili prove dei candidati. »
Queste confessioni abbiamo dai maggiorenti dello spiritismo di ieri e oggi : se risaliamo un po’ addietro, le confessioni dei supremi gerofanti, riescono sempre più esplicite e solenni. Il celebre magnetista Regazzoni, nobile bergamasco, spiritista consummato senza prendere questo nome, riempi la Francia de’ suoi fatti magici e percorse la Russia, la Grecia, la Spagna, la Tunisia seminando di prestigi inauditi i saloni aristocratici e le reggie, Ora il Regazzoni diede un’ accademia privata o saggio del suo potere al signor Des Mousseaux, nel 1856, quando il cattolico scrittore studiava i fenomeni allora un poco nuovi dello spiritismo. Questi vi si recò con due amici serii e gravi, uno dei quali era medico illustre ; e dopo osservati e studiati gli orribili particolari dei fenomeni evidentemente preternaturali, che il magnetista otteneva da un branco di fanciulle magnetizzate, e che durarono più ore, prese in disparte il signor Regazzoni, e lo pressò di dimande, sul modo ond’ egli poteva operare sì inauditi prestigi, e il magnetista, dopo tergiversato alquanto, finì col confessare : « Interviene in tutte queste mie operazioni difficili una piccola invocazione... ma a spiriti benigni. » Checchè sia di questi spiriti, il fatto è che il prestigiatore confessa che gli spiriti, gli porgevano virtù di operare i prestigi. E poiché quei fatti erano, alcuni almeno, turpi e abbominevoli, si può con indubitabile certezza asserire che quegli spiriti non erano punto benigni, sì bene maligni e diabolici, e che quei fenomeni maravigliosi costituivano atti di vera e propria magia diabolica. Che gli agenti estramondani, operatori dei fenomeni spiritici sieno di benigna natura non è solo una scappatoia del famigerato Regazzoni, ma è l’ubbia di tutti gli spiritisti, anche di quelli che confessando i fatti come magici, pure non vorrebbero confessare che la magia loro è diabolica. Ma vi ha tra loro degli spiritisti più intelligenti e più sinceri. Élifas Lévi, per esempio, grida alto: « Si, è esistita ed esiste ancora una magia possente e reale ; sì, tutto ciò che le leggende ne dissero è vero. Solo che qui, contrariamente a ciò che accade d’ ordinario; le esagerazioni popolari non erano solo a fianco della verità, ma sotto la verità. Il diavolo si dona al mago (au magicien), lo stregone (le sorcier) si dona al diavolo. » Élifas Lévi toglie scambio in questo, che pretende avere il mago un potere sul demonio, dove che tanto il dotto mago, quanto il volgare fattucchiere, sono egualmente vili mancipii del maligno spirito. Ma confessa altrove, che la pretesa anima universale del mondo, e tutte le altre forze o potenze o luci soprannaturali, dai maghi antichi e del medio evo, riguardate come agenti della divinazione e della magia, sono la stessa cosa che il fluido magnetico, ossia l’ influsso diabolico. Il che diviene più evidente ancora quando si tratta di fenomeni in cui lo spirito estramondano viene esplicitamente invocato.
Altro testimonio della verità diabolica è il barone Du Potet. Egli, come scienziato alla moderna, fu lungamente incredulo ai fenomeni del magnetismo animale, cui ascriveva a forze naturali. Ma studiandoli attentamente gli cadde, dice egli, la benda dagli occhi, e riconobbe che il sonno sonnambalico e chiaroveggente dei magnetisti era un effetto della potenza magica, e con esso tutti gli altri fenomeni : « È il principio stesso usato, l’ agente certissimamente conosciuto dagli uomini del ato. Quello che voi chiamate fluido nervoso o magnetismo, gli antichi lo appellavano potenza occulta, o dell’anima, ossessione, affatturamento. » Così egli nel suo libro La magie dévoilée, pagina 51. Altrove schernisce amaramente i pretesi fisici e razionalisti, che discredono i fenomeni magici, e con mano pratica e sicura descrive a lungo i fenomeni spiritici, ai quali si era consacrato con un vero furore: è una pagina orribile, ma ricca d’ insegnamenti. « La magia si fonda, dice egli, sopra la esistenza di un mondo misto, collocato fuori di noi, e col quale noi possiamo entrare in relazione, per via di certe pratiche. Che un elemento, incognito nella sua natura, scuota l’uomo e lo contorca, come un terribilissimo uragano torcerebbe una canna che lo scagli lontano, lo percuota in mille parti ad un tempo, senza che l’ uomo possa parare un colpo o ravvisare il nemico; che quest’elemento abbia dei favoriti, e sembri tuttavia ubbidire al mio pensiero, a una voce umana,’ a segni che gli traccio, ecco ciò che la ragione (sciocca dei razionalisti) non può ammettere, ecco ciò che io ho veduto; e, lo affermo con sicurezza, è per me una verità assolutamente dimostrata. Io ho provato le strette della tremenda potenza. Un giorno essendo circondato da un gran numero di persone, quella forza evocata, altri direbbero quel demonio evocato, agitò tutto il mio essere... e il mio corpo, travolto come da un turbine, si senti costretto malgrado la mia volontà ad obbedire e piegarsi. Il legame era posto, il patto consummato : una potenza occulta allora allora m’aveva imprestato il suo concorso, e si era unita alla mia forza personale, e lavami facoltà di vedere la luce: a questo modo ho scoperto la strada della vera magia. Egli è appunto questo l’ambiente in cui l’ anima trova il nemico, ma trova altresì alleanze (affinités) nuove che gli dànno la potenza ! Tutto ciò che si opera a questo modo prende un carattere soprannaturale (cioè preternaturale), ed è tale in realtà (ivi, p. 153). » Così scriveva lo scienziato e famigerato autore nel 1853. Nel Journal poi du magnètisme egli non si perita di riconoscere formalmente che i fenomeni detti magnetici hanno per causa gli spiriti, e tra questi spiriti anche quelli che la Chiesa chiama demonii e diavoli. Vedi i i allegati del Des Mousseaux, coi quali il Du Potet enumera tutti gli elementi della magia, onde germogliano gli alti fenomeni del magnetismo e dello spiritismo: vi è l’ invocazione e
l’evocazione dello spirito ; vi è l’accordo o patto ato tra l’uomo e lo spirito, dando l’uomo se stesso allo spirito, e promettendo lo spirito di concorrere coll’uomo ad operare cose maravigliose; vi è il segno stabilito, cioè parole o segni, alla cui vista lo spirito si è obbligato di prestare il suo concorso: vi è la confessione abbastanza chiara, che questo spirito è diabolico, e che tutto questo lavorio è l’ antica magia, che ora si rinnova nel magnetismo e nello spiritismo. Noi crediamo che molto utile tornerebbe agli scienziati studiare le teorie del Du Potet nei lunghi estratti che delle sue opere ne dànno il Des Mousseaux e il Mirville e la Civiltà Cattolica (anno 1864 e sgg), e altri trattatoci cattolici. Quivi scorgerebbero ad occhio veggente quale sia la causa efficiente dei fenomeni spiritici e specialmente delle materializzazioni, ossia delle fantasime visibili e parlanti, che si lasciano palpare. A tempo del Du Potet simili manifestazioni non erano ancora in voga, ed egli le descrisse quali ora si veggono comunemente, avvertendo che non solo lo sperimentatore, ossia il mago o medio, ma anche gli spettatori le potevano vedere. Come il Du Potet, anche il non men celebre Alfonso Cahagnet ne’ suoi rozzi e voluminosi libri conviene che i fenomeni magnetici, tra’ quali mette la necromanzia, l’ evocazione di ombre, e gli altri proprii dello spiritismo, conviene, dico, che sono opera magica, forse più ampiamente e più chiaramente che il Du Potet. Egli nel suo libro degli Arcanes de la vie future, sul principio del vol. 3°, si gloria di avere preceduto, nei fatti spiritici, le sorelle Fox di America, e di restare il maledetto della Cristianità. Ciò non ostante pretende la magia antica essere come la moderna cioè opera d’un fluido nervoso. Analoga è la fisima degli spiritisti, che confessano bensì lo spiritismo antico essere stato della stessa natura che l’odierno, ma pretendono che il vecchio e il nuovo hanno per agenti precipui gli spiriti buoni, quali li suppone la teorica spiritica. Dopo le cose discorse fin qui ci sembra superfluo rientrare nella questione della bontà o malvagità di questi spiriti. Certo il Du Potet li dichiara per suo conto e per sua propria esperienza, malvagi e diabolici, nel testo ora citato, e altrove ancora, sembra sentirne rimorso, e confessa: « Un istinto secreto; la mia coscienza, mi grida che fo male a toccare tali cose. » Del resto poco importerebbe se qualche spiritista, meno leale del Du Potet, o meno intelligente, si ostinasse a vedere nello spiritismo odierno una magia di buoni spiriti; perché col solo convenire che la odierna magia è la medesima che l’antica, egli si è confutato da sè stesso. Egli avrebbe contro di sè la testimonianza dell’universo genere umano, che in tutti i tempi e in tutti i luoghi, riconobbe nella magia un vero e proprio commercio cogli spiriti malvagi. La
voce del povero protestante spiritico n’andrebbe coperta dalla gran voce dei dotti di tutto il paganesimo antico, civile e barbaro. Basterebbe citare qui i filosofi pagani della scuola alessandrina fieramente nemica dal cristianesimo, i cui celebri corifei parlano dei fenomeni spiritici del loro tempo, e chiamano in generale magia. Sebbene ammettono l’esistenza di dèmoni buoni, a cui attribuiscono presso a poco gli ufficii che la Chiesa attribuisce agli Angeli, pure tutte le opere perverse che sono le magiche, i filosofi alessandrini comunemente le attribuiscono ai dèmoni cattivi. Lo spiritista ostinato a venerare come buone le sue opere magiche sarebbe contradetto dalla voce autorevole del Cristianesimo universale, parlante per bocca dei Concilii, dei SS. Padri, dei Dottori, dei Papi, che dal giorno della Pentecoste insino a noi condannò tutte le magie come abbominevoli commerci diabolici; sarebbe conquiso infine dalla voce stessa di Dio, che nella Bibbia, maledice i maghi, li sentenzia a morte, temporale ed eterna. Rimane dunque dimostrato ad ogni uomo intelligente e leale, che il moderno spiritismo ha della magia antica e diabolica la natura intrinseca, il patto col demonio, i caratteri distintivi, i modi e costumi ordinarii; e che di questo convengono gli antichi savii e i moderni, e gli stessi spiritisti sinceri. E però noi, con conoscenza di causa, e dopo matura riflessione sottoscriviamo alle parole del celebre P. Giovacchino Ventura di Raulica, ex’ generale dell’ Ordine dei Teatini, Consultore della S. C. dei Riti, ed Esaminatore dei Vescovi e del Clero romano.: « Magia, mesmerismo, magnetismo, sonnambulismo, spiritismo, ipnotismo... altro non sono che SATANISMO. » Le quali parole quasi alla lettera aveva già pronunziato un’ ossessa, esorcizzata dal Venerabile Giovanni Viannay, parroco di Ars, come noi leggemmo nella sua vita. Uno degli astanti aveva dimandato al malo spirito : « Chi è che fa girare la tavola? » La risposta fu: « Son io: magnetismo, sonnambulismo, è tutto opera mia. »
Capo XX.
Agenti spiritici che confessano di essere diavoli
Dopo dimostrata la natura demoniaca degli agenti spiritici; dopo esaminate le loro dottrine di carattere evidentemente diabolico; dopo paragonati i fenomeni spiritici a quelli dell’ antica magia, propriamente diabolica, e provato che non se ne distinguono nè nella sostanza, nè nel modo : vogliamo porvi un suggello, e questo sia una scelta delle dichiarazioni degli agenti spiritici, i quali le tante volte, così disponendo Iddio, da sè si manifestarono per quello che sono, con esplicite confessioni. Specialmente quando le dottrine e le esperienze spiritiche erano nuove per l’ Europa, non venne meno la divina Bontà, con salutari avvisi e con minacce contro le pratiche delle Tavole rotanti, le quali a poco a poco divenivano parlanti, anzi loquaci, cori grave pericolo dei fedeli, anche di buona fede. Noi spigoleremo alcuni fatti di quei tempi, e poi risaliremo a mano a mano sino alle cose di ieri e d’oggi.
1. Confessioni indirette. Gli spiriti confessarono spessissimo la loro natura diabolica, imperversando allorché si trovarono in presenza di oggetti di pietà cristiana, appunto come il diavolo alla Croce, e mostrando di essere, come dice un altro proverbio, il diavolo e l’ acqua santa, È notissimo il fatto, raccontato da un testimonio oculare, il signor Bénézet, sindaco di Tolosa, di una signora, replicatamente morsicata sotto i panni da uno spirito, che essa voleva congedare. Ma il fatto che fece risolvere la signora a congedarlo non e egualmente noto. Correvano i primi tempi delle tavole rotanti, e la figliuola, maritata, del signor Bénézet, come tante altre persone dabbene, e scusabili allora, si piaceva d’interrogare un trespolo, e udirne le risposte. Ma che? « Mentre il trespolo era in vena di correre e saltellare, una delle persone presenti, andò a cercare dell’ acqua benedetta, e ne versò sul trespolo. Questo entrò subito in grandi convulsioni, percotendo con collera, e agitandosi vivamente. Finì col rovesciarsi, e sbatacchiare il sedile contro il pavimento, per farne cadere l’ acqua santa. Si
rialzò alla perfine, e l’ uscio del balcone trovandosi aperto, si precipitò fuori, e parve volere saltare per di sopra la strada. » Così il BÉNÉZET, nel suo opuscolo già da noi citato, Des Tables tournantes, Parigi, 1854, pag. 29. Si possono vedere i particolari sul carattere dell’autore Bénézet, prima incredulo, e poi forzato a credere dalla evidenza dei fatti, e altre circostanze memorabili, nel MIRVILLE, Question des Esprits, pag. 90 e seguenti, tutte sommamente istruttive. Circa quel tempo stesso, in cui i dotti studiavano tuttavia la realtà e le cause dei fenomeni spiritici, cominciati dalle tavole parlanti, un sacerdote di chiara fama nella repubblica letteraria, e predicatore insigne, scriveva al cavaliere Des Mousseaux, dotto anch’ esso e acerrimo indagatore di tali fenomeni : « Parigi 3 novembre 1851... Ecco i particolari che voi desiderate. L’ anno scorso... avendo inteso raccontare da uomini serii fenomeni i più straordinaria di tavole parlanti e danzanti, ebbi curiosità di vederli e giudicarne da me stesso. Fui presentato ad una famiglia, in cui due fanciullette possedevano un potere affatto singolare per tale sorta di sperimenti. Eravamo una dozzina di persone, e durante due ore vidi cogli occhi miei le cose più strane. Un grosissimo tavolino da sala si scosse, rispose a tutte le interrogazioni che gli vennero fatte, e ciò con una precisione e una intelligenza da far stupirei Si nominò Satanasso, negò Dio, il paradiso, l’inferno, eccetera.
« Ma ciò che più mi fece senso... fu l’esperienza di uno sgabello. Mi fu impossibile di far restare sullo sgabello un rosario benedetto, che vi misi... Mi posi con due altre persone ad arrestare le convulsioni dello sgabello, giacché erano vere convulsioni; sei volte il rosario fu gettato a terra, e una volta in mezzo al fuoco, distante parecchi i. Tutti i nostri sforzi furono vani, e mi risentii io stesso per assai tempo degli urti toccati allora. Due giorni dopo queste esperienze, avendone tenuto parola ad alcuni amici, ritornai con uno di essi per farlo partecipare alla mia persuasione. Ci trovammo in compagnia d’ un medico protestante. Le stesse cose seguirono e in modo egualmente efficace. Solo che per lo sgabello, invece d’un rosario benedetto, presi un piccolo crocifisso d’argento che porto sempre meco. Ve lo deposi sopra : ma non avevo ben ritirato la mano, che il crocifisso era gettato a terra. Lo rimisi di nuovo, e questa volta il mio amico e il medico protestante presero pei piedi lo sgabello, lo isolarono dal pavimento (credevano allora alcuni ad occulte elettricità), e si opposero di tutte loro forze a’ suoi crolli convulsivi. La lotta durò
alcuni minuti; ma in fine fu forza cedere alla potenza occulta, misteriosa, e malgrado tutta la loro resistenza, il crocifisso fu rigettato, e lo riebbi nelle mani. Lo sgabello essendo stato posato a terra, gli accostai anche una volta il cristo, dicendo: Tu lo hai a baciare questo crocifisso e con quiete. Ma sul punto stesso lo sgabello fuggì dalle mani delle fanciulle, e strisciò sul pavimento alla distanza di più d’un metro. Lo feci riprendere, riaccostai il mio crocifisso, e lo sgabello si rovesciò: tre volte si rinnovò lo stesso fatto. Ecco, signore, dei fatti che io affermo sulla mia coscienza e sul mio onore... L. Chevojon. »
Tutto ciò si può vedere più pienamente nel DES MOUSSEAUX, Maeurs et pratiques des démons et des Esprits visiteurs du Spiritisme ancien et moderne. Nuova ediz. Parigi, 1865, pag. 256 e segg. In una parrocchia pure di Parigi, una signorina diciottenne riusciva mirabilmente da media. Le conversazioni collo spirito si avvicendavano divote assai, e la fanciulla se ne sentiva spinta alle alte vie della perfezione. Ognuno ne godeva maravigliando, anche il padre di lei, che era un medico cristiano. Solo il parroco non ci vedeva chiaro, ma pressato dal dottore capitò una volta in casa, e vide cominciare la seduta spiritica. Lo spirito rispondeva come un asceta, come un santo ; quando il prete, senza che altri vi ponesse mente, fece cadere sul tavolino che serviva alle esperienze un rosario benedetto. Fu un fulmine. La media diede un urlo spaventoso, si sfigurò nel sembiante le si gonfiò il petto, gli occhi le schizzavano dalle occhiaie, gridava e singhiozzava con un convulso che pareva epilessia; e infine si sentì serrare la gola per modo, che tutti costernati temettero un disastro. Fu portata in altra stanza per soccorrerla. Venti minuti durò il parossismo, che il medico non dubitò di attribuire al rosario. È inutile dire che lo spiritismo fu screditato per sempre in quella onorata famiglia. Così il MIRVILLE, Question des Esprits, pag. 96-97. Di che si vede che anche gli spiriti divoti sono assolutamente come tutti gli altri, pessimi e diabolici, ancora che certi sempliciani si sdilinquiscano di tenerezza a udire i loro sermoni di pietà artificiosa.
2. Conversazioni con ispiriti confessi, istruttive. Il che appare vie più manifesto
in un altro fatto, pur riferito dal Mirville, e che noi compendiamo, per ricavarne in breve il midollo dei suoi utilissimi insegnamenti. Avveniva a Rauzan, nella Gironda, in Francia, ed era il 1853, quando tutta l’ Europa maravigliava dello spiritismo americano. Il Visconte di Meslon, unitosi a due giovani suoi amici e ad una religiosa signora di ventitrè anni, tentò le esperienze. La tavola si mosse, parlò, rispose verità e bugie e bestemmie. Credettero bene di sospendere le conversazioni spiritiche: ma qualche persona di casa le ripigliò più tardi valendosi di un trespolo del salotto. Anche questo si mosse, rispose, e si disse l’anima di un fratello del Visconte, morto ott’anni innanzi, santamente. Il Visconte ne fu tocco profondamente, ma siccome le scene spiritiche d’altre volte l’avevano insospettito, usò tutti i mezzi che seppe affine di accertarsi che lo spirito fosse veramente quell’ anima santa che si diceva. Lo scongiurarono in nome di Dio vivo di dire la verità, posero sul trespolo medaglie, crocifissi, rosarii, e lo spirito gradiva tutto. Parlava anzi da sè stesso di cose sante, raccomandava la preghiera, esortava all’amore di Dio e alla divozione della Vergine Maria. Ormai non ispirava più nessun timore, e la famiglia tutta, specie la madre, vi tornavano assiduamente e perfino più volte in un giorno stesso a consultare il trespolo. Il parroco del luogo, uomo colto e discreto, non ci vedeva male (erano i primi tempi delle tavole parlanti) e interveniva talvolta alle sedute, ma raccomandava la prudenza, perché, diceva egli, Satana talvolta si trasfigura in angelo di luce. Ed era bene il caso. Una sera una cugina del Visconte, dotata di grande attitudine elettrica, dice la relazione, si pose a sollecitare un tavolello da lavoro. Questo pure si mosse, parlò e raccomandò che si diffidasse del trespolo del salotto, in cui dominava uno spirito malvagio. Fece gran senso questa accusa d’uno spirito contro un altro spirito. Ma lo spirito del trespolo accusato si difese, riaffermò che era sempre la stessa creatura buona, e non doversi dar retta all’ invidioso spirito del tavolino. Di più, messo a confronto gli comandò in nome di Dio vivo, di confessare la propria malvagità, e il livore che lo divorava alla vista del bene,che egli faceva alla famiglia. Lo spirito accusatore, dopo molto dibattersi, parve sopraffatto e confessò di essere un demonio. Ognuno può pensare quanto crescesse la fiducia di tutti verso lo spirito parlante nel trespolo e che si dava per l’ anima del piissimo fratello defunto, e veramente parlava come un’anima di Dio. Ma ecco un disinganno inaspettato.
« Una domenica al giorno, dice il Visconte di Meslon, mia madre e una mia zia
avendo interrogato il trespolo, questo che quasi sempre parlava senza neppure interrogarlo, si rifiutò a rispondere. Insistendo le signore vivamente per avere una parola, si levò su con impazienza e disse queste precise parole: — Sono seccato di ripetervi sempre delle parole melate, che io non penso, e di esprimervi dei sentimenti affettuosi, mentre io non ho per voi altro che sentimenti di odio. — Ma tu dunque non sei colui che pretendevi di essere, gli dicemmo noi tutti stupefatti. — R. — No. — Allora, chi sei tu? — R. — Lo spirito del male. — Qual è lo scopo dell’ indegna commedia che tu rappresenti da sì lungo tempo con noi? — R. — Cercare d’ inspirarvi confidenza per meglio ingannarvi in seguito. — Ma non pativi tu, essendo costretto di parlarci di Dio, della Vergine e dei Santi, e sopra tutto quando si posava sul trespolo un crocifisso, delle medaglie benedette, una corona, e via via? — R. — Pativo, sì; ma dissimulavo il patire nella speranza di arrivare più tardi a ingannarvi. — Tu ci odii adunque? — R. — Si, perché voi siete cristiani. Poi lo spiritosi congedò da noi con queste parole: — Iddio mi forza a parlare così. L’ inferno mi richiama. Addio. »
Tutto questo racconto è nel MIRVILLE, 1. c. pag. 97 e sgg., ove, si cita per intero il testo della relazione sottoscritta del visconte L. di Meslon. E non sembri strano tutto questo congegno complicato di frodi. Noi ne sappiamo delle complicatissime, accadute recentemente, e che avrebbero ingannato ogni più accorto uomo, tanto erano diabolicamente intessute all’uopo di sedurre. E mentre scriviamo queste righe, un altro caso ci viene a conoscenza, di buone donne impacciatesi di spiritismo, e con iscaltrissimi raggiri ingannate dallo spirito parlante. Non vi è altra via di sottrarsi a tali serpentine seduzioni, che il disdir recisamente ogni qualsiasi relazione profana con spiriti, con anime, con morti, e attenerci a pregare i santi angeli di Dio, e suffragare i defunti, al modo insegnato nel catechismo. Così c’ impone la Bibbia, così la Chiesa. Un altro caso, pure sommamente istruttivo, narra in seguito lo stesso Autore,
caso avvenuto nei primordii dello spiritismo. Il Mirville ebbelo dal barone di N., che fu il soggetto del fatto. Costui alto ufficiale di Governo, vanta vasi ancora di una incredulità ai dommi cristiani, assoluta e a tutta prova. Ma le tavole giranti e parlanti gli fecero, a mal suo grado, intravvedere lo spirito diabolico, e dalla credenza di Satana, fu forzato di are al terrore della giustizia di Dio. Così racconta egli le sue conversazioni cogli spiriti cui evocava : « Sapete voi, dicevo io agli spiriti, che voi lavorate a vostro danno? Non capite, che voi finirete col condurmi diritto al confessionale? — R. — No, no, risposero gli spiriti. Ma sì — R. — No, io saprò bene impedirti. Come farete? — R. — Lo vedrai.
« Il fatto fu che io portai la vittoria, e feci quello appunto (la confessione), che tanto mi ripugnava. Ma da quel giorno la loro vendetta fu atroce: io divenni come la loro tavola (tavola invasata e parlante) ; s’impossessarono di me, e l’ identificazione fu compita (parola perdonabile a uno scrittore non teologo). Io non pensavo più da me stesso; non ero più io quello che parlava in me; soffrivo tutti i tormenti dell’inferno, e a rigore della parola ero pazzo, o piuttosto ossesso. Estrema era la mia disperazione, e non so che avvenuto sarebbe, senza la grande e prudente virtù di un Direttore che mi ero cercato. Grazie a lui, alla pace, all’obbedienza, ad un raddoppiare di preghiere e di fiducia in Dio, l’ossessione disparve; e l’ultimo dei miei crudeli ospiti, nel lasciarmi, mi disse : — Tu hai vinto : ma noi ti ritroveremo sul tuo letto di morte, e là siamo onnipotenti. — D’allora in poi, malgrado questa minaccia, io mi riguardo come salvato, e mi sento il più felice degli uomini. Tuttavia un giorno volli ancora tentare di ricavare da loro qualche verità, e forse qualche bene. Dimandai loro : — Dateci qualche idea della bontà di Dio. R. — Come dartela, poiché è infinita? — Ell’ è infinita, e pure ti fa soffrire, infelice? — R. — Crudelmente. — E per sempre? — R.— Per sempre... — Ma se tu sei miserabile come sembri, e Dio è buono come tu dici, se tu cercassi di placarlo... chi sa? — R. — Tu proponi una cosa assolutamente
impossibile. — Perché ? — R. — Egli non potrebbe perdonarmi, perché io non voglio perdono. — E se egli vi proponesse di annientarvi interamente; accettereste? Dopo qualche esitanza, rispose uno degli spiriti : — Sì, accetterei, perché l’ essere è il solo bene che io tengo ancora da lui, e annientato non gli sarei più debitore di nulla. L’ altro spirito : — No, io non accetterei, perché non avrei più la soddisfazione di odiarlo. — Tu l’odii adunque fieramente? — R. Se l’odio!... Pensa che il mio nome è Odio: io odio tutto, odio perfino me stesso. »
3. Alcuni fatti caratteristici e dimostrativi. Ci sarebbe facile moltiplicare fatti somiglianti, perché sul primo diffondersi dello spiritismo in Europa, gli avvisi del cielo a disinganno dei fedeli di buona fede ripetevansi spesso, specialmente in Francia, dove il furore delle tavole parlanti occupava anche i migliori. Ma non mancarono altrove, e non mancano oggidì, sebbene ormai possano sembrar superflui, dopo tante esperienze, e soprattutto dopo che la Chiesa ha novamente e chiaramente condannato le evocazioni dei morti, come superstizioni diaboliche. Anche recentemente (crediamo nel 1890) a Vicenza, si tenevano delle sedute spiritiche per divertimento. Una signora vi condusse a buona fede un suo bambino di otto in nove anni. Messo su nella sala il deschetto col martellino girante, e formata dagli astanti la catena, cominciò il martello a muoversi e picchiare sulle lettere dell’ alfabeto per rendere la risposta. Il bambino ne provò un’ impressione di stupore pauroso, e senz’altro, si fece il segno della croce. Bastò questo, perché il martello rimanesse come inchiodato : e per quella sera non si potè ottenere dalla tavoletta psicografica altro segno di vita. Questo ci raccontava, non ha molto, un amico intelligente e colto, il quale di là veniva a Roma. Ben più grave e solenne fu ciò che avveniva alcuni anni prima, nella città di C... in Italia, nel palazzo del Senatore B... Era noto in città che quivi si tenevano adunanze spiritiche; ma non tutti conoscevano il male di quelle assemblee. Un
venerando vecchio e colto gentiluomo, il conte C. P. vi si lasciò condurre dagli amici, e vi trovò preparata la seduta. Prima che si dèsse principio, il presidente, o medio che fosse, avvertì seriamente la numerosa assemblea, che nessuno dovesse tenere seco rosarii, immagini sacre, o altri oggetti di divozione, altrimenti gli esperimenti non riuscirebbero bene. Nessuno parlò, nè si mosse. Si cominciarono le evocazioni degli spiriti. Ed ecco, invece delle solite risposte, rumori, tafferuglio di mobili che si battevano tra loro, e quello che più mise spavento, spente le candele ondeggiava il pavimento della sala come nave in fortuna. Il terrore fu grande, temevano gli astanti di rimanere sotto le ruine d’un vero tremuoto. Il presidente, indignato, gridò: — Dunque ci è qualcuno che ha mancato... Vi sono delle corone! — Il vecchio conte si rizzò, e rispose: — Si, ci è qualcuno che ha la corona ; sono io. Non pensavo d’ essere capitato in una casa di diavoli : ma è l’ultima volta. — E uscì di quella sala altamente lagnandosi del tranello; raccontò a tutti l’ avvenuto ; e ne fu un gran dire in tutto la città. Tutto questo noi sappiamo da amichevoli communicazioni, da fonti autorevoli e fededegne, e potremmo nominare i testimoni. Ma facciamo un o della nostra dimostrazione storica. Non solo il demonio, così volendo Iddio, si tradì spesso, confessando il suo intervento nei fenomeni spiritici, ma più volte si manifestò con atti evidentemente diabolici, chiedendo a cagion d’ esempio, a chi si mescolava di tali pratiche, di rinnegare la fede, di darsi a lui, e somiglianti. Così fu sul principio delle novità spiritiche, e così è al presente. In questi ultimissimi anni, un nostro amico, degnissimo padrefamiglia, sedotto con fine malizia a consultare certi spiriti che sembravano e che si dicevano buoni, non tardò, poiché era ottimo cristiano e in buona fede, non tardò a riconoscere la malvagità diabolica de’ supposti spiriti divoti. Li discacciò adunque energicamente ; ma lo spirito scellerato (si nominava da sè Allan Kardec) ; minacciollo di terribile vendetta, e per giunta gli disse: — Un’ altra volta, se vorrai chiamarmi, dovrai prima rinnegare Iddio. — Tutto questo noi sapemmo dall’amico nostro. Quasi nello stesso tempo si tenevano riunioni spiritiche in una città d’Italia assai distante da Roma. V’intervenivano giovanotti studenti dell’università, più scapati che cattivi, e consultavano la tavoletta divinatoria, per giuoco, sopra qualunque fantasia loro frullasse in mente. Un giorno parve che lo spirito si mostrasse restìo a rispondere, ma alla fine gli dimandarono : — Chi sei? — Giuda Iscariote; fu la risposta.
— O che non hai nulla da dimandarci? — Datemi l’ anima. — Di questo noi venimmo in cognizione da un compagno di quei giovani. Sembrerebbe che non potesse il demonio più chiaramente manifestarsi : e pure ad un dottore medico, fece una proposta anche più chiara ancora. Una matita che scriveva da sè stessa, gli scrisse queste precise parole: « Se tu vuoi donarti a me anima, spirito e corpo, io appagherò tutti i tuoi desiderii, anche quello che più ti stà a cuore in questo momento. Se tu vi consenti, scrivi il tuo nome sotto il mio, e tutto sarà finito. » Sulla carta lo spirito si segnava Gielf... Il medico, esterrefatto, non osò sottoscriversi. Così racconta il MIRVILLE, Question des Esprits, pag. 84, in nota. E chiama il dottore « Un dotto medico nostro amico. » Il che ci fa credere che egli avesse il fatto dalla bocca di lui stesso. Ecco il patto esplicito, e scritto per giunta e segnato da ambi i contraenti, uomo e demonio. E questo ci viene narrato da uomini oltremodo seni; un dottore medico e un grave, scrittore, stimatissimo. Ad altri lo spirito infernale tra le esperienze chiedeva non una scritta, ma semplicemente una obbligazione (un engagement) a voce ; a certe signore dabbene voleva imporre il proprio dominio: Io sono la forza, voglio dominarvi. In fondo è sempre lo stesso, il demonio chiede a’ giorni nostri il patto, come sempre ha usato, egli vuole legare in qualunque modo gli venga fatto le persone che s’ impacciano di spiritismo, e a questa sola condizione dispensa i suoi funestissimi favori.
4. Celebri esperimenti di F. de Saulcy. Al quale proposito non possiamo are sotto silenzio le dichiarazioni di un insigne scienziato, socio dell’ Istituto di Francia, il quale, incredulo ai fatti dello spiritismo, si sentì alfine impotente a negare i fenomeni che gli si produssero nelle sue proprie esperienze. Vide una grossa tavola nella sua sala da pranzo levarsi sul pavimento a un semplice toccarla col dito, e la vide rovesciare tre uomini robusti che la volevano trattenere, e spezzarsi ebbe varie e lunghe prove della malvagità crudele dello spirito che si porgeva alle sue sperienze; prove della sua impudenza in mentire e schernire poi per giunta l’Accademico, il quale si era lasciato ingannare; ebbe prove della sua lubricità, nelle oscene parole che quello proferiva. Ebbe prove della sua empietà contro Dio, disegnando esso dei triangoli, quali suole la pittura cristiana, dipingerli in capo al Padre Eterno, ma rovesciati quali li usa la frammassoneria, e lavali come simbolo suo proprio, con queste parole: — Io sono Dio a rovescio ; je suis Dieu à l’envers. — Ma questo preteso Dio dava anche prova di viltà, scrivendo per ordine del Saulcy : « Io sono un cane. »
Diede prove infine della brama diabolica d’impossessarsi di esso, proponendogli spesso di legarsi con lui: — Vuoi tu?... Vuoi tu legarti? Veux-tu?... Veux-tu t’engager? — Tutto questo raccontò il signor de Saulcy in una relazione fatta stendere dal suo figlio, e compagno di esperimenti, come si può vedere nel MIRVILLE, Questions des esprits, pag: 80 e segg., e in una lettera che lasciò stampare in fronte alla grande opera del Mirville stesso di sei grossi volumi in 8°, col titolo : Des Esprits. Del Saulcy rimase memorabile un interrogatorio ad uno spirito, che si nominò da se Giuda Scariotto. È cosa sommamente autentica, perché lo tesso Accademico sperimentatore lo scrisse e lo consegnò al Cavaliere Des Mousseaux, perché lo pubblicasse. Ma noi per la sua prolissità, siamo costretti di citarne solo una parte. — Come ti chiami? interroga il de Saulcy. — Giuda d’Iscara, risponde lo spirito evocato. — Ove sei tu? — R. — Inferno. — Tu puoi dunque uscire? — R. — No. — Vi stai in tutto o in parte? — R. — In tutto. — Soffri? — R. — Sì. — Sei tu che hai tradito Gesù Cristo? — R. — Sì. — Perché? — R. — Belzebù (intendi, mi ci spinse). — Come mai? — R. — Danaro... — Gesù Cristo pregò egli sotto gli ulivi? — R. — Sì. — Dobbiamo noi credere al cristianesimo e obbedire a Gesù Cristo? — R. — Sì. — Gesù Cristo è più forte di te? Sei tu forzato di obbedirgli? — R. — Sì. — Sei tu un bugiardo? — R. — Sì. — Una canaglia? — R. — Sì. — Un tre volte scellerato? — R. — Sì.
— Sei tu obbligato di obbedire a noi? — R. — Sì. — Verrai tu quando noi ti chiameremo? — R. — Sì. — Vattene. — Ciò accadeva il 24 luglio 1853; quando si dubitava ancora, eziandio da alcuni dotti, della propria causa dello spiritismo. E forse il de Saulcy s’ immaginò di discorrere in realtà coll’anima di Giuda. Vero è che le manifestazioni di anime dannate si contano rarissime come appunto i miracoli, e in ciò il dabben Accademico sarebbe stato illuso. Il demonio parlava in nome di Giuda, forzato da Dio, forse in riguardo della buona fede dell’interrogante e della sua retta intenzione. Questi infatti, dopo alcuni mesi d’indagini e di esperienze, la ruppe collo spiritismo, e di poi sconsigliava sempre i suoi conoscenti del tentare simili studii. Di che si vegga il MIRVILLE, luogo poc’ anzi citato, e il DES MOUSSEAUX, La Magie au dix-neuvième siècle, pag. 171-172.
5. Conversazioni spiritiche di alcuni sacerdoti. Il Des Mousseaux assistette in persona ad alcune sedute, nelle quali quattro sacerdoti, un ingegnere e più altre persone dabbene tentarono molto seriamente di conoscere il fondo dei fenomeni spiritici. E noi crediamo fermamente che quei sacerdoti erano a ciò delegati dal loro vescovo, per mettere un poco di luce nella nuova e incerta questione dello spiritismo nascente, e ciò ad istruzione del clero e del popolo. Il dotto Des Mousseaux teneva alla mano carta e matita, come un segretario incaricato di stendere poi il processo verbale. Noi non potendo riferire per intero ciò che egli ne racconto, spigoliamo solo alcune dimande e risposte, alle quali lo spirito fu evidentemente costretto di rispondere, come per secreta virtù di esorcismo e, pure mentendo e contradicendosi sovente, confessare alcune verità. — Sei tu spirito? — R. — Sì. — Spirito maligno? — R. — Si. — Dì’ il tuo nome. — La tavola non si muove. In una seduta precedente lo spirito si era chiamato Diavolo.
— Sei tu un demonio? — R. — Si. — Di quale ordine? — La tavola non si muove. — Ove eri tu poco fa, quando lo spirito si diceva abitatore dell’ aria ? — R. — Infimo.. — Vuoi dire i luoghi inferiori ? — R. — Si. — Nell’inferno ? — R. — Si. — Patisci tu? — Due fortissimi colpi rispondono: — Si. — Non hai tu mai abitato la terra? Tu non sei stato sempre spirito? — R. — Sempre spirito. — Mentivi tu quando ti chiamavi Rabba? — R. — Si. (allude ad una consulta precedente). — Ti costa pena il con fessarti bugiardo? — R. — Si. — È forse il potere sacerdotale quello che ti sforza a rispondere? — R. — Si. — La lotta che ora comincia (lo spiritimo), è essa propriamente quella dell’Anticristo ? — R. — Si. — (Può essere, certamente: ma niuno ha dovere di credere alla affermazione del diavolo). — Esiste un inferno eterno, come dicono i cristiani? — Un gran colpo risponde: — No. — Il Cristo è dunque il Figliuolo di Dio? — Un altro grande colpo risponde ancora : — No. — Il Cristo è dunque un uomo come noi? — La tavola resta ferma. In una seduta di sera, più importante ancora, gli autorevoli interrogatori imposero allo spirito di disdire queste ultime parole blasfeme, come vedremo. La tavola, di nuovo interrogata si levò su poggiata su due soli piedi. Le si domanda: — Vi è uno spirito presente nella tavola? — R. — Si. — Come ti chiami? — La tavola resta immobile.
— Ti presenti tu per forza della evocazione? — R. — Si. — Donde vieni? — Dall’ inferno. — Soffri? — La tavola con energia e lentezza batte il Si. Qui gli astanti comandano alcuni movimenti, e fenomeni innaturali, e la tavola obbedisce a puntino. Ricominciano le interrogazioni. — Ami tu il Cristo? — R. — No, — E la Santa Vergine? — R. — No. — Ci vieni tu per nostro bene o per nostro male? — R. — Male. — Il tuo capo è Lucifero? — R. — Sì. — Sei tu sottoposto al Cristo? — R. — Sì. — Sei tu eterno! — R. — Sì. I demonii sono immortali, ma non eterni, secondo la filosofia cristiana, ma lo spirito aveva capito che t’ interrogatore per eterno intendeva immortale, come apparirà poco dopo. — Dopo quanti secoli cesserai di esistere? Batti un colpo per secolo. — La tavola comincia a battere e non cessa più. La fermano al trentacinquesimo colpo. — Tu menti? — R. — Si. — Il Cristo è figliuolo di Dio? — R. — No. — Ti comando di dire se in realtà tu lo riconosci. — R. — Sì. — Il Padre, il Figliuolo, e lo Spirito Santo sono tre? — R. — Uno. — Una delle tre Persone si è fatta uomo. — R. — Sì. — Quale? — R. — Il Figliuolo. — Riconosci tu la sua presenza reale nell’ Eucaristia? — Sì.
— Riconosci tu l’ eternità delle pene dell’inferno? —R. — Sì. — Tu mentivi adunque dicendoci che non eri eterno? —R. — Sì. A questo sì doloroso, per poco la tavola animata non si rovesciò. Pareva che questo moto le dèsse una fisionomia, un che di spaventoso. L’ arciprete, che secondo crediamo noi, era là per ordine del suo vescovo, fece ancora altre dimande ed ottenne altre confessioni. Tra le altre lo spirito affermò che realmente si tengono a tempi nostri dagli striazzi (sabbats), ossia delle congreghe d’ uomini e demonii, cosa che noi già sappiamo senza che l’ affermi novamente il diavolo. Se ne scoprirono molti casi, dimostrati con processi pubblici, tra i protestanti in Isvezia, e corsero pei giornali di tutta Europa, nel 1858; ai quali casi noi ne potremmo aggiungere di altri paesi e del nostro tempo. I sacerdoti inoltre fecero confessare allo spirito malvagio l’odio intenso che egli professa contro l’ umana natura, e che per odio al medio stesso lo animava col suo spirito, e che del resto non era necessario il medio, potendo l’evocazione farsi anche da una persona sola, e che uno scapolare o una divozione benedetta era come uno scudo di protezione contro di lui. A noi sembra che quei sacerdoti dabbene, i quali fecero queste esperienze, scusabili in quel tempo, avrebbero dovuto riconoscere fin dalle prime sedute che gli spiriti rispondenti erano diabolici, e che a ministri della Chiesa sarebbe convenuto essere alquanto più sbrigativi nelle loro conversazioni, come appunto raccomanda il Rituale romano agli esorcisti, e non proporre questioni al demonio fuori delle rigorosamente necessarie allo scopo di accertarsi della natura e dell’ indole degli agenti spiritici. Ad ogni modo l’ arciprete in fine comandò allo spirito parlante di tacere e partire, due ordini che lo spirito non eseguì troppo prestamente. Tutta questa scena d’ investigazione, diremmo così, giudiziaria, accadeva nel 1851. Il Des Mousseaux, che, come dicemmo, v’ intervenne di persona, la riporta più ampiamente nel libro, Maeurs et pratiques des démons, Parigi, 1865, pag. 245-256.
6. Altri casi recenti e memorabili. — Ciò che è degno di osservazione si è che siffatti salutari avvisi Iddio non li lasciò mancare sia ai particolari sia al pubblico, e talvolta a chi meno li cercava. Il dottor Gibier, razionalista, ma grande ammiratore dello spiritismo, narra come si trovò presente’ ad una evocazione, e che si senti dire da uno spirito parlante da una tavola, sè essere
Satanasso ; e sebbene poi lo spirito cercò di abbuiare la confessione, ghiribizzando che esso era il Satana di Victor Hugo, tuttavia aveva detto abbastanza, se il dottore avesse voluto farci su qualche riflessione da uomo razionale e non da razionalista, Tutto ciò avveniva, non nei principii dello spiritismo, si bene nel tempo nostro, e si può leggere nel GIBIER, Spiritisme, Parigi, 1891, pag, 316. Dei primordii invece dello spiritismo, era ciò che ci raccontava una dama, di rettissima pietà ed esemplare, accaduto a lei stessa nella sua giovinezza. Lo spiritismo erari allora già emancipato dalle tavole rotanti ed era entrato nello stadio della scrittura diretta, che fece una rivoluzione nelle pratiche spiritiche. E la scrittura diretta cominciò, se crediamo ad Allan Kardec, per rivelazione di uno spirito che suggerì l’ uso del paniere e della matita, il 10 giugno 1853. Di queste si parlava molto, e la buona giovinetta, curiosa come tutte le figliuole di Adamo, volle sapere e vedere di per sè che ci fosse di vero. Un giorno che la governante era fuori di casa, ella prese un paniere, vi stese per entro un foglio di carta e vi soprappose una matita, e coperse il paniere. Era il mode corrente allora di consultare gli spiriti. Non restava altro che interrogare lo spirito, e leggere poi la risposta scritta sulla carta. Ma in sul proferire la prima parola, la pia fanciulla, forse dal suo Angelo Custode, fu punta di scrupolo : — E se fosse uno spirito cattivo?... Basta, mi informerò prima. — Dimandò : — Chi sei ? — E toste udì lo scricchiolare della matita sulla carta. Scopre il paniere, legge : — Satan — È inutile aggiungere, che quell’ angioletta di Dio (chè tale era) non pensò più nè allora nè poi a consultare gli spiriti. Abbiamo conosciuto un grave e dotto professore di teologia, il gesuita P. Gamard, il quale, sui primi tempi, non sapeva dare credenza ai fatti spiritici di cui tutti parlavano. Alla fine pressato dagli amici si lasciò condurre ad una seduta di tavole rotanti. Osservati i fenomeni, vide tosto, coll’intuito del dottore teologo, che non potevano attribuirsi nè a destrezza di giocoliere, nè ad altre cause naturali’, e detto fatto, interroga coll’ autorità di sacerdote, il fanciullo o medio, che faceva girare la tavola: — Chi è che fa girare — Il povero fanciullo rispose : — Il diavolo... E vedo una mano nera che vuole afferrarmi. — E fuggi, impaurito, dalla stanza. Più conosciuto è il nome del P. Antonio Bresciani. Viaggiando egli in carrozza con alcuni signori, si avvide che uno della brigata magnetizzava un fanciullo e non seppe trattenersi dall’ammonire il magnetizzatore del male che in questo commetteva. — O che male? rispose egli: io lo magnetizzo perché stia buono nel
viaggio. Che male ci è? Ora lo vedrete che male ci è. — E dimandò al fanciullo, o piuttosto allo spirito, che egli suppose (giustamente !) operasse nel fanciullo magnetizzato : Perché fate cotesti giuochi? — Per levar fede ai miracoli di Gesù Cristo. — Tale fu la risposta, che era impossibile fosse immaginata dal bimbo. Ciò raccontava il P. Bresciani ai suoi colleghi della Civiltà Cattolica. Ci ricorda di avere letto una simile risposta data da un fanciullo magnetizzato, ma in altre circostanze. La riferisce HIPPOLYTE BLANC, nel suo Merveilleux dans le magnétisme, Parigi, 1865, pag. 233. Più recente, anzi di questi ultimi anni, circa il 1890, è ciò che ci riferiva un signor S... Padre di famiglia colto ed onoratissimo. Fermatosi alcuni giorni per suoi affari in una città protestante, ebbe occasione di vedere che nell’albergo si consultavano gli spiriti, facendo da media una giovane dell’albergo. Gli venne vaghezza di ottenere un consulto sopra una malattia che affliggeva sua moglie. Tuttavia, non vedendo chiaro se fosse cosa lecita, chiese il parere di un tale che, per suo stato, avrebbe dovuto sapere consigliarlo cristianamente e questi invece gli rispose che, in quel paese tali consulte essendo comuni, poteva ben egli contentare il suo desiderio senza scandalo. Il dabben signor S... adunque consultò la tavoletta parlante. Era questa mobile sopra rotelle, ed in un foro del mezzo era collocata una matita, che scivolando sopra il foglio sottoposto lasciava scritte le risposte. Alla prima consulta gli fu detto dallo spirito quale fosse il male della moglie e quale il rimedio. Ma egli vi tornò il di seguente, e lo spirito disse altra malattia e altra medicina. Il S... fece osservare allo spirito la contraddizione dei due responsi, e un po’ alla romagnola, disse: — O tu o io siamo smemorati. — Lo smemorato sei tu, scrisse la tavoletta. Si venne a dure parole e ad ingiurie : tanto che una signora presente fece osservare al signore romagnolo la sconvenienza di trattare a quel modo uno spirito, con pericolo che questi, indispettito, non rispondesse più nè a lui ne ad altri. Infatti lo spirito scrisse, colla solita albagia degli spiriti cosiffatti, che egli era lo spirito più sapiente che esistesse, e che tra lui e Dio era egli il più nobile ; e ad un ripicco acerbo del S... balzò via dalla tavola sino ad un punto lontano
della stanza. Il S... senza troppo scomporsi rivolgendosi alla media, osservò che il parlare dello spirito era un bestemmiare da diavolo. E ne convenne la ragazza, la quale raccontò che a lei lo spirito aveva detto apertamente sè essere Satanasso. Più diabolicamente e più sfacciatamente si comportava uno spirito famigliare in una famiglia (e lo sappiamo di buon luogo, e potremmo dire il nome delle persone), ove si raunavano talvolta i giovani a giocare agli spiriti. Erano tutti di buona fede e di sentimenti religiosi, ma, come accade tra i giovani, leggieri più che un poco, e amanti di sollazzare. Posti intorno ad una tavoletta divinatoria, dimandavano risposte da rallegrare la brigata. Una volta chiesero allo spirito, che picchiava qual fosse il suo nome. — Ne ho tanti dei nomi ! rispose la tavoletta. — Dicceli tutti. La tavoletta cominciò a scrivere: Satanasso, Lucìfero, Belzebù, Asmodeo... — Non ne hai altri dimandarono i giovani, che che presero la cosa in chiasso. — Sì, rispose lo spirito, ne ho anche un altro : ma questo lo dico solo alle signorine. I giovanotti, più imprudenti che mai, si ritrassero in una stanza attigua e lasciarono sole le fanciulle. In realtà per queste lo spirito riserbava alcune poche parole, e le scrisse. Le lessero le fanciulle, ma, secondo noi, non capirono l’ intento diabolico di quelle misteriose parole e seducenti. E fu una provvidenza di Dio. Noi invece, istruiti dalla storia dei tranelli degli spiriti immondi, giudicammo, quando ci furono riferite, che esse erano un primo amo gittato a quelle povere innocenti e attissimo a trarle in un baratro di iniquità donde a gran pena si risorge. E tutto ciò è di questi ultimi anni. Mentre scrivevamo queste parole, eccoci una lettera da una grossa terra dell’Alta Italia, ove imperversava lo spiritismo seminatovi da una pettegola di maestra ed ecco che cosa vi leggiamo : « Io ho fatto domandare allo spirito (e tale dimanda noi non lodiamo), per mezzo di una persona seria, se vi sia una vita futura; ed ha risposto di si: se vi sia felicità ed infelicità; ed ha risposto di si : se egli stà nella felicità o nella infelicità; ed ha risposto: Nella infelicità. Ha aggiunto di più che egli brama il male. Ed interrogato ultimamente come si chiami fra noi, ha risposto: Diavolo; ma ciò dopo molta pausa, e facendo scricchiolare la tavola,
come se fosse oppressa da un gran peso. Questo e bastato perché tutti i presenti fuggissero; ed ora almeno i cristiani se ne astengono con orrore. » Questa lettera è del maggio 1893. E potrebbe bastare non solo ai terrazzani di S:, ma ad ogni altro cristiano onesto. Tuttavia vogliamo porre termine alle confessioni degli spiriti diabolici con un fatto non recentissimo, e molto semplice, ma in singolar modo concludente, per ragione delle persone che v’intervennero. Lo narra il gesuita P. SAVERIO PAILLOUX, nel suo libro popolare: Le Magnétisme, le Spiritisme, et la Possession. Parigi, 1865, a pag. 435: il fatto era pubblico, e corse anche sui giornali. « Monsignor Vescovo di Rennes aveva creduto bene di intraprendere per suo studio personale (ed anche per bene de’ suoi diocesani, crediamo noi) delle esperienze sulle tavole (rotanti e parlanti). Ed ecco per quale avvenimento sua Eccellenza vi rinunziò. Il Vescovo, i suoi vicarii generali, i suoi canonici, riuniti nell’episcopio, interrogavano una tavola intorno alla sorte e i patimenti di un giovane e animoso missionario, recentemente martirizzato nella China. Il vescovo teneva sopra di sè, come reliquia, un pezzetto della camicia insanguinata di quel generoso soldato della fede. Fu influsso di questa reliquia? Nol sappiamo. Il fatto fu che la tavola si pose a raccontare in sua favella (di colpi convenuti per alfabeto), e con una fedeltà stupenda, tutta la storia delle angosce e delle torture del coraggioso missionario, tutte le circostanze, che gli astanti benissimo conoscevano. Il Vescovo per parte sua ne fu sì colpito, che interrompendo la conversazione dello spirito parlante nella tavola, gridò a voce alta : — Per sapere tutto cotesto, è d’uopo tu sii il demonio. E bene, se tu sei il demonio, io ti scongiuro per Iddio onnipotente, per Gesù Cristo crocifisso, ti obbligo e ti comando d’ infrangerti a’ miei piedi.— Detto, fatto : la tavola spicca un grandissimo salto e ricadendo obliquamente viene a infrangere due de’ suoi piedi, ai piedi di Monsignore di Rennes ! » Questo fatto, anche solo, basterebbe, per tutte le ragioni e circostanze sue, ad una piéna dimostrazione della natura diabolica degli agenti spiritici. Per uomini seni, che cercano lealmente la verità, cadrebbero per questo fatto solo tutte le vane ipotesi, inventate in buona o mala fede, per tergiversare contro questa verità. Come dubitare della realtà dei fatti spiritici, quando un Vescovo in pieno consesso di uomini gravissimi ne ha tale ripruova palpabile ed evidente? Come ostinarsi nelle vane supposizioni di cause puramente fisiche, quando lo spirito si manifesta come autore, ed obbedisce allo scongiuro di un sacerdote? Come pretendere che sia uno spirito buono, quando esso, precettato in nome di Dio, si confessa demonio? Veramente chi dopo tutto ciò si ostina a negare la realtà dei
fenomeni spiritici, ovvero crede ancora alla bontà degli spiriti, non è più scusabile in verun modo. È un cieco volontario, che dovrà rendere ragione a Dio della sua colpevole cecità.
Capo XXI.
Ipotesi vane per ispiegare lo spiritismo
1. Cenno storico delle varie ipotesi inventate sin ora. Fuori della spiegazione che tutto il genere umano, volgo e dotti, diede sempre dei fenomeni spiritici, nessun’altra può meritar fede : il demonio è il vero autore di essi. Ciò si dimostra con ragioni intrinseche ed evidenti, e con autorità irrefragabili dei sapienti, della Chiesa, della Bibbia. Tuttavia a più piena conoscenza della verità, sarà utile un cenno delle varie ipotesi escogitate per isfuggire alla ipotesi unica vera, e che non è un’ ipotesi, ma una tesi certa e sicura. Fin da quando, sul fine del secolo XVIII, apparve il Mesmerismo, ossia Magnetismo animale, i dotti profani fecero a gara per assegnare la causa dei fenomeni maravigliosi la cui realtà negare non si poteva; e la cercarono entro i confini dell’ordine naturale, mentre i filosofi più oculati e cristiani non tardarono a riconoscervi l’influsso preternaturale e diabolico. Il magnetismo ebbe varie fasi : divenne sonnabulismo lucido, e chiaroveggenza, più tardi fu tarpato dal Braid, e ridotto ad ipnotismo; ma tarpato temporariamente, perché l’ipnotismo in breve riconquistò il lustro dei prestigi magnetici, sì che appena si dispaia dal magnetismo animale, e anzi da molti ipnologi si riguarda come una cosa stessa col primitivo magnetismo. Da ultimo il magnetismo nei giorni nostri spiegò le ali con meraviglie sempre crescenti confondendosi collo spiritismo, che ne’ suoi fenomeni rinnova ed esalta i prestigi del magnetismo animale positivo, del sonnambulismo lucido, e dell’ipnotismo taumaturgo; e solo se ne’ distingue da questi per la espressa evocazione degli spiriti, che in quelli non ha luogo. Era naturale che gli scienziati, mentre vedevano svolgersi l’una dopo l’altra queste fasi differenti del magnetismo, ne studiassero i fenomeni corrispondenti visibili e innegabili, e ne indagassero le cause. Più naturale ancora fu che, non volendo accettare la spiegazione ovvia e volgare dell’ intervento di spiriti preternaturali, fabbricassero delle ipotesi quali più quali meno verisimili o
inverisimili. Ma dire partitamente della varietà e del valore di queste, è cosa che sora di gran funga i limiti di un libro manuale; sarebbe d’uopo di un ampio dizionario. Noi accenneremo brevemente le principali; e poi di alcune, che godono tuttavia qualche credito al tempo nostro, soggiungeremo speciali osservazioni, per darne un’ idea chiara e dimostrarne la insussistenza. Le prime ipotesi furono le fluidiche. Il Mesmer rivelava e predicava sul fine del secolo scorso il magnetismo e lo qualificava di animale per distinguerlo dal magnetismo minerale conosciuto dai fisici, e ce lo descriveva come un fluido universalmente diffuso, che è il mezzo d’una mutua influenza tra i corpi celesti, la terra e i corpi animati; continuo in guisa che non lascia alcun vuoto; sottile oltre ogni paragone; capace di ricevere, propagare, communicare ogni impressione di moto; agitato continuamente da flusso e riflusso; operante in modo speciale nel corpo animale e insinuantesi nella sostanza dei nervi immediatamente da esso eccitati. Sopra questo substrato, che non manca di poesia, ma è puramente poetico anzi chimerico, chimerizzarono, per dir solo dei principali, ottanta o cento scienziati, lo accrebbero, lo diminuirono, lo raffazzonarono, diremmo quasi, lo rimpolpettarono in molti modi, e lo battezzarono con nuovi nomi, e così avemmo il fluido etereo, il fluido luce, il biotico o vitale, l’elettrico, il magnetico, il zoomagnetico, l’elettrico magnetico, l’elettro dinamico, il nerveo, la forza nervosa trasmissibile, il simpatico, e non sappiamo quanti altri; un cotale, non sappiamo più chi, scoperse il fluido lumachevole (escargotique) ; un tedesco, il Reichenbach, inventò l’od ossia fluido orfico, che si migliorò nello spirodico inventato dal Raine, per quanto possiamo intendere, entrambi fratelli germani del mesmerico. Tutti questi fluidi, incaricati poi dai loro inventori di far girare le tavole, e via via dei fenomeni magnetici, spiritici, ipnotici, secondo il variare de’ tempi e dei bisogni, non ressero contro le contraddizioni, non solo da parte dei filosofi cristiani, ma anche degli scienziati profani, che coi soli principii delle scienze naturali li confutarono e con vive ragioni ineluttabili. Noi accennammo parecchi scrittori in ciò benemeriti, al Capo II, n. 3, e potremmo aggiungervi bei nomi di fisici illustri italiani, il Grimelli, Leopoldo Nobili, il Marianini, Michele Medici, Stefano Gallini, Maurizio Bufalini, Carlo Matteucci. Anche la Civiltà Cattolica, oltre che nella trattazione intorno allo Spiritismo, poc’ anzi citata, confutò poi di nuovo ed espressamente la teorica fluidica per occasione di un chiaro teologo, il quale non la giudicava vera, no, ma solo non impossibile. In somma tutti questi fluidi sono ora sfatati dai fisici, e derisi come invenzioni capricciose e senza fondamento nei fatti. Per giunta supposto che pure ne esistesse qualcuno, non è
possibile all’individuo impossessarsene, e molto meno lanciarlo o iniettarlo in altri; più impossibile è governarlo a volontà nella persona del magnetizzato o del medio spiritico; impossibilissimo poi ottenere con uno strumento materiale, com’ è necessariamente un fluido, i fenomeni intellettuali, la scrittura diretta degli spiriti, le fantasime parlanti, e cento altri proprii dello spiritismo. Ciò non tolse che ripullulassero sempre nuovi fluidi. Il prof. Thury, di Ginevra, nel 1778 oppose al fluido nervoso magnetico del Gasparin, il suo psicodio, che sarebbe un « fluido nerveo che compenetra ogni materia, sia essa organica o inorganica, e che denomina psicode, riservando il nome di forza enetica o ecnetica (immissiva o espansiva) all’influenza, che per mezzo di esso lo spirito esercita a distanza. » Così lo descrive il Crookes (nel 1871), l’approva largamente, e vi consente, raccontando per giunta la scoperta di un altro fluido nerveo, dei dott. Beniamino Richardson, nello stesso anno. Noi non vediamo gran differenza tra il psicodio del Thury e il fluido orfico del Reichenbach, e il fluido universalmente diffuso del Mesmer. E vi torneremo sopra parlando della Forza psichica, che più tardi il Crookes sostituì al psicodio, prima da lui approvato. Più recente è l’invenzione del fluido nerveo raggiante, del dott. Baréty, per ispiegare i fenomeni ipnotici, i quali, per noi, in fondo sono spiritici ; e recentissimo quasi di ieri, è il fluido isterico del doti. Costantino James, del quale scrivemmo altre volte, nel nostro Ipnotismo tornato di moda; e della materia radiante di cui parla il dottor Gibier nel suo Spiritisme, 2a edizione nel 1891. Alle ipotesi fluidiche tennero dietro le meccaniche, le fisiologiche, le psicologiche, le psicopatologiche, che toccheremo senz’altro ordine, perché quasi tutte miste. Ipotesi meccanica sarebbe prima di tutto quella che attribuisce la rotazione delle tavole (germe dello spiritismo) alle impulsioni o vibrazioni muscolari delle dita, inconscie ed involontarie degli sperimentatori, che: toccano la tavola per farla girare. Questa ebbe gran voga al suo tempo: la patrocinarono in Italia l’Orioli, i cui studii raccolse storicamente la Civiltà Cattolica; in Francia la sostennero il Castelnau, il Corvisart, ed anco il Moigno, che poi ne dubitò e la disdisse quando vide quanti fenomeni spiritici accompagnavano il girare delle tavole; in Inghilterra la difese a spada tratta il celebre Faraday, il quale inventò anche un ordigno per dimostrarla, e dimostrò solamente che quandoque bonus dormitat Homerus. Fisiologica è l’ipotesi degli scatti del peroneo contro la tibia, due ossi della gamba, che possono diventare volontarii e sonori. Di che vegga chi ha tempo da
perdere, la relazione del Gibier, il quale riferisce il litigio di cinque o sei dottori medici sopra una questione, che sebbene di qualche importanza per la chirurgia, quanto allo spiritismo, non meritava gli studii pur d’un pappino di spedale: tanto è lontano quel fenomeno dallo spargere alcuna luce sopra i fenomeni ipnotici o spiritici. E lo stesso dicasi pure del fenomeno della ventriloquia, che è assolutamente ridicolo assumere come ipotesi a spiegare lo spiritismo. Esiste pure una ipotesi escogitata dal Morin, delle vibrazioni dell’ istinto; la quale non sapremmo ben definire nè descrivere, ma da ciò che ne scrive uno spiritista rinomato, si ridurrebbe a moti impressi dall’anima, e risolventisi in suoni, voci, apparizioni e va dicendo. Se questo è, ricade nella ipotesi del pensiero trasformato in forza fisica, di cui parliamo al Capo XXIV. Singolare fu la ipotesi dello scozzese dottor Gregory, che pretese spiegare i fenomeni colla dualità del cervello, affermando cioè che nel sonnambulismo lucido, agiva quella metà del cervello, che riposa fuori del tempo del fenomeno. Per quanto questa teorica sembrasse fondata sull’arena, e inetta all’uopo nel 1856, quando l’autore la propose, noi la vediamo risuscitata dal dott. Edgardo Bérillon, in un’ opera impressa a Parigi nel 1881; e toccata di nuovo l’anno scorso (1892) dal professore Cesare Lombroso. Ne diremo qualcosa più sotto, non perché valga meglio che le sue sorelle, ma perché in un modo o in un altro si è tentato recentemente di rimetterla a nuovo. Al modo stesso lasciamo la ipotesi del fascino, propugnata più coi fatti che colle teoriche dal Donato, e non nuova; e quella dal tedesco Guido Görres, eruditissimo scrittore, ma debole teologo, più debole filosofo, il quale inventò la ipotesi psicologica del riverbero del pensiero e delle volizioni dalla mente del magnetizzante nel magnetizzato; che è qualcosa di più impossibile ancora che la suggestione immaginata dipoi dagli ipnotisti della scuola del Braid (1843), e più propriamente dell’Accademia di Nancy, capitanata dal Bernheim, al presente. Noi le esaminammo di proposito altre volte, e le dimostrammo vuote di senso, contrarie alla scienza fisiologica, e incapaci di spiegare i fenomeni per cui spiegare furono inventate. A più forte ragione abbandoniamo le ipotesi delle facoltà latenti di facoltà cioè che nessuno conosce, ma pur sono in fondo alla natura umana, di operare prodigii, e sono ereditate da Adamo, dette però, privilegio Adamitico, Alla quale si può accodare la invenzione del privilegio magnetico, ossia dei magnati dell’umanità. Per motivi somiglianti tacciamo della ipotesi della luce astrale, proposta da Élifas Lévi e in generale dagli spiritisti seguaci dell’occultismo, ipotesi che negli
Annali dello spiritismo, viene qualificata per un « intruglio di pseudomagismo e pseudocabala. » Gli Annali sono scritti da uno spiritista niente tenero delle fantasie degli spiritisti occultisti, cioè cabbalisti e buddisti, e perciò vi si sfatano volentieri le ipotesi di costoro, che si riducono a derivare i fenomeni dall’istinto superiore dell’ anima razionale o da impulsi che emanerebbero dal gran Tutto. In ciò hanno ragione manifestamente, sebbene le ipotesi che poi si portano degli altri spiritisti non valgano punto meglio. I lettori ci sapranno grado della nostra parsimonia in fatto di ipotesi magnetiche e spiritiche, e noi volentieri non andiamo più oltre nel nostro cenno storico. Dimandiamo ora, così in generale, che cosa vi può essere di vero e di serio in tali ipotesi. Rispondiamo: Poco o nulla. Infatti noi le vediamo primieramente apparire un tratto, come meteore eggere, ed estinguersi visibile indizio della loro vanità riconosciuta dagli sperimentatori, i quali però le andavano dismettendo come arnesi inutili al bisogno, e le sostituivano con nuove teorie. Le vediamo, in secondo luogo contraddirsi le une colle altre, che è aperta prova della loro falsità. Infatti, se le studiamo da presso, ci si mostrano prive di fondamenti razionali e sperimentali, arbitrarie, immaginarie, assurde spesso in sè medesime, o almeno contrarie ai dati della fisica riconosciuta dagli scienziati. Ciò che è peggio ancora, portano tutte con sè un difetto radicale, ed è che non spiegano i fenomeni per cui spiegare sono inventate ; e se ad alcun fenomeno sembrano porgere qualche luce, lasciano tuttavia gli altri nel buio profondo; per un fenomeno che spiegano, cento ne lasciano inesplicati e inesplicabili. A cagion d’esempio, fu da alcuni dotti spiegata la rotazione delle tavole parlanti (primi fenomeni dello spiritismo) colla ipotesi delle impulsioni inconscia delle persone che formando intorno la catena vi applicavano le mani. Ora supponiamo che le impulsioni spieghino le rotazioni ed anche qualche mossa delle tavole, non ci spiegano per nulla il saltare, il levarsi per aria, il rincorrere gli astanti : fenomeni niente rari nelle assemblee spritiche. Molto meno poi spiegano i suoni, le fiammelle, l’ondeggiare delle pareti, il parlare, scrivere, e cento altri. Così pure altri volle spiegare l’esaltamento dei medi, colla ipotesi dell’elettricità che gl’invade o d’ altro fluido imponderabile e ignoto. Bene, supponiamo che ciò spieghi certe risposte ingegnose oltre alla capacità ordinaria dei medii, o faccia loro risovvenire cose scordate; ma non spiegherà certo com’essi parlino lingue non sapute mai, nè come si possano levare per aria, nè molto meno come la tavola toccata dal medio, debba dare un balzo e venirsi a infrangere ai piedi d’un vescovo che gliel’ha comandato; nè come appariscano mani e fantasime visibili e palpabili dagli spettatori.
Giunti a questo punto non possiamo non confessare che ci sentiamo stringere il cuore di comione, vedendo in qual misero modo più centinaia d’ uomini, non privi, certo d’ ingegno, abbiano scritto una giusta biblioteca di libri, per asserire o per confutare cotali frivolezze, che tutte ebbero la vita dei funghi, come dei funghi ebbero il valore e il destino. E perché? Per omaggio al razionalismo, al positivismo, al materialismo, al panteismo, cioè per ossequio servile ad una scienza che è la negazione della scienza ; e ciò mentre avevan dinanzi a sè aperta la via luminosa indicata dalla ragione, dalla filosofia, dalla storia, dall’autorità dei più eccellenti pensatori del mondo, e dalla stessa rivelazione divina. Si accetti ogni più puerile invenzione, ogni ipotesi più assurda, pure di non rinchinarsi alla verità. È scusabile un tal procedere di scienziati? Noi sappiamo bensì la forza de’ pregiudizii bevuti nelle scuole, sappiamo le viltà prepotentemente consigliate dal rispetto umano sotto mantello di independenza e di libertà di pensiero ; ma con tutto ciò non arriviamo a capire l’odio sistematico della verità, bella in sè, provata dai più forti pensatori del genere umano; e la mania dell’orrore grossolano, che vive e vegeta di supposizioni vane, di paradossi ridicoli, di assurdità palpabili. Vi dev’essere nascosta e sottointesa qualche altra ragione vie più abbietta che tacere è bello.
2. Delle ipotesi più comuni al tempo nostro. Continuando il nostro ingrato còmpito di rilevare errori nocivi, non vogliamo lasciare senza speciale esame alcune altre ipotesi più recenti, che tengono tuttavia il campo, e si odono talvolta eziandio sul labbro di persone non volgari, e piuttosto allucinate che nemiche del vero. Le ipotesi messe in voga ne’ tempi ati non appagando generalmente i dilettanti di spiritismo, e non cessando la necessità di pure dare qualche spiegazione dei fatti, sempre più maravigliosi e sempre più certi, molti diedero le spese al cervello, per recare in mezzo novelle teorie più plausibili che le antiche. Ed è notabile che queste ci vennero in generale, non dagli spiritisti di fede e professione, sì piuttosto da scienziati profani, i quali si posero a studiare i fenomeni spiritici, come fenomeni fisici, chimici, fisiologici, e in niuna maniera religiosi, nè rivelatori di dommi religiosi. Tra questi studiosi scienziati si possono nominare il Zöllern, il Gibier, il Lombroso, e tanti mai altri, in Europa e in America. Ma niuno forse sorò in acume e in diligenze scientifiche il dottor William Crookes, inglese, scienziato di gran fama, uomo di carattere probo, leale nelle sue communicazioni al pubblico. Da lui prendiamo la enumerazione delle ipotesi più conosciute oggidi e più accreditate.
« 1.° ipotesi. Vi sono degl’ impostori, che si dicono psichici (spiritisti), dunque i psichici sono impostori... 2.° I fenomeni sono un’ allucinazione di chi se ne crede testimonio. 3.° I fenomeni non sono che l’effetto di un lavorio cerebrale conscio od inconscio. 4.° I fenomeni sono l’ opera del demonio, che cospira alla rovina del cristianesimo e delle anime nostre. 5.° I fenomeni sono l’opera di un ordine di esseri misteriosi ed invisibili, i quali vivono sul nostro pianeta, e, presentandosene l’ opportunità, vi si manifestano in cento guise, sempre e per tutto, ricevendo diversi nomi a seconda delle diverse epoche e contrade : spiriti, genii, fate, vampiri, gnomi, tutto lo stesso. 6.° I fenomeni sono opera dei traati. 7.° I fenomeni sono l’ effetto della forza psichica : questa teorica non è a dir vero che un complemento delle precedenti ; di ragione, escluse le prime tre. »
Fin qui il Crookes, e con conoscenza di causa. Noi delle due prime diremo, riducendole ad una sola Lo spiritismo è allucinazione e ciurmeria. La terza spiegheremo e confuteremo, perché assai di frequente richiamata dai fisici, sebbene assurdissima, che insegna la trasfusione dei pensieri da persona a persona, senza mezzo di parola nè segno esterno, e la mutazione dei pensieri trasfusi in forza meccanica. La quarta che attribuisce i fenomeni all’intervento diabolico, è quella che difendiamo in tutto questo libro ed è quella dei cristiani cattolici in generale. La quinta delle fate, dei vampiri, è opinione delle bambinaie idiote, nè abbisogna di confutazione. La sesta, che fa intervenire, non le anime, ma gli spiriti traati, è degli spiritisti propriamente detti, Allan Kardec, Andrew Jackson Davis, e loro seguaci, opinione che il Crookes esplicitamente disapprova, e che noi dimostriamo falsa. La settima, della forza Psichica, è propria del Crookes, e noi la discuteremo di proposito, perché con varie varie modificazioni è spesso rimessa in giro; e discutendo questa si sparge luce scientifica sopra tutta le teorie fluidiche. Simiglianti a queste ipotesi mentovate
dal Crookes altre se ne possono aggiungere, come per esempio, l’ipotesi che gli spiriti angelici e le anime sante del purgatorio sieno autori delle communicazioni spiritiche, ipotesi propria dei sempliciani tre volte buoni che sognano possibile uno spiritismo cristiano ed ascetico. Vi è l’ipotesi di chi non cerca ipotesi, si accontenta dl conoscere i fenomeni spiritici, senza conoscerne la causa, e dei fenomeni si prevale pei suoi fini, lusingandosi che la ignota causa possa essere buona, e lecito l’uso delle pratiche. Anche di queste ipotesi o fallaci lusinghe, diremo alcuna cosa seconda la maggiore è minore importanza delle questioni.
Capo XXII.
Se lo spiritismo sia ciurmeria
1. Da chi e come si affermi l’ ipotesi della ciurmeria. Non mancano coloro che s’immaginano che tutto nello Spiritismo si riduca ad allucinazione subbiettiva ovvero a ciurmeria ed inganno obbiettivo ossia ad opera di prestigiatori. Sono le due ipotesi accennate in primo e secondo luogo del Crookes, che in verità male si chiamano ipotesi spiritiche, perché non suppongono niuna causa dei fenomeni, ma negando la sussistenza dei fatti escludono ogni causa e ogni necessità di ricercarla per via d’ ipotesi. Ma questa negazione dei fenomeni è ragionevole? è utile? No, di certo, nè l’uno nè l’altro. Che tra i fatti spiritici accadano innumerabili allucinazioni, frodi, ciurmerie, egli è certissimo. Fu sempre così, così sarà sempre, perché il demonio non può sempre o non vuole intervenire. Noi trattammo ampiamente questo argomento al Capo IX. Con tutto ciò è mirabile, oltremirabile, che si trovino ancora al nostro tempo ottime persone, le quali arrivano ad ignorare i fatti spiritici veri, di che è pieno il mondo; e non solo semplici donnine vivute all’ombra delle pareti domestiche, ma uomini di mondo. Noi abbiamo udito tale obbiezione dal labbro di uomini colti, e (incredibile a pensarvi) di buoni sacerdoti. — 0 come credere che le tavole parlino e che appariscano fantasime, con tutto quel putiferio di fenomeni che si racconta ? dicono essi : sarebbero miracoli di Dio o prestigi del demonio; ora nè miracoli nè prestigi possono correre a fiumi per le strade. Ci vorrebbero ben altre testimonianze per appoggiarle, che quelle dei medii e dei fanatici che gli ascoltano: io non ci credo. — In simile guisa scriveva già, nel 1856, il Littrè valente filologo se, pagano, ateo famoso (poi battezzatosi e morto cristiano) ; in simile guisa l’ ipnotista dott. Carlo Richet ai giorni nostri. Essi dànno con sicurezza la patente di allucinati a quanti credono alla realtà dei fenomeni spiritici nella stessa guisa che la concedono a chiunque ammetta fatti soprannaturali e miracolosi; il che ridurrebbe il mondo a un vasto manicomio, da cui sarebbero solo salvi i sapienti
razionalisti, positivisti, atei, materialisti. E con questi sarebbe pur salvo Luigi Stefanoni, il quale a difesa dell’ateismo di cui fa pompa, stampò negli anni scorsi un libro in cui pretende ridurre a puri e semplici giocherelli di cantambanco il magnetismo, lo spiritismo, l’ipnotismo, e qualsiasi altro ismo somigliante, se ci fosse. Con migliore intenzione e con più senno difese la stessissima opinione l’Arciduca Giovanni d’Austria, nel suo libro, Sguardi nello Spiritisme, di cui parlammo nella Prefazione di questo Manuale, e più oltre. Le ragioni potissime di che si valgono costoro per provare la allucinazione e la ciurmeria sono che certe esperienze, volute riprodurre in presenza di scienziati o di accademie, fallirono; che certi gremii offerti per determinati fenomeni, come guanto di sfida, non trovarono chi li raccogliesse; che sopra le scene dei teatri i giocolieri sanno rifare i più stupendi fenomeni spiritici, si che non ne scatta un pelo; che infatti più volte, e questo è il loro cavallo di battaglia, più volte i medi furono colti colla mano nel sacco. Il valente maresciallo Arciduca ne porta un’ infilzata. « Regazzoni fu smascherato da Schiff, Slade da Wendt, Bread dal dottor Browne; Merigioli fece uno splendido fiasco ; i fratelli Davenport furono chiusi nella cassa; la Lucile, dopo essersi guastata col suo magnetizzatore Donato, tradì dispettosamente le cose sacre ; Thompson faceva confessioni senza ritegno, ecc. ecc. Parker, quel famoso medio che mandò al diavolo gli spiriti dopo aver guadagnato oro abbastanza, chiama a ragione lo spiritismo la pazzia dell’età presente. » Poteva aggiungere che il Bastian l’aveva confuso egli stesso insieme coll’Arciduca Rodolfo. Leymarie e compagnia, fotografi degli spiriti, furono condannati per iscrocconi nel 1875. Noi poi potremmo fare una giunta più importante: le celeberrime sorelle Fox, prime piante dello spiritismo americano, si disdissero, a quanto scrissero alcuni, e furono convinte, secondo altri, in pieno tribunale di avere con frodi e gherminelle giuntato i loro concittadini. La non meno celebre miss Florence Cook, media del Crookes in esperienze importantissime, fu poi trovata in fallo, alcuni anni dopo (Cf. Capo XI, n. 2). Non aggiungiamo la Eusapia Paladino, di cui parlammo al Capo XI, n. 4, perché accusata di essere piuttosto una ciarlatana che una media, fu difesa, pur troppo, con buone ragioni. Ora questi e simili fatti, che si potrebbero agevolmente affastellare, non mutano punto la questione, non dànno verun peso al sospetto più che all’argomento addotto dall’Arciduca, come già dimostrammo, al luogo or ora citato. Le audacie del Littrè furono esposte e giudicate fortemente nella Civiltà Cattolica; e la teorica in generale dell’ allucinazione e della ciurmeria, noi l’abbiamo combattuta, speriamo, abbastanza con fatti molti e indubitabili, più sopra ai Capi
X e XI; e però qui non daremo al lettore la fastidiosa ripetizione del già detto. Osserviamo solo che i fatti assistiti di testimonianze valevoli a far fede, resistono come rupi eterne al fiotto di qualunque più speciosa argomentazione, e molto più a questi indizii o sospetti in contrario, o paralogismi, che noi abbiamo disciolto col senso comune. Di più è bene rissovvenirci, che a dichiarare il genere umano tutto allucinato, si corre il pericolo di colui che vedeva il mondo intero camminare colla testa per terra e i piè per aria, e gli fu mostrato subito il mondo rimesso a posto, col solo capovolgere lui che ogni cosa vedeva capovolta. L’uomo ragionevole al cospetto dei fatti storici e provati non ha altro compito possibile, se vuole filosofare, che cercarne le cause, e gli effetti : negarli è rinunziare all’uso della ragione. Al quale proposito vanno ricordati certi materialisti che non ardiscono negare i fatti, perché i fatti sono troppo palesi e troppo provati, e pure non vogliono sentir parlare di spiriti. A questi materialisti di singolare temperamento, appartiene il Gibier, che arriva a chiamare intelligenti le cause dei fenomeni, ma non ardisce chiamarle spirituali, o spiriti; e il Lombroso che pure accetta per reali e certi i fenomeni, e neppure nega apertamente che la loro causa non sembri intelligente; ma forte al macchione, dichiara che non ci è d’uopo di spiriti per produrli. Che dire di cotale scienza? Povero raziocinio! logica, se ce n’ è! Ma rimane sempre a loro lode, che almeno in parte sono ragionevoli, in quanto credono ai loro occhi e ai testimonii fededegni, e ammettono la realtà dei fenomeni spiritici, nella stessa guisa che li ammisero innumerabili altri dotti, che prima ne dubitavano o ne erano acerrimi impugnatori.
2. Grave danno del credere lo spiritismo una ciurmeria. Agli increduli poi cristiani e di buona fede, increduli per semplice ignoranza dei fatti, abbiamo qualche altra cosa da soggiungere; specie a coloro, che per loro stato, debbono non solo regolare se stessi, ma spesso farsi guida degli altri, come sono i padrifamiglia, i maestri, le istitutrici, e innanzi tutto i ministri della Chiesa Cattolica. A tutti costoro è necessario rammentare che, per loro, è colpa ignorare volontariamente i pericoli che corre oggidì la società cristiana, massime la gioventù, è colpa per essi più che per altri, come è colpa al piloto ignorare gli scogli che sorgono sulla rotta per cui egli deve timoneggiare la nave : più grave colpa l’udire i fatti spiritici e dispregiarli come ciarlatanerie, tollerarle come giuochi di sollazzo, e a chi loro chiede consiglio rispondere sbadatamente : Io non ci veggo alcun male; sono destrezze di prestigiatori.
Questo sarebbe, come si dice in proverbio, fare la pappa al diavolo, cioè invitarlo e sicurarlo alle spalle. Noi siamo di credere che il demonio stesso deve diabolicamente godere quando i suoi medii fanno fiasco, e forse gli abbandona e tradisce talora appunto perché fallendo nell’impresa, si accrediti l’opinione, che tutte le pratiche spiritiche sono semplici destrezze di giocoliere. Un nostro amico, ci appuntava a questo proposito un fatto narrato dal Del Rio nelle sue Disquisitiones magicae, libro più serio, che non si crede comunemente. Quivi interviene la confessione di un dotto, il quale afferma averlo invitato il demonio a pubblicare un’opera per dimostrare che la magia non era punto diabolica, si bene opera naturale; e aggiungeva che il demonio se ne prometteva notabile vantaggio per promuovere i suoi interessi. Ma su questo punto, delle cause fisiche, torneremo tra poco e di proposito. Intanto checchè sia del caso diabolico narrato dal Del Rio, ogni uomo sensato deve scorgere da sè quanto mal servigio si renda al pubblico, predicando che tutte le pratiche spiritiche si risolvono in semplice fantasmagoria teatrale. « Quando è così, ne conchiuderanno gl’idioti (anche gl’ idioti in guanti bianchi, e le signore colte), quando è così, ci è lecito trastullarci collo spiritismo, come colle scene, cogli spettacoli, colle sedute di prestigiatori giocolare. » E allora che ne avverrà? Quello che brama il nemico della umana salute, che cioè le sue arti ino per divertimento naturale ed innocuo. Non isfuggì alla oculatezza della Chiesa questo intendimento diabolico; e nei sapientissimi avvisi che essa, nel Rituale romano, dà agli Esorcisti, gli avverte, che alcune volte i demonii si sforzano di persuadere che i fenomeni diabolici non sono effetto d’altro che d’infermità naturale, e che altre volte simulano di essere spiriti celesti o anime di defunti. Chi prestasse fede alle dicerie profane e razionaliste di coloro che non iscorgono nello spiritismo altro che giuochi di destrezza, distruggerebbe l’argine più poderoso che esista contro l’invasione dello spiritismo. Purtroppo da cinquant’ anni in qua straripa il satanismo e ditaga. Vediamo ne’ paesi, ove pure la Bibbia è in onore, com’è l’Europa in generale, ove il battesimo consacra le fronti dei mortali, irrompere le pratiche delle nazioni tuttavia sepolte nelle tenebre; vediamo rinnovarsi le esecrande teurgie e goetie de’ pagani antichi; vediamo rifiorire i già derisi striazzi (il sabbat dei si), ma non più negli antri, sì bene a luce di sole, in saloni dorati, sotto nome di sedute spiritiche; frequentano le tornate diaboliche non più pochi malfattori infami e perseguitati dalle leggi, ma professori, letterati, gentiluomini, principi reali (e non parliamo dell’Arciduca sullodato, che si palesa anzi nemico sfidato dello spiritismo), le
frequentano in tutta Europa signore d’ogni grado sociale dalla crestaina alla sovrana regnante... E noi diremo solo: « Astenetevi da cotesto vano sollazzo ? » No, dobbiamo dire : « Guai a voi ! Ell’ è cosa immonda, empia, demoniaca. » Il culto di Satana, or più or meno dissimulato, trionfa in migliaia di conventicole spiritiche, ci assale nelle case colle tavolette divinatorie, cogli spiriti protettori; distrugge la fede predicando una religione nuova ed empia, ci avvelena la pace delle famiglie, corrompe spose, vergini, fanciulli e uomini maturi. E la buona gente, stropicciandosi gli occhi sonnacchiosi, dimanda : « 0 che il diavolo ci è sempre? 0 che la scienza non l’ ha spazzato via? » E noi rispondiamo : « Destatevi e guardate ! » Un grande predicatore dei nostri tempi disse già : « Il capolavoro di Satana è stato il far negare la sua esistenza in questo secolo. » Se ne rammentino certi beati sempliciani, che credono di mostrare acume trascendente il volgare, quando dicono : Lo spiritismo è tutto e sempre allucinazione e ciurmeria.
Capo XXIII.
Se lo spiritismo si spieghi colle forze psichiche
1. Natura della forza psichica, e d’altre affini. Abbiamo veduto, sopra, la mala prova che fecero le ipotesi fluidiche, e che in nessuna maniera ci dànno la chiave dei misteri spiritici. Raramente i fisici e gli spiritisti d’oggi le richiamano dal loro oblio, tranne alcune poche, svecchiandole e rivestendole di nuovi panni. Tra queste fa la sua comparsa la Forza psichica, così ribattezzata dal suo inventore, il Crookes. Secondo lui, è una forza fisica, comune a tutti gli uomini, operante in lontananza, e col concorso di altri esseri intelligenti fuori dell’umano consorzio, non però di anime di uomini defunti. Tra poco addurremo le sue precise parole. Intanto osserviamo che l’ ipotesi di una forza naturale all’ uomo e operante anche in lontananza, non è nuova. Il Mesmer ne aveva dato l’idea fondamentale, fin dal 1778 col suo fluido universale attuoso da presso e da lungi, per la continuità sua occupante ogni luogo in terra e negli spazii celesti ; il fluido odico del Reichenbach è sotto sopra lo stesso, e il psicodio del Thury non se ne scosta gran fatto. Ma niuno l’espose con più esattezza che William Crookes, il quale dopo lunghi sperimenti scientifici (non spiritici), avendo messo in sodo la realtà dei fenomeni vantati dagli spiritisti, propose la sua ipotesi, in nome della scienza fisica, attribuendoli ad una forza nuova e sconosciuta per lo addietro, che egli chiamò forza psichica. Ascoltiamo com’egli propone la sua sentenza, colla modestia e colla sicurezza della sua lealtà. Esaminando la forza psichica, avremo al tempo stesso esaminate tutte le consimili ipotesi, di fluidi universali, mesmerici, nervei, simpatici, zoomagnetici, eccetera, che hanno sottosopra simile natura e lo stesso ufficio, gli stessi fondamenti, e le stesse difficoltà. Ecco le parole del Crookes: « Dunque 1° I risultati delle nostre lunghe e pazienti indagini sembrano stabilire, fuori di dubbio, l’esistenza d’una nuova forza, collegata coll’ organismo umano, e che si può chiamare Forza psichica. 2° Ogni uomo, chi più chi meno, sembra dotato di questa forza secreta, d’una intensità diversa, capace di variazione e di svolgimento; accresciuta la forza, ogni uomo potrebbe operare, sia a volontà, sia nel sonno, sia contro il proprio volere, sia
non sapendolo, senza usare alcun impulso nè communicare fisicamente, sopra esseri ed oggetti d’ogni sorta, più o meno lontani. » Così il Crookes nel suo libro : La forza psichica. Nel Congresso spiritico internazionale del 1889, si attribuiscono al Crookes degli sperimenti speciali sul perispirito. « Egli è giunto a questa conclusione, che il perispirito è bene una materia,... materia speciale (che) sotto l’influsso nervoso che si sprigiona dal medio, può condensarsi ed esercitare delle impressioni fisiche sulla materia ordinaria. » Con che sembra spiegare l’apparizione dei fantasmi palpabili. Ma il Crookes si era già spiegato da sè, nelle Ricerche, nel 1874, e giova citare le sue parole, sia per rispetto allo scienziato illustre, sia, perché è ricopiato e ripetuto dagli spiritisti, che non sanno inventare niente di meglio. « Il medio, od il cerchio di sperimentatori, i cui pensieri convergono ad un solo scopo e sono subordinati, ad una unità di volere, secondo questa teorica (della forza psichica) irradia all’ intorno una forza, esercita una influenza, acquista una facoltà, di cui esseri intelligenti si giovano onde manifestarsi. Quali poi siano questi esseri, è un altro quesito, che ha per postulato l’ esistenza della forza psichica. » Questa forza secondo il Crookes, che cita perciò, approvandolo, un signor Cox, è l’operatrice dei fenomeni spiritici. E prosegue: « Qual è questa forza? Probabilmente quella stessa che serve o costituisce l’anima, lo spirito, l’intelletto, il principio insomma della nostra individualità; forza che nelle condizioni normali determina soltanto i movimenti entro i limiti dell’ organismo stesso, ma che in altre eccezionali condizioni li trascende, esercitando a distanza la sua influenza sui corpi circostanti. » « Questa forza io l’ ho denominata psichica, in vista appunto della sua origine. Studiandone gli effetti, anche nel secondo caso, sovente vi si rivela, come nel primo, l’ azione d’una intelligenza, che sarà forse la stessa in amendue ; forse, poiché non è detto che un’altra intelligenza estranea non possa giovarsi delta forza psichica del medio, onde manifestarsi: ma di ciò non abbiamo tuttavia una prova sufficiente; nessuna poi in favore della pretesa evocazione dei morti, che, secondo l’ espressione impropria degli spiritisti, producono tutta la svariatissima serie dei nuovi fenomeni per mezzo del magnetismo del medio. »
2. La Forza psichica non esiste, e non spiegherebbe i fenomeni. Ed ora tocca a noi il disaminare il valore della invenzione dei Crookes, appellando ai principii stessi, che lui guidarono nella scoperta, e ad altri vie più saldi. Innanzi tutto la
sua forza psichica, ci appare una invenzione superflua, di cui non v’era punto bisogno nella scienza moderna. Egli si trovò in faccia a fenomeni, comuni al tempo nostro in tutte le assemblee spiritiche, comuni nei tempi ati, fenomeni di cui già si sapeva la spiegazione. Giacché la storia, la Chiesa cattolica e molti protestanti, e la Bibbia additavangli la forza diabolica come operatrice dei fenomeni; e questa teorica, non ipotetica, ma certa, aveva soddisfatto i più eccellenti pensatori dell’ umanità, perché spiega chiaramente e adeguatamente i fenomeni. Una teorica, la quale spiega adeguatamente tutti i casi, che formano quel gruppo di fenomeni che è da spiegare, è già per ciò stesso molto probabile, come è probabile che sia la vera chiave d’una toppa quella che vi gioca bene aprendo e chiudendo. Perché adunque cercare un’altra spiegazione nuova ; di cui non era nessun bisogno, tranne che pei razionalisti, empii, atei, panteisti e simili i quali, si atterranno a qualsiasi più stravagante e fallace invenzione, pure di rinnegare l’antica e vera ? Oltre che superflua, cioè non necessaria, la forza psichica è inutile, perché non serve all’uopo per cui fu inventata. Principalissimo fenomeno da spiegare era la materializzazione degli spiriti evocati, e la natura di questi spiriti, da cui dipendono i fenomeni materiali, ed anche la onestà o disonestà del suscitarli. Ora la forza psichica non ispiega nulla di tutto ciò; e il Crookes non dice altro, se non che della forza psichica esseri intelligenti si giovano onde manifestarsi. Quali poi siano questi esseri, è un altro quesito, ma certo non sono le anime dei defunti evocati. La sua forza adunque è inutile al più e al meglio e più necessario da spiegare, e per giunta rovescia tutta la fabbrica degli spiritisti, i quali pongono per fondamento, quegli esseri intelligenti essere le anime dei defunti evocati, e queste operare i fenomeni materiali e intellettuali. Il Crookes adunque, per ciò stesso, non è spiritista, ma semplice indagatore fisico dei fenomeni spiritici ; e la sua forza psichica, se spiegasse alcuna cosa, spiegherebbe i fenomeni materiali, pei quali avevamo già veduto le invenzioni del fluido universale, del nerveo, del simpatico, una dozzina d’ altre, tutte fiorite per un tempo ed acclamate per eccellenti, e poi gittate nel dimenticatorio, per inutili ed inette. Il che è tanto vero che egli stesso confessa che la sua forza psichica non è altro che la forza enetica, che è una speciale virtù del psicodio, già inventata dal Thury e da noi poc’anzi annoverata tra le sue sorelle pur morte. Forza enetica e forza psichica sono evidentemente espressioni equivalenti. La forza psichica è fallace nella sua genesi, nella sua natura, nelle sue supposizioni. Secondo il suo inventore essa sarebbe ingenerata dalla cospirazione della volontà del medio e degli astanti. E pure tante volte si
ottengono i fenomeni da singoli individui che consultano la tavoletta divinatoria, o conferiscono con ispiriti familiari; e via via; tutto ciò senza corona di circostanti e senza medio: chi produce allora i fenomeni mancando la cospirazione? Manca talvolta la volontà, e i medii, loro malgrado (come insegna il Crookes e l’esperienza) producono i fenomeni: talvolta le volontà sono discordi, avverse, beffarde; e allora mancano i due elementi, volontà e cospirazione, e pure succedono benissimo i fenomeni, come se vi concorressero amendue. Dunque la cospirazione delle volontà non è la causa dei fenomeni. Ma poniamo che in dati casi si avveri la cospirazione della volontà di molti sperimentatori uniti al medio, chi potrà ammettere che la comune volontà si tramuti in forza materiale? E pure materiale la dice il Crookes e deve dirla, se no, non servirebbe a produrre i fenomeni materiali. Se il valente fisico e chimico ci dicesse che il fluido elettrico si trasforma in forza motrice, sarebbe, in certi casi, nel suo diritto ; ma quando pretende che atti semplicissimi e spirituali, come sono le volizioni dell’anima, si trasformino in materia fluidica, egli ne vuol troppo, e nessuno nè metafisico nè fisico sopporterà l’assurda metamorfosi. Un fascio di volizioni sarà sempre un fascio di atti semplici e spirituali; e se questi si potessero affastellare in un fascio, formerebbero un fascio semplice e spirituale, e non mai un fluido materiale. Più fallace ancora è l’asserzione che la volontà umana possa agire sopra i corpi in distanza, in certi casi Ciò è contro la natura della volontà, perché essa può influire sui moti interni imperando ai nervi corrispondenti al moto voluto; il che è atto non puramente spirituale, ma atto organico dell’uomo o composto umano, è l’impulso, se si vuole, dell’anima originariamente, ma dell’anima in quanto informa il corpo e lo costituisce vivente. Fuori dell’organismo animato, nè l’anima nè la volontà hanno altra sfera di azione sulla materia, nulla possono muovere. Questo è certo pei filosofi e pei fisici che credono all’ esperienza. Un compatriota del Crookes, inventore dell’ ipnotismo, il famoso James Braid, scrivendo dopo venti anni di esperienze, confessava di non avere mai nulla potuto ottenere dai soggetti ipnotizzati, colla sola volontà. « Quanto alla pretesa che hanno certi operatori d’ influenzare da presso o da lungi i loro soggetti, colla sola volontà, io posso affermare, dopo uno studio coscienzioso della questione, e sulla fede della mia esperienza, che non ho mai potuto esercitare la minima influenza sopra i pazienti, colla mia sola sola volontà. » E può ognuno che il voglia prenderne l’esperimento: comandi con tutta l’energia della volontà ad una pagliuca che è in terra, di cambiar posto, e la pagliuca non si moverà. Se
centomila uomini cospirasssero in fare lo stesso comando, non otterebbero nulla di più; perché una forza eguale a zero, moltiplicata per centomila, rimane eguale a zero. Non dovrebbe adunque un fisico del valore del Crookes, sopra qualche sua esperienza male interpretata, negare la contraddittoria esperienza infinita di tutto il genere umano. Egli è poi stravagante oltre il permesso anche ai poeti, l’immaginare che esseri intelligenti vengano ad approfittarsi della forza psichica, forza materiale, fabbricata con forze spirituali ; e che di questa si abbelliscano creandosi di questa forza anima e corpo, vita ed abiti, parole e ioni al tutto umane, e tali che certi spiritisti le chiamano vere reincarnazioni temporanee, vere vite d’uomini momentanei. L’invenzione del Crookes non è nuova, la discute già il Kardec nel suo Livre des Mediums, impresso tanti mai anni prima, e noi ne dimostrammo la vanità, al Capo XVII, per occasione del perispirito voluto intrudere in questa faccenda di fabbricare le fantasime vive. Il Crookes ne parla come di propria scoperta; perché alle sue esperienze comparivano, spettri viventi, John King e specialmente Katie King. Katie, già morta nelle Indie, si brigava di comparire familiarmente al Crookes, e lasciarsi da lui trattare come una amica di famiglia, come una inferma si lascia trattare da un cerusico, sì che egli potè raccontare quali fossero le sue ossa e la sua epidermide. Questo intervento di spettri viventi, di fantasime palpabili, piovuti dal cielo come bolidi in mezzo alle sperienze fisiche, sono il più cupo segreto che la scienza possa arzigogolare. Sono anime dei defunti? No, risponde il Crookes. Sono angeli? Egli non ne sa nulla. Sono diavoli? Egli non lo crede. Donde vengono? Perché vengono ? Come possono impossessarsi della forza emessa dai circostanti ? Buio pesto ! Egli sa soltanto che questi esseri sono intelligenti, in forma umana, appariscono, parlano, si lasciano palpare e notomizzare : ma tutto il resto, è un mistero. Vero è che il mistero poteva molto agevolmente chiarirsi. Bastava che il dotto scienziato prendesse voce di ciò che dicono e fanno cotesti esseri intelligenti, in cento e mille assemblee spiritiche, e avrebbe riconosciuto in essi, a luce di sole, gli atti e costumi che la Bibbia attribuisce ai demonii ; che se inoltre invece di filosofare sulle sole sue sperienze avesse, comparate queste colle sperienze storiche, avrebbe dalla storia risaputo che sempre così si comportarono i demonii nel commercio colla umanità; ed allora avrebbe capito che essi sono oggidì, come per lo addietro, gli autori dei fenomeni. E così egli non avrebbe rimesso a nuovo una ipotesi già smessa, e sfatata dagli spiritisti pratici, perché non spiega ciò che più importava spiegare cioè l’ apparire di esseri intelligenti e palpabili,
che si mescolano nei fenomeni spiritici.
Capo XXIV.
Se lo spiritismo sia pensiero trasfuso e materializzato
1. Ipotesi della trasmissione del pensiero. Görres, Lombroso, e altri. Mentre alcuni fisici, piuttosto che spiritisti, tentano di spiegare i fenomeni per via di forze fisiche emananti dal medio o dagli astanti, altri per contrario si lusingano di spiegarli per via di forze mentali, ossia di pensieri che si trasmettono dalla mente dei circostanti alla mente del medio, e viceversa. Cotalchè le risposte fatidiche del medio e della tavola parlante pel costui contatto, sarebbero semplice eco degli atti intellettuali di chi interroga, e ciascuno risponderebbe a sè medesimo. È notabile che questa ipotesi suppone che la communicazione del pensiero si faccia anche senza parole nè segni esterni sensibili; e per ispiegare i fenomeni materiali, aggiunge che il pensiero travasato da una mente all’altra, si tramuta in luce, parola, azione, moto, e così produce anche i fenomeni materiali dello spiritismo, come il ballonzare le persone, muovere le tavole, appresentare fantasime palpabili. Questa ipotesi il Crookes l’enumera tra le moderne, al numero 3, e l’accenna brevemente: « I fenomeni sono effetto di un lavorio cerebrale, conscio od inconscio. » Con che afferma che tutto questo trasmestio di pensieri abballottati da una testa all’altra, segue talora senza che i soggetti se ne avveggano. Noi la chiamiamo ipotesi del pensiero trasfuso e materializzato ossia mutato in forza meccanica ; perché questo, secondo i suoi autori, è il mezzo essenziale efficiente dei fenomeni. Essa non è nuova. Fu, già immaginata da quell’ ingegno brillante, ma non sodo, che fu Guido Görres, per ispiegare lo stato e il lavorio mentale del magnetizzato, e denominata: Riverbero dei pensieri e delle volizioni da una mente all’altra. Trasportando tale ipotesi allo spiritismo, i fenomeni spiritici sarebbero un riverbero dei pensieri e delle volizioni dei circostanti specchiantisi nel medio; il quale medio non farebbe nulla di suo, altro che leggere nella mente dei circostanti. Era pure I’ ipotesi del de Gasparin, il quale pretendeva che le risposte del magnetizzato o del medio fossero l’ eco dei pensieri dell’interrogante. Tra eco e riverbero poco ci corre. Sopra questa prima
idea del Görres lavorarono altri di seconda mano. Mentre il Görres pretendeva che il pensiero di una persona si potesse, da se solo, slanciare anche a distanze grandi nella mente di altra persona (ciò che niun filosofo sensato ammette), i partigiani e discepoli del Görres agevolavano il volo del pensiero, dandogli per ale o per veicolo il fluido magnetico: bizzarria che non dispiacque neppure a qualche filosofo cristiano, allucinato. I materialisti poi trovarono più facili veicoli al trasporto del pensiero. Essendo per costoro il pensiero un moto molecolare; dissero che questo moto produceva necessariamente intorno a se un’onda di moto e di forza, e così l’ Huxley fa trasmettere idee ed atti mentali da persona a persona per via delle oscillazioni cerebrali e delle conseguenti onde dinamiche. Abboccò si commoda invenzione, tra gli altri, il prof. Cesare Lombroso dottore alienista, per ispiegare i trai dei pensieri degl’ipnotizzatori o dei circostanti nella mente dell’ ipnotizzato, e viceversa, rifiorendola della giunta della polarizzazione della mente di chi deve ricevere i pensieri da un altro. Noi di tutto questo non discorreremo più qui, perché altre volte ne discorremmo; e perché non possiamo in un Manuale andare in caccia d’ipotesi già antiquate e dismesse. Tuttavia, per ciò che riguarda più d’appresso lo spiritismo, dobbiamo rammentare che te le speciali teoriche materialiste non sono anche del tutto screditate presso i seguaci del razionalismo e del panteismo, e presso coloro che sono pronti d’ ingoiare qualunque ipotesi più insulsa, pur di non attribuire a spiriti i fenomeni spiritici. Uno de’ più accaniti a quest’ impresa fu il Lombroso. Riferimmo più sopra, al Capo XI, n. 4, come il dottore israelita fu ridotto ad ammettere i detti fenomeni dalla vista di fatti indubitabili. Ne volle subito dare una spiegazione da buon materialista come aveva promesso, la quale, se non ha il pregio della verità, certo ha quello dell’audacia. E forse l’audacia viene al Lombroso dal sapere che niente fa più forte impressione nel volgo che l’ ardimento nell’ affermare, specialmente senza pruove, dei paradossi a nome della scienza. Pel Lombroso adunque e per altri materialisti, ecco la genesi e la meccanica dei fenomeni spiritici. « Quando poi avviene la trasmissione del pensiero (assurdissima ipotesi), che cosa succede? Evidentemente allora in una data condizione, che è rarissima a trovarsi (sebbene si trovi in centomila consulte spiritiche), quel movimento corticale in cui (secondo certi materialisti) consiste il pensiero, si trasmette ad una piccola o ad una grande distanza. Ora come questa forza si trasmette, può anche trasformarsi, e la forza psichica (nome ed
idea già inventate dal Crookes e da altri) diventare forza motoria... Ma si dirà che questi movimenti spiritici non hanno per intermedio il muscolo che è il più comune mezzo di trasmissione dei movimenti. È vero, ma... in questi casi bisogna ammettere l’ipotesi che il mezzo di communicazione sia quello che serve a tutte le altre energie, luminose, elettriche, ecc. e che si chiama, con ipotesi ammessa da tutti, l’etere. Non vediamo noi il magnete far muovere il ferro senza altro tramite? — Qui poi il moto assume una forma più simile alla volitiva, più intelligente, perché parte da un motore, che è nello stesso tempo un centro psichico, la corteccia, cioè, cerebrale. » Con questa ipotesi spiega alcuni fenomeni spiritici materiali, trasporti di mobili, fiammelle, toccare i presenti, tirare loro la barba, ecc. È il pensiero quello che fa tutto questo; mutato cioè in forza motoria, fiamma, azione. Il Lombroso per dare ragione della scrittura detta medianimica o sotto dettatura e influenza degli spiriti, ricorre alla dualità del cervello, già escogitata dall’ inglese dottor Gregory, e dice che il medio scrivente scrive ciò che pensa l’emisfero destro del cervello eccitato, mentre il sinistro è inattivo, e coli crede di scrivere sotto dettatura d’ uno spirito. « Quel medium... lavora in uno stato semisonnambolico, in cui, grazia alla maggiore azione dell’emisfero destro, mentre l’emisfero sinistro, che è per solito il più energico, qui è inattivo, egli non ha coscienza di quello che fa, e crede quindi di agire sotto il dettato d’un altro. » Per le risposte che danno gli spiriti, la cosa è più semplice ancora: gli spettatori pensano quelle risposte e te trasmettono al medio, che vi obbedisce, e le esprime coi moti imposti, ovvero di rimbalzo le ripete in parole, che possono sembrare meravigliose a chi non conosce che il medio le ha ricevute da altri ; se nè il medio nè alcuno tra gli spettatori sapesse il latino, il medio non potrebbe mai rispondere una parola latina; e analogamente nulla s’ inventa che già non sia ne’ cervelli delle persone presenti. Così oracola il Lombroso ; ma è smentito da milioni di casi, in cui evidentemente le risposte spiritiche sono in lingue ignote al medio e ai presenti, e di cose non punto nè pensate nè pravedute, dai circostanti. Di che sarà convinto chi si ricordi le molte scene spiritiche da noi narrate in questo Manuale. E il dottor Lombroso, se è, come crediamo, leale, se ne persuaderà col solo ricordarsi le sedute a cui egli assistette, e di cui egli sottoscrisse il processo verbale. (Cf. Capo XI, n. 4.)
2. Molteplici assurdità di questa e simili ipotesi. Giunti a questo termine ci convien confessare che ci sentiamo cadere la penna di mano, per tedio d’
intrattenerci di dottrine così irragionevoli. Ci sembra che ogni lettore sensato, solo in leggere la fedelissima esposizione della ipotesi materialista del Lombroso, deve averla in mente sua confutata e rigettata. È una incastellatura di paradossi, contro la scienza e l’esperienza. Costoro salgono sul tripode e oracolano: « Il pensiero è una forza fisica, questa per via di vibrazioni di onde dinamiche si trasmette alla mente altrui, diventa forza motrice, luminosa, operatrice di fenomeni, e ripercossa poi dalla mente altrui al primo autore del pensiero crea fantasmi visibili e palpabili. » Quattro punti della teorica, e quattro enormi strafalcioni! E la buona gente che non è usa alle severità del raziocinio filosofico, inarca le ciglia per alto stupore, e grida. « Oh la scienza ! » E pure questa è la scienza di Pulcinella, camuffato da dottore. Ed eccone le pruove. Il pensiero è atto sublime e spirituale dell’ intelligenza, e non è un fluido materiale, non è nè elettrico, nè luce, nè etere mosso, non è rimescolamento di molecole del cervello. Tutto questo lo dimostrammo noi, e infiniti altri meglio di noi. E quanto al trasmettere e slanciare fuori della propria mente un pensiero, è cosa più assurda ancora. Provi il dottor Lombroso o qualunque altro materialista, di trasmettere con le sue vibrazioni cerebrati, senza parole nè segni, al suo servo l’ordine di portargli un caffè, e in cent’anni l’onda dinamica non farà arrivare quell’ordine al cervello del servo, e quel caffè mai non verrà ; e non verrà ancorché il servo si polarizzasse come vuole il Lombroso, con più vana invenzione, ossia si appuntasse con tutta l’energia della mente per capire ciò che nei suo cervello rimugina il signor Lombroso. Finché questi non parla o non accenna, nessuno ne capirà nulla. Ora perché invece, allorché si è evocato uno spirito, e vi è li presente l’ Home, o lo Slade, o l’Eusapia Paladino, gli astanti possono dare simili ordini e sono obbediti a puntino? Non è dunque il pensiero che si trasmette, è altra causa che subentra ad operare. E quello che è più caratteristico, si è che il medio ovvero la tavoletta parlante neppure in ombra ripetono i pensieri degli astanti, ma spessissimo dicono e fanno cose al tutto impensate, spiacevoli, ignorate da tutti: basterebbe rileggere le sedute medesime a cui intervenne il Lombroso. Il Kardec il quale già conobbe tanti anni fa questa pretesa scoperta del Lombroso e de’ suoi correligionaria materialisti, osservava, che essa è molto scortese, « allorché in una riunione di spiritisti dabbene, sopraggiunge repentinamente una di quelle communicazioni (di spiriti parlanti) che fanno stomaco per la loro villania (révoltantes de grossièreté) : sarebbe un pessimo complimento agli spettatori, il pretendere che essa proviene da qualcuno di loro. » Che dire del miracolo continuo, che suppone il Lombroso, del pensiero umano,
che vibrando e raggiando dal cervello, o come dice esso, dalla corteccia cerebrale del medio e degli astanti, va mutandosi per via in luce, moto, elettrico, parole, fantasmi, e così produce tutti i fenomeni? È necessaria una potente facoltà di deglutizione per inghiottire simili gnocchi, creati dalla fantasia sbrigliata; giacché la fisica e la chimica ci parlano bensì di elettrico, che produce moto; ma non mai di pensieri che diventino forze fisiche. Supposto anche coi materialisti, che il pensiero sia materia, per esempio un fluido, un fluido per quanto si magnifichi di forza nuova e sconosciuta, chiamandolo forza psichica, e per quanto proteiforme si voglia fingere, non può tramutarsi istantaneamente senza le condizioni fisiche necessarie in altra causa, da quella che era, o piuttosto in otto o dieci cause differenti di otto o dieci differentissimi fenomeni. Altri fabbricatori d’ipotesi avevano favoleggiato che il medio raccogliesse i pensieri non solo degli astanti, ma da tutto il mondo. È una favola più assurda ancora e più ripugnante, ma almeno quando fosse accettata spiegherebbe meglio i fenomeni che la favola del Lombroso. Altro miracolo dello stesso calibro è quello inventato per ispiegare il fenomeno spiritico, comunissimo, della scrittura fatta dai medii sotto la ispirazione o dettatura dello spirito evocato. Il medio in questo caso, secondo il Lombroso, ciò che scrive lo pensa col solo emisfero destro del cervello, e così egli crede che la scrittura non sia sua, sibbene d’uno spirito che la pensa e la detta. Noi vorremmo sapere le ragioni e le prove di questi fenomeni strani. Perché il medio pensa solo con una parte del suo cervello? Perché dato il caso ch’egli pensi con una sola parte del cervello, s’immagina poi che egli non pensa, e pensa invece un altro per lui? Di tutto ciò non si dà dimostrazione veruna di fisica esperienza. Abbiamo anzi esperienze certamente in opposizione: gli emiplegici, cioè paralitici d’una metà del corpo, pensano tuttavia e vogliono, e lavorano con una sola meta del cervello, e non hanno mai sognato che pensi un altro fuori di essi. Di più, ci saprebbe dire il Lombroso quale metà di cervello è quella che lavora e detta, quando non il medio, ma lo spirito stesso scrive da per sè sulle lavagne e sulle carte? E pure la così detta scrittura diretta degli spiriti è comunissima, e noi ne vedemmo dei saggi nelle consulte del Gibier, al capo XI, n. 2. Bisogna confessare che l’invenzione delle meta dei cervelli è una teoria cervellotica, e che non spiega nulla di nulla. Ma il miracolo dei miracoli è la fabbricazione dei fantasmi parlanti e toccanti. Il Lombroso non li nega, anzi gli afferma, come gli afferma il dottor Crookes (Vedi Capo XI, n. 3). Ma il Crookes, almeno in questo, fu prudente, e non si attentò a spiegarne la natura; li dichiarò solo intelligenti, e non prodotti dalla volontà
cospirante degli spettatori. È vero però, che contraddicendosi, pretese poi che questi esseri intelligenti si prevalessero della forza psichica dei presenti per fabbricarsi il corpo visibile : il che avevano già immaginato il Kardec, ed altri spiritisti. Sono fole, è chiaro. Ma almeno si vede che il Crookes sentiva la difficoltà di dare una ragione del fenomeno. Laddove il Lombroso te lo spaccia con mirabile disinvoltura.. Secondo lui, il pensiero dello spettatore si trasmette al medio, dal medio è rimbalzato allo spettatore, in forma d’ imagine: ed ecco fatto il becco all’oca ! « E così si spiega, dice egli, il caso del barone Hirsch e del dottor Barth, che videro i proprii parenti morti, e ne udirono le voci. Il pensiero della moglie e del padre si trasmise al medio, (dall’Hirsch e dal Barth) e da questo si rimbalzò a loro; e siccome il pensiero assume in qualunque uomo la forma d’ immagine, immagine che si perde negli altri per la rapidità con cui si associano le idee, ma qui riprende tutta la sua natura vera, così videro l’immagine dei parenti loro, di cui avevano il pensiero e la ricordanza viva e quasi presente. » Ma non pensa il Lombroso che questi fantasmi sono visibili e palpabili le tante volte, e che osservatori scienziati, e anche non ispiritisti, gli hanno notomizzati, e riconosciuti di forme al tutto umane, con ossa e carne e nervi e circolazione del sangue, e gli hanno veduti operare come esseri indipendenti e liberi? Ora tali macchine non sono un’eco di idee, non si compongono di pensieri, neppure di fluidi eterei, neppure d’onde dinamiche. Ed è un volersi far ridere il venir fuori con tali gingilli per fabbricare esseri che in tutto si comportano come uomini e donne viventi. E pur troppo non ci sarebbe da ridere, quando si pensa che siffatte manifestazioni spiritiche, divengono ogni dì più frequenti e più usuali. Affrettiamoci a conchiudere che la teorica della trasmissione dei pensieri dagli astanti nel medio, o del medio negli astanti, e vanissima ; e fa il paio con quella della forza psichica del Crookes, e non vale nulla più di tutte le altre ipotesi escogitate per non confessare che i fenomeni spiritici sono opera di spiriti e sopra tutto di spiriti malvagi e maledetti. Non vogliamo tuttavia levare la mano da queste ipotesi, l’una più vana che l’altra, senza dire una parola agli scienziati di professione, che talvolta si lasciano illudere dalle ipotesi, condottivi, più che dalla scienza, dalla ripugnanza di accettare la ipotesi, unica vera del satanismo. Considerino essi che le ipotesi di pensiero trasfuso, e rimandato quasi per eco o riverbero da una mente all’altra, involgono una serie di assurdi, o se vogliamo chiamarli così, di miracoloni del terzo cielo, cento volte più indigesti, che il semplice intervento di spiriti malvagi, ammesso da innumerabili filosofi. Considerino che tutte le ipotesi escogitate
fuori di questa, si riducono a forze, a fluidi, a energie fisiche, a moto : invenzioni tutte che, se paiono illuminare alcuno de’ fenomeni spiritici, cento ne lasciano nel buio nativo. Di più è incomprensibile e al tutto fantastica la supposizione che esistani tali forze; che esistendo si possano communicare e trasmettere fuori dell’organismo umano, ove si fingono generate o latenti: che trasmesse si possano governare da chi le trasmette, e adoperare a produrre i desiderati fenomeni. Di più ogni forza emanante da un punto (per esempio il cervello) spandendosi naturalmente a guisa di onda dinamica, di luce, di calorico, deve seguirne le eterne leggi, cioè scemare d’intensità in proporzione dei quadrati dell’allontanarsi; e siccome i fenomeni, almeno molti di questi, si ottengono a distanze grandi, converrebbe che all’origine il moto impresso fosse fortissimo, mentre un semplice agitarsi di poche molecole è un moto infinitesimale, e che però a poca distanza deve spegnersi; tanto più che s’ imbatte in gravi ostacoli, se non altro nella dura mater e nelle ossa craniali, senza contare le parti mollicciche del cervello affatto anelastiche. Per giunta, tutta la supposta azione di queste forze va diametralmente contro le leggi scientifiche, sopra tutto contro la regina delle scienze naturali, la matematica. Di che scrisse una bella pagina un nostro collega, matematico di valore, per occasione d’una rassegna d’un bel libro di apologia cristiana, del ch. dottor Roberto Puccini. Con questa pagina, di giusto sdegno, diremmo così, matematico, chiudiamo questo capitolo.
« Inoltre il ragionamento, per rispondere alla sciocca obbiezione dell’ Herzen tratta dalla meccanica applicata allo spirito, ci fe’ sorgere spontaneo queste giudizio: che il P. Giulio, cioè il Puccini, dimostri troppo grande pazienza e degnazione, perdendo il tempo a confutare simili castronerie. Altrettanto diciamo delle parole spese intorno alla lepida spiegazione, escogitata dalla magna testa del Lombroso, per dar ragione delle divinazioni del famoso Pickman, quel giocoliere che, dopo avere a meraviglia gabbati i Torinesi, andò a ricevere un trionfo di fischi a Milano, a Genova ecc.; vogliam dire la trasmissione di vibrazioni dall’un cervello all’altro, per un mezzo o fluido misterioso che niuno ha nè visto, nè palpato, nè dimostrato. A questa gente, che sorgono con gran prosopopea a parlarvi di forze, dì
parallelogrammi, di vibrazioni, di onde dinamiche e simili cose, con le quali intendono rivestire i loro sogni d’un aspetto serio, come di fisica e di meccanica, converebbe rivoltarsi arditamente e stringere loro i panni addosso venendo a ferri corti: — Signor Lombroso, signor Moleschott, o chi che voi siate, voi ci parlate di forze meccaniche, ci definite il pensiero « un moto della materia accompagnato da coscienza? » — Ebbene, diteci su chiaro e netto, con termini e linguaggio rigoroso, come richiede il campo matematico dove entrate : quali e quanti sono i punti mobili, quali le loro masse in cifre esatte, quali i punti d’applicazione delle forze che producono il movimento, quali le velocità impresse, le direzioni delle medesime, cioè gli angoli formati da ciascuna con tre direzioni fisse, quali le leggi ossia le equazioni dei vincoli che collegano i punti mobili; — chè niente meno si richiede a parlar sul serio di tali movimenti. E quando, se pure intendete i termini, abbiate definiti e fissati in numeri tutti quegli elementi, niuno escluso, allora scrivete le equazioni differenziali del moto e poi integratele, se vi basta l’animo. Chè noi mettiam la testa che neppur sapreste dirci o intendere che cosa sia l’equazione delle vibrazioni d’ una corda da violino, e d’ una piastra metallica limitata da un contorno geometrico esatto, o della pelle d’ un tamburo, che pur sono i casi più semplici di cotesti moti vibratorii, ai quali ricorrete fidati sull’ignoranza o sulla dabbenaggine dei vostri ascoltatori e lettori. Casi semplici in sè, il cui studio esatto però trascende di gran lunga tutte le vostre cognizioni su questo punto, come ve ne potranno far fede de’ vostri colleghi, versatissimi in questi studii, i Beltrami, i Brioschi, i Casorati, i Cremona, i Siacci e altri assai. I quali per l’eccellenza delle loro cognizioni matematiche e la serietà a cui li avvezza il rigore di questi studii, debbono in cuor loro sorridere di comione udendovi dal tripode parlare di vibrazioni, delle quali nè pure avete un concetto esatto, e parlarne applicandole con meravigliosa ingenuità ai moti estremamente complicati delle membrane e delle parti del cervello; sebbene per cortesia e per riguardo, e alcuni forse anche per amicizia, sappiano in presenza vostra dissimulare il meschino concetto che allora fanno di voi. Ma siccome non arriverete mai nè ad intendere voi nè a spiegare agli altri, nel modo predetto, le leggi e il modo delle vibrazioni a cui per mala vostra ventura stoltamente vi rivolgeste, e d’altra parte la meccanica dello spirito è tal ridicolaggine che, se aveste un grano di sale in zucca, arrossireste d’avervi pur pensato non che prodottala in pubblico, siate contenti che noi italiani e cristiani ce ne seguitiamo a stare col nostro naturale buon senso, e lasciamo a voi nebulosi olandesi o accecati giudei o razionalisti o quel che volete essere, lo
scapestrare in filosofia e in fisica come peggio vi talenta. »
Capo XXV.
Se il demonio possa intervenire tra i cristiani
1. Si dànno circostanze in cui è possibile tale intervento. Quella che qui si propone è una questione per cui risolvere pienamente occorrerebbe anzi un libro che un capitolo d’un Manuale; ma noi c’ingegneremo di trascegliere quelle poche nozioni, che più si convengono al comune de’ lettori. Ecco ciò che fa nodo nella mente di persone anche non al tutto digiune di studii religiosi. Se ogni communicazione spiritica, dicono essi, è un vero commercio diabolico, converrà conchiudere che l’ intervento di Satana in seno alla società moderna ed anche cattolica, diviene frequentissimo: e ciò, al fine del secolo XIX, troverà malti restii ad ammetterlo, anche perché sì sa dalla Bibbia che Gesù Cristo ci promise di liberarci dal potere di Satana. Rispondiamo, che in realtà il nostro Signore mantiene la sua promessa, e in modo visibilissimo; perché i cristiani di buona fede, e i cattolici che corrispondono anche solo mediocremente colle opere loro alla fede professata, non hanno quasi mai nulla da soffrire per la immediata ingerenza del demonio. Sono bensì talvolta tentati da esso, ma colla orazione e coi sacramenti vincono certamente, se vogliono la tentazione, nè niuno, secondo che ci avverte la Bibbia, è mai tentato oltre alle forze. Possono eziandio cadere nell’ossessione ; ma oltre che è caso raro che le anime pie vengano, per divina permissione, sottomesse a si dura pruova, la Chiesa possiede l’autorità di scacciare il demonio, e l’esercita specialmente cogli esorcismi. Questi non hanno per verità un effetto certo, come i sacramenti nel produrre la grazia santificante, ma godono di una autorità deprecativa, fondata nelle promesse di. Gesù Cristo, nel Vangelo, e confermate dalla cotidiana esperienza. Quanto al ricevere molestie dal demonio, netta vita, nella sanità, negli averi, si può dire a un dipresso ciò che dell’ ossessione: le malie, i malefizii, le iettature, sono per lo più immaginarie e non reali; e dove fossero reali, ben si possono distruggere coi mezzi praticati nella Chiesa cattolica. In tal guisa ogni fedele cattolico nulla ha da temere del demonio; e milioni di essi invecchiano, sempre così lontani dagl’
insulti diabolici, che cadono perfino nell’ errore, immaginandosi che l’intervento diabolico tra la società cristiana non esista e non sia possibile. Ma ben diversa è la condizione dei pagani e dei cristiani malvagi. Iddio, sommamente provvido, ha decretato (e noi lo sappiamo dalle divine Scritture e dalla storia tanto ecclesiastica quanto profana) che gli spiriti ribelli a Dio sieno in qualche maniera costretti anch’essi a compiere una parte nel sistema universale della Provvidenza. E perciò Iddio dispone, che la loro stessa malvagità ostinata, serva alle divine vendette contro gli uomini ribelli a Dio, e dannati alla perdizione eterna. In modo analogo, Iddio permette a questi spiriti perversi di esercitare la loro perversità tra la società umana e vivente, sia per prova e santificazione dei giusti, sia, per punizione dei colpevoli. E più colpevoli e più meritevoli di venire puniti per opera dei demonii son certamente quei cristiani, che pur conoscendo l’ infinita bontà di Dio, e gli assoluti diritti che ha la divina Maestà ad essere adorata e servita, ricorrono invece al Nemico di Dio e dell’umana natura. Quindi, se la giustizia divina lascia che i demonii imperversino in seno alla gentilità, come ci attestano le storie antiche e le memorie degli odierni missionaria, troppo è giusto che Iddio licenzii i giustizieri diabolici a trattare in simile guisa i cristiani apostati, e vie più duramente gli apostati dal cattolicismo. È un decreto promulgato da Gesù Cristo nel Vangelo, che il servo il quale mal conobbe il comando del padrone, e fallì, sia leggermente punito, il servo invece, il quale pienamente seppe il volere del padrone, e per sua malvagità si ribellò, sia punito più severamente (Luc. XII. 67). Ora di questi servi indegni, che illustrati dalla rivelazione evangelica, pure negano di sottomettersi a Cristo, il tempo nostro è pur troppo fecondo. Non inciampano solo in quelle colpe, che dalla umana fragilità furono e saranno sempre inseparabili : ma dichiarano aperta guerra al Legislatore divino, e trascorrono fino a fare causa comune col Nemico di Dio, così che di loro si avvera in senso proprio e letterale il rimprovero di Gesù Cristo: « Voi riconoscete per padre il diavolo, e volete compiere i desiderii del padre vostro (Io. VIII, 44). » Non è pubblica ribellione a Cristo signore della società umana e padre della società cristiana, il conculcare per legge i suoi divini diritti, e per legge perseguitare la Chiesa e il Vicario di Gesù Cristo? Non è atto di ostile apostasia da Cristo lo strappare di mano ai fanciulli il catechismo, scambiare ai cherici il calice col fucile, e contendere il crocifisso ai moribondi? Non è un zelare i disegni del Nemico di Cristo Dio l’educare la gioventù all’empieta e allo scostume; lo incatenare il clero sì che non possa operare al bene; il dissagrare la famiglia coi divorzii; l’affamare il popolo e nel tempo stesso rapirgli i soccorsi
della beneficenza cristiana, il rifugio de’ sacri chiostri, le consolazioni delle speranze eterne? Che altro bramerebbe di più e di peggio Satana,se egli dettasse le leggi nei parlamenti e nei consigli delle nazioni? E pure questo è ciò che veggiamo in tutte le nazioni, anche cristiane, anche cattoliche, ove si avanza quella civiltà, detta moderna, la quale stà alla civiltà vera, come il veleno alla medicina, come l’assassino al magistrato. Così si van formando nuovamente due popoli e due città, una di oppressi e sono i virtuosi, l’altra di oppressori e sono i malvagi; e tornano i secoli anteriori a Costantino, quando i cristiani erano gridati ai leone, e i carnefici alta porpora; e si riforma in servigio delle pervertite idee l’antico linguaggio: la religione si chiama superstizione; la luce evangelica, tenebra medioevale; libertà, la schiavitù; la virtù, vizio, e vizio, la virtù; il bene chiamasi male, e male, il bene. Nelle profonde sentine di questa civiltà malefica, che sono le società segrete, autrici e propagatrici di essa, non si peritano i settarii progrediti di dare il nome di Satana al vero Dio, e il nome di Dio vero a Satana. « Padre Eterno, Adonai o Jeova... il vero Satana sei tu... Vieni, o Satana il calunniato dai preti e dei re, vieni che io ti abbracci. » Queste parole del Proudhon sono cantate e ricantate nelle logge massoniche, al pari del cantico a Satana, del Carducci. Abbiam letto Rituali, in cui la massoneria autorevole, invita il candidato di certi gradi ad offrire formale adorazione a Lucifero, e ad insultare diabolicamente a Gesù Cristo e al divino Sacramento. Non è qui luogo di stenderci su questi particolari. Sappiamo delle vere orgie satanniche, di quelle che i si chiamano sabbats, che i nostri vecchi chiamavano striazzi. Tutto questo si pratica in Europa, in Africa, in America, in Asia: ne abbiamo tra mano le prove. E dimandiamo se, posti questi orribili eccessi, degni della goetia pagana, dimandiamo se non è giusto che il divino Legislatore consenta a Satanasso d’ intervenire usualmente tra questi pagani per apostasia, cento volte più colpevoli che i pagani per nascimento? È un castigo troppo meritato. E pure noi in questi cenni non diciamo l’un cento di ciò che potremmo dire. Se v’è cui per vaghezza o per istudio talenti d’investigare le ingerenze di Satana nella moderna società, consulti ciò che ne scrivono sopra documenti irrefragabili gli scrittori di cose massoniche, che noi citammo al Capo XVII, n. 4. Si vegga specialmente Léo Taxil, Les Frères Trois-Points, Vol. II, pag. 104 e seguenti, ove si riferisce il testo dell’ insegnamento ufficiale con cui la Massoneria impone al F:. Maestro l’odio contro Iddio, e l’amore verso Satanasso; e similmente la pagina 254 e seguenti, che contengono il Rituale onde si consacra il Cavalier Kadosch; che è il complemento dell’odio satannico con atti satannici. Più
brevemente si troverà tutto questo nel nostro Racconto: Massone e Massona. È serio e dotto il lavoro di monsignor MEURIN, La Franc-Maçonnerie synagogue de Satan, Parigi, Retaux, 1893, 8°, specialmente a pag. 211 e seguenti, ove il valorosa prelato scrive del commercio diabolico nelle logge superiori. In generale il Rosen, il Benoit, e altri trattano lo stesso argomento fondandosi sopra i documenti autentici della Massoneria. Ma nulla vi è di più esplicito nell’attribuire onori divini al demonio, che i Rituali del rito Palladico, quello cioè Riformato. Già preparato da altre associazioni demonolatriche, fu costituito propriamente il 20 settembre 1870 (data significativa!) dal generale Alberto Pike, celeberrimo nella storia della Massoneria contemporanea, ed ora defunto; il quale nel 1891. s’ intitolava umilmente, Sovrano Direttore del Gran Direttorio generate per l’ America del Nord, e Sovrano Pontefice della Massoneria universale. Egli diffuse l’Ordine luciferino in tutto il mondo. Le sue logge si chiamano triangoli, e ve n’ha dei maschili e dei femminili ossia androgini, perché sempre mescolati di fratelli e di sorelle. Vi si ammettono solo massoni già promossi ad alti gradi negli altri riti, come i FF:. Kadosch e le SS:. Maestre, e si scelgono persone di speciali meriti massonici e interamente devote alla demonolatria. Costoro, dopo le necessarie prove, salgono ai gradi proprii del Palladismo tuciferino, e sono ricevuti FF:. Kadosch palladici, Gerarchi, Maghi eletti ; e le sorelle diventano SS:. Elette o Gran Maestre palladiche; e formano per così dire il sacerdozio che ministra a Satanasso. Nei rituali è anche notato il punto in cui Satana, invocato, si manifesta visibile; ma l’apparizione non sempre succede. Certo è che delle loro riunioni precipuo scopo scopo è il culto di Satana, che essi non vogliono chiamato Satana, ma Lucifero, e che onorano di vera e propria adorazione diretta a lui, e di atroci bestemmie contro Gesù Cristo e l’immacolata sua Madre, e di orribili profanazioni della divina Eucaristia. Ne dànno contezza l’ Huysman, il Bataille, e più brevemente il TAXIL nel recente libro Y a-t-il dies femmes dans la Franc-Maçonnerie ? libro acconcio ai lettori adulti e serii, e non fatto pei giovanetti. Ora si consideri che di questi triangoli, sfacciatamente demonolatri, solo in Francia (forse vi si comprende anche il Belgio e la Svizzera), e solo di femminini il Taxil ne nomina diciassette; e che molti poi ve n’ha in America e altrove, e molti più non palladici ma somiglianti nello scopo di onorare il demonio: senza contare le logge massoniche dei riti communi, ma di gradi elevati. Si consideri inoltre che questo paganesimo redivivo in mezzo alla società cristiana non si ristringe tra le pareti de’ ritrovi palladici o altrimenti settarii, ma
si riversa fuori in società subalterne, demoniache esse pure, che noi vediamo senza verun ritegno sventolare per le vie delle città cristiane la bandiera di Satana. In una famiglia, di cui tacciamo il casato, sebben pubblicato su molti giornali, il padre e i figliuoli portano nomi di demoni: Belzebù, Asmodeo, ecc. Se nascerà una femmina, mancando nomi di diavolesse, sarà forse chiamata Megera. Il satanismo si riversa in conventicole orgiastiche; le quali, a nostra conoscenza, ma ignorate dalla polizia talvolta per volontario accecamente, si vanno moltiplicando in modo spaventoso. In alcune Satana si mostra eziandio visibile: noi ne sappiamo dei casi indebitati, oltre quelli che reca il Meurin, nel libro e luogo poi anzi citato. Si riversa il satanismo dagli antri settarii nella letteratura: niun tempo fu più ammorbato di poesie amorose di Satana, di romanzi e di filosofemi per riabilitare il Nemico di Dio. Ne stanno alla riprova i nomi del Maury, dello Schelling, di Louis Constant, del Carducci, del Proudhon, di Arturo Graf, del Karsch, e di più altri; e i nuovi libri di fisiognomia magica, di chiromanzia; e perfino la Clavicola, l’Alberto Magno, il Drago rosso, e simili quisquilie raccattate nel lezzo delle stregonerie antiche, che vediamo ristampati e divulgati in Italia e in Francia e un po’ per tutto. L’idolatria stessa, la più schifosa idolatria trova dei proseliti e dei patrocinatori e seguaci nella luce del cristianesimo: un missionario in Francia ci raccontava che il parroco d’un villaggio lo pregava di predicare contro il Sole. — Perché? — Perché nel popolo ha molti adoratori. — In conferma di che ci cade sott’occhio una parola del chiaro e dotto scrittore se, il Des Mous-seaux, che ci assicura: « Non è punto raro nelle nostre campagne, d’ incontrare delle persone che non riconoscono altro Dio, che il Sole, il Dio che loro fornisce il grano e il fieno onde campano. D Anche il Renan era tenero di questo Iddio, e insegnava, nella Revue Des Deux Mondes, che esso doveva godere le simpatie degli abitatori del nostro pianeta. Ci raccontava un gran gentiluomo e gran letterato d’ Italia, che viaggiando oltralpe, fu invitato a dare il nome ad una società che si riuniva per rendere culto a Giove Ottimo Massimo, all’uso antico. Non si finirebbe mai se tutti volessimo svelare i segni del rinascente culto di Satana nei paesi governati con spirito settario. Vegga chi bramasse istruirsene ampiamente, l’opera del signor BIZOUARD, erudita e critica. Del resto niuno è clic non vegga quanta parte di popolo, massime di quello ato per le scuole empie di certi governi, se non va fino ad inginocchiarsi a piè di Lucifero, almeno si ritira palesemente dagli altari di Dio. La loro probità è quella della impresa del Panama, simile a cui covano altre cento e cento ladronaie impunite. La loro morale è quella delle case di corruzione, dei caffè concerti, dei teatri svergognati,
dei libri e giornali pornografici. Dietro a questi cristiani malvagi s’intruppa un altra parte di popolo men corrotto, ma ignorante della religione che professa, indifferente o spensierato di osservarla. Si le cose sono a questi termini, noi non esageriamo i mali della religione nell’ età nostra, e giubiliamo anzi a Dio datore d’ogni bene, che un immenso numero di cristiani crede e pratica la religione, ma non possiamo dissimulare ciò che ogni savio conosce ed ogni ottimo deplora, che in mezzo al popolo fedele si formano intere tribù di veri infedeli, o per meglio dire, di apostati. Ora essendo tale il presente stato della società cattolica, e peggio poi in quella parte di popolo cristiano che l’eresia o lo scisma tiene separata dalla% Chiesa cattolica, chi non vede quanto sia agevole e diremmo quasi naturale, che vi si formino associazioni, nelle quali Lucifero ripigli il poter suo, e lo eserciti come nei tempi anteriori a Gesù Cristo? Può e deve rivivere questa dominazione di Satana, eziandio tra le nazioni cristiane, almeno in mezzo a quelle riunioni, che rappresentano una infelice oasi in seno al Cristianesimo, un tratto dell’ India pagana, o dell’Africa feticista. Anzi più tra le nazioni cristiane, che non tra te idolatriche, è giusto che Iddio rallenti il freno a Satana, e lo armi di flagello, se tra esse si formano delle associazioni che attentano il commercio diabolico. Che l’attentato abbia effetto è un castigo di Dio; e il castigo sui più colpevoli deve più gravare; ed è evidente che più colpevoli sono gli apostati per volontaria fellonia, che non i semplici nati pagani. Non è quindi da prendere meraviglia, se anche in mezzo a noi cattolici, all’ombra delle nostre basiliche vetuste, il nemico di Dio e dell’uomo facilmente risponde a chi lo invita nelle assemblee spiritiche, e se vi moltiplica d’ogni specie fenomeni preternaturali, con danno e ruina di chi li provoca. Così dev’essere, e così è pur troppo. Sia pure che spesso e volentieri i medii ricorrano a gherminelle di destrezza, e che la frode si mescoli al supposto commercio diabolico, rimane pur sempre vero che, se la divina giustizia licenzia talvolta L’Angelo dicaduto ad intervenire nell’umana società, certo questo gastigo tremendo deve anzi tutto percuotere i cristiani apostati, e più specialmente i cattolici più rei che ogni altro cristiano.
2. De’ modi tenuti da Satana nello spiritismo. Ma in qual modo il demonio si manifesta ed opera tra i cristiani apostati ? Per rispondere a questa dimanda, ed illustrare questo punto necessario a conoscere, si potrebbe dire in due parole, che
il demonio si comporta nelle pratiche spiritiche allo stesso modo che si è sempre comportato nelle pratiche idolatriche e magiche dei tempi ati. E questa sarebbe, per dir così, una spiegazione storica. Un compendio dottrinale ne demmo nel nostro Ipnotismo tornato di moda, sotto il titolo di Teorica degl’intercenti diabolici. Qui ricapitoliamo quelle dottrine, adattandole più propriamente allo spiritismo. Che esistano demonii è insegnato dalla fede cattolica, e sarebbe eresia il negarlo. Egli è certo che Lucifero è nemico di Dio ed è nemico dell’uomo; perché questi è creato da Dio, esaltato nella sua natura colla Incarnazione del Verbo, e destinato al seggio del cielo, donde fu escluso ogni angelo ribelle. È pur certo che Iddio, per sua infinita sapienza, permette talvolta ai demonii di esercitare un’azione sugli uomini, azione, per sè stessa, malefica, ma che Iddio fa servire a santificazione dei giusti, a punizione dei malvagi. E grandissima, oltre alla mala volontà di nuocere, è l’attitudine degli angeli perversi sia nel destare tentazioni al male, sia nel dominare la persona umana, sia nell’operare prestigii seducenti che ai semplici possono fare illusione, quasi fossero manifestazioni divine. Alla possanza diabolica è un giuoco il produrre quella infinita varietà di fenomeni che dànno maraviglia nelle assemblee spiritiche; è agevole scrivere, direttamente sulle lavagne e sulle carte; è naturale il dare responsi sopra cose occulte o lontane, produrre morbi valendosi delle cause seconde, o rivelare la medicina di malattie che essi conoscono. Niente è più facile al potere dell’angelo decaduto, se Dio lo permetta, che il rammentare ai singoli circostanze del ata da questi obliate, prendere ben anco le apparenze delle persone traate, simulandone i corpi, il sembiante, le vesti, le reminiscenze. Questi corpi visibili e palpabili, e che paiono viventi e persino ionati; si compongono di materie tenui, al bisogno riunite dalla virtù demoniaca, o possono essere veri corpi cadaverici, raffazzonati e mossi momentaneamente dal demonio, come un fantoccio è mosso da una mano introdottavi dentro, e non già come il corpo umano è avvivato dall’anima che l’informa. E tutto ciò sempre coll’intento d’ingannare e di nuocere. Guai a noi, se la divina Bontà lasciasse libera facoltà ai malvagi spiriti di abusare delle loro forze angeliche, e tutto sfogare a danno degli uomini il loro mal talento! Troppo ineguale ci riuscirebbe la lotta, con ispiriti sì prepotenti d’ingegno e di possanza. Ma è nel tempo stesso da rammentare ciò che poc’ anzi notammo, che nulla può il demonio senza la divina permissione; e che quando alcuna licenza è data a lui di tentare, è data altresì all’ uomo la proporzionata virtù per resistere
vittoriosamente, massime poi a chi ricorre a Dio, è data soprabbondante. Il fedele trova nelle preghiere, nei sacramenti, nei rimedii apprestati dalla Chiesa soccorsi e rimedii insuperabili agli spiriti malvagi. In generale è anche da tenere per certissimo, che non può giammai il demonio operare veri miracoli ; mentre neppure possono operarli gli angeli beati, altro che per concorso della divina onnipotenza; ciò che mai non è concesso ai demonii. Tutto il potere degli spiriti malvagi, anche licenziati a tentare o punire gli uomini, non arriverà giammai a produrre effetti propriamente miracolosi, come il trasmutare le sostanze create e le loro essenziali qualità, il prevedere il futuro dipendente dagli atti di creature libere, il penetrare con azione diretta nell’intelletto e nella volontà umana, e simili altre opere, naturalmente possibili solo al Creatore onnipotente. Se alcuna volta i demoni sembrano prevedere l’avvenire, lo preveggono nelle cause fisiche, come il temporale si può prevedere nello stato dell’atmosfera presente ; quanto ai futuri liberi, tirano a indovinare e spesso azzeccano e talvolta s’ingannano. I pensieri interni argomentano da menomi indizii, ma non li possono sapere con certezza, leggendoli nella mente umana; e però possono anche qui prendere abbaglio. Il demonio è un indovino accorto, ma non profeta. E però niun indizio di potenza propriamente divina ed adorabile, è nelle opere prestigiose, ancora che trascendenti di gran lunga le forze e l’attività umana. Rimangono sempre opere preternaturali per noi uomini, naturali pel demonio, atteso che il suo stato di dannazione ha distrutto in lui i doni di grazia, e non già la sostanziale natura. La punizione divina ha lasciati gli angeli ribelli nella volontaria ribellione contro Dio, nella quale gli ha percossi, e da cui non si muteranno più mai, com’è proprio castigo di ogni dannato. In tale stato agognano essi al peggior male possibile e più offensivo della Divinità, e per odio di Dio bramano il male più nocivo alla umana creatura. Però, quanto Iddio lascia loro lunga la catena, si argomentano di rapire gli onori divini a Dio, ed usurparli per sè medesimi ; si provano di nimicare a Dio gli uomini colle suggestioni di errore, di avvilirli col pervertimento morale, di distruggerli colle crudeltà. Ma questa malvagia guerra contro Dio e contro l’uomo, viene dai demonii combattuta con malizia diabolica, che è quanto dire moderata secondo tempi, luoghi, persone. Così in seno all’antico paganesimo, come nel moderno, dove può liberamente operare il demonio, egli riscuote la pubblica adorazione delle
moltitudini, tra mille superstizioni ingiuriose a Dio, e dannose all’uomo, crudelissime spesso e più spesso nefande. Ne dèmmo un saggio al Capo XVII, n. 4. Ne’ tempi e luoghi irraggiati dal Vangelo, ristringe l’opera sua ai secreti conciliaboli degli stregoni e de’ loro seguaci, o alle magie dissimulate, alle superstiziose osservanze, ai malefizii, dal volgo esercitati d’appiatto, per terrore della coscienza pubblica e de’ magistrati cristiani. Ma in questo ultimo tempo nostro, essendo concesso, per le pubbliche leggi ipostatiche, di oltraggiare Iddio e il suo Cristo, impunemente, ecco rifiorire i commerci satannici alla luce del mondo civile : lo spiritismo recente e il satanismo antico, un po’ raffazzonato, un po’ rimpulizzito, un po’ acconcio a presentarsi ne’ salotti delle famiglie signorili, nelle logge massoniche, e perfino, come spesso vedemmo, nelle reggie: ma è sempre il satanismo nulla differente, in sostanza, dal satanismo antico. Non si adatta il demonio solamente ai costumi pubblici, ma eziandio alle convenienze delle famiglie ed assemblee che ricorrono alle evocazioni spiritiche, e ben asco alle individuali disposizione delle singole persone. Gli spiriti evocati parlano da empii e da licenziosi ove l’empietà e la licenza piace; si mostrano religiosi e devoti colle persone pie e coscienziose, raccomandano ben anche la pietà e l’uso dei sacramenti ; coi novellini e onesti si fermano a magnificare la beneficenza e la tolleranza. Ma sempre, a grado a grado che vanno acquistando la fiducia de’ loro clienti, vanno pure sfoderando, se così si può dire, le corna e gli unghioni. Un uomo serio, ci veniva un giorno confidando con sicurtà di amico, come gli spiriti con cui (per inganno) aveva trattato e conversato spesso a tu per tu, senza medio, lo avessero tentato di esecrabili eccessi, a cui egli non consenti; ma per arrivare a questo avevano preso le volte targhe, cominciando dalle elevate regioni dell’ascetica, e poi giù giù con racconti morali, ma non senza lubriche descrizioni che per caso sempre ne facevano parte obbligata. Del resto più esempii ne recammo al Capo XX, che si potrebbero di molti casi simili moltiplicare. Gli spiritisti che fossero entrati in questa via, lo sanno per loro esperienza. Cessi adunque l’ammirazione e lo scandalo che prendono alcuni pusilli del vedere tanto frequenti le inframettenze demoniache tra la società cristiana e cattolica. In essa poco o nulla avrebbe Satana che fare, se pur troppo tra noi non si trovassero in gran numero de’ cristiani falsi, che gli preparano un terreno paganesco in terra cristiana, e in molti modi provocano il nemico di Dio a ripigliare podestà sopra di loro. Giusto giudicio di Dio è che chi volle la indegna catena del servaggio diabolico, sia punito colla ambita catena. E similmente è giusto giudicio, che il crudele padrone ottenga di operare sui cristiani apostati
negli stessi modi, che esso sempre tenne coi pagani antichi, e tiene coi pagani moderni.
Capo XXVI.
Se lo spiritismo si possa cristianeggiare
La questione che qui toccheremo succintamente, sarà delle più utili nella pratica. Non la inventiamo noi, sì bene la raccogliamo dalle conversazioni, a cui ci trovammo, da lettere indirizzateci, e da simili sorgenti che ci rivelano il bisogno di luce, il desiderio di consigli, che da molte persone dabbene si mostra.
1. Non sarebbe possibile uno spiritismo cristiano e pio? ci dimandano alcuni. Non si potrebbe supporre che le risposte della tavoletta divinatoria venissero dettate da angeli del Signore o da sante anime di defunti? Certo è la Chiesa ha sempre favorito la devozione agli Angeli e alle Anime del purgatorio. Rispondiamo. Se si vuole chiamare spiritismo l’uso di pregare gli angeli, ed i favori che se ne sperano, e i suffragi offerti per le anime penanti, e la riconoscenza che queste ne dimostreranno ai loro devoti, certamente allora vi sarà uno spiritismo onesto, e pio e vantaggioso; il quale nessuno potrà biasimare, eccetto che per l’abuso che si fa del nome di spiritismo. Questo vocabolo ha un’altra significazione; e adoperarlo invece del nome di devozione, è porgere occasione d’ inganno ai semplici, e però devesi evitare. Vero è che chi ci fa la dimanda intende ben altro che il devoto commercio spirituale, quale si pratica nella Chiesa cattolica : ci chiede se sia lecito evocare gli spiriti giusta il nuovo uso moderno, intervenire alle assemblee ove hanno luogo i fenomeni detti oggidì spiritici, accogliere le risposte e le dottrine rivelate dagli spiriti che vi si manifestano sia coi picchii della tavoletta divinatoria, sia colla scrittura diretta, sia in altri modi ; e tutto ciò demandano essi, perché suppongono che gli spiriti rispondenti sieno buoni, forse angeli, e anime benedette. A tale dimanda, e a tale persuasione dobbiamo dichiarare assolutamente: No, non è lecito un siffatto spiritismo, e la supposizione a cui si appoggia è un errore grave e pernicioso. È appena credibile quante persone oneste si lascino far gabbo da cotali vane
illusioni. Fin da quando il mesmerismo apparve cinto delle sue meravigliose lucidità e chiaroveggenze, vi fu chi riputò quei fenomeni illustrazioni angeliche o di anime beate; quindi le società dell’Atanatofania (apparizioni d’immortali), e del Raffaelismo, ossia degli esploratori di medicine rivelate dagli Angeli, come da S. Raffaele a Tobia. Proseliti e difensori furono in Francia il Billot (1829), il Possin, il Chambellan, il Wiesseke, l’Ordinaire e altri; in Germania, una Maria Kahlhammer e una Crescenzia Wolf (1854), con molti discepoli e ammiratori. Di che si può consultare la Civiltà Cattolica, anno 1866, quaderno 379, pag. 52 e segg. In Italia avemmo rivelazioni analoghe, che non importa rintracciare. Basti che queste e quelle furono o dai Vescovi ordinaria o dalla Santa Sede condannate. La quale condanna non impedì, che perfino alcuni ministri della Chiesa (senza contare i molti pastori protestanti) si lasciassero trascinare per la stessa via, come un canonico Fiore a Napoli (la cui opera è all’Indice), l’abbé Almignana in Francia, e recentemente l’abbé Roca, il quale non contento dei varai libri pubblicati dal 1886 in sèguito, recitò al Congresso spiritico di Parigi un discorso profondamente anticattolico sotto l’apparente dimostrazione di zelo cristiano. Tra le scritture più calde per compicciare uno spiritismo cristiano, abbiamo in Italia Lo spiritismo nell’ umanità, del Bonfiglioli (1888), grosso libro e pericoloso ai semplici; in Francia, l’Esprit consolateur, di P. V. Marchal; in Ispagna, la Cabana, periodico filosofico spiritista essencial, defensor del Deismo y Cristianismo verdad, il cui primo numero apparve a Barcellona nel gennaio del 1887, e non sappiamo se viva tuttavia. Ma niuno forse tanto spiccatamente si diede a cristianeggiare lo Spiritismo, quanto il dabbene cavalier Enrico Dalmazzo, testè defunto, il quale scrisse al Congresso spiritico di Parigi, nel 1889, una memoria per questo fine, memoria che fece un buco nell’acqua, e non fu degnata d’altro che d’essere inserita negli Atti. L’anno medesimo aveva egli dato alla luce in Torino, che crediamo sua patria, un velenoso libro che fu tosto proibito dalla S. Congregazione dell’Indice. È pseudonimo: TEOFILO CORENI, Filosofia spiritualista: lo Spiritismo in senso cristiano. Torino, 1889, 16°. Egli intende di proposito a dare alle evocazioni dei morti una patina di misticismo cristiano, e ad accreditarle quali esercizii di pietà nulla difformi dal sentimento della Chiesa. A cotesto intento egli riepiloga gli errori sparsi in altri libri e nei giornali, con un certo sfoggio di zelo così cieco e fidente, che sembra non si accorgere delle gravissime difficoltà militanti contro lo Spiritismo in genere, e contro le Evocazioni degli spiriti in ispecie. Il venerando e dottissimo cardinale Alimonda, Arcivescovo di Torino, ce
ne parlava come di un laccio pericolosissimo ai lettori ignoranti o mai fermi nelle dottrine cristiane. Noi lo togliamo a guida, per dare ordine alle verità da contrapporre all’errore. Parliamo del libro, non dell’Autore, il quale (viviamo in certi tempi !) potè essere un bonuomo e, fino ad un certo punto, in buona fede. Sotto il nome di Coreni intendiamo il suo sistema e quelli della Cabana, del Marchal, del Roca, del prete Almignana, del Fiore, del Bonfiglioli, e di altri simili, che vorrebero unire insieme Spiritismo e Cattolicismo, e specialmente di certe buone signore che osano fare la santa Communione il mattino, e la sera giocare agli spiriti in salotto. Questo sistema è profondamente malvagio e anticristiano. Dimostriamolo subito, in generale, con brevità e chiarezza, prima di esaminarne i particolari. L’Autore afferma che a’ dì nostri il mondo ragionevole ha presentimento di un grande avvenimento; e fa sue le parole di monsignor Bougaud : « Tutto si prepara per una dimostrazione di Dio e della religione quale non si è avuta dal principio del Cristianesimo (Coreni, p. 1). » Ma più che dal Bougaud, noi crediamo ch’ egli abbia presa l’imbeccata dall’ Higginson, negli Annali dello spiritismo, anno 1875, e altrove im. È l’ubbia degli spiritisti, cominciando da Allan Kardec, i quali tutti, come notammo al Capo XVIII, n. 6, credono lo Spiritismo la terza Rivelazione, che compie quella di N. S. Gesù Cristo. Del resto l’aspettare qualche grande avvenimento che muti il mondo, è un’opinione che pub volgersi al bene ed al male, secondo che l’espettazione è di un trionfo della verità, o di un trionfo della menzogna. I calvinisti nel 1700, sobbillati dal predicante Jurieu, aspettavano il trionfo del calvinismo regnante, di che per loro erano forieri i miracoli dei loro profeti camisardi: i giansenisti prevedevano la ristorazione del cristianesimo nell’accettazione universale delle quattro proposizioni di Giansenio, e la predicavano, nel 1731, già cominciata al cimitero di S. Medardo, colle convulsioni, coi soccorsi, colle estasi, coi prodigii di un branco di femmine allucinate. John Ellis, a Nuova York, annunziava la Nuova Gerusalemme, che calava dal cielo, nel 1885; come poco prima la annunziava Giuseppe Smith negli harem dei Mormoni. La espettazione adunque degli spiritisti non prova nulla: fu comune a multi eretici e visionarii, come agli Ebrei che d’ogni tempo, dopo rinnegato il Messia Gesù Cristo, si lusingarono di una prossima venuta d’un altro Messia. Il Coreni rione la presentita salvezza dell’umanità nella nuova religione dello spiritismo cristianeggiato. « Lo spiritismo è l’opera di Dio, dice egli colle parole
di Allan Kardec, e farà la sua strada... e il secolo futuro vedrà lo Spiritismo Cristiano diffuso su tutta la superficie del mondo civile (Cor. p. 2). » E altrove : « Quando sapranno che la Chiesa (cattolica) non respinge più, non maledice più, ma istruisce e dà luce, ma accoglie i volenterosi, (spiritisti) e li benedice e dà loro cibo spirituale, appropriato (spiritico) e aiuta a raggiungere il maximum attualmente possibile di Verità vera, santa, altissima, oh allora avverrà il fortunato connubio della Scienza Vera Celeste colla Scienza Vera Terrestre, e l’una aiuterà l’altra, e la terra converserà col Cielo, e il Cielo scenderà co’ suoi Spiriti in modo sensibile sulla terra (Cor. p. 107). »
2. Le dottrine spiritiche sono incompatibili colla fede cristiana. Ma intende il Coreni che per questo lo spiritista si battezzi e si cristianeggi? Signori, no. Egli pretende che ciascun cristiano; specialmente poi ogni prete, rinneghi la fede cristiana ed abbracci i dommi ereticali dello spiritismo. Egli a mani giunte, cogli occhi bassi, con parole melliflue esorta il popolo ed il clero a favorire la nuova manifestazione divina. In che maniera? Studiando i « più accreditati scrittori tanto in favore che contro, specialmente il più laborioso, diligente e coscienzioso fra essi, Allan Kardec, nelle seguenti sue opere, certamente non iscevre di errori, ma scritte per lo meno in buona fede (pag.102). » Per conoscere gli avversarii; raccomanda la lettura di onesti cattolici, come il de Mirville, il Des Mousseaux, nei quali « si troveranno molte verità miste ad errori (p. 101). » Ma non raccomanda il Franco, di cui invece altrove dice peste e corna, sebbene « Nel romanzetto del gesuita P. Franco, intitolato : Gli spiriti delle tenebre, abbia « ammirato la squisita e commendevolissima lealtà onde l’autore riporta le tante e tante manifestazioni spirituali recentemente avvenute nel Mondo nuovo e nel Mondo antico. E perché dunque lo condanna? Perché il Franco ebbe la « stranezza di farne un sol fascio e gittarlo nel fuoco, come opera di maghi e diavoleria d’inferno... e con soverchia precocità dannò qualche spiritista, che in tempo futuro la Chiesa potrebbe forse annoverare fra i santi (pp. 41, segg.). » E qui il dabben uomo intende senza dubbio il Beato Denizardo Rivail, conosciuto sotto il pseudonimo di Allan Kardec. Egli raccomanda pure i periodici, la Revue spirite, che è del Kardec, l’ Epoca Nuova, gli Annali dello Spiritismo in Italia scritti in gran parte dal Dalmazzo (Teofilo Coreni), e dal professor dott. V. G. Scarpa, sotto il pseudonimo di
Niceforo Filalete: tutti giornali prettamente pagani, anzi ostilissimi ai cristiani, tutta roba che cade sotto la regola IX dell’ Indice, e alcune opere anche notatevi espressamente, come la Revue con altre sotto Kardec. Raccomanda le opere del Figanières (Cor. p. 217, in nota) poste all’ Indice, e altre assai, della stessa risma (p. 231). Ora, un tale magistero è acconcio a cristianeggiare lo spiritismo? No: egli è evidentemente nato fatto per condurre un cristiano all’apostasia. L’Autore fa a fidanza col lettore inesperto ; ma chi conosce questi libri e giornali sa che contengono il più fornito emporio di errori contro la ragione naturale, e la fede cristiana. Nè solo vi si fa im strazio crudele dei fondamenti della verità, ma anche vi si versa il fiele della calunnia contro la Chiesa, il Papa, il Clero ; si trascinano nel fango le pratiche cristiane più gravi ed essenziali : di più la morale vi è pervertita, sebbene con lustre di pietà, in modo indegno. Bella scuola in verità ! Vogando in un mare di bestemmie ereticali lo spiritista novellino attingerà idee cristiane ! Dal veleno assorbirà l’antidoto ! E pure è ciò che fanno a cuor consolato certe anime di Dio, che pretendono di rimanere cristiane e ferventi cristiane, malgrado le loro pratiche spiritiste nelle assemblee, malgrado che siano associate e leggitrici di giornali spiritici. Ma v’ è di più : l’Autore non si perita di spiattellarvi il simbolo del Cristianesimo rifatto a modo suo, ricavandolo da un opuscolo del Kardec, intitolato: Le spiritisme à sa plus simple expression simbolo comunissimo nelle scuole spiritiste. Ora in questo si rinnega la fede cristiana ad ogni capoverso. Se ne potrebbero estrarre decine e decine di eresie formali. La creazione rivelata nel sacro Genesi, vi è travestita in una generale creazione della materia che costituisce i mondi. I mondi sono popolati di spiriti perfettibili, tutti eguali, semplici ed ignoranti, privi della scienza del bene e del male; e ciò nonostante incaricati di guidare i mondi materiali, secondo le leggi immutabili della creazione, quando saranno usciti d’ infanzia, giacché da principio sono privi di conoscenza perfetta e ignorano perfino la loro esistenza (pag. 254, artic. 2, 5). L’ intima natura degli spiriti ci è sconosciuta, e tuttavia sappiamo, che sono esseri individuali, vivono in una specie di astuccio o involucro etereo, imponderabile, chiamato perispirito, posseggono il libero arbitrio ed eguale attitudine per tutto (artic. 3, 4, 6). Dio impone agli spiriti di perfezionarsi col lavoro e colla virtù, a tutti in misura eguale, giacché non poteva egli nella sua giustizia usare preferenze. Gli spiriti possono arrivare alla beatitudine perfetta, ma per cotesto debbono vestire
(indossato sopra il perispirito) un corpo; e così incarnati costituiscono l’umanità della Terra, e quella sparsa per tutti gli astri del firmamento. Ogni spirito, quando avrà toccato l’apice del suo volontario perfezionamento farà parte dell’ ordine dei puri spiriti o angeli, e gioirà della vista completa di Dio e d’una inalterabile felicità eterna (pag. 255, 258, art. 5, 6, 7, 8, 9, 10, 27). Ma che avverrà degli spiriti incarnati, ossia uomini, che invece di perfezionarsi, scapestrano in peccati e delitti? Iddio te li concia perbenino: li fa incarnarsi e rincarnarsi tante volte, e sopportare indefinite metempsicosi o vite successive e penose, e magari te li schiaffa in certi mondi stellari punto agiati, veri purgatorii. La Terra è uno di questi, sebbene non è il pessimo. A questo modo i peccatori saltabeccando di mondo in mondo, alla fine si risolvono di far senno e vengono purificati. Intanto tra una incarnazione e l’altra, Iddio li lascia svolazzare in semplice farsettino, cioè vestiti del solo perispirito, nei mondi appropriati agli spiriti; permette loro di affiatarsi cogli uomini (ecco le Evocazioni spiritiche), affinché abbiano agio di pensare ai casi loro; e vi sono spiriti erranti che scelgono ben sovente da sè stessi le prove loro acconce in una nuova incarnazione, sebbene non osservano poi nello stato d’uomo le risoluzioni prese nello stato di spirito vagante, e così incorrono la necessita di altra incarnazione (pag. 255 e seg. art. 10, 12, 13, 14, 16, 18, 19). Tra gli articoli fondamentali, il Kardec e dietro a lui il Coreni, ne pongano uno apposta per rivelarci il fine spirituale dei bruti. « L’anima dell’uomo è uno spirito incarnato. Per assecondarlo nell’adempimento del suo còmpito Dio gli concesse come ausiliarii gli animali che gli sono sommessi, l’intelligenza ed il carattere dei quali sono relativi ai suoi bisogni (pag. 255, art. 11). » E già una strana filosofia, l’attribuire ai cani, ai gatti e alle pulci la intelligenza e il carattere, e farne non già mezzi, come parlano i filosofi cristiani, ma a dirittura ausiliarii, che è un po’ più che compagni. Altri spiritisti, come a cagion d’esempio, sco Rossi Pagnoni (lodato del Coreni, a pag. 231, e da noi citato al Capo XVIII, n. 2.) li fa a dirittura uguali nell’origine e nel fine oltremondano, e ci si assicura che tale dottrina è rivelata dagli spiriti. « Agli errori delle povere vostre menti soccorse la divina bontà, e abbattute le barriere fra l’ordine superiore e l’inferiore delle creature animate, fece dai buoni spiriti insegnarvi, che una è l’origine dell’anima umana e della belluina; che dal primo entrare nella vita belluina al più alto grado degli spiriti eletti l’anima perpetuamente progredisce sempre più dematerializzandosi. » Da questa ubbia spiritica è alimentata l’ ubbia delle
società di protezione alle bestie, che falsano l’idea cristiana della carità, e sono in sè profondamente sciocche e di pessime intenzioni massoniche. Il nostro Coreni non tocca questo tasto del paradiso accomunato agli animali, bramando egli sembrar cristiano, o almeno non del tutto frenetico. Insiste invece col Kardec sul domma più gradito ai furfanti : Che non ci è inferno per loro. « Dio sommamente buono non danna le sue creature a castighi perpetui per colpe temporanee... l’eternità delle pene devesi considerare in senso relativo e non assoluto (p. 256, 257, artis. 20). » Che è quanto dire, che i malvagi arrivano alla beatitudine nè più nè meno che i virtuosi, con questa sola differenza che i buoni vi giungono più presto, e i cattivi più tardi, quelli per la scorciatoia, questi con una eggiata più lunga. È questo un domma capitalissimo per la setta : spiriti e spiritisti niuna dottrina ribadiscono più spesso. Il Coreni replica (colle parole pure di Allan Kardec): « Lo Spiritismo combatte certe credenze, come l’ eternità delle pene, il fuoco materiale dell’inferno, ecc. (Cor. p. 253). Negli Annali dello Spiritismo questo domma biblico e cristiano, è dichiarato a dirittura empio (Anno 1875), sebbene il N. S. Gesù Cristo l’abbia chiaramente e solennemente rivelato, e tutta la Chiesa sempre creduto e insegnato. Tra te altre correzioni amorevoli alla dottrina cristiana, il Coreni rigetta di proposito il peccato originale, e questo nome trasporta alle colpe commesse nella vita precedente (p. 287, art. 23). Non si finirebbe mai, se tutte volessimo raccattare le leggiadre novità dommatiche dei 34 articoli del simbolo proposto dal Kardec, accettato a man baciata dall’accommodevole Coreni, e caritatevolmente offerto al clero e al popolo per renderlo spiritista cristiano. Noi ne demmo più ampio studio al Capo XVIII, dove dimostrammo che le dottrine dello spiritismo sono diaboliche. Giudichi il lettore dal detto finora : ex ungue leonem. Ma non gli venisse in mente di indagare che cosa pensa questo nuovo cristiano del domma della SS. Trinità, nel cui nome egli fu battezzato; nè della Incarnazione, ione, Morte, Risurrezione, che in tempi meno spiritici formavano i misteri principali della santa fede; nè della Chiesa cattolica, nè della Risurrezione della carne, di cui si faceva menzione negli ultimi articoli del Credo vecchio; nè del Capo della Chiesa, il Vicario di Gesù Cristo, nè del clero che costituisce la parte insegnante e dirigente; nè della sacra Scrittura e delle Tradizioni, che fondano il magistero delle dottrine ; nè dei sacramenti, che santificano e salvano individualmente il popolo cristiano, nè del Giudizio finale, nè del vero Purgatorio definito dalla Chiesa, nè del Paradiso biblico : nè di tanti altri vecchiumi, rammentati nel catechismo. Tutto cotesto è spazzato a grandi colpi di granata spiritica, per far
luogo a dommi più accosterecci. Il Coreni per cristianeggiare lo spiritismo predica un Dio dabbene e di buona composizione, che sa chiudere un occhio sulle debolezze umane, contento di fabbricare spiriti, i quali tutti o tosto o tardi arrivano, chi volando chi zoppicando per più trasmigrazioni sulla terra o negli astri, al gaudeamus del paradiso comune; e godono intanto il vantaggio di non incommodare nè Papa, nè vescovi, nè preti, e magari professando o il feticismo o il buddismo o il maomettismo pratico. Tale è la rivelazione spiritica, e Allan Kardec è il suo profeta. Teofilo Coreni non ha altro merito fuorché d’avere ammannito un vangelo, che la rende accessibile alla buona gente cristiana, e pericolosa ai semplici. Ma piano un poco, ci obbietterà forse un lettore sempliciano, che abbia leggicchiato il libro, voi falciate troppo duramente sulle sue dottrine: il Coreni accetta in più luoghi i misteri dell’ Unita e Trinità di Dio, e dell’ Incarnazione del Verbo; qui e colà riconosce la divinità del Redentore, la S. Messa, e la presenza reale di Gesù Cristo nell’ Eucaristia, la Confessione, il Papato, il sacerdozio, la morale cattolica, ammette persino Satana (pag. 197 e altrove). Rispondiamo: sì, è vero; ma questo è il più perfidioso tranello che immaginare si possa. Il Coreni, a differenza degli altri spiritisti, che gittano fuoco e fiamma contro quanto fa parte della religione cattolica, sarebbe contento che la nuova religione spiritica si mescugliasse colla cristiana, e che il clero prendesse a sostenere quel suo enorme intruglio di spropositi contro la fede e la ragion naturale, pur conservando tanto quanto il linguaggio ecclesiastico e le pratiche esterne ora vigenti. Questo è il mezzo speciale da lui prescelto per far gabbo ai semplici, ed è il mezzo che prendono in pratica tutti coloro che vorrebbero essere cattolici e spiritisti ad un tempo. Ma quale è il sacerdote teologo, o anche il laico istruito nel catechismo della diocesi, il quale non iscorga che il simbolo da noi analizzato poc’anzi, distrugge radicalmente i principali dommi cattolici? Chi non vede che i riti sacramentali e le altre pratiche del cattolicismo diventerebbero una ipocrisia schifosa e uno schema sacrilego, in chi professasse quel simbolo? Come confessare e rinnegare al tempo stesso la divina Trinità, di cui non vi è sillaba nel catechismo spiritico proposto dal Coreni? Come si può ammettere che esiste una sola specie di spiriti, come vuol egli, e mantenere la credenza degli angeli, dei demonii, delle anime umane, insegnata per fede dalla Chiesa? Come credere, e negare il peccato originale, che è domma cristiano? A che servirebbe il battesimo? Come farebbe il prete a predicare la temporaneità dell’inferno, mentre Cristo e la sua Chiesa predicano l’eternità delle pene? Di più: è di assoluta necessità per salvarsi
l’unione soprannaturale con Gesù Cristo, la quale si ottiene per l’infusione della sua grazia ed amicizia nel battesimo, e si conserva ed accresce per le opere di fede, di speranza e carità soprannaturali: lo spiritista invece, giusta i dettami del Kardec e del Coreni, pretende, peggio che pelagianamente, di arrivare alla condizione angelica, collo studio, col lavoro, colle opere naturalmente virtuose. Nel che è un rovesciamento totale del sistema rivelato nella Bibbia e professato per domma nella Chiesa. Se il Coreni permette i sacramenti e gli usi cattolici ai suoi adepti, li permette come un di più, per accommodarsi, per non ispaventare gli onesti. Insomma, è un tranello.
3. Lo spiritismo cristianeggiato è ipocrita, colpevole, dannoso. Un altro pericoloso tranello prepara ai semplici il Coreni col suo frequente affermare che « la Chiesa cattolica ha sempre conservato continue relazioni col mondo degli spiriti, tanto nelle sue preghiere rituali, quanto nell’ amministrazione pratica dei santi sacramenti (pagg. 120, 121). » Aggiunge che di fatto i Santi ed altre persone di ogni condizione, anche pagani, goderono communicazioni oltremondane. Ne conchiude, che dunque è lecito a ciascun fedel cristiano evocare gli spiriti e consultarli. Conclusione fallacissima ! Perché la Chiesa invoca, si, Angeli e Santi e prega pei defunti: ma fulmina di anatema il commercio cogli spiriti infernali, il quai commercio essa chiama stregoneccio ossia magia diabolica. Nello spiritismo nè angeli, nè anime del purgatorio hanno che fare, si bene i demonii dell’ inferno che ne prendono le fallaci sembianze; come noi dimostriamo in questo Manuale ampiamente ed evidentemente. E ognuno vede se si possa cristianeggiare e santificare l’uso d’intrattenersi col diavolo. La Chiesa approva le estasi, le visioni, le rivelazioni di che sono talvolta graziati i santi in terra, ammira i fedeli che ne avessero delle vere (ciò che riserva a sè di giudicare) : ma consiglia a tutti i cristiani di non desiderare siffatti carismi straordinarii e sproporzionati, e condanna di peccato chi pretendesse di piantare un sistema di corrispondenza attiva e iva cogli esseri dell’altra vita, coi beati, colla Vergine, con Gesù Cristo. Questa sarebbe una pretesa simile a quella di operare miracoli senza divina ispirazione. In ispecie, la Chiesa fondandosi sul divieto formale che ne fa lo Spirito Santo nella divina Scrittura, divieta essa pure, come superstizione e come inganno ereticale, la evocazione delle anime traate e il riceverne risposte. Il che è
tanto manifesto che il Coreni medesimo ne conviene : « La Chiesa li respingeva (gli spiritisti), condannando a priori ogni gradazione di spiritismo (pag. 114). » Infatti la evocazione dei morti e il commercio con loro, condannati dalla Chiesa, costituiscono la pratica essenziale e propria dello spiritismo, e sono lo Spiritismo moderno. Del resto le idee e le pratiche spiritiste sarebbero, per più ragioni empie e illecite, quando pure non fossero espressamente condannate dalla Chiesa. L’arianesimo, il pelagianismo, il luteranismo, il giansenismo, non divennero eresie perché condannati, ma furono condannati perché erano eresie. Come dunque può un cristiano divenire spiritista? Il Coreni oppone alla Chiesa l’autorità del Curci, del aglia, del cardinale Wiseman, del parroco e dottor Ponsati, del teologo e professore dell’Università di Torino, Piero Antonio Corte, il quale in piena tornata spiritica evocò lo spirito di Antonio Rosmini (pagg. 34, 146, 162, 220). Noi rispondiamo con sicurezza, che, se costoro avessero favorito lo spiritismo moderno e le sue evocazioni, come asserisce il Coreni, sarebbero ciechi fattisi guide di ciechi, ribelli alla Chiesa, condottieri di ribelli. Ma noi siamo lungi le mille miglia dal credere il (lettone dal Coreni. In particolare poi quanto al sacerdote Curci, le cui parole vanno per le stampe, osserviamo che egli nega un po’ facilmente che non esista formale proibizione ecclesiastica dello spiritismo. Noi la citammo poc’anzi, e la confessa il Coreni. Del resto il Curci non approva le evocazioni di morti all’uso spiritico, sì bene, con vocabolo non felice parla di uno spiritismo in senso lato, o com’esso si esprime, dello Spiritismo di buona lega, e ne reca ad esempio le apparizioni bibliche di angeli e di anime traate, l’assistenza degli angeli Custodi, ecc. Nel moderno spiritismo, dice egli, non vi è nulla di nuovo, tranne il modo, e su questo modo si attenda il giudizio della Chiesa ; intanto i particolari fedeli giudichino col senso comune e col Vangelo dagli effetti che risentissero dalle nuove pratiche. (Ora i frutti, diciamo noi, dello spiritismo sono l’apostasia dalla fede, e altri pessimi, che non possiamo tutti noverare.) Il Curci mira in tutto questo a reprimere la baldanza dei materialisti che tengono « per false tutte le apparizioni », e conchiude con evidente ragione : « Collo Spiritismo di qualsiasi lega si fornisce alla società moderna una solenne e perentoria smentita all’ abietto Materialismo. » Tali sono le idee del Curci, in una aggiunta nella 2° edizione delle sue Lezioni esegetiche sui quattro Vangeli, vol. II, pag. 55. Il Coreni le cita alla lettera (pagine 220-227), e le esagera, e le frantende a modo suo. Non ci basta nè l’agio nè la voglia di seguire il Coreni in tutti gli andirivieni di
errori: molto meno di chiamare ad esame le strane chiacchierate che egli riferisce, siccome dettate dai signori spiriti in persona nelle sinagoghe spiritiche. Si andrebbe nell’ un via uno. Non facciamo grazia neppure ad Antonio Rosmini, il cui preteso spirito scapestra da empio e da matto, sì che il suo vero spirito, cioè, a parlare esattamente, l’anima sua dovrebbe esserne fieramente, sebbene in cielo, adontata. Pensare che gli fanno rispondere ad un professore, chiedente il modo di confutare il materialismo del Moleschott : « Il Verbo eterno si ruppe nella sua parte corporea nell’urto colla negazione del Verbo stesso... La teoria materialistica in apparenza, non lo è in sostanza... Sovrattutto vi raccomando, non combattete Moleschott, Büchner, Darwin, ecc. ma dite la verità (pagg. 148, 149). » Sono rivelazioni frenetiche ! Noi invece raccomandiamo a chi ha tuttavia flore di buon senso, di non lasciarsi allucinare dalla devozione che il Coreni ostenta nelle preghiere per le sedute spiritiche, nè dal frequente inculcare ch’egli fa la buona fede, la pietà, le pratiche sante, la carità. Molto meno si bevano cecamente il lusinghiero veleno delle tenerezze, spirituali, che il Coreni propina come esortazioni degli spiriti parlanti. Si sa che in tutti i tempi usarono i fattucchieri mescolare il profano col sacro, e camuffare l’empietà colle lustre della pietà. Allan Kardec, il supremo gerofante della spiriteria, ha libri interi di tali sdolcinature, che egli pretende rivelate dagli spiriti; ed ha raunato inoltre molte preghiere spiritiche nel suo Èvangile selon le spiritisme, Parigi, Dentu, 1866 16°, ove anche da una empia parafrasi del Pater ! e tuttavia confessa che nella palestra spiritica può benissimo presentarsi « uno Spirito accorto; furbo e profondamente ipocrito; giacché non può dare lo scambio e farsi accogliere altrimenti che coll’ aiuto della maschera che sa aggiustarsi e colle finte della virtù; i paroloni di carità, d’umiltà e d’amore di Dio gli servono di credenziali. » Possono venirci « degli spiriti ipocriti, che insinuano con finezza e perfidia a gran’arte pensata certi fatti falsi, asserzioni menzognere, a fine di ingannare la buona fede dei loro uditori. » Sappiano i dabben cristiani che nelle tornate spiritiche, massime nelle più intime, con questi beati spiriti pretesi ascetici e, a detta del Kardec, talvolta ipocritoni, si mescola una geldra di spiriti niente ipocriti, anzi molto impudenti. Nol dice il Coroni, ma ce lo insegnano gli altri spiritisti, e tra questi l’Allan Kardec, Éliphas Lévi, V. Tournier, il Revius, tutti celebri maestri di spiritismo. Nè solo gli spiriti dicono le turpitudini ; ma le disegnano, invitano al male i presenti e provocano ad atti osceni, siccome fu detto sopra, specialmente al Capo XVI, della Sensualità nel commercio spiritico ; a cui altri fatti potremmo aggiungere di nostra scienza privata, nei quali certi spiriti prima di venire alle laidezze, si
prepararono le vie con lunghi discorsi di finissima ipocrisia. Qui ci basti rammentare le parole del Kardec, che degli spiritisti è il sovrano maestro irrefragabile. « Si dànno certe communicazioni villane... che ripugnano a qualsiasi persona che abbia la minima delicatezza di sentimenti ; perché esse sono corrispondenti al carattere di quegli spiriti, cioè triviali, sporche, oscene, insolenti, arroganti, malevole ed anche empie. » E aggiunge che volontieri s’intrattengono, con chi dà retta a loro, in conversazioni turpi ; e che talvolta si fanno intendere gli spiriti a dirsi villanie (gros mots) gli uni contro gli altri, e si battono tra loro scaraventandosi le matite e le tavolette psicografiche. Ci pensino gli spiritisti e le spiritiste, che si smammolano di divozione a udire le ascetiche degli spiriti, e intendano dove vanno a parare anche quelle sedute che loro paiono innocue ed edificanti : si rammentino, se non altro, le sedute spiritiche, le quali noi narrammo al capo XX. E pensino ancora che corrono pericolo, tra le pietose mistiche, di rimanere spiritati. Nol credano a noi, ma al grande loro maestro, Allan Kardec. Signori, Allan Kardec, spende più pagine a bello studio per prevenire gli spiritisti del pericolo che corrono di restare soggiogati dagli spiriti, affascinati, ossessi. Ha un capo apposta sulla Obsession simple, Fascination, Subjugation, ove descrive gli effetti spaventosi a cui va esposto lo spiritista, quando cade in potere degli spiriti : egli diventa matto, ridicolo, è forzato a scrivere, a dire, a fare ciò che meno vorrebbe, anche in presenza altrui, viene perseguitato in casa e fuori, giorno e notte dallo spirito che lo possiede. E noi potremmo riferirne in conferma non pochi esempii, tratti dagli Annali stessi dello Spiritismo: ma basti il dettone al Capo XV, n. 2. 0 perché di cotesti diavoleti il signor Coreni non dice sillaba? Per cristianeggiare lo spiritismo ! Non si lascino gli spiritisti, gabbare dalla lusinga di rivedere i loro cari estinti, di rinvenire oggetti smarriti, di guarire da malattie, di raffermarsi nella fede dell’ altra vita. Quello che ripromettere si possono con più sicurezza, è di perdere la sanità, la ragione, e talvolta la vita col suicidio; essendo questi effetti dal commercio spiritico molto frequenti e comuni, secondo che sopra dimostrammo. Concludiamo. Gli uomini onesti, e specialmente le donne pie (che più sono esposte alla seduzione) non si lascino abbagliare dagli spiritisti nè dai loro libri che predicano la pietà delle pratiche spiritiche. Del resto anche i mediocremente istruiti del catechismo non ci si gabberanno. Anche per loro è chiaro che gli spiriti, i quali mentono, dicono e fanno talvolta oscenità, negano le verità rivelate nel Vangelo, e vi sostituiscono bestemmie ereticali, tali spiriti non possono
essere nè angeli di Dio nè anime del purgatorio. Iddio nè promise nè operò mai simili miracoli comandati a bacchetta da qualsivoglia ciarlatano, o privato fedele anche onesto. Gli spiriti che nelle sedute si manifestano non possono essere altro che spiriti ribelli a Dio, demonii dell’ inferno, anche quando torcicollano in lustre di devozione e di carità. È il costume proprio dei demonii, descritto nella Bibbia, il trasfigurarsi cioè in angeli di luce, per seminare poi le tenebre dell’ errore e della colpa. È uso loro il tramare la perdizione della fede cristiana abusando di qualche scintilla di verità o lusinga di picciol bene. E però chi seguendo il consiglio del Coreni o degli altri spiritisti ascetici, si rendesse alle pratiche spiritiche per divenire cristiano, si troverebbe alla fine di avere suggellata una piena apostasia della Chiesa cattolica e da ogni Cristianesimo.
Capo XXVII.
Se lo spiritismo conduca allo spiritualismo
Non poche volte ci è incontrato di udire che, se lo spiritismo non si può accettare nella sua integrità, nè molto meno ribattezzare cristiano, e sostituire o mescolare alta religione cristiana, ha tuttavia questo di buono, che afferma la esistenza di Dio, la spiritualità dell’anima, la vita oltre tomba; e però non è il pessimo degli errori, e sarebbe da tollerare, se pur non da favorire in questi nostri tempi di positivismo invadente. Prima di rispondere se si debba per cotesto bene, almeno tollerare in favore dei traviati atei o materialisti, è da vedere se realmente per costoro debba lo spiritismo riuscire una medicina o un veleno. Non neghiamo, che, alcune volte, certi infelicissimi spiriti caduti nello scetticismo assoluto, infangati nel materialismo, dubbiosi sull’esistenza di una Causa prima personale, non abbiano attinto alcuna migliore idea dalle pratiche dello spiritismo. Sì, vi furono e vi sono di quelli che dal commercio spiritico sentirono ridestarsi le smarrite idee di spiritualità dell’anima, dell’immortalità ; alcuni da queste risalirono alla fede in Dio, e perfino ritornarono cristiani e osservatori della religione cattolica. Noi lo sappiamo : anche il diavolo è talora costretto da Dio di servire al bene delle anime ; e tanto nol neghiamo, che anzi benediciamo Iddio, la cui sapienza infinita cava il bene dal male. Ma in verità le dottrine spiritiche sulla Divinità sono più acconce ad oscurarne il concetto che a dimostrarne la esistenza. Il che è così vero, che nel Congresso spiritico di Parigi vinse il partito di non ammettere l’ esistenza di Dio come verità comune alla società spiritica, atteso che multi dei fratelli spiritisti, come noi notammo al Capo XVIII, n. 1., non ne volevano sentir parola. Al che si aggiunga che per molti occultisti, il Dio ammesso è il gran Tutto; per altri è Satana, al quale formalmente si prostrano in adorazione. I meno peggio spiritisti, se riconoscono un Dio uno nella natura, negano la Trinità delle Persone, e la divinità di Gesù Cristo, Verbo incarnato. Così non confessano il vero Dio. Per giunta al Dio qualsiasi che ammettono sfrondano la
corona divina, e l’avviliscono sotto l’Allah dei maomettani : giacché non pochi spiritisti gli negano l’ attributo di Creatore, facendo la materia coeterna a Dio, e indipendente dall’atto creativo. Tutti poi gli spiritisti ce lo rappresentano come ingiusto, in quanto che alla fine glorifica con egual felicità i buoni ed i malvagi. Veramente l’idea che ci propone della Divinità lo spiritismo, è una idea sommamente mendace, e nociva: non illumina, ma intenebra l’intelletto, e travia la coscienza umana. Ciò che non toglie alla divina Bontà il potere, alcuna volta, da qualche barlume di verità dimezzata far poi brillare il lume della intera : ma questa è opera di Dio, non secondo lo spiritismo, sì bene contro lo spiritismo. Più difficilmente ancora un materialista imparerà la spiritualità dell’anima nella scuola spiritica. Innanzi tutto lo spiritismo distrugge il concetto dell’anima umana propriamente tale. Uno spiritista che fosse a buona fede persuaso nella sua religione, dovrebbe dire a sè stesso : — Io non ho un’anima mia, che io debba rendere felice in eterno; nel mio petto alberga solo uno spirito eggero, spirito che può avere albergato in petto a Salomone o a Nerone, e Bimani albergare in petto a Pulcinella : che ci posso io, povero astuccio momentaneo di uno spirito vagabondo? — Così lo spiritista deve rinunziare al senso intimo per cui l’uomo si crede un composto sostanziale di anima e di corpo, un individuo destinato al premio eterno, se vuole acquistarlo colle sue buone opere. Tristo e falso concetto adunque è quello che dell’anima umana si forma dallo spiritismo. E ancora : questo spirito errante per tanti corpi è esso semplice e immateriale? No, gli risponde Allan Kardec, il gran profeta degli spiritisti in Europa. No, gli ripete Andrew Jackson Davis, il gran profeta degli spiritisti di America. Il Kardec (lo citammo al Capo XVIII, n. 4) dommatizza espressamente che lo spirito non è al tutto immateriale, e se tale fosse ricadrebbe nel niente. Il Davis, di cui cita le parole il Des Mousseaux, concorda in ciò pienamente col Kardec: per lui lo spirito non è altro che materia raffinata, a ultimate of matter, e che questo elaborato possiede una potenza suprema, omnipotent power, ed è suscettivo di sapienza, containing wisdom. Or andate ad imparare la spiritualità dell’ anima da chi insegna che l’anima è materia fine! Noi vediamo infatti che spiritisti i più accaldati delle dottrine spiritiche rimangono materialisti. Così il dottor Gibier, fervido ammiratore dello spiritismo, non ardisce di pronunziare che la causa dei fenomeni sia spirituale, sebbene la riconosce per intelligente ( Vedi Capo XI, n. 2) : e come lui il dottor Lombroso (ivi, n. 4) ammette i fatti spiritici, e loro da una spiegazione puramente materialista. Che più? abbiamo udito (Capo XVI) uno spirito parlante
col Tournier, grande maestro di spiritismo, confessarsi spirito ateo e materialista. Bei maestri in verità gli spiriti e gli spiritisti, da cui farci spiegare la spiritualità dell’anima! Riduciamo pertanto al giusto valore i vanti dello spiritismo, di diventare una scuola di spiritualismo: e compatiamo benignamente l’ubbia di chi vorrebbe tollerate le pratiche spiritiche, in grazia del propagare le buone idee della spiritualità dell’anima. Certo è che, se i materialisti fossero logici, dovrebbero dalle risposte intelligenti degli spiriti, anche diabolici, indovinare la reale esistenza di spiriti; e se non fossero ciechi volontarii, dovrebbero ragionare che spiriti intelligenti e al tempo stesso materiali sono un assurdo, una chimera : e però dovrebbero assorgere sino alla verità filosofica e teologica, confessando che esistono sostanze spirituali in proprio senso, cioè al tutto semplici ed immateriali. Ala ciò non faranno in virtù degli insegnamenti spiritici: il Kardec e il Davis, supremi pontefici dello spiritismo, lo divietano espressamente. Sopra tutto gli spiritisti menano scalpor grande di avere ristorato nel mondo le sane tradizioni della vita oltre tomba e della immortalità. E noi vogliamo essere giusti con loro ed anche generosi. Si, il commercio cogli spiriti, quali che questi sieno o neri o bianchi, angeli o demonii, come può e deve logicamente suscitare l’ idea di veri spiriti immateriali, così dovrebbe anche condurre alle idee della immortalità dell’anima. Se ciò alcuna volta, per divina misericordia succede, ne sia benedetto Iddio. Ma lo spiritismo non ha altro merito che quello di avere abbuiato il possibile questa verità sì fondamentale e si salutare, predicandoci l’anima, o, com’esso dice, lo spirito composto di materia fina. La rivelazione di Gesù Cristo porge l’ idea perfetta dell’ altra vita, annunziandoci che tutto l’ uomo, cioè il composto uno e sostanziale di anima e corpo, vivrà immortale nella felicità, se l’avrà meritata colle opere virtuose, vivrà immortale nella pena se l’ avrà meritata colle opere malvage. Lo spiritismo comincia col distruggere la sperabile felicità del composto umano, negando espressamente la compagnia del corpo in quelle felicità, che essa inventa e manipola a suo modo. Così dommatizza il Kardec, e gli spiritisti gli vanno dietro. Se colla sola filosofia naturale non si poteva assorgere sino alla luminosa e compita rivelazione di Gesù Cristo, si poteva almeno conoscere il destinato umano, in generale confessato dai sapienti e dai popoli anche pagani, che cioè l’anima si aspetti premio o castigo dal Creatore secondo che seguì la virtù o il vizio. E bene lo Spiritismo contro la religione naturale, distrugge l’ identità dell’uomo nella felicità sperata. Ogni uomo aveva finora dovuto dire a sè stesso : « se vivo onestamente, sarò felice nell’altra vita» : lo spiritista deve invece pensare : « l’anima mia non esiste, quello spirito che mi avviva, è uno spirito inabitante per
un tratto, ma esso è stato spirito di Pietro, di Paolo, di cento altri, fosse anche di cani e di gatti. Niuno di noi, nè uomini nè bestie, saremo beati, ma solo quell’uno spirito viaggiatore. Per me tale di tale, dov’è la immortalità? pel mio io, dov’è la felicità? tutta è sparita nelle nebbie dello spiritismo. » E ciò che è peggio la vita immortale, o felice o infelice, secondo i meriti, era la gran molla che tratteneva logicamente e fortemente gli uomini sul pendio della colpa, e sospingevalo all’erta della virtù. Lo spiritismo l’ ha soppressa o quasi al tutto debilitata : giacché le purificazioni dell’ altra vita che esso propone sono scherzi da fanciulli, e infine ogni più mostruoso delinquente verrà ad assidersi nella gloria accanto al più eroico adoratore di Dio e benefattore dell’ umanità. È una dottrina commodissima ai facinorosi. Ecco i vantaggi della predicazione spiritica ! ecco le glorie della vantata ristorazione della dottrina spiritualista! Noi siamo di credere che i barlumi di verità storpiate, che pur si rinvengono tra le fole dello spiritismo, vi si conservino in servizio degl’ intenti diabolici. Servono appunto, a guisa di zimbelli all’uccellatore, per lusingare l’ istinto naturale che ci sforza di credere alla vita oltre tomba ; e per renderlo sterile ed infecondo, se non forse anche nocivo. L’uomo vi si adagia con quiete falsa, e rintuzza il dente del rimorso, persuadendo a sè stesso che egli crede in Dio e nell’altra vita, non è un empio, non è un materialista. E così se ne va, come pecora bendata al macello, a presentarsi al tribunale del Giudice, inesorabile cogli apostati ed anche coi semplici miscredenti. Poiché il divino Signore non ha rivelato il suo Simbolo, perché noi lo rifimo a piacere degli spiriti di Allan Kardec, di Jackson Davis; non ha imposto il suo Decalogo, perché noi lo racconciassimo giusta la morale spiritica a commodo delle nostre ioni; non ha minacciato il suo inferno, perché noi ce ne beffassimo sostituendovi i trastulli e le redivive fole del paganesimo. Recando il tutto in poco, lo spiritismo non promuove le idee giuste intorno alla vita futura, sì bene le corrompe. Con tutto ciò Iddio talora dalle pratiche dello spiritismo trae qualche bene : ma non per questo è lecito favorirle, nè permetterle, perché sono empie in sè stesse, nate fatte per iscombuiare le dottrine sane intorno a Dio, l’anima, la vita eterna. All’uomo torna egualmente esiziale perdersi per una sola volontaria eresia, o perdersi per cento; perdersi per una o per un’ altra.
Capo XXVIII.
Questioni morali e pratiche. Giocare agli spiriti. consultare i sonnambuli. Spiriti famigliari. Medicina spiritica. I nostri cari estinti
1. Se sia lecito giocare agli spiriti per divertimento. Noi siamo una brigata di giovanotti, di signorine, di persone oneste, che alla veglia mettiamo sopra un deschetto la tavoletta divinatoria, e ci riuniamo intorno a farle dimande innocenti, senz’altro scopo che di are un’ ora in motti sollazzevoli; ne niuno di noi ha nulla che fare col diavolo, nè vorrebbe per tutto l’oro del mondo; la tavoletta non ci ha mai dato una risposta meno che onesta, che anzi ci raccomanda gli esercizii di pietà, e consiglia il meglio per le famiglie. Questo è un discorso non punto immaginario, ma pur troppo frequente. Nè ci è d’uopo farvi risposta molto ampia, dopo le ragioni addotte, nei Capi XVII, XVIII, XIX e XX, della vera causa dei fenomeni, e dopo ciò che discorremmo al Capo XXVI intorno allo spiritismo in apparenza onesto e cristiano ; tuttavia una parola pratica si può aggiungere. Credete voi, signori e signore dabbene, che il picchiotto che batte le risposte nella sala ove vi riunite, sia proprio esso quello che intende le vostre dimande e loro dà una risposta razionale? No, perché una capocchia di legno nè intende una proposta, nè può pensare una risposta ragionevole, nè può da sè muoversi e palesarla con segni convenuti: tutto questo è manifestamente impossibile. Ammettete adunque che vi è una mente pensante, uno spirito intelligente che fa muoversi il picchiotto e scrivere la proposizione ragionevole. Ora quale pub essere cotesto spirito? Non lo Spirito Santo, non gli Angeli di Dio, non le anime sante del purgatorio; perché l’intervento loro sarebbe un miracolo; e i miracoli Iddio gli opera solo per alti e nobili fini, in casi rari e non ogni sera al cenno capriccioso d’un giovinetto o d’una fanciulla che fa da medio, e per atempo delle brigate alle veglie. Non resta altro se non lo spirito maligno, che malignamente opera nascondendosi sotto le apparenze di uno spirito onesto e famigliare, come dimostrammo al Capo XIX, n. 1.
La ragione è per sè evidente: e per giunta la dimostrano tanti mai fatti, di cui un picciol numero narrammo ai luoghi precitati. Le conseguenze di questi pretesi divertimenti non le sanno tutti, e talvolta chi le sa benissimo, non le confida ai compagni, per vergogna. Vi sono spesso tra gl’ intervenuti di quelli che durante il divertimento soffrirono tentazioni vivissime; di quelli che tornati a casa furono tutta la notte molestati da rumori e da tocchi nella camera, nel letto, nello scrittoio e in altre guise; di quelli che vi presero mali nervosi, delle cefalalgie, delle cardialgie pericolose; di quelli che si sentirono come invasi dal demonio e trascinati al mate in guise si orribili che non si possono descrivere. Voi non avete per avventura provato questi insulti degli spiriti: ma si vi accerto, per mille e cento esperienze, che questi effetti sono pane cotidiano. Non vi accadde finora di udire propositi laidi od empii: ma non tarderanno, siate certo. Io so di chi lungamente ammoinato con divote parole dallo spirito, si trovò poi ad un tratto travolto ad estremità orribili, richiesto di oscenità e di apostasia, dai quali improvvisi agguati esso a grande stento poté scampare. Tanti e tante da principii in apparenza onesti giunsero a rinnegare la fede, con una ostinazione appena credibile; tanti e tante arrivarono a stringere perfida amistà cogli spiriti, divenuti loro compagni assidui, sotto nome di Angeli consolatori, di Guide, di Protettori... e allora ? abissi di abissi. Chi teme l’abisso, non si trastulli sull’orlo. E non vedete, che quando anche nessuna di coteste insidie vi preparasse il demonio parlante nella tavoletta, già troppo si può chiamare contento del male a cui vi ha sedotto. Vi ha fatto perdere il ribrezzo di trattare col diavolo, e vi ha guadagnato sino al punto che osate trastullarvi con esso con pericolo di tentazioni e di cadute funestissime. Che anzi già vi ha fatto peccare gravemente (se la buona fede non vi scusa), violando il divieto che fa Iddio nelle divine Scritture di simili pratiche, divieto che la Chiesa rinnova con termini formali e precisi, dichiarando che le evocazioni sono opera diabolica. Via, via, chiunque voi siete, lettore o leggitrice che intendete queste gravissime verità e certissime, trovate chi vi possa dottamente istruire del come levarvi dal baratro in cui vi siete, forse per ingenua semplicità, lasciati andare. E intanto troncate reciso ogni communicazione col nemico di Dio e della vostra onestà e della vostra salute temporale ed eterna. Nè vi faccia inganno il protestare che voi fate, di rigettare il commercio col diavolo, che lo odiate e detestate di vero cuore. Sarà forse sincero il vostro protesto: ma non serve a nulla, perché voi lo lacerate,ogni qual volta interrogate la tavoletta ovvero evocate uno spirito. Voi sapete che uno spirito buono non vi può rispondere ; dunque voi provocate l’intervento d’uno spirito malo : giacché
non vi è mezzo. Lo stesso Allan Kardec, gran maestro di spiritismo, conviene in questo, che le proteste a nulla giovano, e che malgrado le proteste e le preghiere si può essere illusi da spiriti menzogneri, superbi, osceni, malefici : ed è questa una delle poche verità che insegna il Kardec, conforme all’ insegnamento della Chiesa cattolica. Che direste della sincera volontà di non aver che fare con un avversario, quando poi si andasse a discorrere con lui, e trastullarsi a cuor consolato ? Lo stesso dite di chiunque interviene alle sedute spiritiche, eziandio le più semplici e le più riserbate: qualunque sia la sua intenzione, l’opera stessa lo condanna. Neppure facciamo eccezione pei giuochi spiritici di piazza o di teatro. Questi per consueto non sono altro che lavorio di destrezza, nel quale l’ influenza del demonio non ha che fare. Ma siccome niente impedisce che lo spiritista piazzaiuolo o teatrale si valga esso pure, come qualsiasi altro medio, dell’opera diabolica, crediamo prudente il non istarvi presente, e sconsigliamo i buoni dal condurre a scene di spiritismo le loro famiglie. Chi si diletta del finto facilmente s’invoglia del vero. Con ciò non oseremmo condannare di alcuna colpa una persona che assistesse a giuochi spiritici, finché non ha fondato dubbio che certi giuochi sieno qualcosa di diabolico, come nè noi nè altri ha mai condannato le sollazzevoli invenzioni de’ semplici giocolieri.
2. Sonnambuli e loro servigi. Un’anima candida ripiglia : « Io non oserei mai frequentare le sedute spiritiche; e nelle veglie, se alcuno mette su la brigata a giocare agli spiriti, io me ne ritiro. Ma quando mi fruga la curiosità di sapere un segreto, o di rinvenire un anello sparito improvvisamente, e sopra tutto se mi si ammala una persona cara ; io non ho scrupolo di ricorrere per consiglio a uno spiritista che m’ispiri fiducia. » E tutto cotesto è certamente un viluppo di molli inganni dannosi. Ottimo partito è il dipartirsi dal giuoco degli spiriti, ed ogni padre di famiglia, ogni signora di casa deve energicamente vietare che la sua conversazione venga contaminata da commerci diabolici; ma non è cosa innocente l’indagare per via di spiritismo certi segreti gelosi, scoprire un occulto ladro, ottenere un consulta medico. E somma imprudenza è affidarsi ai responsi d’un medio sopra tali e simili argomenti. Ciò si pani evidente, tanto solo che si esamini il fatto. A chi si dimanda veramente la rivelazione del segreto? Non certo alla tavoletta
divinatoria, perché un pezzo di legno non ne ha conoscenza veruna. Neppure si ha fidanza nel medio, in quella donnina o in quel sonnambulo che fa professione di indovinare i segreti; perché naturalmente ne sa meno di chi lo interroga. Si ricorre adunque intenzionalmente allo spirito che muoverà la tavoletta, ovvero ispirerà il sonnambulo. Ecco il primo inganno, o piuttosto il primo delitto inescusabile, cercare l’ intervento e il commercio del demonio per proprio servigio. Spesso v’interviene una niente meno inescusabile ingiustizia, nel credere leggermente cose che intaccano l’onore altrui sopra la parola di un cantastorie. Risponda egli per naturale sagacia o per istinto demoniaco, e ingiusto il giudicare altri per ladri o malvagi, sulla parola d’un parabolano che non conosce le persone, ed è prezzolato per inventare un oracolo; e peggio ancora sull’affermazione del demonio, cui Gesù Cristo dichiara mentitore e padre di menzogna. Vedemmo, ai Capi XVI e XVIII, con quanta rabbia e ostinata frequenza mentiscano gli spiriti. Sarà dunque verace talvolta la risposta degli spiriti sopra qualche caso particolare : vi diranno che una data persona è nella tale città e fa così o colà; e si riscontra poi per via di lettere che così era per l’ appunto: vi diranno che un tale oggetto smarrito si trova nel tal luogo determinato; e vi si rinviene in realtà. Ciò non costa nessuno sforzo ad uno spirito, gli è anzi agevolissimo; ed egli brama di rendere tali servigi, per legare relazioni con gli uomini; e quando la riprova dei fatti dimostra la verità della cosa annunziata, vi si può prestar fede : ma non è però certo che un’ altra volta il demonio non vi dirà nero per bianco e bianco per nero. L’avere lui proferito una facile verità, non distrugge in lui nè il carattere proprio di solenne ostinato menzognero, nè l’ odio che porta agli uomini. E ben si pub e deve sospettare di mentitore specialmente in certe risposte, colle quali egli può nuocere a man salva, e più volentieri nuoce ai buoni che ai cattivi. Imprudente, temerario, ingiusto è adunque chi sulla risposta d’ un sonnambulo, o d’ una tavoletta, o d’ uno spirito nero insomma, giudica ladro un servitore, disonesta la sua fidanzata, infedele il marito, sleale un amico ; e similmente chi sopra tali risposte avventura in rischiose imprese la dote della moglie o il pane de’ suoi figliuoli. Da queste colpevoli leggerezze nascono di continuo e in cento famiglie guai senza fine, rovina delle fortune, dissidii che amareggiano la convivenza, abbandoni crudeli, maritaggi prima disciolti che uniti, divorzii, scandali, tradimenti. Ne sappiamo tanti ! Ecco a che conduce il prendere consiglio dagli spiriti sopra certi segreti. Il consultarli sopra le cose smarrite è scuola ed introduzione a peggiori consulti. Egli è cento volte meglio per voi non ricuperare
quel gioiello, quell’ oriuolo, che non accettare il primo anello d’una catena che forse non frangerete mai più. Guai a chi si addimestica col nemico di Dio e dell’uomo! In generale, oltre che è delitto, è una dissennatezza feconda di sventure inevitabili. Sapere che il demonio ci odia, odia noi e tutto il genere umano, e altro non brama che renderci infelici nel tempo e nella eternità; e ciò non ostante prendere appunto lui per consigliere, e porgergli il destro di nuocere a noi e ai nostri interessi, e ai nostri cari, veramente è un cercare ad occhi aperti la propria sciagura.
3. Spiriti famigliari, Angeli consolatori, Guide, Protettori. Or che sarebbe, se altri non pago di ricorrere alcune volte ai consigli degli spiriti, cercasse di averne alcuno come consigliere assiduo e quasi famigliare compagno? E pure non è caso raro tra gli spiritisti; e non pochi vi cadono, talvolta senza sospettare cento del grave disordine che è in sè la cosa, e delle conseguenze funeste che senza dubbio avrà coli’ andar del tempo. Forse nol crederanno i nostri posteri, e non pochi nostri lettori contemporanei ci terranno come creduli in eccesso ed esagerati: ma il fatto è pur troppo, che di spiriti assidui e famigliari sono pieni i giornali e i libri spiritici. Non vi è circolo spiritico che non ne vanti parecchi; e i circoli sono a migliaia. Quei quattro o cinque spiriti sono frequentemente evocati, e rispondono, come amici ai loro soliti amici. Essi sono chiamati Spiriti protettori. Certi spiritisti provetti, ogni sera, picchiando sul commodino sentono un simile picchiare di un dato spirito, che così rivela la sua presenza, e che s’ intrattiene in lunga conversazione. È frequentissimo che in queste intimità gli spiriti dettino degli articoli che si pubblicano sui giornali della fratellanza e s’intitolano Communicazioni medianiche. Abbiamo veduto interi libri e voluminosi, così dettati. Già, tutti i molti scritti di Allan Kardec sono presso a poco di questo genere. Il cavaliere Ercole Chiaia, di Napoli, il romoroso mecenate della media Eusapia Paladino, confessa per le stampe come e qualmente egli ogni sera si abbocca collo spirito di una sua tavola parlante. Il Sovrano Pontefice della Massoneria universale, e Sovrano Direttore del Gran Direttorio Centrale per l’ America del Nord, (com’ egli umilmente s’ intitola), Generale Alberto Pike, testè defunto, per tutta l’America correva in voce di gran mago, e di tenere a’ suoi ordini un diavolo, che gli serviva di procaccia. Noi per gravi ragioni crediamo possibile il fatto, niente nuovo, anzi stravecchio negli annali della diavoleria. Ma checchè sia del valletto diabolico, che non affermiamo, noi sappiamo di certo
che egli era spiritista superlativo, e che sotto la sua presidenza ottenevansi effetti inauditi : egli era in commercio continuo cogli spiriti, come Allan Kardec. Potremmo nominare qualche Gran Maestro di loggia massonica, e qualche Gran Maestra, che in fatto di spiriteria continua, potrebbero dare dei punti ai più accaniti spiritisti. Ma non è privilegio dei maggiorenti dello spiritismo questa assiduità degli spiriti : anche spiritisti volgari consultano la tavoletta divinatoria ad ogni momento, per loro affarucci o per piacere, e ne hanno risposta ; si dànno delle tavolette divinatorie e dei trespoli, che parlano senza essere interrogati, e degli spiriti seguaci, che forzano la mano de’ clienti loro a scrivere ad ogni momento. Certi spiritelli si manifestano quasi di continuo a guisa di compagni: al mercatante suggeriscono negozii (che, tra parentesi, al trar de’ conti riescono male), al medico dettano la ricetta da prescrivere, al malato rammentano l’ora di prendere la medicina; al bisogno additano oggetti di casa, che si desiderano, una carta gelosa, una chiave smarrita. Abbiamo letto in giornali della fratellanza spiritica, di defunti mariti che si trasformano in ispiriti protettori tornano a conversare colle loro vedove amate, di bambini che spesso rivolano in grembo alle loro madri, anch’ essi divenuti spiriti protettori e consolatori ; e altre innumerabili famigliarità abbiamo o letto o udito. E tutto ciò sembra a noi mirabile, orribilmente mirabile nel secolo nostro. Quanto si è riso dei nostri vecchi, e delle così dette leggende del medio evo, e delle vite dei Santi, ove si racconta di diavoli, che in fattezze umane prendevano a servire in certe case, ove il padrone vendeva loro l’ anima ! Servivano, così dicevasi, i demonii in sembianza di schiavi, di moretti, di scimmie; e mentre nel loro servigio riuscivano impareggiabili di sollecitudine e di destrezza, s’intirannivano de’ famigliari, cui suggerivano errori in religione, e tiravano ad occulte lussurie. Così camminava la taccola diabolica, per ordinario, finché capitasse colà alcun sant’uomo, che per lume celeste ravvisava il nemico sotto le mentite apparenze, e con un segno di croce il costringeva a dileguarsi. Ma queste tregende, a udire la scienza moderna, erano il colmo del ridicolo, dell’ impossibile, dell’assurdo. E ora, che è che non è, queste tregende diventano serie, certe non che possibili; e gli scienziati si accingono a darne spiegazioni scientifiche e perfino materialiste ! Solo che al diavolo medioevale si troncano le corna, si limano gli unghioni, si recide la coda : ma la persona in sostanza è assolutamente la stessa, il còmpito un medesimo. E chi è che chiama sulla scena famigliare cotesti esseri tanto
ridicoli e impossibili? I caporioni dello spiritismo, tra i quali non è volgo d’ idioti, ma una scelta numerosa di professori, di scienziati, di magistrati, di ufficiali di guerra e di stato, deputati ai parlamenti, gran signori e principi del sangue. Come si è operato il portento di si incredibile mutazione? Con un semplice giuoco di parole: la già famigliarità diabolica si chiama fenomeno spiritualista, il già diavolo si chiama Spirito protettore, Angelo consolatore, Spirito tutelare, Guida. Letta questa parola, la scienza, stupida quanto superba, si sente disarmare, cambia l’ odio in favore, s’ inchina : Lasciate are i fenomeni spiritualisti ! E gli spiritisti si gloriano della assidua compagnia de’ loro spiriti famigliari non più demonii. Questa è la storia contemporanea : la vediamo coi nostri occhi. E non la giudichiamo colla severità che meriterebbe il fatto in sè stesso: perché sappiamo quanto gran parte ha nelle colpe la leggerezza umana, la ignoranza, l’inganno. Vi sono certamente delle persone che conoscono la malvagità dell’assiduo commercio diabolico, per esempio quei Fratelli Maestri (in alcuni riti, sono i FF:. di grado superiore), che giurano fedeltà ad Eblis in odio di Adonai, quelle Gran Maestre templarie, che pugnalano in loggia l’Ostia consacrata, per punire Gesù Cristo. Ma il più degli spiritisti, specie certe donnine che poco sanno di religione, si lasciano andare alle assidue famigliarità cogli Spiriti protettori, senza intendere l’un dieci della malizia degli atti loro. Non finiscono mai di persuadersi in pratica, della diabolica natura di esseri che si chiamano parenti e amici, e che si porgono così solleciti e servigevoli ; massime che questi per lo più dissimulano con profonda ipocrisia l’ odio che nutrono verso i loro clienti. L’ odio stesso li consiglia per una parte, a non violentare con esigenze scandalose la umana coscienza, e per l’altra sanno che con tale moderazione tengono più sicura la loro preda. Ma non è sempre così, e non paghi questi crudeli Consolatori di tenersi in pugno, assicurata la preda, sfogano spesso l’odio demoniaco in torturarla e avvilirla. Di qui i secreti incendii delle ioni, che talvolta prorompono ad eccessi indicibili, come troppo sanno gli spiritisti così male accompagnati ; la miscredenza alla fede, l’odio della religione cattolica (ché delle altre gli spiriti si accommodano facilmente); e questo va unito spesso con un amaro disgusto della vita, e una cieca attrattiva al suicidio. È proprio effetto della famigliarità di cotali Guide, o Spiriti protettori, una specie di accecamento della coscienza, che quasi più non sente il rimorso, sebbene essa operi in aperta nimistà con Gesù Cristo Redentore, in ribellione continua colla Bibbia e colla Chiesa, accumulando tesori di ira divina, in aspettazione di una morte forse tranquilla in apparenza, ma tanto
più funesta quanto più tranquilla. Tali erano gli effetti dell’assiduo trattare collo spirito malvagio, nella necromanzia antica, tali si osservano dai missionaria ne’ fachiri e stregoni del paganesimo contemporaneo, e tali sono negl’ infelicissimi seguaci dello spiritismo. Di questi ultimi noi sappiamo molti esempii da fare inorridire. Infine coloro che, per dovere o per carità cristiana, si accingono a richiamare sul retto sentiero i loro fratelli traviati, sieno avvisati, che gli illusi dalla famigliarità spiritica, si sentono in generale alieni da chiunque li contraddica, e cerchi d’illuminarli; e oltre ciò essi per consueto rendonsi malagevoli alla ragione e alla fede, cui disdegnano, e sono poi, anche se risorgono, proclivi a ricadere in modo inaspettato e vie più miserando, ed essi però, usciti una volta dal pelago, non debbono venire abbandonati a sè stessi, ma con amorevole ed oculato custodimento vigilati.
4. Medicine e guarigioni spiritiche. In ogni tempo le false religioni dei numi si trovano collegate strettamente con quella che in istregheria è chiamata arte sanatoria. Un nostro confratello che quest’anno ci veniva dal fondo dell’Alaska, ci raccontava che tra i selvaggi Eschimosi gli stregoni, che sono i ministri della idolatria, si chiamano dottori, e i loro malefizii, medicina; e che una notte, parecchi di quei dottori erano venuti attorno alla sua capanna di missionario a fare contro di lui la medicina ; e n’erano tornati vergognosi e disperati, del niun effetto ottenuto : cosa, tra parentesi, che deve confortare chi teme di venire malefiziato senza saperlo. Chi vive cristianamente non ha che temere, almeno per ordinario. Il dottor Mesmer inventò e propagò il mesmerismo o magnetismo animale come medicina, il sonnambulismo lucido e la chiaroveggenza, il più spesso, servivano alla medicina, l’ipnotismo del Braid è detto puramente medicale: non poteva fallire che lo spiritismo non tentasse di farsi largo suggerendo rimedii e vantando guarigioni. I suggerimenti spiritici si hanno o da consulti direttamente chiesti agli spiriti, o indirettamente per mezzani, i quali sono sonnambuli o medii, che è tutt’uno. È lecito ricorrere allo spiritismo in caso di malattia ? Noi intendiamo benissimo la smania che prende al cuore umano allorché, dopo esaurite tutte le riprese della medicina, si langue, ovvero si vede languire un caro infermo. Non vi è pace nè tregua ; e chi affoga, si attacca ai rasoi. Contuttociò la risposta è una sola, nè alcun uomo savio ne può dare un’altra: Non è lecito disubbidire a Dio, neppure
per salvare la vita, meglio è perdere la vita temporale che l’eterna. Così parla il Vangelo, e non vi è nulla da aggiungere, ancora nel supposto che voi foste certi, che il rimedio utile vi sarebbe rivelato dallo spirito. Se non che questo supposto è fallacissimo; e voi, per obbedire a Dio, non avete da privarvi di un rimedio salutare, sì bene da rinunziare a un rimedio nocivo, ad un veleno. A chi si dimanda veramente il consulto? Non alla tavoletta divinatoria, che è una capocchia di legno; non al medio che è un ignorante, e che ad ogni modo ne sa meno di voi e molto meno del vostro medico: si dimanda adunque allo spirito che investe la tavoletta o il sonnambulo. Ora voi sapete certissimo, che quello spirito è malvagio e diabolico, che è quanto dire un nemico capitale, che vi odia voi e tutto il genere umano, ed è sempre, come ci rivela la Bibbia, in atto di cercare tra le anime una facile preda cui divorare. E sarete così disamorato dei vostri cari, da mettere la loro vita a discrezione d’un demonio che gli odia? E sarete così nemici del vostro vero bene, da affidare la sanità vostra a chi non cerca altro che l’ occasione di nuocervi nell’ anima e nel corpo? Questo è bene procacciarsi il veleno e non la medicina. — E pure talvolta guariscono ! ripiglia taluno che ragiona colla immaginazione e non coll’intelletto: se ne leggono tante nei libri degli spiritisti ! — Si, se ne leggono : ma non vi dicono i libri spiritisti quanti infermi trovarono l’aggravamento del male loro, e la morte nelle medicine spiritiche ; quanti vi perdettero la sanità incorrendo mali peggiori di quelli onde furono liberati. È cosa provata dall’esperienza. I missionarii dei paesi infedeli, che veggono, si può dir così, gli spiriti diabolici continuamente all’ opera di pretese guarigioni, ci attestano che questa è una sorgente di guai spaventevoli, una cancrena purulenta che rode le viscere dei pagani, corrompe le anime ed i corpi, diserta le intere famiglie. E che ci dicono i medici in Europa? Il medesimo a un dipresso. Vegga chi vuole come parlano, nell’opera del DES MOUSSEAUX, La Magie au dixneuvième siècle, Parigi, 1861, pp. 292 e segg. Non possiamo in un Manuale accumulare tante ragioni e tanti fatti. Basti, che il celebre magnetista Puységur, osservava come le malattie che egli aveva creduto di avere guarito radicalmente, ritornavano a termini periodici... specialmente era fatale il volgere dell’anno. Egli poi, il cavaliere Des Mousseaux, essendosi provato a guarire una parente per via di magnetismo, vi riuscì felicemente; ma la malattia guarita tornava dopo ventiquattr’ ore. Il dottore Olivier, gran magnetizzatore, confessava per giunta che la cura magnetica, pur togliendo qualche incommodo, produceva un disordine profondo nel sistema vitale « sino alla prostrazione delle forze, sino
all’ etisia, sino alla decomposizione del sangue, sino ad una morte certa e prematura. » Faccia ognuno ragione dalle cure spiritiche per via di magnetismo, a quelle direttamente consigliate dagli spiriti per via di consulti. Sono incerte anche queste come quelle, dànno ricette per lo più palliative e non curative, e che talvolta divengono ancora mortifere. Se anche suggerissero reali e radicali medicature, egli è certo infine che le ricette sono dallo spirito dettate per odio all’ infermo, e però collo scopo di allettare e legare a sè l’animo di lui, o altrimente coll’ intento di mal fare nel molto, beneticando nel poco. Tertulano, che vedeva certe guarigioni operate per magia (e lo spiritismo è magia), le spiegava dicendo che il demonio era talvolta cagione del morbo in quei poveri idolatri, e che cessando di nuocere, simulava di risanarli : Laedunt, laedere desinunt, curasse creduntur. Qualunque sia l’esito delle spiritiche medicine, è sempre certo che vengono esse dal demonio: stolto chi prende per suo medico il Nemico di Dio e dell’umana natura.
5. I nostri cari estinti. È questo un argomento che vogliamo trattare, brevemente, sì, ma con somma precisione. L’ agonia d’ una buona madre, che vorrebbe ancora una volta riabbracciare un caro pargolo volato al cielo ; lo struggimento di uno sposò, che vorrebbe dare un ultimo addio ad una dolce compagna rapitagli nel fior della vita, la pietà d’un figlio, d’una figlia, che brama una benedizione di un padre o di una madre, cui non potè assistere morenti, sono tutti affetti, che ben meritano di essere ascoltati con alto rispetto. La Chiesa stessa, che ad ogni regolato desiderio de’ suoi figliuoli porge vere e nobili soddisfazioni, piange volentieri con gli afflitti pel distacco dei cari defunti, piange nella sua liturgia mortuaria, nel sacrificio dell’ altare, nelle esequie, nei monumenti sepolcrali. Loro addita il cielo dove i traati e gli ora viventi si riuniranno nell’amplesso del comun Padre, per amarsi eternamente; e trattanto conforta i vivi rivelando loro la comunione d’ interessi, di preghiera e d’amore, che vige tra i vivi e i morti, sia che questi siero giunti alla beatitudine, sia che restino tuttavia a rendersene degni colle pene espiatrici. Questo insegnamento della Chiesa è soavissimo, perché ci ricongiunge razionalmente ai fratelli dell’ altra vita, è sublime perché c’invita alla virtù e c’innalza a Dio. Lo spiritismo invece, abusando della innata brama che ci spinge a communicare coi congiunti e cogli amici strappati dalla morte al nostro affetto, distrugge il
sistema di relazioni stabilito da Dio, e ne propone un altro empio e corrompitore, che non può soddisfare alle giuste brame del cuore, altrimenti che con mendaci lusinghe. Che dice lo spiritista a chi ricorre a lui nella sua disperata desolazione? Gli promette che gli darà novelle dell’ amico, del figliuolo, della sposa, già entrati nell’ altra vita, gliene farà udire la voce, rivedere le amate sembianze e forse anche riceverne tenere carezze. Confessiamo che nel disordine mentale che suole accompagnare i grandi dolori la tentazione dello spiritismo è forte: e compatiamo (benché nè Iddio nè noi li scusiamo) compatiamo il debole che cade. Egli cade in un inganno vergognoso, in una sciagura deplorabile, in una colpa gravissima. L’inganno è manifesto. Perché non lo spirito diletto si presenterà alla evocazione che se ne farà, ma uno spirito bugiardo, che prenderà a rappresentarlo nella scena spiritica, falsamente. Ciò sanno e insegnano gli stessi dottori spiritisti. Allan Kardec che è tra loro il maestro dei maestri, in tutti i suoi libri parla degli inganni tramati dagli spiriti ad illusione degli evocatori; nel suo libro poi Dei Medii, ci ricasca ad ogni pagina. Ecco tra le altre, le sue parole : « La questione della identità degli spiriti (evocati) è una delle più controverse... è una delle più grandi difficoltà dello spiritismo pratico. » E spende due lunghi capitoli, il XXIV e il XXV, per dimostrare che non si può sapere il netto della personalità dello spirito che si presenta sulla scena. E ciò avviene, dice egli, perché lo spirito evocato non può o non vuole presentarsi, ovvero perché un altro spirito si presenta in iscambio di lui, e mentisce circa il suo essere individuale. « Noi comporremmo un volume dei più curiosi, afferma il Kardec, coll’istorie di tutte le gherminelle (mystifications), che sono venute a nostra conoscenza. » Racconta del cardellino, che, evocato, rispose ; porta il detto d’uno spirito il quale assicura che anche una rupe, evocata, parlerebbe. Veggasi ciò che ne riferimmo al Capo XIII, n. 1. Insomma qualunque sia la vostra evocazione d’uomo esistito o finto dai poeti, di bestia, di sasso, qualche spirito si presenterà a mentire. Élifas Lévi poi, altro pregiatissimo dottore spiritista, ci racconta : « Parecchie persone per saggiare la potenza magica dell’americano Home (il più celebre dei medii) lo pregarono di evocare certi loro parenti, che fingevano d’avere perduti, ma che in realtà non erano esistiti mai. Le fantasime si presentarono a queste evocazioni, ed i fenomeni che solevano seguire l’evocazione fatta dal medio seguirono pienamente. » Dunque, concluder deve ogni dabbene uomo che cerca sfogo al suo dolore nella apparizione del caro estinto, dunque invece di riveder lui, io vedrò uno spirito falsario : forse mi capiterà dinanzi, invece del diletto amico, lo spirito di un
odioso mio nemico, forse una negra invece delta sposa, un giudiolo invece del mio figlio. Questo è ciò che mi promettono i più insigni maestri di spiritismo ; e però quel medio o quello spiritista, che mi promette di farmi apparire i miei cari, è un solenne impostore, il quale si fa giuoco del mio dolore, e con infame giunteria lo schernisce. Che se il dabben uomo volesse essere anche miglior logico, dovrebbe ragionare più severamente contro la demenza del suo dolore ; dovrebbe ricordarsi, come gli spiriti che rispondono alle evocazioni sono qualcosa peggio che spiriti falsarli, essi sono demonii dell’inferno, come fu sopra ampiamente ed evidentemente dimostrato. Egli è però uno orribile conforto allo strazio dei perduti congiunti, l’intrattenersi un quarto d’ora a conversare con un diavolo, che mentisce la persona d’uno sposo, d’una madre ! che mentisce sullo stato di quella cara anima, mentisce da diavolo e con odio da diavolo per quell’anima, e per chi ne chiede scioccamente novelle. Accade, per giunta di orrori, che alcuna volta lo spirito evocato si manifesta non solo colle parole, ma si rende visibile, tangibile, e pare caldo, e vivente. Ora insegnano i dottori cattolici, che per rappresentare tali corpi, il demonio può assumere un cadavere non ancora intieramente deformato, e, come gli è agevole, gli ridà attitudine di vivente, e lo raffazzona nelle sembianze, ne gli abiti e moti della persona che voglionsi rappresentare. Vi sono altri modi : ma questo è l’usuale, e ve n’ha degl’indizii e delle ragioni nella filosofia cristiana e nella storia. Ecco adunque che cosa deve ripromettersi quel dabbene marito che spera di riabbracciare la sposa scomparsa dalla scena della vita, quella tenera madre che crede di ristringere al seno quel caro fantolino il quale morendo la lasciò orba e inconsolabile... un cadavere, la carogna dissepolta d’un morto ignoto, rabberciata e imbellettata per un momento a fine di ingannare vilmente le tenerezze d’uno sposo, d’una madre. O veramente il demonio opera in queste illusioni da quel mortale nemico che è del genere umano : mentisce, vitupera, schernisce. Ma di chi la colpa? Certamente di colui, che avvisato degl’ inganni diabolici dalla Bibbia, dalla Santa Madre Chiesa, dalla ragione, disprezza gli avvisi della ragione della Madre Chiesa, disprezza gli avvisi della Sapienza divina per seguire le insinuazioni di un ciarlatano e stregone. Sua colpa e suo danno! Ci ripensino coloro che da vero amore, ma disordinato, si sentono trascinare sino a cozzare empiamente coi decreti eterni di Dio, il quale ha inabissato un caos tra i vivi e i morti, e stabilito che, fuori della Communione dei Santi, sia naturalmente
impossibile ogni commercio. Lo sentivano anche gli antichi pagani, sebbene non troppo ne intendevano la vera ragione, che era sacrilegio il tentar di turbare il riposo delle tombe. Noi sappiamo questa ragione : è vietato da Dio, il quale, come ha disdetto qualsiasi comunicazione tra i santi del cielo e i reprobi dell’ inferno, così vuole troncato ogni commercio personale tra i vivi e i morti. Et in his omnibus inter nos et vos chaos magnum firmatum est: ut hi qui volunt hinc transire ad vos, non possint, neque inde huc transmeare. Luc. XVI, 26.
Capo XXIX.
Leggi della chiesa e di dio relative allo spiritismo
Per commodo del lettore, e per ricordo di chi deve consigliare altri, riuniamo in questo penultimo Capo un come lucido specchietto delle principali prescrizioni ecclesiastiche, riguardanti le pratiche spiritiche. Le gravi e solenni leggi della Chiesa serviranno a conferma di quanto si è fin qui ragionato, e daranno una norma autorevole e certa alle coscienze: da ultimo accenneremo il fondamento divino delle leggi ecclesiastiche, che è nella vera e propria legislazione di Dio medesimo.
1. Leggi ecclesiastiche. Capitale ordinazione è quella che, nel 1856, fu dal S. Ufficio della suprema Inquisizione communicata a tutti i Vescovi, e per essi alla università del popolo cristiano. Essa di natura sua è legge obbligatoria, e non bisogna scordare che il Prefetto di questa Congregazione è il Vicario di Gesù Cristo, allora era Pio IX. Per questa ogni fedele è istruito che Evocare le anime dei defunti, e riceverne risposte, sono atti superstiziosi, illeciti, ereticali, scandalosi contro l’ onestà dei costumi. Si vegga il testo dell’Enciclica, che è recato comunemente dai teologi moralisti: noi ne allegammo un tratto, al Capo II, num. 3. Che la Evocazione sia atto superstizioso è evidente, poiché si riduce alla Necromanzia, anzi è propriamente la Necromanzia, cioè divinazione per via di dimanda rivolta ai morti, dimanda che ottiene il suo effetto, ossia la risposta, per intervento diabolico ; essendo chiaro che i morti naturalmente non potrebbero rispondere. Non vi è difficoltà ad intendere che tale atto è illecito, e non già illecito solamente perché proibito, ma proibito perché è illecito in sè stesso, in quanto il communicare volontariamente col nemico di Dio e chiedergli aiuto e favore, molto più se intervenisse il patto (come spesso accade) di riconoscerlo per padrone, è atroce oltraggio alla Divinità. Per sè il ricorso al morto e al demonio non parrebbe ereticale; ma lo è in quanto suppone nel demonio
l’attributo proprio di Dio solo, il prevedere cioè l’avvenire e la conoscenza dei pensieri e affetti interni degli altri. Chi di questi punti non interroga il morto, o non vi riflette, non incorre la malizia ereticale. In pratica tuttavia quasi sempre s’incorre, per via del patto, in cui per ottenere l’aiuto del diavolo esso viene riconosciuto per supremo padrone, per Iddio vero, o almeno in onor suo si rinnega Iddio o la fede o si accettano insegnamenti falsi in religione. Che l’atto sia scandaloso, che è quanto dire d’inciampo al bene, specie alla onestà del costume, non accade ripeterlo ; perché è manifesto, come fu dimostrato specialmente al Capo XVI. Segue da questa proibizione delle Evocazioni, che illeciti gravemente sono tutti senza eccezione i fatti veramente spiritici, perché niuno è che non supponga la evocazione. Se non precede la evocazione, un fatta qualsiasi potrà essere o non essere superstizioso e illecito per altra ragione, ma non sarà spiritico : laddove quelli che si ottengono propriamente in virtù delle evocazione sono sempre spiritici, e però sempre superstiziosi e illeciti: la evocazione è ciò che li contraddistingue da tutte gli altri atti, come notammo al Capo II n. G. Deve adunque il fedele riconoscere che è grave colpa di supersfizione qualunque atto spiritico fare da medio nelle tornate spiritiche; interrogare lo spirito che si manifesta nella tavoletta divinatoria; unirsi in società cogli spiritisti che lo interrogano. Anche il semplice assistervi come spettatore, per curiosità o per sollazzo è inescusabile, perché il divertirsi di atti diabolici è grave ingiuria a Dio. Inoltre porta seco anche lo scandalo, perché vi si pericola la fede, il buon costume; atteso che in quasi tutte le assemblee lo spirito diabolico parla per via della tavoletta, parla spesso per iscrittura diretta, e talvolta ancora si materializza, come dicono gli spiritisti, cioè si fa vedere e toccare. Tutto questo è superstizioso o communicazione nella superstizione. Nè occorre notare che nel commercio col diavolo non si da materia leggiera. È grave il richiederlo di fenomeni materiali, come il girare delle tavole e il movimento di oggetti, le luci, i suoni, i toccamenti ; è grave il consultarlo intorno a un ladro occulto, un oggetto smarrito, una medicina, ed anche il riceverne volontariamente qualsiasi servigio più indifferente; e diviene più grave il pretendere che ci riconduca dall’ altra vita alcuno de’ traati nostri cari; l’ intrattenersi ad accarezzare, se si presentano, questi spettri diabolici ; l’accogliere per verità sante i loro mali insegnamenti; gravissimo poi è l’accettare la compagnia assidua degli spiriti che s’ impongono sotto il nome di Protettori, di Consolatori, di Guide.
Giova osservare che tutte queste azioni non solo sono condannate dalla Chiesa perché si compiono in virtù della evocazione, e quindi sono superstiziose come spiritiche ; ma molte di esse sono in sè stesse condannate come superstiziose, ancora che si compissero senza evocazione veruna di spiriti. Nell’ Enciclica poc’ anzi citata si riprovano sonnambulismi et clarae visionis praestigia, si dànno cioè come lavoro diabolico il sonnambulismo lucido e la chiaroveggenza : due fenomeni che corrono per le assemblee spiritiche. Prosegue la Enciclica e chiama prestigi superstiziosi Invisibilia quaeque conspicere... ac de ipsa Religione sermones instituere, ignota ac Ionginqua detegere... Con queste parole la suprema autorità della Chiesa, dichiara superstiziosa cioè fondata nell’ intervento diabolico la pretesa di vedere cose invisibili, per esempio, lo stato d’elle anime nell’ altra vita, il leggere le idee nella mente degli uomini, e le determinazioni della loro libera volontà, come vantano i così detti Lettori dei pensieri, e simiglianti spiritisti ciarlatani. No, nè demonio, nè Angelo può penetrare l’ interno della creatura intelligente; e il demonio, se alcuna volta, se spesso lo rivela ai medii, esso opera da indovino che si giova della scaltrezza propria e della esperienza, e non già da profeta che intuisce l’ avvenire rivelatogli da Dio. Infatti il demonio talora s’ inganna. Dio solo per sua infinita sapienza e onnipotenza è il vero e proprio scrutatore dei cuori. Egli è anche prestigio demoniaco, come il precedente, il ragionare che fanno talora nelle assemblee spiritiche certi medii di cose religiose, di cui sono digiuni. E l’ intervento diabolico si scorge, non solo al discorso di cui sono affatto incapaci i medii, ma anche ai sofismi, agli errori, alle bestemmie che essi mescolano alle pretese rivelazioni religiose. Nelle congreghe spiritiche queste sono dette communicazioni medianiche. Lo scoprire poi cose distanti ed occulte, distantia et occulta detegere, anche il Rituale romano lo dà per segno di presenza dello spirito diabolico negli energumeni proposti ad esorcizzare. Porge lume altresì a riconoscere le pratiche illecite dello spiritismo un atto grave e celebre della S. Congregazione della Penitenzieria, che risale al 18H. Il Vescovo di Losanna aveva proposto una serie di fenomeni, detti di magnetismo animale, che si andavano allora moltiplicando, e chiedeva il giudizio autorevole della S. Congregazione sopra il potersi o no permettere ai fedeli di usarne a scopo medico, di lasciarsi magnetizzare, di consultare i magnetizzati, almeno dopo rinnegato ogni patto od intervento diabolico, come si può vedere nei trattati di morale. Ma il sacro tribunale si contentò di rispondere in generale che l’ Uso del magnetismo come era proposto non, era lecito; con che veniva a significare che lo riputava superstizioso. Ora quali erano quei fenomeni deferiti alla S. Congregazione sotto il nome di fenomeni magnetici? Precisamente quelli che ora
vediamo sempre più comuni nelle assemblee spiritiche. Ecco la traduzione del testo latino. « La persona magnetizzata... entra in quello stato di sopore, che dicesi sonnambulismo magnetico, così profondo che niuno la può destare nè con forte romore, nè colla forza del ferro e del fuoco. A questa specie di estasi (che si potrebbe chiamare anestesia o insensibilità) viene la persona condotta con gesti e palpamenti, se il magnetizzante è presente, o con semplice comando, dato interiormente, quando costui è distante più leghe. Allora (quando la persona è nel sonno magnetico) interrogata a viva voce, o mentalmente di alcuna malattia sua o di assenti al tutto sconosciuti, benché evidentemente ignorante, di subito supera di gran lunga i medici in iscienza : parla di cose anatomiche accuratamente, indica la causa, la sede, la natura dei morbi interni del corpo, che pure ai periti riescono difficilissimi a conoscere e definire, e spesso ancora essa ne spiega i progressi, le variazioni e le complicazioni, e ciò coi termini dell’ arte ; spesso ancora predice esattamente la durata di detti morbi, e prescrive medicine semplicissime ed efficacissime. Se vi è presente la persona, intorno alla quale la donna magnetizzata (ora si chiama la sonnambula, e può essere un sonnambulo), il magnetizzatore le pone in relazione facendo che si tocchino ; se detta persona è assente, una ciocca de’ capelli di lei la supplisce e basta. Perché, accostata la ciocca alla palma della sua mano, la sonnambula subito senza guardarla dichiara che cosa è cotesta, di chi sono i capelli, ove si trovi in quel momento la persona cui questi appartengono, che cosa stà facendo, e della malattia di essa sa dare informazioni come sopra fu detto, non altrimenti che se ne mirasse l’ interno cogli occhi di medico. Da ultimo la sonnambula non vede cogli occhi, e, velati questi, leggerà qualunque cosa le si presenti, ancora che non sappia leggere, o libro o manoscritto, e sia questo aperto o chiuso, e le si ponga sul capo o sul ventre. Anche da questa parte sembrano uscire le sue parole. Terminato questo stato (di sonno magnetico) o per comando mentale del magnetizzatore, o quasi spontaneamente nell’ istante da se predetto, la magnetizzata sembra inconscia di quanto ha fatto durante il parossismo, non sa quanto sia durato questo, nè ciò che le fu dimandato, nè ciò che ha risposto, o ciò che ha sofferto; tutte queste cose non lasciarono alcuna idea nella sua mente, nè il minimo vestigio nella sua memoria. » I fenomeni medesimi, che porgeva il magnetismo, si ottengono ora dallo spiritismo, solo che la sonnambula viene sostituita dalla media e dal medio, che è una semplice sostituzione di nome, e non cambiamento di cosa ; e però il sapere che di tali fenomeni la S. Penitenzieria pronunziò in generale, non essere lecito il provocarli, ancora che non gli abbia per singolo dichiarati superstiziosi,
dev’essere una norma assai luminosa per astenersene chiunque tema di inciampare nel commercio diabolico. E la pratica degli spiritisti riesce più visibilmente superstiziosa e diabolica, allora che essi non ricorrono ad un medio, ma interrogano direttamente la tavoletta psicografica, o per meglio dire lo spirito che in essa favella; ovvero ricorrono agli spiriti materializzati cioè a quelle fantasime che talvolta si rendono visibili e conversano cogli astanti a guisa di persone viventi. Tra le prescrizioni ecclesiastiche intorno allo spiritismo va pure mentovata e studiata la Regola IX dell’ Indice dei libri proibiti, ed è legge gravissima sancita dal Concilio di Trento. Tra gli altri libri di divinazione, di magia, d’ incantesimi che essa divieta, nota espressamente i libri tutti e gli scritti... di necromanzia, la quale necromanzia, come sopra dicemmo, è la divinazione ottenuta interrogando i morti. Ora nella evocazione dei morti consiste principalmente e sostanzialmente lo spiritismo. Più; i fenomeni spiritici, come fu dimostrato al Capo XIX, costituiscono un vero e proprio esercizio di magia diabolica. Però è manifesto che il divieto generale dell’ Indice ha piena applicazione ai libri e giornali dello spiritismo : associarvisi, leggerli, tenerli presso di sè è adunque colpa grave. Alcuni dei vecchi scrittori di astrologia e di magia sono nominati espressamente nell’Indice, come il Carrarino, il Porta, il Paracelso, il Cardano, Cornelio Agrippa, Pietro d’Abano ecc. Dei moderni vi è il Cahagnet, Allan Kardec (Denizardo Rivail), Teofilo Coreni (Enrico Dalmazzo), e alcuni altri pochissimi; ma niuno recherà in dubbio che non siano pur proibite le opere non nominate, nelle quali si consiglia o favorisce lo spiritismo. Se anche non fossero per legge positiva proibite, le vieta il Decalogo col primo precetto, che vieta di occuparci di superstizione, e col quinto che proibisce di cercare scandalo e rovina all’ anima propria. Credano i lettori inesperti alla nostra qualsiasi, certo ormai lunga esperienza, i libri e i giornali spiritici, mentre destano abbominio e scherno nell’ animo dei dotti, possono nei semplici produrre funestissima impressione.
2. Scommuniche contro lo spiritismo. Ci richiesero alcuni se il semplice assistere ad una tornata spiritica recasse la pena di scommunica. Rispondiamo che il solo intervento materiale, per sè, non porta si grave castigo. Ma se chi interviene coopera formalmente alla produzione dei fenomeni spiritici, o vi aggiunge il consultare il medio, o la tavoletta, muta specie, come or ora diremo, allegando l’opinione di chiari teologi. Intanto si può dire che la scommunica mai non è
lungi dalle pratiche spiritiche. Spieghiamoci. Può ogni prelato, avente, giurisdizione, imporla per modo di punizione a chiunque se né sia renduto colpevole ; e questa sarebbe, come parlano i moralisti, ferendae sententiae. Potrebbe il prelato anche imporla latae sententiae, cioè così che s’incorra pel solo fatto spiritico compiuto, anche prima che sopravvenga la sentenza del prelato ad imporla; e ciò nel caso che tali fatti dessero sentore di eresia. E nelle pratiche di spiritismo è ragionevole il sospetto di eresia. Ma ormai non è quasi più necessario che i Prelati dieno speciali provvedimenti, perché al bisogno sopperì la S. Madre Chiesa, con leggi generali. Egli è certissimo che cadono issofatto sotto la scommunica, riservata al Sommo Pontefice, gli apostati, gli eretici, e chi loro crede. Ora chiunque oltre al credere le fole spiritiche internamente, faccia esterna dimostrazione della sua credenza, per esempio, professando di tenere le dottrine comunemente insegnate nello spiritismo, contro la Trinità di Dio, contro la divinità di Gesù Cristo, contro l’eternità dell’inferno, ecc., è evidentemente eretico. Ed è da notare, che simile censura incorrono anche quelli che si fanno difensori o fautori delle dottrine ereticali dello spiritismo; ed anche coloro, che sapendolo e volendolo dànno ricetto agli spiritisti, per esempio, un albergatore, una signora, un padre di famiglia, che alle riunioni spiritiche apre il suo salone. « Omnes ac singulos haereticos, quocumque nomine censeantur, et cuiuscumque sectae exsistant, eisque credences, eorumque receptores, fautores, ac generaliter quoslibet eorum defensores. » Così nella Costituzione, Apostolicae Sedis, di Pio IX, nel 1869. Per verità i semplici fedeli schivano spesso questa pena, poiché ignorano per lo più la legge penale; e ognun sa che la scommunica ignorata non colpisce: ma è certo che è decretata nel giure ecclesiastico ed è vigente. Che se anche non si fe esplicita ed esterna professione degli errori spiritici, il solo attentato di divinare gli altrui secreti interni, o di predire l’avvenire dipendente dalle libere volontà umane, per mezzo delle tavole rotanti o dei sonnambuli ossia medii, è un inganno ereticale, come osserva il Ballerini, sull’avviso del dottissimo cardinale D’Annibale. Il crimine di eresia sarebbe, come dicemmo, nell’attribuire al demonio la scienza dell’avvenire, e la visione de’ cuori, due cose proprie di Dio solo. Ma non vogliamo svolgere si grave questione in un breve Manuale: chi volesse saperne il fondo, consulti i moralisti. Belle è certo che sono soggetti alla scommunica coloro che leggono i libri o i giornali spiritici, sapendo la qualità del libro e la censura che vi è annessa ; perché tali scritti sono ereticali, predicano le eresie dello spiritismo e le
propugnano; e la lettura dei libri ereticali, che contengono gli errori e li difendono, è senza dubbio veruno colpita di scommunica issofatto incorsa, e riservata al Sommo Pontefice, nella predetta Costituzione di Pio IX, serie 1, n. 2.
3. Divieto imposto da Dio contro lo spiritismo. Ma in questo argomento è memorabile e terribile, che sopra tutte le costituzioni e minacce della Chiesa, esiste una costituzione e una minaccia di Dio stesso, registrata nella Bibbia. Dice Iddio ad Israele prima che entri nella terra promessa: « Quando sarai entrato nella terra che il tuo Signore Iddio ti darà, bada bene di non voler imitare le abbominazioni di quelle genti (i Cananei gli Etei, gli Amorrei, gli Evei, i Gebusei, ecc.). Non sia tra voi chi interroghi i pronosticatori, e osservi i sogni e gli augurii. Non vi sia incantatore, nè chi chieda consigli agli oracoli (pythones), agl’indovini, nè chi chieda la verità ai morti (ecco due proibizioni che feriscono lo spiritismo nominatamente): cose tutte che Iddio abbomina, e per cotali scelleratezze, il Signore distruggerà quelle genti nel tuo entrare. » Così nel Deuteronomio (XVIII, 9-13). Ecco perché la Chiesa si è sempre mostrata severa contro le fattucchierie, le magie, i malefizii, i sortilegii. Invece della scommunica, nell’antica legge, Iddio aveva decretata contro i maghi la pena di morte. Nel Levitico (XX, 6 e 27) si legge : « Se una persona avrà fatto ricorso ai maghi, e agl’ indovini, e fornicherà (tratterà) con essi, io fermerò contro lui la faccia, e l’ucciderò per torlo di mezzo al popolo mio... L’uomo o la donna ne’ quali dimorasse lo spirito pitonico (di oracolo) o di divinazione, muoia di morte : siano oppressi sotto i sassi, e sia sopra di essi il sangue loro. » Se nei codici moderni vigesse questo articolo di legge divina sarebbe alla lettera applicabile ai medii spiritici, come infatti applicavasi nei secoli scorsi. Nell’ Esodo (XXII, 18) ha pure una sentenza di morte contro gli autori di malefizii superstiziosi : « Non patirai che vivano i maliardi. » Noi sappiamo che contro siffatte disposizioni del Legislatore divino certi spiritisti che non vorrebbero trovarsi in diretta contraddizione contro la parola di lui, fanno una distinzione, e pretendono che la proibizione di fornicare, come direbbe la Scrittura, cogli spiriti, fosse un precetto temporario, come altri precetti legali che dovevano essere rispettati dai giudei, ma non are ai cristiani. Vero è che chiunque legga sionatamente le formole del libro rivelato, intenderà da sè stesso che questo precetto è profondamente morale e immutabile, e non semplicemente legale e transitorio. Proibisce infatti azioni in sè malvage, e che
malvage resterebbero anche se non fossero vietate, azioni che intrinsecamente disonorano la Divinità, perché attribuiscono la scienza dell’avvenire, propria di Dio solo, agli uomini indovini o ai demonii che gl’ ispirano. Così l’ intesero tutte le legislazioni che punirono di morte gli stregoni, anche sotto l’ impero del nuovo Testamento. Imitarono in ciò S. Paolo che punì di cecità il mago Elima, e S. Pietro che più aspramente (secondo la tradizione) punì il mago Simone, entrambi non certo nell’antico Testamento. Iddio stesso nel testo sacro mostra di perseguitare non già una semplice trasgressione di legge mutabile, sì bene una enormità intrinsecamente immorale: la chiama abbominazione, scelleratezza, e minaccia di sterminare, come poi fece, più popoli perché macchiati di questo delitto, ancorché presso loro certamente non esistesse alcuna legge proibitiva tranne la naturale. Tutto ciò dà chiaro a divedere che lo spiritismo veniva vietato perché in sè malvagio ed empio, e non già che lo spiritismo fosse riprovevole solo perché proibito. Perciò il divieto divino contro lo spiritismo deve ai tempi nostri, come ai tempi di Mosè, riguardarsi come vigente ed immutabile.
Capo XXX.
Conclusione a chi crede e a chi non crede
Abbiamo fin qui adunato una somma di nozioni storiche e scientifiche relative allo spiritismo, che forse in altro libro non si troveranno egualmente scelte e copiose. Se male non ci apponiamo, esse bastano a chi ne faccia qualche studio, sia per sua norma personale, sia per consigliare con sicurezza i suoi dipendenti : perché in tutto il nostro Manuale noi non ci siamo scostati un filo dalla rigorosa verità conosciuta, non abbiamo esagerato, non accolto sentenze incerte; si solo esposto con fedeltà ciò che ne insegna la ragione, la scienza, la Bibbia, la Chiesa. Rimane che invitiamo a valersi del nostro qualsiasi lavoro i lettori, specie quelli, a cui per avventura sarebbe più utile, e più ne sono alieni.
1. Una parola ai dotti ammodernati. Tali sono innanzi tutto certi positivisti d’un genere particolare, che si professano ossequiosi alla religione, ma sono poi così fatti e saturati, che a parlare loro d’ intervento preternaturale di demonii, è quasi uno scandalizzarti, e un volersi far compatire come credenzoni del terzo cielo e imbecilli. A questa specie di positivisti dabbene, ma beffardi per partito preso, appartengono certi scienziati alla moderna, colti delle scienze naturali che professano, e rozzi di scienza cristiana e di filosofia naturale, e che però s’ immaginano di poggiare alto nell’orizzonte della libertà di spirito, mentre umiliano la loro scienza sotto la stupida tirannia del razionalismo. Un valoroso medico credeva di annientare tutti i nostri raziocinii, solamente con rispondere: Che noi attribuivano a Satanasso certi fenomeni ipnotici. Con che voleva significare che, come idioti, non meritavamo risposta. Ma noi la risposta la facciamo a lui, e tale che si attaglia benissimo anche a coloro, che al pari lui sragionano ne’ fatti dello spiritismo. I nostri professori, come scrivemmo allora, infatuati di cotale scienza immaginaria, si recano a puntiglio di scienziati moderni, il non abbassarsi a discutere argomenti o teologici o metafisici, che provino alcun fatto,
trascendente le forze sensibili della natura. Parrebbe loro un crimine di lesa maestà scientifica. Ma intendono essi che cosa vuol dire, il dispettare così a capo in sacco una proposizione veramente teologica? Vuol dire tenere in un calcetto la verità rivelata dalla Sapienza infinita ed infallibile: perché teologia non è altro che la scienza positiva delle proposizioni rivelate, o con queste congiunte, o da queste logicamente dedotte. Il perché chi si vanta di sdegnare la teologia, se capisce il valore delle sue parole, deve logicamente supporre o che Dio non esiste, o che Dio non ha parlato, o che Dio parlante non merita ascolto : tre supposizioni che non onorano di certo una testa di scienziato, e lo costituiscono intanto fellone contro la Maestà di Dio Creatore e Signore della natura. Che se poi lo scienziato non capisce il valore delle sue parole, allora non si fidi di sè stesso, e non ardisca farsi dottore a’ suoi simili. Sanno i professori ammodernati che cosa dicono, quando dileggiano gli argomenti metafisici e filosofici? Ingenui! Negano semplicemente il principio: Idem non potest simul esse et non esse: giacché pure da questo supremo principio, immediatamente evidente, dimana logicamente ogni metafisica conclusione. Significano adunque, se intendono il valore delle loro parole, che per essi una cosa pub essere e non essere, esistere e non esistere al tempo stesso, muoversi e star ferma, due e due far quattro e far cinque, e via di questo trotto. Professori bellini davvero ! Che direbbero d’un matematico, tanto elevato sopra le idee volgari, che non degnasse d’ ammettere il volgare assioma: Quae sunt eadem uni tertio sunt eadem inter se? Direbbero che è un parabolano, radicalmente inetto a sciogliere il più agevole problema di algebra. Facciano l’applicazione. Un ragionatore che nega l’assioma fondamentale d’ ogni raziocinio, non è nè più nè meno che un matematico che nega il fondamento delle matematiche. Questo e non altro è l’onore che si fanno i cattedratici ammodernati col dispregiare le pruove teologiche e filosofiche. Ma è poi vero, che gli antispiritisti cristiani non sappiano far altro che trincerarsi dietro tali pruove ? Nulla è maggiormente falso. Noi crediamo in Dio e nella ragione: ma non per cotesto discrediamo alla fisica, alle discipline anatomiche e cliniche. Dopo trattate le questioni coi principii eterni della religione rivelata e della scienza razionale, non rifuggiamo punto dal rinchinarci alle scienze sperimentali; nè ci siamo accorti mai, che la chierica offuscasse (per usare il gergo antiscientifico di certi scienziati) i centri corticali del nostro encefalo. Usando di questi gli scienziati cristiani hanno dimostrato che vanissime e inette sono certe ipotesi, le dozzine anzi di ipotesi variopinte e cangianti, volute appoggiare alla fisiologia, per ispiegare naturalmente i fenomeni spiritici, sia
materiali, sia intellettuali, sia sopra tutto delle apparizioni di fantasime viventi palpabili e parlanti. Stupide poi oltre al comportabile sono te ipotesi messe fuori recentemente dai materialisti per ispiegare lo spiritismo. Chi ha stomaco da ingoiarle, ben mostra, più che la debolezza della mente, l’ odio formale della verità, e l’ amor dell’ errore che contenta le ioni. O perché gli avversaria, naturalisti, non risolvono gli opposti argomenti almeno dal lato fisico e fisiologico? Perché si contentano di disprezzare la teologia e la metafisica? Il non udir ragioni, o il disprezzarle, è l’arme degli idioti e superbi : le lavandaie d’un vicolo qui d’ appresso si attengono allo stesso sistema. I naturalisti di cervello sono più modesti. Gli scienziati adunque non dovrebbero portarla tanto alta, nè lusingarsi che a distruggere argomenti e fatti basti un loro sorriso comionevole. « I miracoli non esistono, perché noi non vi crediamo ; la scienza non ammette l’intervento diabolico. » Parole! rispondiamo noi: ricordatevi, signori, che tanto sa altri quanto altri, dice un proverbio; e tanto v’ è da casa mia a casa vostra, quanto da casa vostra a casa mia. Anche il popolino sa oggimai, che l’Olimpo sollevato sopra le nubi, onde pretendono oracolare certi professori, può essere abitato da Giove tonante, e dagli Dei d’ Egitto, poveri feticci del cortile e dell’orto. Non disdegnino adunque i magni depositaria della scienza ammodernata, di parlare all’ umana, e ragionare con chi ragiona. Se non si sentono il genio di librarsi sulle ali della speculativa, siano almeno positivisti come si vantano, cioè credenti ai cinque sensi. Questi colla loro esperienza, loro diranno che il fuoco brucia, l’acqua bagna, uno stinco spezzato non si risalda con un segno di croce, un grave non s’innalza senza una forza meccanica che lo sollevi, una pupilla non vede fuori del raggio visuale, un fantasma non si genera per virtù di parole evocatorie, e molto meno può parlare, e baciare, e farsi palpare. Ora questi fatti si avverano, malgrado e contro le leggi conosciute della natura, come appunto depongono infiniti testimonii di vista, probi e scienziati e celebri professori di scienze naturali. Forza è adunque che un buon positivista gli ammetta per veri; forza è che non potendo assegnar loro una causa fisica, ne ammetta una non fisica, extrafisica, preternaturale: se pure il positivista non godesse il privilegio di persuadersi che esistono effetti senza causa. Forza è che il positivista discuta la natura di questa causa fuori natura. E se costoro credono ai cinque sensi, riconosceranno agevolmente che tutti i fenomeni spiritici e molti magnetici o ipnotici accusano evidentemente una causa intelligente e malvagia. La chiamino come loro garba : ma il genere umano, filosofico e popolare, la Bibbia e la Chiesa, questa causa intelligente e malvagia, fuori natura, l’appellano diavolo,
demonio, satanasso. E così lo stesso positivismo brutale li condurrà a capire, che il supporre un intervento diabolico in certi fatti non è po’ poi un delitto di leso buon senso, contro di cui la scienza ammodernata non abbia da usare altra confutazione, che quella usata dagli idioti, il sogghingo beffardo. Si guardino che la loro pretesa scienza sogghignante non li conduca alla negazione della scienza ragionante.
2. Consigli alle persone colte e zelanti. Ed ora una parola fraterna agli uomini d’ ingegno colto, tanto laici quanto ecclesiastici, operosi a bene dei loro fratelli.. Egli è d’ uopo che intendiamo innanzi tutto la gravità e l’estensione del pericolo che seco porta l’odierno spiritismo. Esso in seno alla società civile e cattolica, e molto più nell’ acattolica, serpeggia ampiamente assai più che non credano coloro che di proposito non studiano le sue manifestazioni. Migliaia di associazioni professano pubblicamente di esercitarsi nelle pratiche spiritiche, e chiamano gente, e fanno popolo, e con mille arti allacciano proseliti di ogni ceto : spargono libri, pubblicano giornali, tengono congressi, aprono istituti, penetrano con un apostolato insidioso da per tutto, dalle reggie sino ai casolari plebei e rurali. Il male è in sè già fin d’ ora molto esteso, e ogni di si propaga, per l’attività de’ suoi seguaci. E conviene confessare che lo spiritismo, attesa la corruzione della umana natura, contiene elementi terribilmente espansivi. Per una parte esso lusinga la innata brama dell’arcano, sembra condurre per mano gli adepti a intravvedere lo stato delle anime di la dalla tomba, e ne incanta l’ immaginazione coi vani spettacoli, ma piacevoli, degli astri popolati di spiriti, colle fantasmagorie degli spiriti trasmigranti di uno in altro corpo, e talora visibili e parlanti nelle assemblee : soddisfà, sia pure con inganni, ma in qualche modo soddisfà la imperiosa coscienza che detta doversi onorare la Divinità. — Io non sono un empio, un ateo, un materialista, risponde lo spiritista; riconosco un Dio per mio creatore e signore, e aspetto il suo premio nella vita immortale. — Per l’altra parte lo spiritismo proscioglie i suoi seguaci da ogni gravosa osservanza di culto e lo sfrena da ogni severità di morale: Legge aurea e felice ! Ciò che piace, lice. Perché si ha da fare con un Dio dabbene che non minaccia, ma a tutti apre il suo paradiso, a tutti egualmente, salvo il fare indugiare alquanto alla porta i più infami scellerati. Così viene attutato ogni rimorso delle comuni colpe e debolezze, specie di senso, e ciascuno con un po’ di beneficenza o di tolleranza delle colpe altrui si adagia nella consolazione di essere un santo.
Ora giudichi ogni conoscitore dell’umana corruzione, quale e quanta attrattiva esercitare possa una religione così agiata, sopra uomini che per giunta spesso conoscono pochissimo i fondamenti della religione rivelata da Gesù Cristo. Non sembra loro vero di potere con sì poca spesa, sopra tutto con nessun contrasto alle ioni, diventare religiosi, e assicurarsi una eterna beatitudine. Vi si gettano a capo fitto, vi si adagiano mollemente, vi si ostinano ; e guai a chi tenta di strappare loro la benda funesta, colla quale si avviano tranquilli alla perdizione. Simili dommi commodi sono quelli che diedero valore espansivo al protestantesimo, sebbene sommamente irrazionale, e lo perpetuarono; questi stessi propagarono il maomettismo, sebbene brutale ; e così favorirono altre sètte di gentitesimo, che vediamo convolgersi nel fango, e del fango prendere superbia e ostinazione. Il pericolo pertanto che lo spiritismo prepara alla società civile e cristiana non è punto da disprezzare: è anzi urgente necessità di combatterlo. È dovere di carità per quanti amano i loro fratelli in Gesù Cristo, dovere di giustizia per quelli che ne hanno carico e missione. Ma gli uni e gli altri, vuoi volontari, vuoi soldati d’ordinanza, se combattere vogliono con frutto la buona battaglia, forza è che tengano conto delle condizioni proprie degli infelici avversarii, che pur sono fratelli. I pratici del lavorio spirituale sanno che niun traviato suole opporre più tenace resistenza alla grazia divina, di quelli che furono in alcun modo tinti in commerci diabolici : e tali sono tutti gli spiritisti, colla giunta di una cecità profonda e di una quasi totale assenza di rimorso : due colpe volontarie e dilette. Di qui nasce che cogli spiritisti, massime se progrediti (chè i novellini spesso è facile arrestare sul pendio), è d’uopo di tutta la dolcezza e carità e prudenza, che consiglia la loro sciagura, pericolosissima a un tempo, e perfidiosamente accarezzata. La cosa parla da sè, sono infermi a cui la medicina vuole amministrarsi con supremi riguardi alla loro debolezza, e insieme con rigida lealtà cattolica, nulla comportando o scusando di ciò che è realmente riprovevole. Ma ognun vede che per tutto questo è necessaria studiare nel suo vero essere lo spiritismo : se no, si combatterà sempre male, e spesso senza efficacia veruna. Opponendo falsi supposti a false dottrine non s’illumina la mente dei traviati, nè si convince; e falsissima tattica sarebbe il trattare i fenomeni spiritici come semplici allucinazioni e ciurmerie. No, bisogna convenire, che tra le ciurmerie, i fatti reali pure sussistono. È d’uopo sapere alcun cenno della storia dello spiritismo, conoscerne le pratiche e i costumi moderni, le dottrine e i cavilli sopra i quali si fondano, avere in pronto gli argomenti onde convincere di falsità
le une e gli altri ; giudicare i fatti spiritici con imparzialità, e dimostrare la loro difformità dalle leggi divine e della Chiesa. Giova sopratutto il rendere capaci i fratelli traviati, che ogni atto spiritico è un evidente ed inescusabile commercio con ispiriti maledetti, coi demonii; far loro capire che la lusinga di rivedere i cari estinti è un illusione, ed essi non veggono altro che demonii; i quali abusano della umana credulità, e che quel preteso figlio, quella pretesa sposa sono carnami putridi elettrizzati da un diavolo ; che la credenza in Dio e nell’altra vita, predicate dagli spiriti, non sono altra che bagliori di verità, tra un caos di errori nocevoli pel tempo e per l’eternità; che i sensi di fede, di pietà, di beneficenza, di tolleranza, talora espressi dagli spiriti, sono tranelli a pervertimento delle idee sane e feconde del cristianesimo. A molti gioverà piuttosto fare intendere che nelle congreghe, ed anche negli individuali consulti di spiriti, si giuoca la pace delle famiglie, la sanità, la vita: giacché i dissensi famigliari, gl’isterismi, la pazzia, il suicidio sono il perpetua accompagnamento dello spiritismo. Colle anime timorate e gentili è di gran frutto il ridestare il terrore della corruzione sensuale, che per tardare un poco, raro è che manchi ; ed a voce tali verità si possono dire, che sarebbe soverchio dire a chi non ne ha necessita. Insomma per trattare con vantaggio pratico una questione così complicata, è d’uopo averla studiata : nessuno nasce maestro. Agevolare cotesto necessario studio, ed armare chi disegna di accingersi a questo salutare combattimento a favore della verità contro la menzogna, a favore della virtù contro il vizio, è stato l’intento maestro, onde noi ci lasciammo guidare la penna nel compilare questo Manuale. Ed ora, aspettando e bramando che altri faccia più e meglio che noi, lo affidiamo alla divina Bontà, supplicandola di renderlo efficace col suo intervento soprannaturale. Così lo prenda in protezione Colei che vinse le eresie, S. Michele che vinse la battaglia contro Lucifero, e i SS. Pietro e Paolo che vinsero i maghi Elima e Simone: nella solennità de’ quali Santi Apostoli scriviamo quest’ ultima parola.
Boma, 29 giugno 1893.
FINE.
Note
1. Qui il dotto professore forza alquanto la carta. Non è mestieri conoscere tutte e singole le forze della natura per asserire che un fatto è contra natura: basta conoscere alcune leggi. Per esempio, il sollevarsi in alto una tavola è contro la nota legge della gravità. Chiunque osserva un tale fenomeno, è invincibilmente persuaso che una forza non naturale è intervenuta a violare la conosciuta e universale legge di natura. Potrà dubitare della qualità della forza, ma negarla non può, se pure non vuole cadere in un scetticismo assoluto, ovvero ammettere la distruzione di ogni ragionamento, ammettendo che possa esistere un effetto senza causa. Ritorna al testo
2. Ille (diabolus) homicida erat ab initio. Io. VIII, 44. Spiritus immundus, è il nome che più frequentemente Gesù Cristo dà al diavolo. Ritorna al testo
3. Non è mate conoscere i pericoli che sovrastano alla società cristiana, e per parte di chi. La Società Kardechiana fu inaugurata il 12 febbraio 1893, e per primo articolo dello Statuto, dicono : « 1 sottoscritti pongono come base delta toro Unione, la dottrina raccolta (dagli spiriti) e compilata da Allan Kardec, che credono la più avanzata verso il vero assoluto. » Nell’ articolo 3 : « Sebbene essa sia essenzialmente laica e chi la segue ritengasi sciolto da qualunque culto, pure siccome it culto ben inteso può anche essere utile, così l’ Unione Kardechiana accetta net suo seno eziandio quelle persone che vogtiono seguirne uno qualsiasi, purché accettino quanto è specificato nei due paragrafi precedenti (le dottrine Kardechiane.) » A questo modo, in faccia atta cattedra di S. Ambrogio e di S. Carto, si’ rizza cattedra di errori e si bandisce atto che si può essere buddista, feticista, mormone, maometetano, purché si aggiungano agli altri errori gti errori del Kardec! E chi sono gli apostoli del nuovo culto ?Si sottoscrivono : Marchesa Maria Capranica del Grillo, Cletto Arrighi letterato drammaturgo. Cav. Giacomo Brizzi direttore det teatro dei Fitodrammatici in Mitano. Signore Carmina Carmine, ved. Simonetli, Teresa Visconti, Eugenia Favas, Camilla Laval, nobite Gaetana Alfieri, ved. Rossi, Caterina Sertorio ved. Carmine, signor Ernesto
Volpi. Aderirono completamente all’Unione Kardechiana, sebbene non presenti : Prof. Marco Tullio Fatcomer, di Venezia, residente in Teramo. Donato Sinigaglia, di Torino. sco Ferrero, di Vercelli. Giovanni Butta dottore in medicina, di Vercetli, il gruppo Armonia spiritica, di Teramo (cioè i signori Falcomer, predetto, Quirino D’Alessandro, Satvatore Di Giuseppe, Giutio Malvolti, Berardo Quartapetle; che ne sono i fondatori, e altri associati di cui lion sappiamo it nome.) Vincenzo Cavalli letterato, di Napoli Contessa Ida Correr, di Vo Euganeo (Padova). Paolo Brusotti notaio, di Rosasco (Lometlina). Claudio Pagani, di Milano, residente a Genova. Signora Virginia Paganini pubblicista, di Firenze. Battista Miuosso negoziante, di Oderzo (Treviso). Tutto questo è pubbticato nel vessillo Spiritista, di Vercetti, da cui lo prende il giornale cattotico, La Lega Lombarda, di Milano, 27-2.8 febbraio 1893. Noi to diamo come giunta a ciò che scrivemmo dello Spiritismo in Italia, at Capo VIII. Ritorna al testo