Nuvole E Fuoco Freddo 5d6n2o

a cura di Silvio Sosio

Paul Di Filippo

Nuvole e fuoco freddo

RACCONTO LUNGO

Traduzione di Marco Crosa

Prima edizione settembre 2014 ISBN 9788867754670 © 2014 Paul Di Filippo Titolo originale: Clouds And Cold Fire Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano Versione: 1.2 Font League Spartan Bold by Micah Rich, SIL Open Font Licence 1.1 Traduzione: Marco Crosa

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Indice

Copertina

Il libro

L'autore

Nuvole e fuoco freddo

Introduzione dell'autore: scrivi un po’ di fantascienza ribofunky, ragazzo bianco

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

In questa collana

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Il libro

Un nuovo racconto "ribofunk" dal più brillante ed eclettico autore della nuova generazione della fantascienza

In un lontano futuro, la specie umana ha abbandonato la Terra, fiorendo in una magnifica civiltà galattica. Ma prima di partire ha lasciato il pianeta in ordine: lo ha ripopolato di ogni genere di specie animale, tradizionale o modificata, ha trasformato la troposfera in una gigantesca intelligenza artificiale che funziona anche da archivio della conoscenza e da sistema di comunicazioni, e ha nominato una casta di custodi che si occupino di conservare e proteggere l'ambiente. Ma questo paradiso artificiale è messo in pericolo dagli Overclocchi, gli ultimi esseri umani, che stanno ricostruendo una nuova civiltà tecnologica e vogliono liberarsi dall'opprimente protezione della Troposfera. Per i custodi, è il momento di mettersi in azione. Ma come faranno a fermare i propositi bellicosi degli umani?

L'autore

Paul Di Filippo è nato nel 1954 a Providence, Rhode Island. È noto per essere uno scrittore eclettico, originale e mai prevedibile. I suoi racconti spaziano in tutti i sottogeneri della fantascienza. Ha esordito con grande successo nel 1995 con La trilogia Steampunk, a cui hanno fatto seguito nove romanzi – molti ancora inediti nel nostro paese – e nove raccolte di racconti. Il romanzo Un anno nella città lineare, uscito in Italia nella collana Odissea, è stato finalista ai maggiori primi del settore, e ha introdotto il Mondo Lineare, una delle sue creazioni più originali, un omaggio a grandi scrittori d’avventura come Edgar Rice Burroughs e Jack Vance, mondo al quale è tornato col recente La principessa della Giungla Lineare. Di Filippo esercita inoltre l’attività di critico letterario per le più importanti riviste americane di sf. Nel 2005 si è poi impegnato nella stesura di testi per fumetti, realizzando la mini serie Beyond the Farthest Precinct illustrata da Jerry Ordway basata sulla serie Top 10 creata da Alan Moore per la America’s Best Comics.

Dallo stesso autore

Paul Di Filippo, Il demolitore di astronavi Robotica ISBN: 9788867750504 Paul Di Filippo, Bleb Robotica ISBN: 9788867750955 Paul Di Filippo, La singolarità ha bisogno di donne! Robotica ISBN: 9788867753093 Paul Di Filippo, Solomon Kane: Fenomeni osservabili Robotica ISBN: 9788867753598 Paul Di Filippo, L’ultimo caso della Taccola Biblioteca di un sole lontano ISBN: 9788865308370 Paul Di Filippo, Lo stabilimento Biblioteca di un sole lontano ISBN: 9788825400632 Paul Di Filippo, Un anno nella città lineare Robotica ISBN: 9788825402445 Paul Di Filippo, La principessa della giungla lineare Robotica ISBN: 9788825402513 Paul Di Filippo, Banana Boat Song Robotica ISBN: 9788825404746 Paul Di Filippo, Delitto a Geektopia Robotica ISBN: 9788825405880 Paul Di Filippo, Dagli archivi di mastro Wiggins, Esq. Robotica

ISBN: 9788825407747 Paul Di Filippo, Il Palazzo delle Molte Acque del professor Fluvius Robotica ISBN: 9788825407983 Paul Di Filippo, La valle felice alla fine del mondo Biblioteca di un sole lontano ISBN: 9788825408072 Paul Di Filippo, Un palazzo tra le stelle Robotica ISBN: 9788825408201

Introduzione dell'autore: scrivi un po’ di fantascienza ribofunky, ragazzo bianco

Da quando ho inventato, ormai quindici anni fa, il termine “ribofunk” per indicare un tipo di fantascienza spumeggiante che fe uso di tematiche biologiche, sono apparsi numerosi romanzi e racconti – di autori come Linda Nagata, Peter Watts e Brian Stableford, tra gli altri – che hanno tenuto accesa la fiaccola. Non rivendico in alcun modo di avere esercitato influenza su simili maestri. Direi piuttosto che tutti scriviamo basandoci su una condivisa apprensione (in tutti i sensi della parola) per gli stupefacenti risultati potenziali presagiti dagli attuali sviluppi dell’ingegneria genetica e dei campi correlati. Eppure, mi piace pensare che là fuori nessuno sia ancora riuscito a padroneggiare la mia particolare miscela di “ribo” e “funk”. Questo racconto esiste solo perché Lou Anders, previdente e ingegnoso come sempre, lo ha commissionato per la sua antologia originale Live Without a Net. Alla richiesta di immaginare uno scenario in cui internet non era mai stato inventato, ho tratto ispirazione dall’opera di Jack Vance, il cui romanzo breve Uomini e draghi (1962) ipotizzava un mondo in cui la manipolazione della crescita umana e animale aveva ottenuto tutti i risultati permessi dalla fisica. E anche il classico tema dei barbari discendenti di una ata gloria che si aggrappano a cose che comprendono solo a metà – uno stereotipo che non avevo mai utilizzato prima – era troppo stuzzicante per opporvi resistenza.

Paul di Filippo

Il manifesto del Ribofunk

1

Dal cielo terso di una bella mattina d’estate, il frastuono di una raffica di chicchi di grandine sulle placche di pangolino viventi del tetto di Pertinax annunciò l’arrivo di un po’ di posta. Nella sua accogliente casupola dal soffitto basso, con l’angolo dedicato al cavalletto e ai materiali artistici, gli scaffali carichi di sculture nodose, il tavolo da lavoro coperto di storte, alambicchi e un dispositivo di proseità universale, Pertinax smise per un attimo di nutrire i suoi tulipani pappagallo. Posato il vassoio in legno pieno di pezzi di carne cruda, voltò le spalle ai vasi di terriccio smaltati a colori vivaci disposti in fila sul suo luminoso davanzale. I tulipani pappagallo stridettero a quella interruzione del loro pasto, facendo ondeggiare rabbiosamente le teste piumate sui lunghi steli carnosi dei loro colli. Pertinax li rimproverò amorevolmente, accarezzandone le creste mentre scansava i becchi acuminati. Poi, sollevando l’orlo della sua lunga veste a strisce per scoprire i grandi piedi-zampe nudi, corse di fuori. Caduti sul terreno dopo avere rimbalzato sul tetto dalle tegole sovrapposte, i chicchi di grandine si erano già quasi completamente sciolti sotto la luce tiepida del sole, ridotti a chiazze di umidità sulla distesa verde e ondulata su cui sorgeva la piccola ma confortevole abitazione di Pertinax. Questi si inumidì un dito, lo alzò per controllare la direzione del vento, poi diresse lo sguardo verso l’alto e a nord, prevedendo la direzione da cui sarebbe arrivata la sua posta. Infatti, nel giro di un minuto aveva iniziato a formarsi una nuvoletta ad alta quota, un lanuginoso colpetto di pennello sulla tela monocromatica del cielo turchese. La nuvola assunse sostanza e coesione, attingendo da se stessa la necessaria misura di virgula e sublimula onnipresenti nell’alta atmosfera. Dopo un altro minuto o due, la nuvola possedeva una sagoma assai regolare ed era scesa fino a cinque metri dal suolo. Grande come una delle finestre della capanna di Pertinax, la nuvola terminò il suo movimento a quell’altezza e la sua superficie iniziò ad acquisire lucentezza. Il riverbero acquistò le qualità di un antico pezzo di plastica traslucida, come quella che prediligevano gli Overclocchi. Poi la posta animata di Pertinax apparve sulla superficie lucente, mentre le componenti invisibili della nuvola si agitavano in maniera coordinata.

Il lungo muso di Sylvanus sorrise sotto le vibrisse, ma era un sorriso inquieto come la voce che risuonava dagli altoparlanti a grana fine della nuvola. – Pertinax, amico mio, mi duole interrompere le tue attività di studio e svago, ma ho alcune notizie drammatiche che richiedono la tua attenzione. Sembra che gli Overclocchi del piccolo insediamento noto come “Chicago” stiano per sferrare un assalto contro la mente troposferica. Dati i loro metodi primitivi, dubito che potranno infliggere danni permanenti; tuttavia, il loro maligno sabotaggio potrebbe certamente causare problemi localizzati prima che la mente provveda a ripararsi da sola. So che attualmente hai in corso diversi progetti, e detesto l’idea che tu possa perdere dei dati durante un periodo di caos limitato. Inoltre accoglierei certamente con rammarico qualsiasi battuta di arresto nella mia modellazione dell’embriogenesi accelerata dei saltatori. Propongo pertanto che un gruppo dei custodi più coinvolti costituisca una delegazione che faccia visita agli Overclocchi e tenti di dissuaderli dalle loro maliziose intromissioni. Mumbaugh ha rifiutato di partecipare – è impegnato a contrastare un’infestazione di acari delle apiacee che hanno attaccato le foreste della sua regione – ma ho avuto solenni promesse da Cimabue, Tanselle e Chellapilla. Mi rendo conto di quanto sia fastidioso lasciare le comodità della tua casa e intraprendere un viaggio del genere, ma spero di poter contare anche sulla tua partecipazione. Ti prego di rispondere in tempi brevi, perché è essenziale fare presto. Consegnata la missiva, la nuvola si dissolse nelle sue parti costituenti mesoscopiche. Una lieve acquerugiola brumosa rinfrescò la faccia di Pertinax, ma per il resto gli rimase solo la sensazione di inquietudine provocata dal messaggio. Naturalmente avrebbe aiutato Sylvanus. Le interferenze nella mente troposferica non erano tollerabili. Quegli Overclocchi avevano una bella faccia tosta! Non per la prima volta, e probabilmente non per l’ultima, Pertinax contemplò mestamente la dubbia carità degli Infiorati ormai scomparsi da tempo.

2

Quando il novantanove punto nove per cento dell’umanità aveva abbandonato la Terra in cerca di più verdi pascoli intergalattici durante l’Infiorazione, i dipartenti avevano svolto diverse mansioni finali. Avevano riarcadizzato l’intero pianeta, spazzando via quasi ogni vestigio della rudimentale protociviltà umana del ventiduesimo secolo, e ripopolato di molte bestie i mari e le pianure. Avevano insediato Pertinax e i suoi simili – un piccolo corpo scelto di animali domestici incrociati, riprogettati e dotati di anima infusa – come custodi della Terra ripristinata. Avevano benevolmente definito alcune riserve agrarie per i pochi umani dissidenti e disadattati che avevano scelto di rimanere, testardamente inalterati nelle capacità basilari conferite loro dalla loro base genetica arcaica. E avevano caricato ogni residuo di intelligenza artificiale e i relativi fondamenti di conoscenza in una nuova piattaforma: una rete aerea di componenti minuscole e autoreplicanti, integrata con i sistemi meteorologici del pianeta. Nei secoli trascorsi da allora, gli umani arcaici rimanenti – soprannominati Overclocchi per la loro enigmatica devozione alla velocità e alla falsa quantizzazione di imponderabili olistiche – si erano trascinati nuovamente fino a un certo livello di progresso tecnologico. E ora, a quanto pareva, erano sul punto di rendersi davvero fastidiosi. Non era tollerabile. Tornato di corsa al suo compatto domicilio, Pertinax preparò la risposta per Sylvanus. Da una porticina incastonata in un muro, che si apriva in una gabbia fissata alla parete esterna, Pertinax estrasse un piccione postale. Posò sul tavolo il docile volatile mormorante e gli diede da mangiare un seme speciale raccolto da uno scompartimento del bidone di mangime. Mentre aspettava che le virgula e sublimula del seme sortissero il loro effetto, Pertinax si preparò il pranzo: un piatto di carote e sedano, quest’ultimo spalmato di una deliziosa pasta di fagioli. Quando Pertinax ebbe finito di mangiare e di pulirsi la pelliccia andosi il dorso della mano-zampa dalla punta del muso ai vertici delle orecchie ornate da ciuffetti, il piccione era entrato in modalità registrazione e teneva lo sguardo fisso in avanti, come ipnotizzato da un predatore. Pertinax si posizionò entro il campo visivo dell’uccello. – Sylvanus, caro

collega, mi considero arruolato di tutto cuore nella tua missione! Sebbene il mio utilizzo della mente troposferica sia trascurabile se confrontato al tuo impiego del sistema, ho comunque immagazzinate lassù tutte le mie statistiche e osservazioni su un secolo di migrazioni dei volatili. Se i dati e i relativi backup dovessero risultare corrotti, la perdita di quelle registrazioni sarebbe disastrosa! Mi ripropongo di partire immediatamente con un saltatore alla volta di “Chicago”. Se anche tu dovessi metterti in viaggio alla ricezione di questo messaggio, ritengo che i nostri cammini si intersecheranno da qualche parte nei dintorni di queste coordinate. – Pertinax recitò valori di latitudine e longitudine. – Ti basterà inviare un segnale al mio saltatore quando sarai abbastanza vicino, e ci incontreremo per proseguire insieme il resto del tragitto. Viaggia con prudenza. Pertinax recitò il comando verbale che fece uscire il piccione dalla sua trance. Il pennuto riacquistò il suo atteggiamento brioso, chiaramente pronto a fare la sua parte per consegnare la posta. Pertinax cullò il volatile contro il suo petto dalla bizzarra muscolatura e uscì all’esterno. Lanciò verso l’alto il piccione, che iniziò ad accarezzare arditamente il cielo. Una volta raggiunti gli strati più bassi della mente troposferica, le condizioni cerebrali dell’uccello sarebbero state scansionate da una cappa eterea di virgula e sublimula ad aggregazione spontanea, lasciando poi il volatile libero di ritornare alla sua gabbia. Il messaggio di Pertinax sarebbe quindi entrato nel mezzo meteorologico e sarebbe stato propagato attraverso le leghe che lo separavano da Sylvanus. Come un’onda nell’oceano, l’informazione non dipendeva da alcuna serie di entità uniche per costituire la sua identità, perciò poteva viaggiare più rapidamente di quanto suggerisse il semplice movimento in avanti delle particelle. Attraversare il pianeta da Pertinax agli antipodi richiedeva circa dodici ore, e Sylvanus abitava molto più vicino. Non era veloce come gli antichi metodi di groviglio quantico che si usavano nei giorni precedenti l’Infiorazione. D’altro canto, i ritmi della vita dei custodi erano assai meno frenetici di quanto lo furono per gli antenati degli Overclocchi. Avendo visto che il suo messaggio era partito, Pertinax si dedicò al resto della preparazione del viaggio. Terminò di nutrire i suoi tulipani pappagallo, concedendo loro un piccolo extra per sopravvivere al tempo che avrebbe trascorso lontano da casa. Se avesse tardato oltre il previsto, Pertinax sapeva che

avrebbero trascorso l’estate in letargo fino al suo ritorno. Poi tirò fuori da un armadio un paio di grandi bisacce da sella. Le riempì di vettovaglie per sé e svariati pacchetti di becchime multiruolo per piccioni, oltre a qualche dolcetto e pillole di vitamine per integrare il foraggio che avrebbe nutrito il suo saltatore lungo il tragitto. Guardò con affetto il suo giaciglio lindo e confortevole, di cui avrebbe rimpianto il famigliare rifugio. Quello non poteva portarselo dietro, ovviamente! Ma il saltatore gli avrebbe offerto un’alternativa abile. Pertinax aggiunse alle borse un altro piccolo assortimento di oggetti, poi decise che le sue provviste erano complete. Uscendo di casa, Pertinax rivolse uno sguardo lungo e affettuoso all’interno prima di chiudere la porta e tirare il chiavistello. Fece il giro per chiudere tutte le finestre come precauzione contro le tempeste che talvolta accompagnavano i calcoli più impegnativi della mente troposferica. Dalla gabbietta dei piccioni estrasse tre volatili e li collocò in una cesta da viaggio di vimini a maglie larghe. Poi fece qualche dozzina di i fino al recinto dei saltatori, costituito da alte siepi viventi di rovi spinadiferro. Il saltatore di Pertinax si chiamava Flossy, ed era un bell’esemplare femmina. Il Canguremù Kodiak riprogettato raggiungeva l’altezza di tre metri alla spalla. L’epidermide era coperta da una curiosa miscela di pelo castano e piume grigie, mentre le zampe posteriori dai muscoli guizzanti sfoggiavano strisce di vivaci scaglie gialle lungo il terzo inferiore sopra i piedi enormi. Una coda forte e muscolosa si protendeva all’indietro per quasi metà della lunghezza di Flossy. Pertinax lanciò un dolcetto a Flossy, che lo prese al volo con uno scatto delle lunghe fauci. Nella stalla annessa al recinto, Pertinax prese una sella. Il sedile assomigliava a uno zaino o a un marsupio portabambini, dotato di due cinghie da spalla. Uscito di nuovo, Pertinax aprì la porta del recinto – fatta di normali assi di legno – e fece un cenno a Flossy, che arrivò obbediente e si accovacciò. Reggendo la sella sopra la testa, Pertinax aiutò Flossy a sistemarsi il sedile sul dorso. Strinse le cinghie, poi appese le sue bisacce in basso su un lato della sella e la cesta di vimini che conteneva i piccioni dall’altra parte. Pertinax si arrampicò agilmente, usando la pelliccia di Flossy come appiglio, e si accomodò sul sedile che gli lasciava le braccia libere ma gli sorreggeva la schiena e il collo. Ora la sua testa era posizionata sopra quella di Flossy e gli permetteva di vedere chiaramente la direzione. Afferrò fermamente ma non con violenza le grandi orecchie erette di Flossy e incitò la sua cavalcatura a rivolgersi verso nord-est.

– Giddap, Flossy – disse Pertinax, e partirono.

3

L’andatura di Flossy era una stranissima mescolanza di saltelli, volteggi, corsa e camminata pesante, un metodo di locomozione sconosciuto alla creatura originale da cui derivava. Ma Pertinax la trovava calmante, e la sua cavalcatura di certo divorava i chilometri. Per le prime ore Pertinax si intrattenne osservando il territorio nei dintorni della sua casa, che conosceva e adorava, notando i sottili cambiamenti nella fauna e nella flora mano a mano che aumentava la distanza. Nel primo pomeriggio si fermò per concedersi un pasto, permettendo anche a Flossy di nutrirsi. Estratto un piccione e preparatolo, Pertinax recitò le sue osservazioni scientifiche mattutine affinché fossero caricate nella mente troposferica. Consegnati i suoi dati, il volatile tornò da Pertinax invece di dirigersi alla casetta. In meno di un’ora il custode era di nuovo in viaggio. Pertinax si addormentò in sella e si svegliò all’imbrunire. Fece fermare Flossy e smontò per allestire l’accampamento. Liberata dalla sella, Flossy si mise a pascolare stancamente nei dintorni. La prima cosa di cui Pertinax si occupò fu stabilire un perimetro di sicurezza. Un emettitore feromonico avrebbe disseminato la traccia chimica ampliata del custode nel raggio di svariati chilometri in ogni direzione, un odore a cui tutte le creature selvatiche rispondevano dietro programmazione degli Infiorati. L’istinto di tenersi alla larga da quella particolare usta era stato immesso nei geni dei loro antenati. (L’aroma corporeo doveva essere mascherato quando si voleva lavorare a stretto contatto con gli animali.) Pertinax non aveva alcun desiderio di essere calpestato da una mandria di bisonti mentre dormiva, né aggredito da uno dei molti predatori della regione. I nemici raziocinanti erano praticamente inesistenti, mentre gli Overclocchi più vicini erano confinati dalle loro limitate capacità nell’insediamento di “Chicago”, distante quasi un migliaio di chilometri. Dopo avere predisposto la piccola unità di emissione odorifera, Pertinax contemplò l’idea di concedersi un po’ di intrattenimento, ma alla fine decise di essere troppo stanco per godersi una qualunque tra le molte offerte della mente troposferica e di mettersi semplicemente a dormire.

Flossy, in posizione eretta e in equilibrio sul tripode costituito dalle zampe e dalla lunga coda, era già mezza appisolata ed emise solo un leggerissimo brontolio quando Pertinax si arrampicò nella sua spaziosa sacca marsupiale. Asciutta e foderata di soffice lanugine, la sacca odorava come il nido di una creatura silvestre, e Pertinax si addormentò sentendosi sicuro e teneramente accudito. La mattina albeggiò come se fosse il primo giorno del mondo, fresco e invitante. Emergendo dalla sua sacca notturna, Pertinax notò che la notte aveva steso un denso velo di rugiada che lo avrebbe inzuppato se avesse dormito all’addiaccio. Invece si era goduto un sonno magnifico, asciutto e riposante. Allontanatosi un po’ dai borbottii di Flossy e guardandosi intorno con occhio esperto, Pertinax riuscì a scorgere alcuni nidi di pollo della prateria incustoditi in mezzo agli avvallamenti erbosi. Li saccheggiò di un uovo ciascuno senza troppi scrupoli (la popolazione di quei volatili era più che abbondante), e ben presto una fragrante omelette aromatizzata con le erbe che aveva portato da casa si mise a sfrigolare sopra un piccolo bruciatore a propano. (Pertinax aveva ricavato il gas infiammabile dal dispositivo di proseità universale, così come soddisfaceva molte delle sue altre necessità.) Dopo essersi goduto la colazione, Pertinax spedì un piccione verso il cielo per ricevere dalla mente troposferica la lettura della sua posizione, derivata da vari elementi quali il magnetismo e le costellazioni. Le coordinate, temporaneamente impresse nelle nuvole in cifre alte diversi metri, informarono Pertinax che Flossy lo aveva trasportato per quasi duecentocinquanta chilometri nella precedente mezza giornata di viaggio. A quella velocità si sarebbe unito a Sylvanus la mattina seguente e agli altri un giorno dopo. Poi i cinque custodi avrebbero raggiunto “Chicago” intorno al mezzogiorno della quarta giornata. Al di là di quel punto temporale ogni certezza svaniva. In che modo avrebbero reagito gli Overclocchi all’arrivo dei custodi, in che modo i custodi avrebbero dissuaso gli umani dal manomettere la mente planetaria, cosa avrebbero fatto se avessero incontrato resistenza… tutte queste cose restavano oscure. Montato di nuovo su Flossy, Pertinax allontanò l’incertezza dalla sua mente con facilità. Né lui né la sua specie erano inclini alla preoccupazione. Perciò, una volta rimessosi in marcia, si crogiolò invece nello splendore della giornata e nello spettacolo della natura che imperava sovrana su un mondo incontaminato.

Alcune mandrie di bisonti arono rimbombando a distanza di sicurezza in vari momenti del tragitto di Pertinax. Verso mezzogiorno uno stormo quasi interminabile di colombe migratrici oscurò il cielo. Una colonia di cani della prateria che si estendeva su ettari di terreno intonò una rumorosa e severa difesa del proprio insediamento.

4

Quella notte si ripeterono i semplici piaceri della precedente. Prima di coricarsi, Pertinax si godette un bello spettacolo di micrometeoriti ghiacciate che lampeggiavano nell’alta atmosfera. Prima di partire, gli Infiorati avevano fatto in modo che la riserva idrica della Terra ricevesse regolari rifornimenti tramite quella fonte cosmica. Verso mezzogiorno del secondo giorno pieno di viaggio, con il panorama che cambiava leggermente mentre lasciavano una bioregione per entrare in un’altra, Pertinax percepì un improvviso brivido di interesse attraversare il corpo di Flossy. Aveva chiaramente captato nel vento l’afrore della cavalcatura di Sylvanus (uno stallone di nome Bix), e non le occorreva più l’aiuto del suo cavaliere per avvicinarsi al Canguremù Kodiak suo simile. Pochi minuti dopo fu Pertinax stesso ad avvistare Sylvanus e la sua cavalcatura, due minuscoli puntolini che si univano in lontananza. Non molto tempo più tardi, i due custodi erano a piedi e si abbracciavano calorosamente, mentre i loro saltatori si scambiavano zampate affettuose. – Pertinax, sembri lustro come un puledro! Come vorrei avere ancora la tua età! – Sciocchezze, Sylvanus, anche tu hai un aspetto magnifico. Dopotutto non sei mica vecchio. Centoventinove l’anno scorso, dico bene? – Sì, sì, ma le stanche ossa scricchiolano comunque più di quando ero un giovanotto come te, che ne hai appena sessantotto. Ci sono dei giorni in cui non vorrei fare altro che lasciar perdere i miei doveri e ritirarmi dal servizio attivo. Ma prima devo allevare un successore. Se solo tu e Chellapilla… Pertinax interruppe il suo amico più anziano. – Forse Chellapilla e io siamo stati egoisti. Ti confesso che di tanto in tanto questo pensiero mi fa sentire in colpa. Ma ciò che si chiedeva alle nostre energie sembrava sempre precludere la genitura. E non dimenticare che ci sono pur sempre Cimabue e Tanselle. Sylvanus assestò una calorosa pacca sulla spalla di Pertinax. – Sono bravi

custodi, ragazzo mio, ma ho sempre sognato che sarebbe stato tuo figlio a prendere il mio posto. Pertinax abbassò lo sguardo. – Mi fai onore, Sylvanus. Lascia che ne parli con Chell. – È tutto quello che chiedo. Ma ora immagino che dovremmo rimetterci in marcia. Ci vollero alcune ferme ammonizioni e qualche dolcetto coercitivo per convincere Bix e Flossy a interrompere momentaneamente i loro giochi e riprendere il viaggio, ma alla fine i due guardiani furono di nuovo in corsa verso nord-est e il loro appuntamento non programmato con gli Overclocchi. La notte prima di arrivare Sylvanus suggerì un po’ di intrattenimento. – È da parecchio tempo che non guardo un video storico. Ti piacerebbe vederne uno? – Certamente. Hai qualche consiglio? – Che ne dici di Il Padrino? – Parte Uno? – Sì. – Ottima scelta. Forse rinfrescherà la nostra comprensione della psicologia degli Overclocchi. Ora mando su un piccione. L’uccello insonnolito rispose prontamente al seme di istruzioni e agli ordini verbali, poi sfrecciò verso l’alto. Mentre i custodi aspettavano la risposta della mente troposferica, disposero gli zaini e le selle in modo da formare un comodo divano che consentisse loro di stendersi e osservare il cielo notturno. Pochi minuti dopo una nuvoletta audio si era addensata in basso vicino a loro per fornire la colonna sonora. Poi, in alto, il cielo si illuminò di fuochi freddi. La nuova meteorologia intelligente consentiva spettacoli di aurore a ogni latitudine del globo grazie alla manipolazione dei raggi cosmici da parte delle

virgula e sublimula, che successivamente ne piegavano e alteravano gli atomi e gli ioni. Plasmato e permutato a livello di pixel dalla mente aerea distribuita, il canovaccio aurale possedeva una risoluzione analoga allo schermo di un drive-in del ventesimo secolo e impiegava un sofisticato assortimento di tonalità cromatiche. Limpido e sfacciato come la vita stessa, il vecchio film cominciò a svolgersi sullo sfondo dell’empireo nero. Sgranocchiando cavallette essiccate sotto sale, i due custodi guardarono in rapita ammirazione fino alla fine dello spettacolo. – Davvero illuminante – disse Sylvanus. – Dobbiamo stare in guardia per altrettanto incomprensibili motivazioni, inganni e macchinazioni anche quando saremo tra gli Overclocchi. – Infatti saremmo degli sciocchi a prevedere qualsiasi comportamento razionale da parte di una specie simile. La decisione dei loro antenati di rifiutare l’Infioramento ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere sulla loro immutata mentalità. A metà pomeriggio del giorno dopo Sylvanus e Pertinax si sforzavano di trattenere i loro irruenti saltatori dal lanciarsi alla carica contro gli altri tre Canguremù Kodiak che stavano sopraggiungendo. Al termine della folle galoppata, cinque custodi si erano riuniti in un’allegra congregazione piena di abbracci e pacche sulle spalle, mentre i saltatori felici sgambettavano nei dintorni.

5

Dopo il generale scambio di saluti e rassicurazioni, Cimabue e Tanselle presero da parte Sylvanus per conferire con lui, lasciando un po’ di intimità a Pertinax e Chellapilla. Chellapilla fece un largo sorriso, scoprendo una palizzata di denti bruni e sani. I suoi grandi occhi nocciola luccicavano di affetto e le sue narici coriacee si dilatavano umidamente. Nell’anno trascorso dal loro ultimo incontro una delle orecchie di lei aveva ricevuto un profonda intaccatura slabbrata. Pertinax alzò un braccio per sfiorare la ferita ormai guarita. Chellapilla si limitò a ridere prima di prendergli la mano-zampa e stamparvi sopra un bacio. – Quel taglietto ti disturba, Perty? Un semplice incontro con un ghiottone ferito mentre controllavo una trappola per esemplari lo scorso inverno. Le informazioni ottenute ne sono valse la pena. Pertinax trovò difficile riconciliarsi con il sangue freddo di Chellapilla. – Mi preoccupo per te, Chell. A volte la nostra è una vita dura, come guardiani isolati della biosfera. Non vorresti, solo una volta ogni tanto, che potessimo vivere insieme…? – Ah, ma certo che lo vorrei! Ma poi come finirebbe? Due custodi insieme diventerebbero quattro, poi un villaggio, poi una cittadina, poi una metropoli di guardiani. Con le nostre lunghe vite presto sovrappopoleremmo il mondo di nostri simili. E allora la Terra si troverebbe di nuovo nel punto in cui era nel ventiduesimo secolo. – Certo che no! La nostra specie non cadrebbe preda delle trappole in cui incappò l’umanità prima dell’Infioramento. Chellapilla sorrise. – Oh, no, noi saremmo abbastanza furbi da inventarne di nuove. No, è meglio lasciare le cose come stanno. Abbiamo il lavoro pastorale per tenere occupata la nostra intelligenza, e la mente troposferica si occupa di mantenerci in contatto e di farci incontrare a intervalli regolari. È un buon sistema.

– Hai ragione, suppongo. Eppure, quando ti vedo in carne e ossa, Chell, ti desidero così tanto. – Allora facciamo in modo di sfruttare al massimo questa missione. Avremo dolci ricordi da gustare quando ci separeremo. Pertinax stuzzicò col muso il lungo collo peloso di Chellapilla, e lei fremette e lo tirò contro di sé. Poi lui le bisbigliò all’orecchio i propri pensieri sul ritiro agognato da Sylvanus e sul suo bisogno di un successore. Chellapilla ridacchiò. – Sei sicura di non avere messo tu queste idee in testa a Sylvanus? Sai bene che l’unica eccezione alle regole sulla coabitazione è il periodo di genitura. Hai ordito questo complotto per costringermi a pulire la tua capanna e cucinarti regolarmente i pasti per qualche anno, vero? – Sì, lo ammetto. Non è mai esistito un dispositivo di proseità universale bello da abbracciare quanto te. – Be’, lasciamici pensare per il resto del viaggio, prima che si esaurisca l’effetto delle mie pillole. È vero che tu e io non stiamo ringiovanendo e l’idea di diventare madre non mi dispiace, specialmente se nostro figlio potesse aiutare ad alleggerire la vecchiaia di Sylvanus. Ma voglio essere sicura di non trascurare alcuna complicazione. – La mia Chell, sempre così sensibile! Avrei potuto recitare la tua risposta senza neppure allontanarmi dalla mia capanna. Chellapilla sbuffò. – Uno di noi due deve pur essere quello serio. I due innamorati si ricongiunsero ai loro colleghi custodi. Tanselle prese subito da parte Chellapilla, nell’ovvio tentativo di estorcere all’amica qualunque pettegolezzo. I sussurri, le risatine e gli sguardi di sottecchi delle femmine misero in imbarazzo Pertinax, che fece bella mostra di impegnare Cimabue in una complessa discussione delle ricerche di quest’ultimo. Ma Pertinax riusciva a prestare solo metà della sua mente ai discorsi di Cimabue su allevamenti di pesci e tartarughe, correnti oceaniche e scogliere coralline. L’altra metà stava ancora contemplando il suo eccitante futuro in compagnia di Chellapilla. Alla fine Sylvanus interruppe le loro chiacchiere con il suggerimento di riprendere il viaggio. Bix, Flossy, Amber, Peavine e Peppergrass trasportarono i

loro cavalieri a nord, addentrandosi ulteriormente nelle già onnipresenti foreste della regione dei Grandi Laghi. Quella sera, quando si accamparono in una radura sotto una vasta coperta di alte chiome rigogliose, Sylvanus su premurò di allestire un piccolo focolare un po’ discosto dai suoi compagni più giovani. Evidentemente non voleva fare da deterrente a qualsiasi momento romantico potesse verificarsi tra i ragazzi. I cinque però cenarono insieme. Sylvanus continuò ad arricciare il suo muso brizzolato per tutto il pasto, poi alla fine dichiarò: – Sta arrivando una tempesta. La mente troposferica deve stare eseguendo qualche randomizzazione o ricalibrazione ad ampio spettro. Ho il sospetto che verranno riversati interi registri. La creazione di un’atmosfera intelligente aveva alterato il sistema climatico di base. Le condizioni atmosferiche in tutto il pianeta erano ora più omogenee e assimilabili, e gli sfoghi violenti erano più rari. Ma di tanto in tanto gli eventi moderatamente energici e persino quelli titanici si verificavano ancora, quando le entità separate che costituivano la comunità dei cieli incoraggiavano spontaneamente le forze darwiniane casuali a sfoltire e mutare i loro membri. – Io ho portato un po’ di corde e tele cerate – disse Cimabue. – Proprio nel caso succedesse qualcosa del genere. Se tagliamo qualche ramo per farne dei pali, potremmo erigere un rifugio in fretta. Lavorando con efficienza, i custodi costruirono innanzi tutto un riparo dotato di tetto e tre pareti per i robusti saltatori, fissandolo saldamente a diversi alberi e tenendo il lato aperto dalla parte opposta alla direzione del vento. Poi allestirono una tenda piccola ma sufficiente per loro e i loro bagagli, ancorandola al suolo con robusti picchetti. Alcune coperte disposte all’interno crearono un nido confortevole, illuminato da diversi bastoncini dalla fredda luminescenza. Il calore dei corpi ammassati avrebbe tenuto a bada il gelo. Proprio mentre finivano un forte rombo di tuono diede inizio alla tempesta. Al sicuro nella loro tenda, i custodi ascoltarono la pioggia tamburellare in alto sulle foglie prima di filtrare giù in gocce meno pesanti sul loro tetto. Sylvanus diede immediatamente la buonanotte ai suoi amici, poi si raggomitolò nella sua veste in un angolo voltando loro le spalle. Presto il suono del suo russare – vero o simulato che fosse – cominciò a riecheggiare sulle pareti

inclinate. Spogliatisi in fretta delle loro vesti, Cimabue e Tanselle cominciarono a baciarsi e coccolarsi, imitati poco dopo da Pertinax e Chellapilla. Quando i quattro iniziarono a scambiarsi i boli alimentari, i loro accoppiamenti privi di vergogna, alimentati dalla lunga separazione, erano ben avviati per arrivare fino a tarda notte. La tempesta reintegrativa si esaurì poco dopo mezzanotte, e i suoi risultati sulla mentalità aerea sarebbero stati rilevati dai custodi solo dopo numerose comunicazioni. Forse quella notte erano nate nuove e utili intuizioni sul cosmo e sul posto occupatovi dalla Terra. Al mattino i custodi smontarono le tende, fecero colazione e si imbarcarono nella tappa finale del loro viaggio verso “Chicago”. Ebbro di allegria, Pertinax cavalcava il suo saltatore seguendo i i di Peavine, la cavalcatura di Chellapilla. Non molto dopo il pasto di mezzogiorno (Tanselle aveva integrato i loro semplici alimenti con alcuni funghi particolarmente saporiti che aveva portato da casa) giunsero in vista del grande lago, quasi oceanico nella sua estensione, che forniva all’insediamento umano l’acqua da bere e per l’igiene personale, oltre a diversi elementi essenziali della loro dieta. Ritenendo di trovarsi qualche dozzina di chilometri a sud degli umani, i cinque si diressero a nord, incontrando pacifiche mandrie di alci e antilopi lungo la strada. Sentirono l’odore di “Chicago” ancora prima di vederla.

6

– Non stanno bruciando petrolio, vero? – chiese Cimabue. – No – disse Sylvanus. – Non hanno accesso a nessuno dei vecchi depositi di quella sostanza, ormai esauriti. Sono tutti oli animali e vegetali, più un po’ di carbone estratto dai giacimenti vicini alla superficie. – Comunque puzza sul serio – disse Tanselle arricciando il naso. – Continuano a rifiutare la nostra offerta dei dispositivi a uso limitato di proseità universale? – chiese Pertinax. Sylvanus scosse mestamente la testa. – Esatto. Sono testardi, orgogliosi e diffidenti, e disprezzano i dispositivi degli Infiorati considerandoli artifici pressoché demoniaci. Dicono che una simile cornucopia renderebbe la loro specie indolente e degenerata e distruggerebbe il loro carattere. Quando gli Infiorati li spogliarono della loro tecnologia del ventiduesimo secolo, gli umani lasciati indietro svilupparono un odio viscerale per i loro simili ascesi. Oggi sono determinati a risalire la stessa scala di sviluppo tecnologico che un tempo dominavano, ma intendono riuscirci soltanto con le proprie forze. Cimabue sbuffò. – Tanto meglio se non accettano i nostri doni. I DPU gli consentirebbero di allargare il loro pernicioso stile di vita anche oltre quanto hanno già fatto. Possiamo solo essere grati che il loro tasso riproduttivo sia stato ridimensionato. – Andiamo – disse Chellapilla – di certo gli umani meritano rispetto e diritto all’autodeterminazione come qualunque altra specie. Chiuderesti in una gabbia tutte le ghiandaie del mondo solo perché sono rumorose? – Tu non hai degli umani nella tua bioregione, Chell. Capirai quello che penso dopo che li avrai incontrati. L’inizio di una rudimentale strada pavimentata in ghiaia apparve sul terreno fino a quel momento privo di sentieri. Il punto di partenza in cui si imbatterono i

viaggiatori era una discarica di rifiuti. Il suolo macchiato d’olio, sormontato da cumuli di detriti sia organici sia artificiali, generava repulsione nella sensibilità di Pertinax. Si chiese come fero gli umani a vivere in mezzo a tanto squallore, pur tenendolo ai margini del loro insediamento. Percorrendo in fretta la strada acciottolata, i custodi udirono poco dopo una fragorosa scarica di rumori sferraglianti e tossicchianti provenire da qualche parte oltre la successiva curva della via ombreggiata dagli alberi. Si fermarono e attesero l’arrivo di qualunque fosse il veicolo che produceva quel frastuono. Poco dopo il mezzo oltreò la curva della strada e fu evidente che si trattava di un’eterogenea accozzaglia di legno e parti metalliche. La porzione principale della cabina di trasporto era un grande carro a quattro ruote con due file di sedili posti davanti a un pianale senza sponde. Sul retro, una voluminosa caldaia di lamine metalliche dalle forme strane messe insieme alla meglio minacciava di far scoppiare le sue giunture ogni volta che emetteva fumo. La trasmissione dell’energia alle ruote avveniva per mezzo di cinghie di cuoio rotanti che partivano dalla caldaia e arrivavano alle ruote dai raggi di legno e i cerchioni di ferro. Sul trabiccolo sedevano quattro uomini in fila per due. Indossavano vestiti di pelle e tessuto fatto a mano ed erano muniti di grosse pistole infilate nelle fondine. Le armi avevano canne e camere di scoppio in ceramica e impugnature intagliate nel legno. Piccole maniglie dotate di guarnizioni sporgevano dalla parte posteriore di ciascuna pistola. Pertinax sapeva che quelle armi funzionavano ad aria compressa e che sparavano solo proiettili non esplosivi. Tuttavia, a volte quei dardi potevano essere intinti nel veleno. Una rastrelliera di fucili di costruzione analoga era a portata di mano. Il conducente, impegnato a manovrare lo sterzo simile alla barra di un aratro e numerose leve, era chiaramente un semplice manovale. Gli altri tre eggeri sembravano dignitari di qualche tipo. O almeno questo è ciò che dedusse Pertinax a giudicare dai vari nastrini colorati che avevano appuntati al petto e dalle fasce drappeggiate sulle spalle. Sorpresi dalla solida falange di custodi in sella, che incombevano sul veicolo come una muraglia vivente in mezzo alla strada della discarica, gli Overclocchi reagirono con diversi gradi di confusione. Presto però il conducente riuscì ad arrestare il suo carro a vapore e i tre funzionari riacquisirono una misura di flemma diplomatica. Il eggero nel sedile anteriore scese a terra e si avvicinò

a Pertinax e i suoi amici. Diffidenti verso quell’estraneo, i Canguremù Kodiak snudarono di qualche decina di centimetri i loro artigli lunghi e robusti. Quello sfoggio poco rassicurante indusse l’uomo a fermarsi a qualche metro di distanza. Poi parlò, alzando lo sguardo e riparandosi gli occhi dal sole.

7

– Salute, guardiani! Mi chiamo Brost e questi sono Kemp e Sitgrave, i miei assistenti. Come sindaco di Chicago vi porgo il benvenuto nella nostra bella città. Pertinax studiò Brost dall’alto e vide un homo sapiens basilare giallastro e mal rasato, le cui spalle ingobbite tradivano un atteggiamento ambiguo. Qualche specie di profumo acre non riusciva a camuffare completamente l’odore di paura e nervosismo che attraversava la distanza tra Brost e le sensibili narici di Pertinax. Sylvanus, il più anziano dei custodi, prese la parola in loro nome. – Accettiamo il tuo benvenuto, sindaco Brost. Ma devo avvertirti che non siamo qui per una semplice visita di cortesia. Abbiamo buoni motivi di credere che alcune fazioni del tuo popolo stiano tramando per manomettere la mente troposferica. Siamo venuti a investigare e a eliminare ogni minaccia di questo tipo in cui potremmo imbatterci. Il sindaco fece un sorriso nervoso, mentre i suoi compagni lottavano per non scambiarsi occhiate inquiete. – Manomettere quelle alte, serene intelligenze che non si interessano affatto alle nostre povere, piccole vite? Che ragione potremmo mai avere per un’aggressione tanto infame? No, questa accusa è ridicola e persino offensiva. Posso confutarla categoricamente qui e ora. La vostra missione è stata inutile. Potete anche risparmiarvi le scomodità del resto del viaggio e accamparvi qui per la notte prima di tornare a casa. Vi porteremo ogni genere di ottime provviste… – Non è accettabile. Dobbiamo svolgere le nostre indagini. Ci concederete di accedere al vostro villaggio? Il sindaco Brost confabulò con i suoi assistenti, poi si voltò di nuovo verso i custodi. – Come ho già detto, la città di Chicago vi dà il benvenuto, e le sue porte sono aperte.

Pertinax trattenne un sogghigno nel sentire l’enfasi che il sindaco aveva posto sulla parola “città”, ma sapeva che anche gli altri custodi avevano percepito quell’indizio di dignità umana oltraggiata. Dopo molte manovre avanti e indietro, il conducente riuscì infine a fare inversione con il suo carro a vapore. Adattando la velocità dei saltatori a quella più bassa del veicolo, i custodi seguirono la delegazione fino a “Chicago”. Partendo dai tuguri periferici dove bambini seminudi giocavano nella polvere estiva dei loro cortili insieme al bestiame e ai cani randagi, e proseguendo lungo la strada verso il centro della “città”, dove pochi edifici più grandi ospitavano realtà come fabbri, saloon, cucine pubbliche e uno stabilimento termale solitario, il piccolo agglomerato di abitazioni e attività commerciali che era “Chicago” – sparpagliato senza alcuno schema discernibile lungo i margini del lago – si compose gradualmente intorno ai nuovi arrivati. Il sindaco Brost, evidentemente orgoglioso del suo dominio, indicava i punti di interesse mentre attraversavano le vie “urbane”, al centro delle quali scorrevano i rivoli a cielo aperto dei canali di scolo. – Notate come sono organizzati i nostri opifici – disse Brost, indicando una serie di bassi capannoni, lunghi e privi di finestre, fiancheggiati da cumuli di prodotti di scarto: segatura di legno, scorie di carbone, trucioli metallici. – Ed ecco l’entrata delle nostre miniere. – Brost indicò una baracca che riparava un’apertura simile a un pozzo che scendeva in leggera pendenza nella terra. – Oh – disse Cimabue. – Quindi di questi tempi fondete e raffinate i metalli grezzi? Il sindaco Brost fece una smorfia di disappunto. – Non ancora. Non ne abbiamo bisogno, in effetti. Riteniamo sia più in armonia con, uh, la nostra adorata madre terra riciclare i residui sepolti della civiltà dei nostri antenati. Laggiù, dove gli Infiorati hanno nascosto le macerie prodotte dal loro ridisegno del mondo, si trovano un sacco di ottimi metalli e materie plastiche. Ce n’è in abbondanza per tutti. – E a quanto ammonta esattamente la tua popolazione di questi tempi, sindaco? – chiese Tanselle. – Quasi cinquemila.

Tanselle scosse la testa in silenzio, come per dire magari fossero ancora meno, pensò Pertinax. Dopo qualche altro sfoggio di orgoglio civico, il gruppo – considerevolmente incrementato da vari astanti che li guardavano a bocca aperta – arrivò in un grande appezzamento erboso che fungeva da piazza centrale, dove pecore e capre brucavano liberamente. Allineate per tutto il prato e legate saldamente c’erano diverse piccole mongolfiere a gas più leggero dell’aria che sorreggevano navicelle di modeste dimensioni. La variopinta tela laccata dei palloni conferiva loro un aspetto circense cui faceva da contrasto l’inquietudine con cui il sindaco e i suoi colleghi guardavano le mongolfiere. Subito le orecchie di Pertinax scattarono in avanti a quello spettacolo inatteso e agli sguardi nervosi rivolti dagli umani agli oggetti volanti. – Quelli a cosa servono? – chiese. Il sindaco Brost rispose fin troppo in fretta. – Oh, quei giocattolini hanno una mezza dozzina di impieghi. Mandiamo su dei volontari che pesano poco per avvistare le vicine mandrie di bisonti in modo da risparmiare un po’ di tempo e fatica ai nostri cacciatori. Effettuiamo ricognizioni aeree per pianificare al meglio la costruzione delle nostre strade. E naturalmente ai bambini piace fare un voletto di tanto in tanto. Queste mongolfiere non possono trasportare oggetti molto più pesanti di un bambino, del resto. – Mi piacerebbe esaminarle. – Ma certo. Pertinax scese giù da Flossy. Ergendosi in mezzo agli umani, il vertice della sua testa arrivava appena al di sopra della fibbia delle loro cinture. Poco dopo fu raggiunto dai suoi colleghi custodi, che attraversarono la folla come un gruppo di nanerottoli pelosi e determinati. Le mongolfiere erano dotate di bruciatori per gonfiare i loro affaticati palloni. Pertinax chiese che tipo di gas utilizzavano. Illustrando i meccanismi, il sindaco Brost recitò con orgoglio: – Ogni pallone contiene una colonia di batteri metanogeni e una riserva di mangime. L’incremento del flusso di sostanze nutritive produce una maggiore quantità di gas, mentre chiudendo la valvola i batteri diventano inattivi.

Pertinax arretrò con prudenza dalla sua ispezione ravvicinata dei palloni. – Quindi sono altamente esplosivi. – Suppongo di sì. Ma intorno a essi osserviamo adeguate misure di sicurezza. I custodi si raggrupparono in disparte e discussero tra loro a bassa voce. – Qualsiasi esplosione di questa magnitudine nella mente troposferica non arrecherebbe più danni di un comune temporale – disse Cimabue. – Sono d’accordo – disse Chellapilla. – Ma se lo scopo dell’esplosione fosse quello di spargere una sostanza contaminante trasportata come carico? – Ad esempio? – In questo momento non mi viene in mente alcuna sostanza pericolosa – disse Sylvanus lisciandosi le vibrisse. – Ciononostante – avvertì Pertinax – ho la sensazione che il pericolo che minaccia la mente troposferica si trovi lì. Proseguiamo le indagini e cerchiamo il pezzo mancante del rompicapo. Pertinax tornò a rivolgersi al sindaco. – Le nostre cavalcature devono cibarsi mentre noi continuiamo l’ispezione della tua città. Proponiamo di lasciarle qui, nel prato. Non daranno fastidio alla gente o al bestiame, ma sarebbe meglio se consigliassi ai tuoi cittadini di non molestarle. I Canguremù sono addestrati a reagire con forza alle minacce a se stessi o ai loro padroni. – Naturalmente non vi sarà nessun problema del genere – disse il sindaco.

8

Sylvanus consigliò di suddividere le loro forze in due squadre per perlustrare più rapidamente l’insediamento umano, mentre lui, per rispetto alla sua età e stanchezza, restava vicino alle cavalcature per coordinare le ricerche. Naturalmente Pertinax scelse di fare coppia con Chellapilla. Le ore che seguirono videro Pertinax e la sua amante aggirarsi senza essere intralciati in ogni parte del villaggio umano. La maggior parte dei cittadini appariva amichevole, sebbene qualcuno mostrasse fastidio o una muta ostilità alle domande dei due custodi. Pertinax e Chellapilla si fermarono solo pochi minuti per inghiottire un po’ di cibo freddo intorno a metà pomeriggio, prima di continuare la loro ricerca fino a quel momento infruttuosa. Alla fine si ritrovarono di fronte ad alcune primitive banchine a guardare la piccola flotta di pescherecci di “Chicago” che ormeggiava per la notte. I pescatori, messisi in spalla il bottino della giornata contenuto in gerle di vimini, oltrearono guardinghi gli stanchi guardiani. – Be’, sono in un vicolo cieco – confessò Pertinax. – Se davvero stanno nascondendo qualcosa, lo hanno occultato bene. Chellapilla disse: – Forse stiamo procedendo nel modo sbagliato. Chiediamoci cosa potrebbe danneggiare le virgula e sublimula invece di aspettarci semplicemente di riconoscere l’agente quando lo vedremo. – Be’, in realtà soltanto altre virgula e sublimula, che ovviamente gli umani non hanno modo di sintetizzare. – Ah, ma che mi dici dei lobi instabili? I cicli naturali delle precipitazioni trasportavano numeri infiniti di virgula e sublimula giù dai loro habitat nelle nuvole fino al livello del suolo. Una volta separate dalla mente troposferica in questo modo, le sue componenti erano programmate per l’apoptosi, ma di tanto in tanto una colonia di virgula e sublimula non riusciva ad autodistruggersi e si agglomerava invece fino a

formare un lobo instabile. Isolati dalla mente genitrice, i lobi perdevano spesso il senno prima di soccombere agli stress ambientali. Talvolta, però, un lobo poteva sopravvivere per un tempo sorprendentemente lungo, se veniva a trovarsi in condizioni favorevoli. – Pensi che i fattori locali in questo lago possano incoraggiare la formazione dei lobi? – C’è solo un modo per scoprirlo – rispose Chellapilla. Ci volle solo un’altra mezz’ora di perlustrazione della riva del lago, arrampicandosi sulle rocce scivolose e camminando sulle spiagge pietrose, per scoprire un piccolo lobo. Una densa melma intelligente intrecciata con vari elementi organici – piante acquatiche, mitili zebrati, la carcassa in decomposizione di un uccello – era drappeggiata su un macigno, una sacca di mucose con la potenza di elaborazione di una intelligenza artificiale non autonoma del ventiduesimo secolo. La melma stava mostrando i propri folli pensieri interni sulla sua superficie liquescente proprio come avrebbe fatto una nuvola postale: immagini frammentarie del mondo naturale, lampi di equazioni, schegge di antica cultura umana del periodo pre-Infiorazione, complessi costrutti matematici. Un mormorio costante di suoni frastagliati, un monologo schizofrenico, accompagnava la sequenza di immagini. Pertinax rimase a guardare, atterrito. – Caricare questo frammento di caos nella mente troposferica scatenerebbe un’ondata di informazioni destabilizzanti attraverso il cielo. Gli umani non hanno neppure bisogno di fare scoppiare i loro palloni. Gli basterebbe lasciare che la mente troposferica legga quella melma. – Non possiamo permettere che accada. – Torniamo in fretta dagli altri. – Bastardi dentoni ficcanaso! Voi non andrete proprio da nessuna parte! Un drappello di umani si era avvicinato di soppiatto a Pertinax e Chellapilla mentre la loro attenzione era focalizzata sul lobo. Con i fucili puntati alla testa, i due custodi non poterono fare altro che alzare le mani in segno di resa. Due uomini si fecero avanti per legarli. Quello che si occupava di Chellapilla le

torse crudelmente le braccia dietro la schiena, facendola squittire di dolore. Infuriato da quel gemito, Pertinax si liberò con uno strattone e si avventò su uno degli umani armati di fucile. Ma il calcio dell’arma si abbatté sul suo cranio e lui conobbe solo tenebre. Quando Pertinax riprese conoscenza era calata la notte. Si ritrovò con le membra legate, chiuso in una gabbia improvvisata di robusti rami conficcati profondamente nel terreno e legati insieme. Lottò per rialzarsi, attirando così l’attenzione dei suoi colleghi prigionieri. Legata come lui, Chellapilla strisciò sull’erba verso il suo compagno. – Oh, Perty, sono così felice che ti sei svegliato! Temevamo che avessi una commozione cerebrale. – No, sto bene. E tu? – Solo indolenzita. Quando hai perso i sensi loro hanno smesso di farmi del male. La voce triste di Sylvanus raggiunse a sua volta Pertinax. – Bentornato, ragazzo mio. Siamo proprio in un bel pasticcio ed è tutta colpa mia, perché ho sottovalutato le malsane intenzioni di questi selvaggi. A qualche metro di distanza tremolava un fuoco, accompagnato dai ruggiti di una folla umana. – Dove siamo? – Sul prato della città – disse Chellapilla. – Gli umani stanno festeggiando la loro vittoria su di noi. Hanno macellato i nostri Canguremù e li stanno arrostendo per mangiarseli. – Barbari! Parlò Tanselle. – Anche Cimabue e io siamo qui, Pertinax, ma lui non se l’è cavata a buon mercato come te. Quando ha reagito lo hanno preso a randellate con violenza. Ora il suo respiro è irregolare e non riesco a svegliarlo. – Dobbiamo fare qualcosa! – Ma cosa? – chiese Sylvanus.

– Il minimo che possiamo fare – disse Chellapilla – è informare la mente troposferica dei nostri guai e della minaccia da parte del lobo instabile. Forse la mente saprà cosa fare. Pertinax considerò la proposta. – È una buona idea, Chell. Ma ho il sospetto che i nostri piccioni siano già serviti come aperitivo. – Gli venne un’idea e si interruppe. – Però conosco un modo per raggiungere la mente. Per prima cosa devo essere libero. Voi tre dovrete rosicchiare le mie corde.

9

Riparati dal buio, senza nessuna guardia che notasse le loro attività e interferisse (quanto dovevano ritenerli indifesi gli umani!), i suoi tre compagni masticarono in fretta i legacci di Pertinax con i loro robusti denti e le mascelle poderose. La sua prima azione dopo essersi massaggiato le estremità indolenzite e aver recuperato una sembianza di forza fu togliersi la tunica e riempirla di terriccio ed erba fino a formare un rudimentale simulacro capace di ingannare un conteggio superficiale dei prigionieri. Poi, servendosi dei muscoli non affaticati delle proprie mascelle, si aprì come un castoro la via fuori dalla gabbia. – Stai attento, Perty! – sussurrò Chellapilla, ma Pertinax non si fermò a risponderle. Nudo, correndo accucciato attraverso il cortile ando di ombra in ombra, Pertinax raggiunse senza farsi vedere una delle mongolfiere ancorate. Lì vicino c’era un gigantesco pentolone di ceramica con il coperchio che si adattava a malapena. Schegge di rumore e luce sfuggivano dal calderone, tradendo la presenza di un maligno lobo anomalo all’interno. L’infezione della mente troposferica era chiaramente imminente. Questa presa di coscienza affrettò le azioni di Pertinax. Per prima cosa aprì la valvola di alimentazione della colonia di metanogeni di una mongolfiera. Quel veicolo cominciò a tirare ancora più vigorosamente le funi che lo ancoravano. Muovendosi tra gli altri palloni, Pertinax li mise fuori uso tranciandone i condotti delle sostanze nutritive. Come minimo questo avrebbe ritardato l’assalto alla mente. Pertinax balzò a bordo dell’unica mongolfiera funzionante e decollò. Raggiunse velocemente l’altezza di diversi metri prima di essere avvistato. Le grida degli umani riempirono la notte. Qualcosa ronzò accanto alla testa di Pertinax e lui si accovacciò. Un proiettile uncinato sparato da uno dei fucili ad aria compressa. Pertinax dubitava che quelle armi avessero abbastanza forza da fare del male a lui o al pallone a quell’altitudine, ma rimase comunque accucciato per qualche altro minuto.

Gli umani si sarebbero vendicati sugli altri prigionieri indifesi? Pertinax non poteva sprecare energie a preoccuparsi. Aveva una missione da compiere. Nel giro di quindici minuti Pertinax si trovò a galleggiare tra le nuvole più basse, la più vicina, diafana interfaccia della mente troposferica. La loro umidità impalpabile lo avvolse, lasciandolo fradicio e tremante di freddo. La sua testa sembrava attirare una costellazione nebbiosa più densa… Un piccolo schermo aurorale si aprì nel cielo a neppure quattro metri da Pertinax. Riusciva a sentire l’odore delle molecole bruciacchiate associate allo schermo. Sullo schermo apparve Don Corleone: una o più delle IA residenti aveva scelto una forma ritenuta a lui familiare basandosi sulla cronologia recente dei documenti visuali scelti da Pertinax. – Hai fatto bene a portarci queste informazioni, custode. Ora commineremo agli umani la nostra punizione. I denti di Pertinax ticchettavano. – Pe-per favore, tentate di risparmiare i miei compagni. Il rappresentante della mente troposferica non si degnò di rispondere e lo schermo si dissolse in uno spruzzo di scintille. Il cielo notturno si fece più buio, se una cosa simile era possibile. Brontolii minacciosi rimbombarono da ovest. Il vento cominciò a soffiare più forte. La mente stava preparando una tempesta. Una tempesta di fulmini. E Pertinax stava a cavalcioni di una bomba. Pertinax chiuse freneticamente la valvola di alimentazione dei metanogeni. La mongolfiera iniziò a scendere, ma troppo lentamente per la pace mentale del suo occupante. Il primo fulmine si abbatté sul terreno ancora molto lontano; a Pertinax sembrò che fosse sfrecciato proprio accanto al suo naso. Sapeva che la scarica elettrica doveva essersi sprigionata ben più lontano di così, ma qualsiasi punto più vicino della bioregione adiacente era comunque troppo vicino.

Ora le colonne di fuoco iniziavano a piovere con frequenza soprannaturale. Le turbolenze agitavano la navicella. I tuoni lo assordavano. Pertinax si sentì la gola secca e capì di avere gridato aiuto dalla mongolfiera, invocando la mente o chiunque altro fosse nei paraggi per udirlo. Ora la cascata di lampi era quasi ininterrotta, una scarica letale dopo l’altra sul villaggio degli Overclocchi. Pertinax sapeva che non poteva restare più sulla mongolfiera divenuta una trappola mortale. Ma il terreno era ancora a qualche centinaio di metri più in basso. Pertinax saltò. Dietro di lui, la mongolfiera esplose.

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Pertinax allargò le braccia, trasformando in ali le ampie membrane di pelle floscia che gli univano le ascelle alle caviglie, ali derivate da uno dei suoi ceppi ancestrali, gli scoiattoli volanti. Dopo essere sceso a spirale con una certa misura di controllo nonostante le folate di vento, Pertinax atterrò dolcemente in un tratto di terreno aperto accanto a un cartello che indicava il “confine della città” di “Chicago”. Era arrivato giusto in tempo per la tromba d’aria. Illuminata a intermittenza dai fulmini che si andavano rarefacendo, la stigea forma a imbuto giunse a terra partendo dal lago e si abbatté sull’insediamento umano, muovendosi tra gli edifici in modo calcolato e intelligente. Anche a quella distanza il vento minacciava di strappare Pertinax da terra e farlo volare via. Raggiunse in fretta un vicino albero e si aggrappò al tronco con la forza della disperazione. Finalmente, però, la distruzione scatenata dalla mente troposferica ebbe termine e la tromba d’aria evaporò in modo coordinato, partendo dal fondo dell’imbuto e proseguendo verso l’alto. Pertinax si mise a correre verso lo spiazzo erboso della città. I numerosi incendi provocati dai fulmini erano stati efficacemente soffocati dall’acqua del tornado, ma gli edifici fumavano ancora. Sembravano non esservi più pietre su pietre, né assi inchiodate alle assi. I pochi Overclocchi sopravvissuti erano troppo sconvolti o indaffarati per interferire con Pertinax. L’erba dello spiazzo erboso era attraversata da strisce bruciate, e la tromba d’aria aveva divelto enormi zolle di terra. I rifiuti sparpagliati dal vento rendevano difficile correre. Ma un cerchio di prato intorno alla gabbia che imprigionava i custodi era

immacolato, risparmiato dalle scariche elettriche e rimasto intatto in un intenzionale occhio del ciclone. – State tutti bene? – Perty? Ce l’hai fatta! Sì, stiamo tutti bene. Anche Cimabue sta finalmente cominciando a riprendersi. In poco tempo furono tutti liberi. Pertinax strinse a sé Chellapilla. Sylvanus guardò la devastazione, facendo schioccare la lingua tristemente. – Che tragedia. Be’, mi aspetto che una volta trasferita altrove la popolazione riusciremo a renderla indipendente dal nostro aiuto e riportarla a uno stato di autosufficienza agricola nel giro di qualche generazione. Ora Pertinax sentiva l’urgenza ancora più impellente di generare un erede o due con Chellapilla. I doveri richiesti ai custodi di quell’adorato pianeta richiedevano sangue nuovo che proseguisse la missione negli anni a venire. – Chell, hai preso una decisione riguardo nostro figlio? – Assolutamente, Perty. Sono pronta. Ho anche pensato a un nome. – Oh? – Maschio o femmina che sia, dovremo chiamarlo Tempesta!

FINE

in questa collana

Mack Reynolds, Black Sheep Astray by Mack Reynolds (in preparazione) ISBN: Robert Reed, Waging Good (in preparazione) ISBN: Paul Di Filippo, Il demolitore di astronavi Una grande astronave ormai in disarmo nasconde segreti impensabili. Ma ciò che si troverà Klom sarà il tesoro più inaspettato. E imprevedibile. ISBN: 9788867750504 Robert J. Sawyer, Mikeys Come l'astronauta dell’Apollo 11 Michael Collins il loro destino era quello di restare indietro, mentre i loro compagni conquistavano lo spazio. ISBN: 9788867750511 Barbara Baraldi, Paziente 99 L'umanità è ormai condannata a vivere nelle viscere della Terra. Ma le cose non sono come sembrano, e il piccolo mondo sotterraneo nasconde segreti sconvolgenti. ISBN: 9788867750627 Robert J. Sawyer, Sherlock Holmes e l'enigma definitivo Nel lontano futuro, un mistero eccezionale richiederà un investigatore eccezionale: Sherlock Holmes ISBN: 9788867750931 Nancy Kress, I fiori della prigione di Aulit Su Mondo chi commette un delitto è condannato all’esclusione dalla Realtà. E Uli vuole tornarvi a ogni costo. Premio Nebula 1996 ISBN: 9788867750948 Paul Di Filippo, Bleb L’amore al tempo degli elettrodomestici intelligenti. Lui. Lei. E i bleb. ISBN: 9788867750955 Vittorio Catani, Replay di un amore Una spiaggia, un mare, un bellissima ragazza che sapeva di amare. Ma non ricordava di averla mai conosciuta. ISBN: 9788867751365 Robert J. Sawyer, Le spalle dei giganti I primi esploratori interstellari erano pronti a tutto, ma non avrebbero mai immaginato cosa li attendeva alla fine del loro viaggio. ISBN: 9788867751372 Nancy Kress, Come nascono i bambini Una storia di ingegneria genetica e di umanità, che vi colpirà nel profondo come solo Nancy Kress sa fare. ISBN: 9788867751938 Aliette de Bodard, Immersione Il confronto tra valori e civiltà diverse ai confini della galassia. Racconto premio Nebula 2012 ISBN: 9788867752409 Barry N. Malzberg, Una galassia di nome Roma Una galassia di nome Roma è una galassia nera, un buco gravitazionale così potente che tutte le strade vi entrano, e nessuna ne esce. ISBN: 9788867752676 Robert J. Sawyer, Carnifex Rex Vivere nella mente del più grande assassino di tutti i tempi può essere un'esperienza unica. Soprattutto se l'assassino è un esemplare di Tirannosauro. ISBN: 9788867752829 Paul Di Filippo, La singolarità ha bisogno di donne! Avere a che fare con una singolarità è già un guaio. Se poi si porta via la vostra donna e la sfida per riaverla potrebbe

essere impossibile da vincere ISBN: 9788867753093 Paul Di Filippo, Solomon Kane: Fenomeni osservabili Non avrebbe avuto alcuna fede nel soprannaturale, se non fosse stato per un uomo, e per gli eventi che si portò dietro. Il nome di quell’uomo era Solomon Kane. ISBN: 9788867753598 Nancy Kress, Evoluzione L'era degli antibiotici sta per finire. Nessuno sa cosa accadrà quando batteri e infezioni non potranno più essere combattuti. Nancy Kress prova a immaginarlo. ISBN: 9788867753826 Lester Del Rey, Helen O'Loy Avere una donna di casa che pulisce, stira e cucina senza doversi sposare? David e Phil avevano trovato la soluzione. Ma Helen O’Loy era qualcosa di più. ISBN: 9788867754090 Peter Watts, Drone di morte Piomba giù dal cielo come un angelo della morte portando distruzione. È un malak, un drone da guerra intelligente. Forse troppo ISBN: 9788867754403 Paul Di Filippo, Nuvole e fuoco freddo Un nuovo racconto "ribofunk" dal più brillante ed eclettico autore della nuova generazione della fantascienza ISBN: 9788867754670 Tom Godwin, Le fredde equazioni Dall'autore del bestseller "Gli esiliati di Ragnarok" un grande classico della fantascienza spaziale ISBN: 9788867754861 Robert J. Sawyer, L'uomo di Pechino Un mistero avvolge i fossili dell'Uomo di Pechino. Mentre il Giappone sta invadendo la Cina e la guerra sta per stravolgere tutto, un uomo deve mettere al sicuro il più grande segreto della storia ISBN: 9788867755110 Nancy Kress, Computer virus Cosa accade quando un virus informatico prende il controllo non solo del vostro computer, ma dell'intera casa? ISBN: 9788867755547 Peter Watts, L'isola Un essere vivente grande come un sistema solare e con la massa di un piccolo pianeta. E intelligente. Premio Hugo 2010 ISBN: 9788867755448 Fredric Brown, Arena Un uomo contro un alieno: dal loro scontro dipende il destino di due civiltà.Un grande classico dal quale è stato tratto uno dei più famosi episodi di Star Trek ISBN: 9788867756247 Aliette de Bodard, Preghiere di fucine e fornaci Il DioMacchina vede tutto e punisce ogni cosa. È, è stato e sarà sempre, per tutte le ere del mondo. Ma alcune cose sono difficili da uccidere. E cercano vendetta. ISBN: 9788867756469 Tom Godwin, Le tortuose vie del dovere La guerra si stava preparando, e per la Federazione Terrestre sarebbe stata la fine. Hunter poteva sventare il disastro, ma solo sacrificando se stesso ISBN: 9788867756797 Nancy Kress, La donna che osservava le rane Nessuno sa perché, ma i rospi stanno scomparendo, in tutto il mondo. Eppure ciò che stava accadendo alle rane attorno alla casa di Hannah aveva dell'incredibile ISBN: 9788867757015 John W. Campbell, jr, Oblio Dall'autore di "La cosa" l'affascinante storia del primo contatto con una civiltà antica e dall'incredibile ato ISBN: 9788867757312 Robert J. Sawyer, Il tempo dell'attesa Dall’autore vincitore del Premio Hugo e del Premio Nebula una nuova storia di Alex Lomax, il detective privato

marziano di "Furto d’identità" ISBN: 9788867757701 Ken Liu, L'azzeccagarbugli e il Re delle Scimmie A metà tra la cronaca storica e il racconto fantastico, una storia affascinante ambientata nell'antica Cina misura il confine tra arguzia ed eroismo. ISBN: 9788867758234 Robert J. Sawyer, Iterazioni Perché gli alieni non comunicano con noi? In questo breve ma geniale racconto Sawyer dà una soluzione, e ne trae una terribile conseguenza ISBN: 9788867758982 Mack Reynolds, Adattamento Quando un uomo possiede una grande conoscenza, gli diviene estremamente facile confonderla con la saggezza ISBN: 9788867759477 Robert J. Sawyer, Ineluttabile Comunicare con gli extraterrestri può essere esaltante. Ma occorre anche stare molto attenti nel dare le giuste risposte ISBN: 9788865305843 Ken Liu, Rinascita La Conquista della Terra era stata un bagno di sangue. Ma ora i Tawnin volevano dimenticare il ato ISBN: 9788865306154 Tom Godwin, Empatia Con gli alieni puoi trattare in due modi: far vedere loro come sei forte, oppure cercare di capire il loro modo di pensare. Dall’autore di "Gli esiliati di Ragnarok" una nuova emozionante avventura planetaria ISBN: 9788865306420 James Patrick Kelly, Pensa come un dinosauro Il teletrasporto era un mezzo straordinario per viaggiare tra le stelle. Ma c'era un prezzo da pagare, e qualche volta era troppo alto. RACCONTO PREMIO HUGO 1996 ISBN: 9788865306741 Robert Reed, Orgoglio e sacrificio Le Famiglie mantenevano la pace e la ricchezza nella galassia da dieci milioni di anni. Ma un potere così grande poteva davvero essere lasciato nelle mani di pochi senza conseguenze? ISBN: 9788865307045 Robert J. Sawyer, Uomini troppo veri Occorre avere la stoffa giusta, essere uomini veri, per diventare astronauti. Ma nel futuro sarà sufficiente? ISBN: 9788865307298 Ken Liu, L'aria non appartiene a nessuno Gli uomini non sono uccelli, non sanno volare. Ma possono imparare ISBN: 9788865307502 Aliette de Bodard, Lungo il fiume del cielo «Mira or come i dorati Cieli son coperti Delle ardenti amare lacrime dei nostri morti» - Finalista 2013 Premio Theodore Sturgeon ISBN: 9788865308400 Robert Silverberg, Il morso dell'entropia Qual è la natura del tempo? Esiste davvero la consequenzialità, o è solo un'illusione che abbiamo creato per dare un senso alle nostre limitate percezioni? ISBN: 9788865308738 Robert J. Sawyer, Pelle di scarto C'è una cosa che distingue i postumani dai serpenti. Quando i serpenti cambiano pelle, la pelle non si lamenta di essere stata lasciata indietro. FINALISTA AL PREMIO HUGO ISBN: 9788825400311 Allen M. Steele, Morte di Capitan Futuro Un indimenticabile classico Premio Hugo 1995, un omaggio all'eroe dei romanzi popolari di Edmond Hamilton dai quali fu tratta anche una serie tv ISBN: 9788825400120 Ken Liu, Cliente abituale Lo chiamavano l'Osservatore. Uccideva le escort d'alto livello, e ognuna di esse fruttava un bel gruzzolo. I soldi erano un incentivo, ma non erano il vero

motivo per cui le uccideva. Finalista al Premio Nebula ISBN: 9788825400977 Allen M. Steele, Dove gli angeli temono di avventurarsi Un grande classico vincitore del Premio Hugo 1998 sul tema del primo contatto. ISBN: 9788825400137 James Patrick Kelly, Nessunposto Un luogo che non si trova da nessuna parte, dei cani col cappello, un romanzo ancora da scrivere. E un misterioso confine dal quale nessuno è mai tornato ISBN: 9788825401547 Aliette de Bodard, La casa del Giaguaro, nell'ombra La Casa del Giaguaro era una fortezza impenetrabile. Ma ora toccava a lei, che era stata Cavaliere del Giaguaro, penetrare nella sua vecchia casa per liberare qualcuno a cui doveva la sua lealtà ISBN: 9788825401950 Charles Stross, Guerra gelida Il programma nucleare americano durante la Guerra Fredda poteva opporsi alle magie oscure e ai mostri degli abissi evocati dai loro nemici? ISBN: 9788825403428 Paul Di Filippo, Banana Boat Song Dal brillante autore della Trilogia Steampunk Paul Di Filippo una storia ambientata in una realtà alternativa simile alla nostra ma diversa in modo inquietante ISBN: 9788825404746 James Patrick Kelly, La storia di Pollice Un delicato racconto di fantascienza preistorica dall'autore due volte vincitore del Premio Nebula ISBN: 9788825404982 Charles Stross, Proboscidi e prodezze Un piccolo mammut, fidanzate robot, granchi parassiti spinali e altre meraviglie del futuro in un'avventura nei cunicoli di Marte! ISBN: 9788825405200 Stanley G. Weinbaum, Un'odissea marziana Uno dei più celebri classici della fantascienza dell’Età dell’Oro. «Credo che i racconti di Weinbaum ambientati su Marte siano i migliori che abbia letto, specialmente quelli in cui figura quell’essere curioso e simpatico di nome “Tweel”» H.P. Lovecraft. ISBN: 9788825405491 Paul Di Filippo, Delitto a Geektopia In un mondo alternativo dove i geek hanno preso il potere quella dell'investigatore privato non è una professione meno pericolosa ISBN: 9788825405880 Michael Swanwick, Scherzo vivace (con Tirannosauro) Non c’è vacanza come fare un giro giù nel Cretacico a guardare dinosauri. Ma attenti alle regole temporali o sono guai. PREMIO HUGO 2000 ISBN: 9788825406214 Charles Stross, Il grande fratello di ferro La guerra è paceLa libertà è schiavitùL’ignoranza è forzaConfida nel computer ISBN: 9788825406405 Michael Swanwick, E il cane disse bau Sembrava un cane così fine ed elegante, ma in realtà non era altro che un ladro gentiluomo, Un'apionante avventura in una Londra Vittoriana del futuro, vincitrice del PREMIO HUGO 2002 ISBN: 9788825406771 Michael Swanwick, Legioni nel tempo Il suo lavoro consisteva nel dover premere un pulsante se avesse notato qualcosa di insolito. Ma non si sarebbe mai aspettata qualcosa di così insolito! PREMIO HUGO 2004 ISBN: 9788825406993 Michael Swanwick, Universo in scatola Una scatola contiene tutto ciò che tu possa desiderare nell'universo. Ma Howard desiderava davvero qualcosa? ISBN: 9788825407273

Paul Di Filippo, Dagli archivi di mastro Wiggins, Esq. Dal maestro dello steampunk Paul Di Filippo una storia sherlockiana che ambienta nella Londra Vittoriana il terrore del nostro secolo ISBN: 9788825407747 Paul Di Filippo, Il Palazzo delle Molte Acque del professor Fluvius In una Boston Steampunk il misterioso professor Fluvius ordina la costruzione di uno splendido palazzo. Ma quale sarà il suo scopo? ISBN: 9788825407983 Paul Di Filippo, Un palazzo tra le stelle Un brillante racconto steampunk ambientato nella Venezia di fine Ottocento: un gruppo di artisti americani, un duca veneziano e la missione sconcertante: andare sulla Luna. ISBN: 9788825408201

Città lineare Paul Di Filippo, Un anno nella città lineare Una storia intrigante e originale dall'autore più eclettico della fantascienza moderna ISBN: 9788825402445 Paul Di Filippo, La principessa della giungla lineare L'atteso seguito di Un anno nella città lineare. «Il miglior scrittore in America al momento» Harlan Ellison ISBN: 9788825402513

Kirinyaga Mike Resnick, Una volta ho toccato il cielo Vale di più il retaggio culturale o i diritti dell'individuo? Un racconto del ciclo Africano finalista ai premi Hugo e Nebula ISBN: 9788867758685 Mike Resnick, Kirinyaga Fin dove arriva il valore della tradizione e della cultura dei popoli? Un capolavoro della fantascienza Premio Hugo 1989 ISBN: 9788867759910 Mike Resnick, Manamouki In questo racconto vincitore del Premio Hugo 1991 Mike Resnick mette ancora una volta a confronto la mentalità moderna con la durezza della tradizione africana ISBN: 9788865309193

La cosa John W. Campbell, jr, La cosa Un grande classico della fantascienza dal quale sono stati tratti ben tre film per il cinema. Nell'ambiente più ostile la lotta disperata contro un essere alieno e letale ISBN: 9788867752171 Peter Watts, Le cose L'altra faccia della Cosa: la vicenda del grande classico rivisitata dal punto di vista dell'Alieno. Premio Shirley Jackson, finalista premio Hugo, Locus e Sturgeon ISBN: 9788867752140

Lavanderia Charles Stross, Equinoide Gli unicorni sono reali. E sono famelici predatori venuti dallo spazio profonto. Una nuova storia della Lavanderia - PREMIO HUGO 2014 ISBN: 9788825402285 Charles Stross, Newbie Essere catturati in una versione moddata di un famoso gioco di ruolo? Fatto. Una nuova storia dell’acclamato ciclo della Lavanderia ISBN: 9788825403695 Charles Stross, Giù alla Fattoria C'è solo una cosa capace di terrorizzare gli agenti della Lavanderia, abituati a orrori e mostri di ogni genere: la Fattoria, l'ospizio degli agenti che hanno perso la ragione ISBN: 9788825403930 Charles Stross, Straordinari Neppure a Natale ci si può rilassare quando si fa parte dell'organizzazione segreta chiamata La Lavanderia ISBN: 9788825404265

Mariska Volochkova James Patrick Kelly, Immersione profonda Mariska era nata e vissuta sulla Luna. Ma il suo destino era nelle profondità dello spazio interstellare ISBN: 9788867757992 James Patrick Kelly, Più o meno Mariska era una "scimmia", un'addetta su un trasporto degli asteroidi. Ma il suo destino era nelle profondità dello spazio interstellare. ISBN: 9788867757985

Notizie dal Vaticano Robert Silverberg, Buone notizie dal Vaticano Un classico ironico, dissacrante e satirico che propone una soluzione originale per l’elezione del prossimo papa PREMIO NEBULA 1971 ISBN: 9788865305591 Mike Resnick, Cattive notizie dal Vaticano Fino a che punto può spingersi l’ingerenza del capo della Chiesa sulla politica per imporre la propria visione della giustizia? ISBN: 9788865305607

Ragnarok Tom Godwin, Gli esiliati di Ragnarok Abbandonati su un pianeta infernale, dovranno resistere ed evolversi per potersi vendicare. Un grande classico della fantascienza, un intramontabile bestseller ISBN: 9788825404531 Tom Godwin, I reietti dello spazio Nell’arco di tre anni di sanguinosi scontri, i barbari abitanti dell’infernale pianeta Ragnarok hanno distrutto l’Impero Gern e liberato la Terra dal dominio alieno, ma proprio quando la civiltà comincia a sperare in un’esistenza di pace, dal profondo cosmo appare un pericolo che minaccia di distruggere l’intera razza umana. ISBN: 9788825404548

Xuya Aliette de Bodard, La creatrice di astronavi Le astronavi erano creature che vivevano e respiravano, un delicato equilibrio tra la meccanica e la mente. Una nuova storia del ciclo dell'impero Xuya ISBN: 9788867758524

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